XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 32 di mercoledì 26 luglio 2006

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 9,30.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Galati, Mazzocchi e Morrone sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del documento: Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011 (Doc. LVII, n. 1) (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011 (Doc. LVII, n. 1).
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione.

(Repliche dei relatori e del Governo - Doc. LVII, n. 1)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Alberto Giorgetti.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore di minoranza. Presidente, mi pare che dal dibattito non siano emerse novità significative.
È evidente che da parte della maggioranza si presenta un Documento che è stato indubbiamente già valutato, dopo un confronto nel quale i nodi non sono stati risolti e sono emersi anche in aula dagli interventi dei colleghi della maggioranza, in particolar modo di quelli appartenenti ai gruppi di Rifondazione Comunista e dell'Italia dei Valori. Tali aspetti dimostrano punti di debolezza che non vengono superati dal Documento di programmazione economico-finanziaria, e le cui contraddizioni riteniamo possano emergere, in particolar modo, nella prossima legge finanziaria.
Un Documento che si presenta di basso profilo e che, credo, non abbia dato particolare utilità al confronto d'aula che è stato sostenuto da parte del Governo. Esso mantiene sostanzialmente il dibattito incardinato attorno a due punti di vista e a due programmi complessivi di politica economica e finanziaria che vanno in chiara contraddizione. Riteniamo che, considerata la congiuntura che pone l'Italia all'interno di una fase di bassa crescita, non ci siano le condizioni nell'ambito di questo Documento per raggiungere gli obiettivi che il Governo si è prefissato, quali il risanamento, l'equità e lo sviluppo. Tali temi, in questo quadro, non possonoPag. 2essere coniugati perché oggi esiste un punto di debolezza fondamentale legato alla bassa crescita.
Di fronte ad obiettivi così limitati, noi riteniamo che non ci siano le condizioni per raggiungere equità e risanamento e che, quindi, si debba cambiare completamente strada, riprendendo un percorso di abbattimento della pressione fiscale, di sostegno nei confronti delle imprese e delle famiglie che molto spesso si organizzano anche in forma di impresa. Complessivamente, vi è la necessità di puntare ad obiettivi ed ambizioni diverse, con politiche conseguenti e coerenti a sostegno dello sviluppo, che non appaiono in questo Documento.
Dunque, il nostro giudizio, anche rispetto al dibattito in quest'aula, che risente delle contraddizioni della maggioranza e di un Governo che comunque è ostaggio di queste contraddizioni, non ci consente di modificare il nostro atteggiamento. Pertanto ribadiamo il nostro giudizio contrario nei confronti di questo Documento di programmazione economico-finanziaria.
Abbiamo presentato una risoluzione che punta a sottolineare come, nella scorsa legislatura, si siano evidenziate concretamente le politiche attive a sostegno dello sviluppo e del mercato del lavoro. Occorre che tali politiche siano portate avanti per consentire livelli di occupazione molto più alti rispetto a quanto già è stato fatto. È inoltre necessario un rafforzamento delle politiche fiscali relative ad un abbassamento della pressione fiscale complessiva ed occorre altresì vigilare su un percorso legato al tema del federalismo fiscale, che riteniamo essere un punto fondamentale di azione da parte del Governo nei prossimi anni.
Un altro aspetto fondamentale che, a nostro avviso, evidenzia, di fatto, un vero e proprio buco nero all'interno del Documento di programmazione economico-finanziaria è il tema del Mezzogiorno.
Su tale tema è necessario riprendere i percorsi legati alla fiscalità di vantaggio nei confronti delle aree sottoutilizzate, quelle aree cioè che si trovano in difficoltà.
Sono, quindi, necessarie linee di azione molto più coerenti e coordinate, che riprendano il lavoro svolto nella scorsa legislatura, di cui, però, non troviamo traccia nel DPEF in esame.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, onorevole Ventura.

MICHELE VENTURA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, desidero svolgere brevemente alcune considerazioni. La prima si riferisce alla risoluzione presentata dalla maggioranza, la n. 6-00004, che riguarda essenzialmente gli aspetti relativi alla fissazione dei saldi. Tale risoluzione concerne fondamentalmente tre aspetti che ripercorrono e in qualche maniera interpretano e sottolineano quanto già contenuto nel DPEF ma che, a nostro avviso, doveva essere esplicitato. Faccio riferimento alle politiche fiscali, di sviluppo e a quelle sociali. Si è operato il tentativo di fissare su cinque anni gli obiettivi di fondo che riguardano lo sviluppo del paese; obiettivi che si intrecciano con un sentimento diffuso, quello cioè di un impegno determinato al fine di ottenere una riscossa del paese sul piano economico e su quello dello sviluppo sociale. Su tali tematiche sarà anche molto importante, oltre al proficuo dibattito all'interno della maggioranza, avviare un confronto con le forze dell'opposizione e, soprattutto, saper ascoltare il paese.
Al riguardo, attendiamo ora la replica del Governo.
Da ultimo, occorre capire da dove sia spuntata - ma questa non è una curiosità che rivolgo a lei, Presidente - una terza risoluzione; ritengo che questo aspetto faccia parte dei misteri del periodo, caratterizzato da una politica sempre più estemporanea.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

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PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, le chiederei di sospendere brevemente la seduta, in modo da consentire al ministro dell'economia e delle finanze di giungere in aula per la replica.

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni D'Ulizia ed altri n. 6-00002, Alberto Giorgetti ed altri n. 6-00003 e Ventura ed altri n. 6-00004 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni Doc. LVII, n. 1, sezione 1).
Chiedo, quindi, al rappresentante del Governo di esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.

PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo intende accettare la risoluzione Ventura ed altri n. 6-00004.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, mi pare francamente irrituale e credo sia anche inaccettabile, a fronte di un dibattito che vogliamo considerare serio svoltosi in questa sede sul DPEF, che non vi sia una replica da parte del rappresentante del Governo. Il fatto che non sia presente il ministro è già di per sé grave. Chiediamo, pertanto, al fine di procedere correttamente con i lavori parlamentari, una sospensione della seduta in modo da consentire al ministro di giungere in aula per la replica: questa, perlomeno, è la richiesta formulata da tutta la minoranza.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Ventura, in qualità di relatore per la maggioranza, di esprimere il suo avviso riguardo alla richiesta di sospensione della seduta formulata dal relatore di minoranza.

MICHELE VENTURA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, ritengo anch'io opportuno sospendere brevemente i lavori in modo da consentire al ministro, una volta giunto in aula, di replicare.

MARCO AIRAGHI. Ma il rispetto del Parlamento, dov'è andato a finire?

RICCARDO PEDRIZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO PEDRIZZI. La ringrazio, signor Presidente. Intendo far osservare all'Assemblea che già ieri eravamo stati costretti a rilevare l'assenza del Governo nelle sue massime espressioni, in particolare del ministro dell'economia e delle finanze o, quantomeno, di uno dei viceministri.
Eravamo abituati con il Governo Berlusconi di centrodestra ad avere in aula sempre, o quasi sempre, il ministro o, in ogni altro caso, uno dei viceministri, il senatore Vegas o il viceministro Baldassarri. Anche questa mattina dobbiamo lamentare l'assenza del Governo e del ministro dell'economia e delle finanze. Va bene che Padoa Schioppa ha ceduto larga parte delle competenze al ministro Visco, tanto da concedergli di parlare per suo conto in occasione della festa della Guardia di finanza, ma non si era mai visto che un ministro dell'economia consentisse ad un viceministro con delega di intervenire per suo conto sul ruolo della Guardia di finanza e sulla politica fiscale e tributaria di questo paese!
Anche stamattina ci viene chiesto di aspettare i comodi del ministro e di sospendere la seduta. Questo non è possibile: dobbiamo andare avanti con i lavori parlamentari, visto che ci avviciniamo alla pausa estiva. Ancora una volta l'attuale Governo sta dimostrando in quale considerazione tenga il Parlamento e quest'Assemblea in particolare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pedrizzi.Pag. 4
Mi associo alle valutazioni critiche nei confronti del comportamento del Governo. Tuttavia, tenuto conto anche dell'avviso del relatore per la maggioranza, sospendo brevemente la seduta, fermo restando che, quando la riprenderemo, se il rappresentante del Governo competente per materia non fosse giunto in aula, procederemmo comunque nei nostri lavori.
Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle 10.

La seduta, sospesa alle 9,50 è ripresa alle 10.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il ministro dell'economia e delle finanze.

TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Buongiorno, onorevoli deputati.
Ho compreso che la seduta è stata sospesa in attesa del mio arrivo; mi scuso, pertanto, per il contrattempo. L'orario che mi era stato indicato, era fissato per le dieci; credevo, dunque, di essere in anticipo di cinque minuti, mentre, giungendo, ho scoperto invece di essere in ritardo! Mi sembra di capire che il motivo risieda nella circostanza che alcuni deputati iscritti a parlare hanno, poi, rinunciato al loro intervento sicché si sono accorciati i tempi.
La discussione sul Documento di programmazione economico-finanziaria è stata preceduta da due lunghe mie audizioni dinanzi alle Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato; si è tenuta, quindi, nei giorni trascorsi - l'ho seguita attentamente in tutte le sue fasi - ed adesso si sta concludendo. Vorrei, pertanto, svolgere qualche considerazione in ordine ai punti principali emersi, e, particolarmente, sulle critiche mosse all'impostazione del Documento di programmazione economico-finanziaria da parte di esponenti dell'opposizione.
Anzitutto, mi soffermerò sugli obiettivi del Documento; infatti, nella procedura di bilancio, il Documento di programmazione economico-finanziaria assolve una funzione tecnica precisa: impegnare il Governo, consentendo al Parlamento di fissarle, sulle cifre chiave sulle quali sarà costruita la legge finanziaria che si presenta nel mese di settembre.
Quindi, ridotto al minimo, il Documento di programmazione economico-finanziaria deve recare l'indicazione dei saldi; tale è la sua funzione tecnica fondamentale.
Nel dibattito svoltosi in queste settimane, ho sentito voci, anche in sede parlamentare, secondo le quali il Documento di programmazione economico-finanziaria avrebbe perso la sua funzione e sarebbe addirittura auspicabile abolirlo; tale opinione è stata espressa, forse a titolo personale, da esponenti di diverse parti politiche. Vorrei ribadire che, fissare già nel mese di luglio i saldi di bilancio a partire dai quali si costruisce la legge finanziaria, è un elemento indispensabile di qualsiasi procedura di bilancio ordinata. Ricordo quando questa fase della procedura di bilancio non esisteva: quelli furono i tempi in cui la finanza pubblica italiana andò completamente fuori controllo.
È importante che la fissazione dei saldi impegni sia il Governo sia il Parlamento, ed è, altresì, importante che avvenga molte settimane prima della presentazione della legge finanziaria, in quanto il lavoro di preparazione di quest'ultima è possibile solo se si conosce il vincolo dei saldi ai quali questa deve attenersi.
Dunque, un elemento essenziale che emerge da questa discussione, e anche dal confronto tra le diverse risoluzioni presentate a conclusione della stessa, è, a mio avviso, il fatto che, sui saldi (sulle cifre) non si registri alcun disaccordo di fondo. Non ho trovato, per esempio, nella risoluzione presentata dall'opposizione, una proposta alternativa per quanto riguarda le cifre del bilancio nel 2007. Ciò è importantissimo dal punto di vista dei saldi. Se il disegno di legge finanziaria per il 2007 sarà coerente con le cifre presenti nel DPEF, tale elemento sarà condiviso da tutto lo schieramento parlamentare.
Sono state sollevate critiche sulle parti del Documento riguardanti l'inquadramento della politica economica, la definizionePag. 5degli obiettivi, l'indicazione degli orientamenti attraverso i quali si determineranno i saldi di bilancio. Vorrei rispondere ad alcune di queste critiche.
Una prima critica riguarda l'impianto del Documento, che sarebbe troppo orientato al risanamento dei conti e troppo poco orientato alla crescita. Su ciò, vorrei sviluppare brevemente qualche osservazione.
Innanzitutto, l'intero Documento, a mio avviso, contrariamente alla critica sollevata, è incentrato sul tema della crescita economica. La crescita economica è considerata l'obiettivo primario della politica economica dei prossimi anni. Sia l'analisi degli andamenti degli anni passati sia quella programmatica per gli anni futuri pone la crescita al vertice degli obiettivi.
D'altra parte, il DPEF è un documento che deve orientare la politica di bilancio, e la politica di bilancio oggi non può ignorare il fatto che esiste uno squilibrio grave da correggere. Tale squilibrio è addirittura una delle cause per le quali la crescita è insufficiente: è un impedimento alla crescita. Il Documento riconosce, altresì, che, se negli anni passati la crescita fosse stata più forte, la condizione della finanza pubblica sarebbe stata migliore.
Il fatto fondamentale è che il saldo dei conti pubblici dipende dall'andamento della crescita, perché quando la crescita accelera, le entrate accelerano rispetto alle spese; quando la crescita cala, le entrate si riducono più rapidamente delle spese. In altre parole, le entrate sono proporzionali al reddito e, quindi, alla crescita del reddito, la spesa tende ad essere rigida.
Proprio per questo l'esame del bilancio svolto sia da noi, in sede nazionale, sia dagli organismi internazionali, oggi, riguarda la condizione strutturale del rilancio, ossia, come si dice dal punto di vista della tecnica di analisi economica, è aggiustato per la componente ciclica. Lo squilibrio di bilancio che dobbiamo correggere è quello strutturale, ossia quello squilibrio che esiste a prescindere dall'andamento ciclico e dal variare della crescita.
Quindi, il fatto che il DPEF dia indicazioni precise sui saldi di bilancio e sulle politiche di bilancio non è in contrasto con l'obiettivo primario della crescita; è semplicemente il compito che questo Documento deve svolgere.
Una seconda critica riguarda il motivo fondamentale per cui la crescita è deludente in Italia da molti anni. La risoluzione presentata dall'opposizione impegna il Governo a delineare una politica che incida effettivamente sull'andamento della produttività.
Credo che il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011 assolva pienamente a tale funzione, poiché indica due elementi fondamentali di una politica orientata ad accrescere la produttività. Il primo è lo sviluppo delle infrastrutture, mentre il secondo è l'accrescimento della concorrenza, in particolare nei settori non esposti a quella internazionale. Sono questi i due tipi di azioni che il Governo può intraprendere per stimolare una maggiore crescita della produttività dei fattori.
Vorrei osservare che, naturalmente, la produttività è un fenomeno che attiene alle imprese, non alla gestione dei conti pubblici. Per quanto riguarda questi ultimi, vorrei rilevare che si può ottenere un incremento della produttività attraverso misure di razionalizzazione della spesa pubblica che consentano alla funzione di servizio a favore della collettività che essa assolve di divenire più produttiva.
Se, ad esempio, livelli invariati di assistenza sanitaria possono essere assicurati attraverso una spesa minore, poiché si eliminano sprechi o ridondanze, si rende più produttiva la stessa spesa sanitaria. Inoltre, se l'esercizio di altre funzioni pubbliche - e vorrei ricordare che una parte consistente del Documento di programmazione economico-finanziaria prevede la razionalizzazione nell'organizzazione delle attività svolte dallo Stato - viene garantito con un costo minore, poiché si rende maggiormente efficientePag. 6l'organizzazione degli uffici e l'utilizzo del personale, si accresce anche in questo caso la produttività del settore pubblico.
Mi sembra un punto fondamentale il fatto che il DPEF individui l'aumento della produttività quale elemento centrale per restituire dinamismo alla crescita economica. Vorrei altresì evidenziare altri due aspetti, sempre ispirandomi alle indicazioni contenute nella risoluzione presentata dai gruppi di opposizione. Il primo riguarda la necessità di continuare una politica di forte sviluppo delle opere pubbliche, mentre l'altro concerne il federalismo fiscale.
Vorrei innanzitutto sottolineare che il Documento di programmazione economico-finanziaria è esplicito in materia di realizzazione di nuove infrastrutture nel paese; peraltro, esso segue il decreto-legge che ha disposto un ampio rifinanziamento per consentire la prosecuzione delle opere avviate dalle Ferrovie dello Stato e dall'ANAS. Ricordo infatti che, in assenza di tale rifinanziamento, i cantieri in questi due importantissimi settori avrebbero dovuto essere chiusi.
Nel Documento in esame, inoltre, è contenuta un'ampia indicazione in tal senso, che dovrà essere attuata attraverso un inventario critico dell'intero panorama delle opere infrastrutturali attualmente programmate. Ciò costituisce la premessa per operare una selezione delle priorità. Le opere infrastrutturali devono essere continuate, tuttavia è necessario che vi sia coerenza tra le risorse finanziarie disponibili e la lista delle opere in corso. Il costo di una «prima pietra», naturalmente, è relativamente modesto rispetto a quello di tutte le altre che devono seguire per completare l'opera. Pertanto, rivedere criticamente ciò che è stato programmato, al fine di stabilire alcune priorità per rendere l'attività in materia di infrastrutture coerente con le risorse disponibili, è il primo passo che questo Governo deve necessariamente compiere. Ciò dovrà essere realizzato sia attraverso le indicazioni recate dal Documento di programmazione economico-finanziaria al nostro esame, sia attraverso la prima manovra correttiva dei conti pubblici che ha preceduto di una settimana la presentazione del Documento stesso.
L'altro punto che intendo affrontare è il federalismo fiscale. Anche in tal caso, infatti, il DPEF 2007-2011 fornisce indicazioni precise in ordine ai due aspetti importanti che coinvolgono il rapporto tra la finanza centrale e quella dei governi locali. I due campi in questione sono il settore sanitario e, più in generale, i conti degli enti territoriali (comuni, province e regioni).
Nel Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011, infatti, è indicata l'esigenza di rivedere l'impostazione sia per quanto riguarda la spesa sanitaria, sia per quanto concerne i bilanci degli enti locali. In tale Documento, inoltre, è contenuta l'indicazione delle linee fondamentali che seguirà la riforma del federalismo fiscale cui si sta lavorando.
Il concetto di fondo è quello di avere un miglior bilanciamento fra l'autonomia di spesa dei governi locali e la loro responsabilità fiscale, realizzando l'autonomia di spesa passando da un sistema nel quale il centro controlla la spesa ad un sistema nel quale i bilanci degli enti locali hanno un vincolo per quanto riguarda il loro saldo, ma non hanno vincoli diretti di spesa. Il metodo per realizzare concretamente la responsabilità fiscale dei governi locali è quello di dare loro la possibilità di manovrare e di avere sufficienti leve di entrata, affinché vi sia un riequilibrio di responsabilità.
Vorrei terminare qui, per non prolungare questa mia replica. Il punto di fondo a mio giudizio resta il primo sul quale mi sono soffermato, cioè la funzione che ha la chiusura di questo dibattito, ossia quella di fornire un'ancora precisa, numerica, alla preparazione della legge finanziaria, e, devo dire con mia sorpresa, tale funzione viene assolta, nel senso che non ci sono controproposte. Vi è un riconoscimento, implicito od esplicito, da parte di tutte le risoluzioni delle cifre che il Governo ha proposto. Vi sono invece opinioni diverse,Pag. 7a mio giudizio più nell'apparenza che nella sostanza, sul dosaggio delle considerazioni, che portano a produrre quelle cifre attraverso la legge finanziaria. Spero di avere fornito chiarimenti sufficienti alle principali osservazioni che sono state mosse dall'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).

(Parere sulle risoluzioni - Doc. LVII, n. 1)

PRESIDENTE. Signor ministro, conferma il parere sulla risoluzione che il Governo ha dichiarato di voler accettare?

TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Confermo che il Governo accetta la risoluzione Ventura ed altri n. 6-00004.

PRESIDENTE. Ricordo che la risoluzione accettata dal Governo sarà votata prioritariamente e che, in caso di approvazione, risulteranno precluse le altre risoluzioni, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del regolamento.

(Dichiarazioni di voto - Doc. LVII, n. 1)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Widmann. Ne ha facoltà.

JOHANN GEORG WIDMANN. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghe e colleghi, vista la ristrettezza del tempo che mi è rimasto, mi limito a preannunciare il voto favorevole della componente politica delle minoranze linguistiche del gruppo misto sulla risoluzione presentata dalla maggioranza sul DPEF.
Chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Signor Presidente, la nostra delusione rispetto al DPEF non è relativa tanto a ciò che vi è scritto, quanto a ciò che non vi è scritto. Difficile infatti non condividere l'analisi sulle difficoltà economiche italiane. Così pure è impossibile non concordare sugli obiettivi di governo dell'economia. Sviluppo, equità e risanamento rappresentano parole d'ordine, che non possono non unificare questa aula, nonché tutte le forze sociali del paese. D'altronde, è assai difficile individuare qualcuno, che, di converso, proponga recessione, disuguaglianza, indebitamento.
Un noto giornalista, con lo pseudonimo da capo indiano di una tribù a noi amica, ha recentemente scritto: quel Documento è il trionfo di Monsieur De Lapalisse, la celebrazione delle ovvietà e delle buone intenzioni universalmente condivise. Certo condivise dalla maggioranza democratica, che vuole farsi carico dei problemi del paese e non certo da quelle fasce antisistemiche, che pure sono presenti e si sono manifestate recentemente in occasione del dibattito sulle missioni italiane all'estero.
Ciò è legittimo e rispettabile se esprime convinzioni personali radicate, sofferte crisi di coscienza, dissenso coerente, ma lo è meno se l'attuale maggioranza fa affidamento su di esse per governare l'Italia di oggi.
Una volta, signor ministro Padoa Schioppa, si parlava di compatibilità come di un avversario di classe. Si sfidavano le imprese proponendo il salario come variabile indipendente, si spingevano i comuni a fare i bilanci in rosso e venivano definiti «di lotta».
Osservo che una fetta assai rappresentativa di questi maestri di una rivoluzione fortunatamente impossibile è oggi al suo fianco e, nell'altro ramo del Parlamento, addirittura posta in condizioni di determinanza numerica. A costoro interessa soprattutto portare a casa dei risultati. PerPag. 8l'amor di Dio, faccio politica da troppi anni per non sapere che la politica è fatta anche di trofei! Sappia che il prossimo Afghanistan sarà la sua manovra economica e me ne dispiace, perché credo ancora che, sulle grandi questioni di politica internazionale e nazionale, si dovrebbe sviluppare un effettivo dialogo tra maggioranza e minoranza, come sostiene giustamente il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Se rispetto al dialogo si preferisce, invece, la via dei voti di fiducia, ciò vuol dire, da un lato, che la maggioranza sceglie di andare avanti da sola, ma, dall'altro, che essa è così consapevole della sua debolezza, frutto delle sue divisioni politiche, che non può correre il rischio, sulle questioni più rilevanti, di procedere ad una conta nel merito dei problemi.
Il DPEF presenta i quattro settori in cui intervenire, ossia quelli di previdenza, sanità, pubblico impiego ed enti locali. È difficile, francamente, immaginarne altri se si parla di risparmio di risorse pubbliche. Il problema è che, dopo avere individuato i settori, non si dice con quali strumenti si intenda procedere per raggiungere gli obiettivi fissati.
Si può a buona ragione sostenere che delle tante previsioni del DPEF sono piene le fosse e si può anche aggiungere che, dopo aver tratteggiato una strategia, tutto è rinviato, ovviamente, alla nuova finanziaria.
Bene, obiezione accolta! Allora, però, non vale la pena di riflettere sull'efficacia di un documento del genere, oggi previsto, ma che da più parti viene ritenuto, tutto sommato, inutile? Peraltro, tutte le cifre che vengono segnalate nei vari DPEF del passato, si sono rivelate piuttosto fallaci.
Entriamo quindi più nel merito dei problemi che il DPEF seguita a segnalare. Non vi è alcun dubbio che il disavanzo crescente sia una palla al piede per lo sviluppo e per l'equità. A tale proposito, vorrei richiamare una vicenda che risale agli anni del Governo Prodi, ossia al periodo 1996-1999.
Effettivamente, in quegli anni, signor ministro, si verificò la riduzione del deficit di sei punti percentuali del PIL, ma cinque punti furono dovuti all'effetto del calo internazionale dei tassi e un solo punto alla riduzione della spesa in conto capitale.
Viene spontaneo chiedersi perché nessun intervento fu posto in essere proprio in quegli stessi settori che oggi vengono richiamati come aree di necessaria riduzione di spesa. Non è un caso che, finito l'effetto positivo della riduzione dei tassi, nella primavera del 1999, con il Governo D'Alema ancora in carica, il deficit ricominciò a salire, arrivando alla fine del 2001, con il Governo Berlusconi già in itinere, al 3,2 per cento accertato dalla Commissione europea.
Questa esperienza, consumata direttamente dal Governo Prodi, forse avrebbe dovuto consigliare di evitare il rinvio alle calende greche delle decisioni da intraprendere e di individuare subito le riforme da mettere in campo. Attendiamo con fiducia - al di là della fiducia - di venire presto a conoscenza delle intenzioni dell'esecutivo.
Ciò che finora ci preoccupa, leggendo il documento presentato, è la previsione della crescita, o meglio, l'obiettivo di crescita, con le manovre previste nei quattro settori.
Nei cinque anni futuri vi sarebbe una crescita che oscilla tra l'1,2 e l'1,7 per cento, anche se il ministro in televisione ha parlato della possibilità di raggiungere il 2 per cento: sono cifre insufficienti per combattere l'indebitamento e conseguire l'equità. Il problema di fondo è lo sviluppo. Noi lanciamo una vera e propria crociata per lo sviluppo. Senza sviluppo avremo non solo problemi di occupazione, ma anche meno risanamento e meno equità sociale.
Negli ultimi dieci anni l'Italia è cresciuta dello 0,6-0,7 per cento annuo in meno dell'area dell'euro. Parliamo degli ultimi dieci anni, con Governi di colore opposto, dunque. Evitiamo, per questo motivo, di fare della politica economica uno strumento di speculazione politica.
In questi dieci anni l'indebitamento dell'Italia ha sofferto. Difficile, anzi impossibile,Pag. 9oggi, risanare, senza una crescita economica o con una crescita economica debole e sempre al di sotto della media europea.
Anche adesso proporremo misure per lo sviluppo e per il recupero della competitività, sapendo però che la riduzione del cuneo fiscale che appoggiamo serve più alle grandi aziende che a quelle piccole, per le quali è sì utile, ma non determinante ai fini del recupero della loro competitività sul mercato internazionale.
L'Italia ha progressivamente perso quote di commercio internazionale: dal 4,6 del 1995 si è passati al 3,5 del 2000, fino al 2,7 del 2005. Aggiungiamo che, a fronte di una crescita dello 0,6-0,7 per cento inferiore rispetto agli altri paesi e con una perdita di quote di commercio internazionale pari quasi al 2 per cento, il Governatore della Banca d'Italia ci ha recentemente ricordato che la produttività del lavoro degli ultimi dieci anni ha perso un punto di crescita all'anno.
Inoltre, la dimensione della disoccupazione, in linea con il minimalismo espresso in tutto il suo documento - minimalismo che non è l'alternativa al massimalismo, ma al riformismo - viene stimata nell'ordine dello 0,9 per cento in cinque anni, con una previsione di disoccupazione pari al 6,7 per cento del 2011.
Da tutti questi dati non può che emergere la strategia di un Governo che affida ancora ad una politica dei due tempi - prima il risanamento e, poi, lo sviluppo - la sua sorte. Ne è testimonianza una misura prevista nel cosiddetto decreto-legge Bersani che riguarda la tassazione del mercato immobiliare con efficacia addirittura retroattiva, misura che metterebbe in ginocchio il settore e porrebbe un vero e proprio mattone sulla ripresa.
Adesso, si sono levate voci di disponibilità a rivedere il testo secondo questo metodo davvero nuovo, in base al quale prima si vara un provvedimento e, poi, si consultano le parti sociali e si procede ad altre misure (vedi il caso dei tassisti!): o c'è solo superficialità o c'è mancanza di adesione alla linea che sancisce la priorità dello sviluppo. Ciò non può che preoccupare!
Mi avvio a concludere, signor Presidente. L'allegato al DPEF sulle infrastrutture tenta un aggancio con le previsioni della legge obiettivo del 2001 e con le realizzazioni del Governo Berlusconi. Se vi era un settore in cui lo sviluppo era praticamente vicino allo zero era proprio quello delle opere pubbliche. Negli ultimi cinque anni si sono realizzate, cantierate o affidate, opere per un importo di circa 51 miliardi di euro con risorse pubbliche, private e comunitarie. Ciò ha generato oltre lo 0,5 per cento di PIL annuo, contribuendo a tenere l'Italia lontana dalla recessione. Speriamo che queste opere continuino e che, anche attraverso il grande sforzo delle infrastrutture pubbliche, si possa generare maggiore sviluppo.

PRESIDENTE. Onorevole Del Bue, dovrebbe concludere: il suo tempo è abbondantemente scaduto.

MAURO DEL BUE. Se la maggioranza non si «blinderà» per mascherare la sua debolezza, se non si trincererà in una sorta di ordine di servizio, siamo pronti a un dialogo che può divenire fecondo e utile alla soluzione dei gravi problemi che ci affliggono (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picano. Ne ha facoltà.

ANGELO PICANO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi deputati, il Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2007-2011 individua i principali problemi dell'economia e della finanza pubblica e delinea una strategia per affrontarli.
Il Documento contiene l'analisi dei problemi economici italiani che hanno determinato, negli ultimi anni, la caduta del tasso di produttività rispetto all'area dell'euroPag. 10e, nello stesso tempo, l'incapacità di rispettare i vincoli imposti dal Patto europeo di stabilità e sviluppo.
Il quadro programmatico delineato appare soddisfacente ed adeguato. Peraltro, esso è condizionato da un fattore esterno incontrollabile e dal successo, oggi non valutabile, delle riforme che dovranno essere adottate per realizzare gli obiettivi proposti.
Insieme ed interrelati con l'azione di risanamento dei conti vi sono poi gli interventi per il rilancio dell'economia ed il sostegno delle fasce di popolazione in condizione di disagio.
Un'azione di politica economica delle dimensioni indicate richiede interventi su tutte le voci del bilancio pubblico. È necessario coinvolgere tutti i livelli di governo e ripensare l'estensione e le modalità della presenza pubblica nella gestione delle imprese. Perciò, vanno intensificati gli sforzi tesi a liberalizzare il mercato.
Positive sono sembrate le aperture del ministro dell'economia verso una riduzione ulteriore della presenza dello Stato in aziende come ENI ed Enel e la possibilità di aprire ai privati le ferrovie e le poste.
La prima tappa del riequilibrio dei conti pubblici consiste nella realizzazione nel 2007 di un disavanzo inferiore al 3 per cento del PIL. Il conseguimento di questo risultato con un'azione di natura strutturale riporterà il debito su un sentiero di riduzione e segnalerà ai mercati che la situazione dei conti pubblici è sotto controllo.
Il DPEF traccia tre linee di intervento da perseguire simultaneamente: il rilancio dello sviluppo economico, il miglioramento delle condizioni di equità, il risanamento dei conti pubblici. La strategia indicata per promuovere lo sviluppo mira a fornire un quadro di riferimento certo e stabile nel tempo, tale da favorire la scelta di investimenti delle imprese e delle famiglie.
Il sostegno alla competitività ed alla produttività punta sull'azione di miglioramento delle infrastrutture materiali ed immateriali, su incentivi alla innovazione ed alla ricerca, sulla riduzione della componente fiscale dei costi.
Una maggiore concorrenza è ritenuta essenziale per un bilancio produttivo: aumenta l'efficienza del sistema e riduce i costi per i consumatori, abbattendo le rendite di posizione, contribuendo a ciò in maniera determinante. Con il cosiddetto decreto-legge Bersani sono state definite le prime misure volte ad introdurre ed a rafforzare i meccanismi di mercato nella fornitura di alcuni servizi. L'efficacia delle nuove norme dipenderà in molti casi dall'applicazione che ne sarà fatta in concreto dalle amministrazioni locali. Occorre proseguire nell'azione intrapresa e rimuovere sistematicamente in tutti i settori le restrizioni alla concorrenza.
Riconoscendo nel tasso di occupazione un fattore importante del rilancio dell'economia, si programma un intervento di riduzione del cuneo fiscale sull'impiego del lavoro. La riduzione del cuneo può attenuare le distorsioni nel mercato del lavoro. L'effetto complessivo sul sistema economico però dipenderà dalle modalità di finanziamento degli sgravi e dai comportamenti degli operatori economici.
Le politiche di equità delineate nel DPEF mirano a migliorare i meccanismi di sostegno del reddito dei cittadini in condizione di disagio economico, a rafforzare le prestazioni dei servizi sociali, a rilanciare la politica abitativa laddove l'accesso alle prestazioni sia subordinato alle condizioni economiche dei beneficiari.
Va affrontato il problema dell'affidabilità degli indicatori utilizzati in un'economia caratterizzata da significativi fenomeni di sommerso e di evasione. La dimensione complessiva del disavanzo programmato per il periodo 2007-2011 è pari a 3,3 punti del PIL.
Il DPEF fornisce solo indicazioni di massima sulla composizione degli interventi, lasciando alle leggi finanziarie l'articolazione delle norme specifiche. L'azione di riequilibrio riguarda tutti i principali comparti della spesa pubblica: la previdenza, la sanità, le spese di funzionamento delle amministrazioni pubbliche,Pag. 11la finanza decentrata. Se le misure investiranno tutte le componenti del bilancio pubblico, esse potranno rallentare l'aumento della spesa senza incidere sulle più importanti funzioni economiche e sociali dell'intervento pubblico. Le misure sarebbero finalizzate, in primo luogo, a correggere inefficienze, squilibri ed arretratezze degli apparati di spesa. Si tratta di risparmi che andrebbero perseguiti in ogni caso, indipendentemente dall'esigenza di risanamento.
Una maggiore efficienza consente di migliorare le prestazioni senza ridurne i livelli.
Sul fronte delle entrate, si perseguono obiettivi di equità, sviluppo e semplificazione. Il DPEF indica come prioritario l'intervento di contrasto all'evasione ed all'elusione. Il successo di questa azione consentirebbe, ridistribuendo il carico fiscale su una più ampia platea di contribuenti, di ottenere riduzioni delle aliquote del prelievo: se ne trarrebbero benefici in termini di minore distorsione sulle decisioni delle famiglie e delle imprese, con un miglioramento dell'efficienza del sistema economico.
Va avviato con decisione un processo di graduale riduzione della pressione fiscale complessiva. Va attentamente monitorata la realizzazione degli interventi di correzione del disavanzo, per verificare la correttezza delle previsioni e l'efficacia dei provvedimenti. In passato, anche escludendo gli effetti sui saldi degli errori di previsione della crescita economica, i risultati di bilancio si sono rivelati, a consuntivo, frequentemente peggiori di quelli programmati sulla base degli andamenti tradizionali indicati nel DPEF degli anni immediatamente precedenti e delle valutazioni ufficiali dell'impatto delle misure correttive. Lo spostamento è stato significativo: in media, circa un punto percentuale del PIL nel quadriennio 2002-2005.
Mentre l'Europa si integra sempre di più e si espande sempre di più, si avverte la necessità crescente di moderne infrastrutture che permettano all'Italia di non essere emarginata nei traffici internazionali. Per questo, preoccupa moltissimo l'allegato infrastrutturale al DPEF del 2006, da cui si evince che le spese per gli interventi previsti dalla legge obiettivo hanno una copertura finanziaria pari soltanto al 30 per cento. Le risorse che mancano sono ingenti e non è pensabile reperire coperture esclusivamente con stanziamenti di bilancio. È opportuno, perciò, aprire ai capitali privati, cercando di orientare su di noi il capitale internazionale.
Gli investimenti esteri, però, hanno bisogno dell'efficienza della pubblica amministrazione, di un sistema legale che funziona e della tutela dei diritti di proprietà. Ciò significa che il basso grado di efficienza della pubblica amministrazione risulta disfunzionale alla localizzazione degli operatori stranieri in Italia, con effetto deprimente sulla capacità di attrazione di tutte le regioni sia del centro-nord che del Mezzogiorno. Caso forse unico, l'Italia non ha mai perseguito una specifica politica di attrazione degli investimenti esteri comparabile, negli obiettivi, nella stabilità degli interlocutori istituzionali, nella prolungata carenza temporale, nel variegato menu di offerte al capitale straniero, a quelle adottate in Irlanda, in Gran Bretagna, in Spagna ed in Francia.
Sia il Presidente del Consiglio sia lei, signor ministro, avete affermato di scorgere nel DPEF in esame uno strumento da utilizzare anche allo scopo di contrastare, in nome di una maggiore equità, le disuguaglianze economiche del nostro paese. Tra la metà degli anni Settanta e i primi anni del Duemila, la quota di reddito da lavoro dipendente in rapporto al valore aggiunto è scesa di ben 10 punti (dal 48 al 38 per cento), mentre la quota dei profitti del settore privato saliva del 6 o 7 per cento già a metà degli anni Novanta e si manteneva stabile in seguito. I dati sulle diseguaglianze economiche, sulla loro entità e sulla loro storia attestano che, al fine di ridurle stabilmente, almeno in qualche misura la leva fiscale può essere utile, ma non sufficiente. Occorrerà pensare ad altri strumenti redistributivi convergenti, a partire da un aumento del salario reale, inPag. 12una crescita del reddito effettivamente disponibile, quanto meno al 20 per cento delle famiglie a reddito basso.
La coesione sociale, signor ministro, è la premessa della civile convivenza, ma anche di una politica di sviluppo. Per questo, noi ci auguriamo che il Governo voglia perseguire con determinazione le premesse...

PRESIDENTE. Onorevole Picano...

ANGELO PICANO. ... poste nel Documento di programmazione per una maggiore equità sociale, in maniera da favorire lo sviluppo, ma anche per difendere l'equità (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, il Documento di programmazione economico-finanziaria in esame, il primo della legislatura, individua le linee di intervento dell'esecutivo per i prossimi anni e predispone un progetto di politica economica che consenta, prima di tutto, il risanamento dei conti pubblici, lasciati praticamente fuori controllo dal precedente Governo Berlusconi.
Contestualmente, consente di raggiungere quegli obiettivi sotto il profilo sociale, ambientale ed industriale indispensabili per un vero sviluppo sostenibile del nostro paese. Si tratta di un DPEF che, per la prima volta, copre l'intero arco della legislatura con un impianto complessivo sufficientemente realistico, finalmente lontano dagli obiettivi per lo più propagandistici a cui ci aveva abituato annualmente il precedente Governo nei suoi documenti di finanza pubblica. Nel Documento in esame si individua un percorso di rientro dei conti pubblici impegnativo, sì, ma credibile, fattibile, dove le infinite una tantum sulle quali il Governo di centrodestra aveva basato gran parte delle sue politiche delle entrate, che hanno avuto esiti piuttosto discutibili, vengono finalmente sostituite da interventi per lo più di natura strutturale. Tali interventi consentiranno di rispettare gli impegni presi con l'Unione europea per un rientro sotto il 3 per cento del rapporto deficit-PIL già nel 2007, e per un rapporto tra debito e PIL al di sotto del 100 per cento alla fine di questi cinque anni. A garantire tale discesa nel rapporto debito-PIL sarà la ricostruzione dell'avanzo primario, completamente azzerato - è bene ricordarlo - dai cinque anni di Governo Berlusconi, e che si prevede di riportare ad un livello superiore al 4 per cento alla fine del quinquennio.
Il DPEF costituisce inevitabilmente il presupposto della manovra economica del prossimo autunno e non può che fotografare le pesanti difficoltà in cui si trova la nostra economia in termini di crisi di competitività, di produttività, di finanza pubblica, individuando una cura, un percorso di uscita dall'attuale situazione assai pesante. Tale cura non sarà facile e leggera e non dovrà mai perdere di vista l'obiettivo dell'equità, dell'equilibrio sociale nella distribuzione delle risorse. L'esigenza di risanamento dei conti, di rilancio del nostro sistema produttivo dovrà, infatti, coniugarsi con la necessità di non penalizzare le categorie sociali più a rischio che hanno visto, soprattutto negli ultimi anni, ridurre il proprio potere di acquisto, la qualità delle prestazioni sociali erogate. Questo è ciò che promette e premette il DPEF e questo dovrà essere il punto fermo delle future scelte di politica economica.
Il vero banco di prova per il Governo della volontà di non far pagare a chi in questi anni ha già abbondantemente dato sarà certamente la prossima legge finanziaria: su questo punto noi Verdi saremo molto attenti. Ci dà, comunque, garanzie il costante richiamo nel DPEF a voler favorire una crescita ed uno sviluppo che garantiscano i principi di equità, di tutela sociale, di attenzione alle parti fragili ed infragilite della società.
Per quanto riguarda un tema caro a noi Verdi, l'ambiente, va detto che nel DPEF esso trova finalmente la sua giusta considerazione -Pag. 13come sottolineava la collega Francescato nell'intervento in sede di discussione sulle linee generali - dopo essere stato ignorato, anzi fortemente penalizzato e danneggiato, dai cinque anni di Governo di centrodestra. Al tema della salvaguardia ambientale viene finalmente riconosciuta la valenza trasversale rispetto alle politiche socio-economico-produttive, una componente essenziale di una strategia volta a rafforzare la competitività nel nostro paese. Si tratta, quindi, e va riconosciuto, di una significativa svolta. Finalmente, l'ambiente è inteso non come un vincolo, un ostacolo allo sviluppo, ma un'opportunità, una ricchezza, come uno degli strumenti per far recuperare competitività al nostro paese.
Pensiamo, per esempio, all'ipotesi di introdurre indicatori ambientali e all'adozione di un sistema di contabilità ambientale che tenga conto dei costi e dei vantaggi dello sfruttamento delle risorse ambientali. Il DPEF prevede, infatti, a fianco dei tradizionali indicatori macroeconomici, alcuni indicatori ambientali nonché la possibilità di adottare anche un sistema di contabilità ambientale nell'ambito del bilancio dello Stato e degli enti territoriali; dunque, oltre i limiti della sola sostenibilità economica.
Il Documento individua positivamente cinque direttrici da seguire per l'azione del Governo in campo ambientale: la valutazione ambientale strategica, che consente di valutare l'impatto di ogni intervento sul territorio, non solo sotto il profilo squisitamente ambientale; la difesa del suolo e la gestione delle acque; la tutela della natura, attraverso la necessità di avviare una politica di conservazione che integri e superi la mera applicazione della legge quadro sulle aree protette; le due grandi aree di intervento costituite dalle bonifiche e dalla gestione dei rifiuti; infine, una più attenta politica di tutela e valorizzazione del patrimonio marino ed una efficace gestione integrata della fascia costiera.
Detto questo, non devono essere nascoste anche alcune perplessità, laddove nel Documento si afferma, per esempio, che il rispetto degli obblighi derivanti dal Protocollo di Kyoto e dalla direttiva Emission trading implicherà, con ogni probabilità, oneri significativi sia per le imprese sia per la finanza pubblica. La verità è che arrivato il momento di ribaltare questa ottica. Sarà, infatti, il mancato rispetto di questi obiettivi a determinare nel breve e, soprattutto, nel medio e lungo termine alti costi che l'Italia sta già iniziando a pagare per il mancato investimento in tecnologie e fonti energetiche pulite. Insomma, il rispetto degli obblighi contenuti nel Protocollo deve rappresentare un'occasione di sviluppo anche al fine di individuare fonti energetiche alternative al petrolio che consentano di aumentare il risparmio energetico.
Riteniamo, invece, pienamente condivisibile il Documento di programmazione economico-finanziaria laddove afferma che i parametri del Protocollo e i nuovi obiettivi di riduzione dei gas serra richiedono un ripensamento sulle forme di produzione, consumo e risparmio energetico oltre che sulle modalità di trasporto. È evidente che la politica infrastrutturale debba rispondere a questi orientamenti. Questa è la direzione che lo sviluppo del nostro paese deve seguire ed è per questo che noi Verdi vigileremo e ci batteremo. Insomma, questo DPEF, seppure con alcune carenze e incertezze, risulta complessivamente più realistico e coraggioso rispetto ai precedenti. Certamente, si tratta di un Documento di programmazione...

PRESIDENTE. Onorevole Zanella...

LUANA ZANELLA. ...e, quindi, può soltanto individuare una cornice entro la quale dovranno essere assunte concretamente le future decisioni di politica economica del Governo, a cominciare dalla prossima manovra economica.
Non ho tempo per intrattenermi sull'allegato infrastrutturale e sulla necessità - che è stata sottolineata anche ora dal ministro - di fissare le priorità delle opere in base sia alla valutazione strategica sia anche ad approcci sistemici di qualità delle innovazioni e delle infrastrutturazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Zanella...

Pag. 14

LUANA ZANELLA. Concludo, signor Presidente, sottolineando la differenza tra le previsioni contenute in questo DPEF e quanto realizzato finora in base a scelte quali la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina o del MOSE del quale - è vero - è stata contabilizzata la posa della prima e anche della seconda pietra, ma assolutamente non è stato previsto, riguardo ai piani di manutenzione, né quanto né chi, concretamente, pagherà.
Mi scusi, signor Presidente, per il tempo ulteriore che ho utilizzato (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Napoletano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, signor ministro, signori rappresentati del Governo, onorevoli colleghi, credo che il paese reale, ossia i cittadini che sono fuori dal Parlamento, poco inclini alle conflittualità politiche e che auspicano che al di là degli interessi di parte si pongano gli interessi del paese al primo posto e, quindi, una maggiore costruttività nei rapporti, guardino con molta attenzione a questo dibattito sul Documento di programmazione economico-finanziaria, che non è inutile che il Parlamento svolga. Infatti, le passate edizioni delle «finanze allegre» non avevano Documenti che dettassero direttive a cui l'esecutivo dovesse conformarsi. Le politiche finanziarie necessitano, invece, di un documento che dia una svolta alla politica economica e sociale del paese.
La situazione è così seria che, il nostro, che è un grande paese, non può rassegnarsi ad occupare gli ultimi gradini in Europa su temi quali la crescita economica, la produttività, la competitività ed i conti pubblici. Abbiamo bisogno di interventi decisi, che tolgano questo paese dal rischio di una progressiva marginalizzazione.
Ebbene, mi pare vi sia un accordo di tutti sull'analisi alla base di questo Documento. Che paese riceviamo? È un paese con gravi problemi, come rilevato, sulla produttività e sulla competitività ed anche con una gravissima difficoltà nei conti pubblici, che nessuno può sminuire. La conseguenza di tutto ciò non è solo il ristagno della crescita del paese, ma anche la progressiva diminuzione del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni. Occorre una svolta. La situazione è così seria, cari colleghi, che è persino peggiore di quella del 1992, che viene considerato un po', nel recente passato, una sorta di spartiacque, se è vero che l'avanzo primario è stimato nel 2006 addirittura allo 0,4 per cento, praticamente nullo, se si eccettuano alcuni interventi di manovre del recente passato, a fronte dell'1,8 per cento sul PIL, così come il rapporto del debito con il PIL è addirittura inferiore di due punti e mezzo rispetto al 1992. Si tratta di cifre che, ahinoi, parlano da sole.
Ebbene, signor ministro, la bontà di questo Documento, prima ancora che sia attestata dal Parlamento, è stata riconosciuta dall'Europa, quella stessa Europa che, a fronte dello «squasso» dei conti pubblici, aveva aperto una procedura di infrazione per deficit eccessivo ed avrebbe potuto proseguire nel suo iter, se non avesse creduto ad un Documento posto a base della prossima legge finanziaria, la quale su tale Documento, appunto, dovrà fondarsi. Quindi, abbiamo ricevuto un credito dai nostri partner europei. Altro che documento «lapalissiano», come alcuni colleghi l'hanno definito! Se precedenti Documenti fossero stati impostati in modo analogo in passato, forse non si sarebbe avuto un aggravamento della situazione come quello attuale, che ci obbliga non a manovre tampone, non a finanza creativa, a condoni o a manovre temporanee, ma ad affrontare finalmente i nodi strutturali di una spesa pubblica che, al di là di tutto, va tenuta sotto controllo e le cui dinamiche non possono procedere incontrollate, senza un intervento di monitoraggio e di atti governativi, per ricondurla in ambito più rispondente ai fabbisogni e ai conti pubblici. Questo, purtroppo, non è avvenuto. Il Documento sarà anche un libro diPag. 15sogni, come qualcuno lo ha definito, ma noi vogliamo che si affrontino finalmente a 360 gradi le problematiche.
Ciò che ci convince soprattutto in questo Documento, nella sua filosofia di fondo, è il fatto che non vi è la politica dei due tempi: prima i sacrifici, ma a scapito di coloro che li hanno sempre fatti in questo paese, e poi il risanamento. Ci convince questo nesso inscindibile tra crescita, risanamento ed equità. Infatti, nel momento in cui si chiedono sacrifici al paese, dobbiamo rispondere con misure di equità. Dobbiamo spostare risorse e redditi dalla rendita improduttiva verso coloro che la ricchezza la producono; dobbiamo mettere nelle mani dei cittadini un maggiore potere d'acquisto, con misure eque, che si devono trasformare in maggiore redditività e, quindi, in aumento della domanda. In caso contrario, quando dovranno ripartire in questo paese le imprese e i consumi? Dunque, l'abbinamento tra sviluppo ed equità mi sembra l'elemento più importante ed innovativo di questo Documento. D'altronde, l'abbattimento delle rendite di posizione è già cominciato con la manovra di fine giugno e verrà presto all'esame anche di questo ramo del Parlamento.
Pensare all'economia e al recupero di risorse con cui poter far fronte ai conti pubblici e favorire le condizioni per gli investimenti è importante, da una parte, ma, dall'altra, non si trascura la valorizzazione dei servizi sociali, della cultura e dell'occupazione. Infatti, questo è ciò che ci preoccupa di più: dare risposte ai nostri giovani, a coloro che hanno un lavoro precario e non possono ipotecare il futuro. Le politiche dell'occupazione ci sembrano al centro di questo Documento in quanto la crescita si fonda sull'occupazione. L'aver previsto un piano nazionale per favorire l'occupazione giovanile e femminile ed interventi per limitare l'area del precariato nel lavoro ci sembra una risposta importante e diversa rispetto al passato.
Tra i nodi strutturali, è importante quello di tenere sotto controllo la qualità della spesa. Certo, vi sono elementi che ci pongono degli interrogativi e ci lasciano delle preoccupazioni. Comprendiamo l'esigenza di riequilibrare i quattro grandi comparti della spesa, così come sono stati evidenziati, ma bisogna stare attenti: quando si parla di pensioni, pur apprezzando il mutamento metodologico e la scelta di procedere lungo i canali di una necessaria concertazione con i rappresentanti sindacali (oltre che con quelli degli enti locali, per quanto riguarda la finanza decentrata), dobbiamo dividere una buona volta la previdenza dall'assistenza e, solo successivamente, discutere sulla sostenibilità dei sistemi previdenziali. Con riferimento a questi ultimi, in particolare, mi auguro che i cosiddetti scaloni vengano eliminati, per evitare le conseguenze ingiuste che altrimenti si produrrebbero. Così anche in materia di sanità: certo, è importante mettere un freno, ma bisogna stare attenti ai tagli, in quanto è sicuramente importante bloccare la spesa sanitaria - che non è certamente la più alta d'Europa - ma anche far corrispondere ad essa il massimo dell'efficienza. La verità è che, date le risorse disponibili, bisogna favorire una riqualificazione della spesa.
Da ultimo, un pensiero sugli enti locali, che in questi ultimi anni sono stati strangolati dalle leggi finanziarie, che ne hanno ridotto in modo forte l'autonomia. A tale riguardo, noi facciamo riferimento non tanto ai tetti fissati sugli aggregati di spesa, quanto ai saldi complessivi. Certo, teniamo anche presente i pareggi di bilancio relativamente alla spesa corrente, ma questi vanno considerati al netto degli investimenti perché, se è necessario che anche gli enti locali contribuiscano al risanamento, altrettanto necessario è realizzare investimenti nel paese.
Concludo, rivolgendo una raccomandazione al Governo. Noi abbiamo apprezzato l'impianto di fondo di questo DPEF, ma invitiamo l'esecutivo ad una maggiore collegialità, specie all'interno della maggioranza. Il fine è quello di svolgere una discussione preventiva che ci consenta di predisporre una proposta di legge finanziaria da sottoporre anche al vaglio dellePag. 16opposizioni, in modo tale che il paese, alla fine, ne guadagni tramite rapporti differenziati, ma costruttivi. A questo guardano i lavoratori, i ceti meno abbienti ed anche le imprese, cioè i ceti produttivi di questo paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto - Doc. LVII, n. 1)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci accingiamo ad esprimere il nostro voto sul DPEF per il periodo 2007-2011 con una certa preoccupazione. Dico ciò facendo riferimento, in particolare, a noi parlamentari meridionali.
È sufficiente scorrere il testo del Documento che il Governo ha predisposto e sottoscritto per porre in rilievo come in esso sia espresso un giudizio, che reputo al di fuori della realtà, razzista ed estremamente grave nei confronti di tutti coloro che hanno a che fare con il sistema formativo meridionale. A questo proposito, leggo, e non a caso, nel Documento che a frenare lo sviluppo e la produttività del Mezzogiorno sono fattori quali lo scarso livello delle competenze acquisite nella scuola, il livello insufficiente della ricerca e dell'innovazione e così via. Inoltre, la qualità dei servizi collettivi, anche se negli ultimi anni il divario si è andato riducendo, è peggiore che nel centro-nord, dai trasporti ai settori dell'ambiente e dell'energia, dai servizi idrici all'istruzione. In quest'ultimo settore, i livelli di competenza degli studenti, indipendentemente dalle condizioni economico-sociali delle famiglie, sono molto più bassi che nelle altre aree territoriali.
Chi ha scritto queste cose pensa e conosce un'Italia che non c'è, che non esiste. Vorrei che su ciò si esprimesse il ministro Bianchi, rettore dell'università di Reggio Calabria, o il collega Ferdinando Latteri, rettore dell'università degli studi di Catania; università, quest'ultima, che ha molti centri di eccellenza importanti e che rappresenta un punto di riferimento attrattivo per l'intera area del Mediterraneo. Ci sono, quindi, giudizi antichi e superficiali sul sistema formativo; giudizi che la dicono lunga sulla capacità di questo Governo di guardare con attenzione ai fenomeni che ha di fronte, al fine di superare i gap strutturali esistenti e che lo stesso ritiene di affrontare con proposte formulate nel Documento in maniera generale e complessiva.
Anche in tema di infrastrutture, che sono il nodo centrale della questione del meridione, le proposte non vanno oltre il sostanziale completamento di ciò che era stato precedentemente avviato. Si tace colpevolmente sulla questione, irrisolta e grave per le popolazioni meridionali, della realizzazione del ponte sullo Stretto. Allo stesso tempo, in modo assurdo, si ritiene che un pezzo importante del sistema intermodale italiano possa essere realizzato in Sicilia, quando ormai, soprattutto durante il periodo estivo, occorrono ore e ore per attraversare lo Stretto: ciò in termini di competitività.
Vorrei aggiungere, anche perché il tempo a disposizione è veramente tiranno, che questo Governo non si pone altre due questioni. Sostiene che occorre dare priorità alla valorizzazione delle risorse naturali e culturali, ma non dice nulla rispetto allo smantellamento degli impianti di raffinazione petrolifera esistenti a Gela, a Priolo, a Siracusa, come anche a Milazzo.Pag. 17Non ci dice nulla su tutti gli altri impianti che si trovano nel sud, poiché ritiene si tratti di argomenti da non dover affrontare, probabilmente perché toccano interessi troppo grandi, che non sono toccabili come invece quelli delle categorie colpite dal decreto Bersani. Si tratta di situazioni difficilissime, rispetto alle quali il popolo siciliano non ritiene - e nei prossimi mesi e nelle prossime settimane ve ne darà contezza proprio qui a Roma - di poter tollerare più a lungo un atteggiamento di inefficienza, di sufficienza, di assoluto dispregio delle istanze che da tanti anni esprime.
Il Mezzogiorno non è assolutamente tenuto in considerazione, al di là delle enunciazioni di principio, dal Documento in esame, che, anzi, proprio per la forma in cui è stato costruito e nelle proiezioni che si propone, rischia addirittura di aggravare ulteriormente il divario esistente.
Da ultimo, aggiungo che nessuna parola viene detta (l'ho sentito dire in questa sede nel corso del dibattito sul DPEF), nessuna vera chiarezza viene fatta dal Governo in ordine al tema della fiscalità compensativa o di vantaggio, del quale lungamente abbiamo discusso nella competizione elettorale e che il precedente Governo ha, perlomeno, il merito di avere contribuito ad integrare nel famoso rapporto Hakmark in seno alla Commissione europea. L'attuale Governo, invece, realizza disegni in termini fiscali che continuano a creare onerosi problemi ai ceti meridionali ed allo sviluppo del Mezzogiorno. Tale condizione è per noi inaccettabile; lo testimonia il modo - lo ribadisco - antico e superato di affrontare le questioni, che pone nella condizione di esprimere un «no» netto e chiaro all'approvazione di questo Documento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor ministro, non ripercorrerò i temi contenuti nel Documento di programmazione economico-finanziaria, né quelli della risoluzione a prima firma Ventura, che il gruppo della Rosa nel Pugno voterà.
Conosciamo la natura del DPEF, che si limita a tracciare un quadro di previsioni macroeconomiche e di andamento della finanza pubblica. È, tuttavia, molto rilevante poiché stabilisce quale sarà l'entità della manovra contenuta nella prossima legge finanziaria.
Mi rivolgo in particolare al ministro, di cui ho apprezzato la replica; ebbene, vi è una concordanza nella diagnosi della situazione. Si sostiene che bisogna affrontare insieme risanamento dei conti pubblici e ripresa. Al riguardo, osservo solamente che, con un tale abbinamento, non si rende il problema più semplice, ma lo si definisce in tutta la sua complessità perché, per collegare insieme risanamento e impulso alla crescita, è necessaria una movimentazione di risorse assai maggiore. Infatti, il Documento di programmazione economico-finanziaria, da tale punto di vista, è chiaro e le identifica in 35 miliardi di euro, cioè nel 2,3 per cento del PIL.
Sappiamo anche in quali direzioni dobbiamo condurre i nostri interventi e su quali grandi comparti della spesa pubblica dobbiamo agire: sono indicati nello stesso Documento di programmazione economico-finanziaria e riguardano la previdenza, la sanità, la finanza locale e, nel complesso, la pubblica amministrazione.
Di fronte a tale situazione è necessario affrontare la questione con interventi di carattere strutturale. Per quanto riguarda la finanza pubblica, vogliamo ridurre l'incidenza dello stock del debito pubblico rispetto al PIL e ricostituire un avanzo primario ovvero un rapporto positivo tra entrate e spese al netto della spesa per interessi. Si tratta di obiettivi perseguibili soltanto se vengono effettivamente realizzate riforme complessive che incidano sui fattori che generano un aumento delle spese, il che sarà inferibile solo dalle indicazioni che emergeranno in sede di legge finanziaria.
Più complesso il ragionamento che deve farsi con riferimento all'economia reale; al riguardo, l'insuccesso marcato di questi ultimi cinque anni di Governo di centrodestra -Pag. 18e mi rivolgo, così, ai colleghi dell'opposizione - si deve non soltanto alla formulazione ed all'attuazione di misure una tantum, ma anche ad un vero e proprio fallimento degli sgravi fiscali che, pur iniqui, non sono però riusciti a imprimere un impulso alla crescita. Noi dobbiamo evidentemente percorrere un'altra strada: la riduzione del cuneo fiscale e contributivo è sicuramente una via giusta, che dobbiamo seguire; ma non è sufficiente. A mio avviso, il contributo recato dal decreto-legge n. 223 del 2006, il cosiddetto decreto Bersani-Visco, consiste nell'imprimere una forte spinta al processo delle liberalizzazioni, investendo uno dei nodi fondamentali della nostra economia. Bisogna cercare di proseguire in tale direzione, contro tutte le chiusure monopolistiche ed oligopolistiche che si manifestano nel campo delle public utilities e, altresì, nel campo delle assicurazioni, realizzando quindi un'economia più aperta.
Dobbiamo anche affrontare la rilevante questione dell'assetto della nostra economia reale, formata da piccole e medie aziende che, avendo costituito un fattore di grande rilevanza nello sviluppo economico del paese, sono oggi un elemento di nanismo che impedisce o, comunque, frena il reperimento di risorse finanziarie e gli investimenti nelle innovazioni tecnologiche e di prodotto.
Si deve poi tener conto, infine, della situazione dei servizi, posti al riparo dalla competizione internazionale, e del problema, enorme, costituito da un'evasione fiscale e contributiva veramente da record. Quindi, i problemi sul tappeto sono abbastanza definiti.
Nel corso degli anni, ci siamo attivati per arrivare ad una flessibilità del mercato del lavoro, ma su questo terreno non è stato ancora creato un sistema di ammortizzatori sociali, come era scritto nel Libro bianco di Biagi. Conseguentemente, si sono verificati tutti quei fenomeni che abbiamo conosciuto con il nome di precarietà.
Esiste un quadro definito nel quale tutti si possono riconoscere. Tuttavia, signor ministro, ci attendiamo dal Governo (e pensiamo che, in questo senso, la nostra fiducia sia ben riposta) che tali problemi vengano affrontati con lo stesso impulso con il quale sono state affrontate le chiusure corporative della società italiana attraverso i provvedimenti che portano il nome del ministro Bersani. Bisogna dare una scossa al paese! Occorre cercare di affrontare, non a parole, ma con i fatti, le storture che tutti conosciamo. Solo così si riuscirà a dare un impulso allo sviluppo.
Vedete, la società italiana si trova in una vera e propria crisi. In molti settori dimostriamo di non avere dinamicità. Abbiamo notevoli difficoltà nella competizione internazionale, non solo nei paesi del Terzo e del Quarto mondo, ma nella stessa Europa e nella stessa area dell'euro. Occorre trovare una via che possa cambiare alcune realtà strutturali del nostro paese. È necessario cambiare la struttura della spesa pubblica e il modo in cui è amministrato il sistema fiscale, nonché contribuire a cambiare la struttura dell'economia italiana, che fatica ad andare avanti.
Si tratta di una sfida di grandissima rilevanza. Non ci possiamo nascondere l'entità del problema, né le diverse visioni presenti nella maggioranza e nel Governo. Non vorrei che, come linea politica del Governo su questi temi, si adottasse una sorta di media delle posizioni che esistono all'interno della maggioranza. Crediamo che dal Governo ci si possa attendere molto (in questo campo, la fiducia che diamo al Governo è piena e lo è altrettanto la stima che nutriamo nei confronti del ministro dell'economia e delle finanze). Comunque, ci aspettiamo molto.
In questo spirito, esprimeremo un voto favorevole sulla risoluzione Ventura n. 6-00004 (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ossorio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi, l'Italia dei Valori si riconosce nella risoluzione illustrata dall'onorevole Ventura e guarda conPag. 19favore agli obiettivi di politica economica individuati dal Governo.
Il DPEF relativo alla manovra finanziaria per gli anni 2007-2011 rappresenta una conferma degli impegni assunti dall'attuale maggioranza in sede di campagna elettorale e costituisce per l'Italia dei Valori la presentazione ufficiale del programma di Governo.
A nostro avviso, il Documento risulta innovativo rispetto alle precedenti formulazioni, in quanto non si limita ad un'elencazione sintetica degli obiettivi di finanza pubblica per l'esercizio a venire, ma si occupa dell'approfondimento di due temi di particolare interesse. Da un lato, offre un quadro rigoroso dell'evoluzione del contesto economico internazionale, con riferimento ai principali paesi sviluppati, e di quello italiano, con riferimento agli andamenti delle variabili macroeconomiche nazionali negli ultimi 15 anni.
Dall'altro, esso offre un'immagine unitaria e completa della linea di politica economica che il Governo intende perseguire non soltanto nel corso del prossimo esercizio finanziario, ma anche per l'intera durata della legislatura, realizzando, così, un vero e proprio «manifesto» politico-economico.
Per quanto riguarda il primo aspetto, si apprezza la scelta del Governo di operare una descrizione il più possibile accurata e documentata dello stato di salute sia dell'economia italiana, sia dei conti pubblici. Si condivide, in particolare, l'atteggiamento prudente con cui sono state effettuate le previsioni di crescita e di risanamento.
A mio avviso, tale accortezza rappresenta una scelta di grande intelligenza: essa non va criticata, anzi, deve essere messa in risalto. Si ritiene, infatti, che ciò sia l'espressione e la conferma di un approccio costruttivo e serio ai problemi che attanagliano il nostro paese.
D'altra parte, data la criticità di alcuni di essi, la concretezza dei propositi e la trasparenza delle informazioni possono risultare gli strumenti migliori per costruire e coltivare il più ampio consenso sociale possibile. In ciascuna fase dello svolgimento della propria attività, infatti, il Governo dovrà sempre adottare un comportamento costruttivo per la creazione di un clima di collaborazione, attraverso la concertazione con il Parlamento, con le parti sociali e con coloro che, di volta in volta, saranno i soggetti direttamente interessati dai suoi interventi di politica economica.
Ciò detto, si esprime soddisfazione per l'ampio e completo programma d'azione presentato dall'esecutivo, nonché per gli obiettivi che esso si è proposto di perseguire nel corso dell'attuale legislatura. Crescita, risanamento ed equità, infatti, possono concretamente costituire le tre direttrici lungo le quali canalizzare le politiche finalizzate al rilancio del nostro sistema economico.
Si è già evidenziato, in particolare, come appropriati interventi finalizzati allo sviluppo ed al potenziamento dell'economia del Mezzogiorno d'Italia consentirebbero di perseguire, contemporaneamente, obiettivi di crescita e di equità. Il sud del paese, signor ministro, contiene in sé enormi potenzialità di crescita, tali da far sì che possa essere considerato un possibile volano per il rilancio dell'economia dell'intero paese. Bisogna considerare il Mezzogiorno, infatti, non un peso od un fardello, ma un'occasione di sviluppo per l'intero paese.
Al contempo, riuscire a realizzare interventi in grado di ridimensionare il divario economico territoriale esistente nel nostro paese rappresenterebbe uno dei più grandi successi mai ottenuti nell'ambito di politiche volte a garantire l'equità. È questo il motivo, dunque, per cui sottolineo che tale ultimo aspetto, voluto dal Governo Prodi, risulta per noi importante.
Entrando nel merito degli specifici programmi individuati dall'esecutivo, ci si dichiara innanzitutto concordi con tutte le misure che si intendono promuovere in favore della crescita del nostro sistema economico. Le linee di politica economica tracciate nei tre diversi ambiti del miglioramento delle condizioni di contesto e di rete, della politica industriale e della riduzionePag. 20dei costi di produzione, infatti, risultano condivisibili sotto molteplici aspetti.
Inoltre, l'adozione di politiche dell'offerta finalizzate a mettere a disposizione del tessuto sociale ed industriale le infrastrutture ed i servizi necessari per supportare il loro pieno sviluppo racchiude, in sé, ampie possibilità di successo. Simili iniziative non soltanto sono in grado di potenziare le capacità produttive di imprese già operanti sui mercati, ma possono costituire, altresì, un incentivo di non trascurabile importanza per indirizzare nuove aziende verso l'investimento in aree che, al momento, risultano caratterizzate da una condizione di maggiore arretratezza.
Si dà pieno sostegno, poi, alla volontà dell'esecutivo di proseguire lungo il cammino delle liberalizzazioni. Chiediamo, dunque, che il Governo Prodi persegua tale obiettivo con grande determinazione e fermezza, ponendo fine a quelle rigidità ed a quelle posizioni di rendita che costituiscono un ostacolo al rilancio della nostra economia.
La liberalizzazione dei mercati dei beni e di servizi, infatti, rappresenterà lo strumento attraverso cui perseguire obiettivi di abbattimento dei costi e di recupero di competitività per i nostri prodotti: in tal senso, riteniamo positiva la misura adottata dal Governo attraverso il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, in materia di liberalizzazioni. Ribadisco, pertanto, che occorre accelerare in tale direzione questo processo, ed auspichiamo che esso trovi la sua completa realizzazione, nelle prossime ore, proprio in questa Assemblea.
Si guarda con favore alle linee guida di politica industriale individuate dal Governo in attesa di analizzare gli interventi di dettaglio che verranno proposti. Si condivide la necessità di adottare misure in grado di accrescere la competitività delle nostre imprese sul mercato internazionale. Per lungo tempo, tutto il sistema industriale dell'Italia è stato caratterizzato da una bassa propensione all'attività di ricerca e di sviluppo, all'innovazione e alla crescita dimensionale. A ciò hanno contribuito - non devo dirlo a voi, onorevoli colleghi, ma voglio soltanto sottolinearlo -, oltre che fattori culturali, quali l'istituto dell'azienda familiare, anche politiche pubbliche eccessivamente accondiscendenti che, da un lato, hanno cercato, fin quando è stato possibile, di compensare i differenziali di competitività con strategie di svalutazione del cambio e, dall'altro, come evidenziato dallo stesso DPEF, hanno creato una struttura normativa in favore delle piccole e medie imprese, che ha finito con il costituire un disincentivo per il loro ampliamento dimensionale.
Interventi volti a convertire simili tendenze, quindi, non potranno che essere di giovamento per la nostra economia.
Di non secondaria importanza sono poi gli impegni assunti dal Governo - a mio modesto avviso, credo che questo sia un punto già toccato dall'Italia dei Valori in altre occasioni - per la promozione di una più intensa e mirata attività di ricerca e sviluppo, da realizzare attraverso l'elargizione di incentivi e la produzione di progetti da attuare di concerto con tutti i livelli di Governo, anche sotto forma di partnership pubblico-privato.
A tale proposito, noi ci rivolgiamo al Governo con forza, perché ci auguriamo che esso abbia un'attenzione forte nei confronti di un aspetto importante, ossia il potenziamento della ricerca e del sistema delle università in Italia.
Confermiamo, inoltre, il nostro sostegno al Governo in materia di infrastrutture. L'impegno per l'ammodernamento del paese, tale da recuperare i ritardi accumulati e garantire la piena integrazione delle reti di comunicazione con i partners europei, deve essere puntuale e deve basarsi su una politica di investimento che garantisca l'omogeneità di sviluppo territoriale. Non bisogna più pensare solo di incrementare il sistema delle infrastrutture nel settentrione, ma guardare anche con attenzione ad una politica mirata ad aumentare il sistema infrastrutturale nel Mezzogiorno d'Italia. Accanto alla realizzazione dei grandi corridoi transeuropei, non va sottovalutata l'importanzaPag. 21dello sviluppo di grandi infrastrutture al sud, in grado di realizzare una ricentralizzazione del Mediterraneo.
Sempre nell'ambito delle linee guida di sostegno alla crescita dell'economia tracciate dal Governo, siamo pienamente favorevoli agli interventi previsti in materia di abbattimento dei costi di produzione e, in particolare, del costo del lavoro. Confidiamo nel fatto che la manovra di risanamento venga realizzata per quanto possibile attraverso una politica di riduzione della spesa pubblica, piuttosto che tramite un aggravio della pressione fiscale.
Infine, approviamo la scelta effettuata dal Governo di condurre una seria e puntuale lotta ai fenomeni di evasione ed elusione fiscale. Condividiamo, quindi, l'idea secondo cui i principi base dell'equità sociale richiedono che tutti contribuiscano alla spesa pubblica in base alle loro possibilità.
In conclusione, garantiamo il nostro pieno sostegno alle linee essenziali contenute nel Documento di programmazione economico-finanziaria presentato dal Governo. Auspichiamo che esso abbia piena attuazione nel corso dell'attuale legislatura, ma, con molta schiettezza, aggiungiamo che valuteremo con attenzione la traduzione quantitativa delle indicazioni contenute nel DPEF. Lo diciamo senza infingimenti: la prossima legge finanziaria sarà il vero banco di prova del Governo e noi dell'Italia dei Valori daremo tutti i contributi necessari per il bene generale del paese (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo ad esprimere un giudizio sul Documento di programmazione economico-finanziaria predisposto da questo Governo, che, da varie parti, anche da parte del ministro in questa sede, è stato ritenuto un documento obsoleto o anche poco favorevole ai tempi che corrono.
A nostro modo di vedere, il Documento oggi al nostro esame è una scatola vuota, è un contenitore senza contenuto, non perché sia uno strumento che non va più bene, bensì perché questo Governo non ha avuto la capacità e la possibilità di inserire all'interno di tale Documento le modalità con cui vorrà attuare le politiche finanziarie ed economiche dei prossimi anni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,30)

MAURIZIO FUGATTI. È un grande libro dei sogni, in cui vengono scritte tante cose, vengono fatti tanti proclami, ma nella realtà non si dice come nei prossimi mesi questo Governo reperirà le risorse delle quali dice di avere bisogno per risanare i conti del paese. Ricordiamo che nelle prime settimane di questo Governo sono stati tanti gli «al lupo, al lupo» riguardanti il fantomatico buco nei conti pubblici, che poi non c'è stato.
Questo Governo ha istituito anche una commissione ad hoc, la commissione Faini, che ha scritto tante cose, tra cui che il Governo Berlusconi aveva lasciato un buco, una voragine nei conti pubblici. Addirittura si è detto che eravamo come all'epoca del 1992, quando la situazione era disastrosa per i nostri conti pubblici. Dopodiché, avete dovuto fare marcia indietro ed avete dovuto riconoscere che quanto aveva predisposto il Governo precedente in termini di numeri e di previsioni si è discostato di poco, se non di nulla, dalla realtà.
Infatti, la «manovrina» che avete fatto per correggere i conti pubblici di quest'anno non corregge minimamente quello che, secondo voi, era un buco, che alla fine non c'è stato. A nostro avviso, questo è un modo imprudente di operare da parte di tale Governo, che ha lanciato tanti allarmi, tanti proclami, ha creato disagio nei mercati finanziari ed allarme nei cittadini. Ha creato una situazione di rischio all'interno del paese, per cui si è fatto credere alla gente che esisteva una realtà economica e finanziaria dei conti pubblici che in realtàPag. 22non c'era. Questa per noi è imprudenza, e la vediamo in tanti altri provvedimenti di questo Governo.
Abbiamo visto come ci si è comportati con il cosiddetto decreto Bersani, che inizialmente è stato «venduto» come il decreto delle liberalizzazioni dei panettieri, dei farmacisti, dei tassisti. Dopodiché, ci siamo accorti che in realtà questo era il cosiddetto decreto Visco, il decreto contro le categorie produttive, contro gli artigiani, contro i commercianti, contro le piccole e medie imprese, perché di quel provvedimento oltre la metà delle pagine sono i tre articoli relativi alla parte fiscale.
Vi siete mossi imprudentemente, perché avete adottato un decreto-legge dicendo che dovevate colpire l'evasione; invece avete sbagliato i conti, per esempio sul settore immobiliare (per l'IVA retroattiva) avete sbagliato i conti di quasi 60 volte! Dovevate portare a casa 500 milioni di euro, ma nella realtà erano 30 miliardi quelli che avreste incassato, mettendo a rischio un settore, mettendolo in ginocchio! Le perdite che quel settore ha registrato a causa della vostra imprudenza sono state elevate: si è parlato di una perdita del 15-20 per cento per i titoli del settore immobiliare.
Ora vorremmo chiedervi - visto che ci avete messo una pezza, visto che siete intervenuti qua e là a mettere delle toppe sui vostri errori - chi risarcisce quei risparmiatori. Chi andrà a spiegare a quei risparmiatori che avete sbagliato perché avete colpito nel mucchio? Il vostro colpire nel mucchio fa parte di un'impostazione ideologica e culturale che avete. Le dichiarazioni del viceministro Visco e quelle del ministro Ferrero sulla lotta all'evasione ci fanno credere che, secondo voi, vi è un'Italia divisa in due parti. Un'Italia dei dipendenti pubblici e dei dipendenti delle grandi imprese, che è da tutelare, e poi un'altra Italia: gli altri sono tutti evasori, gli altri bisogna colpirli, gli altri sono persone disoneste che non pagano le tasse! Il vostro modo di operare con il cosiddetto decreto Bersani ha semplicemente sancito tutto questo, perché avete colpito nel mucchio. Noi non diciamo che lì non c'era evasione, ma diciamo che avete agito indiscriminatamente su una categoria, mettendola a rischio; adesso è vero che ci avete messo una pezza, ma vedremo per il futuro.
Non ci sono poi piaciute le dichiarazioni del ministro Padoa Schioppa in sede di audizione, quando, di fronte alle nostre critiche su questa parte del provvedimento, egli ha detto che nel settore immobiliare vi era evasione e quindi andava colpito. Andava colpito indiscriminatamente, perché questo è il vostro modo di agire! Un modo di agire che, ripetiamo, fa parte di una visione ideologica, culturale e politica che ritroviamo anche nella risoluzione che oggi sottoponete al voto dell'Assemblea.
Si parla più volte di equità, di redistribuzione e di uguaglianza, si dice di colpire le rendite. Addirittura, in un documento ho letto, si dice che il Governo Berlusconi aveva creato una Repubblica basata sul patrimonio! Ciò sembra quasi voler dire che andrete a colpire il patrimonio e quelle categorie che, in questo paese, finora, hanno tirato avanti la «carretta». Ricordo che veniamo da cinque anni di crisi economica! Oggi, si dice che ci sarà la ripresa e, invece di far correre i cavalli, quelle categorie che tengono in piedi l'Italia, cominciate a mettere lacci, lacciuoli, freni, pali e paletti, come avete fatto con il cosiddetto decreto-legge Bersani-Visco.
Il disegno di legge finanziaria che ci prospettate è ambizioso: si parla di una manovra di 35 miliardi e si citano numeri importanti. Sostenete che 20 miliardi saranno destinati al risanamento e una quindicina allo sviluppo. Non dite, però, dove troverete queste risorse. Fate riferimento a quattro grandi capitoli, quali il pubblico impiego, la sanità, le pensioni e gli enti locali; ma non dite le modalità attraverso cui reperirete tali fondi. E non lo dite semplicemente perché non lo sapete! All'interno della vostra maggioranza ci sono visioni distanti e distinte - come quella di Rifondazione comunista, da una parte, e magari quella della Margherita, dall'altra - in ordine alle modalità con cui risanare i conti pubblici.Pag. 23
In campagna elettorale avete parlato di quella che sembrava essere la panacea di tutti i mali: il cuneo fiscale. Non comprendiamo minimamente come andrete a finanziare il cuneo fiscale all'interno del DPEF. Si parla - e questa è un'ipotesi che critichiamo aspramente - di innalzare le percentuali contributive di determinate categorie e, casualmente, sono sempre quelle produttive. Per quel poco che si capisce da questo Documento, sembra che finanzierete il cuneo fiscale con un aumento dei contributi di determinate categorie.
Comunque, una manovra di 35 miliardi delinea una legge finanziaria ambiziosa. Dovremmo capire dove andrete a trovare questi soldi! Oggi il DPEF non lo dice e siamo costretti ad esprimere valutazioni generali. Il problema è che non lo dite, perché oggi non avete la possibilità di farlo. Non avete la minima idea di come reperire questi soldi e, soprattutto, di come riuscirete a trovare un accordo all'interno della vostra compagine.
In queste prime settimane, abbiamo constatato un particolare accanimento - lo ripetiamo - verso determinate categorie produttive. Ieri, il Presidente Prodi si è recato a Milano, quasi per volersi «pacificare», tra virgolette, con quella parte del paese che non lo ha votato. I primi passi del Governo ci portano a dire che non è questo il modo con cui ci si può ingraziare questa parte di elettorato. Una parte del paese corre, produce e contribuisce allo sviluppo e alla crescita del paese. Non è prevedendo nuove imposte, lacci e lacciuoli, e non è reinserendo nuovi adempimenti - come avete fatto con il cosiddetto decreto-legge Visco - che possiamo lasciar correre le imprese, facendo in modo che si aggancino realmente alla ripresa, come sarebbe necessario.
Questo è solo un modo per scoraggiare i piccoli e medi imprenditori. Fate perdere alla gente la volontà di lavorare! Infatti, se prima di svolgere il proprio lavoro si deve, ogni volta, pensare all'agenzia delle entrate, non si opera tranquillamente e onestamente.
Quindi, dichiaro il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania sulla risoluzione Giorgetti n. 6-00003 predisposta dalla Casa della libertà (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

Sull'ordine dei lavori (ore 11,40).

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, mi appello alla sua cortesia, perché già in altre occasioni è capitato che alcuni lavoratori all'esterno del Palazzo abbiano manifestato per sostenere le loro ragioni in un momento in cui climaticamente è difficile stare molte ore sotto il sole.
In questo momento, fuori dal Palazzo vi sono i panificatori che protestano fortemente contro il cosiddetto decreto Bersani, con riferimento alla parte che li riguarda e che, a nostro avviso, li colpisce ingiustamente.
Ci hanno pregato simbolicamente di distribuire - lo vorrei fare, spero, con il suo permesso - ai componenti del Governo il frutto del loro santo lavoro, cioè il pane, che prego i colleghi di distribuire ai banchi del Governo (I deputati La Russa e Lo Presti si avvicinano ai banchi del Governo, offrendo del pane - Commenti).

PRESIDENTE. No, scusate...

IGNAZIO LA RUSSA. Lo distribuiamo!

PRESIDENTE. No, in aula non sono consentite queste manifestazioni!

IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente!

PRESIDENTE. La prego, presidente La Russa (Commenti) ...

IGNAZIO LA RUSSA. La mortadella la possono tenere direttamente loro!

Pag. 24

PRESIDENTE. Presidente La Russa ...! Prego i commessi ...

IGNAZIO LA RUSSA. Credo che la mortadella ce l'abbiano già! Quindi, a noi basta offrire il pane!

PRESIDENTE. Prego, i commessi di provvedere (I commessi ottemperano all'invito del Presidente)...
Presidente La Russa, la richiamo all'ordine!

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto - Doc. LVII, n. 1)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho l'impressione che il dibattito sul DPEF non sia inutile. Per parte nostra, sono intervenuti i colleghi Galletti e D'Agrò in sede di discussione sulle linee generali anche se, per come si prospetta la conclusione (sono state presentate alcune risoluzioni al riguardo che rappresentano l'attuale suddivisione tra maggioranza e opposizione), forse, non si va in profondità rispetto ai punti di convergenza che pure vi sono.
Il ministro ha fatto un accenno al tema delle cifre e dei saldi. Non vi è dubbio che il problema delle cifre e dei saldi è l'obiettivo del DPEF. Possono essere migliori, possono essere spostati più avanti; i saldi possono migliorare se sulla finanza pubblica si riesce a fare complessivamente una «operazione verità».
Il paese non cresce ed il nostro export dal 1995 continua a perdere quote di mercato. Lo dice lei, signor ministro, a pagina 52 del Documento, laddove viene indicato che, a partire dal 1995, l'Italia perde progressivamente quote di mercato sull'export. Si parte dal 1995, periodo che ricomprende diverse fasi politiche e diversi Governi che si sono succeduti nel tempo; il che fa intendere che le ragioni della nostra perdita di competitività sono molto più profonde e non sono riconducibili ad un ciclo politico in quanto tale.
Noi siamo passati dal 4,4 per cento del 1995 al 3 per cento del 2005 e, in questi dieci anni, il commercio mondiale è cresciuto, non si è ridotto. Quindi, la nostra contraddizione è ancora più forte e penetrante.
Il paese continua a perdere competitività ed il nostro ingresso nella moneta europea non ci consente più margini di furbizia, perché, nel passato, talvolta, con la «liretta», si tosavano le pecore e si tentava di recuperare competitività attraverso quella via e di ripartire in questo modo il disagio sociale.
Ora non è più possibile, ma ciò ci obbliga ad una serie di comportamenti coerenti.
La mia impressione è che la linea dei doveri e delle responsabilità si sia via via divaricata, diventando soccombente rispetto a quella dei diritti che, in realtà, sconfina nel campo delle pretese.
Il ministro Padoa Schioppa - mi dispiace che non sia presente in aula - ha svolto all'ABI un discorso onesto e determinato, ma era rivolto ai banchieri. Parlava al suo mondo (quelle cose dovevano essere dette, forse, anche prima)! Solo che ora si richiede a lei, signor ministro, di parlare al paese con il linguaggio della responsabilità, rifuggendo dalla tentazione di immaginare una politica «furbetta», rivolta ad alcuni e non ad altri!
Lo dico a chi vorrebbe rispondere alle attese del suo presunto blocco elettorale. Questo è un tema assai delicato. Io credo che se il Parlamento, nella sua generalità, non troverà dei punti di unione in ordine all'analisi della condizione del paese, la tentazione sarà quella di scaricarla in termini di riferimenti elettorali.
Sono tre le grandi questioni, alle quali accennerò molto brevemente.
La prima riguarda la promozione della concorrenza, condizione preliminare per la promozione dello sviluppo. Si tratta di un tema centrale che, forse, avrebbe dovutoPag. 25vedere più coerenza nel corso dell'ultimo decennio, in cui noi abbiamo privatizzato senza liberalizzare. E quando dico «noi», mi riferisco alla generalità del Parlamento, perché anche questo tema abbraccia più di una legislatura. Emerge con tutta evidenza che non si tratta soltanto dei tassisti e dei farmacisti (anzi, sembra che questi siano, tutto sommato, aspetti marginali, sui quali comunque conviene insistere). Certamente, non si possono chiudere gli occhi di fronte al fatto che il passaggio dallo Stato imprenditore allo Stato privatizzatore ha messo in campo nuovi monopolisti: le banche, le assicurazioni, l'energia elettrica e il gas, le autostrade, le telecomunicazioni e, certo, anche le professioni, senza dimenticare i servizi pubblici locali, settore nel quale, in periferia, c'è la tendenza a pubblicizzare nuovamente quel che, al centro, si è tentato di privatizzare, andando in direzione opposta a quella che era stata tracciata; diversamente, che senso avrebbe la scelta compiuta dalla provincia di Milano di ricomprare il pacchetto di controllo della Milano-Serravalle? È chiaro che l'operazione non va a vantaggio dell'utente che deve utilizzare l'autostrada, ma di chi, avendo comprato il controllo, ritiene di poter continuare a «sedere» su quella rendita.
Quindi, la sfida che va rivolta al Governo è la seguente: io invito il Governo a presentare un disegno di legge organico, a non fermarsi, con lo strumento della decretazione d'urgenza, a tassisti e farmacisti, a presentare un disegno di legge che incida sulle rendite; e noi, su questo punto, non avremo difficoltà a convenire, se si fa un discorso serio, che tocca le tasche dei cittadini, delle famiglie e delle imprese. Qui sta la ragione della perdita di competitività! Se un servizio bancario o una polizza assicurativa (che non è sufficientemente trasparente) costa più di quanto costa ai nostri competitori europei, è lì che sta il problema della competitività, è lì che va impostato un discorso molto chiaro sulle regole!
Ci sono le autorità indipendenti, ma queste non possono pensare un giorno di fare la faccia feroce e l'altro di farsi catturare, diciamo così, dai loro riferimenti. Il tema vero è quello di organizzare un rapporto equilibrato non tra Governo ed autorità indipendenti, ma tra Parlamento ed autorità indipendenti: dentro questo schema anche istituzionale sta la chiave di volta di una battaglia seria in termini di concorrenza.
La seconda questione riguarda una politica di contenimento della spesa attraverso una sua forte qualificazione. Se è vero che non si spende troppo, come talvolta si va rimarcando, quando si afferma che in Italia la spesa sociale non è più alta rispetto a quella di altri paesi europei, è vero che si spende sicuramente male. E, quando si parla di sanità, di scuola o di giustizia, si ha la sensazione che questa parte della spesa pubblica sia in funzione non del cittadino sofferente perché ammalato o del cittadino studente che deve imparare o del cittadino che ha l'esigenza di vedere una conclusione rapida ed efficace dei processi, ma di chi in tali settori opera. Questo è un tema centrale: è da lì che passa la questione della qualità della spesa.
Il rilievo investe anche il sistema degli enti locali, i quali non possono chiamarsi fuori.
Vedete, quando nel nostro paese siamo passati attraverso quella riforma che si è rivelata molto problematica nei suoi effetti - mi riferisco alla riforma della spesa degli enti locali sulla prospettiva del riconoscimento della spesa storica -, è come se si fosse levato il controllo sulla responsabilità accelerando, invece, quello sulla necessità di dare ai cittadini tutto ciò di cui hanno bisogno, senza porsi il problema della responsabilità dell'entrata. Quando abbiamo riformato l'assetto della finanza pubblica dividendo la responsabilità dell'entrata dai centri di spesa, che sono andati proliferando, abbiamo posto il problema delle nostre difficoltà. Oggi, viene avanti il tema della spesa sanitaria, che è chiaramente sforata, e si pone il problema di passaggi successivi a copertura: questa è la dimostrazione pratica che quel tipo di impostazione politica, che prevede un soloPag. 26centro di entrata e più centri di spesa, non ci rende in grado di corrispondere a quel patto di stabilità che non è una camicia di Nesso, ma la condizione normale. Infatti, avendo scelto di camminare dentro una moneta forte, vi dobbiamo corrispondere proprio perché non possiamo dar vita a quei passaggi speculativi a cui facevo cenno prima.
Vi è anche il tema della previdenza, che non può - lo dico soprattutto ai colleghi della sinistra antagonista - essere visto come un tema sul quale alzare le spalle, far finta di nulla.

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci...

BRUNO TABACCI. Se si vive di più, non si può immaginare che l'andamento dell'attività lavorativa non abbia qualche riferimento alle tabelle demografiche.
Ci sarebbe da fare - e concludo - un ultimo accenno in materia di carico fiscale. Affronteremo successivamente il tema del decreto Visco. Ecco, penso che più che un «grande fratello» ci sia bisogno di introdurre il contrasto di interessi attraverso una modulazione delle detrazioni: questo è il modo vero per affrontare il tema del sommerso, per incidere laddove la montagna di evasione e di erosione tende a crescere. Non c'è bisogno di un occhio da grande fratello per capire i vizi, le virtù dei cittadini italiani...

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, la prego...

BRUNO TABACCI...quanto di metterli in condizione di capire, attraverso il principio del contrasto di interessi e della logica delle detrazioni, che ognuno di noi deve trovare un rapporto diverso con il fisco.
Mi spiace di non poter andare oltre, ma credo che attraverso questa dichiarazione di voto si evinca il consenso alla risoluzione Alberto Giorgetti n. 6-00003, anche se penso che su questi temi dovremo tornare con molta forza nei prossimi mesi (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Ricci. Ne ha facoltà.

ANDREA RICCI. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, intervengo per annunciare il voto favorevole sulla risoluzione presentata dalla maggioranza in merito al DPEF.
Quando il DPEF fu varato, in sede di Consiglio dei ministri, il nostro rappresentante al Governo, il ministro Ferrero, non partecipò al voto. Non si trattava, allora, di un giudizio di radicale contrarietà rispetto al Documento, quanto piuttosto della sospensione di un giudizio in attesa che il dibattito parlamentare e la risoluzione chiarissero ed esplicitassero alcune questioni che in quel Documento erano soltanto accennate o erano passibili di interpretazioni differenti e contrastanti. Riteniamo che il testo della risoluzione presentato dalla maggioranza chiarisca ed espliciti tali questioni rimaste aperte e ci consenta, quindi, di esprimere un giudizio ed un voto favorevole, in primo luogo rispetto all'entità della manovra per il 2007. Nel DPEF essa è stimata in 35 miliardi; nella risoluzione parlamentare, pur confermando gli obiettivi programmatici che tendono a rispettare gli impegni sottoscritti con l'Unione europea, si afferma che l'entità e la composizione della manovra dovranno essere sottoposte ad ulteriore verifica in sede di eventuale nota di aggiornamento del DPEF.
Confidiamo che l'azione positiva svolta dal nuovo Governo finora sul fronte delle entrate e del controllo della spesa, insieme ad un consolidamento della ripresa, possano determinare, già a settembre, un miglioramento del quadro dei conti pubblici tale da ridurre in maniera sensibile l'entità della manovra necessaria a conseguire quegli obiettivi: se ciò accadrà, potremo minimizzare gli effetti recessivi della manovra.
Nella risoluzione, infatti, si afferma che per fare uscire l'Italia dalla profonda crisiPag. 27in cui si dibatte occorrono politiche di sostegno nei confronti non solo dell'offerta ma anche della domanda interna. Un andamento favorevole e una forte determinazione politica sul fronte del risanamento potranno consentire, inoltre, di ridiscutere con l'Unione europea il percorso temporale di conseguimento di quegli obiettivi.
In secondo luogo, nella risoluzione si puntualizza un aspetto fondamentale, cioè che il risanamento non avverrà prevalentemente sul fronte del controllo e dei tagli di spesa, ma dovrà avvenire anche attraverso una decisa azione sul fronte delle entrate. Questa é una questione decisiva per coniugare, effettivamente e non soltanto a parole, il risanamento con l'equità sociale e lo sviluppo. Infatti, la redistribuzione del carico fiscale a vantaggio del lavoro e della produzione, e a danno della rendita, è una delle ricette fondamentali per la rinascita economica e sociale del l'Italia. In particolare, nel DPEF si puntualizza che occorre contrastare con maggiore efficacia i fenomeni di evasione e di elusione fiscale, perché non tutto è stato fatto con il decreto-legge n. 223 del 2006, che trova il nostro pieno apprezzamento: ancora molto ci sarà da fare. Inoltre, si afferma la necessità di uniformare la tassazione delle rendite finanziarie con la media dell'Unione europea. Infine, si afferma la necessità di introdurre una maggiore progressività dell'imposizione diretta attraverso la revisione di quel vergognoso secondo modulo della riforma IRE effettuata dal precedente Governo, il quale ridusse le tasse ai più ricchi privilegiati.
Quanto ai comparti di spesa, nella risoluzione si precisa che si interverrà con la riqualificazione e non con la riduzione delle prestazioni sociali. In particolare, riteniamo importante quanto in essa affermato in merito alle questioni delle pensioni e della sanità.
Riguardo alle pensioni, si afferma nella risoluzione che nessun intervento strutturale sui livelli previdenziali sarà possibile se non dopo la separazione tra assistenza e previdenza. Noi siamo fiduciosi perché, se ciò avverrà, ci accorgeremo che non esiste alcuno squilibrio di lungo periodo nei conti previdenziali. Per quanto riguarda la sanità, si definisce l'obiettivo della stabilizzazione e non della riduzione della spesa rispetto al PIL, garantendo a tutti i cittadini del territorio nazionale i livelli essenziali di assistenza.
Con la risoluzione, inoltre, si impegna il Governo a predisporre, nel prossimo disegno di legge finanziaria, anche misure direttamente redistributive. In particolare, noi sottolineiamo la positività dell'impegno assunto - dopo moltissimi anni in cui è stato disatteso dai precedenti Governi - per la restituzione del fiscal drag, in modo particolare, ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, eliminando un meccanismo perverso che fittiziamente riduce le retribuzioni e le pensioni nette.
Anche riguardo al cuneo fiscale si afferma che si tratta di uno strumento finalizzato non solo al rilancio della competitività delle imprese, ma anche all'aumento delle retribuzioni nette e alla lotta alla precarietà attraverso la selettività della sua applicazione; il cuneo fiscale, dunque, come strumento di sostegno dei consumi delle famiglie meno abbienti e dei lavoratori dipendenti.
Inoltre, riteniamo importante ribadire che il Governo si dovrà impegnare, sin da subito, a presentare una riforma organica del mercato del lavoro, per ridurre il precariato, insieme ad una riforma degli ammortizzatori sociali, per coprire tutte le forme di lavoro esistenti.
Significativo è anche l'impegno a potenziare alcuni settori del welfare che oggi appaiono insufficienti, con la previsione dell'istituzione di un fondo per i non autosufficienti, con il potenziamento del sistema dei servizi per l'infanzia, in modo particolare degli asili nido, con il rafforzamento del fondo per le politiche sociali e con l'impegno ad affrontare seriamente la questione ormai drammatica dell'accesso alla casa, per i giovani in modo particolare.
Infine, anche sullo sviluppo, la risoluzione parlamentare definisce meglio, rispetto al DPEF, qual è la direzione dell'intervento del Governo nella futura leggePag. 28finanziaria. In primo luogo, definendo come metodo generale per le politiche di sviluppo quello della programmazione, attraverso la predisposizione di un piano di investimenti pubblici, in particolare nel Mezzogiorno, ed anche attraverso la predisposizione di strumenti di fiscalità di vantaggio e di credito di imposta per le aree svantaggiate. Un rilancio economico del sistema produttivo del nostro paese non è, infatti, possibile se non si affronta con decisione la questione meridionale, l'esigenza di un nuovo modello di sviluppo nelle terre del nostro sud. Inoltre, la riconversione ambientale, a partire dal rispetto integrale del protocollo di Kyoto, diventa finalmente un impegno cogente per il Governo italiano.
Quindi, con la risoluzione finale, il DPEF torna ad incorporare quello spirito fortemente riformatore che era presente nel programma dell'Unione. In tale programma, più ancora che su strumenti ed obiettivi di tipo quantitativo, la politica economica e sociale è orientata verso obiettivi di qualità, verso un nuovo modello di sviluppo fondato sulla giustizia sociale e sulla riconversione ambientale del nostro sistema produttivo. Ora ci aspetta la sfida più difficile, tradurre tali intenti, così ambiziosi, in fatti ed atti concreti già con la prossima legge finanziaria, che dovrà ispirarsi non solo al Documento di programmazione economico-finanziaria, ma anche alle integrazioni ed ai chiarimenti che sono contenuti nella risoluzione parlamentare che oggi approveremo.
Affrontiamo questa sfida difficile ed ambiziosa sin da subito con il metodo del dialogo e della partecipazione democratica, coinvolgendo preventivamente in una discussione aperta anzitutto le forze di maggioranza e, poi, confrontandoci direttamente ed efficacemente con i soggetti sociali. Infatti, la rinascita economica, sociale e morale...

PRESIDENTE. Concluda, deputato Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Concludo, signor Presidente.
Stavo dicendo che la rinascita economica, sociale e morale del paese sarà possibile solo con una grande apertura del Governo e del Parlamento verso i movimenti, i soggetti sociali e la società civile (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa mattina avevo apprezzato molto la presenza del ministro Padoa Schioppa in aula, perché mi sembrava importante quale segnale di attenzione nei confronti del Parlamento. Purtroppo, devo riconsiderare l'inizio del mio discorso, perché vedo che il ministro Padoa Schioppa tale attenzione non ce l'ha. È giunto stamattina ma, dopo il suo intervento, ha preferito sicuramente altri impegni, e ciò devo dirlo e mi dispiace, perché non fa parte di quell'educazione istituzionale che tutti i ministri e tutti i membri del Parlamento dovrebbero avere.
Detto questo, nella precedente legislatura ho svolto la funzione di relatore sulla legge finanziaria e la complessità e la difficoltà di gestire l'esame parlamentare di un provvedimento tanto articolato quale la legge finanziaria, voglio precisarlo, non ci deve far trascurare l'importanza del DPEF, che della legge finanziaria fissa le premesse.
Continuerò il mio discorso rivolgendomi al ministro, come se fosse in aula. Volevo dirle, signor ministro, che spesso, nelle audizioni in Commissione bilancio, ci ha già ricordato più volte di non essere un politico, ma un tecnico. Bene, signor ministro, credo che nel suo intervento di questa mattina ciò si evinceva benissimo. Lei, infatti, dovrebbe sapere che non è compito dell'opposizione fissare i numeri dei saldi da raggiungere nell'attuale legislatura, ma è invece uno stretto compito del Governo. Peraltro, il cardine della nostra risoluzione è la bassa crescita e non, come nel Documento di programmazionePag. 29economico-finanziaria, la compressione della spesa.
Questa mattina siamo in presenza di un appuntamento di carattere strategico, un appuntamento al quale non si può mancare, vista la grande necessità di ritrovare la strada di una crescita più consistente per la nostra nazione. Proprio la consapevolezza e l'importanza dell'occasione offerta dall'esame del DPEF mi induce a dichiarare con assoluta chiarezza, signor ministro, la totale insoddisfazione delle mio gruppo nei confronti del suo Documento. Infatti, siamo di fronte ad un'occasione che abbiamo assolutamente perso!
Questo difetto del Documento da lei predisposto, signor ministro, è tanto più grave perché si tratta del primo DPEF del nuovo Governo e della nuova maggioranza, che avrebbe dovuto predisporre un DPEF di legislatura.
Siamo tutti convinti del fatto che il primo obiettivo che dovrebbe ispirare l'azione del Governo è il sostegno dello sviluppo. Tale convinzione appartiene a tutti, tranne al Governo che, invece, ha focalizzato quasi tutta la sua attenzione sulla parte relativa al risanamento dei conti pubblici. Quella del risanamento credo sia una specie di ossessione per il Governo e soprattutto per lei, ministro Padoa Schioppa. Appena insediato, lei ha denunciato con forza una presunta drammaticità della situazione finanziaria del paese, che sarebbe stata addirittura più grave rispetto ai conti del 1992. Si è poi affidato alle cure di autorevoli studiosi estranei, a quelli che dovrebbero essere gli organismi che istituzionalmente dovrebbero affrontare la materia per quantificare il maggiore deficit.
Dopo aver suscitato, quindi, un grande allarme generale e provocato i mercati finanziari nonché le autorità comunitarie, il ministro ci ha spiegato che, grazie ai suoi buoni rapporti con le autorità europee, è riuscito ad evitare gravi danni, senza neanche porre in essere una vera manovra correttiva per l'anno 2006. A questo punto, ci si chiede se le autorità comunitarie fondino le loro decisioni sui rapporti di amicizia e di consuetudine personale oppure - come ovviamente dobbiamo ritenere - sui dati oggettivi. È evidente che l'allarme e la drammatizzazione sui conti pubblici che hanno contrassegnato l'avvio dell'attività di questo Governo non erano fondate su validi argomenti. Se non conoscessi il rigore morale del ministro Padoa Schioppa, dovrei pensare che mentiva sapendo di mentire!
Più in generale, il DPEF delinea una strategia che potrebbe creare una situazione di assoluta incertezza e di precarietà, nella quale si priverebbero gli italiani della speranza di un futuro di maggiore benessere e di una maggiore ricchezza. Si preannuncia, invece, al paese un lungo percorso di sacrifici, di tagli drastici delle spese, di ridimensionamento della spesa sociale, di aumento delle tasse e dei contributi, a partire anche dal ticket per le spese sanitarie. Ciò senza alcuna contropartita, senza avvertire nemmeno l'esigenza - che lei, signor ministro, invece sente molto fortemente - di apparire a livello internazionale come il «signor no», per incassare il riconoscimento per una politica volta esclusivamente al rigore. Questo, signor ministro, certamente potrà giovare alla sua immagine, ma rischia di produrre gravi danni al paese che, a causa di una politica recessiva, potrebbe subire l'intercettazione di quella crescita che sta avvenendo in tutti i paesi dell'euro.
La visione della politica finanziaria come politica di mero contenimento, che non apprezza e non valuta le priorità, non è in grado di perseguire alcuna iniziativa, se non quella della riduzione del deficit. Tale politica può ricondursi al fatto che lei, signor ministro, è il ministro del controllo della spesa e non il ministro della politica economica e finanziaria di questo Governo.
Il suo DPEF - mi dispiace dirlo - è una cornice, ma senza colori e senza nemmeno una tela. È davvero convinto, signor ministro, che la sua credibilità sia sufficiente ad evitare il rischio di alimentare un diffuso conflitto sociale per una politica che rischia di scontentare tutte le categorie produttive, imprenditori, professionisti, ma anche lavoratori dipendenti?Pag. 30Ne è convinto? Crede davvero di poter mettere in campo una riforma del sistema pensionistico, una riforma delle professioni, una riduzione della spesa sanitaria, una diminuzione di trasferimenti agli enti territoriali e della spesa per i pubblici dipendenti, in nome, e solo esclusivamente, del massimo rigore finanziario? Ne è davvero convinto? O piuttosto non rischiamo, così facendo, di deprimere i consumi, di bloccare quelli che dovrebbero essere i nuovi investimenti e scoraggiare il recupero, da parte delle nostre imprese, della capacità di competere veramente sui mercati internazionali?
Vorrei che lei riflettesse su questo: l'esperienza degli anni passati, e non soltanto dell'Italia, ma dei grandi paesi europei, dimostra che senza tassi di crescita consistenti è più difficile, se non impossibile, il risanamento della finanza pubblica e, soprattutto, la realizzazione delle riforme strutturali. D'altra parte - è sotto gli occhi di tutti -, anche gli Stati Uniti d'America dimostrano che non ci possono essere tassi di sviluppo consistenti senza una forte domanda pubblica che privilegi le spese produttive, in grado di generare gli effetti moltiplicativi sull'economia.
Questo è quanto dovevo dire in merito al suo Documento di programmazione economico-finanziaria. Vorrei inoltre sottolineare che ci ha molto sorpreso la terza risoluzione che è stata presentata dall'Italia dei Valori, dal ministro Di Pietro, che fa esplodere - non soltanto stamattina, ma come sempre - le grandi contraddizioni che ci sono nel centrosinistra. Quando c'è un Governo che non è d'accordo sulla politica estera e sulla politica economica, questo è inevitabilmente fonte di preoccupazione per il paese.
Avrei molto apprezzato - e concludo - un discorso diverso, da parte del ministro, di riqualificazione della spesa pubblica, piuttosto che di una sua generale compressione. Temo che il Governo in questo modo si privi della possibilità di incidere sugli andamenti dell'economia, se non addirittura - paradossalmente - che possa determinarne l'ulteriore indebolimento.
Questi sono i motivi per cui annuncio il voto contrario del gruppo di Alleanza Nazionale sul Documento di programmazione economico-finanziaria e la piena adesione, invece, alla proposta di risoluzione a prima firma dell'onorevole Alberto Giorgetti (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casero. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO. Nell'esprimere il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sulla risoluzione Alberto Giorgetti n. 6-00003 e contrario sulla risoluzione di maggioranza Ventura n. 6-00004, permettetemi di svolgere alcune considerazioni in merito a questo Documento di programmazione economico-finanziaria.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 12,15).

LUIGI CASERO. Innanzitutto, il Governo ha finalmente abbandonato le polemiche strumentali su un presunto «buco» di bilancio - che poi non si è mai riscontrato - e ha pensato di presentare un Documento di programmazione economico-finanziaria basato su obiettivi molto ambiziosi. Il ministro - purtroppo adesso è uscito dall'aula - è venuto in Commissione e ci ha detto che il Documento punta al risanamento, alla crescita e all'equità. Qualsiasi economista sa benissimo quanto sia difficile unire un'azione di risanamento ad una di crescita, in quanto solitamente il risanamento è legato ad un'azione recessiva, mentre una crescita allo sviluppo della spesa.
Unire questi due obiettivi a quello dell'equità ci sembra una cosa impossibile, tant'è vero che il DPEF si dedica solamente al risanamento. E, checché ne dica il ministro, in tale Documento sono posti degli obiettivi di crescita al di sotto di quelli europei; tutto ciò dimostra quanto quello della crescita non sia uno degli obiettivi di questo Governo.Pag. 31
Anche sul risanamento siamo molto preoccupati, perché quella attuale è una maggioranza molto disomogenea, che dipende molto dalle forze politiche estreme e che sulla politica economica non è sicuramente in grado di svolgere un'azione di risanamento seria. Una tale azione, infatti, prevederebbe di agire sulla spesa strutturale, sul taglio di alcuni gangli fondamentali della spesa pubblica - l'ha detto lo stesso ministro - come, ad esempio, il pubblico impiego, la sanità, la spesa degli enti locali, gli sprechi della spesa ministeriale - voi per primi avete aumentato il numero dei ministeri - e le pensioni.
Noi ci chiediamo come questo Governo potrà intervenire su questi settori, quando già parti importanti della propria maggioranza hanno detto che tali settori non si toccano. Alla fine, tutta la vostra azione di risanamento sarà svolta solo sul lato delle entrate: voi aumenterete le entrate e lo farete nel modo più semplice possibile, aumentando cioè le tasse, imponendo nuove tasse ai cittadini, adottando, quindi, una politica fiscale che condurrà ad un aumento della pressione fiscale. Purtroppo, bloccherete quel processo, iniziato dal Governo Berlusconi, di riduzione fiscale che ha portato il nostro paese ad avvicinarsi, in termini di pressione fiscale, agli altri paesi europei. Purtroppo, voi non interverrete sull'IRAP e sulla riduzione della pressione fiscale che grava sui singoli cittadini.
Voi non avete previsto nessuna azione per favorire la crescita del paese. Questo DPEF allontanerà, in termini di crescita, l'Italia dagli altri paesi europei. Purtroppo, con questi due obiettivi, uno reale e uno mancato, porrete in essere un'azione di equità che non è simile a quella che vorremmo noi. Noi riteniamo che l'obiettivo dell'equità debba essere raggiunto facendo crescere i redditi più bassi, facendo diventare i poveri un po' più ricchi, facendoli avvicinare al ceto medio. Voi prevedete - e lo avete dichiarato sui vostri quotidiani - di intraprendere un'azione opposta, cioè cercherete di fare impoverire il ceto medio per farlo avvicinare ai più poveri.
Riteniamo che ci siano delle azioni precise di politica economica che potrebbero portare il nostro paese alla crescita. Innanzitutto occorre, come abbiamo detto, privilegiare l'obiettivo della crescita, cercando di agganciare il ciclo italiano a quello europeo. Ciò potrebbe avvenire cercando di intervenire in modo più morbido nel rapporto deficit-PIL. A questo proposito, in sede europea, proprio perché avevate dichiarato di essere molto considerati in quella sede, potevate contrattare un livello di rientro di quel rapporto un po' più lento, in modo da investire un po' di più sullo sviluppo.
Riteniamo che voi avreste dovuto cercare di valorizzare i punti di forza del nostro paese - l'ingegno, la creatività, la tipicità, la qualità, il design, l'innovazione -, cose queste che hanno sempre reso forte l'Italia ma che voi non avete inserito in questo Documento di programmazione economico-finanziaria.
Noi riteniamo che si debbano confermare le norme adottate nel corso della precedente legislatura in tema di flessibilità del mercato del lavoro. Crediamo, inoltre, che si debbano realizzare delle vere liberalizzazioni. In questi giorni, con la vostra politica, invece, avete colpito categorie poco protette, che sicuramente non intervengono sul futuro sviluppo del paese: 3 mila tassisti in più a Milano e a Roma non cambiano lo scenario del paese! Dovevate intervenire nei settori del trasporto ferroviario, dei servizi pubblici locali, dell'energia, dei servizi ambientali, della previdenza integrativa, nei rapporti fra lavoratori e organizzazioni sindacali, ed aumentare la concorrenza del mondo bancario e finanziario. Queste sono le vere liberalizzazioni che noi vi chiediamo! Queste sono le liberalizzazioni che noi proponiamo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)! Voi non siete stati in grado neanche di liberalizzare il mercato dei tassisti.
Dovevate proseguire sulla strada della riduzione della pressione fiscale complessiva, e dovevate proseguire anche con le opere infrastrutturali già avviate nella precedente legislatura. Non possiamo far sìPag. 32che il nostro paese perda il contatto con l'Europa e rimanga escluso dai grandi corridoi europei.
Dobbiamo prevedere - non l'avete fatto in questo Documento di programmazione economico-finanziaria - una politica di dismissioni dell'attivo patrimoniale per ridurre il debito pubblico, una politica di privatizzazioni che favorisca la costruzione di grandi gruppi industriali italiani e non di monopoli italiani pronti a svendere tale posizione di monopolio ad altri paesi stranieri (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Dobbiamo considerare il Mezzogiorno una risorsa del paese, voi ne avete parlato pochissimo in questo Documento di programmazione economico-finanziaria. Riteniamo che lo sviluppo del Mezzogiorno sia una delle forze che ci permette di andare in Europa e di tenerci legati all'Europa stessa.
Sono queste le azioni che servono al paese, che deve crescere in tutte le sue componenti, un paese formato sì da grandi imprese e grandi gruppi finanziari, a cui voi avete prestato molta attenzione, ma anche da piccoli e medi imprenditori che tutti i giorni lavorano nelle proprie aziende e che girano il mondo per vendere i propri prodotti; da artigiani che ogni giorno cercano di attivarsi con nuove inventive per soddisfare i propri clienti; da professionisti che hanno un rapporto molto diretto con i propri clienti e che li aiutano anche nei momenti di bisogno; da lavoratori dipendenti che lavorano giorno dopo giorno nelle proprie imprese e sperano nel loro successo per garantirsi un futuro migliore; da commercianti che cercano di piazzare i propri prodotti nel modo migliore garantendosi un rapporto con i clienti; dal popolo del volontariato e da quello delle libere iniziative: tutti costoro devono partecipare al progetto di crescita di questo paese, non essere penalizzati, come voi state facendo con i primi provvedimenti assunti.
È un paese che vuole libertà - una parola che forse vi è sconosciuta - che in questo campo è libertà economica, sociale, di iniziativa; vuole meno vessazioni e controlli. Voi volete un paese vessato e controllato! Questa è una parte del paese che voi state sottovalutando, ma senza la sua spinta, quella del popolo delle libertà, difficilmente questo paese tornerà a crescere (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Siamo convinti di dover fare con questi cittadini un grande patto per il futuro. Con tutta questa Italia unita possiamo ridare forza alla nostra nazione e assicurare quella crescita che voi non siete in grado di offrire (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe deputati, l'orizzonte quinquennale del Documento di programmazione economico-finanziaria che ci accingiamo a votare ha fornito e fornisce l'occasione per un confronto politico di ampio respiro sulle direttrici principali che il Governo intende seguire per raggiungere e tenere insieme tre obiettivi molti ambiziosi: crescita, risanamento, equità.
L'altezza della sfida è resa esplicita nella lettera con cui il presidente Prodi e il ministro Padoa Schioppa hanno accompagnato il provvedimento, laddove ricordano che manovra correttiva e DPEF puntano a «sbloccare un vero e proprio intreccio perverso nel quale si è venuta a trovare l'economia italiana dopo avere accumulato, a partire dalla metà degli anni Novanta, un ritardo di crescita che ha accentuato sia l'instabilità macroeconomica sia il disagio sociale». Il Governo dunque non si presenta al Parlamento e agli italiani semplicemente denunciando il fallimento delle scelte del precedente esecutivo. Certamente, vorrei dire ai colleghi del centrodestra, quel fallimento c'è e non va taciuto!
Ai ritardi strutturali del sistema economico e produttivo italiano, alle debolezze infrastrutturali del paese, alle sfide nuove rappresentate dalla globalizzazionePag. 33dei mercati, il centrodestra ha creduto di poter rispondere in maniera ideologica, indicando la strada di una mera riduzione delle politiche pubbliche, invocando dazi e chiusure protezionistiche - altro che libertà, onorevole Casero! -, agitando la bandiera della riduzione generalizzata delle tasse. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: crescita vicina allo zero, diminuzione della produttività e della competitività economica, aumento della precarietà e delle disparità sociali, mentre la pressione fiscale complessiva non è diminuita e la spesa pubblica ha ricominciato a crescere a ritmi pericolosamente sostenuti.
Il quadro delle grandezze finanziarie macroeconomiche che il Documento di programmazione economico-finanziaria ci presenta è fortemente critico; l'eredità che il centrosinistra raccoglie è senza dubbio pesante. È un bene che il paese sappia la verità, che le classi dirigenti, a tutti i livelli, nella politica, nel mondo dell'impresa e dei lavori, nei territori, si misurino con la dimensione reale della sfida che abbiamo dinanzi.
Quanto il Governo sta proponendo con il Documento di programmazione economico-finanziaria è un traguardo molto ambizioso, che può essere raggiunto se matura, nel paese, la consapevolezza diffusa di un'impresa che, tutti insieme, possiamo condurre al successo. Il punto centrale di questa impresa è la necessità di far ripartire la crescita.
Modernizzazione delle infrastrutture, materiali ed immateriali, e regole finalizzate a creare maggiore concorrenza sui mercati; riqualificazione del sistema produttivo, in termini di miglioramento degli assetti organizzativi, di diffusione delle nuove tecnologie e di accelerazione del processo di internazionalizzazione; interventi sulla fiscalità e di incentivazione automatica volti ad accrescere la produttività ed a diminuire i costi di produzione, in particolare del lavoro: le tre linee di intervento indicate dal Documento di programmazione economico-finanziaria a sostegno dello sviluppo appaiono chiare e convincenti. L'Italia ha grandi risorse, imprenditoriali, culturali, umane e territoriali; non si tratta di sostituire la mano pubblica al ruolo ed alle capacità degli attori economici: serve una scossa affinché tali risorse si mobilitino in maniera coordinata all'interno di una strategia volta innanzitutto ad aumentare l'occupazione e la produttività, cause specifiche della bassa crescita italiana.
I ritardi nelle dinamiche della crescita economica, uniti a politiche del centrodestra che hanno certamente avuto il segno dell'iniquità sociale, hanno prodotto nuove aree di disagio ed hanno aumentato le disparità. Un'accelerazione della crescita è indispensabile per generare le risorse necessarie ad aumentare il benessere generale e, soprattutto, a realizzare un'efficace azione di redistribuzione a vantaggio delle classi più deboli. Anche a tale riguardo, nel Documento di programmazione economico-finanziaria si evidenzia una novità rilevante rispetto al recente passato; l'obiettivo di una maggiore equità viene connesso strettamente alle politiche di sviluppo, in coerenza con la strategia di Lisbona. Ecco, dunque, che i principali provvedimenti previsti nell'arco della legislatura - un quadro di interventi che va dalla conciliazione tra vita lavorativa e familiare alle misure a sostegno del reddito, alla qualificazione ed estensione dei servizi per l'infanzia e per le persone non autosufficienti, al rilancio della politica per la casa e alla promozione delle pari opportunità e dei diritti - disegnano una strategia di contrasto alla povertà, di valorizzazione del capitale umano, di innovazione del sistema di protezione sociale nella direzione della flessibilità delle prestazioni e dell'equità sostanziale tra i cittadini e della sussidiarietà.
Stesso segno di innovazione e di equità hanno i primi provvedimenti che il Governo ha promosso per quanto riguarda le politiche del lavoro, dalla circolare sui call center alla riduzione del cuneo fiscale, chiaramente finalizzate ad incentivare il lavoro stabile e a contrastare precarietà e insicurezza.
In questa cornice, il risanamento dei conti pubblici, indicato con grande serietà e nettezza nel Documento di programmazionePag. 34economico-finanziaria, non è in alcun modo separabile dalle misure di sviluppo e di equità. Il controllo della dinamica della spesa pubblica, la riduzione del deficit ed il rispetto dei parametri europei, l'obiettivo di vedere nuovamente crescere l'avanzo primario non sono altro rispetto alle politiche di cui sin qui abbiamo parlato.
Liberare risorse per politiche che, da un lato, sostengano la crescita, l'innovazione, la qualificazione del sistema produttivo italiano e, dall'altro, consentano di garantire misure di protezione e di promozione sociale all'altezza delle domande articolate e crescenti degli individui e delle famiglie è un imperativo assoluto.
Spingere sul pedale dello sviluppo, certamente, è un modo per accrescere la ricchezza complessiva del paese e far affluire nuove risorse nel bilancio dello Stato. È del tutto evidente, tuttavia, che non sarà possibile fare affidamento esclusivamente su un aumento delle entrate derivante da una ripresa della crescita. È sulla base di questa illusione e avvalendosi di una certa varietà di artifizi finanziari, che il Governo precedente ha, in realtà, lasciato correre la spesa pubblica e consumato irresponsabilmente l'avanzo primario.
Per queste ragioni, con onestà e rigore, il Governo indica nel DPEF i grandi settori di spesa pubblica - sistema pensionistico, sanità, amministrazioni pubbliche, finanza degli enti decentrati - sui quali si dovrà esercitare una particolare attenzione già con la prossima legge finanziaria.
Il dibattito parlamentare ha aiutato a chiarire il tema all'ordine del giorno. Non stiamo parlando genericamente di tagli, ma di scelte in grado di tenere sotto controllo l'andamento di questi grandi comparti di spesa, di impedire che crescano più velocemente del PIL: ridurre inefficienze, squilibri interni, duplicazioni. Certamente, il tema è molto delicato, perché, se pensiamo in particolare a pensioni e sanità, riguarda settori che interessano la vita concreta di milioni di cittadini.
Il tratto dell'equità torna dunque come un vincolo delle scelte anche complesse che saremo chiamati a compiere con la legge finanziaria: garantire i livelli essenziali di assistenza sanitaria, anche ipotizzando forme di compartecipazione dei cittadini e delle famiglie sulla base delle capacità economiche; puntare a portare in equilibrio il sistema previdenziale, attenuando gli effetti iniqui del cosiddetto scalone ed intervenendo contemporaneamente sull'avvio della previdenza complementare; costruire le condizioni per un patto di stabilità interno tra Stato, regioni ed enti locali...

PRESIDENTE. La prego...

MARINA SERENI. ... rilanciando un rapporto di collaborazione - concludo, Presidente - con il sistema delle autonomie territoriali; puntare su un regime di tassazione più equo, attraverso una determinata e sistematica lotta all'evasione e all'elusione fiscale, recuperando progressività nell'imposta sui redditi, anche ripensando il cosiddetto secondo modulo della legge Tremonti, restituendo il fiscal drag, distinguendo sempre meglio tra attività speculative da quelle produttive, semplificando complessivamente il sistema.

PRESIDENTE. La prego di concludere...

MARINA SERENI. Sto per concludere.
Più mercato, più politiche pubbliche, più innovazione: così si può sintetizzare la direzione di marcia che il Governo di centrosinistra presenta al paese con il DPEF e con la manovra correttiva che ieri sera è stata approvata dal Senato. Per garantire questa linea, sarà necessario il coraggio delle riforme. Riforme nel senso dell'apertura alla concorrenza, della qualità dello sviluppo, dell'equità sociale e territoriale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno.
Abbiamo visto in queste settimane attorno al cosiddetto decreto Bersani con quante resistenze e pigrizia occorrerà misurarsi. Sarà necessario tenere la barraPag. 35ferma (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...

PRESIDENTE. La prego...

MARINA SERENI. Ascoltare, negoziare, discutere e concertare; alla fine, decidere nell'interesse generale dei cittadini. Abbiamo vinto le elezioni, promettendo non i miracoli ma la serietà (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...

PRESIDENTE. Ma per favore...

MARINA SERENI. Mi resta da leggere soltanto una riga, Presidente.

PRESIDENTE. Lo faccia, ma anche lei conosce il tempo!

MARINA SERENI. Abbiamo posizionato l'asticella: è alta e per superarla dobbiamo fare appello alle migliori energie del paese. Una cosa è certa vogliamo saltarla e non passarci sotto (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Carta. Ne ha facoltà.

GIORGIO CARTA. Signor Presidente, signor ministro, trovo difficoltà nell'esprimere un giudizio compiuto su un provvedimento ove le linee di principio sono coerenti con i valori cui la politica del Governo si ispira negli obiettivi di risanamento e di sviluppo, ma in cui non si esplicitano con sufficiente chiarezza gli strumenti di attuazione.
Ritengo positivo il rilancio del metodo della concertazione, in discontinuità con l'operato del precedente Governo, nonché il richiamo all'etica della responsabilità nella gestione della spesa pubblica ed il perseguimento dell'obiettivo di una equa redistribuzione del reddito, tenendo conto che vi è stato un impoverimento del paese, specie a carico delle classi più deboli.
Devono essere indicate con maggiore precisione, inoltre, le modalità di intervento e le priorità...

PRESIDENTE. La prego di concludere...

GIORGIO CARTA. La selettività degli interventi finalizzati a rilanciare la competitività...

PRESIDENTE. La prego di concludere!

GIORGIO CARTA. Signor Presidente, chiedo allora che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, condivido pienamente l'obiettivo del risanamento della finanza pubblica fissato nel Documento di programmazione economico-finanziaria, e sarei felice di vedere raggiunti i livelli del saldo primario e dell'indebitamento indicati dal ministro dell'economia e delle finanze nel suo DPEF.
Il problema che ho già sollevato nel corso del dibattito, e che intendo riproporre nuovamente all'Assemblea, è che il Documento di programmazione economico-finanziaria 2007-2011, così come esso è strutturato, non consentirà, nel corso dei prossimi anni, di realizzare i risultati prefissati. Non lo consentirà perché la crescita economica prevista dal Governo è insufficiente non soltanto per conseguire, ad esempio, gli obiettivi di piena occupazione e di sviluppo del Mezzogiorno, ma anche in rapporto al risanamento dei conti pubblici ed alla realizzazione di una maggiore equità sociale.
È chiaro, infatti, che in un sistema economico che non cresce le difficoltà diPag. 36procedere al risanamento dei conti pubblici ed al conseguimento dell'equità sono notevolmente maggiori. Il Governo incontrerà enormi difficoltà, non avendo calcolato bene la crescita...

PRESIDENTE. La prego di concludere...

GIORGIO LA MALFA. ... nel perseguimento dei propri obiettivi.
Ricordo che oggi il professor Spaventa, autorevole economista, scrive su la Repubblica che quella del Governo è una missione impossibile. Credo che Spaventa abbia ragione...

PRESIDENTE. La prego, deputato La Malfa!

GIORGIO LA MALFA. La ringrazio, signor Presidente.
Il tempo dirà se la maggioranza o il ministro entreranno in difficoltà, ma uno dei due incontrerà certamente problemi entro breve tempo (Applausi dei deputati dei gruppi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Musi. Ne ha facoltà.

ADRIANO MUSI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire a titolo personale per dichiarare la mia astensione dalla votazione sulla risoluzione Ventura ed altri n. 6-00004...
Una voce: Tempo!

PRESIDENTE. Vi prego di non richiamare al rispetto dei tempi all'inizio di un intervento; in ogni caso, come si vede, sono in grado di garantirlo.
Prego, deputato Musi, può proseguire il suo intervento.

ADRIANO MUSI. La ringrazio, signor Presidente.
La mia astensione dalla votazione sulla risoluzione presentata dalla maggioranza è motivata dal fatto che sono in discussione non i saldi del Documento di programmazione economico-finanziaria, ma la veridicità delle cifre in esso indicate e la priorità degli interventi strutturali.
È l'ordine degli addendi che, all'interno del DPEF, ci preoccupa: mi riferisco alla comprensione dei traguardi sociali che si vogliono raggiungere nel quinquennio. È la politica, attraverso i sui valori ed i suoi contenuti, a dover mettere ordine nelle priorità relative ai capitoli dello sviluppo e del risanamento finanziario.
Crediamo, insomma, che si tratti di verificare, con certezza ed in maniera approfondita, tutto ciò che è contenuto in tale Documento, al fine di garantire sicurezze in ordine al segno distintivo di quell'equità...

PRESIDENTE. La prego di concludere...

ADRIANO MUSI. ... che viene evocata a più riprese, ma che, all'interno dello stesso DPEF 2007-2011, non trova misure coerenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagliarini. Ne ha facoltà.

GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto, affinché essa rimanga agli atti.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, veramente non ho chiesto di intervenire a titolo personale (Commenti). Ho chiesto la parola per precisare una posizione in ordine ad una risoluzione presentata.

Pag. 37

PRESIDENTE. Prego, deputato D'Ulizia, ha facoltà di parlare.

LUCIANO D'ULIZIA. Tuttavia, non riuscirò a farlo in un minuto (Commenti)...

PRESIDENTE. Deve farlo, grazie!

LUCIANO D'ULIZIA. Dovrei illustrare nell'arco di un solo minuto le ragioni alla base della presentazione di una risoluzione?

PRESIDENTE. La informo che ha esaurito il tempo a sua disposizione: pertanto, o lo fa in un minuto, oppure rinuncia ad intervenire.

LUCIANO D'ULIZIA. Allora rinunzio a parlare, signor Presidente (Commenti)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Ventura ed altri n. 6-00004, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 552
Votanti 550
Astenuti 2
Maggioranza 276
Hanno votato
302
Hanno votato
no 248).

Risultano conseguentemente precluse le restanti risoluzioni presentate.

Sull'ordine dei lavori (12,41).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Moroni. Ne ha facoltà.

CHIARA MORONI. La ringrazio Presidente. Vorrei far presente all'Assemblea che si sta verificando una situazione estremamente incresciosa, rispetto alla quale occorrerebbe fare una riflessione. C'è una categoria di professionisti, quali i farmacisti, che legittimamente stanno manifestando a Roma contro il decreto Bersani, circondati dalla Polizia, non dico in assetto da sommossa ma quasi, evidentemente ritenuti più pericolosi dei no global, ai quali invece in questo paese si inneggia (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)!
Tutte le categorie, sia professionali sia non professionali, giustamente e legittimamente hanno sempre potuto accedere, per manifestare, alla zona antecedente Montecitorio, tanto è vero che questa mattina i panificatori, i quali legittimamente contestano il decreto Bersani, ma pure l'Italia dei Valori - rispetto alla quale faremo altre riflessioni -, che sta manifestando contro un provvedimento proposto dalla maggioranza, stanno davanti a Montecitorio.
Allora non vedo per quale motivo i farmacisti non debbano poter accedere all'area davanti a Montecitorio [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista]!
Vorremmo inoltre stigmatizzare il fatto che il Governo si rifiuti, nella persona del ministro Bersani, di ricevere una categoria, rispetto alla quale sta presentando un decreto che modifica sostanzialmente il sistema. Chiedo quindi alla Presidenza che la Camera incalzi il Governo perché riceva le categorie professionali e perché le stesse possano accedere davanti a Montecitorio per manifestare.Pag. 38
Mi scusi Presidente e concludo: noi speriamo di continuare a vivere in un paese libero, non in un regime! Noi speriamo che tutte le categorie possano liberamente manifestare ed abbiano gli stessi diritti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani)!

PRESIDENTE. Il Governo, essendo presente in aula, ha ascoltato la sua osservazione. Garantiremo tutti insieme che si continui a vivere in un paese libero.
Come si vede, non si tratta di interventi sull'ordine dei lavori; tuttavia sono interventi che descrivono situazioni che meritano interesse.
Ha chiesto di parlare il deputato Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Mi dispiace contraddirla, signor Presidente, ma il mio intervento è sull'ordine dei lavori. Quindi non so lei come può presupporre...

PRESIDENTE. Da quanto è stato detto; naturalmente parlo per ciò che è accaduto, non per ciò che accadrà.

LUCA VOLONTÈ. Comunque non è questo il contenzioso. Le sto per chiedere un'altra cosa (Commenti), oltre a condividere quello che ha detto il deputato Moroni. Anche perché c'è poco da urlare, signori: nella scorsa legislatura a chiunque manifestava è stata fornita acqua minerale, vettovagliamento (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Quindi lasciamo perdere queste polemiche, che voi conoscete esattamente come le conosciamo noi, visto che quel vicepresidente oggi è ministro ed oggi è in aula!
Le voglio chiedere invece, Presidente Bertinotti, per il rispetto che si deve a questo Parlamento e alle Commissioni competenti, per come si è concluso il dibattito in tarda notte ieri sera al Senato sul decreto Bersani e per come si è inteso concluderlo, legittimamente, da parte del Governo con un voto di fiducia (il che potrebbe creare il presupposto che il provvedimento, arrivato alla Camera, possa così ricevere identico trattamento), se non voglia considerare l'ipotesi, che io le sottopongo a nome del mio gruppo, ma immagino anche a nome di tanti altri deputati, di consentire che si disponga del tempo, minimo, per poter approfondire tale provvedimento, perché i tempi che sono stati forniti a diverse Commissioni per approfondire e poter esprimere il loro parere sono assolutamente sproporzionati rispetto al testo attuale ed anche rispetto ad un secondo elemento: le anticipazioni dei giornali sul testo che si conosceva prima della votazione della fiducia riguardavano, infatti, un contenuto completamente diverso da quello attuale. Quindi ora c'è un testo diverso, votato con la fiducia ieri sera a notte tarda (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Le comunico che stiamo convocando per domani mattina la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, anticipandola rispetto a quella prevista per venerdì.
Ciò in modo da poter esaminare il problema dei nostri lavori e da garantire alla Camera dei deputati tutto il tempo necessario per affrontare l'argomento che lei ha evidenziato.

LUCA VOLONTÈ. Non è una risposta! Domani mattina si votano i pareri (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro): Spostate la Commissione!)!

PRESIDENTE. Domani mattina alle ore 11 è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo. Le Commissioni possono differire l'espressione del loro parere aPag. 39seguito di quanto deciso nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che esaminerà l'intero percorso.
Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, credo sia in linea con il nostro regolamento, per un evento che colpisce l'opinione pubblica, rivolgerci al Presidente della Camera, nonostante siano presenti alcuni ministri, stante la situazione di emergenza e prima che la stessa possa degenerare, perché ritengo che questo sia il luogo giusto per sollevare con forza la questione già richiamata dalla collega Moroni.
Al momento vi sono diverse migliaia di cittadini che sono tenuti chiusi in una piazza - piazza Barberini - e a queste persone si vieta di uscire da quella piazza e di promuovere un corteo (mi sembrano persone civili e responsabili) per manifestare quello che loro ritengono negli interessi della loro categoria.
Onorevole Presidente, credo che lei possa intercedere presso il Presidente del Consiglio, come Presidente della Camera, e presso il ministro dell'interno affinché una delegazione della categoria che sta manifestando possa essere ricevuta da un esponente del Governo. In tal modo, si eviterebbe, onorevole Presidente, che una manifestazione possa degenerare. La Camera ha il dovere di impedirlo, per quanto di sua competenza.
Quindi, la pregherei di intercedere presso il Presidente del Consiglio e il ministro dell'interno.

PRESIDENTE. Vi prego...

TEODORO BUONTEMPO. Quella manifestazione è stata annunciata, pubblicizzata e comunicata. Non sono previste autorizzazioni, ma solo comunicazioni all'autorità.

PRESIDENTE. Chiedo a tutti voi una qualche collaborazione. La Presidenza, specie su un argomento così delicato, continua a dare la parola, ma faccio notare che ciò è inusuale, perché il tema è già stato trattato. Siccome, tuttavia, non voglio intervenire polemicamente, vorrei ricordare che siamo in un frangente eccezionale, che vede Roma ospitare una Conferenza internazionale (Commenti). Tuttavia...

IGNAZIO LA RUSSA. Che c'entra?

PRESIDENTE. Se ci mettiamo su questo terreno, potete farlo tranquillamente, tanto chi parla non teme certo confronti sul tema della libertà di manifestazione (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dei Comunisti Italiani e dell'Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

ANTONELLO IANNARILLI. Perché quelle di Di Pietro si possono fare?

PRESIDENTE. Siccome su questo argomento sono state svolte le argomentazioni necessarie, la Presidenza della Camera si adopererà presso i responsabili delle Forze dell'ordine affinché, compatibilmente con una manifestazione internazionale, sia garantito il massimo delle possibilità di dispiegamento. Rinnovo l'invito al Governo a dare la possibilità di un incontro con la delegazione della categoria.
Ha chiesto la parola - che, se è sull'ordine dei lavori, gli verrà concessa - il deputato Alemanno. Se non è su questo argomento, che consideriamo chiuso, prego...

GIOVANNI ALEMANNO. Mi scusi, signor Presidente, vorrei intervenire proprio su questo argomento...

PRESIDENTE. No, la prego, veramente non è possibile! Ho dato la parola a due deputati sullo stesso argomento e lo abbiamo concluso. Così, davvero, non si può lavorare, vi prego! Al termine della seduta, se si vorrà, si proseguirà nella discussione di questo argomento...

Pag. 40

Votazione per l'elezione di nove membri effettivi e nove membri supplenti in rappresentanza della Camera alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e dell'UEO (ore 12,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di nove membri effettivi e nove membri supplenti in rappresentanza della Camera alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e dell'UEO.
Ricordo che, a norma dell'articolo 2 della Carta dell'Assemblea dell'Unione dell'Europa occidentale, i membri della delegazione parlamentare presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa compongono anche la delegazione parlamentare presso l'Assemblea dell'Unione dell'Europa occidentale.
Secondo quanto previsto dall'articolo 56, comma 3, del regolamento, la votazione, che si svolgerà a scrutinio segreto, avrà ad oggetto la seguente lista - in distribuzione presso i tavoli dei commessi - predisposta dal Presidente in base alle designazioni dei gruppi. Membri effettivi: Claudio Azzolini, Silvio Berlusconi, Lorenzo Cesa, Elena Cordoni, Piero Fassino, Dario Franceschini, Alì Rachid Khalil, Roberto Maroni, Marco Zacchera. Membri supplenti: Italo Bocchino, Margherita Boniver, Pietro Marcenaro, Donato Mosella, Andrea Rigoni, Dario Rivolta, Francesco Saverio Romano, Sabina Siniscalchi, Giacomo Stucchi.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla lista proposta dal Presidente.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 547
Votanti 531
Astenuti 16
Maggioranza 266
Voti favorevoli 469
Voti contrari 62).

Proclamo pertanto eletti i membri effettivi e i membri supplenti indicati nella lista predisposta dal Presidente.
Prendo atto che il deputato Mellano non è riuscito a votare.
Vi è una richiesta di parola per richiamo al regolamento del deputato Buontempo: vorrei sapere se l'intervento è stato già svolto precedentemente, oppure se si tratta di una richiesta ulteriore.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, desidero intervenire sull'ordine del lavori e per richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Secondo l'ordine del giorno della seduta odierna, alle ore 15 è previsto lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. Signor Presidente, sono le ore 13 e credo che, ai fini di un ordinato andamento dei nostri lavori, i colleghi deputati abbiano il diritto di sapere come si intenda proseguire.
Siamo disponibili a lavorare in qualunque ora del giorno e della notte e tutti lo sanno. Tuttavia, onorevole Presidente, poichè si stanno concatenando una serie di argomenti all'ordine del giorno e alle ore 15 è previsto, in maniera non rinviabile, lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, vorrei avere una sua comunicazione, affinché tutti i colleghi sappiano quale sarà l'andamento dei nostri lavori nel corso della giornata.

PRESIDENTE. Si procederà ora al seguito della discussione della proposta di legge n. 525 concernente la concessione di indulto, il cui esame proseguirà fino alle 14 circa. La seduta sarà poi sospesa fino alle ore 15. Dalle ore 15 alle 16,30 si svolgeranno le interrogazioni a risposta immediata e dalle 16,30, come recita l'ordine del giorno, proseguirà la discussione della proposta di legge sulla concessione dell'indulto.

Pag. 41

Seguito della discussione della proposta di legge: Buemi ed altri: Concessione di indulto (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 1 e 3 della proposta di legge n. 525, deliberato dall'Assemblea il 18 luglio 2006) (A.C. 525-bis); e delle abbinate proposte di legge: Jannone; Boato; Boato; Forlani ed altri; Giordano ed altri; Capotosti ed altri; Crapolicchio ed altri; Balducci e Zanella (A.C. 372-662/bis-663/bis-665/bis-1122/bis-1266/bis-1323/bis-1333/bis).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Buemi ed altri: Concessione di indulto; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati: Jannone; Boato; Boato; Forlani ed altri; Giordano ed altri; Capotosti ed altri; Crapolicchio ed altri; Balducci e Zanella.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo unico della proposta di legge ed il relatore ed il Governo hanno espresso il parere.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 525-bis ed abbinate)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico della proposta di legge, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - 525-bis ed abbinate sezione 1).
Colleghi, dobbiamo passare alla votazione degli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forlani. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, vorrei esprimere il mio apprezzamento nei confronti del provvedimento nel suo complesso e, pertanto, sono contrario agli emendamenti soppressivi dell'articolo 1.
Ritengo che le drammatiche condizioni delle nostre carceri, dovute al sovraffollamento, alla vetustà e all'incapienza degli edifici che ospitano i nostri istituti di pena, abbiano raggiunto livelli veramente allarmanti. Ritenendo che la funzione autentica della pena sia quella rieducativa e di reintegrazione sociale, non vedo come, nelle attuali condizioni, sia possibile realizzare questa attività di recupero che richiede, soprattutto, percorsi personalizzati.
Ho visitato diverse carceri nel nostro paese, conosco, quindi, il valore del lavoro degli operatori, degli assistenti, degli psicologi che, tra grandi difficoltà, sostengono il gravoso compito di assistenza e di educazione, ma, pur con tutto il valore ed il sacrificio, è difficile ottenere in queste condizioni di vita e ambientali risultati positivi.
Si è opposto al provvedimento di clemenza il concetto di sicurezza, l'idea che ne verrebbe pregiudicata la sicurezza dei cittadini; tuttavia, credo che, se manteniamo le condizioni carcerarie nello stato di degrado attuale, andiamo a pregiudicare la sicurezza, perché, rendendosi irrealizzabile il progetto di rieducazione, facilmente chi ritorna in libertà non è ancora maturo per reintegrarsi pacificamente, senza commettere nuovi reati.
Naturalmente, questa forma di indulto è un primo passaggio e, pertanto, va apprezzato; è un primo sforzo del legislatore che però non è sufficiente. Sono previste solo cause di esclusione oggettiva e non soggettiva dal beneficio. Trovo un po' difficile stabilire che alcuni reati debbano considerarsi maggiormente odiosi ed altri meno. Ritenevo che fosse più giusto un criterio soggettivo, accordandolo a chi avesse già dimostrato segnali di recupero e di ravvedimento.
Capisco, tuttavia, che si è trattato del massimo punto di compromesso possibile e lo apprezzo, appunto, come massimo sforzo possibile in questa fase. Il mio auspicio è che non ci si fermi qui e che si predispongano, successivamente, nuove soluzioni, soprattutto per migliorare le condizioniPag. 42di vita nelle carceri, per costruire nuovi istituti e per rivedere anche il sistema di erogazione delle pene.
Insomma, considero il provvedimento come un primo segnale, un primo passaggio importante per consentire che all'interno degli istituti di pena si possa finalmente dare avvio a quel lavoro di recupero ed anche di aiuto alle persone, ad una popolazione che versa in una condizione di sofferenza (Applausi di deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, abbiamo la consapevolezza che gli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90 sono interamente «ablativi» del testo di legge in esame: se fossero accolti, tutto l'impianto cadrebbe. È questa l'unica ragione per la quale annuncio il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori: esso equivale ad un voto contrario al testo in esame, come finora congegnato. Se, poi, nel prosieguo dell'esame, dovessero intervenire cambiamenti radicali, ci riserviamo, naturalmente, di valutarli.
Ho precisato questa nostra posizione perché noi siamo d'accordo con i presentatori dei predetti emendamenti soltanto sul risultato che si intende perseguire: dai colleghi ci separano, com'è noto - essi lo sanno benissimo, non è una novità -, ragioni ideologiche e politiche. In modo particolare, noi crediamo nella cultura della rieducazione carceraria; crediamo nel fatto che il carcere debba essere l'ultima ratio; crediamo nel diritto penale minimo; crediamo che le sofferenze della gente debbano essere ridotte al minimo. Perciò, tutti sanno che noi saremmo favorevoli ad un indulto ed alla scarcerazione di 12 mila persone in una situazione di sovraffollamento. Tuttavia, abbiamo da lamentare diverse cose che adesso chiarirò, rivolgendomi soprattutto agli alleati di Governo, per spiegare, ancora una volta, le ragioni della nostra contrarietà al provvedimento di clemenza in esame.
Noi abbiamo proposto agli alleati di Governo un diverso percorso. Abbiamo proposto, in aderenza al programma dell'Unione, di esaminare una proposta di legge che prevedesse l'abrogazione delle norme inique (che contribuiscono in maniera rilevante alla carcerazione) e, contestualmente, di una che contemplasse norme che potessero rappresentare un'alternativa alla detenzione. Il percorso da noi delineato non è stato accettato e, per noi, questo è uno «strappo» al programma dell'Unione, uno «strappo» che non abbiamo capito. Invero, poiché si sarebbe potuto ottenere il medesimo effetto attraverso un diverso percorso, e poiché si sarebbe potuto conseguire il risultato di un indulto attraverso le scarcerazioni, evitando, nel contempo, che altre persone finissero in carcere, non comprendiamo perché, da parte dell'Unione, degli altri partiti alleati, si sia preferito insistere nel braccio di ferro.
Evidentemente, l'obiettivo non era solo quello di ottenere l'effetto di una deflazione carceraria, ma ve n'erano altri.
L'obiettivo era probabilmente quello di rivolgere il condono e l'indulgenza anche a persone che niente avevano a che fare con il sovraffollamento penitenziario.
Oggi il segretario del maggiore partito dell'Unione dice che il Governo dovrebbe specificare quali sono le leggi inique che intende abrogare. Vorrei svolgere alcune brevissime considerazioni: innanzitutto, questo è un percorso che si può fare in Parlamento, come è avvenuto per l'indulto. In secondo luogo, vorrei ricordare che abbiamo già presentato una proposta di legge in questo senso, la n. 1342, che prevede esattamente l'abrogazione di leggi iniquamente incriminatrici nonché numerose alternative alla detenzione. Non abbiamo capito perché l'argomento venga affrontato adesso e non sia stato, invece, oggetto di decisione prima.
A noi dispiace che in questo percorso accelerato si sia preferito stringere un'alleanza con coloro i quali nella precedente legislatura venivano contestati proprio per le leggi ad personam e per le leggi inique.Pag. 43Con loro oggi si è stabilito un patto, invece che con noi che ci siamo presentati insieme...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FEDERICO PALOMBA. ...per sconfiggere quella cultura.
Signor Presidente, ci siamo presentati per avere un colpo di spugna su quella cultura? Il colpo di spugna è sbagliato, Presidente: è andato al di là e ha finito per lavare tutti i reati dei soliti potenti, di ieri e di oggi (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, noi Comunisti Italiani voteremo contro l'emendamento in esame. Riteniamo la legge sull'indulto una legge giusta ma, nel contempo, riteniamo il testo licenziato dalla Commissione ancora perfettibile, ed i nostri emendamenti vanno in questa direzione. Si tratta, cioè, di escludere dall'indulto i reati contro la pubblica amministrazione, i reati societari ed i reati fiscali, stante l'evidente pericolosità sociale ed il rilevante disvalore etico e morale degli stessi; in buona sostanza, si tratta di escludere i furbi. Ciò senza considerare che l'opinione pubblica negli ultimi anni si è sentita aggredita e violentata dai poteri forti che hanno tutelato i corruttori, coloro che effettuavano i falsi in bilancio ed i grandi evasori.
Crediamo che un atto di clemenza sia doveroso, ed i dati forniti dall'amministrazione penitenziaria sono in tal senso indicativi. Nel contempo, non possiamo e non vogliamo concedere un salvacondotto ai criminali con i colletti bianchi, ovvero ad alcuni famigerati personaggi che hanno corrotto, hanno dissimulato e hanno evaso le tasse. Riteniamo che l'indulto debba riguardare i settori più marginali della società: una massa di soggetti senza diritti - quali i tossicodipendenti e gli immigrati clandestini - che affolla le carceri per effetto di una cattiva legislazione, quindi, ad esempio, la legge Bossi-Fini e la ex Cirielli. Tale legislazione, in questi anni, ha puntato essenzialmente al generale inasprimento delle pene senza porsi il problema di un reinserimento sociale dei detenuti.
Va da sé che riteniamo che una norma di clemenza giusta e doverosa sarà certamente migliore se da detta norma saranno esclusi i reati societari, i reati fiscali ed i reati contro la pubblica amministrazione. Quando parlo di reati societari intendo, ad esempio, le false comunicazioni sociali in danno delle società, dei soci e dei creditori (vedi caso Parmalat). Quando parlo di reati fiscali intendo, ad esempio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di documenti per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, la dichiarazione infedele, l'omessa dichiarazione, l'emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, l'occultamento o la distruzione di documenti contabili, la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Ovviamente, per i reati contro la pubblica amministrazione ritengo superfluo qualsiasi commento.
Pertanto, affinché i soliti furbi non si avvantaggino a danno degli onesti e, in generale, della collettività, noi voteremo «no» agli emendamenti in esame, ma sin da ora chiediamo l'approvazione dei nostri emendamenti e voteremo quelli che, proposti da altre forze politiche, andranno nella medesima direzione (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale ha proposto l'emendamento 1.6, interamente soppressivo dell'articolo, perché riteniamo che un indulto così come concepito non possa avere il nostro voto e non possa, a nostro avviso, diventare legge dello Stato. Avevamo fatto un'apertura importante alle forze politiche che ritengono, lecitamente, che sia possibile intervenirePag. 44anche con un indulto per affrontare soprattutto la questione carceraria.
Con un documento approvato da Alleanza Nazionale...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di consentire l'ascolto di questo intervento.

IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, signor Presidente.
Con un documento approvato da Alleanza Nazionale, dicevo, avevamo sottolineato la necessità che all'indulto si unissero un provvedimento che destinasse risorse all'edilizia carceraria ed altri provvedimenti che prestassero attenzione alle vittime dei reati. Se è vero che nessuno deve «toccare Caino», infatti, crediamo sia necessario rivolgere attenzione ad «Abele» e non, invece, creare uno squilibrio soltanto nella direzione opposta. Abbiamo chiesto che non si applicasse l'indulto ai recidivi e che si applicasse, invece, soltanto a coloro che avessero scontato almeno un terzo della pena. Nessuna di queste condizioni è stata recepita dall'attuale maggioranza. Il voto contrario sull'indulto da parte di Alleanza Nazionale, quindi, diventa inevitabile e il voto favorevole sull'emendamento soppressivo ne è la logica conseguenza.
Nell'annunziare il voto favorevole su questo emendamento interamente soppressivo dell'articolo unico, colgo anche l'occasione per precisare quale sarà il comportamento di Alleanza Nazionale nel corso dei lavori relativi a questa proposta di legge. Abbiamo notato che è in atto qualcosa che a noi sembra un gioco delle parti. Non so se l'onorevole Di Pietro sia presente all'interno dell'aula, in questo momento, ma lo sono rappresentanti autorevoli del suo movimento. Mi scuserà: ho sempre mantenuto con lui un buon rapporto ma, in queste ore, non so più dove cercarlo, se tra i banchi dei parlamentari o tra i banchi dei ministri, che dice di avere lasciato (Commenti)... In parte si è dimesso e in parte no... Mi ricorda un'altra storia: peccato che non esista una toga da parlamentare, altrimenti se la sarebbe tolta e la avrebbe nuovamente indossata in quest'aula, in pubblico, come fece in un'altra occasione (Commenti)...! Lo dico bonariamente, onorevole Di Pietro, con simpatia.
Non riteniamo possibile che questo gioco delle parti continui. Con il suo gruppo parlamentare, onorevole Di Pietro, lei sta manifestando una avversione, legittima, a questo provvedimento. Voglio ricordarle che questa non è la prima legislatura nella quale ci si occupa di amnistia e di indulto. Nella scorsa legislatura, infatti, il provvedimento fu sollecitato in maniera ancora più forte. Poiché le condizioni per approvarlo, allora come ora, non si manifestarono agli occhi di Alleanza Nazionale, il nostro gruppo parlamentare sostenne con la propria maggioranza, senza bisogno di manifestazioni e senza necessità di ostruzionismi, che non era possibile sottoporre quel provvedimento all'esame dell'Assemblea. Se una forza politica ha peso nella propria maggioranza, dispone di tutti gli strumenti - oggi sono previste le votazioni sul DPEF e sul cosiddetto decreto Bersani - non per minacciare fittizie dimissioni ma per rimarcare che si fa parte o meno di una maggioranza a seconda che le proprie impostazioni siano o non siano seguite.
Onorevole Di Pietro, noi crediamo che non sia il caso di favorire questo gioco delle parti e nel prosieguo dei lavori voteremo a favore soltanto dei nostri emendamenti. Non ci interessa la logica del «questo sì e quello no», la logica secondo la quale a questo si applica e a quell'altro non si applica e secondo la quale l'indulto si applica al rapinatore o al responsabile di un assalto a mano armata in una villa, e non si applica ad un reato contro la pubblica amministrazione. Non ci stiamo a questa logica degli amici e dei nemici!
Voteremo a favore soltanto dei nostri emendamenti e ci asterremo, non parteciperemo al voto sugli altri emendamenti, perché si capisca chi è che vuole bocciare l'indulto e chi, invece, fa solo un gioco delle parti (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

Pag. 45

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo a personale, il deputato Cirielli, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Intervengo, signor Presidente, soltanto per aggiungere la mia dichiarazione personale di voto contrario, senza volere svolgere una valutazione di tipo pregiudiziale. Vorrei chiedere ai numerosi colleghi della sinistra, che agiscono semplicemente spinti dal problema del sovraffollamento carcerario, che cosa c'entrino le pene pecuniarie, che cosa c'entrino i reati contro la pubblica amministrazione e che cosa c'entri il problema delle pene accessorie. Mi riferisco a tante persone, tra cui Pisapia, Cento, Buemi e Boato, che, nella scorsa legislatura, avevano proposto emendamenti per escludere dal beneficio le pene interdittive accessorie temporanee, così come tutti i reati contro la pubblica amministrazione. È un vero e proprio colpo di spugna, di cui le persone serie della sinistra dovrebbero vergognarsi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, sarò brevissimo. Ovviamente, preannunzio il voto contrario dei Verdi sugli identici emendamenti di Alleanza Nazionale e della Lega che intendono sopprimere l'intera proposta di legge al nostro esame.
Mi rivolgo con molto rispetto nei confronti del collega Palomba, che ha parlato a nome dell'Italia dei Valori. Credo che sia assolutamente inaccettabile chiamare in causa il Governo in una vicenda che, per Costituzione - articolo 79, piaccia o no piaccia, quello è l'articolo -, prevede che un provvedimento di indulto o di amnistia sia approvato dai due terzi dei componenti la Camera. Quindi, costituzionalmente, questo è un provvedimento che non può che avere caratteristiche di tipo parlamentare e, costituzionalmente, non può che essere oggetto di una convergenza tra gruppi della maggioranza e gruppi dell'opposizione.
Collega Palomba, lei si lamenta che vi è una convergenza con alcuni gruppi dell'opposizione, come è costituzionalmente doveroso se si vuole far approvare l'indulto. A me dispiace che lei voti insieme ad Alleanza Nazionale ed alla Lega che per tutti questi anni sono state assolutamente contrarie a qualsiasi misura di clemenza e di umanità in materia di pena (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e dei Popolari-Udeur)! È legittimo che lei lo faccia - e che voi lo facciate, onorevoli colleghi dell'Italia dei Valori -, ma mi permetta di dire che forse è un po' più politicamente scandaloso il vostro comportamento che non quello di coloro che cercano di applicare la Costituzione e trovare le opportune convergenze parlamentari al riguardo.
Noi voteremo convintamente contro questi due identici emendamenti, della Lega e di Alleanza Nazionale, pur se condivisi dall'Italia dei Valori, la qual cosa ci dispiace (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, de L'Ulivo e dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, abbiamo presentato, come Lega Nord, questo emendamento soppressivo per ribadire, ancora una volta con chiarezza e senza equivoci, il nostro voto contrario su questo provvedimento di indulto. Siamo contrari all'indulto, perché contrari a provvedimenti generalizzati di clemenza. Riteniamo, infatti, tali provvedimenti contrastanti con alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico e con alcuni principi fondamentali dello Stato di diritto. Lo abbiamo ribadito ieri, negli interventi in aula. Gli sconti di pena contrastano con il principio dell'effettività e della certezza della pena per cui chi subisce una condanna deve scontare tale condanna fino in fondo.
Questo provvedimento di indulto - ho ascoltato gli interventi dei colleghi miPag. 46hanno preceduto - mina e minaccia davvero profondamente anche la sicurezza dei cittadini. Non possiamo accettare il teorema che le carceri sovraffollate, come ha detto qualcuno, farebbero incrudelire i detenuti attualmente presenti nei nostri penitenziari. Questa non è una motivazione per giustificare un provvedimento di indulto che rappresenta una vera, autentica resa dello Stato! Lo Stato dice: non sono in grado di risolvere con altri mezzi il problema del sovraffollamento dei nostri penitenziari e, allora, cosa faccio? Scarico la responsabilità, scarico il problema sui cittadini onesti, sulle vittime dei reati.
Onorevoli colleghi, certo vi sono i problemi dei detenuti sui quali sicuramente la Lega è sensibile. Infatti, onorevole Boato, il nostro non è certo un atteggiamento, come lei lo ha definito, politicamente disumano. Noi rifuggiamo lo stereotipo della Lega dalla «faccia feroce» e ribadiamo una posizione, che è sempre stata coerente: se dobbiamo scegliere, stiamo dalla parte di Abele, piuttosto che dalla parte di Caino. Stiamo dalla parte dei cittadini onesti che hanno paura oggi, che ci chiedono maggiore sicurezza; stiamo dalla parte delle vittime dei reati, che si sentirebbero, da un provvedimento come questo, due volte offesi, offesi nel momento in cui subiscono il reato ed offesi quando vedono che lo Stato, che dovrebbe tutelarli, con una pena - certo - che deve tendere anche alla rieducazione del condannato, se ne «lava le mani» e rimette in libertà chi ha commesso reati, rimette in libertà i loro aguzzini. Vorremmo parlare anche di quelle vittime dei reati che sono silenti ed, ancora una volta, ignorate da quest'Assemblea, non tenute in considerazione.
Sono altre le strade: lo diciamo all'assente ministro Mastella. Lo abbiamo visto girare nei penitenziari, esprimersi in favore di provvedimenti di amnistia e di indulto, e dispiace che egli non sia presente in aula. Forse deve ancora smaltire i postumi del matrimonio del figlio e di quella grande festa che c'è stata (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur)!
Avremmo voluto che fosse qui, coerente, per esprimere la sua posizione e per dirci con chiarezza quali sono i veri provvedimenti che ci consentirebbero di risolvere una volta per tutte il problema del sovraffollamento delle carceri.
Il ministro Castelli aveva proposto di costruire nuovi penitenziari; ne sono stati avviati nove. Il precedente Governo dell'Ulivo ne aveva chiusi ben quindici. Abbiamo proposto di procedere sulla strada delle sanzioni alternative alla detenzione, lasciando quest'ultima come estrema ratio.
Vede, signor Presidente - lei è sensibile a questo tema come la forza politica a cui appartiene -, nella precedente legislatura, se non vi fosse stata la Lega, sarebbero ancora in vigore norme del codice penale che punivano con il carcere i reati di opinione, la libertà di espressione, che è garantita dall'articolo 18 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)! Ed è ancora previsto il carcere per la diffamazione a mezzo stampa!
Ma, evidentemente, questi problemi non si vogliono affrontare e si preferisce prevedere questo sconto di pena. Mi rivolgo all'onorevole Di Pietro: siamo contrari a tutti i colpi di spugna, ma non ci sono solo i reati dei colletti bianchi! Questa, ministro Di Pietro, è una sua battaglia politica, che sta utilizzando per assicurarsi una maggiore visibilità politica. Non so se lei, in questo momento, sia «congelato» o meno, ma voglio dirle che, come noi siamo contrari ai colpi di spugna per quei tipi di reati, siamo anche contrari a rimettere in libertà gli assassini e i rapinatori.
Ho sentito dire che, con questo provvedimento di indulto, uscirebbero dal carcere semplicemente i poveracci. Non sono poveracci: sono persone che hanno commesso reati gravi! Di questo indulto beneficeranno - e questi sono i dati allarmanti - 6.152 detenuti che hanno commesso omicidi. La vita non è forse il bene fondamentale? E di fronte a ciò prevediamoPag. 47uno sconto di tre anni a chi ha commesso un omicidio, magari al mostro che ha massacrato Tommaso, quel bambino per il quale tutti noi abbiamo pianto? Di questo ci dobbiamo vergognare e scandalizzare e non dei colletti bianchi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Naturalmente il nostro gruppo - come già anticipato dall'onorevole Forlani - esprimerà un voto contrario sugli emendamenti in esame. Tuttavia, vorrei riprendere un giusto ragionamento svolto dall'onorevole La Russa, sul quale non abbiamo soffermato adeguatamente la nostra attenzione. Mi riferisco alla logica delle esclusioni.
La logica delle esclusioni è la logica di una classe politica debole, che non ha il coraggio di assumersi la responsabilità di una scelta di fronte al paese e che cerca di accarezzare l'opinione pubblica e di compiacerla rassicurandola con una serie di esclusioni, rischiando di emanare un provvedimento che non ha né capo né coda.
Tra l'altro, poiché in quest'aula sono rappresentate diverse sensibilità sociali - infatti, ciascuno di noi proviene dalla propria storia personale -, non troveremo mai un'intesa seria procedendo secondo la logica delle esclusioni.

ANTONIO BORGHESI. Tempo!

PIER FERDINANDO CASINI. Su questo ha ragione l'onorevole La Russa: dobbiamo riflettere sul fatto che un provvedimento del genere o si fa con coraggio, assumendosi le proprie responsabilità o, se si agisce secondo la logica del minor danno perché si ha la coscienza sporca, si darà vita ad un provvedimento che sicuramente non produrrà i risultati positivi che molti auspicano (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati di Alleanza Nazionale, de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Ovviamente, ribadiamo il nostro voto favorevole, anche per rispondere a quello che ha detto l'onorevole Boato, al quale mi permetto di dire che non voglio ricevere alcuna lezione di etica o di morale. Qui non si tratta di umanità, ma di capire veramente qual è la risposta che diamo ad un problema importante come quello delle carceri, all'importantissima questione della lungaggine dei processi dei tanti detenuti e cittadini in attesa di giudizio. Pensavamo che si potesse arrivare a questo appuntamento con una risposta più positiva ed importante da dare al paese, non un semplice colpo di spugna. Noi pensavamo, ad esempio, che si potesse arrivare qui con la riforma del codice penale e con proposte serie sul rilancio del piano sulle nuove carceri.
Avete voluto - come ha detto giustamente adesso il presidente Casini - presentare un provvedimento che è imbarazzante, per i compromessi che ha dovuto in qualche modo raggiungere. Crediamo che questa non sia una risposta ai gravi problemi che noi riconosciamo esistere in questo settore, nel nostro paese. Tuttavia, onorevole Boato, non ci serve nessuna lezione di morale o di etica, perchè noi siano «umani», ma crediamo che il provvedimento in esame non fornisca le soluzioni giuste.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Presidente, ovviamente il gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista voterà contro gli emendamenti di Alleanza Nazionale e della Lega Nord, ma soprattutto contro quelli dei forcaioli giustizialisti dell'Italia dei Valori, perché l'indulto non è merce di scambio. L'atto di clemenza e di giustizia erga omnesPag. 48non deve essere barattato con regole ed eccezioni palesemente costruite per colpire Tizio, Caio o Sempronio, quindi contra personam. Il motivo che non possiamo nascondere è che proviamo vergogna per il giudizio che l'Europa dà del nostro sistema carcerario e della nostra giustizia: le condanne dell'Italia da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo per violazione degli articoli 5 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (rispettivamente, diritto alla libertà e alla sicurezza e diritto ad un equo processo) sono centinaia, ivi comprese le infrazioni derivanti da tutto il sistema di leggi speciali e di detenzione. La Commissione europea dei diritti dell'uomo ha accolto in più di qualche occasione il ricorso di detenuti che, durante la loro carcerazione, erano stati più volte malmenati, sottoposti a perquisizioni fisiche e umilianti, torturati attraverso la compressione dei testicoli. La Corte di Strasburgo ha risparmiato all'Italia per un solo voto di scarto (9 a 8) l'onta della condanna per tortura. È stato fatto rilevare tecnicamente che il nostro paese è un delinquente abituale per il comportamento che assume nelle aule di giustizia e nei processi.
Un'ultima considerazione volevo rivolgerla agli amici di Alleanza Nazionale. Dico loro, con la serenità che mi contraddistingue, di ricordarsi che abbiamo già avuto delle amnistie importanti: quella del 22 giugno 1946, ad esempio, è storica. Essa è passata alla storia come l'«amnistia Togliatti», perché portava la firma dell'allora segretario del PCI, ministro della giustizia. Venne varata venti giorni dopo il referendum sulla scelta tra Repubblica e Monarchia, in clima di pacificazione nazionale. Ne beneficiarono infatti tutti coloro che erano rimasti compromessi con la Repubblica di Salò e anche con i delitti dell'immediato dopoguerra. Portò alla scarcerazione di 11.800 detenuti politici, ivi compresi volgari assassini; tra costoro, c'erano anche quelli che avevano somministrato l'olio di ricino ai miei genitori. Eppure, noi abbiamo rispettato questa amnistia, perché era importante la pacificazione, e ancora adesso non si riesce a capire perché bisogna continuare in quest'aula ad essere dei volgari giustizialisti. Bisogna rispettare chiunque, come noi abbiamo rispettato chiunque: è così che si diventa italiani! E bisogna esserlo anche in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forgione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORGIONE. Signor Presidente, colleghi deputati, noi voteremo contro questi emendamenti perché crediamo giusto (e lo abbiamo creduto già nella passata legislatura) approvare una misura di clemenza e ci siamo impegnati a realizzarla. È davvero strano che alcuni gruppi parlamentari, che hanno contestato addirittura lo stralcio delle disposizioni in materia di amnistia dal provvedimento sull'indulto, oggi sostengano - come ho sentito poc'anzi - che avrebbero preferito una misura più complessa e completa, fino ad arrivare alla riforma del codice dell'ordinamento giudiziario.
Noi siamo impegnati oggi a realizzare una misura di clemenza - l'indulto - e a riproporre subito l'amnistia collocandola all'interno della riforma del codice penale, il cui iter è già avviato in Commissione.
Pensiamo sì, davvero, ad un diritto penale minimo. Pensiamo alle pene alternative e alla depenalizzazione. Per questo, sappiamo bene che l'indulto è solo un primo passo, un provvedimento parziale. Proprio per questo motivo, ne cogliamo in questo momento il valore. È stato detto che fra qualche mese, fra qualche anno, vi sarà il rischio di riempire nuovamente le carceri, ma è vero anche che nessun intervento strutturale sarebbe possibile con gli attuali numeri della popolazione carceraria. Noi abbiamo bisogno, oggi, di una bonifica del carcere subito e di una riforma del codice penale in tempi ravvicinati.Pag. 49
I poveri, i tossicodipendenti, gli immigrati - so che la collega della Lega Nord Padania proprio su questo aspetto non è d'accordo - sono i soggetti fruitori dell'indulto. Sappiamo bene anche che si versano tante lacrime di coccodrillo, e le versano coloro i quali, attraverso una campagna di stampa, stanno creando un allarme ingiustificato nell'opinione pubblica. Noi diciamo: nessun colpo di spugna! Nessuna pacificazione con la stagione della corruzione e di Tangentopoli! Del resto, i dati forniti dallo stesso Governo - e ciò lo dico, in particolare, ai colleghi del gruppo dell'Italia dei Valori - sono palesi: in carcere vi sono circa 67 o 68 carcerati che hanno commesso quelle tipologie di reato. Noi parliamo, invece, di 12 mila persone che oggi sono in soprannumero. L'articolo 27 della Costituzione stabilisce che le pene debbono tendere alla rieducazione, invece le condizioni inumane in cui vive una umanità dolente nelle carceri sono un sovrappiù di pena che non è tollerabile per nessun paese civile.
Per questo siamo impegnati in queste ore a realizzare, in tutti i modi possibili, la maggioranza più larga per giungere all'approvazione del provvedimento di indulto. Vogliamo quindi respingere questa campagna di bugie. Colleghi, e lo diciamo anche ad alcuni parlamentari del centrosinistra, proprio perché abbiamo contestato le leggi ad personam, oggi non vogliamo che si approvino leggi contra personam, ma vogliamo, al contrario, approvare un provvedimento di indulto che riguardi la generalità delle pene e non dei reati. Su questi ultimi noi siamo impegnati a costruire poi l'amnistia.
Con questo spirito, noi lavoreremo in queste ore, lo ripeto, affinché si raggiunga la più larga maggioranza possibile, che ci consenta un esito positivo su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de L'Ulivo e de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente sia per confermare il voto contrario del gruppo dell'Ulivo sugli identici emendamenti in esame, sia per fare qualche rapida considerazione sull'intervento svolto poc'anzi dal collega Casini.
Non vorrei che si iniziasse ad affrontare il voto su questo importante provvedimento in una logica tradizionale di ipocrisie e di posizioni equivoche. Noi abbiamo a cuore la necessità dell'indulto perché abbiamo a cuore la necessità e l'importanza di riportare la legalità nelle carceri, la legalità costituzionale e l'umanità della pena. I dati a questo riguardo sono terribilmente eloquenti. Dobbiamo parlare di questi dati e dovremmo parlare, meglio di quanto non si faccia, anche dei dati relativi all'azione e al programma per il recupero di nuove carceri. Su quest'ultimo tema il sostegno del Parlamento è spesso episodico e condizionato da convenienze del momento.
Tuttavia, devo dire che quella che viene proposta dal collega Casini (o indulto per tutti o non si capisce bene cos'altro), contestando il regime delle esclusioni, è una logica che non accettiamo. Dobbiamo tenere insieme umanità della pena e certezza della stessa per i cittadini, legalità nelle carceri e legalità fuori dalle carceri. Quella in tema di sicurezza per noi è una politica centrale nell'azione di governo ed anche nella nostra visione della società.
Perciò, il regime delle esclusioni è difficile da definire in via convenzionale, perché vi sarà sempre qualcuno che dirà che un determinato reato rientra in un più forte ed ampio allarme sociale ed altro ancora: è questo il terreno delle responsabilità, onorevoli colleghi, quello della responsabilità convenzionale, cioè di una intesa da classe dirigente, che ad un tempo si faccia carico della legalità nelle carceri e dei sacrosanti diritti dei cittadini a vedere l'azione dello Stato a protezione della propria sicurezza.
L'esclusione di taluni reati di particolare allarme sociale è assolutamente giustificato, come lo sarebbe ad esempio quella dei reati di estorsione e di usura,Pag. 50che per il momento non sono ancora esclusi dal provvedimento di indulto in esame, perché per tali reati lo Stato investe anche risorse a sostegno dei comitati antiracket, che si sviluppano sul territorio al fine di contrastare l'illegalità. Ed è abbastanza assurdo francamente che, da una parte, si sostenga l'azione contro il crimine e contro il racket delle estorsioni e, dall'altra, quest'Assemblea conceda un indulto di tre anni per quegli stessi reati.
È proprio questo il terreno della scelta, lo dico non solo al collega Casini ma naturalmente a tutti noi: il regime delle esclusioni è esattamente la misura di un patto che facciamo per la legalità nelle carceri, per l'umanità della pena, ma anche per la sicurezza dei cittadini, per affermare che non abbiamo timore di porre al centro della nostra azione di governo le politiche per la sicurezza. Ritengo che sia questa la concezione che ha retto la nostra azione di governo e che sarà alla base anche del voto e della condotta dell'Unione (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, sarò molto breve. Anch'io intendo riferirmi alle cose dette dal collega Casini.
Presidente Casini, in tutti i decreti di amnistia e di indulto che sono stati approvati vi sono sempre state le esclusioni. Ritengo che lei abbia colto un punto - ed è per questo che intervengo -, che è quello di trovare un equilibrio ragionevole tra le finalità dell'indulto e il rapporto che tutti noi abbiamo e dobbiamo avere con la pubblica opinione e il sentimento dei cittadini.
Credo che su questo punto debba valere un principio di ragionevolezza. Come è stato detto prima, se escludiamo il sequestro di persona, ad esempio, o altri reati gravi, probabilmente anche l'estorsione andrebbe esclusa, ma per un fatto di ragionevolezza.
Credo che insieme dovremmo, qui, al di là delle divisioni - credo però che nessuno sia favorevole agli estortori o agli usurai -, vedere come costruire un catalogo di esclusioni ragionevole e difendibile di fronte alle finalità che vogliamo raggiungere relativamente all'indulto e anche all'opinione pubblica, che potrebbe essere particolarmente allarmata nel vedere assenti alcune esclusioni.
Approfitto di questo intervento per segnalare alla Commissione ed al relatore, che hanno svolto un lavoro certamente difficile, se non sia il caso di riprendere, nella prima parte, la formulazione tradizionale dell'indulto, che non si applica ai reati, ma alle pene.

PRESIDENTE. La prego...

LUCIANO VIOLANTE. Concludo, Presidente. Nel testo, invece, avete scritto che l'indulto si applica ai reati, e questo può determinare qualche equivoco (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Comunisti Italiani). Se guardate le formulazioni tradizionali, dal 1950 in poi, si fa riferimento alle pene: sarebbe meglio, anche perché si eliminerebbe un equivoco, come nel riferimento fatto dalla collega Lussana ad un efferato omicidio.

PRESIDENTE. La prego di concludere!

LUCIANO VIOLANTE. Per quell'efferato omicidio è stato comminato l'ergastolo e per l'ergastolo non è previsto alcun tipo di indulto. Forse, quindi, mettere a punto questo aspetto, potrebbe servire ad evitare degli equivoci (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo perché gli onorevoli Mantini e Violante hanno richiamato le parole del presidente Casini il quale, naturalmente, non ha bisogno di interpreti autentici. Tuttavia, voglio ugualmente precisare quanto segue.Pag. 51
Ovviamente, nessuno vuole negare che il provvedimento rechi la previsione di fattispecie escluse dall'atto di clemenza; voglio piuttosto far notare che, se ciascuno propone di inserire nel catalogo delle esclusioni i reati che alla sua sensibilità personale sembrano più riprovevoli, sarà difficilissimo, poi, onorevole Mantini, trovare quel punto di equilibrio e di convergenza cui lei ci richiamava.
Mi pare si sia già svolto in Commissione quel lavoro istruttorio che ha portato a definire nel catalogo delle esclusioni un punto di equilibrio. Abbiamo quindi inteso esprimere la preoccupazione che, se si decidesse di riaprire la discussione su tale catalogo, ciascuno porti le sue sensibilità, cosicché il catalogo si amplierà a dismisura e, alla fine, il provvedimento sarà vanificato (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti...

ENRICO BUEMI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato relatore, invito i colleghi a manifestare l'intenzione di parlare prima che si passi alla votazione.
Ha facoltà di parlare, deputato Buemi.

ENRICO BUEMI, Relatore. La ringrazio, signor Presidente, ma purtroppo la questione posta poc'anzi dal collega Violante richiede una risposta in quanto il richiamo mi pare autorevole e certamente significativo.
Ebbene, nel definire le ipotesi cui è applicabile il provvedimento, è stata utilizzata la definizione che dell'indulto è data dalla Costituzione, la quale fa riferimento ai reati e non alle pene. Conseguentemente, non ritengo vi sia fonte più autorevole da richiamare a fondamento del nostro agire.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 560
Votanti 555
Astenuti 5
Maggioranza 278
Hanno votato
105
Hanno votato
no 450).

Prendo atto che l'onorevole Franci ha espresso erroneamente un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Il seguito dell'esame è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 13,43).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze):
S. 741. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale» (Approvato dal Senato) (1475) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), III, IV, VII, VIII, IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XI (ex articolo 73,Pag. 52comma 1-bis, del regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Nomina dei componenti della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO i deputati Francesco Bosi, Elettra Deiana, Piero Fassino, Giancarlo Giorgetti, Enrico La Loggia, Ignazio La Russa, Franco Monaco, Adriano Paroli e Valdo Spini.
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Delegazione i senatori Antonello Cabras, Furio Colombo, Aniello Formisano, Giulio Marini, Francesco Martone, Gustavo Selva, Stefano Stefani, Dino Tibaldi e Valerio Zanone.

Modifica nella composizione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro europea (INCE).

PRESIDENTE. Comunico di aver chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro europea (INCE) il deputato Elio Vito in sostituzione del deputato Franco Stradella, dimissionario.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata; alle 16,30 avrà luogo il seguito dell'esame, con votazioni, della proposta di legge in materia di concessione di indulto.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15,05.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi.

(Presunto avvio di lavori preliminari alla costruzione di una nuova base militare USA all'interno dell'aeroporto Dal Molin di Vicenza - n. 3-00153)

PRESIDENTE. Il deputato Galante ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00153 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

SEVERINO GALANTE. Signor Presidente del Consiglio, confido che vorrà rispondere in modo preciso ad alcune puntuali domande avanzate dai cittadini in merito al progetto di raddoppio della base militare americana di Vicenza.
Vorrei pertanto chiederle, in primo luogo, da quando il Governo italiano è a conoscenza di tale progetto. Le domando, in secondo luogo, se il suo Governo sa che, nell'area dell'aeroporto Dal Molin, sono già iniziati diversi lavori preparatori in attuazione del progetto in questione. Vorrei chiederle, inoltre, se sia vero, come è stato recentemente affermato in questa sede dai ministri Rutelli e Chiti, che il Governo italiano non ha mai stipulato alcun accordo formale con gli americani. Chi lo ha deciso, allora? Su quale fondamento giuridico?
In quarto luogo, vorrei segnalarle che sia il comune e la provincia di Vicenza, sia il Governo negano di aver autorizzato alcunché; tuttavia, la realizzazione del progetto americano sta procedendo. Debbo ritenere, allora, che vi siano aree del nostro paese sottratte alla sovranità nazionale?

PRESIDENTE. La prego di concludere...

Pag. 53

SEVERINO GALANTE. Infine le chiedo, signor Presidente del Consiglio, se il suo Governo intende far sospendere ogni lavoro preliminare in corso.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, in merito all'interrogazione testè illustrata, si precisa che non sono intervenuti fatti nuovi successivamente alle valutazioni precedentemente espresse sia in questa sede, il 31 maggio ed il 6 luglio, sia presso il Senato, in risposta ad uno strumento di sindacato ispettivo di analogo contenuto, il 13 luglio.
Intendo mettere in rilievo nella mia risposta, quindi, gli aspetti precedentemente evidenziati. Gli Stati Uniti hanno avanzato al precedente Governo la richiesta di poter utilizzare l'area in questione, in previsione della rimodulazione della già presente 173aAirborne Brigade, comprendente anche il trasferimento in loco di circa 1.600 uomini. La richiesta statunitense è finalizzata ad ottenere un'idonea sistemazione logistica di tutta la brigata in oggetto, parte della quale è tuttora localizzata in un altro paese.
In tale ambito, si sottolinea che il precedente Governo ha espresso la disponibilità a tale concessione, rinviando tuttavia la definizione dell'operazione ad uno specifico piano di transizione (al momento in elaborazione), nel contesto dell'accordo tecnico che governa l'uso delle infrastrutture dell'area di Vicenza.
È, pertanto, in sede di definizione del predetto piano (in relazione al quale ricordo essersi già tenuta a Roma, il 6 luglio ultimo scorso, una prima riunione tra tutti i soggetti interessati) che gli aspetti connessi alla realizzazione di tale progetto potranno e dovranno essere valutati sia per quanto riguarda l'attuazione, sia per le condizioni di esecuzione, il cui approfondimento non può prescindere, a parere del Governo, dal pieno coinvolgimento delle amministrazioni locali.
Peraltro, si rende noto che il comitato misto paritetico costituito presso la regione Veneto, nel corso della sua riunione del 15 giugno, ha approvato, con un solo astenuto, tutti i programmi infrastrutturali USA relativi, in particolare, alla costruzione degli edifici per il comando, la logistica e l'alloggiamento del personale.
Riguardo ai lavori di bonifica e preparazione del terreno, richiamati dall'onorevole interrogante, si conferma che si tratta di sondaggi geognostici (quelli che vengono comunemente chiamati «carotaggi») per i quali gli Stati Uniti erano già stati autorizzati. Si tratta di atti propedeutici a verificare l'idoneità dell'area allo sviluppo del progetto preliminare.
Nessun altro intervento mirato all'eventuale provvedimento in discussione risulta al momento avviato o ufficialmente autorizzato. Non va tuttavia sottaciuto che la disponibilità espressa dal precedente Governo ha certamente alimentato aspettative nella controparte statunitense sulla possibilità di riunificare la 173aAirborne Brigade in Vicenza.
Pur muovendo da queste premesse e presa coscienza della preoccupazione emersa in sede locale, il Governo intende riconsiderare con gli Stati Uniti il progetto nel suo complesso, riaprendo nei tempi più brevi possibili un confronto al riguardo, sulla base di un approfondimento delle problematiche relative all'impatto ambientale dell'insediamento e all'eventuale saturazione urbanistica, nonché ai possibili livelli di inquinamento e ai probabili disagi di viabilità nella località vicentina. Tutto questo ovviamente coinvolgendo le amministrazioni locali.

PRESIDENTE. Il deputato Galante ha facoltà di replicare.

SEVERINO GALANTE. Due note in replica, signor Presidente. Una di metodo: la ringrazio per essere qui a dare risposte. So che questo è un suo dovere, ma in cinque anni - forse lei non lo sa - il suo predecessore Berlusconi questo dovere non lo ha mai - dico mai - rispettato. Lei invece lo rispetta sin dall'inizio e questo è un buon segnale di avvio.Pag. 54
L'altra nota è di merito. Premetto che la mia parte politica è assolutamente contraria alla realizzazione di quel manufatto. È evidente che ci sono responsabilità del comune e della provincia di Vicenza, che hanno omesso di informare le istituzioni e i cittadini, accettando invece il progetto degli americani a scatola chiusa. Queste gravi responsabilità locali, indubitabili, sono state assunte in coerenza con la mancanza di autonomia che ha guidato il Governo Berlusconi in tutte le sue relazioni con gli Stati Uniti. Non possono però - voglio sottolineare questo punto, Presidente - essere avallate anche dal suo Governo. Per questo motivo apprezzo molto l'impegno da lei assunto di riconsiderare tutta l'opera. La questione infatti è troppo impegnativa per le conseguenze sul territorio e per le implicazioni politiche generali; anche questo è un aspetto che non va dimenticato. Sicché la sollecito ad essere appunto coerente con l'impegno che lei ha testé preso e ad agire quindi impegnativamente, rispettando le aspettative e la volontà non soltanto delle istituzioni - che è un punto decisivo -, ma soprattutto della popolazione, che ha raccolto migliaia di firme per ottenere questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

(Posizione sostenuta dal Governo al Consiglio dell'Unione europea sulla competitività in ordine alle ricerche sulle cellule staminali embrionali - n. 3-00154)

PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00154 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), per un minuto.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente del Consiglio, il valore della vita umana fin dal concepimento non è negoziabile. Tale valore a nostro avviso è un valore laico, civile. Da più parti, si è definito l'accordo europeo di lunedì sulla ricerca un'ipocrisia e un'incoerenza - un po' come diceva Nietzsche: non esistono fatti, ma solo interpretazioni -, perché non si oppone di fatto alla ricerca distruttiva sin dall'inizio della vita umana, lasciando aperte le ipotesi di distruzione preordinata e di un massacro di embrioni nei laboratori. Ciò è in contrasto con la legge n. 40 del 2004, con il referendum italiano del 2005 e con l'articolo 2 della Dichiarazione di Oviedo ed era impedito dalla minoranza di blocco, a cui partecipava l'Italia, finché Mussi tolse la firma nel mese di maggio scorso.
Vorremmo sapere quale sia stato il mandato da lei conferito al ministro Mussi e quali siano le iniziative che lei intende assumere per l'inaccettabile decisione assunta lunedì scorso.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Come è noto, il Consiglio europeo sulla competitività, che si è riunito il 24 luglio scorso a Bruxelles ha approvato il VII Programma Quadro per la ricerca. Questo programma include i finanziamenti ai progetti per le staminali embrionali, escludendo quei progetti che comportano la distruzione di embrioni umani.
La decisione, alla quale si è arrivati dopo un lungo dibattito, è stata approvata a maggioranza qualificata, grazie anche al ruolo di mediazione svolto dall'Italia, che ha permesso di raggiungere una linea comune con Germania e Lussemburgo e di ottenere un'intesa larga e condivisa.
La posizione del ministro Mussi, costantemente concordata con il Presidente del Consiglio, ha fatto sì che, con l'accordo raggiunto a Bruxelles, sia stato compiuto un importante passo in avanti per la tutela della vita umana fin dal concepimento. Sono perciò orgoglioso che la ripresa di un ruolo internazionale dell'Italia in questa fase si sia affermata anche su questo terreno.
L'apertura di un ambito di ricerca che preveda l'uso di cellule staminali embrionali riguarda solo linee cellulari già esistenti. Il ministro aveva proposto di individuarePag. 55una data per meglio garantire la coerenza fra questi due punti, cioè il rispetto pieno della vita e l'apertura alla ricerca scientifica. Questa proposta non è stata accolta. Noi auspichiamo che ciò non avvenga nel prossimo passaggio al Parlamento europeo. Io mi impegno personalmente a fare quanto è possibile in questo senso.
C'è da sottolineare che la scienza sta compiendo enormi progressi e che, grazie alle nuove opportunità, verosimilmente il dibattito tra le diverse posizioni potrà, in futuro, non avere più ragione di esistere, perché penso che scienza e vita siano destinate a camminare insieme con piena soddisfazione di entrambe.
Sottolineo, infine, che proprio lo spazio europeo e il metodo della democrazia europea possono far crescere il consenso intorno a valori condivisi, primo fra tutti la dignità della vita umana.

PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Onorevole Presidente, voglio apprezzare due cose tra quelle che lei ha detto: la sua assoluta e ferma volontà di tutelare la vita umana fin dal suo concepimento e il suo impegno, che immagino sia tale e uguale nei confronti dei parlamentari europei di origine italiana a quello che lei ha preso nei confronti del voto sull'Afghanistan, che ha visto opinioni diverse da parte della sua maggioranza, ossia un impegno assoluto.
Tuttavia, voglio sottolineare alcuni aspetti. Sono perplesso che lei abbia detto che tutto era concordato con il ministro Mussi. Il ministro Rutelli, infatti, un mese fa ha detto che non sapeva niente del ritiro della firma. Quindi, questo è un elemento di novità, ma anche di gravità, dal mio punto di vista.
Sono felice che lei dica che il suo impegno e quello del Governo italiano, in vista della discussione presso il Parlamento europeo, riguarda anche la data. Tuttavia, prendo atto che il presidente dell'associazione Luca Coscioni (che fino a questo momento l'ha sempre azzeccata), è felice del fatto che non siano state inserite date ed è questo l'oggetto del compromesso gradito dal ministro Emma Bonino.
Immagino che lei farà tutto il possibile per modificare la decisione. Tuttavia, non ci ha spiegato attraverso quali modalità: una lettera ai parlamentari italiani? Una lettera al componente italiano della Commissione europea? La invito fortemente a lavorare in questa direzione, perché è in gioco la vita umana. È in gioco la vita umana per la quale lei ha convocato la Conferenza a Roma per il Medio Oriente, la stessa vita umana, anzi, forse, un vita umana più nascosta, ma è ancora più grave l'omicidio in questa direzione.
C'è il mito dell'idea del progresso in Europa che ha prodotto, già nel secolo scorso, milioni di morti, proprio a partire dagli esperimenti di laboratorio. Onorevole Presidente del Consiglio, la procedura che ha seguito il Parlamento in questa vicenda ha molto di inquietante. Le risposte al question time sono state molto ambivalenti. Prendiamo atto del suo impegno; tuttavia, questa decisione rimane assolutamente inaccettabile.
Voglio ricordarle anche in relazione all'impegno successivo delle prossime ore, una preghiera anglicana: l'Onnipotente ci faccia sempre seguire la nostra coscienza ad essere dei buoni servitori del re, ma soprattutto servitori di Dio. Spero che una delle due servitù possa essere di illuminazione al suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati del gruppo di Forza Italia).

(Iniziative volte a garantire, in materia di ricerca, il principio della inviolabilità assoluta dell'embrione - n. 3-00155)

PRESIDENTE. Il deputato Picano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fabris n. 3-00155 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.

ANGELO PICANO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, anche noiPag. 56abbiamo sollevato il delicatissimo problema dell'utilizzazione delle cellule staminali embrionali per scopi di ricerca scientifica. Ci consideriamo abbastanza soddisfatti per la sua precedente risposta, perché anche noi riteniamo che i valori della vita e della famiglia non siano negoziabili e tanto meno siano in contrasto con la promozione della ricerca scientifica. D'altra parte, una legge italiana - la legge n. 40 del 2004 - e un successivo referendum hanno sanzionato anche questa nostra convinzione.
Il problema di fondo è quello relativo all'utilizzazione di embrioni non più impiantabili. Poiché oggi nessuno sa dirci quando un embrione non è più vitale e, quindi, non è più impiantabile, la verifica andrebbe condotta, innanzitutto, su embrioni animali per cercare di sapere qualcosa di meno incerto sulla vitalità degli stessi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANGELO PICANO. Solo così verrà rispettato alla lettera lo spirito della risoluzione del Senato.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, questa è un'interrogazione molto simile a quella illustrata in precedenza dall'onorevole Volontè. Pertanto, richiamo la mia risposta e confermo che il Governo intende sostenere le ricerche che non implichino la distruzione di embrioni umani, come è stato ribadito più volte, tra l'altro, anche con l'approvazione della risoluzione presentata dalla senatrice Finocchiaro il 19 luglio scorso.
Aggiungo anche, richiamandomi a quanto detto dall'onorevole Volontè in merito al ritiro della firma dell'onorevole Mussi «d'accordo con il Presidente del Consiglio», che lo stesso si riferiva ad una vicenda del 24 luglio, quindi di pochi giorni fa. Non è corretto, quindi, dire che un mese fa Rutelli affermava di non sapere niente in ordine a quanto avvenuto a Bruxelles. La domanda dell'onorevole Volontè si riferiva a quanto avvenuto tre giorni fa a Bruxelles: quindi non c'è contraddizione.
Il voto del Senato ha impegnato il Governo a sostenere, in sede di Consiglio europeo, ricerche che non implicano la distruzione di embrioni, valorizzando la ricerca sulle cellule staminali adulte, comprese le cellule cordonali. Siamo, tra l'altro, orgogliosi del livello avanzato raggiunto dall'Italia in questo specifico settore.
In secondo luogo, il Governo si è impegnato in Parlamento a promuovere la ricerca scientifica avanzata, tesa a individuare la possibile produzione di cellule staminali totipotenti non derivate da embrioni. Come si vede, anche su questo fronte, l'Italia si colloca all'avanguardia della ricerca con particolare attenzione alle sue implicazioni etiche.
In terzo luogo, la possibilità di effettuare ricerche su cellule staminali embrionali umane, derivate da linee cellulari già esistenti, appare fortemente vincolata e debitamente garantita da una serie di criteri etici e scientifici. Il punto critico è quello che emerge al momento di conciliare la non distruttibilità degli embrioni con la presenza di linee cellulari cui attingere per la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane.
Il ministro Mussi - come ho detto prima - aveva proposto di individuare una data, oltre la quale non fosse possibile ottenere linee cellulari. Questa proposta non è stata accolta. Tuttavia, ci attendiamo che, nei prossimi passaggi al Parlamento europeo, venga definita questa data, a piena garanzia del primo punto della risoluzione. Questa è non solo la nostra convinzione, ma un nostro impegno, che assumo personalmente. Faremo quanto possibile, affinché questa via diventi patrimonio non solo dei paesi europei ma, dato il forte ruolo dell'Europa in materia, anche degli altri paesi.
Pertanto, qualsiasi impegno o atto di indirizzo assunto dal Governo, sia in sedePag. 57comunitaria sia in sede internazionale, in materia di ricerca sarà ispirato al principio dell'inviolabilità assoluta dell'embrione.

PRESIDENTE. Il deputato Fabris ha facoltà di replicare.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, la ringraziamo veramente molto per gli impegni che lei ha assunto in maniera così netta e chiara oggi nell'Assemblea della Camera, perché ciò testimonia lo sforzo sincero che lei personalmente sta compiendo per tentare di comporre - ammesso che ciò fosse possibile - le ragioni della ricerca e il valore della vita sin dal suo concepimento.
Certo, ci sembra forse eccessivo porre l'intesa raggiunta questa settimana in seno al Consiglio europeo sulla competitività, grazie all'accordo tra il nostro ministro Mussi e la collega tedesca Annette Schavan, sullo stesso livello di altre intese che, su ben altri temi, erano state raggiunte ai tempi degli accordi di De Gasperi e Adenauer. Tuttavia, questo sforzo è sincero e ci sembra che lei oggi lo abbia ribadito con grande chiarezza.
Riteniamo che la risoluzione approvata al Senato sia chiara, perché, in quel documento, non si parla di embrioni soprannumerari, ma di embrioni crioconservati, non impiantabili. Non vi è, quindi, nella risoluzione alcuna apertura nei confronti della ricerca su embrioni umani, ma unicamente la verifica della possibilità di fare ricerca su quelli non più impiantabili.
Poiché oggi nessuno sa dirci quando un embrione non è più vitale e, dunque, non è più impiantabile, credo che la verifica debba essere condotta su altro tipo di embrione, ad esempio quelli di tipo animale, per evitare di giocare con qualsiasi forma di vita umana.
Solo così verrà rispettata la lettera e lo spirito della risoluzione approvata al Senato almeno per come i nostri colleghi dell'Udeur in quella sede hanno fatto. Questa materia, come lei ben sa, non è parte dell'accordo di Governo e, quindi, saremo fermi e decisi nel vigilare affinché questo limite non venga oltrepassato e non si faccia nessuno di quei «passettini» in avanti, come li ha definiti il ministro Bonino, nella direzione di compromettere la vita umana.
Noi, quindi, la ringraziamo e la invitiamo a continuare a lavorare fortemente in questa direzione, sapendo che il VII Programma Quadro sullo sviluppo della ricerca in Europa non è un inerte contenuto finanziario, in cui ogni paese possa attingere per conto suo.
Pertanto, la ringrazio e ribadisco che tutto ciò è per noi decisivo per continuare a sostenere lo sforzo che lei sta compiendo.

(Iniziative volte al monitoraggio e al contenimento dei costi per le opere della linea TAV Torino-Milano-Bologna-Firenze - n. 3-00156)

PRESIDENTE. Il deputato Del Bue ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00156 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

MAURO DEL BUE. Le parlo, Presidente Prodi, di una questione che immagino lei conosca bene.
Si tratta della stazione Medio Padana che dovrà sorgere, come dice la parola, a metà strada della ferrovia dell'alta velocità che congiungerà Milano a Bologna.
Questa stazione ancora non ha preso il via, a causa della lievitazione continua dei costi, dovuti, in particolare, all'intervento progettuale dell'architetto Santiago Calatrava, architetto di fama internazionale, che, peraltro, a Reggio Emilia ha realizzato anche diverse vele sui ponti dell'autostrada.
La questione è la seguente: la lievitazione di questi costi è stata veramente notevole, perché siamo passati da un preventivo di 15 milioni di euro, secondo i primi calcoli di TAV, ad un preventivo di 75 milioni di euro, la cui copertura è stata in parte garantita dalla regione Emilia Romagna ed, in parte, dall'intesa Stato-regioni, relativamente all'obiettivo 2.Pag. 58
Le rappresento le preoccupazioni del sindaco di Reggio, Graziano Del Rio, e della comunità reggiana, perché, mentre si sviluppa con una certa velocità la ferrovia, nel contempo, la stazione deve ancora avere inizio. Pertanto, le sottopongo la richiesta pressante di rassicurare la popolazione di Reggio Emilia e l'amministrazione comunale sul fatto che questa stazione verrà a breve iniziata.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.
Invito i parlamentari a rispettare i tempi loro assegnati.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevole collega, lei ha toccato un problema generale ed un problema specifico. Il problema generale è costituito dall'incredibile lievitazione dei costi per le opere pubbliche, soprattutto per quanto riguarda la TAV, mentre quello specifico è relativo a Reggio Emilia.
Negli ultimi anni, i costi dei diritti ferroviari rispetto alle previsioni sono cresciuti enormemente. Ad esempio, per fare una sintesi, la direttrice Torino-Milano-Napoli dell'alta velocità è passata in pochi anni, dal 2001 al 2005, da 22,2 miliardi di euro a 30,2, aumentando del 34 per cento. Potrei fare mille altri esempi, ma non mi dilungo, anche se qui c'è qualcosa su cui dobbiamo riflettere.
Non solo. Alle precedenti unisco un'altra riflessione di carattere generale: a parità di opere pubbliche, i costi di quelle italiane sono molto più elevati rispetto alla media europea. Quindi, la prima risposta è che il Governo dovrà impegnarsi, e si impegnerà, per analizzare questo dato. È chiaro che, quando si verificano simili discrepanze, realizzare le opere pubbliche diventa problematico. Inoltre, certi aumenti non si giustificano né sulla base di fattori orografici né sulla base di altri elementi. Ripeto che non le fornisco dati su questo tema generale.
Riguardo al problema specifico, per quanto riguarda la fermata a Reggio Emilia, le Ferrovie dello Stato hanno fatto conoscere che, con l'accordo del 2002 tra i vari soggetti interessati - cioè, tutti gli enti locali, TAV e CEPAV uno - il comune di Reggio Emilia si era impegnato a riprogettare la fermata, inserendola nell'ambito di un complessivo progetto di totale riqualificazione urbana e di inserimento nelle opere del territorio. Pertanto, è stata riconfermata la stessa cifra come unica spesa a carico della TAV ed è stato sancito che tutti gli extracosti, rispetto all'importo a carico della TAV medesima, sarebbero stati individuati dagli enti locali.
È in fase di completamento l'istruttoria tecnica di Italferr sulla documentazione presentata dal general contractor per la definizione del costo della fermata della linea.
Questo è il dato di fatto che noi abbiamo raggiunto oggi. La ringrazio e, se vi sono altri elementi, sono a disposizione.

PRESIDENTE. Il deputato Del Bue ha facoltà di replicare, per due minuti.

MAURO DEL BUE. Intanto, signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per la sua risposta, che ha toccato sia gli aspetti generali sia alcuni degli aspetti particolari che io le ho sottoposto attraverso la mia interrogazione.
Avendo un minuto in più, specifico ancora meglio la situazione per quanto riguarda la stazione Medio Padana di Reggio Emilia. Rispetto ai 15 milioni che erano previsti da TAV (e che TAV ha confermato a prescindere dal nuovo progetto Calatrava), sono stati stanziati già 22 o 23 milioni da parte della regione Emilia-Romagna e 35, attinti dall'obiettivo 2 (fondi comunitari), da parte dell'intesa Stato-regioni ed Emilia-Romagna.
Ciò nonostante, sebbene siamo arrivati ad un ammontare di 75 milioni di euro, mi viene rappresentata la preoccupazione che il costo sia ulteriormente lievitato - ciò secondo gli ultimi calcoli fatti da CEPAV uno - al punto tale che l'opera non ha ancora avuto inizio. Pertanto, la preoccupazione forte della comunità di Reggio Emilia è la seguente: mentre la ferroviaPag. 59viene realizzata, i lavori della stazione non hanno avuto inizio.
Naturalmente, il rischio può essere duplice: o quello che la ferrovia sia inaugurata senza la stazione Medio Padana o, addirittura - e lei, signor Presidente del Consiglio, conosce bene la mentalità delle nostre province e i rapporti che tra loro intercorrono -, quello che possa esservi uno scippo, diciamo così, da parte di una provincia a noi vicina. Confido che ciò non avvenga, soprattutto essendo lei il Presidente del Consiglio in carica!

(Richieste di autonomia provenienti dalle regioni settentrionali - n. 3-00157)

PRESIDENTE. Il deputato Gibelli ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Maroni n. 3-00157 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, Presidente Romano Prodi, il 25 giugno le popolazioni del nord hanno sentenziato che hanno bisogno di maggiore autonomia.
In tante occasioni, Presidente Prodi, lei è venuto al nord ed ha affermato che bisogna fare sacrifici. Noi pensiamo che il nord abbia esaurito la fase dei sacrifici e le chiediamo, oggi, cos'abbia intenzione di fare per dare maggiore autonomia alle regioni che l'hanno chiesto attraverso il referendum, con maggioranze assolutamente consolidate.
Signor Presidente del Consiglio, lei ci deve dire, oggi, se il nord meriti quelle competenze che gli permetterebbero di rimanere la locomotiva che serve al resto del paese.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Gibelli per l'interrogazione. Mi riallaccio a quanto ieri ci siamo detti a Milano in un colloquio, credo molto costruttivo, tra gli enti locali ed il Governo: non ci sarà sviluppo in Italia se il nord non riprende una sua forza trainante, perché nemmeno il Mezzogiorno può inserirsi in una linea di sviluppo se l'Italia del nord non sarà forte nell'innovazione e nella crescita.
Riguardo al problema specifico dell'autonomia, la soluzione proposta dal passato Governo attraverso il progetto di riforma costituzionale è stata, tuttavia, bocciata dal corpo elettorale, che è nazionale e non locale. Questo «no» ha cambiato le prospettive e ci obbliga ad una nuova analisi dei problemi. Tale «no» è stato diffuso anche in alcune aree metropolitane della stessa Lombardia e dello stesso Veneto, dando un significato particolare in queste zone al voto referendario.
In ogni caso, per quanto riguarda il problema specifico dell'utilizzazione delle risorse fiscali, lo prenderemo in particolare attenzione in sede di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione che il Governo ha già messo allo studio e si impegna a presentare al Parlamento. Occorrerà affrontare un nodo fondamentale, cioè l'adeguatezza delle risorse per svolgere i nuovi compiti attribuiti agli enti locali dalla riforma del Titolo V, dando reale e concreta attuazione al principio del federalismo fiscale. Su questo ci siamo impegnati ed a questo ci atteniamo.
Invece, sulle rivendicazioni di speciali forme di autonomia ogni ipotesi di statuto differenziato deve muoversi sullo sfondo delle necessità di assicurare pari dignità alle regioni. In tale quadro una modifica costituzionale che porti all'istituzione di nuove regioni a statuto speciale appare a me non praticabile. Vi è, invece, la strada dell'articolo 116, ultimo comma, della Costituzione, che prevede una forma di regionalismo differenziato, ossia la possibilità da parte di ogni singola regione di ottenere ulteriori spazi di autonomia a seconda di necessità specifiche.
Quello che ho indicato rappresenta un percorso istituzionale che richiede il completamento e la stabilizzazione della riforma federale del 2001 anche attraverso l'eventuale ricorso ad alcuni interventiPag. 60correttivi che rendano più chiaro ed evidente il disegno complessivo. Su questo tema vi sono già indagini conoscitive delle Camere e saranno svolti una serie di incontri all'esito dei quali avremo sufficienti elementi per proporre un intervento di attuazione e riforma del Titolo V.

PRESIDENTE. Signor Presidente del Consiglio...

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Ovviamente, su tutte le suddette questioni, ritengo indispensabile una larga convergenza delle forze politiche presenti in Parlamento e non una stretta maggioranza.

PRESIDENTE. Il deputato Gibelli, al quale ricordo che ha due minuti a disposizione, ha facoltà di replicare.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, ritengo, Presidente Prodi, che le sue affermazioni siano molto gravi. Lei ha affermato che esistono cittadini di serie A nelle regioni autonome e cittadini di serie B nelle regioni che non possono aspirare a forme di autonomia. Le ricordo che la sola Lombardia ed il solo Veneto hanno un saldo attivo di 55 miliardi di euro ed è una vergogna che continuino a contribuire senza ritorno a possibilità economiche che sono alla loro portata.
Per quanto riguarda il federalismo fiscale ben venga, ma in quale quadro, Presidente del Consiglio? Al di là dei suoi proclami, le manovre economiche annunciate dal suo Governo vanno esattamente nella direzione opposta, vanno direttamente nelle tasche dei cittadini. Le proposte, come quella del ministro Bersani, vanno nella direzione di vessare e demolire parte della società del nord, fatta di piccole e medie imprese e di lavoratori autonomi, attraverso misure che vedremo produrre esproprio proletario all'interno delle casse previdenziali delle associazioni di categoria.
Quanto alle infrastrutture, lei può recarsi a Milano e dire quello che vuole. Però, mentre lei fa proclami in Lombardia, il «congelato» ministro Di Pietro, che mi pare faccia ancora parte della sua maggioranza, vuole rovesciare quanto la Casa delle libertà aveva indicato, cioè che almeno il 77 per cento delle risorse economiche fosse destinato alla parte più produttiva e più forte del paese, per mantenerla in sintonia con le esigenze dell'Europa. È evidente che, in maniera molto democristiana (mi permetta l'espressione), si torna a quel modo di dire secondo cui, certamente, bisogna fare sacrifici ma è il somaro del nord che deve pagare e tacere! È questo, infatti, l'unico modo possibile di interpretare le misure economiche che lei ha adottato.
Concludo, affermando che la Lega Nord, comunque, si impegnerà, in tutti i modi possibili, per impedire a lei ed a questo Governo, che sta demolendo la società del nord e il paese, di mangiare, per Natale, il più tipico dei dolci settentrionali, cioè il panettone (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

(Iniziative volte alla riduzione del consumo di combustibili fossili - n. 3-00158)

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00158 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), per un minuto.

ANGELO BONELLI. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi vuole comprendere e conoscere quali siano le iniziative del Governo in questo campo. In maniera particolare devo illustrarle che i dati riguardanti l'utilizzazione dell'energia solare nel nostro paese sono veramente scandalosi e vergognosi, se pensiamo che l'Italia è il paese del sole. Sviluppiamo, infatti, una diffusione di impianti fotovoltaici di soli 0,62 watt di picco per abitante, contro i 18,56 watt della Germania. Inoltre, la produzione di celle fotovoltaiche è di soli 7,9 megawatt di picco all'anno, a fronte dei 604 megawatt del Giappone, dei 198 megawatt della Germania e degli 81 megawatt della Spagna.Pag. 61
I Verdi vogliono comprendere e sapere se il Governo ritenga opportuno predisporre un piano nazionale per realizzare poli per la produzione di celle a combustibile da idrogeno, per rilanciare anche il settore automobilistico che utilizzi questa tecnologia e per rendere obbligatoria, per le nuove costruzioni e le grandi ristrutturazioni, l'installazione di una quota minima di pannelli fotovoltaici. In questo senso, chiediamo al Governo quali iniziative intenda intraprendere.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, le preoccupazioni per l'approvvigionamento energetico che sono state presentate nell'interrogazione, purtroppo, sono completamente fondate. Ne abbiamo discusso in occasione della conferenza dei G8 a San Pietroburgo. Il Governo sta lavorando attivamente su questo. Già disponiamo di alcuni meccanismi di incentivazione per l'impiego delle fonti rinnovabili, tra cui i certificati verdi. Inoltre, sono in vigore il decreto legislativo del 16 marzo 1999, n. 79, una politica di incentivazioni basata sulla legge n. 9 del 1991 e così via.
Recentemente, il 9 giugno 2006, il Consiglio dei ministri, come primo atto, ha approvato la presentazione del disegno di legge di delega al Governo per completare la liberalizzazione dell'energia elettrica e del gas ed il rilancio del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili. L'articolo 2 del disegno di legge citato si riferisce proprio al rilancio del risparmio energetico e ne analizza le diverse possibilità, compresi tutti gli strumenti di incentivazione delle forme di energia rinnovabile, come l'energia solare. Quest'ultima è ritenuta una delle principali fonti rinnovabili e, forse, la più importante, benché la risorsa dei biocarburanti debba essere significativamente analizzata e potenziata, anche per valorizzare i settori agricoli in crisi ed i terreni poco sfruttati del nostro paese. Nel disegno di legge, il Governo è delegato ad adottare decreti legislativi, di concerto con i vari ministeri, orientati ad un riassetto generale dell'impostazione data allo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia ed al risparmio energetico. Però, debbo aggiungere che è necessario porre in atto una politica industriale delle fonti rinnovabili.
L'Italia non solo deve conseguire gli obiettivi previsti dalle direttive europee e ricordati dall'onorevole interrogante, obiettivi da cui siamo estremamente lontani, ma deve diventare un paese produttore della componentistica e dell'impiantistica del settore. Abbiamo un'industria del settore estremamente debole ed a basso contenuto tecnologico.
Quindi, stimoleremo non solo l'uso delle energie alternative, ma anche e soprattutto un sistema industriale che fornisca le apparecchiature e le innovazioni necessarie per un più corretto e razionale uso dell'energia.

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare.

ANGELO BONELLI. Signor Presidente, ringrazio il Presidente del Consiglio, onorevole Prodi, per la risposta, importante perché l'impegno del Governo in un settore decisivo per la salvaguardia complessiva degli obiettivi del Protocollo di Kyoto, strettamente correlati ad una politica energetica nuova ed innovativa, è fondamentale.
Voglio aggiungere, a nome del gruppo dei Verdi, che il disegno di legge testé menzionato, così come impostato, da solo non è sufficiente a raggiungere tali obiettivi. È necessario un maggiore impegno nel campo, ad esempio, di un piano energetico che consideri il ruolo dell'idrogeno fondamentale ed incisivo. È altresì molto importante che l'Italia assuma, dal punto di vista innovativo - e, quindi, anche culturale -, un ruolo fondamentale.
È importante ciò che lei ha appena detto, signor Presidente del Consiglio, nell'affermare che tutto ciò deve avvenire di concerto con i ministeri, in particolar modo citando il ruolo che il MinisteroPag. 62dell'ambiente deve assumere assieme al Ministero dello sviluppo economico per il rilancio di un piano energetico sulle energie rinnovabili. Ciò sarà determinante anche per rilanciare un sistema produttivo ed economico che, come lei ha appena affermato, deve essere nuovamente valorizzato. Noi, infatti, riteniamo scandaloso che imprese italiane vadano oggi ad investire all'estero per realizzare impianti solari e di altre energie rinnovabili. Tutto ciò è inaccettabile, è una perdita di know how, una perdita di economia che, in realtà, dovrebbe rimanere in Italia non solo per portare benessere sociale ed economico, ma anche per offrire un grande contributo al rilancio delle politiche ambientali del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).

(Iniziative per garantire equità di trattamento per le detenute, indipendentemente da identità di genere e orientamento sessuale - n. 3-00159)

PRESIDENTE. La deputata Guadagno, detta Vladimir Luxuria, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00159 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il 24 maggio ed il 17 luglio di quest'anno ho fatto visita a tutto il carcere di Rebibbia, compreso il cosiddetto G8, ovvero il braccio che ospita, in media, una ventina di persone transessuali.
Molte volte è stato ribadito il concetto che un detenuto non deve scontare, oltre alla pena, una punizione aggiuntiva, ossia il sovraffollamento. Per le transessuali la condanna aggiuntiva è la propria condizione, la propria identità di genere. Rispetto ai detenuti uomini, infatti, vi è una restrizione al diritto di ora d'aria: due ore al giorno per gli uomini, una sola ora, due volte a settimana, per le transessuali. Questa detenzione rigida è spesso causa di risse e di episodi di autolesionismo.
Vi è, poi, il dramma delle detenute affette da HIV conclamato, che avrebbero bisogno non di un carcere, ma di un luogo che possa offrire cure più specialistiche a quelle persone definite «incompatibili» nel programma dell'Unione.
Mi faccio portavoce di una detenuta che, mostrandomi le ghiandole linfatiche, sotto le ascelle, ingrossate, mi ha implorata e ci ha implorato di non farla morire lì.
Signor Presidente del Consiglio, le chiedo quali iniziative intenda assumere il Governo per la salute e la dignità di tutte le persone, indipendentemente dall'orientamento sessuale e dell'identità di genere (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione dell'onorevole Guadagno, si rappresenta che il Ministero della giustizia, per garantire sicurezza ed incolumità ai detenuti, con una nota del 2 maggio 2001, ha impartito precise disposizioni concernenti i cosiddetti detenuti protetti, istituendo per essi apposite sezioni. Per quanto riguarda specificamente la casa circondariale di Roma Rebibbia, nuovo complesso, si rappresenta che tale istituto è dotato di numerose sezioni che assicurano la separazione dei detenuti secondo i rispettivi circuiti di appartenenza. Ad esempio, nel reparto G-14 sono ubicati i soggetti affetti da virus HIV, mentre nel reparto G-9 sono ristretti gli ex appartenenti alle Forze dell'ordine e gli autori di reati che suscitano reazioni particolari nella comunità sociale.
Il reparto G-8, al quale si riferisce l'interrogante, è costituito da sei sezioni ed ha una capienza totale di circa 220 posti. Nella sezione B, al piano terra, sono ristretti i detenuti transessuali. La capienza del predetto reparto è di 20 posti, i presenti sono attualmente 15.Pag. 63
Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria mi assicura che ai detenuti transessuali vengono garantite due ore giornaliere d'aria, come agli altri detenuti, presso il locale passeggio destinato a tale categoria di detenuti. Agli stessi viene altresì concessa l'opportunità di trascorrere due volte alla settimana due ore d'aria presso un altro passeggio, normalmente usato da altri detenuti del reparto; passeggio che, essendo più esteso, permette maggiori attività sportive e di svago.
Nulla risulta agli atti del Dipartimento in ordine a presunti abusi perpetrati ai danni dei detenuti transessuali. L'accertamento di eventuali abusi sarà comunque - le assicuro - doverosamente perseguito.
Per quanto concerne invece l'assistenza sanitaria, essa viene assicurata a tutti i detenuti senza alcuna differenza. Presso l'istituto di Rebibbia operano tra l'altro numerosi specialisti convenzionati, tra i quali gli infettivologi, e viene assicurata la guardia medica per tutto l'arco delle ventiquattro ore. Per eventuali cure o accertamenti diagnostici non assicurabili in ambito intramurario, i detenuti vengono inviati presso gli ospedali della capitale, in particolare in questo caso presso l'ospedale Sandro Pertini, dotato di apposito reparto carcerario ospedaliero, che ha una capienza di 20 posti.
Poiché risultano già garantite parità ed equità nel trattamento dei detenuti e poiché sono assicurate nelle forme di legge a tutti i detenuti accertamenti e terapie mediche, non sono attualmente allo studio altre iniziative in merito.

PRESIDENTE. L'interrogante Guadagno detta Vladimir Luxuria ha facoltà di replicare.

WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente del Consiglio, intanto la voglio ringraziare per aver risposto in prima persona alla mia interrogazione.
Mi dispiace, tuttavia, dover smentire le affermazioni del direttore del carcere di Rebibbia poiché, essendomi recata personalmente in tale struttura, so benissimo che, in realtà, sussiste una discriminazione per quanto riguarda il cortile d'ora d'aria che consente di usufruire anche di strutture sportive. Infatti, ne possono beneficiare due ore al giorno i detenuti uomini e solo due ore a settimana le detenute transessuali.
Mi auguro vi sia maggiore sensibilità nei confronti di persone che soffrono e ricordo che nel programma dell'Unione si parla di incompatibilità per quanto concerne le malattie gravi, soprattutto l'HIV conclamato, rispetto al regime carcerario.
Ritengo che anche la prossima discussione sulle unioni civili possa fornire una risposta alle solitudini di molte di queste transessuali che, essendo per la maggior parte straniere e non avendo una famiglia qui in Italia, hanno molto spesso nel compagno l'unica persona che potrebbe andare a trovarle in carcere. In realtà, per la legge vigente, si tratta di emeriti sconosciuti, che pertanto non hanno diritto al colloquio.
Quindi, signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per la risposta e mi auguro che tale tema possa essere trattato con questa sensibilità anche in futuro (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de L'Ulivo).

(Intendimenti del Governo sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina - n. 3-00160)

PRESIDENTE. Il deputato Neri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-00160 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.

SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, nel corso della recente campagna elettorale, il tema delle infrastrutture, e segnatamente quello della realizzazione del ponte sullo Stretto, è stato glissato da chi oggi ha la responsabilità di Governo del paese, definendo non prioritaria la realizzazione dello stesso. Questa definizione è stata ribadita a Governo insediato e, ancorchè si siaPag. 64assistito al contrasto di vedute tra ministri della stessa compagine, non è stata ancora data una risposta definitiva ai siciliani, che, in stragrande maggioranza, ritengono essenziale per il loro sviluppo ed il loro futuro, la realizzazione di questa importante opera infrastrutturale.
Per di più, nei giorni scorsi, il Governo ha registrato la concorrente sconfitta alla presidenza dell'Assemblea regionale per consegnare un dissenso rispetto alla realizzazione del ponte. Sarebbe stato più opportuno, forse, ascoltare il presidente eletto dai siciliani e prendere atto che, non solo le forze di maggioranza in Sicilia, ma anche le componenti sindacali più importanti sono favorevoli alla realizzazione del ponte. Vorremmo comprendere, in definitiva, quali siano gli intendimenti del Governo.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI. Presidente del Consiglio dei Ministri. Debbo confermare, e mi sembra che su questo siamo stati chiarissimi, che dal programma sottoscritto da tutti i partiti che fanno parte della coalizione di Governo appare chiaramente che il ponte sullo Stretto di Messina non è tra le priorità da realizzare a breve.
Il nostro parere è che si tratti di un ponte per la cui costruzione i costi non sono comparabili ai benefici e che, soprattutto, vi siano infrastrutture molto più urgenti per il sud del paese, le quali sono attese da anni dalla popolazione. Parlo dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, per la quale dobbiamo reperire i fondi mancanti per l'ammodernamento; della ferrovia Battipaglia - Reggio Calabria; della tremenda strada statale 106 Jonica; di quasi tutte le reti stradali e di tutte le reti ferroviarie della Sicilia. Queste sono opere, a parere dei partiti di maggioranza, estremamente urgenti. Credo che ai siciliani, nonostante le lodevoli proposte del presidente della regione, interessi di più raggiungere Palermo da Catania in tempi decenti, godere delle proprie risorse idriche con acquedotti efficienti piuttosto che avere un'opera che, rispetto ai costi, ha un'utilità certamente limitata.
Porteremo quindi una rete di infrastrutture stradali e ferroviarie degne di questo nome in Sicilia e in Calabria; poi potremo anche pensare al ponte.
Voglio ricordare, riguardo l'interesse dell'interrogante per le infrastrutture al sud, come oltre i tre quarti dell'investimento complessivo delle infrastrutture del Governo Berlusconi siano state concentrate al nord, appena il 13 per cento al centro e l'8 per cento al sud. Mi sembrano dati abbastanza semplici: l'8 per cento in tutto il meridione! Questa percentuale ha prodotto un'ulteriore arretratezza delle infrastrutture del Mezzogiorno; io credo che i soldi non spesi per il ponte siano meglio indirizzati ad attrezzare Calabria e Sicilia con infrastrutture moderne ed il Governo si impegna in questa direzione.

PRESIDENTE. Grazie, Presidente.
Ha facoltà di replicare il deputato Neri.

SEBASTIANO NERI. Signor Presidente del Consiglio, certo la chiarezza non le è difettata. Vorremmo comprendere le ragioni per le quali i siciliani non possono scegliere le priorità infrastrutturali, ma d'altronde, già dall'insediamento del suo Governo, l'inesistente rappresentanza siciliana nella compagine governativa era un segnale preciso dell'attenzione che questo Governo intendeva dedicare alla Sicilia e alle sue problematiche di sviluppo. Non è certamente un caso che lei, alla fine del suo intervento di risposta all'interrogazione, abbia fatto riferimento alla scarsa percentuale di investimenti destinati dal precedente Governo alla Sicilia e al meridione.
Evidentemente, lei si propone di fare meglio, nel senso che intende dedicare ancora meno attenzione e minori risorse per il Mezzogiorno. In questo modo, però, dimenticando che il ponte sullo Stretto sarebbe realizzato prevalentemente con capitali privati, che avrebbe una ricaduta economica ed occupazionale formidabile, che non graverebbe sulle casse dello StatoPag. 65nella misura in cui ella vorrebbe far intendere e che, da ultimo, non realizzando tale ponte saremo costretti a pagare al gruppo industriale che si è aggiudicato la gara per la realizzazione dell'opera una corposa penale. Che poi quel gruppo industriale faccia capo alla stessa holding industriale vicina al presidente di Confindustria, che così tante simpatie ha manifestato alla sua compagine governativa e alla sua maggioranza, sarà un caso. Vorremmo, però, capire perché le simpatie elettorali dedicate da questa holding industriale alla sua maggioranza e al suo Governo debbono essere pagate dagli italiani e, soprattutto, debbono essere scontate dai siciliani e dai meridionali (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e di Forza Italia).

(Vincolo politico nella scelta del premier derivante dall'esito delle elezioni - n. 3-00161)

PRESIDENTE. Il deputato Villetti ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-00161 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, la ristrettezza numerica della maggioranza esistente al Senato fa sorgere continuamente una serie di interrogativi sul futuro del Governo e su quello della maggioranza. Il mio quesito si inquadra in questo clima.
Signor Presidente del Consiglio dei ministri, le chiedo, infatti, se ritiene che vi sia, come io penso, uno stretto rapporto tra il voto che vi è stato recentemente e il mandato che è stato dato al Governo da lei presieduto per governare per l'intera legislatura e se, in alternativa, vi sia soltanto, ferme restando le prerogative del Presidente della Repubblica, il ricorso nuovamente alle urne.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Onorevole Villetti, il mandato, che ho ricevuto con il voto delle elettrici e degli elettori nel mese di aprile, è un voto ad una scelta precisa di un programma e di uno schieramento di forze politiche: un programma e una coalizione. Questa prospettiva si è configurata già dalle primarie che hanno dato all'elettorato la possibilità di esprimere una preferenza e, di conseguenza, di aggregare il consenso sulla figura del candidato premier in caso di vittoria. La mia maggioranza risponde perciò ad un disegno politico preciso che si basa sul rispetto della distinzione fra maggioranza ed opposizione. Ed è proprio su questa distinzione che si fonda il leale confronto che nella vita democratica deve quotidianamente avvenire fra chi ha la responsabilità di Governo e chi si candida per sostituirlo.
È sotto gli occhi di tutti che lo scarto limitato, evidenziato dal risultato del voto, non impedisce alla nostra maggioranza di realizzare una corretta ed efficace conduzione della cosa pubblica. Ecco perché ribadisco, anche in quest'autorevole sede, che la nostra coalizione funziona ed opera bene. Il margine di maggioranza è ampio alla Camera dei deputati, più limitato al Senato, ma questo è un fenomeno sempre più comune in tutte le democrazie contemporanee.
Io ho preparato una coalizione e un programma, e sono qui per mettere in atto questo programma e per realizzarlo con questa coalizione. Anche se molti si applicano in direzioni diverse - ed è una applicazione in cui in questi giorni tanti si dedicano -, io non vedo alternative a questa coalizione e a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Il deputato Villetti ha facoltà, per due minuti, di replicare.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente del Consiglio, penso che lei abbia usato parole assolutamente chiare su un argomento che, come lei stesso ha ricordato, si presta continuamente a confusioni.
Infatti, e l'abbiamo visto in materia di politica estera, la possibilità di realizzarePag. 66più ampie convergenze viene spesso confusa con un allargamento o un cambiamento della maggioranza. Non vi è alcuna antitesi tra l'autosufficienza che la maggioranza deve avere e la possibilità di formare larghe convergenze.
Osservo, inoltre, che tali convergenze servono per poter effettuare riforme di sistema. Non è possibile infatti ad ogni cambio di maggioranza e ad ogni legislatura fare una nuova riforma della scuola, della giustizia e così via. Si tratta di una questione che riguarda oggi la maggioranza di questa legislatura, ma potrebbe riguardare un'altra maggioranza in un'altra legislatura. Dunque, occorre tenere fisso il rapporto netto tra maggioranza ed opposizione come fattore fisiologico del bipolarismo ma, nell'ambito di questo rapporto, riuscire a realizzare una convergenza tra maggioranza ed opposizione su alcune questioni fondamentali riguardanti le attese del paese.
Signor Presidente del Consiglio, penso che lei abbia usato parole assolutamente chiare, alla vigilia anche di nuovi appuntamenti politici particolarmente difficili e impegnativi per il centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Lei sa che in questa fase è possibile intervenire soltanto per affrontare questioni strettamente connesse alle interrogazioni in corso di svolgimento.

MAURIZIO GASPARRI. Si è aperto un dibattito politico e dunque ho chiesto di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Sa bene che non è questa la materia (Commenti del deputato Gasparri)... La prego di usare correttezza, grazie!

(Trasferimento d'ufficio dei vertici della Guardia di finanza in Lombardia - n. 3-00162)

PRESIDENTE. Il deputato Ciccioli ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00162 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.

CARLO CICCIOLI. Onorevole Presidente, in questi ultimi giorni a più riprese sono comparse sulla stampa e sulle agenzie notizie relative al trasferimento dei vertici della Guardia di finanza in Lombardia e, più specificatamente, a Milano.
Tali trasferimenti sono stati decretati con procedura d'urgenza, riducendo da quaranta a dieci giorni i termini per presentare eventuali memorie al fine di contrastare il trasferimento. Riguardano sostanzialmente l'intero vertice della Guardia di finanza in Lombadia, in particolare cito il comandante regionale, generale Forchetti, destinato al Piemonte, dove era già stato designato il generale De Gennaro, il capo di stato maggiore interregionale nord occidentale, generale Minervini, il comandante del nucleo regionale di polizia tributaria, colonnello Rosario Lorusso, il capo ufficio operazioni, tenente colonnello Virgilio Pomponi, il tenente colonnello Vincenzo Tomei, che è stato uno dei principali bracci operativi delle indagini di polizia giudiziaria.
La portata - ne ho citati solo alcuni e non tutti - di tali movimenti fa ritenere che sia in corso lo smantellamento di una intera struttura organica, che si è occupata di casi particolarmente delicati, da quello Parlamat a quello Unipol, a quello della Banca del lavoro e quant'altro.

PRESIDENTE. La invito a concludere!

CARLO CICCIOLI. Verso questi trasferimenti - e concludo, Presidente - che appaiono come rimozioni punitive, sembra vi sia stato particolare interesse da parte del viceministro Visco. A contrastare tali trasferimenti, in più riprese, anche se in maniera molto riservata, sono intervenuti i vertici giudiziari del tribunale, della procura e della corte d'appello di Milano.

PRESIDENTE. La prego di concludere!

Pag. 67

CARLO CICCIOLI. Chiedo al Presidente del Consiglio una sua valutazione in merito e notizie giustificative.

PRESIDENTE. Pregherei i parlamentari di rispettare i limiti di tempo stabiliti.
Il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, i trasferimenti di ufficiali della Guardia di finanza cui si riferiscono gli interroganti hanno suscitato molta attenzione nei media, soprattutto per il modo in cui un'agenzia di stampa - al riguardo, non cito la fonte - ne ha dato notizia, in un orario inconsueto e mettendoli arbitrariamente in relazione con una vicenda che, inevitabilmente, li ha caratterizzati in maniera strumentale.
In realtà, lo svolgimento dei fatti è molto semplice. Il viceministro Visco, titolare della delega relativa alle politiche fiscali della Guardia di finanza, assumendo l'incarico, ha svolto, come è prassi, una serie di consultazioni con tutti i responsabili dei settori di sua competenza, dalle agenzie fiscali ai vari settori dell'amministrazione e alla stessa Guardia di finanza. Da tali colloqui è emersa l'opportunità di provvedere ad avvicendamenti che sono abituali in questi casi.
Di tali avvicendamenti, come è noto, l'ANSA ha dato notizia due giorni dopo, domenica 16 luglio, alle ore 22,19, titolando: Unipol, azzerati i vertici della Guardia di finanza della Lombardia. Nel corso della stessa nottata, il viceministro Visco ha drasticamente smentito qualsiasi collegamento con la vicenda Unipol ed il comando generale della Guardia di finanza, a sua volta, ha smentito la notizia con il seguente comunicato: "Il comando generale della Guardia di Finanza smentisce le notizie secondo le quali sarebbero stati trasferiti i vertici della Guardia di Finanza di Milano. È stato, invece, avviato nei loro confronti, ai sensi degli articoli 7 e 8 della legge n. 241 del 1990, il previsto procedimento amministrativo per un eventuale successivo impiego".
Lunedì 17, appreso dalla stampa che la procura di Milano aveva sollecitato chiarimenti in proposito, il viceministro Visco ha avuto un colloquio telefonico personale con il procuratore capo Manlio Minale, chiarendo gli aspetti della questione, assicurando che sarebbe stata riservata la massima cura nel garantire la continuità nell'azione di indagine e ricevendo l'assicurazione che in tal caso non vi sarebbe stata alcuna controindicazione agli avvicendamenti.
Nessuna informazione sulla riunione svoltasi a Milano tra i vertici attuali della Guardia di finanza ed i magistrati è stata fornita all'autorità politica prima di ieri, quando la Guardia di finanza ha fatto pervenire la sua nota relativa a queste indicazioni parlamentari. Gli avvicendamenti indicati dal comando generale della Guardia di finanza non presentano alcuna eccezionalità; infatti, tutti gli ufficiali del rango di generali e colonnelli interessati al nuovo incarico, lungi dall'essere penalizzati dalle scelte compiute, sono destinati ad incarichi di pari o superiore livello nella stessa Milano o in altre regioni o presso il comando generale della Guardia di finanza.

PRESIDENTE. Deve concludere...

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Gli ufficiali indicati per la loro sostituzione al comando generale vantano requisiti di professionalità e di esperienza altrettanto elevati. La ringrazio, Presidente.

GIORGIO JANNONE. Vergogna!

SANDRO BONDI. Lei prende in giro il Parlamento!

PRESIDENTE. Il deputato Ciccioli ha facoltà di replicare.

CARLO CICCIOLI. Onorevole Presidente, mi spiace dichiarare la mia totale insoddisfazione per la risposta. Lei, come ha accennato nella risposta, ha ricordato che i vertici degli istituti della giustiziaPag. 68requirente di Milano, la procura generale e la procura della Repubblica, hanno interloquito sottolineando la preoccupazione per le indagini in corso e per il fatto che un esodo così massiccio dei vertici interessati alle indagini sicuramente avrebbe danneggiato il corso delle indagini stesse.
Mi sento di dire che una decisione di questo genere, assunta in tal modo, che riguarda persone che da tempo ricoprono quegli uffici e altre che invece molto più recentemente vi erano state assegnate indica che, evidentemente, si voleva azzerare l'intero gruppo operativo.
Lo dimostra il fatto che il comandante della regione Lombardia è stato trasferito alla regione Piemonte, posto per il quale già era stato indicato un altro generale della Guardia di finanza, sicché si è revocata la precedente indicazione. Ciò sta a significare che non si è trattato di un normale avvicendamento, che naturalmente non avrebbe interessato un vertice così vasto della Guardia di finanza stessa.
Mi preme anche sottolineare che le decisioni, per quanto riguarda i movimenti della Guardia di finanza, spetterebbero al vertice stesso, e non al viceministro Visco che, dal punto di vista giuridico, è stato delegato a ciò con qualche perplessità evidentemente non solo di carattere formale ma anche di sostanza.
La sensazione che ha percepito l'opinione pubblica è quella che qualcuno abbia disturbato il manovratore e che, quindi, era giusto che pagasse.

PRESIDENTE. La prego...

CARLO CICCIOLI. Credo - e concludo - che ciò che viene percepito sia molto grave.
Tra l'altro, vi sono ulteriori indiscrezioni giornalistiche che riferiscono...

PRESIDENTE. Per cortesia...

CARLO CICCIOLI. ...che attualmente lo stesso viceministro Visco è oggetto di un'indagine (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).

(Presunte pressioni di un viceministro per il trasferimento di vertici della Guardia di finanza in Lombardia - n. 3-00163)

PRESIDENTE. Il deputato Elio Vito, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a sua disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00163 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

ELIO VITO. Signor presidente, con la consueta spudoratezza, il Presidente Prodi, poco fa, ha affermato che il problema non è l'immotivata, illegale, intempestiva sostituzione dei vertici della Guardia di finanza della Lombardia, ma il fatto che l'agenzia di stampa Ansa ne abbia dato la notizia ad un'ora indelicata.
Ci dica, Presidente Prodi, se corrisponda al vero o meno che una persona che non ha i titoli per occuparsene, il viceministro Visco, se ne sia occupata. Ci dica, Presidente Prodi, se corrisponda al vero o meno che non ha avuto semplicemente un colloquio con la procura di Milano, ma che il viceministro Visco, per questo, sia stato iscritto sul registro degli indagati dalla procura di Milano (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. La prego...

ELIO VITO. Infine, Presidente Prodi, a noi non interessa la questione Unipol. A noi interessano i cittadini che sono preoccupati per il fatto che volete utilizzare le istituzioni dello Stato e la Guardia di finanza per ragioni private e per questo ne rimuovete i vertici (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente...

Una voce dai banchi di Forza Italia: Vergognati!...

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PRESIDENTE. Vi prego di lasciar parlare il Presidente del Consiglio e di assumere atteggiamenti rispettosi.

ROMANO PRODI, Presidente della Consiglio dei ministri. Quando hanno finito, parlo.

GIOVANNI CARBONELLA. Abbiamo cinque anni per vergognarci (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...

PRESIDENTE. Vi prego! Se continuiamo così, non credo che chi ci sta osservando riceva una buona impressione della politica. In quest'aula, ognuno è libero, per fortuna, di muovere le critiche anche più radicali e poi di ascoltare il Presidente del Consiglio.

RUGGERO RUGGERI. Ma non di offendere!

ROMANO PRODI, Presidente della Consiglio dei ministri. A me non risulta assolutamente quanto detto dall'onorevole Elio Vito. Se lui ha informazioni particolari, mi piacerebbe sapere quali siano le sue fonti di informazione (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Riguardo al contenuto della domanda, vorrei ripetere quanto ho detto precedentemente, rispetto alle coincidenze temporali, ai modi e ai tempi della diffusione di notizie e al fatto che nessun abuso è stato commesso dal viceministro. La Guardia di finanza ha agito come di consueto nelle sue decisioni. Quindi, ho già illustrato precedentemente tali elementi. Ho già detto che, solo ieri, la Guardia di finanza ha fatto sapere che la richiesta di chiarimenti da parte della procura milanese è stata formulata lo stesso giorno in cui il comandante generale ha spedito la lettera relativa agli avvicinamenti ai quali si è fatta allusione nelle vostre interrogazioni.
Quindi, non c'è nulla da aggiungere alla risposta precedente. Era dovere e potere del viceministro fare le analisi e porre le domande che ha posto (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). Era potere e dovere del capo della Finanza di prendere i provvedimenti che ha preso.

GIORGIO JANNONE. Regime!

PRESIDENTE. Il deputato Elio Vito ha facoltà di replicare.

ELIO VITO. Io non sono insoddisfatto: sono sconcertato! La legge non attribuisce in alcun modo al viceministro Visco il potere di occuparsi degli uffici della Guardia di finanza e di interessarsi di sostituzioni e rimozioni. Queste prassi appartengono a regimi non democratici (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Sono sconcertato, signor Presidente, anche dal fatto che il ministro Di Pietro, a causa della ripresa televisiva, si sia evidentemente «scongelato» dalla sospensione dall'incarico di ministro, senza capire che il vero colpo di spugna non è l'indulto (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo - Una voce: «Vergognati»!), ma la rimozione immotivata, da parte del Governo, di vertici della Guardia di finanza che svolgono il loro dovere. Questo è il vero colpo di spugna per il quale si dovrebbe dimettere dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Infine, signor Presidente - e concludo -, vorrei osservare che il Presidente Prodi non ha smentito - quindi, ha ammesso - l'intenzione del viceministro Visco e dell'intero Governo di utilizzare la Guardia di finanza per scopi privati.
Ora, Presidente Prodi, smentisca, se ne ha il coraggio, anche la Repubblica. Non so se sia stato pubblicato in un orario scomodo, come l'agenzia di stampa alla quale facevamo riferimento, anche questo: «Mare e spiaggia: grandi amici. Prodi sulla spiaggia con la famiglia, Parisi che arriva dal mare, con una motovedetta della Guardia costiera. Un abbraccio e poco altro» (Applausi dei deputati dei gruppi diPag. 70Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo - Una voce: «Vergogna!»).

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Unipol!

ANDREA LULLI. Ma falla finita!

ELIO VITO. Andate al mare con le motovedette della Guardia costiera e con i mezzi della Marina militare che non volete siano destinati alla sicurezza del nostro paese: vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!

ANTONIO BORGHESI. Indulto! Indulto!

(Interventi per contenere la spesa delle pubbliche amministrazioni nonché i costi della politica - n. 3-00164)

PRESIDENTE. Il deputato Donadi ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00164 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).

MASSIMO DONADI. Signor Presidente del Consiglio, il suo Governo sì è caratterizzato, nei suoi primi atti - e noi abbiamo molto apprezzato ciò -, per un'azione di contenimento della spesa pubblica e di ripresa della competitività del paese, anche attraverso le cosiddette liberalizzazioni.
Vorremmo quindi sapere, signor Presidente del Consiglio, se, in questa attività di apertura dei cosiddetti mercati chiusi, il Governo non intenda operare anche per riportare efficienza, trasparenza e meritocrazia (producendo, quindi, risparmi) nelle pubbliche amministrazioni, nonché per ridurre quell'aspetto endemico della nostra democrazia rappresentato dagli esorbitanti costi della politica.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, quello dei costi della burocrazia e del sistema pubblico rappresenta uno dei problemi più importanti che il Governo sta affrontando.
Abbiamo già agito, in via amministrativa, il 15 giugno, attraverso l'adozione di un atto di indirizzo sui criteri generali per il coordinamento dell'azione amministrativa del Governo; abbiamo altresì spinto verso il rigoroso contenimento della spesa, trovando una risposta alle esigenze finanziarie negli spazi di flessibilità e di riallocazione delle risorse previsti dalla normativa contabile vigente.
Ci siamo indirizzati, soprattutto, verso il rispetto delle disposizioni finalizzate al contenimento degli organici e delle nuove assunzioni. Abbiamo altresì disposto il contenimento delle spese per studi ed incarichi di consulenza, delle spese di rappresentanza e pubblicità e delle risorse destinate alle autovetture.
Abbiamo stabilito, inoltre, la verifica dei presupposti di obbligatorietà per l'adesione alle convenzioni Consip, la rigorosa quantificazione degli oneri derivanti da nuove iniziative legislative ed il rispetto delle modalità di utilizzo dei contributi pluriennali dello Stato, affinché non comportino effetti negativi sui saldi della finanza pubblica.
Inoltre, riteniamo necessario un intervento più incisivo di carattere legislativo. Con il decreto-legge n. 223 del 2006 abbiamo contenuto la spesa pubblica - in particolare per le amministrazioni centrali - per il sussidio all'editoria, oltre che la riduzione, rispetto a quanto già disposto con la legge finanziaria, dei limiti di spesa per convegni, consulenze e rappresentanze. Inoltre, abbiamo prodotto una riduzione di spesa in tutti i capitoli non strettamente necessari per il funzionamento della nostra amministrazione.
Il contenimento delle spese per commissioni, comitati e consulenti, verrà ulteriormentePag. 71«inseverito» nel prossimo futuro. Riteniamo che questi contenimenti della spesa abbiano già portato una diminuzione dell'indebitamento: circa 900 milioni di euro per l'anno in corso, 1.250 milioni per il 2007, 1.450 milioni a decorrere dal 2008. Altri provvedimenti nella stessa direzione saranno assunti nel prossimo futuro.

PRESIDENTE. Il deputato Donadi ha facoltà di replicare, per due minuti.

MASSIMO DONADI. La ringrazio, signor Presidente, per i chiarimenti che ha voluto fornire e che noi accogliamo con soddisfazione. Non le nascondo che mi sarei forse atteso di sapere di più circa gli intendimenti del Governo per i prossimi anni su un aspetto specifico che noi avevamo sottolineato, cioè quello dei costi della politica.
Credo che, nel momento in cui questo Governo, correttamente, in modo importante, sta chiedendo a molte, significative ed estremamente rappresentative categorie economiche del paese, intervenendo attraverso le liberalizzazioni, di veder ridotti e rimodulati quelli che sono stati fino ad oggi loro diritti acquisiti, farebbe bene a dare una dimostrazione importante: che anche la classe dirigente di questo paese, anche la politica, sa mettere in discussione i propri privilegi, i propri aspetti corporativi, e quindi sa mettere mano ad una legge di riforma complessiva di quelli che, ribadisco, in questo paese sono i costi esorbitanti della politica.
Il presidente degli industriali non perde occasione di ripeterlo: in Italia la politica costituisce la prima azienda del paese. Un'azienda che non conosce crisi: con le congiunture buone o con quelle cattive, è l'unica azienda il cui fatturato cresce sempre a dismisura! Credo che sarà responsabilità anche di questa maggioranza e di questo Governo - noi di sicuro non solo non ci sottrarremo, ma ne saremo parte attiva e stimolante - quella di svolgere un'azione incisiva, dando un buon esempio per tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

(Iniziative per proseguire nell'azione volta a garantire maggiore concorrenza nei mercati chiusi - n. 3-00165)

PRESIDENTE. Il deputato Barbi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Franceschini n. 3-00165 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è confirmatario.

MARIO BARBI. Signor Presidente, il decreto-legge approvato ieri sera al Senato ed ora all'esame della Camera, sul contenimento della spesa, il contrasto all'evasione fiscale e il rilancio economico e sociale, è premessa per il risanamento dei conti pubblici e per il rilancio della crescita. Tale decreto non è un semplice collage di pezze a colori, ma contiene disposizioni coerenti per aprire alla concorrenza, nell'interesse dei consumatori e della competitività del paese, settori economici ingessati e corporativi. Queste misure, ancorché avversate da alcune categorie, sono state accolte con grande favore dall'opinione pubblica ed hanno ricevuto consensi, almeno all'inizio, anche dall'opposizione.
Considerato che i cittadini attendono che le liberalizzazioni conducano a riduzioni di prezzi ed aprano nuove opportunità anche ai giovani, le chiedo, signor Presidente, come il Governo intenda proseguire nell'apertura alla concorrenza dei mercati ancora chiusi o non sufficientemente aperti.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Romano Prodi, ha facoltà di rispondere.

ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. La situazione italiana, nonostante i processi di privatizzazione e di liberalizzazione, si caratterizza ancora, per molti comparti, soprattutto nel settore dei servizi e nella pubblica amministrazione, in cui vi è la mancanza di concorrenza,Pag. 72per aspetti corporativi e ritardi organizzativi che denotano una perdita di efficienza, di cui paghiamo quotidianamente il prezzo.
Noi abbiamo cominciato, con il decreto-legge n. 223 del 2006, un grosso cammino di liberalizzazione, proprio per «scrostare» il nostro sistema economico dagli irrigidimenti che gli sono stati di grave pregiudizio in passato. Noi intendiamo andare avanti in questa direzione. Io intendo porre la politica dell'efficienza e della concorrenza al centro della mia agenda e definire, a breve, la sequenza dei settori su cui intervenire, in primo luogo, quelli che portano benefici più elevati a vantaggio dei consumatori, anche in conseguenza degli apprezzamenti che gli italiani hanno ricevuto riguardo ai provvedimenti di liberalizzazione che abbiamo recentemente adottato.
I settori in cui pensiamo di agire prioritariamente e in tempi rapidi riguardano i servizi pubblici locali, per i quali è auspicabile che il Parlamento possa avviare e concludere entro l'anno in corso l'esame parlamentare del disegno di legge delega approvato dal Governo il 30 giugno; la riforma delle libere professioni in chiave concorrenziale, attraverso un apposito disegno di legge delega; le telecomunicazioni e, in particolare, il sistema radiotelevisivo; il mercato pubblicitario, le energie, il gas e ulteriori misure finalizzate a rafforzate la tutela degli utenti nei servizi di interesse generale (in primo luogo, telefonia, ma anche energia, televisioni, poste e trasporti), sulla falsariga dell'analisi delle disposizioni inserite nella delega sui servizi pubblici locali.
Abbiamo anche intenzione - ciò è altrettanto importante - di provvedere ad un grande processo di snellimento e di semplificazione del lavoro e dell'operato della pubblica amministrazione.
Questi provvedimenti non tarderanno, sono già nella linea di azione del Governo e saranno votati al più presto possibile, in modo che il cammino di ammodernamento del paese che abbiamo intrapreso possa rapidamente proseguire (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Il deputato Ventura, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, volevo ringraziarla per due motivi. Il primo è che, dopo cinque anni, abbiamo nuovamente la presenza di un Presidente del Consiglio che risponde alle interrogazioni (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, dei Comunisti Italiani e dei Verdi). Non è cosa secondaria, perché la sua presenza per rispondere alle interrogazioni, che consideriamo normali, ma importanti per la vita del paese, appare dopo cinque anni un fatto straordinario. La inviterei a continuare in tal modo, perché questa è la migliore risposta per avere un rapporto corretto con il Parlamento.
Il secondo ringraziamento è per aver ricordato, questo pomeriggio, che lei e il Governo che presiede siete intenzionati ad andare avanti sulla via della liberalizzazione e della concorrenza. È molto importante: si tratta di una operazione che nessun Governo ha osato mettere in campo. Questo «scrostamento» di cui parla, la sconfitta di logiche corporative, è la premessa per pensare alla ripresa dinamica del nostro sistema economico. Lei ha parlato di snellimento della pubblica amministrazione, di energia, di servizi. Andiamo avanti: è la migliore risposta che possiamo dare alle attese del paese!
Signor Presidente, non lasciamoci intimorire dalla protesta scomposta di qualche categoria, magari capeggiata da qualche neocorporativo presente in questo Parlamento. Dobbiamo sapere che parlare alla maggioranza dei cittadini e dei consumatori è la risposta vincente non solo per l'economia, ma anche per la dialettica democratica nella nostra società (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Verdi).

Pag. 73

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori, attendendo la fine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, perché ritengo che una delle interrogazioni presentate abbia aperto in maniera impropria un dibattito di natura politica, come non le sarà sfuggito, ponendo una domanda relativa alla durata dei Governi, alle maggioranze, alle elezioni e quant'altro. Non so quali debbano essere i limiti di uso del question time. So che, in genere, vengono indicate alcune materie da trattare, o almeno così accadeva nella scorsa legislatura, e gli uffici danno qualche orientamento al riguardo.
La questione di natura politica affrontata è così ampia che sarebbe stata più adatta ad un dibattito di carattere generale, dove casomai un rappresentante per gruppo potesse esprimere le proprie valutazioni, che non ad uno scambio di domande e risposte sulla questione delle questioni: cosa accade di fronte a cambiamenti rispetto al mandato in ordine alla durata di un Governo o della maggioranza.
Non le sfuggirà che si tratta di una questione politica per eccellenza che, confinata nell'ambito dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata - e concludo, signor Presidente -, configura un uso improprio del question time o l'impossibilità per gli altri gruppi di intervenire su tale questione concernente la legittimità o meno dei numeri del Governo e le prospettive della legislatura.

PRESIDENTE. Sulle questioni procedurali - come lei sa - non sono consentiti interventi durante lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. A coloro che intendono intervenire sull'ordine dei lavori, per un richiamo al regolamento o per qualsiasi altro motivo, la parola viene data soltanto al termine della seduta.
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata avviene secondo uno schema regolamentare caratterizzato da una rigida scansione delle fasi e dei tempi e da una successione degli interventi tale da instaurare un contraddittorio serrato tra interroganti e Governo. È a discrezione dei singoli gruppi porre la questione, e colui che risponde lo fa assumendosene la responsabilità per parte del Governo, in questo caso del Presidente del Consiglio.
Qualsiasi altra modificazione non prevista nel corso del dibattito potrebbe determinare una modifica dei tempi programmati e una alterazione del rapporto tra interroganti e Governo, nonché della parità di trattamento tra i gruppi, anche in considerazione del fatto che l'articolo 135-bis del regolamento prevede la trasmissione televisiva diretta delle sedute.
La questione della densità politica dell'interrogazione e della risposta è un elemento a totale disposizione dell'interrogante e del Governo che risponde.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 16,50.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Bindi, Brugger, Cento, Chiti, Colucci, D'Antoni, Di Pietro, Duilio, Evangelisti, Fioroni, Folena, Galante, Gentiloni Silveri, Lanzillotta, Letta, Mazzocchi, Melandri, Migliore, Morrone, Mussi, Oliva, Piscitello, Pisicchio, Sgobio, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 74

Costituzione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro europea (INCE).

PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro europea (INCE) ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione, eleggendo presidente il deputato Maurizio Gasparri.

Costituzione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha proceduto, in data odierna, alla propria costituzione, eleggendo presidente il senatore Carlo Vizzini.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,55).

ANTONIO MAZZOCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, vorrei far notare che i deputati in missione non sono complessivamente 51, ma 50, perché il sottoscritto, intervenendo, intende sospendere la propria missione.
Le volevo dire inoltre che poco fa, presso la X Commissione attività produttive, è iniziata la discussione sul decreto-legge n. 223 del 2006, recante misure in materia di concorrenza, che fra pochi giorni giungerà all'esame dell'Assemblea. Ho eccepito, in Commissione attività produttive - credo anche con il consenso dello stesso presidente - che nel decreto non solo sono previste misure a favore del rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, ma, dall'articolo 3 all'articolo 9, si fa riferimento alla concorrenza, materia di esclusiva competenza della X Commissione attività produttive.
Credo che, se si vuole realmente, anche nel rispetto della competenza delle Commissioni, dare la possibilità alla Commissione in questione di esprimersi, o si attribuisce alla stessa il potere di esaminare in sede referente gli articoli dal 3 al 9 o si procede ad una seduta congiunta delle Commissioni alle quali è stata attribuita questa incombenza.
Le sarei veramente grato se lei si facesse promotore riguardo a ciò - so che si riunirà la Conferenza dei presidenti di gruppo -, perché su tale provvedimento siamo disponibili ad offrire una collaborazione alla maggioranza per migliorare il testo; tuttavia, se si vogliono fare colpi di mano per arrivare poi ad un voto di fiducia, superando le competenze delle Commissioni, è bene che si sappia che presenteremo duemila emendamenti e staremo qui anche il giorno di ferragosto.

PRESIDENTE. Deputato Mazzocchi, come le è noto, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 223 del 2006 è stato assegnato alle Commissioni riunite bilancio e finanze.
Si tratta certamente di un provvedimento molto complesso, che riguarda una pluralità di materie. Per tale ragione, la Presidenza ha valutato con grande attenzione tutti i profili di competenza ed ha assegnato, oltre che ad altre Commissioni per il parere ordinario, anche alle Commissioni II, X e XI il medesimo disegno di legge di conversione, ai fini dell'espressione di un parere rinforzato, ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del regolamento.

Si riprende la discussione (ore 16,58).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 525-bis ed abbinate)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati, da ultimo, votati gli identici emendamenti Gasparri 1.6 e Lussana 1.90.Pag. 75
Dobbiamo quindi passare alla votazione dell'emendamento Raisi 1.161, sul quale la Commissione ha espresso parere contrario ed il Governo si è rimesso all'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nel testo del provvedimento in esame si fa riferimento ai «reati commessi fino a tutto il 2 maggio 2006». Quindi, non si parla di condanna, ma di reati commessi. Giustamente, il collega Raisi ha presentato l'emendamento 1.161 nel tentativo di far capire a noi tutti che non è possibile che un provvedimento di clemenza possa «svuotare» i processi in corso. Di conseguenza, con un successivo emendamento, il collega propone che si faccia riferimento ai reati commessi fino a tutto il 31 dicembre 2005. Io credo che il buon senso debba prevalere.
Cari colleghi, sono state scritte pagine intere, ogni giorno, sui giornali, si sono svolti grandi dibattiti televisivi, sono state espresse tante dichiarazioni di condanna; se, dopo tutto ciò, passasse il provvedimento nel testo attuale, concederemmo la libertà a tutti coloro che sarebbero condannati per gravi reati commessi fino al 2 maggio 2006 e daremmo un segnale di grande immoralità politica: prima ancora del processo, si sentirebbero liberi da ogni condanna coloro i quali sono coinvolti in reati finanziari che hanno indignato il cittadino comune, coloro i quali sono responsabili di aver bruciato miliardi di lire rubati alla povera gente, al lavoratore, al pensionato! Sarebbe come dare un segnale di «via libera» a chiunque possa sottomettere i diritti del cittadino comune. Avremmo già la sentenza di assoluzione per tutti quelli che sono stati coinvolti nei noti scandali, da quello Unipol a quello delle cooperative.
Ecco un altro elemento che lega coloro che sono a favore dell'indulto: ognuno si prende la parte sua, l'amico suo, il vicino di banco suo! Ecco perché ritengo che Alleanza Nazionale, nel votare contro il provvedimento in esame e nel battersi contro di esso, vuole anche portare alla luce ciò che sta avvenendo in quest'aula. Svuoteremmo tutti i processi che si stanno istruendo su quanto è avvenuto negli ultimi mesi nel nostro paese.
Signor Presidente, per questi motivi, ritengo opportuno citare le parole di un senatore dell'Unione, della sinistra, il senatore D'Ambrosio, il quale ha affermato: c'è bisogno di una profonda riforma del diritto penale, di informatizzare e riorganizzare gli uffici, prima ancora di ogni atto di clemenza. D'Ambrosio è un senatore della sinistra, di quella sinistra silente che non parla quando si sente in colpa perché sta facendo una cosa sottobanco e non alla luce del sole, una cosa che la fa vergognare di fronte ai suoi elettori! Non si possono candidare i magistrati e poi dire che i condannati devono uscire dal carcere! Dice ancora D'Ambrosio, con riferimento a quello che è successo le altre volte: dopo due mesi - così dice D'Ambrosio - le carceri saranno di nuovo sovraffollate. E D'Ambrosio dice una verità riportata da tutte le cronache degli anni che hanno seguito gli atti di clemenza.
Signor Presidente, invito la Camera a votare a favore dell'emendamento in esame, perché in caso di approvazione del provvedimento, che noi non auspichiamo, almeno tale emendamento ne limiterebbe il danno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Con questo emendamento abbiamo voluto seguire un metodo caro alla sinistra: quello della riduzione del danno. Infatti, abbiamo diminuito la data entro quale sono stati commessi reati per i quali è previsto l'indulto ed abbiamo ridotto da tre ad un anno la concessione dello sconto di pena. Soprattutto, con l'eliminazione della prima parte del comma 1, non si consente ai recidivi diPag. 76partecipare all'atto di clemenza, che riteniamo non idoneo alle problematiche esposte anche dai colleghi che, invece, perorano la causa dell'indulto. Chiediamo, perlomeno, di approvare l'emendamento in esame che - ripeto - costituisce una riduzione del danno che, nell'insieme, la proposta di legge determina.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Intervengo solo per ricordare ai colleghi che, come sanno, le norme prevedono che quando si concedono i provvedimenti premiali dell'amnistia o dell'indulto si deve partire dall'inizio della legislatura. Tuttavia, è altrettanto vero che, sebbene formalmente il provvedimento rispetti tale prescrizione, abbiamo affrontato nella scorsa legislatura, in gennaio ed in febbraio, il provvedimento. Quindi, lo scopo che vuole evitare un modo per aggirare la norma e, magari, sapendo che si sta discutendo dell'indulto, per commettere alcuni reati, viene eluso da questa formulazione, che parte dal 2 maggio 2006. Sappiamo tutti che c'è stata la marcia di Natale ed a gennaio ci siamo incontrati: quindi, sarebbe opportuno accogliere l'emendamento Raisi 1.161, come molti colleghi, anche della sinistra, avevano valutato in Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, ovviamente l'emendamento in esame è stato da lei ammesso ed è del tutto legittimo, ma noi voteremo contro perché le motivazioni addotte dai colleghi di Alleanza Nazionale che mi hanno preceduto sono del tutto pretestuose. In particolare, il collega Buontempo ha detto che vengono cancellati i processi: ha confuso, dal punto di vista giuridico, l'istituto dell'amnistia con quello dell'indulto che, come abbiamo detto mille volte, interviene sulle pene e non sulla cancellazione dei reati.
Per quanto riguarda la data, è del tutto legittimo proporre date diverse, anche se voteremo contro, ma è la Costituzione, signor Presidente, colleghi, che all'articolo 79, ultimo comma, stabilisce che: «In ogni caso l'amnistia e l'indulto non possono applicarsi ai reati commessi successivamente alla presentazione del disegno di legge». Ovviamente, i disegni di legge, o proposte di legge, come in questo caso, sono quelli presentati in questa legislatura. La legislatura è iniziata il 28 aprile e la data del 2 maggio rappresenta quella del primo giorno di vigenza della legislatura dopo la domenica e la festività del 1o maggio. Quindi, la data del 2 maggio indicata dalla Commissione è assolutamente corretta, legittima e coerente con la volontà della grande maggioranza della Commissione. Invito i colleghi, anche perché le motivazioni sono del tutto pretestuose, a votare contro l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oltre alle argomentazioni che testé abbiamo ascoltato dal collega Boato e che, peraltro, sono assolutamente condivisibili, vorrei aggiungerne qualcun'altra, di merito, per spiegare le ragioni per le quali il gruppo dei Comunisti Italiani esprimerà voto contrario su questo emendamento.
Il testo della Commissione, nel fissare al 2 maggio 2006 la data ultima entro la quale devono essere stati commessi i reati per i quali è possibile concedere l'indulto, tiene opportunamente conto del fatto che alcune leggi approvate nel corso della presente legislatura - in particolare, mi riferisco a quella che reca il nome di uno degli oratori che mi ha preceduto, l'onorevole Cirielli, alla cosiddetta legge Fini in materia di stupefacenti, che equipara le droghe pesanti a quelle leggere ed alla cosiddetta legge Bossi-Fini - stanno dispiegando i loro effetti nefasti particolarmente nel primo semestre di quest'anno.Pag. 77Se non ricomprendessimo nei tempi di applicazione dell'indulto il primo semestre di quest'anno, almeno i reati commessi fino alla data del 2 maggio 2006, praticheremmo una doppia ingiustizia. Infatti, in tal modo escluderemmo dal beneficio dell'indulto proprio quei poveretti dei quali abbiamo parlato a più riprese, cioè coloro, molto spesso giovani, che sono recidivi, certamente, e che hanno commesso reati in modo reiterato perché, magari, per due volte hanno rubato un'autoradio. Costoro, non potendo ottenere il riconoscimento delle attenuanti in misura prevalente e non potendo ottenere il riconoscimento della attenuante prevista dall'articolo 73, quinto comma, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, come riformato, subiscono regolarmente condanne a quattro anni, quattro anni e mezzo o cinque anni per la detenzione di 20 grammi di hashish. Siccome di queste persone, al momento, le galere sono affollate ed essendo a queste persone che va il pensiero dei Comunisti Italiani, se noi retrocedessimo la data di commissione dei reati ai quali applicare l'indulto perpetreremmo un'ingiustizia nei loro confronti e non manterremmo fede a ciò che, come Comunisti Italiani, abbiamo affermato. In linea di principio, infatti, noi siamo favorevoli ad un provvedimento di indulto, ma compiremo tutti i passi affinché dal provvedimento siano esclusi coloro che non avevano motivi per delinquere, che non avevano ragioni sociali che li spingessero a delinquere. Invece, a nostro avviso, tale misura, che deve essere riferita - come ricordava il deputato Violante, più opportunamente e più autorevolmente di me - alla pena e non al reato, deve e può essere un atto di pietà, di clemenza, di perdono e di opportunità per persone che si trovano in carcere e che in carcere non dovrebbero trovarsi (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 1.161, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 535
Votanti 528
Astenuti 7
Maggioranza 265
Hanno votato
96
Hanno votato
no 432).

Avverto che l'emendamento Donadi 1.195 non sarà posto in votazione in quanto è stata ritirata la relativa segnalazione.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Consolo 1.122.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, approfitto del mio intervento per difendere questo emendamento e per sgombrare il campo da un equivoco odioso.
Alleanza Nazionale non è mai stata contro i detenuti e quindi intenzionata, per questo motivo, ad esprimere un voto contrario sull'indulto. Questa è una falsa rappresentazione di una realtà ben diversa. Consapevole del disastro esistente nelle nostre carceri, Alleanza Nazionale aveva avanzato proposte concrete e rispettose della situazione attuale. Aveva chiesto, infatti, un impegno ben determinato e tempestivo per quanto riguarda la nuova edilizia carceraria ed aveva chiesto che fossero esclusi dal beneficio dell'indulto - pensate un po' - i plurirecidivi; questa mi sembra una posizione ragionevole. Soprattutto, aveva chiesto, e ancora chiede - lo ripeterò nel prosieguo di questa discussione -, che le vittime del reato fossero, almeno, risarcite come parte civile ritualmente costituita.Pag. 78
Dov'è lo scandalo in tutto ciò? Sapete cosa ha risposto la maggioranza dei colleghi a questi legittimi interrogativi posti dal mio partito? Ha risposto con il rifiuto e con il silenzio. Ecco perché, con riferimento ad una posizione di chiarezza, non deve essere consentito ad alcuno di usare termini quali il volgare «giustizialismo»: non sia consentito a nessuno! La posizione di Alleanza Nazionale, infatti, è chiara e comprensiva, ma, messa con le spalle al muro tra la difesa delle vittime del reato e la difesa dei carnefici, non può che stare dalla parte delle vittime. Vi è qualcosa di scandaloso in ciò? Le vittime del reato, purtroppo, in questo provvedimento sono diventate il protagonista, o meglio le protagoniste emarginate. Costretti, lo ripeto, a schierarci, ci schieriamo con le vittime del reato.
La responsabilità, per chi di noi voterà contro, non sta nella posizione di Alleanza Nazionale, ma in quella di quanti non hanno tenuto in alcuna considerazione le vittime del reato, che oltre al danno subito, essendo vittime, dovrebbero subire la beffa di vedere mandati liberi, senza motivazione alcuna, i loro carnefici. Ciò è intollerabile ed è il motivo per cui abbiamo presentato questo emendamento, che riduce da tre anni a due anni l'indulto, come hanno ben detto i colleghi che mi hanno preceduto. Si tratta, dunque, di un emendamento volto esclusivamente a limitare il danno.
Prima di votare, meditate, perché la nostra è una posizione assai ragionevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non mi piace la circostanza che vi sia un parlamentare, in quest'aula, che più anni rimane alla Camera e meno capisce ciò che vi si dice. L'onorevole Boato, ancora una volta, ha perso una sana occasione per tacere e per non fare il «primo della classe» che spesso viene respinto all'ultimo banco.
Signor Presidente, ho sostenuto che coloro che hanno commesso reati entro il 2 maggio - ripeto, che hanno commesso reati entro il 2 maggio -, quando si celebreranno i processi, in caso di condanna inferiore o pari a tre anni, sapranno, lo sanno da oggi, che non andranno in galera! Capito, onorevole Boato? Non si confonde l'amnistia con l'indulto! Bisognerebbe essere ignoranti come qualcuno che non capisce ciò che si dice in aula per confondere la cancellazione del processo con la cancellazione della pena...
Noi diciamo che per i condannati, qualora la condanna...

PRESIDENTE. Inviterei davvero a rispettare i tempi da parte di tutti, per favore.

TEODORO BUONTEMPO. Prego? I tempi? Mi parla dei tempi, signor Presidente? Non ho capito, scusi. Onestamente, non ho capito...

PRESIDENTE. L'avevo invitata a concludere.

TEODORO BUONTEMPO. La ringrazio.

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato Buontempo. Prego, concluda.

TEODORO BUONTEMPO. Dico semplicemente questo, signor Presidente: chi ha confuso amnistia con indulto è proprio l'onorevole Boato che, ancora una volta, ha sbagliato strada e direzione. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputato Buontempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, intervengo ovviamente non per fare ostruzionismo, ma per fare affermazioni diverse. Non siamo pregiudizialmentePag. 79«contro», perché non siamo «contro» nulla in maniera pregiudiziale; infatti, non abbiamo pregiudizi.
Tuttavia, poiché manca la cornice della sicurezza - come persino il Papa, in quest'aula, disse - per un provvedimento di clemenza, siamo contrari. Dunque, nell'ottica della riduzione del danno, l'emendamento presentato dal collega Consolo serve a quanti vogliono mettersi la coscienza a posto con i loro elettori, di destra, di sinistra o di centro, che innanzitutto chiedono di essere tutelati dalla classe politica e dal Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, anche la Lega aveva presentato un emendamento identico a quello in esame che, tuttavia, non abbiamo potuto segnalare sulla base di quanto previsto dal regolamento.
Pertanto, annuncio il voto favorevole del mio gruppo su questa proposta emendativa, che tende ad una riduzione del danno prevedendo uno sconto di pena di due anni anziché di tre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Attraverso questo emendamento, come già ha anticipato il collega Consolo, si tenta di ridurre il danno prodotto da questo provvedimento.
Stamattina, un collega di Rifondazione Comunista affermava che, grazie al testo in esame, poche migliaia di detenuti usciranno dal carcere. Non è vero, sono diverse decine di migliaia le persone che lasceranno i penitenziari. Pertanto, riuscendo a ridurre lo sconto di pena, si potrà anche ridurre il numero dei detenuti che usciranno dal carcere.
Abbiamo dunque presentato una serie di emendamenti tutti volti ad una riduzione del danno, per fornire un segnale positivo ai cittadini contrari a questo provvedimento di indulto, che sono circa il 90 per cento della popolazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, annuncio il nostro voto favorevole sull'emendamento in esame. D'altra parte, io stesso avevo presentato un emendamento identico, che in Commissione è stato respinto.
Si tratta di una riduzione del danno; d'altra parte, riteniamo che per il personale impegnato nelle indagini sapere che vi sarà un indulto di tre anni potrebbe rappresentare un disincentivo all'impegno, mentre sapere che l'indulto è di soli due anni potrebbe far pensare che una condanna sia stata effettivamente scontata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 1.122, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 546
Votanti 541
Astenuti 5
Maggioranza 271
Hanno votato
101
Hanno votato
no 440).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Consolo 1.123.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale ha posto alcune questioni in relazionePag. 80alla discussione sul condono: quella del sistema carcerario; quella della tutela e del rispetto nei confronti delle vittime, soprattutto per i reati più gravi; quella relativa ai servizi sociali, dal momento che nessuno sotto questo profilo si è interessato della sorte di migliaia di detenuti che, grazie a questo provvedimento, saranno scarcerati senza che per loro vi sia alcuno stanziamento, scaricando in sostanza le responsabilità conseguenti sugli enti locali e su quei servizi carcerari che non hanno né risorse né personale per far fronte a tale esigenza.
Basterebbero queste riflessioni per dimostrare come, dal nostro punto di vista, la questione sia stata affrontata con serietà e con molta attenzione, dal momento che il ministero ha dovuto rispondere alle richieste di informazioni rivolte in Commissione giustizia solo dal gruppo di Alleanza Nazionale. Questo emendamento è finalizzato sostanzialmente ad evitare che l'indulto si applichi ai plurirecidivi, cioè a coloro che si sono macchiati di reati più o meno gravi in diverse occasioni. Basterebbe attingere alla risposta dal ministro competente per sapere che dalle stime - ovviamente, effettuate per rispondere alla nostra richiesta - si evince che, dei 13.147 detenuti italiani con plurimi ingressi in carcere, il 23 per cento vede inflitta una pena fino a due anni, cui si aggiunge il 13 per cento con una condanna da due a tre anni e un altro 13 per cento da tre a quattro anni. Io non credo che si possa accusare Alleanza Nazionale di non essere sensibile ai problemi che sono stati sollevati nella discussione sul sistema carcerario. La verità è che la nostra sensibilità è equilibrata in modo ragionevole, per dirla con il presidente Violante, nei confronti della tutela di tutti quei cittadini che sono al di fuori delle carceri e che si aspettano che, anche di fronte ad un provvedimento di indulto, ci sia la doverosa considerazione nei confronti di temi quali la sicurezza ed il rispetto delle regole.
Tuttavia, non potevamo aspettarci qualcosa di diverso, dal momento che è davvero paradossale ciò che stiamo vivendo in questi giorni e in queste ore. Da un lato - e concludo Presidente -, assistiamo a chi si preoccupa di evitare i condoni fiscali, decidendo anche che ci debba essere biasimo nei confronti di chi ha posto in essere alcuni interventi normativi per rispondere alle esigenze del bilancio dello Stato, ma, dall'altro, si tacciano di giustizialismo tutti coloro che si preoccupano delle conseguenze del peggiore - a nostro modo di vedere - sistema per eludere le sentenze della magistratura. Il vero condono che deve preoccupare i cittadini, non è tanto quello fiscale, su cui si può sempre discutere, ma quello che rimette in libertà i recidivi e coloro che più volte hanno violato le regole di civile convivenza stabilite dallo Stato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la soppressione del secondo periodo del comma 1 proposta dall'emendamento 1.123 a prima firma dell'onorevole Consolo va compresa - qui mi pare che nessuno stia leggendo o seguendo il provvedimento e che si voti per ordini di scuderia -, perchè si tratta di rimettere in libertà oltre ventimila detenuti condannati. Il secondo periodo dell'articolo 1 recita: «Non si applicano le esclusioni di cui all'ultimo comma dell'articolo 151 del codice penale», vale a dire che i recidivi non vengono esclusi dal provvedimento di indulto. Ora, anche lo stesso ministro Guardasigilli, che si è guardato bene dal venire in aula, fatto molto grave, credo (Commenti)... Presidente, quanti minuti ho a disposizione?

PRESIDENTE. Un minuto.

TEODORO BUONTEMPO. Bene, il 60 per cento dei detenuti recidivi che escono dal carcere vi tornano; il fatto di volerli includere nell'indulto mi pare sbagliato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

Pag. 81

ELIAS VACCA. Onorevoli colleghi, molto pacatamente - senza che nessuno possa essere tacciato di giustizialismo o di eccessi di garantismo - devo dire, con riferimento a questo emendamento, che è del tutto evidente che ciò che ci divide profondamente dall'impostazione dei colleghi che mi hanno preceduto e di quelli che hanno presentato l'emendamento stesso è che il concetto di recidiva non può essere il discrimine per applicare o meno l'indulto. I colleghi, in particolare coloro che frequentano aule di tribunale, sanno - quanto e meglio di me - che ci sono recidivi che rubano quattro mele, una mela alla volta, e ci sono persone che prendono tangenti di un miliardo una volta e poi si sistemano per tutta la vita. Allora noi non possiamo che essere dalla parte di quelli che, per mangiare, rubano quattro mele o, per dirla diversamente cari colleghi, di quelli che, non essendo spacciatori di stupefacenti, si trovano in possesso di quantità modeste, ma non tali da escludere la punibilità. Allora ciò che determina la gravità della condotta è sì la contrapposizione ai valori della nostra società, ma la profondità di tale contrapposizione non il numero delle violazioni. Questo concetto di recidiva è lo stesso che ha portato il Parlamento nella precedente legislatura ad approvare norme che vanno in odio ai poveretti, ai bambini figli degli zingari e dei rom che rubano più volte perché li mandano a rubare: costoro sono i recidivi reiterati ai quali l'indulto non si dovrebbe applicare.
È evidente che, sotto questo profilo, abbiamo concetti diversi della pericolosità sociale. Se devo avere un moto di umana pietà e di comprensione, io continuo a stare dalla parte di chi ruba quattro autoradio e contro chi prende tangenti da un miliardo in una volta sola (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Premesso che chi prende tangenti non è detto che le prenda una volta sola, ma anzi lo fa abitualmente, abbiamo capito dal collega che è intervenuto che da quella parte si sta con chi continua a rapinare, con chi continua a commettere efferati atti di violenza e con chi continua a compiere atti di violenza nei confronti dei singoli cittadini (Commenti dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e dei Verdi).

MARCO BOATO. Questo non lo puoi dire!

ENZO RAISI. Io credo che, di fronte ad un atto di clemenza, l'esclusione dei recidivi sia elementare, anche perché, come sottolineavano alcuni colleghi intervenuti prima di me, molti di quelli che in passato hanno usufruito di amnistia ed indulto sono tornati in carcere. Chi è maggiormente a rischio se non i recidivi? Credo allora che, di fronte ad un atto di questo genere almeno la categoria dei recidivi dovrebbe essere esclusa da coloro che beneficeranno dell'indulto. Per tale motivo, ribadiamo il nostro voto favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto dire al collega Vacca che lo sfido a trovare in Italia una persona che si trovi in carcere per aver rubato due, tre, quattro o dieci mele. In secondo luogo, vorrei ricordargli che i bambini non sono punibili e non possono quindi neanche essere recidivi. Se, di norma, il codice, all'articolo 151, prevede che l'indulto e l'amnistia non si concedono, non ai recidivi semplici, ma ai recidivi qualificati, ai plurirecidivi, delinquenti abituali, professionali e per tendenza, ossia a persone che sono state già perdonate molte volte dalla società, per quale motivo noi dobbiamo abolire espressamente di fatto una importante norma contenuta nel codice penale proprio per evitare che questo provvedimento premialePag. 82vada contro la sicurezza dei cittadini? Onorevole Vacca, prima di parlare, legga il codice!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, poiché questo è un argomento che interpella la coscienza morale e politica di ciascuno, in relazione al maldestro intervento del collega vorrei far presente che ha difeso una causa perduta. Infatti con l'articolo 151 del codice penale non andiamo a beneficiare coloro che a seguito di più fatti commessi abbiano avuto eventualmente una condanna in virtù del noto meccanismo della continuazione, che, come si sa, consente di riunire in un'unica condanna molti fatti commissivi della medesima fattispecie delittuosa. Parliamo dei recidivi, cioè di coloro che, già sanzionati in un'occasione, vengono poi sanzionati nuovamente con successivo atto di sentenza per fatti ulteriori. Si tratta, quindi, di recidiva in senso stretto e non di recidiva impropria, alla quale forse lei si riferiva. Mi pare, quindi, che coscienza e rigore giuridico ci impongano di votare questo emendamento se vogliamo rispondere ad un principio di tutela sociale anche nell'ambito del beneficio che vogliamo approvare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Intervengo soltanto per far presente che il mio emendamento 1. 123 va inquadrato leggendo l'emendamento 1. 124, sempre a mia firma e a firma dei colleghi Bongiorno, Contento, Cirielli e Siliquini, con il quale viene previsto che l'indulto non si applichi nei confronti dei recidivi, dei delinquenti abituali e di quelli professionali. Non si applica quindi nei confronti di quei plurirecidivi di cui ha sempre parlato Alleanza Nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo anch'io su questo emendamento, anticipando anche la dichiarazione di voto sull'emendamento a mia firma 1.69, che abbiamo presentato come Lega Nord e che, appunto, esclude la possibilità di accedere al beneficio dello sconto di pena per tre anni per i recidivi, per i delinquenti abituali, professionali o per tendenza. Ai colleghi che ci hanno bollati come giustizialisti, come coloro che hanno la «faccia feroce» e che non sono sensibili ai provvedimenti dei detenuti e alla loro situazione nei nostri penitenziari, vorrei ricordare che l'articolo 151 del codice penale - così come l'articolo 174, che disciplina l'applicazione dell'amnistia e dell'indulto -, prevede espressamente che l'amnistia, così come l'indulto, non si applica ai recidivi, salvo che non sia previsto diversamente.
Quindi, in questo caso - lo abbiamo sottolineato in Commissione e lo ribadiamo oggi in aula - voi avete fatto una scelta precisa: scegliete non solo di fare uno sconto di pena di tre anni, ma anche che tale sconto possa applicarsi a tutti coloro che hanno già dimostrato di essere dediti al crimine. Infatti, la dichiarazione di abitualità, di professionalità e di delinquente abituale non viene sic et simpliciter, ma quando c'è proprio la dimostrazione della tendenza a commettere un reato, tendenza che continua a reiterarsi e a ripetersi.
Allora, come potete essere convinti di approvare un provvedimento di indulto che non desta allarme sociale quando l'applicate a chi ha già dimostrato di avere nella propria indole, purtroppo, la dedizione al crimine? Mi riferisco anche all'intervento appassionato del collega, di cui mi sfugge il nome, che citava i bambini Rom. Ebbene, è stato già detto: studi meglio il nostro codice perché, vivaddio, in questo paese, che è un paese di diritto, i bambini non sono punibili! Piuttosto, dovremmo essere più rigidi e severi neiPag. 83confronti dei genitori che sfruttano questi bambini: si tratta di maltrattamenti gravi nei confronti dei minori (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
Troppe volte non riusciamo ad intervenire su chi porta in strada un bambino di sei mesi sotto il freddo: questa è una vergogna inaudita che non dovrebbe essere tollerata e sulla quale i nostri tribunali dei minori dovrebbero sicuramente intervenire. È pericoloso concedere l'indulto a chi è dedito al crimine, come dimostrano le epoche in cui tali provvedimenti si approvavano con una certa superficialità. Torniamo a dire che si tratta di provvedimenti-tampone, che non risolvono alle origini il problema del sovraffollamento carcerario. Infatti, il detenuto è lasciato solo dallo Stato - che se ne lava le mani e non si occupa di reinserirlo nella società -, ed allora torna, purtroppo, ad essere vittima della criminalità. Per tale motivo, la Lega, già nella passata legislatura aveva proposto di discutere anche di meccanismi premiali e di riduzione della pena, ma abbinandoli a qualcosa che consentisse al detenuto di reinserirsi effettivamente nella società.
Avevamo presentato una proposta sul lavoro civico non retribuito, sconti di pena abbinati alla possibilità per il detenuto di lavorare presso i comuni e gli enti locali, perché anche la società si deve far carico di abbattere il muro di diffidenza e di reinserire veramente i detenuti nella società. Così non li lasceremo soli, altrimenti poveracci quelli di cui dite voi, gli extracomunitari...! Purtroppo, sono loro che commettono tantissimi crimini, senza voler fare l'equazione della «leghista xenofoba» (criminalità uguale immigrazione clandestina).
Chi non è regolare nel nostro paese e non ha un lavoro è dedito al crimine. Non si può negare questo; è la realtà o voi non vivete il paese reale, ne siete distanti. Allora, adottate questi provvedimenti che sicuramente preoccupano i cittadini, quei cittadini onesti che vogliono dare una possibilità ai detenuti, ma che sono contrari a questi colpi di spugna, che, purtroppo, alla fine non garantiscono chi, invece, ci tiene alla propria sicurezza, a poter uscire di casa la sera e non aver paura non solo che gli rubino l'autoradio, ma anche di essere picchiato, aggredito, tante volte violentato oppure di non essere più sicuro neanche all'interno della propria casa e della propria abitazione.
Ma voi purtroppo dimostrate - e a questo punto lo dico: ce l'ho anch'io lo stereotipo! - di essere sempre più dalla parte di Caino che di Abele; ricordiamoci il vostro atteggiamento sulla legittima difesa, provvedimento fortemente voluto dal nostro gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori sull'emendamento e per ricordare ai colleghi di Rifondazione Comunista - e, in particolare, a quanti hanno manifestato il loro dissenso votando contro le missioni internazionali - che vi è un'altra guerra che tutti i giorni si combatte in Italia, quella degli infortuni nelle fabbriche, degli infortuni sul lavoro, con tanti morti.
Con questo indulto, voi salvate dalla galera anche tutti coloro che hanno fatto morire la gente a causa di infortuni sul lavoro (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori e di deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).

DANIELE FARINA. Buffone!

PIETRO FOLENA. Imbecille!

ANDREA GIBELLI. Sono con voi. Ipocriti!

PRESIDENTE. Deputati, vi prego...

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GIACOMO STUCCHI. Ammazzate i lavoratori! Padroni! Litigate tra di voi!

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, premetto subito che non intervengo su materia attinente al tema in trattazione in questo momento, essendo il mio un intervento sull'ordine dei lavori...

PRESIDENTE. No, appunto, deve riguardare l'ordine dei lavori che stiamo svolgendo. Lei è troppo esperto... Per favore! Non posso concederle la parola.

LUCA VOLONTÈ. Per l'appunto, Presidente, il mio intervento riguarda l'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Sì, ma questi lavori...

LUCA VOLONTÈ. Certo...
Presidente, volevo solo renderle noto un fatto mai accaduto, almeno da quando io sono in Parlamento, negli ultimi dieci anni (Presidenze Casini-Violante). Oggi, nella seduta delle Commissioni riunite bilancio e finanze, i due relatori sul decreto-legge Bersani hanno presentato la relazione. Il testo sul quale i relatori hanno svolto la relazione non è però disponibile nelle Commissioni e, quindi, non si capisce su quale testo essi abbiano svolto la relazione (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo). Si chiede poi, senza la disponibilità del testo, che le proposte emendative vengano elaborate e presentate entro le ore 12 di domani.
Ora, già è originale che si presenti la relazione su un provvedimento del quale non è disponibile il testo; è ancora più originale che venga richiesto di elaborare e presentare proposte emendative su un testo che non c'è e con una relazione che non si basa su quel testo.

Una voce: Vergogna!

PRESIDENTE. Mi scusi, ma è stata distribuita una copia del messaggio di trasmissione: la questione, peraltro, è stata già affrontata stamattina.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, poiché molti colleghi hanno fatto riferimento, stigmatizzandola, alla norma relativa all'ammissibilità dell'indulto per coloro che sono recidivi o delinquenti abituali o professionali, vorrei rispondere loro che vi sono due modi di intervenire su questa materia. Un modo è escludere dal beneficio quanti si trovano in queste condizioni; l'altro, è revocare il beneficio qualora la persona che abbia goduto dell'indulto ricada nel delitto. I colleghi della Commissione hanno scelto questa seconda modalità - ed io ne condivido la posizione -, che pare sia più efficiente e che è prevista nel comma 4 dell'articolo unico. È più efficace dal punto di vista della tutela della comunità nel senso che se la persona che ha goduto dell'indulto commette un altro reato doloso, a quel punto l'indulto viene revocato. Poiché gli argomenti sollevati sono certamente seri e degni di attenzione, bisogna tenere conto di quanto effettivamente è scritto nel testo; credo che la comunità nazionale sia più garantita se sa che quell'indulto verrà revocato e che la persona, se commetterà un altro reato, sconterà la parte di pena che era stata cancellata. Volevo dire ciò perché fosse chiaro ai colleghi quale sia il senso del nostro voto contrario su questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, io ascolto con molta attenzione; non condivido le dichiarazioni espresse da alcuni colleghi - tra l'altro, non tutti, devo riconoscere - dell'estrema destra di questa aula, ma so che sono le loro posizioni. PariPag. 85non condivisione devo manifestare ascoltando qualche collega della Lega, e mi riferisco in particolare alla collega Lussana.
Ascoltando lei, sembra che l'Assemblea costituente del 1948 fosse composta da pericolosi eversori, visto che hanno introdotto nella nostra Costituzione l'istituto dell'amnistia e dell'indulto a maggioranza semplice o forse potrebbero essere stati pericolosi eversori i revisori costituzionali del 1992, quando (Commenti dei deputati Dozzo)... Mi scusi, io non l'ho interrotta!
Forse a qualche collega della Lega dà fastidio che io dica questo, ma ho ascoltato senza interrompere. La prego di non interrompere (Commenti del deputato Bricolo)...!
Se poi parliamo di razzismo e ci si mette Bricolo, abbiamo fatto il capolavoro (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

CAROLINA LUSSANA. Ma, Presidente ...!

GIANPAOLO DOZZO. Il maestrino che fa le lezioni!

MARCO BOATO. Ovviamente, è stato il revisore costituzionale nel 1992 ad elevare il quorum ai due terzi e a portare ad una dinamica politica, che considero, in questo caso, positiva, ossia che quello in esame non sia un provvedimento del Governo o della maggioranza, ma un provvedimento che si esprime nell'aula del Parlamento con una larga convergenza parlamentare.
Vorrei collegarmi all'intervento che, poco fa, ha svolto l'onorevole Vacca, assolutamente corretto. Infatti, nel rispetto di tutti, sono sconcertato nel sentire un deputato dell'Italia dei Valori che in quest'aula replica ad uno squallido articolo, pubblicato ieri, di uno di estrema destra, che oggi scrive sui giornali di sinistra, in cui confonde l'amnistia con l'indulto e vende merce avariata per convincere i propri elettori ad opporsi all'indulto. Trovo sconcertante che ciò avvenga da parte dell'Italia dei Valori, che ha come leader un illustre ex magistrato. L'estrema destra faccia l'estrema destra, i razzisti della Lega, quando sono razzisti, lo facciano (Proteste dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Noi contestiamo (Commenti del deputato Bricolo)... Bricolo, tu non puoi parlare, perché l'hai dimostrato molte volte! Ma che l'applauso della Lega vada ad un collega dell'Italia dei Valori, questo è assolutamente sconcertante!
Dopo avere approvato la legge ex Cirielli, che ha portato in carcere migliaia di persone attraverso il meccanismo della recidiva, dopo aver approvato la legge Bossi-Fini sull'immigrazione, che ha portato in carcere oltre 9 mila persone imputate solo di violazione delle norme sull'ingresso in Italia, dopo aver riempito le carceri di ventimila persone (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)...

GIANPAOLO DOZZO. Presidente!

GIACOMO STUCCHI. Presidente, basta! Ci ha chiamati nazisti...!

PRESIDENTE. Scusate, un deputato ha diritto ad esprimere la sua opinione nei tempi che il regolamento prevede. Questo punto è irrinunciabile!

MARCO BOATO. Grazie, Presidente. Ma io non li ho interrotti! Evidentemente, gli dà fastidio, adesso.
Dopo aver riempito le carceri di migliaia e migliaia di persone che, senza la legge ex Cirielli o senza la Bossi-Fini, in carcere non sarebbero andati (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Scusate. Mi scusi, deputato Boato (Commenti). Visto che mi si fa segno con l'orologio, vorrei ricordare che il deputato Boato ha diritto ancora ad un minuto e 21 secondi.

IGNAZIO LA RUSSA. Sull'emendamento!

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PRESIDENTE. Vi prego di ascoltare, se volete, o altrimenti di lasciarlo parlare, come è suo inalienabile diritto.
Prego, deputato Boato.

MARCO BOATO. Grazie, Presidente. Io ed i miei colleghi abbiamo ascoltato in quest'aula cose inaudite in silenzio. Le hanno dette e le continueranno a dire ancora per due o tre ore, ma quello che mi ha sconcertato è sentire Borghesi dell'Italia dei Valori essere applaudito da Alleanza Nazionale e dalla Lega. Questo è un meccanismo un po' strano politicamente, se si vogliono affermare lo Stato di diritto, le garanzie costituzionali, il rispetto della Costituzione!
Detto questo, voi avete fatto andare in galera migliaia di persone che, con l'ordinamento previgente, non ci sarebbero andate! Adesso, le vorreste tenere ancora in galera. Giustamente, il presidente Violante, poco fa, ha detto che, in questa proposta di legge, il comma 4 prevede la revoca dell'indulto nel caso che vi siano ulteriori commissioni di reato. Per questo, con grande soddisfazione, voteremo contro l'emendamento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dei Comunisti Italiani e de La Rosa nel Pugno)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per svolgere una riflessione a voce alta. Gli onorevoli Lussana e Borghesi hanno parlato di vergogna inaudita. Vorrei dirvi cosa si intende, a mio avviso, per vergogna inaudita e vi leggo i dati del Ministero della giustizia: 15 mila detenuti in soprannumero.
Il 20 per cento delle donne detenute soffre di patologie femminili come, ad esempio, il tumore all'utero ed alla mammella; inoltre, il 63 per cento della popolazione carceraria è costretto a lavarsi con acqua gelida. La frequenza di suicidi, per di più, è diciannove volte maggiore rispetto alle persone libere. Gli incensurati in attesa di giudizio, infine, sono soprattutto giovani tra i 20 ed i 30 anni.
Credo sia questa una situazione vergognosamente inaudita, e non le questioni che sollevate! Ritengo che, sulla base di tali dati, possiate giudicare meglio l'argomento che stiamo trattando. Forse non avete i neuroni liberi per comprendere (Commenti), attraverso l'analisi dei dati che ho fornito, il problema di cui stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocchi. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per annunziare il voto contrario del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sull'emendamento in esame. Vorrei tuttavia cogliere l'occasione per chiarire, ancora una volta, che non si può continuare a giocare sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici.
Mi sto rivolgendo all'onorevole Borghesi: si può manifestare il proprio dissenso e motivare, legittimamente, il proprio voto contrario al provvedimento di indulto; tuttavia, non si giochi sulla pelle di alcune persone - che magari per responsabilità di un'impresa, sono stati colpiti da tumori e si trovano in gravi difficoltà familiari - cercando di far credere loro che l'indulto annulli le pene od il risarcimento civile cui quei lavoratori e quelle lavoratrici hanno diritto (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

ENZO RAISI. È vero! È vero!

PRESIDENTE. Per favore!

AUGUSTO ROCCHI. Non si dicano bugie (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

ENZO RAISI. È vero!

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AUGUSTO ROCCHI. Come tutti sappiamo, l'indulto determina la riduzione della pena inflitta, ma non cancella il reato, né annulla gli effetti civili, oltre che penali...

ENZO RAISI. Leggiti la proposta di legge!

AUGUSTO ROCCHI. ... dello stesso reato!
Probabilmente, qualcuno - permettetemi la battuta - è meno abituato di noi a frequentare, ogni tanto, le fabbriche ed i lavoratori (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), e forse non conosce certi problemi (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Congratulazioni)!

ENZO RAISI. Non hai mai lavorato in vita tua!

PRESIDENTE. Naturalmente, so di fare un'affermazione assolutamente sovrabbondante, poiché ciò è chiaro a tutti voi; tuttavia, vorrei invitare a far sì che a tale consapevolezza corrisponda un certo comportamento: stiamo affrontando, infatti, temi molto drammatici ed acuti.
Qualunque sia l'opinione di ciascuno di noi su tale materia, ritengo utile che l'Assemblea mantenga un comportamento adeguato alla gravità dei problemi che vengono trattati (Applausi).

IGNAZIO LA RUSSA. È Boato!

TEODORO BUONTEMPO. Boato!

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire poco fa, quando è esplosa questa rissa, all'interno della maggioranza, tra i deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e quelli appartenenti al gruppo dell'Italia dei Valori.
Intervengo dunque per chiederle formalmente, signor Presidente, se il Governo sia nella pienezza delle sue funzioni e dei suoi componenti. Non abbiamo ancora capito, infatti, se il ministro Di Pietro oggi ricopra l'incarico di ministro, oppure stia qui in Parlamento ad esercitare un altro ruolo, perché mi sembra l'ispiratore di una battaglia parlamentare contro lo stesso esecutivo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)!
Abbiamo il diritto di sapere, allora, se il ministro Di Pietro si stia occupando oggi delle infrastrutture (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), così come ha fatto ieri e come farà domani. Vorrei evidenziare, infatti, che la carenza di infrastrutture è un problema reale del paese!
Signor Presidente, la prego pertanto di farci partecipi della condizione del ministro Di Pietro: vorremmo sapere se è ancora ministro o meno, se il Governo abbia ancora una maggioranza - si tratta di un fatto politico, poiché è evidente che non ce l'ha più! - e se sia al completo con tutti i suoi ministri (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bondi. Ne ha facoltà (Commenti).
Prego tutti, però, di mantenere un atteggiamento rispettoso. Stiamo scivolando verso una deriva che vorrei fosse evitata a tutti.

SANDRO BONDI. Signor Presidente, io sono d'accordo con lei, come credo la maggioranza dei parlamentari, che stiamo discutendo di un tema, come lei ha detto, drammatico, delicato, anche dal punto di vista morale, e che riguarda migliaia di persone che soffrono nelle carceri. Credo che dobbiamo affrontare questo dibattito con uno spirito e uno stile adeguati all'importanza di tali problemi.
Per questo motivo le chiedo, signor Presidente, se lei considera dignitoso per il Parlamento, oltre che per il Governo, che un ministro della Repubblica, l'onorevolePag. 88Di Pietro, faccia la spola fra i banchi del Governo, continuamente, e i parlamentari del suo gruppo per alimentare l'opposizione al Governo stesso.
Credo che questo sia un problema che il Parlamento deve porsi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
Io non voglio dire che non sia legittimo che su questa materia i partiti e i singoli parlamentari rispondano alla propria coscienza. Penso che ciò sia giusto, così come sta avvenendo durante questo dibattito, ma penso che ci debba essere anche una questione di stile e di rispetto del Parlamento e del Governo da parte di un ministro, come l'onorevole Di Pietro, il quale si sta comportando in quel certo modo in queste ore.
Chiedo a lei, signor Presidente, quale sia la sua opinione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Lei ha affermato, poc'anzi, nel suo intervento, che si tratta di un atteggiamento legittimo, ma che lei pensa sia discutibile dal punto di vista dello stile. Il Presidente della Camera non ha alcun titolo per valutare lo stile dei diversi componenti della Camera, che sono giudicati dal popolo italiano, non dal Presidente della Camera.
Ha chiesto di parlare il deputato Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, sul tema che è stato nuovamente introdotto, ricordo soltanto che è capitato anche a me di giurare nelle mani del Capo dello Stato. La formula di giuramento per i ministri recita: giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione.
Io ho letto sui giornali una dichiarazione del ministro Di Pietro che si è autosospeso dalle funzioni di ministro. Bisognerebbe che egli dicesse se ciò è vero, perché un'autosospensione, che vuol dire soltanto rallentare oppure non adempiere alle proprie funzioni, sarebbe contraria non politicamente, ma moralmente, al giuramento (Commenti dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).
Lo troverei veramente grave, perché o egli sta scherzando sul giuramento che ha fatto nelle mani del Capo dello Stato, e, quindi, dovrebbe ritirare la sua affermazione, oppure, dal punto di vista morale, non per il posto che ricopre, ma per ciò che ha dichiarato, in contraddizione con il giuramento di fedeltà alle istituzioni, troverei questo comportamento davvero molto grave e senza precedenti nella storia repubblicana.
Per quanto riguarda, invece, il dibattito nel merito, vorrei fare una sola osservazione, che mi viene spontanea perché ero tra coloro che, qualche anno fa, hanno ascoltato il Papa parlare in questo emiciclo. Egli ha detto parole rivolte alla coscienza e al cuore dei vari deputati, ognuno dei quali, naturalmente, è liberissimo di interpretare quelle parole come vuole.
Ma, se nel nostro ordinamento, è stata eliminata la pena di morte - ed è stata eliminata - ed è previsto l'ergastolo (che molte volte non dura fino all'ultimo respiro del detenuto in carcere, ma, magari, egli viene rimesso in libertà prima della sua morte), vorrei chiedere ai colleghi che si scandalizzano davanti all'indulto se, fra un anno, due anni o tre anni, questi detenuti, ai quali anticipiamo l'espiazione della pena, usciranno dal carcere non delinqueranno lo stesso secondo le loro analisi? Infatti, sentendo alcuni colleghi, il diritto penale dovrebbe essere costituito soltanto dalla pena di morte oppure dall'ergastolo.
Qualsiasi condanna limitata nel tempo comporta che prima o poi il detenuto esca; quindi automaticamente, secondo queste interpretazioni, egli dovrebbe di nuovo delinquere (Applausi dei deputati dei gruppiPag. 89dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia)!
Allora, antropologicamente parlando, di fronte alla speranza - che il Papa è venuto qua a portare - che qualcuno che ha commesso un delitto, una volta espiata anche parzialmente la pena, possa essere recuperato, davanti a questa speranza di recupero e di riscatto umano scommetto dalla parte del Papa e non dalla parte di coloro che dicono che comunque chi è caduto ed ha commesso un errore per tutta la vita continuerà ad essere un delinquente.
Credo che questo sia un segno di speranza che diamo a persone che comunque fra un po' di tempo dalle carceri usciranno e credo che la Costituzione italiana si sia mossa con i costituenti proprio in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola alla deputata Mazzoni, che ha chiesto di parlare, devo comunicare che ha chiesto di parlare per fatto personale il deputato Borghesi. Ricordo al deputato Borghesi che questo tipo di interventi si svolge per prassi a fine seduta e che gli darò senz'altro la parola al termine dei nostri lavori.
Prendo atto che la deputata Mazzoni rinuncia a parlare.
Ha chiesto di parlare il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, credo che le sue parole siano sagge e ponderate e debbano essere accolte. Questo dibattito deve essere ricondotto nelle forme, nei modi e nei toni a quello che l'argomento impone. Questo però significa togliere di mezzo due - lo dico con rispetto, ma anche con una certa indignazione - miserevoli forme di strumentalizzazione, cui ho assistito fino adesso.
In primo luogo, è ora di smetterla di individuare fratture all'interno del centrosinistra (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania), quando credo sia evidente a tutti, con un minimo ricorso ad una dote che pare qui molto rara, cioè l'onestà intellettuale, che non stiamo votando un provvedimento della maggioranza o del Governo.

GIUSEPPE RUVOLO. Ipocrita!

MASSIMO DONADI. È un provvedimento del Parlamento, sul quale si formano delle maggioranze parlamentari e sul quale mi pare di constatare che l'opposizione non è meno spaccata del centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori). Anzi, lo è molto di più, visto che noi all'indulto siamo favorevoli, come il resto della nostra coalizione, ma abbiamo remore, remore molte profonde, sul contenuto di questo specifico indulto.
Come secondo elemento, mi si consenta di sottolineare l'indecenza delle critiche che vengono rivolte, strumentalmente interpretando fatti chiaramente specificati nelle agenzie e riportati dai giornali: non c'è stata nessuna sospensione di nessun ministro! E' stato semplicemente detto da parte di un ministro - e credo sia un comportamento legittimo in quanto riconosciuto ad ogni cittadino italiano e ad ogni parlamentare, quindi anche ad un ministro - che egli avrebbe seguito prioritariamente per due giorni il dibattito parlamentare su un tema che si ritiene prioritario. Questo è. Nessuno ha mai parlato di sospensioni o di congelamento dagli incarichi.
Allora credo che dobbiamo avere rispetto, soprattutto l'uscente maggioranza, oggi minoranza, i cui ministri in quest'aula sono stati per cinque anni latitanti...

PRESIDENTE. La prego di concludere, deputato Donadi.

MASSIMO DONADI. ... del fatto che uno dei principali esponenti del Governo sia comunque qui presente ad ascoltare il dibattito sull'indulto (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

Pag. 90

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, parlerò solo un minuto, perché nel merito della proposta emendativa mi riservo di intervenire in dichiarazione di voto sul successivo emendamento, che è dello stesso tenore. Sulla vicenda, che è stata ripetutamente sollevata, del ministro onorevole Di Pietro, credo che noi l'avessimo sollevata in tono leggero, ma invito i colleghi dell'opposizione a non insistere troppo.
Mi sembra che l'atteggiamento del ministro seduto lì sia tale, senza tante discussioni, da annullare ogni precedente dichiarazione di volersi in qualunque maniera astenere, dimettere, sospendere o autosospendere. È pacifico che Di Pietro è ministro, tant'è che è seduto sui banchi del Governo. È pacifico che il suo gruppo sta facendo un'opera di opposizione al Governo o meglio a questo provvedimento sostenuto dal resto della maggioranza, e non solo della maggioranza.
Credo, però, cari colleghi dell'Italia dei Valori, che dobbiate decidere di assumere un atteggiamento, perché ci sembra - e forse vi stiamo aiutando in questa direzione - che più di parlare di Di Pietro e di dove sia seduto, nel merito non stiate facendo veramente nulla per far cadere questo provvedimento.
Denuncio l'atteggiamento dell'Italia dei Valori, che è formalmente contraria a questo indulto, ma che non fa l'unica cosa concreta volta a farlo cadere: si alzi e dica al Governo che, se il provvedimento sull'indulto sarà approvato, al Senato e alla Camera non ci sarà più la maggioranza. Avete i numeri per farlo! Noi quando eravamo maggioranza lo abbiamo fatto. Voi fate la sceneggiata, ma non ponete in essere gli atti concludenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia e di deputati del gruppo dei Popolari-Udeur)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo brevissimamente per svolgere una considerazione sull'intervento dell'onorevole Giovanardi. Siccome la pena viene considerata un mezzo retributivo di social prevenzione, la sua diminuzione non può che portare a un momento di minore retribuzione e di minore social prevenzione in riferimento all'espiazione.
In secondo luogo, chi considera razzista me o qualche altro appartenente del gruppo della Lega sappia che io penso di lui ciò che Napoleone pensava di re Luigi quando si affacciò con il berretto frigio in testa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 1.123, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 547
Votanti 546
Astenuti 1
Maggioranza 274
Hanno votato
98
Hanno votato
no 448).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lussana 1.69.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, l'emendamento in esame esclude l'applicazione della misura dell'indulto ai delinquenti recidivi dichiarati abituali, professionali o per tendenza. Colgo l'occasione - perché nel merito sono già intervenuta in precedenza - per rispondere al deputato Violante.
Deputato Violante, innanzitutto mi fa piacere che lei abbia condiviso, seppurePag. 91parzialmente, le nostre preoccupazioni. Si vorrebbe dare la possibilità di limitare questo sconto di pena a chi non è dedito alla criminalità. Lo dico anche all'onorevole Giovanardi: la denominazione di delinquente abituale, professionale o per tendenza non interviene quando si sbaglia una sola volta, bensì quando si è plurirecidivi.
Vorrei tornare alla sollecitazione dell'emendamento sul cosiddetto indulto condizionato che prevede la possibilità di revocare l'indulto se, nei cinque anni successivi alla concessione della misura, si commette un nuovo reato. Dovremmo, in realtà, fare riferimento alla condanna per un nuovo reato e non già alla semplice commissione di un nuovo reato.
Il tema dell'indulto condizionato è stato ampiamente discusso in Commissione. È stata l'argomentazione con la quale il relatore Buemi si è opposto all'esclusione della misura per i delinquenti abituali, recidivi, professionali e per tendenza. Egli si è rivolto a me personalmente affermando che, poi, avrebbe votato a favore del mio emendamento che prevedeva l'indulto condizionato, con un periodo di osservazione non di cinque, ma addirittura di dieci anni. Questa è stata la decisione del relatore. Dopodiché, in Commissione si è svolto un dibattito durante il quale è emersa la volontà di ridurre il termine da dieci a sette anni, rendendolo compatibile con il termine della riabilitazione. Alla fine, per le pressioni di alcuni gruppi, come quello di Rifondazione Comunista (diciamo le cose come sono andate!) in Commissione non se ne è fatto più nulla ed è rimasto invariato il riferimento ad un periodo di osservazione di cinque anni.
Inoltre, deputato Violante, vi è anche un'altra questione e vorrei sapere come verrà affrontata nel prosieguo della discussione. Al riguardo, sono stati presentati emendamenti sia da parte del mio gruppo sia da parte dell'UDC, sollevando un altro problema.
È vero che si dice che l'indulto può essere revocato se, nei cinque anni successivi, si commette un nuovo reato ottenendo una condanna non inferiore a due anni, ma qui sta l'inghippo!
Il relatore aveva espresso parere favorevole nei confronti di un mio emendamento, nel quale si prevedeva di prendere in considerazione, nel periodo di osservazione, la commissione non di un solo reato, ma di uno o più reati per i quali si prevede una pena complessivamente non inferiore a due anni. Altrimenti, fatta la legge, trovato l'inganno, perché l'indulto non verrà mai revocato se chi ottiene il beneficio commette un reato per il quale si prevede una pena di un anno e 9 mesi (quindi, inferiore a due anni) e se dopo, magari, ne commette un altro punito con una pena di un anno e tre mesi, ancora, non gli verrà revocata la misura!
Allora, onorevole Violante, sono portata a credere alla sua volontà di rimediare a questo provvedimento di indulto e di procedere nella direzione del male minore, solo se il relatore Buemi e la maggioranza dell'Unione ed anche i colleghi dell'Italia dei Valori, che adesso stanno compiendo questa battaglia meramente strumentale, approveranno l'emendamento che aumenta il periodo di osservazione a 7 anni, ma, soprattutto, l'emendamento che fa riferimento a uno o più reati, per i quali la pena è complessivamente non inferiore a due anni. Altrimenti, garantiremo delle sacche di impunità assolutamente non tollerabili!
Il vostro allora non sarà un indulto condizionato, ma un'autentica «bufala», un autentico inganno ai danni dei cittadini e delle forze politiche che, nonostante un atteggiamento di contrarietà, si sono volute confrontare nel merito. E siamo stati presi in giro!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, preannunzio l'espressione del nostro voto favorevole nei confronti dell'emendamento in esame, perché fa parte delle condizioni che avevamo posto ai finiPag. 92dell'approvazione da parte di Alleanza Nazionale dell'indulto.
Abbiamo sempre pensato che, quanto meno, l'indulto dovesse non applicarsi ai recidivi. Non è una richiesta così «a freddo», perché i primi sei articoli della legge Cirielli, sono ispirati a questa filosofia: maggiore severità nei confronti degli habitué del crimine, di coloro che entrano ed escono dal carcere in continuazione, di coloro che, come professione, violano le leggi, costituendo per la società un maggiore pericolo.
Ricordo, lo dico ai colleghi della sinistra, a quelli che hanno la bontà di seguirmi, che quando discutevamo la Cirielli, ci avete detto che, se l'avessimo approvata, non con riferimento ai primi sei articoli, ma alla seconda parte, quella relativa alla prescrizione, sarebbero usciti migliaia di detenuti dal carcere! Non avete voluto votare quella legge, che era severa nei confronti dei recidivi, cioè di coloro che entrano, come per una porta girevole, nel carcere per poi uscirne dopo pochi mesi e commettere nuovamente lo stesso reato e rientrare nel carcere e via seguitando, ma, poiché si prevedeva la riduzione dei termini di prescrizione, ci avete detto che si trattava di un provvedimento che voleva fare uscire dalle prigioni migliaia di detenuti. Non sono usciti migliaia di detenuti!
L'onorevole Bocchino mi ha indicato una statistica, in base alla quale, con questo indulto, usciranno 2.000 persone colpevoli di omicidio, 10 mila ladri, 4 mila rapinatori, gente che probabilmente, nel giro di pochi mesi, tornerà a delinquere di nuovo e, se tornerà a commettere omicidi, farà ricadere quel sangue sul Parlamento che ha votato questo iniquo indulto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Questo è un dato che teniamo in considerazione.
Non voteremo questo indulto, perché non ci sono le condizioni! Non avete voluto destinare risorse al sistema carcerario, non avete voluto pensare ad Abele, ma solo a Caino! Non avete voluto pensare alle Forze dell'ordine. Noi non lo voteremo, ma, almeno, fate sì che l'indulto non si applichi agli habitué del crimine!
Fate in modo, come recita questo emendamento, che chi è recidivo non esca dal carcere, perché tanto non gli dareste altro che la possibilità di commettere un altro reato e di ritornare, con una pena magari maggiore, in carcere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole sull'emendamento in esame dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori: lo voteremo anche se esso non è stato presentato da noi, perché noi guardiamo al risultato e non alle magliette che indossano i presentatori.
Ci fa piacere che, adesso, anche il presidente La Russa, contrariamente a quanto ha affermato stamani, abbia deciso di votare a favore di emendamenti presentati da altri...

IGNAZIO LA RUSSA. Ce n'è uno nostro uguale!

FEDERICO PALOMBA. Certo, presidente, ma spero che si tratti di un atteggiamento generale e che, ogni volta che si convinca della bontà di un emendamento, lo voti.
Rivolgendosi agli altri, lei chiede: cosa fate, in realtà, per ottenere un risultato? Ebbene, se dichiara di votare a favore soltanto degli emendamenti presentati dai deputati del suo gruppo, e non di quelli presentati da altri gruppi, possiamo pensare che voi riteniate di non fare tutto quanto è necessario in relazione all'indulto.
Tuttavia, registriamo che sui risultati positivi noi troviamo l'accordo, indipendentemente dal fatto che gli emendamenti siano stati presentati da noi o da altri. Ad esempio, non siamo d'accordo sulla cosiddetta legge ex Cirielli e diciamo con molta nettezza che abbiamo presentato una proposta di legge per la sua abrogazione.Pag. 93
Desidero anche dire che noi voteremo a favore dell'emendamento in esame, perché vogliamo la normalità nell'applicazione della legge. Già l'indulto sconvolge alquanto il nostro assetto democratico, il nostro assetto legalitario. Noi voteremo a favore dell'emendamento Lussana 1.69 perché, in conformità a ciò che è scritto chiaramente nell'articolo 151 del codice penale (non nell'emendamento in parola, ma la ratio è la medesima), riteniamo di dover lavorare per l'ordinaria applicazione del nostro ordinamento giuridico.
Vorrei approfittare del tempo che mi è concesso anche per esprimere la mia forte protesta contro le accuse immotivate ed ingenerose che ci sono state rivolte dai banchi più in alto (non ricordo i nomi dei colleghi). L'accusa di giustizialismo è ingiustificata. Forse, i colleghi non sanno cosa voglia dire giustizialismo; allora, li posso perdonare per questo (rispedisco al mittente, invece, l'epiteto volgare che mi è stato rivolto). Giustizialismo vuol dire credere che i giudici abbiano il primato sulla politica. Ebbene, anche noi siamo contrari a questo. Evidentemente, però, i colleghi non vogliono né il giustizialismo né la giustizia. D'altro canto, noi non vogliamo nemmeno il primato della politica sui giudici: vogliamo che ciascuno faccia il suo mestiere secondo quanto stabilisce la Costituzione.
Quindi, per favore, rispettiamoci in quest'aula se non vogliamo che vi sia un imbarbarimento (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ha facoltà di parlare per un minuto, deputato Borghesi.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anch'io voterò a favore dell'emendamento in esame. Ne approfitto - e rinuncio ad intervenire per fatto personale - per dire al collega di Rifondazione, di cui non conosco il nome, il quale mi ha tacciato di falso, che non mi riferivo a giornalisti ma - pensi un po', signor Presidente - al comitato direttivo della CGIL, che si è riunito ieri, 25 luglio, approvando un ordine del giorno (che ciascuno di voi può scaricare dal sito www.cgil.it/ufficiostampa) in cui si dice: «Il mancato stralcio di tali reati» - il riferimento è a quelli in materia di lavoro - «renderebbe inaccettabile tutto ciò di fronte allo stillicidio di omicidi bianchi che continuano tutti i giorni nei cantieri edili e non solo, alle migliaia di reati che vengono compiuti da imprese senza scrupoli contro la sicurezza e la salute dei lavoratori (...) Il CD della Cgil rileva inoltre che sarebbe la prima volta che i reati contro il lavoro, difeso dalla Costituzione, sarebbero depenalizzati nella storia della nostra Repubblica». Questo sta scritto nel sito della CGIL (Applausi di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

IGNAZIO LA RUSSA. Bravo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io raccolgo l'invito a stemperare i toni e le passioni e, quindi, sarò meno appassionato di quanto lo sono stato in precedenza.
L'emendamento in esame reitera l'impostazione che poco fa ho contestato. Al riguardo, debbo replicare a qualche collega che mi ha preceduto: per quanto attiene al mio richiamo ai minori che delinquono, evidentemente, quando considero «bambini» gli ultraquattordicenni, i quindicenni o i sedicenni, che, comunque, quando delinquono reiteratamente, sono rinchiusi nelle carceri minorili, non do all'espressione lessicale «bambini» lo stesso significato che viene dato in altri banchi. Questo intendevo precisare.
Per quanto riguarda il discorso sulla recidiva, è stato fatto opportunamente e puntualmente sotto il profilo tecnico, da un altro deputato, un richiamo al concetto di recidiva ed a quello di continuazione che, probabilmente, neanche ad un giurista di campagna come me sfugge. Io intendevo proprio dire che vi sono casi diPag. 94persone che vengono condannate reiteratamente, e non condannate in unica pronuncia per più reati, tanto da essere recidivi reiterati, per reati bagatellari: a queste persone guardo con particolare senso di pietà e di comprensione.
Alcuni colleghi hanno parlato della definizione di delinquente abituale o professionale, ed io non credo alla definizione codicistica, né a quella psichiatrica di delinquente per tendenza. Quando si parla di delinquenti professionali o di recidiva reiterata specifica, post pena infraquinquennale, si stanno richiamando concetti che da taluno rispettabilmente, perché nella cultura giuridica siamo divisi, possono essere definiti habitué del crimine. Credo che la recidiva reiterata sia una sconfitta, innanzitutto, del sistema carcerario, che non rieduca al reinserimento sociale, che ha soltanto una funzione retributiva e neanche social preventiva, che non è utile neanche ad Abele: in questo senso la nostra attenzione è rivolta a quei recidivi reiterati.
So benissimo, colleghi della destra, che non tutti i recidivi reiterati hanno rubato soltanto mele o soltanto autoradio o sono stati condannati soltanto per piccoli scippi o per furti in grandi magazzini. So benissimo che tra i recidivi reiterati ed i delinquenti abituali e professionali vi sono soggetti che hanno fatto della delinquenza il loro programma di vita. Tuttavia, per non voler buttare il bambino con l'acqua sporca, nel momento in cui stiamo valutando semplicemente un gesto di clemenza e di riduzione della pena per una condanna che resta in essere, per un atteggiamento che non cambierebbe, per come funziona il sistema carcerario, neanche se costoro uscissero dal carcere tre anni dopo e, quindi, se l'indulto non fosse dato, è del tutto evidente che in questo momento ci dobbiamo porre il problema dei 16 mila carcerati in più che stanno chiusi nelle nostre carceri in condizioni tali per cui una prognosi negativa e di reiterazione del crimine non è certo legata alla prospettiva dell'indulto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, assai brevemente vorrei ricordare all'Assemblea - non ce ne sarebbe bisogno - che quando Alleanza Nazionale ha dichiarato di votare esclusivamente i propri emendamenti non ha derogato per quanto riguarda l'emendamento Lussana 1.69, perché tale emendamento è pressoché identico al mio emendamento 1.124 (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). A questo proposito ricordo che in Commissione fu tentata una mediazione per escludere dall'applicazione dell'indulto i delinquenti abituali, professionali o per tendenza, o che dir si voglia plurirecidivi, e tale emendamento aveva trovato il parere favorevole del relatore Buemi. Di fronte a tale parere favorevole avevamo soprasseduto perché la condizione posta è che non si sarebbe applicato l'indulto non più a chi avesse commesso nei cinque anni successivi, con sentenza accertata, ipotesi delittuose, ma a chi lo avesse fatto nei sette anni successivi. Inspiegabilmente hanno cambiato opinione: loro, non noi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, ritengo che sia chi è sensibile favorevolmente al tema della concessione dell'indulto, sia chi è contrario, non possa non prendere in seria considerazione l'emendamento in esame. Infatti, si è dimostrato nel dibattito che anche eccellenti avvocati possono soccombere quando la causa è debole. È il caso dell'onorevole Violante e dell'onorevole Giovanardi, che hanno attribuito ai proponenti ed al nostro gruppo l'intenzione di guardare in maniera malevola al futuro: cioè noi condanneremmo colui che ha commesso delitti sicuramente alla prognosi di ricadere nel delitto quando uscisse dalla pena detentiva. Non è così.Pag. 95Questo emendamento e la nostra impostazione guardano al passato, all'accertato, al «sentenziato», non guardano al futuro, ma al caso di coloro che sono stati dichiarati delinquenti abituali, professionali o per tendenza. Ciò avviene sulla base di una consolidata verifica, di un accertamento dei fatti passato in giudicato. Non compiamo affatto una iniqua valutazione del futuro di chi si trovi in quelle condizioni, ma ci riferiamo ad una valutazione discriminante - questa sì - tra la condotta di chi non abbia commesso una pluralità di fatti delittuosi e di chi, invece, lo abbia fatto. Tutto questo rende, indubbiamente, degno di grande attenzione l'emendamento Lussana 1.69, sul quale anch'io esprimerò voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
Insisto nel chiedere, per favore, a chi vuole parlare, di non attendere proprio il momento del passaggio ai voti.
Prego, deputato Cirielli.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, lo avevo chiesto già da dieci minuti. So che lei ha difficoltà a guardare a destra ma, magari, col tempo imparerà...
Signor Presidente, onorevoli colleghi, capisco la difficoltà psicologica di chi, oggi, si trova dalla parte dei «colletti bianchi», dei padroni. Però, adesso, addirittura difendono quegli imprenditori che, magari, hanno violato le norme contro gli infortuni sul lavoro e sono recidivi o plurirecidivi. Andate a spiegare a quei lavoratori, alle vittime, ai loro parenti o ai superstiti di quei lavoratori che bisogna salvare persino gli imprenditori recidivi nel non rispettare le norme antinfortunistiche!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, colgo l'occasione per annunciare il voto favorevole su questo emendamento e per ringraziare il collega Boato il quale, dopo cinque anni di menzogne, ha chiarito che la legge Cirielli effettivamente ha mandato in galera i delinquenti e che la legge Bossi-Fini, effettivamente, ha funzionato. Gli dirò anche questo, come battuta: non si stupisca tanto del fatto che da parte di deputati di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania ci sia qualche applauso verso qualche deputato di Italia dei Valori che afferma cose che condividiamo. D'altra parte, questo provvedimento al quale tanto aspira, sarà approvato anche con il voto di tanti deputati che, nella trascorsa legislatura, hanno votato a favore della legge Cirielli e della legge Bossi-Fini.

PRESIDENTE. Prima di passare ai voti, vorrei raccomandare ad ognuna e ad ognuno di votare solo per se stessi. Mi giungono proteste per comportamenti difformi. Perciò, invito a votare con molta correttezza e ringrazio tutti loro.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.69, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Rinnovo l'invito a votare per se stessi.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 516
Votanti 514
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato
96
Hanno votato
no 418).

Prendo atto che le deputate Capitanio Santolini e Lombardi non sono riuscite a votare e che quest'ultima avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Consolo 1.124.Pag. 96
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non intervengo per un richiamo al regolamento per non far perdere tempo all'Assemblea. Tuttavia, la pregherei di far ritirare dai segretari di turno...

PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Buontempo.

TEODORO BUONTEMPO. Dicevo, signor Presidente, che non intendo svolgere un richiamo al regolamento, ma la pregherei di far ritirare dai segretari di turno le tessere di votazione nelle postazioni in cui sono assenti i deputati. In tal modo, si evita ciò che stiamo osservando, ossia che alcuni, nonostante il suo giusto richiamo, continuino a votare anche per i colleghi assenti. Basta ritirare le tessere dai banchi in cui vi sono deputati assenti.

PRESIDENTE. Su questo punto raccolgo l'invito del deputato Buontempo e prego i segretari di Presidenza di procedere in tal senso (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Prego, deputato Buontempo, continui pure.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ritengo che la libertà del singolo parlamentare e la libertà di coscienza dei gruppi siano valori aggiunti alla politica e non siano aspetti su cui recriminare, specialmente quando si assiste ad un voto trasversale che potrebbe anche significare, secondo questa logica, un'immoralità politica. Infatti, non si può reclamare il senso dell'appartenenza e, successivamente, votare insieme agli avversari.
Nel merito della questione, signor Presidente, stiamo discutendo di un emendamento con cui, ancora una volta, vorremmo fare emergere che coloro che sono a favore dell'indulto non vogliono, nella maniera più chiara, escludere dall'inclusione dei benefici dell'indulto stesso coloro che sono delinquenti abituali, professionisti o per tendenza, nel caso di condannati per delitti. Questa è la verità! Questo è il testo che coloro che sono a favore dell'indulto stanno votando!
Quindi, mi auguro che, fino alla fine, si voti non a scrutinio segreto, ma in maniera palese, perché il nome di ciascun deputato sia registrato accanto al suo voto, così come egli lo ha espresso, e quando i cittadini vedranno gli stessi delinquenti che il coraggio delle Forze dell'ordine era riuscito ad assicurare alla giustizia tornare nelle città a delinquere avranno a disposizione il nome ed il cognome del parlamentare che ha contribuito a riportare la delinquenza nelle strade delle nostre città (Commenti)!
Se qualcuno ha da dire qualcosa è bene che intervenga in aula, in piena libertà ed assumendosi le proprie responsabilità. Stiamo parlando oltretutto di cifre errate. Infatti, tra coloro che usciranno dal carcere perché devono scontare una pena al di sotto dei tre anni, coloro ai quali verrà applicato lo sconto dei tre anni e che hanno avuto condanne superiori e coloro a cui, sottratti i tre anni, resterà una condanna sotto i tre anni e saranno affidati ai servizi sociali, la somma sarà di circa 45 mila detenuti! Fatevi i conti, chiamate il Ministero della giustizia: siamo attorno ai 40-45 mila detenuti che, nell'arco di due anni, usciranno dal carcere!
Quindi, su una popolazione carceraria che si aggira sulle 61 mila unità circa, si rimetterebbero in libertà oltre la metà dei detenuti e resteranno in carcere - guarda caso! - i detenuti in attesa di giudizio! Voi volete evitare di affrontare questo problema, perché l'indulto non farà uscire dal carcere neppure quel 35 per cento di detenuti che verranno dichiarati, come le statistiche dimostrano, innocenti nei processi che devono subire...

PRESIDENTE. Il tempo è scaduto, la prego. Grazie, deputato Buontempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

Pag. 97

EDMONDO CIRIELLI. Come promesso, intervengo sempre per sottolineare aspetti diversi.
Poiché ho notato che molte volte si parla senza sapere ciò che si dice, ricordo che stiamo per riconoscere un grande beneficio a coloro - delinquenti abituali - che, dopo essere stati condannati alla reclusione in misura superiore complessivamente a cinque anni per tre delitti non colposi della stessa indole commessi entro dieci anni non contestualmente, riportano un'altra condanna per un delitto non colposo e della stessa indole.
Potrei continuare per i delinquenti professionali e per quelli per tendenza, ma la situazione dei delinquenti per tendenza mi sembra particolare. È dichiarato delinquente per tendenza chi, sebbene non recidivo o delinquente abituale o professionale, commette un delitto non colposo contro la vita o l'incolumità individuale, il quale di per sé o unitamente alle circostanze riveli una speciale inclinazione al delitto. Ecco a chi riconosciamo i benefici!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intervengo solo per far presente che l'emendamento in esame è pressoché identico all'emendamento Lussana 1.69 già votato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo di Rifondazione Comunista, cogliendo l'invito dell'onorevole Cirielli a far sì che i colleghi, me stesso per primo, parlino sapendo ciò che dicono.
In questo senso, approfitto della presenza del sottosegretario Li Gotti, in quanto i dati forniti dal Ministero non ci indicano con precisione quanti siano i datori di lavoro - padroni, a detta degli esponenti del centrodestra - che verrebbero liberati in base all'indulto e che si troverebbero ora nello stato di detenzione.
Ho la sensazione che il numero di tali datori di lavoro sia pari a zero, in quanto in questo paese neanche quando si dà fuoco al proprio dipendente - come accaduto in provincia di Milano - si finisce in galera; figuriamoci per il resto!
E a me spiace - colleghi dell'Italia dei Valori - che vi ricordiate della CGIL soltanto quando sbaglia e prende fischi per fiaschi (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Forse varrebbe la pena di ricordarsi dei sindacati confederali o meno anche nelle lotte a tutela dei lavoratori, ma credo che ciò non faccia parte del DNA del vostro gruppo.
Onorevole Buontempo, lei dà i numeri, in senso buono naturalmente! Ieri parlava del livello di recidività e quindi di un aumento dei reati dopo l'indulto del 1992 e guardava sopra e sotto. Onorevole Buontempo, l'ultimo provvedimento di indulto è stato nel 1990 e non nel 1992! Forse lei ha sbagliato le annate del vino, oltre che i numeri (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego! Dissentire con chi parla è legittimo...

IGNAZIO LA RUSSA. Ha dato dell'ubriaco al collega!

DANIELE FARINA. Onorevole La Russa, lei ha parlato di due mila detenuti per omicidio che uscirebbero dalle carceri italiane. Mi dispiace contraddirla, ma il Ministero ci comunica che i detenuti per omicidio presenti nei penitenziari del paese sono in tutto 2.400. Allora, o sono sbagliati i dati del Ministero o lei, in questo caso, racconta fischi per fiaschi!
Credo che la correttezza, la capacità di argomentare, sia fondamentale nella legittimità delle opinioni diverse. E non è un mistero per nessuno che magari da questi banchi vengano espresse opinioni diametralmente opposte a quelle provenienti da altri. Tant'è vero che le esprimiamo nel dibattito e nel voto.Pag. 98
Il nostro voto su questo emendamento, come sui precedenti, sarà pertanto assolutamente contrario. Tuttavia, l'invito rimane: non diamo numeri a casaccio, non creiamo allarme nel paese anche quando non ve ne è la necessità! Facciamo prevalere l'idea diversa che la non afflittività e la sicurezza dei cittadini sono grandezze che viaggiano assieme e non sono contraddittorie (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Per ricondurre questo emendamento alla realtà normativa che, in buona sostanza, riproduce l'esclusione dell'applicabilità dell'indulto all'ipotesi prevista dall'articolo 151 del codice penale, riteniamo che lo stesso debba essere accolto perché evita che il provvedimento modifichi la normativa dell'indulto.
Un conto è applicare l'indulto, altro conto è cogliere l'occasione di un indulto per modificare l'unica normativa che riguarda il medesimo. Infatti, quest'ultima si rinviene oltre che nell'articolo 79 della Costituzione, nell'articolo 174 del codice penale, che espressamente dichiara che non si applica l'indulto alle ipotesi di delinquenti abituali, professionali o recidivi. È evidente che rappresenta un'anomalia, in questa furia indultista, non soltanto applicare l'indulto, ma modificare l'unica norma che lo regola, la quale è appunto l'articolo 174 del codice penale. Questo è troppo: ecco la ragione per la quale noi votiamo a sostegno di questo emendamento che, di fatto, mira ad impedire la modifica di una norma dell'ordinamento rispetto al regime dell'indulto (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Presidente, lei prima ha fatto dei giusti richiami alla serietà dell'Assemblea. Poco fa un collega ha praticamente dato dell'ubriaco all'onorevole Buontempo, con toni e modalità inaccettabili che fanno ironia sul vino e su altre cose. Credo, onorevole Farina, lei che le bottiglie le ha utilizzate per altri scopi, che forse non possa ironizzare nei confronti di nessuno (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

FRANCESCO GIORDANO. Non voleva dire questo!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 1.124, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 521
Votanti 518
Astenuti 3
Maggioranza 260
Hanno votato
95
Hanno votato
no 423).

Prendo atto che i deputati Nicchi, Capitanio Santolini e D'Ulizia non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cirielli 1.237.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Presidente, pur parlando a nome del gruppo sarò bravo e dirò poche cose, per sottolineare ciò che pensiamo senza fare ostruzionismo.
In particolare, questo emendamento cerca di salvaguardare quello che l'onorevole Mantini e l'onorevole, adesso senatore, Finocchiaro definiva la parte buona della Cirielli. Sembra sorprendente ma oggi l'attuale maggioranza, che per trePag. 99anni ha criminalizzato la parte della cosiddetta ex Cirielli che riguardava la riforma organica della prescrizione, non parla più di abrogare quella riforma sulla prescrizione, segno che tutte le polemiche fatte erano pretestuose. Invece, sento ripetute dichiarazioni - per carità, sono legittime in quanto sappiamo bene che in politica è lecito cambiare opinione - secondo cui la cosiddetta parte buona della Cirielli, che individuava una categoria speciale dei recidivi reiterati o plurirecidivi di cui all'articolo 99, quarto comma, regolava una categoria per la quale era necessario un giro di vite. Oggi, con questa riforma, la cosiddetta parte buona della ex Cirielli - parole queste dei colleghi della sinistra -, è divenuta una delle cause principali di tutti i mali del sistema carcerario.
Proprio a difesa di quella che per noi, anche nella scorsa legislatura, era la parte buona di quella proposta di legge che mirava a dare certezza e maggiore sicurezza nell'infliggere una pena giusta, soprattutto a coloro che sbagliavano più volte, voglio sostenere l'importanza di questo emendamento. Prima di escludere la categoria dei recidivi di cui all'articolo 99, commi terzo e quarto, ossia i recidivi qualificati, che commettono più volte reati della stessa indole nel giro di pochi anni o mentre sono evasi, o che magari, mentre sono agli arresti domiciliari, scappano e commettono abitualmente reati, ci vorrebbe una riflessione ed auspico un ragionamento in tal senso da parte dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Onorevole Presidente, chi è abituato a contare le vetrine o le auto da incendiare in corso Buenos Aires a Milano non sa fare i conti sui dati che ho prima riferito. Se avesse ascoltato senza pregiudizio saprebbe che coloro che hanno distrutto le autovetture a corso Buenos Aires hanno avuto una condanna dai tre ai quattro anni. Pertanto, anche lui si è seduto al tavolo della spartizione. Io ho detto che nell'anno del provvedimento di clemenza del 1990 vi è stato un calo dei crimini, nell'anno successivo vi è stata una crescita dei delitti del 41 per cento; quindi nel 1991 dopo il provvedimento abbiamo avuto il 41 per cento di aumento della criminalità. Anche negli anni immediatamente successivi ad altri provvedimenti di clemenza vi è stato un aumento dei delitti, ad esempio nel 1977 e nel 1978 abbiamo avuto aumenti rispettivamente del 2,1 per cento e dell'8,7 per cento. Nel 1977 i delitti denunciati hanno raggiunto il numero di 2 milioni e 204 mila, che non sono autovetture bruciate ma crimini che hanno offeso i cittadini per bene (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 1.237, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 541
Votanti 537
Astenuti 4
Maggioranza 269
Hanno votato
98
Hanno votato
no 439).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Grazie Presidente, l'emendamento al nostro esame, presentato da molti gruppi, tende ad escludere dall'indulto le pene accessorie, cioè quelle pene amministrative o interdittive che restano a chi esce dal carcere. Come abbiamo detto, onorevoli colleghi, noi vogliamoPag. 100un indulto equilibrato, in grado di essere una misura umana e giusta con i condannati, ma anche credibile nei riguardi dei cittadini preoccupati dalla criminalità. Abbiamo a cuore la legalità per i cittadini che sono in carcere e per quelli che sono fuori dal carcere. Le preoccupazioni dei cittadini per la loro sicurezza sono le nostre preoccupazioni, sarebbe davvero assurdo e irresponsabile il contrario.
In un recente libro-intervista José Luis Zapatero, cito testualmente, si dice «perfettamente d'accordo con Tony Blair nella considerazione che la sicurezza è propria della sinistra, che impiegare più poliziotti nelle strade in una democrazia solida è proprio della sinistra, dato che le principali vittime della delinquenza sono le classi medie e popolari, poiché i ricchi sono in grado di pagarsi una sicurezza privata».
Noi abbiamo orrore delle piccole Guantanamo disseminate lungo la nostra penisola, ma abbiamo anche orrore dei delitti, delle violenze, delle truffe finanziarie e di ogni tipo perpetrati quotidianamente contro i cittadini inermi. È lo stesso orrore in entrambi i casi, lo stesso che abbiamo contro la privazione dei diritti, la violenza, l'illegalità, l'ingiustizia. Per questo, non ci convincono certe antiche e antiquate visioni perdoniste, dimentiche della responsabilità che lo Stato ha nei confronti della protezione del bene fondamentale della libertà e dei diritti dei cittadini. Per questo, da democratici, assumiamo la politica di sicurezza come centrale nell'azione di Governo e nella nostra visione della società. L'Italia è cambiata - ne siamo convinti -, sta cambiando, vuole più sicurezza e più giustizia e noi dobbiamo essere all'altezza di questa domanda.
Per tali ragioni, avremmo voluto un provvedimento di indulto più equilibrato, ma accettiamo lo stesso un compromesso con tutte le forze del Parlamento per avere la maggioranza richiesta dalla Costituzione: per queste stesse ragioni, vogliamo escludere dall'indulto le pene accessorie. Già un'autorevole dottrina, cito qui Gustavo Zagrebelsky, definì «eccesso di indulgismo sommare le pene accessorie al beneficio dell'indulto».
Che senso ha oggi far uscire dal carcere, per esempio, un condannato per incesto e restituirgli il giorno dopo la potestà genitoriale? Che senso ha far uscire un condannato per bancarotta fraudolenta e restituirgli subito il posto nel consiglio di amministrazione? Che senso ha far uscire con l'indulto un condannato per peculato o corruzione e restituirgli immediatamente la direzione dell'ufficio dove ha commesso lo stesso reato? Noi dell'Unione, ma molte delle forze presenti in questo Parlamento, siamo per politiche alternative al carcere tutte le volte che sia possibile, per sanzioni alternative, per politiche ragionevoli di depenalizzazione. Sarebbe davvero assurdo, in questa circostanza, abbandonare questa giusta linea, togliere le pene ma anche le sanzioni amministrative interdittive. Molti di noi, onorevoli colleghi, pensano che la clemenza debba stare insieme alla giustizia e alle politiche di sicurezza. Non è cosa facile coniugare clemenza e rigore, ma è il nostro impegno e con questo voto possiamo dimostrarlo (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, anche nella passata legislatura ero favorevole ad un provvedimento di clemenza. Avrei preferito l'amnistia perché avrebbe consentito una decisione più profonda e meditata; ero, comunque, favorevole all'indulto, pur consapevole delle questioni delicate che si aprono. È giusto che, di fronte al dramma del sovraffollamento carcerario, il Parlamento debba assumersi le sue responsabilità. Mi ha sorpreso che il ministro Mastella, dopo avere annunciato il provvedimento ai carcerati, si sia defilato. Avrei preferito però che, dopo gli scandali di questi anni, fossero esclusi i condannati per reati finanziari e societari, ma devoPag. 101ammettere che pensare di inserire anche le pene accessorie è una cosa che non ha alcun senso comune.
Sono d'accordo sull'emendamento 1.2 del collega Mantini (Applausi di deputati del gruppo de L'Ulivo), anche perché il rischio che si corre è che qualche condannato per reati finanziari e societari in ipotesi riprenda il posto nel consiglio di amministrazione dove ha commesso i reati per cui è stato condannato. Mi sembra che ciò sia del tutto da evitare; quindi, in tal senso, aderisco alla proposta dell'onorevole Mantini (Applausi di deputati dei gruppi de L'Ulivo, dell'Italia dei Valori e dei Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Menia. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, posso anche prendere la parola subito dopo l'esame di questo emendamento; avevo, infatti, tentato inutilmente di segnalarle una questione che riguardava l'ordine nei lavori. Quindi, le chiederei di poter intervenire subito dopo la votazione degli identici emendamenti in esame.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, colleghi, spiace che non sia stato seguito con sufficiente attenzione l'intervento dell'onorevole Mantini perché la questione posta dagli identici emendamenti in esame è di grande rilievo sociale, oltre che politico; è di grande rilievo sociale per i seguenti motivi.
Anzitutto, bisogna chiarire che ci stiamo riferendo non a tutte le pene accessorie ma, piuttosto, a quelle accessorie temporanee, cioè, come dice la stessa parola, pene destinate a terminare nel tempo. Quindi, il richiamo all'incesto è assolutamente fuori luogo perché la perdita della patria potestà, come tutti sanno - ma forse non il collega Mantini - è una pena definitiva ed irrevocabile.
Ma perché ci poniamo il problema della rilevanza sociale della proposta? Anzitutto perché a noi pare che, se vi è un atto di clemenza e di comprensione nei confronti di soggetti che vengono sottratti al carcere per un certo periodo di tempo, appare assai singolare che, rimessi nella società, costoro siano privati della possibilità di svolgere determinate attività collegate al reinserimento sociale.
Si può obiettare, come è stato fatto anche dall'onorevole Tabacci, che in tal modo si potrebbe permettere a chi si sia reso responsabile della commissione di un reato di svolgere di nuovo delle attività nel campo stesso in cui ha commesso il crimine. Al riguardo, vorrei che riflettessimo su un aspetto; infatti, trattandosi di pene accessorie temporanee, esse riguardano un certo periodo di tempo. Ciò significa che, escludendo dall'indulto le pene temporanee, si può verificare questo stato di cose: un soggetto esce e, in ipotesi, per sei mesi o un anno non potrà svolgere una determinata attività che potrà, invece, esercitare dopo quel periodo. La mia riflessione dunque è la seguente. Nel periodo nel quale lo abbiamo rimesso nella società e non gli consentiamo, però, di svolgere quella determinata attività che potrà svolgere nei mesi successivi - faccio l'esempio di un medico che sia stato condannato a sei od otto mesi di interdizione dall'esercizio della professione - gli impediamo di essere recuperato dopo averlo messo fuori dal carcere. Dunque, la situazione in questo caso è molto singolare perché mentre, di solito, la pena temporanea accessoria decorre nello stesso periodo in cui si sconta la pena principale, nel momento in cui anticipatamente rimettiamo nella società una persona gli impediamo però per un certo periodo - e solo per un certo periodo - di riattivarsi nelle sue attività normali.
C'è dunque differenza tra le pene interdittive perpetue per cui non gli consentiamo di tornare nelle sue attività e quelle temporanee per cui lo lasciamo libero ma impedito di svolgere le attività di lavoro cui egli è abituato e nelle quali è capace. A me pare che noi stiamo rimettendo nellaPag. 102società persone cui impediamo però di essere cittadini uguali agli altri anche se lo saranno a distanza di un certo numero di giorni o di anni. Ciò crea, inutilmente, una condizione di possibile ricaduta nel delitto, perché l'ipotesi di esclusione definitiva da una certa attività la si comprende - non la rifaranno mai più -, ma coloro che, viceversa, sono esclusi per un periodo di mesi o di uno o di due anni vengono messi in condizioni di non lavorare e di non svolgere determinate attività che però svolgeranno due anni dopo, con una pausa intermedia che impedisce loro comunque di reinserirsi socialmente.
Quindi, noi poniamo una questione di giustezza di questa norma che si vuole abrogare, una norma che era presente in tutti gli indulti, evidentemente sulla base del mio ragionamento. Per carità, ne facciamo una questione, da un lato, politica perché esiste un testo che abbiamo considerato l'unico accettabile, e, dall'altra, di reinserimento sociale, di presenza nella società di persone che, per un certo periodo ne sono escluse e che poi potranno riprendere la propria attività. Vorrei che su ciò si riflettesse bene. Lasciamo da parte la questione politica, ma riflettiamo bene se facciamo una cosa giusta rimettendo la persona in libertà, ma impedendole per un certo periodo di essere parte della società (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elia. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, invito i colleghi della maggioranza a riflettere sugli effetti che produrrebbe questo emendamento, se venisse approvato. Invito, altresì, il collega Mantini, nella sua legittima posizione politica e personale, a non accedere al livello della mistificazione o della propaganda politica. Lei ha richiamato l'esempio della patria potestà rispetto all'incesto. Per quanto riguarda il reato dell'incesto, se una persona viene condannata, di per sé perde la patria potestà, ma quel che è più importante è che nel provvedimento di indulto in esame escludiamo il reato di incesto! Quindi, collega Mantini, non si può fare questo esempio (basta leggere le disposizioni riguardanti le esclusioni). E non mi pare che siano stati presentati emendamenti soppressivi rispetto alle esclusioni.
I deputati della Rosa nel Pugno voteranno contro questo emendamento per le ragioni generali - le abbiamo già esposte - di insoddisfazione rispetto ad un provvedimento che, a parer nostro, è fin troppo pieno di esclusioni, che ne hanno limitato fortemente la portata; un indulto già inadeguato ad affrontare una vera e propria catastrofe umanitaria e di legalità nelle nostre prigioni. Peraltro, tale emendamento prevede un ulteriore limitazione su un punto di particolare rilevanza ai fini di un reinserimento sociale che sia soprattutto attento ai problemi della sicurezza sociale; vogliamo che questo inserimento scongiuri il più possibile il pericolo di recidiva dell'ex detenuto.
Escludere dall'indulto - su questo, colleghi della maggioranza, vi invito a riflettere -, oltre a quelle perpetue, anche le pene accessorie temporanee, rischia di essere una scelta criminogena (riflettiamo, lo ripeto, su questo). Rischiamo di provocare danni nell'approvare questo emendamento. È pericoloso, perché si costringe una persona - l'ha detto molto bene il collega Pecorella -, uscita dal carcere, a vivere nell'illegalità, a reiterare o a compiere scelte illegali.
Non so se tutti i colleghi conoscano l'esatto elenco delle pene accessorie temporanee alle quali non si vuole applicare l'indulto. Ve le ricordo. Le pene accessorie temporanee comportano: l'interdizione dai pubblici uffici; l'interdizione da una professione o un'arte; l'interdizione legale; l'interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese; l'incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione; la decadenza o la sospensione della patria potestà.
Ebbene, se venissero approvati gli identici emendamenti al nostro esame, costringeremmo le persone uscite dal carcere aPag. 103compiere scelte uguali a quelle che le hanno condotte negli stessi istituti penitenziari. Ciò perché le pene accessorie comportano le privazioni, le limitazioni e le esclusioni prima ricordate, escludendo, dunque, la possibilità di reinserirsi nella vita civile.
Ribadisco che non possiamo far uscire dal carcere un detenuto per complicargli la vita attraverso questo tipo di impedimenti ed obbligandolo, quindi, a reiterare o a compiere comportamenti contro la legge. Concedere l'indulto anche per quanto riguarda le pene accessorie risponde, dunque, ad un principio di legalità! Non si tratta di un atto di clemenza, ma risponde ad un principio di legalità e ad un bisogno di sicurezza sociale. Ritengo pertanto ragionevole...

PRESIDENTE. La prego di concludere!

SERGIO D'ELIA. ...contemplare anche tali misure all'interno del provvedimento di indulto in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, desidero intervenire brevemente per confermare che, trattandosi di proposte emendative che non sono state da esso presentate, il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà nella votazione degli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238. Vorrei tuttavia dire (Commenti dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)...

ANTONIO BORGHESI. Vergogna! Vergogna!

GIUSEPPE CONSOLO. Vorrei tuttavia dire all'onorevole Mantini che, se egli è contrario alla concessione dell'indulto, lo invito a votare assieme al gruppo di Alleanza Nazionale contro il provvedimento di clemenza in esame. Una disparità di trattamento delle pene accessorie rispetto al reato principale mi sembra, anche alla luce del precetto costituzionale, veramente assai discutibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo solo per commentare brevemente le affermazioni del deputato Tabacci, il quale ha detto (Commenti)...

PRESIDENTE. Per favore, credo che il deputato possa parlare liberamente, grazie!
Prego, deputato Brigandì, prosegua pure il suo intervento.

MATTEO BRIGANDÌ. La ringrazio, signor Presidente.
Come stavo ricordando, il deputato Tabacci ha affermato che il sovraffollamento delle carceri è una responsabilità che appartiene a questa Assemblea. Dal momento che il sovraffollamento carcerario è, invece, un problema che investe l'amministrazione della giustizia, ritengo si debba escludere la responsabilità di quest'aula. Al massimo, si tratta di un onere che l'inefficienza dell'apparato giudiziario ci sta accollando e che noi stiamo cercando - anche se spero di no - di superare.
Vorrei far presente che, se i magistrati lavorassero come tutti gli altri cittadini, anziché fare quarantacinque giorni di ferie all'anno e tenere una o due udienze alla settimana, probabilmente avremmo già risolto il problema relativo ai detenuti in attesa di giudizio!
Concludo, ricordando che la durata media dei processi in Italia è pari a 1.300 giorni, mentre in Messico risulta di 300 giorni!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raiti. Ne ha facoltà.

SALVATORE RAITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiararePag. 104che condividiamo l'emendamento Mantini 1.2 (peraltro identico all'emendamento Donadi 1.238 presentato dal nostro gruppo), se non altro perché l'appello che abbiamo lanciato da questi scranni è stato parzialmente recepito. Infatti, anche se si cerca di introdurre rimedi comunque insufficienti, si tratta pur sempre di un passo avanti.
Per questo motivo, ritengo che anche i colleghi del gruppo di Alleanza Nazionale, che stanno conducendo una battaglia contro il provvedimento in esame, sotto questo punto di vista dovrebbero compiere uno sforzo per apprezzare tali proposte ed ottenere comunque questo risultato.
Desidero evidenziare, inoltre, che stiamo discutendo di pene accessorie e temporanee. Ho ascoltato l'intervento precedentemente svolto dall'onorevole Pecorella, il quale è mio collega anche dal punto di vista professionale: ebbene, vorrei umilmente rilevare che il ragionamento che egli ha formulato risulta decisamente in contraddizione con quella che dovrebbe essere la finalità del provvedimento di indulto che è stato proposto.
Le pene accessorie non c'entrano nulla con il sovraffollamento delle carceri. Riguardano tutt'altra finalità. Voglio ricordare che le pene accessorie sono stabilite dal codice di procedura penale; la finalità è quella di comminare una pena che non sia solo reclusiva, perché a volte la pena accessoria vale molto di più della restrizione della libertà. Spesso, infatti, essa è rivolta a quei soggetti che beneficiano di una posizione particolare, perché pubblici amministratori o pubblici ufficiali o amministratori di società; ebbene, quando il giudice sancisce una pena accessoria, li colpisce indicando alla società una loro responsabilità precipua, ed in questo senso questo tipo di pena a volte è più certa ed effettiva di quella della reclusione.
Quindi, nulla c'entra con il sovraffollamento delle carceri la giustificazione per la quale si dice che, se eliminiamo le pene accessorie, diamo la possibilità a chi ritorna in libertà di reinserirsi nella società. Questo ragionamento, mi consenta il collega Pecorella, può essere anche offensivo per l'intelligenza di molti, perché se un pubblico ufficiale torna in libertà non si capisce perché l'indomani mattina dovrebbe andare a svolgere proprio quel suo ruolo. Se un dirigente d'azienda, che ha commesso reati societari o finanziari, torna in libertà, non si capisce perché l'indomani mattina dovrebbe andare a svolgere solo ed esclusivamente il ruolo di dirigente d'azienda. Potrebbe andare a lavorare nell'azienda, caro collega Pecorella, magari facendo il manovale o scaricando qualche scatolone: così capirebbe qual è la fatica di coloro i quali lavorano onestamente (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dell'Ulivo aveva già presentato in Commissione giustizia lo stesso emendamento. Infatti, riteniamo che la differente finalità tra pena principale e pena accessoria, laddove per la pena accessoria la finalità è soprattutto quella della prevenzione sociale, mentre per la pena principale è quella dell'afflizione e della retribuzione, giustifichi questa disparità di trattamento.
Non si tratta di un problema di reinserimento sociale, perché le pene accessorie vanno a colpire quell'interesse, quel bene della vita che è stato leso dal reato. L'esclusione sociale non è a tutto tondo. Non riguarda il complesso delle possibili attività della persona. Non si tratta quindi di un problema di reinserimento sociale, ma di garantire la sicurezza sociale rispetto ad un interesse, un bene protetto da quel reato. Tant'è vero che la pena accessoria colpisce sempre un'attività, quell'attività che è stata lo strumento per compiere il reato, e quindi serve per prevenire la futura commissione dello stesso.
Dunque, ci sembra ragionevole questa disparità di trattamento. Per questo abbiamo ripresentato l'emendamento in Assemblea e voteremo a favore di esso.

Pag. 105

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

ELIAS VACCA. Se il partito dei Comunisti Italiani non votasse a favore di questo emendamento, non si capirebbero i ragionamenti che fino a questo momento abbiamo sviluppato. Infatti, il ragionamento dotto e giuridicamente pregevole dispiegato dal collega Pecorella non persuade almeno sotto due profili.
Il primo profilo è la preoccupazione circa le modalità di reinserimento degli ex detenuti che credo sia condivisa dai 630 membri di questa Camera, ma l'esempio stesso che è stato portato ci induce evidentemente a distinguere l'attività risocializzante, che può essere per esempio quella di un primario condannato per omicidio colposo, quella di un amministratore d'azienda condannato per bancarotta fraudolenta, o quella di un pubblico amministratore condannato per corruzione o ancora quella appunto dei ladruncoli, di cui prima si stava parlando.
Per questi ultimi, attività risocializzanti non ce ne sono nelle misure alternative, perché nessuno dà loro lavoro e fiducia; per gli altri, invece, ce ne sono.
Allora, mi domando: se abbiamo detto in tanti, questa sera, in quest'aula, e anche nelle giornate precedenti, che l'obiettivo del provvedimento di indulto è quello di svuotare le carceri delle persone in eccedenza e di ridare speranza ai detenuti, almeno quanto ai tempi di riacquisizione della libertà, che c'entra, che c'azzecca - direbbe qualcuno - con il consentire ad amministratori di aziende bancarottieri di tornare ad amministrare le aziende il giorno dopo perché decade anche l'interdizione temporanea? Per trasferire il discorso sul terreno dei delitti colposi, le cronache sono piene di persone che guidano ubriache o sotto l'effetto di stupefacenti e che ammazzano pedoni innocenti e ignari che camminano sulle strisce. Se a costoro venisse condonata la pena e, quindi, non scontassero il carcere, vogliamo ritirare loro la patente oppure no?
Se non vogliamo dare veramente il messaggio che questo indulto, anziché essere un atto di clemenza, è un vero colpo di spugna sulle azioni criminose delle persone che devono essere destinatarie soltanto di uno sconto di pena, credo che l'emendamento del collega Mantini debba essere accolto.
Quando noi Comunisti Italiani abbiamo detto che ci saremmo riservati di esprimere il nostro voto sull'indulto nel dibattito in Assemblea, non lo dicevamo tanto per dire. Lo dicevamo perché noi non rinunciamo ad entrare nel merito di ogni singolo provvedimento e, a seconda del testo che ne risulterà dal dibattito, i Comunisti Italiani esprimeranno una valutazione complessiva. Se si tratta - lo ribadisco - di un atto di clemenza, che risolve l'emergenza carceraria, noi siamo assolutamente d'accordo. Se si tratta di tirare fuori i poveretti dalle carceri, siamo d'accordo. Ma, se si tratta di premiare in assoluto, rimettendo in sella bancarottieri corrotti e persone di questo genere, non siamo d'accordo affatto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, mi rendo conto che alcuni emendamenti relativi a questa proposta di legge sono tecnici e, quindi, come tutte le questioni tecniche, hanno una loro osticità intrinseca. Ma credo che, mai come in relazione a questo emendamento, siamo di fronte ad una proposta che auspicavo il consenso comune portasse quest'aula a votare in modo unanime.
Qui stiamo parlando di non estendere l'indulto alle pene non detentive, temporanee, che prevedono, per alcune categorie di persone (pubblici dipendenti, imprenditori, amministratori di società, liberi professionisti) l'impossibilità, per un determinato periodo di tempo, di esercitare le attività nell'ambito delle quali hanno commesso il reato. Significa che il dipendentePag. 106pubblico che si sia lasciato corrompere, per un determinato periodo di tempo, non potrà riprendere a svolgere il ruolo nel quale si è fatto corrompere. Significa che l'imprenditore corrotto, che ha falsificato un bilancio o che ha truffato i propri clienti e consumatori, per un determinato periodo di tempo, non potrà svolgere le funzioni di imprenditore o di amministratore di una società di capitali. Quindi, mi pare evidente che si tratta di un intervento che con il fine di deflazione dell'eccesso delle presenze nelle carceri, evidentemente, non ha nulla a che fare.
Mi corre veramente l'obbligo di dire che quanto ho sentito affermare in quest'aula, da parte dell'onorevole Taormina e dell'onorevole D'Elia, rasenta l'incredibile.

PRESIDENTE. La prego, è nettamente oltre il tempo a sua disposizione.

MASSIMO DONADI. A me risulta di avere cinque minuti a disposizione per parlare sull'emendamento del mio gruppo...

PRESIDENTE. È già stato fatto... Lei ha un minuto per svolgere la sua dichiarazione di voto a titolo personale. Prego...

MASSIMO DONADI. Concludo immediatamente, signor Presidente. Tuttavia, vorrei far presente che sto intervenendo sul mio emendamento 1.238.

PRESIDENTE. Sugli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238, per il suo gruppo è intervenuto l'onorevole Raiti. Sono esattamente gli emendamenti di cui stiamo discutendo.

MASSIMO DONADI. Io ho chiesto di parlare per illustrare il mio emendamento 1.238...

PRESIDENTE. È esattamente l'emendamento che stiamo esaminando! Noi stiamo esaminando gli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238. Rispetto a questi due identici emendamenti è cominciato l'esame e, per il suo gruppo, ha parlato l'onorevole Raiti. Dunque, lei ha un minuto di tempo, che è ampiamente scaduto per intervenire.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, se mi concede un minuto, mi avvio alla conclusione.

PRESIDENTE. Prego.

MASSIMO DONADI. Credo sia un atto di minima giustizia prevedere che chi ricopre un determinato ruolo apicale nella pubblica amministrazione...

PRESIDENTE. Però, la prego: le ho rivolto un'osservazione! La prego di concludere.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, un minuto non è trascorso.

PRESIDENTE. Sono trascorsi quasi due minuti: la prego!

MASSIMO DONADI. Rilevo, poi, cosa ci sia dietro il fumo della dura opposizione di Alleanza Nazionale: c'è il niente, c'è la volontà implicita di accettare un indulto rispetto a cui non sono disponibili! Non vogliono correre nemmeno il rischio che un singolo emendamento venga approvato. Congratulazioni! Gli italiani lo sapranno (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)!

IGNAZIO LA RUSSA. Esci dal Governo! Smettila di appoggiarli!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tutti i nodi vengono al pettine! E tali nodi sono emersi con chiarezza su questo emendamento. Dico sinceramente - perché ci ispirano e ci guidano lealtà e serenità - che non si può non esprimere un voto favorevole su di esso. Questa non è un'amnistia, che estingue il reato e che noiPag. 107avevamo sollecitato (peraltro, non avevamo il coraggio di fare un'amnistia!).
Il provvedimento che stiamo assumendo riguarda una priorità precisa, che è quella del sovraffollamento delle nostre carceri. Pertanto, se si parte da questo presupposto, ha perfettamente ragione il deputato del partito comunista che è intervenuto prima di me: questo emendamento deve essere approvato. Siamo in una logica diversa da quella dello svuotamento delle carceri, che ispira il provvedimento di indulto. L'ha già motivato l'onorevole Tabacci.
Vorrei ringraziare anche l'onorevole Mazzoni che, nell'ambito del Comitato dei nove, si è prodigata per una diversa coerenza logica. Questi nodi verranno al pettine anche in seguito, perché, ad esempio, vi sono emendamenti del gruppo di Rifondazione Comunista che, da un lato, mirano ad evitare che una certa fattispecie venga compresa tra le esclusioni (mi riferisco al tema delle bande armate) e, dall'altro, per quanto riguarda l'usura, assumono un atteggiamento esattamente opposto. Ciò fa parte della confusa logica di scambio che abbiamo posto in essere in quest'aula, che non fa onore al Parlamento.
Comunque, non voglio polemizzare. Vorrei solo dire che esprimeremo un voto favorevole sull'emendamento Mantini 1.2 (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vitali. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, vorrei manifestare la mia grande perplessità sul voto che ci accingiamo ad esprimere. Colleghi, in quest'aula ci sono due posizioni molto chiare. Vi è la posizione di quanti dicono di essere contrari all'indulto, che è condivisibile o meno, ma assolutamente rispettabile. Vi è, poi, la posizione di quanti, invece, ritengono l'indulto necessario.
Mi rivolgo a questa maggioranza parlamentare: non soltanto abbiamo il dovere di intervenire in questa materia per liberare le carceri dalle migliaia di persone recluse, ma in quanto legislatori abbiamo il dovere di formulare leggi che abbiano una consapevolezza ed una coerenza.
Mi sembra che una parte della maggioranza rispetto all'indulto voglia salvarsi la coscienza, nell'ottica di una politica di riduzione del danno. L'indulto non è un danno: se è un danno, non si vota; se, invece, non è un danno, si vota con tutte le conseguenze! Quindi, annuncio un voto contrario sull'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e di deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, annunzio l'espressione del voto favorevole del gruppo della Lega Nord sull'emendamento in esame, coerentemente con la posizione che ha manifestato nel corso della discussione in Commissione e con il fatto che anche noi abbiamo presentato un analogo emendamento per escludere dalla riduzione di pena le pene accessorie.
Mi trovo perfettamente d'accordo con il deputato Casini: le pene accessorie rappresentano qualcosa di diverso rispetto ad uno sconto di pena e all'esigenza di deflazionare i nostri penitenziari. Dobbiamo anche pensare che, se si vuole procedere nella direzione dell'indulto, quindi, di un atto di clemenza, bisogna anche consentire o, comunque, prevedere delle misure che consentano un momento di riflessione per chi ha commesso un reato, ha subito una condanna che si vede condonare. Vi sono comunque delle responsabilità sociali evidenti ...

PRESIDENTE. La prego, onorevole Lussana.

CAROLINA LUSSANA. Ho cinque minuti, Presidente! Mi scusi, lei è statoPag. 108oltremodo clemente, visto che parliamo di indulto, nei confronti del presidente dell'Italia dei Valori, che ha «sforato» di ben tre minuti il suo intervento, poiché era già intervenuto un collega del gruppo! Io ho cinque minuti e vorrei continuare...

PRESIDENTE. No, lei ha solo un minuto!

CAROLINA LUSSANA. No, ho cinque minuti, perché nessuno del mio gruppo è intervenuto!

PRESIDENTE. Mi scusi; lei ha forse «cancellato» il deputato Brigandì? È intervenuto, mi dispiace!

CAROLINA LUSSANA. Allora, Presidente, vi sono delle responsabilità sociali.
Vorrei, inoltre, rispondere all'onorevole Pecorella: un medico che pratica l'infibulazione (mi riferisco ad una legge approvata e condivisa da questo Parlamento) e che beneficia anche dello sconto di pena non deve tornare a fare il suo mestiere!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, voteremo contro questo emendamento e, al riguardo, vorrei leggervi otto date (è la motivazione per cui esprimeremo il voto contrario): 22 giugno 1946, 19 dicembre 1953, 11 luglio 1959, 4 giugno 1966, 22 maggio 1970, 4 agosto 1978, 18 dicembre 1981, 10 aprile 1990.
Vi erano parlamentari che, in questa sede, hanno dimostrato di avere il didimo e l'epididimo! Quindi, voteremo contro, perché anche noi vogliamo dimostrare, come loro, che le pene accessorie erano ricomprese: qualcuno qui li deve pure avere il didimo e l'epididimo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, ha già parlato per il gruppo, sia pure per meno di un minuto, il nostro rappresentante al banco del Comitato dei nove.
Confermo che il gruppo di Alleanza Nazionale ha deciso, in linea di massima, di votare unicamente i propri emendamenti, perché sappiamo, come ha appena rilevato l'onorevole Casini, che su tutta una serie di emendamenti si dovrà discutere se includere o meno tra i beneficiari dell'indulto le persone che hanno commesso, per esempio, i reati di rapina a mano armata, di usura, di banda armata...

FRANCESCO GIORDANO. Perché guardi verso di noi?

IGNAZIO LA RUSSA. ...e se dobbiamo ricomprendere nell'indulto le pene accessorie.
È una valutazione che lasciamo unicamente a chi ha deciso che questo indulto debba essere approvato. Non vi toglieremo le castagne dal fuoco, né in un senso né nell'altro! Noi non voteremo, ma ci asterremo, a parte qualche eventuale caso di coscienza che, a mio avviso, non è presente in questa materia, e lo dico ai colleghi del mio gruppo.
Noi invitiamo coloro cui non piacerà il risultato di questo voto, se ve ne saranno, a non votare l'indulto in sede di votazione finale (Commenti).

GIUSEPPE ASTORE. Vergogna!

IGNAZIO LA RUSSA. Scemo! Non ti permettere di dire vergogna! Imbecille!

PRESIDENTE. Chiedo, per la necessaria correttezza del voto, che i deputati segretari procedano alla verifica delle schede ed invito i deputati al massimo della correttezza nell'esprimere un voto che ognuno sa essere delicato!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

Pag. 109

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, interverrò in maniera telegrafica.
Ovviamente, condivido quanto ha affermato il mio capogruppo, ma poiché ho presentato l'emendamento 1.235, che è uguale a quello in esame, il mio voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori e dei Comunisti Italiani - Applausi polemici di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

(Presenti 527
Votanti 510
Astenuti 17
Maggioranza 256
Hanno votato
340
Hanno votato
no 170).

Vi prego! Vi prego! In conseguenza dell'approvazione degli identici emendamenti Mantini (Commenti)... Vi prego, per favore (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Vi prego (Commenti)! Vi prego di lasciare svolgere ordinatamente i lavori senza commentare i singoli comportamenti!
Avverto che, in conseguenza dell'approvazione degli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238, soppressivi del comma 2, è precluso l'emendamento Lussana 1.60.
Avverto, inoltre, che l'emendamento Consolo 1.126 deve intendersi riformulato eliminando il riferimento al comma 2.
Dobbiamo ora passare al successivo emendamento segnalato, cioè all'emendamento Contento 1.125. Se nessuno chiede la parola...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Intervengo rapidissimamente, signor Presidente, per annunciare che i deputati del gruppo dell'Italia dei Valori voteranno a favore dell'emendamento in esame.
Riteniamo molto importante subordinare la concessione dei benefici legati all'indulto al fatto che almeno un terzo della pena sia stato scontato. Ciò non incide, se non in misura minima, sulla quantità di coloro che beneficeranno dell'indulto, ma lega l'applicazione dell'indulto almeno al rispetto minimo di un altro principio che - così credo - ha valenza generale: quello secondo il quale la pena deve avere un minimo di certezza (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Insisto nel chiedere ai deputati di avvertire della loro determinazione di intervenire, per favore, prima che siano pronunciate le parole: «Indìco la votazione».
Ha facoltà di parlare, deputato Vacca.

ELIAS VACCA. Signor Presidente, impiegherò pochi secondi per dire che, se si fosse fatto riferimento alla necessità di adoperarsi per risarcire il danno, l'emendamento in esame ci troverebbe d'accordo. La condizione oggettiva dell'avvenuto risarcimento del danno, purtroppo... Mi fanno notare i colleghi che sto facendo riferimento ad un emendamento successivo e, quindi, mi fermo qui.

PRESIDENTE. È così, grazie.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.125, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Pag. 110

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 556
Votanti 553
Astenuti 3
Maggioranza 277
Hanno votato
99
Hanno votato
no 454).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Consolo 1.126, nel testo riformulato a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti Mantini 1.2 e Donadi 1.238.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, desidero soltanto ricordare all'Assemblea che il mio emendamento 1.126, come riformulato (a seguito della soppressione del comma 2), prevede l'applicabilità del beneficio a condizione che la parte offesa, quella che ho definito il protagonista emarginato di tutto il provvedimento, sia stata risarcita.
Mi sembra un provvedimento di grande equità: una volta che la parte civile si sia costituita, l'emendamento pone sullo stesso piano chi ha commesso il reato e chi ha subito l'offesa ed il danno materiale del reato. Ammettere all'indulto Caino, la parte che ha commesso il reato, senza pensare alla parte che ha subito le conseguenze del reato ci sembra veramente iniquo e stravolge quella par condicio che dovrebbe esservi, come minimo, tra chi ha commesso il reato e chi l'ha subito.
Ecco perché chiedo ai colleghi di valutare serenamente l'emendamento in esame. Non si dica, per piacere, che l'emendamento in questione è ultroneo ed inutile, perché qualora la parte offesa del reato avesse potuto essere risarcita avrebbe già ottenuto il risarcimento: un conto è un risarcimento formale che deriva dall'avvenuta costituzione di parte civile, un conto è un risarcimento effettivo, al quale noi ci riferiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non so se i giornalisti si debbano per forza dividere in buoni o cattivi, però in un giornale di questi giorni si riporta il caso degli stabilimenti di Eternit, dove si dice che vi siano almeno tremila morti a causa dell'amianto. Secondo quanto si legge, un insieme di dirigenti ed amministratori che facevano parte dei suddetti stabilimenti, che hanno avvelenato la vita di molti lavoratori e anche di tanti cittadini, non saranno chiamati, grazie all'indulto, a rispondere di disastro colposo e di altri omicidi colposi e, probabilmente, non finiranno mai in carcere. Addirittura, poiché si dice che l'indulto è solo la premessa dell'amnistia che partirà in autunno, se questo fosse, non verserebbero nemmeno un euro alle vittime ed ai loro familiari.
Per questo, l'Italia dei Valori voterà a favore dell'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio sarà un intervento rapido: quello che avrei voluto svolgere prima se non avessi perso il filo degli emendamenti. L'emendamento in esame non è peregrino né inopportuno, per certi versi, perché è vero che risponde alla logica della tutela di Abele.
Vorrei svolgere tre considerazioni che ci impediscono di votare favorevolmente. In primo luogo, vi è quanto dicevo prima: la concessione dell'indulto è ancorata non all'essersi efficacemente adoperati per risarcire ma al fatto oggettivo di avere risarcito. Ciò, a volte, è impossibile oggettivamente, malgrado ci si sia adoperati per farlo e, quindi, le persone con condizioni economiche più favorevoli si vedrebbero riconoscere l'indulto a discapito di quelli che non hanno denari.
In secondo luogo, vi è comunque un punto scoperto: in tutti i delitti nei quali non vi sia la persona offesa o la costituzionePag. 111di parte civile - mi riferisco, ad esempio, alla detenzione per spaccio di stupefacenti -, il fatto che non vi sia danno da risarcire e non vi sia costituzione di parte civile impedisce di ottenere l'indulto.
In terzo luogo, vi sono processi delicatissimi nei quali le persone offese hanno ricevuto danni gravissimi ma, a volte, non si costituiscono parte civile per contesti ambientali. Vorrei precisare che nei processi per usura, per mafia e, in Sardegna, anche in quelli per sequestro di persona molto spesso la costituzione di parte civile porta ragionevolmente alcuni problemi. In questo caso, vorremmo ulteriormente premiare coloro che non si vedono contrapporre una parte civile, magari timorosa di agire in sede civile nel processo penale?
Per tutte queste considerazioni, i Comunisti Italiani non voteranno a favore dell'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, colleghi deputati, intervengo soltanto per riprendere una considerazione del deputato Consolo e per invitare me stesso e tutti noi a riflettere su questo emendamento.
Credo che l'approvazione della proposta emendativa in esame possa evitare che questo provvedimento produca allarme sociale. Ci siamo preoccupati di evitare un allarme sociale nell'individuazione dei reati da escludere dall'indulto. L'idea che si applichi tale beneficio a prescindere dal risarcimento del danno provocato alle vittime credo che produrrebbe allarme sociale. Evitiamolo; evitiamo di far pensare che questa «furia indultista» travolge i diritti delle parti offese riconosciuti nel processo attraverso il riconoscimento del danno subito.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, un'agenzia di stampa delle 19,35 annuncia che il ministro della giustizia Mastella avrebbe scritto al Presidente del Consiglio dei ministri dichiarando, testualmente, che non esclude l'ipotesi di rimettere l'incarico. Stando a quanto si apprende dall'agenzia di stampa, il Guardasigilli lamenta con il Presidente del Consiglio quanto sta accadendo all'interno del Governo e, in particolare, l'atteggiamento e le parole del ministro Di Pietro, chiedendo al medesimo Presidente del Consiglio di intervenire.
Quest'oggi, in molti hanno commentato l'attivismo del ministro Di Pietro in questa vicenda, che, per carità, è comprensibile e legittimo. In pochi hanno lamentato la latitanza assoluta del ministro guardasigilli, il quale è l'interlocutore competente, in rappresentanza del Governo, per questo provvedimento. Egli è stato, finora, il convitato di pietra in tutta questa discussione che, peraltro, mi pare lo dovrebbe riguardare. Per di più, si apprende ora che il ministro Mastella, non solo si sarebbe autosospeso, al pari del ministro Di Pietro, ma addirittura annuncerebbe le sue dimissioni. Credo sia il caso che il Presidente del Consiglio dei ministri venga a chiarire questa confusa situazione di ministri competenti, che non ci sono, e di ministri incompetenti, superattivi (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Lei ha svolto alcune considerazioni politiche che spetterà al Governo valutare.
Proseguiamo nell'esame degli emendamenti e nelle votazioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Intervengo, signor Presidente, semplicemente per ribadire il nostro voto favorevole a questo emendamento il quale, sostanzialmente, è ugualePag. 112ad un altro emendamento che avevamo presentato in sede di Commissione ma che non abbiamo potuto segnalare. Vorrei rimarcare, per motivare il voto favorevole, una considerazione.
Dal momento che la vittima ha subito un danno, è giusto che, quanto meno, la concessione di un atto di clemenza nei confronti di chi lo ha causato sia subordinata ad un concreto risarcimento a favore della vittima. Si potrebbe affermare che, in questo modo, si penalizzano le persone meno abbienti. Però, ritengo che chi ha commesso un reato, chi ha commesso un delitto debba essere considerato, quanto meno, con minor favore rispetto alla vittima del medesimo reato, spesso meno abbiente. Nel bilanciamento degli interessi, anche in questo caso, ovviamente, debbono prevalere gli interessi delle vittime.
Vorrei svolgere anche una considerazione di ordine pratico. L'emendamento Cota 1.126 condiziona l'effettivo risarcimento alla circostanza che la vittima si sia costituita parte civile nel processo; quindi, che sia stato accertato e quantificato il danno e che questa quantificazione sia anche, per così dire, in fase esecutiva.
Quindi, vuol dire che siamo di fronte ad un vero e proprio inadempimento di un provvedimento già esecutivo. Vorrei dire che spesso ciò capita, normalmente, proprio nei confronti dei delinquenti veri e propri, signor Presidente. Infatti, chi non è un delinquente vero e proprio, quando una sentenza lo condanna a risarcire un danno nei confronti della vittima, normalmente paga.

ROBERTO MENIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, le avevo chiesto la parola in precedenza e, successivamente, le avevo chiesto nuovamente di darmela quando eravamo ormai passati ad un tema che era evidentemente più pregnante e che poi è stato sottolineato anche dal voto sul relativo emendamento.
Volevo riproporre una questione che le è già stata sottoposta in precedenza, ma alla luce di un nuovo fatto. Dagli uffici apprendiamo che il testo del cosiddetto decreto Bersani non sarà disponibile prima delle 21 di questa sera e che è già stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti per le 12 di domani. Mi pare del tutto evidente che ci vuole un suo autorevole intervento, signor Presidente, nei confronti del presidente della Commissione, affinchè tale termine sia spostato. Prevedibilmente, alle 21 sarà disponibile il testo del decreto - che non è da poco, mi pare - e mi sembra inaccettabile che si pretenda di farci presentare gli emendamenti entro domani, alle 12 (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Deputato Menia, la sua sollecitazione sarà esaminata e le risponderò a breve.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabris. Ne ha facoltà.

MAURO FABRIS. Signor Presidente, intervengo anzitutto per annunziare il nostro voto contrario sull'emendamento Cota 1.126 e per tranquillizzare il collega Vietti e quanti, come lui, sono preoccupati per lo stato del ministro Di Pietro, il quale è tranquillamente al suo posto, a lavorare, e non è voluto venire in aula per non alimentare la sceneggiata dei ministri «di lotta e di Governo», che abbiamo visto ed ascoltato in quest'aula. Infatti, questa è una vicenda che, come tutti sappiamo, è affidata alla responsabilità ed all'iniziativa parlamentare, così come è stata condotta in Commissione, laddove il Governo, rappresentato dal sottosegretario che di volta in volta ha partecipato ai lavori, ha espresso i pareri e le opinioni che riteneva necessarie.
Quindi, collega Vietti, non vi è alcuna fretta che lei prepari di nuovo le valigie per tornare a largo Arenula, almeno per quanto ci riguarda. Da questo punto di vista, credo non si possano imbastire dibattiti, signor Presidente, sui lanci di agenzie di stampa, che ovviamente hanno l'attendibilitàPag. 113che possono avere agenzie di tale tipo.

PRESIDENTE. Sono in grado di rispondere all'osservazione sull'ordine dei lavori formulata dal deputato Menia. Consultandomi con il presidente della Commissione, posso dirle, deputato Menia, che i lavori della Commissione stessa sono rinviati a domani mattina, in modo che tutti i componenti della medesima Commissione possano utilizzare i materiali e nel corso (Commenti del deputato Menia)... Mi lasci finire, per favore, e poi potranno intervenire tutti coloro che chiederanno la parola.
Nel corso del dibattito in Commissione, anche alla luce della decisione che adotterà la Conferenza dei presidenti di gruppo, si potrà spostare l'orario di inizio delle votazioni (Commenti)... No, non c'è nessun nervosismo! Questa è la comunicazione che volevo fare, considerato che mi è stata avanzata una sollecitazione.
Mi sembra che il deputato Menia voglia intervenire per una replica; successivamente potrà intervenire chi riterrà di chiedere la parola.
Prego, deputato Menia, ha facoltà di parlare.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, prendo atto della sua risposta, ma non parlavo di orario delle votazioni. Parlavo di termine di scadenza per la presentazione degli emendamenti, e su tale aspetto lei non mi ha risposto.

PRESIDENTE. Deputato Menia, le ho risposto nel senso che domani mattina, cominciando la discussione, nel corso della stessa, anche alla luce del dibattito che si svolgerà in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo, verrà fissato il limite orario cui lei ha fatto riferimento.

ROBERTO MENIA. Il termine per la presentazione degli emendamenti, quindi, non l'orario delle votazioni? Lei ha detto una cosa diversa rispetto a ciò che avevo richiesto. Quindi, o non ci capiamo...

PRESIDENTE. Il termine per la presentazione degli emendamenti e l'orario delle votazioni.

CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, credo che in quest'aula siamo tutti preoccupati della dignità del Parlamento e, in primo luogo, credo che il più preoccupato sia chi presiede questa Assemblea.
Abbiamo appena sentito un autorevole esponente della maggioranza - che fa parte dello stesso gruppo del senatore Mastella - dire che il ministro della giustizia non partecipa ai lavori pomeridiani della Camera per non contribuire alla «sceneggiata» che un suo collega di Governo sta portando avanti in quest'aula. Questa non è una affermazione dell'opposizione, ma è fatta da un leader della maggioranza. Noi, come parlamentari, non possiamo fare da comparse in una sceneggiata (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Che il ministro della giustizia non venga in aula e non ascolti un dibattito che riguarda l'affollamento delle carceri, la possibilità di recuperare i detenuti, le pene accessorie, e non venga per protesta contro un collega di Governo, come appena testimoniato da un gruppo della maggioranza, è grave. In queste settimane, abbiamo assistito allo svuotamento del Parlamento, ma che il Parlamento venga ridotto ad un palcoscenico su cui alcune «prime donne» fanno i loro litigi mi sembra veramente eccessivo; quindi, chiedo al Presidente di attivarsi affinché questo scempio del Parlamento abbia fine, facendo venire in aula chi ha il dovere di venire (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Daremo seguito al tema perché alcuni deputati hanno chiesto diPag. 114parlare su questo argomento; quindi, darò la parola a un deputato per ciascun gruppo. Intanto, però, devo una risposta conclusiva alla questione prima sollevata, nel senso di accogliere la richiesta che è stata avanzata sia nel rinviare a domani mattina l'inizio dei lavori della Commissione per poter fruire dei documenti necessari, sia nel disporsi ad un differimento del termine per la presentazione degli emendamenti sulla base del lavoro della Commissione, tenendo conto dei pronunciamenti della Conferenza dei capigruppo. In questo senso, la richiesta viene accolta (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
Passiamo alla questione sollevata dal deputato Giovanardi, su cui hanno chiesto di parlare numerosi deputati.
Ha chiesto di parlare il deputato Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, siamo veramente di fronte ad una barzelletta: un Governo i cui ministri si autosospendono e minacciano le dimissioni in continuazione, come hanno fatto i ministri Mastella, D'Alema e Ferrero. Su questo dico soltanto una cosa: finalmente, assumete le vostre responsabilità, passate dalle parole ai fatti, date finalmente queste dimissioni, perché farete un favore al paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, oggi sono intervenuto per un richiamo al regolamento per capire il senso del question time; infatti, questo pomeriggio il collega Villetti ha utilizzato il question time per chiedere al Presidente Prodi se il Governo sostanzialmente avesse la maggioranza, cosa sarebbe accaduto se il Governo non avesse avuto la maggioranza, se ci sarebbero state le elezioni o meno.
In quel momento, ho ritenuto impropria la sede del question time per sollevare una questione che è di natura politica perché, come ho avuto modo di dire, è il dibattito dei dibattiti sapere se c'è un Governo, se c'è una maggioranza; però, forse ho sbagliato perché, comunque, l'onorevole Villetti, conoscendo meglio di noi la condizione della maggioranza, sapeva quello che diceva e, quindi, evocava la inesistenza di una maggioranza, che rappresenta un dato di fatto.
Pare che si sia appena chiusa la «pantomima» degli otto dissidenti che, accontentati dalla foto quotidiana per una settimana sul Corriere della sera - parlo dei senatori dissidenti -, voteranno per l'invio e la permanenza delle nostre truppe in Afghanistan.

PRESIDENTE. La prego...

MAURIZIO GASPARRI. Mi faccia parlare, Presidente...! Dopodiché, noi chiediamo che il ministro della giustizia venga in quest'aula: non si fanno comizi a Regina Coeli e poi si ignora il Parlamento! Si venga ad assumere le sue responsabilità: qui non ci sono nozze, c'è il Parlamento della Repubblica! Allora, se il Governo non c'è più, basta con gli autosospesi e con le pagliacciate che stanno facendo il ministro delle infrastrutture e quello della giustizia! Venga qui! Dieci o dodicimila delinquenti rischiano di uscire dalle carceri e di andare a disturbare la gente onesta: vogliamo sapere che politica della giustizia ha il Governo e se ha un ministro della giustizia! Mastella, forse, non ne ha ancora preso coscienza. Dunque, si svegli e venga in Parlamento, se è ancora ministro e se c'è ancora un Governo. Vediamo lo stato confusionale del Governo ai banchi. L'Italia ha il diritto di sapere se il Governo c'è o se, come noi constatiamo, non c'è più (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Vorrei fare una precisazione: essendo stata sollevata una questione di un certo rilievo, il Presidente poteva decidere o di dare immediatamente una sua risposta conclusiva sull'argomentoPag. 115oppure di fare parlare un deputato a favore e uno contro, oppure - come sto facendo - di dare la parola ai deputati che lo chiedono, uno per gruppo. Stante, secondo i precedenti, la rilevanza del problema politico sollevato, si è posta in essere la terza scelta, per un grande rispetto verso l'importanza del Parlamento.
Ha chiesto di parlare il deputato Neri. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO NERI. Desidero, con serenità, evidenziare che la presenza del Governo non richiede sempre, anche se sarebbe opportuno, la presenza del ministro competente quando si esamina un provvedimento che ha un'importanza equivalente a quella della proposta di legge in tema di indulto che stiamo per l'appunto esaminando. Tuttavia, l'opportunità non è necessità e il Governo potrebbe benissimo, su un piano formale, essere rappresentato da altri suoi componenti, qualora sul punto - e all'interno del Governo - ci sia omogeneità di posizioni. Nel momento in cui questa omogeneità di posizioni non si registra e siamo sostanzialmente alla rissa, è singolare che davanti ad un ramo del Parlamento compaia uno dei provocatori della rissa, che è il ministro che non ha la competenza sul provvedimento in oggetto, e sia assente, polemicamente e dichiaratamente, il ministro che avrebbe il dovere istituzionale di rappresentare il Governo alla Camera (Applausi del deputato Giovanardi).
Mi rivolgo a lei, Presidente, non per aprire l'ennesima polemica sulla capacità di questo Governo di affrontare i problemi del paese, ma per pretendere dal mio Presidente, come deputato, il rispetto della mia funzione istituzionale!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BUE. Ho una certa esperienza parlamentare alle spalle, signor Presidente, ma non mi è mai capitato di assistere e di partecipare attivamente ad un dibattito su un tema di pertinenza di un ministro che è assente e che è sostituito da un altro ministro che fa aperta propaganda contro la posizione assunta dalla sua stessa maggioranza. Credo che siamo veramente al massimo della confusione!
Per tale motivo mi associo alla richiesta di una presenza del ministro competente in aula. Si dice che questa è una proposta di legge di iniziativa parlamentare, ed è vero; ma ci vuole poco per chiedere al Governo qual è la sua opinione nel merito di questa proposta di legge di iniziativa parlamentare, o con una mozione o con un'interrogazione o con un'interpellanza. A quel punto, cosa fa il Governo, resta muto? Questo è il tema politico; il Governo non può non avere una sua posizione.
Non si tratta di un tema simile a quello delle cellule staminali, che divide le coscienze di questa Camera al di là dell'appartenenza politica, si tratta di un tema eminentemente politico: l'indulto, un istituto previsto dalla Costituzione italiana, attorno al quale una larga maggioranza di impronta liberale di questa Camera si sta ritrovando unita. Pertanto, anche il mio gruppo, sulla scia dei colleghi che mi hanno preceduto, chiede la presenza del ministro Mastella nel corso dei lavori dell'Assemblea. Egli non deve provare alcuna difficoltà a partecipare ai lavori di questa Camera solo perché in quest'aula è presente il ministro delle infrastrutture. Vorrà dire che, quando si parlerà della Torino-Lione, un tema non meno controverso all'interno della maggioranza, io mi rivolgerò direttamente all'onorevole Mastella, ministro della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Presidente, colleghi, non solo il ministro Mastella non è venuto in aula, ma il ministro Mastella è venuto alla Camera e, dopo aver visto il ministro Di Pietro, è scappato via. Questo è ciò che è accaduto, secondo una voce fatta circolare da chi ha visto direttamente l'accaduto.Pag. 116
La questione è assolutamente rilevante, Presidente, non perché noi vogliamo strumentalizzarla, ma perché oggi si discute un provvedimento che ha attinenza con la giustizia, non si discute di altro. Un provvedimento sul quale il ministro della giustizia ha più volte preso posizione. È stato addirittura lui a lanciare la proposta recandosi in carcere a fare promesse, definite incaute dagli stessi esponenti della sua maggioranza.
Altro punto. Noi oggi discutiamo di un provvedimento senza sapere quale sia la politica del Governo di fronte agli scenari che si aprono con l'approvazione dell'indulto. Non abbiamo dati ufficiali forniti dal Governo, non sappiamo come il Governo intenda affrontare il problema dell'edilizia carceraria, non sappiamo che cosa pensi il Governo stesso in ordine alle esigenze di tutela della sicurezza di fronte a queste persone messe in libertà; mi riferisco, per esempio, ad eventuali prescrizioni che potrebbero essere applicate ad alcuni soggetti che beneficeranno dell'indulto.
Insomma, su problematiche importanti e strategiche, il ministro della giustizia non c'è perché in contrasto con un altro ministro, che tra l'altro non sappiamo neanche se sia ancora ministro. A mio avviso, si pone anche il problema dell'unitarietà e dell'indirizzo generale del Governo, che, ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione, mi pare debbano essere assunti in capo al Presidente del Consiglio Prodi, anche lui bellamente assente. Egli va in giro a destra e sinistra, anche in posti non proprio di sua stretta competenza, evitando di presentarsi in Parlamento durante la discussione di provvedimenti molto importanti.

PRESIDENTE. Hanno dunque preso la parola sull'argomento un rappresentante per ogni gruppo che lo ha chiesto. Tutti i deputati che sono intervenuti hanno sollevato un problema squisitamente politico, che riguarda il Governo ed il suo rapporto con la discussione che stiamo svolgendo. Il Governo è rappresentato in Assemblea e potrà regolarsi nei modi che ritiene opportuno sulla questione. Ciò che il Presidente della Camera non può non registrare è che non è emerso alcun elemento ostativo alla prosecuzione del dibattito e delle votazioni sugli emendamenti.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Consolo 1.126. Constato l'assenza del deputato Mantini, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 1.126, nel testo riformulato, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 521
Votanti 518
Astenuti 3
Maggioranza 260
Hanno votato
99
Hanno votato
no 419).

Prendo atto che i deputati Satta, Volonté e Delfino non sono riusciti a votare.
Avverto che l'emendamento Migliore 1.57, in precedenza segnalato, è stato ritirato dai presentatori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Donadi 1.474.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, mi rivolgo alla cortesia dei colleghi. È da due giorni che sono in quest'aula ed ho ascoltato tutti con religiosa pazienza: chiedo un po' di calma e di attenzione.
Nell'illustrare questo emendamento, innanzitutto devo plaudire al ministro Di Pietro che, nelle forme che autonomamente ha scelto, è riuscito nell'intento di richiamare l'attenzione di questo Parlamento su quello che effettivamente sta succedendo a proposito di questo provvedimento.Pag. 117Gliene devo dare atto, anche per la possibilità che mi dà di intervenire su una situazione che, per sei anni in cui sono stato parlamentare, non ho mai visto affrontata in questi termini, con un approfondito dibattito. Anch'io sono stato chiamato a partecipare, su invito della Commissione giustizia del Senato, ad una Commissione di vigilanza su alcuni carceri d'Italia e, quindi, parlo con cognizione di causa.
Questo provvedimento sull'indulto comporta profonde riflessioni sui principi di rigore etico, di rigore giuridico e sulla responsabilità dei comportamenti...
Signor Presidente, se lei mi aiuta nella concentrazione, le sarò grato!

PRESIDENTE. Lei deve tener conto anche dell'Assemblea. Vi prego, tuttavia, di non rumoreggiare e di consentire lo svolgimento dell'intervento. Ogni deputato che parla, tuttavia, si regoli!

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Mi suonano sempre nelle orecchie alcune frasi e, quando le ricordo, mi vengono in mente i sindaci d'Italia e con loro vivo un senso di solitudine. Sono venuti da me alcuni cittadini e mi hanno detto che, intanto, avrebbero compiuto questi atti perché l'amministrazione, in qualche modo, sarà costretta a sanarli.
Ero in quest'aula ed ho applaudito al Papa con entusiasmo quando il Pontefice...

PRESIDENTE. Mi scusi, ma sono costretto a richiamare l'Assemblea ad un rispetto per tutti noi e per chi parla.
Capisco che stiamo lavorando intensamente; capisco altresì che stiamo svolgendo un dibattito assai impegnativo e difficile, ma proprio per tale ragione chiedo un supplemento di attenzione.
Prego, prosegua pure.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Stavo dicendo che ero in quest'aula ed ho applaudito il Papa; l'ho applaudito con entusiasmo, quando ha chiesto un atto di clemenza. Già nella passata legislatura, nella mia veste parlamentare, avevo assunto iniziative a favore dell'indulto e dell'amnistia; come il Papa, pensavo anch'io a quei detenuti che soffrono in carcere, ai loro errori e alle loro famiglie (Applausi ironici dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Pensavo ai giovani ed al disagio sociale, causa, spesso, della loro situazione. Questo non è un indulto, non un'amnistia, non un atto di clemenza; è un lasciapassare a chi neppure è stato condannato: è una franchigia a futura memoria (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)! È un colpo grave al senso dello Stato che oggi, con questo provvedimento, si mira ulteriormente ad indebolire. Calciopoli, ad esempio (Commenti)...

PRESIDENTE. La invito a proseguire il suo intervento, prego.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, come dicevo, è uno sconto di pena a futura memoria o, meglio, una licenza per farla comunque franca. Dopo la debolezza economica e dopo la perdita del primato della politica, oggi vi è la diminuzione della tensione morale e della certezza del diritto (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...

PRESIDENTE. Prego i colleghi deputati di lasciare terminare l'intervento e prego chi sta intervenendo di concludere, perché ha esaurito il tempo a sua disposizione.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Presidente, la pregherei di tenere conto delle interruzioni.

PRESIDENTE. La prego di concludere!

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Bene. Vorrei ricordare che con questo provvedimento non si è parlato a fondo delle condizioni di lavoro dei dipendenti delle carceri, dei lavoratori, della situazione dell'edilizia penitenziaria. Giacciono negli uffici ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

Pag. 118

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Mi limito allora, Presidente, alla dichiarazione di voto sull'emendamento che stavo illustrando.

PRESIDENTE. Non oltre il termine previsto.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, pur non volendo entrare in polemica con la Presidenza, la pregherei, la prossima volta, di impedire le interruzioni e di rispettare il diritto del parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))...
Chiedo, inoltre, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Deputato Pedrini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare il deputato Buontempo (Commenti)... Prego i deputati di tenere un atteggiamento corretto. Il deputato Buontempo ha diritto di intervenire e ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, mi scusi, ho con me l'ordine del giorno della seduta. Vi è indicato un orario di apertura dei lavori alle 9,30 di questa mattina. Siccome sull'ordine del giorno non è invece indicato l'orario di chiusura, presumo che sia alle ore 20, come è consuetudine di questa Assemblea. Quindi, signor Presidente, sono le 20,10; mi pare che, anche apprezzando le circostanze e constatando come l'Assemblea si sta comportando, si debba chiudere la seduta.
Utilizzo questo intervento anche per dire, Presidente, con riferimento alla risposta data all'onorevole Menia, che vorrei fosse chiaro il fatto che, come lei sa meglio di me, gli emendamenti, se non sono stati già presentati in Commissione, non possono essere presentati in Assemblea. Allora, signor Presidente, come ha detto il collega già intervenuto, la ringrazio della risposta data al collega Menia ma il problema è un altro. Non ho voluto fare un richiamo al regolamento, ma il problema è che, se un emendamento non viene respinto dalla Commissione, non può essere ripresentato in Assemblea.
Quindi, ciò che ci preme conoscere è quando si possono presentare gli emendamenti, non in Assemblea, ma in Commissione, perché...

PRESIDENTE. È stato risposto...

TEODORO BUONTEMPO. È stato risposto che, domani mattina, la Commissione lo comunicherà all'intero Parlamento. Quando la Commissione stabilisce i termini di presentazione delle proposte emendative, ogni deputato, anche se non è membro della Commissione medesima, deve essere informato sui tempi entro i quali si possono presentare gli emendamenti! Di questo stiamo parlando, Presidente! Quindi, domani trovate la formula perché venga informata su questi tempi l'intera Camera (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Sulla questione sollevata dal deputato Menia, la discussione si è conclusa con un'informazione che ha incontrato soddisfazione.
Sul punto sollevato poc'anzi, penso che il paese sarà in grado di capire benissimo come il Parlamento possa continuare a lavorare in maniera anche straordinaria, senza dover far carico al paese stesso di qualche sovrappiù di fatica (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista, dell'Italia dei Valori, della Rosa nel Pugno e dei Verdi), per sviluppare il dibattito e procedere alle votazioni sulle proposte emendative e sugli ordini del giorno questa sera, per tutto il tempo che sarà necessario, eventualmente prendendo in considerazione, ad un certo punto, una sola «fermata» tecnica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elia. Ne ha facoltà.

Pag. 119

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, l'ho fatto privatamente, ma ritengo giusto farlo ora, davanti all'Assemblea e pubblicamente, di fronte a coloro che ci ascoltano, magari attraverso Radio Radicale: chiedo scusa al collega Mantini per l'attacco fatto in precedenza. Ho usato la parola «falsificazione». Davvero la ritiro, chiedo scusa, ma ciò era fondato su una lettura errata, da parte mia, del testo del provvedimento in esame. La prego davvero di accogliere le mie scuse. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista e dei Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Licandro. Ne ha facoltà.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, annuncio il voto favorevole dei Comunisti Italiani su un emendamento che punta ad escludere dalla copertura dell'indulto le previsioni dell'articolo 416-ter.
Giustamente, nei lavori sin qui condotti dalla Commissione e dall'Assemblea, sono stati tenuti fuori dalle previsioni dell'indulto i reati di mafia (articoli 416 e 416-bis). Ci accorgiamo che nulla è previsto, invece, per il 416-ter, ossia lo scambio elettorale politico-mafioso. Siamo assolutamente convinti che si sia trattato di una disattenzione, o forse di un po' di superficialità. Non vogliamo pensare all'incoerenza o ad altro, posto che le elezioni si sono concluse poco prima del 2 maggio.
Colleghi, ma questi patti, questi scambi politici ed elettorali con la criminalità organizzata da chi sono interpretati? Chi sono i protagonisti? Gli immigrati clandestini che, invece, subiscono duramente lo sfruttamento da parte della criminalità organizzata? Sono i poveracci che vivono di espedienti nelle periferie degradate e disgregate delle nostre città? Per caso, stringono patti di questo genere i giovani tossicodipendenti che, invece, subiscono l'azione stritolante dei boss della mafia, della camorra e della 'ndrangheta? Sono questi? No, sono ben altri; sono coloro che appartengono a quel personale della politica che, francamente, vorremmo fuori, lontano sideralmente dalla vita politica, dalle istituzioni e anche dai partiti di questa Repubblica democratica.
Costoro stanno nelle carceri italiane? Essi affogano forse negli istituti detentivi nazionali? La risposta è no: non ne sta dentro neppure uno! Queste, allora, sono le ragioni evidenti che dovrebbero indurre l'intera Assemblea a votare a favore dell'emendamento in esame.
Nel pochissimo tempo che mi resta a disposizione, mi domando, senza ipocrisia e con pacatezza, il motivo per cui debba svolgersi un dibattito così aspro, così duro e così spigoloso. Credo che, alla base di esso, vi siano proprio quelle dinamiche, ricordate dall'onorevole Casini, basate sulla logica di scambio e che si sono innervate in settori sia della maggioranza, sia dell'opposizione.
Tutto questo non rende onore e giustizia al Parlamento. Ciò riguarda anche il linguaggio ed il lessico che si adopera. Ho letto su alcuni giornali, ad esempio, espressioni come: «scambio di prigionieri». Noi non abbiamo prigionieri da scambiare con nessun altro: si tratta di un linguaggio pessimo e deteriore (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani)!
Il problema, onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, è che oggi questo paese è sprofondato in un abisso morale che investe la classe dirigente in generale, e non soltanto quella politica. Purtroppo, in questo paese oggi la cultura della legalità non è una bandiera che sventola alta.
Sono queste le vere cause di una questione morale drammaticamente viva nelle carni del paese e della società italiana. Si tratta di una questione morale - non si adonti nessuno, onorevoli deputati - che non è stata posta all'attenzione del paese, delle istituzioni, dell'opinione pubblica e della vita politica dal ministro Di Pietro. La questione morale, infatti, è stata sollevata, molto tempo fa, da un vero grandePag. 120uomo di Stato, nonché dirigente comunista: Enrico Berlinguer (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani)!
È questo il vero problema che sta avvolgendo questo dibattito sul tema così delicato dell'indulto. Il gruppo dei Comunisti Italiani è assolutamente favorevole alla concessione di tale misura di clemenza; tuttavia, essa deve avere l'unica finalità di svuotare le carceri da chi subisce il «frutto avvelenato» delle leggi devastanti approvate nella scorsa legislatura.
Rimuoviamo prima le cause che alimentano il sovraffollamento carcerario, e dopo sarà possibile anche raggiungere, laicamente, un accordo politico (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forgione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORGIONE. Signor Presidente, colleghi deputati, gli interventi che mi hanno preceduto hanno posto alla nostra attenzione un problema delicato. Ricordo, infatti, che abbiamo giustamente escluso dalla concessione dell'indulto, con grande determinazione, tutte le tipologie di reato connesse con le associazioni di tipo mafioso; anzi, ricordo che abbiamo escluso dal provvedimento di indulto anche tutti i reati per i quali ricorre la circostanza aggravante di cui all'articolo 7 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152.
Riteniamo che il bisogno di sicurezza sia un'esigenza fortemente avvertita dal paese, anche con riguardo all'allarme sociale provocato non solo da reati derivanti dall'attività della mafia, ma anche dalle collusioni con essa. Mi riferisco ai noti rapporti intercorrenti tra le organizzazioni criminali di questo genere e settori della politica e delle istituzioni.
Sussiste, in altri termini, la necessità non solo di procedere ad una riforma morale della politica e dei partiti, ma anche di avere trasparenza nelle istituzioni. Vorrei ricordare, tra l'altro, che abbiamo discusso di tali questioni anche nel corso dell'esame del progetto di legge istitutivo della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.
Vorrei segnalare che l'articolo 416-ter del codice penale, richiamato dall'emendamento Donadi 1.474, riguarda una particolare tipologia di reati. Proprio perché abbiamo l'esigenza di intervenire sulle pene per alleviare la situazione carceraria, comprendo le considerazioni svolte dall'onorevole Licandro, dal momento che ne abbiamo discusso anche in sede di Commissione.
Tuttavia, credo che questa tipologia di reati - ed il Governo, attraverso il sottosegretario per la giustizia Li Gotti, lo potrà confermare - riguardi forse uno o due detenuti.
Per di più, siamo di fronte ad un reato che è anche difficile provare: i favori in cambio di denaro (lo scambio che si applica anche all'articolo 416-bis, che poi diventa 416-ter).
Credo che su questo punto la scelta fatta dalla Commissione sia netta e chiara: acquisire nell'esclusione dall'indulto tutti i reati connessi o diretti all'associazione mafiosa. Attraverso l'articolo 7 per esempio le forme di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e tutti i reati ad essi associati. Però su questo aspetto, se non vogliamo fare demagogia, dobbiamo sapere anche le tipologie e il numero effettivo di persone che vengono... Vedo che dai banchi del Governo ci sono forme di dissenso. Il ministro Di Pietro abbia la compiacenza di ascoltare anche il Parlamento, perché non credo abbia l'esclusiva conoscenza dei fenomeni mafiosi e dei fenomeni che riguardano la legalità, i problemi della pubblica amministrazione e quelli della corruzione in questo paese!
A vari livelli e in vari posti in prima linea sul territorio c'è chi si è esposto su questo terreno e non ha bisogno della patente in questo momento per essere amico o nemico dei mafiosi in rapporto ad un provvedimento di indulto che deve avere un carattere generale ed intervenire sulla condizione reale del carcere in questo momento. Quando parliamo di questo,Pag. 121colleghi deputati, parliamo anche di tipologie specifiche; ne discuteremo ancora avanti.
Da questo punto di vista, anche per l'insieme di questioni che in questo emendamento vengono tenute assieme, ma per il chiarimento che ho fatto sull'aspetto specifico dell'articolo 416-ter e del voto di scambio mafioso, noi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea esprimiamo con queste motivazioni il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, colleghi deputati, vi supplico, vi imploro di fermare questa furia devastatrice che si collega all'applicazione dell'indulto. Non stiamo più parlando dell'indulto, bensì degli effetti che questo modo di applicare l'indulto produce sulla cultura giuridica del nostro paese. Abbiamo demolito l'articolo 174 del codice penale, che è l'unica norma che regola l'indulto. Adesso stiamo demolendo la cultura della legalità, immaginando che si possa votare un indulto estendendolo al voto di scambio mafioso delle ultime elezioni politiche nazionali del 9 aprile (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Italia dei Valori e dei Comunisti Italiani)!
Ma con quale faccia potremo dire ai giovani siciliani e calabresi che siamo contro la mafia quando stiamo, con un colpo di spugna, eliminando l'articolo 416-ter del codice penale! Ma chi volete che indaghi su questo...

PRESIDENTE. Deputato Orlando, la prego di concludere il suo intervento.

LEOLUCA ORLANDO. Ma chi volete che, tra le forze di polizia e i magistrati, faccia accertamenti sulle ultime elezioni (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...

PRESIDENTE. La prego, non si faccia richiamare!

LEOLUCA ORLANDO. Le chiedo scusa, signor Presidente, ma non voglio credere che persone che hanno dato la vita per combattere la mafia, e sono presenti in quest'aula...

PRESIDENTE. Lei non può...

LEOLUCA ORLANDO. ...possano cambiare opinione! Io supplico i parlamentari del centrosinistra...

PRESIDENTE. Deputato Orlando! La prego di terminare il suo intervento.

LEOLUCA ORLANDO. ...di essere coerenti con la nostra storia (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Chiedo davvero a tutti di non ergersi a giudici dell'importanza delle cose che dicono, attribuendo a questa importanza la possibilità di prevaricare i tempi di intervento. Mi dispiace; il giudizio di qualità non può essere fatto valere.
A questo punto, chiedo a tutti di rispettare rigorosamente i termini degli interventi, perché altrimenti rischiano di apparire interventi vessatori quelli che sono soltanto un richiamo alla legalità del nostro rapporto interno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Diliberto. Ne ha facoltà.

OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, vorrei chiedere un po' di attenzione a questa Assemblea, che si sta abituando ad interventi più o meno ostruzionistici; viceversa, da questo gruppo non ne avete sentiti di questa natura.
Vorrei richiamare il merito della questione e, in particolare, vorrei rivolgermi ai colleghi, deputate e deputati dell'Ulivo, nonché alle deputate e ai deputati di Rifondazione.
Ho ascoltato l'intervento del collega Forgione, che ha dichiarato che voterà contro questo emendamento. Trovo bizzarraPag. 122la cosa, onestamente, però è un giudizio politico, naturalmente. Vi invito caldamente a votare a favore di questo emendamento, perché stiamo parlando di mafia. In questo campo, non ci possono essere tentennamenti, patti iniqui, ne espliciti né impliciti, perché qui stiamo giocando con la vita delle persone e stiamo giocando con un principio...

PRESIDENTE. La prego...

OLIVIERO DILIBERTO. ...di legalità generale, di fronte al quale, almeno la coscienza di ciascuno di noi...

PRESIDENTE. La prego, vale anche per lei ciò che ho detto a Leoluca Orlando.

OLIVIERO DILIBERTO. Però, Presidente, io non sono mai intervenuto in questa discussione.

PRESIDENTE. Non fa differenza agli effetti del tempo: lei lo sa bene!

OLIVIERO DILIBERTO. Va bene. Allora, cari colleghi, vi invito a riflettere. Noi voteremo a favore (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sto ascoltando con estremo interesse il dibattito, come credo gran parte dei parlamentari qui presenti, ma, a onor del vero, mi stupiscono alcune delle argomentazioni dell'onorevole Orlando, che ha parlato pochi minuti fa. Caro collega, anche la foga oratoria deve partire da elementi che non possono essere altro che oggettivi.
Nella brevità del mio intervento, voglio sottolineare solo ed esclusivamente due aspetti. Innanzitutto, la realtà giudiziaria degli ultimi anni ha registrato veramente pochissimi casi che rientrano in queste tipologie. Esattamente, se la memoria non mi inganna, c'è stato solo ed esclusivamente un caso che è giunto a definizione e che, guarda caso, riguarda un candidato che si propose alle elezioni politiche del 2001, peraltro, senza essere eletto, non dello schieramento politico della Casa delle libertà, del centrodestra, ma dello schieramento politico a noi avverso. È stato solo ed esclusivamente un caso.
A dire il vero, ascoltando il suo intervento, qualora i colleghi non si fossero documentati sulla tipologia di reato e sulla quantità dei reati contestati, potrebbero avere l'impressione di reati devastanti che riguardano decine, centinaia e migliaia di casi.
L'ultima riflessione: noi ci stiamo occupando dell'indulto; però, qui c'è un altra questione a proposito di mafia e antimafia che urge. Si tratta dell'istituzione della Commissione antimafia, che, invece, sta ritardando. Noi abbiamo il fondato sospetto che le divergenze all'interno della maggioranza siano i presupposti di questo ritardato iter parlamentare.
È su questi elementi, cari colleghi, che dobbiamo incentrare la nostra attenzione, al di là della demagogia e al di là di interventi che, a mio avviso, non rientrano nello stile e, soprattutto, nelle condizioni di un libero dibattito democratico.
Ha fatto bene il Presidente, cui va dato atto e lo ringraziamo, in questo caso, a stigmatizzare tali comportamenti.

LEOLUCA ORLANDO. Lascialo fuori da questa polemica!

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Nessuno, assolutamente, può avere il diritto di ergersi a giudice di chicchessia in quest'aula parlamentare. Atteniamoci alle cose della politica, confrontiamoci sulle idee con le idee e portiamo avanti, soprattutto, le cose serie, che sono esattamente questo disegno di legge e la Commissione antimafia che, a nostro avviso, deve essere istituita il prima possibile (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

Pag. 123

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo solamente per farle notare che, mentre parlava l'onorevole Forgione, di Rifondazione comunista, il ministro Di Pietro si è alzato e si è recato dall'onorevole Leoluca Orlando per dirgli qualcosa; poi, è tornato al suo posto. O sta nei banchi del Governo o si siede nei banchi (Commenti dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Per favore, atteniamoci all'argomento!

LUCIO BARANI. Le chiediamo questo: o sta di là...

LEOLUCA ORLANDO. Garantisca la qualità dell'intervento, Presidente!

LUCIO BARANI. È venuto a dirti ciò che dovevi dire!

PRESIDENTE. La prego di intervenire sull'emendamento!

LUCIO BARANI. Non dico nient'altro: ho fatto solo questa osservazione (Applausi polemici dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire che la nostra posizione si riferisce all'emendamento nel suo complesso. Pertanto, in relazione all'articolo 416-ter, cui si fa riferimento solo nella prima parte di questo emendamento, chiediamo la votazione per parti separate, annunciando il nostro voto favorevole a questa condizione.

PRESIDENTE. Il deputato Siliquini ha chiesto di intervenire sull'ordine lavori. Siccome siamo in fase di dichiarazione di voto, le darò la parola subito dopo la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, con riferimento agli emendamenti che stiamo esaminando in questo momento, vorrei precisare che, come Verdi, ci siamo trovati in una grande difficoltà.
Molti sostengono che l'indulto è un colpo di spugna: credo che ciò sia qualcosa che noi Verdi non abbiamo mai voluto e non vorremmo mai. Qui si parla di emendamenti. Noi abbiamo inserito nel primo testo anche le tematiche concernenti l'avvelenamento delle acque e l'adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari, temi a noi Verdi molto cari. Proprio perché, con una maggioranza qualificata dei due terzi, ci teniamo a fare una mediazione fra tutti, abbiamo ritirato questi emendamenti. Ma ciò non vuol dire che non riteniamo che tali reati siano di particolare disvalore. Riteniamo solamente che i reati che devono essere esclusi dall'indulto siano quelli caratterizzati da una particolare pericolosità sociale.
Insistiamo su questo punto e speriamo finalmente che la discussione ritorni nei giusti binari (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, rispetto ai reati, ognuno di noi ha la propria sensibilità. Ogni reato è odioso e grave. Le esclusioni sono sempre state previste nei provvedimenti precedenti e la logica delle esclusioni impone anche un bilanciamento fra l'esigenza di clemenza e la richiesta di sicurezza sociale e di tutela dei beni protetti nei confronti dei reati provenienti dalla società e dai cittadini che rappresentiamo.
Per questo motivo, abbiamo fatto una scelta di bilanciamento, che ha portato adPag. 124un novero di esclusioni che è il più esteso nella storia di questo istituto. Soprattutto, tali esclusioni non sono accompagnate - come accaduto in precedenza - dall'amnistia: quella, sì, era un colpo di spugna! Qui non si cancellano responsabilità, non si cancellano reati, ma si affermano le responsabilità e i reati. Le condanne ci sono, i risarcimenti delle vittime saranno eseguiti in sede penale ed anche civile, quando saranno accertati.
Per questo motivo, abbiamo previsto una graduazione delle reità. Infatti, ci si può chiedere: cosa vi è di più grave di un omicidio? Ci troviamo di fronte a soggetti che hanno già scontato la pena o solo una parte di essa!
Vorrei esprimere anche una considerazione sulle diverse tipologie di reato che vengono ricomprese in questo caso. Spesso, queste tipologie di reato sono accompagnate da contestazioni più gravi che sono già escluse (in particolare, sono ricomprese nelle esclusioni previste dall'indulto); penso, ad esempio, all'associazione di tipo mafioso che accompagna molti di questi reati che, invece, non sono inclusi nella previsione. Mi sembra, quindi, un punto di equilibrio abbastanza condivisibile per quanto riguarda la logica delle esclusioni, salvo poi considerare, con riferimento ai successivi emendamenti, eventuali problematiche che dovessero emergere nel corso del dibattito. Ripeto: quella logica che in Commissione abbiamo seguito credo che induca ad esprimere un voto contrario su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, il collega Tenaglia ha dato una spiegazione che ci deve far riflettere. Vorrei chiedere a lui, al collega relatore, al presidente della Commissione un chiarimento su un punto: molto opportunamente, la Commissione ha escluso l'articolo 416-bis dall'indulto ed è stato importante e giusto. Inoltre, sono stati esclusi anche i reati con l'aggravante di mafia (cosa giusta).
Non capisco per quale motivo sia rimasta la previsione del voto di scambio mafioso. Vi saranno delle motivazioni e siamo qui per ascoltarle rispettosamente. Ci serve per capire poi come esprimere il nostro voto, almeno per quanto mi riguarda. Vi sarà senz'altro una motivazione e vorrei ascoltarla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Belisario. Ne ha facoltà.

FELICE BELISARIO. Signor Presidente, sto notando che da parte di colleghi sia di maggioranza sia di opposizione ci si sta arrampicando sugli specchi. Le precisazioni del collega Violante e del collega Diliberto sono state molto chiare e non si capisce perché questo tipo di esclusione non sia stata accettata.
Non possiamo tollerare che vi sia una parte di reato mafioso che viene ricompreso nell'indulto. O noi ragioniamo per specie complete, complessive oppure vuol dire che vi è un buco nella norma! O si tratta di una dimenticanza oppure bisogna apportare delle correzioni in questa sede!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, devo dare un'interpretazione autentica alla richiesta del presidente Violante. Essendo rappresentante dell'Italia dei Valori in Commissione giustizia, posso ricostruire perfettamente come sono andati i fatti.
Ho presentato un emendamento per l'esclusione dell'articolo 416-ter dall'indulto, ma mi è stato respinto (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori) con motivazioni che, francamente, non ho capito e penso che anche molti colleghi in quest'aula non capiscono.
Devo anche dire un'altra cosa, Presidente. Ho presentato un emendamento per l'esclusione dei reati connessi con i reati di mafia e di terrorismo, che è stato approvatoPag. 125grazie ad un emendamento analogo del Governo, altrimenti, non sarebbe passato.
Il mio ragionamento è stato questo: voi escludete il 416-bis, ma non escludete i reati di strage connessi con il 416-bis, come la strage dei giudici Falcone e Borsellino (Commenti)...

MARCO BOATO. Questo non è vero!

FRANCESCO FORGIONE. Ma questo cosa c'entra?

FEDERICO PALOMBA. Ecco come sono andate le cose!

ENRICO BUEMI, Relatore. Chiedo di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI, Relatore. Signor Presidente, ho rinunciato ad intervenire in merito alle varie questioni che sono state poste finora perché, avendo consapevolezza della delicatezza del provvedimento, volevo evitare di scendere in polemica con i colleghi. Mi pare, però, che ormai siamo in pieno delirio (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno): l'interpretazione del provvedimento perde completamente di vista l'obiettivo.
L'obiettivo non è quello di stabilire quali siano i reati morali e quelli amorali, quelli accettabili e quelli inaccettabili: tutti i reati previsti dal codice penale, in particolare quelli sanzionati con la galera, sono inaccettabili (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, de L'Ulivo, di Forza Italia e dei Verdi): nei loro confronti va mantenuto un atteggiamento critico e di distacco totale!
Il problema è un altro: vogliamo approvare un provvedimento di clemenza oppure no? E quale portata dare al provvedimento di clemenza? Vogliamo semplicemente prendere in considerazione i reati che non ci danno fastidio? Diciamolo apertamente! Però, mettiamoci d'accordo, cari colleghi, sui reati che danno fastidio ad alcuni e sui reati che danno fastidio ad altri, perché questa è la questione. Qui si è disponibili a chiudere un occhio, e anche due, rispetto a reati di particolare gravità, in particolare rispetto a quelli contro la persona (che determinano situazioni non recuperabili), e si fa demagogia, con interventi senza equilibrio e ragionevolezza (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), dei Verdi e dei Popolari-Udeur) rispetto a reati contro il patrimonio, sia esso pubblico o privato!
Allora, ci dobbiamo mettere d'accordo: se abbiamo mal di pancia di vario tipo, dobbiamo comprendere che, se vogliamo essere rigorosi intellettualmente e moralmente, prima di tutto con noi stessi (esserlo con gli altri è un problema successivo), dobbiamo ragionare in termini di obiettivo. Qual è, dunque, l'obiettivo? L'obiettivo è quello di rispondere ad una situazione di illegalità che esiste dentro le carceri: nonostante si sia dato democraticamente leggi ed una Costituzione, lo Stato non le rispetta ed è inadempiente. Orbene, ha l'autorevolezza per pretendere il rispetto delle leggi da parte dei suoi cittadini uno Stato che non è in grado di rispettare le leggi? Questo è il punto!
Allora, l'indulto non è un atto di clemenza, ma un atto di giustizia! Qual è la portata di questo atto di giustizia? Dobbiamo introdurre il principio che il legislatore ha mantenuto nel valutare la pena (superiore a cinque anni, inferiore a cinque anni e tutte le altre fattispecie che conosciamo). Rispetto a questo, vogliano introdurre altri criteri? D'accordo. Ci sono reati di particolare gravità? Allora, inseriamoli, ma non mi potete dire - e non mi convincerete mai - che il reato di voto di scambio è maggiore e più grave dell'omicidio, della rapina (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e di Forza Italia) o di reati particolarmente odiosi che, invece, sono contemplati nel provvedimento di clemenza e di giustizia. Ecco qual è la questione.
Vogliamo sfruttare fino in fondo l'elemento demagogico? Sfruttiamolo, abbandoniamo questo nostro atteggiamento diPag. 126legislatori responsabili e curiamoci la bottega: mi pare che in questo senso ferva una grande attività in questa giornata! Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno, de L'Ulivo, di Forza Italia, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gasparri. Ne ha facoltà.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, le argomentazioni del relatore Buemi sono inoppugnabili; ma proprio per questa ragione ci sono deputati in quest'aula che non fanno il «tira e molla» come alcuni colleghi: «Questo sì ... Questo mi manca ... Questo ce l'ho ... Se hai commesso frode alimentare, vai in galera; se, invece, hai fatto una rapina a mano armata, hai lo sconto di pena...».
Ha ragione Buemi: o uno accetta la logica dell'indulto o non la condivide. Noi non la condividiamo come gruppo, perché ci siamo assunti la responsabilità di dire «no» sia il 27 dicembre 2005, quando se n'è discusso nell'altra legislatura, sia oggi.
La logica che si sta determinando nell'aula credo che sia incomprensibile anche al paese. Come ha affermato Buemi - condivido la sostanza del suo intervento, pur rappresentando, ovviamente una posizione dialetticamente rovesciata rispetto alla sua -, non si capisce perché uno che commette un omicidio o una rapina (e noi lo stiamo dicendo da alcuni mesi e, in particolare, dalla ripresa del dibattito, da alcune ore, in quest'aula) meriti uno sconto di tre anni di pena.
Noi abbiamo detto, proprio nei nostri interventi iniziali, che oggi anche una condanna fino a nove anni può portare alla scarcerazione immediata. Infatti, tre anni possono essere ridotti con le attenuanti generiche, per tre anni può essere disposto l'affidamento ai servizi sociali e, poi, ci sono i riti abbreviati e quant'altro.
Quindi, la residua pena carceraria di tre anni con l'indulto scompare.

PRESIDENTE. La prego...

MAURIZIO GASPARRI. Concludo, Presidente.
Allora, è meglio votare «no» a tutto.
Lo dico anche al collega Violante: si assuma le sue responsabilità e dica insieme a noi «no» all'indulto perché il giochino del «questo sì, questo no» è veramente uno sconcio! E lo dico anche a Di Pietro...

PRESIDENTE. La ringrazio...

MAURIZIO GASPARRI. Non aveva parlato nessuno, non è un intervento a titolo personale sull'emendamento, Presidente. Comunque concludo.
Invitiamo tutti quanti a riflettere, a questo punto, se non sia il caso di archiviare un'altra volta questa discussione sull'indulto: lo dico anche ai miei colleghi...

PRESIDENTE. Mi scusi, ma per il suo gruppo ha parlato Buontempo, quindi lei parla a titolo personale.

MAURIZIO GASPARRI. Parlava lui a titolo personale: Buontempo, è noto, parla sempre a titolo personale, anche se qualche volta concordo con lui...

PRESIDENTE. La prego...

MAURIZIO GASPARRI. Concludo dicendo: archiviamo questa discussione che rischia di essere veramente grave. Non so, poi, Violante come spiegherà fuori da qui che un assassino ha diritto a tre anni di sconto e un'altra serie di reati, che non cito, no. Il «no» deve essere complessivo sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

GENNARO MIGLIORE. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, poiché dall'evoluzione del dibattito è evidente la strumentalità dell'iniziativa che si sta intraprendendo e sono altrettantoPag. 127inoppugnabili le ragioni espresse dal deputato Gasparri, penso che a questo punto la cosa migliore sia ritirare la richiesta che abbiamo testé avanzato di una votazione per parti separate e ribadire, come aveva fatto inizialmente il deputato Forgione, il nostro voto contrario.
Peraltro, voglio ricordare a coloro i quali qui hanno esercitato un diritto di critica e di valutazione nel merito dei comportamenti di Rifondazione Comunista - e parlo anche di colleghi di questa maggioranza - che ci sono partiti che non hanno presentato emendamenti, né hanno contribuito all'attività in Commissione, che avrebbe consentito, probabilmente, un'articolazione più armonica ed organica anche di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, intervengo unicamente per ribadire quanto già ha sostenuto il collega Gasparri.
Credo che, alla luce anche delle motivazioni che, in modo pacato, il relatore Buemi ha qui esposto, vi sia la necessità di una riflessione. Colgo l'occasione dell'orario, le ore 21, per chiedere quella pausa tecnica che il Presidente ci ha richiesto, anche perché ritengo in questo momento inutile proseguire il dibattito, alla luce di questa contrattazione continua che sta diventando - permettetemi - poco bella per noi parlamentari e per i lavori del Parlamento nel suo complesso.
Pertanto, dopo il voto, signor Presidente, le chiedo di darci una risposta sulla pausa tecnica che, forse, porta a migliori pensieri e posizioni da parte dei miei colleghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, chiedo la parola, anche se ha già parlato per il nostro gruppo il collega Tenaglia, perché credo che sia arrivato il momento di un'assunzione di responsabilità collettiva.
Stiamo affrontando un provvedimento che tutti sappiamo essere difficile ed impopolare. Discutiamo del problema dell'esclusione dei reati, che è stato affrontato in tutti i precedenti provvedimenti di indulto, che richiede una discussione difficile perché tutti i reati commessi sono odiosi, tutte le persone che oggi sono nelle nostre carceri e aspettano questo provvedimento di clemenza hanno comunque commesso un reato odioso.
Poiché la Costituzione ci impone di raggiungere il quorum dei due terzi, abbiamo lavorato in modo trasparente. È inutile che ci sia un velo di ipocrisia, per costruire un provvedimento che abbia il consenso dei due terzi dell'Assemblea. Quindi, ognuno di noi, nella maggioranza e nell'opposizione, ha rinunciato ad una parte delle proprie convinzioni. Credo, rispetto alla discussione sui reati, che tocca la sensibilità di ognuno di noi ma rischia di confonderci rispetto all'obiettivo finale, che dobbiamo assumerci una responsabilità collettiva.
Il gruppo dell'Ulivo, come l'opposizione sa, voterà a favore dell'emendamento sull'usura e contro tutti gli altri emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, mi sembra che siamo stati facili profeti quando, stamattina, abbiamo posto in questa Assemblea esattamente la stessa questione sollevata dal relatore Buemi.
La logica delle esclusioni contrapposte delle varie fattispecie porta inevitabilmente alla situazione cui si è arrivati. Io avrei formulato una proposta, dettata anche dall'esperienza parlamentare: non èPag. 128detto che l'accanimento terapeutico porti alla soluzione del problema. Tante volte, continuare il lavoro ininterrottamente non risolve il problema. Magari, decidere una sospensione o riprendere domattina può servire alla finalità (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).
Voi sapete, infatti, che il mio gruppo, ed io personalmente, siamo favorevoli all'adozione di questo provvedimento e che ci siamo posti anche in spirito costruttivo rispetto ad emendamenti che sono stati presentati, come quello relativo alle pene accessorie.
Appena prima di me, è intervenuto l'onorevole Franceschini con un linguaggio, debbo dire, di serietà e di verità. Egli ha detto quello che avrebbe dovuto dire un presidente di gruppo responsabile di una forza di maggioranza o di opposizione (nel caso specifico, di maggioranza). Se l'orientamento che è maturato nell'ambito dei gruppi particolarmente esposti come il suo, onorevole Franceschini, è quello che lei ha illustrato all'Assemblea, allora andiamo avanti. In caso contrario, è inevitabile che la Presidenza si ponga il problema di un aggiornamento che è funzionale all'approvazione di un provvedimento che abbia un minimo di dignità. Se voi siete in condizioni di procedere, per quanto ci riguarda, possiamo farlo (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Donadi 1.474, non accettato dalla Commissione e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 519
Votanti 462
Astenuti 57
Maggioranza 232
Hanno votato
69
Hanno votato
no 393).

La deputata Siliquini aveva chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, in precedenza avevo chiesto la parola sull'ordine dei lavori essendo fortemente preoccupata, perché avevo visto il ministro Mussi abbandonare velocemente l'aula. Noto che è tornato (Commenti). Allora, possiamo chiedergli «in diretta» il motivo per il quale, alle ore 20,13, una notizia di agenzia, dell'Ansa, abbia riferito che il ministro Mussi non ci sta, che minaccia di lasciare il Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), che questo provvedimento contrasta con il programma dell'Unione, con le dichiarazioni programmatiche di Prodi alle Camere, con il programma del suo ministero esposto in Parlamento, e con il DPEF (Commenti). Questo Governo non ha più i numeri! Manca il numero legale nel Governo! Sono tre ministri che mancano! Sono tre ministri! È dalle ore 15 che il ministro Mussi afferma di volersene andare (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo - Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. L'argomento è al di fuori di questo dibattito: è già stato esaminato ed ha avuto una risposta.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sgobio 1.402.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Approfitto della discussione di un emendamento sul quale non sarei intervenuto, signor Presidente, e, quindi, di minuti che non sottraggo ad alcuno, per ribadire quello che, in altre parole, ha affermato il presidente Casini, qualche minuto fa.Pag. 129
Noi non riteniamo che si possa andare avanti, a questo punto, con i lavori dell'aula, in una condizione politica di tal genere. Ogni venti minuti vi è un lancio di agenzia che parla di un contrasto all'interno del Governo. Ogni emendamento presuppone un'assenza, o meglio, presupporrebbe una concordia almeno di una maggioranza. Invece, siamo assistendo ad uno sfilacciamento totale.
Credo, signor Presidente che lei dovrebbe apprezzare le circostanze. Aveva parlato di una sospensione tecnica, anzi lei ha parlato di una... come l'ha chiamata? Ha parlato di «fermata» tecnica, introducendo un neologismo che credo significhi sospensione. Credo, quanto meno, che questa sia l'occasione per quella che lei chiama una «fermata» tecnica, e credo, per usare sempre le sue parole, che tale fermata tecnica piacerà al paese, ma anche alle campagne, persino alle città e, vivaddio, a quella che noi chiamiamo Italia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Poiché, del tutto legittimamente, il presidente La Russa ha approfittato del suo intervento sull'emendamento in esame per riproporre, in realtà, una questione sull'ordine dei lavori, vorrei, al fine - se possibile - di introdurre un elemento distensivo e, come si dice, di certezza dei nostri lavori, fare una proposta, considerato che gli elementi che sono stati assunti come turbamento politico della questione non hanno a che fare direttamente con le materie su cui stiamo votando. Su queste ultime, come si vede, si registra una costante propensione al voto e non vi è alcuna ragione per far derivare da tale turbolenza una ricaduta su un itinerario che prosegue per la sua strada.
Dunque, propongo che la sospensione tecnica intervenga questa sera alla fine delle votazioni sugli emendamenti e prima delle votazioni sugli ordini del giorno. Mancano dodici voti sugli emendamenti: propongo di differire a quel punto la sospensione tecnica.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, a questo punto, tutto il gruppo di Alleanza Nazionale chiede di parlare per dichiarazione di voto sui successivi emendamenti!

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole La Russa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palumbo...

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, credo di chiamarmi Palomba da molto tempo e lei molte volte mi ha dato la parola. Oggi mi chiama Palumbo (Commenti). Ciò, signor Presidente, forse è il segno della stanchezza che tutti abbiamo. Se lei, signor Presidente, ritenesse che la «fermata» tecnica possa essere disposta subito (Commenti)... Scusate, il rumoreggiamento è segno, anch'esso, di stanchezza e di nervosismo (Commenti). Signor Presidente, se ho un minimo di attenzione parlo, altrimenti rinuncio a parlare: mi ritiro e me ne vado (Commenti)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà (Commenti).

SILVIO CRAPOLICCHIO. (Commenti). Signor Presidente, gradirei sentire le mie parole...

PRESIDENTE. Deputato Crapolicchio, la prego di proseguire il suo intervento.
Invito, come ho fatto ripetutamente, le deputate ed i deputati a consentire lo svolgimento dei lavori con la stessa intensità con cui si esercitano le votazioni.
Prego, deputato Crapolicchio, ha facoltà di parlare.

SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, il mio intervento su questo emendamento non ha finalità ostruzionistiche, ma soltanto di chiarimento. L'emendamento in questione ha per oggetto l'esclusione dell'indulto per i reati contro la pubblica amministrazione: peculato, concussione e corruzione. Tali reati contro la pubblica amministrazione vanno ad incidere sulla fiducia che i cittadini devono nutrire nei confronti delle istituzioni,Pag. 130senza considerare che trattasi di reati spesso di difficile individuazione ma, nonostante ciò, idonei ad incrinare il rispetto che i cittadini devono avere nei confronti dello Stato e dei pubblici funzionari che rappresentano lo Stato.
L'indulto in questione, come peraltro già evidenziato in precedenza, si deve riferire come atto di clemenza a quei soggetti senza diritti che affollano le carceri per effetto di una cattiva legislazione che, in questi anni, ha puntato essenzialmente ad un generale inasprimento delle pene, senza porsi il problema di un reinserimento sociale dei detenuti. È di tutta evidenza che in tale massa di disperati non si possa far rientrare chi delinque contro la pubblica amministrazione, come alcuni famigerati personaggi che, negli ultimi anni, hanno imperversato nel nostro paese.
Noi Comunisti voteremo ovviamente a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il deputato Palomba. A che titolo chiede di parlare?

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola.
Mi accingevo a fare un intervento...

PRESIDENTE. La prego, mi dica a che titolo ha chiesto la parola!

FEDERICO PALOMBA. Per dire che mi accingevo a svolgere un intervento pacato e l'Assemblea non mi ha consentito di farlo...

PRESIDENTE. Va bene, però questo non è un intervento...

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Probabilmente il clima di tensione della maggioranza in questo momento ricade negativamente anche sull'Ufficio di Presidenza; però, signor Presidente, proprio per le funzioni delicate che i membri dell'Ufficio di Presidenza svolgono, la inviterei a verificare se il segretario di Presidenza dell'Italia dei Valori, a differenza degli altri, si sia autosospeso come ha fatto prima il ministro Di Pietro e come forse (Commenti)...

PRESIDENTE. Vi prego di contribuire ad uno svolgimento dei lavori corrispondente all'importanza del tema che stiamo discutendo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, il collega Baldelli ha richiamato un articolo del regolamento; infatti, le votazioni non sono valide se non vi sono i due segretari scrutatori.
Onorevole Presidente, i verbali delle votazioni sono validi se firmati da due segretari d'aula; quindi, non può mancare il secondo segretario, altrimenti si è costretti a sospendere le votazioni.
Detto questo, nel merito (Commenti del deputato Barbieri)...

PRESIDENTE. Per favore, sta parlando un deputato!
Invito i deputati a prendere posto nei seggi e ad evitare conversazioni che rendono difficile questa discussione. Mi pare che tutto possiamo fare tanto che (Commenti del deputato Lusetti)...
Io vorrei semplicemente invitare ad avere un contegno congruo perché stiamo discutendo di cose assai importanti. Capisco che c'è un affaticamento, ma è compito di tutti distendere gli animi; quindi, vi prego di consentire al deputato Buontempo di svolgere il suo intervento.

TEODORO BUONTEMPO. Mi dispiace che il collega Lusetti, che è segretario di Presidenza, non sappia che i due scrutatori devono essere uno di maggioranza e uno di opposizione ...

Pag. 131

RENZO LUSETTI. Del Bue è di opposizione!

TEODORO BUONTEMPO. ...così come è adesso. Non che lei è andato sul banco della presidenza a fare la sceneggiata ... Vada al suo posto!
Per quanto riguarda l'emendamento ...
Per quanto riguarda l'emendamento Sgobio 1.402, onorevole Presidente, considerato che anche questo aggiunge e toglie, io sono rimasto sinceramente allarmato dalle parole pronunciate dal collega Franceschini. Infatti, rivolgendosi soprattutto alla sua maggioranza, egli ha detto: noi dobbiamo inghiottire il boccone amaro perché dobbiamo raggiungere il numero dei due terzi dei deputati necessari all'approvazione. Cosa dice Franceschini? Di fronte al reato di scambio per motivi mafiosi, se non viene incluso anche questo reato nell'indulto non si hanno i due terzi per l'approvazione del provvedimento! Onorevole Franceschini, lei deve dire a quest'aula con chi ha fatto il patto scellerato per includere nell'indulto certi reati, come si evince dal verbale di ciò che lui ha detto. L'onorevole Francheschini ha il dovere e l'onestà di dire all'aula con chi ha stabilito il patto perverso per il quale, escludendo dai reati per i quali non si applica l'indulto quello di scambio mafioso, è possibile raggiungere la maggioranza dei due terzi! Ce lo dica e si vergogni (Proteste dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Scusate, è possibile svolgere gli interventi più radicalmente critici, chiedere motivazioni ad altri deputati che sono intervenuti, ma va da sé che è impossibile imporli. Dunque, se non ci sono altri interventi (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Poiché l'onorevole Palomba ha rinunciato, intervengo a nome del gruppo e quindi ritengo di avere diritto a cinque minuti (Commenti).
Penso che questo emendamento sia da apprezzare perché, già di per sé l'estensione dell'indulto ai reati contro la pubblica amministrazione - come noi abbiamo più volte sottolineato - è un fatto estremamente grave, ma immaginare persino che possa fruire di questo provvedimento qualcuno che non ha neppure compiuto l'atto di restituire il maltolto, a me pare una cosa gravissima, Presidente.
Abbiamo avuto casi nel passato, legati a fenomeni di corruzione, di gente che ha incassato i soldi, li ha portati all'estero e si è creato capitali, investimenti, innumerevoli situazioni di vantaggio e noi, a personaggi di questo genere, siamo pronti a concedere l'indulto senza che abbiano restituito il maltolto? Io non ci sto Presidente!
E ancora peggio è quando questi reati avessero dovuto riguardare l'amministrazione militare, così come previsto dagli articoli 215 e 219 del codice penale militare. Anche in questo caso, io credo che sia indecente immaginare di concedere l'indulto a chi non abbia restituito le somme di danaro o i beni pubblici indebitamente sottratti.
Per questo il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore dell'emendamento Sgobio 1.402, ringraziando chi lo ha proposto (Applausi dei deputati del gruppo di Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nespoli. Ne ha facoltà.

VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, vado avanti anche se credo che dai propri banchi il Governo dovrebbe avere più attenzione e rispetto per l'aula. Su questo emendamento, nello specifico, rispetto all'esclusione dei reati contro la pubblica amministrazione dalle tipologie incluse nell'indulto, credo che noi dovremmo svolgere una riflessione approfondita perché su questo punto, negli ultimi anni, molti hanno fondato le loro fortune politiche e hanno condotto battaglie soprattutto quando erano all'opposizione.
Su tali tematiche si è cercato di operare un notevole distinguo tra maggioranza edPag. 132opposizione. È stata portata avanti una contrapposizione senza ragione ed oggi voi vi avventurate nei distinguo: c'è un delinquente più bravo dell'altro, o un delinquente che ha commesso un reato meno grave di altri e merita, quindi, la possibilità di estinguere una parte della pena... In questa pesca delle occasioni, siamo sempre più convinti che l'indulto non debba essere approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Presidente, siamo molti rispettosi della Presidenza della Camera e anche tolleranti nei confronti del «noviziato». Oggi, però, lei ci sta facendo rimpiangere molto il suo predecessore del centrosinistra, Luciano Violante. Infatti, è appena intervenuto il capogruppo di una forza di opposizione contraria all'approvazione di questo provvedimento e lei, come Presidente della Camera, ha tutto l'interesse a che si svolgano i lavori: dovrebbe, quindi, limare tutti quegli spigoli che portano invece all'ostruzionismo. Il nostro capogruppo ha chiesto una sospensione tecnica che lei comunque deve disporre perché già annunciata. Lei ha deciso, non si comprende per quale ragione, di rispondere negativamente alla richiesta, violando la principale regola non scritta di questa Assemblea e costringendo noi, che non avevamo annunciato ostruzionismo, pur essendo contrari nel merito, ad iscriverci tutti per dichiarazione di voto, allungando quindi i tempi e rendendo più difficile l'iter di approvazione di questo provvedimento.
Mi rivolgo soprattutto a lei, affinché esca dalla rigidità regolamentare, applicando anche le regole non scritte che, nei momenti più delicati e difficili come quello di oggi, hanno consentito di trovare una soluzione rispettosa sia della maggioranza sia dell'opposizione.

PRESIDENTE. Naturalmente sono ben attento ad ascoltare tutti i consigli, da qualunque parte provengano. Una domanda di ascolto è una domanda legittima e appropriata. Tuttavia, faccio notare che una disponibilità a far svolgere gli interventi nelle forme più compiute, a far sì che vengano considerati, come accade in larga misura nella prassi, interventi in dissenso anche interventi che non lo sono affatto, non è minimamente considerata (Commenti).

ITALO BOCCHINO. Sono tutti interventi a titolo personale!

PRESIDENTE. La prego, sto semplicemente esponendo una tesi. Se reciprocamente ci ascoltassimo, forse migliorerebbero le posizioni.
Anche la proposta che ho avanzato di sospendere i lavori dell'Assemblea per una pausa tecnica alla fine delle votazioni sugli emendamenti veniva incontro, la prego di credermi, ad una domanda che mi sembrava ragionevole: non protrarre tutta la discussione fino a completare, come si era detto nel primo pomeriggio, anche l'esame degli ordini del giorno.
La sospensione tecnica alla fine dell'esame degli emendamenti ci avrebbe messo in grado di valutare anche una proposta che era circolata e che mi sembrava di buon senso. Tuttavia, la proposta di apertura viene considerata invece come un irrigidimento e mi rende difficile comprendere la ratio di certi comportamenti. In ogni caso, questa è solo la spiegazione di un comportamento e la dimostrazione di un'attenzione particolare.

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. In merito alla proposta di sospensione dei lavori, se la pausa tecnica è necessaria per incanalare la futura discussione verso un traguardo certo - che sia quello di escludere qualsiasi ipotesi diversa da un indulto tout court o prevedere un indulto graduale, secondo le varie ipotesi di reato -, per quale motivo questa pausa tecnica nonPag. 133deve essere applicata ora, subito, nel momento in cui si devono discutere ancora dodici emendamenti che prevedono, ovviamente, una diversa distribuzione di reati nell'ambito applicativo dell'indulto che andiamo a votare?
Non si comprende perché il Parlamento debba riflettere dopo il voto sui dodici emendamenti residuali, piuttosto che adesso, quando questi emendamenti potrebbero, secondo le valutazioni che emergeranno dalle intese che le forze politiche potrebbero raggiungere durante questa pausa tecnica, essere ritirati. Signor Presidente, non si comprende per quale motivo si debba aspettare la discussione su questi emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il deputato Raisi. Tuttavia, siccome l'obiettivo è quello di garantire uno svolgimento ordinato dei lavori di questa Assemblea e di realizzare un programma di lavoro, se si determinasse un'intesa sulla base della quale - naturalmente la decisione può essere presa dal Presidente - ci fosse un gentlemen agreement per effettuare, dopo il voto su questo emendamento, una sospensione di mezz'ora (Commenti) finalizzata a riprendere i lavori per completare questa sera le votazioni sugli emendamenti, questa è una cosa che, valutata per un momento, potrei considerare. Diversamente, ripristinerei la posizione iniziale.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, la nostra proposta è di procedere, dopo la votazione del prossimo emendamento, non alla sospensione per mezz'ora, ma alla conclusione della seduta di oggi.

PRESIDENTE. D'accordo, ho capito...

ITALO BOCCHINO. Se è contrario, andiamo avanti così...

PRESIDENTE. Sono contrario.

ITALO BOCCHINO. Benissimo, andiamo avanti!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, è evidente che in questa discussione, che attraversa trasversalmente i due schieramenti, come è fisiologico, sono entrati anche degli elementi di natura politica che riguardano il Governo, che noi non possiamo che respingere al mittente. Detto questo, la ringraziamo delle proposte che ha fatto per consentire al provvedimento di essere approvato e tutti vogliamo che arrivi in porto, ma credo che sia ragionevole e possibile trovare un'intesa votando questo emendamento e riprendendo i lavori domattina presto, per concludere l'esame [Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, sono a favore della proposta dell'onorevole Franceschini e posso, peraltro, assicurarle che, alla ripresa dei lavori domani mattina, il gruppo di Alleanza Nazionale riprenderà il modo di conduzione dei lavori che ha preceduto questa mini fase ostruzionistica.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, non sono preoccupato delle votazioni e delle aggregazioni che, trasparentemente, si verificano in aula tra gruppi che sono a favore e gruppi che sono contrari al provvedimento. Sono piuttosto preoccupato quando accadono delle convergenze trasversali tra gruppi che dovrebbero essere a favore e gruppi che dovrebbero essere contrari al provvedimento.Pag. 134
Sono ancora più preoccupato quando tali convergenze si raggiungono non, come pure potrebbe essere, sul merito di proposte emendative ma su questioni procedurali; allora, signor Presidente, affinché sia chiaro a tutti i colleghi quanto è sicuramente chiaro agli onorevoli Franceschini, Casini, La Russa, oltre che a me e a lei: rinviare il prosieguo delle votazioni a domani mattina significa non concludere l'esame del provvedimento in questa settimana, il che non implicherà naturalmente non concludere l'esame del provvedimento tout court. Significherà piuttosto che lei, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, proporrà di iscriverlo nel calendario del mese di agosto; vi sarà quindi un esame contingentato che comporterà probabilmente che, tra il primo ed il due agosto, se non interverranno altri fattori esterni - ai quali vediamo che la maggioranza purtroppo è molto suscettibile -, l'indulto verrà approvato. Non so se a quel punto lo approverà anche il Senato, che mi pare, per così dire, piuttosto ansioso di andare in vacanza, e non so inoltre cosa accadrà da qui a settembre. Dunque, che ciò corrisponda alla tattica di coloro che sono contrari al provvedimento, è perfettamente logico; per coloro, invece, la cui volontà corrisponde alla dichiarazione di approvare l'indulto non lo è. Peraltro, Presidente, ritengo che il mio gruppo di opposizione al Governo stia dando una lezione di stile ma - mi permetta anche - di responsabilità politica, assistendo in silenzio alla pantomima di ministri che si dimettono contro altri ministri...

PRESIDENTE. Sia gentile...

ELIO VITO. ...e di votazioni contraddittorie sugli emendamenti.
Allora, Presidente, mi permetterei di avanzare questa proposta. È per me chiaro che quanti sono favorevoli all'approvazione dell'indulto sono altresì favorevoli a che si continuino questa sera i nostri lavori; quanti invece sono contrari all'indulto sono altresì contrari a concludere l'esame degli emendamenti stasera. Quindi, io la inviterei per trasparenza a sottoporre la proposta sull'ordine dei lavori all'Assemblea: noi voteremo per proseguire stasera e concludere l'esame degli emendamenti, come lei ha dianzi detto; i gruppi che voteranno contro avranno invece mostrato in questo modo l'attaccamento al provvedimento di indulto, perché sono chiare le conseguenze che avrà questo loro voto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia e di deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Onorevole Presidente, anzitutto vorrei notare che in una situazione siffatta è facile per tutti scaricare la responsabilità della conduzione dei lavori o della confusione degli stessi su chi, francamente, è l'ultimo a potercela avere ovvero: il Presidente della Camera; lo dichiaro per lealtà in quanto, in una situazione di questo tipo, dare un qualche ordine al dibattito è abbastanza difficile per tutti.
Come sapete, un tale clima, soprattutto quando si produce in Assemblea, è probabilmente segno di un malessere dovuto a fatti molto diversi tra loro. L'onorevole Franceschini ha respinto al mittente le critiche che oggi noi dell'opposizione abbiamo rivolto al Governo; ciò, dal suo punto di vista, è giusto. Ma è altresì giusto che noi le abbiamo formulate ripetutamente in ordine alle varie vicende che hanno riguardato diversi ministri. Onorevole Vito, non sarei pessimista come lei; poiché io ho una minore esperienza parlamentare rispetto a lei - come Presidente della Camera ho potuto constatare che è senz'altro tra quanti la possiedono maggiormente in quest'aula (certamente più di me) -, devo concludere che lei sa bene che andare avanti questa sera con un gruppo che ha già dichiarato il proprio ostruzionismo non significa accelerare l'approvazione del provvedimento. Anzi, se riprendiamo i lavori domani mattina, in presenza di un gruppo - e ricordo l'intervento dell'onorevole La Russa - che ha giàPag. 135dichiarato che non farà ostruzionismo ma si limiterà ad una leale opposizione - non saremo poi obbligati a proseguire l'esame in agosto. Non si vede per quale ragione dovremmo slittare ad agosto; se il clima che si determina domani mattina è un clima di agibilità normale, non avremo certamente forti rinvii dell'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Deve concludere...

PIER FERDINANDO CASINI. Termino subito, Presidente. Ritengo, però, che per assumere questo tipo di decisioni occorra la corresponsabilità dei partiti maggiori. Poiché lei rappresenta il gruppo di maggioranza relativa nell'opposizione, la invito ad aderire a questa che è una proposta ormai quasi unitaria (Commenti dei deputati del gruppo dell'Italia dei valori)... Ebbene, l'onorevole Franceschini, non credo che parli a titolo personale; l'onorevole La Russa, nemmeno; noi neanche, il gruppo di Forza Italia ha una qualche rilevanza ed il gruppo di Rifondazione...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare il deputato Fabris. Pregherei i colleghi che intervengono di essere concisi. Prego, deputato Fabris.

MAURO FABRIS. Solo perché rimanga a verbale e anche a futura memoria, dichiaro di condividere le parole del presidente Vito. Sono perché i lavori continuino questa sera.
Invito i colleghi di maggioranza a consultarsi ogni tanto con tutti i gruppi, perché da tempo siamo tutti impegnati su un provvedimento. Non vedo perché qualcuno deve sempre pedalare ed altri no (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, credo che abbiano molte ragioni i deputati Vito e Fabris.
Presidente, rispettiamo molto la delicatezza di questo momento e le sue determinazioni, che non sono facili. Tuttavia, non possiamo nasconderci che esiste un fatto politico. Siamo nella maggioranza, sosteniamo questo Governo; tuttavia, il Governo non sta dando un buono spettacolo. Il ministro competente è assente (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), un altro ministro che se ne va, che torna. Ma, a fronte di questo comportamento del Governo, il Parlamento ha una grande occasione, ossia quella di esprimersi con la moralità di un voto e di farlo presto!
Ha ragione su questo il collega Vito: se rimandiamo la discussione a domani per il completamento della fase della votazione delle proposte emendative, è quasi certo che andremo al voto finale la prossima settimana. Ciò significa che, se al Senato accadesse un quarto di ciò che è accaduto in quest'aula, sarebbe matematicamente impossibile approvare il provvedimento in quella sede prima della pausa estiva! Non possiamo assumerci questa responsabilità.
Con riferimento a tale provvedimento ci guardano, non solo decine di migliaia di detenuti, ma anche decine di milioni di italiani. Si può essere a favore o contro, ma l'unica cosa che non possiamo fare è arrivare a ferragosto senza che il Parlamento della Repubblica abbia pronunciato un chiaro «si» o un chiaro «no».
Per questo, Presidente, ci associamo alle osservazioni che lei ha svolto questa sera, ossia di completare la fase delle votazioni sulle proposte emendative e di rimandare a domani il voto finale, per consentire al Senato della Repubblica di dire il suo «si» o il suo «no» la prossima settimana (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Diliberto. Ne ha facoltà.

OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, intervengo, ovviamente, sull'ordine dei lavori. Il mio gruppo è a favore dell'indulto. Stiamo semplicemente cercandoPag. 136di condurre, senza alcuna tentazione ostruzionistica, una battaglia parlamentare per migliorare il testo del provvedimento e per togliere da esso alcune tipologie di reato, ad iniziare dall'emendamento che stiamo discutendo, contro la pubblica amministrazione, che ci sembra sia giusto escludere da un provvedimento di clemenza. Credo sia saggio, dunque, in questa situazione, per il clima che si è determinato, rinviare a domani mattina il prosieguo della discussione. Si voti questo emendamento e domani mattina, non in questo clima, ma in un clima diverso nel quale il confronto possa svolgersi ascoltandoci a vicenda, si prosegua con l'esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, intervengo per associarmi, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, alla richiesta, avanzata dall'onorevole Franceschini e dall'onorevole Casini, di rinviare a domani mattina, in un clima più sereno, il dibattito sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, a me pare evidente dal dibattito che si sta svolgendo che, al di là delle buone intenzioni espresse attraverso la proposta del deputato Franceschini, non si possa non notare - come è stato manifestato nel comportamento e nelle dichiarazioni dell'Italia dei Valori - che c'è un intento che verrebbe interpretato come un'ulteriore dilazione nel tempo. Quindi, vorrei rivolgere un appello al presidente Franceschini, perché ritiri la sua proposta ed invitare i colleghi di Alleanza Nazionale, con i quali probabilmente c'è stato qualche fraintendimento, a riconsiderare la proposta di procedere a una sospensione tecnica subito dopo la votazione di questo emendamento. Ne trarrebbe giovamento a mio avviso l'Assemblea e si avrebbe la possibilità di un confronto su questo tema, che fino a questo momento è stato assolutamente rispettoso delle differenze e delle opinioni di ciascun gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, a nome del gruppo dei Verdi, vorrei far presente che insistiamo affinché l'esame del provvedimento, almeno con riferimento alla trattazione delle proposte emendative, prosegua in serata.
Siamo pertanto d'accordo, anche assieme ai colleghi del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, sulla proposta di proseguire questa sera l'esame delle proposte emendative, rinviando a domani il prosieguo dell'iter del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gibelli. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, vorrei provare a descrivere l'organizzazione dei lavori dell'Assemblea che lei ha mano a mano aggiornato. Siamo passati, infatti, dalla volontà di proseguire i nostri lavori ad oltranza, fino alla conclusione dell'esame delle proposte emendative e degli ordini del giorno presentati; successivamente, siamo arrivati alla limitazione del prosieguo dei nostri lavori alla sola votazione degli emendamenti. In questo momento, ci troviamo alle ore 21,35, dopo aver perso molto tempo nella discussione su questo punto, a voler «capitolare» ed a voler rinviare l'esame del provvedimento a domani mattina, con l'idea inconfessata che la notte porti consiglio!
Ritengo, invece, che i lavori debbano proseguire proprio per dimostrare che, se in quest'aula vi è una maggioranza favorevole all'indulto, non sono sicuramente le proposte emendative residuali che dovranno essere esaminate questa sera a cambiare la natura di questo provvedimento. Nonostante il dibattito fin qui svolto, infatti, le posizioni sono evidentemente chiare.Pag. 137
La posizione del gruppo della Lega Nord Padania, dunque, è quella di proseguire i lavori dell'Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Come state vedendo, essendo la questione così rilevante dal punto di vista politico-istituzionale, sto dando la parola ad un rappresentante per gruppo che ne abbia fatto richiesta.
Ha chiesto di parlare il deputato Catone; successivamente, darò la parola al deputato Franceschini, che ha chiesto di intervenire nuovamente sull'argomento, e credo sia utile per tutti ascoltarlo.
Prego, deputato Catone, ha facoltà di parlare.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, il nostro gruppo è favorevole alla prosecuzione dei lavori dell'Assemblea, per trattare tutte le proposte emendative rimanenti entro questa sera, perché siamo seriamente preoccupati in ordine al prosieguo dell'esame del provvedimento nella seduta di domani.
Pertanto, possiamo concordare, al limite, sull'effettuazione di una sospensione tecnica dopo la votazione dell'emendamento in esame (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, credo che dobbiamo tutti dimostrare la necessaria elasticità per concludere l'esame di questo provvedimento.
Ho avanzato una proposta che mi sembrava prendesse atto della volontà del gruppo di Alleanza Nazionale di assumere un atteggiamento ostruzionistico: infatti, è chiaro che, se decidessimo di proseguire i nostri lavori questa sera e dovesse persistere l'atteggiamento ostruzionistico di Alleanza Nazionale, probabilmente faremmo molta poca strada nell'esame delle proposte emendative rimanenti.
Noi siamo disponibili anche a proseguire i lavori d'Assemblea, ma ovviamente chiediamo al gruppo di Alleanza Nazionale se sussistano le condizioni perché muti il loro atteggiamento; in ogni caso, signor Presidente, ci rimettiamo alla sua decisione (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Poiché siamo di fronte ad una decisione le cui conseguenze possono essere diversamente interpretate rispetto alla stessa possibilità di giungere alla conclusione dell'impegnativa discussione che stiamo svolgendo in materia di indulto, credo che l'Assemblea, nel suo insieme, debba disporsi a misurare il rapporto tra la scelta che deciderà di compiere e l'impegno che - ritengo comunemente - essa deve assumere per portare a termine l'iter del provvedimento (Commenti).
È stata avanzata la proposta di sospendere adesso l'esame del provvedimento per riprenderlo domani mattina; al contempo, vi è anche la proposta di proseguire stasera l'esame della proposta di legge in materia di indulto, con una breve pausa di ordine tecnico (Commenti).
Ricordo che è stato chiesto all'Assemblea di pronunciarsi, con il proprio voto, su tali richieste.
Possiamo votare (Commenti)...

GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare, Presidente.

PRESIDENTE. Aspettate, colleghi. Se mi lasciate concludere (Commenti)...

GERARDO BIANCO. Presidente, riguarda la votazione!

PRESIDENTE. Esaurisco la proposta, poi riprendiamo un giro di interventi.
La mia proposta sarebbe quella di porre in votazione, da un lato, in alternativa...

GERARDO BIANCO. Presidente, riguarda la votazione!
Lei mi deve dare la parola! Mi appello all'articolo 41! Almeno impari il regolamento!

Pag. 138

PRESIDENTE. Mi lascia finire, per favore?
La mia proposta è di porre in votazione la richiesta di sospendere ora i lavori, per riprenderli domani mattina e, in alternativa, la proposta di continuarli questa sera. Si potrebbe in questo caso votare con il procedimento elettronico senza registrazione di nomi.
Ho sentito delle richieste di parola sull'ordine dei lavori (Commenti).

GERARDO BIANCO. Ma non c'è la proposta! Non c'è la proposta! Mi dà la parola?

PRESIDENTE. Il deputato Bianco chiede con insistenza di intervenire, poi il deputato Franceschini. Ha facoltà di parlare il deputato Bianco. Inviterei comunque tutti alla calma!

GERARDO BIANCO. Voglio solo dire che non c'è una proposta formale, perché la proposta del collega Franceschini è rivolta a tutta l'Assemblea. Allora, o il capogruppo di Forza Italia rivede la sua posizione, come io gli consiglierei di fare, o non c'è una proposta! L'Assemblea non può votare perché si spaccherebbe e si determinerebbe un processo che aggraverebbe la situazione. Mi sembra una cosa elementare!

PRESIDENTE. Allora, allo stato attuale, mi risultano due proposte. Per rendere evidente che di questo si tratta, chiedo al deputato Franceschini se vuole formalizzare una sua proposta oppure se quanto ha detto si deve considerare semplicemente un suggerimento.

MAURO FABRIS. L'ha ritirata, la proposta!

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, nella dialettica normale tra Assemblea e Presidente, mi permetta di dirle che sarebbe stato più corretto da parte sua formulare una proposta e metterla ai voti (Applausi), nel caso non avesse deciso di assumersi la responsabilità di una scelta.
Ho formulato una richiesta al gruppo di Alleanza Nazionale, ma non ho avuto una risposta. Se Alleanza Nazionale è disponibile questa sera a proseguire i lavori con le modalità con cui abbiamo proseguito fino adesso, noi siamo pronti ad andare avanti. Vorrei capire se c'è una risposta su questo.

PRESIDENTE. La risposta mi sembrava chiara; tuttavia, vorrei dire che, di fronte ad una pluralità di proposte, o il Presidente sceglie d'autorità tra una di esse oppure può rimettere tale scelta all'Assemblea, ed io penso che sia corretto fare così.

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Mi sembrava che una proposta equa e solidale fosse quella dell'onorevole Italo Bocchino, che sin dall'inizio aveva formulato la proposta di rinviare l'esame del provvedimento a domani mattina, con la mia precisazione che si trattava di una valutazione apprezzate le condizioni politiche e tecniche, come lei le ha definite, dell'Assemblea, dopo che le avevamo chiesto una sospensione tecnica alle ore 21 circa, che lei ha ritenuto di non concedere. Allora, a quel punto, abbiamo detto che sarebbe stato meglio riprendere i nostri lavori domani mattina. Questo l'ho detto io. Poi, l'onorevole Bocchino ha preso la parola e ha formulato una proposta.
Quindi, la proposta c'è, tant'è che su di essa hanno poi preso la parola gli onorevoli Franceschini, Casini ed altri. Quindi, ripeto, la proposta c'è - adesso se vogliamo giocare sui formalismi! -, non so se apprezzata dall'Assemblea o meno. Dopodiché, se i lavori non verranno rinviati a domani, il nostro gruppo non ha motivo di spiegare prima esattamente quello che intenderà fare dopo. Ma intelligenti pauca (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

Pag. 139

PRESIDENTE. Se si ritiene comunemente che possa servire, senza reintrodurre la discussione sul tempo in cui viene disposta la sospensione, si può valutare l'opportunità di una riunione rapidissima dei presidenti di gruppo (Vivi commenti).

ANDREA GIBELLI. No!

PRESIDENTE. Va bene, la proposta è respinta. Allora il deputato (Commenti)... Fine, fine così! Come si vede il Presidente si adopera per cercare una soluzione condivisa. Siccome non è possibile (Commenti)... A questo punto (Commenti)...
Vi prego (Vivi commenti)... Il Presidente, di fronte alla evidenza di un dissenso che vede i gruppi pronunciarsi in maniera difforme, non corrispondente agli schieramenti di maggioranza e di opposizione, e neppure in termini corrispondenti agli schieramenti di chi si dichiara a favore o contro l'indulto, ma essendo, invece, in discussione una scelta procedurale, decide di rimettersi al giudizio dell'Assemblea (Applausi).
Quindi, porrò in votazione, in alternativa, le due proposte (Proteste dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).

ANDREA GIBELLI. Quale proposta?

PRESIDENTE. La prima proposta è quella di concludere i lavori per riprenderli domani mattina. È evidente che, qualora tale proposta venisse approvata, sarebbe conclusa la discussione su questo punto. Altrimenti, procederemo diversamente.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta testè illustrata.
(Segue la votazione)

La Camera approva per 84 voti di differenza.
Il seguito dell'esame è pertanto rinviato alla seduta di domani, che avrà inizio alle 9,30.

MARCO BOATO. Presidente, il voto sull'emendamento!

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 27 luglio 2006, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione della proposta di legge:
BUEMI ed altri: Concessione di indulto (Testo risultante dallo stralcio degli articoli 1 e 3 della proposta di legge n. 525, deliberato dall'Assemblea il 18 luglio 2006) (525-bis-A).
e delle abbinate proposte di legge: JANNONE; BOATO; BOATO; FORLANI ed altri; GIORDANO ed altri; CAPOTOSTI ed altri; CRAPOLICCHIO ed altri; BALDUCCI e ZANELLA (372-662/bis-663/bis-665/bis-1122/bis-1266/bis-1323/bis-1333/bis).
- Relatore: Buemi.

2. - Dimissioni del deputato Cacciari.

3. - Discussione della proposta di legge:
BOATO; LUMIA; FORGIONE ed altri; ANGELA NAPOLI; LUCCHESE ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dal Senato) (40-326-571-688-890-C).
- Relatori: Amici e D'Alia.

4. - Discussione della proposta di legge:
REALACCI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (17-C).
- Relatore: Lomaglio.

Pag. 140

5. - Discussione della mozione D'Elia ed altri n. 1-00016 sulle iniziative per la moratoria universale delle esecuzioni capitali.

(al termine delle votazioni)

6. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 21,45.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO DEI DEPUTATI JOHANN GEORG WIDMANN, GIORGIO CARTA E GIANNI PAGLIARINI SUL DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA

JOHANN GEORG WIDMANN. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, leggendo attentamente il DPEF posso constatare con compiacimento un nuovo tenore politico, un tenore che esprime la ferma volontà di cambiare spirito e contenuto della politica, una strategia che intende mettere al centro di tutte le aspirazioni del Governo gli interessi comuni della società e di rafforzarli, a scapito dell'egocentrismo della legislatura passata, che favoriva solo una minoranza a danno della stragrande maggioranza della popolazione e a danno della democrazia.
Questo Governo si trova davanti a compiti ed impegni assai ardui, dovendo inseguire i tre obiettivi più importanti, cioè la crescita economica - importante per poter raggiungere gli altri obiettivi - il risanamento dei conti pubblici e l'equità.
Il DPEF è il secondo importante passo della politica economica del Governo Prodi, dopo la manovra correttiva ed i provvedimenti per la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori. L'obiettivo è sbloccare l'economia italiana dopo che il paese ha accumulato un ritardo di crescita, che a sua volta ha prodotto instabilità macroeconomica e disagio sociale.
A queste difficoltà si aggiungono quelle dei conti pubblici italiani, una pesante eredità lasciata dal Governo Berlusconi. Il debito pubblico è tornato a crescere dopo gli sforzi di risanamento dei precedenti esecutivi, il deficit è ben lontano dal 3,8 per cento del PIL concordato con l'Unione europea per un rientro entro il 2007, l'avanzo primario è stato totalmente consumato, così da rendere l'aumento dei tassi di interesse molto gravoso.
È la crescita economia cui bisogna puntare, assieme al risanamento dei conti, se si vuole rispondere alle pressioni del mercato finanziario internazionale. Una specifica politica economica può creare condizioni favorevoli alla crescita; spetta però alle imprese, alle parti sociali, ai cittadini cogliere le opportunità che possono scaturire da mercati più aperti e concorrenziali, da regole più efficaci, da una fiscalità giusta e da una offerta più completa di beni pubblici.
È questa la strada che bisogna intraprendere per recuperare il divario che separa oggi l'Italia dall'Europa. L'Italia - rispetto all'Europa e agli altri paesi industrializzati - ha accumulato un significativo ritardo di crescita.
L'equità, infine, esige che si ponga fine ai diffusi fenomeni di evasione ed elusione fiscale che il Governo Berlusconi con le sue politiche di condono e di regalo ha alimentato.
Il DPEF elenca i vari provvedimenti che il Governo vuole intraprendere per raggiungere gli obiettivi prefissati. Voglio sottolineare l'importanza della riduzione del cuneo fiscale che dovrebbe essere selettiva e che dovrebbe andare a favore delle imprese che assumono a tempo indeterminato, che favoriscono la formazione professionale e l'innovazione e che valorizzano la sicurezza sul lavoro.
La legge «Biagi» deve essere riformata nel senso che devono essere evitati gli abusi che nel frattempo sono diventati molteplici e che non garantiscono un futuro ai giovani.
Lo Stato sociale non può essere toccato finché non è stata concordata una riforma organica e strutturale, che garantisca laPag. 141piena solidarietà solo ed esclusivamente a chi ha veramente bisogno e che escluda tutti coloro che evadono il fisco ed i contributi sociali.
Apprezzo il riferimento all'esigenza di una nuova politica a favore delle famiglie.
Sono convinto che il Governo Prodi ha la ferma intenzione di seguire il programma che si è dato e mi auguro che tutte le forze politiche aderenti garantiscano la fiducia. Quindi dichiaro il nostro voto favorevole alla risoluzione della maggioranza.

GIORGIO CARTA. Onorevole Presidente, signor ministro, trovo difficoltà ad esprimere un giudizio compiuto su un Documento che traccia linee di principio coerenti con i valori a cui la politica del Governo si ispira, negli obiettivi di risanamento e di sviluppo, ma non esplicita con sufficiente chiarezza gli strumenti di attuazione.
Positivo è il rilancio del metodo della concertazione in discontinuità con il precedente Governo, ed il richiamo all'etica della responsabilità nella gestione della spesa pubblica. Gli obiettivi per una equa redistribuzione del reddito, tenuto conto che vi è stato un impoverimento del paese specie a carico delle classi più deboli devono vedere indicate con più precisione le modalità di intervento e le opzioni di priorità. La selettività negli interventi per rilanciare la competitività delle imprese, soggette ad una feroce concorrenza internazionale, si deve conciliare con il riequilibrio delle varie aree del paese il cui sviluppo differenziato incide negativamente su un sistema occupativo da troppo tempo sempre più connotato dal precariato.
Le scelte indicate per questi obiettivi, condivisi postulano la conoscenza di cifre vere che consentano decisioni consapevoli evitando un ulteriore confusione sulle reali capacità di intervento sia sul versante del risanamento che su quello dello sviluppo e della innovazione. Maggiori particolari chiediamo al Governo sulle risorse e sulle priorità nelle reti delle grandi opere, come pure sugli interventi per contrastare un'evasione fiscale non più sopportabile, e sulla fiscalità di vantaggio specie per le aree del sud.
In attesa di poter vagliare puntualmente i provvedimenti più specifici quando verranno presentati, finanziaria e rispettivi collegati, pur condividendo gli obiettivi esposti nel DPEF, annuncio il voto di astensione del PSDI.

GIANNI PAGLIARINI. Abbiamo bisogno di un DPEF in grado di misurarsi con i problemi reali del paese, a partire dalle disuguaglianze e dalla necessità di un loro superamento. Mi riferisco al tema salariale, dell'iniqua distribuzione della ricchezza, della precarietà che sta privando una intera generazione della possibilità di programmare il futuro.
Il rilancio del nostro paese deve passare attraverso una strategia di sviluppo che non preveda tagli, in particolare a sanità, pubblico impiego, previdenza, ovvero ai pilastri del diritto di cittadinanza.
Alcune parole, come «tagli» andrebbero bandite dal vocabolario del centrosinistra, a dispetto delle esternazioni di qualche ministro. Anziché di riduzioni occorrerebbe parlare di aumenti, ad esempio della spesa sanitaria destinata ai cittadini, concentrandosi invece sull'aumento della spesa farmaceutica. E un analogo ragionamento vale per le risorse da destinare agli enti locali, colpiti in questi anni da pesanti decurtazioni dei trasferimenti.
Il rapido abbattimento nel 2007 del rapporto tra debito pubblico e PIL non è indiscutibile, così come evidenziato e suggerito da numerosi economisti.
In questo contesto va intensificata la lotta all'evasione fiscale, aumentando la tassazione delle rendite finanziarie e ripristinando la progressività delle imposte.
Occorre, quindi, una politica di sviluppo in grado di rilanciare l'economia attraverso un sostegno selettivo agli investimenti, una giusta politica di redistribuzione delle risorse mediante l'aumento del potere di acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, in un quadro di risanamento della finanza pubblica caratterizzata da qualità e riduzione di sprechi. È all'internoPag. 142di questa cornice che apprezzo quei segnali riformatori contenuti nel DPEF: mi riferisco al cuneo fiscale selettivo, volto sia alle imprese che ai lavoratori, per favorire il ricorso a forme di stabilizzazione del rapporto di lavoro, senza per questo dimenticare il «pacchetto sicurezza» che va letto all'interno dei primi importanti provvedimenti sul terreno della difesa dei diritti e della salute sui luoghi di lavoro.
In conclusione, la mia valutazione sul DPEF non trova fondamento nelle improvvide dichiarazioni di qualche esponente del Governo, ma si basa esclusivamente sul programma dell'Unione.
Per il futuro, occorre essere rigorosi: il metro di giudizio sulla manovra finanziaria di settembre misurerà quanto di quel programma troverà reale applicazione. Con questo spirito, dunque, oggi voterò «sì».

DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO EGIDIO ENRICO PEDRINI SULL'EMENDAMENTO DONADI 1.474 RIFERITO ALLA PROPOSTA DI LEGGE N. 525-BIS ED ABBINATE

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Questo provvedimento sull'indulto comporta profonde riflessioni sui principi di rigore etico, di rigore giuridico e sulla responsabilità di comportamenti che non sono consacrabili in norme e che questo paese sembra perdere a causa dello smarrimento di senso istituzionale e di valori.
A me, che sono sindaco, suonano sempre nelle orecchie alcune frasi e ho nella mente alcuni sindaci italiani e con loro vivo la stessa solitudine.
Mi vengono in mente le frasi che ascolto come sindaco come quella: «Questo è stato fatto in violazione di norme e compro ugualmente, intanto l'amministrazione comunale sarà costretta in qualche maniera a sanarli».
Ero qui in questa aula ed ho applaudito il Papa, l'ho applaudito con entusiasmo quando il Pontefice ha chiesto un atto di clemenza.
Già nella passata legislatura nella mia veste di parlamentare avevo svolto iniziative a favore di indulto e amnistia.
Il Papa richiamava l'attenzione sui detenuti che soffrono in carcere, ai loro errori, alle loro famiglie. Pensavo ai giovani e al disagio sociale causa spesso della detenzione.
Questo provvedimento non è indulto.
Questo provvedimento non è amnistia.
Questa non è clemenza, come alcuni media di questa mattina definivano questo provvedimento, classificando un partito della clemenza e partito dell'anticlemenza.
Questo è un lasciapassare a chi neppure è stato condannato.
È una franchigia a futura memoria.
Questo è un colpo grave al senso dello Stato che oggi abbiamo ulteriormente indebolito.
«Calciopoli», per esempio, per la parte di giustizia ordinaria deve ancora iniziare. Si devono ancora individuare eventuali complicità e responsabilità superiori e già si conosce il finale roseo della grave crisi che ha colpito il nostro sistema sportivo grazie anche a questo provvedimento.
Quale messaggio etico manda questo provvedimento ai nostri giovani?
Non ho mai fatto parte del partito dei magistrati (partito che non esiste se non nella semplificazione giornalistica od oratoria) ma oggi mando a loro una solidarietà sofferta per questo provvedimento nel comprendere la loro difficoltà in alcuni atti che dovranno compiere.
Con queste norme viene introdotta una nuova figura giuridica: oltre l'amnistia, oltre l'indulto (sconto di pena ancora da terminare), viene introdotto lo sconto di pena a futura memoria! O, meglio, una licenza a farla comunque franca.
Lo Stato oggi ha subito un ulteriore colpo.
Dopo la sua debolezza economica, dopo la perdita del primato della politica, oggi vi è la diminuzione della tensione morale e della certezza del diritto.
Mi rivolgo a Franceschini così come a Migliore per la storia dei loro partiti e per la forte tensione morale che qui rappresentano in questa aula e mi rivolgo a tuttiPag. 143con grande passione e a tutti rivolgo un invito a ripensare all'opportunità di questo provvedimento e a tramutarlo in un provvedimento di amnistia finalizzata che tenga conto della situazione delle carceri, delle condizioni di lavoro degli operatori e dei lavoratori, alla situazione dell'edilizia penitenziaria, alle cause e alle condizioni di disagio sociale e alla necessità di attuazione di un principio costituzionale che dia come indicazione tassativa la necessità della certezza del diritto da una parte e del reinserimento nella società di coloro che hanno commesso errori.
A fronte di una popolazione di più di sessantamila detenuti vi una altrettanta numerosa popolazione di individui con sentenza definitiva di condanna.
Molti di coloro che continuano a commettere atti contro la legge con profonda conoscenza del codice di procedura penale fanno loro stessi per se stessi indulto e amnistia con profonda conoscenza dei termini prescrittivi.
Giacciono negli uffici dei tribunali dieci milioni di procedimenti che permettono che si compia questo.
Su questa indicazione quindi dobbiamo muoverci per intervenire organicamente affinché prevalga il senso di giustizia e di clemenza negando il consenso a questo provvedimento e chiedendo il vostro consenso per questo emendamento.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. DPEF - Risol. n. 6-00004 552 550 2 276 302 248 33 Appr.
2 Segr Membri Consiglio Europa e UEO 547 531 16 266 469 62 27 Appr.
3 Nom. pdl 525-bis-A em. 1.6, 1.90 560 555 5 278 105 450 22 Resp.
4 Nom. em. 1.161 535 528 7 265 96 432 34 Resp.
5 Nom. em. 1.122 546 541 5 271 101 440 31 Resp.
6 Nom. em. 1.123 547 546 1 274 98 448 28 Resp.
7 Nom. em. 1.69 516 514 2 258 96 418 28 Resp.
8 Nom. em. 1.124 521 518 3 260 95 423 26 Resp.
9 Nom. em. 1.237 541 537 4 269 98 439 25 Resp.
10 Nom. em. 1.2, 1.238 527 510 17 256 340 170 24 Appr.
11 Nom. em. 1.125 556 553 3 277 99 454 23 Resp.
12 Nom. em. 1.126 521 518 3 260 99 419 23 Resp.
13 Nom. em. 1.474 519 462 57 232 69 393 22 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.