XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 19 di mercoledì 5 luglio 2006

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI

La seduta comincia alle 15,05.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bonelli, Bruno, Buontempo, Parisi, Pisicchio, Sgobio e Stucchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono quarantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 15,07).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza, con lettera in data 4 luglio 2006, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alla I Commissione permanente (Affari costituzionali):
S. 379. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri. Delega al Governo per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri» (Approvato dal Senato) (1287) - Parere delle Commissioni II, III, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII e XIII.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Seguito della discussione delle mozioni Elio Vito ed altri n. 1-00003 ed Evangelisti e Borghesi n. 1-00004 concernenti misure per ridurre i costi della politica, con particolare riferimento all'aumento del numero dei ministeri (ore 15,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Elio Vito ed altri n. 1-00003 ed Evangelisti e Borghesi n. 1-00004, concernenti misure per ridurre i costi della politica, con particolare riferimento all'aumento del numero dei ministeri (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Ricordo che nella seduta del 27 giugno scorso si è conclusa la discussione sulle linee generali della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo a completare l'espressione del parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

Pag. 2

GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e l'innovazione nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, desidero confermare il parere contrario sulla mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, già espresso dal ministro Nicolais, e rivolgere un invito ai colleghi Evangelisti e Borghesi a ritirare la mozione n. 1-00004, nonché a considerare l'eventualità di consentire al Governo di svolgere un ruolo attivo rispetto ad una materia così delicata come quella che, opportunamente, hanno voluto segnalare.
Noi apprezziamo, come Governo, la sensibilità che ha informato la stesura di questa mozione e riteniamo che esista in assoluto la fondatezza delle argomentazioni svolte; allo stesso tempo, pensiamo che su una materia così importante e delicata, che richiede una adeguata onestà intellettuale per poter essere sviluppata al fine di produrre effetti positivi, occorra un atteggiamento costruttivo da parte di tutti, compreso il Governo.
Vorremmo poter isolare tale materia rispetto alle strette contingenze della politica, ed è questo il motivo per cui invitiamo i presentatori a ritirare la loro mozione, al fine di consentire lo svolgimento di un'azione concertata, talché alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, probabilmente intorno al mese di settembre o a quello di ottobre, si possa arrivare ad una scelta che sia il più possibile condivisa.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, volevo pregarla di invitare i presidenti delle Commissioni - ho lasciato quella della quale faccio parte appena ho avuto notizia dell'inizio dei lavori dell'Assemblea - a sospendere i lavori in quelle sedi. L'esame di una mozione fa parte del lavoro ordinario del Parlamento: non si può fare finta di non saperlo, limitandosi a dare, in Commissione, una mera comunicazione dell'inizio dei lavori in Assemblea. La ringrazio molto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, saranno disposte le opportune verifiche; la Presidenza si riserva di dare comunicazioni in merito.
Chiedo ai presentatori della mozione Evangelisti e Borghesi n. 1-00004 se accedano all'invito al ritiro formulato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, desidero spiegare, sia pure brevemente, le motivazioni che ci hanno indotti a presentare la mozione, che è alternativa a quella a firma dell'onorevole Elio Vito ed altri, e quelle che oggi, di fronte alle precisazioni ed all'invito del Governo, ci inducono a ritirarla.
Abbiamo presentato la mozione perché, pur sembrandoci che le conclusioni finali della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 potessero essere condivise (fatta eccezione per qualche passaggio), soprattutto dal gruppo cui appartengo, quello dell'Italia dei Valori, per il quale la questione morale e quella, connessa, dei costi della politica costituiscono il fondamento delle sue posizioni ideali e della sua stessa essenza, abbiamo ritenuto che esse poggiassero su assunti inaccettabili.
Per quanto mi concerne, pur pervenendo a conclusioni pressoché analoghe, mi è parso quanto mai opportuno confutare assunti - inaccettabili, appunto - che tendevano a far ricadere sui Governi precedenti a quello che ha avuto la maggioranza nella precedente legislatura l'aumento dei costi della politica. Ciò non è assolutamente vero: basterebbe guardare le cifre che ho già fornito in sede di discussione.
Dire che lo squilibrio dei conti pubblici deriva dal debito della prima Repubblica, quando il precedente Governo ha avviato un circolo virtuoso che ha portato alla progressiva riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL - rapporto che, al termine dei cinque anni di Governo Berlusconi è tornato di nuovo a salire, comePag. 3il debito in valore assoluto -, mi pareva un assunto del tutto erroneo.
Immaginare, quindi, che una lezione sulla riduzione dei costi della politica potesse venire da una maggioranza che aveva azzerato l'avanzo primario del bilancio dello Stato mi pareva un assunto inaccettabile. Allo stesso modo, immaginare che una lezione sui costi della politica potesse venire da una maggioranza che, tra il 2001 ed il 2005, aveva permesso che il bilancio del Senato aumentasse del 51 per cento, che quello della Camera crescesse del 40 per cento e che quello della Corte costituzionale si incrementasse del 35 per cento (unica eccezione, il bilancio della Presidenza della Repubblica, che è rimasto pressoché invariato) mi sembrava un assunto inaccettabile, pur a fronte delle predette conclusioni. In generale, il discorso vale per il bilancio dello Stato: basti pensare che, dal 2001 al 2005, esso è passato da 610 mila milioni di euro a 645 mila milioni, dopo essere aumentato, nel 2003, a 673 mila milioni di euro.
Francamente, mi sembrava che, rispetto alle conclusioni, tali premesse fossero assolutamente inaccettabili: una maggioranza che si definiva liberale avrebbe dovuto portare ad una riduzione del bilancio dello Stato, non ad un suo aumento.
Per questo motivo ho sottoscritto la mozione in esame. Di fronte all'impegno assunto dal Governo ad assumere un ruolo attivo (come peraltro ha già iniziato a fare, come ha dichiarato in questa sede lo stesso ministro Nicolais), e ad ampliarlo ulteriormente con una proposta da presentarsi subito dopo il periodo feriale, annuncio, anche a nome dell'onorevole Evangelisti, il ritiro della mozione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Adenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione presentata dall'onorevole Elio Vito e da altri parlamentari richiama correttamente l'attenzione della nostra Assemblea sul problema del contenimento della spesa e, in particolare, sulla necessità di intervenire nella direzione di un contenimento dei costi vivi della politica al fine di contribuire al risanamento della finanza pubblica.
Se lodevole è l'intento, del tutto inaccettabili sono le ragioni che l'onorevole Elio Vito e i colleghi firmatari della mozione in questione pongono a premessa degli impegni chiesti al Governo. Da quanto si legge, infatti, sembra emergere l'intento, senza dubbio demagogico, di voler addossare all'attuale maggioranza la responsabilità dell'incremento dei costi della politica. Correttezza vorrebbe che con onestà si guardasse in casa propria prima di discettare sulle scelte dell'attuale Governo.
Il tempo a mia disposizione non è molto e, quindi, brevemente cercherò di dimostrare che, ancora una volta, ci troviamo di fronte ad uno stile politico strumentale. I colleghi del centrodestra, infatti, pur condannando a parole l'ingiustificato incremento dei costi della politica e degli apparati pubblici, non si sono risparmiati in questi anni quelle stesse spese di apparato, di rappresentanza; spese clientelari le cui negative conseguenze oggi vorrebbero imputare al Governo appena insediatosi.
I colleghi firmatari della mozione in esame sostengono che gli impegni assunti nei confronti dell'Unione europea sono sempre stati rispettati ma, forse, non ricordano che all'Ecofin si è consumata la rottura del Patto di stabilità e crescita con la decisione di non applicare sanzioni a Francia e Germania in cambio di un atteggiamento più morbido nei confronti dell'Italia. I colleghi firmatari dovrebbero anche ricordare, prima di vestire i panni di censori, che il deficit previsto per il 2006, lasciato in eredità dal Governo Berlusconi, nonostante i tagli previsti dalla legge finanziaria sfiorerà il 5 per cento del prodotto interno lordo, ben al di sopra diPag. 4quel 3,5 per cento che il Governo Berlusconi prevedeva e che ha presentato alla Commissione europea.
Chi oggi sta tentando di accreditarsi come oculato amministratore delle finanze pubbliche, ha lasciato in eredità a questo paese un deficit che rischia di causare un ulteriore effetto-crescita del debito pubblico. Risultato quest'ultimo raggiunto anche rinviando irresponsabilmente a dopo la scadenza elettorale importanti provvedimenti di spesa come il pagamento degli aumenti contrattuali ai dipendenti pubblici o i finanziamenti a Ferrovie ed ANAS.
I colleghi in questione dovrebbero anche prendere atto che, a fronte del loro richiamo, vi sono altre significative evidenze. Nel triennio 2001-2003 la spesa per acquisto di beni e servizi dei ministeri è aumentata dell'8,5 per cento, nonostante le leggi finanziarie degli ultimi anni abbiano introdotto l'obbligatorietà del ricorso a Consip. Nel 2003, secondo la relazione sul bilancio dello Stato della Corte dei conti, sono state autorizzate da parte dello Stato duecentomila incarichi di consulenze esterna, con un costo stimato dal Ministero della funzione pubblica di 680 milioni di euro. Incarichi che la Corte dei conti ha stigmatizzato, sottolineando il carattere pletorico degli uffici di diretta collaborazione rispetto all'esigenza che i ministri siano dotati di efficienti strutture di staff ed evidenziando la frequente sovrapposizione di funzioni fra consulenti e amministrazione attiva, sino al punto che in alcuni casi sono state attribuite ai collaboratori risorse finanziarie che avrebbero dovuto essere assegnate ai dipendenti amministrativi. E per il 2004 la situazione si presenta ancora più grave, come emerge dal libro-inchiesta pubblicato dagli onorevoli Salvi e Villone, con un costo degli staff dei ministri che raggiunge la spesa totale di quasi un milione e quattrocentomila euro. Il solo Ministero dell'economia e delle finanze vantava un apparato a supporto del vertice politico di quasi quattrocentocinquanta persone. Ministero quest'ultimo che si distingue anche per le esose spese a favore della Scuola superiore dell'economia, il cui costo dei docenti è aumentato del 30 per cento, con un'indennità di insegnamento che va dai 60 mila euro per i docenti ai 132 mila euro per il rettore, senza dare conto della pur significativa coincidenza di incarichi presso la scuola e di responsabilità dirigenziali di vertice presso lo stesso ministero, secondo quanto più volte denunciato dal senatore Benvenuto nel corso della scorsa legislatura.
Sempre riferibile alla stessa inchiesta sono poi quei dati che evidenziano come il totale degli incarichi e dei compensi liquidati a consulenti e collaboratori esterni nel 2003 siano stati pari a 754 milioni di euro. I colleghi firmatari della mozione sapranno poi come, con il loro assenso, sono state approvate le assunzioni dei segretari dei ministri con la legge finanziaria 2006, privilegio intollerabile se paragonato al blocco dei concorsi pubblici che vige in Italia da ben quattro anni. Eppure il centrodestra cavalca populisticamente proposte come il taglio del 10 per cento dello stipendio dei parlamentari, che di fronte a queste cifre assume le caratteristiche di una goccia nel mare, dal momento che, giusto per fare un esempio, la sola Commissione antimafia, nella precedente legislatura, è costata al paese oltre due milioni e mezzo di euro, una spesa fuori controllo ed assolutamente eccessiva, che va decisamente ridimensionata, pur sottolineando l'importanza della materia di cui detta Commissione si occupa.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo di fronte all'evangelica faccenda della pagliuzza e della trave. Non sono certo demagogia e populismo sulle scelte prossime del Governo Prodi in materia economica e fiscale, non è certo l'uso strumentale dell'aumento di pochi incarichi rispetto al Governo Berlusconi, i cui costi dovrebbero essere ben verificati prima di censurare questa scelta, che possono costituire la premessa per determinare una più rigorosa politica di risanamento della finanza pubblica da parte dell'attuale maggioranza.
L'attuale Governo ha ereditato una situazione in cui i progressi raggiunti nellaPag. 5stagione dei Governi di centrosinistra sono stati annullati; dai 15 punti percentuali di riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL si è passati a soli due punti di diminuzione nello scorso anno. Dalla diminuzione del deficit fino a quattro punti percentuali si è passati all'aumento della spesa totale e di quella al netto degli interessi. L'avanzo primario si è azzerato. La spesa in conto capitale e quella per gli investimenti è diminuita.
Noi Popolari-Udeur intendiamo esprimere un voto negativo su questa mozione, ribadendo la nostra fiducia nell'operato del Governo Prodi e del ministro dell'economia. È necessario porre in essere provvedimenti seri e concreti, non populisti e demagogici, tesi a sanare le finanze pubbliche anche mediante interventi di contenimento dei costi della politica. Ne va della legittimazione e della credibilità della politica del nostro paese. Questi interventi sono un tema centrale per l'Unione, che ad esso ha dedicato un intero capitolo del programma, individuando diversi strumenti da attuare, che noi Popolari-Udeur pienamente condividiamo; e in questa direzione ci sembra che stia correttamente muovendo i primi passi l'esecutivo, dopo la ricognizione effettuata dalla commissione Faini.
Il ministro Padoa Schioppa ha chiarito gli interventi e gli strumenti esecutivi da adottare per contenere il disavanzo dei conti pubblici, attuando con massimo rigore le disposizioni della legge finanziaria 2006 in materia di contenimento della spesa. Vengono infatti ridefiniti i criteri di priorità generali per un efficace controllo e monitoraggio dell'andamento della finanza pubblica, imputando all'azione dei ministri, dei dirigenti pubblici e dell'amministrazione in generale la prima responsabilità del controllo e del monitoraggio della spesa stessa.
Il Governo ha altresì definito con precisione le linee amministrative di intervento. Saranno escluse le azioni suscettibili di determinare un aumento degli oneri, sarà garantito il contenimento degli organici e dei vincoli in materia di nuove assunzioni a tempo determinato e per le altre tipologie di lavoro flessibile, saranno improntati ad un rigoroso contenimento i contratti per studi ed incarichi di consulenza, rappresentanza, pubblicità ed autovetture di servizio. Tutti i ministeri, per espresso impegno del Governo, taglieranno le proprie spese del 10 per cento entro il 2006. Per noi Popolari-Udeur il Governo si sta muovendo nella giusta direzione, lontano da atteggiamenti strumentali, con grande attenzione a che gli interventi siano efficaci, senza ledere l'efficienza dello Stato e delle amministrazioni locali.
La maggioranza di centrosinistra, come già in passato ha saputo dimostrare nei fatti, opererà - ne siamo certi - un'efficace risanamento della finanza pubblica, con equità e giustizia sociale, nello spirito di garantire il bene comune per questo paese, e senza il bisogno dello sprone di chi usa toni censori nel giudicare l'agire altrui e raramente applica a sé la stessa morale (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. La Presidenza deve una risposta all'onorevole Volontè, che ha posto la questione relativa alla sospensione dei lavori nelle Commissioni. Ebbene, risultano in corso solo quelli della X Commissione, dove l'audizione del ministro Bersani è in fase conclusiva. Il tempo stimato è di pochi minuti; conseguentemente, ritengo che possiamo proseguire i lavori dell'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Cristofaro. Ne ha facoltà.

PEPPE DE CRISTOFARO. Signor Presidente, signori deputati, se non fosse così demagogica e strumentale, la mozione presentata dall'onorevole Elio Vito meriterebbe un ben più serio approfondimento perché, a nostro avviso, riguarda non solo un tema davvero complesso quale quello del risanamento dei conti dello Stato ma anche, in realtà, il rapporto tra la politica e la percezione della stessa da parte dei cittadini del nostro paese.
Riteniamo, tuttavia, che questa mozione sia profondamente strumentale, inPag. 6quanto chi la presenta oggi non può dimenticare di aver governato l'Italia negli ultimi cinque anni e di averla lasciata, almeno in tante sue zone, in uno stato di autentico abbandono.
Ma è strumentale, ancora, perché chi richiama oggi l'attenzione sulla necessità del risanamento dei conti pubblici dovrebbe ricordare che l'andamento negativo si è aggravato negli ultimi anni e non può essere considerato semplicemente un'eredità della prima Repubblica.
A nostro avviso, la dinamica del debito in tema di risanamento della finanza pubblica dimostra chiaramente la negligenza e l'inefficacia dell'azione di Governo svolta dal Polo; l'incidenza del debito sul PIL è oggi tornata a crescere sensibilmente: anche ciò dovrebbe essere ricordato da chi oggi agita il facile strumento della demagogia e del populismo. Consentitemi di osservare - lo dico anche da parlamentare meridionale - che è davvero insopportabile il richiamo agli enti locali, ai comuni, alle province e alle regioni che, soprattutto nel Mezzogiorno, sono stati posti, in questi anni, soprattutto nell'ultimo quinquennio, in uno stato di enorme difficoltà, con leggi finanziarie fatte di tagli che hanno rappresentato per i cittadini un vero massacro sociale. Anche solo per tali ragioni, si potrebbe sostenere la strumentalità della mozione presentata.
Ma vorrei in questa sede aggiungere un'altra considerazione, che mi sembra rappresentare il vero centro del problema; la discussione sui costi della politica, e segnatamente sul funzionamento delle istituzioni, diventa seria solo se ad essa se ne farà seguire un'altra, con un impegno vero sul nodo essenziale della redistribuzione del reddito e delle risorse, dai profitti e dalla rendita al lavoro e alle politiche sociali. Solo così i risparmi, pur necessari, da realizzare nei costi del funzionamento delle istituzioni diventeranno appunto un tema serio e non invece uno specchietto per le allodole di stampo populista e demagogico.
L'Italia in questi anni non è cresciuta, i consumi sono fermi; si è estesa la precarietà e si sono moltiplicate le crisi industriali. Quali sono stati, vi chiedo, gli strumenti utilizzati dal precedente Governo per rilanciare l'economia? Quali sono stati gli strumenti per sostenere pensionati e disoccupati, per riprendere un intervento a favore dello sviluppo produttivo del paese, ...

EMERENZIO BARBIERI. E voi, cosa fate?

PEPPE DE CRISTOFARO. ... per allineare le retribuzioni da lavoro dipendente all'aumento del costo della vita?

EMERENZIO BARBIERI. Voi cosa fate?

PEPPE DE CRISTOFARO. Come è del tutto evidente, in ciò risiede il cuore del problema; altro che facili strumentalizzazioni! Altro che facile demagogia! In ciò è il cuore del problema, signor Presidente, e vorremmo rivolgerci non solo alle destre ma anche a tutta la maggioranza che oggi governa. Parlare di sprechi e di tagli senza citare nemmeno l'enorme contesto, ovvero la questione sociale e salariale ormai dirompente, occulta il nodo vero della discussione.
Dobbiamo intervenire in mare aperto immaginando finalmente scelte autentiche di giustizia sociale e, per questo, chiediamo di applicare fino in fondo e senza sconti per nessuno il programma della coalizione che ha vinto le elezioni.
Il nostro paese ha aspettato troppi anni ed è più interessato alla condizione materiale che non a misure populiste, che non incantano più nessuno. Il Governo deve, oggi, affrontare seriamente tale stato di difficoltà e, se pensiamo che per un rilancio economico bisogna intervenire non solo sullo sviluppo e sulla competitività ma anche sull'equità e sulla giustizia sociale, dobbiamo saper affrontare con questo approccio il tema serissimo del risanamento dei conti dello Stato.
L'Italia non merita, oggi, discussioni strumentali, ma chiede risposte concrete alle domande sociali rimaste inevase per troppi anni. Per fare ciò, occorre metterePag. 7il Governo nella condizione di applicare, nel migliore dei modi possibili, il programma e, se per un migliore funzionamento del Governo stesso è necessaria anche una riorganizzazione, anche una migliore distribuzione delle responsabilità e delle competenze, noi non ostacoleremo questo processo. Il paese non può più attendere (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, debbo dire molto sinteticamente che, così come anche altri colleghi hanno sottolineato prima di me, la mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 pone un problema corretto, opportuno ed attuale, ma lo fa partendo da presupposti che sono assolutamente inaccettabili. Oltre ad essere inaccettabili, i presupposti sono perfino antistorici, superano talvolta i limiti che sono pure consentiti in un paese in cui la rimozione del passato è operazione semplicissima.
Leggo nel testo della mozione che: «La causa maggiore del perdurante squilibrio dei conti pubblici» sarebbe da ravvisare nei disagi e nel «debito pubblico accumulato negli ultimi anni della cosiddetta "prima Repubblica" e, in particolare, nel periodo del consociativismo». Quando s'intende affrontare un problema serio, come quello dei costi della politica, che è anche quello dei costi della democrazia, si deve cercare di centrare gli argomenti con i fatti ed evitare di «slogheggiare», come talvolta viene fatto da certi banchi dell'aula. Quando si ascrive la responsabilità del precipitare del debito pubblico agli eredi di quei partiti, bisognerebbe piuttosto guardare in casa propria e non ascrivere all'attuale maggioranza una così pesante eredità.
Onorevoli colleghi, quando alcuni autorevoli esponenti parlamentari, anche della Casa delle libertà (mi riferisco, soltanto a titolo esemplificativo, all'ex ministro dell'interno Pisanu o all'onorevole Cirino Pomicino, che tuttora militano nei banchi dell'opposizione), governavano il paese, chi vi parla portava i pantaloni corti. Non basta talvolta cambiare maglietta per dire che si è cambiata situazione storica o che sono cambiate le situazioni politiche. Perciò, nell'attribuzione di responsabilità, bisogna essere storicamente rigorosi e particolarmente attenti. Se l'operazione fosse fatta con correttezza, non si dubiti che si troverebbe anche all'interno del Parlamento l'intesa tra maggioranza e opposizione sul contenimento dei costi della politica. Ma, piuttosto che sentire ancora proposte demagogiche, come quelle a chi la dice più grossa sulla riduzione del numero dei parlamentari, a chi riesce a cavalcare meglio l'onda sulla riduzione dell'indennità dei parlamentari, verrebbe da chiedersi quanto costa alla politica l'espletamento di un referendum su una proposta di stravolgimento della Costituzione, che i cittadini hanno rigettato in blocco: quanto tempo, quante risorse, quante energie economiche perdute! Verrebbe da chiedere se la pratica delle convenzioni, talvolta anche clientelari, abbia sempre o debba sempre avere un colore politico o se non sia una pratica, purtroppo, invalsa nel paese, che il Governo, già con i primi provvedimenti, sta cercando di limitare.
Vorrei sottolineare, anche con riferimento al provvedimento sulle liberalizzazioni, che il Governo sta procedendo concretamente nella direzione auspicata dai presentatori della mozione. Annunziando il voto contrario dei Comunisti italiani sulla mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, credo si possa trovare un'intesa sul contenimento dei costi della politica che non vada a discapito dell'esercizio dell'azione democratica. Tuttavia, se si vuole trovare tale intesa, bisogna andare al merito dei problemi, evitando inopportuni richiami storici, specialmente quando le firme sono manifestamente contrastanti con quanto asserito nel corpo del testo (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema dei costi della politica è centrale per un sistema politico funzionante e legittimato. Il problema non è se la politica costa, ma quanto e attraverso quali modi. I costi devono essere trasparenti e controllabili e la collettività deve conoscerli con chiarezza. Le ricette populistiche contingenti non servono. Quello che serve è un impegno vero, quello di una politica che prenda in carico questo grande sforzo di risanamento.
Sto citando non a memoria, ma testualmente il programma per il bene dell'Italia, alle pagine 22 e 23, programma della maggioranza che ha vinto le elezioni. Avete messo nero su bianco parole forti, convincenti, belle e responsabili per le quali pensavamo che avreste preso molto sul serio il contenuto del vostro programma.
Ci saremmo aspettati un segnale forte sin dal primo vagito del Governo Prodi. Ebbene, l'esordio è stato scoppiettante e contrassegnato da un decreto-legge che eleva il numero dei ministeri da 14 a 18, conferendo numerosissimi incarichi a viceministri e sottosegretari, fino ad arrivare ad un ottimo risultato, un record assoluto: 102 incarichi ministeriali! Come impegno vero contro le ricette populistiche contingenti non c'è che dire!
Sempre a pagina 22, leggiamo: «I danni causati dal Governo Berlusconi richiederanno anni per essere riassorbiti». Ma veramente - lo dico con tutta franchezza ed onestà intellettuale - pensate che il debito accumulato dall'Italia sia imputabile alle azioni di questi ultimi cinque anni? Come se i due maggiori partiti della vostra coalizione, figli naturali o discendenti, legittimi o illegittimi, della stagione della storia repubblicana fino al 1992, fossero immuni da colpe! Per favore, ci vuole un minimo di onestà!
Il vostro record, avendo superato persino l'ultimo record del Governo Andreotti, è il naturale corollario di una coalizione rissosa che può essere messa a tacere solo elargendo posti e prebende. Ma quale buongoverno è questa o quella responsabilità di affermare un forte principio di trasparenza e di riduzione dei costi della politica, per cui ne va della legittimazione, della credibilità della politica, come scrivete, come si legge a pagina 23 del vostro elefantiaco quanto ampio programma elettorale?
È ora di finirla di raccontare che lo «spacchettamento» sarà a costo zero. Forse, i nuovi ministri si organizzeranno in uffici a proprie spese, viaggeranno con la propria macchina o servendosi di agenzie di proprietà personale. Sono veramente curioso di sapere come la pensa in realtà l'onorevole Bassanini, padre della legge che aveva dato, quello sì, un segnale di riduzione dei costi, con l'accorpamento di alcuni ministeri, con i pro e con i contro, ma, ovviamente, anche lui tace per convenienza e per lealtà di coalizione.
Se un giornale come l'Unità si vergogna, in prima pagina, per il nuovo record di sottosegretari imbarcati da Prodi, è la conferma che qualcosa non va. È una questione non solo contabile, ma politica!
Il Governo è fatto da 102 uomini, perché molti incarichi da sottosegretario sono stati assegnati con il manuale Cancelli, vale a dire in base a logiche legate agli equilibri di partito e non alla qualità dei personaggi. Accanto ai sottosegretari che gli hanno imposto i partiti, Prodi ha dovuto metterne altri con un minimo di competenza tecnica. Moltiplicate questo processo per ogni dicastero e per ogni partito dell'Unione e arrivate al numero dei 102, per ora, incarichi complessivi all'interno del Governo.
Nel corso della trasmissione Tetris, condotta da Luca Telese, andata in onda tre giorni dopo il voto, due menti ispirate dell'Ulivo, come Arturo Parisi e Giovanna Melandri, assicurarono che mai e poi mai il Governo Prodi sarebbe stato creato tenendo in mano ed in conto quel famoso manuale. Più pesante il giudizio di Eugenio Scalfari che, nel suo editoriale dell'11 giugno del 2005, su la Repubblica, scriveva: «Il Governo Prodi sta dando, almeno perPag. 9ora, un'immagine di sé scomposta, sciancata, mediocre. Analoghe sensazioni suscita la maggioranza parlamentare che dovrebbe sostenerlo. Emergono spinte centrifughe nella coalizione, si accentua la nefasta gara, mai sopita, alla visibilità dei partiti, la corsa agli incarichi, l'affanno delle mediazioni infinite; continua l'aumento della falange di sottosegretari, le liti sullo spacchettamento delle competenze ministeriali, le dispute sui temi che il programma di Governo pretendeva di aver risolto una volta per tutte». Scalfari scriveva ancora: «Questo quadro desolante - che rischia di dissipare una parte del credito e le aspettative riposte in Prodi e nella sua squadra, ancora così poco coesa - fa temere l'avverarsi delle peggiori previsioni». Infine, egli concludeva con un sensatissimo avvertimento: «Una cosa debbono temere i dirigenti del centrosinistra, che la verifica sia chiesta a tutti loro da chi ha dato loro un consenso e ora dubita dei risultati. Non c'è molto tempo a disposizione, anzi, ce n'è assai poco».
Nella mozione presentata dai colleghi di Forza Italia si ricorda come la legge finanziaria del 2006 del Governo Berlusconi abbia ridotto gli emolumenti dei parlamentari: è stata una storica decisione per essere stata votata dagli stessi parlamentari che si sono visti ridurre i propri emolumenti. Sono passati molti giorni dall'insediamento del Governo Prodi e ne mancano pochi al taglio dei fatidici cento giorni. In genere, si dice che vi sia un periodo di «luna di miele» tra la compagine che ha vinto e l'elettorato in generale. Penso che il Governo Prodi abbia dissipato già questa carica empatica e credo che nessuno sia disposto, visti gli esordi pirotecnici, a fare sconti o a concedere troppe dilazioni.
Lo scopo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 è proprio quello di mettere sotto gli occhi del Parlamento e del popolo italiano - qualora ce ne fosse ancora bisogno - l'inganno messo in atto dalla coalizione che hanno votato. Vedremo se avrete il coraggio di tagliare le 140 mila consulenze citate dal segretario generale della CISL Bonanni. Noi voteremo a favore della mozione a prima firma del collega Elio Vito, e sono curioso di vedere come voterà la maggioranza, visto che in campagna elettorale ha sbandierato i suoi propositi di risanamento e di contenimento dei costi della politica.
Concludendo, permettetemi ancora una volta di citare un altro passaggio importante. A pagina 27 del programma dell'Ulivo, leggiamo che la concezione che il centrodestra avrebbe avuto della pubblica amministrazione ha soltanto aumentato i costi e le spese dell'amministrazione, operando una politica di appropriazione, un aumento delle nomine politiche ed un'eliminazione delle regole. Se guardassimo al comportamento avuto dall'attuale maggioranza in queste settimane in tema di approvazione di cariche, aumento di nomine politiche ed eliminazione di regole, dovremmo stracciarci le vesti, come faceste voi in campagna elettorale.
Cari colleghi, George Bernard Shaw diceva che è pericoloso essere sinceri, a meno di essere anche stupidi. Noi vi chiediamo solo di essere sinceri, per il bene del paese; al resto penserà l'elettorato (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, con la mozione a prima firma degli onorevoli Elio Vito e Leone la minoranza ha scelto di porre l'accento sullo stato dei conti pubblici e sui costi della politica.
Con questa mozione, la minoranza ha posto in essere un ragionamento, quello di dire che c'è necessità di proseguire in un'azione di risanamento della finanza pubblica - e già qui vi è la nostra prima critica -, che il risanamento dei costi della finanza pubblica deriva dal fatto che lo hanno determinato i Governi lontani, e non quello Berlusconi, e che il primo segnale che si dovrebbe dare per il risanamento dei costi della finanza pubblica lo si individua nella necessità di opporsiPag. 10alla modalità con la quale si è insediato il Governo Prodi.
Onorevoli colleghi, per noi non c'era bisogno di porre l'accento sullo stato dei costi della politica o dei conti pubblici: grave stato - lo hanno detto molti colleghi che mi hanno preceduto, anche il capogruppo dell'UDC che ha appena parlato -, come risulta ancora più evidente dalla recente relazione sul rendiconto generale dello Stato della Corte dei conti.
La minoranza vuole mettere l'accento sui cosiddetti costi vivi della politica, sul proliferare di cariche e incarichi pubblici, come si afferma nella mozione a prima firma dell'onorevole Elio Vito, sull'aumento ingiustificato delle consulenze esterne per funzioni che si potrebbero svolgere tramite le consulenze interne, sulle auto blu e sulle scorte, nonché sul numero dei ministeri, che viene individuato come elemento primo di questa grave situazione.
Credo che noi dobbiamo ringraziarvi, cari colleghi della Casa delle libertà, perché quello che ci consegnate con il testo di questa mozione non è altro che la fotografia dei conti che voi ci avete consegnato, dei conti del vostro Governo. D'altra parte, credo sia una tecnica abbastanza conosciuta quella di partire da un punto di vostra debolezza per coprirlo con un'accusa al neonato Governo. Perché chi, se non voi, ha consegnato alla storia dell'economia di questo paese un valore medio dell'indebitamento netto rispetto al PIL, nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2005, pari al 3,4 per cento, superiore, come ben sapete, al parametro europeo richiesto del 3 per cento? Perché chi, se non voi, è responsabile della previsione che per l'anno in corso lo stesso parametro può attestarsi ben oltre il 4 per cento? Perché chi, se non voi, è responsabile nel nostro paese di aver fatto crollare il valore dell'avanzo primario dal 3,2 per cento del PIL nel 2001 allo 0,5 per cento nel 2005? Perché chi, se non voi, è responsabile del fatto che il rapporto tra debito e PIL, dopo un decennio di costante riduzione, è ritornato a crescere nel 2005, anno in cui ha raggiunto il 106, 37 per cento, con un incremento rispetto al 2004 di 2,56 punti percentuali, mentre molti autorevoli istituti prevedono per il 2006 un rapporto superiore al 108 per cento, se non addirittura oltre il 109 per cento?
È certamente vero, come si afferma nella mozione della maggioranza, che il risanamento deve, tra l'altro, basarsi sull'eliminazione delle spese inutili e di tipo clientelare e sulla riduzione dei costi connessi al proliferare degli incarichi pubblici. Come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto, conviene, ovviamente, per tutti leggere le cifre che la Corte dei Conti ha richiamato. Secondo queste stime, elaborate nel marzo 2006, la pubblica amministrazione spende non meno di 750 milioni di euro per 200 mila esterni. Secondo fonti sindacali - lo ricordava poco fa il collega Volontè -, nel 2005 la cifra delle consulenze avrebbe sfiorato addirittura le 300 mila unità, la metà delle quali presso regioni ed enti locali, e di queste il 25 per cento soltanto nella mia regione, la Lombardia.
Come è noto, il Governo Berlusconi aveva inserito nella precedente legge finanziaria tagli del 10 per cento su alcuni di questi costi, interventi, però, che sono serviti a ben poco. Dopo lo scandalo delle consulenze d'oro al Ministero della giustizia, sono stati recentemente resi noti i risparmi sulle auto blu: non più di un milione di euro all'anno. Ancora oggi, dopo la cura della finanziaria, nei soli ministeri sono state contate oltre 43 mila macchine di Stato. Secondo i calcoli di un consulente del Governo Berlusconi, Luigi Cappugi, il costo delle auto blu in Italia sfiora i 10 miliardi euro.
Tutti questi dati, che derivano dall'aver applicato le ragioni della vostra mozione ai conti attuali, fanno risalire al vostro Governo la situazione che abbiamo ereditato; certo non solo al vostro Governo, ma in gran parte ad esso. È opportuno ricordare ciò che ha già dichiarato questo Governo: in quest'Assemblea il Governo ha già annunciato, attraverso il ministro Nicolais, la riduzione delle consulenze dei ministeri, e cioè che non verranno rinnovate quelle in scadenza; il contenimento alPag. 11minimo degli staff dei ministeri; un taglio effettivo delle auto blu e delle scorte; la riduzione nella misura del 10 per cento delle spese per gli uffici di diretta collaborazione dei ministeri, proprio per costituire a costo zero i nuovi ministeri senza portafoglio.
Il tema che voi avete sollevato è certamente vero dal punto di vista politico. Tuttavia, la fotografia sulla quale si può compiere un'analisi di questi costi è quella che possiamo far derivare dall'azione totalmente negativa del Governo Berlusconi e ne è la sua eredità. Certo, ciò non è conseguenza soltanto dell'azione del Governo Berlusconi, ma con il vostro Governo la situazione è gravemente peggiorata.
Il tema del taglio delle spese della politica non può essere agitato come bandiera di un modo di fare politica. Infatti, chi lo agita, onorevole Presidente e onorevole Elio Vito - lei che per primo ha firmato questa mozione -, non ha le carte in regola per farlo. I malanni e le patologie dei costi della politica che vengono sbandierati derivano dal modo con cui si è governato questo paese negli ultimi cinque anni; dal modo in cui si è gestita la spesa pubblica in Italia negli ultimi cinque anni; dal modo con cui sono state gestite le consulenze dei ministeri negli ultimi cinque anni; dal modo con cui si sono effettuate le assunzioni, anche clientelari, che voi richiamate nella vostra mozione, e sono state distribuite le auto blu, in questo paese, negli ultimi cinque anni, nei ministeri del Governo che voi avete diretto.
Quando qualcuno richiama un tema vero, un'accusa in parte condivisibile, ma non ha le carte in regola per farlo, vuol dire che agita la bandiera della demagogia e del populismo per coprire un problema che da lui stesso deriva; e la demagogia non ha mai curato nessuna patologia vera delle istituzioni. Noi che abbiamo a cuore, certamente, la cura vera dei malanni di questo paese e dei suoi conti pubblici, annunciamo - ovviamente - che rigettiamo il senso della vostra mozione e voteremo contro la stessa. Tuttavia, contemporaneamente, come già ha annunciato il Governo, opereremo con serietà, e noi parlamentari dell'Ulivo e - ne sono certo - dell'Unione lo faremo insieme al Governo Prodi, per risanare questo paese con equità, con trasparenza, con giustizia sociale, riducendo i costi inutili e quelli dannosi, nonchè quelli clientelari della politica.
Tutto questo senza illudere gli italiani, onorevole Volontè - che certamente non difettano d'intelligenza -, come voi vorreste, che con un viceministro in meno si possa, come con un colpo di bacchetta magica, tappare le tante falle che la nave che voi avete guidato fino a poco tempo fa presenta in grande quantità e che gli italiani - giustamente - hanno rimandato in porto (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Onorevole Presidente, il mio intervento sarà brevissimo, lasciando ad altri oratori un po' più di tempo, perché mi limiterò semplicemente a formulare dei ringraziamenti. Il primo di questi prego i signori del Governo di volerlo trasmettere all'onorevole professor Prodi, perchè è proprio a lui indirizzato, in quanto abbiamo visto ieri sera che non ha cantato l'inno d'Italia. Da leghisti, ciò ci ha riempito di legittimo orgoglio e, quindi, è chiaro che egli merita dei ringraziamenti (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Detto questo, il problema del costo della politica è certamente un problema vero. Qui siamo di fronte ai fatti: sir Bertrand Russell diceva che mille teorie sono state travolte da un fatto e mai un fatto è stato travolto da mille teorie. Il fatto è che c'è una mozione, che indica una strada per far diminuire taluni costi. La risposta è: «Questi costi li avete creati voi!». Ammesso che ciò sia vero, tale circostanza non inficia assolutamente il fatto che gli stessi debbano essere ridotti.
Dunque, prendo atto del fatto che voterete contro la mozione Elio Vito ed altriPag. 12n. 1-00003, e vi ringrazio ancora una volta, perché le vostre votazioni saranno registrate, io ne farò fare copia e la presenterò ad un'amica che è nella sezione diessina del Piemonte, il cui marito fa il sindacalista. Essi non credono al vostro comportamento in quest'aula e con questa copia sarò in grado di mettere in tutta evidenza il fatto che la sinistra non intende ridurre questo tipo di costi.
A proposito di demagogia, vorrei raccontarvi un piccolo aneddoto. Due anni fa, nel consiglio regionale della regione Piemonte, fu deciso di aumentare, alla stregua di quanto era stato stabilito dagli altri consigli regionali d'Italia, il numero dei consiglieri da 60 a 70, affinché i partiti avessero una maggiore rappresentatività all'interno delle singole province. Ovviamente, la sinistra si oppose, perché non si potevano spendere tutti quei soldi.
Cosa è successo? Dopo l'elezione della signora Bresso a presidente della regione Piemonte, tutti gli assessori sono stati dimissionari, ancorché eletti. Dunque, la regione Piemonte si trova a pagare 12 stipendi in più, come se vi fossero 12 consiglieri regionali in più, ma con una minore rappresentatività.

PRESIDENTE. Onorevole Brigandì...

MATTEO BRIGANDÌ. Infatti, un assessore regionale rappresenta non il popolo, ma la giunta; è, quindi, facilmente ricattabile: nel caso di non allineamento, può essere dimesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi, al quale ricordo che ha tre minuti il tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei solo richiamarmi a quanto ho dichiarato in sede di discussione sulle linee generali e nel corso del mio precedente intervento, quando ho ritirato la mozione da me sottoscritta, motivandone le ragioni.
Vorrei ribadire che la mozione dell'onorevole Elio Vito, in termini calcistici, è un «autogol», perché, pur arrivando a conclusioni parzialmente condivisibili, parte da premesse errate, dimostrate tali dai dati che alcuni colleghi hanno citato e ai quali anch'io mi sono richiamato nel mio intervento precedente. Questi dati dimostrano come, in cinque anni, la situazione non solo non sia migliorata, ma si sia largamente aggravata sul fronte del costo della politica.
Per queste motivazioni, confermo il voto contrario del gruppo dell'Italia dei Valori sulla mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, prendendo atto delle dichiarazioni del sottosegretario Scanu circa la volontà del Governo di svolgere un ruolo attivo presentando una proposta complessiva entro il mese di settembre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, le dichiarazione dei colleghi che mi hanno preceduto sotto alcuni aspetti hanno un sapore quasi kafkiano. Mi riferisco, in particolare, all'intervento dell'onorevole Borghesi, del gruppo dell'Italia dei Valori, il quale, insieme all'onorevole Evangelisti, ha presentato una mozione che, sotto certi aspetti, è analoga a quella presentata dal gruppo di Forza Italia e, sotto altri, addirittura identica. Allora, perché dichiarare il voto contrario sulla nostra mozione? Preannuncio la richiesta di votare la nostra mozione per parti separate, per mettere distintamente in votazione le parti uguali contenute nella mozione ritirata dal gruppo dell'Italia dei Valori, perché abbiano il coraggio di votare contro se stessi. Evidentemente sono stati richiamati all'ordine dal sottosegretario che ha espresso il parere sulla mozione.
Ma non solo questo è un aspetto rilevante. Una serie di dichiarazioni mirano a sostenere che nei cinque anni passati del Governo Berlusconi nulla è cambiato, che le cose non sono migliorate e che il costo della politica non è diminuito! Ma dimenticate che voi, che oggi parlate in quest'aula, avete inserito nel vostro programmaPag. 13elettorale la diminuzione dei costi della politica.
Avete fatto un'equazione allucinante. Infatti, inizialmente da parte di chi è nella maggioranza di Governo - mi riferisco ai colleghi Evangelisti e Borghesi, dell'Italia dei Valori, che, se non vado errato, sono all'interno della compagine governativa - si chiede al Governo di impegnarsi ad adottare iniziative volte a ridurre le consulenze esterne (le stesse consulenze esterne cui si riferiva il collega di Rifondazione Comunista in precedenza ed il collega dell'Ulivo successivamente) e si afferma che bisogna ridurre il numero delle auto di servizio a disposizione sia dei vertici politici sia del loro collaboratori - quindi, dei ministri, dei viceministri e dei sottosegretari - e, successivamente, si compie un certo tipo di operazione con il decreto-legge sullo «spacchettamento», che è il primo atto di questo Governo per aumentare i ministeri e, di conseguenza anche le auto di servizio; allora mi dovete spiegare come fa la relazione che accompagna tale decreto-legge a sostenere che tutta l'operazione citata viene fatta a costo zero. Mi sono già permesso di affermare, in altra occasione, che la moltiplicazione dei ministeri e, quindi, dei «pani e dei pesci» l'ha fatta solo e soltanto un altro personaggio a costo zero, ma il paragone è veramente irriguardoso! Infatti, non si può prendere in giro il Parlamento nel momento in cui si dice di aver fatto un certo tipo di operazione, aumentando il numero dei ministeri, dei sottosegretari e dei viceministri, e nel contempo affermare che tutto ciò lo si fa a costo zero. Come si fa? Non ce lo avete spiegato; altrimenti, bisogna pensare che evidentemente la «moltiplicazione» siete in grado di farla ma solo per poteri divinatori e non per poteri contabili!
Inoltre, cari colleghi, avete dimenticato ciò che è accaduto nella scorsa legislatura, nel momento in cui alcuni autorevoli esponenti della vostra compagine si sono addirittura dilettati a scrivere libri in materia di sprechi - mi riferisco ai senatori Salvi e Villone -, sottoponendo all'attenzione dei cittadini gli sprechi della politica, a qualsiasi livello, e mi riferisco a quanto avviene dai ministeri in giù. Avete dimenticato, ancora, ciò che è accaduto con la contestazione degli sprechi fatta dall'onorevole Fassino, quando quest'ultimo parlò addirittura di sprechi ostentati e disse che si trattava di - cito testualmente - «cacicchi», determinando la conseguente ira del governatore Bassolino? Queste cose le avete dimenticate o no? O pensate a ciò che ha fatto il Governo Berlusconi e non pensate a ciò che avete detto nei cinque anni trascorsi, che avete scritto nel vostro programma e che avete ribadito oggi, senza pudore, in quest'aula?
Mi si potrebbe contestare che la riduzione dei costi della politica può diminuire di poco gli sprechi in Italia, ma è pur sempre un primo atto. Noi abbiamo avuto il coraggio di ridurre, anche se di poco, il costo della politica in questo palazzo del 10 per cento con la legge finanziaria dello scorso anno. Noi abbiamo avuto il coraggio, attraverso quella riforma costituzionale, che successivamente il popolo italiano ha bocciato, di ridurre il numero dei parlamentari. Noi abbiamo fatto seguire atti consequenziali a ciò che dicevamo. Voi, evidentemente, non siete in grado di farlo e vi legate solo e soltanto ad una serie di parole che rimangono tali, mentre i fatti dimostrano esattamente il contrario di ciò che affermate.
Dunque, nel momento in cui constato un'anima all'interno della vostra maggioranza in linea con ciò che noi diciamo, facciamo, scriviamo e sottoponiamo alla vostra attenzione ed al vostro voto, non solo invito ad esprimere un voto favorevole nei confronti della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, che dovrebbe trovare un consenso condiviso da parte di tutta l'Assemblea, indipendentemente dalla «casacca politica» di appartenenza di ciascuno, ma chiedo anche la votazione per parti separate per quanto riguarda le parti simili alla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00004, spontaneamente ritirata dai colleghi dell'Italia dei Valori, così come dichiarato poc'anzi. Mi auguro che questa farsa da parte della maggioranza, unaPag. 14volta per tutte, finisca e che alle parole seguano i fatti (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza nazionale sosterrà con il suo voto favorevole la mozione presentata dal gruppo di Forza Italia essenzialmente per due ordini di motivi. C'è una ragione, come dire, tutta interna all'esecutivo per l'evoluzione della situazione riguardante la composizione stessa del Governo Prodi, situazione che registra - come è stato già ricordato da alcuni colleghi - l'aumento sconsiderato del numero dei ministeri e dei sottosegretari di Stato. Il Presidente Prodi aveva promesso sobrietà e contenimento della spesa. Al contrario, il primo atto del nuovo Governo è stato un aumento del numero dei ministeri e dei sottosegretari di Stato, colpendo nel cuore la riforma Bassanini. Il collega Volonté - che ha parlato poc'anzi - mi consentirà di affermare che non è vero che Bassanini sia stato in silenzio. Qualche settimana fa, nel corso di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, proprio il padre della riforma ha ricordato ai suoi colleghi della maggioranza che l'aumento dei dicasteri non gioverà alla ripresa del paese e non aiuterà il premier. Lo stesso Bassanini, inoltre, ha sottolineato che la risicata maggioranza al Senato esalta la forza di contrapposizione di ogni pezzo della maggioranza e di contrattazione perfino dei singoli parlamentari. Tra i Democratici di sinistra e nella Margherita - sempre secondo le parole di Bassanini - leader e cordate sembrano preoccuparsi più del pacchetto azionario di posti, incarichi e poltrone con il quale si siederanno al tavolo del nuovo partito democratico che della forza e coesione della squadra di Governo. Ancora, al giornalista che gli chiedeva che cosa c'è che non va, spartizione a parte, riguardo ai 25 ministri, ha risposto citando la scomposizione del Ministero del welfare, assunta in tempi di workfare, lo «spacchettamento» di infrastrutture e trasporti dopo che c'erano voluti cinquant'anni per mettere finalmente insieme il Ministero delle strade e quello delle ferrovie, la separazione del Commercio estero che, nei paesi OCSE, rientra nelle competenze del Ministero dello sviluppo economico o del Ministero degli affari esteri. Sempre Bassanini ha espresso il timore che, rifacendo la struttura del Governo per decreto, si rischi l'instabilità e la precarietà e che, se l'architettura dell'amministrazione cambia ad ogni cambio di Governo, per esigenze non funzionali ma di spartizione tra i partiti, l'obiettivo di una amministrazione più moderna diventi una chimera. Insomma, secondo Bassanini, abbiamo assistito ad una riedizione, riveduta e corretta in peggio, del manuale Cencelli.
Sostenere che questo decreto non comporti oneri aggiuntivi per le casse dello Stato è davvero sostenere una posizione assolutamente esilarante. Ho ascoltato con attenzione l'intervento del ministro Nicolais e ne ho anche apprezzato lo sforzo teso a riaffermare una logica di rigore nel contenimento della spesa nel settore pubblico. Ci permetterà, però, il ministro di dubitare fortemente, per evidenti ragioni di praticità e per una logica tutta interna all'inevitabile dispiegamento delle attività e delle funzioni, sia pure confuse, che fanno capo ai singoli ministri e ai singoli sottosegretari,Pag. 15della possibilità concreta di rispettare quei criteri di invarianza e di razionalizzazione delle strutture e del personale e quelle misure compensative pur contenuti nel decreto.
C'è, poi, un'altra questione, più ampia, che ci muove ad esprimere voto favorevole sulla mozione presentata dagli amici di Forza Italia. Non si tratta di negare che la democrazia abbia alcuni costi né ci si vuole ergere a moralisti.
La verità è che vi è una domanda che sale dal paese, il quale chiede di sapere come ricomporre e ricostruire un'etica pubblica in un'età postideologica.
In questa sfida non irrilevante si può riassumere il dilemma che agita, da un canto, gli attori dell'economia e della finanza e, dall'altro, gli operatori della politica. Se ai primi, infatti, spettano scelte che possono contribuire a realizzare una maggiore libertà ed autonomia per tutti, oppure distruggere ogni speranza di futuro, alla politica ed al Parlamento spetta il compito di rimuovere quelle enormi sacche di privilegio che si sono accumulate, nel corso del tempo, nella sfera pubblica e che, a volte, costituiscono un'orribile matassa di benefici che rende sempre meno comprensibile ed accettabile la politica da parte dei cittadini.
Chi è stato amministratore locale, come il sottoscritto, sa benissimo che non bisogna scandalizzarsi del ricorso alle consulenze esterne nella pubblica amministrazione. Quando tali consulenze, tuttavia, vengono attivate in spregio alle stesse norme che le prevedono, e si fa ricorso a soggetti esterni senza mostrare alcun rispetto verso le professionalità interne, allora non siamo nell'ambito di sistemi volti alla modernizzazione ed alla gestione di un ente locale, ma si sconfina nel campo dell'abuso!
Confermiamo anche noi che il fatto che l'apparato di governo debba essere sviluppato in proporzione al ruolo e al lavoro da affrontare è un principio sacrosanto, così come altrettanto sacrosanto è che la gestione della cosa pubblica avvenga secondo il principio di efficienza.
Riguardo alla organizzazione dello Stato, tuttavia, ci si accorge che, per coprire settantaquattro aree funzionali del Governo, sono stati previsti nel suo ambito, oppure accanto ai ministeri, ben trentaquattro dipartimenti, quaranta direzioni generali e dodici agenzie. Dal momento che queste strutture costituiscono un privilegiato utilizzo di risorse pubbliche, credo sia allora giunto il tempo di porre mano ad una riforma complessiva, finalizzata a contenere i costi della politica.
Noi deputati del gruppo di Alleanza nazionale avvertiamo l'urgenza di affrontare a tutti i livelli, in maniera complessiva, la questione relativa ai costi della politica connessi all'espletamento di funzioni pubbliche. Vorrei segnalare che mesi fa, come ha testè ricordato anche il collega Leone, ancor prima di entrare in campagna elettorale, denunce di questo tipo sono giunte anche da illustri personaggi dell'attuale maggioranza.
Ricordo che un libro, scritto dai senatori Salvi e Villone, ha denunciato gli sprechi, soprattutto a livello di comuni e regioni. Vi sono state, inoltre, denunce circostanziate da parte della Confedilizia, ed alcune campagne giornalistiche hanno fatto emergere spese assolutamente fuori controllo e fuori misura, nonché del tutto incongrue rispetto alle funzioni ed ai compiti attribuiti agli enti locali e regionali.
Ebbene, in questo caso si tratta non di fare i moralisti, bensì di affermare un principio cui tutti debbono ispirarsi. Il settore pubblico - questo è il punto centrale della questione - deve distinguersi per imparzialità e dovrebbe altresì assicurare per equità, se non per legge o per contratto, condizioni uguali o almeno omogenee. Con i soldi di tutti, infatti, non si dovrebbe creare o finanziare il privilegio di qualcuno.
Vi è, inoltre, un'altra questione che numerosi osservatori ed analisti non hanno omesso di mettere in evidenza. Vedete, onorevoli colleghi, nel settore privato il mercato interviene per pareggiare o livellare le condizioni, oppure per abbassare o innalzare i costi dello stesso soggettoPag. 16privato a seconda di tutte le esigenze, vale a dire del merito, dell'impegno o della produttività.
Nel settore pubblico, invece, la rigidità è spesso molto forte; vi è quasi un'ingessatura e non esiste alcuna regolazione automatica, basata sulla legge della domanda e dell'offerta, in grado di riequilibrare tali anomalie. In ambito pubblico, inoltre, se si scava una «nicchia», questa diventa spesso intoccabile, ed a volte dura per decenni, se non per secoli!
Basterebbe tale riflessione per comprendere la giustezza della mozione che oggi ci accingiamo a votare, nonché per capire che non bisogna nascondersi, colleghi della maggioranza, dietro ad un alibi. Infatti, se si hanno davvero a cuore le sorti della politica e della democrazia in questo paese, oggi dobbiamo aggredire il problema, senza cercare le responsabilità nel passato. Questo, a nostro avviso, significa governare nell'interesse della collettività, dando un esempio concreto di onestà e di etica pubblica a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota, al quale ricordo che ha circa due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, a sentire il dibattito e, soprattutto, l'intervento dell'esponente dell'Italia dei Valori sembra che non sia successo niente; invece è successo che questo Governo ha nominato 102 tra ministri e sottosegretari e, in più, ha anche introdotto la disposizione per cui i sottosegretari, ed anche alcuni ministri, si debbono dimettere dal loro ruolo. Invito tutti i presenti a considerare che, oltre a questa disposizione, ne dovrà essere prevista un'altra - da comunicare mediante circolare interna - secondo la quale i sottosegretari ed i ministri succitati non dovranno presentarsi tutti assieme in aula poiché, se ciò dovesse accadere, evidentemente non vi sarebbe assolutamente posto.
La cosa potrebbe essere liquidata con una battuta e con la constatazione che avete proprio toccato il fondo; in realtà, dietro questa operazione è presente una filosofia centralista di moltiplicazione della spesa, che assolutamente non possiamo accettare. Proprio per questo, sosteniamo la prima mozione, tenendo anche presente che quando si parla di riduzione delle spese riguardanti gli enti locali bisognerebbe intenderla nel senso di realizzare finalmente il federalismo fiscale, lo strumento per responsabilizzare gli amministratori locali.
Noi dobbiamo affermare di voler tagliare non le spese tout court, ma le spese inutili; quindi, dobbiamo andare verso il federalismo fiscale, che rappresenta l'unica via - lo ripeto - per responsabilizzare gli amministratori locali.
Termino il mio intervento con un riferimento alla seconda mozione: guardate, colleghi dell'Italia dei Valori, che voi fate parte di questo Governo, avete ministri e sottosegretari, quindi la mozione che avete presentato non soltanto è strumentale, ma o non vi siete resi conto di quello che ha fatto il Governo, oppure il vostro è un atto di accusa nei confronti dello stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani, al quale ricordo che ha a disposizione circa tre minuti per svolgere il suo intervento.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, noi del gruppo della Democrazia cristiana-Partito socialista ci asterremo nella votazione della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, perché riteniamo che il problema attinente ai costi della politica non può ridursi ad una gara parlamentare suicida tra chi riduce di più il numero dei parlamentari. Le 170 unità proposte dalla Casa delle libertà vengono battute dal rilancio delle 200 unità del Governo Prodi. Mi domando se già ora non ci sentiamo inutili, e verrebbe da proporre a tutti coloro che in quest'aula si sentono di costituire una spesa viva e superflua della politica di alzare la mano.
Comunque, il problema non è solo morale, di spese vive, ma riguarda anchePag. 17il forte ritardo strutturale; una classe politica seria è chiamata ad affrontare questo nodo strutturale della politica, volta a liberalizzare e mettere in concorrenza dove è utile che questo avvenga, togliendo le sue «manacce» consociative da un mercato che non è oggettivamente libero ma, allo stesso tempo, deve equilibrare il controllo strategico sullo stato sociale per fare in modo che non siano soprattutto le fasce deboli a pagare.
Quindi, non condividiamo completamente l'analisi semplicistica svolta nella mozione presentata dall'onorevole Elio Vito ed altri sulla causa maggiore dello squilibrio dei conti pubblici da attribuire alla prima Repubblica. Nella prima Repubblica, pur con i tanti mali e limiti della partitocrazia, che non possiamo negare, la politica affrontò anche le grandi sfide, seppe dare una democrazia al nostro paese, guidò la ricostruzione ed il boom economico, inaugurò la stagione dei diritti e delle riforme, seppe resistere alla minaccia eversiva interna e al totalitarismo internazionale: insomma, modernizzò il paese. Gli anni Novanta hanno posto la necessità di un cambiamento strutturale, anche in rapporto alle nuove condizioni geopolitiche e alla globalizzazione.
La verità è che l'Italia non ha saputo darsi una svolta epocale come i tempi richiedevano, scendendo in tal modo, posizione su posizione, di prestigio internazionale e aumentando i ritardi al proprio interno. Questo non è imputabile alla prima Repubblica, ma è colpa delle attuali classi dirigenti che non hanno saputo compiere atti di grande coraggio, dimostrando solo una forte aggressività nei rapporti. L'attuale risultato è quello che vediamo: eccessiva proliferazione di enti inutili, eccessivo protezionismo e favoritismo politico, eccessiva burocrazia da parte dello Stato, scarsa modernizzazione. Questi sono i veri costi della politica!
Infine, vorrei dire al collega del partito dei Comunisti italiani che ha citato anche i nomi di illustri deputati che hanno contribuito, con il vero centrosinistra, quello della prima Repubblica, a far grande l'Italia, che anche il referendum sulla scala mobile, quello sulle televisioni Mediaset o quello dei radicali sono stati grandi conquiste.

PRESIDENTE. Onorevole Barani!

LUCIO BARANI. Non si può imputare ad un referendum un costo, essendo il referendum stesso previsto dalla Costituzione.
Concludo dicendo che i veri costi e la vera immoralità negli enti inutili, che stanno in Italia (vi sono 8 mila 800 comuni che hanno raddoppiato i loro assessori e le loro consulenze) determinano cinque milioni di euro l'anno in più di costi!

PRESIDENTE. Onorevole Barani, la prego di concludere!

LUCIO BARANI. È questo che dobbiamo guardare e sottolineare, e non il fatto che vi sia un ministro o una macchina blu in più: incideranno per qualche milione di euro, ma non sicuramente per le cifre che vi ho testè riportato.

PRESIDENTE. Concluda, la prego!

LUCIO BARANI. Ancora un'ultimo flash: ricordate anche che nel settore della giustizia il ritardo dei processi, le consulenze, le perizie determinano - e concludo - oltre quattro miliardi di euro di sperpero. È questo che dobbiamo (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, da parte dei Verdi vi è una altissima attenzione e sensibilità verso l'obiettivo condiviso del contenimento dei costi della politica, della moralizzazione della vita politica anche sotto il profilo finanziario, e da parte nostra vi sarà, come vi è già stato sempre in passato, il massimo sostegno a quelle iniziative, sia di parte governativaPag. 18che sono state citate in quest'aula il 27 giugno scorso dal ministro Nicolais, sia di parte parlamentare (non importa da questo punto di vista se di maggioranza o di opposizione), che tendano a contenere i costi della politica, a ridurre gli sprechi, a valorizzare - e questo ci distingue da molti colleghi del centrodestra che hanno parlato in precedenza - il ruolo della rappresentanza politica in un quadro di sobrietà e di responsabilità.
Credo che la discussione sulla mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, contro la quale voteremo (annuncio il voto contrario, dopo aver detto invece che condividiamo le dichiarate finalità del contenimento delle spese della politica), sia stata l'occasione ripetuta e insistita - da parte di qualche collega con più pacatezza e più equilibrio, da parte di qualche altro in modo più palesemente strumentale e demagogico, e anche un po' populista - non per una assunzione di responsabilità collettiva e collegiale, che avremmo accettato, ma per polemiche puramente strumentali, demagogiche e a senso unico.
Ho sentito poco fa un collega affermare - devo dire senza alcun pudore - di non guardare alle responsabilità del passato e di riflettere soltanto sugli obiettivi del futuro. Eh, no! Per capire ciò che occorre fare di positivo nel futuro per contenere i costi della politica, bisogna anche guardare alle responsabilità del passato, altrimenti non si riesce a cogliere la coerenza fra i comportamenti pregressi e le dichiarazioni per il futuro, la coerenza fra le responsabilità avute da qualcuno negli anni scorsi e gli improvvisi empiti di moralizzazione che vengono scaricati in quest'aula.
Relativamente ai costi della politica, ad esempio, ed agli sprechi per consulenze, la mozione che ci accingiamo a votare - contro la quale, ripeto, noi voteremo - parla di un «aumento ingiustificato delle consulenze esterne per funzioni che potrebbero agevolmente essere svolte da pubblici dipendenti». Su questo principio noi siamo d'accordo. Tuttavia, vorrei ricordare che soltanto pochi mesi fa - non anni fa -, nel febbraio del 2006, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, la Corte dei conti ha denunciato i troppi episodi di spreco e di corruzione nella pubblica amministrazione, puntando l'indice proprio contro le consulenze e gli incarichi esterni. Ho l'impressione che fosse in carica il Governo Berlusconi, non il Governo Prodi...!
Sempre in quella importante occasione, i magistrati contabili hanno sottolineato come lo stesso Governo in carica, il Governo Berlusconi, avesse fatto la sua parte, varando, con l'ultima legge finanziaria, un parziale condono per i tangentisti (con riferimento alla sanatoria di pregressi illeciti contabili introdotta dalla legge finanziaria per il 2006). Cito, in questo caso, la Corte dei conti: «(...) Tale intervento ha le connotazioni di un parziale condono, realizzato attraverso una sorta di patteggiamento e perciò, concettualmente, mal si concilia con il rispetto dei principi di certezza del diritto, di parità di trattamento e di eguaglianza tra i cittadini (...)»: fine della citazione della Corte dei conti riferita al Governo Berlusconi. Ancora, per il presidente della Corte dei conti, Francesco Staderini, e per il procuratore generale, Vincenzo Apicella, la norma avrebbe favorito comportamenti illeciti per il futuro «creando aspettative sul suo ripetersi»; aggiungo io: purtroppo, com'è sempre successo quando vi sono stati condoni.
In quegli stessi giorni, il procuratore regionale presso la Corte dei conti della Lombardia, regione che credo sia governata dal centrodestra... Mi interrompo un momento per fare una digressione: a proposito di moralità e di contenimento dei costi della politica, vorrei rilevare quanto sia singolare che il presidente della Lombardia e quello del Veneto, entrambi appartenenti a Forza Italia, siano tuttora, al tempo stesso, presidenti di regione e senatori della Repubblica, cosa che costituisce uno scandalo incredibile (Commenti)... Il collega Guido Dussin mi suggerisce che, forse, qualche minuto fa, si sono dimessi; non so se sia avvenuto ma, dopo due mesi, lo scandalo cesserà, forse, tra qualche minuto... In quegli stessi giorni, ripeto, ilPag. 19procuratore generale presso la Corte dei conti della Lombardia, Domenico Spadaro, sottolineava come, in un anno, il danno erariale in Lombardia fosse aumentato di quattro volte, passando dai 21.631.769 euro del 2004 agli 80.324.724 euro del 2005; e le voci che maggiormente avevano inciso erano quelle relative alle consulenze esterne degli enti locali ed alle spese sanitarie. Forse, potremmo operare una ricognizione per vedere chi governava e governa tuttora quegli enti locali e chi avesse le responsabilità di gestione del sistema sanitario...
Dunque, il tormentone di questi mesi dei colleghi del centrodestra, secondo il quale il Governo Prodi - è scritto nella mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 ed è stato ribadito, poco fa, anche in quest'aula - vorrebbe inasprire imposte e tasse, non trova, fortunatamente, alcun fondamento. Su questo aspetto la posizione del Governo Prodi è stata molto chiara: la pressione fiscale complessiva non sarà toccata ed il vero sforzo sarà fatto sul recupero dell'evasione fiscale e sul contenimento della spesa; eventuali interventi ipotizzati, come quello relativo all'imposizione sulle rendite speculative, saranno selettivi e finalizzati ad una maggiore equità sociale.
Il 27 giugno scorso, in quest'aula, il ministro Nicolais ha dichiarato: «(...) Rilevato come non si possa non condividere il richiamo, contenuto nella mozione, ad un massimo rigore nell'opera di risanamento dei conti, in particolare per ciò che concerne la necessità di una drastica diminuzione di tutte quelle voci che con una generalizzazione è possibile far rientrare nella definizione dei costi della politica, si deve anche considerare il negativo andamento dei conti pubblici negli ultimi anni. Si tratta di un andamento che evidenzia con chiarezza la netta inversione di tendenza dei conti pubblici nel nostro paese nell'ultimo quinquennio rispetto al quadro finanziario di assoluto rispetto dei parametri di Maastricht lasciato in eredità dal centrosinistra nel 2001 (...)».
Il risanamento dei conti, come sappiamo, è la priorità cui bisogna dedicarsi e su di esso il paese dovrà confrontarsi. A confermare ciò sono stati in queste settimane la Commissione di Bruxelles, il Fondo monetario internazionale e, da ultimo, la commissione Faini del Ministero dell'economia e delle finanze. L'eredità lasciata dal Governo Berlusconi in materia di finanza pubblica è evidente agli occhi di tutti. Il rapporto deficit-PIL, che dovrebbe misurare il rispetto del Patto europeo di stabilità, previsto al 3,8 per cento, si è collocato nel 2005 al 4,1 per cento e sta crescendo verso il 4,5 e, secondo alcune previsioni, al 4,8 per cento. L'avanzo primario, cioè il saldo fra entrate e spese al netto di quelle per interessi, era arrivato al 6,6 per cento del prodotto interno lordo nel 1997, mentre ora è crollato allo 0,5 per cento. La spesa corrente, collega Antonio Leone, è passata, dal 2001 al 2006, dal 37,6 per cento del PIL al 40,5 per cento, con un aumento di ben tre punti percentuali. Il debito pubblico per il secondo esercizio consecutivo è tornato a salire rispetto al PIL: dal 106,4 per cento registrato l'anno scorso al 108,3 per cento di quest'anno.
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, sia i Verdi sia, credo, tutta l'Unione concordano sull'obiettivo della riduzione e del contenimento dei costi della politica, ma esprimono totale disaccordo sulla falsificazione dei dati e delle responsabilità e, soprattutto, sulle polemiche strumentali e demagogiche che, di fatto, tendono a delegittimare il ruolo della rappresentanza politica, che invece è essenziale in un sistema democratico (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono un po' sorpreso dall'andamento del dibattito, perché noi ci saremmo aspettati che su un tema come quello oggetto delle mozioni in esame si potesse facilmente trovare, anche con il Governo, un'intesa.
Perché dico ciò? Perché, a parole, stando alle dichiarazioni apparse sugli organi di stampa con riferimento al temaPag. 20del contenimento dei costi delle istituzioni pubbliche, siamo tutti d'accordo, salvo poi, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, trovarsi di fronte a comportamenti un po' divergenti. Desidero, a questo proposito, richiamare alcuni esempi. Mi scuso con la Presidenza, non con il vicepresidente di turno, se toccherò degli argomenti che, come è stato detto, sono poco chic, poco eleganti da utilizzare.
A cosa mi riferisco? Quando è stata adottata la linea politica - io non parlo di economia ma di politica, sia nel mio intervento sia nella mia mozione, e non parlo, inoltre, di un malcelato senso di demagogia antipolitica e antiparlamentare sui costi della politica -, da parte del Presidente della Camera, di consentire la costituzione, in deroga al regolamento, di cinque nuovi gruppi parlamentari - scelta, lo ripeto, politica -, ci è stato fatto gentilmente osservare che tale scelta la si poteva sì contestare, criticare e non condividere, ma che sarebbe stato, appunto, poco chic criticarla adducendo l'argomento del conseguente aumento dei costi all'interno dell'amministrazione della Camera. Faccio riferimento ai costi - aggiungo io, anche gli spazi - che derivano dalla costituzione di cinque nuovi gruppi parlamentari in termini di personale e di segretari di Presidenza.
Ci è stato fatto osservare che quando è stata assunta la decisione, di natura politica, di unificare il gruppo dell'Ulivo, in maniera tale da rendere più numeroso il gruppo degli eletti nelle liste dei DS e della Margherita, non in rappresentanza, come sappiamo, di un partito - ma non voglio entrare nel merito di queste vicende -, sarebbe stato poco chic se in Ufficio di Presidenza avessimo contestato quella normale, banale richiesta di rivedere le modalità di erogazione dei contributi ai gruppi parlamentari, per consentire che quella importante decisione politica, relativa all'unificazione, non comportasse degli svantaggi economici al gruppo che si andava ad unificare (infatti, costituendo un solo gruppo, esso avrebbe percepito meno contributi). In Ufficio di Presidenza in omaggio al fatto che è poco chic in Parlamento fare critiche all'attività dei gruppi sulla base della considerazione che costano di più, perché ciò corrisponderebbe ad un principio antiparlamentare, abbiamo acconsentito a che tale decisione venisse assunta. Questa è la situazione parlamentare.
In omaggio ad un legittimo principio politico, non istituzionale, di incompatibilità tra cariche di governo e cariche parlamentari, si sono moltiplicati non già i pani e i pesci ma i posti e le poltrone. Laddove c'era una poltrona per un deputato membro del Governo, ora le poltrone sono diventate due, una per il deputato e una per il membro del Governo, non so con quale rispetto della volontà popolare e dell'istituzione parlamentare, né con quale funzionalità, mentre è evidente un aggravio dei costi. Ci è stato fatto notare che sarebbe stato poco chic fare questa osservazione, che invece comportava un'alta scelta di moralità politica, quella di evitare che si potessero addirittura cumulare le due cariche.
Poi abbiamo ricordato le polemiche, risalenti a circa un anno fa, sorte all'interno del partito dei Democratici di sinistra, legate ad un autorevole esponente del centrosinistra, il senatore Salvi, seguito da altri. Egli osservava come ormai fosse inaccettabile il livello dei costi legati alla moltiplicazione, nelle istituzioni locali, governate da giunte di sinistra, degli incarichi di consulenza, del numero degli assessori, a fronte dell'aumento stesso dei consiglieri regionali.
Infine, è attualità di questi giorni, è stato appena trasmesso alla Camera un decreto-legge bonariamente definito di «spacchettamento» dei ministeri - anche questa definizione è molto chic - e non invece, come propriamente si tratta, di moltiplicazione dei ministeri, in spregio a quella che pure è stata una delle riforme più celebrate e vantate dal centrosinistra, la riforma Bassanini sull'accorpamento dei ministeri.
Allora, con questa nostra mozione, che è di carattere generale, vogliamo indurre il Parlamento ad una riflessione su questo tema, su come sia possibile ingenerare neiPag. 21confronti dell'opinione pubblica dei sentimenti di credibilità e di fiducia nelle istituzioni, facendo in modo che le spese e il costo dell'attività politica non appaiano ingiustificati agli occhi dei cittadini.
Abbiamo, infatti, il dovere di difendere i costi dell'attività politica in quanto attività primaria in una società di rappresentanza democratica, purché essi appaiano necessari e funzionali, per l'appunto, a quei compiti di rappresentanza che dobbiamo svolgere; non dobbiamo farlo laddove siano, invece, funzionali ad interessi di parte e nulla abbiano a che vedere con gli interessi generali.
Ma, al riguardo, ci è stato fatto osservare che, se avanzate sul piano dei costi della politica, le critiche al decreto-legge che moltiplica i ministeri, nonchè al singolare record di 102 componenti raggiunto dal Governo Prodi sarebbero state poco eleganti.
Infine, Presidente - e concludo con questa serie di esempi -, è giunta la proposta avanzata da tutti i presidenti delle Commissioni parlamentari della maggioranza di rendere più funzionale la nostra attività parlamentare, facendo in modo che si possa lavorare tutti meno, «rispolverando» una vecchia norma desueta, e anzi mai applicata, del regolamento. Una norma fatta con l'idea che fosse necessario che il parlamentare seguisse la propria circoscrizione di elezione, lavorando in Parlamento tre settimane al mese anziché quattro. Ebbene, anche in tal caso si è fatto osservare che era inaccettabile che la nostra critica fosse basata solo sull'osservazione che in questo modo non si capiva per quale ragione la nostra remunerazione dovesse essere corrisposta su base mensile e non trisettimanale.
Ebbene, noi, in tutti questi aspetti, crediamo e siamo anche disposti ad assumere come regola di bon ton politico quella di evitare di gettare dispregio sulle nostre istituzioni e sul funzionamento dell'attività parlamentare. Possiamo però trovare (e sicuramente troviamo) ragioni politiche per criticare la scelta politica del Presidente della Camera di consentire la costituzione di nuovi gruppi - alterando le maggioranze all'interno dell'Ufficio di Presidenza e della Conferenza dei presidenti di gruppo, nonché la possibilità di un funzionamento corretto dell'Ufficio di Presidenza - nonchè l'incompatibilità tra incarichi di Governo e incarico parlamentare. Poi arriveremo anche, onorevole Boato, a discutere non delle dimissioni dei consiglieri regionali e dei presidenti di regioni per il loro incarico parlamentare ma al lunghissimo elenco di incompatibilità il cui esame è appena iniziato in sede istruttoria nella Giunta delle elezioni. Vi sono centinaia di parlamentari di maggioranza che non si devono dimettere da incarichi di Governo che non hanno ma che devono dimettersi da incarichi assunti in consigli di amministrazione, incarichi che sono incompatibili con l'attività parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia), come nel caso di quelli di Sviluppo Italia. Potrei citarne numerosi altri, ma anche in tal caso potrebbe essere poco chic fare tali esempi nei confronti di colleghi che sanno di ricoprire incarichi palesemente incompatibili. Sono centinaia di casi, appunto.

PRESIDENTE. Onorevole Vito...

ELIO VITO. Quindi, Presidente, avviandomi alla conclusione, noi ci aspettavamo che questa mozione - depurata dagli elementi poco eleganti e dalle osservazioni di stile (che potevamo espungere) sulle critiche al Governo ed ai 102 posti - potesse essere accolta in maniera unanime dall'Assemblea, chiedendo semplicemente alla politica di stabilire un principio: il principio in base al quale i costi della politica sono legittimi se funzionali al funzionamento della politica stessa; sono invece illegittimi se corrispondono ad esigenze interne ai partiti e agli equilibri dei partiti e delle coalizioni che vogliono finanziarsi attraverso le spese istituzionali, anziché utilizzare le istituzioni per dare voce e rappresentanza ai cittadini.

PRESIDENTE. Onorevole...

Pag. 22

ELIO VITO. Allora, Presidente, ora procederemo al voto; la invito - e concludo - a leggere le parti sulle quali l'onorevole Leone ha chiesto la votazione per parti separate. In base ai precedenti, Presidente, è possibile chiedere la votazione per parti separate, e ciò è altresì utile affinché l'Assemblea - che spesso è distratta, non per colpa ma per esigenze di lavoro - sappia bene cosa vota.
Poiché si tratta di una mozione parlamentare e non abbiamo vincoli di Governo, né si tratta di leggi o di decreti, esorto ciascun deputato a votare veramente in coscienza. Infatti, vi sono alcune parti, che saranno lette, che sono identiche ad una mozione presentata da un gruppo di maggioranza e che mi auguro, essendo appunto identiche, ripeto, a quelle presentate da un gruppo di maggioranza, possano essere condivise.

PRESIDENTE. Onorevole Elio Vito, la invito a concludere.

ELIO VITO. Chiedendo l'approvazione di parti della mozione da noi presentata, non intendiamo mettere in crisi il Governo Prodi, non vogliamo ottenere una vittoria «politica» ma ottenere una vittoria di credibilità del Parlamento agli occhi dell'opinione pubblica, perché riteniamo questa una vittoria nell'interesse di tutti. Invito, perciò, i colleghi ed i gruppi a votare facendo esclusivamente riferimento al merito e alle questioni che saranno poste alla nostra attenzione [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevole colleghi, voterò conformemente al gruppo cui appartengo per un motivo di politica generale. Non vorrei assolutamente che possa essere «mescolata» la mia posizione con quella di chi ha fatto approvare una legge elettorale che ha tolto ai deputati la rappresentanza di collegio e li ha costretti alla lista unica. Non vorrei che fosse «mescolata» la mia posizione con quella di chi ha fatto una riforma costituzionale «bocciata», che di fatto metteva il Parlamento nelle mani del Primo ministro, ma - e di ciò ringrazio il Presidente per la sua cortesia - desidero che rimanga agli atti parlamentari che vi è qualcuno nella maggioranza, qualcuno nel gruppo dell'Ulivo, che ritiene immotivato che il Governo abbia proceduto ad una formazione così numerosa.
Ho salutato con amarezza questo fatto, per di più realizzato per metodo in più di una volta, con più nomine. Ritengo giusto che, anche dai banchi dove siedo, venga fatto un richiamo per motivi politici: non «mescolerò» il mio voto con quello dell'opposizione e sarò conforme alla maggioranza, ma ritengo mio dovere fare questa segnalazione, anche perché (come forse ricordano l'onorevole Boato e qualche altro collega di una certa anzianità parlamentare) ho posto questi temi già nella cosiddetta prima Repubblica, quando non era comodo farlo, e ritengo giusto e coerente porli anche oggi.
Non era necessario avere un Governo con il più alto numero di componenti, e su ciò è giusto che anche da parte della maggioranza venga un richiamo e un'indicazione [Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ricordo che la mozione Evangelisti e Borghesi n. 1-00004 è stata ritirata dai presentatori.
Ricordo altresì che, non avendo i presentatori della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 accolto l'invito al ritiro formulato dal Governo, il parere del Governo deve intendersi contrario.
Avverto, inoltre, che è stata chiesta la votazione nominale.
Avverto, infine, che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, nel senso di votare singolarmente e distintamente dalla restante parte della mozione i capoversiPag. 23terzo e quarto della premessa, nonché i capoversi secondo, terzo e quarto del dispositivo.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, limitatamente ai capoversi primo, secondo, quinto, sesto, settimo ed ottavo della parte motiva, ed al primo capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 498
Votanti 491
Astenuti 7
Maggioranza 246
Hanno votato
215
Hanno votato
no 276).

Passiamo ora alla votazione del terzo capoverso della parte motiva della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo, di cui leggo il testo...

MARCO BOATO. Perché lo legge, Presidente? Perché è necessario leggerlo?

LUCA VOLONTÈ. Piantala!

PRESIDENTE. Onorevole Boato, è stato chiesto e credo sia...

MARCO BOATO. Non è mai successo (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Onorevole Boato! È stato richiesto dal presidente di gruppo Elio Vito per una maggiore chiarezza delle votazioni!
Non credo riduca la chiarezza del nostro voto la lettura del testo (Commenti dell'onorevole Boato) del capoverso che porrò in votazione e che risulta, quindi, del seguente tenore: «La politica di risanamento deve basarsi non sull'inasprimento di imposte e tasse, come sembra voler fare il Governo, perché in tal modo si metterebbe in pericolo la ripresa economica appena avviata, bensì sul contenimento della spesa e, in particolare, con l'eliminazione delle spese inutili e di tipo clientelare».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul terzo capoverso della parte motiva della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 510
Votanti 502
Astenuti 8
Maggioranza 252
Hanno votato
224
Hanno votato
no 278).

Porrò adesso in votazione, con il parere contrario del Governo, il quarto capoverso della parte motiva della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, del quale do lettura: «Le prime spese da ridurre, anche per evidenti ragioni di moralità politica, sono i costi vivi della politica che sono in forte crescita a livello centrale, regionale e locale, ciò sia attraverso il proliferare di cariche ed incarichi pubblici, sia con l'aumento ingiustificato delle consulenze esterne per funzioni che potrebbero agevolmente essere svolte da pubblici dipendenti».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul quarto capoverso della parte motiva della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 24

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 506
Votanti 499
Astenuti 7
Maggioranza 250
Hanno votato
222
Hanno votato
no 277).

Porrò adesso in votazione, con il parere contrario del Governo, il secondo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, del quale do lettura: «ad adottare iniziative volte a ridurre progressivamente, fino alla completa eliminazione, tutte le consulenze esterne delle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli, utilizzando, in loro luogo, al meglio, le professionalità interne delle singole amministrazioni e reperendo quelle mancanti attraverso l'applicazione della mobilità interna».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul secondo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 508
Votanti 500
Astenuti 8
Maggioranza 251
Hanno votato
221
Hanno votato
no 279).

Porrò adesso in votazione, con il parere contrario del Governo, il terzo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, del quale do lettura: «ad attivarsi per la drastica riduzione del numero delle auto di servizio a disposizione, sia dei vertici politici e dei loro collaboratori, sia dell'amministrazione centrale e periferica dello Stato, nonché degli enti pubblici».

MARCO BOATO. È ridicolo (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul terzo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 503
Votanti 495
Astenuti 8
Maggioranza 248
Hanno votato
215
Hanno votato
no 280).

Porrò adesso in votazione l'ultimo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, con il parere contrario del Governo, del quale do lettura: «ad attivarsi affinché sia rivisto il patto di stabilità interno, in modo che regioni ed enti locali riducano sensibilmente i costi diretti ed indiretti della politica, che sono pesantissimi e crescenti a livello regionale e locale ed assolutamente incompatibili con le esigenze di risanamento delle finanze pubbliche».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ultimo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDCPag. 25(Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Dai banchi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania si grida: Vergogna!).

(Presenti 502
Votanti 494
Astenuti 8
Maggioranza 248
Hanno votato
219
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che l'onorevole Poletti non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.
La mozione si intende quindi respinta nel suo complesso (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Popolari-Udeur).

Sull'ordine dei lavori.

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, pochi minuti fa, nei pressi della Camera dei deputati, il ministro Mussi, che ci ha raggiunto adesso in aula, è stato aggredito da un gruppo di tassisti (Commenti)...
Il ministro Mussi è stato aggredito da un gruppo di tassisti che hanno fermato la macchina e l'hanno danneggiata prendendola a sputi, pugni e calci. Il ministro Mussi è stato costretto (Commenti del deputato Gardini)...

MARCO BOATO. Vergogna!

ELISABETTA GARDINI. Vergogna! Vergogna!

PRESIDENTE. Chiedo all'Assemblea di consentire all'onorevole Franceschini di proseguire (Commenti).

PAOLO FADDA. Presidente, deve richiamare lei. Zitta!

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, prosegua pure.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, ricordo che quest'aula, che è terreno naturale di scontro politico, di fronte ad episodi di questo tipo ha sempre saputo trovare la capacità di manifestare la solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi, dei Popolari-Udeur e di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
Signor Presidente, le chiederei di attivarsi sia presso i servizi di sicurezza della Camera dei deputati che controllano le zone circostanti la Camera, sia presso il Governo, perché sia garantito il legittimo diritto di chiunque di manifestare, ma anche la sicurezza di chi ricopre incarichi di Governo e, in funzione di quel suo ruolo, si assume delle responsabilità (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, la Presidenza prende atto dei suoi rilievi; si attiverà e, in ogni caso e preliminarmente, esprime la sua condanna per l'episodio (Applausi).

GIANFRANCO FINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, desidero innanzitutto esprimere - a nome del mio gruppo e, credo di poterlo dire senza alcuna arroganza, di tutte le forze della Casa delle libertà - la personale solidarietà all'onorevole Mussi per il gesto di aggressione di cui è stato vittima (Applausi).
Ritengo, e riteniamo, che non possa esistere ragione al mondo tale da determinarePag. 26comportamenti incivili, irrispettosi della dignità della persona umana, irrispettosi del sacrosanto diritto per ognuno in una democrazia, sia questo un rappresentante del Governo o meno, di circolare liberamente.
Proprio in ragione di questa ferma, sincera ed esplicita convinzione e condanna, credo che quel che sta accadendo fuori di qui sia la conseguenza di una esasperazione - certamente condannabile, così come è stata condannata sinceramente da me e da tutti quanti - che riguarda, lo dico senza alcuna ironia nei confronti dei colleghi della sinistra, dei lavoratori. Si tratta di lavoratori che, a torto o a ragione, a mio modo di vedere con molte ragioni, si sentono colpiti nel loro sacrosanto diritto-dovere di lavorare. È evidente che nessuno può pensare di esprimere indignazione attraverso la violenza, ma credo sia altrettanto evidente per il Parlamento, e mi auguro anche per il Governo, che occorre cercare di comprendere le ragioni che portano dei lavoratori e dei padri di famiglia a dar vita a manifestazioni così clamorose e, in alcuni casi, così indignate (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
Mi auguro pertanto, associandomi all'invito dell'onorevole Franceschini, che il Governo si faccia carico di garantire la libertà di ognuno di noi di raggiungere il Parlamento, ci mancherebbe altro! Mi auguro, altresì, che il Governo si faccia carico, attraverso quella concertazione, che secondo noi doveva essere preventiva, ma che oggi non può che essere successiva, di comprendere le ragioni di chi protesta. È evidente che protestare non può significare impedire la libertà degli altri, ma protestare è un diritto che, se giunge a forme estreme, è perché è frutto di una esasperazione. Comprendere le esasperazioni di chi lavora credo che sia interesse primario di tutto il Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Informo i colleghi che sullo stesso argomento hanno chiesto di intervenire gli onorevoli Volontè, Elio Vito e La Malfa.
L'onorevole Volontè ha facoltà di parlare.

LUCA VOLONTÈ. Presidente, abbiamo poche parole da aggiungere, ma vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà al ministro Mussi, non solo per la simpatia e per il lavoro comune svolto in quest'aula parlamentare per tanti anni, ma anche e soprattutto per ciò che gli è accaduto in rappresentanza di un ruolo di Governo e non in qualità di ministro che ha una certa storia politica. I ministri governano in nome del popolo italiano e, quindi, in virtù di questa funzione e per il rapporto e la stima reciproca che si sono avuti in quest'aula per tanti anni, il ministro Mussi ha la nostra assoluta solidarietà.
Il diritto di manifestare un'opinione è un diritto sacrosanto, l'abbiamo richiamato e lo vogliamo rispettare tutti insieme. È opportuno che la Presidenza della Camera si faccia carico di garantire, da un lato, la sicurezza, nelle parti antistanti Palazzo Montecitorio, di manifestare questo diritto, dall'altro la sicurezza di circolare liberamente da parte dei cittadini, dei deputati e dei ministri. Lo dicemmo quando, nel corso di una manifestazione, all'onorevole Selva venne impedito fisicamente di entrare nel Parlamento e nell'emiciclo di Montecitorio, ed a maggior ragione e sempre in nome del rispetto dei diritti lo diciamo ora, condividendo la sollecitazione rivolta dall'onorevole Franceschini alla Presidenza della Camera in questa circostanza.
Evidentemente, il ministro Mussi, come tutti noi del resto, ha la possibilità di chiedere alla Presidenza del Consiglio di tutelare la sicurezza dei membri del Governo, cosa che, immagino, verrà ulteriormente fatta nelle prossime ore.
Oltre alla solidarietà per queste ragioni, voglio riprendere una riflessione già svolta dal presidente Fini. Non voglio entrare nelle polemiche che ci saranno sul merito dei decreti che esamineremo nelle prossime settimane, ma è evidente che l'esasperazione è frutto anche del convincimentoPag. 27- che può anche essere falso - che una parte di chi protesta si è fatto leggendo i giornali in queste settimane. Il convincimento è che alcuni provvedimenti non siano modificabili né da parte del Parlamento, né attraverso un incontro ex post con l'esecutivo che li ha adottati. Forse, affrontare e governare questa esasperazione vuol dire anche darsi un metodo ed una possibilità di veder coinvolte queste categorie, affinché anche chi è più esagitato abbia un freno; chi invece è la maggioranza dei manifestanti non ha certamente voluto, né vuole - evidentemente - seguire chi indegnamente ha aggredito il ministro Mussi, cui va ancora una volta la nostra assoluta solidarietà. Grazie ((Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Elio Vito ha facoltà di parlare.

ELIO VITO. Signor Presidente, mi riconosco appieno nelle parole dei colleghi che sono già intervenuti e credo che sia giusto, come ha detto il collega Franceschini, che quando ci sono aggressioni alla politica, ai politici e ai rappresentanti del Governo e delle istituzioni, vi sia la solidarietà da parte di tutte le forze politiche.
Tali aggressioni noi le abbiamo sofferte sulla nostra pelle: oggi abbiamo addirittura pensato se fosse il caso o meno - e ne abbiamo parlato anche con il collega interessato - di rilevare che un membro del nostro Governo, il senatore Sacconi, è stato fatto oggetto addirittura di piani concreti per il suo assassinio da parte delle Brigate rosse. Nostri rappresentanti di Governo, nella scorsa legislatura, sono stati ripetutamente fatti oggetto di episodi di aggressione; ricordo solo quelli più fastidiosi nei confronti del ministro Moratti durante la manifestazione del 1o maggio, rea di accompagnare il povero padre in carrozzella che aveva espresso la volontà di partecipare (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania), o anche - perché ne sono stato in particolare testimone - le aggressioni ripetute delle quali è stato fatto oggetto il Presidente Berlusconi, non ultima quella avvenuta durante la campagna elettorale a Napoli, dove le persone che avevano aggredito il Presidente Berlusconi il giorno dopo sono state intervistate come cittadini eroi da parte della stampa locale (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania) e additati ad esempio da parte dei rappresentanti delle istituzioni napoletane, invitati sui palchi come persone che avevano cacciato Berlusconi. Ma tant'è: questa è la cultura politica alla quale noi sicuramente non apparteniamo.
Credo, però, che sia anche giusto, signor Presidente - come ha detto il presidente Fini -, cercare sempre di comprendere le ragioni dell'esasperazione delle persone, proprio perché siamo soggetti che fanno politica. Dobbiamo farci carico di queste ragioni di esasperazione, le dobbiamo raccogliere: noi non ci opponemmo, anzi, in qualche modo, sorridemmo di fronte alla decisione che l'allora vicepresidente della Camera Fabio Mussi - come egli stesso ricorderà - assunse di far portare delle bottiglie d'acqua per rifocillare i giovani che contestavano la riforma Moratti nei pressi del Parlamento e che pure avevano aggredito l'onorevole Selva (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).
Anche noi crediamo che nei confronti dei tassisti che stanno manifestando, pur senza condividere manifestazioni di aggressione e di intolleranza, vada espressa comprensione da parte della classe politica e, se fosse possibile, si potrebbe portare anche a loro delle bottiglie d'acqua, signor Presidente, se intendono continuare in modi civili la loro manifestazione di protesta,Pag. 28che credo sia espressione di una legittima rabbia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, hanno chiesto di intervenire gli onorevoli La Malfa, Evangelisti, Barani, Gibelli e Mascia.
L'onorevole La Malfa ha facoltà di parlare.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, l'onorevole Franceschini ha chiesto al Parlamento di manifestare la solidarietà all'onorevole Mussi per l'incivile episodio di cui egli è stato fatto oggetto. Lo facciamo ben volentieri, in quanto riteniamo che la violenza non sia mai mezzo per affermare le proprie ragioni nella lotta politica e nelle richieste sociali; noi riteniamo che, in particolare, debba essere assicurata ai rappresentanti del Parlamento, fra gli altri diritti, la libertà di circolazione. Quindi, valuteremo con grande equanimità il decreto-legge che sarà adottato. Tuttavia - mi rivolgo ai colleghi della maggioranza -, l'importante questione delle liberalizzazioni e della concorrenza pone il problema di stabilire a carico di chi debba essere posto il costo di queste liberalizzazioni.
Per quanto riguarda il provvedimento sulla privatizzazione nel settore dei taxi, ciò che muove la categoria interessata è l'effetto della svalutazione del valore capitale delle licenze che i tassisti hanno accumulato, spesso dopo una vita di lavoro. Se quel provvedimento determinerà il crollo dei valori degli investimenti del lavoratore realizzati nel corso degli anni, è comprensibile che si determini una condizione di rabbia. Forse, il provvedimento andava studiato meglio, tenendo conto di tali effetti. Non si possono porre a carico solo di una categoria gli effetti della liberalizzazione. Forse, è stato commesso un errore di presentazione di questo provvedimento da parte di alcuni esponenti della maggioranza e del Governo. È difficile parlare della categoria dei tassisti come di una categoria privilegiata. Non si tratta dei «furbetti del quartierino»; non sono titolari di grandi ricchezze. Nella maggioranza, sono titolari di modesti redditi realizzati attraverso un lavoro molto pesante. Dunque, non è che con questo provvedimento la maggioranza e il Governo abbiano aggredito i privilegi del paese! Se questo venisse detto nei confronti di una categoria di persone che lavora molto, creerebbe una grandissima esasperazione.
Quindi, credo che l'impostazione di questo provvedimento debba essere corretta profondamente e debba essere introdotta una maggiore equità (Applausi dei deputati del gruppo Misto e di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di parlare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei esprimere al ministro Mussi la solidarietà politica mia e del gruppo parlamentare a cui appartengo, l'Italia dei Valori.
Ho apprezzato gli interventi degli onorevoli Fini, Volontè e Vito, che però hanno palesemente contraddetto il brusio che immediatamente si è sollevato in quest'aula. Non credo che, di fronte a spiacevoli episodi come quello che si è registrato oggi, ci si possa mettere a fare l'elenco delle reciproche aggressioni subite o delle volte in cui noi, che svolgiamo attività politica, siamo stati vittime di manifestazione di intolleranza.
Ma si è colta l'occasione per entrare già ora nel merito dei provvedimenti che saranno oggetto di una discussione approfondita quando la cosiddetta manovrina arriverà in quest'aula. Vorrei esprimere un invito alla pacatezza e al confronto, perché se c'è la volontà di un confronto, tutto può essere modificato, tutto può essere migliorato, nel rispetto delle ragioni dei lavoratori, nel rispetto delle ragioni della politica e dei suoi rappresentanti e nel rispetto del ruolo delle istituzioni.
Con questo, l'Italia dei Valori si dissocia da simili manifestazioni di intolleranza e offre la propria solidarietà politica e personale all'onorevole Mussi.

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PRESIDENTE. L'onorevole Barani ha facoltà di parlare.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, a nome del gruppo della Democrazia cristiana-Partito socialista, esprimo solidarietà all'onorevole Fabio Mussi.
La nostra condanna riguarda tutte le violenze. Siamo per un civile confronto di tutte le idee e siamo vicini anche alla famiglia dell'onorevole Mussi, perché siamo convinti che in questo momento sia preoccupata. Sappiamo cosa significhi violenza e ricevere violenza. Gli onorevoli Volontè e Vito hanno fatto dei nomi; anche noi vogliamo fare un nome ed è quello di Bettino Craxi, che ha subito lanci di monetine, calci e pugni (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista e di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Sappiamo cosa significhi ricevere violenza e non avere la solidarietà del Parlamento. Noi siamo qui a mostrarla a lei, ministro, e alla sua famiglia, ma la invitiamo a capire i suoi aggressori: si tratta di padri di famiglia. Non li vogliamo giustificare - non li giustifichi, onorevole Mussi - ma perdonare sì. Stanno vivendo un clima di esasperazione. In alcuni momenti vi è bisogno anche di capire e perdonare.
Mi rivolgo a lei, onorevole Mussi, perché siamo stati studenti insieme, nella stessa università e, a volte, contestando, anche noi abbiamo esagerato. Condanniamo tale esagerazione e esprimiamo solidarietà a lei ed a tutta la sua famiglia (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).

PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di parlare.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, anche la Lega Nord esprime la propria solidarietà al ministro Mussi.
Francamente, senza veli di ipocrisie, vi è da sottolineare una circostanza: l'intervento dell'onorevole Franceschini a noi pare fuori luogo, considerate le situazioni che si sono verificate negli ultimi anni. Abbiamo assistito ad una denigrazione continua, sistematica e strutturale dell'ex maggioranza di Governo, fino al punto che ci siamo trovati ad una manifestazione organizzata contro il ministro Moratti e in più di un'occasione, non solo l'ex ministro Moratti, ma anche l'ex ministro Calderoli sono stati oggetto di aggressioni; e tali aggressioni sono state «liquidate» da questa maggioranza, quella che oggi pretende di governare il paese, come fatti assolutamente normali, fino al punto che abbiamo assistito all'aggressione vera e propria di un europarlamentare di nome Mario Borghezio: vi sono stati deputati di questo Parlamento che hanno dichiarato alla stampa che se l'era cercata (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)!
Ora, invece, si fanno esercizi di ipocrisia, quando evidentemente, in maniera assolutamente manichea, ci si trova di fronte ad un fatto che deve essere condannato. Tuttavia, cerchiamo di far tornare la questione nei propri ranghi: le persone che stanno manifestando fuori di questo Palazzo sono padri di famiglia, sono lavoratori, non sono guastatori organizzati in manifestazioni come quelle a cui siamo stati abituati ad assistere durante la scorsa legislatura e che ora non esistono più, i quali sono ritornati nei centri sociali, e sono tornati «imboscati» in quel paese che viene fuori solo quando non governa la sinistra! Questa è la vera ipocrisia del paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)! Infatti, chi protesta qui fuori sono i lavoratori veri, non quelli che vengono utilizzati, ancora oggi, come consulenti dei ministeri.
Avanziamo, dunque, due proposte: anzitutto, considerato che il Presidente della Camera - lo dico garbatamente e senza ipocrisia - ha dichiarato alcune settimane fa che questa dovrebbe essere la nuova «casa del popolo», perché non invitiamo, per sottolineare le differenze tra chi lavora veramente e chi no, i suddetti lavoratori in questa sede a confrontarsi con gli organi più alti di questa istituzione, senza condannarli a priori, a differenza di quantoPag. 30abbiamo ascoltato nell'intervento dell'onorevole Franceschini, che velatamente «liquida» la questione con un'ottica radicalmente diversa da quella che dovrebbe essere adottata?
Rivolgiamo, inoltre, un invito al Governo: poiché l'onorevole Mussi si è prodigato nel sostenere il dialogo sociale, il confronto e la concertazione, chiediamo che il medesimo possa trovare l'occasione, attraverso iniziative proprie, del Governo o dei presidenti delle Commissioni di merito, per invitare tali persone in apposite audizioni e ascoltare le loro ragioni. Ci si accorgerebbe, ancora una volta, che coloro che sono fuori da questo Palazzo a protestare sono padri di famiglia che hanno in mente il loro lavoro e la loro dignità, dignità che viene cancellata con un «colpo di spugna» da un'iniziativa di questo Governo. Se lo avessimo fatto noi, sarebbero entrati in questo Palazzo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)! L'ipocrisia è questa (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia)!
In molte occasioni abbiamo notato che, quando si è maggioranza, le regole si interpretano e, quando si è all'opposizione, invece, si applicano, ed ancora una volta abbiamo assistito oggi ad una triste pagina scritta da chi vuole strumentalizzare una situazione che, evidentemente, va condannata per il gesto, ma che ha un sapore ben diverso da tutto ciò che abbiamo ascoltato negli ultimi anni e che rimandiamo al mittente come puro esercizio di ipocrisia politica (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. L'onorevole Mascia ha facoltà di parlare.

GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, vorrei sottolineare che, quando si esprime solidarietà ad un ministro, o a chiunque altro, non ci sono condizioni: la solidarietà o c'è o non c'è, non ci sono altre giustificazioni.
Non voglio riprendere molti argomenti e molte bugie che ho ascoltato nella riproposizione di alcune esperienze che abbiamo vissuto in tempi più o meno recenti davanti a questo Parlamento, o anche in ambiti più lontani. Sono un po' colpita dal fatto che - a partire dall'onorevole Fini e sino all'ultimo intervento ascoltato - c'è comprensione e comprensione; in altri termini, secondo gli esponenti dell'opposizione, ci sono padri di famiglia e padri di famiglia. Infatti, siete tanto comprensivi oggi, ma non ho mai visto la vostra comprensione tempo fa.
Inoltre, collegandomi ad un tema che è stato sollevato dall'onorevole Franceschini e che mi sta molto a cuore, vorrei capire anch'io come abbiano funzionato i sistemi di sicurezza. Sono favorevole al fatto che le istituzioni siano aperte, che sia possibile penetrare in esse, anche dal punto di vista del merito, e che ognuno abbia la possibilità di manifestare e dissentire. Sono stata molto colpita dagli episodi gratuiti di cariche di polizia a cui abbiamo assistito, due anni fa, contro i lavoratori di Melfi e, pochi mesi fa, contro altri lavoratori di Napoli e contro i ragazzi che sono legittimamente venuti a manifestare davanti al Parlamento mentre era in corso la discussione della riforma Moratti; tutto gratuitamente. Chissà perché, in quell'occasione, la comprensione si è tradotta in cariche della Polizia. Oggi abbiamo assistito all'arrivo di questi signori che legittimamente possono esprimere il loro dissenso, fino alle porte di Palazzo Chigi. Soltanto dopo qualche ora o, comunque, dopo molto tempo, si è intervenuti. Oggi, noi assistiamo addirittura alla comprensione rispetto all'esasperazione.

EGIDIO LUIGI PONZO. Lo dica al ministro!

GRAZIELLA MASCIA. Faccio notare che si poteva arrivare solo sino ad un certo punto di via del Corso, e solo a fronte di lunghe trattative, e che non si era mai consentito neanche di accedere alla via del Corso per manifestare davanti a Palazzo Chigi. Tutte le dichiarazioni che abbiamo ascoltato oggi sono veramente incredibili!

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EGIDIO LUIGI PONZO. Il ministro è cambiato!

GRAZIELLA MASCIA. Detto ciò, siccome oggi la responsabilità è sua, della Presidenza, credo che questa verifica rispetto al modo in cui si sono svolti i fatti in ogni caso debba essere effettuata.
Infine, entrando nel merito del provvedimento che esamineremo in questa Assemblea nelle prossime settimane, da parte nostra vi è la totale condivisione, ma noi siamo convinti della necessità di prendere sul serio un conflitto sociale, quando si determina. Quindi, il percorso parlamentare sarà seguito esattamente per esaminare le richieste ed i problemi e per discutere con questi lavoratori.
Vorrei far notare, sempre ai signori che hanno governato fino a pochi mesi fa, che sono pendenti migliaia di cause amministrative e penali riguardanti i tranvieri di Milano ed i ferrovieri, i quali non hanno fatto quello che è stato fatto oggi, ma hanno semplicemente violato alcune regole di preavviso degli scioperi. In quell'occasione, avete utilizzato la mano dura, da tutti i punti di vista. Oggi, sono ancora pendenti migliaia di cause per i tranvieri di Milano e per i ferrovieri. Allora, inviterei ad essere prudenti nel ricorrere a determinati criteri e nell'utilizzare parole quali quelle che sono state pronunciate fino ad ora. Siccome noi siamo più coerenti, naturalmente riteniamo che il conflitto sociale sia un fatto positivo del quale tener conto.
Difenderemo le nostre ragioni e sosterremo le motivazioni che hanno determinato una serie di provvedimenti, a nostro avviso, favorevoli alla stragrande maggioranza dei cittadini di questo paese. Peraltro, siamo molto sensibili alle regole democratiche e faremo di tutto perché siano rispettate (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Avverto che si sono aggiunte altre due richieste di intervento, da parte, rispettivamente, dell'onorevole Picano e dell'onorevole Reina. Credo che, al termine di tali interventi, la discussione sul punto possa considerarsi conclusa.
Prego, onorevole Picano, ha facoltà di parlare.

ANGELO PICANO. Signor Presidente, a nome del gruppo dell'Udeur, vorrei esprimere la piena solidarietà al ministro Mussi e manifestare le nostre preoccupazioni per un linguaggio che sembra legittimare alcune azioni di violenza nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni.
Noi possiamo capire il disagio di chi si sente colpito da azioni riformatrici; d'altra parte, vorrei osservare che, ogni volta che si vara una riforma, si colpiscono sempre interessi precostituiti. Bisogna comprendere il disagio, ma occorre al contempo condannare la violenza, soprattutto quando essa si esercita nei confronti di rappresentanti delle istituzioni, perché ciò può mettere in pericolo la democrazia.
Se al paese si dà la sensazione di legittimare forme di protesta che oltrepassano i canoni tradizionali della democrazia, si finisce per affermare una mentalità distorta rispetto alla civile convivenza. Ciò, naturalmente, può indurre tutte le categorie colpite da azioni riformiste ad adottare forme di protesta che non hanno niente a che vedere con la nostra tradizione.
È questo il motivo per cui mi appello al Governo, affinché garantisca alle istituzioni il normale svolgimento delle loro attività e permetta ai suoi componenti di esercitare, fino in fondo, il proprio dovere (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. L'onorevole Reina ha facoltà di parlare.

GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, desidero esprimere anch'io, a nome della componente politica Movimento per l'Autonomia del gruppo parlamentare Misto, la nostra piena e convinta solidarietà al ministro Fabio Mussi per l'episodio che lo ha così infaustamente colpito e coinvolto.
Tuttavia, se la comunicazione che l'onorevole Franceschini ha fatto all'Assemblea, e che ha avviato il dibattito chePag. 32si è fin qui svolto, fosse stata resa ancor prima dell'esame delle mozioni concernenti i costi della politica, cui abbiamo da poco assistito, mi domando se l'andamento della discussione sarebbe stato lo stesso.
Ho assistito con una certa stanchezza alle tesi ed alle controtesi che in questa sede sono state dibattute, perfettamente consapevole che il Parlamento si stava allontanando (semmai vi fosse stato vicino prima dell'inizio del dibattito) dalla vera vita del paese.
Se in quest'aula qualcuno pensa seriamente che il ministro Mussi sia stato colpito in quanto espressione del Governo che attualmente ha la responsabilità di guidare il paese, ebbene questo qualcuno è fuori dalla realtà! L'onorevole Mussi non è stato colpito o indicato per questo motivo: egli rappresenta la politica, e l'episodio si è svolto davanti al Parlamento proprio perché il paese rischia di perdere il rapporto con esso, il quale deve svolgere un ruolo di rappresentanza.
Questo è ciò che viene messo in discussione: non c'è un rischio per la democrazia. La nostra democrazia, infatti, è solida: siamo noi, il Parlamento, ad essere in discussione rispetto al paese! Se non la smettiamo di riempire le ore del nostro lavoro attraverso l'esercizio inutile di dibattiti vuoti e privi di consistenza, e se non ci rimbocchiamo le maniche per impegnarci seriamente, nell'interesse del paese, saremo noi a non essere credibili: altro che pericolo per la democrazia! Questo è il vero tema in discussione!
Si tratta della stessa ragione per cui abbiamo rifiutato, anche in altre circostanze, di prestarci al gioco di svolgere dibattiti vuoti, rincorrendo espressioni dissennate che non hanno più significato. Vorrei rilevare che non siamo di fronte alla seconda Repubblica: le Repubbliche si cambiano, signori, quando si cambiano le Costituzioni! Non siamo in Francia!
Ci troviamo in una fase diversa della storia di questa Repubblica...

PRESIDENTE. Onorevole Reina, la invito a concludere!

GIUSEPPE MARIA REINA. ... ma non siamo ancora legittimati ad esprimere il vero cambiamento che il paese invoca e rispetto al quale dovremmo essere impegnati, caro Presidente e cari colleghi!
Ribadisco, quindi, la nostra solidarietà al ministro Mussi; tuttavia, invoco un diverso impegno da parte nostra, tutti insieme, maggioranza ed opposizione, sia pur nella distinzione dei ruoli. Se non dovessimo comprendere tale questione, infatti, l'episodio che riguarda l'onorevole Mussi resterebbe un triste e circostanziato evento, ma, ancora una volta, questo nuovo Parlamento rischierebbe di non comprendere quale sia la strada che gli italiani vogliono che noi percorriamo seriamente.
Mi auguro che nei prossimi giorni il Parlamento riacquisisca la sua dignità e il ruolo che gli compete, nonché la consapevolezza di doversi impegnare responsabilmente nell'interesse della nostra comunità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Data la rilevanza della questione, la Presidenza ha consentito, ai sensi dell'articolo 45 del regolamento, un intervento per gruppo.
La Presidenza si associa alla condanna dell'episodio e alle considerazioni formulate dai colleghi, esprimendo solidarietà al ministro Mussi; naturalmente, se il Governo lo riterrà, potrà riferire all'Assemblea sull'episodio. In questi termini, potranno essere concordati i tempi per un'informativa urgente.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato) (A.C. 1222) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno diPag. 33legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1222)

PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali Bocchino ed altri n. 1, Elio Vito ed altri n. 2, Maroni ed altri n. 3 e Maroni ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1222 - Questioni pregiudiziali sezione 1).
Ricordo che, a norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione nella quale potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Benedetti Valentini ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bocchino ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'illustrare la pregiudiziale di costituzionalità a firma di vari deputati di Alleanza Nazionale, mi permetto di presumere che essa potrà riscuotere il consenso non solo del mio gruppo, ma anche quello degli altri gruppi della Casa delle libertà, così come noi voteremo a favore delle altre pregiudiziali presentate da questi gruppi.
Mi permetto, però, di supporre che la nostra pregiudiziale di costituzionalità riscuoterà, sicuramente, anche il voto dei gruppi della maggioranza del centrosinistra e dell'Unione. Sì, debbo esserne sicuro, debbo essere tranquillo perché, se così non fosse, dovrei dire che sarebbe stata pura propaganda, anzi dozzinale propaganda, quella che in campagna elettorale gli esponenti degli stessi gruppi hanno svolto, andando a sostenere che nella precedente legislatura si era fatto strame del Parlamento e che l'esecutivo aveva preteso di riassumere in sé poteri che mortificavano la sovranità del Parlamento stesso.
Se non venisse un vostro convinto voto, colleghi della maggioranza di centrosinistra, a favore di questa pregiudiziale, dovrei dire che erano del tutto strumentali le vostre tesi in occasione della campagna referendaria, in cui accusavate il testo di legge di riforma della Costituzione di voler liquidare la Repubblica fondata sul Parlamento, l'ordinamento parlamentare, a favore di una specie di dittatura o, comunque, di supremazia assoluta del premier e dell'esecutivo sull'autorità e la sovranità del Parlamento stesso.
Sono sicuro che non vorrete macchiarvi di una così grave incoerenza. Infatti, cari colleghi, se voi scorrete il testo, vi accorgerete che esso ha meritato tutte le durissime, approfondite ed articolate censure che non soltanto noi, ma il Comitato per la legislazione ha segnalato e segnala alla nostra attenzione, rilevando apertamente i vizi di rilevabile incostituzionalità presenti nel testo.
Infatti, oltre alla considerazione generale che abbiamo trattato più volte, in verità, e non solo, invero, in questa legislatura, e cioè che nei decreti-legge non si possono introdurre norme di legislazione delegata, poiché in netto contrasto con lo spirito e la lettera della carta costituzionale che presiede a tale delicatissimo passaggio, nel testo in esame vi è qualcosa di più grave.
Precisamente, non solo vi è un profluvio di deleghe e di protrazione di deleghe, di dilazioni nuove di termini, ma si assiste ad un Governo che con lo strumento del decreto-legge, cioè con una norma che si fa da solo, si conferisce deleghe, ne prolunga alcune già preesistenti, talune delle quali già esercitate e che hanno prodotto addirittura già gli effetti, violando in talPag. 34modo anche l'altro principio costituzionale della certezza della normativa, dell'affidabilità e della leggibilità della medesima da parte del cittadino destinatario, nonché, cosa ancor più grave, fa una operazione che viola il dettato costituzionale anche nella sostanza e non soltanto dal punto di vista formale.
Infatti, mediante la protrazione di termini e il conferimento di ulteriori deleghe, appropriandosene con una specie di violenza procedurale di cui non vi sfugge la gravità, crea norme di carattere sostanziale; mentre questo provvedimento era partito soltanto come una asciutta, brevissima, sintetica norma, che veramente prorogava uno o più termini in scadenza, si è unita a questo modestissimo tronco un'enorme serie di punti con i quali si intendono bloccare sei o sette fondamentali riforme - naturalmente discutibili nel merito - della precedente legislatura e del precedente Governo.
Nessuno contesta il diritto di una nuova maggioranza, se tale è, di agire sui precedenti deliberati, sulle precedenti normative, sulle precedenti riforme e, se ne ha la forza, la capacità, la legittimazione, di modificarli: ma questo deve essere fatto non violando la procedura, i regolamenti e la Costituzione, non agendo con decreto-legge in violazione delle condizioni che lo potrebbero legittimare, ma con normali proposte di legge o con disegni di legge di iniziativa governativa corretti, che permettano il normale confronto tra la maggioranza e l'opposizione e con tutti i loro settori. In questo caso invece si pretende di bloccare riforme con l'escamotage di una delega al quadrato che si assume in capo a se stessi, espropriando, in questo caso veramente con un autentico golpe sostanziale e non solo formale, i poteri del Parlamento.
Concludo col dire che mi sembrerebbe legittimo temere fortemente - e perciò interrogarsi al riguardo con forte timore e preoccupazione - l'uso che il Governo si propone di fare con questa delega al quadrato: si parla di deleghe in materia di politica e sicurezza alimentare, di scuola e di legge fallimentare. Si tratta di norme fondamentali, molte delle quali hanno anche incontrato un vasto consenso nelle categorie degli operatori interessati.
Il Governo intende attenersi ai criteri che sono determinati dalle leggi sulle quali intende prorogare al quadrato le deleghe che si prende, oppure intende violare anche quei criteri, senza cioè aver avuto una delega dal nuovo Parlamento, utilizzando perfino le deleghe contenute nei precedenti testi vigenti?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 18,43)

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Siamo dunque in presenza di un precedente che non è vero faccia seguito ad altri casi analoghi. Vi sono stati dibattiti sull'uso improprio del decreto-legge per acquisire con il voto del Parlamento determinate forme di delega - è vero! - ma non vi è stata mai quella che mi sono permesso di chiamare, con un'espressione che ritengo renda l'idea, «delega al quadrato», per fermare leggi vigenti ormai operanti e, addirittura, attraverso un'operazione formale darsi la possibilità di cambiare la sostanza di talune norme. Questo si deve fare con normali disegni di legge!
Sono queste le ragioni essenziali: altre ve ne sono ma sono secondarie rispetto all'argomento che più ci sta a cuore.
Se voi volete dimostrare quel minimo di coerenza che in questa delicatissima materia istituzionale si deve avere per non umiliare il Parlamento, non potete che votare convintamente, anche a prescindere dal merito del provvedimento, per la sua incostituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole La Loggia ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Elio Vito n. 2, di cui è cofirmatario.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, colleghi, le argomentazioni contenute nel testo della pregiudiziale potrebberoPag. 35già essere più che sufficienti a rendere chiara una posizione che, avendo come fine quello di assicurare la funzionalità delle istituzioni, un equilibrato rapporto tra Governo e Parlamento e la stessa funzionalità del Parlamento, è stata rappresentata come estremamente importante ed estremamente grave. Pur riconoscendo che non è opportuno, e non è conforme alla prassi, parlare, in un ramo del Parlamento, di ciò che è accaduto nell'altro ramo, mi chiedo se sia possibile non fare un cenno, sia pure brevemente ed in via incidentale, a quelle che definire «forzature» sarebbe un eufemismo ove si consideri che si è trattato di vere e proprie violazioni del regolamento del Senato che hanno avuto ad oggetto proprio il disegno di legge di conversione in esame.
Voglio fare riferimento a tre aspetti che a me sembrano particolarmente rilevanti.
In primo luogo, è vero che vi sono precedenti di modificazioni anche importanti apportate a decreti-legge adottati dal Governo ad opera della legge di conversione; in questo caso, tuttavia, siamo dinanzi ad uno stravolgimento vero e proprio del testo (originariamente costituito da poco più di una riga che faceva riferimento ad un termine in scadenza relativo al trattamento dei dati personali). Nel sostituire tale riga, sono state inserite nel provvedimento numerose altre materie che, francamente, concretizzano un vero e proprio stralcio - importante e non secondario, molto importante - di una fetta consistente dello stesso programma di Governo.
Pur volendo essere rispettoso della buona fede istituzionale, immagino che questa sia stata, probabilmente in maniera non conforme né alla legge né al regolamento, la vera ragione della posizione della questione di fiducia al Senato, all'esame del quale è stato sottoposto un «nuovo» provvedimento, mediante il quale viene realizzata una parte importante del programma di Governo. Esso, però - è questo l'aspetto che va sottolineato -, va a sostituire non «pezzi», sia pure importanti, di un decreto-legge che tratta gli stessi argomenti (o altri assimilabili a quelli in esso già contenuti), ma una riga e mezza di un decreto-legge che era basato su ragioni reali di urgenza e di necessità e che era stato adottato dal precedente Governo!
A questo proposito, ed introduco la mia seconda argomentazione, mi permetto di citare le dichiarazioni di autorevolissimi esponenti dell'attuale maggioranza, i quali, in occasione di discussioni dello stesso tipo, su pregiudiziali dello stesso tipo, ma su materie sicuramente meno rilevanti di quelle che stiamo trattando ora, hanno avuto modo di esprimersi in termini estremamente negativi.
Cito testualmente: «La novità negativa è invece costituita dal fatto che vengono conferite nuove deleghe» - come avviene nel provvedimento in esame - «nel disegno di legge di conversione. Il Governo prevede di conferire nuove deleghe a se stesso. In tal modo vi è un totale stravolgimento delle procedure ordinarie». Quella appena citata è una frase espressa dal collega Bressa nella seduta della Camera dei deputati del 26 luglio 2004, n. 498. Potrei citare altri esempi, ma mi limiterò soltanto a due colleghi. Sempre l'onorevole Bressa, il 26 luglio del 2005, quindi poco più di un anno dopo - è periodico questo interesse del collega -, afferma (leggo testualmente): «Laddove si prevede che il Governo non può, mediante decreto-legge conferire deleghe legislative, stabilire che si possa, attraverso questo strumento, innovare forzando, proprio sulla legge e sul regolamento, che vietano al Governo, attraverso il decreto-legge, di ripristinare l'efficacia di disposizioni dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale (...)». Mi pare che anche questa citazione sia molto pertinente.
Da ultimo, cito, non me ne voglia, il collega Zaccaria, il quale ha affermato, con riferimento ad un caso identico a quello in questione, nel corso della seduta del 21 giugno 2005 (leggo testualmente): «A partire dalla modifica di disposizioni di delegazione legislativa,» - contenuta, in quel caso, nell'articolo 2 del disegno di legge di conversione - «cosa che avvenendo in sede di conversione di un decreto-legge,Pag. 36costituisce una vera e propria forzatura giuridica. Anche su tale punto» - cita giustamente il collega Zaccaria - «il parere del Comitato per la legislazione risulta chiaro e perentorio. Il Comitato chiede la soppressione di quell'articolo».
È evidente che tutti hanno il diritto di cambiare idea: ci mancherebbe altro! Ciò è assolutamente legittimo, soprattutto quando questa modificazione nel pensiero, nella valutazione, nell'utilizzo della stessa dottrina giuridica avviene con la straordinaria coincidenza di un cambiamento di condizione, in questo caso di condizione politica, cioè passare dall'opposizione alla maggioranza.
Sarei veramente curioso di conoscere oggi su questo argomento l'opinione dei colleghi Bressa e Zaccaria. Mi sono permesso di citare le loro parole, e di ciò un po' mi scuso, ma, ovviamente, era mia intenzione non personalizzare la questione bensì estrapolare semplicemente da alcuni dibattiti svoltisi in questa sede, che sono stati anche particolarmente accesi, due posizioni che mi sono apparse estremamente qualificate e qualificanti relativamente a casi assolutamente identici ma di gravità certamente minore a quello in esame.
Terza argomentazione: mi chiedo quale sia la fattispecie che oggi ci induce a chiedere all'Assemblea di valutare la questione in piena coscienza, con un'approssimata conoscenza giuridica e sulla scorta di un compiuto e totalmente condivisibile parere espresso dal Comitato per la legislazione - parere firmato, tra gli altri, proprio dal presidente del Comitato che certamente non è espressione dell'opposizione ma della maggioranza - che, in maniera puntuale, precisa, dura e con argomentazioni estremamente convincenti, si è espresso nel senso che almeno alcune parti di questo decreto-legge, e del conseguente disegno di legge di conversione, siano espunte per non incorrere in una palese incostituzionalità.
Qual è il caso al quale faccio riferimento? Non è soltanto quello dell'introduzione di una nuova delega, peraltro in una materia come l'agricoltura, con amplissimi margini di operabilità da parte del Governo, scavalcando completamente il Parlamento ancora una volta peraltro...

PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, la invito a concludere.

ENRICO LA LOGGIA. ...così come è avvenuto in Senato, impropriamente, inserendo anche qui una discussione, ma è il fatto di aver fatto risorgere, signor Presidente, colleghi della maggioranza - vorrei che ascoltaste con attenzione - una norma già abrogata. In materia di università, sulla base di una norma abrogata, protraendo nel tempo un termine della disposizione nuova, si dice con tutta chiarezza che vengono fatte rivivere norme già abrogate. Questo è francamente troppo! Credo quindi - avrei altre argomentazioni ma il tempo a mia disposizione è finito - che ci siano tutte le ragioni per approvare questa pregiudiziale, o quanto meno per esprimere al riguardo un'opinione, auspicando una riduzione, operata intelligentemente e in maniera adeguata, dello stesso testo del decreto al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Cota ha facoltà di illustrare le questioni pregiudiziali Maroni ed altri n. 3 e Maroni ed altri n. 4, delle quali è cofirmatario. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Presidente, in questi primi mesi di legislatura abbiamo assistito ad una serie di atti posti in essere dall'esecutivo contro le prerogative del Parlamento, che, come Assemblea eletta dal popolo, deve esercitare il potere legislativo. Tre sono gli atti che mi vengono in mente. Il primo atto si è verificato lo stesso giorno dell'insediamento del Governo. Sono stati presentati all'opinione pubblica dei ministri con una determinata competenza e una riorganizzazione anche complessa dell'assetto dei ministeri senza l'atto di supporto normativo, che è intervenuto successivamente, sotto la forma del decreto-legge, ovviamente per aggirare su questo punto il confronto parlamentare.Pag. 37
Poi successivamente abbiamo assistito alla presentazione, o meglio all'ampliamento, del decreto-legge in esame, che nasceva come un provvedimento di poche righe, di semplice proroga di due mesi di alcuni termini. Abbiamo poi assistito pochi giorni fa all'approvazione in Consiglio dei ministri, mediante decreto-legge, pubblicato oggi, di una riforma che il Governo intende porre in essere in tema di liberalizzazione. In realtà non si tratta di una riforma di liberalizzazione, perché la riforma presentata, invece di eliminare le situazioni di monopolio ampliando l'interesse del consumatore, va nell'interesse opposto, creando nuove concentrazioni e colpendo categorie deboli di lavoratori.
Quindi, preoccupa tale modalità di esercizio della funzione legislativa, che è certamente contraria sia ai principi di cui agli articoli 76 e 77 della Costituzione in ordine alla decretazione d'urgenza - in quanto devono sussistere i requisiti di necessità ed urgenza con riferimento sia al provvedimento originario presentato che al testo finale approvato -, sia alle circolari dei Presidenti di Camera e Senato, nonché del Presidente del Consiglio dei ministri (in ordine alla corretta tecnica di novellazione ovvero alle caratteristiche che devono possedere le norme giuridiche), sia ancora alle disposizioni recate dalla legge n. 400 del 1988 circa il contenuto dei provvedimenti normativi e, segnatamente, dei decreti-legge. Questi ultimi devono rispettare il requisito dell'omogeneità, non potendo essere decreti omnibus che contengono, per così dire, di tutto e di più.
Per questa ragione, abbiamo ritenuto di presentare tali questioni pregiudiziali che, assolutamente fondate, non trovano soltanto il conforto delle nostre argomentazioni ma anche quello insito nel parere espresso dal Comitato per la legislazione. Tale organo, esaminando il provvedimento in questione, ha rilevato la necessità di sopprimere le disposizioni estranee al contenuto dell'originario decreto-legge al fine di ricondurlo all'interno appunto dei parametri costituzionali e normativi vigenti.
Noi chiediamo all'Assemblea di esprimersi, ovviamente pregiudizialmente, su tali questioni; chiediamo, altresì, ai deputati della maggioranza di farsi un esame di coscienza e di ripensare alle posizioni da loro assunte nella passata legislatura. Infatti, temi così importanti quali l'autonomia del Parlamento, la possibilità in esso di confrontarsi liberamente su materie così delicate ed il rispetto delle norme costituzionali sull'attività legislativa non sono questioni che possono essere utilizzate a seconda della convenienza.
Quindi, fatevi un esame di coscienza perché, se pensate di andare avanti di questo passo, con questi colpi di mano, sicuramente troverete da parte nostra pane per i vostri denti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ricordo che, a norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del regolamento, sulle questioni pregiudiziali testé illustrate avrà luogo un'unica discussione nella quale potrà intervenire, per non più di cinque minuti, un oratore per ciascun gruppo tranne i gruppi di appartenenza dei deputati che hanno illustrato le questioni pregiudiziali; seguirà quindi un'unica votazione su tutte le questioni pregiudiziali sollevate.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.

FRANCO RUSSO. Signor Presidente, ho ascoltato, con molta attenzione gli interventi dei deputati che hanno illustrato le questioni pregiudiziali per motivi di costituzionalità e naturalmente ho fatto anche un esame di coscienza in questi giorni. Ho espresso ieri, in fase di discussione sulle linee generali, la mia posizione, ma vorrei ribadire alcuni punti sia giuridici sia di natura ordinamentale.
La prima questione è politica, ovviamente, Presidente. Chiedo ai deputati ed alle deputate dei gruppi di opposizione se abbiano veramente l'intenzione di risolvere una questione ormai annosa relativa ai decreti-legge, ai disegni di legge di conversione, ai regolamenti ed alle prassi che guidano l'interpretazione delle norme regolamentari oppure vogliano semplicementePag. 38fare una battaglia politica contro il centrosinistra. Infatti, se si tratta solo di una battaglia politica, evidentemente, onorevoli colleghe e colleghi del centrodestra, non vi potremo seguire su tale via; naturalmente, noi potremmo ricordare che è stata prassi costante dei Governi di centrodestra ricorrere appunto all'uso dei disegni di legge di conversione per attribuirsi delle deleghe.
È stato anche costante il ricorso ai decreti-legge addirittura per votare le leggi finanziarie, ma di questo passo (questo è il mio esame di coscienza) non andremo avanti; ci rimprovereremmo reciprocamente errori mentre collettivamente dobbiamo imparare dagli errori, che significa cambiare le prassi, il modo in cui legiferiamo noi e, soprattutto, il Governo.
Vi propongo, senza arroganza e iattanza, dato che chi parla è semplicemente un deputato della Camera, di seguire una via costruttiva, cioè comprendere che ci troviamo in un momento transitorio. Certo ogni momento è transitorio, ma in questo caso la definizione non è sbagliata, perché viviamo i primi mesi di vita del Governo di centrosinistra guidato dall'onorevole Prodi, che ha bisogno non solo di mettere a punto la sua macchina organizzativa ma, soprattutto, di intervenire sui disegni di legge con cui il Governo di centrodestra si è appropriato di deleghe in occasione del varo di decreti-legge o su deleghe già operative varate dal precedente Governo. Ebbene, vi propongo di valutare questo periodo transitorio in cui il Governo è costretto, ha la necessità di intervenire immediatamente per rispettare non tanto il proprio programma elettorale ma il proprio indirizzo politico presentato in Parlamento, quando ha chiesto la fiducia che gli è stata concessa.
Quindi, in occasione delle discussioni che faremo sui decreti-legge e soprattutto sui disegni di legge di conversione dei decreti-legge, vi chiedo di operare insieme, tutta la Camera, affinché il Governo si impegni a modificare le sue modalità di legislazione. In questo senso, va preso e letto il parere fornito dal Comitato per la legislazione, puntuale e molto critico, ma in questo senso deve essere anche interpretata, ad esempio, la discussione svoltasi in Commissione agricoltura ed in altre Commissioni permanenti che hanno già cominciato ad esaminare il disegno di legge di conversione.
Non vi chiedo di non fare opposizione al disegno di legge di conversione in esame, né di non criticare le modalità con cui il Governo è intervenuto, bensì di assumere un impegno comune affinché il Governo si assuma la responsabilità di non utilizzare più i disegni di legge di conversione per attribuirsi deleghe (di questo si tratta) nonché di votare insieme un ordine del giorno che spero il Governo faccia proprio, in modo da impegnarsi a modificare le sue modalità di legislazione.
Onorevole Cota, lei ha richiamato all'esame di coscienza. Le dico che, svolto l'esame di coscienza, non possiamo impedire al Governo di dare segni di discontinuità rispetto all'azione politica del centrodestra e di intervenire il più rapidamente possibile. Per questo è stato utilizzato come «veicolo» il disegno di legge di Berlusconi, in scadenza il 12 luglio, così da intervenire per porre un freno o addirittura cambiare ciò che il Governo, legittimamente, ritiene di dover cambiare.
Per concludere, signor Presidente, mentre annuncio il voto contrario sulle questioni pregiudiziali presentate, contemporaneamente mi impegno, personalmente, anche in qualità di presidente del Comitato per la legislazione, come ho detto ieri e ribadisco oggi, a presentare un ordine del giorno, in modo che il Governo si senta impegnato, nelle prossime tappe, a legiferare in modo conforme alla legge n. 400 del 1988 e soprattutto agli articoli 76 e 77 della Carta costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, mi permetta, in primo luogo, di ringraziare l'onorevole La Loggia, che ha voluto ricordare gli interventi del collega Bressa e del sottoscritto svolti su temi che presentano un'apparente somiglianza.Pag. 39
Mi fa piacere, ma avrei avuto un piacere maggiore se la citazione avesse avuto luogo nello stesso momento in cui esprimevo quelle considerazioni su testi di decreti-legge o di leggi di conversione. Certo, una citazione a futura memoria lascia il tempo che trova, anche perché vorrei far presente che in questa materia molto complessa bisogna saper distinguere le sfumature, altrimenti si rischia di fare di tutta l'erba un fascio.
Quando si parla di decreti-legge recanti misure di proroga, detti anche «mille proroghe» (si tratta di una definizione sommaria), è più difficile muovere osservazioni legate all'eterogeneità delle disposizioni.
Tali provvedimenti, come noto, sono stati, nella tradizione dei Governi e dei Parlamenti, andando indietro nel tempo, usati in maniera molto ampia. In questi casi, l'eterogeneità delle disposizioni, come afferma anche il Comitato per la legislazione, è superata dall'omogeneità del fine, vale a dire dal fatto che vi sono delle norme diverse che devono essere prorogate.
In alcuni casi la proroga dipende dalla scarsa efficienza dei precedenti responsabili. Poiché in questo momento la distanza, rispetto alle attività del Governo precedente, è ravvicinata, si tratta, in alcuni casi, di proroghe necessarie rispetto alla funzione di continuità degli esecutivi.
Quando poi si parla dell'introduzione di deleghe, bisognerebbe distinguere tra le diverse tipologie delle stesse. Una cosa è la previsione di una nuova delega, un'altra è l'emanazione di decreti legislativi integrativi e correttivi ed è questo il caso di cui stiamo parlando.
Normalmente, quando si attribuisce una delega, si prevede anche l'emanazione dei relativi decreti integrativi e correttivi (sono previsti originariamente). In questo caso, tali provvedimenti non erano stati previsti e, di conseguenza, potremmo dire che, in qualche modo, si ovvia ad una dimenticanza precedente.
Vorrei entrare maggiormente nel merito della questione.
Ho passato rapidamente in rassegna le tipologie di deviazioni che sono state operate rispetto alle nostre disposizioni (mi riferisco alla legge n. 400 del 1988) nelle precedenti legislature. Ho individuato ben otto ( forse ve ne sono di più) tipologie di deviazioni. Secondo il collega Bressa, che utilizza espressioni un po' colorite, ve ne sono addirittura dei «vagoni» di precedenti! A mio avviso, si riscontrano ben otto tipologie di interventi su provvedimenti di questo tipo che sono state normalmente praticate.
In alcuni casi sono state inserite nuove deleghe, e non come in questo caso ove si tratta di interventi correttivi.
Sono state disposte misure di proroga e di differimento di termini; sono stati operati interventi con decreto su materie oggetto di deleghe ancora aperte.
Sono stati operati interventi sui principi e criteri direttivi; sono state modificate disposizioni ordinamentali; ci sono stati casi in cui vi era mancanza di presupposti o necessità e urgenza, e tanti altri casi ancora. Avendo poco tempo, non posso citare i vari casi, anche se sarebbe molto interessante.
Vorrei ricordare - lo dico solo perché i colleghi ne abbiano memoria - che uno degli ultimi decreti-legge dello scorso Governo recava misure in materia di Olimpiadi e di droga. È abbastanza difficile sostenerne l'omogeneità di materia. In quel caso si toccò una delle punte più alte di divaricazione dei principi.

PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, ha concluso il tempo a sua disposizione.

ROBERTO ZACCARIA. Vi sono state, pertanto, molti deviazioni rilevanti.
Oggi siamo in presenza di un provvedimento che deve assicurare la continuità dell'azione di Governo.
Siamo in una fase transitoria; il collega Russo ha mosso alcune osservazioni che, a mio avviso, possono essere tenute presenti. Tuttavia, da qui a dire che il provvedimento in esame vi spaventa, vuol dire che, per tutta la scorsa legislatura, avete tenuto gli occhi coperti!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo solo per manifestare l'adesionePag. 40del gruppo dell'UDC alle questioni pregiudiziali presentate dai colleghi dell'opposizione e per sottolineare brevissimamente tre questioni.
Noi non abbiamo posto questioni di costituzionalità del decreto-legge né di merito, ma questioni pregiudiziali che attengono al procedimento legislativo e alla garanzia, soprattutto della Camera e della Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati, di essere messe nella condizione di potere esaminare un provvedimento così complesso. Non voglio citare il parere articolato e motivato del Comitato per la legislazione, ma semplicemente ricordare ai colleghi - e da ultimo all'onorevole Zaccaria - che, in primo luogo, questo decreto-legge giunge alla Camera con un maxiemendamento che ne ha stravolto il contenuto originario, su cui il Governo ha posto la fiducia al Senato. Questo non ha messo il Senato nelle condizioni di poter esaminare il provvedimento né di conoscerlo esattamente nei suoi termini ed oggi - per ragioni ovvie della maggioranza che governa, cioè per la necessità di non far scadere questo decreto-legge - anche la Commissione affari costituzionali della Camera e quest'Assemblea non sono nelle condizioni di poterlo modificare.
Stiamo parlando non solo dell'introduzione di nuove deleghe o della modifica sostanziale di alcune deleghe che erano state già date in precedenza dal Parlamento con l'introduzione anche di norme di immediata efficacia nell'ordinamento, ma, anche e soprattutto, della proroga di termini previsti da leggi che sono scaduti (e la proroga di un termine può avvenire solo prima della sua scadenza e non anche dopo). Stiamo parlando dell'anomala procedura in forza della quale norme già abrogate ed espunte dal nostro ordinamento da parecchio tempo tornano a rivivere attraverso un procedimento che il Comitato per la legislazione definisce di per sé anomalo. Stiamo parlando anche dell'introduzione o dell'integrazione di sanzioni amministrative e penali, che produciamo con decreto-legge in sede di conversione attraverso una questione di fiducia posta al Senato.
Quindi, parliamo di un complesso di anomalie procedurali e di fatti che, oggettivamente, espropriano i colleghi parlamentari, di maggioranza e di opposizione, della possibilità di fare valutazioni di merito approfondite su tali questioni; e in forza di tutto ciò è oggettivamente opportuno un rinvio dell'esame del provvedimento.
Per queste ragioni, il gruppo dell'UDC esprimerà un voto favorevole sulle questioni pregiudiziali presentate dai colleghi di opposizione.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Bocchino ed altri n. 1, Elio Vito ed altri n. 2, Maroni ed altri n. 3 e Maroni ed altri n. 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 473
Votanti 468
Astenuti 5
Maggioranza 235
Hanno votato 202
Hanno votato no 266.
(La Camera respinge - Vedi votazioni).

Prendo atto che gli onorevoli Balducci e Villari non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Boato; Lumia; Forgione ed altri; Angela Napoli; Lucchese ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare (A.C. 40-326-571-688-890) (ore 18,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificatoPag. 41delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Boato; Lumia; Forgione ed altri; Angela Napoli; Lucchese ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.
Ricordo che nella seduta del 27 giugno scorso si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate sezione 1).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ed il Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1.

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Boscetto 1.20, nonché sull'emendamento Boato 1.10, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «Al comma 1, lettera e), aggiungere le parole: e la sicurezza dello Stato».
Il parere è altresì favorevole sulla prima parte dell'emendamento Cota 1.21, quella che interviene sulla lettera e) del testo unificato delle proposte di legge, a condizione che sia eliminata l'ultima parte, ossia le parole «diretti verso il territorio della Repubblica italiana», mentre sulla restante parte dell'emendamento il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

RICARDO FRANCO LEVI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.20, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 478
Astenuti 4
Maggioranza 240
Hanno votato
473
Hanno votato
no 5).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1. 10.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito a riformulare il suo emendamento nel senso indicato dal relatore.

MARCO BOATO. Accedo alla richiesta del relatore e del Governo, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1. 10, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 482
Votanti 478
Astenuti 4
Maggioranza 240
Hanno votato
420
Hanno votato
no 58).Pag. 42

Prendo atto che gli onorevoli Marinelli e Misuraca hanno erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimerne uno contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Cota 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà. Dovrebbe dire anche se accoglie la richiesta di riformulazione del suo emendamento, onorevole Cota.

ROBERTO COTA. Sì, signor Presidente, accolgo la richiesta di riformulazione del mio emendamento, ma intervengo per sottolineare l'importanza dello stesso, in quanto intende estendere l'oggetto dell'attività di indagine della Commissione antimafia, con particolare riferimento alle organizzazioni criminali che si occupano di flussi migratori illegali.
Quando parliamo di mafia e di organizzazioni criminali, dobbiamo stare molto attenti a non fossilizzarci soltanto su alcune tipologie; occorre avere il coraggio di guardare al fenomeno della criminalità che è presente nel paese nel suo complesso. Lo sfruttamento dell'immigrazione clandestina e le attività delle organizzazioni criminali, anche straniere, collegate allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina è sicuramente un aspetto rilevantissimo. Purtroppo - lo dico in quest'aula -, non giovano alla repressione del fenomeno e al ripristino di condizioni di sicurezza nelle nostre città alcune dichiarazioni fatte da esponenti del Governo e di questa maggioranza che vanno in una direzione opposta, cioè in quella del non rispetto delle regole e della considerazione di un'emigrazione che non è un diritto-dovere dello Stato regolamentare e gestire, ma che diventa un fenomeno ineluttabile da guardare con buonismo. Addirittura, c'è stato un ministro ed un sottosegretario che sono andati a Lampedusa, di fronte alle coste della Libia, a dire: Prego, accomodatevi, noi siamo a favore di una regolarizzazione indiscriminata e siamo anche disponibili a concedere il diritto di asilo a tutti; prego, chi ultimo arriva meglio si accomodi!.
Sono altresì molto preoccupanti le dichiarazioni rese dal ministro dell'interno in ordine alla modifica dei criteri per la concessione della cittadinanza, che si vorrebbe concedere indiscriminatamente, passando dal principio dello ius sanguinis al principio dello ius soli. Noi vogliamo difendere la sicurezza dei nostri cittadini e altresì la nostra identità: proprio per tali motivi abbiamo presentato questo emendamento. Siamo d'accordo sulla riformulazione proposta, perché è anche vero che queste organizzazioni criminali non soltanto si occupano di far entrare gli immigrati nel nostro territorio, ma provvedono poi anche a smistarli in altri paesi dell'Unione europea; quindi, in questo senso accogliamo la riformulazione suggerita.
Non voglio intervenire ulteriormente, signor Presidente, con riferimento all'altra parte dell'emendamento, che è posta in votazione separatamente. Riteniamo che questo fenomeno sia talmente importante da dover essere affrontato in maniera adeguata, proprio per migliorare la sicurezza e le condizioni di vita delle nostre città. Pertanto, riteniamo che anche il titolo del provvedimento debba essere modificato in maniera corrispondente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole sulla prima parte dell'emendamento Cota 1.21, come riformulato, anche se voglio rilevare come sia stato singolare che, nel momento in cui la maggioranza della Commissione ha espresso parere favorevole nei confronti del suo emendamento, il collega Cota è riuscito comunque a fare un intervento di aspra polemica nei confronti della maggioranza. Diciamo che in questa circostanza Merleau-Ponty avrebbe parlato di «avventure della dialettica».
Per quanto riguarda invece la seconda parte dell'emendamento ed il «Conseguentemente (...)», quindi, il cambiamento del titolo, ovviamente, il nostro voto sarà contrarioPag. 43perché, se dovessimo far seguire nell'intestazione, che reca «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare», tutti gli argomenti contenuti nelle diverse lettere che riguardano i compiti della Commissione previsti all'articolo 1, il titolo forse sarebbe più lungo della stessa legge.
Dunque, soltanto per ragioni di razionalità linguistica, voteremo contro la seconda parte dell'emendamento Cota 1.21.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forgione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORGIONE. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole sulla prima parte dell'emendamento Cota 1.21, in base alla proposta di riformulazione avanzata dalla Commissione.
Ovviamente, le ragioni esposte dal collega Cota non ci convincono assolutamente, perché il legame tra la criminalità organizzata e l'immigrazione clandestina nel nostro paese è esattamente l'altra faccia delle politiche repressive e di chiusura scelte proprie in rapporto ai flussi di immigrazione; si tratta dell'attività legata alle organizzazioni criminali rispetto non solo agli immigranti e ai flussi di entrata, ma anche alla gestione del lavoro nero, dello sfruttamento dei migranti nelle campagne. È l'altra faccia delle politiche repressive e di chiusura; è l'opposto delle politiche di accoglienza, di legalizzazione dei flussi, come già previsto ed annunciato dal Governo e dal ministro in occasione del suo viaggio a Lampedusa.
Quindi, indagare su questi aspetti relativi al legame tra le organizzazioni criminali e l'immigrazione clandestina è una delle cose giuste che la nuova Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare deve fare, proprio per le ragioni opposte a quelle esposte dal collega Cota a sostegno del suo emendamento.
Comunque, siamo favorevoli alla riformulazione della prima parte dell'emendamento in esame proposta dalla Commissione e contrari alla seconda parte dello stesso.

PRESIDENTE. Onorevole Cota, lei ha accettato la riformulazione del suo emendamento 2.1 proposta dalla Commissione. Pertanto, viene espunto l'ultimo periodo della prima parte dell'emendamento in esame. Il relatore ha, comunque, espresso il parere contrario della Commissione sulla seconda parte dell'emendamento. Dunque, è stata avanzata la richiesta di procedere alla votazione per parti separate.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'emendamento Cota 1.21, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 476
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
472
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte dell'emendamento Cota 1.21, non accettata dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 482
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato
196
Hanno votato
no 286).Pag. 44

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
489
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che l'onorevole Di Cagno Abbrescia non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Boscetto 2.25, Benedetti Valentini 2.2, Lumia 2.28 e Licandro 2.29. La Commissione si rimette all'Assemblea sull'emendamento La Loggia 2.30 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Boato 2.23.

PRESIDENTE. IL Governo?

GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 2.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, l'emendamento in esame si riferisce alla composizione della presidenza e alla nomina dei componenti la commissione.
Si sostiene che nella nomina dei componenti la Commissione deve tenere conto della specificità dei compiti ad essa assegnati. Abbiamo proposto di sopprimere questo periodo, in quanto riteniamo che i parlamentari abbiano il pieno titolo di partecipare ad ogni Commissione, ivi compresa una importante quale l'antimafia, senza alcun limite. Ci sembra che quando si richiede di tenere conto della specificità dei compiti di tale Commissione si ponga un limite. Ciò contrasta, del resto, con le norme costituzionali, secondo cui ai parlamentari eletti in rappresentanza del popolo spetta la pienezza dei poteri, appunto di rappresentanza, e quindi non vi possono essere in alcun modo decisioni che tengano conto della specificità dei compiti di una particolare Commissione. Infatti, se si entrasse in tale ordine di idee, per ogni Commissione si potrebbe porre una norma limitativa di tal genere.
Mi permetto pertanto di insistere affinché il mio emendamento 2.25 sia approvato, nell'interesse di tutti i parlamentari e delle loro prerogative costituzionalmente sancite (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra che su questo argomento non vi siano precostituite posizioni di schieramento, e lo testimonia il fatto che sono nella condizione di svolgere per economia di tempo un unico intervento con riferimento all'emendamento Boscetto 2.25, al mio emendamento 2.2l, all'emendamento Lumia 2.28 ed all'emendamento Nicandro 2.29, che riguardano sostanzialmente lo stesso tema.
Come dicevo, non v'è solidarietà di schieramento, trattandosi di argomento che interpella la libertà di convincimentoPag. 45di ciascuno dei nostri gruppi. Il nostro gruppo ha particolarmente a cuore che si qualifichi la partecipazione alle Commissioni e, in particolare, a quella di cui si parla, per cui ha recepito, tramite il mio emendamento 2.2, un suggerimento che nasce da un'originaria formulazione proposta da una collega di gruppo, l'onorevole Angela Napoli, anche coerentemente con l'azione svolta nella precedente Commissione antimafia. Abbiamo edulcorato e modificato - se posso rilevarlo - il testo originario, che prevedeva drasticamente, senza mezze misure, l'impossibilità di essere nominati membri di questa Commissione nel caso vi fosse un'incompatibilità determinata dalla pendenza di procedimenti giudiziari afferenti a reati di malavita organizzata o contro la pubblica amministrazione.
Essendosi svolto un interessante e pregevole dibattito in I Commissione, nel quale taluni hanno voluto evidenziare profili di possibile incostituzionalità nel sancire una così rigida incompatibilità sotto il profilo della libertà di mandato del singolo parlamentare, abbiamo aderito alla formulazione che prospetta la specificità dei compiti della Commissione come un criterio di designazione a componente di tale Commissione - il che potrebbe essere anche abbastanza ultroneo e, comunque, non certo penetrante quale criterio qualificativo o selettivo -, ma abbiamo voluto aggiungere una garanzia, ossia che non si ravvisino situazioni di inopportunità - nemmeno abbiamo usato la parola «incompatibilità» - rispetto alla pendenza, ossia ad una situazione oggettiva, a prescindere da chi sia il soggetto coinvolto nell'eventuale pendenza, di procedimenti che attengano alla criminalità organizzata o contro la pubblica amministrazione. Si tratta, quindi, di una formulazione che assolutamente non lede il singolo, ma si riferisce all'oggettività della situazione. Non solo; essa prevede addirittura un ulteriore filtro, ossia la nomina da parte dei Presidenti delle Camere.
In buona sostanza, stiamo indirizzando ai Presidenti delle Camere un criterio per cui, nel designare, evidentemente su indicazione dei gruppi, i componenti le Commissioni, tengano conto della specificità delle funzioni e dell'eventuale inopportunità rispetto alla pendenza di siffatti procedimenti.
Mi sembra appena il caso di sottolineare che, con la loro saggezza ed equilibrio, i Presidenti delle Camere non ravviseranno tale inopportunità solo per un modestissimo procedimento riguardante, ad esempio, chi sia stato sindaco di un comune per una modesta questione amministrativa. Diverso, invece, il caso di chi sia indotto, in qualche modo, in posizione di inattendibilità potenziale per potenziali contrasti di posizioni su grandi questioni che inducano a legittime perplessità. Ritengo che i Presidenti delle Camere possano esercitare con saggezza e misura questo tipo di filtro. Anche se con queste remore, con queste cautele e con queste indirette ma presenti forme di garanzia, ci sembrerebbe che non farne alcunché costituisca - come dire - qualcosa di criticabile se non addirittura, in qualche caso, qualcosa di sospetto.
Questa nostra preoccupazione è tanto fondata e tanto questa indicazione oggettivamente ci sembra accoglibile che anche alcuni colleghi della maggioranza, tra cui l'onorevole Lumia, presentatore dell'emendamento 2.28, l'onorevole Licandro, presentatore dell'emendamento 2.29, ed altri che, in sede di Commissione, avevano presentato emendamenti equipollenti, hanno cercato di farsi carico di questo problema. Se poi fingono di farsene carico e non lo portano a termine, ciò interpella la coerenza di ciascun gruppo parlamentare. Senza alcun intento polemico, noi ci manterremo sul contenuto e sul significato del mio emendamento 2.2 e, quindi, non potremo votare a favore di emendamenti che lo contraddicano. Esprimeremo, invece, voto favorevole sul nostro emendamento, chiunque sia consenziente o dissenziente.

PRESIDENTE. Ho ricevuto una richiesta di intervento da parte del relatore, chePag. 46tuttavia ritengo concordi con la Presidenza sull'opportunità di intervenire dopo avere ascoltato gli altri colleghi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, la proposta di legge istitutiva della Commissione parlamentare antimafia, visti l'andamento delle votazioni precedenti e le dichiarazioni rese dai colleghi di tutti i gruppi, di maggioranza e di opposizione, presumibilmente ed auspicabilmente sarà approvata pressoché all'unanimità da questa Assemblea.
Dal dibattito, devo dire, molto corretto, molto civile e molto elevato che abbiamo svolto in Commissione, in sede referente, sostanzialmente sono rimaste aperte due questioni. La seconda riguarderà le modalità di elezione del presidente. Non è una grandissima questione, ma abbiamo prospettato ipotesi diverse, che esamineremo tra qualche minuto. La prima questione, invece, è quella sulla quale sono già intervenuti alcuni colleghi dell'opposizione, uno dei quali ha giustamente e opportunamente osservato che, come risulta dalle proposte emendative, non ci sono posizioni precostituite di schieramento. Giustamente, il collega Benedetti Valentini, alla fine, ha aggiunto che anche nella maggioranza non ci sono siffatte posizioni perché ci sono emendamenti, sia dell'opposizione sia della maggioranza, che muovono in direzioni esattamente opposte. Il mio suggerimento, signor Presidente, onorevoli colleghi, è di accogliere la proposta dei relatori, cioè mantenere il testo per come è stato formulato in occasione della elaborazione del testo unificato in sede referente. Secondo questo testo, la Commissione è costituita da 50 componenti, 25 deputati e 25 senatori, con la garanzia della rappresentanza di tutti i gruppi e così via. A ciò si aggiunge che la nomina dei componenti la Commissione tiene conto della specificità dei compiti ad essa assegnati.
Il collega Boscetto che, devo dire, ha svolto un intervento pregevole, come sempre, ha sollevato qualche dubbio anche su questa formulazione che, invece, a me pare francamente condivisibile. Si tratta, infatti, di una formulazione che non discrimina alcuno e attribuisce una doppia responsabilità: ai gruppi parlamentari, che segnaleranno ai Presidenti di Camera e Senato i nomi dei futuri componenti la Commissione, quella di valutare, ovviamente in piena libertà ma anche secondo piena responsabilità, i nomi da proporre, e ai Presidenti delle Camere, che sono titolari del potere di nomina, come per tutte le altre Commissioni, quella di tenere conto della specificità di questa composizione.
La Commissione giustizia, esprimendo un pregevole parere, aveva sollevato dubbi in ordine a formulazioni più incisive e - inevitabilmente - più discriminanti. Mi riferisco alle diverse posizioni politiche che hanno prospettato sia il gruppo di Alleanza Nazionale - l'onorevole Benedetti Valentini è stato leale su questo punto -, sia, in modo diverso, il collega Lumia, l'onorevole Licandro ed altri deputati appartenenti al gruppo dei Comunisti Italiani.
Si tratta, in altri termini, di posizioni che, in una forma più o meno incisiva, tendono a precludere la partecipazione alla Commissione parlamentare a chi è avvocato di persone colpite da un certo tipo di reati, oppure a chi svolge altri ruoli legati sempre alle vicende della mafia e via dicendo.
Noi riteniamo - dico «noi» perché condivido il parere espresso dai relatori e dalla maggioranza della Commissione affari costituzionali - che questo tipo di proposte emendative debba essere respinto, poiché non si può stabilire per legge un'esplicita discriminante - per non dire discriminazione - tra i componenti dei due rami del Parlamento. Crediamo, al contrario, che debba essere mantenuta la formulazione del testo unificato proposta dai relatori, oggi all'esame dell'Assemblea, la quale, in ordine alla nomina dei suoi componenti, fa genericamente riferimento alla salvaguardia della specificità della Commissione.Pag. 47
La posizione del collega Boscetto, ovviamente, è esattamente opposta a quella espressa dall'onorevole Benedetti Valentini, ma ciò fa onore ad entrambi, nonché alla libertà del dibattito che si svolge in quest'aula: infatti, come ho già ricordato, altre successive proposte emendative, proposte da componenti della maggioranza, evidenziano tale diversificazione di posizioni.
Per concludere, signor Presidente, suggerisco ai colleghi Boscetto, Benedetti Valentini, Lumia e Licandro - non ho il potere necessario per affermarlo, ma lo avranno già fatto i relatori - di ritirare, se ritengono, i loro emendamenti, oppure...

PRESIDENTE. La prego di concludere...

MARCO BOATO. ... di adeguarsi comunque alla proposta avanzata dai relatori di respingerli tutti, mantenendo così il testo elaborato dalla I Commissione. Esso rappresenta, a mio avviso correttamente, un punto di equilibrio che non lede le prerogative dei parlamentari, ma sottolinea...

PRESIDENTE. Grazie...

MARCO BOATO. ... la specificità della Commissione parlamentare antimafia.
Invito l'Assemblea, pertanto, a respingere non solo l'emendamento Boscetto 2.25, ma anche le tre proposte emendative...

PRESIDENTE. La ringrazio...!

MARCO BOATO. ... che saranno successivamente poste in votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Santelli, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Scusate, onorevoli colleghi, ma la presentazione dell'emendamento in esame era appositamente finalizzata a proporre all'Assemblea tutte le diverse posizioni espresse in sede di Commissione. Il gruppo di Forza Italia ha ritenuto accettabile la proposta elaborata dai relatori, ed avremmo ritirato l'emendamento Boscetto 2.25 qualora gli altri colleghi avessero ritirato i propri. Vorrei segnalare che abbiamo appositamente chiesto di mantenerlo in votazione affinché si discutesse, in sede di Assemblea, proprio di tale questione, poiché rappresenta un punto assolutamente essenziale per la vita e - scusate il termine - la stessa dignità del Parlamento.
Comprendiamo che la Commissione parlamentare antimafia dispone di poteri speciali, e dunque deve esservi una particolare attenzione nella designazione dei suoi componenti; d'altronde, riteniamo che tale indicazione rientri nella responsabilità politica dei gruppi parlamentari. La proposta avanzata dai relatori non incide pesantemente su tale aspetto...

PRESIDENTE. Deputata Santelli...

JOLE SANTELLI. ... tuttavia desideriamo mantenere in votazione il nostro emendamento soltanto al fine di riproporre l'intera gamma...

PRESIDENTE. Va bene...

JOLE SANTELLI. ... di scelte possibili...

PRESIDENTE. La ringrazio...

JOLE SANTELLI. ... all'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo brevemente per preannunciare che il nostro gruppo voterà a favore dell'emendamento Boscetto 2.25 e contro le restanti proposte emendative per il seguente motivo. Infatti, l'obiettivo di tutti - sicuramente è il nostro - è evitare che, all'interno della Commissione antimafia, vi possano essere dei mafiosi, oppure che vi facciano parte persone che, all'esterno,Pag. 48rappresentino gli interessi dei mafiosi; tuttavia, occorre anche impedire che possano esservi strumentalizzazioni.
In altri termini, bisogna evitare che un parlamentare possa essere denunciato e che tale denuncia venga utilizzata come strumento per colpirlo, quindi per toglierlo di mezzo, proprio perché la sua attività ostacola gli interessi delle organizzazioni criminali.
Quindi, per evitare questo bisognerebbe riuscire a precisare i casi in cui un soggetto non può far parte della Commissione antimafia, ma ciò non è stato possibile perché, come hanno giustamente ricordato i colleghi, vi sono norme costituzionali che tutelano la libertà del parlamentare nello svolgimento del suo mandato. Di conseguenza, se non è stato possibile, è inutile introdurre delle formulazioni generiche perché, attraverso di esse, si rischia di prestare il fianco a strumentalizzazioni.
Nel nostro caso, la formulazione generica rischia di attribuire ai Presidenti delle due Camere un potere discrezionale nella scelta dei componenti della Commissione che, in realtà, non ha ragion d'essere; infatti, i Presidenti delle Camere, nello spirito che ha sempre contraddistinto la nomina dei componenti della Commissione antimafia, dovrebbero in qualche modo ratificare le scelte dei gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole del gruppo della Rosa nel Pugno sull'emendamento Boscetto 2.25, perché riteniamo che il mandato parlamentare non debba contemplare nessuna limitazione relativamente alla decisione di assegnare un membro di un gruppo a questa o a quella Commissione.
Peraltro, la formulazione è talmente generica che non si capisce, alla fine, chi stabilisce i criteri di specificità dei compiti assegnati alla Commissione, in base ai quali un gruppo decide chi deve parteciparvi o meno. Confermo, quindi, il voto favorevole del gruppo della Rosa nel Pugno nei confronti dell'emendamento Boscetto 2.25 (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forgione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORGIONE. Signor Presidente, colleghi deputati, stiamo affrontando un tema delicato del dibattito che ha visto impegnata la I Commissione ed anche l'Assemblea in sede di discussione sulle linee generali. Mi riferisco al rapporto non solo tra la mafia e la politica, ma tra la responsabilità politica e penale in relazione alla composizione di una Commissione d'inchiesta con poteri speciali come la Commissioni parlamentare antimafia.
I colleghi sanno che in I Commissione il gruppo di Rifondazione comunista ha tenuto una linea netta su questo argomento poiché riteniamo che non vi possano essere limiti alle prerogative del Parlamento e al mandato di parlamentari. Quando diciamo questo non assumiamo una linea morbida o debole rispetto alla coerenza delle istituzioni ed alla credibilità delle stesse nella lotta alla mafia, né assumiamo una forma di garantismo generico ed acritico. Del resto, se affrontiamo i casi nel merito, relativi alla composizione della Commissione parlamentare antimafia, perché dovremmo assegnare un potere discrezionale ai Presidenti delle due Camere o, ancora peggio, perché dovremmo assegnare il potere di discernere nella composizione della Commissione parlamentare antimafia in rapporto all'azione giudiziaria? Perché non potrebbe essere presente in Commissione un parlamentare indagato per fatti di mafia, ma potrebbe far parte della stessa un avvocato che difende metà della cupola mafiosa di Cosa nostra?
Eppure, se noi aggredissimo questo punto metteremmo in discussione il diritto alla difesa, che è un diritto sancito dalla Costituzione, senza discernimento tra ilPag. 49livello e la caratura criminale di questo o quell'altro imputato difeso.
Credo che su questo dobbiamo svolgere un ragionamento di coerenza. Nel passato vi sono state ben due commissioni, la commissione Grosso e la commissione Fiandaca, che si sono interrogate sul rapporto tra la responsabilità politica e quella penale. Credo che dovremmo insistere molto sulla responsabilità politica.
Il problema non è di quali deputati inseriamo nella Commissione parlamentare antimafia, ma di quali candidati abbiamo scelto al momento della formazione delle liste: è questa la responsabilità politica che viene consegnata al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! Alla collega Napoli vorrei dire che, così come può creare indignazione la presenza in una Commissione parlamentare di indagine sul fenomeno della criminalità di un indagato più o meno eccellente o di una persona sottoposta a processo più o meno eccellente per attività mafiose, altrettanto può creare indignazione il far parte di un governo in cui magari il presidente della regione è già sotto processo per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. E noi non possiamo essere papalini a Roma (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia). .. Sto facendo un discorso generale (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...

PRESIDENTE. Fate concludere, colleghi!

FRANCESCO FORGIONE. Ai colleghi di Forza Italia vorrei dire che sto provando a motivare le ragioni per cui voterò il loro emendamento, ed esattamente perché non si può essere papalini a Roma e mangiapreti a Viterbo!

PRESIDENTE. Collega, la prego di moderare i termini della polemica!

FRANCESCO FORGIONE. Insomma, credo che il tema grande...

EMERENZIO BARBIERI. Buffone!

PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, la prego!

FRANCESCO FORGIONE. Cari colleghi... Credo che il tema grande che ci consegna questo dibattito, e lo consegna anche alla futura Commissione, al di là della sua composizione, sia una discussione rigorosa sul tema della responsabilità politica, sulla ricostruzione di un nesso tra la coerenza dei comportamenti e una nuova etica pubblica, il tema dell'autoriforma della politica e di quella dei partiti. Se noi ragioneremo su questo - ed è il problema che ci troveremo discutendo degli altri emendamenti, presentati da colleghi sia del centrodestra che del centrosinistra - allora il nostro garantismo non sarà a fasi alterne. Non possiamo oggi sostenere questa tesi e tra una settimana proporre una mozione che metta in discussione esattamente la tesi che stiamo sostenendo in questo momento in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de La Rosa nel Pugno).
Ho concluso, Presidente. Diamo più forza e più coerenza alla nostra battaglia antimafia, alla credibilità delle istituzioni e della istituzione parlamentare preposta all'indagine e all'azione di contrasto contro la mafia, poiché assumiamo politicamente, di fronte al Parlamento e di fronte al paese, come partiti, la nostra responsabilità di selezione e di ricostruzione di un sistema coerente di comportamenti antimafiosi.
È questo il motivo per cui ritengo che possiamo votare l'emendamento qui proposto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Licandro. Ne ha facoltà.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, credo che buona parte, o anche una larghissima maggioranza, dell'opinione pubblica farebbe fatica a capire il tema della discussione, perché qui - èPag. 50bene dirle alcune cose - non sono in discussione violazioni costituzionali, non si intacca lo status dei parlamentari e, al tempo stesso, non credo che il profilo del garantismo abbia nulla a che vedere con la materia che stiamo trattando. Non c'entra nulla! La materia processuale riguarda i diritti in un ambito ed in una sfera ben precisi. Qui stiamo discutendo di una previsione di senso comune. Non vi è nulla di scandaloso o di rivoluzionario: si tratta di una inopportunità il cui rigetto davvero si farebbe fatica a comprendere.
Il principio della responsabilità politica vale a partire da ciò che accade in quest'aula, a partire da questo momento ed a partire da questo atto: è importante che la Camera dei deputati stia discutendo, tra i suoi primi atti, la proposta di legge di istituzione della Commissione antimafia. Ma proprio per questa ragione, gli italiani aspettano segnali chiari, in controtendenza, dopo cinque anni in cui si è registrato un arretramento dell'azione di contrasto dello Stato. Allora, che nelle istituzioni vi siano segnali di assoluta discontinuità rispetto al passato!
Come hanno affermato alcuni colleghi che sono intervenuti prima di me, non è un problema della maggioranza, ma di tutta la Camera dei deputati, quello di inviare un segnale univoco: qui, ed a partire da questo momento, si apre una fase nuova nel contrasto alla criminalità organizzata, alla mafia, e non si lascia la composizione della Commissione alla discrezione di organi monocratici (pur non mettendone in discussione buonsenso, affidabilità, intelligenza e capacità di discernimento), ma si introducono filtri. Si tratta di dare un messaggio chiaro gli italiani, all'opinione pubblica.
Credo che non sarebbe giusto utilizzare alcuni argomenti. Piuttosto, bisogna affrontare con serietà, con senso di responsabilità, anche con punte di sofferenza, una materia estremamente delicata: ce lo chiedono i nostri elettori, di qualunque collocazione politica e culturale, perché il tema è comune a tutti. Che nessuna ombra gravi mai su una delle Commissioni più importanti e delicate di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, alla luce degli ultimi interventi, occorre sottolineare che il testo base sul quale abbiamo lavorato in Commissione è frutto di una sintesi tra due esigenze che sono state qui rappresentate: una è quella che, sostanzialmente, tende ad individuare una serie di fattispecie come indicative di una situazione di inidoneità a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta.
In Commissione, abbiamo analizzato questo percorso. Ebbene, una casistica delle situazioni che avrebbero determinato incompatibilità sarebbe stata pericolosa, sostanzialmente perché, come alcuni colleghi hanno già detto, essa finiva per diventare inesauribile e, oltretutto, per lasciare fuori alcune fattispecie che potevano essere ancora più pericolose di quelle previste (da ultimo, il collega Forgione ha affermato, in maniera molto chiara, che possono darsi situazioni di incompatibilità non classificate come tali, ma più preoccupanti; anche il collega Cota ha fatto riferimento ad un uso strumentale, dall'esterno, a garanzia del Parlamento).
Peraltro, l'inciso a tenore del quale «La nomina dei componenti la Commissione tiene conto della specificità dei compiti ad essa assegnati», che la Commissione ha proposto, lascia alla valutazione dei Presidenti delle Camere la possibilità di tener conto, proprio in relazione al fatto che la Commissione è dotata di particolari poteri di inchiesta, di situazioni che, per le ragioni dette, possono essere funzionalmente inopportune.
Questa valutazione raccoglie anche la preoccupazione di alcuni colleghi e assegna ad un organo della Camera questa valutazione prudente, che naturalmente verrà effettuata con la saggezza che i Presidenti delle Camere possiedono in questa materia.Pag. 51
Eliminare completamente questo periodo, a mio modo di vedere, non appare giustificato proprio alla stregua delle motivazioni che, da ultimo, sono state illustrate. Noi rischiamo sostanzialmente di determinare, proprio per la lettura dei lavori parlamentari, un risultato contraddittorio; la lettura di tali lavori deve, invece, dar conto della volontà complessiva di quest'Assemblea, dei lavori della Commissione e di questo risultato.
Invito, quindi, a votare contro l'emendamento soppressivo in esame e mi riservo di intervenire per illustrare uguali motivazioni su emendamenti analoghi.

PRESIDENTE. Come preannunciato, ha chiesto di parlare il relatore, onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Intervengo sull'emendamento Boscetto 2.25 per invitare i firmatari, gli onorevoli Boscetto e Santelli, a ritirare tale emendamento e per svolgere un ragionamento che riguarda gli emendamenti presentati.
Quello in questione è un aspetto molto controverso sul quale i colleghi sono intervenuti, evidenziandolo, in Commissione. Tale aspetto riguarda segnatamente la questione dei requisiti, cioè gli eventuali o l'introduzione di eventuali requisiti di accesso alla Commissione parlamentare di inchiesta in oggetto. Questo è un tema estremamente delicato perché incide sullo status di parlamentare e, quindi, sulla copertura costituzionale del provvedimento. È evidente, infatti, che chi ha i requisiti per essere eletto parlamentare ha i requisiti per poter svolgere tutte le funzioni che, all'interno delle varie articolazioni del Parlamento, sono promosse. Questa è la prima ragione per la quale noi abbiamo detto «no» agli emendamenti che prevedevano l'introduzione di requisiti particolari o l'esclusione di parlamentari. Ciò, lo ripeto, perché si porrebbe un problema di natura costituzionale.
Abbiamo, però, voluto cogliere lo spirito degli emendamenti proposti da colleghi appartenenti a gruppi parlamentari diversi. A questo fine, considerati i compiti della Commissione antimafia, nonché la specificità dei compiti ad essa assegnati anche a seguito delle modifiche introdotte in Commissione, abbiamo individuato una formulazione che non costituisce e non può costituire un vincolo giuridico né per i gruppi parlamentari, né per i Presidenti di Camera e Senato nella procedura di nomina dei componenti della Commissione. Si tratta di una formulazione che sottolinea e richiama ad un'attenzione maggiore e ad una valutazione particolare i gruppi parlamentari che procedono per prassi - ed è giusto che sia così - alla designazione dei componenti di tale Commissione.
Con la formulazione contenuta nel testo base, di cui noi chiediamo il mantenimento, si sottolinea...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore, sta parlando il relatore!

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Come dicevo, cogliendo lo spirito delle proposte emendative presentate, abbiamo introdotto, insieme alla collega Amici, e sottoposto all'approvazione della Commissione, una formulazione avente carattere sostanzialmente programmatico, di principio, che serve a sottolineare senza alcun vincolo, perché altrimenti sarebbe in contrasto con la Costituzione, l'attenzione che i gruppi parlamentari devono porre nelle designazioni dei componenti della Commissione in oggetto. Designazioni che devono avvenire non in ragione di singole questioni personali, perché in tal caso si cadrebbe nell'arbitrio dei gruppi parlamentari o dei Presidenti di Camera e Senato, ma in ragione dell'oggetto della Commissione e dei compiti particolari di specializzazione che sono stati assegnati ad essa.
Noi, pertanto, abbiamo posto una norma in positivo per migliorare tendenzialmente la qualità dei lavori della Commissione. Questo è il senso, e la formulazione di cui si chiede la soppressione serve esclusivamente per questa ragione.
Voglio aggiungere - e concludo, signor Presidente -, con riferimento agli emendamentiPag. 52dei colleghi Benedetti Valentini, Lumia e Licandro, che propongono formulazioni più stringenti, ancorché modificate nel loro contenuto rispetto a quelle proposte in Commissione, che non è possibile, nemmeno sotto il profilo tecnico-giuridico, oltre che sotto il profilo della logica normativa, introdurre una casistica che possa riguardare i parlamentari.
Anzitutto, riteniamo che queste siano regole che sono affidate alla politica e alla sua responsabilità, ma, al di là di questo, l'idea di precludere l'accesso alla Commissione a chi sia sottoposto ad un procedimento penale per un delitto contro la pubblica amministrazione potrebbe portare, anzi, porta in concreto, nel caso di accoglimento di questi emendamenti, alla seguente situazione. Per fare un esempio - è un passaggio delicato, che vorrei spiegare ai colleghi -, se un ex amministratore pubblico fosse sottoposto ad un procedimento penale per abuso d'atti d'ufficio, qualora passasse questo emendamento, non potrebbe essere nominato a far parte della Commissione. Viceversa, un collega parlamentare condannato con sentenza di primo grado per altre ipotesi di reato non contemplate da questo emendamento potrebbe accedere alla Commissione, il che risulta illogico e si commenta da solo.
Chiedo quindi ai colleghi di Forza Italia di ritirare l'emendamento Boscetto 2.25 e lo stesso chiedo anche gli altri colleghi, altrimenti sarei costretto a riconfermare il parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, accede alla richiesta formulata dal relatore di ritirare il suo emendamento 2.25?

GABRIELE BOSCETTO. Credo che ogni intervento, nell'ambito di questo dibattito, sia stato interessante perché in realtà qui ci sono due tesi...

PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, lei ha già svolto il suo intervento; le ho chiesto se acceda al ritiro del suo emendamento 2.25.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, non ritiriamo il nostro emendamento, perché lo riteniamo giusto da un punto di vista formale. Ovviamente, anche il gruppo di Forza Italia lascerà la più piena libertà di voto ai singoli parlamentari.

PRESIDENTE. Sta bene.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, se dovesse essere approvato l'emendamento di cui si parla, vorrei sapere se gli altri emendamenti sarebbero preclusi.

PRESIDENTE. Risulterebbero preclusi gli emendamenti Benedetti Valentini 2.2 e Lumia 2.28. Non sarebbe invece precluso l'emendamento Licandro 2.29, perché aggiuntivo.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, la pregherei di riconsiderare l'eventuale ammissibilità a votazione del mio emendamento 2.2, con il quale si fa riferimento all'esigenza di tenere conto della specificità dei compiti della Commissione; quanto meno, mi consenta di sottolinearlo, non vedo perché il secondo dei criteri dovrebbe essere travolto dall'eventuale approvazione del primo periodo. Mi permetterei su questo di chiedere una riconsiderazione.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, ho chiesto un chiarimento per comprendere meglio la questione. Il collega Boscetto avevaPag. 53iniziato il suo intervento sostenendo che vi sono due opinioni che si stanno confrontando. Mi pare che egli avrebbe detto, se avesse potuto continuare il suo intervento, che esistono due opinioni: per la prima, non c'è alcun limite formale, per la seconda, tali limiti formali esistono. Se dovesse essere eliminato questo periodo, la Camera si esprimerebbe nel senso di non prevedere nessun limite formale. Credo che sia questa l'interpretazione. Pertanto, gli altri emendamenti decadrebbero. È così?

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Non è così!

PRESIDENTE. È così, perché, se venisse approvato l'emendamento Boscetto 2.25, soppressivo del secondo periodo del comma 1, sarebbero preclusi gli emendamenti Benedetti Valentini 2.2 e Lumia 2.28. Non sarebbe precluso invece l'emendamento Licandro 2.29.
Chiarito ciò, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 2.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 494
Votanti 490
Astenuti 4
Maggioranza 246
Hanno votato
194
Hanno votato
no 296).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Benedetti Valentini 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, l'onorevole Boato, con il suo garbo, ci ha però rifilato una punta di veleno per mettere in risalto una qualche differenziazione di tesi tra il collega di Forza Italia ed il sottoscritto.

MARCO BOATO. Anche quelle!

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. No, onorevole Boato, volevo farle osservare, con riferimento anche agli altri interventi di taluni oratori della maggioranza, che forse è più grave la contraddizione che lei ha con se stesso.

MARCO BOATO. È una forma di schizofrenia!

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Questa è più grave perché lei, in Commissione, ha presentato una proposta emendativa equipollente alla nostra che poi, evidentemente, per valutazioni di opportunità politica - valutazioni tutte sue, nelle quali non oso entrare -, si è premurato di ritirare. Ogni gruppo, compreso il nostro, ha meditato e mediato più volte in Commissione, ma vi sono poi questioni di trasparenza definitiva sull'affidabilità di una Commissione di questo genere che rappresentano un limite oltre il quale ciascun gruppo ritiene di non poter andare. Ribadisco che noi abbiamo un solo scrupolo, quello di far sì, per intenderci con una breve formula, che Dracula non faccia parte del direttivo dell'AVIS (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Ecco, vogliamo fare solo ciò, non stabilire criteri di accesso alla Commissione; ci mancherebbe! Vogliamo che, quando si verificano situazioni di inopportunità, qualcuno le possa evidenziare. Tutto qui.
Su questo principio noi riteniamo, dopo avere mediato fino all'inverosimile, di non poter retrocedere, nell'interesse della credibilità delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

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MARCO BOATO. Brevissimamente, signor Presidente. Ringrazio il collega Benedetti Valentini perché ha avuto lo stesso rispetto per le posizioni espresse che ho avuto anch'io, con lui, con Boscetto - si trattava di posizioni contrapposte - e con altri colleghi dello schieramento di centrosinistra. Il fatto che anch'io abbia presentato proposte emendative su questo tema, sia pure, per usare un eufemismo, in modo meno incisivo, fa ben comprendere come sia una preoccupazione di tutti quella, per usare una sua bella espressione, di fare in modo che Dracula non faccia parte del direttivo dell'AVIS. Espressione bellissima, che fa capire tutto! Però, è altrettanto una preoccupazione, se non di tutti, di molti, il rispetto delle garanzie dello Stato di diritto e dello status dei parlamentari.
Quando nella nostra Commissione, che è anche la sua, è giunto il parere della Commissione giustizia - credo votato all'unanimità -, che sollevava pesanti obiezioni di costituzionalità su tale tipo di emendamenti (emendamenti come quelli a firma sua, di Lumia e di Licandro), io stesso ho ritirato la proposta emendativa. Infatti, onoro il dialogo parlamentare e, se qualcuno mi convince che è inopportuna una mia proposta, la ritiro e non mi vergogno di farlo perché è un atteggiamento di dialogo e di confronto parlamentare.
Quindi, rinnovo l'annuncio di voto contrario sull'emendamento Benedetti Valentini 2.2 e sulle proposte emendative Lumia 2.28 e Licandro 2.29; atteso che è stato respinto l'emendamento Boscetto 2.25, auspico che, se possibile, questi emendamenti vengano ritirati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antona. Ne ha facoltà.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, solo poche parole per avvalorare quanto sostenuto dall'onorevole Boato.
Anch'io sono fra quanti avevano presentato emendamenti in Commissione proprio per le preoccupazioni ampiamente condivise in quella sede e, convinta dalle valutazioni - ritenute giuste e di cui abbiamo perciò tenuto conto - sia dei relatori sia, soprattutto, della Commissione giustizia (espresse nel parere fornito), hanno ritirato quelle proposte.
A ciò aggiungo che tutti ci auguriamo che, nelle candidature per essere eletti alla Camera dei deputati ed al Senato della Repubblica, si tenga conto che Dracula non sta bene nel direttivo dell'Avis!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benedetti Valentini 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
81
Hanno votato
no 395).

Prendo atto che gli onorevoli Amici, Barbieri, Bonfiglio, Grassi e Incostante non sono riusciti ad esprimere il proprio voto. Prendo atto altresì che gli onorevoli Iacomino e Vico non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lumia 2.28.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lumia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, come tutti sosteniamo, l'argomento in esame rappresenta un tema molto delicato e complesso. Vorrei far notare ai colleghi che stiamo parlando di un potere di nomina in capo ai Presidenti delle Camere e, quindi, esso non è direttamente nelle mani dei gruppi parlamentari. Nel potere di nomina dei Presidenti delle Camere vi èPag. 55una quota, come è facile intendere, di valutazione ed anche una certa quota di discrezionalità. Ecco perché è possibile inserire qualche indicazione che non vada assolutamente a ledere lo status del parlamentare (altrimenti anch'io sarei decisamente contrario), tanto che l'emendamento da me proposto non va in tale direzione, ma rimane come indicazione fornita ai Presidenti per esercitare quel loro potere di nomina, con le caratteristiche di cui dicevo prima, che li mette in condizione di valutare in funzione della specificità e dei poteri speciali della Commissione.
Signor Presidente, per questi motivi ritengo si possa considerare di esprimere un voto favorevole sull'emendamento in esame. Naturalmente, potrei accogliere un invito da parte dei relatori al ritiro della seconda parte dello stesso, perché (mi hanno convinto le argomentazioni portate) esso andrebbe a limitare il potere dei Presidenti, che è diverso da una semplice indicazione, ma è un potere pieno, di nomina. Quindi, mi dichiaro disponibile a ritirare la seconda parte dell'emendamento da me presentato, in cui è scritto che «Il Presidente del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati promuovono le opportune intese con i gruppi di appartenenza», mantenendo la parte restante, che costituisce una formulazione coerente con quanto la Commissione, in modo intelligente ed opportuno, ha individuato, cioè definire semplicemente, come è appunto scritto nel mio emendamento, di tenere conto «di possibili inopportunità per particolari situazioni personali o professionali».

PRESIDENTE. Naturalmente, l'onorevole Lumia non può riformulare l'emendamento da lui presentato a meno che non sia richiesto dalla Commissione...
Prendo atto che i relatori confermano il parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lumia 2.28 - nella sua interezza - non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 436
Astenuti 54
Maggioranza 219
Hanno votato
31
Hanno votato
no 405).

Prendo atto che l'onorevole Volontè non è riuscito a votare.
Prendo atto altresì che l'onorevole Forgione non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Licandro 2.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Licandro. Ne ha facoltà.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Credo che dovremmo anche avere la forza di dire le cose come stanno: nella previsione normativa si sancisce il potere di nomina da parte dei Presidenti delle due Camere. A ben vedere, la Camera dei deputati avrebbe potuto (avremmo potuto farlo anche in Commissione) ragionare sul potere di designazione dei futuri componenti della Commissione antimafia. Tuttavia, la problematica concernente il potere di designazione che appartiene ai gruppi è rimasta ai margini, non è stata affrontata.
Si è scelto di attribuire ai Presidenti delle due Camere il potere di nominare i componenti della Commissione antimafia, su indicazione dei gruppi parlamentari.
Nell'emendamento presentato, a seguito di una discussione interessante, ma delicata e, a volte, anche dura e spigolosa in Commissione, non facciamo riferimento ad alcun tipo di incompatibilità; non proponiamo alcun automatismo per il quale i parlamentari che venissero a trovarsi inPag. 56determinate condizioni resterebbero esclusi dalla Commissione antimafia. Forse, questo aspetto avrebbe potuto far sorgere legittimamente alcune perplessità.
Noi proponiamo semplicemente - vorrei pregare tutti i deputati di fare attenzione al testo, di soffermarsi e riflettere sul medesimo - che i Presidenti delle Camere, cui compete il potere di nomina, possano escludere alcuni parlamentari che vengano a trovarsi in determinate condizioni: mi riferisco alla sottoposizione a procedimenti giudiziari per reati di cui agli articoli 416, 416-bis e 416-ter del codice penale, per i delitti contro la pubblica amministrazione, per quelli contro l'amministrazione della giustizia.
Si tratta di una previsione di assoluto senso comune. È un profilo molto delicato - ce ne rendiamo conto - ma è importante.
In tempi come questi, sarebbe auspicabile che, con maggiore forza e determinazione e conformemente ai principi della responsabilità politica, a partire da quest'aula sovrana, si introducessero degli «anticorpi» nel nostro sistema politico.
In questi anni, infatti, non sempre è stato dato un buon esempio e gli spettacoli non sempre sono stati edificanti. Perché questa Assemblea sovrana, questo Parlamento sovrano non devono avere la forza ed il coraggio di introdurre una previsione di buon senso?
Non vi è alcuna logica di schieramento: è il paese che aspetta segnali. Analogamente, anche nel rispetto delle prerogative che, con questo provvedimento, si intendono attribuire ai Presidenti della Camera e del Senato, si deve consentire ai medesimi di tornare indietro rispetto al loro atto di nomina, qualora sopraggiungano determinate condizioni.
Credo che, se questa Camera fosse davvero libera dall'ipocrisia e dai condizionamenti, non avrebbe alcuna difficoltà ad esprimere un voto favorevole sull'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).

SESA AMICI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, l'argomento in discussione - a tale riguardo, invito il collega a ritirare il suo emendamento - attiene ad una concezione che dobbiamo rilevare con grande nettezza e responsabilità politica. Nel corso della discussione che si è svolta sia in Commissione sia in Assemblea è emerso il fatto che, in ordine ad una questione, si è riscontrata unanimità di giudizio.
La delicatezza dell'istituzione della Commissione antimafia, la sua importanza e le finalità cui è chiamata richiedono un di più di responsabilità politica. La responsabilità politica è data dal fatto che, anche rispetto all'elencazione contenuta in questo emendamento, le questioni che poc'anzi il collega ha illustrato testimoniano un'evidente contraddizione di prassi normale: si prevede un'eventuale esclusione di soggetti imputati in procedimenti giudiziari, ma non a questioni legate ad attività professionali; il paradosso sarebbe esattamente quello che, ad esempio, un commercialista che lavora per associazioni mafiose e similari avrebbe, invece, il diritto di poter accedere a questa Commissione. Rientriamo cioè in quella specificità discussa in Commissione che, non potendo accedere alla questione dei requisiti di chi deve far parte della Commissione antimafia, ci imporrebbe un'elencazione di quella casistica che, per un'istituzione che ha non solo carattere di inchiesta ma anche un grande profilo politico, provocherebbe una indeterminatezza tipica proprio delle elencazioni che rinveniamo nella casistica. Credo che sia questo uno dei motivi che dovremmo far assumere ai singoli parlamentari, nella loro libertà di respingere questo emendamento, pur ribadendo l'invito a ritirarlo. Infatti, proprio avendo rivolto grande attenzione ad un problema reale, noi chiediamo, non solo ai Presidenti nell'esercizio delle loro nomine ma anche ai gruppi che daranno indicazione dei componenti, di assumersi in quella fase, anche per dare un messaggio positivo al paese, grande responsabilità politica e la responsabilità politica non può essere l'arbitrioPag. 57(Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale semplicemente per dire al collega Licandro - che nella parte finale del suo intervento avrebbe fatto riferimento alla non libertà di questa Camera - che, per intenderci sin dall'inizio della legislatura, per quanto mi riguarda mi ritengo una persona libera, come penso siano libere tutte le persone che sono in quest'aula, e liberamente abbiamo tutto il diritto di pensare diversamente rispetto alle materie che il collega Licandro ci sottopone. Usiamo tutti gli argomenti, ma riguardo alle libertà di quest'aula soprassiederei (Applausi di deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Licandro 2.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 442
Astenuti 51
Maggioranza 222
Hanno votato
21
Hanno votato
no 421).

Passiamo all'emendamento La Loggia 2.30, sul quale la Commissione si rimette all'Assemblea. Debbo far presente al presidente della Commissione e ai relatori che, qualora passasse questo emendamento, sarebbe precluso il successivo sul quale la Commissione ha espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Ringrazio i relatori per aver consentito che l'aula si pronunciasse su questo emendamento. Ritengo estremamente importante il loro essersi rimessi all'Assemblea, perché questo emendamento riguarda un'importante questione di principio, anche in ragione della specificità della Commissione antimafia, come così a lungo abbiamo evidenziato in relazione al precedente contesto di emendamenti.
In sostanza, il testo prevede che il presidente venga eletto a maggioranza assoluta dei voti o, se questa maggioranza assoluta dei voti non viene raggiunta da nessuno, che si vada al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto più voti. L'emendamento, invece, prevede che al primo scrutinio l'elezione del presidente abbia luogo a maggioranza dei due terzi dei componenti. Se poi questa maggioranza non si raggiunge, già al secondo scrutinio sarà sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti per andare successivamente al ballottaggio, così come dispone il testo attuale.
Qual è la logica di questa ricerca della maggioranza dei due terzi? Non certo il tentativo della minoranza di andare a spodestare la maggioranza, in relazione all'uomo che deve presiedere la Commissione antimafia, organo importante e fondamentale nel nostro paese. Il tentativo è quello di trovare un'intesa su un uomo, pur dello schieramento di maggioranza, che sia così altamente considerato e stimato anche dalla minoranza, da potere essere votato dalla maggioranza dei due terzi al primo scrutinio e soltanto in questo. Essendo la lotta contro la mafia e la criminalità organizzata uno degli obiettivi fondamentali nel nostro paese da raggiungere tutti insieme, come abbiamo sempre fatto anche in precedenza nelle passate Commissioni antimafia, questo ci pare un tentativo da realizzare. Se non si riuscirà ad arrivare alla maggioranza dei due terzi nel primo scrutinio, si procederà con la votazione a maggioranza assoluta,Pag. 58per poi completare i successivi passaggi.
Mi permetto, pertanto, in quest'ottica di comune visione dei problemi di competenza dell'Antimafia, nel tentativo di identificare una personalità di alto gradimento da parte di tutti, di sostenere questo emendamento, pregando l'Assemblea di votare a favore.

PRESIDENTE. Debbo far presente - e chi mi ha riferito questo, evidentemente, non voleva che io l'assumessi esclusivamente come informazione personale - che alle ore 20 si terrà una funzione religiosa riguardante i parlamentari, in occasione dell'inizio dell'attività legislativa. Diversi colleghi interessati a partecipare a tale funzione hanno sollecitato la Presidenza a tenerne conto, ma io non posso che comunicare a voi questa esigenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, io credo che il problema posto da questo emendamento sia meritevole, com'è stato durante la discussione in Commissione, di una particolare attenzione. Peraltro, la sua approvazione, data la connessione logica con l'emendamento che segue, si ripercuoterebbe indirettamente sul successivo.
Noi abbiamo una regola generale per quanto riguarda le Commissioni, contenuta all'articolo 20 del regolamento che recita: «Nell'elezione del presidente, se nessuno riporti la maggioranza assoluta dei voti, si procede al ballottaggio tra i due candidati che abbiano ottenuto il maggior numero di voti». Questa è una regola di carattere generale che evidentemente informa tutte le Commissioni. Ricordo che queste ultime trattano delle materie più disparate, ma vi sono certamente ambiti sui quali, non meno che su questo argomento, può essere rilevante un'intesa ampia, data la natura degli argomenti di cui si occupano (dalla Commissione difesa alla Commissione esteri) e al riguardo si potrebbero fare un'infinità di esempi.
Tra l'altro, voglio ricordare che la materia delle Commissioni d'inchiesta è disciplinata anche dalla Costituzione. Vi è l'articolo 82 della stessa che regola qualche aspetto di tale materia. Inoltre, alcune norme particolari della Costituzione precisano che vale la maggioranza semplice, salvo che non siano richieste maggioranze qualificate. Quindi, ci muoviamo in uno schema in cui bisogna tener conto di diversi fattori di equilibrio costituzionale.
La richiesta che proviene da parte dei proponenti di questo emendamento è che si arrivi ad eleggere il presidente della Commissione con una maggioranza qualificata; da questo punto di vista, credo che l'emendamento che noi prenderemo successivamente in considerazione, l'emendamento Boato 2.23, raccolga la sintesi di questo dibattito, perché stabilisce che per l'elezione del presidente è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti la Commissione. Tale maggioranza è già qualificata ed in qualche modo va al di là della regola generale che vale per tutte le altre Commissioni. La maggioranza assoluta dei componenti è la prima delle maggioranze qualificate.
Abbiamo un precedente significativo riguardante la Commissione di indirizzo e di vigilanza sulla RAI; in quel caso fu fatta un'eccezione perché la materia dell'informazione televisiva si riteneva del tutto estranea a qualsiasi tipo di indirizzo politico, di governo o di maggioranza. Ricordo tra l'altro che si tratta di una Commissione non prevista dalla Costituzione in quanto istituita con legge dello Stato.
La motivazione del voto contrario nasce dalla considerazione che con l'accoglimento del successivo emendamento Boato 2. 23 sarà accettato un principio di maggiore coinvolgimento attraverso una maggioranza qualificata rispetto alla regola generale. Portare tale maggioranza qualificata ai due terzi rappresenta un principio non giustificato dalla specificità; seguendo questo criterio, infatti, dovremo estenderla a qualsiasi Commissione d'inchiesta.
Lo spirito di questo emendamento verrà recepito approvando l'emendamento Boato 2.23, ma su questo punto la maggioranzaPag. 59dei due terzi non è giustificata e rappresenterebbe un precedente non appropriato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mascia. Ne ha facoltà.

GRAZIELLA MASCIA. Il collega Zaccaria ha anticipato le argomentazioni che determinano il nostro voto contrario su questo emendamento. Vi è stata una lunga discussione in Commissione al riguardo. Bisogna sottolineare che la Commissione antimafia è sempre stata votata per le sue presidenze con la maggioranza semplice, come vale per tutte le altre Commissioni.
Oggi non vi è alcun elemento di novità che giustificherebbe la necessità di determinare una maggioranza qualificata. I colleghi dell'opposizione avrebbero potuto esprimere questa novità nella scorsa legislatura, mentre invece tutto è proceduto normalmente. Sinceramente non vi sono ragioni specifiche per cui oggi si dovrebbe addivenire ad una modifica. In ogni caso, come già è stato sottolineato, l'emendamento Boato 2.23, su cui i relatori esprimeranno parere favorevole in base a quanto stabilito in Commissione, corrisponde già ad una novità. Si tratta di un elemento di chiarezza, perché parlare di maggioranza dei voti e non di maggioranza dei votanti o dei componenti apriva qualche perplessità. Nei fatti, però, le presidenze vengono elette con la maggioranza dei votanti. L'analogia con la Commissione di vigilanza sulla RAI, richiamata anche nel dibattito in Commissione, non ha alcun riscontro nella realtà, come ha giustamente sottolineato il collega Zaccaria. La Commissione di vigilanza è comunque una Commissione di controllo, rientra in una fattispecie tutta diversa da quella di questa Commissione d'inchiesta.
Peraltro, l'introduzione di una maggioranza qualificata dei due terzi potrebbe aprire delle trattative poco trasparenti per raggiungere il quorum. A noi pare, quindi, più corretto e trasparente che la maggioranza si accordi con il più ampio consenso possibile, come sempre avviene in questi casi, senza tuttavia modificare il quorum per determinare l'elezione del presidente, in quanto non vi è alcuna giustificazione in tal senso. Il nostro voto pertanto sarà fermamente contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, è bene che nel direttivo dell'AVIS non entri Dracula, ma è altrettanto giusto che non entrino i «draculini» o gli amici di Dracula o che quest'ultimo condizioni dall'esterno. Poiché il presidente della Commissione svolge una funzione assolutamente importante, più alta è la maggioranza per eleggerlo, meglio è.
Per questo, esprimeremo un voto favorevole sui due emendamenti.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei che riflettessimo un momento sulle conseguenze politiche di un voto di questo genere. Per fare una battuta, rischiamo che sia più facile eleggere il Presidente degli Stati Uniti che il presidente della Commissione antimafia! Ma qual è il senso?
Capisco la necessità di avere persone autorevoli; però, se carichiamo eccessivamente questa funzione, si realizza anche uno squilibrio politico tra questa Commissione e le altre Commissioni d'inchiesta o il resto del sistema politico italiano.
Vi invito a riflettere. A questo punto, è giusto prestare un'attenzione particolare. L'emendamento successivo, Boato 2.23,Pag. 60che prevede la maggioranza assoluta dei componenti la Commissione ed il ballottaggio, a mio avviso è più ordinario, più normale. Fare qualcosa di assolutamente speciale e straordinario di questa Commissione non mi pare che risponda - lo dico con rispetto - agli equilibri politici e costituzionali che devono sussistere all'interno di un Parlamento. Se c'è qualcosa di troppo emergente, troppo evidente, questo non giova agli equilibri politici complessivi.
Per questo motivo mi permetto di esprimere un voto di contrarietà sull'emendamento in esame, ritenendo che quello successivo riesca a trovare un punto di equilibrio tra l'esigenza che a presiedere la Commissione sia una persona qualificata e quella di evitare che ci sia uno squilibrio eccessivo nell'ambito dei poteri parlamentari interni (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento La Loggia 2.30, sul quale la Commissione ed il Governo si rimettono all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 499
Votanti 496
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato
227
Hanno votato
no 269).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 2.23, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 493
Votanti 487
Astenuti 6
Maggioranza 244
Hanno votato
479
Hanno votato
no 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lumia 3.22, a condizione che venga accettata la seguente riformulazione: «Sostituire il comma 4 con il seguente: Si applica l'articolo 203 del codice di procedura penale».
La Commissione, infine, esprime parere favorevole sull'emendamento Boscetto 3.21.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 61

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Lumia accetta la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lumia 3.22, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 489
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
488
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 3.21, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 432
Votanti 429
Astenuti 3
Maggioranza 215
Hanno votato
429).

Prendo atto che gli onorevoli Fitto e Martinello non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Boato 4.20 e Boscetto 4.23.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Boato 4.20 e Boscetto 4.23, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato
485).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 62
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

Prendo atto che l'onorevole Nicchi non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
498).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate sezione 6), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 485
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
485).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate sezione 7).
Ricordo che l'emendamento Lumia 7.21 è stato ritirato dal presentatore.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 7.50.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 7.50 della Commissione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.50 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
498).Pag. 63

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 40 ed abbinate sezione 8), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato
464).

Prendo atto che gli onorevoli Belisario, Fitto ed Allam non sono riusciti a votare.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, rammento che lei ha informato l'Assemblea che alle 20 si svolgerà una funzione religiosa celebrata da monsignor Fisichella, dedicata all'inizio di questa legislatura. Ritengo pertanto che potremmo rinviare le dichiarazioni di voto finale sul complesso del provvedimento a domani mattina, se vi è il consenso dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ritengo che si possa accedere a tale richiesta...

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, vi sarebbe una soluzione alternativa: se tutti coloro che debbono svolgere la dichiarazione di voto finale chiedessero l'autorizzazione alla Presidenza affinché il testo scritto della stessa sia pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna, si potrebbe completare in brevissimo tempo l'esame del provvedimento, su cui peraltro si registra un consenso unanime.

PRESIDENTE. Credo si tratti di una proposta ragionevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
La Presidenza consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna delle dichiarazioni di voto finale degli onorevoli Adenti, Belisario, Licandro, Mancini, Forgione, La Loggia, Cota, Tassone e Benedetti Valentini, che ne hanno fatto richiesta.

(Coordinamento formale - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Pag. 64

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 40 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 40 ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare» (40-326-571-688-890):

Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato 500
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che l'onorevole Gasparri non è riuscito ad esprimere il proprio voto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 6 luglio 2006, alle 9:

(ore 9 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)

1. - Seguito della discussione della proposta di legge:
REALACCI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (17-A).
e delle abbinate proposte di legge: BOATO; PAOLO RUSSO; FOTI ed altri; PEZZELLA ed altri (39-51-397-472).
- Relatore: Stradella.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 325 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare. Ulteriori proroghe per l'esercizio di deleghe legislative e in materia di istruzione (Approvato dal Senato) (1222).
- Relatore: Angelo Piazza.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(al termine delle votazioni)

4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,55.

DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FRANCESCO ADENTI, FELICE BELISARIO, ORAZIO ANTONIO LICANDRO, GIACOMO MANCINI, FRANCESCO FORGIONE, ENRICO LA LOGGIA, ROBERTO COTA, MARIO TASSONE, DOMENICO BENEDETTI VALENTINI SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 40 ED ABBINATE

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati del gruppo Popolari-Udeur, oggi come nella passata legislatura, sostengono con convinzione la necessità di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre organizzazioni criminali ad esso connesse.
La grave entità del fenomeno, confermata in queste ultime settimane dalle straordinarie operazioni poste in esserePag. 65dalla Polizia di Stato della Questura di Palermo, richiede infatti che il lavoro svolto dalle Commissioni di inchiesta negli anni non venga interrotto, per garantire sicurezza ai cittadini e uno sviluppo equilibrato al sistema-paese.
La situazione della criminalità organizzata di stampo mafioso, specialmente nell'Italia meridionale, evidenzia tuttora fenomeni diffusi e complessi, con un campo di attività piuttosto ampio. La mafia interviene, infatti, nel settore degli appalti e dei subappalti, nelle forniture, nel traffico nazionale e internazionale di stupefacenti, in quello delle armi, nell'usura e nell'estorsione, nelle discariche illegali di rifiuti, nello sfruttamento della prostituzione, nel traffico di banconote e titoli contraffatti. L'organizzazione mafiosa, peraltro, non è più ancorata alle posizioni geografiche di appartenenza: anche nell'Italia settentrionale, infatti, si è constatata una forte presenza delle associazioni tradizionali accanto a sodalizi stranieri che appaiono in continua espansione sul territorio nazionale. Si tratta di gruppi organizzati provenienti per lo più dal Nord Africa, dalla Romania, dall'Albania e dalla Nigeria, che operano grazie alla concessione da parte delle organizzazioni italiane di una «autorizzazione» di autonomia territoriale per specifici settori di attività.
È di vitale importanza, dunque, onorevoli colleghi, proseguire in quell'impegno antimafia che ha caratterizzato le scelte parlamentari della Repubblica, aggiornando e ampliando il panorama delle conoscenze acquisite sino ad oggi, verificando l'efficienza degli strumenti istituzionali impiegati nell'azione di contrasto alle mafie, promuovendo, infine, provvedimenti che riaffermino la centralità delle istituzioni e della società civile nella lotta al crimine organizzato.
Come si legge nella relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta del 1972, «la mafia di oggi non è più quella di ieri e il fenomeno si è manifestato nel tempo in forme e modi diversi adeguandosi alle trasformazioni sociali, economiche e politiche. Con la sua straordinaria duttilità, la mafia ha sempre saputo sopravvivere e prosperare in ambienti anche diversi da quello di origine; e in tanto ha potuto farlo, in quanto si è continuamente riproposta come esercizio autonomo di potere extralegale e come ricerca di uno stretto collegamento con tutte le forme di potere e in particolare di quello pubblico, per affiancarsi ad esso, strumentalizzarlo ai suoi fini o compenetrarsi nelle sue stesse strutture».
Queste le parole dell'allora presidente della Commissione Cattanei .... Parole di sconvolgente attualità, un'attualità messa in risalto recentemente dalla maxi operazione contro Cosa Nostra, denominata Gotha, che ha portato a 52 arresti tra gli esponenti delle cosche che da anni sono al vertice delle famiglie mafiose di alcuni mandamenti di Palermo.
Colgo l'occasione per inviare i rallegramenti del nostro gruppo agli inquirenti per il successo conseguito nell'operazione, che da un lato ha decapitato i vertici della mafia e dall'altro ha evitato una nuova stagione di sangue a Palermo.
Ma quel che appare ancor più attuale, onorevoli colleghi, è la ricerca di collegamenti tra Cosa Nostra e il potere politico che rappresentano l'elemento specifico della mafia rispetto ad altre forme di potere extralegale: collegamenti che più di venti anni fa le Commissioni parlamentari antimafia denunciavano e che in questi giorni tornano prepotentemente alla luce nell'inchiesta promossa dalla Direzione distrettuale antimafia. Collegamenti, onorevoli colleghi, che mettono in luce come la strategia di Cosa Nostra si sia notevolmente affinata: non si pensa più ad appoggiare nelle competizioni elettorali candidati ritenuti di assoluta fiducia... Si va oltre... Si punta all'inserimento nelle liste dei candidati di persone ancora più affidabili, perché legate agli stessi uomini d'onore da vincoli di parentela o da rapporti diretti.
Indagare il rapporto mafia-politica è fondamentale, dunque, onorevoli colleghi, per cogliere i nuovi aspetti del fenomenoPag. 66nella realtà che il paese sta vivendo e per rilanciare la guerra delle istituzioni contro il fenomeno mafioso.
Dico «rilanciare» non a caso. È bene ricordare infatti che nella passata legislatura la questione dei rapporti tra mafia e politica è stata liquidata con la superficiale affermazione della «sostanziale incapacità di Cosa Nostra di incidere significativamente sul voto», proponendo una lettura di questo fenomeno come di un fenomeno che si «esaurisce in sede locale» senza «la volontà di incidere ad alto livello nello scenario politico generale».
È evidente, onorevoli colleghi, che queste affermazioni, contenute nella relazione della Commissione antimafia della XIV legislatura, evidenziano la scarsa considerazione che i commissari del centrodestra mostravano nell'approcciarsi alla questione degli intrecci tra mafia e potere e come la stessa maggioranza di allora si sia di fatto appiattita sulle posizioni sostanzialmente rinunciatarie nella lotta alle mafie del Governo Berlusconi: posizioni di sostanziale debolezza alla lotta alla criminalità organizzata. Prova ne sono le decisioni della ex maggioranza di ridurre ulteriormente le già esigue risorse finanziarie destinate al contrasto del crimine organizzato: decisioni che rendono evidente la scarsa percezione della gravità della minaccia mafiosa.
Il gruppo Popolari-Udeur, pur mostrandosi critico per l'operato svolto dalla Commissione nella precedente legislatura, rimane dunque favorevole all'istituzione di una nuova Commissione che prosegua nel suo lavoro di studio e documentazione dell'evoluzione della criminalità organizzata in Italia prendendo atto favorevolmente avere previsto nel regolamento (anche sulla base della nostra richiesta) un limite massimo nelle spese di funzionamento che nell'ultima legislatura avevano assunto dimensioni eccessive.
Il nostro gruppo invita pertanto questa Assemblea ad approvare in tempi rapidi una legge che ne consenta la costituzione, auspicando che gli onorevoli colleghi che faranno parte dell'organismo superino le divergenze tra maggioranza e opposizione che ne hanno scandito l'attività nella passata legislatura, per dare al Parlamento gli strumenti necessari di conoscenza, alle Forze dell'ordine il sostegno e i mezzi di cui hanno bisogno e alle associazioni criminali di stampo mafioso la consapevolezza che a combattere contro di loro si trova un paese più che mai unito e determinato nelle istituzioni come tra la gente comune. E anche noi, ognuno di noi è chiamato in tal senso a compiere il proprio dovere con alto senso di responsabilità, onestà e coraggio.

FELICE BELISARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare è un adempimento d'inizio legislatura; un adempimento doveroso e convinto, quindi non un rituale privo di significato.
Quando parliamo di Commissione antimafia non lo facciamo per esorcizzare un fenomeno diffuso, grave ed offensivo per la collettività, né tanto meno per continuare a seguire un percorso che è iniziato sin dal secolo scorso, meglio , dal 1875.
Sappiamo tutti che il fenomeno criminale è devastante per il tessuto economico con l'immissione sul mercato di denaro, tanto denaro, proveniente dalla miriade di attività illecite: armi, droga, prostituzione, bische e scommesse, appalti, speculazioni finanziarie, traffico di esseri umani, spesso d'intesa con altre mafie.
Tale fenomeno è oltremodo devastante, specie nelle regioni meridionali, anche per la stessa società civile, minata dal falso convincimento che, dove c'è mafia, ci sia ricchezza e quindi lavoro per tutti. Quasi che il lavoro precario, il lavoro in nero, il lavoro ricattato, anziché essere uno strappo intollerabile all'etica comune, siano solo un mezzo necessario di sopravvivenza.
La mafia è, quindi, un fenomeno tremendo per gli intrecci delle classi dirigenti a tutti i livelli e con tutti i comparti sociali incluso quello politico.
Oggi la mafia o, se preferiamo, le mafie sono una grande macchina di accumulazionePag. 67del capitale che utilizza i canali del riciclaggio internazionale, come dicevo prima, i traffici di droga e di armi, persino veri e propri processi di militarizzazione del territorio.
Ecco perché, senza ombra di dubbio, possiamo affermare il carattere eversivo della mafia moderna. Mafia moderna che certamente può ricomprendere una capanna semiabbandonata dove si rifugia per tanti anni uno dei suoi capi riconosciuti, ma che comprende anche quelle società che controllano capitali, che operano transazioni sempre più miliardarie, che con un «click» sul personal computer trasferiscono fortune immense. Su questi fenomeni la nostra attenzione deve essere puntuale ed inflessibile.
Per tali motivi, anche quando abbiamo avuto la certezza di aver colpito i gangli vitali della mafia, abbiamo poi dovuto constatare che ciò non era vero.
Oltre ai controlli di polizia sono state invocate norme che consentissero interventi paralleli, magari di ordine fiscale estesi alle sedi finanziarie, agli ambienti dai quali spesso discendono rapide e facili carriere, anche politiche, associate a smisurati, rapidi e incredibili arricchimenti.
Alle forze politiche il paese ricorda che il problema mafia è un'emergenza politica nazionale. Certo, esso ha i suoi elementi di maggiore visibile concretezza in alcune regioni del sud, come qualche giorno fa ci segnalava, nel corso di una audizione, il presidente degli industriali della Calabria. Lì, come dicevo prima, la militarizzazione del territorio impone vessazioni, umiliazioni, assuefazione ai metodi illiberali e liberticidi, e lo Stato non è avvertito nell'esercizio dei poteri di ordine e sicurezza pubblica.
Ma ormai il fenomeno è presente in tutte le realtà italiane economicamente più avanzate, dove i guadagni sono più facili e per giunta coperti da attività di facciata spesso assolutamente lecite.
L'Italia dei Valori, che per la prima volta si trova a votare per la istituzione della Commissione antimafia, di cui farà parte, è convinta che bisogna andare al di là delle relazioni finali, utili certamente ad approfondire le questioni ma non a risolverle.
Non abbiamo bisogno di pagine e pagine dottamente inchiostrate, il paese non si aspetta questo.
La nostra responsabilità consiste dunque nella effettiva capacità di trovare i canali, gli strumenti, l'orgoglio di dare un cambio di passo, restituendo speranza a chi da anni perde la vita per combattere la mafia.
Certo, l'Italia dei Valori avrebbe voluto che alcuni passaggi della legge fossero più incisivi.
Ci siamo accontentati di una velata raccomandazione rivolta al Presidente della Camera e al Presidente del Senato perché la Commissione non solo sia, come - ne sono certo - sarà, ma anche appaia libera da condizionamenti di qualsiasi natura: composta cioè da parlamentari non solo non inquisiti per mafia o per reati contro la pubblica amministrazione, ma anche lontani da quel mondo per le loro eventuali funzioni professionali.
Un codice etico impone che uno sforzo in tal senso sia obbligato.
Lo so, Presidente, che, non esistendo leggi che impediscano a cittadini italiani raggiunti da sentenze definitive di condanna di sedere in questo Parlamento, è difficile parlare di codice etico o prevedere una selezione nelle nomine. Ma noi lo facciamo convinti che, per colmare il distacco tra paese reale e paese legale, è necessario che i partiti compiano la loro parte ed i Presidenti dei due rami del Parlamento esercitino le loro competenze con lungimiranza e saggezza.
L'Italia dei Valori per il mio tramite annuncia il voto favorevole sul provvedimento in esame.

ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Riteniamo importante che tra i primi atti di questo Parlamento ci sia la legge istitutiva della Commissione antimafia.
È un segnale importante che si manda al paese, agli italiani, alla gente onesta ma anche agli uomini delle cosche, della mafia, delle diverse organizzazioni militari.Pag. 68
Questo Parlamento, e non questa maggioranza soltanto, intende avviare una nuova fase di contrasto dopo cinque lunghi anni di torpore, indolenza, assuefazione, prodotti dal Governo delle destre.
Sono stati cinque anni perduti, un arretramento grave che ha permesso alla criminalità organizzata di darsi un migliore assetto, di assumere una strategia morbida, diversa da quella militare, ma non per questo meno pericolosa della precedente per il profondo inquinamento che produce della vita politica, economica e istituzionale della democrazia italiana.
Il nuovo volto dei vertici mafiosi: professionisti, avvocati, medici, ingegneri, esperti della finanza; insomma una fisionomia diversa, assai avanzata, in grado di utilizzare le più moderne tecnologie e per questo assai più pericolosa, invasiva e meno visibile del passato.
La guerra è lontana dall'esser vinta, nonostante le brillanti operazioni delle forze dell'ordine e della magistratura in Sicilia e in Calabria. Eppure proprio la cattura dopo quaranta anni di latitanza di Bernardo Provenzano non chiude, ma anzi sollecita nuovi e più inquietanti interrogativi: è stato consegnato? Si è aperta la successione al vertice? Si è conclusa? Quali sono i nuovi vertici? Quali i rapporti con l'establishment politico ed economico? Quali i collegamenti internazionali?
Badate, non si vuole fare antimafia retorica e salottiera, né ridurla ad argomento accademico. È la storia e la tradizione dei Comunisti italiani che lo attestano, è il sangue versato da alcuni grandi e coraggiosi dirigenti comunisti: uno per tutti Pio La Torre.
I comunisti sanno infatti che mafia significa condizionamento economico, significa sviluppo malato; mafia significa inquinamento politico, torbido funzionamento delle istituzioni democratiche. Ma i Comunisti sanno anche che mafia significa soppressione fattuale di diritti, assenza di libertà, paura, anzi terrore, di esercitare e pretendere garanzie. Significa anche taglieggiamenti dei salari dei lavoratori dei cantieri, significa degrado; questione non giudiziaria semplicemente, ma intimamente intrecciata con i diritti sociali e l'emergenza economica del Mezzogiorno dell'Italia.
La ricchezza prodotta dalla criminalità organizzata: oltre un punto del PIL nazionale, esattamente il doppio di quanto i Governi Berlusconi hanno destinato all'università e alla ricerca scientifica.
È agevole registrare altresì un formidabile salto di qualità della mafia nei rapporti con la sfera politica. Non cerca più soltanto intermediari, ma si fa essa stessa classe dirigente nella politica. Inserisce nelle liste elettorali ed elegge propri affiliati. Sono questi alcuni esiti dell'azione inquirente di questi giorni.
Ecco che dunque a partire da noi, da questa alta istituzione politica deve giungere una sola, unica robusta voce. Non è difficile vedere che il contrasto della criminalità organizzata, la predisposizione di strumenti di analisi e di inchiesta del Parlamento si inscrive in un più generale clima del paese che vede riesplodere - ma si è mai sopita? - parossisticamente la questione morale, l'umiliazione della cultura della legalità. Il rispetto delle regole ridotto a ultima questione, guardata con estremo fastidio.
È il sistema manifesto di un degrado culturale, prima che politico, che attanaglia la classe dirigente intera del paese. Come non provare infatti sbigottimento dinanzi a certe vicende di cronaca giudiziaria, scandali enormi che attraversano il mondo della finanza, la pubblica amministrazione, il calcio, il mondo dello spettacolo, e così via? E quanto smarrimento si prova dinanzi a certe reazioni della politica! Scandalizzati dalle intercettazioni - certo, da regolamentare - ma niente da dire sui protagonisti di un'enorme abiezione morale prima che da codice penale?
Gli italiani attendono nuovi segnali, nuovi messaggi di netta discontinuità rispetto agli ultimi cinque anni, in cui il governo delle destre ha indebolito l'azione di contrasto dello Stato.
Circa l'emendamento introduttivo della inopportunità della presenza nella Commissione di parlamentari con procedimentiPag. 69giudiziari in corso per reati associativi, di mafia e contro la pubblica amministrazione, registriamo con profondo, sincero rammarico la mancanza di coraggio della Camera e della maggioranza in particolare. Nonostante le correzioni e la limatura, si sono addotti argomenti speciosi ed infondati che fanno temere una grave opacità che potrebbe affliggere anche la maggioranza su un enorme problema nazionale e non soltanto del Mezzogiorno.
Una norma di senso comune che, ripeto, non avrebbe meritato tante perplessità e opposizione. I Comunisti italiani si aspettavano una ricezione immediata, scontata ed esprimiamo pertanto il più forte disappunto.
Non ci rivolgiamo solo alla maggioranza, ma a tutta la Camera ed ai singoli deputati. Badate: il sentiero è ripido, scosceso e, dunque, assai pericoloso per la politica e per le istituzioni stesse. Da qui si misura anche la volontà e la capacità di reazione.
Signor Presidente del Consiglio, signori rappresentanti del Governo, annuncio il voto favorevole dei Comunisti italiani e nel nome di tutti coloro che hanno versato il proprio sangue e nel profondo rispetto per tutti coloro - magistrati, forze dell'ordine, sindacalisti, politici, cittadini - che su versanti diversi continuano oggi a stare in piena linea nella lotta drammatica contro la criminalità organizzata, esprimiamo il forte auspicio che mai e poi mai in futuro possa pervenire da livelli istituzionali l'idea ripugnante che con la mafia bisogna convivere.

GIACOMO MANCINI. I deputati della Rosa nel Pugno voteranno a favore dell'istituzione della Commissione antimafia. Durante la storia repubblicana per sette volte è stata istituita una Commissione con compiti e funzioni simili a quella che stiamo oggi votando.
I risultati ottenuti non sempre sono stati positivi.
Ad una prima fase in cui l'attività della Commissione è stata fondamentale per cominciare a conoscere i comportamenti, le modalità di affiliazione e le condotte illecite delle organizzazioni criminali, ne è seguita un'altra durante la quale l'attività della Commissione è stata quasi ad esclusivo supporto dell'azione istruttoria di alcune procure della Repubblica che hanno imbastito procedimenti penali discussi e discutibili.
Si è passati dall'equilibrio garantito dalla Presidenza Alinovi e Chiaromonte alla partigianeria dei tempi più recenti durante i quali la Commissione è arrivata ad accogliere e ad ascoltare criminali pluriomicidi ai quali è stata data la credibilità che gli antichi concedevano agli oracoli.
Negli ultimi tempi poi la Commissione ha offerto l'occasione per occupare piccoli piedistalli dai quali quelli che Leonardo Sciascia definiva i professionisti dell'antimafia hanno impartito i loro sermoni.
Oggi con questo voto auspichiamo che si apra una nuova fase e che la nuova Commissione parta con un nuovo slancio e un rinnovato impegno.
Dinanzi a noi ci sono nuove sfide. La prima riguarda la conoscenza di una fenomenologia criminale in espansione che allarga la sua influenza dagli insediamenti storici in alcune regioni meridionali a tutto il paese ed anche fuori dei confini nazionali.
La nuova criminalità opera con nuovi e più penetranti mezzi diversificando la propria attività illecita.
È per questo che occorre avere una conoscenza ancora più approfondita al fine di predisporre strumenti più adeguati per il controllo.
È qui che nasce la seconda sfida: quella di definire strumenti di controllo che possano coniugare l'esigenza investigativa alla salvaguardia dei diritti individuali.
Infatti nella storia della nostra democrazia è troppe volte prevalsa l'impostazione secondo la quale la politica di prevenzione criminale migliore è quella che limita maggiormente i diritti individuali dei singoli cittadini.
Noi socialisti e noi radicali abbiamo sempre criticato e avversato questa impostazione.Pag. 70
E purtroppo però essa ha trovato troppe volte ascolto e applicazione con il varo di provvedimenti emergianziali in materia penale, processuale e di modifica dell'ordinamento penitenziario sui quali oggi è giusto e doveroso che la nuova Commissione porti la sua attenzione promuovendo una valutazione molto più attenta e molto più approfondita. Riteniamo utile che si avvii un attento monitoraggio al fine di sapere se il costo elevatissimo per uno Stato di diritto nel comprimere i diritti individuali sia valso in risultati positivi nel contrasto dell'attività della criminalità organizzata. Da questo punto di vista la nostra risposta è certamente negativa. Questa nostra valutazione riguarda la normativa del regime carcerario del 41-bis, sul quale nella discussione generale alcuni colleghi si sono intrattenuti e contro il quale nella passata legislatura, noi socialisti in Parlamento ed i radicali con una forte opera di denunzia all'opinione pubblica, ci siamo schierati.
La terza sfida che riteniamo l'attività della Commissione da istituire dovrà affrontare è quella che riguarda il collegamento tra la criminalità organizzata e la rappresentanza politica e istituzionale ai diversi livelli. La riflessione ha ad oggetto la selezione della classe dirigente che non può riguardare l'attività della magistratura né tanto meno le indagini della magistratura inquirente ma al contrario deve essere patrimonio della classe dirigente del nostro paese. La domanda che dobbiamo porci è chi e come sceglie i candidati alle elezioni.
A tal proposito faccio notare che quei partiti che in quest'aula hanno preso la parola per proporre norme rigide sui requisiti per far parte della Commissione antimafia sono quelli più ospitali nei confronti di soggetti «chiacchierati» e che bussano alle loro porte soprattutto nelle regioni meridionali. In questa direzione i recenti fatti collegati all'omicidio del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria stanno drammaticamente a ricordare la situazione negativa che si vive all'interno di alcuni partiti. Sono questi i temi che la Rosa nel Pugno porrà all'attenzione della nuova Commissione antimafia con l'augurio che attraverso i lavori di essa potranno darsi risposte positive al contrasto della criminalità organizzata ed insieme risposte adeguate a chi ha a cuore la tutela dello Stato di diritto.

FRANCESCO FORGIONE. Il nostro voto favorevole all'istituzione della Commissione parlamentare antimafia è convinto.
Abbiamo contribuito a questo risultato con un nostro autonomo disegno di legge e intervenendo nel merito di un dibattito ricco, libero, senza vincoli di schieramento su punti politici e di principio qualificanti.
I compiti che stanno davanti a questa Commissione sono impegnativi. I nuovi livelli della presenza mafiosa, la pervasività del suo sistema economico-finanziario, le sue collusioni con settori del mondo politico, della pubblica amministrazione, delle istituzioni, esigono un forte impegno nell'analisi, nelle proposte, nell'azione di contrasto.
Si ripropone il tema della ricostruzione di un'etica pubblica e di una riforma morale senza le quali la parola democrazia non ha alcun significato in intere aree del Mezzogiorno e del paese. Ma il sistema mafioso è anche un pruno di interessi economici e finanziari, accumula risorse e ricchezze nell'economia illegale e investe nell'economia legale, non frena lo sviluppo ma ne segna il carattere incivile, distorto, caratterizzando così il processo di modernizzazione drogata del Mezzogiorno.
A questo livello le mafie vanno oggi colpite, nel loro blocco sociale, nel quale si prefigura sempre più e sempre meglio quella «borghesia» mafiosa, senza la quale Cosa Nostra e le altre mafie sarebbero delle normali forme di criminalità.
Si può condurre una seria lotta contro le mafie, si può ricostituire il primato della politica partendo dalla sua responsabilità, liberandola dal vincolo dell'azione penale. È questo il compito richiesto anche alla nuova Commissione, nella quale Rifondazione Comunista porterà la coerenza del suo impegno antimafia politico e sociale.

Pag. 71

ENRICO LA LOGGIA. Il gruppo di Forza Italia voterà a favore della proposta di legge che istituisce, ancora una volta, la Commissione d'inchiesta sulla mafia e sulle altre organizzazioni criminali.
Molti e importanti successi sono stati raggiunti, soprattutto negli ultimi anni, con l'arresto di pericolosissimi boss mafiosi sino al più recente arresto del capo riconosciuto Provenzano, dopo quarant'anni di latitanza.
Successi ottenuti grazie all'impegno delle istituzioni, delle forze dell'ordine e della magistratura; ma soprattutto per il crescere ed affermarsi di una più diffusa e consapevole cultura contro la criminalità organizzata da parte di un numero sempre crescente di cittadini e in particolare di giovani e studenti. E però la mafia non è ancora sconfitta. Molto resta ancora da fare ed è bene proseguire sulla strada intrapresa e rafforzare ulteriormente le iniziative per prevenire e combattere questo devastante fenomeno che colpisce i cittadini, le istituzioni e l'economia dell'intero paese.
Tra queste iniziative non può mancare la creazione di una nuova Commissione antimafia che vediamo come uno strumento indispensabile. Certo avremmo preferito vedere accolte le nostre proposte per tentare almeno alla prima votazione di eleggere un Presidente con un'ampia maggioranza non inferiore ai due terzi e non comprendiamo e non condividiamo le opinioni contrarie che sono state espresse dai gruppi della maggioranza.
La specificità di questa Commissione avrebbe ben giustificato che almeno solo si facesse il tentativo di eleggere un presidente che potesse rappresentarsi all'esterno come l'espressione di un' unanime volontà delle forze politiche.
Ci delude e amareggia questa incomprensione e continuiamo a ritenere che sarebbe stato un bel giorno per il Parlamento se questa proposta fosse stata accettata.
Questo non ci impedisce tuttavia di esprimere con convinzione il nostro voto a favore di questa proposta di legge che riteniamo comunque valida e forte.

ROBERTO COTA. La Lega Nord Padania voterà a favore di questo provvedimento, rimarcando come siano stati accolti alcuni nostri emendamenti e questioni da noi sollevate.
Mi riferisco, in particolare, all'estensione del campo di indagine della Commissione anche ad associazioni criminose insediate al di fuori della Sicilia e, in particolare, a quelle che insidiano il tessuto produttivo al nord. Penso, inoltre, all'estensione del campo di indagine anche alle organizzazioni straniere, in particolare alla mafia cinese.
Mi riferisco, altresì, all'esigenza di estendere l'ambito dell'inchiesta alla lotta alla contraffazione ed alle altre forme di violazione dei diritti di proprietà intellettuale, nonché alle organizzazioni che si muovono nell'ambito dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina.

MARIO TASSONE. Onorevoli colleghi, intervengo brevemente per annunciare il voto favorevole del gruppo UDC sia perché riteniamo che permangano inalterate le ragioni politiche, istituzionali e morali che nelle passate legislature hanno prodotto analoghe iniziative legislative, sia perchè il testo presenta caratteri innovativi che garantiranno al Parlamento di disporre di uno strumento efficace che potrà seguire l'evoluzione del fenomeno mafioso e della criminalità organizzata, non solo sul territorio, ma anche nelle sue articolazioni economiche e sociali.
La cattura del boss Provenzano e l'arresto di numerosi esponenti della malavita organizzata operato a Palermo soltanto qualche giorno fa non deve far pensare che la nostra battaglia sia conclusa. Il varo del presente provvedimento rappresenta la conferma di un impegno sul quale le forze politiche devono e dovranno sempre registrare una unità sostanziale di intenti, al fine di poter contrastare il fenomeno della mafia e della criminalità organizzata in maniera incisiva ed efficace. In questi anni sono stati ottenuti innegabili successi ma in alcune parti del territorio la presenza di fenomeni criminali è ancora forte, e complesse sono le articolazioni e connessioniPag. 72di queste organizzazioni malavitose, a partire da quelle con il terrorismo nazionale ed internazionale.
Sul piano delle innovazioni introdotte, mi sembrano meritorie le proposte emendative accolte in Commissione, che riguardano il maggior ascolto e attenzione nei confronti degli enti locali, che spesso hanno lamentato una sorta di abbandono da parte dello Stato, e quella che riguarda l'approfondimento delle dinamiche e la valutazione dell'impatto negativo delle attività criminali sul sistema produttivo sia nel Mezzogiorno che nel nord del nostro paese
Credo che sia stato svolto obiettivamente un lavoro di grande pregio, da parte sia dei relatori che della Commissione, che ringrazio a nome del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e per il quale annuncio il voto favorevole.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Esprimo il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale, che è stato presentatore, con l'onorevole Angela Napoli, di una delle specifiche proposte di legge.
Alleanza Nazionale esprime, al riguardo, il massimo impegno a che i lavori della Commissione siano concretamente fruttuosi, finalmente all'altezza della gravità delle emergenze e delle legittime aspettative della parte migliore della popolazione, cioè della sua amplissima maggioranza. Per questi obbiettivi abbiamo, tra l'altro, mantenuto un nostro emendamento, che abbiamo ritenuto qualificante, articolando la nostra trasparente e serena posizione sugli emendamenti degli altri gruppi.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. E. Vito e altri n. 1-3 p. I 498 491 7 246 215 276 31 Resp.
2 Nom. Moz. E. Vito e altri n. 1-3 p. II 510 502 8 252 224 278 31 Resp.
3 Nom. Moz. E. Vito e altri n. 1-3 p. III 506 499 7 250 222 277 30 Resp.
4 Nom. Moz. E. Vito e altri n. 1-3 p. IV 508 500 8 251 221 279 30 Resp.
5 Nom. Moz. E. Vito e altri n. 1-3 p. V 503 495 8 248 215 280 30 Resp.
6 Nom. Moz. E. Vito e altri n. 1-3 p. VI 502 494 8 248 219 275 30 Resp.
7 Nom. ddl 1222 - quest.preg. nn. 1,2,3,4 473 468 5 235 202 266 31 Resp.
8 Nom. t.u. pdl 40-A e abb. - em. 1.20 482 478 4 240 473 5 31 Appr.
9 Nom. em. 1.10 n.f. 482 478 4 240 420 58 31 Appr.
10 Nom. em. 1.21 I parte n.f. 478 476 2 239 472 4 31 Appr.
11 Nom. em. 1.21 II parte n.f. 483 482 1 242 196 286 31 Resp.
12 Nom. articolo 1 490 490 246 489 1 31 Appr.
13 Nom. em. 2.25 494 490 4 246 194 296 30 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.2 477 476 1 239 81 395 30 Resp.
15 Nom. em. 2.28 490 436 54 219 31 405 30 Resp.
16 Nom. em. 2.29 493 442 51 222 21 421 30 Resp.
17 Nom. em. 2.30 499 496 3 249 227 269 30 Resp.
18 Nom. em. 2.23 493 487 6 244 479 8 30 Appr.
19 Nom. articolo 2 497 497 249 497 30 Appr.
20 Nom. em. 3.22 n.f. 491 489 2 245 488 1 30 Appr.
21 Nom. em. 3.21 495 495 248 495 30 Appr.
22 Nom. articolo 3 432 429 3 215 429 31 Appr.
23 Nom. em. 4.20, 4.23 485 485 243 485 30 Appr.
24 Nom. articolo 4 500 500 251 500 30 Appr.
25 Nom. articolo 5 499 498 1 250 498 30 Appr.
26 Nom. articolo 6 486 485 1 243 485 30 Appr.

INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 7.50 499 498 1 250 498 30 Appr.
28 Nom. articolo 7 500 500 251 500 30 Appr.
29 Nom. articolo 8 464 464 233 464 30 Appr.
30 Nom. t.u. pdl 40-A e abb. - voto finale 502 500 2 251 500 30 Appr.