XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 11 di mercoledì 14 giugno 2006

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[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 12.

RINO PISCITELLO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 maggio 2006.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, il deputato Amato è in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono diciannove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura del sunto delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

RINO PISCITELLO, Segretario, legge:
LUIGI RE, da Roma, chiede provvedimenti per disciplinare l'uso dell'appellativo «onorevole» (1) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
ANTONIO ROSSI, da Avellino, chiede ulteriori norme in materia di giusto processo, con particolare riferimento al contraddittorio e all'esercizio del diritto di difesa (2) - alla II Commissione (Giustizia);
MARCELLO STANCA, da Firenze, e altri cittadini, chiedono ulteriori interventi in materia di indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni (3) - alla XII Commissione (Affari sociali);
ALBERTO DONATI, da Trevi (Perugia), chiede che si preveda l'obbligo per le università di provvedere alla pubblicazione dei risultati delle ricerche svolte dai docenti (4) - alla VII Commissione (Cultura);
GABRIELLA CUCCHIARA, da Roma, chiede nuove norme in materia di rinnovo della patente di guida (5) - alla IX Commissione (Trasporti);
EROS CORRADETTI, da Osimo (Ancona), e numerosi altri cittadini, chiedono una riforma della Costituzione al fine di prevedere che il Presidente della Repubblica sia eletto a suffragio universale e diretto (6) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
LANFRANCO PEDERSOLI, da Roma, chiede una nuova normativa in materia di utilizzo del trattamento di fine rapporto e di previdenza complementare (7) - alla XI Commissione (Lavoro);
PIETRO MUSILLI, da Roma, chiede un provvedimento legislativo per la correttezza delle informazioni fornite dai mezzi di comunicazione in materia di previsioni astrologiche e simili (8) - alla VII Commissione (Cultura);
FRANCESCO FELICE PREVITE, da Castiglione di Sicilia (Catania), e numerosi altri cittadini, chiedono la riforma dell'assistenza Pag. 2psichiatrica, con particolare riferimento alle misure di sostegno alle famiglie (9) - alla XII Commissione (Affari sociali);
RODOLFO ROMANO, da Napoli, chiede la concessione di un assegno vitalizio ai militari ed a coloro che hanno partecipato alla guerra di liberazione negli anni 1943-1945 (10) - alla IV Commissione (Difesa).

GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Presidente, credo che la prima petizione di cui è stata data lettura abbia una sua ragionevolezza. Prendo la parola perché personalmente ho già sollevato il problema in quest'aula e mi richiamo al regolamento per preannunziare una proposta che intendo avanzare, in quanto, essendo praticamente il decano di questa Assemblea, alle cui sedute partecipo ormai da trent'anni, conosco bene il regolamento, sia quello della prima Repubblica sia quello della cosiddetta seconda Repubblica.
Detto questo, mi permetto di rilevare che la questione da me sollevata è volta a sottolineare la piccola rivoluzione linguistica operata dal Presidente, che ha introdotto una cultura di tipo giacobino. Intendo sottolineare questo aspetto e non certo manifestare attaccamento al termine «onorevole».
La mia richiesta è che si utilizzi un termine in uso nel Parlamento europeo, di cui tra l'altro ho fatto parte, quello cioè di «signore». Allo stesso tempo, chiedo che la petizione sopra richiamata non venga sostanzialmente archiviata, ma sia subito trasmessa alla Commissione competente affinché sia esaminata nelle forme dovute, magari anche con procedura d'urgenza.

PRESIDENTE. Riferirò senz'altro le sue osservazioni al Presidente della Camera. L'Ufficio di Presidenza ne potrà discutere; comunque, come è stato annunciato poco fa, la petizione da lei richiamata è già stata assegnata alla Commissione competente, che la esaminerà nei modi più opportuni.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Conseguenze derivanti dal pronunciamento della Corte di giustizia europea in ordine alla tassa forfettaria retroattiva sull'iscrizione degli atti societari istituita dall'articolo 11 della legge n. 448 del 1998 - n. 2-00009)

PRESIDENTE. L'onorevole Gianfranco Conte ha facoltà di illustrare l'interpellanza Leone n. 2-00009 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1), di cui è cofirmatario.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, prima di illustrare brevemente l'interpellanza urgente di cui sono cofirmatario, approfitto dell'«assist» fornitomi dall'onorevole Gerardo Bianco per dire che signori si nasce, non si diventa. Ed è proprio una questione di signorilità quella che noi oggi ci accingiamo ad affrontare.
Signor Presidente, tornano alla ribalta questioni che, apertesi durante il precedente Governo Prodi, sono ora poste in evidenza dalla Commissione europea, che chiede di trovare per esse delle soluzioni. In realtà, le questioni da affrontare sono due. Il sottosegretario Grandi le conosce bene anche perché una di esse è stata appena discussa in Commissione finanze. Si tratta della questione relativa all'IRAP, di cui si farà un gran discutere e che rappresenterà, considerando soprattutto il costo che l'operazione di revisione di tale imposta comporta, uno dei temi più scottanti del comparto finanze in questa legislatura.
La seconda questione è stata sollevata da un recente - 11 maggio 2006 - pronunciamento della Corte di giustizia europea, Pag. 3che aveva già presentato ricorso nei confronti del Governo italiano nel 2003, con il quale è stata dichiarata illegittima la norma, introdotta dal Governo Prodi nel 1998, concernente la tassa sull'iscrizione degli atti societari diversi dall'atto costitutivo.
Immagino già ora cosa risponderà il sottosegretario Grandi; tuttavia, faccio osservare che noi tale questione l'avevamo affrontata nel periodo 1999-2001. Che cosa ha fatto, al riguardo, il precedente Governo? Si è limitato a prendere atto che esisteva un'altra procedura di infrazione. Occorreva, quindi, vedere quanto era stato fatto dal primo Governo Prodi in risposta ad una prima condanna con la quale si obbligava il Governo italiano a restituire tutte le tasse indebitamente incamerate per il periodo 1985-1992. Bisognava, inoltre, affrontare anche la questione relativa al meccanismo di decadenza triennale, che aveva finito per impedire a molte società di chiedere il rimborso della tassa indebitamente pagata.
Il pronunciamento della Corte di giustizia europea ha dichiarato illegittima sia la norma che prevedeva l'istituzione della tassa forfettaria per i servizi erogati, sia il meccanismo di decadenza triennale, sia quella parte della norma che prevedeva la corresponsione di interessi risibili a coloro che avevano pagato la tassa di concessione e che ne chiedevano il rimborso.
Il problema in oggetto ha una dimensione economica molto forte. Ricordo che all'epoca, nel periodo 1999-2001, furono stanziati circa 5 mila miliardi di lire; di questi, 520 milioni di euro sono andati in perenzione e 453 milioni di euro non sono stati mai erogati. A me risulta che gli uffici competenti hanno ancora in giacenza tutte le domande presentate per ottenere il rimborso. L'ammontare complessivo di questa operazione si aggirerà intorno ai tre miliardi euro.
Desidero, pertanto, avere dal Governo notizie in merito alla possibilità di mettere in moto un meccanismo di rimborso di queste somme, tenuto conto che ultime notizie apparse sugli organi di stampa fanno riferimento addirittura ad una riduzione dei rimborsi automatici dell'IVA.
A me pare che l'attuale Governo non stia andando incontro agli interessi dei contribuenti. Contribuenti che invece hanno fatto la loro parte, tant'è che nel corso di questi quattro mesi si è registrato un incremento sostanziale del gettito tributario, il che sta a significare che la nostra politica economica ha avuto degli effetti. Quello che invece osserviamo, e lo dimostrano i primi passi compiuti da questo Governo, è la mancanza di interventi sul fronte delle spese; anzi, mentre i contribuenti, come detto, fanno la loro parte, l'esecutivo pensa di evitare i rimborsi. Arrivati a questo punto, il Governo ci deve dire che cosa intende fare, anche perché la condanna conseguente al pronunciamento della Corte di giustizia europea deve avere una risposta e i contribuenti, attendendosi un atto di serietà da parte di questo Governo, se l'aspettano (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Alfiero Grandi, ha facoltà di rispondere.

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole Conte ha diviso la sua illustrazione in due parti, una delle quali basata su appunti da lui già scritti che dovrebbe, però, leggere tra qualche mese, perché riguardano provvedimenti che il Governo non ha ancora adottato, e a cui non poteva nemmeno arrivare.
Per ciò che concerne invece l'argomento da lui posto, sicuramente di grande rilievo, segnalo che la sentenza dell'11 maggio 2006 perviene alle stesse conclusioni formulate dalla Corte di giustizia con una sentenza del settembre 2002.
Dopo tale decisione, l'Agenzia delle entrate - stiamo parlando della scorsa legislatura evidentemente -, con circolare del 1o giugno 2004, ha impartito istruzioni agli uffici, affinché fosse data attuazione alla determinazione assunta dal giudice europeo. Con tale circolare, gli uffici sono stati Pag. 4invitati ad effettuare i rimborsi delle somme in questione senza procedere ulteriormente nelle controversie in cui fosse in discussione il diritto delle società al rimborso della tassa di concessione governativa o la misura degli interessi. In particolare, si è stabilito, in relazione ai rapporti tributari pendenti, in presenza di un'istanza di rimborso - questo è molto importante - presentata nei termini utili, di procedere al rimborso delle somme; e ciò nei casi in cui o fosse pendente un contenzioso in sede giurisdizionale, oppure non fosse instaurato un contenzioso giurisdizionale, a condizione che non fossero intervenute cause di decadenza e di prescrizione, ovvero fosse stato proposto ricorso solo in sede amministrativa anche in presenza di decisione favorevole o sfavorevole al contribuente, sempre che non vi fossero cause di decadenza o di prescrizione.
Sui rimborsi da liquidare, l'Agenzia delle entrate ha riferito che i rimborsi, per i quali si è concluso il procedimento amministrativo relativo alla spettanza del diritto e per i quali sono in corso le procedure finalizzate all'erogazione, sono 3.560, per un ammontare di 5.410.466 euro; i rimborsi per i quali gli uffici dell'Agenzia non hanno concluso la fase istruttoria, relativamente alla loro spettanza, sono invece 7.851, per un importo pari a 10.372.897 euro (ma, forse, l'onorevole Conte parte di questi dati li aveva già).
Circa i tempi entro i quali si potrà completare la procedura di ricalcolo degli interessi, e conseguentemente provvedere alla restituzione di quanto dovuto in applicazione della pronuncia della Corte di giustizia dell'11 maggio 2006, va segnalato che detta sentenza ribadisce l'ammissibilità della decadenza triennale, prevista dall'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 641, richiamato dalla legge n. 448 del 1998. Pertanto, il ricalcolo degli interessi e la restituzione di quanto indebitamente percepito sono subordinati in ogni caso alla presentazione da parte dei contribuenti di un'apposita istanza, da sottoporre alla Agenzia delle entrate nel rispetto della decadenza triennale per la presentazione della richiesta. Una volta verificata la spettanza, il ricalcolo degli interessi avverrà immediatamente sui dati già disponibili in anagrafe tributaria e tramite l'utilizzo di procedure automatizzate.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianfranco Conte ha facoltà di replicare.

GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, farò una verifica, ma mi risulta che il meccanismo della decadenza triennale sia stato dichiarato illegittimo. Quindi, se vi fosse una dichiarazione di illegittimità di quel meccanismo, si sarebbero evidentemente lesi i diritti di tutti coloro che avevano la possibilità di chiedere il rimborso e che non lo hanno fatto in relazione proprio alla norma adottata dal Governo Prodi, che istituiva il meccanismo della decadenza triennale.
Francamente, non credo che i numeri siano quegli esposti dal sottosegretario Grandi: la dimensione dei richiedenti i rimborsi è sicuramente di gran lunga superiore. Mi risulta che vi siano ancora uffici dell'Agenzia delle entrate che hanno chiuse negli armadi le domande a suo tempo presentate e mai istruite. Comprendo la logica seguita dagli uffici: è meglio non sollevare le questioni, tentiamo di portarle avanti nel tempo, qualcuno se ne dimenticherà.
Però, la giustizia va avanti, come ci ricorda la recente pronunzia della Corte di giustizia sulla questione risalente al periodo compreso tra il 1985 ed il 1992. Sono trascorsi, ormai, venti anni; ritengo che i contribuenti che allora versarono indebitamente questa tassa di concessione abbiano tutto il diritto di vedersi restituire i soldi indebitamente pagati.
Perciò, siccome la giustizia, pur essendo lenta, come immagino il presidente Scotti potrà confermare, alla fine, però, arriva, noi chiediamo che le aspettative dei contribuenti siano soddisfatte perché così è scritto nelle norme costituzionali della nostra Repubblica.

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(Sentenza di condanna emessa dal giudice per l'udienza preliminare di Cagliari nei confronti dell'ex presidente della provincia di Cagliari, dottor Sandro Balletto - n. 2-00011)

PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare l'interpellanza Bondi n. 2-00011 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2), di cui è cofirmatario.

ANTONIO LEONE. La ringrazio, deputato Presidente.
L'interpellanza in esame verte su una vicenda che, per la verità, non è molto lontana da tutta un'altra serie di vicende cui abbiamo assistito in materia di giustizia negli ultimi tempi. È intervenuta una sentenza di condanna da parte di un GUP di Cagliari, tale dottor Giorgio Cannas, a carico dell'ex presidente della provincia di Cagliari, il dottor Sandro Balletto. La condanna è relativa ad una serie di reati, in primis, ad uno, di natura omissiva; gli addebiti, di tale natura, emergono in relazione ad una serie di ordinanze relative ad un sito che andava colmato con determinato materiale. Al dottor Balletto si addebitava - e si addebita, essendo intervenuta una sentenza di condanna - una condotta omissiva consistita nella mancata constatazione dell'inidoneità del materiale riversato in quel sito - ciò da cui scaturisce la vicenda - e nel non aver sospeso, partanto, i lavori - quindi, altra omissione -, durati in tutto 15 giorni.
Si contestano dunque una serie di addebiti quasi in base al presupposto che il presidente della provincia dovesse essere presente sul sito, a mo' di direttore dei lavori, per controllare sistematicamente quanto stava accadendo in quel luogo. Si è perciò operata una confusione, voluta o non voluta, tra il ruolo dirigenziale e quello politico; ruoli la cui chiara distinzione è pacifica nella nostra legislazione e nella nostra giurisprudenza, così come risulta anche dalle previsioni del decreto legislativo n. 267 del 2000, testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
L'opera, nata come protezione civile - l'opera di cui si parla nella sentenza, donde scaturisce il presunto addebito -, venne regolarmente collaudata e raggiunse lo scopo per cui era stata progettata. Non si comprende come il pubblico ministero giunga a ravvisare l'ipotesi di danno ambientale - sulla base dell'impatto ambientale derivante dalla mancata utilizzazione di materiali idonei per il risanamento di questo sito - senza il presupposto di alcun atto che qualifichi e individui il danno ambientale, ovvero che giustifichi la correlazione tra il materiale usato ed il danno ambientale che presuntivamente sarebbe stato arrecato.
Quanto lascia perplessi gli interpellanti non è solo il fatto che il giudice abbia disatteso la giurisprudenza consolidata, a qualsiasi livello, in sede civile, penale e amministrativa, ma anche la circostanza che la sentenza sia intervenuta pochi giorni prima delle elezioni comunali in quel di Cagliari. A Cagliari, infatti, la valenza della spiaggia del Poetto - che è il sito in questione, di cui si parla nella sentenza - riveste una grandissima importanza turistica.
È stato un caso? È stata, non so, una svista giuridico-legislativa da parte del GUP? Ai posteri, e al sottosegretario che deve rispondere, la sentenza.
Vogliamo sapere se il ministero abbia già intrapreso, o intenda intraprendere, azioni per verificare la idoneità di chi giudica in quel modo, infischiandosene delle leggi, e giudica, forse, in maniera non del tutto opportuna in determinati momenti storici e politici (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Scotti, ha facoltà di rispondere.

LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, mi consenta, quale sottosegretario di Stato laico, di porgere, prima di tutto, un saluto a lei e agli onorevoli deputati. Lo dico con tutta deferenza.

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ANTONIO LEONE. Noi ricambiamo: buon lavoro!

LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Passo alla risposta.
Le censure che gli onorevoli interpellanti muovono...

ANTONIO LEONE. Possiamo non chiamarla deputato, né onorevole: è già qualcosa!

LUIGI SCOTTI, Sottosegretario per la giustizia. ... al comportamento del GUP di Cagliari sono sostanzialmente due. L'una riguarda il merito, ossia l'aver deciso in un determinato modo, trascurando giurisprudenza e legislazione; l'altra attiene ad una eccessiva tempestività, alquanto sospetta in relazione al periodo in cui la sentenza fu pronunciata.
Inizio dal secondo motivo. Sulla base della documentazione acquisita, è possibile ricostruire l'iter del procedimento. Abbiamo chiesto la documentazione, la copia del procedimento che si è concluso con la sentenza di cui si è detto. L'udienza preliminare fu fissata dal GUP di Cagliari per il giorno 15 novembre 2005. Quindi, non si tratta di un procedimento che si instaura in corrispondenza, diciamo, delle elezioni ma nasce nel novembre 2005. Poi, fu rinviato, una prima volta, al dicembre 2005, per problemi di notifica. All'udienza del 31 gennaio 2006, fissata per consentire la citazione dei responsabili civili, il dottor Balletto ha formulato istanza di giudizio abbreviato condizionata all'audizione di due testimoni e all'acquisizione di altro materiale probatorio. Sostanzialmente, ci sono state ben nove udienze, dall'inizio del 2005 fino alla data della decisione. Quindi, a parere del Governo, si è avuto un ordinario corso del procedimento, cioè tale da non suscitare perplessità né sospetti di preordinata coincidenza con particolari momenti politici. C'è da aggiungere che uno dei reati contestati al dottor Balletto, oltre a quello di danneggiamento, era un reato contravvenzionale il quale stava per prescriversi, anche in relazione all'articolo 111 della Costituzione.
Per quanto guarda il merito, non ho molto da dire perché il GUP si è riservato 90 giorni per il deposito della sentenza. Quindi, non abbiamo la sentenza. Soltanto a seguito della lettura di quest'ultima il Governo può esprimersi nei termini che metodologicamente...

ANTONIO LEONE. Abbiamo il dispositivo!

LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Abbiamo il dispositivo, ma da esso non si trae la motivazione e, quindi, neppure il buono o cattivo utilizzo di quella giurisprudenza, di quella letteratura e, soprattutto, della legislazione cui gli interpellanti fanno riferimento.
Che cosa si può dire, metodologicamente? Come sapete, il ministro può ingerirsi nel merito delle decisioni soltanto quando esse siano abnormi. Soltanto dalla motivazione si può valutare se ci siano gli estremi della abnormità per patente violazione di legge, inescusabile violazione di legge, o per uso strumentale della procedura per fini diversi da quelli istituzionali. Quindi, il Governo si riserva, semmai, di riprendere la risposta quando sarà depositata la sentenza e si potrà leggere la motivazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di replicare.

ANTONIO LEONE. Non sono soddisfatto, anche perché comprendo le ragioni del presidente Scotti nel momento in cui afferma che non dispone della motivazione. Il raffronto tra il capo di imputazione ed il dispositivo, comunque, può essere effettuato anche senza il «corpo» della sentenza.
Anche ictu oculi si può constatare se sussiste abnormità rispetto alla contestazione e, quindi, rispetto all'applicazione della legge al fine di giungere ad una condanna. Comunque, prendiamo atto del «difetto» - tra virgolette - del materiale a disposizione del Governo e attendiamo che - per quanto riguarda il secondo punto, vale a dire il merito - il tutto sia eventualmente procrastinato.Pag. 7
Per quanto concerne il primo punto, mi fa piacere che la risposta sia stata fornita da un uomo che ha vissuto nelle aule giudiziarie (come me, tra l'altro). In presenza di nove udienze, la decima non si nega a nessuno! Sussistendo la necessità di spostare di ulteriori quindici giorni la decisione, non sarebbe stata la decima udienza ad influire sulla prescrizione del reato contravvenzionale! Dunque, sul piano dell'opportunità, si sarebbe potuto procrastinare la decisione fino a dopo le elezioni.
Detto ciò, ribadendo la mia insoddisfazione, attendo che il Ministero prenda atto della motivazione della sentenza pervenendo ad una solerte risposta; diversamente mi vedrò costretto a reiterare la presentazione dell'interpellanza, magari - visto ciò che sta accadendo in Commissione giustizia - richiamandomi alla nouvelle vague della stessa Commissione. Mi riferisco al vicepresidente Farina che, in materia di giustizia - forse non da questa parte, ma dall'altra parte -, se ne intende (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

(Lavori di ristrutturazione della casa circondariale di Avezzano - n. 2-00015)

PRESIDENTE. L'onorevole De Laurentiis ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00015 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).

RODOLFO DE LAURENTIIS. Signor Presidente, ritengo sia opportuno illustrare brevemente il contenuto di questa interpellanza, relativa ad un tema che, già nella scorsa legislatura, abbiamo sottoposto più volte all'attenzione di questo ramo del Parlamento e del precedente Governo.
Si tratta della situazione della casa circondariale di Avezzano, rispetto alla quale, nel marzo 2006, il Ministero della giustizia ha adottato un provvedimento di provvisoria chiusura per i necessari lavori di ristrutturazione, di messa in sicurezza e di adeguamento della struttura, che certamente presenta una dimensione obsoleta.
A fronte di ciò, tutti i lavoratori lì impegnati - si tratta di diverse decine di persone - sono stati trasferiti in altri istituti penitenziari della regione. Tuttavia, il dato che preoccupa gli interpellanti è che, rispetto al suddetto provvedimento di chiusura provvisoria - nonostante le richieste di incontri per ottenere delucidazioni formali da parte del sottoscritto e dell'amministrazione comunale di Avezzano -, non vi è alcun dato oggettivo che fughi ogni dubbio circa una eventuale chiusura definitiva di questa casa circondariale.
Ad oggi, non conosciamo la data di inizio dei lavori, la durata degli stessi e il periodo della eventuale riapertura della casa circondariale. Rispetto a ciò, vorrei sottolineare un particolare aspetto al sottosegretario.
Subito dopo il provvedimento di chiusura adottato dal ministero, l'amministrazione comunale di Avezzano, con lettera inviata al ministero e, per conoscenza, alla direzione del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, aveva dichiarato la propria disponibilità a partecipare ai lavori di ristrutturazione con un intervento economico concertato tra le parti. Aveva anche richiesto, però, che i lavori di ristrutturazione avvenissero in costanza di esercizio, cioè lasciando aperta almeno una parte della struttura detentiva, e stabilendo certezza nei tempi e nello svolgimento dei lavori. Tenga conto, signor sottosegretario, che esperienze simili sono già state fatte in altre realtà del nostro paese dove gli istituti penitenziari hanno concordato con le amministrazioni locali interventi economici e hanno stabilito le modalità ed i tempi di attuazione di tali interventi.
Oggi a quella lettera non è stata data alcuna risposta, né formalmente né informalmente. Quindi, con l'interpellanza si vuole innanzitutto chiedere se vi sia, da parte del Ministero, la volontà di dare seguito a quella richiesta formale dell'amministrazione comunale di Avezzano e di istituire un tavolo attorno al quale concordare le modalità operative per la copertura dei costi, la tempistica e l'attuazione Pag. 8dei suddetti lavori di ristrutturazione. Nel caso non vi fosse alcuna volontà in tal senso, vorremmo sapere con certezza la data di inizio dei lavori, i tempi e la data della riapertura della casa circondariale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Scotti, ha facoltà di rispondere.

LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. La casa circondariale di Avezzano è stata provvisoriamente chiusa per le condizioni igieniche e strutturali assolutamente precarie che pregiudicavano la sicurezza sia degli operatori, sia dei detenuti. Si deve sottolineare che i lavori di ristrutturazione dell'istituto penitenziario di Avezzano sono stati inseriti nel programma edilizio del corrente esercizio finanziario con una dotazione già disponibile di 1.500.000 euro. Si sta provvedendo all'elaborazione del progetto preliminare per i lavori di adeguamento che sarà corredato dalle opportune verifiche di legge.
Per quanto riguarda, poi, l'intesa con il sindaco, il 3 maggio 2006, presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, è stata già assunta l'iniziativa di convocare - ed è stata stabilita la data, ormai prossima, del 20 giugno - un tavolo congiunto con il sindaco e con il comune di Avezzano per la valutazione dei contributi di carattere tecnico ed economico che l'amministrazione comunale locale intenderà mettere a disposizione e per quant'altro necessario ai fini delle esigenze locali.
L'essenzialità segnalata di ripartire i lavori in modo tale che una parte dell'istituto penitenziario resti ancora agibile ed un'altra parte sia interessata dai lavori di ristrutturazione sembra impossibile per ragioni tecniche. Infatti, la sezione femminile, proposta da più parti per il primo dei due lotti da realizzare, non è assolutamente a norma e non è autosufficiente. Pertanto, dividere in due lotti significherebbe ripristinare completamente i servizi igienico-sanitari, il servizio elettrico, l'acqua potabile, e via dicendo. Bisognerebbe anche isolare la parte destinata a restare attiva rispetto all'altra parte in cui dovrebbero iniziare i lavori: si tratta di un'operazione di ristrutturazione che consentirebbe ad una parte di potersi gestire in via autonoma. Per di più tale gestione autonoma darebbe ospitalità esclusivamente a quattro persone detenute e non alle dodici persone detenute, come in un primo momento si era pensato. Dunque, dividere in due parti l'istituto di Avezzano per consentire che una parte resti agibile e l'altra sia sottoposta ai lavori di ristrutturazione sarebbe un'operazione economicamente molto costosa e consentirebbe l'agibilità soltanto per quattro detenuti.
Quindi, il ministero ritiene che sia impossibile operare in questo modo.
I lavori verranno eseguiti nel più breve tempo possibile, però siamo all'inizio dell'appalto e, quindi, non posso dare una risposta precisa al riguardo.
Invece, posso fornire una risposta precisa circa l'avvenuto stanziamento di 1.500.000 euro e sul fatto che l'istituto di Avezzano non solo verrà ristrutturato, ma sarà anche messo a disposizione per le esigenze carcerarie. Quindi, non c'è alcuna preoccupazione per quanto riguarda una sua abolizione.

PRESIDENTE. L'onorevole De Laurenttis ha facoltà di replicare.

RODOLFO DE LAURENTIIS. Signor Presidente, nel ringraziare il sottosegretario per ciò che ha riferito, vorrei tuttavia sottolineare che l'idea di effettuare i lavori di ristrutturazione in costanza di esercizio non è un'invenzione del sottoscritto o di chi ha proposto questa modalità. In realtà, essa è frutto di una proposta che l'amministrazione penitenziaria regionale aveva avanzato nelle sedi competenti del ministero, suggerendo di mantenere aperta una parte della casa circondariale e di effettuare i lavori nella restante parte. Ciò permetterebbe, da una parte, di alleviare il Pag. 9disagio delle decine di persone che lavorano all'interno del carcere e che svolgono un ruolo importante e faticoso e, dall'altra, di evitare di penalizzare il comprensorio di Avezzano, che - voglio sottolinearlo - è il terzo polo giudiziario d'Abruzzo per mole di processi, di imputazioni e di arresti. Evidentemente, si tratta di un polo per il quale è indispensabile la presenza di una struttura carceraria, poiché la mobilità dei detenuti è alta per gli accessi frequenti di soggetti in attesa di giudizio o per gli spostamenti in altri istituti.
All'interno di questo polo giudiziario, la casa circondariale di Avezzano svolge un compito importante e fondamentale. Per questo su di essa abbiamo più volte richiamato l'attenzione del Governo, così come in questi mesi è stato fatto anche da parte delle istituzioni locali e provinciali, di organizzazioni sindacali, dell'ordine degli avvocati, e così via.
Credo che la richiesta di effettuare questi lavori in costanza di esercizio sia anche il tema dell'incontro che - ne prendo atto - si svolgerà il 20 giugno presso il ministero. Ripeto, però, che si tratta di una proposta frutto di una serie di verifiche tecniche da parte dell'amministrazione della giustizia a livello locale, che aveva ritenuto possibile, praticabile e compatibile dal punto di vista tecnico effettuare quei lavori lasciando in funzione una parte dell'istituto.
Detto ciò, credo che questo argomento sarà sottoposto nuovamente all'attenzione del ministero nella riunione del 20 giugno. Mi auguro che l'incertezza dei tempi, alla quale faceva riferimento il sottosegretario, sia circoscritta e che i lavori si concludano nel più breve tempo possibile, in modo da alleviare le difficoltà, le criticità e le problematicità che la chiusura provvisoria ha determinato, perché essa rischia di produrre delle ripercussioni negative su tutto il sistema dell'amministrazione della giustizia in quel comprensorio.
Noi saremo attenti e vigili e, soprattutto, tra un po' di tempo torneremo a chiedere scadenze e modalità certe.

(Problemi occupazionali presso l'azienda Sasib di Castel Maggiore - n. 2-00012)

PRESIDENTE. L'onorevole Mungo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00012 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).

DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare l'oggetto della mia interpellanza urgente che, pur rappresentando un caso particolare, si inquadra nell'ambito di un fenomeno più generale, che vede la presenza di investimenti ed investitori stranieri multinazionali sul nostro territorio (nel caso in questione, si tratta della provincia di Bologna) con riferimento ad alcuni settori di punta, quale quello meccanico, talvolta con l'intento di partecipare a queste imprese, altre volte con l'intento di eliminare concorrenti dal mercato, acquisendo i marchi, facendoli fruttare per un certo periodo, per poi predisporsi alla chiusura dell'attività, nonostante le buone condizioni dell'impresa.
Questo è il caso della Sasib che produce macchine di impacchettamento per sigarette e prodotti simili. È un settore che in Emilia-Romagna, nella provincia di Bologna, ha una filiera produttiva abbastanza consistente e che ha attraversato una fase di crisi, dalla quale però si è ripresa. Pertanto, non si comprendono le ragioni della prospettata chiusura dell'azienda, se non per le considerazioni che ho svolto precedentemente.
Tale azienda occupa circa 150 lavoratori il cui posto di lavoro è messo a rischio. La multinazionale inglese Molins ha ribadito, anche di recente, la volontà di chiudere l'azienda, per i primi giorni di agosto, nonostante vi sarebbero - stando a quanto ci risulta - dei compratori (due italiani e due stranieri) interessati a proseguire questa attività. Naturalmente, la prospettata chiusura dell'azienda rende difficile la vendita; perlomeno, l'idea che dietro tale chiusura potrebbe esservi una Pag. 10situazione traballante dell'impresa stessa scoraggia gli eventuali acquirenti.
A questo proposito, per il 22 giugno prossimo i sindacati hanno chiesto un incontro con la proprietà e speriamo che si riesca a ricondurre la stessa a più miti consigli.
Detto ciò, visto che appare difficile un dialogo, considerato che da circa un mese si cerca un'interlocuzione e che non è stato facile nemmeno ottenere la concessione dell'incontro di giovedì prossimo, chiediamo se il Governo possa intervenire nei confronti della multinazionale non solo nel senso della difesa dei posti di lavoro (che è il tema centrale), ma anche rispetto alla questione dell'impoverimento della capacità produttiva di alcuni territori. Se questo fenomeno continuerà a verificarsi, naturalmente si avranno riflessi non soltanto sui lavoratori di quell'impresa, ma più in generale sull'indotto.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signora Presidente, purtroppo ereditiamo una situazione pesante sotto il profilo della condizione industriale nel nostro paese. Non mi riferisco, in questa sede, agli andamenti della produzione industriale, che possono seguire dei percorsi congiunturali, quanto alla condizione nella quale si trova, nel suo complesso, la struttura industriale in Italia. Essa appare minata da gravi problemi di crisi, da delocalizzazioni e da dismissioni di impegno da parte di multinazionali già presenti nel nostro paese e che in alcuni casi hanno anche acquistato il controllo di imprese o aziende storiche.
È una situazione, purtroppo, di carattere generale e, per fortuna, non uniforme, che coinvolge anche situazioni nelle quali il tessuto industriale vedeva una condizione diffusa e solida, come certamente accadeva in Emilia-Romagna.
Quello sollevato dagli onorevoli Mungo, Provera e Migliore è un caso di specie. La Sasib è un'azienda bolognese che può definirsi storica; infatti, la sua nascita risale al 1920 ed è diventata nel tempo costruttrice di tutte le macchine per l'industria che hanno connessione con il tabacco, nonché con il trattamento e con la commercializzazione dei prodotti da esso derivanti.
Per converso la Molins è una multinazionale britannica, la quale ha rilevato l'azienda nel 2003 e, attualmente - come è scritto nell'interpellanza urgente a cui sto rispondendo -, ha annunziato la cessazione dell'attività con la conseguente messa in mobilità di 149 dipendenti, ai sensi della legislazione vigente in materia.
Come ci segnala il ministro del lavoro e della previdenza sociale, la Sasib ha attivato, in data 24 maggio 2006, le procedure di mobilità per tutti i dipendenti, annunciando (quindi ribadendo) l'intenzione di cessare l'attività industriale.
In seguito a questa notizia le organizzazioni sindacali si sono mobilitate, hanno convocato ed incontrato le istituzioni locali al fine di portare a conoscenza della situazione di crisi le comunità locali, hanno avviato un confronto con la multinazionale Molins e con la direzione della Sasib, illustrando la propria posizione ed ufficializzando la richiesta di ritiro o, in subordine, di sospensione della procedura di mobilità, allo scopo di procedere ad una disamina della situazione.
Apprendo ora - non posso che esserne contento - che è stata fissata l'importante data del 22 giugno nell'ambito della quale questo incontro tra le organizzazioni sindacali e la proprietà segnerà un momento importante e noi ci augureremmo anche decisivo.
Per ora la multinazionale Molins ha, però, respinto le richieste di parte sindacale e ha segnalato alle stesse organizzazioni sindacali la presenza di possibili compratori. Le procedure di confronto sono tuttora in corso, ma al momento - salvo buone notizie dal 22 giugno - gli incontri tra le parti non hanno sortito effetti apprezzabili, né segnali di soluzione alternativa rispetto al prosieguo delle procedure di mobilità.Pag. 11
Ci viene chiesto dai deputati interpellanti quali iniziative il Ministero per lo sviluppo economico possa assumere di fronte ad una tale situazione, in questo contesto. Rispondo precisamente, anche se in modo per ora limitato, dicendo che il Ministero per lo sviluppo economico, pur nella consapevolezza - ovvia, anche se è opportuno ribadirlo - di non poter incidere (quanto meno di non poterlo fare da solo) su scelte di gestione di natura essenzialmente privata, può altresì avviare - come d'altro canto stiamo facendo in altri casi ancora più gravi per la loro incidenza sul tessuto occupazionale - un confronto con tutti i soggetti coinvolti, al fine di esaminare ogni utile iniziativa per la salvaguardia dei posti di lavoro e per il rilancio operativo dell'azienda all'interno del territorio emiliano. Naturalmente tale incontro, per potersi attivare, è bene che sia sollecitato dalle parti sociali, in modo particolare - immagino - della parte sindacale che ha a cuore la sopravvivenza del posto di lavoro e la sorte dei 149 dipendenti. Se ciò avverrà, il Ministero per lo sviluppo economico si impegnerà ad agire per una soluzione di comune soddisfazione in merito alla condizione di crisi richiamata dagli interpellanti.

PRESIDENTE. L'onorevole Mungo ha facoltà di replicare.

DONATELLA MUNGO. Ringrazio il sottosegretario Gianni per l'accuratezza della risposta e per aver rimarcato, ancor più di quanto avessi fatto io, l'importanza e la storicità di questa azienda, che è effettivamente una colonna portante del tessuto produttivo della provincia di Bologna. Ringrazio anche per la disponibilità, pur nella limitatezza, che sappiamo esservi, delle possibilità di intervento sulle questioni riguardanti la gestione dell'impresa da parte dell'imprenditore, in questo caso la multinazionale.
L'incontro del 22 giugno, che è pure particolarmente a ridosso della data prevista per la messa in mobilità dei dipendenti, richiede un'attenzione particolare ed è stato per questo da me segnalato, essendo anche una novità di oggi. Ci auguriamo che possa portare a buoni risultati, anche se siamo dubbiosi che ciò possa avvenire; ma speriamo che la ragionevolezza rispetto a questo percorso possa far sì che vi sia un procrastinamento dei tempi.
Mi reputo soddisfatta della disponibilità dichiarata dal Governo e dal ministero competente in particolare. Provvederemo naturalmente a monitorare sul territorio la situazione, anche in collegamento con le parti sociali, augurandoci una soluzione positiva della vertenza.
Infine, richiamandomi a quanto detto dal sottosegretario, si tratta proprio di un caso di specie, essendo - ahimè - la punta di ciò che si sta verificando in tutto il territorio dell'Emilia-Romagna, una regione più fortunata di altre per certi aspetti, avendo retto abbastanza bene ad un periodo di recessione e di difficoltà industriale, ma che vede ora «franare» alcune certezze e possibilità di benessere diffuso (che pure vi erano state), ad iniziare dal settore meccanico, maggiormente in difficoltà. Ciò ha ripercussioni in relazione non solo ai posti di lavoro ma, più in generale, all'aspetto sociale, in una regione che fa della connessione tra le questioni industriali, le questioni del lavoro e quelle sociali una punta di eccellenza.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta Pag. 12immediata, alle quali risponderanno il ministro per i rapporti con il Parlamento, il ministro dello sviluppo economico, il ministro dei trasporti, il ministro della solidarietà sociale, il ministro del lavoro e della previdenza sociale e il ministro dell'istruzione.

(Questioni connesse al progetto sulla creazione di un'area archeologica centrale nel comune di Roma - n. 3-00035)

PRESIDENTE. Il deputato Nardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00035 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1). Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, signor ministro, vorrei sapere se lei è a conoscenza di quanto viene denunciato sui giornali, cioè dell'esistenza di un progetto del comune di Roma che richiederebbe l'affidamento in gestione dei siti archeologici del Colosseo, delle terme di Caracalla, del Palatino e di altri, da passare poi ad una società privata denominata Zetema.
Vorrei anche sapere, signor ministro, quale sarà l'atteggiamento del Governo rispetto ad ipotesi di privatizzazione più o meno diretta e quale atteggiamento avrà il Ministero rispetto alla funzione di controllo e di partecipazione sui beni culturali.
Un'ultima domanda, signor ministro: quale garanzia si sente di dare il Governo a quei lavoratori che hanno garantito fino ad oggi il servizio nei siti in questione e che si vedrebbero estromessi improvvisamente?

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere. Le ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, devo dire all'onorevole Nardi, anche sulla base di una istruttoria che è stata compiuta dal Ministero per i beni e le attività culturali, che non risulta sia stato avanzato da alcun esponente politico o tecnico dell'amministrazione comunale di Roma alcun progetto teso a trasferire in tutto o in parte al comune di Roma la gestione dell'area demaniale statale del centro di Roma, a cui lei faceva riferimento.
In secondo luogo, sulla base di questa premessa, è da escludersi ogni ipotesi di mobilità per i lavoratori dipendenti dalla sovraintendenza archeologica di Roma.
In terzo luogo, forme di collaborazione con il comune e con altre realtà istituzionali, per la valorizzazione del patrimonio culturale, per le quali il Ministero dei beni e delle attività culturali ha già sviluppato positive esperienze da diversi anni a questa parte - quindi, non solo il Governo che da poco si è insediato -, non potrebbero che essere attuate nelle forme previste dagli articoli 112 e seguenti del codice, nel testo riformulato per effetto del decreto integrativo n. 156 del 2006.
In base a questa disposizione normativa, lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono stipulare accordi per definire strategie e obiettivi comuni di valorizzazione per l'elaborazione dei conseguenti piani strategici di sviluppo culturale. La fase attuativa di queste eventuali intese avverrebbe comunque nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di impiego alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, in osservanza dei relativi contratti di lavoro sia nazionali che a livello di ministero.
Colgo l'occasione, in conclusione, per chiarire che è impegno di questo Governo salvaguardare e rafforzare le funzioni istituzionali del Ministero per i beni e le attività culturali, anche nell'ambito di eventuali intese, sopra richiamate, con comuni o con realtà territoriali, in ordine alle attività di tutela, conservazione, fruizione pubblica e incentivazione che riguardino il patrimonio archeologico di Roma.

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PRESIDENTE. Il deputato Nardi ha facoltà di replicare. Le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.

MASSIMO NARDI. Signor Presidente, dichiaro la mia assoluta insoddisfazione per la risposta fornita dal ministro, innanzitutto perché le notizie riguardanti l'area archeologica ormai sono di dominio pubblico e circolano sui giornali (se ne parla tra i lavoratori e tra i sindacati). Mi dichiaro altresì assolutamente insoddisfatto anche perché ho la sensazione che rispetto alle tematiche poste ci sia una sostanziale volontà di eludere i quesiti, che nasconde in realtà la volontà di una sorta di privatizzazione parziale o totale di alcuni beni culturali.
Mi dichiaro assolutamente insoddisfatto perché, rispetto alle problematiche concernenti il personale, stabile e precario, ho la sensazione nettissima che vi sia la volontà, da parte del ministro, e comunque del ministero in questione, di far passare, in seguito, l'affidamento e la gestione del predetto personale a società private.
Mi dichiaro, infine, insoddisfatto, signor ministro, perché credo che i beni culturali ed il patrimonio archeologico siano assolutamente da salvaguardare e occorra evitare che essi risentano di indicazioni e sollecitazioni provenienti da questo o da quel sindaco, volte, di fatto, a smembrarlo.
Il patrimonio culturale ed archeologico è di tutti: lo vogliono gli italiani; lo vogliono i sindacati e la gente; lo vogliamo anche noi. Per quanto ci riguarda, come Democrazia cristiana, faremo quanto è in nostro potere per vigilare sul vostro atteggiamento.

(Iniziative concernenti le tariffe dei canoni delle concessioni demaniali - n. 3-00036)

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00036 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).

ANGELO BONELLI. Signor Presidente, in Italia, le concessioni demaniali marittime, che hanno ad oggetto le spiagge di cui i cittadini italiani usufruiscono durante l'estate, vengono «affittate» (lo dico tra virgolette), a causa di un decreto del 1998, al canone di 0,72 euro l'anno per metro quadrato. Ciò vuol dire che uno stabilimento balneare di circa 5 mila metri quadrati paga circa 600 euro al mese. Ebbene, non sfuggirà ai colleghi ed ai rappresentanti del Governo (ovviamente, il Governo in carica non ha alcuna responsabilità al riguardo) che un cittadino italiano paga per l'affitto della propria abitazione una somma maggiore rispetto a quella sborsata da un'attività imprenditoriale a così elevata redditività.
Inoltre, nel corso degli ultimi anni, abbiamo assistito ad un intenso processo di privatizzazione dei nostri arenili che ha occultato la visibilità del mare, un bene paesaggistico comune, e che ha introdotto l'abitudine, un po' malsana, di imporre il pagamento di un «biglietto di ingresso» ai cittadini che vogliano soltanto recarsi al mare.
Noi chiediamo al Governo quali iniziative intenda adottare per riportare giustizia...

PRESIDENTE. Grazie...

ANGELO BONELLI. ... nelle tariffe e per garantire ai cittadini l'accesso al mare.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la questione affrontata dall'onorevole Bonelli nella sua interrogazione è già all'attenzione del Governo.
Innanzitutto, voglio ricordare al collega che le funzioni amministrative riguardanti la fruibilità degli arenili sono state trasferite alle regioni dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112. La precisazione coglie Pag. 14un punto specifico e molto importante dell'interrogazione: prima di tutto, spetta alle regioni garantire sul loro territorio il rispetto della normativa, che esiste e che garantisce ai cittadini il libero accesso agli arenili (il problema è effettivo e serio).
In secondo luogo, la legge n. 494 del 1993 ha attribuito alle regioni il compito di procedere ad una classificazione delle aree del litorale, in base alla quale sarebbero stati definiti i canoni delle concessioni. In assenza di tale classificazione - questo è un punto serio, perché molte regioni non hanno ancora proceduto -, sulle aree demaniali dei litorali vengono applicati i canoni relativi alla categoria più bassa (la questione è quella posta dall'interrogante).
Il precedente Governo, il Governo Berlusconi, con decreto interministeriale previsto dall'articolo 32 del decreto-legge n. 269 del 2003, aveva predisposto un intervento in virtù del quale i canoni demaniali avrebbero subito un incremento generalizzato del 300 per cento.
Com'è noto, e come viene affermato anche nell'interrogazione, lungo lo sviluppo costiero del nostro paese si riscontrano situazioni estremamente diversificate: vi sono spiagge dotate di stabilimenti balneari costosi, di lusso, ed altre che ospitano piccoli o modesti insediamenti. Pertanto, l'incremento indiscriminato del 300 per cento avrebbe rischiato di creare pesanti sperequazioni di trattamento.
Per questo motivo, l'attuale Governo ha deciso, con decreto-legge del 7 giugno 2006, non ancora convertito, una sospensione degli effetti del menzionato provvedimento, anche per garantire gli utenti, i quali, in molte situazioni, hanno già subito un forte aumento sulla base della precedente norma. Non abbiamo deciso soltanto la predetta sospensione: nel contempo, abbiamo avviato lo studio di una riforma organica dei criteri di determinazione dei canoni di concessione, con l'obiettivo di individuare parametri che siano idonei a commisurare i pagamenti sia alle esigenze di fruizione collettiva dei beni demaniali sia alla diversa redditività commerciale degli arenili (che varia a seconda delle concrete caratteristiche).
Insomma, il nostro obiettivo è eliminare l'indiscriminata perequazione tabellare per introdurre meccanismi che tengano conto della specificità del sistema costiero e garantire, insieme, un adeguato introito per lo Stato, rispettando criteri di equità e razionalità, assicurando altresì, naturalmente, l'accesso dei cittadini a tali beni ed il loro godimento.
Ciò perché - ed ho concluso, signor Presidente - è certamente opportuno che le risorse demaniali potenzialmente redditizie producano un giusto reddito per l'erario, ma è altresì necessario che tale reddito sia commisurato all'effettivo utilizzo di queste risorse, evitando penalizzazioni indiscriminate sugli operatori e, in ultima analisi, anche sulla generalità dei cittadini.

PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

ANGELO BONELLI. Ringrazio innanzitutto il ministro Chiti. Devo riconoscere che la notizia che ha dato è importante, poiché preannuncia una riforma organica del settore, con riferimento alla tariffazione delle concessioni demaniali marittime.
È un decisione importante, poiché si tratta di una riforma attesa da tempo. Se mi permette, ministro Chiti, vorrei suggerirle, a nome dei deputati del gruppo dei Verdi, di inserire nell'ambito di tale riforma un attore che, in questi anni, è stato assente: mi riferisco ai cittadini italiani, i quali ogni anno fruiscono del mare ed hanno il diritto di farlo liberamente.
Signor ministro, la questione della fruizione del mare rappresenta un problema sociale: infatti, da quando abbiamo assistito ad una progressiva privatizzazione e cementificazione delle nostre coste, vi sono, in particolar modo nelle aree urbane, anziani che non sono e non possono essere messi nelle condizioni di pagare decine di euro per poter fruire di una risorsa.Pag. 15
Ebbene, a nome del gruppo dei Verdi, le chiedo di inserire, nell'ambito di tale riforma, norme che garantiscano l'accesso alla risorsa in questione, nonché di procedere ad una parallela modifica del codice della navigazione, al fine di garantire il libero accesso al mare ai cittadini che vogliono semplicemente farsi un bagno e non intendono pagare alcunché.
Nel ringraziarla, signor ministro, vorrei dirle che, tra l'altro, condividiamo l'esigenza di articolare e modulare le tariffe a seconda della redditività di uno stabilimento. Auspichiamo, dunque, che il Governo vari rapidamente tale riforma (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi - Congratulazioni).

(Compatibilità dell'aumento degli incarichi ministeriali con l'esigenza di perseguire il risanamento della finanza pubblica - n. 3-00037)

PRESIDENTE. Il deputato Leone ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Elio Vito n. 3-00037 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, preliminarmente prendo atto del fatto che, dopo tutte le polemiche nella scorsa legislatura a causa della mancata presenza dei ministri in Assemblea in occasione del question time, oggi è presente per rispondere a questa interrogazione il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, onorevole Chiti, quando poc'anzi - fuori - vi era il ministro Padoa Schioppa, che poteva venire anch'egli a rispondere. Ma tant'è: evidentemente, tutto il mondo è paese!
Questa interrogazione mira a chiedere al Governo quale sia la linea definitiva nel momento in cui si parla di azione di risanamento della finanza pubblica. Ai fini di tale azione di risanamento, si vuole sapere se deve essere applicata l'idea dell'inasprimento delle tasse, oppure se ciò deve avvenire attraverso il taglio delle spese, e quindi dei costi della politica.
Mi sembra che la strada intrapresa dal Governo sia legata alla prima ipotesi, poiché, proprio qualche giorno fa, esso ha raggiunto il Guinness dei primati, con la nomina di ulteriori sottosegretari: siamo arrivati, infatti, alla cifra record di 102 esponenti nell'esecutivo! Credo, quindi, che non si possa affidare l'azione di risanamento della finanza pubblica solo e soltanto alle riduzioni di spesa che possono realizzarsi attraverso il mancato uso del frigobar!
Vorremmo pertanto sapere quale sia la linea del Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, onorevole Chiti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il ministro Padoa Schioppa non è presente in questa sede - e lei lo ha visto bene - perché è impegnato in una audizione qui alla Camera; quindi, è difficile essere...

ROBERTO MENIA. No, è uscito! Ho visto io che è uscito!

ANTONIO LEONE. Anche la scorsa legislatura (Commenti)...

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Comunque, parlo a nome del Governo, e mi pare che, almeno su questo piano, dovrebbe esservi, da parte vostra, un po' più di cautela (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. I precedenti! Guardate i precedenti!

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. I precedenti, appunto, non sono tali da consentirvi di parlare (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

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PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Abbiate pazienza (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...! Abbiate pudore, ecco...!

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Per quanto riguarda la prima questione (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...

PRESIDENTE. Colleghi, un po' di silenzio (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Per quanto concerne la prima questione che è stata posta (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia), a differenza di quanto affermano, nella loro interrogazione, gli onorevoli Leone ed Elio Vito, il Governo né ha deciso, né deciderà - perché non è questa la nostra scelta - di aumentare le tasse complessivamente pagate dai cittadini italiani.
La linea maestra, a nostro avviso, è che le tasse debbano essere pagate da tutti, ciò che non è avvenuto negli anni scorsi, tra condoni ed abbandono dell'impegno contro l'evasione fiscale.
Seconda questione: il Governo è impegnato, da subito, ad affrontare l'enorme disavanzo pubblico, che è stato certificato dalla commissione Faini, composta non da esponenti politici di questo Governo, ma da esperti di altissimo livello: la Ragioneria generale dello Stato, dipartimenti del Ministero dell'economia, l'Istat e la Banca d'Italia. Amor di polemica, mi auguro, non porterà l'opposizione, né gli onorevoli interroganti, a sostenere che il fortissimo disavanzo sia dovuto non ai Governi della precedente legislatura - ai Governi Berlusconi -, ma al Governo attuale, che non ha ancora un mese di vita!
Terza questione: abbiamo già deciso e posto in essere azioni per la ricognizione e la riduzione delle spese, in primo luogo di quelle per il funzionamento dei ministeri - i cosiddetti «costi della politica» -, poiché ciò è determinato, onorevoli colleghi, non soltanto dal numero dei sottosegretari - come voi sapete bene -, ma da quello degli organici a loro diretta collaborazione, nelle segreterie o nei gabinetti, dalle auto che sono usate, dalle scorte che si adoperano, dalle convenzioni che si stipulano per le ricerche, per gli organismi di studio; ma su ciò - essendo stata presentata una mozione in merito - avremo un'occasione specifica di confronto in questa sede, tra pochi giorni.
Le decisioni che abbiamo preso sono la riduzione di almeno il 10 per cento delle spese per il funzionamento delle strutture alle dipendenze dei ministri, del numero degli addetti a quelle alle dipendenze dei viceministri; nonché l'obbligo di non aumentare il contingente di personale a supporto del ministro per i ministeri soggetti ad una riorganizzazione rispetto al numero complessivo che avevano le precedenti strutture. Abbiamo, inoltre, come ho già detto, avviato una ricognizione sui comitati, le commissioni, le convenzioni di studio ed altro.
L'impegno che dobbiamo assumere è che tutti, ed ovunque - Governo centrale, Parlamento, regioni ed autonomie locali su ciò sono d'accordo -, devono diffondere e praticare uno stile di rigore e sobrietà. Nostro sarà tale impegno; parleranno, nei prossimi mesi, i fatti concreti...

MAURIZIO GASPARRI. Fallo smettere, ci guadagni!

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Grazie, onorevole Gasparri, ma non ho finito.

PRESIDENTE. Signor ministro, la prego di concludere.

VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Come stavo dicendo, parleranno i fatti concreti ed il confronto in Parlamento. Sarebbe augurabile che su questi temi vi fosse un confronto serio da parte di tutti, anziché contrapposizioni strumentali.

Pag. 17

PRESIDENTE. L'onorevole Elio Vito ha facoltà di replicare.

ELIO VITO. I fatti concreti, signor ministro, sono i seguenti: a breve i cittadini saranno chiamati a pronunziarsi su un referendum costituzionale sulla nostra proposta di riforma della Costituzione, che prevede, per la prima volta, la riduzione del numero dei parlamentari. I fatti concreti sono che noi proponiamo di diminuire i parlamentari di 175 unità, mentre voi avete già aumentato il numero dei sottosegretari (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania), accrescendo la composizione del Governo ad un numero record di 102 persone, non finalizzate all'efficienza dell'attività governativa, perché l'efficienza della stessa era stata sancita, alcuni anni fa, da un vostro Governo, dal ministro Bassanini, prevedendo l'accorpamento dei ministeri e la loro riduzione: esattamente l'opposto di ciò che voi avete appena fatto, ossia la moltiplicazione degli stessi ministeri e dei sottosegretari, unicamente per l'esigenza di corrispondere a tutti i partiti, alle componenti, ai partitini della vostra multicolore coalizione un posto di potere.
La nostra domanda - e ci dichiariamo insoddisfatti della risposta che lei, signor ministro, ci ha dato - è come si possano conciliare, con un minimo di credibilità, tali fatti concreti - il record dei sottosegretari - con la annunziata politica di rigore sulla finanza pubblica. Probabilmente, il ministro Padoa Schioppa non è presente in quest'aula perché egli, che ha a cuore il rigore della finanza pubblica, non può condividere la spartizione delle poltrone che voi state facendo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania), né la moltiplicazione di ministeri, ed allora ha ceduto a lei, onorevole Chiti, l'ingrato compito di venire ad affrontare questo tema, a lei, che lo ha svolto non da tecnico dell'economia, ma da militante e dirigente politico di un partito della sinistra che, al pari degli altri, ha partecipato alla ricordata spartizione di potere.
Dunque, qual è la nostra risposta? È quella che rivolgiamo ai cittadini, ed è che oggi anche autorevoli commentatori del centrosinistra iniziano a dichiararsi insoddisfatti del vostro Governo. Quella maggioranza degli italiani che alle ultime elezioni non vi ha votato e alla quale voi mancate di rispetto (ma anche su questo il Presidente Prodi dovrà venire a rendere conto in Assemblea) sa che, a partire dal 25 giugno, cioè dal voto sul referendum, avrà la possibilità di continuare a scegliere tra coloro che vogliono veramente ridurre i costi della politica, diminuendo il numero dei parlamentari come noi proponiamo, e coloro che hanno moltiplicato il numero dei componenti del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania).

(Problemi occupazionali presso gli stabilimenti italiani della multinazionale Eaton - n. 3-00038)

PRESIDENTE. Il deputato Provera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00038 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).

MARILDE PROVERA. La situazione della Eaton è quella tipica di una multinazionale americana che, sulla base di accordi, ha avuto facilitazioni e sovvenzioni nel nostro paese, in questo caso specifico anche nella zona del canavese, fino all'ultimo accordo, raggiunto nel 2005, che accompagnava anche con una cassa integrazione un piano di ristrutturazione. Improvvisamente, senza alcun avviso, in altro luogo, in altro Stato, si è decisa una riorganizzazione di tutto il gruppo a livello internazionale, prescindendo dagli aiuti avuti, dall'analisi di stabilimento, della situazione dalla zona produttiva e della produzione nel paese, prescindendo altresì dagli ordini che vi sono e dalle iniziative intraprese per un percorso finalizzato ad un nuovo prodotto innovativo da realizzarsi nello stabilimento di Rivarolo.
L'azienda ha risposto che gli stabilimenti agiscono per piani quinquennali, Pag. 18che ogni anno, però, rivedono alla luce di quanto accade nel mondo. Noi chiediamo al Governo se, rispetto a queste improvvide e improvvise evoluzioni compiute dalle aziende, vi sia la possibilità di intervenire sulla materia della Eaton di Rivarolo e, in prospettiva, di introdurre regole più vincolanti.

PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, questi sono dei posti di lavoro effettivamente in pericolo, non quelli dei senatori, che, come diceva prima l'onorevole Vito, nella proposta dell'opposizione hanno ancora dieci anni comodi di sopravvivenza, mentre con la nostra proposta non sarebbe così (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Popolari-Udeur)!

MAURIZIO GASPARRI. Ma che c'entra? Dovete rispondere alle domande, non fare i comizi! Glielo dica, Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Gasparri, la prego!

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Torniamo ora alle questioni di chi ha veramente problemi di occupazione. Il nostro ministero è a conoscenza del problema, il quale va inserito nel quadro più grande della crisi della componentistica italiana, che sta coinvolgendo anche lo stabilimento di Rivarolo nel canavese e riguarda, come è noto, la multinazionale Eaton, che fra le altre cose produce valvole per auto e camion.
Secondo quanto comunicato al Ministero del lavoro, nello stabilimento, a partire dal 14 febbraio 2005, era in corso un programma di cassa integrazione guadagni straordinaria per riorganizzazione aziendale, che sarebbe dovuta durare 24 mesi. Invece, il 13 aprile 2006, l'azienda ha attivato una procedura di mobilità per cessazione di attività produttiva, che coinvolge tutti i 199 lavoratori. I rappresentanti dell'azienda sostengono che la crisi sia da attribuire alla riduzione del portafoglio clienti conseguente alle difficoltà delle grandi case automobilistiche e hanno smentito l'intenzione di trasferire all'estero la produzione. Il consiglio regionale del Piemonte ha più volte esaminato questa situazione di crisi senza arrivare ad una soluzione e, quindi, la medesima regione, esaurita la fase di mobilità, ha convocato le parti per il 21 giugno auspicando, naturalmente, una soluzione della crisi.
La drammaticità di questa crisi è aggravata dal fatto che alla medesima multinazionale fanno capo altri impianti produttivi presenti in Italia, che interessano complessivamente circa 2 mila lavoratori. Noi siamo già stati sensibilizzati su questa vicenda e attiveremo entro il mese un tavolo nazionale di verifica e di confronto con tutti i soggetti interessati, comprese naturalmente le regioni, per cercare di trovare soluzioni utili al consolidamento di queste attività produttive, a partire dallo stabilimento di Rivarolo nel canavese.
Ecco, dunque, il nostro impegno: entro il mese attiveremo, come detto, un tavolo per discutere di questa vicenda, sulla quale - lo sottolineo - anche noi nutriamo una forte preoccupazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Provera ha facoltà di replicare, per due minuti.

MARILDE PROVERA. Ringrazio il ministro Bersani per aver fornito una completa illustrazione della situazione oggetto della mia interrogazione. Credo di poterlo ringraziare anche a nome dei lavoratori interessati per la rapidità con cui il Governo sta procedendo all'attivazione, entro il mese, di quei rapporti con i quali si tenta di trovare una soluzione alla problematica. Ringrazieremo più volentieri il Governo se una soluzione sarà trovata insieme con gli enti locali.
Desidero soltanto sottolineare che la cassa integrazione era stata concordata per un piano di riorganizzazione in rapporto anche alla sperimentazione in sede di un nuovo prodotto che era stata, proprio Pag. 19per questo motivo, supportata economicamente in quanto produzione di nuova tecnologia.
Checché ne dica l'azienda in merito ad una parte delle produzioni che potrebbero finire in Polonia, nel frattempo si registra un esubero della domanda - non è vero, quindi, che siamo di fronte ad una restrizione della domanda - e in uno stabilimento non lontano da quello in questione, con straordinari effettuati da lavoratori precari, mentre gli altri lavoratori sono a casa in cassa integrazione, si sta procedendo ad una produzione ulteriore. Questo rappresenta un quadro abbastanza devastante del modo con il quale si sta depredando il nostro territorio di competenze, di capacità ed anche di regole che governano il lavoro.
Per tutti questi motivi, ministro Bersani, mi consenta di sottolineare che è urgente affrontare il caso in questione. Ciò potrebbe rappresentare anche un modo per cominciare a pensare ad una regolamentazione più utile per l'insieme delle aziende che investono o hanno investito nel nostro paese e per far sì che le risorse pubbliche, anziché essere semplicemente «cannibalizzate», ritornino sotto forma di occupazione e di continuità produttiva utile a tutti.

(Misure preannunciate dal Governo per contrastare l'aumento dei prezzi dei prodotti petroliferi - n. 3-00039)

PRESIDENTE. L'onorevole Sanga ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Lulli n. 3-00039 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI SANGA. Signor ministro, le associazioni dei consumatori da anni fanno presente come la forte crescita dei prezzi dei prodotti petroliferi sia amplificata pesantemente anche da un meccanismo fiscale che porta ad una vera e propria tassa sulla tassa, perché nel calcolo della base imponibile dell'IVA viene conteggiata anche l'accisa.
Nella seduta del Consiglio dei ministri del 9 giugno scorso, è stato annunciato un disegno di legge che dovrebbe completare il processo di liberalizzazione dei settori del gas e dell'energia, ma anche prevedere misure per calmierare i prezzi dei prodotti petroliferi.
Signor ministro, quali benefici queste misure porteranno ai consumatori-utenti, in particolare alle famiglie e alle imprese?

PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, onorevole Bersani, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, desidero innanzitutto esprimere soddisfazione perché la prima iniziativa del nostro Governo, la prima nota della nuova canzone, definiamola così, è stata suonata sui temi dell'energia e dei consumatori. Spero che questa nota ci accompagni nel corso degli anni a venire.
All'interno di queste nuove norme in materia di energia, vi è anche un aspetto che riguarda il tema della benzina e la situazione dei consumatori di fronte a questo tema. In questi anni, lo Stato sostanzialmente si è cointeressato agli aumenti di prezzo della benzina: più cresce il prezzo, più lo Stato guadagna. Questo non è sano, non è logico, non è giusto! Noi, invece, abbiamo bisogno di uno Stato che abbia interesse a che la benzina non aumenti, non, al contrario, a che la benzina aumenti. Per questo motivo, dal 1o gennaio il maggiore incremento degli incassi dello Stato derivante da aumenti della benzina sarà restituito, in via normale e ordinata, al consumatore alla pompa.
In queste norme, però, ci siamo riservati la possibilità di restituire le sopravvenienze ai consumatori anche in altre eventuali forme e abbiamo esemplificato, ad esempio, sul tema delle tariffe sociali per il gas e l'elettricità, con un alleggerimento tariffario dei territori che ospitano nuove infrastrutture energetiche di interesse nazionale (fonti rinnovabili). Ci siamo dati questa possibilità: la vedremo Pag. 20insieme, discutendo con il Parlamento, ma quello che mi interessa sottolineare è il punto di principio. Da oggi tutti gli attori della filiera petrolifera hanno capito che vi è uno Stato che da domani mattina inizierà a chiedere il motivo per cui aumenta il prezzo della benzina o quello dei prodotti petroliferi, perché noi - diciamo così - siamo dall'altra parte. Poi, i risultati si vedranno: non promettiamo miracoli, ma certamente ci mettiamo dalla parte del consumatore.

PRESIDENTE. L'onorevole Lulli ha facoltà di replicare. Le ricordo, onorevole, che lei ha due minuti di tempo a disposizione.

ANDREA LULLI. La ringrazio, signor ministro. Ci riteniamo soddisfatti della risposta e mi preme sottolineare due aspetti che giudico emblematici della discontinuità con cui questa maggioranza e questo Governo si presentano all'opinione pubblica con i fatti e non con le parole (Commenti dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Alleanza Nazionale). Sì, cari colleghi! Oggi vi è l'annuncio sui giornali dell'aumento delle tariffe elettriche dal 3 al 5 per cento dal prossimo luglio.
Noi annunciamo invece una riduzione del costo del carburante e dei prodotti petroliferi che andrà a vantaggio dei consumatori, delle famiglie, ma anche delle imprese, poiché il costo del carburante - come è noto - incide su tutte le attività economiche del nostro paese, come in tutti i sistemi economici fondati sull'economia del petrolio.
Ciò che mi preme sottolineare è il fatto che lo Stato si mette dalla parte dei cittadini e che distingue le proprie responsabilità rispetto a quelle dei gruppi petroliferi, di chi fa un mestiere che non va certamente demonizzato, ma che ha una propria logica, una propria convenienza e che non può contare d'ora in avanti su una connivenza da parte dello Stato.
Ritengo che questo sia un grande segnale di discontinuità, quello cioè di voler mettere davvero lo Stato al servizio delle famiglie e dei cittadini. E credo che questo sia il più grande segnale atteso dalle nostre famiglie, anche per ritrovare la fiducia nel paese. Lo Stato deve essere amico dei cittadini, delle famiglie, delle imprese, perché hanno bisogno di questo per guardare avanti con fiducia e affrontare i problemi della crisi.
È questo il motivo per cui la ringrazio, signor ministro, e sono convinto che alla disastrosa politica energetica del precedente Governo abbiamo già posto le premesse per guardare al futuro con una certa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo - Commenti di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

(Posizione del Governo in ordine all'impegno assunto con la Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi e i nove protocolli attuativi - n. 3-00040)

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00040 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6)... Prego i colleghi di consentire lo svolgimento dell'interrogazione da parte del collega Brugger.

SIEGFRIED BRUGGER. La ringrazio, signor Presidente. Signor ministro, la domanda che le pongo riguarda i tempi e i modi di ratifica dei protocolli attuativi della Convenzione internazionale delle Alpi, in modo particolare, del protocollo del trasporto, che è straordinariamente importante per l'intera area alpina, non essendo assolutamente pensabile che le Alpi vengano attraversate da nuove strade di grande comunicazione. In questo senso i partiti del centrosinistra si erano sempre impegnati.
Poiché lei, signor ministro, nella riunione del 9 giugno 2006 del Consiglio dei ministri dei trasporti dell'Unione europea a Lussemburgo, ha chiesto il rinvio della decisione sulla firma del protocollo dei trasporti da parte dei ministri dei trasporti, le chiedo di chiarire la sua posizione in merito.

Pag. 21

PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, onorevole Bianchi, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, vorrei partire proprio dalla conclusione dell'interrogazione a firma degli onorevoli Brugger, Zeller, Widmann, Bezzi e Nicco con la quale si chiede «se il Governo (...) non ritenga oramai improcrastinabile promuovere la ratifica di tutti e nove i protocolli attuativi sia da parte dell'Italia che da parte dell'Unione europea». Esattamente tale è, infatti, la linea convenuta con la Presidenza austriaca il 9 giugno scorso in sede di Consiglio dell'Unione.
Richiamo brevemente i termini della questione; si tratta della Convenzione cosiddetta delle Alpi, che prevedeva, già al suo interno, la firma di nove protocolli specifici. L'atto è stato firmato a Salisburgo il 7 novembre 1991 dai ministri dell'ambiente dei paesi dell'arco alpino - Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia e Svizzera -, nonché dalla Comunità europea. Tale convenzione impegnava ad assicurare una politica globale per la conservazione e protezione delle Alpi tenendo equamente conto degli interessi coinvolti; essa comprende nove campi di azione specifici per i quali è prevista la sottoscrizione di altrettanti protocolli.
Il protocollo trasporti è stato sottoscritto a Lucerna il 31 ottobre del 2000 e l'Italia, unitamente alla Svizzera, non ha ancora ratificato tale atto. La questione postasi venerdì scorso in sede di Consiglio dell'Unione era se la Comunità dovesse procedere alla sottoscrizione del protocollo trasporti; mi riferisco, quindi, in particolare a tale protocollo. Ebbene, non si è trattato di una richiesta avanzata dall'Italia nel corso della seduta circa il rinvio dell'esame del punto all'ordine del giorno; piuttosto, avevamo convenuto già in precedenza con il Presidente Gorbach, ministro dei trasporti austriaco e Presidente di turno, e con il ministro dei trasporti francese - i quali, in precedenza, avevano chiesto di discutere la questione - di rinviare la trattazione per concedere al Governo italiano, insediato solamente da pochi giorni, il tempo di esaminare ed approfondire tutti gli aspetti del protocollo. Ciò, nell'intento di portare la questione della sottoscrizione all'esame della seduta del Consiglio che si terrà in ottobre.
Abbiamo anche convenuto con il ministro dei trasporti della Finlandia, nuovo Presidente entrante - la Presidenza austriaca è scaduta la settimana scorsa -, un nuovo incontro a tempi brevi per riesaminare assieme il protocollo in oggetto, nonché i due o tre punti sui quali, ancora, rimangono alcune divergenze di opinione. Divergenze che, in particolare, avevano portato in precedenza alla sottoscrizione di un «cartello» di minoranza da parte di Spagna, Olanda e Regno Unito. La questione si è appunto ricomposta in quella sede, anche grazie all'intervento del Presidente della Commissione europea, il quale ha indirizzato una lettera con cui ha chiesto il consenso generalizzato come condizione per la sottoscrizione. Tale consenso mi pare sia stato raggiunto e quindi si è rinviata la sottoscrizione di questo protocollo al mese di ottobre.

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare. Le ricordo che ha a disposizione due minuti.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto, anche se devo osservare che avrei preferito una data più ravvicinata per la firma del protocollo in sede europea, in quanto la ratifica dell'atto in questione è, a ragione, considerata essenziale per le scelte strategiche relative alle politiche di mobilità delle Alpi.
A parte il fatto che mantenere gli impegni intrapresi a livello europeo è questione di coerenza e di affidabilità verso i partner europei, vi è la necessità assoluta di concertare una politica di mobilità sostenibile con gli altri paesi interessati ovvero con l'Austria, la Svizzera, la Francia e la Slovenia. Questo, il ministro, lo ha appena comunicato; non dimentichiamo, infatti, che l'arco alpino costituisce spazio vitale, luogo di lavoro e piattaforma Pag. 22economica per quasi 20 milioni di persone, nonché zona ricreativa per altri 100 milioni di persone.
Proprio ieri il Presidente del Consiglio Prodi, in visita in Austria, ha richiamato la comune responsabilità per la tutela delle Alpi dicendo testualmente «Abbiamo la responsabilità di essere i custodi delle Alpi (...)». La popolazione delle Alpi - in particolare la popolazione dei luoghi dove vivo, lungo l'asse del Brennero - è molto sensibile a tale tematica e chiede da molti anni una chiara inversione di rotta riguardo alla politica del traffico. Chiede che l'ambiente alpino venga preservato da altri interventi troppo invasivi dell'ambiente stesso, che venga privilegiata la struttura ferroviaria nei confronti dell'autostrada e che sia costruita, come ribadito anche ieri, la grande galleria di base del Brennero perché diventa sempre più insopportabile, per la popolazione interessata, subire le conseguenze negative del traffico stradale che sta aumentando di anno in anno.
In questo senso, è importante l'assicurazione che lei ha dato. Però, credo sia anche molto importante - oltre alla firma che, a livello europeo, sarà apposta ad ottobre - che siano ratificati subito tutti i protocolli attuativi, tutti e nove, incluso quello relativo al trasporto.

PRESIDENTE. Avrà ora luogo lo svolgimento di quattro interrogazioni a risposta immediata concernenti lo stesso tema. In conformità alla prassi sino ad ora seguita, tali quesiti saranno trattati distintamente. Ciò in considerazione del fatto che la procedura per il cosiddetto question time è caratterizzata da una rigida scansione dei tempi, anche in relazione alla ripresa televisiva diretta, e dalla finalità di garantire, per ciascuno strumento, l'alternanza tra la domanda, la risposta e la replica.

(Posizione espressa dal ministro della solidarietà sociale sull'ipotesi di sperimentare l'efficacia delle «stanze del buco» - n. 3-00041)

PRESIDENTE. L'onorevole Rocco Pignataro ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Cioffi n. 3-00041 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.

ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, signor ministro, come Popolari-Udeur abbiamo presentato questa interrogazione a risposta immediata perché, pur facendo parte della maggioranza, siamo rimasti sconcertati e fortemente contrariati da questa «uscita» del ministro Ferrero. Di essa, peraltro, non vi è traccia nel programma dell'Unione e di questa maggioranza. Diversamente, infatti, non lo avremmo sottoscritto. Perciò, vorremmo sapere se corrisponda ad una reale volontà del Governo quella espressa dal ministro Paolo Ferrero di verificare l'efficacia, senza preconcetti, delle cosiddette shooting room, ovvero luoghi pubblici nei quali andare a consumare eroina, avendo assistenza e libertà garantite; quindi, shooting room come strumento efficace nelle politiche di riduzione del danno derivante dall'uso della droga.

PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, riguardo all'interrogazione proposta ho già precitato a mezzo stampa che non si tratta di una decisione assunta dal Governo, o di una linea del Governo, ma di una mia opinione personale, che ho espresso nel corso di un programma radiofonico, e che tale rimane.
Colgo l'occasione, perché mi pare corretto, per ribadire come, per quanto riguarda la mia attività di ministro, il programma che abbiamo stabilito come Unione rappresenti la bussola alla quale attenersi. Mi pare utile richiamare gli elementi che in esso sono presenti riguardo alla questione delle droghe. Il problema è trattato in due parti. Relativamente al carcere, nel programma si afferma che occorre favorire la cura delle tossicodipendenze al di fuori delle strutture detentive e che occorre abolire le Pag. 23sanzioni amministrative per chi detiene sostanze stupefacenti per uso personale. In un altro capitolo - quello che si intitola «educare, prevenire e curare, non incarcerare» - il nostro programma sostiene che per le tossicodipendenze non servono né il carcere né i ricoveri coatti; alla tolleranza zero bisogna opporre una strategia dell'accoglienza sociale per le persone e le famiglie che vivono il dramma della droga, a partire dalla decriminalizzazione delle condotte legate al consumo, anche per fini terapeutici, e, quindi, dal superamento della normativa in vigore dal 1990. Occorrono un reale contrasto dei traffici e la tolleranza zero verso i trafficanti. È necessario rilanciare il ruolo dei SERT e dei servizi territoriali che, in questi cinque anni, sono stati sistematicamente penalizzati dai tagli alla spesa sociale. Senza imporre un unico modello e salvaguardando il pluralismo delle comunità terapeutiche, queste dovranno essere messe in rete come un servizio pubblico a cui spetta la diagnosi della dipendenza. Devono essere sostenuti quanti, con approcci culturali e metodologie differenti, da anni sono impegnati a costruire percorsi personalizzati, e perciò efficaci, di prevenzione, cura e riabilitazione, considerando le strategie di riduzione del danno come parte integrante della rete dei servizi.
Il decreto-legge sulle tossicodipendenze adottato dal precedente Governo deve essere abrogato (Commenti dei deputati Giovanardi e Gasparri).
Per quanto riguarda l'azione di Governo, questo è l'impegno che abbiamo sottoscritto e questo è ciò che vale per il ministro della solidarietà sociale.

PRESIDENTE. L'onorevole Fabris, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MAURO FABRIS. Innanzitutto ringrazio il ministro e i suoi colleghi, in quanto erano cinque anni che non ci capitava di vedere così tanti ministri presenti per rispondere alle interrogazioni a risposta immediata!

ROBERTO MENIA. Sono talmente tanti, che non c'è problema. Non sanno dove andare!

MAURO FABRIS. Prima esisteva una figura tentacolare che, come un portiere con mille braccia, tentava di parare le palle, ma una presenza così cospicua non si era mai registrata. Mi dispiace per l'ex ministro, ma la storia è proprio questa!
Signor ministro, la ringrazio per la sua presenza in questa sede e, soprattutto, per aver chiarito che la sua affermazione - che per noi resta improvvida e dannosa - consiste esclusivamente in una sua idea personale, della quale non vi è alcuna traccia né nel programma dell'Unione né nel programma presentato dal Governo, sul quale il Presidente Prodi si era già espresso.
Signor ministro, con la franchezza che sin dal 1998 caratterizza il nostro rapporto all'interno del centrosinistra, mi consenta di dirle che, sia al Senato sia alla Camera, siamo impegnati tutti i giorni - e non è certamente una passeggiata - a sostenere il Governo di cui lei fa parte e, ancor prima, durante la campagna elettorale, ci siamo impegnati a chiedere i voti per il centrosinistra; tutto ciò al fine di realizzare il programma dell'Unione.
Si tratta di un programma che è stato elaborato con grande attenzione con l'apporto di alleati che hanno culture e storie differenti e che si sono trovati concordi proprio sugli impegni scritti contenuti nello stesso programma. Evidentemente, non siamo e non saremo mai d'accordo su ciò che non risulta scritto che, finché faremo parte di questa maggioranza, non sarà realizzato!
È un programma che ci è costato fatica, in quanto è stato il frutto anche di mediazioni - come tutti i veri programmi - e che non è costituito (come quello del centrodestra) da dieci paginette ricche di buoni propositi, che dicono tutto e nulla. Dunque, se in quel programma non vi è una riga sulle cosiddette «stanze del buco», ci sarà un motivo, signor ministro! E, francamente, poco ci importa che Aznar, in Spagna, le abbia introdotte o che Pag. 24l'ex ministro Veronesi oggi, addirittura, sostenga che l'eroina di Stato fa diminuire i drogati.
Certo, non è con la repressione e con la criminalizzazione che si affronta il problema; non a caso, anche molti colleghi dell'ex maggioranza oggi si dicono d'accordo a rivedere quelle disposizioni che hanno varato all'interno di un decreto-legge sulle Olimpiadi...

PRESIDENTE. Onorevole Fabris, la prego di concludere.

MAURO FABRIS. Quindi, siamo d'accordo a rivedere quelle disposizioni, sulle quali siamo contrari; tuttavia, signor ministro, raccomandiamo a lei e ai suoi colleghi di attenersi agli aspetti sui quali ci siamo accordati.

(Dichiarazioni del ministro della solidarietà sociale sulla sperimentazione in Italia delle «stanze del buco» - n. 3-00042)

PRESIDENTE. Il deputato Garavaglia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00042 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor ministro, in una recente intervista a Radio Radicale, ha annunciato di non essere contrario alla sperimentazione delle cosiddette «stanze del buco», veri e propri locali ove i tossicodipendenti possono drogarsi sotto controllo medico. Tale dichiarazione ha sollevato ampie critiche non solo da parte dell'opposizione, ma anche da parte della stessa maggioranza e degli altri colleghi di Governo. Ricordiamo che il consumo di sostanze stupefacenti è sanzionabile, ai sensi della normativa vigente, come illecito amministrativo o penale.
Pertanto, chiediamo di sapere quale sia l'orientamento unitario che il Governo intende assumere con riferimento al tema in esame e quale giudizio esprima nei confronti delle dichiarazioni rese dal ministro Ferrero sulle vergognose «stanze del buco», nelle quali distribuire droghe di Stato.

PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, con riferimento alle ultime questioni, non posso che ribadire quanto già affermato precedentemente, vale a dire che quella che ho espresso è un'opinione personale.
Per quanto riguarda gli intendimenti del Governo, sono quelli che ho letto poc'anzi e che eviterò di ripetere. Sono gli impegni di modifica radicale della normativa sin qui avuta in tema di droghe e di tossicodipendenze, in quanto riteniamo che non abbia avuto alcuna efficacia.
Faccio notare, unicamente a difesa di un'opinione personale, come ho ribadito, che mi pare che il giudizio sulle sperimentazioni effettuate in Europa sulle cosiddette narcosalas sia un po' ingeneroso in quanto, ritenendo che non esista una ricetta unica per risolvere un problema così grosso e così drammatico come quello delle droghe e delle tossicodipendenze, forse sarebbe più opportuno guardare al merito delle sperimentazioni per i risultati che hanno prodotto. Lo dico perché nell'azione di Governo siamo guidati dai quattro principi che a livello internazionale vengono postulati come punti principali: la prevenzione, la cura, la riduzione del danno e la lotta al narcotraffico. Lo dico perché in altre fasi storiche questo tema è stato sollevato e discusso e ha visto sperimentazioni anche in Italia al di là delle divisioni politiche, che sono ovviamente presenti ma che forse non dovrebbero assumere una rilevanza così elevata. Cito, come esempio, una discussione avvenuta nel 2002 a Torino, quando la proposta delle narcosalas venne avanzata da Luciano Barberis, di Forza Italia, presidente della VII circoscrizione, dopo che nel mese di agosto in pochi giorni erano morti dieci giovani di overdose nella zona della sua circoscrizione. A Torino su questa Pag. 25proposta del presidente della VII circoscrizione si svolse un dibattito che vide dividersi le forze politiche perché, ovviamente, vi sono legittime opinioni diverse. Consiglierei - a me parrebbe utile per il paese - di tentare di affrontare più laicamente tale discussione non come tema di scontro tra gli schieramenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Garavaglia ha facoltà di replicare.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, ci dichiariamo assolutamente insoddisfatti della risposta che ci ha dato il ministro per diversi motivi. Innanzitutto, per una questione di carattere politico: non è possibile fare dichiarazioni da ministro e, poi, rimangiarsele dicendo che sono opinioni personali. Questo fatto per il ministro Ferrero si è già verificato con la sortita sulla sanatoria per gli immigrati...

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Mai proposta!

MASSIMO GARAVAGLIA. ...e vediamo che succede ancora.
Inoltre, sotto il profilo più spiccatamente etico e sociale, non possiamo che essere in forte dissenso nei confronti della grossa superficialità politica con cui il ministro Ferrero ha affrontato un tema di così forte impatto sociale come quello della droga.
Infine, ci pare paradossale che un membro del Governo proponga di sperimentare le «stanze del buco» in un paese dove il consumo di droga è inquadrato come illecito amministrativo o penale, a seconda della quantità di principio attivo detenuta. Come si può pretendere il rispetto della legislazione vigente se poi politicamente si legittimano comportamenti che ne violano i contenuti? Per questo motivo è necessario non solo che il Governo esprima una posizione chiara ed univoca sul tema in esame, ma anche che lo stesso si impegni a prevenire, per il futuro, possibili esternazioni dei membri dell'esecutivo che, anche solo a titolo personale, possono essere intese come istigazione alla violazione delle norme vigenti.
Concludendo, signor ministro, la gente della Padania e del resto d'Italia vuole negli ospedali servizi efficienti e non le sue vergognose «stanze del buco» in cui distribuire droghe di Stato (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).

(Chiarimenti sulle dichiarazioni del ministro della solidarietà sociale in ordine all'ipotesi di sperimentazione delle «stanze del buco» - n. 3-00043)

PRESIDENTE. Il deputato Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00043 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, signor ministro, intendo subito dirle che le porto un grande rispetto politico e personale e che non mi riconosco, ovviamente, in certe grossolane affermazioni risuonate dentro e fuori quest'aula. Detto ciò, però, lei capirà bene, signor ministro, che per il gruppo che rappresento la cosiddetta «stanza del buco» non può certo rappresentare un valore di riferimento.
Lei sa anche che spesso in politica si corre il rischio di rimanere «impiccati» ad una parola, facendo del tutto astrazione dal contesto e dall'intento con cui si cerca di sviluppare un ragionamento o di proporre una riflessione.
Tuttavia, la sua intervista ha acceso un dibattito che, per esempio, in Toscana avevamo già sviluppato qualche tempo fa e che aveva portato la giunta a ritirare una simile proposta. Badi bene: ciò non per certi pregiudizi o per partito preso, ma perché, nel confronto con gli operatori del settore e con i responsabili delle comunità terapeutiche, laiche e cattoliche, tale proposta, anche quando fosse ispirata dalle migliori intenzioni, finisce per essere sentita come cinica, perché giudica irrecuperabili i ragazzi tossicodipendenti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

Pag. 26

FABIO EVANGELISTI. Ho finito, signor Presidente.
Uso una brutta espressione, lei mi capirà: si tratterebbe di una sorta di «rottamazione» dei ragazzi, di una sorta di tossicità lunga in luogo della mobilità, che accompagni alla pensione, che, certo, è sempre meglio della morte, ma che noi non possiamo proporre alle vittime del narcotraffico e dell'emarginazione (Applausi dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il ministro Ferrero ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Evangelisti innanzitutto per il tono e per le argomentazioni che ha usato. Lo ringrazio veramente, perché credo che su questi temi sia assolutamente necessario riuscire a ragionare comunemente.
Nell'interrogazione, lei chiedeva specificamente di chiarire il senso delle mie dichiarazioni. L'ho già detto e lo ripeto anche in questo caso: non si tratta di opinioni che rappresentano il Governo o che impegnano il Governo, ma si tratta di opinioni mie personali.

ROBERTO MENIA. Ma sei un ministro!

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Lo dico anche rispetto a qualche intervento che ha segnalato l'impossibilità per un ministro di esprimere opinioni personali. Credo sia bene, invece, che un ministro specifichi con tutta nettezza gli intenti del programma di Governo e le proprie opinioni...

ROBERTO MENIA. Ma stai zitto!

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Valuterei difficile impedire a qualsiasi ministro di esprimere le proprie opinioni su questioni di varia natura.
Detto questo, e ringraziandola per le sue argomentazioni, vorrei semplicemente segnalare alcuni nodi. Credo che ci troviamo di fronte ad una discussione che, per l'appunto, non ha dei modelli risolutivi. Questo mi pare il punto che dovrebbe accomunare tutti in un dibattito e in una ricerca di soluzioni.
Dal mio punto di vista, come opinione personale, c'è un problema di sperimentazione sulle strategie di riduzione del danno, come abbiamo scritto nel programma di Governo. Credo che dovremmo essere attenti ad un aspetto: com'è evidente per tutti noi, quello dell'uso delle droghe pesanti non è un diritto, ma un dramma. Credo sia assolutamente necessario lavorare affinché questo fenomeno si riduca il più possibile.
A mio parere, le strategie di riduzione del danno, se una persona non riesce ad uscire da quella situazione, dovrebbero arrivare - penso ciò sia utile - fino al punto di accompagnare quella persona e a tentare di mantenere un legame o una relazione, in modo da non abbandonarla a se stessa. Lo dico unicamente perché dalle sperimentazioni che ci sono state in Europa - ne abbiamo testimonianza sui giornali di oggi - alcuni dati segnalano che la riduzione delle overdose, per quanto riguarda i tossicodipendenti, così come la riduzione del grado di criminalità degli stessi soggetti, sono elementi su cui riflettere.
Allora, a mio parere - ribadendo che sono opinioni personali -, non si tratta di discuterne in linea di principio, pensando che qualcuno abbia la soluzione in tasca. Credo che un atteggiamento come quello che lei ha mostrato, ossia ragionare sul merito e in concreto, costituisca il metodo che dobbiamo utilizzare nei prossimi mesi e nei prossimi anni per tentare di affrontare questo dramma sociale.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare per due minuti.

FABIO EVANGELISTI. La ringrazio, signor Presidente, e ringrazio anche lei, signor ministro. Io apprezzo il tono e anche i contenuti della sua risposta. Tuttavia, mi permetta di rilevare che se lei, Pag. 27prima di pronunziarsi su un tema tanto delicato, avesse ascoltato il parere di chi da anni opera fattivamente, parlando poco o spesso per niente, si sarebbe subito reso conto che la sua idea di sperimentare anche in Italia le shooting room sarebbe apparsa quanto mai inopportuna e, nella migliore delle ipotesi, una sorta di fuga in avanti, anche fra i sostenitori della logica della riduzione del danno. Questi ultimi, intanto, chiedono - come fa, ad esempio, il gruppo SIMS di Pietrasanta, in provincia di Lucca, che ha scritto a tutti i deputati - che si neutralizzino immediatamente gli effetti della legge n. 49 del 2006, la famigerata legge Fini-Giovanardi, peraltro già impugnata da sei regioni di fronte alla Corte costituzionale.
Questi operatori del settore, più che un dibattito su improbabili sperimentazioni, chiedono a lei ed al Governo un provvedimento volto a ridurre immediatamente i danni prodotti dall'impianto «punizionista» della cosiddetta legge Fini-Giovanardi che, ad esempio, impedisce a medici specializzati la prescrizione di metadone su ricettario speciale, ma in piena autonomia. In questo modo, si sono costretti e si costringono ragazzi in cura presso medici di loro fiducia a rientrare nei SERT, che non hanno dato buona prova di sé dappertutto e dai quali si sono volutamente allontanati per svariate ragioni. Si tratta di effetti devastanti che occorre fermare, signor ministro, per poter poi andare avanti in un confronto verso il superamento in senso migliorativo delle leggi vigenti in materia. In poche parole, se me lo permette, prima si cura chi sceglie di curarsi; dopodiché, si potrà ragionare pacatamente in termini di riduzione del danno. Buon lavoro, signor ministro!

(Affermazioni del ministro della solidarietà sociale in merito alla sperimentazione delle «stanze del buco» - n. 3-00044)

PRESIDENTE. Il deputato Menia ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00044 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario. Ricordo al deputato Menia che ha un minuto di tempo a disposizione.

ROBERTO MENIA. Signor Presidente, signor ministro, sarei tentato di dispensarla dal ripetere per la quarta volta la penosa figura di questa retromarcia pubblica di fronte al Parlamento ed a coloro che ci stanno guardando attraverso la televisione, di questo curioso caso di sdoppiamento della personalità, per chiederle se quanto lei ha affermato corrisponda anche alle intenzioni programmatiche del Governo.
Vorrei aggiungere due elementi di contenuto. In primo luogo, vorrei richiamare quanto affermato da autorevoli personaggi che lavorano in questo mondo; mi riferisco, ad esempio, ad Andrea Muccioli, il quale ha dichiarato che «la somministrazione controllata di eroina non fa che cronicizzare la dipendenza».
In secondo luogo, le faccio presente che la sua proposta - che ha ribadito essere solamente una proposta a titolo personale - non solo non contribuisce a ridurre il danno causato dalla tossicodipendenza ma, al contrario, rischia di aggravarlo.
Signor ministro, le chiedo di tranquillizzare non soltanto noi di questa parte politica, ma l'Italia intera. È vero che questo Governo, lei e tanti altri ci avete abituato a rivelazioni scioccanti, ma le chiedo di andare oltre quelle quattro paroline del programma che ha voluto leggere, e di dirci per davvero cosa intendete fare a proposito del programma...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO MENIA. Proseguirò il mio intervento nella replica.

PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione, ha facoltà di rispondere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio il deputato Menia per le attenzioni alla mia salute...

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ROBERTO MENIA. Ci preoccupiamo tutti!

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Le garantisco che, finora, non ho riscontrato grossi elementi di sdoppiamento di personalità o di schizofrenia. Semplicemente, mi è chiara la differenza tra le convinzioni personali di chi vi parla e ciò che rappresenta un programma di Governo sottoscritto, che deve mantenere e cementare, se possibile, la coalizione.
Per quanto riguarda le questioni sollevate nell'interrogazione a risposta immediata, vorrei precisare alcuni aspetti. Non ho mai affermato che occorre neutralizzare le tabelle: ho sempre detto che occorre neutralizzare gli effetti negativi della legislazione che avete prodotto nella scorsa legislatura e che stiamo studiando le modalità attraverso cui realizzare tale neutralizzazione. Non è assolutamente detto che vi sarà un intervento sulle tabelle: lo dico perché, a volte, circolano notizie di stampa prive di fondamento.
Per quanto riguarda invece le questioni relative al fatto che, necessariamente, le politiche di riduzione del danno o le cosiddette narcosalas hanno effetti di cronicizzazione, faccio solo notare che le sperimentazioni effettuate comprendono elementi che dimostrerebbero il contrario.
Un quotidiano di oggi afferma che a Zurigo - città in cui le narcosalas esistono dal 1991 -, a distanza di dieci anni, i nuovi casi registrati di tossicodipendenti sono in calo dell'82 per cento; inoltre, sempre a Zurigo, la percentuale di persone che si inietta droga è scesa del 72 per cento.

CARLO GIOVANARDI. E la cocaina quanto è aumentata?

ROBERTO MENIA. È quadruplicata!

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Non lo so; ho letto questi dati. Nel rispondere all'interrogazione successiva, citerò i dati dell'Osservatorio di Lisbona, con cui collabora il nostro dipartimento per le politiche antidroga. Tali dati segnalano gli elementi positivi derivanti dalla sperimentazione delle narcosalas; inoltre, vengono citati gli esempi madrileni, di Zurigo, di Berna e di Basilea.
Dico questo perché credo che parte della nostra discussione dovrebbe essere incentrata anche sulla lettura dei dati reali, così come mi pare importante testimoniare...

PRESIDENTE. Signor ministro, la prego di concludere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. «Testimonierò» nell'intervento successivo!

PRESIDENTE. L'onorevole Menia ha facoltà di replicare.

ROBERTO MENIA. Signor ministro, intanto l'ho «stanata», perché lei ha risposto a titolo personale, esprimendo quindi e qualificando in qualche maniera quella che era stata la sua posizione pubblica. In questa sua falsa ricostruzione si è però dimenticato di dire che anche laddove, grazie alle cosiddette narcosalas, è calato l'uso dell'eroina, di contro è salito in maniera esponenziale quello dell'ecstasy o della cocaina. Motivo per cui lei sa meglio di me che ciò che ha affermato non solo è in totale contrasto con il sentire della stragrande maggioranza degli italiani, ma è una cosa di cui non si può tenere conto, e non solo perché non è scritta nel programma del Governo.
La smentita di Prodi è arrivata puntuale, e lei oggi ha parlato a titolo personale dopo l'inutile raccomandazione rivolta a voi ministri dal capo dell'esecutivo, tesa a suggerirvi di non parlare quando non dovete farlo, anche se voi continuate ad esprimervi a titolo personale.
Una persona investita di una funzione pubblica di responsabilità come la sua dovrebbe frenare le parole, il linguaggio, soprattutto dopo lo spettacolo indecoroso al quale ci avete fatto assistere; al contrario, rischiate di farci abituare ai terroristi in Parlamento e ai baci dei transessuali in tv. Inoltre, volete sotterrare le Pag. 29frecce tricolori, vi commuovete di fronte a Fidel Castro, vi è chi vuole liberalizzare la pillola abortiva e chi pensa di ritirare la firma dalla dichiarazione etica: voi siete tutto questo!
Lei poi non dice, anche se continua a parlare a titolo personale, che l'unica cosa sulla quale vi trovate d'accordo è l'abolizione della legge Fini-Giovanardi, che lei ha definito famigerata. Le ricordo che in quest'aula è presente un componente della sua maggioranza che ha appena affermato che ella è, invece, improvvido e dannoso.
Quella legge risponde a criteri di ragionevolezza, i quali debbono sottendere alle disposizioni normative; una legge non può non riferirsi a criteri in qualche maniera etici. Quella di cui sto parlando è una legge che sostiene le comunità di recupero, che aiuta i tossicodipendenti e indica loro i percorsi di recupero.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Menia.

ROBERTO MENIA. Concludo subito. Vorrei farle notare che quella legge ha aumentato da tre a quattro gli anni in cui si può scontare la pena in comunità. La normativa in oggetto, poi, contrasta la diffusione di qualunque tipo di droga e punisce con durezza gli spacciatori. Si tratta di una legge per la vita e contro la morte. Don Gelmini - noi siamo con lui - leva alta oggi la sua voce contro il tentativo di soffocare la volontà di reagire facendo della droga un qualche cosa che merita di essere conservato, custodito, concesso, alimentato e, in qualche caso, anche proposto come diritto. A ciò lei risponde dicendo ai giovani: uccidetevi pure, e fatelo sotto il controllo dello Stato.

PRESIDENTE. La prego, onorevole Menia.

ROBERTO MENIA. Ecco perché siamo diversi: noi crediamo nella vita; voi siete il simbolo di un'Italia alla rovescia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

(Prima applicazione della recente riforma di legge sugli stupefacenti - n. 3-00045)

PRESIDENTE. L'onorevole Giovanardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00045 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, il ministro ha parlato di migliaia di giovani che sarebbero finiti in carcere con la nuova legge, mentre i dati successivi all'entrata in vigore delle tabelle dimostrano che è diminuito del 10 per cento il numero delle denunce e degli arresti per i semplici consumatori di droga.
Il ministro da dove ha attinto i suoi dati su questi presunti arresti e denunce? Perché parla di depenalizzare il consumo di stupefacenti che, in Italia, è già depenalizzato? Perché non vuole che sia ritirata la patente o sequestrato il motorino a chi guida sotto gli effetti degli stupefacenti, come avviene per chi è ubriaco, cioè quanto è previsto dalle sanzioni amministrative che ha appena detto di volere abrogare? Perché, inoltre, ha azzerato la struttura presso la Presidenza del Consiglio che si occupa di droga negli organismi internazionali, lasciando l'Italia, attualmente, senza referenti a livello internazionale, laddove le strutture antidroga sono situate sempre presso le Presidenze del Consiglio?

PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, in merito alla questione del calo del 10 per cento delle persone segnalate all'autorità giudiziaria, citato dall'onorevole Giovanardi, ho consultato i dati disponibili ed ho individuato un dato, fornito dal Dipartimento della pubblica sicurezza - Direzione centrale per i servizi antidroga del Ministero dell'interno (che precisa trattarsi Pag. 30di un dato non definitivo in quanto il flusso delle informazioni sta arrivando), da cui emerge un calo del 9,85 per cento, con un grado di errore di questa stima del 7 o 8 per cento. Ho l'impressione che parlare di un calo del 10 per cento sia avventato.

CARLO GIOVANARDI. Dove sono le migliaia di arresti?

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Non ho visto migliaia di arresti...

CARLO GIOVANARDI. Lo ha detto lei: migliaia di arresti!

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Rispondo delle affermazioni che ho realmente fatto. Ho detto che vi sono stati degli arresti, che lei stesso ha commentato.

CARLO GIOVANARDI. Solo uno?

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Non solo uno: qualcuno in più. Il Notiziario droghe dell'ADUC segnala una serie di arresti avvenuti. Comunque, ritengo che per una valutazione corretta di quanti siano gli arresti effettivamente avvenuti dovremo aspettare qualche mese, quando le statistiche ci permetteranno di comunicarlo.
Per quanto riguarda il fatto che la legge da lei difesa non abbia nulla a che vedere con le sanzioni penali, le segnalo che nell'interrogazione a risposta immediata presentata oggi pomeriggio dal gruppo della Lega Nord Padania, che mi risulta essere un partito che fa parte della stessa alleanza a cui appartiene il suo, è scritto: «Il consumo di sostanze stupefacenti è sanzionabile ai sensi della normativa vigente come illecito amministrativo penale».

CARLO GIOVANARDI. Amministrativo...

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Questo è quanto scrivono esponenti della Lega Nord.

CARLO GIOVANARDI. Cosa c'entra la Lega Nord? Parli da ministro.

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, abbia pazienza: avrà modo di replicare!

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Le segnalo cosa scrive la Lega Nord.

CARLO GIOVANARDI. Che c'entra la Lega Nord?

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Noi abbiamo sempre contestato che per i consumatori vi fossero sanzioni amministrative, considerato peraltro che il sequestro della patente o del motorino o dell'automobile non avviene, come dice lei, solo nel caso in cui una persona venga trovata sotto gli effetti della droga, ma anche se viene trovato in possesso...

ROBERTO MENIA. Gli sta bene!

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. ...che è cosa diversa, perché, mentre giustamente si sequestra la patente a chi guida in stato di ubriachezza, posto che rappresenta un pericolo per gli altri, chi ha uno spinello in tasca non necessariamente è un pericolo.
Per questo riteniamo che per il consumo, oltre alla depenalizzazione...

PRESIDENTE. Ministro, la prego di concludere.

PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale.... e concludo, signor Presidente, si debbano eliminare le sanzioni amministrative in modo da permettere un dialogo costruttivo con queste persone e non far loro rischiare - come capita normalmente - di perdere il posto di lavoro perché si è stati trovati per due volte con uno spinello in tasca.

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PRESIDENTE. L'onorevole Giovanardi ha facoltà di replicare.

CARLO GIOVANARDI. Come immaginavo, la propaganda e le bugie hanno le gambe corte! Quando si arriva al confronto parlamentare le dichiarazioni sulle migliaia di arresti, sulle famiglie che devono essere preoccupate, sul fatto che sia sufficiente uno spinello per andare in galera, si dimostrano quello che sono: menzogne!
I consumatori con questa legge rischiano al massimo che il prefetto avverta la famiglia o che vi sia il ritiro della patente o del motorino. Sottolineo che in Italia centinaia di persone perdono la vita ogni anno in incidenti causati da coloro che guidano sotto l'effetto di sostanze stupefacenti e nessuno vorrebbe andare su un pullman o su un aereo guidati da persone dedite all'eroina o alla cocaina.
Quindi, il ragionamento, se si vuole fare, va fatto sulla verità e non sulle menzogne e sulla propaganda!
La realtà è una: il partito del ministro ha fatto una conferenza stampa, a Montecitorio, prima delle elezioni - c'era anche l'onorevole Luxuria -, durante la quale ha annunciato un programma di sesso, droga, rock and roll e liberalizzazione delle droghe. L'hanno fatta a Montecitorio ed è apparso su tutte le agenzie di stampa! C'è una campagna in corso per liberalizzare la droga, con la quale si dice ai giovani che lo spinello e la marijuana non fanno male! Non io, ma i vostri colleghi sono andati davanti a Montecitorio a fumare gli spinelli, parlando ai giovani non di prevenzione, come fanno invece gli educatori, le comunità, i SERT, sostenendo non che la droga fa male, toglie la vita, la gioia di vivere, fa diventare degli zombie, crea problemi, ma portando avanti una propaganda a favore, come se le droghe leggere e le droghe pesanti fossero cose diverse. Garattini oggi lo ha spiegato per l'ennesima volta e Veronesi cita dati falsi, perché si dimentica di dire che a Zurigo, come in Italia, il consumo di eroina è, sì, calato in maniera esponenziale, ma contemporaneamente è aumentato il consumo di cocaina ed ecstasy. In quel rapporto c'è scritto anche che quelli che sono finiti nelle «stanze del buco» sono rimasti lì, cronicizzati.
Noi siamo per ogni politica di riduzione del danno tesa a salvare il giovane, non a sopprimerlo, non a prendere una persona per ragioni sociali, metterla là dentro e dargli tanta droga quanta ne vuole, perché...

PRESIDENTE. La prego di concludere...

CARLO GIOVANARDI. Così si condanna a morte! Sono due visioni assolutamente inconciliabili (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!

(Rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale nel settore delle imprese di pulizia e dei servizi integrati e multiservizi - n. 3-00046)

PRESIDENTE. Il deputato Schietroma ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00046 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12). Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.

GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, signor ministro del lavoro e della previdenza sociale, domani avrà luogo uno sciopero nazionale di otto ore, con manifestazione a Roma, a seguito della rottura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale pulizie e multiservizi.
Tale situazione è particolarmente preoccupante perché mette seriamente in pericolo il lavoro di tante persone. Nella realtà che conosco di più, la mia provincia di origine - la provincia di Frosinone -, i lavoratori interessati sono 4 mila; a livello nazionale sono addirittura 400 mila le lavoratrici e i lavoratori interessati al Pag. 32rinnovo di questo contratto, che operano negli uffici pubblici, nelle scuole, negli ospedali ed anche nelle industrie.
Le chiedo, signor ministro, quali siano le iniziative che il Governo intende intraprendere per porre rimedio a questa situazione davvero grave.

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere. Le ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione.

CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, la questione posta oggi all'attenzione del Governo è di particolare rilevanza e delicatezza.
Il rinnovo del contratto in questione interessa infatti un settore che, come ha ricordato l'onorevole Schietroma, occupa ben 400 mila lavoratori che svolgono attività nei più diversificati contesti organizzativi e nei settori produttivi.
Vorrei ricordare brevemente che il contratto collettivo relativo ai dipendenti delle imprese servizi integrati e multiservizi, ora scaduto, fu stipulato il 25 maggio 2001, concludendo quella che a nostro avviso fu una positiva fase politica e negoziale per il settore delle pulizie, iniziata nei primi anni Novanta, attraverso l'introduzione di provvedimenti legislativi ed atti amministrativi finalizzati alla lotta all'evasione contributiva, alla regolamentazione del settore, alla trasparenza degli appalti, alla tutela e salvaguardia dei livelli occupazionali.
Indubbiamente, il Governo seguirà con estrema attenzione l'evoluzione della vicenda in argomento, ma, allo stesso tempo - e vengo al punto di domanda posto dall'onorevole interrogante relativo alle iniziative che il Governo intende intraprendere -, ritengo che sia un preciso dovere rispettare il principio dell'autonomia collettiva. Si tratta, infatti, di un principio cardine dell'ordinamento e delle relazioni industriali, che rimette alle parti la definizione del contratto collettivo.
Sono personalmente convinto che le parti sapranno trovare una soluzione adeguata che si ponga nel solco di quella positiva fase di cui ho parlato prima.
Naturalmente, non escludo, anzi dichiaro sin da ora la disponibilità del Governo ad intervenire in funzione mediatoria e conciliativa nel caso in cui siano le parti a richiedere tale intervento.

PRESIDENTE. Il deputato Schietroma ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, non si tratterà di una replica, ma soltanto di un brevissimo intervento per dichiarare, a nome del gruppo parlamentare della Rosa nel Pugno, che sono soddisfatto della risposta del ministro e della disponibilità manifestata dal Governo ad interessarsi della vicenda.
La trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore pulizie e multiservizi si è inutilmente protratta per un anno a causa delle inaccettabili richieste delle associazioni dei datori di lavoro. Una riguarda la revisione dell'articolo 4 del contratto, relativo ai subentri negli appalti: i datori di lavoro vorrebbero eliminare l'obbligo, per l'impresa che subentra nell'appalto, di riassumere tutti i lavoratori alle stesse condizioni. Altre preoccupanti richieste dei datori di lavoro concernono l'abolizione della maggiorazione per la sesta giornata e l'eliminazione del pagamento dei primi tre giorni di malattia; inoltre, i datori di lavoro vorrebbero introdurre una flessibilità esasperata.
Sono convinto che la questione si risolverà positivamente soltanto con l'intervento del Governo. Quindi, l'impegno lodevolmente annunciato dal ministro Damiano è molto importante; anzi, esso sarà decisivo per assicurare il mantenimento del posto di lavoro alle 400 mila persone interessate al rinnovo del contratto del settore pulizie e multiservizi che lavorano negli uffici pubblici, nelle scuole, negli ospedali ed anche nelle industrie.
La ringrazio molto, signor ministro.

(Intenzioni del Governo sulla riforma della scuola - n. 3-00047)

PRESIDENTE. Il deputato Tranfaglia ha facoltà di illustrare, per un minuto, la Pag. 33sua interrogazione n. 3-00047 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).

NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, l'interrogazione riguarda, innanzitutto, la sospensione, annunciata dal ministro della pubblica istruzione e avvenuta qualche giorno fa, del decreto attuativo relativo al ciclo secondario. Noi chiediamo di sapere se a quella sospensione della sperimentazione seguirà, entro il 1o settembre 2006, la sospensione definitiva del decreto in parola, nonché di quello (il secondo) riguardante il ciclo primario.
Inoltre, chiediamo di sapere se il Governo abbia intenzione di intervenire sia sull'elevazione dell'obbligo scolastico, secondo il programma dell'Unione, sia sulle commissioni degli esami di maturità, prevedendo la presenza di commissari esterni ed interni e di presidenti esterni (diversamente da quanto è successo negli ultimi quattro anni, in cui le maturità nelle scuole paritarie e parificate sono state fatte aumentare da 200 a 4 mila).

PRESIDENTE. Il ministro dell'istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIUSEPPE FIORONI, Ministro dell'istruzione. Signor Presidente, il diritto all'istruzione, all'apprendimento, è un bene di tutti, sancito nella nostra Costituzione. Per questo, è necessario realizzare una scuola inclusiva e di qualità, che non lasci indietro nessuno, ed è indispensabile rilanciare il ruolo pubblico della nostra scuola - che è e resta un servizio pubblico -, prescindendo dagli erogatori e, soprattutto, dai soldi che uno ha in tasca e dalla fortuna di nascere in un luogo piuttosto che in un altro (ma credo che i cittadini italiani risolveranno quest'ultimo problema respingendo la devolution, nel nostro paese, con il prossimo referendum). Per questo, in sede di conversione del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, che ha riordinato, rispettivamente, il Ministero dell'istruzione e il Ministero dell'università e della ricerca, ho proposto un emendamento volto a ripristinare la denominazione di «Ministero della pubblica istruzione».
Alla riforma della scuola varata nella precedente legislatura saranno apportate tutte le modifiche ed i correttivi ritenuti necessari per consentire alla scuola italiana di essere una scuola di tutti e per tutti, che sappia coniugare, insieme, equità ed eccellenza; con la precisazione che abrogare significa - così ritengo - conservare: si ripristina ciò che c'era, perché da dieci anni avevamo già avviato un processo di riforma.
Ritengo che sia importante, invece, sospendere la riforma in questione come misura «ponte» per rinnovare e per riformare, avendo la capacità di avviare una campagna di ascolto con la scuola reale ed avendo, quindi, l'opportunità di rimuovere ciò che occorre rimuovere, nonché di modificare ciò che è giusto modificare. Per tale motivo, sto lavorando a modifiche legislative che consentano, su autorizzazione del Parlamento, di ottenere questi tempi idonei.
Per quanto riguarda, poi, il primo ciclo, ritengo che si debba mettere mano a quegli strumenti (penso al tutor, al portfolio ed alla preiscrizione) che non sono stati applicati o che non sono applicabili a causa della norma stessa oppure perché, per il coinvolgimento di terzi, ciò non è previsto.
Ritengo che tutti questi siano interventi promossi nel preciso intento di avviare un percorso politico di dialogo e confronto con tutte le forze politiche e sociali, avendo davanti a noi un interesse certo per la scuola e creando situazioni favorevoli all'instaurarsi di una corretta dialettica. Tale dialettica dovrebbe consentire, successivamente, di operare organicamente sul piano normativo, anche con riguardo all'elevamento dell'obbligo scolastico, nell'ambito di una visione unitaria e nazionale del sistema educativo, nonché alla composizione degli esami di Stato (e, quindi, degli esami di maturità).
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Ritengo, inoltre, un importante impegno prioritario del Governo lavorare per garantire la sicurezza dei nostri figli, che, per quanto riguarda gli edifici scolastici, dal precedente esecutivo è stata ampiamente e a lungo dimenticata. Questo, con le risorse disponibili che riusciremo a reperire, sarà il primo intervento.

PRESIDENTE. L'onorevole Tranfaglia ha facoltà di replicare, per due minuti.

NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, ritengo soddisfacente la risposta fornita dal ministro Fioroni, poiché conferma le linee programmatiche della nostra coalizione e, soprattutto, risponde ad esigenze molto forti emerse nel mondo della scuola negli ultimi anni. Tali esigenze richiedono il perseguimento di quegli obiettivi - richiamati dal ministro - che sono fissati nella nostra Costituzione e che noi, a tutti i costi, vogliamo realizzare.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Casini e Cordoni sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono ventuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 15 giugno 2006, alle 18,30:

Comunicazioni del Presidente.

La seduta termina alle 16,35.