XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 25 di giovedì 13 luglio 2006

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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

La seduta comincia alle 10.

RINO PISCITELLO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Lanzillotta e Villetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono quarantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,03).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 379 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri. Delega al Governo per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri (Approvato dal Senato) (A.C. 1287) (ore 10,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri. Delega al Governo per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato e, successivamente, sono stati illustrati gli emendamenti.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1287)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina, al quale ricordo che ha cinque minuti a disposizione. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MARIA REINA. Onorevole Presidente, il Governo chiede al ParlamentoPag. 2l'espressione di un voto di fiducia su un decreto-legge che, in verità, assume un valore che va ben al di là del contenuto che esso stesso esprime. Noi deputati che ci richiamiamo al Movimento per l'autonomia, come componente che si ritrova nell'ambito del gruppo Misto, riteniamo di non potere, ancora una volta, aderire alla richiesta del Governo.
Nei primi atti con cui il Governo si è manifestato all'esame del popolo italiano, per quanto ci riguarda, ha dimostrato ampiamente di non avere a cuore gli interessi, le aspettative, le esigenze delle genti meridionali del paese. Avevamo chiesto e ci era parso di avere capito che, anche nel corso della campagna elettorale che ha preceduto la ricostituzione del Parlamento, da parte dell'attuale maggioranza vi fosse una certa sensibilità verso il tema della fiscalità di vantaggio. Tutt'altro! Anche se il rapporto Hokmark della Commissione europea ha accettato l'emendamento che avrebbe consentito anche al nostro paese di ottenere tale agevolazione per le aree dell'obiettivo 1, questo Governo rimane sordo, cieco, indifferente rispetto alle esigenze delle popolazioni meridionali.
Vi è di peggio! Come primissimo atto, il Governo chiede al Parlamento l'approvazione dell'IRAP, che penalizza e crea maggiori difficoltà agli strati più vivi ed attivi della popolazioni meridionali, alle piccole e medie imprese. Lo abbiamo denunciato, abbiamo espresso il nostro voto contrario nella precedente circostanza e rinnoviamo quella che, ormai, da parte nostra, è una vera e propria protesta. Così come avviene per il ponte sullo Stretto di Messina, non solo l'indifferenza ma addirittura la contraddittorietà dei ministri che si sono succeduti su quegli scranni, che abbiamo chiamato a rispondere a nostre precise richieste in ordine alla realizzazione del ponte, ci porta a trarre la convinzione che non vi sia il presupposto di una politica seria e attenta agli interessi delle popolazioni meridionali.
Così come pure, ci preme ricordarlo perché lo avevamo già detto quando abbiamo parlato di Priolo, di Milazzo, avevamo annunciato che anche a Gela vi erano impianti petrolchimici in condizioni di pericolo. È stata necessaria la protesta di tanta gente per far capire che il tema esiste.
L'altro giorno, a Gela, vi sono stati feriti molto gravi, proprio a causa di uno scoppio avvenuto all'interno dell'impianto di raffineria ivi presente, con conseguenti emissioni nocive di cui ancora, allo stato, non siamo in grado di appurare quali siano i danni provocati.
Per non parlare, infine - dovremmo avere molto più tempo a disposizione, ma purtroppo i tempi che ci sono stati assegnati sono questi -, del fatto che è stata necessaria la protesta di tanti siciliani (persino di un deputato che si è denudato, rimanendo solo con la biancheria intima) e l'organizzazione di una conferenza stampa per far capire che il tema del dimezzamento del collegamento delle navi cisterna con le isole minori, ai fini dell'approvvigionamento idrico, non può essere assolutamente considerato un tema 'minore' da questo Governo, che - secondo noi - ha il torcicollo verso il sud, che è ingessato e che guarda da Roma in su.
Il paese rimane drasticamente, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, diviso in due e, lo confermiamo, non per il centrodestra e il centrosinistra, ma per il centro nord e il centro sud.
Per tali ragioni - mi avvio rapidamente alla conclusione -, non possiamo che confermare il nostro assoluto diniego alla richiesta di voto di fiducia e assumeremo, anche in questa sede, idonee iniziative di lotta, attraverso gli strumenti che la democrazia consente, perché il paese abbia maggiore contezza dei problemi che attanagliano la vita delle popolazioni del sud.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catone. Ne ha facoltà.
Le ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, molti autorevoli colleghi dell'opposizione si sono già soffermatiPag. 3nei loro interventi sugli aspetti di carattere più generale di questo decreto-legge e hanno manifestato il loro dissenso e sconcerto per quanto riguarda le implicazioni di carattere politico-istituzionale del provvedimento in questione.
Vorremmo allora porre uno specifico interrogativo da portare all'attenzione di tutti gli italiani: questa riforma è utile al paese? Porterà al paese, in maniera sia pure indiretta, attraverso una migliore funzionalità della pubblica amministrazione, nuove opportunità di crescita, di progresso e sviluppo, nuovi posti di lavoro? Ci chiediamo se questo «spacchettamento» operi nel senso di introdurre nuovi e robusti elementi di fiducia nel rapporto tra cittadini e istituzioni, la cui presenza costituisce un forte elemento preordinato, una sorta di motore per aiutare la ripresa economica? La nostra risposta non può che essere negativa, per quanto ci accingiamo ad esporre.
Possiamo arrivare a capire, certamente non a condividere, le ragioni politiche che hanno portato a questa moltiplicazione di ministeri. È stato detto più volte, nel corso del dibattito, che bisognava accontentare una compagine di maggioranza estremamente pletorica e, nel contempo, attraverso la distribuzione di queste regalie, blindare il consenso al Governo.
Si tratta di una temperie politica, certamente non nuova nella storia del nostro paese e, sebbene essa non rappresenti certamente una pratica commendevole, costituisce se non altro una tradizione della nostra vita politica, sin dai tempi di Agostino Depretis, capo del primo Governo della sinistra storica e inventore del famoso metodo politico del trasformismo.
Possiamo quindi comprendere, e non - si badi - condividere, che il nuovo Governo si sia trovato a dover emanare questo provvedimento per lo «spacchettamento» dei ministeri addirittura come primo atto della sua vita istituzionale, in quanto esso pare costituire il prerequisito di base per la sopravvivenza del Governo medesimo.
Una volta assodato questo punto, ci domandiamo, tuttavia, se il Governo non potesse davvero fare di meglio. Poteva usare la circostanza di essere costretto a porre mano alla ripartizione dei ministeri per tentare, quantomeno, di razionalizzare davvero ciò che era possibile della macchina amministrativa.
Il Governo poteva sforzarsi di accontentare tutti gli appetiti politici degli esponenti della sua maggioranza, ma cercando quantomeno di salvare il salvabile.
Il Governo poteva cercare di usare questa vicenda per rimodellare la struttura amministrativa centrale, in modo da salvaguardarne o migliorarne, laddove possibile, la funzionalità e la capacità di lavorare e di incidere positivamente, nella sua interazione, con la società ed i cittadini amministrati.
Il Governo avrebbe potuto, insomma, almeno tentare di trasformare in una parziale opportunità questa sgradevole circostanza, costituita dall'obbligo di dover provvedere - attraverso un decreto-legge del genere - al pagamento di alcune cambiali politiche. Avrebbe potuto, se non altro, tentare di limitarne i danni.
Vogliamo portare alcuni esempi. Forse, il Ministero dell'economia e delle finanze avrebbe potuto essere oggetto di uno «spacchettamento» potenzialmente positivo. Si sarebbe potuti ritornare, infatti, alla tradizionale distinzione tra l'amministrazione preposta alla raccolta delle imposte e delle tasse (il vecchio Ministero delle finanze) e quella competente in materia di spesa, debito pubblico e moneta (l'antico Ministero del tesoro). Un tale «spacchettamento» avrebbe avuto un valore funzionale e sarebbe servito maggiormente alla collettività, se non altro, molto più della divisione di attribuzioni - di fatto, ad personam - che siamo costretti ad osservare presso l'attuale Ministero dell'economia e delle finanze. Non riusciamo a comprendere, infatti, quale sia il confine della ripartizione di competenze tra il ministro Padoa Schioppa ed il viceministro Visco.
Facciamo un altro esempio. Attribuire la generica competenza sul comparto marittimo al Ministero dell'ambiente non ci trova assolutamente d'accordo; forse,Pag. 4avrebbe avuto più senso, a nostro avviso, pensare al modo con cui integrare, all'interno di una nuova entità amministrativa, i vari aspetti del comparto marino nel nostro paese. Il mare, infatti, va tutelato in quanto ambiente, ma esso significa anche marina mercantile, trasporti marittimi ed autostrade del mare. Si tratta di risorse sulle quali, da tempo, sono riposte le speranze di potenziamento della nostra intermodalità logistica (poiché significa guardie costiere e via dicendo).
Non sarebbe stato meglio, allora, costituire una amministrazione ad hoc per tali temi? Si sarebbe raggiunto il risultato di fare maggiore chiarezza, unendo l'utile al dilettevole (vale a dire, l'appagamento di alcuni appetiti politici). Ci troviamo invece di fronte, ad esempio, ad una divisione in due del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che produce come conseguenza il fatto che, in ragione delle diverse opinioni tra i due titolari dei nuovi dicasteri, non possiamo sapere, allo stato, se alcuni importanti opere (in primo luogo, la TAV) saranno realizzate o meno in questo paese.
Conseguentemente allo «spacchettamento» di tale ministero, inoltre, resta irrisolta una questione di fondo. Ci domandiamo, infatti, a chi spetti la competenza, tra i due ministeri che ne sono scaturiti, sulle cosiddette problematiche della intermodalità. Ricordiamo che il problema dell'intermodalità nell'ambito dei trasporti rappresenta il punto critico fondamentale del settore, sul quale, da anni, si concentra il dibattito tra tutti gli operatori. Ebbene, rispetto a quello che dovrebbe essere un punto centrale di tale comparto, il provvedimento in esame, dopo il passaggio al Senato, si è dimenticato di pronunciarsi, con le conseguenze che possiamo immaginare.
Volendo menzionare altre situazioni assolutamente non convincenti, possiamo fare cenno allo «spacchettamento» della competenza in materia di turismo, attribuita in parte al Ministero per i beni e le attività culturali ed in parte alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Come è già stato sottolineato, il turismo rappresenta un comparto economico complesso, nel quale, accanto ad una domanda di fruizione di beni e servizi di carattere culturale, esiste comunque la richiesta di altri tipi di consumo turistico. Infatti, se è vero che il turista può visitare un museo, è altrettanto vero che il medesimo turista potrà decidere di andare al mare o a sciare, oppure di recarsi in un agriturismo. Tale turista, comunque, necessiterà di trasporti (aerei, treni, taxi ed automobili) ed avrà bisogno, quanto meno, di servizi alberghieri e di ristorazione. Qualsiasi turista, inoltre, chiederà, all'atto di scegliere una vacanza, di poter disporre di garanzie circa la propria sicurezza personale, nonché sulla gradevole complessità del luogo di villeggiatura.
Ricordiamo, altresì, che il turismo rappresenta un cespite economico ed una attività produttiva molto rilevante nel nostro paese. Non appare addirittura riduttivo ed improduttivo, allora, attribuirne la competenza part time al Ministero per i beni e le attività culturali ed alla Presidenza del Consiglio? Il turismo, come già affermato, è un fenomeno complesso e delicato, nel quale sono tuttavia preponderanti gli aspetti economici. Non ci trova d'accordo, pertanto, lo «spezzatino» di tale settore tra queste due amministrazioni.
Al termine di una analisi sul merito del provvedimento, nonché su come il Governo avrebbe potuto, a nostro avviso, sia pure nella sua attuale condizione di debolezza, fare qualcosa di meglio, vogliamo riflettere su un aspetto più ampio. Riflettiamo, con una certa desolazione, su quale possa mai essere il rapporto esistente tra questa riforma della amministrazione centrale (che il Parlamento, attraverso la votazione della questione di fiducia che è stata posta, si accinge ad approvare) e le numerose riforme amministrative, nonché costituzionali, approvate durante gli anni dal precedente Governo di centrosinistra.
Facciamo riferimento alle cosiddette riforme Bassanini ed a tutta la mole di lavoro parlamentare che da tali leggi è conseguita, soprattutto attraverso il lavoro della Commissione bicamerale per le riformePag. 5amministrative, la cosiddetta «Bicameralina». In tali circostanze ed in quegli anni si pose mano ad una imponente riforma della pubblica amministrazione. In quel clima venne approvata anche la riduzione dei ministeri, nel 1999. Venne spiegato all'opposizione, in quel periodo, quanto fosse magnifico e razionalizzante tale disegno di pubblica amministrazione e non mancò naturalmente una certa attitudine a dare lezioni cattedratiche. Nello stesso periodo e nella stessa corrente di pensiero venne approvata la riforma della Titolo V della parte seconda della Costituzione, che avrebbe dovuto attribuire maggiori competenze alle regioni e far «dimagrire» lo Stato. Vorremmo sapere dal Governo e dalla maggioranza quale sia, oggi, la sorte di fatto che i medesimi intravedono e propongono, alla luce del provvedimento che stiamo trattando, delle riforme Bassanini e dell'applicazione del nuovo Titolo V della parte seconda della Costituzione.
Onorevoli colleghi, quale relazione esiste tra i menzionati provvedimenti? Il decreto-legge che il Parlamento si accinge, purtroppo, a convertire in legge si può considerare una evoluzione ed un completamento delle succitate riforme? Noi lo dubitiamo fortemente e sosteniamo, anzi, che vi sia una palese contraddizione. Il continuo arrovellarsi ed il continuo modificare, nel giro di pochi anni, la struttura della pubblica amministrazione non è stato - e non è - naturalmente a costo zero. Facciamo riferimento non tanto ai costi vivi, diretti, consistenti nel pagare magari lo stipendio a qualche nuovo ministro, viceministro o sottosegretario, agli uffici, alle dotazioni personali ed altro, ma ai costi indiretti, che gravano sulla pubblica amministrazione medesima, ma soprattutto sulla società, relativi al tasso di confusione e di incertezza che si introduce nel sistema.
Riteniamo, inoltre, che le pubbliche amministrazioni abbiano pagato, in termini di sforzi notevoli, il lavoro di adeguamento a tutto questo profluvio di riforme. Tutto ciò si è sicuramente riverberato sulla qualità dei servizi resi alla società, ai cittadini.
Ecco, dunque, scaturire l'esigenza prepotente...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Catone.

GIAMPIERO CATONE. Concludo, signor Presidente.
Stavo dicendo che scaturisce una prepotente esigenza di affrontare tali argomenti con modi e tempi ragionevoli rispetto alle compatibilità ed alle priorità del paese, per giungere a soluzioni più appropriate.
Allo stato attuale delle cose, non possiamo che ribadire la contrarietà del nostro gruppo al presente provvedimento e preannunziare, ovviamente, il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cioffi. Ne ha facoltà.

SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, siamo oggi chiamati ad esprimere la fiducia al Governo Prodi su un provvedimento che noi Popolari-Udeur riteniamo di fondamentale importanza affinché l'esecutivo possa iniziare a lavorare in maniera fattiva. In questo modo il Governo potrà essere messo in condizioni di dotarsi di una struttura che risulti effettivamente funzionale alla realizzazione degli obiettivi contenuti nel nostro programma politico. Proprio per questo, l'urgenza di procedere alla riorganizzazione dell'esecutivo prima di ogni altra azione politica giustifica il ricorso al decreto-legge. Riteniamo che si tratti di una scelta, in questo caso, legittima ed obbligata per vedere realizzata e concretamente operativa la nuova compagine ministeriale nel più breve tempo possibile.
Infatti, le disposizioni contenute nel decreto-legge e nella legge di conversionePag. 6propongono un nuovo assetto dei ministeri e delle relative competenze, dettato da criteri di maggiore funzionalità e razionalità. Pur elevando il numero dei ministeri e modificando competenze e funzioni dei ministeri stessi e della Presidenza del Consiglio dei ministri, dal provvedimento non derivano nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato. Ciò conferma il rispetto delle linee di politica economica fatte proprie da questo Governo, in tutti i provvedimenti di pianificazione e programmazione attualmente all'esame delle Camere.
Le scelte operate non sono state, quindi, dettate da una astratta definizione dei settori di attività, ma soprattutto dalla verifica dell'esistenza di competenze convergenti e contigue, che riteniamo debbano essere valorizzate e riorganizzate in un unico vertice politico ed organizzativo, al fine di evitare frammentazioni funzionali e fratture gestionali, nonché - ciò teniamo a rilevarlo - maggiori costi in termini di tempo e di risorse.
Tale provvedimento, secondo noi, contribuisce a mettere ordine ed evita situazioni di confusione. Vorrei ricordare, ad esempio, che al Ministero per lo sviluppo economico sono attribuite, fra l'altro, la gestione del fondo per le aree sottoutilizzate e la vigilanza sui consorzi agrari, anche di concerto con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Alla Presidenza del Consiglio dei ministri è attribuito il coordinamento della segreteria del Comitato interministeriale per la programmazione economica. In maniera più puntuale sono definite le competenze del Ministero dei trasporti e di quello delle infrastrutture. Desidero, inoltre, ricordare sia l'istituzione del Ministero dell'università e della ricerca - sappiamo bene quanto la ricerca sia stata considerata una cenerentola nel nostro paese -, sia l'istituzione del Ministero per la famiglia, che dà aiuti e valorizza quella che è una struttura portante del nostro paese.
Voglio, da ultimo, soffermarmi su altre decisioni relative alla riorganizzazione del Governo che meritano, a mio avviso, attenzione. Mi fa piacere, ad esempio, ricordare la nuova disciplina degli uffici di diretta collaborazione, che è stata modificata e semplificata burocraticamente. Ciò comporta che tutte le assegnazioni di personale, compresi gli incarichi, anche a livello dirigenziale, le consulenze, i contratti, anche a termine, decadono automaticamente al momento del cambio di Governo quando non sono confermati entro 30 giorni dal giuramento del nuovo ministro.
In sostanza, noi Popolari-Udeur riteniamo che il riordino e il riassetto dell'esecutivo nasca da una valutazione responsabile e razionale compiuta dal Governo per garantire un'azione unitaria, coerente e razionale. Siamo convinti che tale provvedimento rappresenti un significativo ed innovativo punto di partenza per la realizzazione del programma di governo.
Per tutti questi motivi, noi del gruppo Popolari-Udeur diamo la piena fiducia al Governo Prodi, in quanto condividiamo l'esigenza di votare il testo di questo provvedimento nella convinzione che esso costituisca sia il presupposto imprescindibile affinché il Governo possa iniziare a mettere in atto, sempre nel profondo rispetto delle istituzioni e della legge, la sua azione, sia una buona soluzione in termini di riassetto organizzativo e funzionale della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, gentili rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, il Governo ed ogni esecutivo a livello locale, regionale, nazionale ed anche sovranazionale, nel momento in cui avvia la propria azione e la sua attività governativa, ha il dovere di impostare gli strumenti operativi e di configurare gli assetti organizzativi ritenuti più idonei. Insomma, ha la necessità di mettere a punto la famosa «macchina» amministrativa. Cito tra virgolette il termine macchinaPag. 7perché sappiamo bene che l'apparato burocratico, come del resto quello politico, è costituito, oltre che di risorse e di organizzazione, anche da persone, uomini e donne in carne ed ossa.
Da anni, di questo si discute perché l'inefficienza del sistema amministrativo e l'aumento incontrollato e vorticoso della spesa pubblica hanno rischiato di compromettere in modo gravissimo il sistema paese, l'equa distribuzione e la buona allocazione delle risorse, nonché la salvaguardia stessa dei diritti fondamentali di cittadinanza. Tutto ciò non dimentichiamolo, anche perché il problema non è certamente risolto. Sul tema vi è ormai una vasta letteratura, e non solo specialistica. Possiamo, inoltre, avvantaggiarci di una vasta e ricca esperienza.
Purtroppo, il dibattito sul provvedimento, sia al Senato sia alla Camera, talvolta è scaduto, a causa di critiche scontate, attacchi strumentali e, spesso, sgradevoli dell'opposizione. Abbiamo perso, forse, un'occasione per un confronto più franco e schietto, fuori dalle solite e noiose logiche di schieramento. Credo che la politica abbia la necessità di misurarsi con la sostanza di questa come di altre questioni e con la difficoltà e i diversi ostacoli che ogni Governo, di fatto, incontra nel definire i propri assetti organizzativi, nonostante siano stati compiuti passi molto importanti in questo senso. Basti pensare alla riforma Bassanini con cui tutti, a destra e a sinistra, si confrontano e a cui in questo dibattito parlamentare si è fatto più volte riferimento. A tal proposito, diciamo la verità! Ricordiamo che il precedente Governo non ha certo effettuato scelte tese a consolidare e a portare a pieno compimento, seppure con le necessarie rettifiche, la riforma Bassanini. Anzi, rimando alla relazione e agli interventi precisi e puntuali del collega Marco Boato, relatore del provvedimento, del ministro Chiti e di altri colleghi e colleghe che hanno evidenziato questo aspetto, che non va rimosso, bensì opportunamente valutato.
Non neghiamo che l'impostazione di fondo tra questa maggioranza e la precedente rispetto all'organizzazione del Governo, alla distribuzione delle competenze e delle funzioni sia differente: ci mancherebbe! Ciò è stato bene spiegato ed argomentato. Così come differente è il nostro programma, e lo ripeto: ci mancherebbe! Sottolineo, ad esempio, uno dei tratti di innovazione e reindirizzo rappresentato dall'aver attribuito la competenza sul comparto marittimo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio guidato dal nostro presidente Pecoraro Scanio.
Potrei soffermarmi a lungo sulle novità, sulle discontinuità, sulle modificazioni virtuose che il decreto-legge introduce, ma il tempo a disposizione lo impedisce e sono già intervenuti altri colleghi al riguardo.
In fedeltà ai principi costituzionali, in coerenza con gli impegni programmatici, viene proposta una configurazione ministeriale efficace ed efficiente, viene delineata un'amministrazione in grado di interpretare e dare piena attuazione al programma e al patto stretto tra Governo, maggioranza e paese. Il paese ha bisogno di un'amministrazione davvero al servizio della collettività e non servente il «principe» di turno. Ha bisogno di un'amministrazione moderna, capace di capire e di agire responsabilmente e adeguatamente.
Signor Presidente, è stato ripetuto a iosa, in molti interventi dell'opposizione, che il Governo avrebbe «spacchettato» i ministeri per necessità di mediazione tra i partiti, per accontentare i molti pretendenti. Non mi voglio sottrarre alla provocazione, ma allora andiamo fino in fondo e parliamo della legge elettorale voluta dal Governo Berlusconi! È una legge nata con l'intento, neppure troppo velato, di impedire la nascita di un Governo forte di centrosinistra. È evidente che le circostanze impongono alla coalizione vincente la necessità di rappresentare nel Governo le diverse istanze delle parti politiche che l'hanno animata. E nella precedente legislatura non mi pare che le cose siano andate tanto diversamente!
Va tutto bene? No. In quest'aula abbiamo manifestato la nostra delusione per l'ancora scarsa presenza di donne nella compagine governativa. Ma, se ci dichiariamoPag. 8fiduciose e fiduciosi sulla bontà del provvedimento, è perché siamo convinti che il Governo Prodi, a differenza di quello che lo ha preceduto, sia fermamente intenzionato a governare in modo saggio e nell'interesse del paese, nonostante le molteplici difficoltà che dovrà attraversare.
Sono anzi persuasa che tali difficoltà dovranno essere sfruttate per moltiplicare, all'interno e anche all'esterno della coalizione, i momenti di dialogo: esattamente il contrario di quanto fece il Governo Berlusconi.
Simile all'allenatore della nostra nazionale, Prodi può contare su una squadra multiforme e molteplice: ognuno dovrà fare la sua parte, con senso di responsabilità di fronte agli elettori, ai cittadini ed alle cittadine, in un momento cruciale nella storia del paese. È finita la stagione delle prove di forza e delle leggi ad personam, barattate perfino con riforme costituzionali, e deve iniziare davvero la stagione del buongoverno.
È quindi nostro augurio e convincimento che, anche in ambiti come la politica estera, la politica economica e finanziaria e altri ancora, sia possibile raggiungere la sintesi e l'intesa necessarie in modo tale da ridare fiducia, speranza, e slancio al paese; a tal fine, una ridefinizione della struttura stessa del Governo non può che giovare.
Dichiaro, a nome del gruppo dei Verdi, il nostro convinto voto di fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Licandro. Ne ha facoltà.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi deputati, i Comunisti Italiani esprimeranno un voto favorevole sulla questione di fiducia in merito al provvedimento in esame. Abbiamo seguito con attenzione il dibattito svoltosi in fase di discussione sulle linee generali; ebbene, i numerosissimi interventi dei deputati del centrodestra hanno impedito che questa Assemblea entrasse pienamente nel merito del provvedimento. Personalmente, ho ascoltato numerosi interventi e ho sentito fare tante affermazioni alle quali stentavo a credere; ho quindi riletto con attenzione, oggi, i resoconti stenografici e, francamente, anche gli italiani non hanno ricevuto alcun contributo alla comprensione della materia.
Ci troviamo dinanzi ad un decreto che produce una razionalizzazione del sistema e dell'impianto del Governo, dei ministeri e dei dipartimenti dopo l'esperienza del Governo delle destre. Ebbene, non è più il momento di approfondire il merito del provvedimento, ma ci piace ricordare alcuni elementi di novità sui quali nessun esponente del centrodestra ha appuntato la propria attenzione. Mi riferisco agli accorpamenti di alcuni ministeri - ad esempio, i rapporti con il Parlamento con le riforme istituzionali -, alla definizione migliore di altri, alla reintroduzione dell'aggettivo «pubblica» per quanto riguarda l'Istruzione (elemento da noi considerato di significativa importanza), alla semplificazione, per l'appunto, di una serie di dipartimenti, alle norme recate in materia di consorzi agrari; ma mi riferisco, altresì, ad altre disposizioni che introducono davvero elementi di moralizzazione: ad esempio, la norma che punta all'abrogazione di quella disposizione che, varata alla fine della scorsa legislatura, fissava, tra i titoli necessari per l'accesso alla carica di direttore generale delle aziende sanitarie locali, quello di essere stato senatore o deputato o consigliere regionale. A volte si parla di un'eccessiva invadenza della politica, ma il precedente Governo e la passata maggioranza avevano introdotto una norma di questo tipo che - ovviamente - ha prodotto, com'è noto a tutti e all'opinione pubblica italiana, un degrado nel campo, per esempio, della sanità che non ha nessun precedente nel Mezzogiorno e in Sicilia in particolare. Vorrei spendere i minuti che ho ancora a disposizione per tentare di ragionare ed interloquire con quanti, evitando di entrare nel merito della questione, hanno scatenatoPag. 9una violenta aggressione a testa bassa contro questa maggioranza e contro il Governo. Negli interventi di numerosissimi deputati di destra, noi abbiamo sentito e raccolto soltanto insulti. Si è detto - e si vuole far credere agli italiani - che questo provvedimento è finalizzato soltanto ad una proliferazione delle poltrone e ad una spartizione delle cariche.
Parlate voi di moralizzazione della politica, proprio voi che, dopo cinque anni di esperienza di Governo, avete ridotto lo Stato italiano a terreno di scorribande politiche: l'interesse generale è stato mortificato, calpestato e umiliato per favorire interessi particolari, se non individuali e di famiglia dell'ex Presidente del Consiglio; le istituzioni piegate alle più fameliche, rapaci logiche clientelari. Dobbiamo per caso ricordare ad alcuni autorevoli esponenti del centrodestra la manovra fortunatamente sventata dell'assunzione in ruolo da parte dei ministeri di circa 700 collaboratori dei componenti del precedente Governo, proprio in fine legislatura e senza la copertura finanziaria? E parlate di moralizzazione! Dobbiamo ricordare con quale sprezzo avete tentato di destrutturare lo Stato democratico per tenere in vita un Governo moribondo, proponendo una riforma costituzionale che - fortunatamente - a larghissima partecipazione popolare e con un'amplissima maggioranza degli italiani, è stata bocciata?
Sono rimasto anche colpito, in particolare, dall'intervento dell'onorevole La Russa, che ricordava, con parole particolarmente sgradevoli, come un ex terrorista - così si è espresso - adesso stia a presidio del Parlamento mentre, a capo del Governo, c'è chi, facendo ballare un tavolino durante una seduta spiritica, aveva indicato il luogo dove le Brigate rosse e i terroristi tenevano Moro...

IGNAZIO LA RUSSA. L'ha detto Ostellino! Ho citato Ostellino!

PRESIDENTE. Onorevole La Russa, la prego, lasci parlare il collega. Poi potrà parlare lei. Non interrompa il collega.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Adesso è nervoso lei! Lei ha fatto proprie - lo so bene - le parole di Ostellino, ma mi chiedo se lei e Ostellino abbiate mai ricordato che l'ex Presidente del Consiglio aveva la tessera della P2, assieme ad altri autorevoli esponenti della vostra ex maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani, di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea e de L'Ulivo)!

IGNAZIO LA RUSSA. Non sai quello che dici!

LELLO DI GIOIA. Smettila di interrompere! Arrogante!

ELISABETTA GARDINI. Mitrokhin! Kgb!

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Dobbiamo allora ricordare, onorevole La Russa, l'ormai celeberrima intervista del maestro venerabile Licio Gelli a la Repubblica in cui, con orgoglio, ricordava come i suoi ragazzi fossero alla guida del paese e come il suo programma di rinascita democratica - quello della P2 - stesse per essere realizzato, pezzo per pezzo, durante i precedenti cinque anni (Commenti di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

ELISABETTA GARDINI. Hezbollah!

PRESIDENTE. Onorevole Gardini, la prego, lasci parlare il collega.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Sono nervosi, signor Presidente. Non avete teorizzato, per caso - tre volte - che con la mafia si convive? Non avete fatto sprofondare l'Italia nel discredito internazionale?
Siamo lo zimbello degli altri paesi. Faticosamente, noi cerchiamo e cercheremo di ridare lustro, prestigio e autorevolezza all'Italia!
Ci avete ficcato in un micidiale pantano con le vostre guerre e fatichiamo a trovare una via d'uscita. È un paese strano questo, Signor presidente, rappresentanti del Governo:Pag. 10ci si scandalizza delle intercettazioni, che certo devono essere regolamentate, ma si tace su tutto il resto, su un quadro di enorme abiezione morale, non si dice nulla sui giornalisti che vengono illegalmente spiati e su quelli che vengono invece assoldati dai servizi, ma in quel caso invece si tratta di patrioti (Commenti del deputato Lo Presti)!

PRESIDENTE. La prego, onorevole, lasci parlare chi sta facendo la dichiarazione di voto. Voglio ricordare ai colleghi che c'è la diretta televisiva e che il Presidente, ove aumentasse questa confusione, sarebbe autorizzato a chiedere la sospensione della diretta. Prosegua pure, onorevole Licandro.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Deputati della destra, «c'è un tempo per parlare e un tempo per tacere»!

GIULIO CONTI. Bravo! Comincia tu!

IGNAZIO LA RUSSA. Bravo!

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Non si tratta di una frase di John Wayne, né di Shakespeare: è l'Ecclesiaste, onorevole La Russa.
Per voi è giunto il tempo di tacere, o almeno di avere pudore e prudenza. C'è molto da fare sul piano delle politiche sociali, del lavoro, dell'economia, e noi ci stiamo attrezzando in maniera più forte ed efficace. Pensate alla vostra casa, alla Casa delle libertà che va in fumo; all'Italia nei prossimi anni penserà il governo Prodi, perché gli italiani lo hanno detto il 9 e 10 aprile scorso. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi dei Comunisti Italiani e de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, cari colleghi, signor rappresentante del Governo, colgo l'occasione di questo voto di fiducia, fiducia che La Rosa nel pugno naturalmente accorderà, per proporre alcune riflessioni a tutti noi in questo Parlamento e in particolare all'opposizione.
In questa settimana abbiamo dedicato ore e ore a provvedimenti in sé modesti, quasi ovvi e comunque necessitati dalla situazione. Non sto a fare il conto delle ore che l'opposizione ha imposto a quest'Assemblea sul provvedimento IRAP, che ripeteva un analogo provvedimento del precedente Governo e del ministro Tremonti, o sul provvedimento che finanziava gli esami di Stato, o, ancora, sul decreto «mille proroghe», che si innestava su un provvedimento adottato dallo stesso Governo Berlusconi e dal quale la maggioranza aveva accettato di espungere due deleghe in materia agricola, per evitare l'accusa di forzature, anche se giuridicamente difendibili.
Ora siamo a questo decreto-legge sul riordino dei ministeri, su cui il Governo ha dovuto proporre la fiducia per superare l'ostruzionismo dell'opposizione, prima al Senato e poi alla Camera. Vi abbiamo già dedicato parecchie ore, tra ieri e oggi, e sento ventilare la minaccia di qualche altro giorno di discussioni e votazioni sugli ordini del giorno dopo la fiducia che voteremo a fine mattinata. Ma davvero questo provvedimento merita tanto accanimento? La prima modifica all'assetto dei ministeri la fece l'attuale opposizione, all'inizio della scorsa legislatura. Ora il centrosinistra ritorna a porvi mano per accorpare in modo più efficace alcune materie o ridare autonomia ad altre.
Non entro nel merito, è già stato fatto ampiamente da diversi colleghi della maggioranza nel corso del dibattito generale.
Vorrei solo segnalare, ad esempio, il disegno politico che sta alla base degli incarichi affidati al ministro Bonino. Il fatto di aver reso autonomo il Ministero del commercio con l'estero e di averlo agganciato al Ministero per gli affari europei consente (dal momento che attraverso l'Europa passano la nostra partecipazione all'Organizzazione mondiale del commercio) di proporre un disegno organicoPag. 11per la politica di promozione del nostro export, ma soprattutto di internazionalizzazione delle nostre imprese.
Dunque, non si può ridurre tutto ad una logica di spartizione e di moltiplicazione dei pani e dei pesci. Comunque sia, si tratta di un provvedimento che sicuramente può avere luci ed ombre: noi non abbiamo mai nascosto anche le ragioni strettamente politiche di rappresentanza e di equilibrio della coalizione che hanno indotto all'aumento del numero dei ministeri e dei sottosegretari. Una maggioranza, una volta vinte le elezioni, ha il diritto e il dovere di governare e di darsi l'assetto che ritiene più funzionale allo scopo, di ciò naturalmente rispondendo.
Voi dell'opposizione avete tutto il diritto di criticare e sottolineare le contraddizioni, ma è davvero su questo terreno che potete pensare di caratterizzare il vostro ruolo, di dare un senso, un'immagine comprensibile alla vostra opposizione? Abbiamo sul tappeto il decreto sulle liberalizzazioni e sulla manovra fiscale correttiva degli squilibri dei conti pubblici: su questi argomenti si è già aperto un grande dibattito nel paese e voi stessi siete divisi fra accettare la sfida sul terreno della liberalizzazione, che dovrebbe essere un terreno anche precipuamente vostro, o invece cavalcare le mille piccole resistenze e proteste, che questo provvedimento provocherà.
Abbiamo presentato un Documento di programmazione economico-finanziaria di alto profilo, come hanno riconosciuto la Commissione dell'Unione europea, la stampa nazionale e tanti osservatori indipendenti. Quel Documento di programmazione economico-finanziaria è innanzitutto una sfida per noi stessi: 35 miliardi di interventi sui conti pubblici (circa 70 mila miliardi di vecchie lire), una cifra che avvicina questa manovra a quelle più impegnative degli anni Novanta, quella del primo Governo Amato e poi quella del primo Governo Prodi. Dunque 35 miliardi di euro per tenere insieme risanamento dei conti, rilancio dello sviluppo ed equità. È su questo che mi aspetterei di ricevere critiche, controproposte, suggerimenti dall'opposizione. Questo dovrebbe essere il terreno vero del confronto.
Invece vedo che non vi siete ancora liberati di quello che questa mattina su la Repubblica il presidente Casini chiama il mito della spallata: l'idea del momento magico, in cui cacciare via questo Governo e questa maggioranza da un giorno all'altro. Vedo poi ancora oggi che Berlusconi riprende la sua antica passione per i sondaggi e ci comunica che è già tornato al 52 per cento ed è pronto a tornare a Palazzo Chigi: gli elettori in poche settimane si sono già pentiti, vogliono cambiare il voto e riportarlo al Governo!
Colleghi della maggioranza, datevi una regolata, datevi una calmata. Avete perso le politiche, avete perso le amministrative, avete perso il referendum. Noi non vogliamo con ciò presentare questa maggioranza come una sorta di invincibile armata. Abbiamo problemi, difficoltà e contraddizioni, che sappiamo di dover risolvere per garantire uno sbocco positivo alla fiducia che gli elettori ci hanno accordato il 9 aprile. Tuttavia, preferisco un'opposizione che vota il decreto sull'Afghanistan, come annunciato questa mattina, magari anche per segnalare le tensioni che attraversano una parte della stessa maggioranza, ad un'opposizione che gioca allo sfascio e al «tanto peggio tanto meglio», all'ipotesi cioè di una spallata che la riporti miracolosamente al Governo. Così voi non andate da nessuna parte. Così voi non nobilitate il confronto politico, che deve invece riguardare le migliori risposte che ognuno di noi è in grado di proporre per i problemi del nostro paese. Così voi continuate ad esprimere semplicemente un meschino risentimento contro gli elettori che vi hanno tolto la guida del Governo.
Invece di mettere noi in difficoltà, vi avvitate in un incattivimento che è prova di debolezza e di mancanza di strategia politica. Colleghi dell'opposizione, voi puntate sulla crisi di questa maggioranza. Io, in conclusione, vi lancio una sfida. Non sarà una sfida esaltante per i termini in cui la presento, neanche per noi, ma vi prego di segnarvela bene: io sono pronto aPag. 12scommettere che vedremo prima, molto prima, la crisi di questa opposizione (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Onorevoli colleghi, nell'occasione della discussione della questione di fiducia avremmo potuto svolgere un dibattito aperto, anche importante, su questioni che riguardano aspetti anche centrali della vita politica di questo paese. Bisogna invece ancora una volta riscontrare, e farlo anche con un certo rammarico, che da parte dell'opposizione non vi è la volontà reale, franca, schietta di confrontarsi in modo costruttivo, avanzando una critica anche forte e dura, ma costruttiva, sul merito e sui contenuti dei problemi.
Oggi dobbiamo constatare che l'opposizione ha presentato 128 ordini del giorno - su cui parleranno 128 deputati dell'opposizione per cinque minuti ciascuno -, che di fatto impediscono, rallentano o comunque rendono faticoso e farraginoso il lavoro, che non è solo il lavoro di una parte, il lavoro della maggioranza, ma è il lavoro del Parlamento, è il lavoro che i parlamentari svolgono in quest'aula, per il paese. Credo dunque si tratti di un'occasione persa.
Avremmo potuto discutere di tante cose perché questo provvedimento, come la maggior parte dei provvedimenti che un Governo adotta, per definizione è sempre in sé perfettibile. Noi stessi, come Italia dei Valori, abbiamo osservato come alcuni aspetti legati alla formazione di questo esecutivo ed alla moltiplicazione del numero dei sottosegretari di Stato siano stati un esempio sicuramente non bello che deve servire come punto di riferimento a questa maggioranza per evitare situazioni analoghe in futuro. Però, avremmo potuto discutere in modo costruttivo e non, semplicemente, attraverso una forma di resistenza strisciante, come quella praticata in questa Assemblea, e che ci ha costretti ad arrivare fino all'ultimo giorno utile per l'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, con una sorta di inutile maratona portata avanti con una inutile logorrea.
Avremmo potuto entrare nel merito. Ci sono aspetti sui quali noi stessi, per primi, abbiamo sollevato alcuni dubbi e abbiamo voluto anche evitare di prendere parte alla rincorsa al numero dei sottosegretari di Stato, che, indubbiamente, ha raggiunto un poco invidiabile record. Tuttavia, notiamo anche i molti aspetti importanti e positivi che caratterizzano questo decreto-legge. L'organizzazione dei ministeri e della Presidenza del Consiglio dei ministri non sono dati puramente tecnici, ma qualcosa di strettamente e intimamente politico, strettamente e intimamente connesso alle politiche di una maggioranza ed alle sue capacità e incisività nel rispondere a una situazione che, negli anni, si evolve. L'organizzazione dei ministeri non è un dato acquisito e immutabile nel tempo, una sorta di acquisita sacralità istituzionale; è uno strumento del lavoro e dell'azione di una maggioranza di Governo, che deve rispondere ad esigenze che mutano.
In questo senso, credo che molte importanti realizzazioni siano state compiute dall'attuale Governo, attraverso questo decreto-legge. Si pensi alle politiche per la famiglia: l'istituzione di un Ministero specifico mi pare un esempio assolutamente chiaro e indiscutibile del modo in cui dare risposta ai tanti problemi e alle tante esigenze che da più parti, non solo in questa Assemblea o nell'ambito del mondo politico ma nella intera società civile, sono stati sollevati, data l'importanza e la centralità del tema della famiglia nel nostro paese.
Si pensi anche al Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive: non possiamo nasconderci il fatto che le politiche giovanili sono, oggi, probabilmente la più grande sfida che il paese deve affrontare in vista del futuro. Soprattutto, è necessaria una capacità di coniugare le politiche giovanili con il lavoro, in un binomio assolutamente inscindibile,Pag. 13perché su questo costruiamo la competitività del paese, su questo costruiamo il futuro del paese, attraverso il futuro dei nostri giovani. Allora, l'istituzione di un Ministero che si occupi specificamente di tutto ciò noi crediamo sia una risposta forte, moderna, efficiente e importante per realizzare questi obiettivi.
Un altro esempio riguarda una misura che, a mio avviso molto ingiustamente, è stata presa di mira con critiche il più delle volte, purtroppo, strumentali, da parte dell'opposizione. Mi riferisco allo «spacchettamento» di alcuni ministeri e, in particolare, allo «spacchettamento» del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Dobbiamo prendere atto del fatto che nella gestione di quest'ultimo - che era stato unificato nella precedente legislatura, attribuendogli le competenze relative a trasporti, infrastrutture e lavori pubblici - si sono mantenute, di fatto, per cinque anni, due strutture completamente distinte e non si è creata alcuna relazione o interrelazione fra i vari dipartimenti dell'uno e dell'altro Ministero, che così hanno operato l'uno all'insaputa dell'altro. Bisogna saper guardare alla realtà delle cose e non solo al loro nome. Credo che, anche da questo punto di vista, il Governo abbia compiuto un'azione importantissima, mantenendo l'unitarietà di tutto il sistema infrastrutturale del paese e assicurando una gestione unitaria, efficace e coerente del complesso di iniziative in materia. Tali iniziative sono quantomai necessarie, oggi, affinché il paese possa disporre delle strutture e delle innovazioni in termini non solo di grandi opere ma anche di ordinaria amministrazione e gestione, ai fini del progresso. D'altra parte, si è distinto quello che, in cinque anni, nonostante una unificazione formale, nominale, evidentemente non si è riusciti ad unificare, perché non si poteva, perché è altro rispetto alla gestione delle infrastrutture: la gestione dei trasporti, la gestione delle grandi ed importanti strutture e linee di mobilità quali la navigazione, i trasporti su rotaia ed i trasporti su terra. Quindi, credo che con questo decreto-legge da parte dell'attuale Governo si siano posti in essere una serie di strumenti di miglioramento, di maggiore efficienza e capacità di risposta ai grandi problemi economici e sociali del paese. Da ultimo, ma non per importanza, il fatto che, attraverso questo provvedimento, si siano poste anche le condizioni perché l'esecutivo tenga fede all'impegno che ha assunto e che è uno degli impegni fondamentali di governo del paese, cioè arrivare alla riduzione del 10 per cento della spesa dei ministeri. Credo che tale modello sia perseguibile anche proprio e grazie ad un ridisegno che passa non soltanto attraverso un diverso assestamento dei nomi dei ministeri, ma soprattutto attraverso una diversa organizzazione interna, trasformando il modello delle direzioni generali - che ha dimostrato di non essere efficace sotto il profilo del contenimento dei costi come modello generale di organizzazione dei ministeri - in quello fondato prevalentemente su un assetto dipartimentale.
Noi crediamo che anche da questo punto di vista riusciremo a realizzare ciò che voi in cinque anni non siete riusciti a fare, cioè avviare una seria, coerente e strutturale opera di riduzione dei costi e della spesa pubblica. Per queste ragioni, il gruppo dell'Italia dei Valori darà un pieno sostegno ed un voto di fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, due provvedimenti legislativi in neppure tre mesi di attività; due questioni di fiducia al Senato; oggi la fiducia anche alla Camera. Non c'è che dire: se il buongiorno si vede dal mattino, questa legislatura sarà una notte tempestosa, che speriamo duri il meno possibile. Il fatto che il Governo abbia posto la questione di fiducia peggiora ulteriormente il clima, perché questa riguarda un provvedimento che è veramente impresentabile e crea la paralisi di un ramo del Parlamento, cioè il Senato, che si estende all'altro ramo del Parlamento, cioè alla Camera dei deputati: Presidente, è come il cancro che avanza. IlPag. 14Governo pone la fiducia perché non è in grado di affrontare il dibattito parlamentare a causa delle divisioni interne: basti pensare che il 30 giugno è scaduta la missione in Afghanistan ed ancora non c'è stato un pronunciamento da parte del Parlamento.
Il Governo e la maggioranza hanno paura di affrontare il dibattito parlamentare perché si rendono conto che la realtà di quello che stanno facendo potrebbe emergere, potrebbe emergere dalla discussione e dagli emendamenti nel merito che sono stati presentati. Questo Governo sta facendo veramente di tutto per buttare fumo negli occhi e per distogliere l'attenzione dai problemi. Basti pensare a quello che sta succedendo nel calcio: la vittoria della nazionale è stata strumentalizzata per creare consenso attorno al Governo, dando l'immagine di un paese da operetta, con i ricevimenti a Palazzo Chigi e con i ministri del sorriso (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
In questi pochi mesi abbiamo visto di tutto e di più. Voi oggi pensate che i problemi spariscano ponendo la fiducia, ma le questioni non spariranno, anzi aumenteranno perché le scelte sbagliate che voi oggi state compiendo produrranno ulteriori effetti negativi. Il provvedimento che ci presentate non è una grande riforma della pubblica amministrazione, come potrebbe sembrare dalla lettura del titolo pomposo: «...riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri». Colleghi, fa sorridere questo titolo perché sapete anche voi qual è il vero titolo di questo provvedimento: moltiplicazione dei ministeri, dei posti, delle spese, uso dello Stato per interessi di bottega, il tutto in una logica da prima Repubblica.
Altro che riforme in senso federale dello Stato! Altro che federalismo fiscale, sul quale affermate di voler cercare un dialogo! Altro che lo Stato che si asciuga delle spese inutili per offrire più servizi ai cittadini! Altro che questione morale, che invocate spesso a sproposito, per poi archiviarla quando riguarda i vostri provvedimenti!
Attraverso questo decreto-legge prevedete 102 membri del Governo, tra ministri e sottosegretari. Si tratta di un'azione senza precedenti. E non vi basteranno, perché dovrete gestire la legge finanziaria e perché queste scelte sono state motivate esclusivamente dall'esigenza di cedere ai ricatti e di risolvere le vostre beghe interne.
Per questi stessi motivi avete anche previsto lo «spacchettamento» dei ministeri, sconquassando una struttura efficiente creata nella passata legislatura. La dimostrazione di ciò sta nel fatto che avete colpito proprio i ministeri più efficienti, come ad esempio quello del welfare. In più, lo fate attraverso l'utilizzo del decreto-legge, sul quale ponete la questione di fiducia per impedirci di intervenire, di correggere, di migliorare il provvedimento, di limitare insomma i danni attraverso la presentazione e la discussione nel merito degli emendamenti.
Noi, non solo fino ad oggi non abbiamo fatto alcun ostruzionismo, ma abbiamo presentato proposte emendative di merito, volte a correggere scelte sbagliate. Fatevi un esame di coscienza in ordine al comportamento da voi tenuto nella scorsa legislatura, durante la quale avete fatto ostruzionismo su provvedimenti assolutamente meno importanti di quello oggi in esame, senza mai cercare il dialogo con la maggioranza, ma procedendo esclusivamente con un intento distruttivo.
Ciò è talmente vero che voi stessi avete dovuto ammettere di aver commesso errori presentando, in questo e in altri provvedimenti, ordini del giorno che sconfessavano norme contenute negli stessi. Ordini del giorno che sconfessano le leggi! Tale comportamento è dovuto al fatto che avete paura di rischiare che i testi tornino all'esame del Senato, in quanto in quel ramo del Parlamento ormai siamo alla paralisi. Paralisi che inevitabilmente si estende all'altro ramo del Parlamento come un cancro istituzionale che avanza.Pag. 15
La Lega Nord Padania in tutta la legislatura proverà a presentare proposte costruttive. Abbiamo presentato solo 16 emendamenti per salvare quanto realizzato nella scorsa legislatura e per evitare lo scempio; altro che ostruzionismo!
La Lega Nord intende aprire gli occhi ai cittadini. Al nord non può piacere che le politiche sociali non siano integrate con quelle del lavoro; al nord non può piacere che sia stato istituito un Ministero delle politiche per la famiglia soltanto per creare una poltrona, trattandosi in realtà di un ministero senza portafoglio e quindi senza capacità di spesa. Al nord non può piacere che la vigilanza sui flussi migratori sia affrontata da chi, il ministro Ferrero, ha affermato di voler far entrare tutti; al nord non può piacere che l'immigrazione sia considerata solo come un problema sociale ed assistenziale, senza essere collegata al lavoro, secondo la filosofia dell'«avanti, tanto c'è un posto per tutti senza regole». Viaggio premio con la concessione del diritto di cittadinanza! In questo modo, andremo fuori noi!
Alle nostre categorie produttive non può piacere che il turismo non venga più considerato un'attività produttiva, ma ritorni ad essere un bene culturale, cioè qualcosa di statico. In tal modo, si fanno non uno, ma due passi indietro verso il passato, mentre abbiamo bisogno di andare verso il futuro.
Per questi motivi, la Lega Nord Padania non voterà la fiducia al provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dal dibattito svoltosi ho ricavato l'impressione che i colleghi di sinistra siano in difficoltà: non hanno parlato del decreto-legge, ma di ciò che il Governo vorrà fare, dei provvedimenti che hanno messo in cantiere ed asseriscono che noi contrapponiamo la nostra ostilità al corso della storia futura di questo splendido Governo di centrosinistra!
Al riguardo, due considerazioni mi consentono di mettermi il cuore in pace.
Il provvedimento in esame non suscita soltanto la nostra opposizione: all'interno della stessa maggioranza, esso non soltanto vede nascere perplessità, ma si scontra con valori diversi da quelli che sono stati prospettati in quest'aula.
Inoltre, ricordo che, nel 2001, la sinistra ha criticato Ciampi perché aveva emanato il decreto-legge che attuava le fusioni concernenti i ministeri della sanità, del welfare e delle attività produttive, disattendendo, in tal modo, la cosiddetta riforma Bassanini.
Rispetto a quanto è avvenuto, come fa la sinistra a definirci oppositori intransigenti e a dirci che abbiamo condotto un'opposizione sterile, che abbiamo bloccato il Parlamento, quando sui temi dell'organizzazione dello Stato e delle sue strutture si incentra la funzionalità del lavoro della politica? Ricordo che lo stesso Bassanini (senza citare Rutelli ed altri) ha avuto l'amabilità di ammettere che abbiamo assistito ad un imbarazzante revival del manuale Cancelli e delle logiche spartitorie della prima Repubblica. In sostanza, ci si è adattati ad un'esigenza di natura politica esclusivamente interna (la necessità di «sistemare» qualche poltrona): la posizione che Bassanini aveva portato avanti e che il Governo di centrodestra aveva funzionalmente adattato ad una logica di risparmio è stata completamente distrutta dall'intervento di cui ci stiamo occupando!
Il nostro «no» deriva, in particolare, anche da alcune considerazioni che hanno attinenza con l'organizzazione, con la funzionalità organizzativa e con la capacità della politica di rispondere alle esigenze del paese. Perché balcanizzare il welfare? Perché creare in tale struttura una situazione così devastante? Perché dare vita a centri di spesa, sapendo perfettamente che quel settore della spesa pubblica è estremamente delicato? È funzionale per il paese? È funzionale per il sistema di Governo? Noi diciamo di no.Pag. 16
Perché separare l'università dalla pubblica istruzione? Quante volte abbiamo affermato, anche in questa sede, che il nostro paese è afflitto da un ritardo profondo nel passaggio dal sistema dell'istruzione media al sistema delle alte professionalità universitarie? Separando, tanto per intenderci, la formazione media dall'università, rispondiamo all'esigenza più volte manifestata da esponenti di tutti i gruppi qui dentro? Credo di no.
È funzionale scorporare dal Ministero delle infrastrutture le funzioni dei trasporti e dei lavori pubblici, la progettazione dall'esecuzione, come al solito per compartimenti stagni, per cui, alla fine, una mano non sa cosa fa l'altra?
È vero: si sono incontrate alcune difficoltà ad integrare queste due funzioni anche nel Governo Berlusconi, ma proprio perché esistevano tali difficoltà, valeva la pena di andare fino in fondo e di mettere insieme l'amalgama necessaria alla ristrutturazione complessiva di questo delicato settore del paese.
Ha senso eliminare la semplificazione burocratica e normativa dal Ministero delle riforme e dell'innovazione, per relegarla nei meandri della Presidenza del Consiglio, affinché le nebbie coprano un punto fondamentale del vostro programma di governo? La sensazione è che relegarla in qualche cantuccio della Presidenza del Consiglio, effettivamente, non dia visibilità all'operatività in questo settore.
Quale vantaggio esiste, sotto il profilo del sistema, nel sottrarre le competenze del turismo e soprattutto del commercio con l'estero al Ministero dello sviluppo? Me lo domando, perché l'internazionalizzazione dell'economia nasce dal Ministero del commercio con l'estero. Insieme abbiamo creato provvedimenti che dovevano avviare in maniera il più possibile organica e funzionale il progetto sulla competitività del nostro paese. Voi, ora, scorporate il ministero in modo tale da rendere non più funzionale la progettualità di norme che abbiamo costruito insieme. È funzionale questo a qualche logica? Riteniamo di no.
Credo che questo nostro dire trovi conferma nel fatto che tutti i ministri competenti per le materie che ho appena citato, nelle audizioni, amabilmente, ma anche con una punta di verità, hanno avuto modo di riferire che, tante volte, non era possibile nominare l'innominabile.
Allora, per quale motivo ci ricordate tutte le iniziative del Governo Berlusconi? Noi, al contrario, non richiamiamo le vostre azioni compiute per giustificare un provvedimento, il più funzionale per l'inizio della nostra vita politica, adducendo responsabilità passate o, comunque, azioni ostruzionistiche da parte vostra.
Credo che piegare le strutture dello Stato alle esigenze della politica di bottega sia un atto quanto mai indecoroso e privo di logica che non apre al futuro, come avete espresso in questa sede con tanta forza.
Peraltro, questo decreto-legge contiene bugie descritte. Il comma 25 dell'articolo 1 recita: «Le modalità di attuazione del presente decreto devono essere tali da garantire l'invarianza della spesa», come se l'aumento dei ministri, dei viceministri, dei sottosegretari rispetto al precedente Governo Berlusconi non portasse ad un aumento preventivato di spesa di 375 mila euro, senza toccare la parte relativa agli altri aumenti di costo dovuti a nuove risorse umane e strutturali collegate alla riforma!
Vorrei ricordare l'ulteriore spesa determinata dalla scelta obbligata di cooptare al di fuori del Parlamento una buona parte dei membri del Governo, con un forte aggravio per la finanza pubblica.
Anche in questo caso, avete adattato la vostra di governabilità, sottraendo risorse al bene comune e a quelle che potevano essere scelte importanti di ristrutturazione della finanza pubblica italiana.
Ho molto apprezzato quando il Presidente del Consiglio, in visita a Bruxelles, ha sottolineato che non voleva albergare all'hotel Le Meridien e che preferiva andare a dormire da suo fratello Vittorio. Tuttavia, non vorrei che queste scelte importanti sul piano personale diventassero uno spot privato, un modo per annebbiarePag. 17le scelte di fondo di questo Governo, che sono cominciate male con un atto che - come ho dimostrato - non è funzionale all'organizzazione straordinaria di questa pubblica amministrazione.
E, allora, il nostro «no» non deriva dal fatto che siamo opposizione. Lo diciamo fin da adesso: per quanto riguarda le iniziative interessanti ed importanti che servono al paese, vi aiuteremo ad organizzarle meglio per il bene del paese e, se necessario, a votarle. Ma non diteci che ciò potrebbe essere un «sì» per il bene del paese: questo è un «no» per il bene del paese e non perché siamo opposizione.
Sarà questa la nostra linea di conduzione per tutta la legislatura (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, la nuova escalation militare in Libano e nella striscia di Gaza suscita in noi un senso di impotenza. Sembra che la comunità internazionale, ed anche l'Europa, non sia in grado di fare nulla per evitare un nuovo conflitto in un'area calda del Mediterraneo. Sentiamo l'urgenza e confidiamo sul fatto che il nuovo Governo, di cui facciamo parte, sia in grado di dare un contributo significativo per riaprire un percorso di dialogo, di trattativa e di pace.
Il Governo Berlusconi parlò in Assemblea di un piano Marshall per il Medio Oriente, per svolgere un ruolo nello storico conflitto israelo-palestinese. Non abbiamo visto nulla; abbiamo visto, invece, crescere le vittime palestinesi, assistiamo ai rapimenti di soldati israeliani e vediamo guadagnare forza in logiche e settori che mirano allo scontro.
Il Governo Prodi ha indicato il Mediterraneo tra le sue priorità, un Mediterraneo pacifico, stabile e democratico, un obiettivo che va perseguito in stretta relazione con le istituzioni europee ma che conta sull'iniziativa del nostro paese, del nostro Governo; e, in queste ore così convulse e drammatiche, contiamo molto sul nostro ministro degli affari esteri, sulla sua linea di equa vicinanza e sulla conoscenza e sensibilità che ha su tutte le questioni mediorientali.
C'entra tutto ciò con la discussione che stiamo svolgendo oggi, relativa al riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri? Credo di sì, perché è importante ritirare le truppe dall'Iraq, è importante segnare una discontinuità nella nostra presenza in Afghanistan, ma è, altresì, importante costruire una politica di pace e di cooperazione allo sviluppo al di fuori da qualsiasi logica coloniale o di politica di potenza.
La cooperazione internazionale può diventare un'efficace strumento di lotta alla povertà e di sostegno alla democratizzazione nei paesi in via di sviluppo. È un'altra idea della politica estera e per questo, per la prima volta, la delega in questa materia, una delega che riguarda le politiche di cooperazione in tutti i paesi, è stata assegnata ad una viceministra e non distribuita per aree geografiche a diversi sottosegretari. Tale scelta risponde al programma dell'Unione ma soprattutto alla sollecitazione che, in tal senso, è venuta dalle diverse associazioni che da tanti anni si occupano della materia. E questo è solo un esempio delle logiche seguite per la riorganizzazione dei ministeri.
Si potevano nominare meno sottosegretari? Probabilmente sì. Ma ciò non vuol dire che la scelta fatta corrisponderà a maggiori costi economici; dipenderà dal modo in cui i sottosegretari lavoreranno e dalla capacità di realizzare il proprio mandato.
Certo è che sull'impianto strategico non accettiamo critiche. Le opposizioni hanno contestato, ad esempio, l'istituzione di un Ministero dello sviluppo economico, che sostituisce quello delle attività produttive. Si potrebbe persino accedere all'idea di mettere in discussione il concetto di sviluppo economico, se questa fosse la critica delle destre, ma a differenza della critica avanzata dalle opposizioni la nostra sarebbe una critica ecologista che contesta laPag. 18logica «sviluppista», che ha preso piede in questi anni e che, oggi, deve fare i conti con la compatibilità ambientale e il rapporto con il territorio e la natura.
Tuttavia, la contraddizione del concetto di sviluppo trova una compensazione nelle politiche di coesione attribuite allo stesso ministero. Vi è, quindi, una consapevolezza che il mercato e le imprese, se non guidati e governati, seguono la sola logica del profitto, determinando disuguaglianze economiche e squilibri territoriali.
Le politiche di coesione, invece, tendono a contemperare le esigenze sia delle imprese, sia dei lavoratori e dei cittadini. Ciò affinché i lavoratori non paghino, come già avvenuto nel corso di questi anni, dei prezzi in termini di bassi salari e di precarietà, e tutte le cittadine e tutti i cittadini (vale a dire, tutti noi) non subiscano i danni della devastazione del territorio e dell'ambiente.
Potrei continuare con la stessa chiave di lettura per quanto concerne le deleghe per le politiche agricole, alimentari e forestali, oppure la delega per il settore turistico, concepita non in termini banalmente economici, bensì al fine di tutelare e valorizzare il patrimonio ecologico e culturale del nostro paese. Vorrei altresì ricordare le deleghe relative alla solidarietà sociale, ai migranti ed al problema delle tossicodipendenze, che attengono ad una concezione universalistica dei diritti.
Si tratta di un'altra impostazione culturale e sociale, dunque. Infatti, dopo l'affermazione di un'idea mercantile anche in rapporto alle necessità sociali, adesso proviamo a misurarci sul terreno dello Stato di diritto nel senso pieno del termine. Anche per questo motivo, la separazione del Ministero dell'istruzione da quello dell'università e della ricerca si traduce in un grande e vero investimento in ambiti fondamentali della società: non è un caso, infatti, che l'aggettivo «pubblica» torna a caratterizzare ed a sostenere il sostantivo «istruzione».
La realizzazione del programma dell'Unione, insomma, passa anche attraverso l'attribuzione delle deleghe, ed anche noi, come parlamentari, avremmo voluto contribuire direttamente alla loro definizione. A tal fine, ricordo che sia il presidente della Commissione affari costituzionali, sia lo stesso Presidente Bertinotti hanno sollecitato questa Assemblea a svolgere una riflessione in relazione sia all'uso dei decreti governativi, sia al rapporto tra esecutivo e Parlamento. Poiché siamo persone serie, non abbiamo dubbi che il Governo si impegnerà in tale direzione.
Ciò che conta, in ogni caso, è il giudizio politico d'insieme. In questi anni, anche a causa di gravi responsabilità del Governo Berlusconi, si è infatti consumato un gigantesco esperimento di dissoluzione dell'idea di bene comune, passando dal conflitto di interessi alla devolution (bocciata dal referendum costituzionale), dalla subordinazione servile in politica estera alla svendita dell'ambiente, dalla spartizione privatistica delle risorse pubbliche alla privatizzazione del sapere, dalla mortificazione e dalla subalternità della ricerca alla precarizzazione della vita.
Vogliamo provare a capovolgere tutto ciò e costruire una società giusta, solidale ed accogliente, vale a dire un'altra idea di cittadinanza. Pertanto, preannuncio che anche nel lavoro delle Assemblee e delle Commissioni del Parlamento garantiremo il massimo di collaborazione agli esponenti del nostro Governo, i quali, anche attraverso le attribuzioni conferite dal decreto-legge in esame, hanno la responsabilità di dimostrare la coerenza tra le scelte organizzative ed i contenuti del programma dell'Unione.
Il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, quindi, conferma che voterà a favore della fiducia chiesta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è noto che il provvedimento in esame, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia, siPag. 19è reso necessario per moltiplicare il numero dei ministeri: da qui l'uso del termine «spacchettamento». Il tentativo di difenderlo, compiuto oggi da molti colleghi della maggioranza - i quali hanno cercato di farci credere che lo «spacchettamento» dei ministeri fosse stato motivato dalla necessità di rendere più funzionale l'attività di governo -, si scontra tuttavia con le oneste dichiarazioni rilasciate da numerosi esponenti della stessa maggioranza.
Non vi è bisogno di fare un notevole ricorso alla memoria per ricordare che il segretario della Rosa nel Pugno ebbe a dichiarare, testualmente, che ciò che non accettava erano le dichiarazioni di alcuni rappresentanti dell'Ulivo, i quali avevano affermato che, in ordine alla composizione del Governo, erano stati costretti ad accontentare i piccoli partiti. L'onorevole Boselli, inoltre, affermò che ciò era falso e che era vero l'esatto contrario, poiché erano stati, a suo avviso, la Margherita ed i Democratici di Sinistra a fare il «pieno» di poltrone ben oltre la loro forza elettorale.
Do atto all'onorevole Turci di avere oggi affermato che sì, ogni maggioranza ha il diritto di organizzare come vuole i propri lavori: in sostanza che servivano più posti per mettere d'accordo un numero incredibile di partiti. Per cui, pazienza se si supera persino il titolo del mitico film La carica dei 101, dove almeno i 101 erano simpatici cagnolini dalmata, mentre nel caso in questione, essendo 102 e non essendo dalmata, al massimo si possono riscontrare altre similitudini, ad esempio nel «ringhio» con cui i medesimi 102 si apprestano all'attività politica! Pazienza, è un record insuperabile.
Al Senato, il collega senatore Storace, ha detto che 102 - lo ricordo, il numero dei componenti del Governo - è addirittura superiore di 2 unità al numero dei parlamentari di Israele. Pensate, abbiamo un Governo che ha superato i membri del Parlamento di Israele! Non vi è nulla di male, sostiene l'onorevole Turci, ciascuno deve organizzarsi come meglio crede. Peccato - su tale aspetto si appunta la mia seria critica e polemica - che ciascuno è libero di farlo purché renda edotto dei propri propositi il corpo elettorale, purché lo dica, purché lo faccia sapere prima o, almeno, abbia la bontà di tacere e faccia cadere un velo sul suo proposito di «allargare i numeri», per farvi rimanere tutte le contraddizioni e non solo con i suddetti 102.
Non dimentichiamo che in quest'aula stiamo svolgendo dichiarazioni di voto cui partecipa un numero di gruppi parlamentari mai raggiunto nella storia repubblicana! Avete, infatti, anche moltiplicato il numero dei gruppi parlamentari per accontentare ulteriormente, con altre persone, altre poltrone, altri segretari ed altri uffici, gli appetiti di questa vorace maggioranza.
Dicevo, nulla di male, purché si sappia. Peccato che, invece, nel vostro programma sosteniate... a proposito, onorevole Boato - vedo che lei mi sta seguendo con attenzione e la ringrazio - le chiedo di farmi avere copia di questo programma...

MARCO BOATO. Io ce l'ho; gliela faccio avere...

IGNAZIO LA RUSSA. Infatti, tale programma è scomparso dai siti Internet. Sembra che qualcuno si vergogni di farci confrontare il programma dell'Unione con ciò che fate, giorno dopo giorno, ma io, prudente, una copia di tale programma me l'ero conservata; però, poiché è sgualcita, onorevole Boato, la prego di mandarmene una nuova. A pagina 22 di tale programma, in sostanza, è scritto: vergogna, Governo Berlusconi! Hai aumentato i segretari generali, mentre noi avevamo drasticamente ridotto i ministeri, che vergogna! Voi non volete - sostiene ancora detto programma - una riduzione dei costi.
Alla faccia di quanto scritto nel programma, a pagina 22! Passi che avevate scritto che le riforme costituzionali si devono fare solo con una maggioranza qualificata - e ed abbiamo constatato come la pensate davvero -, passi che avevate detto che il Presidente della Repubblica andava eletto con una maggioranzaPag. 20qualificata e lo avete eletto da soli - e sappiamo in che modo! -, ma addirittura accusare noi di voler aumentare i costi della politica, mentre fate lo scempio di cui oggi ci stiamo occupando...! Ricordo a chi ci segue da casa: 102, tra ministri e sottosegretari! Hanno dovuto addirittura costituire uffici aggiuntivi, perché non si sa dove metterli. È una «carica» infinita e vorace, fatta di portaborse e segretari, gente che non ha compiti e che non ha funzioni. Non sanno cosa fare metà di queste 102 persone che sono state inserite nel «poltronificio» incredibile.
Passi tutto ciò, dicevo, a patto che lo si spieghi. Invece, il vostro vizio è esattamente fare in modo che la mano destra (leggi corpo elettorale) non sappia che ciò che fa la mano sinistra (leggi il Governo). È un'abitudine che ormai abbiamo scoperto troppo chiaramente.
Onorevoli colleghi, in questi giorni si parla non solo di questo decreto-legge, ma anche di quelle che voi spacciate quali liberalizzazioni e che, invece, sono l'opposto delle liberalizzazioni. Lo avevate spiegato ai professionisti, ai tassisti, ai lavoratori autonomi, ai farmacisti, a coloro che in buona fede - e ve ne saranno stati più di 12 mila -, appartenenti a tali categorie, hanno votato per voi? Avete detto loro che avreste tentato, con un decreto-legge, senza nemmeno ascoltarli, di ribaltare completamente la normativa, di punirli perché, essendo lavoratori autonomi, non sono «inquadrati» e vogliono pensare con la loro testa, ossia la cosa peggiore che per voi può fare una persona? Voi, giusto o non giusto che sia il provvedimento, non glielo avevate spiegato! Non mi occupo in questo momento del merito di quei provvedimenti - anche perché non è questa la sede - ma, piuttosto, del fatto che ci imputate di aver inserito nel nostro programma qualcosa che poi non siamo riusciti a realizzare. A noi, tuttavia, mai e poi mai è capitato di fare esattamente l'opposto di quello che avevamo promesso! Alle categorie dei lavoratori autonomi voi avevate promesso dei provvedimenti a loro favore, invece, ora state loro assestando - questo era il vostro desiderio - un colpo mortale. Colleghi, come vedete, tutto si lega: promettete la riduzione dei costi ma poi portate a 102 il numero dei componenti il Governo; promettete di eleggere il Presidente della Repubblica con una maggioranza ampia ma poi, alla fine, lo eleggete da soli; promettete di aiutare i lavoratori autonomi, ma poi sostenete, per bocca di un autorevole giornalista, che la concertazione è consentita solo quando le categorie sono in linea di massima preventivamente d'accordo con il Governo e, addirittura, che il diritto di sciopero è consentito per tutti tranne che per i lavoratori non inquadrati dalla CGIL, CISL e UIL. Siamo veramente al ribaltamento delle regole basilari della correttezza politica!
Per tutti questi motivi, onorevoli colleghi, noi ci apprestiamo a votare contro questa ennesima richiesta di fiducia. Qualcuno potrebbe dire: come, ennesima? È solo la terza (Commenti del deputato Violante).
Caro Violante, è la terza, e da qui ad un mese ne sono previste altre due, raggiungendo così il numero di cinque. Si stabilirà, quindi, il record dei record proprio perché questo Governo, in meno di due mesi di vita, ha già posto tre questioni di fiducia e ne prepara altre due. Pensate che nei passati cinque anni - e per questo voi ci avete criticato, eccome se ci avete criticato! - il Governo Berlusconi che a mio avviso ne ha poste fin troppe di questioni di fiducia, ne aveva poste quarantasei (meno di dieci l'anno), con un aumento, come sempre accade, nell'ultima parte della legislatura. Ma in questo caso, cari colleghi, noi abbiamo appena iniziato a lavorare. Qui non si lavora mai, non facciamo niente, tant'è che qualcuno di noi vorrebbe addirittura restituire parte del proprio emolumento, perché voi ci consentite di lavorare solo per aumentare il numero delle vostre poltrone, cioè solo per assicurare degni luoghi di finto lavoro a centinaia di vostri sodali, e non invece di lavorare per l'Italia! Ebbene, siamo a tre questioni di fiducia e ciò significa, come tutti sappiamo, votare senza che noi si possa emendare il provvedimento inPag. 21esame. Questo è il diktat della sinistra! Voi ascoltate, protestate ma noi, se abbiamo i numeri, vinciamo.
Presidente, quanto tempo mi rimane? Scampanelli quando il tempo a mia disposizione è terminato ed io concludo...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, visto che lei è un Presidente simpatico, non posso che chiudere il mio intervento. E lo chiudo senza chiederle 102 secondi di tolleranza - un secondo per ogni componente di questo Governo - anche perché, se lo facessi e lei me li concedesse, in tale arco di tempo la Sinistra avrebbe inventato altre 102 poltrone per qualcuno che ne ha bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tremonti. Ne ha facoltà.

GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlerò sia del merito sia del metodo con cui questo provvedimento viene oggi presentato alla Camera per essere votato con richiesta di fiducia.
Nel merito, il provvedimento in esame dispone in materia di organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, dei ministri e dei ministeri. Dato il tipo e il contenuto del provvedimento la parola organizzazione mi sembra francamente ottimistica. Ottimistica perché si tratta di un provvedimento che ordina una caotica migrazione, orizzontale e verticale, di competenze e di funzioni di governo. Si tratta di qualcosa di cui non si trova traccia nel vostro programma elettorale - il che è tutto dire -, ed è qualcosa che va contro la lettera e lo spirito della legge Bassanini: una buona legge fatta da voi.
La confusione organica che si sta creando all'interno della pubblica amministrazione è il riflesso di una confusione culturale: la confusione delle competenze e delle funzioni ministeriali con la politica o con le politiche. Tale confusione è contro i principi ordinatori dello Stato e della pubblica amministrazione. Un esempio: il dipartimento per la funzione pubblica diventa il dipartimento delle riforme e dell'innovazione nella pubblica amministrazione. Le funzioni sono permanenti; le riforme sono importanti, ma non sono permanenti! Confondere la politica delle riforme con la funzione di un ministero è un errore culturale e, quindi, funzionale inaccettabile.
Un altro esempio: il Ministero delle attività produttive diventa, finalisticamente, il Ministero dello sviluppo economico. Questa è una logica istituzionale che trova riscontro solo in Sudamerica. Poi vi sono tanti altri errori rispetto ad altre categorie. Il più grave tra questi è il nome che viene dato al vecchio Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca: quest'ultimo diventa il Ministero della pubblica istruzione. È un errore doppio! La formula definitoria adottata è, infatti, tanto antilogica, quanto antistorica. Antilogica, perché il nuovo ministero dovrebbe occuparsi solo dell'istruzione pubblica, e non anche dell'istruzione che pubblica non è: quest'ultima non esiste? Antistorica, perché si afferma un'ideologia che è basata sull'idea del monopolio statale in materia di istruzione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). È l'opposto del principio di sussidiarietà!
Comunque, avete dimenticato un ministero. Tra i vostri nuovi ministri ve ne è uno che ha dichiarato di ascoltare ed amare i discorsi del comandante Fidel Castro Ruz. Nel discorso pronunciato in occasione del quarantesimo anniversario del trionfo della Rivoluzione, Castro parla di un nuovo ministero, quello che voi avete dimenticato: il Ministero dell'intelligenza (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Il vostro provvedimento ha poco a che vedere con il governo, molto con il malgoverno. Alla base non c'è l'idea di un Governo al servizio del paese, ma l'idea dei vostri partiti politici che si servono del Governo.Pag. 22
È un provvedimento del quale voi stessi non vi vantate, ma vi vergognate. È un provvedimento che non si limita a creare quattro nuovi ministeri, anzi cinque (vi è, infatti, anche il «cripto ministero» delle finanze, sulla cui nuova attività, oggi, nel corso dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata avremo occasione di intrattenerci). È un provvedimento che, per sistemare i nuovi ministeri, tocca le competenze non solo di questi ultimi e non solo della Presidenza del Consiglio, ma di quasi tutti gli altri ministeri. È un provvedimento che, per posizionare cinque ministri, modifica e spesso pone nell'incertezza la posizione, il profilo e il percorso professionale di quasi 20 mila impiegati e funzionari pubblici.
Come, poi, tutto ciò si possa realizzare a costo zero, sotto il vincolo formale della invarianza di bilancio, resta oggettivamente misterioso. L'esperienza indica costantemente il contrario: la concentrazione genera economie di scala e risparmi.
Per inciso, ho letto nel programma dell'Unione ed ho ascoltato anche in quest'aula il caso del Ministero dell'economia e delle finanze. Si dice che è cresciuta la struttura a supporto dell'attività politica del ministro. Mi permetto di notare che al servizio dell'attività politica del ministro c'erano solo quattro gatti! Un'altra cosa sono il gabinetto del ministero e l'ufficio legislativo dello stesso. Rispetto a questo comparto, che nulla ha a che vedere con il supporto e l'attività politica del ministro, si sono operate, unificando alcuni ministeri in base alla legge Bassanini, enormi economie e riduzioni di numeri. Ciò è accaduto all'interno di un ministero che aveva una dimensione straordinaria e che serviva il paese, e non il ministro! La moltiplicazione dei ministeri genera gli effetti opposti e, soprattutto, genera nuovi costi specifici.
In conclusione, quelle che esaminiamo oggi sono disposizioni cosiddette urgenti. È un'urgenza che scompare subito dopo, nella delega estesa a due anni. Per questo motivo, abbiamo un dubbio, anzi una certezza. Proprio per questo motivo vi poniamo una domanda: sono disposizioni urgenti per chi? Ci date una risposta?
Infine, il metodo: il voto di fiducia. Avete dichiarato che la vostra forza è proprio nella vostra debolezza; avete formulato il vostro slogan politico di governo, che è poi un ossimoro: la forza della debolezza. Che sia debole il vostro Governo, è un male per voi; che di riflesso si renda debole il Parlamento, è un male per il paese.
Il nostro è un sistema bicamerale perfetto; dunque, il vostro deficit di maggioranza al Senato si riflette e si replica, costantemente e automaticamente, sulla Camera: questo è un decreto-legge il cui iter al Senato ha visto il voto - non indipendente, ma militante e, comunque, funambolico - di un paio di senatori a vita. Per tale ragione, quindi, chiedete la fiducia anche in questo ramo del Parlamento. Ed è altresì per tale ragione che continuerete a chiedere la fiducia.
Un'azione politica che sintetizza sistematicamente e necessariamente l'esecutivo con il legislativo e li costringe nella coppia fissa decreto-legge-fiducia riduce drammaticamente la funzione della rappresentanza popolare e democratica del Parlamento; è per questo che noi votiamo non solo contro il merito del vostro decreto, ma anche contro il metodo del vostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, ritengo sia giunto il momento di fare un minimo di chiarezza rispetto agli argomenti in discussione ed alle disposizioni che ci accingiamo a votare; stiamo discutendo e stiamo per votare su un provvedimento presentato dal Governo per organizzare il proprio lavoro e garantire l'attuazione del proprio programma. È questa, forse, una situazione fuori dalle regole? È, forse, un esempio senza precedenti? Sicuramente no: si tratta semplicemente di una scelta politica del GovernoPag. 23Prodi; un'assunzione di responsabilità politica verso gli elettori.
Volendo utilizzare una metafora calcistica tanto di moda in questi giorni, il Governo presenta la sua formazione, presenta la sua squadra; in un paese di 50 milioni di commissari tecnici, non stupisce che ve ne sia qualcuno anche in quest'aula e che si sollevino critiche, anche le più aspre. Se, dei giornali, rileggiamo le edizioni precedenti la fase finale del campionato del mondo, ci accorgiamo che i giudizi su Lippi e sulla sua squadra erano spesso brutali; ma quanto conta è che la sua scelta è stata quella giusta: alla fine, ha vinto. Analogamente accade oggi in questo caso: saranno i prossimi anni ed il giudizio degli italiani a decretare il successo o meno delle scelte del Governo sulle quali, oggi, siamo chiamati a votare. Oggi, in questo ambito, quanto conta è la determinazione politica e la trasparenza politica nel presentare una scelta coerente...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, per rispetto di chi sta intervenendo, di osservare maggiore silenzio. Prego, onorevole Bressa.

GIANCLAUDIO BRESSA. Occorre rimarcare la determinazione politica mostrata nel presentare una scelta coerente e trasparente con gli impegni che ci siamo assunti con gli elettori in campagna elettorale. I segnali sono chiari: sviluppo economico, internazionalizzazione del commercio, famiglia, giovani, ricerche, politiche sociali, infrastrutture e trasporti. Con riguardo a tale ultimo settore, si tratta di evitare la tragedia dell'insufficienza del Governo Berlusconi che, con il super Ministero delle infrastrutture, ha «cantierato» l'8 per cento delle opere che erano state messe a bilancio.
Abbiamo dunque riorganizzato il Governo sulla base di un profilo che faccia comprendere a tutti che, dietro ad ognuno di questi criteri politici, vi è una responsabilità politica chiara, individuabile in maniera trasparente.
Sul piano costituzionale, potevamo operare tutto ciò? Certamente. La dottrina prevalente più autorevole - Crisafulli, Balladore Pallieri, Paladin - sostiene che tutti gli organi costituzionali, Governo compreso, dispongono di un'autonomia organizzativa, ovvero di un potere di autoorganizzazione; tale potere, dunque, è stato democraticamente e legittimamente esercitato: lo si è fatto con lo strumento del decreto-legge, perché è chiara la necessità e l'urgenza di poter cominciare a lavorare da subito.
Ma veniamo alle critiche che sono state mosse sulla «fiducia». Ebbene, voi l'avete utilizzata 29 volte e ci accusate di averla utilizzata tre volte in una sola settimana.
La fiducia, normalmente, viene utilizzata non perché lo si voglia fare, ma come reazione all'ostruzionismo che l'opposizione mette in atto.
Ricordo, onorevole La Russa, che voi avete fatto ostruzionismo perfino su un decreto che portava, come prima firma, quella del Presidente Berlusconi. Allora, chi è che sta imbrogliando le carte, noi che vogliamo portare a termine i contenuti normativi di un decreto o voi che vi opponete e avete fatto ostruzionismo anche su un decreto che alla fine avete votato assieme a noi (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo) ? Dov'è e da che parte sta l'imbroglio? Credo che i cittadini sappiano distinguere con chiarezza dove sta! Anche in questo caso, abbiamo dovuto porre la questione di fiducia non perché lo volessimo fare, ma perché nella discussione sulle linee generali vi siete iscritti a parlare in 176 su 177 deputati dell'opposizione.

ITALO BOCCHINO. È un nostro diritto!

GIANCLAUDIO BRESSA. Avete risparmiato solo l'onorevole Berlusconi, che era l'unico non iscritto. Avete presentato 128 ordini del giorno: volete impedire al Governo di potersi organizzare come la Costituzione gli consente di fare. Noi non abbiamo attuato, nel 2001, l'ostruzionismo su un provvedimento analogo; vi abbiamo criticato - e duramente - ma abbiamo riconosciuto che era legittimo, da partePag. 24vostra, fare le scelte politiche organizzative che ritenevate opportune.
Veniamo invece alla critica più paradossale che avete messo in campo in questi giorni: i costi della politica. Il Governo Prodi ha 102 componenti tra ministri, viceministri e sottosegretari. Il Berlusconi-ter ne aveva 97: un maggiore costo di 5 sottosegretari, qualche centinaia di migliaia di euro in più. Vediamo allora quali sono i costi veri della politica. L'onorevole La Russa ha dimenticato che questo decreto reca una riduzione del personale dei viceministri, che voi avevate triplicato rispetto alle dotazioni dei sottosegretari, e questo è un risparmio (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
In questo provvedimento si cancella una norma veramente orribile che voi, il 10 febbraio del 2006, avevate inserito in un vostro provvedimento e che consentiva agli ex deputati e agli ex senatori di diventare direttori delle ASL: forse pensavate già di perdere e avevate pensato di riciclarvi in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo)? Noi cancelliamo questo provvedimento! Vogliamo fare i conti su quanto è costata davvero agli italiani la politica del Governo Berlusconi? Comincio dalle piccole - per modo di dire - cose: le consulenze.
La pubblica amministrazione ha speso, nel 2005, per consulenze 1,2 miliardi di euro, circa 2 mila e 400 miliardi di lire. Ogni anno i vari ministeri hanno speso 400 milioni per consulenze, circa 800 miliardi di lire. Il dipartimento per le politiche di coesione del Ministero dell'economia e delle finanze, dal 2003 al 2005, ha avuto ben 159 consulenti. Nel 2004, il Ministero per l'economia e finanze ha speso per consulenze 42 milioni di euro, 80 miliardi di lire. E avete il coraggio di fare le pulci sul maggior costo di 5 sottosegretari in più, quando voi siete responsabili di questo? Non fate ridere!
Veniamo poi alle questioni dei grandi numeri. Passiamo a quello che sono costati agli italiani cinque anni di Governo Berlusconi: esso ha fatto aumentare, dal 2001 al 2005, il debito di 400 miliardi di euro; negli stessi anni, l'indebitamento annuale delle pubbliche amministrazioni è aumentato di più di 34 miliardi di euro, 67 mila miliardi di lire. L'avanzo primario, ossia la differenza tra le entrate e le spese, al netto della spesa per interessi (cioè quello che eravamo in grado di risparmiare ogni anno), è passato da 66 miliardi a 7 miliardi: lo avete azzerato! Avete perfino rifiutato l'election day, cioè di celebrare le elezioni politiche e le elezioni amministrative nello stesso giorno, e questo è costato oltre 200 milioni di euro!
Esiste una relazione del Presidente Berlusconi secondo la quale, dal conto finanziario della Presidenza del Consiglio, si desume che dopo la costituzione del Berlusconi-bis la spesa per il personale di staff del Presidente, del Vicepresidente, dei ministri senza portafoglio e dei sottosegretari alla Presidenza del Consiglio registra una crescita del 12 per cento a causa dell'introduzione di nuove figure istituzionali. Dov'è la trasparenza? Un 12 per cento di spese in più, senza dire nemmeno dove li avete impiegati questi soldi!
Questa è la realtà di quello che avete fatto voi, a fronte di un decreto che dice chiaramente quali sono le responsabilità politiche che noi ci vogliamo assumere.
Questi che ho detto sono stati i veri costi che gli italiani hanno dovuto pagare, altro che gli stipendi di 5 sottosegretari! Ma, in generale, il tenore dei vostri interventi mi ha fatto venire alla mente una amarissima riflessione di Thomas Mann: «Poveri mortali che siamo, il mondo giudica il nostro agire non dai nostri moventi, bensì dal successo». Che ci rimane dunque da fare? Bisogna avere successo. Ed è esattamente quello che il Governo Prodi, con questa sua squadra, si candida a fare. Avere successo, non solo per sé, ma per tutti gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, dei Verdi, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi.Pag. 25
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, svolgerò una brevissima dichiarazione per esprimere il voto contrario dei deputati repubblicani sulla fiducia richiesta dal Governo.
Onorevole Bressa, nel 1999, cioè a metà della legislatura iniziata con il Governo Prodi, la maggioranza di allora, che è la maggioranza di oggi, presentò un ampio disegno di legge delega per il riordino dei ministeri; la cosiddetta legge Bassanini, a seguito della quale i Governi accorparono, o non accorparono, alcuni ministeri.
Le considerazioni svolte ora sulla funzionalità della pubblica amministrazione avrebbero un senso se noi ci trovassimo di fronte a un disegno organico di riorganizzazione della pubblica amministrazione: come lei ha detto giustamente, ciascun Governo si organizza come crede in rapporto al programma che ha. Qui, però, ci troviamo di fronte ad una riorganizzazione della pubblica amministrazione che è conseguente a delle nomine politiche, non a delle nomine politiche che sono conseguenti ad una riorganizzazione della pubblica amministrazione. Se voi aveste detto: noi dobbiamo creare una nuova branca dell'amministrazione, e dunque la creazione di un nuovo ministero fosse giunta al termine di un processo di riflessione di qualche genere, essa potrebbe essere giustificata. Voi, invece, avete prima formato il Governo e poi, dopo averlo formato inserendovi molti ministri senza portafoglio, avete concesso dei portafogli.
Allora, capisco tutto, capisco anche una certa simpatia per lo sforzo che Prodi ha dovuto fare, ma questo non è un modo di governare il paese. Avrete dei problemi seri con questa riorganizzazione. È importante, per esempio, un Ministero per il commercio estero? Probabilmente sì, ma ha senso accorpare il Ministero per il commercio estero con il Ministero delle politiche europee, che è così importante?
In secondo luogo, signor Presidente, che senso ha la creazione di un viceministro delle finanze? O si crea un Ministero delle finanze, oppure si mantiene la situazione per cui il ministro dell'economia ha la responsabilità delle finanze. È possibile che il viceministro delle finanze parli alla festa della Guardia di finanza in presenza del ministro, e quest'ultimo rimanga silente? È un modo per far funzionare la pubblica amministrazione? A distanza di due mesi dalla formazione del Governo, moltissime branche della pubblica amministrazione sono ferme, per la difficoltà di capire che cosa questo decreto abbia deliberato. Così voi avrete difficoltà a governare, ed è per questo che non possiamo votarvi la fiducia.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché la votazione avrà inizio alle 12,10, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora con la chiama.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 12,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1287)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Prima di procedere alla chiama, avverto che la Presidenza ha autorizzato a votare per primi alcuni deputati che ne hanno fatta espressa e motivata richiesta con congruo anticipo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

Pag. 26

La chiama avrà inizio dall'onorevole Delfino.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 12,20)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 12,25)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione n. 1287, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti 585
Maggioranza 293
Hanno risposto 334
Hanno risposto no 251

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Allam Khaled Fouad
Amato Giuliano
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Belisario Felice
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benvenuto Romolo
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bezzi Giacomo
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Boselli Enrico
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Cannavò Salvatore
Capezzone Daniele
Capodicasa Angelo
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardano Anna Maria
Carra Enzo
Carta Giorgio
Caruso Francesco SaverioPag. 27
Cassola Arnold
Castagnetti Pierluigi
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cialente Massimo
Cioffi Sandra
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cordoni Elena Emma
Cosentino Lionello
Costantini Carlo
Crapolicchio Silvio
Crema Giovanni
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Castro Paolo
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Piccoli Cesare
De Simone Titti
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Diliberto Oliviero
Dioguardi Daniela
Di Pietro Antonio
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fabris Mauro
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fassino Piero
Fedi Marco
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Francescato Grazia
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Fundarò Massimo Saverio Ennio
Galante Severino
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentili Sergio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil D. Alì Raschid
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta LindaPag. 28
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leoni Carlo
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Licandro Orazio Antonio
Li Causi Vito
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Melandri Giovanna
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merlo Ricardo Antonio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Minniti Marco
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco Addolorato Giacinto
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Pecoraro Scanio Alfonso
Pedica Stefano
Pedrini Egidio Enrico
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro Rocco
Pinotti Roberta
Piro Francesco
Pisacane Michele
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Pollastrini Barbara
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prodi Romano
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Rampi Elisabetta
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Ricci MarioPag. 29
Rigoni Andrea
Rocchi Augusto
Rossi Nicola
Rossi Gasparrini Federica
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santagata Giulio
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Squeglia Pietro
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tanoni Italo
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Tranfaglia Nicola
Trepiccione Giuseppe
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Verini Antonio
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Violante Luciano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo

Hanno risposto no:

Adolfo Vittorio
Adornato Ferdinando
Alemanno Giovanni
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bodega Lorenzo
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bono Nicola
Boscetto Gabriele
Bosi FrancescoPag. 30
Brancher Aldo
Bricolo Federico
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Bruno Donato
Brusco Francesco
Buonfiglio Antonio
Buontempo Teodoro
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Caparini Davide
Capitanio Santolini Luisa
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catone Giampiero
Ceccacci Fiorella
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesaro Luigi
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Ciocchetti Luciano
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Conti Giulio
Conti Riccardo
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crosetto Guido
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
De Corato Riccardo
De Laurentiis Rodolfo
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
De Luca Francesco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Centa Manuela
Dionisi Armando
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Fabbri Luigi
Fallica Giuseppe
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Fedele Luigi
Ferrigno Salvatore
Filippi Alberto
Filipponio Tatarella Angela
Fini Gianfranco
Fini Giuseppe
Fitto Raffaele
Floresta Ilario
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Formisano Anna Teresa
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fratta Pasini Pieralfonso
Fugatti Maurizio
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Garnero Santanchè Daniela
Gasparri Maurizio
Germanà Basilio
Germontani Maria Ida
Giacomoni Sestino
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giovanardi Carlo
Giro Francesco Maria
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Greco Salvatore
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannarilli Antonello
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi MarioPag. 31
La Russa Ignazio
Laurini Giancarlo
Lazzari Luigi
Lenna Vanni
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lucchese Francesco Paolo
Lupi Maurizio Enzo
Lussana Carolina
Mancuso Gianni
Marcazzan Pietro
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Maroni Roberto
Marras Giovanni
Martinelli Marco
Martinello Leonardo
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Mazzaracchio Salvatore
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Erminia
Mele Cosimo
Meloni Giorgia
Mereu Antonio
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Minardo Riccardo
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Filippo
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Montani Enrico
Mormino Nino
Moroni Chiara
Nan Enrico
Napoli Angela
Nardi Massimo
Nespoli Vincenzo
Nucara Francesco
Oliva Vincenzo
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paroli Adriano
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pedrizzi Riccardo
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario
Peretti Ettore
Perina Flavia
Pescante Mario
Pezzella Antonio
Picchi Guglielmo
Pini Gianluca
Pizzolante Sergio
Ponzo Egidio Luigi
Porcu Carmelo
Pottino Marco
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reina Giuseppe Maria
Ricevuto Giovanni
Romagnoli Massimo
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Ronconi Maurizio
Rositani Guglielmo
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Salerno Roberto
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Simeoni Giorgio
Stagno d'Alcontres Francesco
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Tabacci Bruno
Taglialatela Marcello
Tassone Mario
Testoni Piero
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Tucci Michele
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Urso Adolfo
Verdini DenisPag. 32
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vietti Michele Giuseppe
Vito Alfredo
Vito Elio
Volontè Luca
Zacchera Marco
Zanetta Valter
Zinzi Domenico
Zorzato Marino

Sono in missione:

Albonetti Gabriele
Damiano Cesare
Galati Giuseppe
Parisi Arturo Mario Luigi
Rutelli Francesco
Scajola Claudio

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 14,15.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 14,18.

PRESIDENTE. Avverto che, essendo stata convocata la Conferenza dei Presidenti di gruppo per definire l'ulteriore seguito dell'esame del decreto-legge in materia di riordino dei ministeri, la seduta riprenderà alle 15, per il question time e, successivamente, per il prosieguo dell'esame del decreto-legge n. 181 del 2006.

La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro dell'istruzione, il ministro delle infrastrutture, il ministro della giustizia e il ministro della solidarietà sociale.

(Circolazione, tramite Internet, degli argomenti che hanno formato oggetto delle prove di maturità del liceo classico - n. 3-00106)

PRESIDENTE. L'onorevole Li Causi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00106 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

VITO LI CAUSI. Signor Presidente, signor ministro, ho presentato questa interrogazione perché, secondo quanto appreso dalla stampa, nella mattinata del 21 giugno 2006 nei forum degli studenti circolavano liberamente, tramite Internet, gli argomenti che hanno formato oggetto delle prove di maturità del liceo classico.
In particolare, la traduzione di una versione di Plutarco è comparsa sul web intorno alle ore 10 del 21 giugno 2006, mentre alle ore 8.10 un messaggio apparso nei forum dei giovani già indicava il titolo della predetta versione, ovverosia «L'uomo è padrone della parte migliore di se stesso».
A causa di tali fatti di particolare gravità, sebbene non si possa obbiettivamente risalire a quanti studenti siano riusciti a raggirare i controlli della commissione, chiediamo di sapere quali provvedimenti intenda assumere il Governo a fronte degli accadimenti descritti nella presente interrogazione e come valuti il Governo le ipotesi di abolire in via preventiva l'esame di maturità degli studenti.

PRESIDENTE. Il ministro dell'istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro dell'istruzione. Signor Presidente, com'è a tutti noto, l'orario di inizio delle prove scritte dell'esame di Stato è fissato per tutte le scuole del territorio nazionale alle ore 8 del mattino, quando cioè le commissioni giudicatrici, ricevute dal rappresentante delle Forze dell'ordine le buste contenenti le tracce, provvedono alla relativa apertura e alla dettatura del testo agli studenti.Pag. 33
Ne consegue che la segnalazione del titolo del brano di greco, tratto da Plutarco, diffuso in alcuni siti Internet, essendo avvenuta dopo tale orario, non ha inciso sul corretto svolgimento della prova, in quanto i candidati si trovavano già all'interno delle aule, sede di svolgimento delle prove, e non potevano comunicare in alcun modo con l'esterno. In tal senso, sono state assunte tutte le opportune misure e le doverose cautele.
Per quanto riguarda le misure adottate per assicurare ogni forma di riserbo sul contenuto delle prove, il Ministero è stato coadiuvato dalla polizia delle comunicazioni, che ha effettuato una scrupolosa vigilanza sul rispetto delle norme che vietano, durante lo svolgimento delle prove d'esame, l'utilizzazione delle apparecchiature elettroniche esistenti nelle scuole, ed è alla polizia delle comunicazioni, come a tutti i dipendenti del Ministero che hanno seguito l'esame di Stato, che va il nostro ringraziamento.
Al termine di tale vigilanza i rappresentanti della succitata polizia hanno dichiarato che sull'intero territorio nazionale non era stata registrata alcuna fuga di notizie riguardante i testi delle prove scritte assegnate agli esami di Stato.
Il rispetto delle norme vigenti in materia di tutela del riserbo sulle prove d'esame è stato inoltre verificato sul territorio nazionale dagli ispettori ministeriali incaricati della vigilanza sulle commissioni giudicatrici, i quali non hanno rilevato alcun tipo di violazione.
È appena il caso di aggiungere che, ai fini della traduzione del brano, nessun aiuto poteva trarsi nel caso specifico dalla conoscenza del solo titolo della versione, ancor meno di quella dell'opera Moralia, trattandosi di una raccolta di scritti di notevole ampiezza e di particolare complessità filologica e testuale, comunque tale da rendere molto difficile l'individuazione precisa del passo proposto.
Quanto all'ipotesi dell'abolizione dell'esame di Stato, prospettata dagli interroganti, vorrei far presente che, a prescindere da ogni considerazione di merito l'esame di Stato conclusivo del corso di studi secondari superiori, a seguito della quale viene rilasciato un diploma avente valore legale, è previsto dalla nostra Carta costituzionale.
È allo studio del Ministero una modifica degli esami di maturità, che vuole segnare a breve termine un'inversione di tendenza garantendo ai docenti, e soprattutto agli studenti, di poter sostenere prove d'esame ed un esame finale che dia garanzia di qualità e di efficacia al titolo di studio che viene loro concesso.
Credo che per questo motivo dovremmo rimettere in discussione la composizione delle commissioni di esame e perfino la figura del presidente, che oggi presiede come un notaio...

PRESIDENTE. Signor ministro...

GIUSEPPE FIORONI, Ministro dell'istruzione.. .. un numero non tollerabile di commissioni. Dovremmo altresì garantire che gli studenti saldino i loro debiti formativi con certezza prima che essi sostengano l'esame finale.
Dovremmo prendere in considerazione, inoltre, quando, dove e chi ha diritto ad anticipare la conclusione dei cinque anni di studio...

PRESIDENTE. Si avvii a concludere!

GIUSEPPE FIORONI, Ministro dell'istruzione.. .. nonché avviare un serio processo di continuità di rapporto educativo e formativo...

PRESIDENTE. Deve concludere, signor ministro, grazie!

GIUSEPPE FIORONI, Ministro dell'istruzione. La ringrazio, signor Presidente. Come stavo dicendo, occorre avviare un serio processo di continuità di rapporto educativo e formativo tra la scuola media superiore e l'università, favorendo sia nell'accesso all'università, sia nell'orientamento degli studenti degli istituti medi alle università stesse la reciprocaPag. 34presenza di docenti delle scuole medie superiori da un lato e di professori universitari dall'altro.

PRESIDENTE. L'onorevole Li Causi ha facoltà di replicare, per due minuti.

VITO LI CAUSI. La ringrazio, signor ministro: mi ritengo soddisfatto della sua risposta e ribadisco come sia indispensabile, a mio avviso, che il Governo intervenga in tale materia. Reputo necessario, infatti, regolare comunque in maniera diversa lo svolgimento dell'esame di maturità.

(Iniziative volte ad incrementare il numero delle immissioni in ruolo dei docenti - n. 3-00107)

PRESIDENTE. L'onorevole Rusconi ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Martella n. 3-00107 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.

ANTONIO RUSCONI. Signor ministro, la ringrazio a nome dei firmatari dell'interrogazione, perché ha dimostrato, in questi pochi giorni, una politica dei fatti (grazie a 23 mila e 500 assunzioni in ruolo) rispetto alla precedente politica delle promesse.
Assistiamo ancora, tuttavia, al dramma umano di decine di migliaia di insegnanti precari, che vengono pagati solo dieci mesi su dodici. Vi sono, inoltre, i problemi della credibilità della scuola e della continuità didattica. Occorre evitare, infine, che continui quella che definiamo una guerra tra poveri, vale a dire tra precari «storici» e soggetti abilitati attraverso le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (SSIS).
Rispetto a tale problema, ci riteniamo soddisfatti per il suo intervento svolto in sede di audizione presso la VII Commissione, poiché lei ha affermato che il precariato costituisce un'emergenza per la stessa qualità del sistema educativo. Non si può pretendere, infatti, di coinvolgere tutti gli insegnanti nella ricerca e nella didattica e di puntare, come principale risorsa della scuola, sulle loro capacità e sul loro impegno professionale, lasciandone tuttavia una parte consistente in condizioni di instabilità e di incertezza.
Quindi, siamo lieti...

PRESIDENTE. Onorevole Rusconi...

ANTONIO RUSCONI. ... del suo impegno, tuttavia vorremmo chiederle quali siano le previsioni rispetto al piano triennale, non predisposto dal precedente Governo...

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole!

ANTONIO RUSCONI. ... relativo alle assunzioni nella scuola.

PRESIDENTE. Il ministro dell'istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro dell'istruzione. Signor Presidente, sulla questione dei precari della scuola e delle assunzioni a tempo indeterminato ho già riferito, come ha testè ricordato il collega Rusconi, in sede di Commissione cultura, nel corso dell'audizione sulle linee programmatiche del mio stesso ministero. In tale sede, infatti, ho precisato che il numero di insegnanti precari è considerevole e che il problema costituisce l'emergenza di primaria importanza del comparto della scuola (come peraltro, al di là di alcune notizie di stampa, è riportato all'interno del testo del Documento di programmazione economico-finanziaria approvato dal Governo).
Condivido pienamente la considerazione che il fenomeno ha subito una crescita esponenziale, soprattutto nella scorsa legislatura, a causa del blocco totale o parziale del turn over e della politica dei tagli indiscriminati agli organici. Si è trattato di una politica sbagliata sia nel merito, sia nella forma.Pag. 35
Credo che non sfugga a nessuno che abbiamo la necessità prioritaria di sistemare i precari «storici» del mondo della scuola, offrendo loro risposte concrete; tuttavia, esiste anche l'esigenza di mettere ordine nelle supplenze e negli organici, nonché di dare risposte ai bisogni reali della scuola, al fine di evitare che il sistema scolastico diventi una realtà persistentemente precarizzante. In tal caso, infatti, esso non riuscirà mai a dare certezze, e tutti noi siamo perfettamente consapevoli del fatto che la precarietà e l'incertezza sono cattive compagne di chi, come il docente, deve quotidianamente investire nel medio e nel lungo termine, nell'interesse dei nostri ragazzi, sulla loro formazione ed istruzione.
Per questo motivo, abbiamo già immesso in ruolo i citati 23 mila 500 precari.
Siamo in attesa di una risposta da parte del Ministero dell'economia delle finanze in ordine alle risorse economiche di cui il Ministero della pubblica istruzione - da oggi così denominato - potrà disporre per effettuare ulteriori 23 mila 500 assunzioni di unità. In tal modo, si potrebbero offrire ulteriori risposte a quei precari che hanno maggiori diritti per essere immessi, con certezza, all'interno degli organici delle nostre scuole.
Credo, tuttavia, che la soluzione definitiva del problema debba essere vista in un piano pluriennale che, da una parte garantisca tale certezza del diritto, da un'altra blocchi i meccanismi precarizzanti e da un'altra parte ancora evidenzi un turn over finalizzato agli obiettivi educativi e formativi del nostro sistema, dei percorsi cognitivi e di istruzione che vogliamo garantire ai nostri ragazzi nel rispetto della Carta costituzionale, e che sia anche in sintonia con i parametri europei, chiarendo da subito che nella sintonia dei parametri europei che vogliamo raggiungere - lo dico a tutta l'Assemblea - debba essere considerato quale valore aggiunto la peculiarità italiana rappresentata dallo sforzo di una scuola che vuole integrare i diversamente abili all'interno dei percorsi formativi, come terapia e possibilità di reinserimento, ed anche il diritto costituzionalmente sancito che i presìdi scolastici nei comuni montani o nei piccoli comuni non rappresentano uno spreco, ma il costo doveroso di un servizio che impedisca ai cittadini di essere «di serie A» e «di serie B».
Siamo anche consapevoli che il nostro è un ministero di spesa e, come tale, dovrà concorrere ai sacrifici per ripianare il baratro di deficit economico-finanziario che il precedente Governo ci ha lasciato. Abbiamo la consapevolezza che ciò non potrà essere fatto sulla pelle dei precari che già da anni stanno pagando tale situazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Sasso, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ALBA SASSO. Signor Presidente, siamo soddisfatti della risposta del ministro, ma restiamo preoccupati rispetto al problema del precariato della scuola. Nell'allegato al Documento di programmazione economico-finanziaria vi è una tabella che documenta come i precari nella scuola siano saliti al 33 per cento dell'intero corpo docente, e ciò in presenza di una diminuzione degli organici. È una situazione patologica, signor ministro, l'ha detto anche lei, che crea danno all'autonomia della scuola, che ha bisogno, per progettare il proprio lavoro, di stabilità del personale, di organico funzionale e di continuità didattica, e toglie serenità ai docenti. Inoltre, 127.400 docenti che cambiano scuola ogni anno sono uno svantaggio per la qualità dell'apprendimento e - se non temessi di essere retorica - direi anche per l'uguaglianza del diritto allo studio di studentesse e studenti.
Siamo consapevoli, signor ministro delle difficoltà dell'economia pubblica e nessuno pretende miracoli. Ma perché 23 mila e non 37 mila quest'anno, a coprire il turn over? Non è un aumento di spesa. Dico che si può accettare di raggiungere il traguardo per tappe successive, come lei ha detto, purché il percorso sia definito ed i tempi rigorosamente progettati. È questo che il mondo della scuola le chiede. AbolirePag. 36il precariato vuol dire, infatti, trasformare una massa di giovani senza speranze in un esercito di costruttori di futuro per tutti (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

(Iniziative volte all'inserimento dell'educazione ambientale nei programmi ministeriali della scuola dell'obbligo - n. 3-00108)

PRESIDENTE. L'onorevole Cassola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00108 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).

ARNOLD CASSOLA. Signor ministro, nella sua audizione in Commissione cultura, pochi giorni fa, lei ha annunziato la sua intenzione di voler sviluppare l'educazione sanitaria e l'educazione ambientale nei programmi scolastici. Le tematiche ambientali ormai sono diventate un aspetto centrale nella vita di tutti noi ed è, quindi, indispensabile sviluppare una sensibilità ed una coscienza ambientale fin dai primi anni della scuola. Da qualche anno, è vero, numerose scuole svolgono, su iniziativa individuale tuttavia, attività volte a sensibilizzare gli studenti sui problemi generali inerenti lo sviluppo sostenibile.
Vorrei chiederle, signor ministro, se non ritiene utile far rientrare organicamente all'interno dei programmi ministeriali della scuola dell'obbligo l'educazione ambientale, per far crescere nei giovani la formazione e l'educazione allo sviluppo sostenibile. La ringrazio.

PRESIDENTE. Il ministro dell'istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro dell'istruzione. Signor Presidente, da tempo l'amministrazione scolastica dedica una specifica attenzione all'educazione ambientale. Prova ne siano gli accordi ed i numerosi protocolli d'intesa stipulati nel tempo, e da me confermati, in primo luogo con il Ministero dell'ambiente e successivamente, con le associazioni ambientaliste, quali Legambiente e WWF Italia. Ciò al fine di diffondere l'educazione ambientale nella scuola, di far maturare nei giovani la consapevolezza sulla sostenibilità e di stimolare la pratica della cittadinanza attiva e solidale, nella prospettiva della loro partecipazione alla vita sociale ed all'attività lavorativa.
Questi protocolli prevedono sul tema anche iniziative di formazione, incontri e riflessioni sulla conoscenza e la tutela dell'ambiente aperti ai docenti, agli studenti e ai genitori. Attualmente, tra le attività educative e didattiche del primo ciclo di istruzione, è importante l'educazione ambientale, trasversale a tutte le discipline, nell'ambito dell'educazione alla convivenza civile. Questo è lo spazio, il campo e l'ambito all'interno del quale potremo meglio definire, anche di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, i temi da svolgere come educazione ambientale. Inoltre, l'educazione ambientale assume un particolare rilievo nelle scienze, tanto che viene evidenziata la complementarietà, sempre più stringente, tra l'ambiente e l'uomo, la cui sinergia è necessaria per assicurare la sopravvivenza di entrambi ma, soprattutto, il reciproco ed armonico sviluppo.
Come è noto all'onorevole interrogante, le istituzioni scolastiche nella loro autonomia già pongono in essere iniziative volte alla promozione della cultura ambientale. Il Governo intende ulteriormente valorizzare e rafforzare tale autonomia, in modo che le scuole possano operare più compiutamente, sia in rete sia in sinergia con gli enti locali e le associazioni presenti sul territorio.
Infine, confermo quanto ho già riferito nel corso delle audizioni sulle linee programmatiche del Ministero svolte in Commissione cultura della Camera e istruzione del Senato e, in particolare, ribadisco l'impegno a discutere con gli studenti e con le famiglie proposte anche innovative di sviluppo all'educazione ambientale. In modo particolare, credo si debba ripristinare un protocollo d'intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorioPag. 37e le regioni per la fruizione didattica di parchi e riserve, anche con particolare riguardo alla prevenzione primaria. Faccio riferimento, in modo particolare, all'educazione alimentare, agli stili di vita, ai cibi sani, che rappresentano uno degli elementi principali di contributo che la scuola può dare ai fenomeni di depressione, ai fenomeni borderline dell'adolescenza, ai disturbi, anche fondamentali, del comportamento alimentare.
Costituiremo anche un gruppo di lavoro e di approfondimento di queste tematiche nell'ambito dei 18 mesi che il Parlamento ha concesso per le correzioni dei decreti legislativi attuativi della legge n. 53 del 2003 al fine di poter cogliere, anche in quell'ambito, prospettive e possibilità per dare spazio adeguato all'educazione ambientale ed anche all'educazione sanitaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Cassola ha facoltà di replicare, per due minuti.

ARNOLD CASSOLA. Signor ministro, mi ritengo, e dico ciò anche a nome del collega Poletti, alquanto soddisfatto della risposta fornita alla mia interrogazione. Spero, però, che si possano accelerare i tempi affinché l'educazione ambientale sia inserita nei programmi scolastici della scuola dell'obbligo. Ciò deve avvenire, naturalmente, con il coinvolgimento anche degli studenti che frequentano le scuole italiane all'estero dove, incidentalmente, sono stato eletto.
In quest'ottica, come ha detto il ministro, riveste importanza fondamentale il coinvolgimento di tutti: insegnanti, dirigenti scolastici, famiglie e studenti. I problemi collegati alla cattiva gestione ambientale, ahimè, sono molteplici. Il risultato di questa incuria oggi lo si può osservare in varie parti del mondo attraverso il fenomeno del cambiamento climatico: uragani fuori stagione, forte desertificazione e così via. Conseguentemente, occorre ricorrere ai ripari contro questi fenomeni e investire sui nostri giovani perché sono loro la vera speranza per il futuro. Sensibilizzare oggi gli studenti rispetto ai problemi dello sviluppo sostenibile, della gestione delle risorse idriche, della tutela del territorio, del recupero e riutilizzo dei rifiuti, significa, in effetti, dare una chance maggiore alle generazioni di domani di vivere meglio con una qualità di vita superiore a quella nostra.

(Inserimento della costruzione del tunnel di base del Brennero tra le priorità assolute dell'Unione europea - n. 3-00111)

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-00111 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

SIEGFRIED BRUGGER. Signor ministro, la domanda che le pongo riguarda la realizzazione della galleria di base del Brennero che, nonostante la generale condivisione del progetto, lascia aperte delle questioni non ancora risolte che, per il notevole impatto ambientale dell'opera, sono di grande rilevanza per la popolazione interessata.
Chiedo, dunque, a lei, signor ministro, la sua valutazione in merito all'inserimento della costruzione del tunnel in oggetto tra le priorità assolute delle grandi opere dell'Unione europea. Le chiedo, inoltre, se lei può garantire la contestuale realizzazione anche delle tratte di accesso. Chiedo, infine, quali garanzie intenda fornire in merito alle modalità di finanziamento del progetto, anche eventualmente attraverso l'aumento dei pedaggi per il trasporto merci e l'effettivo coinvolgimento della società Autobrennero come finanziatore in cambio della proroga trentennale della concessione.

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.

ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, la realizzazione del tunnel di base del Brennero e delle tratte di accesso - lo ripeto: dellePag. 38tratte di accesso - costituisce una priorità assoluta per il Governo, e ciò anche perché vogliamo rispettare gli impegni assunti a livello internazionale e comunitario.
Ricordo che il CIPE, con delibera dello scorso 22 marzo, ha disposto la necessaria rivisitazione del programma, ma ha anche stabilito che tale rivisitazione preveda comunque prioritariamente la copertura, anche temporanea, degli impegni sanciti dall'Accordo internazionale del 30 aprile 2005 tra Italia ed Austria, riguardando il progetto cunicolo pilota della galleria del Brennero. Il ministero ha anche formalmente autorizzato Rete ferroviaria italiana a porre in essere tutti gli adempimenti finalizzati ad assumere gli impegni necessari per l'affidamento delle opere di realizzazione del cunicolo pilota non ulteriormente procrastinabili.
Per quanto riguarda i finanziamenti per la realizzazione dell'opera, come noto, la società Autostrada del Brennero sta provvedendo, già dal 1998, ad accantonare parte dei risultati di gestione in un fondo destinato al finanziamento dell'infrastruttura ferroviaria. Nuovi accantonamenti dovuti ad aumenti di tariffe non sono di per sé possibili, perché vi è il divieto, da parte della Comunità europea, di provvedere. Ciò in quanto la Comunità europea ha disposto la disapplicazione della previsione della normativa nazionale di proroga della concessione, in quanto contraria alle direttive europee in materia di pubblicità.
Ciò nonostante (anzi, meno male!) la nuova direttiva europea 2006/38 del giugno 2006 (di qualche giorno fa) ha disposto l'obbligatorietà, entro il 2010, di un'articolazione tariffaria in funzione del livello di emissioni inquinanti. Ciò darà la possibilità di incrementare le tariffe specificamente destinate al finanziamento incrociato dei progetti di interesse europeo in aree montagnose, e tra queste rientra la ferrovia del Brennero. Proprio l'utilizzo di tale opzione potrà essere oggetto di attenta valutazione in relazione alla politica generale delle infrastrutture e dei trasporti, e così intendiamo muoverci.
Infine, con riferimento alla richiesta di contestualità del finanziamento anche delle cosiddette opere complementari e di compensazione e della loro contestuale realizzazione, assicuriamo di aver dato disposizioni alle Ferrovie dello Stato, affinché di volta in volta le quote di finanziamento previste per l'opera siano riservate e destinate all'adempimento di tale obbligo, che abbiamo deciso di rispettare a livello nazionale e internazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare. Ricordo all'onorevole Brugger che ha due minuti di tempo a disposizione.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor ministro, la ringrazio per la sua risposta che, sostanzialmente, ci soddisfa. Essa, infatti, viene incontro alla richiesta di assoluta trasparenza, chiarezza e garanzia sulla realizzazione della galleria espressa dalla nostra popolazione.
Non dimentichiamolo: nel corridoio del Brennero, che costituisce l'asse di collegamento tra nord e sud maggiormente utilizzato dal trasporto transeuropeo a lunga percorrenza, attualmente circolano 7 mila automezzi pesanti nei giorni feriali, un numero destinato a crescere annualmente da tre a cinque punti percentuali. Il tunnel potrebbe, dunque, contribuire ad alleggerire notevolmente questo ulteriore carico. Perciò, è giusto che vi sia un'inversione di rotta, così come annunciato dal ministro, ed una politica di maggiore attenzione verso il trasporto ferroviario.
Signor ministro, ritengo molto importante quanto lei ha detto riguardo alla contestualità, ossia al fatto che le tratte di accesso verranno realizzate con la galleria. Ciò è di essenziale importanza e, ovviamente, è importante anche che il relativo finanziamento sia contestuale.
Parlando di finanziamento, non posso che ricordare l'opportunità del cofinanziamento offerto dalla società Autostrada del Brennero in cambio della proroga trentennale: vediamo come ciò sia possibile effettivamente, anche alla luce della normativa europea. È un'ipotesi che a mePag. 39piace molto, perché si tratta di un finanziamento lungimirante di entità considerevole e, soprattutto, molto sicuro.
Per quanto riguarda, invece, l'aumento del pedaggio, anche a tale riguardo devo riconoscere di essere molto soddisfatto di quanto da lei riferito, perché ritengo si collochi nella direzione segnata dal protocollo dei trasporti della cosiddetta Convenzione delle Alpi. Ritengo sia una via intelligente da seguire per un effettivo impegno per l'ambiente e la natura.
Confido, signor ministro, che il progetto della galleria sia seguito da lei e dal Governo con la massima attenzione e con la sensibilità dimostrata anche oggi.

(Iniziative volte all'assunzione degli ufficiali giudiziari e dei cancellieri dichiarati vincitori e idonei al concorso bandito nel 2002 - n. 3-00112)

PRESIDENTE. L'onorevole Buemi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00112 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), per un minuto.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, signor ministro, in queste ore si discute di un provvedimento di clemenza che non vuole essere soltanto tale, mirando anche ad assumere un carattere deflattivo nella situazione di crisi della nostra giustizia; evidentemente, speriamo che il provvedimento raggiunga il suo obiettivo al più presto. Però, siamo assolutamente consapevoli che la crisi della giustizia nel nostro paese non dipende soltanto da alcuni fattori; uno di quelli più importanti e di natura endemica è costituito dalla carenza di organico. Sappiamo della mancanza di magistrati ma con altrettanta chiarezza ribadiamo - ma lei, ministro, ne è sicuramente consapevole - come sia insufficiente tutto il personale necessario per il funzionamento della macchina amministrativa della giustizia.
Ebbene, un concorso espletato negli anni precedenti attende di essere concluso attraverso l'assunzione di quanti sono stati dichiarati vincitori e idonei; al riguardo, preciso che sono 450 i vincitori e circa 700 gli idonei. È quindi necessario dare completamento a questa procedura amministrativa...

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.

ENRICO BUEMI. Vorrei dunque chiederle, signor ministro, cosa si intenda fare in questo senso.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Intanto, le darò una buona notizia, onorevole Buemi.
Lei ha chiesto ragguagli circa un concorso pubblico a 443 posti di ufficiale giudiziario, con posizione economica C1, bandito in data 8 novembre 2002, all'epoca espletato. Posso riferirle che con il decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 2006, già registrato dalla Corte dei conti, e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 22 maggio 2006, l'amministrazione della giustizia è stata autorizzata per il corrente anno ad assumere, con decorrenza dal 1o novembre 2006, 99 unità di personale - un numero forse modesto ma, insomma, la novità pare discretamente importante - per una spesa annua lorda, a regime, di oltre 3 milioni 530 mila euro.
Questa amministrazione pertanto si accinge ad assumere tale personale, attingendo alla graduatoria degli idonei del predetto concorso a posti di ufficiale giudiziario, assegnandolo secondo le necessità, spero quelle cui lei ha fatto riferimento.
Desidero anche aggiungere che il dipartimento della funzione pubblica ha inoltre comunicato, con riferimento alle restanti unità risultate idonee nelle procedure di reclutamento, che con l'articolo 1 è stata prevista, per l'anno 2007, un'ulteriore procedura di autorizzazione all'assunzione a tempo indeterminato di personalePag. 40dell'amministrazione dello Stato per una spesa, a regime complessivo, di 120 milioni di euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Buemi ha facoltà di replicare, per due minuti.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare il signor ministro; apprezzo lo sforzo che lei, ministro, e l'amministrazione hanno compiuto nel dare attuazione a decisioni già assunte in precedenza. Nel contempo, richiamo però l'attenzione sulla circostanza che, approfondendo le questioni, emerge come la crisi del nostro sistema giudiziario derivi dall'accumulo di un arretrato che, se certamente non può essere superato soltanto con l'assunzione di nuovo personale, tuttavia trova una causa fondamentale nel ruolo giocato dalla carenza di organico. Infatti, i processi non si svolgono se mancano il personale di cancelleria e gli ufficiali giudiziari, perché le sentenze pronunziate non possono avere esecuzione se non vi sono tutti gli adempimenti relativi al completamento dell'iter amministrativo delle stesse.
Conseguentemente, le figure che noi abbiamo richiamato nella nostra interrogazione e che devono essere assunte, sono fondamentali nel dare giustizia ai cittadini del nostro paese e nel realizzare quel recupero indispensabile per dare nuova credibilità al nostro sistema giudiziario. Io mi sento soddisfatto della risposta, ma invito - e sono convinto di trovare la sua sensibilità e la sua disponibilità - ad andare ancora avanti, perché quel concorso consente di acquisire ulteriori potenzialità da inserire all'interno dell'amministrazione. In questo modo, è possibile che la giustizia non arrivi molto in ritardo, ma giunga nei tempi necessari.

(Dichiarazioni del ministro della giustizia sulle conseguenze dello scandalo del calcio - n. 3-00113)

PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Maroni n. 3-00113 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata, Sezione 6), di cui è cofirmatario.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, ministro, quanto è successo nel mondo del calcio con «calciopoli» è soltanto la punta di un iceberg di un sistema ormai degenerato, che ha portato il calcio molto lontano da quello che lo sport dovrebbe essere. Ecco che, dopo «calciopoli», invece di assistere ad una ferma presa di posizione da parte del Governo - magari anche con una proposta di riforma - assistiamo al solito buonismo e alle dichiarazioni più disparate dei singoli ministri e, tra queste, si segnalano quelle del ministro della giustizia a favore di un'amnistia, seppure poi parzialmente modificate con l'attenuante che lui avrebbe parlato da tifoso. Capiamo che il ministro Mastella, per così dire, ha anche una certa frequentazione con il mondo del calcio, peraltro con alcune delle persone coinvolte. Ricordo i suoi trascorsi con Moggi ai vertici del Napoli calcio; però, oggi, essendo lei ministro della giustizia, ci attendiamo una presa di posizione da parte del Governo.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, voglio risponderle con molta franchezza, innanzitutto dicendole che questa materia non è sottoposta ad una forma di ingerenza o di pressioni calcistiche. Lo dico a lei ma anche a chi, autorevolmente, prima magistrato a Milano, oggi non manifesta benevolenza rispetto a politici che si interessano di calcio o fanno pressioni. Io non ho mai fatto pressioni; ho espresso una semplice dichiarazione, senza con questo costruire indebitamente una linea di Governo, la quale non ci può essere da parte mia, poiché - semmai - essa esiste con riferimento alla politica sportiva e dello sport in genere, che è competenza del ministro Melandri. Per quanto mi riguardaPag. 41- lei ha ragione - io ho «conosciuto». Non sono come chi era nell'«orto degli ulivi» e faceva finta di non conoscere. Un conto è conoscere e un conto è condividere le responsabilità. L'avvocato Agnelli «conosceva», altri «conoscevano»: quindi in tanti conoscevamo tante persone, però nessuno è responsabile. Ho espresso la mia opinione - questo è vero - ma l'ha espressa anche il Presidente Berlusconi. Mi riferisco all'agenzia a cui ha detto che occorre che i campionati inizino allo stesso modo dello scorso anno. Come vede, ci sono posizioni differenziate all'interno degli schieramenti. Questo è molto interessante: però perché dovrebbe essere vietato a me di parlare e di esprimere la mia opinione? Le voglio dire di andare a leggersi quello che ho dichiarato: mai, mai e poi mai ho pronunciato la parola amnistia. Peraltro, debbo dirle con franchezza che chiunque s'intenda un po' di sport ricorda che l'amnistia vi è stata nel 1982, quando l'Italia vinse i campionati. Ma io non l'ho chiesta, in questo caso. Peraltro, uno come me, che è arrivato ai vertici del Ministero della giustizia, sa che l'amnistia è un fatto postumo, non può intervenire prima: non posso chiedere l'estinzione di un reato nel momento in cui ancora non c'è stata la pena per il medesimo reato che magari si determina solo con un giudizio emesso. Dunque, mai ho potuto dire una cosa di questo genere. Io ho detto e ribadisco che, dal mio punto di vista personale, non andrebbero penalizzati i tifosi e le città. Che poi ci sia il giudizio di merito e paghino i responsabili, questo mi pare evidente! Quindi, che a una responsabilità accertata consegua la responsabilità della decisione della magistratura dello sport, questo è evidente. Nessuno è recalcitrante, reticente o indulgente, al di là di ogni valutazione. Però - per l'amor di Dio - ognuno guardi alle proprie frequentazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di replicare.

ROBERTO COTA. Non sono affatto soddisfatto della risposta. Vedo che in questa occasione, come in altre, il Governo guarda al passato. Nel 1982 eravamo in piena Prima Repubblica e mi pare che si voglia ritornare a quegli schemi. Ad ogni modo, lei, ministro Mastella, al solito fa come Ponzio Pilato. Su questo punto, invece, occorrerebbe un'assunzione di responsabilità: del resto il suo Governo si è comportato in maniera vergognosa - me lo lasci dire - strumentalizzando una vittoria della nazionale per poter realizzare un facile consenso elettorale con la kermesse e con i ministri del sorriso.
Lei francamente è stato in questo frangente un po' accantonato e non ha avuto la ribalta della scena, ad ogni modo bisogna rispondere a quanto successo con una proposta di riforma.
Le segnalo, signor ministro, perché può anche esserle d'aiuto, una proposta di legge presentata dai parlamentari della Lega Nord per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta, che potrebbe essere prodromica finalmente ad una politica di riforma nell'ambito dell'ordinamento sportivo e del calcio. Le segnalo inoltre che ci sono società di calcio quotate in Borsa che hanno debiti verso il fisco per milioni di euro! La Roma ha un debito per oltre 20 milioni di euro! Questo mentre i nostri lavoratori pagano le tasse e i nostri imprenditori vengono massacrati dal vostro Governo, come sono stati massacrati con il provvedimento Bersani, alla faccia delle liberalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

(Requisiti per l'accesso all'albo delle comunità terapeutiche presso il Ministero della giustizia - n. 3-00114)

PRESIDENTE. L'onorevole Cancrini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00114 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).

LUIGI CANCRINI. Vorrei segnalare al ministro una discrepanza forte esistente, nell'ambito delle comunità terapeutiche che si occupano di tossicodipendenti, fra le comunità terapeutiche iscritte nell'alboPag. 42istituito presso il Ministero della giustizia e quelle che invece sono riconosciute dalle regioni e dal Servizio sanitario nazionale. Esistono infatti nell'albo del Ministero della giustizia una serie di comunità terapeutiche che non hanno soprattutto i requisiti di personale, ma anche di strutture, richiesti dal Servizio sanitario nazionale per assicurare il valore terapeutico delle prestazioni che in esse vengono erogate.
Allora chiedo al ministro se non sia opportuno decidere con un decreto che per accedere all'albo istituito presso il Ministero della giustizia, e in attesa che ci sia una riforma organica di tutto questo settore, è necessario avere i requisiti richiesti dal Servizio sanitario nazionale.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. L'onorevole Cancrini sostiene che la comunità terapeutica di San Patrignano di Ospedaletto di Coriano e la Comunità Incontro di Santa Marinella non avrebbero i requisiti necessari per l'iscrizione nell'albo delle comunità terapeutiche presso il Ministero della giustizia.
Al riguardo, ho rivolto prontamente una richiesta di informazione al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria...

CARLO CICCIOLI. Cosa c'entra l'amministrazione penitenziaria?

PRESIDENTE. Onorevole Ciccioli, non dovrebbe interrompere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Il dipartimento mi ha comunicato che le predette comunità risultano effettivamente iscritte all'albo di questo Ministero e riportate nel decreto ministeriale 7 giugno 2000, rispettivamente al numero 15 e al numero 86.
È vero però che conditio sine qua non per l'iscrizione all'albo in questione è l'accreditamento presso la competente ASL territoriale. Pertanto, posso rassicurare l'onorevole Cancrini che il dipartimento effettuerà, a seguito della mia richiesta, una necessaria verifica circa...

CARLO CICCIOLI. Sono accreditati! Questa è un'azione di killeraggio! È una vergogna!

PRESIDENTE. Onorevole Ciccioli, non dovrebbe interrompere il ministro!

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. A parte il fatto (Commenti del deputato Ciccioli)...

PRESIDENTE. Onorevole Ciccioli, per cortesia (Commenti del deputato Ciccioli)!
Onorevole Ciccioli, non si può interrompere! Ministro Mastella, prosegua.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Mi scusi, Presidente. Io sono stato al suo posto per tanti anni. La correttezza sul piano della dialettica tra Governo e Parlamento stabilisce un rapporto di parità tra Governo e Parlamento. In questo caso, lei non la consente.
Peraltro, il deputato che ha interrotto non c'entra nulla perché l'interrogante è l'onorevole Cancrini. Sul piano del regolamento, quindi, non può intervenire (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur)!

ELIO VITO. Non è lei che presiede, ministro Mastella!

PRESIDENTE. Ministro, per cortesia, le chiedo di tornare all'argomento in oggetto.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Peraltro avevo già detto in premessa che riferivo quanto mi era stato detto da parte del dipartimento, perché non sono io a censire eventualmente le modalità per essere accreditati.
Torno a lei, onorevole Cancrini, pregando la Presidenza, però, di avere atteggiamenti equanimi rispetto al Governo,Pag. 43come ce li ho io rispetto al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
Rassicuro l'onorevole Cancrini che il dipartimento effettuerà, a seguito della mia richiesta, una necessaria verifica circa il perdurante possesso dei requisiti da parte delle due comunità, in particolare per quanto concerne la sussistenza di una regolare convenzione con il Servizio sanitario nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Cancrini ha facoltà di replicare, per due minuti.

LUIGI CANCRINI. Sono soddisfatto della risposta nella misura in cui credo che sia opportuno effettuare questo accertamento.
Vorrei far rilevare al signor ministro che le cose sono andate nel seguente modo. Nel 1999, è stato definito un atto di intesa Stato-regioni in cui erano sanciti gli standard minimi di personale e di strutture necessari per essere in rapporto con il Servizio sanitario nazionale. Negli anni successivi, nulla è stato fatto per l'applicazione di queste norme e sono rimaste, in particolare, fuori da tali previsioni le comunità terapeutiche che avevano rapporto soltanto con il Ministero di grazia e giustizia: tra esse, quella di San Patrignano e la Comunità Incontro di don Gelmini. Ciò significa che in queste comunità non c'è un sicuro rispetto degli standard di personale e di strutture che sono necessari per assicurare (Commenti)...

CARLO CICCIOLI. È una cosa falsa! Non puoi dire questo!

PRESIDENTE. Onorevoli, questo non è possibile! Vi sto richiamando all'ordine!
Prego, onorevole Cancrini.

LUIGI CANCRINI. ...ai tossicodipendenti detenuti, che espiano la loro pena presso queste strutture, i diritti che anch'essi dovrebbero avere. Mi rendo conto che la cosa innervosisca chi, nella Casa delle libertà, ha ricevuto, in questi anni, un appoggio importante da San Patrignano e da don Gelmini, appoggio ricambiato in mille modi...

CARLO CICCIOLI. È una vergogna!

FABIO RAMPELLI. È vergognoso!

TOMMASO FOTI. Non è vero!

PRESIDENTE. Vi ho già richiamati all'ordine una volta!

LUIGI CANCRINI. Tuttavia, io credo che sia importante per noi tutti essere certi della qualità delle prestazioni che sono erogate. Ricordo a me stesso e a tutti i colleghi che era stato deciso il passaggio al Servizio sanitario nazionale di tutte le strutture sanitarie in rapporto con il Ministero di grazia e giustizia.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cancrini...

CARLO CICCIOLI. Cosa già accaduta nella rossa Emilia-Romagna!

PRESIDENTE. Onorevoli Ciccioli, non mi costringa...!

(Iniziative volte ad una concertazione con i rappresentanti della categoria forense in relazione all'abolizione dei minimi tariffari - n. 3-00115)

PRESIDENTE. L'onorevole Francesco De Luca ha facoltà di illustrare l'interrogazione Catone n. 3-00115 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario, per un minuto.

FRANCESCO DE LUCA. Signor Presidente, illustre ministro, sostituisco l'onorevole Giampiero Catone. Premesso che il cosiddetto decreto Bersani muta radicalmente il ruolo della professione forense ed il rapporto con gli utenti, i presidenti degli ordini forensi hanno dato tutti piena adesione ai deliberati degli organismi nazionaliPag. 44ed, in particolare, alla preannunciata astensione dalle udienze civili, penali ed amministrative dal 10 al 21 luglio 2006. Questa protesta è, sì, a difesa del ruolo dell'avvocatura ma, soprattutto, è a difesa del ruolo e della funzione sociale dell'avvocato, che non può essere assoggettato soltanto a logiche mercantili, dovendo prestare assistenza a chi chiede la tutela di diritti spesso fondamentali. La liberalizzazione della concorrenza e la caduta di riferimenti certi sul piano deontologico...

PRESIDENTE. Onorevole De Luca, deve concludere.

FRANCESCO DE LUCA. ...lungi dal determinare vantaggi per gli utenti, causeranno un degrado dell'assistenza legale.
Le domando se non ritenga di attivare una rapida concertazione, ascoltando così le proteste...

PRESIDENTE. Onorevole De Luca, il tempo a sua disposizione è ampiamente scaduto.

FRANCESCO DE LUCA. ... della categoria, volte ad avere un più moderno servizio di giustizia, che tenga conto delle esigenze degli utenti senza tuttavia svilire la professionalità.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, dirò subito, in via preliminare, che condivido l'esigenza di innovare la disciplina degli ordini professionali secondo le prospettive indicate, anche di recente, dal Parlamento europeo. Ciò non per una formalistica obbedienza ai dettami dell'Unione - mi riferisco non alla mia coalizione ma all'Unione europea - ma per accrescere e qualificare il contributo che all'utenza può dare l'esercizio delle professioni intellettuali, nell'interesse dei cittadini ed a vantaggio degli stessi ordini professionali, chiamati oggi più che mai - ritengo - ad una attività di fondamentale importanza.
Sono altrettanto convinto della necessità di difendere la valenza istituzionale degli ordini e la qualità delle prestazioni intellettuali - ribadisco, non c'è nessuna voglia di eliminare gli ordini professionali - però sulla linea già espressa dal nostro paese anche in occasione delle recenti controversie in sede comunitaria. Nel rivendicare al mio dicastero, come ho già detto rispondendo ad un precedente question time, la competenza in ordine alla disciplina quadro delle libere professioni, ritengo di acquisire in questa più ampia prospettiva le indicazioni delle categorie interessate attraverso un'audizione di loro rappresentanti; cosa che hanno già fatto, per me e assieme a me, i sottosegretari Scotti e Li Gotti, sentendo le rappresentanze di numerosi ordini professionali (primo fra tutti quello forense) e, per la verità, accogliendo anche interessanti indicazioni prospettiche su come uscire dalla stretta nella quale ci si trova.
A questa disponibilità già dimostrata dovrebbe, tuttavia, corrispondere analoga disponibilità delle categorie degli ordini rappresentativi: molti l'hanno fatto, altri no. Ritengo che l'asprezza di certe reazioni non favorisca certo un obiettivo scambio di valutazioni. Se posso anche in questo caso utilizzare l'occasione, chiederei agli avvocati di sospendere lo sciopero, di incontrarsi con il ministro, di discutere, attraverso il ministro stesso, con il Governo, per poi arrivare a decisioni che, spero, trovino congrua espressione all'interno di quest'aula parlamentare. Questa è la mia opinione ed è anche il mio sincero auspicio.

PRESIDENTE. L'onorevole De Luca ha facoltà di replicare.

FRANCESCO DE LUCA. Signor ministro, mi ritengo soddisfatto e, conoscendo la sua profonda sensibilità culturale, sono certo che saprà manifestare la dovuta attenzione ad un'importante riforma (Commenti), che va sicuramente realizzata,Pag. 45senza tuttavia mortificare l'elevata etica del ceto forense, ingiustamente vilipeso in questi giorni su alcuni organi di informazione.

(Presunte anomalie nell'inchiesta sul rapimento di Abu Omar - n. 3-00116)

PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00116 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.

MANLIO CONTENTO. Signor ministro, la nostra interrogazione esprime una perplessità profonda, perché il rapimento in questione risulta avvenuto, come lei saprà, nel febbraio del 2003. A distanza di tre anni, vengono adottati provvedimenti restrittivi della libertà personale nei confronti di funzionari del nostro Servizio segreto militare. È inutile aggiungere che, nei giorni successivi fino ad oggi, continuano le rivelazioni sulla stampa relative ad atti istruttori che dovrebbero essere coperti da segreto e che lasciano tutti quanti stupefatti, oltre al ministro dell'interno, che afferma di essere esterrefatto di fronte alle note pubblicazioni.
Le chiediamo, quindi, se abbia in animo di disporre un'ispezione nei confronti della procura competente e degli uffici giudiziari che si stanno interessando di questa indagine.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Con l'interrogazione degli onorevoli La Russa e Contento, in realtà, gli interroganti si dolgono dell'adozione di alcuni provvedimenti restrittivi della libertà personale nei confronti di agenti del SISMI, di cittadini statunitensi e di un militare nell'ambito del procedimento per il rapimento del cittadino egiziano Abu Omar. Tali provvedimenti, a detta degli interroganti, sarebbero tra l'altro illegittimi, in quanto adottati a distanza di alcuni anni. Gli interroganti mi chiedono anche se non ritenga di dover disporre urgentemente un'ispezione presso gli uffici giudiziari di Milano.
Devo innanzitutto tranquillizzare i colleghi interroganti perché, al fine di disporre di un quadro chiaro della vicenda e di ricostruire i fatti con completezza e precisione, ho disposto immediatamente gli accertamenti preliminari che mi spettano tramite le competenti articolazioni ministeriali. Sono state richieste, tra l'altro, specifiche informazioni anche al procuratore della Repubblica di Milano, il quale, in verità, ha rappresentato che nell'ordinanza di custodia cautelare sono illustrati numerosi fatti di inquinamento probatorio che avrebbero reso necessaria la misura coercitiva. Allo stato, mi pare evidente che non ricorrano i presupposti per disporre un'ispezione ministeriale, non soltanto perché essa verrebbe pericolosamente a sovrapporsi alle indagini in corso, ma soprattutto perché, oggi come oggi, non risultano validi elementi che la giustifichino.
Ciò vale anche per la circostanza che tra la commissione dei fatti e l'applicazione della misura cautelare sono trascorsi tre anni. La valutazione circa l'attuale sussistenza di esigenze cautelari è, infatti, rimessa al giudice. Conseguentemente, interferirei con l'attività giurisdizionale se procedessi ad attività ispettive senza che ulteriori concreti e specifici elementi depongano nel senso di un anomalo utilizzo dell'attività giurisdizionale.
Allo stato, in definitiva, ritengo di dover attendere che siano completati gli accertamenti preliminari che ho disposto, e che siano trasmesse tutte le informazioni che ho richiesto, e soltanto allora, se dovessero emergere anomalie che oggi non è dato riscontrare, attiverei - come ho fatto per altre procure e uffici giudiziari - i poteri ispettivi che mi competono in qualità di ministro della giustizia.

PRESIDENTE. L'onorevole Contento ha facoltà di replicare.

Pag. 46

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, esprimo la nostra profonda insoddisfazione per la risposta resa dal ministro. Del resto - e ciò mi spaventa -, a forza di leggere le veline preparate dal suo ministero, lei si è sbagliato per quanto riguarda San Patrignano e la Comunità Incontro, che - come ci è stato confermato telefonicamente pochi minuti fa - risultano perfettamente in regola in quanto iscritte agli albi regionali e quindi convenzionate con il servizio sanitario su base regionale, ed anche in relazione all'amnistia, che ha confuso con l'indulto rispondendo all'interrogazione precedente riguardante il settore sportivo. Dunque, non mi potevo certo aspettare che lei - come ha fatto per altri uffici giudiziari - disponesse anche in questo caso un'ispezione.
Ciò mi dispiace, in quanto questa vicenda riguarda la sicurezza degli italiani; non si tratta solo di aspetti relativi alla pubblicazione di intercettazioni telefoniche, è in gioco la sicurezza di questo paese. Pertanto, ci saremmo aspettati l'ispezione quanto meno per un riconoscimento morale al lavoro svolto dai servizi segreti in tutti questi anni.
Il nostro è uno dei paesi che, fortunatamente, non è stato toccato dal terrorismo. Ma il paese è cambiato, al Governo c'è la sinistra e quindi, da un lato, si cerca di far uscire coloro che stanno in galera a seguito di condanna definitiva e, dall'altro, si attaccano gli uomini delle istituzioni che difendono questo paese.

CARLO GIOVANARDI. Ministro, ascolti, non parli al telefonino!

MANLIO CONTENTO. Non possiamo essere insoddisfatti: siamo indignati (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

(Fuga di notizie concernenti l'inchiesta sul rapimento di Abu Omar - n. 3-00117)

PRESIDENTE. L'onorevole Giovanardi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-00117 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, non so se il Governo e il ministro si rendano conto del fatto che l'11 luglio su la Repubblica è stato pubblicato un interrogatorio secretato il giorno precedente, nel quale addirittura sono stati fatti i nomi di persone che all'estero sarebbero state reclutate dai nostri Servizi, mettendo a rischio la loro vita e fornendo un messaggio secondo il quale i nomi di tutti coloro che collaborano con lo Stato italiano all'estero possono essere pubblicati sui giornali, con gravissimo nocumento per la loro incolumità personale e per la credibilità internazionale dell'Italia.
A fronte di tali atteggiamenti irresponsabili, a questa goccia che fa traboccare il vaso, cosa fa il Governo? Quali strumenti legislativi intende utilizzare per garantire la sicurezza del nostro paese e la vita delle persone che collaborano per far sì che in Italia non vi siano attentati e i cittadini possano vivere tranquilli?

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione in esame e rispondo anche all'onorevole Giovanardi, che mi vedeva parlare al telefonino. Chiedo scusa, ma mi hanno testé comunicato che mia moglie ha avuto un incidente e che adesso è in ospedale. Pertanto, onorevole Giovanardi, la invito a valutare con serenità anche ciò che può capitare ad altri dirimpettai!
L'onorevole Volontè e gli altri firmatari dell'interrogazione fanno riferimento alla pubblicazione, su la Repubblica dell'11 luglio 2006, del riassunto dei verbali secretati dell'interrogatorio del giornalista Renato Farina nell'ambito delle indagini sul presunto sequestro dell'egiziano detto Abu Omar.
Devo subito precisare che sono anch'io convinto che la pubblicazione del contenutoPag. 47di un simile interrogatorio possa danneggiare le indagini, rischiare di compromettere la rete informativa nazionale ed esporre a pericolo la sicurezza di molte persone. La pubblicazione di atti segreti delle indagini è sempre deplorevole e ricordo a tutti che costituisce reato, ai sensi dell'articolo 684 del codice penale. La violazione del segreto di indagine costituisce poi un altro reato, punito più gravemente; mi riferisco all'articolo 326 del codice penale.
È già noto che ho deciso di intervenire - come ho preannunciato in Commissione - non solo sulla disciplina delle intercettazioni telefoniche in relazione ad altri recenti disdicevoli casi di pubblicazione abusiva, ma anche su quella del sistema sanzionatorio, sia dell'individuazione del segreto sia della pubblicazione abusiva di atti delle indagini. A giorni, presenterò un disegno di legge in merito.
Tornando all'episodio oggetto dell'interrogazione, allo scopo di ricostruire i fatti, ho disposto gli opportuni accertamenti. Tra l'altro, sono state richieste informazioni al procuratore della Repubblica di Milano e questi, come prima risposta, ha riferito che l'articolo del giornale non contiene la trascrizione del verbale di interrogatorio, bensì il presunto riassunto delle dichiarazioni del Farina.
L'ufficio inquirente ha precisato che è in corso la verifica della corrispondenza tra il contenuto dell'articolo e le dichiarazioni del Farina, perché l'interrogatorio è stato integralmente registrato e sono ancora in corso le operazioni di trascrizione, e si è riservato, quindi, di verificare l'effettiva corrispondenza del verbale con il contenuto dell'articolo. Ritengo, quindi, indispensabile attendere la comunicazione del risultato di tale controllo, per poter valutare compiutamente i fatti.
Resta chiaro che la conferma della violazione del segreto e della pubblicazione abusiva renderà necessaria, innanzitutto, una completa indagine penale circa la commissione dei fatti.
Per parte mia, valuterò gli esiti degli accertamenti che ho disposto e dell'indagine penale di cui ho appena detto, per stabilire quali provvedimenti adottare successivamente.

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare, per due minuti.

LUCA VOLONTÈ. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Mastella, anche a nome del collega Giovanardi e di tutto il nostro gruppo, le esprimo la più ampia solidarietà ed anche gli auguri di pronta guarigione di sua moglie, rimasta coinvolta in un incidente.
Onorevole ministro, abbiamo ascoltato con attenzione la sua risposta, che, in punto di diritto, non fa una grinza; tuttavia, vorremmo chiedere un'ulteriore riflessione da parte sua.
È giusto attendere gli esiti di tutte le indagini prima di intervenire con il potere ispettivo e prima di applicare gli articoli del codice penale, con le relative sanzioni, rispetto a reati che costituiscono, ormai, un costume - anzi, un malcostume - per il giornalismo e per la stessa magistratura italiani (possiamo dirlo, sia pure precisando che nei confronti di entrambi abbiamo il più grande rispetto).
Quello accaduto l'11 luglio scorso è uno dei tanti casi: è successo per gli scandali Parmalat e Cirio; è successo per le intercettazioni riguardanti BNL ed Antonveneta; è successo per le indagini riguardanti Fitto e Storace: non è possibile! C'è il costume, il malcostume italiano, di prendere i verbali segretati e di portarli, o letteralmente o per riassunto, sui quotidiani!
È importante svolgere le indagini ed è importante intervenire, ma - mi permetta, onorevole ministro - è importante, da un lato, che i giorni che mancano alla presentazione del preannunciato disegno di legge diventino ore e, dall'altro, che nelle prossime settimane, considerato che si avvicina il mese di agosto (che coincide con le ferie per la maggior parte degli italiani), si premuri di fare in modo che non si ripeta quello che è accaduto negli anni scorsi. Si eviti che ulteriori stralci dei verbali, soprattutto in una materia cosìPag. 48delicata ed in relazione a competenze così importanti come quelle dei Servizi segreti, diventino la telenovela dell'estate degli italiani: ciò sarebbe pericoloso e, inoltre, costituirebbe un insulto per l'alto senso dello Stato e per la funzione di protezione della sicurezza dei cittadini che i Servizi svolgono. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

(Dichiarazioni del viceministro Visco sull'intento del Governo di modificare aspetti della normativa sul settore immobiliare - n. 3-00122)

PRESIDENTE. L'onorevole Tremonti ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00122 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, la nostra interrogazione è rivolta al ministro dell'economia, che non vediamo presente nei banchi del Governo.
Il question time era fissato alle 15; una sua audizione in Commissione era prevista per le 15,30; poiché il ministro è presente nel palazzo, non capiamo perché non possa venire a rispondere. Per prassi, quando il ministro competente non può, risponde il ministro per i rapporti con il Parlamento. Quest'ultimo ha partecipato, poco fa, alla Conferenza dei presidenti di gruppo; eppure, neanche lui è presente.
Non capiamo perché dobbiamo accettare che il Governo scappi su questo tema (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania) e che su un'interrogazione a risposta immediata rivolta al ministro dell'economia debba rispondere il ministro della giustizia, al quale, peraltro, va la nostra solidarietà per le sue vicende personali.
Signor Presidente, noi chiediamo che venga a rispondere o il ministro dell'economia o quello per i rapporti con il Parlamento e che i ministri non competenti siano sollevati dal compito di rispondere ad interrogazioni che non li riguardano (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Elio Vito, come lei sa, la questione è stata affrontata ieri nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo.
A fronte dell'esigenza, manifestata dal gruppo di Forza Italia, di ottenere comunque una risposta da parte del Governo alle interrogazioni a risposta immediata, anche nel caso in cui il ministro competente non fosse disponibile, il Presidente della Camera ha chiesto al Governo di farsi carico di tale esigenza fornendo comunque una risposta anche attraverso un altro ministro.
Con riferimento all'interrogazione in questione, faccio presente che, nella giornata di ieri, gli uffici della Camera hanno comunicato al gruppo di Forza Italia, per le vie brevi, che, stante l'indisponibilità del ministro Padoa Schioppa, la risposta sarebbe stata fornita dal ministro per i rapporti con il Parlamento ovvero dal ministro della giustizia...

ANTONIO LEONE. No, no!

GIULIO TREMONTI. No!

ELIO VITO. No!

PRESIDENTE. ...del quale era comunque prevista la presenza (Commenti).
Pertanto, la Presidenza non può che prendere atto che il Governo è comunque intervenuto a fornire una risposta.
Se intende illustrare la sua interrogazione, l'onorevole Tremonti ne ha facoltà.

Pag. 49

GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, manifesto al ministro Mastella la mia solidarietà per i fatti che ci ha esposto e - lo devo riconoscere - per la non facile posizione nella quale i suoi colleghi di Governo l'hanno posto, invitandolo a risponderci su una materia per cui non credo abbia competenza istituzionale.
Francamente, manifesto un limitato - anzi, pari a zero - interesse a sentire la risposta su questi temi da parte del ministro Mastella. Non lo dico per il mio interesse, ma per l'aula, per i cittadini che, in questo momento, ci ascoltano in televisione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Non lo dico a lei, ministro (lo ripeto: ha tutta la mia solidarietà): lo dico (Commenti)...

FRANCESCO TOLOTTI. Giovanardi!

ELIO VITO. Giovanardi? Ma chi ti va bene? Chi ti va bene?

GIULIO TREMONTI. Lo dico per il ruolo che ho in Parlamento. Non ho mai visto casi in cui le risposte sono state date da un ministro incompetente. Ho sempre ricevuto o ascoltato risposte o dal ministro competente o dal ministro per i rapporti con il Parlamento. Nel caso, oggettivamente, sono scappati tutte e due!
Veda, ministro, capisco la sua posizione, ma questo è un caso in cui i suoi colleghi dimostrano di essere non solo non capaci di fare un provvedimento giusto, ma anche non responsabili in ordine a ciò che hanno fatto (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). Incapaci e irresponsabili!

PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere...

GIULIO TREMONTI. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Non so se il ministro Mastella voglia rispondere, altrimenti passeremmo alla successiva interrogazione (I deputati del gruppo di Forza Italia escono dall'aula). Prego, ministro.

ELIO VITO. No, no, Presidente, non è dignitoso per il Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. È dignitoso, però, per il Governo dire la sua, nel senso che esiste una sorta di collegialità da parte del Governo. Non è la prima volta che ministri non competenti (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Dov'è il ministro per i rapporti con il Parlamento?

ELIO VITO. È la prima volta!

PRESIDENTE. Onorevole Vito, per cortesia!

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Non è la prima volta... Peraltro, da quello che io so (ma la Presidenza può eventualmente emendare ciò che dico), era stato concordato che, laddove non vi fosse il ministro dell'economia, avrebbe risposto il ministro più alto in grado, dal punto di vista del galateo istituzionale.

ANTONIO LEONE. No, no!

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Purtroppo, mi dispiace che risulti io e questa è la ragione per la quale rispondo io!

ANTONIO LEONE. No, no! Doveva venire Chiti!

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Capisco anche che, competenza per competenza, viste tutte le competenze, considerato dove siamo arrivati, sul gran degrado dell'economia, meglio un incompetente che un competente (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di RifondazionePag. 50Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur)!
Da questo punto di vista, non credo che vi sia una forma di esemplarità sul piano dell'azione di governo intrapresa.
Quindi, do alla Presidenza (mi pare che l'attestato sia in linea con questa; avrei gradito che vi fosse una sorta di «fioretto» tra il ministro dell'economia)...

PRESIDENTE. Ministro, dovrebbe rispondere all'interrogazione. Si tratta di un'interrogazione a risposta immediata.

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Sì, ma non so quale fosse la domanda perché l'ex ministro Tremonti non l'ha fatta (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).
Quindi, da questo punto di vista diventa difficile rispondere ad una non domanda (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...

PRESIDENTE. La trova scritta, ministro!

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Vale, quindi, a futura memoria.

PRESIDENTE. La trova scritta: lo sa meglio di me!

FILIPPO MISURACA. Tempo!

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. La mia risposta è per conto del ministro dell'economia, peraltro impegnato (è giusto che possa essere impegnato). Secondo quanto mi viene riferito dalla collegialità del Governo, le questioni poste dagli interroganti si fondano su un'errata valutazione dei fatti.
Il provvedimento di cui si parla, di cui avrebbe dovuto parlare l'ex ministro Tremonti, ha l'obiettivo di correggere la legislazione vigente in modo da precludere gli spazi sino ad oggi esistenti per attuare pratiche elusive o evasive, obiettivo ampiamente condiviso dagli stessi operatori del settore...

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Tempo!

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Ma se voi lo sciupate, non è colpa mia!

PRESIDENTE. Mancano ancora trentanove secondi, onorevole! Lo vedo il tempo...

CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Il recupero del pregresso indicato dalla relazione tecnica del documento predisposto dagli uffici, non corrisponde certamente alla cifra richiamata dagli interroganti.
Essa risulta da calcoli effettuati da alcuni operatori sui quali gli uffici mantengono riserve, ma proprio tale sottostima, al di là delle polemiche talvolta strumentali sorte intorno a tale argomento, rende più agevole la correzione preannunciata in termini e modi tali da evitare qualunque interferenza con l'andamento dei mercati immobiliari. I contenuti della correzione saranno resi noti al momento della presentazione dell'emendamento secondo le normali procedure parlamentari.
Ringrazio per la solidarietà e ringrazio il Presidente che, spero, renda giustizia anche al Governo e non soltanto ad alcune parti in causa (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Non mi sembra di aver tenuto atteggiamenti inconsueti al di là del rispetto del regolamento.

TOMMASO FOTI. Non spetta a lui! Non spetta a lui!

PRESIDENTE. Ritengo che l'onorevole Tremonti, che ha lasciato l'aula, non intendaPag. 51replicare alla risposta del ministro: passiamo pertanto alla successiva interrogazione.

MAURO FABRIS. Non siamo in sezione ma alla Presidenza della Camera!

(Iniziative volte a garantire un equilibrio socialmente sostenibile nel mercato immobiliare - n. 3-00109)

PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00109 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).

STEFANO PEDICA. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, nel paese è particolarmente sentita e sofferta, in special modo nella classe media risiedente nei grossi centri urbani, l'emergenza venutasi a determinare nel mercato immobiliare che è sintetizzabile con il fenomeno del «caro-affitti». Il costo delle locazioni negli ultimi dodici anni è più che raddoppiato e, in alcuni casi limite, è arrivato quasi al quadruplo. In alcuni capoluoghi gli affitti sono arrivati a ben oltre il 250 per cento.
Dalle pubblicazioni di settore apprendiamo, in questi giorni, che il prezzo medio della locazione di un appartamento di 70 metri quadri, nella media periferia di Roma si aggira sui 1.200 euro, un migliaio di euro nella periferia di Milano. Nei piccoli centri la situazione non cambia. Si immagini che in un piccolo comune nelle Marche, Esanatoglia, a lei probabilmente sconosciuto, i prezzi arrivano a circa 800 euro.
Se raffrontiamo questi prezzi con le retribuzioni medie della classe impiegatizia, ci si può facilmente accorgere di come la spesa per la casa rappresenti un esborso di una gran parte delle risorse economiche...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

STEFANO PEDICA... di questi nuclei familiari.
Concludo chiedendo al signor ministro come il Governo intenda intervenire per riportare un equilibrio socialmente sostenibile nel mercato immobiliare delle locazioni, garantendo in questo modo il diritto all'abitazione.

PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Pedica per aver presentato la sua interrogazione a risposta immediata che permette di mettere a fuoco un gravissimo problema sociale del paese che ha forti difficoltà ad essere evidenziato come problema politico.
I punti su cui il Governo ha deciso di muoversi sono i seguenti: compiere un'azione di blocco degli sfratti per gli anziani e i portatori di handicap per l'inizio di agosto così da salvaguardare tali categorie deboli; lavorare, inoltre, sull'aumento del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione che vede, la prima parte, in corso di riparto e, quindi, spero entro il mese di luglio sia possibile dividerne il costo con le regioni così da intervenire in autunno su questo versante; infine, siamo impegnati nella discussione sulla legge finanziaria ad esaminare la possibilità di aumentare i 310 milioni circa di euro che fanno parte del fondo.
Il punto, però, di fondo su cui agire è la ricostruzione di un'offerta pubblica di alloggi ad un prezzo calmierato. È del tutto evidente che l'attuale situazione di affitti eccessivamente alti rispetto agli stipendi medi è dovuto anche al fatto che, in seguito alla svendita del patrimonio pubblico, l'Italia si trova ad essere, in Europa, la nazione con meno alloggi pubblici sul mercato e la funzione di calmieratore dei prezzi che gli alloggi pubblici devono svolgere non è, in Italia, svolta da alcuno.
Per questo, insieme al blocco degli sfratti per anziani e portatori di handicap,Pag. 52insieme alla ripartizione tra le regioni del fondo per il sostegno agli affitti ed al lavoro per incrementare il fondo previsto nella finanziaria, l'impegno fondamentale del Governo è incrementare l'offerta di alloggi pubblici a prezzo calmierato per tentare di offrire una risposta strutturale al tema da lei giustamente sollevato.

PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di replicare.

STEFANO PEDICA. Ringrazio il signor ministro per la puntualità e per l'esposizione dei dati significativi. Sollecito sempre il Governo a pensare ai giovani, a sostenerli nel loro desiderio di mettere su famiglia in modo da non arrivare alla fine del mese pensando soltanto a come andare avanti l'ultima settimana invece di fare qualcosa di utile per la famiglia.
La ringrazio nuovamente, è stato molto esauriente e, inoltre, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, esprimiamo la nostra solidarietà al ministro Mastella per il suo problema personale.

(Tempi di adozione dell'annunciato decreto di programmazione dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari ed iniziative per la modifica della legge Bossi-Fini - n. 3-00110)

PRESIDENTE. L'onorevole Mascia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00110 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).

GRAZIELLA MASCIA. Signor ministro, penso che sull'immigrazione e sugli immigrati in questi anni si siano dette tante bugie e creati tanti fantasmi; invece, il fenomeno andrebbe gestito nel modo complesso quale è, certamente strutturale, ma che non si può reprimere con atti o strumenti coercitivi.
Sappiamo tutti che la nostra economia e anche le nostre famiglie si avvalgono e necessitano del lavoro dei cittadini stranieri. È per questa ragione che, a fronte dell'ultimo decreto sui flussi, con cui si è prodotta la regolarizzazione di 170 mila immigrati, abbiamo verificato l'esistenza di 500 mila domande regolarmente depositate presso gli uffici postali.
Il Governo ha dichiarato di voler intervenire con un secondo decreto: vorrei conoscerne i tempi, le modalità, il numero di persone coinvolte e, naturalmente, comprendere cosa si intenda fare della cosiddetta legge Bossi-Fini che è la causa di quei dati e risultati.

PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Intanto, va sottolineato come il primo decreto sui flussi, emanato dal precedente Governo, ha previsto una quota di 170 mila immigrati extracomunitari che possono entrare in Italia, i quali però non sono ancora regolarizzati: ciò va sottolineato!
Dunque, il primo problema cui ci siamo trovati di fronte è stato che, al di là della legge Bossi-Fini, che non funziona assolutamente per gestire tale fenomeno, le procedure specifiche poste in atto dal Governo precedente per gestire i flussi di immigrati sono così farraginose e tali da rendere lentissime le risposte che vengono date ai datori di lavoro italiani che hanno richiesto quelle persone. Così, ci troviamo oggi, a circa quattro mesi da quando è stato varato il primo decreto sui flussi, con poche centinaia di domande già trattate, a cui è stata data risposta. Dunque, non funzionano le procedure messe in campo dal precedente Governo, che abbiamo purtroppo ereditato.
La seconda questione, su cui invece abbiamo agito, è stata quella di adottare un secondo decreto sui flussi. A tale proposito, il 5 giugno scorso il Ministero da me diretto ha attivato la procedura per l'emanazione di un secondo decreto, in corso di definizione essendo la procedura piuttosto lunga, e che dovremmo riuscire ad emanare, dopo tutti i passaggi istituzionali, entro la fine di settembre. L'entità di questo secondo decreto prende atto delPag. 53numero di domande fatte da datori di lavoro italiani per avere lavoratori immigrati (l'ordine di grandezza è di 500 mila domande). Noi abbiamo, quindi, semplicemente registrato quella quantità di domande, emanando un secondo «decreto flussi» per poco più di 300 mila persone, in modo tale da coprire, insieme al primo decreto, l'intera domanda.
Vorrei far notare che, in larga parte, si tratta di lavoratori già presenti in Italia, che attualmente lavorano al nero e che solo un certo grado di ipocrisia può far pensare che si trovino in un paese diverso dall'Italia.
Quindi, entro la fine di settembre saremo in grado di avere il secondo «decreto flussi».
Per quanto riguarda la modifica della cosiddetta legge Bossi-Fini, abbiamo sempre affermato che tale provvedimento non funzionava, soprattutto perché, nei fatti...

PRESIDENTE. Signor ministro...

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale.. .. impedisce l'ingresso legale in Italia dei lavoratori migranti.
Pertanto - ed ho concluso, signor Presidente -, la modifica di tale legge (con il suo superamento), che spero riusciremo a mettere in cantiere nel mese di settembre, o al massimo...

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, signor ministro!

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale.. .. nel mese di ottobre, agirà in primo luogo su questo aspetto: permettere, finalmente, che in Italia un lavoratore migrante possa entrare regolarmente, e non da clandestino, come è invece obbligato a fare oggi.

PRESIDENTE. L'onorevole Mascia ha facoltà di replicare, per due minuti.

GRAZIELLA MASCIA. Signor ministro, naturalmente la ringrazio e mi dichiaro soddisfatta delle risposte e delle precisazioni fornite circa i tempi ed i modi per l'adozione dei decreti in questione, nonché riguardo allo sforzo che questo Governo sta profondendo per consentire a tutti i cittadini di comprendere la vera realtà del fenomeno immigratorio.
Si tratta di una realtà che ciascuno di noi conosce, proprio perché nelle nostre famiglie, e non solo nelle imprese, si beneficia del contributo lavorativo di questi cittadini stranieri; tuttavia, ritengo che il principio di accoglienza dovrebbe essere affermato a prescindere da una logica puramente mercantile.
Premesso ciò, adesso bisogna dire la verità e mettere mano ad un provvedimento che lei stesso, signor ministro, ha giustamente definito «ipocrita». Penso si tratti di una legge ipocrita e cinica: è cinica perché non prende in considerazione la vita dei cittadini stranieri che vengono a lavorare da noi; è ipocrita poiché spinge all'illegalità e non consente di lavorare regolarmente. Tale provvedimento è stato costruito in nome della sicurezza, ma vorrei osservare che, proprio in questo modo, si spingono migliaia di persone a lavorare in nero (venendo così supersfruttati).
Vorrei altresì sottolineare che quanto lei ha affermato circa le procedure che non funzionano conferma che, oltre a tale cinismo - che fa star male la gente e non consente neanche a noi di usufruire in modo corretto del contributo lavorativo da esse fornito -, esistono anche costi burocratici altissimi. Infatti, far passare queste persone, di volta in volta, da un contratto di soggiorno ad un altro in tempi così brevi costringe gli uffici competenti a lavorare in modo continuo, accumulando anche mesi di ritardo nelle procedure di regolarizzazione. Tutto ciò, peraltro, produce risultati assolutamente insoddisfacenti...

PRESIDENTE. Onorevole Mascia, deve concludere!

GRAZIELLA MASCIA. In conclusione, signor ministro, la ringrazio per la sua risposta; tuttavia, aspetto naturalmente che venga realizzato tutto il resto, anchePag. 54per quanto riguarda i centri di permanenza temporanea, nonché tutto ciò che comporta questa legge cinica ed ipocrita.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,40.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Amato, Bersani, Bindi, Boco, Bonelli, Bonino, Brugger, Bruno, Cento, Chiti, Colucci, D'Alema, De Piccoli, Di Pietro, Duilio, Fioroni, Folena, Galante, Gentiloni Silveri, Lanzillotta, Maroni, Melandri, Migliore, Morrone, Oliva, Pecoraro Scanio, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Realacci, Santagata, Sgobio, Stucchi, Villetti, Violante, Visco e Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono quarantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1287 (ore 16,43).

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 1287.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è proceduto alla votazione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1287, recante conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge n. 181 del 2006, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi.
Dovremmo ora passare agli ordini del giorno presentati.
Prima, però, per informazione dei colleghi, faccio presente che in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, con il consenso di tutti, è stato convenuto che il voto sugli ordini del giorno abbia luogo oggi pomeriggio entro le ore 18.
Il voto finale avrà luogo lunedì 17 luglio, giorno di scadenza del decreto. A tal fine si è unanimemente convenuto che le dichiarazioni di voto finali siano contenute ad una per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto (30 minuti sono previsti per eventuali interventi a titolo personale). Tali dichiarazioni di voto inizieranno lunedì alle ore 16,30; subito dopo, avrà luogo il voto finale, comunque non prima delle ore 19.
Sempre nella giornata di lunedì 17 luglio, a seguire, dopo il voto sul decreto-legge, avrà luogo, con eventuale prosecuzione notturna, la discussione sulle linee generali delle mozioni in tema di missioni italiane all'estero.
La discussione sulle linee generali del disegno di legge in tema di missioni internazionali e del disegno di legge in materia di energia elettrica e gas avrà luogo nella mattinata di martedì 18 luglio. Le votazioni avranno luogo a partire dal pomeriggio.
Avverto che - dopo l'illustrazione degli ordini del giorno, il parere del Governo su di essi e la manifestazione da parte dei presentatori della loro volontà di insistere o meno per la votazione - avranno luogo le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno da porre in votazione, cui seguiranno, infine, le votazioni.

Per richiami al regolamento e sull'ordine dei lavori (ore 16,45).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 135-bis del nostro regolamento. Abbiamo assistito poc'anzi allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. PurPag. 55essendo a conoscenza che l'argomento è stato sollevato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, ritengo che vi sia stata una violazione del suddetto articolo. Infatti, alle interrogazioni a risposta immediata possono rispondere il Presidente o il Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Il regolamento precisa che alle sedute dedicate alle interrogazioni a risposta immediata intervengono, nell'ambito di ciascun calendario dei lavori, per due volte il Presidente o il Vicepresidente del Consiglio dei ministri e per una volta il ministro o i ministri competenti per le materie sulle quali vertono le interrogazioni presentate. Il nostro regolamento stabilisce questo proprio perché si tratta di interrogazioni a risposta immediata, che consistono in quesiti posti al ministro competente per materia; altrimenti viene stravolto completamente il senso del question time.
È accaduto che il ministro Mastella ha risposto ad una interrogazione presentata al ministro Padoa Schioppa. La ritengo un'anomalia che, comunque, non deve costituire precedente.
Onorevole Presidente, nel caso in cui ci sia un'emergenza, non solo si chiama il Presidente del Consiglio e il Vicepresidente del Consiglio, ma, se si tratta di fare un'eccezione, essa non deve costituire un precedente. Semmai, deve venire a rispondere il ministro per i rapporti con il Parlamento, perché egli rappresenta un delegato dell'intero Governo. Come eccezione non prevista dal nostro regolamento, per una volta, se la Camera è d'accordo, ciò può capitare.
Altrimenti, innanzitutto facciamo teatro al question time, in diretta televisiva, e questo è assolutamente inaccettabile. Chiedo alla Presidenza della Camera di rivedere il problema del question time, perché, svolto così, come un interrogativo precostituito in presenza dell'aula vuota, arreca un danno all'immagine del Parlamento. Bisogna prevedere che il question time rimanga una risposta immediata del ministro competente, perché far vedere un'aula vuota mentre c'è una diretta televisiva su un quesito che richiede una risposta immediata è un danno enorme all'immagine, alla dignità e alla funzione della Camera dei deputati.
Ciò detto, ritengo che l'onorevole Mastella non avesse alcun titolo per rispondere all'interrogazione dell'ex ministro Tremonti. Quindi, questo non deve costituire un precedente.
In secondo luogo, certe decisioni spettano comunque al Presidente della Camera, il quale ieri è venuto per tre minuti a fare una giusta e sacrosanta commemorazione, ma - lo ripeto per la seconda volta e formalizzerò questo problema in qualche maniera - il Presidente della Camera deve fare il Presidente della Camera: egli non può utilizzare tutti i servizi connessi alla sua funzione per fare l'ambasciatore del suo partito in Italia e nel mondo, a spese della Camera dei deputati (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
Ho cercato di sapere quante sedute abbia presieduto il Presidente. La sostituzione è un evento straordinario, non una funzione ordinaria, perché gran parte dei poteri del Presidente non sono delegabili. Il Vicepresidente ha una funzione solo nel momento in cui sale su quello scranno a dirigere i lavori della Camera, ma non può sostituire il Presidente quando si tratta di decidere...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

TEODORO BUONTEMPO... come in questo caso - e concludo - che il Presidente del Consiglio, il Vicepresidente del Consiglio o il ministro competente risponda al question time.
Non è possibile creare un precedente per cui quest'aula diventa il teatrino dei ministri che vengono qui...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo...

TEODORO BUONTEMPO. Sto per concludere, Presidente!

PRESIDENTE. Il suo tempo è scaduto, onorevole.

Pag. 56

TEODORO BUONTEMPO. Suoni il campanello, allora! Se lei suona, io concludo... Mi perdoni, ma così mi avverte. Le chiedo scusa, Presidente. Chiedo scusa a lei e all'Assemblea.
Concludo: questa anomalia, che abbiamo registrato oggi, non deve costituire un precedente (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo.
Relativamente alla prima questione che lei ha posto, ho già risposto in sede di question time, spiegando che nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, a fronte dell'esigenza manifestata da alcuni gruppi parlamentari di ottenere comunque una risposta alle loro interrogazioni, anche nel caso in cui il ministro competente non fosse disponibile, il Presidente della Camera aveva chiesto, ottenendo un manifesto consenso anche da parte dei gruppi parlamentari, al Governo di farsi comunque carico di questa esigenza, fornendo una risposta anche attraverso un altro ministro.
Le altre questioni che lei pone potranno essere affrontate in sede di Giunta per il regolamento; ovviamente, riferirò al Presidente della Camera le considerazioni da lei svolte.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che - come lei ha giustamente ricordato - oggi sia stata ammessa una risposta al question time in base anche ad una richiesta intervenuta nella Conferenza dei Capigruppo. Penso, inoltre, che possano sussistere (per la decisione presa dalla Presidenza di ammettere la risposta di un ministro considerato dall'opposizione, lo dico tra virgolette, non competente) anche sufficienti precedenti che possono richiamare la prassi intervenuta nel passato.
Tuttavia voglio fare presente - per onore non già della storia ma della cronaca - che nella scorsa legislatura su 1091 interrogazioni a risposta immediata per ben 537 volte ha risposto il ministro per i rapporti con il Parlamento e il premier non si è mai presentato una volta. Il presidente Berlusconi non si è mai presentato una volta a rispondere al question time. Il Governo in carica, invece, ha sempre fatto rispondere i ministri competenti ed è intervenuto il Vicepresidente del Consiglio per ben due volte. Ciò dimostra chiaramente che la volontà del Governo è quella di corrispondere esattamente al dettato dell'articolo 135-bis richiamato dal collega Buontempo.

TOMMASO FOTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, le dico subito che non voglio metterla in alcun modo in difficoltà; però, vorrei ricordare che il question time, che ha tra i tanti pregi quello della diretta televisiva, presuppone anche un grande equilibrio tra le parti perché la Presidenza della Camera chiaramente può fare ciò che è in suo potere.
Anche il gruppo di Alleanza Nazionale nel corso delle interrogazioni a risposta immediata ha interrotto qualche collega e per questo motivo un suo parlamentare è stato giustamente ripreso; penso, però, che non può essere consentito che sia il Governo a riprendere il Presidente della Camera. Ciò che non può essere consentito è soprattutto il fatto che chi ha ricoperto prima di lei questo ufficio faccia in modo sgradevole dei paragoni con la propria Presidenza.
Ad ogni buon conto, non intendendo minimamente metterla in difficoltà, ma pur esprimendole la solidarietà personale e del gruppo di Alleanza Nazionale per quanto è accaduto oggi durante il question time, le chiedo però di trasmettere al Presidente della Camera il verbale di questa seduta perché serenamente possa valutarePag. 57se intervenire presso il Governo affinché i ministri si attengano al loro ruolo istituzionale senza usurparne altri.

PRESIDENTE. Onorevole Foti, riferirò al Presidente quanto da lei detto, ma per evidenti ragioni non posso risponderle; quindi, preferirei che non si aprisse un dibattito su questo punto.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire quello che è accaduto sulla vicenda relativa al question time su cui sono intervenuti sia il collega Buontempo sia il collega Quartiani, che ha dato i numeri perché evidentemente non sa come è sorta la vicenda e a che cosa ci si riferiva nel momento in cui ha citato i dati di quello che è accaduto nella scorsa legislatura riguardo al question time.
Il tutto nasce da un'interrogazione a risposta immediata presentata dal gruppo di Forza Italia per il question time di mercoledì. Tale interrogazione non è stata pubblicata, perché non è stato trovato un ministro che venisse a rispondere sul tema oggetto della medesima interrogazione. Quindi, vi è già stata una violazione della prima prerogativa, da me ricordata in aula e riferita, successivamente, nella Conferenza dei presidenti di gruppo. In quest'ultimo organo si è deciso che, se non vi fosse stato il ministro competente a rispondere, sarebbe potuto venire a rispondere - soluzione che la maggioranza attuale non avrebbe voluto adottare - il ministro per i rapporti con il Parlamento. Abbiamo presentato un'altra interrogazione, su un altro argomento, diretta al ministro dell'economia. Ci hanno fatto sapere che il ministro dell'economia non sarebbe potuto venire a rispondere. Quindi, in base a quanto deciso, non potendo venire a rispondere il ministro dell'economia, avrebbe potuto farlo il ministro per i rapporti con il Parlamento.
Il ministro per i rapporti con il Parlamento si è rifiutato di venire a rispondere. Dunque, si è rifiutato dapprima Padoa Schioppa, che era presente in Parlamento per svolgere un'audizione in Commissione bilancio alle 15,30 - e quindi sarebbe potuto benissimo, in concomitanza, venire a rispondere alla nostra interrogazione -, e si è rifiutato poi anche il ministro per i rapporti con il Parlamento Chiti. Si è scritta una «velina» e la si è messa nelle mani del ministro Mastella per rispondere; si è dunque avuta una risposta da parte del ministro della giustizia su un tema di economia.
Se continuiamo in tal modo e se questa è la concezione del question time che ha la maggioranza - che criticava, nella scorsa legislatura, il fatto che venisse a rispondere il ministro Giovanardi pur avendone lo stesso la competenza laddove oggi, invece, il ministro Chiti si è rifiutato di venire a rispondere - allora bisogna riconsiderare questo istituto. Altrimenti può venire un commesso del ministero con la «velina» scritta dagli uffici e rispondere.
Questa è violazione dei diritti del Parlamento, del singolo deputato e dei gruppi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Questa è la verità e non è vero - sia chiaro - che in Conferenza dei presidenti di gruppo si è deciso che potesse venire a rispondere un ministro qualsiasi, onorevoli colleghi che avete battuto le mani a Quartiani! Infatti, se ciò vi accontenta, fate venire a rispondere anche il commesso del gruppo! Per noi, non è la stessa cosa, per voi, evidentemente sì. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Leone, le sue argomentazioni sono evidentemente rivolte al Governo e non entro nel merito. Per ciò che attiene la Presidenza della Camera, le ho già risposto. Riferirò, in ogni caso, al Presidente.

ANDREA RONCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su quale argomento, onorevole Ronchi?

Pag. 58

ANDREA RONCHI. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Ronchi. Ha facoltà di parlare.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci associamo alle parole dell'onorevole Leone. Credo che l'atteggiamento del Governo in queste ore sia quanto meno scandaloso. Credo che il question time sia uno strumento di democrazia parlamentare. Capisco le profonde contraddizioni; capiamo, comprendiamo - lo constatiamo tutti i giorni - quali siano le vostre difficoltà, ma fuggire dall'aula del Parlamento è un segno di grande, grandissima debolezza e mancanza verso lo stesso Parlamento e verso i cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
Quindi, chiediamo...

PRESIDENTE. Onorevole Ronchi, la ringrazio, ma il tema che lei pone non è all'ordine del giorno. Su questo punto non possiamo aprire un dibattito politico, perché all'ordine del giorno vi sono altri argomenti (Commenti del deputato Ronchi). Onorevole Ronchi, sono stati fatti due richiami al regolamento. La Presidenza ha già risposto al riguardo. Su questo non dobbiamo aprire un dibattito; lei ha comunque la possibilità di svolgere un intervento politico al termine della seduta, come previsto dal regolamento.

ANDREA RONCHI. Grazie, signor Presidente.

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su quale argomento, onorevole Gibelli?

ANDREA GIBELLI. Per un richiamo al regolamento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Gibelli, ha facoltà di parlare.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, stigmatizzo il ritardo per l'inizio dei lavori rispetto al punto iscritto all'ordine del giorno. Noi abbiamo interesse a che la Camera continui i suoi lavori su questo importante punto all'ordine del giorno, che dimostra al paese che maggioranza e Governo ci tengono impegnati in quest'aula, per creare nuove poltrone a ministri che oggi non sono nella legalità, in termini di esercizio delle loro funzioni. Dico ciò non solo perché il question time ha una durata tale che deve comunque concludersi entro le 16.
Il question time si è oggi concluso dopo le 16,15. E sempre oggi, il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, anziché rispondere ad un'interrogazione presentata da un gruppo parlamentare ha preferito rimanere in Commissione (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia). Questo è un problema che, a mio avviso, va sollevato anche perché ultimamente il Governo e la Presidenza della Camera, facendo leva su una serie di precedenti, continuano a trasgredire quanto il regolamento prescrive. Faccio un esempio molto semplice. Ieri, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, abbiamo chiesto ed ottenuto che, durante la fase delle 24 ore di interruzione dei lavori parlamentari che fanno seguito alla posizione della questione di fiducia da parte del Governo, le Commissioni non lavorassero invece alcune Commissioni hanno continuato a svolgere i loro lavori facendo riferimento a dei precedenti. Noi chiediamo, pertanto, al Presidente della Camera di continuare ad adottare un atteggiamento di perfetto rispetto del regolamento perché di questo passo vi sarà un precedente per ogni situazione politica. E ciò sarebbe assolutamente intollerabile.

PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, la Presidenza, però, ha già risposto alla questione da lei sollevata...

ANDREA GIBELLI. No, la Presidenza non ha risposto anche perché si tratta di un'altra questione. Noi chiediamo al PresidentePag. 59della Camera di venire in Assemblea per chiarire se in questo ramo del Parlamento il regolamento vale su tutto oppure non vale nulla (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, una precisazione relativamente ai tempi di svolgimento del question time. Lei ha detto che lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata dovrebbe concludersi entro le 16. A tale riguardo, le faccio però presente che attualmente i gruppi parlamentari sono tredici; conseguentemente, la conclusione del question time entro quell'ora diventa difficoltosa.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ANTONIO LEONE. Intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere che la Presidenza disponga la sospensione dell'audizione, tuttora in corso, in Commissione bilancio, del ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa. Siamo sul punto di effettuare delle votazioni, per cui non vedo perché quell'audizione debba proseguire.

PRESIDENTE. Onorevole Antonio Leone, le comunico che la Presidenza ha già dato disposizioni per sconvocarla.

ANTONIO LEONE. Ma quando? La sospensione l'avevo chiesta già mezz'ora fa e, a quanto mi risulta, l'audizione è ancora in corso.

PRESIDENTE. Onorevole Leone, la Presidenza, le ripeto, ha chiesto la sospensione dell'audizione.

ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, è mezz'ora che chiedo di parlare, ma vedo che lei conosce solo i nomi di tre colleghi. Comunque, la ringrazio per avermi concesso di intervenire.
Quella appena iniziata rappresenta la mia prima legislatura e mi sto accorgendo che qui ogni giorno devo imparare qualcosa. L'onorevole Buontempo è un grande professore, tra l'altro simpatico; ora, a darci lezioni sul regolamento, si è aggiunto anche il collega Antonio Leone.

PRESIDENTE. Onorevole Satta, mi scusi, a che titolo sta parlando?

ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

TEODORO BUONTEMPO. Presidente, gli chieda a quale articolo del regolamento fa riferimento.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Satta, prosegua pure.

ANTONIO SATTA. Ogni giorno, quindi, ci sono lezioni in tema di regolamento. Signor Presidente, lei aveva detto bene comunicando la determinazione dell'Ufficio di Presidenza in ordine alla questione sollevata in tema di question time. Ritenevo, pertanto, che quella questione fosse chiusa. A me pare, però, che qui si faccia finta di nulla. Ai colleghi ricordo che gli italiani che guardano lo spettacolo che dà questo Parlamento comprendono benissimo chi ha voglia di lavorare per dare risposte ai problemi e chi invece vuole farci perdere tempo.
In conclusione, chiedo il rispetto del regolamento della Camera dei deputati fino in fondo.

PRESIDENTE. Avverto l'Assemblea, in particolare l'onorevole Antonio Leone, che la Commissione bilancio è stata sconvocata ed ha concluso così i propri lavori.

ANTONIO LEONE. Grazie, Presidente!

Pag. 60

Si riprende la discussione.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1287)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1287 sezione 1).
L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/86.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia prima firma stabilisce che, considerati «le dichiarazioni programmatiche rilasciate dal Presidente del Consiglio dei ministri nel corso dei dibattito sulla mozione di fiducia» e «l'accento posto sulla necessità di ridurre i costi della politica per far fronte alla grave situazione finanziaria» dell'Italia, e atteso che il decreto-legge n.181 del 18 maggio 2006 «contraddice in modo clamoroso le suddette premesse aumentando il numero dei posti di governo con dilatazione delle strutture ed ulteriore frammentazione della macchina amministrativa», e altresì considerato che «questa posizione contraddice le linee programmatiche enunciate nel DPEF in cui si sostiene che è necessario intervenire sui "quattro grandi comparti - sistema pensionistico, servizio sanitario, amministrazioni pubbliche, finanza degli enti decentrati" che rappresentano circa l'80 per cento della spesa pubblica complessiva», si impegna «il Governo a riferire entro il 31 dicembre 2006 in Parlamento circa gli effetti conseguiti dal provvedimento in esame in termini di efficacia e di efficienza delle nuove strutture organizzative evidenziando eventuali risparmi sia in termini di minori risorse impegnate rispetto alla precedente struttura amministrativa che di maggiori risultati conseguiti».

PRESIDENTE. L'onorevole Minasso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/108.

EUGENIO MINASSO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, in questo ordine del giorno esprimiamo la nostra grave preoccupazione per la sottrazione alla società Buonitalia Spa - società che svolgeva funzioni di promozione del sistema agroalimentare italiano - di risorse necessarie per il pieno svolgimento dei suoi compiti. Sono oltremodo preoccupato perché la Liguria, regione che mi onoro di rappresentare, vede proprio nel comparto agroalimentare uno dei settori trainanti della sua economia; un'economia composta in buona parte da piccole e medie aziende per l'appunto agroalimentari. Si sottraggono risorse alla suddetta società assegnandole al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Siamo inoltre preoccupati non solo per il probabilmente inevitabile scadimento della promozione operata da Buonitalia Spa, ma anche per gli esiti che possono determinarsi sugli equilibri economico-patrimoniali della società, con possibili conseguenze a carico della finanza pubblica.
Chiaramente, oltre che su questo specifico motivo, esprimo la mia grandissima perplessità sull'intero decreto. Non ripeterò, tuttavia, le considerazioni svolte alcuni giorni or sono sulla delegittimazione del Parlamento, operata procedendo a colpi di fiducia; neppure voglio soffermarmi sui costi della politica, argomento di cui abbiamo già discusso approfonditamente. Naturalmente - «naturalmente», per voi -, tutto avviene, per così dire, alla faccia di una campagna elettorale giocata sulla riduzione della spesa, sui tagli al superfluo ed ai costi della politica; tutto avviene, insomma, come dite voi, a vantaggio dello Stato sociale e delle fasce deboli.
L'impressione, considerando questo decreto, è che voi vi sentiate fascia debole e che, quindi, con la moltiplicazione degli incarichi, siate autosolidali. E invero, dimostrate soltanto di essere una coalizione debole, debolissima, che, per restare unita, fa ricorso allo «spacchettamento», creando più posti e ottenendo il solo merito di essere entrati nel Guinness dei primati con il Governo più numeroso dellaPag. 61storia, 102 membri (peraltro, non penso sia ancora finita!). Per inciso, pur con 102 membri, non avete, tra tutti i ministri nominati, uno che possa venire in Parlamento a rispondere ad una domanda sull'economia, sicché avete mandato il ministro della giustizia.
Inoltre, cercate persino di farci credere l'incredibile, e cioè che la spesa ed i costi non aumenteranno; a questo punto, fossi in voi, proverei a far credere a noi ed agli italiani persino che le spese potrebbero diminuire. Mi auguro che gli italiani siano attenti a tutto ciò e non cadano vittime del vostro gioco delle «tre carte». Naturalmente, operate tutto ciò a dispetto della legge Bassanini, che di certo non era un nostro parlamentare, ma alla cui legge bisogna comunque dare atto di avere mirato, nonostante i molti limiti, ad una razionalizzazione delle competenze e ad un contenimento della spesa.
Ribadisco che questo «spacchettamento» è dovuto solo ad un'unica necessità: creare più posti per tentare di dare un minimo di equilibrio ad una coalizione che non sta in piedi.
Allora, moltiplicando le poltrone - quindi i pani e i pesci - state tentando di «pagare» tutti, trasformando lo «spacchettamento» in un provvedimento di «incollamento», direi un «decreto bostik», per incollare, per tenere unita una maggioranza che non esiste. D'altronde vi capisco, anche se non condivido la vostra necessità di intervenire affinché non si sfasci tutto quanto, ancor prima di cominciare. Oltremodo avete aperto il supermercato delle mostrine in maniera anche disordinata ed irrazionale, spesso attribuendo i gradi di ministro, di viceministro e di sottosegretario senza una razionale distribuzione di poteri e di finanze. Il tutto teso anche ad aumentare, con le dimissioni e - chiaramente - con le surroghe, la presenza dei deputati in aula. Numero e maggioranza che al Senato continuate a mantenere con il soccorso dei senatori a vita che - non dimentichiamoci - non rispecchiano e non rispecchieranno mai il risultato uscito dalle urne. Tuttavia, anche in questo caso, il vostro percorso e la vostra storia non si smentiscono: non avete la capacità nè la volontà di dibattere in aula e quindi chiedete la fiducia con sessanta parlamentari di maggioranza. Lascio giudicare agli italiani di che maggioranza si tratti (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. L'onorevole Bellotti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/125.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, sulla questione dei consorzi agrari, punto centrale del sistema agroalimentare italiano - al di là di questo provvedimento abbastanza fantasioso - presentiamo alcune considerazioni che ritengo debbano essere registrate da parte del Governo circa l'abrogazione del comma 6 della legge n. 410 del 1999. Tale norma prevedeva che i dipendenti dei consorzi agrari provinciali potessero, in caso di crisi, essere assunti negli enti. Tuttavia, oggi, con questa riforma, non sappiamo che cosa succederà. Così come è profonda la preoccupazione per quanto riguarda il patrimonio dei consorzi agrari (parliamo quasi di mille miliardi delle vecchie lire); al riguardo questo provvedimento veramente ci lascia abbastanza sconcertati. Quindi, Presidente, credo che questa sia una questione assolutamente importante e vitale per l'agricoltura italiana: questo decreto sicuramente lascia spazi di grande dubbio (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Zacchera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/4.

MARCO ZACCHERA. Presidente, il mio sarà un intervento molto breve, anche per non portar via spazio ad altri. Nello «spacchettamento» e nella moltiplicazione dei pani e dei pesci del Governo Prodi c'è stata una vittima: il Ministero per gli italiani nel mondo, sparito dall'organigramma ministeriale. È veramente una cosa assurda: io sono interessato a vedere come risponderanno coloro che sono statiPag. 62eletti all'estero nel momento in cui, nonostante le richieste provenienti da tutte le parti, si è cancellato questo ministero. Mi permetto semplicemente di far osservare che stamani si è detto che si devono razionalizzare le spese; ebbene, il Ministero degli italiani nel mondo, grazie ad un lavoro tenace dell'ex ministro Tremaglia, aveva avuto una sua sede, delle sue strutture, un suo organigramma: tutto viene cancellato! Ritengo sia una scelta sbagliata di questo Governo, che mi auguro voglia accettare questo ordine del giorno, impegnandosi a mettere a disposizione delle nostre comunità all'estero i fondi necessari per risolvere i tanti problemi che sono tuttora sul tappeto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Alberto Giorgetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/109.

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, intervengo rapidamente per ribadire la posizione che ha tenuto il gruppo di Alleanza Nazionale in Commissione bilancio. Riguardo, più in generale, al tema dei costi e della copertura di questo decreto si ribadiscono, evidentemente, le perplessità di merito, ma soprattutto quelle legate all'incremento dei costi. Nella relazione tecnica si afferma come complessivamente ci sia un'invarianza di spesa: ciò è evidentemente impossibile perché, nel momento in cui si moltiplicano le poltrone, s'incrementano gli staff e, in proiezione, c'è un aumento della spesa che è stata riconosciuta anche al Senato, rafforzata nella clausola di invarianza. Noi vogliamo ribadire come, su questo argomento, ci debba essere un monitoraggio strettissimo nel rapporto con il Parlamento. Noi riteniamo che i costi ci saranno e che quindi le previsioni di spesa vadano in netto contrasto con quanto affermato anche dal ministro, oggi, in audizione sul Documento di programmazione economico-finanziaria e con quanto affermato con riferimento alla manovra correttiva. Dunque si va ad incrementare la spesa. Noi vogliamo che questo incremento di spesa venga monitorato concretamente attraverso atti che passino dal Parlamento e dalle Commissioni, competenti e con l'istituzione di una apposita Commissione che noi avevamo già varato, un comitato tecnico legato al controllo e al monitoraggio della spesa pubblica che deve evidenziare - come noi siamo certi evidenzierà - l'aumento dei costi che produrrà comunque questa insensata proliferazione di ministeri e di poltrone che, complessivamente, determinerà un grave danno alle casse dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Leo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/110.

MAURIZIO LEO. Il provvedimento al nostro esame, oltre a moltiplicare le cariche di ministro, viceministro e sottosegretario, incrementa anche il numero delle posizioni apicali nelle pubbliche amministrazioni.
In particolare, per una serie di ministeri - il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero delle infrastrutture, il Ministero dei trasporti, il Ministero della pubblica istruzione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero dell'università e della ricerca - vengono previsti, in luogo delle vecchie direzioni generali, dei dipartimenti. È da notare che al loro interno i dipartimenti sono strutturati in direzioni generali. Ciò comporta sicuramente un aumento delle spese, non solo per il pagamento della retribuzione e dello stipendio al capo del dipartimento, ma anche per il pagamento delle strutture di segreteria del capo dipartimento e dei direttori generali.
Questa è un'ulteriore riprova di come si stanno incrementando le spese per la pubblica amministrazione e di come il Governo non pone in essere alcun intervento volto alla riduzione della spesa della pubblica amministrazione, obiettivo che invece è posto al centro del Documento di programmazione economico-finanziaria.
Ci aspettiamo che in un futuro provvedimento venga creato anche un dipartimentoPag. 63degli uscieri, che potrà svolgere un ruolo proficuo ed aumentare oltre modo le spese della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/104.

TEODORO BUONTEMPO. Invito il Governo ad accettare questo ordine del giorno, con cui sostanzialmente chiedo che vengano calendarizzate le iniziative legislative per l'istituzione della figura del Garante per l'infanzia. Esiste una risoluzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro del 1999 ed una risoluzione del 1992 del Parlamento europeo, relativa alla Carta europea dei diritti del fanciullo. Esiste, poi, un'altra risoluzione del Parlamento europeo, sempre a tutela dei minori. Vi sono, inoltre, una risoluzione del Consiglio d'Europa ed una risoluzione approvata in occasione di una seduta straordinaria delle Nazioni Unite, svoltasi a New York dall'8 al 10 maggio del 2002.
Ebbene, onorevole Presidente, è veramente indecoroso che solo l'Italia sia priva del Garante per l'infanzia. Si parla tanto della tutela dei minori, ma il Parlamento italiano, nonostante ci siano proposte di legge giacenti, non riesce a portarle all'esame dell'Assemblea. Ho presentato dunque quest'ordine del giorno, sperando che il Governo lo accetti, per evitare ciò che è accaduto nella precedente legislatura, quando per istituire l'apposita Commissione bicamerale questo tema non è arrivato in Assemblea.
Concludo dicendo che il Garante per l'infanzia non è un piacere ma è un dovere, ed è ipocrisia parlare della tutela del minore se non abbiamo un'autorità terza che sia in grado di far rispettare a tutte le istituzioni la Carta dell'ONU a tutela del fanciullo. Mi auguro che il Governo voglia accogliere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Moffa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/116.

SILVANO MOFFA. Questo ordine del giorno mira a riempire una lacuna presente nel provvedimento in esame. Infatti, nel decreto sul cosiddetto «spacchettamento» manca sostanzialmente un riferimento concreto all'esercizio del potere di vigilanza da parte di uno dei due ministeri, in questo caso il Ministero dei trasporti, per quanto riguarda appunto i trasporti e l'ANAS.
Raccomando quindi al Governo l'accettazione di questo ordine del giorno, sottolineando che di tale questione si è parlato anche in Commissione nel corso delle audizioni dei ministri dei trasporti e delle infrastrutture. Entrambi su questa materia hanno precisato cosa deve essere fatto. Mi auguro quindi che, nel momento in cui si vareranno i regolamenti attuativi, si individui con esattezza in capo a chi stanno le competenze di vigilanza per quanto riguarda i trasporti e l'ANAS.

PRESIDENTE. L'onorevole Landolfi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/120.

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/1287/120 impegna il Governo, in sede di attuazione del provvedimento in esame, a precisare in modo inequivocabile la relazione esistente tra la competenza statale relativa ai cosiddetti POM, i piani urbani di mobilità, e l'obbligo di adozione dei piani medesimi da parte di determinati comuni.
Signor Presidente, questo ordine del giorno si è reso necessario dopo lo «spacchettamento» dei ministeri, perché adesso occorre la proposta del Ministero dei trasporti e il concerto del Ministero delle infrastrutture, laddove in precedenza, cioè fino all'approvazione del decreto-legge in esame, per questa disciplina vi era un unico titolare, dal punto di vista della decisione. Oggi, registriamo una parcellizzazione delle competenze e questo è solo uno dei tanti esempi, delle tante questioni che si possono sollevare. Questa misura ha veramente dell'incredibile, è veramente paradossale se riferita alle parole, ai programmi, agli impegni ed alle promesse chePag. 64sono state fatte in campagna elettorale: il tema delle infrastrutture come volano per la competitività del paese, l'Italia come grande piattaforma logistica del Mediterraneo, e così via.
Ricordiamo la voluttà con la quale indugiavate e vi crogiolavate nella vostra retorica del «declinismo» e il modo in cui ci chiamavate alla sfide della competitività. Ebbene, come vostro primo atto per rispondere alla domanda, all'esigenza di competitività, voi «spacchettate» i ministeri, sovrapponete le competenze e parcellizzate i ruoli. Procedete a questo dopo aver dato vita, nella legislatura durante la quale eravate in maggioranza e sostenevate il Governo, a una riforma della Costituzione attraverso l'approvazione dello sgangherato e sciagurato Titolo V, che prevede, proprio in materia di infrastrutture e di reti di servizi, una potestà legislativa concorrente tra Stato e regioni.
Ecco il motivo per cui noi condanniamo severamente questa misura. Un simile quadro costituzionale e legislativo non potrà consentire all'Italia neppure di gettare le basi per la sfida della competitività. Tutto questo, senza considerare ciò che questo provvedimento significa in termini di costi. Vedete, signori del Governo, i costi sono non soltanto quelli quantificabili, non solamente quelli che derivano dalla duplicazione dei ministeri, dalla duplicazione degli staff e dalla duplicazione del personale e delle strutture. Sono costi che si pagano anche con le inefficienze, i ritardi e tutto ciò che incide negativamente sulla percezione che il cittadino ha e ricava dalla pubblica amministrazione e che deriva dal cattivo funzionamento della macchina statale, incidendo negativamente sul rapporto tra cittadino e Stato, tra cittadino e burocrazia, tra cittadino e pubblica amministrazione.
Ecco il motivo per cui possiamo a buon titolo affermare che questo «spacchettamento» è solo il terzo atto di una farsa. Nel primo atto si è assistito a una maggioranza che scriveva nel proprio programma, ad esempio, che per l'elezione dei Presidenti di Camera e Senato si sarebbe dovuto agire con il concorso dell'opposizione, salvo poi procedere a votazioni con maggioranze strettissime. Il secondo atto è stato quello del «governare insieme», clamorosamente smentito dal decreto Bersani, che avete approvato senza neppure consultare i vostri stessi ministri. Oggi, continuate, in questa sede, con la riduzione dei costi, scritta in una pagina del vostro programma. Avete accusato il centrodestra di aver saccheggiato, negli anni del suo Governo, le risorse pubbliche e poi vi presentate con la moltiplicazione dei ministeri, con la moltiplicazione delle strutture e con la moltiplicazione degli staff. Questo state facendo.
Potremmo fare una antologia del vostro «doppiopesismo»! Adesso voi difendete queste scelte, ma quando, nel 2001, noi ripristinammo, rispetto al decreto Bassanini (che è stato un buon decreto), il Ministero della salute e il Ministero delle comunicazioni, voi definiste quella nostra iniziativa devastante, sconcertante e inquietante: devastante per la pubblica amministrazione, sconcertante per la pubblica opinione e inquietante per la democrazia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,25)

MARIO LANDOLFI. Oggi sarebbe facile, e lo faccio, ricordare quello che voi avete detto nel 2001, quello che disse il padre della riforma Bassanini quando definì la nostra un'operazione strumentale.

PRESIDENTE. Onorevole Landolfi, avrebbe finito il tempo a sua disposizione...

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, mi lasci ricordare solamente le parole del ministro Di Pietro, visto che parliamo di infrastrutture e trasporti, quando definì il nostro decreto lo stravolgimento della riforma Bassanini. Dov'è oggi Di Pietro non lo sappiamo, perché tace? Perché hanno moltiplicato le poltrone anche per lui e i suoi uomini!

Pag. 65

PRESIDENTE. Onorevole Landolfi, la prego di concludere.

MARIO LANDOLFI. Ecco dov'è l'ipocrisia, il «doppiopesismo» ed anche il senso di vergogna che vi dovrebbe caratterizzare in queste ore.

PRESIDENTE. L'onorevole Benedetti Valentini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/117.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, noi auspichiamo l'accoglimento pieno e soprattutto concreto di questo ordine del giorno, che impegna il Governo ad adottare tempestivamente la normativa di attuazione del decreto-legge oggi in esame, laddove la parola «tempestivamente» significa prontamente o senza ritardo. È infatti di tutta evidenza - ed è stato oggetto del dibattito che si è svolto - che la disfunzione presso tutti i pubblici uffici che dipendono dai ministeri soggetti alla disarticolazione è già in essere e quello che andrà a colpirli è un disordine annunciato, un nuovo e caotico riassetto organizzativo, che, oltre a far registrare dei costi economici molto consistenti, dà luogo anche a forti perplessità, preoccupazioni e proteste da parte del personale che dovrà disimpegnare questi compiti.
Nel nostro ordine giorno, abbiamo richiamato il principio sancito dalla Carta costituzionale all'articolo 97, che impone la regola del buon andamento, espressione che potrebbe sembrare generica e che, invece, molte volte ha trovato delle applicazioni estremamente concrete, come un cardine essenziale del funzionamento dei pubblici uffici, che significa la non contraddizione, la continuità, l'assenza di vuoti normativi e funzionali.
Con riferimento a questo, abbiamo anche richiamato, sia pure nella formula riassuntiva e sobria dell'ordine giorno, i pronunciamenti reiterati della Corte costituzionale. Quest'ultima ha sempre rilevato - l'ha fatto anche in occasione di molti referendum, a buon titolo - che, nei casi in cui si voglia incidere su norme che disciplinano settori necessari per il corretto funzionamento della vita istituzionale o amministrativa, occorre che la nuova normativa che ci si appresta a far entrare in vigore sia immediatamente applicabile. Questo significa che, oltre alle norme generali o di quadro affermate dalla legge, occorre quella normativa di attuazione che mette gli operatori della pubblica amministrazione, nella fattispecie quelli dei ministeri coinvolti, nelle condizioni concrete di poter operare senza entrare in un disfunzionamento - che in re ipsa si concretizzerebbe - o, addirittura, in palesi contraddizioni.
Il provvedimento, come abbiamo sottolineato e denunziato nel corso della discussione - e mi pare che la replica del ministro Chiti a questo riguardo non abbia né soddisfatto né eliminato le zone d'ombra che gravano sulle prospettive di questo provvedimento -, dà luogo ad una vera e propria disarticolazione dei ministeri. Comunque lo si voglia giudicare, dà luogo di certo ad una situazione che rende imperativo per il Governo emanare in tempi immediati, direi contestuali, la normativa di attuazione.
Per tali motivi, siamo certi che, con quel senso di responsabilità che quale che sia il Governo, dovrebbe essere alla base dei suoi atti, venga quanto meno accolto e concretamente attuato il disposto di questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il deputato Verro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/90.

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, il risanamento e la riqualificazione della spesa pubblica è un obiettivo della politica economica di questo Governo. Tale circostanza è stata confermata nel corso dell'audizione del ministro Padoa Schioppa, pochi minuti fa, ed espressamente scritta e richiamata nel documento che accompagna il DPEF, dove si dice che la riqualificazione della spesa pubblica è finalizzata a destinare più risorse a nuove infrastrutture, ricerca e politiche di solidarietà sociale.
Molto coerentemente con questi principi, nel varare il decreto-legge sul cosiddettoPag. 66«spacchettamento», il Governo ha assicurato che ciò non avrebbe procurato maggiori oneri per le casse dello Stato.
Circostanza, questa, assolutamente confermata anche dalla relazione tecnica. Peccato però che, nel corso dell'esame al Senato, è stato introdotto un comma che comporta una maggiore spesa di 6 milioni 864 mila euro. Si tratta di un importo destinato a coprire maggiori oneri per 171.589 euro per ciascuno dei 40 sottosegretari non parlamentari che sono stati aggiunti rispetto al precedente Governo.
L'ordine del giorno che ho presentato insieme ai colleghi Crosetto e Casero vuole essere un contributo alla coerenza del Governo; infatti, impegna l'esecutivo ad operare, in sede di attuazione del presente decreto, per mantenere l'impegno iniziale della totale invarianza delle spese. Mi auguro che esso sia accettato, in quanto un eventuale parere contrario sullo stesso costituirebbe la dimostrazione che la maggioranza privilegia la gestione dell'equilibrio del potere e della distribuzione delle poltrone piuttosto che il risanamento della spesa pubblica, che a parole dichiara di perseguire.

PRESIDENTE. L'onorevole Marinello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/44.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nelle passate giornate abbiamo spiegato le nostre ragioni di avversità, sia nel metodo sia nel merito, rispetto al presente decreto-legge. In particolare, nel mio intervento di ieri, mi sono soffermato sulla violazione della legge n. 400 del 1988 - con particolare riferimento al comma 18 dell'articolo 15 -, richiamando l'attenzione della Presidenza della Camera e della Presidenza della Repubblica su tale questione.
A quelle motivazioni, oggi intendo aggiungerne un'altra. Infatti, probabilmente, la copertura che avete individuato non è assolutamente adeguata, come rilevato dal Servizio bilancio, sia della Camera sia del Senato. Questa è un'altra delle ragioni che, a mio avviso, indurrà la Presidenza della Repubblica ad adottare decisioni in merito. La verità è che ancora una volta violate le regole, la verità è che ancora una volta vi caratterizza, almeno in questa fase della legislatura, una doppia morale.
Entrando nel merito dell'ordine del giorno, intendo sottolineare le preoccupazioni che oggi investono l'intero comparto della pesca. Infatti, nel presente decreto-legge, avete attribuito una ulteriore competenza al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, che dunque diverrà il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare. Ciò, a mio avviso, determinerà grande confusione e grande conflittualità. A chi spetteranno le competenze sulla pesca? Spetteranno al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali o in parte spetteranno anche al Ministero dell'ambiente? Ci potremmo trovare di fronte ad un conflitto di competenze che ci riporterebbe indietro nel tempo e che inevitabilmente comporterebbe ritardi, aggravi di spese e soprattutto situazioni che penalizzerebbero gli imprenditori ittici e tutta la filiera della pesca.
Il settore della pesca è un elemento importantissimo nel sistema economico italiano, soprattutto nelle regioni costiere e, in particolare, nella regione Sicilia, che da sola rappresenta oltre un terzo del sistema della pesca in Italia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,35)

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Pertanto, con il presente ordine del giorno, chiediamo un forte impegno da parte del Governo affinché le competenze in materia di pesca restino in capo al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Siamo dell'idea che abbiate pagato uno scotto, ancora una volta, alla parte più estrema ed ideologizzata della vostra maggioranza, del vostro schieramento politico. L'integrazione che avete apportato alla denominazione del ministero creerà, alla fine, soltanto una grande confusione.Pag. 67
Ancora una volta, dimostrate di avere idee confuse, idee contraddittorie, idee che noi riteniamo estremamente pericolose per il paese (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Biancofiore ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/61.

MICHAELA BIANCOFIORE. Signor Presidente, il disegno di legge di conversione in esame contiene una delega legislativa per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri. La delega, però, è assolutamente in contrasto con quanto disposto dalla legge 23 agosto 1988, n. 400, e da quella che viene chiamata legge Bassanini.
In particolare, la cosiddetta legge Bassanini è stata approvata dal vostro Governo nelle legislature passate. Ebbene, nonostante si tratti di un'iniziativa di un vostro Governo, come sempre fate, avete cercato di superarla in qualche maniera per i vostri interessi di parte. Nella seduta notturna dell'11 luglio ho svolto un intervento (di carattere generale, non riferito al mio ordine del giorno) nel quale ho ricordato che lo studioso tedesco Meinecke affermava che non vi è ragion politica se non vi è ragion di mercatura. Ebbene, credo che con il provvedimento in esame siate arrivati alla massima espressione della ragion di marcatura, atteggiamento che noi di Forza Italia e gli altri gruppi della coalizione alla quale apparteniamo abbiamo sempre deprecato.
Non fate altro che abusare delle deleghe, non fate altro che abusare del ricorso alla fiducia! Ciò accade perché dovete dare soddisfazione alla bulimia della vostra coalizione, che si presenta soltanto, ed esplicitamente, quando si tratta di occupare i posti di potere, ovviamente ministeriali. Al di là del titolo pomposo, nel disegno di legge di conversione al nostro esame si nasconde soltanto la volontà di moltiplicare i ministeri e le poltrone (è stato più volte detto, ma è bene ribadirlo, affinché il paese lo sappia).
Nonostante una moltiplicazione di poltrone - sono 102! - che la storia della Repubblica non ha mai conosciuto, avete anche il coraggio di dire che mediante provvedimenti siffatti il vostro Governo ha intenzione di ridurre la spesa pubblica! Tutti, finanche i sindacati di sinistra, sappiamo che non è vero: la CGIL funzione pubblica ha condannato il provvedimento perché, in realtà, esso moltiplica la spesa pubblica (basti pensare che il numero dei dicasteri è arrivato a 27, con tutte le segreterie annesse e connesse, con tutte le disuguaglianze create all'interno dei ministeri). Peraltro, desidero sottolineare che non avete tenuto in alcuna considerazione l'interesse della gente, dei lavoratori dei ministeri, i quali si sono trovati improvvisamente allocati in altri dicasteri aventi altre deleghe ed altre funzioni.
Tutto il vostro modo di governare è da condannare: il paese se ne sta accorgendo e vedrete che, prima o poi - più prima che poi -, ve ne andrete a casa (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

PRESIDENTE. L'onorevole Costa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/50.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, invito l'Assemblea ad approvare il mio ordine del giorno n. 9/1287/50.
L'articolo 24-sexies prevede che i regolamenti di organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del ministro vengano adeguati alle nuove disposizioni sul personale riservato ai viceministri. Tuttavia, la disposizione non fissa un termine entro il quale i predetti regolamenti di organizzazione debbono essere adeguati.
Da un lato, c'è un decreto-legge con i necessari requisiti di necessità ed urgenza; dall'altro, in contraddizione con i suddetti presupposti, manca un termine per ciò che attiene all'adeguamento dei regolamenti di organizzazione.
È chiaro che l'obiettivo di governo, quello di arrivare allo «spacchettamento» dei ministeri e, quindi, di aumentare il numero dei dicasteri è stato immediatamente raggiunto.Pag. 68
Auspichiamo che venga attuato in modo celere l'adeguamento degli uffici di diretta collaborazione del ministro alle norme relative al personale riservato ai viceministri.
Auspichiamo, altresì, che, almeno in questo, si vada nella direzione opposta rispetto alle disposizioni fondamentali di questo decreto-legge. La direzione opposta significa una restrizione, uno snellimento, un «dimagrimento» della struttura burocratica.
Auspichiamo, ancora, che, almeno sotto questo profilo, gli obiettivi dichiarati vengano rispettati, non come quegli obiettivi dichiarati durante la campagna elettorale, finalizzati ad un «dimagrimento» della struttura burocratica e della struttura del Governo, che non sono stati rispettati; anzi, il primo provvedimento è stato il cosiddetto «spacchettamento», che solo nella rubrica recava il termine «riordino», ma che di riordino ha avuto ben poco (sicuramente ha le caratteristiche di un aumento di ministeri, notato da tutta la stampa, da tutti i critici, da tutti gli opinionisti: il record è stato raggiunto).
Auspichiamo, infine, che si proceda in termini diversi almeno per ciò che riguarda il personale.

PRESIDENTE. L'onorevole Filippi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1287/15.

ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'illustrare l'ordine del giorno in oggetto, avendo presupposto i numerosi interventi sul provvedimento di «spacchettamento» che hanno palesato come l'aumento dei membri governativi inevitabilmente porterà ad aumentare il costo della politica, mi corre l'obbligo di sottolineare alcuni aspetti.
Il primo punto è il seguente. Da quanto contenuto nel testo originario del provvedimento, lo stesso si contraddice al suo interno. I commi 25, che dovrebbe contenere il principio di invarianza di spesa, 25-quinquies e il 25-sexies palesano un inevitabile e precisamente conteggiato aumento di oneri per il bilancio dello Stato derivante dalla nuova organizzazione dei ministeri.
Con esattezza, avremo un maggior onere stimato in 375 mila euro annui, dovuto al fatto che nell'attuale compagine governativa sono presenti 5 unità in più rispetto al Governo precedente, e precisamente: un ministro, due viceministri e due sottosegretari. Inoltre, è previsto un aumento di 6 milioni 864 mila euro annui minimi causati dal fatto che nel Governo attualmente in carica sono presenti 63 componenti non parlamentari, rispetto alle 23 unità che facevano parte del Governo precedente.
Il punto, però, è dove il Governo ha deciso di andare a reperire i soldi per coprire questo onere, ossia dal fondo speciale di parte corrente di competenza del Ministero degli affari esteri. Peccato che i soldi accantonati su quel fondo abbiano una precisa destinazione, quella di far fronte agli obblighi internazionali dello Stato, dalla partecipazione all'ONU ai fondi per la partecipazione ai programmi di aiuto internazionale, e questo non si può fare. I tecnici del Servizio bilancio lo dicono chiaro! Si segnala - scrivono - che l'utilizzo del suddetto accantonamento potrebbe non risultare conforme alla vigente disciplina contabile.
Un altro piccolo problema è stato messo in evidenza: il costo dello stipendio dei sottosegretari tecnici è stato calcolato con dati che non sono proprio aggiornati.
Il secondo punto. Quanto previsto dal provvedimento della sinistra è in assoluto contrasto con i propositi del Governo che, nero su bianco, lo impegnerebbero ad una riduzione della spesa attinente alla pubblica amministrazione.
Quindi, per quanto sopra, si intende impegnare il Governo, in occasione del riordino dei conti pubblici, a non gravare ulteriormente il bilancio dello Stato con oneri di spesa pubblica di carattere discrezionale, il cui finanziamento potrebbe essere conseguito con probabile aumento della pressione fiscale sui contribuenti e sulle imprese.
Infatti, a questa maggioranza non importa iniziare con il record negativo di 102Pag. 69componenti governative, non importa accrescere i costi della politica, non per dare maggiori servizi ma per permettersi una governabilità che, altrimenti, non avrebbe fin da subito, non importa calpestare gli articoli 77, 81 e 90 della sua Costituzione, non importa dover «iniziare le danze» della fiducia fin da subito.
Tutto ciò ed altro, però, importa a chi lavora, a chi paga le tasse, a chi fa impresa e a chi crea il PIL. A me importano proprio queste persone, che meritano un paese diverso, un paese migliore e - permettetemi, onorevoli colleghi - un'Italia come questa, che state demolendo, a me piace sempre meno (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

GIACOMO STUCCHI. Bravo! Bravo!

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati?

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, cercherò di procedere con rapidità, in considerazione di due elementi: il primo è che alcuni ordini del giorno hanno contenuto sostanzialmente identico, per cui è più semplice accoglierne uno e fare riferimento agli altri; il secondo è che vi è un gruppo di ordini del giorno che attiene al procedimento di legificazione che è stato già oggetto di riflessione in Assemblea e in Commissione, rispetto a cui, tra l'altro, il ministro, in sede di replica, ha annunciato la disponibilità del Governo ad accoglierli. Non avrò, perciò, necessità di motivare ulteriormente la posizione del Governo.
È questo il caso degli ordini del giorno Boato n. 9/1287/1 e Boscetto n. 9/1287/3, di contenuto sostanzialmente identico, che il Governo accetta. Il Governo accetta anche l'ordine del giorno Cesini n. 9/1287/2, riguardante la questione del personale dei consorzi, di cui si è parlato anche al Senato, e conseguentemente accetta anche l'ordine del giorno Lion n. 9/1287/5.
In merito all'ordine del giorno Zacchera n. 9/1287/4, il Governo può accogliere come raccomandazione solo la parte dispositiva. Possiamo cioè accogliere l'invito a mettere a disposizione delle strutture del Governo preposte oggi all'immigrazione le risorse necessarie per realizzare la loro attività.
Il Governo accetta anche l'ordine del giorno Gibelli n. 9/1287/6, in quanto è convinto che i PUM (piani urbani di mobilità) debbano essere definiti nelle competenze. Sullo stesso argomento vertono anche gli ordini del giorno Uggè n. 9/1287/52 e Palmieri n. 9/1287/53, di contenuto identico, che il Governo accetta.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dussin n. 9/1287/7, relativo all'attribuzione dell'integrazione modale fra i sistemi di trasporto al Ministero dei trasporti, mentre non accoglie gli ordini del giorno Cota n. 9/1287/8 e Stucchi n. 9/1287/9, per il quale è evidente che il Governo è favorevole a monitorare l'attuazione delle norme ma ha scelto un'altra organizzazione del settore.
In merito all'ordine del giorno Caparini n. 9/1287/10, sull'istituto del credito sportivo, il Governo accoglie l'invito: monitorerà l'attuazione della disposizione e verificherà successivamente come si potrà disciplinare meglio la materia della vigilanza sull'istituto del credito sportivo che, per ora, va disciplinata così.

PRESIDENTE. Sottosegretario, scusi se la interrompo, può ripetere il parere sull'ordine del giorno Caparini n.9/1287/10?

GIACOMO STUCCHI. Non può dire se è favorevole o contrario?

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/1287/10, così come gli ordini del giorno Grimoldi n. 9/1287/11 e Fava n. 9/1287/12, per il quale l'accettazione è scontata visto che incidiamo solo sui poteri centrali. Accetta, invece, l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/1287/13, purchè sia riformulatoPag. 70sostituendo la parola «esclusivamente» con la seguente: «prevalentemente», poiché al Ministero della famiglia appartengono anche altre competenze.
Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Bricolo n. 9/1287/14, poiché la materia è seria e non si può esaurire la questione in tale sede, altrimenti non lo accetta; così come non accetta l'ordine del giorno Filippi n. 9/1287/15; accetta, invece, l'ordine del giorno Dozzo n. 9/1287/16 e accoglie come raccomandazione la parte dispositiva dell'ordine del giorno Allasia n. 9/1287/17; inoltre, accetta solo la parte dispositiva dell'ordine del giorno Goisis n. 9/1287/18.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/1287/19, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Alessandri n. 9/1287/20; non accetta l'ordine del giorno Lussana n. 9/1287/21, poiché la materia è disciplinata secondo noi in modo congruo dal comma 23-bis del decreto-legge.
Il Governo accetta solo la parte dispositiva dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1287/22, mentre non accetta gli ordini del giorno Bodega n. 9/1287/23, Maroni n. 9/1287/24 e Montani n. 9/1287/25. Accetta, invece, gli ordini del giorno Brigandì n. 9/1287/26 e Pottino n. 9/1287/27, in quanto abbiamo disciplinato una riduzione del 25 per cento della prevista «Unità».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/1287/28, che è in linea con le osservazioni del Comitato per la legislazione, così come accetta l'ordine del giorno Armosino n. 9/1287/29, anche se l'accoglimento dell'ordine del giorno Boato n. 9/1287/1 non ci farà esercitare tale delega, e quindi tale invito risulterà non applicabile.
Il Governo accetta per lo stesso motivo l'ordine del giorno La Loggia n. 9/1287/30 nella parte dispositiva, così come accetta gli ordini del giorno Leone n. 9/1287/31 e Elio Vito n. 9/1287/32, riguardanti la stessa materia.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Zanetta n. 9/1287/33, ove necessario, Rosso n. 9/1287/34 e Campa n. 9/1287/35, ove necessario.
Il Governo accoglie altresì come raccomandazione l'ordine del giorno Garagnani n. 9/1287/36.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bruno n. 9/1287/37, mentre accetta l'ordine del giorno Caligiuri n. 9/1287/38.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Fabbri n. 9/1287/39 ed accetta l'ordine del giorno Baldelli n. 9/1287/40.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Giacomoni n. 9/1287/41, mentre accoglie come raccomandazione, se sarà necessario, l'ordine del giorno Grimaldi n. 9/1287/42.
Il Governo accoglie altresì come raccomandazione gli ordini del giorno Licastro Scardino n. 9/1287/43 e Marinello n. 9/1287/44, ma si riserva di verificare il modo con cui adottare le iniziative richieste.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Stagno d'Alcontres n. 9/1287/45, Nan n. 9/1287/46, Santelli n. 9/1287/47, Ravetto n. 9/1287/48 (poiché quanto prevede è già riportato nel testo del provvedimento in esame), Bertolini n. 9/1287/49, Costa n. 9/1287/50, Mistrello Destro n. 9/1287/51, Uggè n. 9/1287/52 e (come già preannunciato), Palmieri n. 9/1287/53 dei quali era stato già pronunciato il parere) Giudice n. 9/1287/54, Germanà n. 9/1287/55, Misuraca n. 9/1287/56 e Jannone n. 9/1287/57.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/1287/58, mentre accetta l'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/1287/59.
Il Governo, inoltre, non accetta l'ordine del giorno Carfagna n. 9/1287/60, mentre accetta l'ordine del giorno Biancofiore n. 9/1287/61 e, ove necessario, l'ordine del giorno Paoletti Tangheroni n. 9/1287/62.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mondello n. 9/1287/63, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/1287/64.
Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Alia n. 9/1287/65, mentre non accetta gli ordini del giorno De Laurentiis n. 9/1287/66, Ronconi n. 9/1287/67 e Drago n. 9/1287/68.Pag. 71
Il Governo accoglie come raccomandazione, invece, gli ordini del giorno Volontè n. 9/1287/69 e Giovanardi n. 9/1287/70.
Il Governo accetta, con la stessa riserva di riformulazione del precedente ordine del giorno, l'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1287/71.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Riccardo Conti n. 9/1287/72, mentre accetta l'ordine del giorno Peretti n. 9/1287/73.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Mereu n. 9/1287/74, mentre accetta gli ordini del giorno Forlani n. 9/1287/75, Dionisi n. 9/1287/76 e Ciocchetti n. 9/1287/77.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Barbieri n. 9/1287/78, mentre accetta gli ordini del giorno Zinzi n. 9/1287/79 e Tassone n. 9/1287/80.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Ciro Alfano n. 9/1287/81, mentre accetta il dispositivo dell'ordine del giorno Tucci n. 9/1287/82.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Lucchese n. 9/1287/83 e Delfino n. 9/1287/84, mentre accetta l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/1287/85 e l'ordine del giorno Barani n. 9/1287/86, purché riformulato nel senso di espungere le parole «entro il 31 dicembre 2006» dal dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1287/87, mentre non accetta gli ordini del giorno Lainati n. 9/1287/88, Simeoni n. 9/1287/89, Verro n. 9/1287/90, Marras n. 9/1287/91 e Aracu n. 9/1287/92.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Angelino Alfano n. 9/1287/93, mentre non accetta gli ordini del giorno Lazzari n. 9/1287/94 e Verdini n. 9/1287/95.
Il Governo accetta, altresì, gli ordini del giorno Azzolini n. 9/1287/96 e Fedele n. 9/1287/97.
Il Governo non accetta, invece, gli ordini del giorno Gelmini n. 9/1287/98 e Franzoso n. 9/1287/99.
Il Governo accetta, gli ordini del giorno Boniver n. 9/1287/100, Bernardo n. 9/1287/101, Giuseppe Fini n. 9/1287/102, Aprea n. 9/1287/103 e Buontempo n. 9/1287/104.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Lo Presti n. 9/1287/105, mentre accetta l'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/1287/106 e non accetta l'ordine del giorno Migliori n. 9/1287/107.
Il Governo inoltre non accetta gli ordini del giorno Minasso n. 9/1287/108 e Alberto Giorgetti n. 9/1287/109; accetta l'ordine del giorno Leo n. 9/1287/110; non accetta l'ordine del giorno Garnero Santanchè n. 9/1287/111; accetta l'ordine del giorno La Russa n. 9/1287/112, nella parte dispositiva, e non accetta gli ordini del giorno Contento n. 9/1287/113 e Cirielli n. 9/1287/114.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Bono n. 9/1287/115, ove riformulato eliminando la parola «periodicamente»; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Moffa n. 9/1287/116; non accetta gli ordini del giorno Benedetti Valentini n. 9/1287/117, Armani n. 9/1287/118 e Pedrizzi n. 9/1287/119 e accetta, come preannunciato, l'ordine del giorno Landolfi n. 9/1287/120, nella parte dispositiva, nonché l'ordine del giorno Briguglio n. 9/1287/121. Il Governo, infine, accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Gamba n. 9/1287/122 e Consolo n. 9/1287/123; accetta l'ordine del giorno Lisi n. 9/1287/124, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bellotti n. 9/1287/125; non accetta gli ordini del giorno Bocchino n. 9/1287/126, Giorgio Conte n. 9/1287/127 e Nespoli n. 9/1287/128 ed accetta infine l'ordine del giorno Duilio n. 9/1287/129.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziare il Governo per aver accettato il nostro ordine del giorno Barani n. 9/1287/86. Nella sua precisazione il rappresentante del Governo ha chiesto di eliminare il riferimento al 31 dicembre 2006. Vorrei gentilmente chiederePag. 72al Governo se fosse possibile, comunque, mantenere una certa tempistica perché venire in Parlamento a riferire se il provvedimento ha prodotto quel risparmio e quell'efficienza di cui si è parlato ci sembra doveroso. Quindi, se il Governo fosse d'accordo ad accettare, ad esempio, l'ipotesi del primo trimestre del 2007, ci sentiremmo perfettamente soddisfatti e non insisteremmo per la votazione del nostro ordine del giorno.

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. D'accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo brevemente anche perché in Commissione ci eravamo impegnati a sottolineare, a nome sia della maggioranza sia dell'opposizione, la rilevanza del mio ordine del giorno n. 9/1287/129, il cui contenuto credo sia di particolare pregnanza.
Con questo ordine del giorno, tenendo conto del fatto che il provvedimento prevede un'attuazione in tempi abbastanza dilatati, e pur considerando le migliorie introdotte in termini di controllo del Parlamento sui riflessi finanziari che comporta l'attuazione del provvedimento, si impegna il Governo affinché tutti i provvedimenti attuativi delle disposizioni recate da questo decreto-legge, compresi i regolamenti da adottare e gli schemi dei decreti legislativi attuativi della delega, vengano trasmessi alla Camera corredati di apposita relazione tecnica, allo scopo di consentire la puntuale verifica, in sede parlamentare, della praticabilità del riordino, sotto il profilo dei riflessi finanziari.
Il secondo aspetto richiamato nel dispositivo di tale ordine del giorno, a nostro avviso altrettanto importante, è che si proceda all'adeguamento dell'articolazione del bilancio dello Stato in relazione al riassetto delle amministrazioni in un'unica sede, possibilmente in occasione dell'esame del disegno di legge di assestamento per l'anno in corso, eventualmente attraverso una nota di variazione dello stesso, in modo da consentire al Parlamento tutto, maggioranza ed opposizione, una valutazione compiuta del complesso delle modifiche che saranno apportate, fermo restando che, in ogni caso, gli eventuali decreti di variazione di cui al comma 10 dovranno essere trasmessi alle Camere.
Mi sembrava importante richiamare tale aspetto che consente al Parlamento di monitorare tutti i riflessi finanziari anche in attuazione del provvedimento. Si trattava di una preoccupazione trasversalmente condivisa in Commissione e ci tenevo a richiamarla, naturalmente ringraziando il Governo per aver accettato l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, chiedo al Governo e al sottosegretario D'Andrea di spiegare per quale motivo, su una serie di ordini del giorno... Chiedo al sottosegretario D'Andrea di ascoltare, perché, se è distratto da altre cose, posso fermarmi e prendere la parola tra un po' (Commenti). Colleghi, per la verità, uso gli argomenti che usava l'onorevole Bressa quando noi eravamo maggioranza e voi opposizione! Si chiedeva al Governo l'attenzione. Quindi, non mi pare di aver chiesto cose eccessive.
Vorrei capire per quale motivo il sottosegretario D'Andrea dichiara il parere contrario del Governo sul mio ordine del giorno n. 9/1287/78, che è volto a tutelare i lavoratori. Lo dico a coloro che vogliono sempre tutelare i lavoratori dipendenti. Esso prevede l'impegno, dato lo «spacchettamento» del MIUR, a garantire che i dipendenti dell'attuale Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca possano non subire conseguenze negative dal fatto che voi abbiate provveduto a dividere il ministero. Se il Governo dice che nonPag. 73accetta questo ordine del giorno, vuol dire che non intende tutelarli. La cosa sarebbe di una gravità estrema (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Alleanza Nazionale).
Lei ha il dovere di spiegare in quest'aula perché non volete tutelare i dipendenti del MIUR! Sono dipendenti dello Stato, non dipendenti della Moratti (Commenti)! Voi siete ossessionati dal voler cambiare le riforme della Moratti, ma non potete confondere la volontà politica di un Governo rispetto alla necessità di tutelare i dipendenti di quel ministero.
Quindi, la pregherei, per rispetto dell'Assemblea, di spiegare i motivi per i quali lei non può accettare il mio ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Vorrei pregare il sottosegretario D'Andrea, di cui tutti noi abbiamo apprezzato la sintesi espositiva questa sera, di rivedere il parere favorevole espresso sul mio ordine del giorno n. 9/1287/115 solo a condizione che si sopprima la parola «periodicamente». Mi dispiace comunque subire condizioni, perché o si risponde «sì», oppure «no». Questo «ni» non mi garba molto.
Voi avete fatto un decreto-legge di «spacchettamento» e, per quanto riguarda le politiche di coesione, avete fatto uno «spezzatino», perché avete distribuito, con saggia capacità di divisione delle competenze, in tre ministeri ciò che prima era assegnato al solo Ministero dell'economia, laddove ciò aveva un senso.
Con il nostro ordine del giorno poniamo un tema importante. Se questa divisione ha una sua validità, il Governo ce lo deve dimostrare strada facendo, riferendo periodicamente l'effetto di questa norma. Se togliamo la parola «periodicamente», si svuota il senso della proposta, perché il Governo può riferire una sola volta, magari fra una settimana, e poi mai più.
Allora, il senso compiuto dell'ordine del giorno è quello di consentire una periodicità di intervento. Capirei se avessimo scritto «ogni sei mesi», oppure una data fissa, ma la periodicità viene stabilita da voi, insieme, magari, alle Commissioni competenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor presidente, chiederei al sottosegretario di rivedere, nei limiti del possibile, il suo giudizio sull'ordine del giorno a mia firma n. 9/1287/44 e ovviamente anche l'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/1287/43, che è di argomento analogo.
Comprendo le difficoltà del sottosegretario a rispondere nel merito, ma la questione che è espressa ed esplicitata nei suddetti ordini del giorno è estremamente fondata. In ogni caso, se ci fosse un impegno forte del Governo su questa materia per cercare di dirimere in maniera assolutamente esaustiva le competenze riguardanti la pesca, potrei anche accettare la raccomandazione.
Colgo l'occasione della presenza concomitante del rappresentante del Ministero delle politiche agricole per avere una risposta precisa in merito.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Boato n. 9/1287/1 e Cesini n. 9/1287/2, accettati dal Governo.
Prendo atto, altresì, che l'onorevole Boscetto insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/3, accettato dal Governo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine delPag. 74giorno Boscetto n. 9/1287/3, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 481
Astenuti 6
Maggioranza 241
Hanno votato
453
Hanno votato
no 28).

Prendo atto che i deputati Buontempo e Zaccaria non sono riusciti a votare.
Prendo atto inoltre che l'onorevole Zacchera non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/4, accolto come raccomandazione del Governo nella parte dispositiva.
Prendo atto altresì che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lion n. 9/1287/5, accettato dal Governo.
Prendo atto, infine, che i presentatori degli ordini del giorno da Gibelli n. 9/1287/6 a Fava n. 9/1287/12 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gibelli n. 9/1287/6, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 509
Votanti 496
Astenuti 13
Maggioranza 249
Hanno votato
451
Hanno votato
no 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/1287/7, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 512
Votanti 496
Astenuti 16
Maggioranza 249
Hanno votato
465
Hanno votato
no 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cota n. 9/1287/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
225
Hanno votato
no 283).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/1287/9 non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 511
Votanti 509
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
222
Hanno votato
no 287).

Pag. 75

Prendo atto che il deputato Suppa non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/1287/10, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 504
Votanti 489
Astenuti 15
Maggioranza 245
Hanno votato
453
Hanno votato
no 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1287/11, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 485
Astenuti 16
Maggioranza 243
Hanno votato
451
Hanno votato
no 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/1287/12, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 510
Votanti 498
Astenuti 12
Maggioranza 250
Hanno votato
468
Hanno votato
no 30).

Prendo atto che l'onorevole Garavaglia non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/13 proposta dal Governo; pertanto il parere è da intendersi contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elio Vito (Commenti). Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le dichiarazioni di voto si fanno su ciascun ordine del giorno. Quindi non vi è alcuna anomalia.
Intervengo solo per far notare ai colleghi della maggioranza che stanno per votare contro l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/1287/13, non accettato dal Governo se non riformulato nel senso indicato dal sottosegretario D'Andrea. Credo, invece, che la Casa delle libertà stia per votare a favore di un documento di indirizzo che impegna il Governo a rivolgere l'attività del nuovo Ministero della famiglia esclusivamente a sostegno della famiglia, come riconosciuta dall'articolo 29 della Costituzione.
Noi voteremo a favore, dunque, e mi auguro che così possiate fare anche voi, colleghi della maggioranza. Se siete contenti che il Governo non abbia accettato questo ordine del giorno, fate pure. In ogni caso, ringraziamo l'onorevole Garavaglia per averlo presentato (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti).

PRESIDENTE. Chiedo al rappresentante del Governo se confermi il parere espresso su questo ordine del giorno.

Pag. 76

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo aveva chiesto una riformulazione, e conferma tale richiesta, in caso contrario, il Governo non accetta l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/1287/13 (Commenti).

PRESIDENTE. Sta bene.
Preso atto che l'onorevole Garavaglia, come detto, non accetta la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/1287/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi) (Vedi votazioni).

(Presenti 505
Votanti 493
Astenuti 12
Maggioranza 247
Hanno votato
228
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Nicchi avrebbe voluto esprimere voto contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Bricolo, accetta l'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1287/14 formulato dal rappresentante del Governo?

FEDERICO BRICOLO. No, signor Presidente ed insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Bricolo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bricolo n. 9/1287/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
223
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Filippi n. 9/1287/15 e Dosso n. 9/1287/16 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filippi n. 9/1287/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
226
Hanno votato
no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dozzo n. 9/1287/16, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 511
Votanti 505
Astenuti 6
Maggioranza 253
Hanno votato
469
Hanno votato
no 36).Pag. 77

Ricordo che l'ordine del giorno Allasia n. 9/1287/17 è stato accolto dal Governo come raccomandazione solo riguardo alla parte dispositiva.
Chiedo pertanto al presentatore se insista per la votazione.

STEFANO ALLASIA. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Allasia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/1287/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 512
Votanti 511
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
223
Hanno votato
no 288).

Ricordo che l'ordine del giorno Goisis n. 9/1287/18 è stato accettato dal Governo solo riguardo alla parte dispositiva.
Chiedo pertanto alla presentatrice se insista per la votazione.

PAOLA GOISIS. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Goisis.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/1287/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
223
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Pini n. 9/1287/19 a Lussana n. 9/1287/21 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pini n. 9/1287/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
222
Hanno votato
no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/1287/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 504
Votanti 502
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
221
Hanno votato
no 281).Pag. 78

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lussana n. 9/1287/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
226
Hanno votato
no 289).

Ricordo che l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1287/22 è stato accettato dal Governo solo riguardo alla parte dispositiva.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1287/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 505
Votanti 502
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato
220
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Bodega n. 9/1287/23 a Fugatti n. 9/1287/28 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bodega n. 9/1287/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
227
Hanno votato
no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maroni n. 9/1287/24, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
226
Hanno votato
no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montani n. 9/1287/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
222
Hanno votato
no 287).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/1287/26, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 79
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 504
Votanti 490
Astenuti 14
Maggioranza 246
Hanno votato
420
Hanno votato
no 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pottino n. 9/1287/27, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 511
Votanti 495
Astenuti 16
Maggioranza 248
Hanno votato
457
Hanno votato
no 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fugatti n. 9/1287/28, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 505
Votanti 487
Astenuti 18
Maggioranza 244
Hanno votato
459
Hanno votato
no 28).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Armosino n. 9/1287/29 non insistono per la votazione,
Ricordo che l'ordine del giorno La Loggia n. 9/1287/30 è stato accettato dal Governo solo riguardo alla parte dispositiva.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.

ENRICO LA LOGGIA. Sì, Presidente, insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Loggia n. 9/1287/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 494
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
218
Hanno votato
no 276).

Ricordo che gli ordini del giorno Leone n. 9/1287/31 ed Elio Vito n. 9/1287/32 sono stati accettati dal Governo; prendo atto che i rispettivi presentatori non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Zanetta n. 9/1287/33, accolto come raccomandazione dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zanetta n. 9/1287/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato
221
Hanno votato
no 279).Pag. 80

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rosso n. 9/1287/34, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno, Campa n. 9/1287/35 e Garagnani n. 9/1287/36, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto, infine, che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bruno n. 9/1287/37, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bruno n. 9/1287/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
221
Hanno votato
no 288).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caligiuri n. 9/1287/38, accettato dal Governo.
Prendo atto, altresì, che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/1287/39, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabbri n. 9/1287/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
217
Hanno votato
no 280).

Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare.
Prendo atto inoltre che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/1287/40, accettato dal Governo.
Prendo atto, altresì, che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giacomoni n. 9/1287/41, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bruno n. 9/1287/41, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
221
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Grimaldi n. 9/1287/42, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo all'onorevole Misuraca, cofirmatario dell'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/1287/43, accolto dal Governo come raccomandazione, se insista per la votazione.

FILIPPO MISURACA. Sì, signor Presidente, insisto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/1287/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 81
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 513
Votanti 512
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato
228
Hanno votato
no 284).

Chiedo all'onorevole Marinello se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/44, accolto come raccomandazione dal Governo.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Sì, signor Presidente, insisto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marinello n. 9/1287/44, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 505
Votanti 483
Astenuti 22
Maggioranza 242
Hanno votato
200
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Stagno d'Alcontres n. 9/1287/45, Nan n. 9/1287/46, Santelli n. 9/1287/47, Ravetto n. 9/1287/48, Bertolini n. 9/1287/49, Costa n. 9/1287/50, Mistrello Destro n. 9/1287/51, Uggè n. 9/1287/52, Palmieri n. 9/1287/53, Giudice n. 9/1287/54, Germanà n. 9/1287/55, Misuraca n. 9/1287/56 e Jannone n. 9/1287/57, accolti dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto, altresì, che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/1287/58, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/1287/58, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
224
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/1287/59, accettato dal Governo.
Prendo atto, altresì, che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Carfagna n. 9/1287/60, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carfagna 9/1287/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 512
Votanti 510
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato
231
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno, non insistono per la votazione Biancofiore n. 9/1287/61, Paoletti Tangheroni n. 9/1287/62 e Mondello n. 9/1287/63, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto, altresì, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordinePag. 82del giorno Osvaldo Napoli n. 9/1287/64, accolto come raccomandazione dal Governo, e che l'onorevole D'Alia non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/65, accettato dal Governo.
Prendo atto, infine, che l'onorevole De Laurentiis insiste per la votazione del suo ordine del giorno 9/1287/66, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Laurentiis 9/1287/66, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
220
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che l'onorevole Ronconi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/67, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ronconi n. 9/1287/67, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
213
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che l'onorevole Drago insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/68, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Drago n. 9/1287/68, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
216
Hanno votato
no 286).

Prendo atto che l'onorevole Volontè insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/69, accolto come raccomandazione dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volontè n. 9/1287/69, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 501
Astenuti 7
Maggioranza 251
Hanno votato
217
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che l'onorevole Giovanardi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/70, accolto come raccomandazione dal Governo.
L'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1287/71 è accettato dal Governo ove venisse riformulato. Prego il sottosegretario D'Andrea di ripetere in che cosa consiste tale riformulazione, come richiesto da alcuni colleghi.

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. SiPag. 83tratta di aggiungere, dopo le parole «orientare l'attività del nuovo dicastero», la parola «prevalentemente». Ciò allo scopo di evitare che il ministro per la famiglia non si possa occupare di altre materie a lui delegate.

PRESIDENTE. Onorevole Capitanio Santolini, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1287/71?

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. No, signor Presidente, la parola «prevalentemente» è troppo ambigua. Nel mio ordine del giorno si fa riferimento in modo chiarissimo all'articolo 29 della Costituzione e quindi bisogna assolutamente essere specifici. Insisto quindi per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1287/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 499
Astenuti 2
Maggioranza 250
Hanno votato
223
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che l'onorevole Riccardo Conti insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/72, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Riccardo Conti n. 9/1287/72, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 458
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
201
Hanno votato
no 257).

Ricordo che l'ordine del giorno Peretti n. 9/1287/73 è stato accettato dal Governo; prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione.
Prendo atto che l'onorevole Mereu insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/74, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mereu n. 9/1287/74, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
211
Hanno votato
no 281).

Ricordo che gli ordini del giorno Forlani n. 9/1287/75, Dionisi n. 9/1287/76 e Ciocchetti n. 9/1287/77 sono stati accettati dal Governo; prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
Passiamo all'ordine del giorno Barbieri n. 9/1287/78, non accettato dal Governo.

EMERENZIO BARBIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Le ricordo che è già intervenuto su questo ordine del giorno...

Pag. 84

EMERENZIO BARBIERI. Io ho fatto una domanda al Governo, che non si degna di rispondere. Un Governo che non risponde lede la dignità del Parlamento. Signor Presidente, mi appello alla sua sensibilità: l'onorevole D'Andrea ha il dovere di spiegare perché il Governo è contrario. Se non lo fa, vuol dire che non adempie alle sue funzioni (Commenti).

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, potrei rispondere all'onorevole Barbieri che la motivazione è stata data in occasione del parere su un altro ordine del giorno. Ad un complesso di ordini del giorno che attengono tutti alla stessa materia abbiamo dato parere contrario ritenendo la disposizione di legge prevista dal decreto - così com'è scritta - idonea a verificare la sussistenza dei requisiti in questione, nel principio della tutela delle posizioni dei dipendenti.
Quindi non c'è altro su cui ragionare (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Barbieri insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/78, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbieri n. 9/1287/78, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
195
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Zinzi n. 9/1287/79 e Tassone n. 9/1287/80, accettati dal Governo, non insistono per la votazione, mentre l'onorevole Ciro Alfano insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/81, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciro Alfano n. 9/1287/81, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
211
Hanno votato
no 284).

Onorevole Tucci, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/82, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva?

MICHELE TUCCI. No, signor Presidente, non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Lucchese n. 9/1287/83 e Delfino n. 9/1287/84, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.Pag. 85
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lucchese n. 9/1287/83, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 495
Votanti 492
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato
210
Hanno votato
no 282).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Delfino n. 9/1287/84, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 492
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
207
Hanno votato
no 285).

Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/85, accettato dal Governo.
Prendo inoltre atto che i presentatori dell'ordine del giorno Barani n. 9/1287/86 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo altresì atto che l'onorevole Pisicchio non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/87, accettato dal Governo.
Prendo atto, infine, che i presentatori degli ordini del giorno da Lainati n. 9/1287/88 ad Aracu n. 9/1287/92, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lainati n. 9/1287/88, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 491
Astenuti 5
Maggioranza 246
Hanno votato
205
Hanno votato
no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simeoni n. 9/1287/89, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato
213
Hanno votato
no 274).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Verro n. 9/1287/90, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 490
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
206
Hanno votato
no 284).Pag. 86

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marras n. 9/1287/91, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 494
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
211
Hanno votato
no 283).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aracu n. 9/1287/92, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
212
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Angelino Alfano n. 9/1287/93, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Lazzari n. 9/1287/94 e Verdini n. 9/1287/95, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lazzari n. 9/1287/94, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato
209
Hanno votato
no 280).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Verdini n. 9/1287/95, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
204
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Azzolini n. 9/1287/96 e Fedele n. 9/1287/97, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Gelmini n. 9/1287/98 e Franzoso n. 9/1287/99, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gelmini n. 9/1287/98, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
201
Hanno votato
no 278).Pag. 87

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franzoso n. 9/1287/99, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 492
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
210
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Boniver n. 9/1287/100 a Buontempo n. 9/1287/104, accettati dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo altresì atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lo Presti n. 9/1287/105, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lo Presti n. 9/1287/105, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
203
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che il deputato Berruti non è riuscito a votare.
Prendo atto inoltre che i presentatori dell'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/1287/106, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo altresì atto che i presentatori degli ordini del giorno Migliori n. 9/1287/107, Minasso n. 9/1287/108 e Alberto Giorgetti n. 9/1287/109, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Migliori n. 9/1287/107, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
205
Hanno votato
no 281).

Prendo atto che il deputato Berruti non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Minasso n. 9/1287/108, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
199
Hanno votato
no 280).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/1287/109, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 88
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato
203
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Leo n. 9/1287/110, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo altresì atto che i presentatori dell'ordine del giorno Garnero Santanchè n. 9/1287/111, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garnero Santanché n. 9/1287/111, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato
207
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno La Russa n. 9/1287/112, accettato dal Governo limitatamente alla parte dispositiva.
Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Contento n. 9/1287/113 e Cirielli n. 9/1287/114, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Contento n. 9/1287/113, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 482
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato
202
Hanno votato
no 280).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/1287/114, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
201
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che l'onorevole Bono accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/115.
Prendo atto inoltre che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Moffa n. 9/1287/116, accolto come raccomandazione.
Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Benedetti Valentini n. 9/1287/117, Armani n. 9/1287/118 e Pedrizzi n. 9/1287/119, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Benedetti Valentini n. 9/1287/117, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 89
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
198
Hanno votato
no 279).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Armani n. 9/1287/118, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
201
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/1287/119, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 483
Astenuti 4
Maggioranza 242
Hanno votato
202
Hanno votato
no 281).

Constato l'assenza dell'onorevole Landolfi: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1287/120.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Briguglio n. 9/1287/121, accettato dal Governo.
Prendo atto, altresì, che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gamba n. 9/1287/122 e Consolo n. 9/1287/123, accolti come raccomandazione.
Prendo atto, inoltre, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lisi n. 9/1287/124, accettato dal Governo.
Prendo atto infine che i presentatori degli ordini del giorno da Bellotti n. 9/1287/125 a Nespoli n. 9/1287/128, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellotti n. 9/1287/125, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
190
Hanno votato
no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bocchino n. 9/1287/126, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 458
Astenuti 4
Maggioranza 230
Hanno votato
179
Hanno votato
no 279).Pag. 90

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giorgio Conte n. 9/1287/127, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato
192
Hanno votato
no 285).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nespoli n. 9/1287/128, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
183
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che l'onorevole Rocco Pignataro non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto, altresì, che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Duilio n. 9/1287/129, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Ricordo che, in base alle intese intercorse nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo, la votazione finale sul provvedimento avrà luogo nella seduta di lunedì 17 luglio 2006.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,45).

FRANCO STRADELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, volevo informarla che nel Documento di programmazione economico-finanziaria presentato dal Governo manca l'allegato infrastrutture che, con riferimento alla legge n. 443 del 2001, la cosiddetta legge obiettivo, dovrebbe riportare l'elenco puntuale delle infrastrutture che il Governo intende realizzare nel periodo di vigenza del documento stesso.
Noi riteniamo che questo sarebbe stato motivo per invalidare addirittura la presentazione del Documento di programmazione economico-finanziaria alle commissioni. Tuttavia, visto che nella Conferenza dei presidenti di gruppo la Presidenza ha ritenuto di affidarne le valutazioni alle commissioni, dobbiamo rilevare che, non disponendo dell'unico elemento obiettivo di valutazione e di confronto politico sulle intenzioni del Governo sulle grandi infrastrutture e sull'ammodernamento del paese, l'VIII Commissione, o almeno il nostro gruppo, non sarà in grado di dare indicazioni e pareri sul Documento di programmazione economico-finanziaria finché non verrà presentato l'allegato che elenchi in modo preciso e puntuale i programmi del Governo.
Ci dicono che questa elencazione dovrebbe essere approvata dal CIPE nei prossimi giorni. Allora, non si capisce perché la fretta di presentare il Documento di programmazione economico-finanziaria abbia impedito di avere, anticipatamente rispetto alla consegna del documento agli uffici della Camera, l'approvazione del CIPE. L'indeterminatezza di questi dati, assieme ad un giudizio negativo sull'operato del Governo, ci impedirà di fare una valutazione. Per cui, credo chePag. 91la Presidenza della Camera debba responsabilmente ritenere che i tempi assegnati per l'approvazione del DPEF debbano slittare in relazione, appunto, alla carenza di documentazione che il documento stesso presenta.

PRESIDENTE. In riferimento alla questione da lei posta, onorevole Stradella, di cui la Presidenza non sottovaluta il rilievo politico, devo far presente preliminarmente che vi è un precedente verificatosi nel 2002 di mancata presentazione del programma delle infrastrutture strategiche, che non ha, peraltro, determinato l'improcedibilità dell'esame del Documento di programmazione economico-finanziaria. Lo scorso anno, inoltre, il DPEF è stato regolarmente esaminato dalla Camera, nonostante la mancata presentazione in allegato della prescritta relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive. Il ministro dell'economia e delle finanze ha oggi comunicato alla Commissione bilancio che il programma sarà sottoposto al CIPE domani e sarà, quindi, trasmesso alle Camere nella giornata di lunedì.
A sua volta, la Commissione ambiente prevede di iniziare l'esame del DPEF nella tarda mattinata di martedì prossimo, quando l'allegato in questione sarà già pervenuto alla luce di quanto comunicato dal Governo.

EMERENZIO BARBIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, intervengo per segnalare un fatto gravissimo che è successo oggi e mi fa piacere che sia in aula l'onorevole Pedica ed alcuni amici dell'Italia dei Valori. Leggo dalle agenzie che oggi a palazzo Marini, nelle stanze prospicienti il gruppo dell'Italia dei Valori, un signore o una signora - non si capisce bene se un uomo o una donna -, preso da problemi di inconti nenza, ha defecato lungo il corridoio: la cosa è obiettivamente grave (Commenti).
Giustamente, il collega Pedica intende investire il Presidente della Camera di tale questione, perché non è immaginabile che un signore od una signora facciano queste cose nei corridoi dei gruppi parlamentari. Presidente, trovo incredibile che a distanza di tante ore il Presidente della Camera non abbia fatto giungere una riga di solidarietà all'onorevole Pedica e agli amici dell'Italia dei Valori. Se ciò si ripetesse, non so cosa accadrebbe nei palazzi della Camera.
Quindi, la pregherei di prendere in esame con attenzione tale questione e di sollecitare il Presidente Bertinotti a fornire solidarietà all'onorevole Pedica (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, la Presidenza è già informata della vicenda. Tra l'altro, i deputati questori stanno svolgendo i necessari accertamenti, nella speranza che tale avvenimento non abbia a ripetersi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 17 luglio 2006, alle 16,30:

(ore 16,30, con votazioni non prima delle ore 19).

1. - Votazione finale del disegno di legge:
S. 379 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggioPag. 922006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri. Delega al Governo per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri (Approvato dal Senato) (1287).
- Relatore: Boato.

2. - Discussione delle mozioni La Russa ed altri n. 1-00011 e Elio Vito ed altri n. 1-00013 in materia di missioni italiane all'estero (per la discussione sulle linee generali).

La seduta termina alle 18,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 1287 - odg 9/1287/3 487 481 6 241 453 28 37 Appr.
2 Nom. odg 9/1287/6 509 496 13 249 451 45 36 Appr.
3 Nom. odg 9/1287/7 512 496 16 249 465 31 36 Appr.
4 Nom. odg 9/1287/8 508 508 255 225 283 36 Resp.
5 Nom. odg 9/1287/9 511 509 2 255 222 287 36 Resp.
6 Nom. odg 9/1287/10 504 489 15 245 453 36 36 Appr.
7 Nom. odg 9/1287/11 501 485 16 243 451 34 36 Appr.
8 Nom. odg 9/1287/12 510 498 12 250 468 30 36 Appr.
9 Nom. odg 9/1287/13 505 493 12 247 228 265 36 Resp.
10 Nom. odg 9/1287/14 509 507 2 254 223 284 36 Resp.
11 Nom. odg 9/1287/15 512 512 257 226 286 36 Resp.
12 Nom. odg 9/1287/16 511 505 6 253 469 36 36 Appr.
13 Nom. odg 9/1287/17 512 511 1 256 223 288 36 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1287/18 509 507 2 254 223 284 36 Resp.
15 Nom. odg 9/1287/19 507 507 254 222 285 36 Resp.
16 Nom. odg 9/1287/20 504 502 2 252 221 281 36 Resp.
17 Nom. odg 9/1287/21 515 515 258 226 289 36 Resp.
18 Nom. odg 9/1287/22 505 502 3 252 220 282 36 Resp.
19 Nom. odg 9/1287/23 512 512 257 227 285 36 Resp.
20 Nom. odg 9/1287/24 515 515 258 226 289 36 Resp.
21 Nom. odg 9/1287/25 509 509 255 222 287 36 Resp.
22 Nom. odg 9/1287/26 504 490 14 246 420 70 36 Appr.
23 Nom. odg 9/1287/27 511 495 16 248 457 38 36 Appr.
24 Nom. odg 9/1287/28 505 487 18 244 459 28 36 Appr.
25 Nom. odg 9/1287/30 496 494 2 248 218 276 36 Resp.
26 Nom. odg 9/1287/33 502 500 2 251 221 279 36 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/1287/37 509 509 255 221 288 36 Resp.
28 Nom. odg 9/1287/39 497 497 249 217 280 36 Resp.
29 Nom. odg 9/1287/41 507 507 254 221 286 36 Resp.
30 Nom. odg 9/1287/43 513 512 1 257 228 284 36 Resp.
31 Nom. odg 9/1287/44 505 483 22 242 200 283 36 Resp.
32 Nom. odg 9/1287/58 511 510 1 256 224 286 36 Resp.
33 Nom. odg 9/1287/60 512 510 2 256 231 279 36 Resp.
34 Nom. odg 9/1287/66 502 502 252 220 282 36 Resp.
35 Nom. odg 9/1287/67 496 496 249 213 283 36 Resp.
36 Nom. odg 9/1287/68 502 502 252 216 286 36 Resp.
37 Nom. odg 9/1287/69 508 501 7 251 217 284 36 Resp.
38 Nom. odg 9/1287/71 501 499 2 250 223 276 36 Resp.
39 Nom. odg 9/1287/72 459 458 1 230 201 257 36 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/1287/74 492 492 247 211 281 36 Resp.
41 Nom. odg 9/1287/78 478 478 240 195 283 36 Resp.
42 Nom. odg 9/1287/81 497 495 2 248 211 284 36 Resp.
43 Nom. odg 9/1287/83 495 492 3 247 210 282 36 Resp.
44 Nom. odg 9/1287/84 493 492 1 247 207 285 36 Resp.
45 Nom. odg 9/1287/88 496 491 5 246 205 286 36 Resp.
46 Nom. odg 9/1287/89 489 487 2 244 213 274 36 Resp.
47 Nom. odg 9/1287/90 491 490 1 246 206 284 36 Resp.
48 Nom. odg 9/1287/91 496 494 2 248 211 283 36 Resp.
49 Nom. odg 9/1287/92 496 495 1 248 212 283 36 Resp.
50 Nom. odg 9/1287/94 489 489 245 209 280 36 Resp.
51 Nom. odg 9/1287/95 488 487 1 244 204 283 36 Resp.
52 Nom. odg 9/1287/98 480 479 1 240 201 278 36 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. odg 9/1287/99 493 492 1 247 210 282 36 Resp.
54 Nom. odg 9/1287/105 487 486 1 244 203 283 36 Resp.
55 Nom. odg 9/1287/107 487 486 1 244 205 281 36 Resp.
56 Nom. odg 9/1287/108 480 479 1 240 199 280 36 Resp.
57 Nom. odg 9/1287/109 486 486 244 203 283 36 Resp.
58 Nom. odg 9/1287/111 491 491 246 207 284 36 Resp.
59 Nom. odg 9/1287/113 483 482 1 242 202 280 36 Resp.
60 Nom. odg 9/1287/114 486 484 2 243 201 283 36 Resp.
61 Nom. odg 9/1287/117 478 477 1 239 198 279 36 Resp.
62 Nom. odg 9/1287/118 468 468 235 201 267 36 Resp.
63 Nom. odg 9/1287/119 487 483 4 242 202 281 36 Resp.
64 Nom. odg 9/1287/125 467 467 234 190 277 36 Resp.
65 Nom. odg 9/1287/126 462 458 4 230 179 279 36 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 67
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. odg 9/1287/127 477 477 239 192 285 36 Resp.
67 Nom. odg 9/1287/128 460 460 231 183 277 36 Resp.