XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 491 di giovedì 23 giugno 2011

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11,55.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale.

ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, in realtà vorrei precisare una cosa che non sono riuscito a precisare ieri presso l'Ufficio che si occupa dei resoconti stenografici, perché mi è stato detto che, a termini del Regolamento della Camera, ciò non è possibile e riguarda un mio intervento, una mia interruzione politica, chiamiamola così, durante il discorso del Presidente del Consiglio.
Mi riferisco al passaggio, che risulta tra la pagina 5 e la pagina 6 del resoconto stenografico di ieri, come riportato nel fascicolo che ci è stato distribuito oggi, allorché il Presidente del Consiglio dice una frase che apparentemente è positiva: «Abbiamo combattuto la criminalità organizzata e le mafie con risultati mai conseguiti prima», si sentono gli applausi del centrodestra e poi viene scritto: «Commenti del deputato Sarubbi», come se il deputato Sarubbi fosse contrario all'opera di lotta alle mafie compiuta dalle forze dell'ordine e dai magistrati durante questo Governo. Ciò che volevo dire, signor Presidente e che purtroppo non è stato riportato nel resoconto, ma mi dicono che non è possibile correggerlo, senza poi intervenire nuovamente in Aula, vorrei che venisse messo nel resoconto di oggi. Il mio intervento diceva testualmente: «Avete rimosso il prefetto Morcone, vergognatevi!».
Mi stavo riferendo al prefetto Mario Morcone, nominato dal Ministro Maroni un anno fa, direttore dell'Agenzia nazionale sui beni confiscati e sequestrati. Egli, in un anno alla guida dell'Agenzia, ha conseguito dei risultati straordinari...

PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, deve fare solo la precisazione, la prego.

ANDREA SARUBBI. ...con 10 mila beni sequestrati e riassegnati e poi, per la sua candidatura alle amministrative a Napoli con il Partito Democratico, è stato rimosso dal Ministro dell'interno. Secondo me questo è un comportamento inaccettabile umanamente e politicamente inspiegabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sarubbi, prendo atto della precisazione.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Berlusconi, Bocci, Casini, Cirielli, Gianfranco Conte, Dozzo, Tommaso Foti, Jannone, Lamorte, Pag. 2Lucà, Lusetti, Pescante, Recchia, Vitali, Volontè e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,58).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, l'onorevole Marco Pannella sta portando avanti, da ormai sessanta giorni, un'iniziativa non violenta di sciopero della fame a cui si è aggiunto in questa settimana, da ormai quattro giorni, anche lo sciopero della sete, per richiamare l'attenzione della pubblica opinione, dei media e innanzitutto del Parlamento e del Governo sulla insostenibilità della condizione carceraria. All'iniziativa di Marco Pannella si è affiancata, tra gli altri, quella della collega Rita Bernardini, in sciopero della fame da ormai diciotto giorni.
Signor Presidente, oggi il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rivolgendosi a Marco Pannella, si è detto particolarmente sensibile all'iniziativa sulla vicenda carceraria, dicendo che non sono ammissibili - così scrive il Presidente della Repubblica - sottovalutazioni o fatalismi di fronte a situazioni drammaticamente incompatibili con il rispetto della dignità delle persone. L'onorevole Pannella sollecita iniziative a partire da una discussione sull'amnistia, ma credo che noi abbiamo il compito, signor Presidente, concludendo mi rivolgo direttamente a lei e alla Presidenza della Camera, di sottoporre con urgenza al Governo la necessità di mantenere fede agli impegni a cui è vincolato da ripetute, pressoché unanimemente votate e approvate da questa Camera, mozioni di indirizzo perché si arrivi, con strumenti di depenalizzazione, di pene alternative e di edilizia carceraria, a ripristinare un minimo di dignità e di civiltà del sistema carcerario italiano.
Concludo ringraziando ancora una volta l'onorevole Pannella per le sue iniziative e per la sua capacità di riportare anche in quest'Aula la discussione sulla concretezza della condizione di vita e - ahimè, per quel che ci riguarda - di inciviltà in cui vivono decine di migliaia di cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ho alcuni colleghi che mi chiedono di intervenire su questo e anche su altri argomenti. Ho dato la parola sull'ordine dei lavori ora e non a fine seduta nell'attesa che decorrano i 20 minuti del preavviso, ma siccome c'è l'intesa di cercare di chiudere gli argomenti per i quali sono previste votazioni entro la mattinata, continuerò a dare la parola, ma vi pregherei di essere un po' più attenti ai tempi.

ANDREA ORLANDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, l'iniziativa politica di Marco Pannella richiama l'attenzione di quest'Aula e del Paese su una questione ormai disastrosa, cioè la condizione delle carceri Pag. 3italiane. Al di là delle soluzioni che Pannella prospetta, credo che il richiamo che prima di me ha svolto l'onorevole Della Vedova debba essere colto. Quest'Aula ha votato più mozioni di indirizzo in modo quasi unanime su questi punti che rilanciano il tema delle pene alternative e la questione delle condizioni all'interno del carcere alla luce del taglio progressivo di risorse. Inoltre, tali mozioni pongono una questione che vorrei riprendere quest'oggi, ovvero i caratteri più acutamente di classe della detenzione nel nostro Paese, dove - a causa della diminuzione dei tempi di prescrizione per alcuni reati e dell'inasprimento per altri - sempre più spesso ci sono persone povere con meno capacità di difesa.
Rispetto a queste condizioni ieri anche la voce del presidente della CEI il cardinale Bagnasco si è levata, definendo la condizione delle carceri come un'emergenza sociale. Credo che vada richiamato anche come il Ministro abbia detto in più occasioni che nelle carceri italiane non è attuata la Costituzione e, in particolare, l'articolo 27. Tutto questo insieme di elementi ci dovrebbe far risolvere la questione con un richiamo, cioè che il Governo faccia seguire agli annunci delle azioni concrete. Il Piano carceri in quest'Aula è stato annunciato decine di volte e si è risolto alla fine semplicemente con una leggina in parte osteggiata da settori della maggioranza stessa.
Credo che l'azione di Pannella meriti una risposta diversa, così come la meritano la condizione dei detenuti nel nostro Paese e il senso di civiltà che il nostro Paese ha sempre espresso. Lo dico soprattutto a chi pretende di fregiarsi del termine «garantista». Credo che questo sia il vero terreno sul quale questo termine viene misurato e, se davvero questo Governo rivendica questo aggettivo, credo che qualche azione dovrebbe seguire, un'azione che fino ad oggi non c'è stata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO RAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, la ringrazio anche per averci dato questa opportunità in attesa che decorrano i 20 minuti di preavviso. Non ripeterò, perché condivido integralmente quello che hanno detto i colleghi Della Vedova e Andrea Orlando prima di me e soprattutto l'appello che abbiamo firmato e sottoscritto sulla base dell'iniziativa dei Radicali, che, ancora una volta, ci sottopongono questo tema grave di cui l'Assemblea si è interessata più volte. Faccio solo due brevi provocazioni: la prima è per quale motivo quest'Aula, il Parlamento e il Governo debbono sempre avere bisogno di Marco Pannella che ricordi i loro obblighi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
La seconda provocazione è di mettere in pratica quello che quest'Aula, vincolando il Governo, ha votato, cioè ben due mozioni sull'attuazione del Piano carceri e sulle carceri. Non vorrei che dopo l'inutilità degli ordini del giorno (denunciata nei giorni scorsi attraverso l'accoglimento di 150 ordini del giorno apertamente e palesemente contrapposti gli uni con gli altri) adesso arrivassimo anche alla conclamazione dell'inutilità delle mozioni di indirizzo al Governo.
Sarebbe un gravissimo vulnus per quest'Aula e questo appello di oggi di Marco Pannella è anche il nostro, è trasversale e perfino il Capo dello Stato ha detto di non dimenticare chi sconta la pena. Queste mozioni, che sono un patrimonio comune di tutte le nostre istituzioni, siano realmente e realisticamente dal Governo e da quest'Aula vincolate e vincolanti per tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Partito Democratico).

DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, questa notte a Brescia, in piazza della Loggia, sono state aggredite due giornaliste: Aurora Lussana, direttrice di Tele Padania e Camilla Vanaria, oltre all'assessore alla sicurezza di un comune bresciano.
Si tratta dell'ennesimo, vergognoso atto di aggressione ai danni di giornalisti che - in questo, come negli altri casi - stavano esercitando il loro legittimo diritto di cronaca e di documentazione. Trovo questo spregevole attacco ad una libertà fondamentale, che noi tutti dovremo tutelare, un preoccupante, ulteriore segnale che qui deve essere stigmatizzato. Siamo tutti adulti e sappiamo di quali elementi disponiamo per poter valutare a pieno la gravità della situazione e le cause che hanno generato e continuano a fomentare questi tipi di aggressione.
Qui oggi, oltre alla solidarietà che mi aspetto venga da tutte le forze politiche, credo che sia d'obbligo un esame di coscienza per capire come prevenire questi tipi di vili aggressioni per fare in modo che sia garantito il diritto legittimo e sacrosanto di esprimere liberamente le proprie opinioni e soprattutto di poterle documentare a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, è del tutto evidente che non abbiamo alcun imbarazzo a dire che quando entra in campo la violenza e quando la violenza è scelta come arma politica, per quanto ci riguarda, non può che esserci una totale presa di distanza e ovviamente l'espressione di solidarietà per chi è stato aggredito, pur ovviamente nella assoluta diversità di opinioni rispetto al collega Caparini e alla linea di Radio Padania, ma questo non è in discussione. È invece in discussione il fatto che ognuno deve avere - ci mancherebbe altro - la possibilità di dire liberamente ciò che pensa e non per questo essere aggredito.

FLAVIA PERINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FLAVIA PERINA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale e a nome del gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo ed esprimo, come donna oltre che come collega giornalista, la mia solidarietà alla collega Lussana, vittima di questa aggressione. Condivido perfettamente che sia necessario fare una riflessione sulle ragioni per le quali la libera espressione di opinioni in campo giornalistico, televisivo e in tanti altri campi oggi in Italia sia oggetto di aggressioni di diverso tipo e di forme di intimidazione che una società libera e democratica non può tollerare.
Il mondo della politica dovrebbe riflettere ogni qual volta ci troviamo di fronte agli ormai purtroppo numerosi episodi che attengono all'intimidazione della libera stampa (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Lega Nord Padania).

CARLO MONAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi rubo un paio di minuti per sottolineare che in concomitanza con il centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, sabato prossimo anche la Repubblica di Slovenia festeggerà un'importante ricorrenza, ossia il suo ventesimo anniversario dell'indipendenza. La Slovenia, sintesi dei flussi latini, slavi e mitteleuropei, come del resto la mia regione del Friuli Venezia Giulia, è un ponte naturale verso l'Europa centro-orientale e adriatico-danubiana. Questo fa sì che diventi un tassello cruciale nella più ampia dimensione comunitaria ed anche un partner particolarmente affiatato nella nostra politica estera. L'attualità di questo momento offre a entrambi i Paesi importanti opportunità per approfondire i rapporti definendo nuovi orizzonti e prospettive di Pag. 5collaborazione basati sul dialogo aperto, sulla condivisione di valori e sulla coincidenza di molti interessi.
La presenza nei territori italiano e sloveno delle rispettive minoranze nazionali costituisce un'opportunità da valorizzare. La minoranza slovena nel Friuli Venezia Giulia e quella italiana in Slovenia sono un fertile stimolo culturale e un incentivo al dinamismo economico, una sorta di valore aggiunto nelle relazioni bilaterali. La Slovenia è il primo Paese dell'area balcanica ad essere entrato membro dell'Unione europea già dal 2004 e sta procedendo insieme all'Italia sulla strada comune che conduce verso nuovi obiettivi di cooperazione economica e culturale. L'Italia ha anche incoraggiato e sostenuto questo cammino internazionale della Slovenia e ciò ha reso l'Italia un partner particolarmente apprezzato della Repubblica slovena. I nostri due Paesi sono animati da identica fiducia nella solidità della costruzione europea e ritengono che la grave crisi economica e finanziaria internazionale vada affrontata con un'integrazione ancora più stretta.
I rapporti fra l'Italia e l'ex Jugoslavia, segnati dalle laceranti e durature vicende post belliche, si sono trasformati per rafforzarsi grazie alla nascita della Repubblica di Slovenia, basti pensare, di recente, al memorabile concerto dell'amicizia del 13 luglio dell'anno scorso a Trieste alla presenza del Capo dello Stato italiano Giorgio Napolitano, di quello sloveno Danilo Turk e di quello croato Ivo Josipovic, alla visita di Stato del Presidente della Slovenia Danilo Turk a Roma tra il 17 e il 19 gennaio scorso e alla partecipazione alla festa per i 150 anni dell'Unità d'Italia lo scorso 2 giugno a Roma, visita che il nostro Presidente Napolitano ricambierà agli amici sloveni il 24 giugno per il ventesimo anniversario dell'indipendenza della Repubblica di Slovenia.
L'Italia è inoltre il secondo partner commerciale della Slovenia e numerose sono le opportunità di accrescere ulteriormente lo spessore dei nostri rapporti anche sotto il profilo degli investimenti in Slovenia e in Italia.
Per il ventesimo anniversario dell'indipendenza della Repubblica di Slovenia desidero porgere a nome dei tanti colleghi che con me hanno costituito l'associazione parlamentare di amicizia Italia-Slovenia - e credo a nome di tutto il Parlamento italiano - i migliori auguri alla Repubblica di Slovenia, alle sue istituzioni e ai suoi cittadini. Viva la Slovenia, amica dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula sulla manifestazione che si sta svolgendo in piazza Montecitorio dove sono raccolte diverse firme di associazioni di disabili insieme ai volontari che si occupano di loro in questo che è l'anno del volontariato.
Vogliamo soltanto che i nostri colleghi scendano ad incontrarli per ricordarsene quando fra pochi giorni sarà presentata una manovra da 40 miliardi. È soltanto un anticipo perché ci tocchi la testa, il cuore e la capacità di trovare soluzioni alternative che non effettuino tagli soprattutto ai danni di queste associazioni, del volontariato e di coloro che si spendono per una sorta di bene comune. Soltanto guardarli oggi, incontrarli, parlare con loro ci aiuterà domani, nel momento in cui dovremo prendere delle decisioni, ad essere molto più prudenti e a non limitarci a considerarli una sorta di postilla in un complesso documento di cui magari alle parole non corrisponde un'immagine plastica, piena di dolore e anche di giustizia da parte di tutta l'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, sono stata fino ad ora ad incontrare le associazioni che sono in piazza, ci sono più di 6 mila persone arrivate questa mattina da tutta Italia, disabili gravi e gravissimi, persone non vedenti, sordi, c'è un po' di tutto. Questo per dire che si sono organizzati con grande fatica perché quando un disabile va a manifestare, lo voglio dire con grande onestà, questo significa che la madre, il padre, i loro familiari quel giorno sono tutti a manifestare e quindi tutti con fatica devono arrivare alla piazza. Non è una manifestazione come quella degli altri e non cercano solidarietà e soltanto parole di sensibilità, cercano riconoscimento di diritti che non devono essere fraintesi con i privilegi, bensì diritti veri, quelli di potersi alzare la mattina dal letto, di poter eliminare le barriere architettoniche, di essere assistiti dignitosamente per come a loro spetta.
Oggi sono tutti lì fuori sotto il sole, sperando che la kermesse di politici che sono scesi a salutarli non rappresenti soltanto un momento, ma che ci sia un impegno vero nell'ambito della manovra di bilancio che verrà predisposta da qui a poco e non si provveda, come è stato fatto in precedenza, cioè non per alcuni a discapito di altri, ma con pari opportunità per tutti - lo ripeto - anche dando ai deboli quello che è dovuto e ai forti meno di quello che è dovuto. Anche nel mondo dell'handicap non siamo tutti uguali. Ci sono persone che meritano di avere più soldi, più denari, più servizi per raggiungere la propria assistenza e ce ne sono altre che lavorando possono farne a meno o meglio possono farne in parte a meno. Dico questo perché è necessario che ancora una volta qualcuno vi dica, con umiltà ma anche con determinazione, che non tutti i disabili sono uguali e che anche tra i disabili ci sono i ricchi e i poveri, e questo fa la differenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Gli altri interventi saranno svolti a fine seduta.

Seguito della discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (Doc. XXIII, n. 7) (ore 12,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Pecorella, Bratti, Volpi, Proietti Cosimi, Grassano e Piffari n. 6-00084 (Vedi l'allegato A - Doc. XXIII, n. 7), sulla quale il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole.
Avverto che tale risoluzione è stata sottoscritta anche dall'onorevole Libè.

(Dichiarazioni di voto - Doc. XXIII, n. 7)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, svolgerò rapidamente alcune considerazioni. Quella presente è una relazione che ha visto la Commissione impegnata a fondo; interveniamo perché vogliamo contribuire affinché l'Aula prenda coscienza dei problemi che vi sono esposti. Noi avvertiamo che c'è un filo rosso che lega le relazioni che la Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha sottoposto all'Aula nell'arco di pochi mesi: dalla Sicilia al Lazio, e oggi in Calabria la gestione commissariale, cui pure si continua ostinatamente a fare ricorso, si rivela sempre di più uno strumento inefficace e inadeguato a risolvere i problemi. È questo uno dei primi elementi che saltano all'occhio leggendo la relazione Pag. 7della Commissione; duecento pagine che tratteggiano, senza infingimenti o giri di parole, una realtà preoccupante e scenari inquietanti. Negligenze, incapacità e malafede hanno prodotto danni seri anche in terra di Calabria. È uno spreco di risorse pubbliche che fa impallidire anche i lettori più disincantati. Noi vogliamo dare atto alla Commissione di aver svolto un lavoro attento e rigoroso e sarebbe importante che il testo di questa relazione, come di quelle che l'hanno preceduta, fosse maggiormente conosciuto, anche fuori da quest'Aula. Credo che l'indignazione e lo sconcerto che noi, che io, come credo molti altri colleghi, abbiamo provato via via nella lettura della relazione sarebbero salutari, dal momento che è nel silenzio e nell'indifferenza generale che incapacità e inerzia della pubblica amministrazione si perpetuano, consentendo alle attività criminali di prosperare. Sembra banale, ma non lo è. Giova ribadire che in Calabria, a tredici anni dall'istituzione dell'ufficio del commissario delegato per l'emergenza rifiuti nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, non è stato realizzato nessuno degli obiettivi previsti dai piani regionali per i rifiuti che sono stati predisposti. La struttura commissariale non solo non è stata una risorsa per la collettività, ma si è rivelata un sistema di potere con tutti gli annessi e connessi. Dal 1997 ad oggi non si è riusciti a realizzare una configurazione di gestione e smaltimento dei rifiuti che fosse minimamente a norma, pur non trattandosi certo di un'impresa impossibile.
Se infatti è vero che la configurazione orografica della Calabria rende complesso il compito di smaltire i rifiuti (troppe distanze, strade inaccessibili e un territorio difficile), è ancor più vero che una popolazione di circa due milioni di persone non produce una quantità di rifiuti urbani tale da impedire una rapida ed efficace azione di un commissariato, dotato di ampi poteri e notevoli risorse economiche, gestite in completa autonomia. Invece, nulla è stato fatto.
Per non parlare della vicenda delle quattordici società miste pubblico-private, costituite dal commissariato per l'emergenza rifiuti, delegate ad effettuare la raccolta differenziata, fatta di gare svolte a metà e di assenza di risultati.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mosella.

DONATO RENATO MOSELLA. Il dibattito, che si è svolto in quest'Aula ieri sera, ha messo in evidenza con chiarezza la necessità che i molti nodi problematici, che la relazione individua, siano oggetto di riflessione e di analisi e producano interventi concreti. Non sarebbe accettabile, come ha rilevato il presidente della Commissione, l'onorevole Pecorella, che il Parlamento restasse indifferente ai dati forniti dalla Commissione, trascurando colpevolmente i problemi che essi mettono in luce.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Mosella.

DONATO RENATO MOSELLA. Noi annunciamo il nostro voto favorevole alla risoluzione e auspichiamo che il Governo agisca con sollecitudine (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, credo che, oltre a prendere atto della relazione, dobbiamo preoccuparci - anzi si deve preoccupare il Parlamento, ma si deve anche preoccupare il Governo - di trovare dei correttivi e capire in profondità cosa è effettivamente successo.
Questa relazione fotografa una situazione drammatica sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista di una legalità ridotta ai minimi termini. È un fallimento totale che coinvolge tutti i soggetti interessati alla gestione regionale dei rifiuti: il completo fallimento della gestione commissariale, che dopo quattordici anni non ha praticamente risolto nulla; gli Pag. 8elevatissimi costi della struttura commissariale, con una parte eccessiva delle spese riconducibili ai compensi del personale amministrativo e ai compensi per le collaborazioni; la presenza di interessi politico-malavitosi e la responsabilità di pubblici funzionari compiacenti ad imprese private, con l'uso e nella gestione regionale dei rifiuti; il fallimento delle quattordici società miste pubblico-private incaricate di gestire il servizio relativo alla raccolta differenziata, società non competitive e inefficienti con violazioni della norma in materia di affidamento di appalti; problemi di infiltrazioni malavitose e mafiose (peraltro, tutte le società miste sono state dichiarate fallite e comunque versano in stato di insolvenza); finanziamenti europei che stanno per essere ritirati da parte della Commissione europea perché mai utilizzati; un livello pressoché inesistente di raccolta differenziata, che ha contribuito al fallimento dell'intero sistema di raccolta di rifiuti solidi urbani.
Né il commissario delegato né la regione hanno mai realizzato alcuna attività di bonifica, neanche nei 33 siti e discariche definiti ad alto rischio. Vorrei così cercare di capire dove stanno le vere responsabilità. Quattro presidenti delle regioni (e non ultimo - perché anche chi arriva alla fine vuole la sua medaglia - il presidente Scopelliti) diventano commissari straordinari, non sanno assumersi il proprio ruolo di presidente della regione e mollano. Si prendono allora cinque prefetti e si prende un funzionario dello Stato: anche loro mollano, falliscono. Non ultimo, adesso, ci dobbiamo prendere un generale della guardia di finanza e pensiamo che attraverso le responsabilità di altri si risolva il problema.
In realtà il problema sta in questa smania di sfruttare la furbizia - ormai così la possiamo chiamare - dei commissari straordinari. Non vorrei dirlo, ma il Governo ci ha abituato a ciò e, a partire da Bertolaso, ci ha dato tanti esempi in materia. Dovremmo renderci conto che non è questo lo strumento. Lo strumento è la normalità, la fiducia nelle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Ci sono i comuni, le province e la regione, che devono fare la loro parte e devono avere al fianco lo Stato, ma non lo Stato che dice: lasciamo perdere i fondi europei 2000-2006 e 2007-2013, e continuiamo a fare il business con le discariche abusive, perché sono gli unici a guadagnarci. Dimentichiamoci il fatto che i presidenti della regione si preoccupano di usare i benefici anche solo in termini di voto anziché pensare all'ordinaria amministrazione. È ordinaria la raccolta dei rifiuti, non è qualcosa di straordinario. I rifiuti si producono tutti giorni come tutti i giorni dovremmo avere il lavoro.
Non sono questioni straordinarie, e magari pensiamo di risolverla con dei funzionari compiacenti che quindi seguono il business di alcuni criminali e di alcuni che lo sono un po' meno, ma sono sempre illegali e illegittimi. Allora se vogliamo tornare alla normalità diamo fiducia alla gente della Calabria, stiamogli al fianco, completiamo gli organici delle forze dell'ordine, completiamo gli organici in procura, e non vediamo il loro lavoro come se fosse un lavoro di interdizione, di blocco, di burocrazia.
È attraverso la trasparenza che otteniamo buoni risultati; ebbene le gare sempre con la forma privata, coperta quasi da segreto istruttorio, alla fine, l'ho detto in sede di discussione sulle linee generali, portano a quello che è stato il disegno più grande del Sistri, cioè controllare il traffico dei rifiuti pericolosi. In realtà è un totale fallimento da parte del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che da tre anni continua a forzare sulle imprese, ad avversare le imprese italiane, ma nello stesso tempo a smantellare quel poco di buono che si è fatto, e metter tutti in condizione di illegalità.
Non può essere questo il metodo per procedere. Oggi dai giornali leggiamo che purtroppo anche in queste gare coperte da segreto militare in realtà si è fatto dell'affare, si è fatto un business, sulla testa dei Pag. 9cittadini che lavorano. Che dire delle questioni messe in campo in termini anche progettuali? Mi riferisco a 700 depuratori, uno ogni tremila abitanti. Ma dove sta in Europa un modello simile? Cominciamo con delle buone pratiche, applichiamole, non pensiamo solo all'investimento, all'appalto, e a creare uno scatolone, una macchina che poi non sapremo come amministrare e gestire. È inutile, perché non è negli ultimi anni che abbiamo scoperto che un piccolo depuratore non può funzionare.
Eppure in Calabria ci sono 700 depuratori. Non ci sono in tutta la Lombardia e il Piemonte messi assieme. Chi ha fatto tutte queste opere? Chi ha seguito questo? Gli enti locali non hanno avuto la possibilità di assumersi le proprie responsabilità. Essi sbagliano? Commissariate, commissariate le regioni, rimandiamole al voto, ma tuteliamo la popolazione, non lasciamola a sé. Come politica dobbiamo assumerci questa responsabilità, tutti insieme, anche la Commissione che ha di fatto svolto questo lavoro egregio, ma che dovrà continuare a «punzecchiare» le istituzioni, perché non è sufficiente relazionare al Parlamento, e fare il Ponzio Pilato della situazione.
Italia dei valori vota a favore di questa relazione, ma - ripeto - sarà garanzia per quelle cittadinanze che sono messe alla berlina dei peggiori criminali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, Futuro e Libertà esprimerà convintamente il voto favorevole alla risoluzione Pecorella ed altri, giacché la stessa scaturisce dalla sconvolgente relazione della Commissione di inchiesta che fotografa la reale situazione dell'emergenza rifiuti in Calabria: un miliardo di euro è il caro prezzo certificato per difetto dalla relazione di un fallimento che si protrae da quasi 14 anni; 14 anni di commissariamento, dal decreto del 12 settembre 1997, quando la Presidenza del Consiglio dei ministri dichiarò lo stato di emergenza per la gestione dei rifiuti solidi urbani in Calabria.
E di proroga in proroga, di commissario in commissario, alternato tra governatori e prefetti, si è andati avanti fino ad oggi senza restringere, anzi ampliando, la competenza di un ufficio al quale, col tempo, è stato affidato il potere di bonifica dei suoli, delle falde acquifere, fino ai cicli di depurazione. Il fiume di denaro e di vari decreti di proroga commissariale per la Calabria hanno finito col foraggiare affari e potere del mondo politico e di quello della 'ndrangheta, senza realizzare nessuno degli obiettivi necessari ad uscire dallo stato emergenziale.
Come emerge dall'esaustiva ed impietosa relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, accanto alle note infiltrazioni della 'ndrangheta, sono emerse superficialità gestionali e spreco di risorse pubbliche. I risultati? Cattiva gestione degli impianti, grave ritardo nella raccolta differenziata, sperperi inutili, presunti gravi illeciti nella gestione dei finanziamenti, mancata costruzione di un secondo termovalorizzatore a servizio dell'area nord della regione, mancata spesa di gran parte dei fondi comunitari destinati agli impianti, continuo rimpallo di responsabilità tra tutti i soggetti coinvolti per la bonifica dell'ex Pertusola sud di Crotone, penetrazione degli interessi della 'ndrangheta nel settore, mancato controllo degli organi deputati.
A tutto ciò va aggiunta la creazione di una inutile moltitudine di comitati tecnico-scientifici di vario tipo, progettazioni elefantiache di impianti rimasti sulla carta, nascita di 11 società miste pubblico-privato che hanno affiancato le 3 esistenti, 14 presidenti di consigli di amministrazione, 14 amministratori delegati, 14 direttori generali, 52 direttori di sezione, 98 impiegati vari, 2800 operatori ecologici. Addirittura, nel 2007, il commissario delegato del tempo, prefetto Antonio Ruggiero, aveva denunziato una pesante situazione Pag. 10debitoria, la mancanza di un reale bilancio, l'erogazione di centinaia di migliaia di euro ad avvocati amici, la presenza, alle dipendenze dell'ufficio del commissario, di 64 dipendenti più 41 persone fantasma assunte con contratti stipulati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Non ci sono discariche appropriate alla necessità calabrese. Risulta pressoché inesistente, come ho già detto, la raccolta differenziata. Appare poco credibile il Piano regionale dei rifiuti e manca un adeguato piano operativo. Gli impianti di trattamento in Calabria fanno capo, per la gran parte, alla società Tec-Veolia che è anche gestore ed aggiudicataria per il raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro ed è subentrata, nel 2000, in circostanze mai chiarite, ad un raggruppamento temporaneo di imprese, e, nel 2003, grazie ad un atto di sottomissione e ad una perizia di variante, venne ridefinita, con finanziamenti pubblici, per far fronte ad una riduzione di tariffa che era richiesta come compensazione ambientale per la popolazione della piana di Gioia Tauro.
La relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria mette in evidenza le varie zone d'ombra che hanno caratterizzato la gestione commissariale nei quasi 14 anni, dal 1997 ad oggi, e ne valuta i risultati del tutto negativi. Futuro e Libertà per il Terzo Polo la condivide totalmente, così come condivide l'appello che, attraverso la risoluzione firmata dal presidente Pecorella e dagli altri colleghi della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, rivolge al Governo al fine di intraprendere le iniziative necessarie a risolvere la situazione emergenziale nel settore della regione Calabria. Inoltre, mi permetto di aggiungere anche una richiesta di valutazione sulla possibile revoca della stessa gestione commissariale decisamente inutile da ben 14 anni (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, oggi siamo qui a valutare e votare una relazione che ha trovato il sostegno di tutte le forze politiche e che costituisce il completamento di un lavoro fatto in Commissione grazie alla spinta del presidente Pecorella. È una relazione importante, che serve a mettere punti fermi, serve a fotografare una realtà che per molti versi, non così dettagliatamente, molti di noi in quest'aula conoscevano.
È una relazione che, come è apparso dal dibattito e non per scarsa volontà della Commissione, non è nemmeno esaustiva perché le questioni sono ancora tante e tante di più. Giustamente non si potevano inserire tutte in un documento perché sarebbe diventato il libro dei sogni. Però è un quadro che ci dimostra una realtà ancora più preoccupante di quello che appare.
Gli interessi trasversali in questo settore non sono soltanto interessi trasversali in Calabria. Interessano la malavita che, come vedete tutti, si sta esportando in tutto il Paese. Interessano molte imprese che nella zona grigia di affari di questo sistema a loro volta si esportano però, partendo dal nord verso il sud, per fare affari più interessanti. Interessa - qui è la parte più rilevante - la politica, sia la politica che molte volte è collusa sia la politica incapace o che non se ne interessa perché permette che si allarghino queste situazioni, dicendo con chiarezza che non bisogna mai generalizzare.
Bisogna per questo fare molto, molto lavoro per chiarire come stanno le situazioni: infatti, essendo un po' chirurgici nel definire le responsabilità, si può riuscire a ridare quella fiducia che manca proprio nei cittadini di quelle zone. Noi dobbiamo risolvere un problema che non è solo della Calabria. Purtroppo, ahimè, vediamo cosa sta succedendo e come si paga la demagogia in Campania: leggete i giornali di ieri sul Lazio e su molte altre realtà che non cito per decenza. Lo Stato dopo questa Pag. 11relazione deve intervenire. Non pensiamo che domani, dopo che tutti oggi voteremo all'unanimità, ci ritroveremo a procedere come prima.
Bisogna dare soluzioni, bisogna far capire e vi dico sono convinto, li ho frequentati e frequento molte zone del sud che hanno questi problemi, che i cittadini sono più disponibili di quanto lo è la politica ed, essendo più disponibili, molte volte vengono loro molti sospetti.
Cittadini onesti che si trovano a dover vivere o a dover scoprire con anni di ritardo che i loro figli hanno studiato, sono andati a scuola, sono andati a messa in luoghi che erano contaminati. Non possiamo permetterci di continuare a parlare di futuro in quest'aula e a non intervenire duramente su queste situazioni. È un appello come ne abbiamo fatti tanti in quest'aula, è un appello affinché un lavoro serio, puntuale, possa diventare un punto di partenza importante.
Bisogna intervenire immediatamente, signori del Governo, se foste un po' più interessati a questo e non solo a farsi attribuire la distribuzione delle risorse del FAS, caro sottosegretario all'ambiente, potremmo fare qualcosa di più importante. Noi nelle sue zone dobbiamo lavorare di più. La politica deve essere diversa. Oggi anche con questo disinteresse stiamo dando un segnale diverso.
Noi voteremo a favore, a favore di questo lavoro. La ringrazio, presidente Pecorella, però da oggi inizia il vero lavoro che è quello del fare e non solo del parlare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, per agevolare i lavori della mattinata farò un intervento brevissimo. Sono peraltro incentivato anch'io a sottolineare - mi dispiace dirlo - che ho visto un particolare disinteresse del sottosegretario rispetto a quanto stavano dicendo i colleghi deputati.
Sottosegretario, questo è il lavoro di una Commissione bicamerale d'inchiesta fatto con attenzione, con la collaborazione di magistrati e con la partecipazione di magistrati sul territorio e nelle strutture degli uffici. Le posso dire questo: alla Lega Nord, oltre a quello che è stato detto dai colleghi, interessano anche i 249 milioni buttati via in Calabria e i 13 milioni di costo per una struttura commissariale. Ci interesserebbe anche - lo faccio quasi in surroga ad un atto di sindacato ispettivo - sapere se il Governo interverrà, dopo che si sono buttati via tempo e soldi, sul sito di Crotone. Con questo, invito tutta l'Aula a votare la relazione che abbiamo presentato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, siamo alla terza relazione in discussione prodotta dalla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Purtroppo anche il 2010 è un anno record per le inchieste sull'unico delitto ambientale descritto nell'articolo 260 del codice dell'ambiente e che riguarda appunto il traffico illecito dei rifiuti. Oltre che nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa, cresce il numero dei reati accertati nel Lazio e soprattutto in Lombardia, collegati in questo caso al grande business delle bonifiche. Cresce anche in maniera inquietante il traffico di rifiuti verso l'estero, dati che mostrano un Paese sempre più in balia di una forte contraddizione: da un lato un'industria del riciclo che cresce, crea occupazione e produce innovazione da amministrazioni pubbliche che arrivano nei propri territori a riciclare oltre il 70 per cento dei rifiuti solidi urbani, dall'altro un'industria del malaffare che si espande e amministrazioni che non arrivano a raccogliere il 5 per cento dei rifiuti in maniera differenziata, con situazioni di emergenza che continuano a manifestarsi in tutta la loro gravità. Pag. 12
La relazione sulla Calabria, oggetto della risoluzione che voteremo, mette soprattutto in evidenza che le procedure speciali, lo stato di emergenza, il commissariamento non risolvono i problemi legati al ciclo dei rifiuti, ma li hanno - come in questo caso e non solo - aggravati, tra l'altro con uno sperpero di denaro pubblico insostenibile. Tutti gli interventi di ieri hanno dato un contributo importante alla discussione sulla relazione. Dispiace che pochi, anzi nessuno della maggioranza, a parte il presidente, sia ieri intervenuto.
È una ragione, la Calabria, in estrema difficoltà, alla quale non sono bastati 13 anni di commissariamento per risolvere questo problema, un fallimento al quale non poco ha contribuito il totale fallimento della raccolta differenziata. È una regione in cui la criminalità organizzata è presente in maniera capillare, dal trasporto allo smaltimento dei rifiuti, una malavita che trova nella mancanza di assunzione di responsabilità delle istituzioni preposte un brodo di coltura eccezionale. Uno dei principali motivi di fallimento nel definire un piano di gestione dei rifiuti deve essere individuato nelle numerose interferenze, spesso sfociate in veri e propri conflitti, tra i compiti attribuiti al commissario e quelli demandati agli enti locali, che hanno paralizzato tutte le iniziative dei vari commissari, oltre che nella non idoneità di scelte operative di questi ultimi, che però non hanno impedito ad alcuni privati di realizzare le loro discariche, come è stato ricordato dai vari colleghi che mi hanno preceduto, e di trarne lauti profitti.
Tra le principali responsabilità dei commissari voglio ricordare la suddivisione del territorio, avvenuta in modo assolutamente non corrispondente al dato reale e che sembra obbedire alle specifiche esigenze del gestore piuttosto che ad una politica di pianificazione razionale. Nella relazione è approfondita tutta la vicenda relativa alle bonifiche dell'area crotonese, del sito ex Pertusola sud e Montedison: tante omissioni e tanti studi per bonificare, tante persone purtroppo che hanno visto mettere a rischio la propria salute, pochissime azioni concrete, società importanti come Sindyal, responsabili della bonifica di alcuni di quei siti, che spesso non hanno ottemperato alle disposizioni della conferenza dei servizi, rimpalli di responsabilità fra aziende e Ministero. Insomma, una situazione di stallo, tutto a scapito dei cittadini crotonesi e di una città che rischia di essere per sempre compromessa nel suo sviluppo e nella sua vivibilità.
Vi sono oltre 600 vere e proprie discariche abusive, da non confondere con quelle ufficiali, ma in condizioni ambientali di illegalità, che sono parte integrante del sistema attuale di smaltimento dei rifiuti.
Signor Presidente, nella relazione non abbiamo trattato volutamente il tema delle navi dei veleni. Anche se molti degli eventuali affondamenti di queste navi si sarebbero verificati in Calabria con un coinvolgimento della malavita organizzata calabrese, abbiamo ritenuto, per le implicazioni più generali che ha questa vicenda, di svolgere un approfondimento e una trattazione a parte.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Bratti.

ALESSANDRO BRATTI. Ruolo dei servizi segreti, traffici di armi, morti misteriose come quella del capitano De Grazia, coinvolgimento di centri di ricerca importanti, traffici di rifiuti radioattivi: sono tutte questioni che siamo affrontando.
Concludo, signor Presidente - mi dia ancora un minuto -, preannunciando il voto favorevole, ovviamente, sulla risoluzione in oggetto. Penso che il Governo, per quel che riguarda le sue competenze, debba esprimere un maggiore impegno nella lotta alle ecomafie, svolgendo quel ruolo di coordinamento delle regioni che fino ad ora non ha fatto. Un'emergenza non può durare 14 anni. Non aiutano pasticci come, ad esempio, l'applicazione del sistema Sistri - nato come strumento utile per le imprese oneste e di contrasto per quelle malavitose -, che è stato trasformato dall'operato del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, probabilmente, in un illecito. Non Pag. 13ci meraviglia, tra l'altro, a questo proposito, l'indagine giudiziaria in corso riguardo all'affidamento del sistema informatico alla Selex, che vede coinvolto un importante dirigente del Ministero. A più riprese, attraverso interrogazioni e ordini del giorno, avevamo chiesto di far luce su questa intricata vicenda, rimanendo inascoltati.
Allo stesso modo, dopo tante promesse - e ho concluso - formulate dal Ministero della giustizia e da quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, attendevamo una proposta attraverso lo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva 2008/99/CE che rinforzasse la lotta alla criminalità ambientale. È vero che con l'introduzione della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche si fa un passo avanti, ma si lasciano immutati i tempi di prescrizione dei crimini ambientali, le esenzioni di tipo contravvenzionale, l'impossibilità di usare le rogatorie internazionali e gli strumenti legislativi tipici per contrastare la criminalità organizzata, tradendo di fatto, come dichiara il procuratore Grasso, lo spirito della direttiva stessa.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Bratti.

ALESSANDRO BRATTI. Molto, tantissimo c'è ancora da fare: noi speriamo, con questo contributo, di aver fornito informazioni importanti al Parlamento per poter legiferare, e al Governo perché agisca in maniera efficace e meno inconcludente di quanto ha fatto fino ad oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere il voto favorevole sulla risoluzione a nome del Popolo della Libertà. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. XXIII, n. 7)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pecorella, Bratti, Volpi, Proietti Cosimi, Grassano, Piffari e Libè, n. 6-00084, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Nola... onorevole Fiano... onorevole Bianconi... onorevole Urso... onorevole Villecco Calipari... onorevole Tempestini... onorevole Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
468).

Prendo atto che i deputati Mecacci, Realacci e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione delle mozioni Meta ed altri n. 1-00642, Pili ed altri n. 1-00639, Mereu ed altri n. 1-00657 e Palomba ed altri n. 1-00658 concernenti iniziative per garantire la continuità territoriale marittima con la Sardegna e sulle procedure di privatizzazione della società Tirrenia (ore 12,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Meta ed altri n. 1-00642, Pili ed altri n. 1-00639 (Nuova formulazione), Mereu Pag. 14ed altri n. 1-00657 e Palomba ed altri n. 1-00658, concernenti iniziative per garantire la continuità territoriale marittima con la Sardegna e sulle procedure di privatizzazione della società Tirrenia (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di mercoledì 22 giugno 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che in data odierna la mozione Pili ed altri n. 1-00639 (Nuova formulazione), è stata sottoscritta anche dagli onorevoli Di Vizia e Desiderati.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in ordine alla mozione Meta ed altri n. 1-00642, vorrei chiedere al primo firmatario, onorevole Meta, di spostare l'ultimo capoverso del dispositivo nella parte motiva della mozione. Se così riformulata, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Meta?

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, rispetto alla proposta del Governo, formalmente non ho alcuna riserva. Tuttavia, leggendo anche i giornali di questa mattina riferiti al lavoro che ci lasciamo alle spalle, sul decreto sviluppo, sugli atti conseguenti e sugli altri ordini del giorno...

PRESIDENTE. Onorevole Meta, può intervenire dopo per dichiarazione di voto, altrimenti andiamo avanti con i pareri sulle altre mozioni.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, vorrei sottolineare un punto: il Governo esprime pareri in quest'Aula, salvo, dopo dodici ore, comunicare - attraverso le agenzie - quello che poi votiamo qui. Noi possiamo anche spostare nella premessa l'ultimo capoverso del dispositivo: si tratta dell'istituzione dell'Authority sui trasporti, che è cosa di cui vi è grande bisogno in questo Paese. Lo possiamo spostare se il Governo mantiene gli impegni - c'è un disegno di legge - a discutere nelle sedi competenti di questa misura e non rinviare più. Naturalmente, con questa avvertenza, sono favorevole alla riformulazione proposta.

PRESIDENTE. Sta bene. Prego, signor sottosegretario, può esprimere i pareri sulle successive mozioni.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulle mozioni Pili ed altri n. 1-00639 (Nuova formulazione), Mereu ed altri n. 1-00657 e Palomba ed altri n. 1-00658.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi rifaccio alla mozione, molto articolata, firmata da tutti i parlamentari componenti il gruppo dell'Italia dei Valori, nonché alle dichiarazioni che ho reso ieri sera, in Aula, in sede di discussione sulle linee generali.
Apprezzo che il Governo abbia espresso parere favorevole. L'Italia dei Valori, ovviamente, voterà a favore della propria mozione, ma anche a favore delle altre mozioni, che sono tutte convergenti su un unico obiettivo: consentire ai sardi, ma non solo a loro, anche agli emigrati che ritornano in Sardegna e a tutti coloro che vi si recano per qualunque ragione (d'impresa, Pag. 15turismo o altro), di pagare la stessa tariffa che si pagherebbe per la locomozione nel territorio della penisola.
Il concetto di continuità territoriale è proprio questo: se per spostarsi da Roma a Milano si spende, su gomma o su treno, «x» euro, non si capisce perché chi deve andare in Sardegna o si deve spostare dalla Sardegna, soltanto perché c'è il mare, debba spendere «x» euro moltiplicato per quattro. Dal momento che l'Italia è una e indivisibile, e il territorio è fatto come è fatto (e non lo abbiamo fatto noi italiani, ma ce lo troviamo), a noi italiani, a noi Governo e a noi istituzioni spetta il compito di consentire che la locomozione, il diritto di spostarsi su tutto il territorio nazionale avvenga a parità di costi, sia per spostarsi all'interno della penisola, sia per spostarsi verso l'isola, la quale, come noto, è tale perché è separata dal mare.
Noi confidiamo che il Governo, in questo processo di privatizzazione, sappia andare oltre una ipotesi monopolistica di quattro compagnie che prima erano in concorrenza tra di loro e che invece adesso si sono unite allo scopo di concorrere, tra l'altro lucrando un vantaggio rilevante di 200 euro rispetto agli aiuti di Stato, e ci auguriamo che il Governo intervenga affinché la mancanza di concorrenza non sia a discapito di una tariffa sociale che è esattamente quella che corrisponde ai costi di locomozione in tutto il territorio nazionale. Credo che questo sia un dovere di solidarietà che risponde all'articolo 5, all'articolo 3 e all'articolo 16 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toto. Ne ha facoltà.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, volevo tornare sul fatto che questa problematica è stata affrontata dalla Commissione competente già nel mese di novembre 2008 attraverso un testo approvato dalla Commissione che prevedeva, senza dubbio, di valutare tutte le opportunità affinché il servizio di privatizzazione della Tirrenia fosse effettuato senza andare a discapito di quelli che erano i servizi offerti ai cittadini e nell'ambito comunque di un mercato concorrenziale che avrebbe portato certamente ad avere maggiori servizi offerti nell'ambito anche della continuità territoriale. Quest'atto, addirittura del novembre 2008, poi è stato ripreso successivamente attraverso il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge n. 125 del 5 agosto 2010, nel quale, sempre fermo restando il servizio di continuità territoriale, si è immaginata la procedura di privatizzazione.
I giornali degli ultimi due giorni hanno verificato come la procedura di privatizzazione sia in uno stato di crisi di passaggio, di criticità, e quindi, in tal senso, le mozioni che sono state presentate sono senza dubbio di notevole interesse e devono avere riguardo a quelli che sono i servizi offerti ai cittadini nell'ambito di un collegamento con una realtà insulare fondamentale sia per il turismo che per quanto riguarda la continuità territoriale. Tutto ciò anche nell'ambito di un procedimento, quale quello delle privatizzazioni, che certamente è volto ad una maggiore concorrenza sul mercato per una migliore offerta del servizio in corso. Per questi motivi dichiaro il parere favorevole del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, nel riconfermare quanto abbiamo già dichiarato durante la discussione sulle linee generali, ovviamente siamo soddisfatti che il Governo prenda in seria considerazione la nostra proposta. Credo che dietro la volontà di fare, occorra invece concretizzare, perché siamo fortemente in ritardo: non è possibile che un'isola come la Sardegna risenta negativamente della propria insularità. È quindi un dovere della comunità nazionale, prima ancora che della comunità sarda. Auguriamo e auspichiamo Pag. 16pertanto che dietro questa volontà ci sia effettivamente un atto concreto che ponga fine a una situazione veramente insostenibile (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Desiderati. Ne ha facoltà.

MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, sarò anch'io molto breve. Tirrenia purtroppo è l'esempio di una delle tante aziende italiane che sono state gestite molto male. Tirrenia è l'azienda che è diventata famosa per aver ordinato quattro traghetti superveloci e non averli mai messi in esercizio, dopo aver scoperto che consumavano troppo. Un'azienda che è servita, nei decenni, a fare da ammortizzatore sociale, ad assumere dipendenti in numero eccessivo rispetto alle effettive necessità dell'azienda.
Oggi ci troviamo, come spesso è accaduto in passato, di fronte all'aspetto più deteriore della crisi di queste aziende ex pubbliche. Alla fine, il conto lo pagheranno gli italiani perché insieme alla riduzione delle tratte di Tirrenia operate da e per la Sardegna, si è contemporaneamente verificato l'aumento delle tariffe delle aziende private. Ci sono rincari sui biglietti fino al 120 per cento, il che autorizza a pensare che si sia creato un oligopolio, un cartello. Ora, potremmo correre il rischio di pensare che il problema di Tirrenia sia soltanto un problema della Sardegna, ma non lo è. Molti sono gli italiani che si recano in Sardegna per lavoro, per turismo, la Sardegna è un'isola di pesca, di agricoltura, ci sono grandi aziende.
Ebbene, abbiamo il dovere, caro Governo, sottosegretario Giachino, di garantire la continuità territoriale, che costa 72 milioni di euro l'anno agli italiani. Dobbiamo garantire, quindi, il regime della continuità e dovremmo garantire anche la tariffa unica, non solo per i residenti, ma per tutti quanti, per fare in modo che si apra un mercato veramente competitivo.
Dopodiché, sottosegretario - concludo - faccio un appello a lei e soprattutto al Ministro Matteoli: dove non c'è il mercato, cerchiamo di crearlo; dove il mercato c'è, non blocchiamolo. Abbiamo l'esempio di Malpensa e di Singapore Airlines. Aspettiamo - lo chiediamo da mesi ormai - che il Ministro Matteoli dia la possibilità di operare nuovi voli su Malpensa, ma questo non avviene, non sappiamo perché, forse per un malinteso senso corporativo rispetto ad una azienda ex pubblica.
Il Ministro Matteoli si impegni su questi fattori che sono strategici per la nostra nazione e quindi, se c'è, batta un colpo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, su questa vicenda dei collegamenti per la Sardegna la discussione in aula oggettivamente rischia di essere tardiva. Voglio sottolineare con soddisfazione una convergenza unanime del Parlamento rispetto a quella che è una vera e propria emergenza. Oggi approveremo mozioni che hanno un dispositivo analogo e anche premesse abbastanza convergenti.
Ora, però, il quadro che abbiamo di fronte impegna il Governo ad intervenire immediatamente perché, lo ripeto, questa discussione rischia di essere tardiva. I buoi dalla stalla sono già scappati, perché abbiamo di fronte un aumento delle tariffe generalizzato da parte degli operatori, una vicenda che riguarda la gestione commissariale di Tirrenia che conosciamo e quell'iniziativa molto generosa della regione Sardegna che, attraverso la sua società regionale, ha messo in campo faticosamente un'azione nel tentativo di calmierare le tariffe.
Oggi si legge sui giornali da parte della cordata che vuole rilevare Tirrenia: «fermate la flotta sarda o affondiamo la Tirrenia». Siamo di fronte ad un ricatto e credo che il Governo debba intervenire come sta facendo l'Antitrust, perché nelle settimane scorse vi è stato uno strano combinato disposto: aumento delle tariffe Pag. 17da parte di quegli operatori che si sono organizzati in cordata per rilevare la Tirrenia.
A questo punto, credo che i danni sull'economia sarda e sui cittadini sardi siano già stati fatti. Dopo la vicenda dell'agro-pastorale, dopo la vicenda degli insediamenti industriali in crisi (non solo il Sulcis) c'è questo colpo mortale al turismo che è parte fondamentale dell'economia sarda e vediamo che il Governo sta lì passivamente ad assistere.
Riteniamo, invece, che in questa fase vadano convocati quei tavoli per impedire che si mettano in campo dei ricatti. Cioè: l'unica offerta di acquisizione di Tirrenia non può avvenire sotto ricatto da parte dei componenti di quella cordata, perché riteniamo che già rilevare Tirrenia - che non è proprio fatta di tutti ferri vecchi, ma ha un capitale sociale ed anche mezzi e strutture - attraverso la modica cifra di 360 milioni di euro sia poca cosa, se consideriamo che gli acquirenti beneficeranno per otto anni di un contributo annuo di 72 milioni.
Ci troviamo di fronte ad un'offerta di questo tipo: paghi uno e prendi due. Il Governo da questo punto di vista deve intervenire per sottrarre la Sardegna a questi ricatti e per impedire un isolamento devastante. Deve farlo, facendo applicare la legge. Diciamo che Tirrenia deve svolgere nei prossimi mesi una funzione calmieratrice e deve tornare a fare quello che ha fatto negli anni scorsi: definire le tariffe alle quali i privati si accodano e non viceversa.
Quest'anno, invece, abbiamo avuto una sorta di cartello segreto da parte delle altre compagnie che hanno determinato le tariffe e la compagnia pubblica si è adeguata. Questa è l'assurdità e questo è anche il modo di fare le liberalizzazioni nel nostro Paese.
Ci troviamo di fronte ad un processo di liberalizzazione che ci consegnerà non più trasparenza e più concorrenza, ma una sorta di nuovo monopolio. Pertanto, vi sfidiamo e vi diciamo che, per quanto concerne la Sardegna, da subito il Governo deve muoversi verso l'Europa per concordare le misure strutturali da mettere in campo, anche con riferimento alla definizione di una legge sulla continuità marittima che può essere mutuata anche da quella positiva legge sul trasporto aereo. Lo dovete fare andando in Europa a concordare tali questioni per risolvere definitivamente questa vicenda.
Noi, come Partito democratico, annunciamo che nelle prossime settimane depositeremo una proposta di legge per la continuità territoriale marittima e sfidiamo il Governo su queste questioni a dire ciò che pensa. Ora abbiamo di fronte il mese di luglio e il mese di agosto, che sono i mesi di piena per quanto concerne la stagione sarda. Il Governo deve fare la propria parte e non trincerarsi rispetto ad interpretazioni della norma che sono davvero interpretazioni alla Ponzio Pilato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, sarò rapidissimo però mi pare assolutamente necessario sottolineare come queste mozioni non rappresentano una questione sarda ma, come molti colleghi hanno sottolineato, una questione nazionale. Si tratta sostanzialmente del riconoscimento di un diritto costituzionale sacrosanto, cioè quello alla mobilità all'interno del nostro Paese e che deve vedere tutte le regioni trattate a pari condizioni rispetto ad un dettato costituzionale che riconosce un diritto alla mobilità interno al nostro Paese e a livello comunitario.
La continuità territoriale - lo hanno richiamato i colleghi che mi hanno preceduto - è un diritto che è sancito sia per quanto riguarda il costo, che deve essere unitario e riconosciuto rispetto al chilometro ferroviario, ma soprattutto, cosa molto più importante e su cui credo vi sia la più importante convergenza oggi del Parlamento italiano e della nostra Camera, rispetto al concetto che va abolita la differenziazione tra residenti e non residenti. Pag. 18Non è possibile che nel 2011 ci sia ancora verso la Sardegna una differenziazione tra residenti e non residenti. Credo che questo costituisca un diritto sacrosanto della Sardegna e dell'intero Paese che deve essere assolutamente riconosciuto.
Ma vi è un altro passaggio - e mi rivolgo al rappresentante del Governo - per quanto riguarda la Tirrenia. È giusto che il pubblico non si occupi più della gestione, ma il compito del Governo e dello Stato è quello di governare, di regolare e di controllare il servizio pubblico della continuità territoriale. Vi è in ballo un contratto di vendita della Tirrenia che ha con sé 72 milioni di euro all'anno per otto anni; significa che quelle risorse finanziarie dello Stato sono finalizzate al compimento di quel diritto costituzionale della continuità territoriale. Ed è questo il passaggio cardine - mi rivolgo ancora al Governo - da fare prima della vendita di Tirrenia ai privati, ossia deve essere puntualmente codificata la tipologia delle navi, le tratte, le frequenze, ma soprattutto, cosa più importante, deve essere codificato il costo delle tariffe perché, altrimenti, verrebbe meno quel principio dello Stato regolatore, dello Stato che tutela un diritto costituzionale.
Solo così, onorevole Presidente, si può attuare quel diritto costituzionale che mette la Sardegna alla pari delle altre regioni italiane e consente a questo Paese di realizzare davvero quella coesione nazionale che oggi è in discussione per l'atteggiamento dei privati, da una parte, e della Tirrenia, dall'altra. Con questa mozione vogliamo portare a compimento quel diritto costituzionale che oggi ci è negato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, ove venisse approvata la mozione Meta ed altri n. 1-00642, nel testo riformulato, il primo capoverso del dispositivo assorbirebbe il terzo capoverso del dispositivo della mozione Pili ed altri n. 1-00639 (Nuova formulazione).
Il terzo capoverso del dispositivo assorbirebbe il settimo capoverso del dispositivo della mozione Palomba ed altri n. 1-00658.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei un solo chiarimento. Qualora fosse approvata la mozione Meta ed altri n. 1-00642, se poi chi ha presentato la mozione, il cui dispositivo viene assorbito, chiedesse la votazione di quella parte, tale parte può essere posta in votazione o meno?

PRESIDENTE. Può essere richiesto come se fosse una richiesta di votazione per parti separate...

ROBERTO GIACHETTI. Poiché ho scarsa memoria, non ho capito bene nell'altra seduta che cosa è successo: lei ha detto che, se venisse approvata la mozione Meta ed altri n. 1-00642, sarebbe assorbita una parte del dispositivo di un'altra mozione. Vorrei sapere: nel momento in cui fosse approvata la mozione Meta ed altri n. 1-00642, i presentatori di quella mozione, se volessero mettere in votazione la parte che lei ha dichiarato assorbita, lo possono fare o no?

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei conosce bene le regole...

ROBERTO GIACHETTI. E allora lo spieghi anche al collega Cicchitto!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 19
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meta ed altri n. 1-00642, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ghizzoni... Onorevole Grassi... Onorevole Lo Monte... Onorevole Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato
472).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pili ed altri n. 1-00639 (Nuova formulazione), per la parte non assorbita, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calvisi... Onorevole Iannuzzi... Onorevole Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
469).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mereu ed altri n. 1-00657, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte... Onorevole Mazzuca... Onorevole Scilipoti... Onorevole Scanderebech... Onorevole Tanoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
469).

Passiamo alla votazione della mozione Palomba ed altri n. 1-00658.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, a me fa piacere essere assorbito, ma non così tanto: la nostra mozione è autonoma e le chiedo che venga messa in votazione per intero.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la mozione a sua firma viene posta in votazione per intero, ad esclusione di quel capoverso che è già contenuto nel testo di un'altra mozione, già votata.

FEDERICO PALOMBA. Non l'abbiamo copiata!

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, non è una deminutio: molte volte è meglio essere «assorbito» che non «assorbente».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palomba ed altri n. 1-00658, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte... Onorevole Pisicchio... Onorevole Moffa... Onorevole Tanoni... Onorevole Iannarilli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 466
Astenuti 4
Maggioranza 234
Hanno votato
465
Hanno votato
no 1).

Pag. 20

Seguito della discussione delle mozioni Messina ed altri n. 1-00641, Fallica ed altri n. 1-00605, Scanderebech ed altri n. 1-00656, Capodicasa ed altri n. 1-00659, Mosella ed altri n. 1-00660, Commercio ed altri n. 1-00665 e Ruvolo ed altri n. 1-00666 concernenti iniziative a sostegno dell'economia dell'isola di Lampedusa, con particolare riferimento al settore turistico (ore 20,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Messina ed altri n. 1-00641, Fallica ed altri n. 1-00605, Scanderebech ed altri n. 1-00656, Capodicasa ed altri n. 1-00659, Mosella ed altri n. 1-00660, Commercio ed altri n. 1-00665 e Ruvolo ed altri n. 1-00666 concernenti iniziative a sostegno dell'economia dell'isola di Lampedusa, con particolare riferimento al settore turistico (Vedi l'allegato A - Mozioni).

MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori non per innescare inutili querelle, né per allungare con appendici non simpatiche quanto è successo ieri ma, siccome l'onorevole Giachetti l'ha pregata di spiegare all'onorevole Cicchitto alcune cose, la pregherei di essere così cortese da spiegare all'onorevole Giachetti che una cosa sono gli ordini del giorno ed altra cosa sono le mozioni.

PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, non spiego niente a nessuno perché ciascuno conosce questa differenza molto meglio di me.
Ricordo che, nella seduta di mercoledì 22 giugno 2011, si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che in data odierna la mozione Fallica ed altri n. 1-00605, è stata sottoscritta anche dagli onorevoli Maggioni, Forcolin e Fugatti.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Cesario, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Messina ed altri n. 1-00641, purché riformulata nel senso di sopprimere, nella parte motiva, i capoversi due, cinque e sei, modificando il settimo capoverso, nel senso di sopprimere le parole da: «rivolta» fino a «il 77 per cento» e di aggiungere nel dispositivo, dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica».
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Fallica ed altri n. 1-00605 purché il dispositivo venga riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica».
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Scanderebech ed altri n. 1-00656. Esprime, altresì, parere favorevole sulla mozione Capodicasa ed altri n. 1-00659, purché riformulata, nella parte motiva, nel senso di sostituire, al secondo capoverso, le parole: «del ritardo con cui sono stati effettuati» con le seguenti: «delle difficoltà che hanno provocato» e di sopprimerne il sesto capoverso; e nella parte dispositiva, nel senso di aggiungere, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica», sopprimendo, al primo capoverso, lettera a), le parole: «anche al fine di prevenire e contenere licenziamenti di personale conseguenti alla crisi».

PRESIDENTE. Onorevole Cesario, può ripetere il parere sull'ultima mozione?

Pag. 21

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere è favorevole, purché la mozione sia riformulata nel senso di aggiungere nel dispositivo, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica» e di sopprimere al primo capoverso, lettera a), le parole da: «anche al fine di prevenire e contenere» fino a «crisi».
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Mosella ed altri n. 1- 00660, purché il primo capoverso del dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare misure più incisive» con le seguenti: «a valutare l'adozione di atti». Il Governo esprime, altresì, parere favorevole sulle mozioni Ruvolo ed altri n. 1-00666 e Commercio ed altri n. 1-00665, purché riformulate nel senso rispettivamente di aggiungere nel dispositivo, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica».

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il Governo ci chiede alcune rinunce sul dispositivo. Le accogliamo perché ci sembrano marginali rispetto all'assetto della mozione.
Sostanzialmente, siamo arrivati all'estate e, come temevamo, l'isola di Lampedusa è rimasta abbandonata a se stessa. A febbraio, come gruppo Api presentammo un'interrogazione a risposta immediata per sapere come il Governo intendeva gestire l'accoglienza dei migranti. Si trattava di una situazione che l'instabilità politica dei Paesi del nord Africa avrebbe dovuto suggerire come prossima, ma che invece ha trovato il Governo completamente impreparato. Via, via si è intensificata la serie di sbarchi, l'approdo fortunoso delle imbarcazioni fatiscenti cariche di disperati. Della loro tragedia si è fatta carico la popolazione di Lampedusa che, in nome dell'umana solidarietà, ha cercato di rendere meno difficile la situazione di quelle povere persone bisognose anche dell'essenziale.
È stato un esodo massiccio e continuo che si è riversato in un fazzoletto di terra in mezzo al mare. Da gennaio ad oggi si stima che siano stati oltre 38 mila i migranti sbarcati nell'isola; l'emergenza umanitaria che ne è seguita e che, come abbiamo detto, era facilmente prevedibile è stata gestita dal Governo con ritardo, con imbarazzanti distinguo e troppe incertezze: irrigidimento sul piano delle relazioni con l'Europa da un lato e proclami altisonanti dall'altro.
Era l'inizio dell'anno, quando in quest'Aula il Ministro Maroni ci spiegava che nell'arco di un solo mese a Lampedusa erano arrivati 5 mila migranti, che si era consapevoli che ci sarebbero stati nuovi arrivi e che il Governo stava affrontando la situazione individuando soluzioni concrete e immediate. Di quel che è accaduto nei mesi successivi sappiamo bene: proclami di efficienza, le solite polemiche con l'opposizione che non capisce e non apprezza - sono parole usate in quest'Aula - proclami sulle misure pensate per aiutare Lampedusa, dal solito spot della riduzione delle tasse all'ipotesi di costruire un casinò, passando per l'idea di un campo da golf e potrei continuare e aggiungere altro, mentre con l'arrivo della primavera e le migliorate condizioni climatiche gli sbarchi sono aumentati. È di queste ore l'arrivo di altri 900 disperati stipati in un barcone.
È diventato via via più evidente quel che era anche qui assolutamente prevedibile: il flusso turistico, risorsa principe del luogo, avrebbe abbandonato l'isola. Come reso noto dalle autorità locali, siamo di fronte ad una riduzione delle prenotazioni dell'80 per cento rispetto allo scorso anno. Lampedusa ha pagato così il suo slancio di generosità che pure ha consentito di mostrare al mondo il volto accogliente dell'Italia Pag. 22migliore, quella che non dimentica - per citare le parole del Presidente Napolitano - come l'antica attitudine all'accoglienza, all'asilo e alla solidarietà appartenga ai valori autentici del nostro popolo. Non fosse che per questo, dovremmo essere tutti grati a Lampedusa e alla sua gente, non è accettabile lasciarla sola ad affrontare le difficoltà.
Agenzie di stampa del 17 giugno ci informano che il Consiglio dei ministri ha dato il via libera ad un piano straordinario di ben 26 milioni di euro per fronteggiare lo stato di emergenza nell'isola; il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dichiarato che Lampedusa e le Pelagie sono un giacimento di natura e di bellezza che va valorizzato come risorsa per un turismo sostenibile. Non possiamo che essere d'accordo, ma abbiamo dubbi e riserve sulla traduzione in azioni concrete della sollecitudine mostrata a parole.
Per questo abbiamo presentato la nostra mozione, desideriamo tenere desta l'attenzione sul futuro di Lampedusa e della sua economia turistica. Chiediamo un voto favorevole all'Aula come segnale di attenzione verso i sacrifici sin qui compiuti dagli isolani, non vorremmo che in assenza di interventi concreti, con il precipitare dei problemi irrisolti la popolazione di Lampedusa, sentendosi abbandonata, si arrendesse alla sfiducia. Se finora agli occhi del mondo Lampedusa ha incarnato il volto civile e solidale dell'Italia, non possiamo permettere che diventi internazionalmente il simbolo visibile di quell'altra Italia, l'Italia degli egoismi, dell'inefficienza, dell'indecisione e della chiusura xenofoba (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, prendo atto della riformulazione che il Governo ha operato, ma la accetto forzosamente per amore di Lampedusa e dei suoi abitanti, considerato che la riformulazione fa venir meno la sostanza della motivazione per cui abbiamo presentato questa mozione.
C'è da dire - molto velocemente, non prenderò molto tempo perché sono già intervenuto nel corso della discussione sulle linee generali - che Lampedusa ha necessità che venga dichiarato uno stato di crisi per la situazione drammatica che sta vivendo. I numeri sono veramente duri, si parla dell'80 per cento in meno del turismo già ora, figuriamoci per la stagione estiva. Ci vogliono interventi concreti, credo che il Governo sia stato assente al di là delle promesse che sono state fatte da più parti; si parlava di tutto a Lampedusa, dall'acquisto delle ville ai casinò e a tutto il resto, alla fine non si è arrivati ancora a nulla.
Questa mozione è poco, però almeno può costituire un segnale rispetto alla tendenza del Governo, al contrario, a non accogliere le istanze dei lampedusani.
Ne cito una per tutte: nel cosiddetto decreto-legge sviluppo che abbiamo approvato l'altro giorno non è stata detta una parola - e si poteva fare, quella forse era la sede più opportuna - per introdurre dei benefici veri per Lampedusa. Non è stato fatto, anzi in Commissione tutti gli emendamenti presentati a favore di Lampedusa sono stati dichiarati inammissibili.
Noi riteniamo che bisogna affrontare con serietà la questione, che Lampedusa viva uno stato di crisi vera, che deve essere affrontata almeno come tutti gli altri stati di crisi affrontati in Italia, per terremoti o per altre calamità naturali. Una guerra è certamente una grande calamità, non può essere definita calamità naturale perché ha sicuramente delle implicazioni umane e non naturali, però bisogna certamente intervenire.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

IGNAZIO MESSINA. Probabilmente Lampedusa non interessa, però vive un dramma straordinario. Quindi, i benefici che noi chiediamo per i lampedusani, che sono di natura tributaria e fiscale, possono dimostrare, in controtendenza con quello che è stato fatto fino ad oggi da questo Pag. 23Governo, che un minimo di attenzione, al di là degli spot e dei proclami, questo Governo c'è l'ha (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, la decisione da parte dei gruppi di limitare a cinque minuti i nostri interventi è particolarmente saggia, non soltanto per l'orario in cui questo dibattito cade, ma soprattutto perché su Lampedusa ciò che occorre urgentemente sono atti concreti e immediati. Le mozioni muovono in questa direzione, pertanto abbiamo salutato positivamente questo tentativo e questo sforzo di arrivare ad una sintesi, per arrivare concretamente ad alcuni impegni da parte del Governo che vadano nella direzione giusta.
Certo, provoca un certo rammarico l'assenza in Aula di colei che è stata indicata dal Governo per coordinare le iniziative su Lampedusa, cioè il Ministro Prestigiacomo, senza nulla togliere all'autorevolezza di chi la rappresenta, perché il Ministro Prestigiacomo è stata individuata, a mio avviso, non per una questione campanilistica, per la sua origine, per la sua nascita e per il suo essere cittadina siciliana, ma proprio perché Ministro dell'ambiente.
Qui veniamo alla prima questione che, in maniera molto semplice e sintetica, voglio sottolineare. A Lampedusa deve esser fatto tutto affinché venga aiutata e sostenuta, tranne che farla diventare Portofino o Rimini. Lampedusa è Lampedusa ed è una delle più grandi stratificazioni paesaggistico-ambientali, non soltanto dell'Italia ma del mondo. In questo senso, gli interventi del Governo devono preservare questa sua peculiarità, avere una grande capacità di individuazione di un percorso di turismo e di viaggio culturale sostenibile in tutti gli interventi, non ipotizzare improbabili, anzi impossibili, campi da golf in un territorio pietroso e privo di acqua, ma riuscire a rilanciare quell'idea di turismo legato all'ambiente e alla sostenibilità che ha tanto spazio nel mercato turistico internazionale.
Allo stesso tempo, c'è un altro aspetto che richiederebbe ben più di cinque minuti e di un dibattito. Su Lampedusa bisogna smorzare anche la seconda tentazione, quella cioè di farla diventare la vetrina di un «celodurismo» ormai appassito, vista la nuova fase politica che si è inaugurata.
La questione di Lampedusa non è affrontabile con una logica di chiusura. Ciò che avviene nell'area mediterranea deve essere interpretato da una grande nazione come l'Italia, che ha una vocazione non solo geografica, ma storica e culturale verso il bacino del Mediterraneo, con una forma di apertura e di costruzione di ponti e non con una chiusura irragionevole e, per certi versi, irriguardosa, proponendo misure che mi sono sembrate un po' strampalate anche dal punto di vista del diritto. Si pensa di rimpatriare in Cirenaica i libici che fuggono dalle zone di guerra, dai territori occupati dalle truppe attuali del deposto, si fa per dire, ancora non si è ben capito, regime di Gheddafi.
Allora, la vicenda è complessa. Le mozioni individuano alcuni interventi concreti di sostegno, dalle misure fiscali al sostegno del turismo sostenibile, e in questo senso non possono che avere il nostro pieno plauso ed il nostro sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scanderebech. Ne ha facoltà.

DEODATO SCANDEREBECH. Signor Presidente, la posizione strategica dell'isola di Lampedusa e la crisi che si è creata nei Paesi del nord Africa hanno fatto sì che vi sia stata un'invasione di immigrati che ha causato una crisi del turismo, sociale ed economica, quindi una crisi molto profonda, tanto che il sindaco di Lampedusa ha dichiarato, nei giorni scorsi, che questa crisi ha causato una diminuzione dell'80 per cento del numero Pag. 24di turisti rispetto all'anno precedente, il 2010. Come se non bastasse, il presidente del consorzio degli albergatori ha paragonato questa crisi ad una calamità naturale.
Approfitto del mio intervento per dare dei suggerimenti al sottosegretario per l'economia e le finanze. Sottosegretario, sto parlando con lei, visto che il Ministro Brambilla non è presente in Aula, malgrado questo sia un tema per il quale avrebbe dovuto essere presente, indipendentemente dal fatto che si tratti di una semplice mozione. Stiamo parlando, infatti, di una crisi profonda, di una calamità naturale, di un tema che da mesi e mesi è su tutti i media, un tema che andava affrontato con determinazione, con capacità, con caparbietà, con delle soluzioni concrete e strutturali mentre, invece, tutto quello che è stato fatto è servito a poco: cento spot pubblicitari dove abbiamo visto tutto e niente. Abbiamo visto, oltre allo spot sulla riduzione dei costi dei voli, anche quello che pubblicizzava buoni vacanza per indigenti, ma che prevedeva una convenzione solo con due alberghi sugli ottanta esistenti. Questo è quello che è stato fatto, insieme al piano strategico approvato il 16 giugno scorso che deve ancora essere messo in atto e che, sottosegretario, non sarà risolutivo della crisi. Questo è solo un palliativo, però, almeno, cominciamo a metterlo in atto.
Se vogliamo risollevare le sorti del turismo dell'isola di Lampedusa, dobbiamo portare avanti un progetto strategico di rilancio turistico concreto e serio. Le promesse fatte dal suo Presidente, l'onorevole Silvio Berlusconi, che doveva costruire un campo da golf e un casinò e mettere in atto degli sgravi fiscali si sono rivelate promesse a vuoto, come tutte le altre fatte da questo Governo! Noi, e non solo noi, ma anche i cittadini, siamo stufi, stanchi!
L'unica cosa buona realizzata dal Ministro Brambilla, mi dispiace che non sia presente in Aula, è stata quella di preoccuparsi del benessere degli animali. L'Italia però non è una foresta fatta solo di animali, l'Italia è fatta di uomini, di cittadini, di 60 milioni di abitanti ai quali dobbiamo portare rispetto e dare risposte (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)! Non possiamo continuare a prenderli in giro anche di fronte ad una calamità naturale. Stiamo giocando con i sentimenti, con gli interessi sociali, con il problema della povertà. Alcuni albergatori, infatti, stanno addirittura passando da uno stato sociale decoroso ad uno di disagio. Stiamo passando dalla povertà al disagio sociale! E che cosa facciamo? Niente, nulla. Noi del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo stiamo tentando di fare il nostro dovere presentando delle mozioni per cercare di stimolarvi. Fate qualcosa per l'isola di Lampedusa, ma anche per tutto il turismo italiano!

PRESIDENTE. Onorevole Scanderebech, la prego di concludere.

DEODATO SCANDEREBECH. Perché il turismo è una vera alternativa allo sviluppo dell'occupazione. Persino il Kenya è riuscito a rifinanziare il turismo per i prossimi due anni. Noi che siamo l'Italia, uno dei Paesi più avanzati del mondo, non riusciamo a dare risposte concrete ai nostri cittadini. Datevi una mossa, una volta per tutte. Partiamo dalla questione di Lampedusa e diamo delle risposte concrete di cui tutti i cittadini italiani hanno bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi la Lega Nord ritiene che le migliaia di immigrati, che sono sbarcati provenienti dal nord Africa, abbiano fiaccato l'economia dell'isola di Lampedusa, che si basa fondamentalmente - lo sappiamo tutti - sul turismo.
Dobbiamo ricordare gli appelli e l'impegno per Lampedusa della senatrice Maraventano, che si fa portavoce di questi problemi. A questo proposito crediamo Pag. 25che il Governo debba provvedere con adeguate misure in materia fiscale, affinché si possano attenuare i danni che questa guerra, la guerra in Libia, ha generato.
A tale riguardo non posso non ricordare che la Lega è sempre stata contraria ai conflitti in Libia. Lo abbiamo sostenuto in tempi non sospetti. Dicevamo che queste bombe avrebbero portato migliaia e migliaia di immigrati e avrebbero anche causato danni economici all'isola di Lampedusa e questo si è puntualmente verificato. Insomma, possiamo dire che anche questa volta avevamo ragione.
Per questo motivo annuncio il voto favorevole della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capodicasa. Ne ha facoltà.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, utilizzerò solo un paio di minuti, perché non c'è molto da aggiungere rispetto a quanto ieri abbiamo detto nella discussione sulle linee generali.
Voglio utilizzare il mio tempo innanzitutto per insistere nel sottolineare l'emergenza che vive oggi Lampedusa. Sembrerebbe un'ovvietà, dal momento che tutte le mozioni ne prendono atto e la rilanciano, ma alla luce della proposta avanzata dal Governo di riformulazione di una parte della nostra e delle altre mozioni, laddove il Governo propone di inserire «compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica», sorge in noi il sospetto che vi sia una riserva nella mente del Governo. Detta così, sembra un'ovvietà, la compatibilità con gli equilibri di finanza pubblica, che mi pare sia del tutto scontata.
Tuttavia il volerlo premettere, in quest'occasione, a noi sembra che miri sostanzialmente a ridurre di molto la portata delle mozioni che saranno approvate e cioè si tenta di concentrare l'intervento del Governo solo nel settore delle opere pubbliche e in qualche provvedimento che chissà quando vedrà la luce, a cominciare per esempio da quello relativo alla dichiarazione della zona franca di Lampedusa, che come si sa comporta una procedura molto lunga e molto per così dire difficile nell'esito finale, perché deve essere autorizzata dall'Unione europea. Poi, se viene argomentata e sostenuta con le ragioni che ha usato il Presidente del Consiglio, e cioè che già Ferdinando di Borbone nel 1855 aveva concesso a Lampedusa lo status di zona franca, mi pare che sia assai difficile che l'Unione europea possa essere convinta sulla base di questi argomenti. Peraltro bisogna ricordare all'onorevole Berlusconi che questo riferimento potrebbe portare anche male, perché Ferdinando di Borbone e i Borboni dopo pochi anni persero il loro regno. Non vorremmo quindi che il Presidente del Consiglio, da qui a breve, utilizzando questo argomento, perdesse il suo.
Allora, volendo di nuovo ribadire la nostra posizione che ci porta ad accettare con riluttanza e malvolentieri la proposta di riformulazione da parte del Governo, noi ribadiamo che gli interventi debbono essere interventi urgenti, immediati e debbono interessare le categorie sociali e imprenditoriali, che hanno diretta connessione con l'attività turistica nell'isola di Lampedusa, e devono avere la capacità di risarcire il danno che si sta producendo a causa del crollo delle prenotazioni e delle presenze turistiche nell'isola di Lampedusa.
Ciò significa che innanzitutto il danno va quantificato, quello pubblico e quello che riguarda i privati, e nello stesso tempo occorre individuare i parametri che consentano di poterlo risarcire, mettendo quell'isola nelle condizioni di sopportare un onere che i lampedusani sopportano oggi per conto di tutto il Paese. Non possiamo chiedere all'Unione europea di intervenire in aiuto dell'Italia per sopportare il peso dell'immigrazione clandestina, e poi lasciare sola Lampedusa di fronte a questo peso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fallica. Ne ha facoltà.

Pag. 26

GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, l'argomento Lampedusa è stato abbondantemente discusso ieri sera durante la discussione sulle linee generali, pertanto intendo consegnare il mio intervento, non prima di fare due inviti. Uno al Governo affinché possa utilizzare strumenti idonei alle richieste contenute in tutte le mozioni; il secondo invito (che serve a Lampedusa) è quello di andare a Lampedusa da turisti. Bisogna smetterla di recepire in modo negativo il non andare o andare a Lampedusa. Lampedusa è un'isola, come lo era dieci anni fa, 15 anni fa, e lo è anche adesso. Purtroppo è avvenuto quello che è avvenuto nei mesi scorsi, ma l'isola vive regolarmente, gli alberghi sono aperti, i ristoranti sono aperti, e i Lampedusani aspettano tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Fallica, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, sottosegretario Cesario, conosco perfettamente gli interventi che il Governo cerca di fare nell'interesse dei siciliani e del popolo di Lampedusa, ma il problema di Lampedusa non è un problema che nasce solo ed esclusivamente oggi, nasce anni e anni fa. Non si è trovato fino ad oggi il giusto equilibrio per uscire dall'emergenza di quell'isola.
Oggi la problematica si accentua, con delle scelte che ha fatto il Governo italiano, con delle scelte che abbiamo fatto tutti noi, con tutto quello che è successo nel Nord Africa e con quello che è successo in Libia. La presenza a Lampedusa oggi di tante persone che provengono dal Nord dell'Africa ha determinato una condizione quasi di invivibilità. Allora il problema non è solo ed esclusivamente come uscire dall'emergenza, ma fare una programmazione e cercare di dare un programma, un progetto per un obiettivo futuro che potrebbe essere non solo migliorativo ma di rilancio di quest'isola, l'isola di Lampedusa. Noi dovremmo intervenire, signor rappresentante del Governo, immediatamente per risarcire il danno. Dovremo intervenire in materia fiscale, ma dovremmo intervenire immediatamente anche sulla programmazione, su quello che vorremmo come obiettivo di progetto del futuro.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

DOMENICO SCILIPOTI. Veda signor sottosegretario, è importante il lavoro che lei insieme al Governo state facendo nell'interesse di quest'isola, ma sarebbe ancora più importante, oltre quello che è stato detto, che si intervenisse immediatamente con un decreto di emergenza per uscire fuori da questo stato di assoluta difficoltà che il popolo di Lampedusa ha e che continua ad avere. Ringrazio lei, sottosegretario, per l'impegno che mette, e il Governo per quello che realizzerà.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Messina ed altri n. 1-00641, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Lo Monte, Scilipoti, Ceccuzzi, Garagnani, Capitanio Santolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 27

(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato
446).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione della mozione Scanderebech ed altri n. 1-00656. Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il primo capoverso del dispositivo assorbirebbe il primo capoverso, lettera a), del dispositivo della mozione Ruvolo ed altri n. 1-00666 e il secondo capoverso del dispositivo assorbirebbe il primo capoverso, lettera d), del dispositivo della mozione Ruvolo ed altri n. 1-00666.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Scanderebech ed altri n. 1-00656, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Scilipoti, Lo Monte, Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 447
Votanti 434
Astenuti 13
Maggioranza 218
Hanno votato
434).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione della mozione Fallica ed altri n. 1-00605. Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il dispositivo assorbirebbe il primo capoverso, lettera b), del dispositivo della mozione Ruvolo ed altri n. 1-00666.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fallica ed altri n. 1-00605, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Lo Monte, Castagnetti, Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 445
Votanti 444
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato
443
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione della mozione Capodicasa ed altri n. 1-00659. Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il primo capoverso, lettera c), del dispositivo assorbirebbe il secondo capoverso del dispositivo della mozione Commercio ed altri n. 1-00665.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capodicasa ed altri n. 1-00659, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lo Monte, Mazzuca, Di Stanislao, Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
441).

Prendo atto che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 28Mosella ed altri n. 1-00660, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte... onorevole Paolini... onorevole Mazzuca... onorevole Gasbarra... ancora l'onorevole Paolini... onorevole Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 438
Votanti 437
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato
436
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Commercio ed altri n. 1-00665, nel testo riformulato e per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moles... onorevole Mazzuca... ancora onorevole Paolini... onorevole Garagnani... onorevole Lo Monte... onorevole Gasbarra... onorevole Baretta... onorevole Mazzuca... onorevole Pionati... onorevole Cesa... onorevole Laganà Fortugno... ancora onorevole Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato
429).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruvolo ed altri n. 1-00666, nel testo riformulato e per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sanga... Onorevole Pisicchio... onorevole Scanderebech... onorevole Vignali... onorevole Moles... ancora onorevole Scanderebech... Ministro Vito...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 420
Votanti 417
Astenuti 3
Maggioranza 209
Hanno votato
417).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Sono così esauriti gli argomenti in votazione all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,55).

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola in chiusura di seduta. Volevo associare la nostra voce a quanto detto in precedenza da altri colleghi sul problema delle carceri e, in particolare, mi rivolgo al problema delle carceri nella mia regione, le Marche, dove le due principali case di reclusione, quella di Monteacuto e quella di Pesaro, delle quali ho avuto l'occasione di occuparmi più volte in passato, sono senz'altro sovraffollate cioè contengono troppi detenuti e hanno una presenza di addetti di polizia penitenziaria al di sotto degli standard previsti. Ciò soprattutto a causa dei distacchi che vengono operati dal carcere principale, che è quello di Monteacuto, anche al servizio degli altri carceri della Pag. 29regione e soprattutto al servizio del piccolo carcere satellitare di Barcaglione di Ancona.
Ricordavano giustamente i colleghi che sono stati approvati numerosi ordini del giorno relativi alla situazione carceraria. È del tutto chiaro che occorre investire in infrastrutture, occorre investire in personale. Mi sia consentito ricordare e associarmi alle lamentazioni che i sindacati degli agenti di custodia fanno quasi quotidianamente sulla vita rischiosa che tali agenti si trovano ad affrontare quotidianamente, in quanto la riduzione degli organici comporta una presenza nei bracci carcerari degli agenti in formazione assolutamente ridotta, tale da far vedere, spesso e volentieri, aggrediti e soccombenti gli stessi quando vi sono risse con detenuti e con detenuti pericolosi dal punto di vista della violenza fisica e anche dal punto di vista sanitario, perché è noto che il tasso, per esempio, di sieropositività o di epatite C nelle carceri è piuttosto alto.
Mi associo a quello che è stato detto da molti colleghi nel riconoscere la bontà della battaglia dell'onorevole Pannella, che è però una battaglia quotidiana di moltissimi di noi e anche di tantissimi consiglieri regionali (nella mia regione c'è addirittura un ombudsman per i diritti dei detenuti). Noi crediamo che il Governo, tra le tante urgenze, debba cessare di sprecare danari su operazioni inutili e investire nel sociale. Ovviamente anche all'interno del sociale vi sono delle priorità, ma sicuramente quello carcerario è un settore importante, in quanto non dobbiamo dimenticare che la nostra Costituzione dice che la detenzione carceraria post-pena passata in giudicato protende alla rieducazione del detenuto e alla restituzione di una persona diversa alla società. Non dimentico, nel dire questo, i tanti detenuti in attesa di giudizio, che non sono potenzialmente, appunto ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione, ancora da rieducare, ma che pure vivono la sofferenza di infrastrutture e di personale insufficiente. Ebbene, io credo che il Governo dovrebbe intervenire, anche in questa che è una delle tante piaghe che questo Esecutivo continua a tenere aperte, investendo in infrastrutture e in personale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

CARMELO PORCU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, intervengo soltanto perché rimanga agli atti di questa Assemblea la solidarietà forte e personale mia e di tutto il Popolo della Libertà alle associazioni nazionali dei disabili che stamattina hanno organizzato una manifestazione qui di fronte a Montecitorio. La situazione dei disabili in Italia è paradossale; abbiamo una legislazione importante, che ci viene invidiata da tutto il mondo e che è il patrimonio civile di un antico percorso legislativo e di una sensibilità molto grande che il popolo italiano ha sempre dimostrato verso le problematiche della disabilità. Invece, a fronte di questa legislazione esiste una situazione di fatto, provocata da tante cause, che adesso non è il caso di richiamare, che rende precaria e molto difficile la vita dei disabili italiani. Penso - oltre che ai problemi di carattere economico ed alla mancanza di fondi, che è ormai una cosa che condividiamo con tanti altri Paesi - che sia anche da rinnovare un'attenzione civica, un'attenzione importante, umana e politica, verso questa categoria.
Ciò per dimostrare alle famiglie che hanno problemi di questo genere, che incidono fortemente anche nella loro quotidianità, che le istituzioni, sia nazionali che locali, sono vicine al dramma che spesso le colpisce, avendo parenti o, comunque, congiunti con problemi di grave disabilità, e che non sono lasciate sole.
Questo è un aspetto importante, su cui tutti quanti dobbiamo fare una riflessione: infatti, quando si è lasciati soli, a vivere in solitudine questi drammi, viene minata la fiducia nelle istituzioni e viene anche compromessa quella serenità civile che dovrebbe accompagnare l'attività quotidiana delle famiglie che hanno questi problemi.
Oltre a questo, esiste un altro grande problema, cioè quello di cercare lavoro Pag. 30per i cittadini disabili che possono svolgere un'attività lavorativa. Soltanto attraverso l'acquisizione del lavoro come elemento capace di garantire l'autosufficienza economica e, quindi, la vera dignità di questi disabili, essi potranno superare le loro difficoltà e definirsi a tutti gli effetti cittadini di serie «A». Si tratta, quindi, di un problema di organizzazione dei servizi sociali, di un problema di lavoro per i disabili che possono farlo.
Inoltre, vi è il problema di continuare la grande tradizione italiana dell'inserimento nelle scuole dei bambini disabili. È un patrimonio storico a cui non possiamo assolutamente rinunciare. L'Italia è stata tra le protagoniste, tra le antesignane di un processo che vedeva i disabili inseriti in maniera efficace e, comunque, senza alcuna distinzione, nelle scuole «normali». Su questo dobbiamo continuare ad andare avanti.
Infine, vi è anche il problema del sostegno al reddito, perché, signor Presidente, con 260 euro al mese, un cittadino disabile al 100 per cento non può vivere. È una finzione: sarebbe meglio porvi fine attraverso un aumento o, altrimenti, sarebbe meglio, forse, toglierla del tutto, perché è un problema di dignità. Non penso che si possa risparmiare ulteriormente su queste cose (Applausi).

UGO LISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UGO LISI. Signor Presidente, avevo già chiesto la parola all'inizio della seduta, ma giustamente, l'ordine del giorno ci ha portato a discutere e a votare prima le mozioni.
Vorrei collegarmi a quanto detto da un maestro non solo per quest'Aula, ma un maestro di vita, cioè Carmelo Porcu: un maestro per quest'Aula per tante legislature proprio con riferimento ai diversamente abili e alle politiche sociali. Abbiamo sempre lavorato insieme: io mi occupo più della terza età, ma anche dei diversamente abili.
Le preoccupazioni che sono state riportate dalla collega Argentin, sono fatte mie, sono fatte proprie dal Popolo della Libertà, dal collega Porcu e sicuramente da tutti gli altri componenti della Commissione affari sociali, e non solo. Noi siamo vicini quotidianamente alle associazioni che hanno manifestato: FIABA, CABA, SFIDA, ve ne sono tantissime ed io voglio citarle, perché è giusto ricordare le battaglie fatte dai genitori e dai ragazzi, dai ragazzi per i genitori, a secondo della disabilità e dell'età del diversamente abile. Bene: queste persone combattono quotidianamente.
La politica - che spesso è presa da agenzie di stampa che ribattono l'una all'altra del nulla - lascia un po' in disparte gli oggetti e i soggetti: i soggetti sono i diversamente abili e gli oggetti sono le politiche da fare. Ebbene, se vi è la legislazione che tutti ci invidiano, concretamente, si fa poco. Non voglio dire, come al solito, che è colpa del Governo, come qualcuno artatamente ha detto anche oggi, tuttavia, la situazione sicuramente è imputabile alla sensibilità di alcuni e all'insensibilità di altri. Infatti, vi sono anche le regioni e gli enti locali, manca un sostegno al reddito e vi è un problema di lavoro.
A tale proposito, personalmente, chiedo che venga calendarizzato il provvedimento che prevede la modifica della legge n. 68 del 1999, che prevede che l'ente locale o il privato, piuttosto che assumere in maniera obbligatoria un lavoratore diversamente abile, possano conferire una cifra al mese e all'anno in un fondo cosiddetto di rotazione regionale, in modo da esentare la stessa azienda o l'ente locale dall'assumere una persona diversamente abile.
Dunque, inaspriamo queste «ammende» in maniera tale che, poi, il datore di lavoro o l'ente locale si facciano i conti prima di procedere a questo tipo di decisione di non assumere e di pagare una «penale» (un termine improprio che sto usando).
Ma vi è anche qualcosa che sta nel cuore di ciascuno dei cittadini italiani, perché «buttarla in politica», in questo periodo, è facile. Chi vi parla, insieme a Pag. 31tanti altri volontari, nei territori della Puglia - la mia Puglia, il mio Salento - si occupa anche di vedere l'educazione civica delle persone, non solo la politica degli enti locali.

PRESIDENTE. Onorevole Lisi, la invito a concludere.

UGO LISI. Sto per terminare, signor Presidente.
Infatti, quanti cittadini lasciano l'autovettura sugli scivoli dei diversamente abili? Quante persone non collaborano e non aiutano le persone a salire o a scendere dalle scale di un determinato palazzo, che può essere una sede istituzionale, un comune, un palazzo di città o una scuola, come diceva Carmelo Porcu?
Dunque, sì, la politica deve fare la sua parte, ma penso che la civiltà di un popolo e, soprattutto, il popolo, i cittadini, cioè ciascuno di noi deve fare molto di più nel suo lavoro e nella sua azione e attività quotidiana (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

STEFANO ESPOSITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, cercherò di accogliere il suo invito ad essere breve, anche se la questione che sottopongo è annosa e drammatica. Essa riguarda centinaia e centinaia di lavoratori: si tratta della vicenda dell'azienda Phonemedia, che è stata più volte dibattuta all'interno di quest'Aula. Tutti conoscono qual è stata la situazione che ha portato al fallimento di tale azienda. Conosciamo anche la qualità della truffa perpetrata nei confronti di queste centinaia di ragazzi e lavoratori.
Vorrei sollecitare la Presidenza e, attraverso di essa, il Governo a ricordarsi che il 30 giugno scade il periodo di cassa integrazione. Non è ancora stata trovata una soluzione, la crisi economica continua a mordere e questi lavoratori continuano ad essere in gravi difficoltà.
Le chiederei di farsi portavoce nei confronti del Governo, affinché la vicenda Phonemedia non sia dimenticata e venga prorogata, almeno fino al 30 dicembre, la cassa integrazione per queste centinaia di lavoratori piemontesi.

ROBERTO MORASSUT. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, intervengo per segnalare con un certo allarme quanto è accaduto ieri a piazza Vescovio, a Roma, ossia l'affissione di un manifesto, firmato con croci celtiche, da una non identificabile organizzazione di estrema destra, il quale recita testualmente così: «Senza vergogna! Ettore Scola, Citto Maselli, Paola Comencini, Nicola Tranfaglia, Giorgio Manacorda, Pietro Larizza, Fausto Bertinotti, Raffaele Ranucci, Edo Ronchi, Vincenzo Visco, Luigi Manconi. Muoiono giovani per mano antifascista. Ma i cattivi maestri non muoiono mai, sempre pronti a spargere odio nella vita e nella politica. Giustizia per Cecchin».
È un manifesto inquietante, che alimenta un inaccettabile clima di odio e di aggressione personale. Esso si rivolge contro i firmatari di un appello che, nei giorni scorsi, era stato rivolto al sindaco di Roma, affinché intitolasse un piccolo giardino di quartiere a tutte le vittime della violenza politica, anziché al solo militante di destra Francesco Cecchin, morto negli anni più duri della violenza politica nel corso di uno scontro con militanti di altro segno politico.
Premetto che l'intitolazione del giardino a Francesco Cecchin è assolutamente condivisibile e sacrosanta, quanto quella effettuata per giovani militanti di sinistra, come ad esempio, Walter Rossi, per sottolineare l'inaccettabile clima di violenza che stroncò la vita di molti ragazzi in quegli anni.
Tuttavia, proprio per questo, è ancora più deprecabile quanto è seguito con l'affissione di un manifesto che sembra augurare Pag. 32addirittura la morte a persone che, senza violenza, con piena libertà e con l'intento di estendere il perimetro della memoria delle vittime della violenza politica, avevano sottoscritto una lettera al sindaco.
Ci sono stati anni recenti, quando era sindaco Walter Veltroni, in cui si è cercato di costruire le basi di una memoria intera, che superasse le ragioni di una contrapposizione violenta e l'idea del nemico da abbattere in luogo dell'avversario politico.
L'intitolazione di Villa Chigi a Paolo Di Nella, militante di destra ucciso nel 1982, l'abbraccio tra la famiglia Mattei e la famiglia Verbano, così come l'assegnazione di una sede di proprietà comunale alla fondazione costituita in memoria dei fratelli Mattei, uccisi in un rogo a Primavalle, sono stati i momenti salienti di un'iniziativa istituzionale tesa a superare la strategia dell'odio, per costruire le basi di una memoria intera, civilmente più alta.

PRESIDENTE. Onorevole Morassut, la invito a concludere.

ROBERTO MORASSUT. Lo stesso sindaco Alemanno, in realtà, non si è sottratto, partecipando con sincerità a momenti importanti, fra cui anche il riconoscimento della memoria di Walter Rossi, militante di Lotta Continua ucciso nel 1979 e della sua famiglia, nel corso di questi tre anni. Il mio intervento è dunque finalizzato a chiedere al sindaco di Roma parole di chiarezza, di condanna all'affissione di questo manifesto inutile e dannoso e al Ministro dell'interno di mettere in atto ogni azione che rientri nelle proprie competenze istituzionali, di intesa con gli uffici della prefettura di Roma e le autorità di pubblica sicurezza, perché i responsabili di questa iniziativa siano accertati e perché si scongiuri il rischio di accendere focolai di nuove contrapposizioni che possano richiamare un clima di violenza e di aggressione che è finito e che non deve tornare.

PRESIDENTE. Onorevole Morassut, le devo ricordare che non abbiamo competenza a rivolgere domande al sindaco di Roma. Lei può, eventualmente, utilizzare gli strumenti di sindacato ispettivo a sua disposizione.

ROBERTO MORASSUT. Mi sono rivolto al Ministro dell'interno.

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, la questione su cui desidero intervenire è stata portata più volte, da me e non solo, in quest'Aula. Questa mattina abbiamo parlato di Lampedusa e di tutti gli aspetti che fanno di questa vicenda una vicenda che dà ragioni di preoccupazione per molti versi. Dentro questo problema c'è, tuttavia, un vero e proprio dramma che riguarda i minori stranieri che arrivano lì senza genitori e senza nessuno che li accompagni.
Le chiedo davvero di trasmettere la nostra grandissima, enorme preoccupazione al Ministro dell'interno e al sottosegretario Mantovano; questo Paese sta assistendo, così come l'Europa, senza prendere davvero in mano il problema, ad una sofferenza grandissima. A due passi da qui, in vicolo Valdina, questa mattina c'è stato l'ennesimo incontro di organizzazioni non governative che denunciano, raccontano i dettagli, le storie di questi ragazzi. In questo momento a Lampedusa sono di nuovo circa cinquecento, alcuni di loro sono fermi a Lampedusa, sostanzialmente prigionieri di un meccanismo burocratico che toglie loro il diritto di muoversi, perché non ci sono piani per il loro immediato trasferimento nelle case di accoglienza. Si sono consumati, l'altro ieri, gesti di autolesionismo molto gravi come per esempio l'avere ingerito delle lame; ci sono ragazzi che sono lì da quaranta giorni in queste condizioni. Abbiamo più, più e più volte denunciato questo fatto; non credo davvero che si possa continuare a sentirsi raccontare un dramma grande come questo senza fare niente che sia utile, anche perché quello che possiamo Pag. 33fare è molto semplice. Davvero le chiedo, la prego di trasmettere al Ministro dell'interno una richiesta in questo senso; diano un segno di vita a meno che non si voglia che ognuno di noi cominci un estenuante sciopero della fame per attirare l'attenzione su questo, così come sugli altri problemi di questo Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Zampa, questo suo intervento rimane agli atti, tuttavia, le ricordo che è sua facoltà utilizzare, a questo riguardo, gli strumenti di sindacato ispettivo che può rivolgere al Ministro dell'interno o ad altri dicasteri competenti.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor deputato Presidente, la ringrazio perché mi dà la possibilità di riferire a quest'Aula di una situazione che diventa sempre più grave ed urgente per la città di Napoli. Mi risulta che da stamane via Duomo, una delle arterie principali del centro storico di Napoli, è praticamente intransitabile perché invasa dai rifiuti e per di più mi risulta che da alcuni giorni ci sia quasi una sorta di sabotaggio.
È ovvio che dietro la vexata quaestio dei rifiuti a Napoli si muova tutto un mondo ancora non decifrato e interessi forti tanto che addirittura vengono boicottate la rimozione dei rifiuti e la pulizia delle strade. Via dei Mille, l'altro giorno, alle spalle della prefettura di piazza del Plebiscito, emanava una puzza nauseabonda. I rifiuti erano ancora lì, lungo le strade, e stiamo parlando proprio del «salotto buono» di Napoli.
Insomma, c'è una situazione davvero gravissima ed ormai intollerabile. Per questa ragione, come ho avuto modo di annunciare ieri l'altro, durante il mio intervento sul voto di fiducia al «decreto sviluppo», rinnovo un invito al Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Berlusconi, ad incontrarlo insieme ad una delegazione parlamentare dell'Italia dei Valori, e lo dico proprio io che sono il più antiberlusconiano di questo Parlamento.
Anzi, vi dico la verità: sono pronto a far anticipare questa mia visita a Palazzo Chigi, se il Presidente del Consiglio riceverà la nostra delegazione, mandando una guantiera di sfogliatelle napoletane. È una nota di colore, perché è un momento in cui tutte le istituzioni devono assumersi le proprie responsabilità.
In un momento così grave, difficile e pesante per Napoli, la capitale del Mezzogiorno, penso che dobbiamo lasciar stare le nostre appartenenze e le nostre polemiche politiche (che pure vanno bene), ma non si può scherzare più sulla pelle dei cittadini, anche perché si vanificherebbe ogni iniziativa per lo sviluppo di Napoli. Infatti, non è in gioco solo Napoli, ma l'immagine del nostro Paese che gira per il mondo con una cartolina della città sommersa dai rifiuti e dove non operano gli albergatori, i ristoratori e gli operatori turistici.
Quindi, dobbiamo dare, da ieri, una soluzione al problema. È il momento che il Governo intervenga ed io, da parlamentare, ritengo di avere il dovere, per essere legato a quei territori come lo sono (a Napoli e alla provincia, dove ci sono ventimila tonnellate di rifiuti in giro), che ci si incontri e si trovino delle soluzioni subito, per dare una risposta concreta ad una domanda che ci viene dal Paese.
In questo momento da Napoli viene un grido d'allarme forte e, per la verità, non possiamo neanche abbandonare il sindaco De Magistris dell'Italia dei Valori, che guida ormai quella città, a se stesso. Può capitare che si facciano a volte delle dichiarazioni: De Magistris, nella voglia di fare, aveva detto che in cinque giorni avrebbe risolto il problema e, invece, purtroppo, non si è risolto; per cui c'è bisogno che ci si metta insieme per trovare una soluzione per Napoli e per la Campania.

PRESIDENTE. La ringrazio per l'intervento anche se, data l'ora, poteva fare a meno di fare riferimento alle sfogliatelle.

Pag. 34

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, grazie per la sua cortesia. Abbiamo ascoltato in quest'Aula interventi di colleghi che ci hanno ricordato la manifestazione dei disabili di questa mattina e sottolineato questo problema come una grande questione a cui tutti dobbiamo dedicare un impegno veramente all'altezza della problematica.
Però, credo sia anche giusto far presente - lo dico senza polemica, anche perché i colleghi hanno ricordato che abbiamo una legislazione che comunque ha una sua validità anche rispetto ad altre legislazioni europee - che questo Paese dedica, per esempio, ad una prestazione come l'indennità d'accompagnamento che, insieme alla pensione di invalidità civile, è il principale strumento monetario a tutela dei disabili, un ammontare di 12 miliardi di euro l'anno.
Vorrei anche ricordare che quest'Aula, questa Camera, in questa legislatura, ha varato alcuni provvedimenti con un grande concorso di tutte le forze politiche (infatti, sono stati approvati, se non all'unanimità, con un'ampia maggioranza). Ricordo i più importanti: una legge che ha chiarito la questione della salvaguardia delle quote riservate ai disabili, una legge che consente e riconosce ai familiari di persone gravemente disabili un pensionamento anticipato. Il Governo ha varato, la settimana scorsa, un decreto legislativo in attuazione dell'articolo 23 del cosiddetto collegato lavoro che migliora i permessi per i genitori di figli disabili. Mi pare, quindi, che anche in questa legislatura si sia cercato di venire incontro a questo problema.
Concludo raccomandando la calendarizzazione di una mozione sull'invalidità e l'inabilità che questa Camera aveva calendarizzato mesi or sono e che poi è uscita dall'ordine del giorno. Probabilmente, votando questa mozione, possiamo anche impartire delle direttive al Governo per le politiche future.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bergamini, Bongiorno, Catone, Cicchitto, Colucci, Dal Lago, Fava, Lo Monte, Melchiorre, Migliori, Ravetto, Vito e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Orientamenti del Governo circa il mancato versamento delle quote al Fondo globale per la lotta all'Aids, tubercolosi e malaria con riferimento agli anni 2009 e 2010 - n. 2-01109)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01109, concernente orientamenti del Governo circa il mancato versamento delle quote al Fondo globale per la lotta all'Aids, tubercolosi e malaria con riferimento agli anni 2009 e 2010 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

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AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, prima di passare ad illustrare l'interpellanza urgente credo che sia doverosa una premessa breve e puntuale che è fatta soprattutto per rispetto verso chi soffre e verso tutti coloro che combattono, insieme a chi soffre, questa malattia.
Il rapporto, all'interno del programma congiunto delle Nazioni Unite sull'HIV e sull'AIDS, presentato lo scorso 23 novembre, ci dice che il numero degli infetti da virus HIV, causa a sua volta dell'AIDS, è stimato in oltre 33 milioni nel mondo. Si stima che solo nel 2009 siano stati 2,6 milioni i nuovi casi di contagio. Ma vi è una buona notizia e la voglio anche illustrare. Rispetto al 2001 questa cifra ha fatto segnare un decremento del 19-20 per cento, vale a dire di circa un quinto.
Ancora più sensibile, secondo il rapporto dell'ONU, appare il calo registrato tra le nuove generazioni in 15 tra i Paesi dove il fenomeno è particolarmente diffuso. Qui vi è un abbattimento del contagio di oltre il 25 per cento, cioè più di un quarto del totale, grazie in particolare alla maggiore informazione e alla conseguente adozione di pratiche sessuali.
Ma vi sono anche altri casi che sono peraltro inquietanti e che, giorno dopo giorno, si presentano a noi e ai Governi che dovrebbero contrastare questo diffusione e questa malattia. I bambini, come è noto, sono la popolazione più vulnerabile alla pandemia dell'HIV. Oltre 15 milioni di bambini sotto i 15 anni sono orfani a causa dell'HIV-AIDS e oltre due milioni sono sieropositivi. Ogni minuto un bambino muore per cause collegate all'HIV-AIDS e quattro nuovi contagi avvengono tra gli adolescenti di età inferiore ai 15 anni.
La terribile malattia, come ci informa il rapporto dell'ONU, si può, però, rallentare e anche far regredire, ma occorrono una lotta e un impegno serrati che passano soprattutto dal punto di vista dell'impegno finanziario. Strumento fondamentale di cooperazione e aiuto internazionale, in quest'ambito, è rappresentato dal Fondo globale per la lotta all'AIDS, tubercolosi e malaria.
Si è resa necessaria questa premessa, appunto, per ricordare che vi è qualcosa di inquietante che ammonisce ancora una volta tutti noi, Governo in primis: la lotta all'AIDS è un impegno globale che richiede di non abbassare mai la guardia. Esso, altresì, è sancito come impegno fondamentale negli obiettivi del millennio da parte dell'ONU per il raggiungimento di quegli aspetti di contrasto alla radice e alle fondamenta della malattia, che sono parte integrante e sostanziale dell'impegno del Fondo globale, come si ricordava prima, per la lotta all'AIDS, alla malaria e alla tubercolosi.
Il Fondo globale è una partnership internazionale che si occupa di raccogliere e distribuire risorse per prevenire l'HIV, la malaria e la tubercolosi. L'organizzazione finanzia oltre 600 progetti in 140 Paesi del mondo ma, purtroppo, in questo caso in senso negativo è stata certificata in questi giorni l'estromissione dell'Italia dal Fondo globale, del quale il nostro Paese, peraltro, era cofondatore, per non aver versato né i 160 milioni di dollari, previsti per il 2009, né i 183 milioni, previsti per il 2010. Ciò ha determinato, come da statuto, l'esclusione o, meglio, l'espulsione dell'Italia dal consiglio di amministrazione del Fondo globale, posto che sarà assegnato alla Francia.
Eppure, in occasione del G8 tenutosi a L'Aquila nel 2009, il Presidente del Consiglio assicurò formalmente che il versamento della quota sarebbe stato effettuato in tempi rapidissimi. Le parole testuali sono state: «Verseremo i soldi entro un mese». Certamente, lui in questo caso ha ragione - non avendo specificato l'anno, ha ancora ragione - però, passando dal faceto al serio, bisogna dire che quelle parole e quegli impegni presi solennemente, ad oggi, sono disattesi.
Tutte le altre nazioni - lo ricordo a chi ci ascolta - hanno onorato gli impegni sottoscritti: un miliardo di dollari gli Stati Uniti, 400 milioni la Francia, 184 milioni l'Inghilterra, 57 la Russia. Pag. 36
Risulta da agenzie di stampa che l'Italia abbia chiesto all'ONU, in vista del meeting sull'AIDS dell'Assemblea generale delle Nazione Unite, che si terrà a New York dall'8 al 10 giugno prossimi, la cancellazione della dicitura «riduzione del danno», una definizione universalmente riconosciuta che indica l'insieme delle buone pratiche per la riduzione di morti e patologie dovute agli stupefacenti e per la salvaguardia della salute pubblica.
Tutte le associazioni che si occupano del problema della diffusione dell'HIV ritengono che questa, se confermata, appare come una posizione di retroguardia che non tiene conto, tra l'altro, delle nuove emergenze che si stanno aprendo nell'Europa dell'est e nell'Asia centrale, proprio a causa dell'assenza, in quelle aree, di politiche di riduzione del danno, di cui l'Italia è stata invece pioniera, riuscendo così a fermare il dilagare dell'epidemia nella popolazione tossicodipendente.
A ciò si aggiunga un'ulteriore nota stonata, se così la vogliamo chiamare: un sedicente gruppo indipendente di attivisti, medici e ricercatori italiani si è recentemente riunito a congresso a Bari, sotto il titolo: «AIDS e HIV: tutto quello che non vi hanno detto», organizzato dal gruppo HIV Informa, nell'ambito del quale è stata riproposta la teoria negazionista, secondo cui l'HIV è solo un'invenzione, non una patologia virale che può condurre all'AIDS e che le terapie sono una truffa e la prevenzione è totalmente inutile. «Non è accettabile che la strategia di lotta all'AIDS, globale e condivisa, efficace e trasparente, supportata da evidenze scientifiche acquisite da tempo, possa essere messa in discussione da fantasiose teorie negazioniste»: lo hanno riaffermato la Lila, l'Arcigay, l'Anlaids e Nadir ONLUS in un comunicato congiunto.
Certamente, in relazione alla conferenza mondiale che si terrà a Roma dal 17 al 21 luglio prossimi, appare alquanto imbarazzante la posizione che dovrà assumere il nostro Paese nel contesto appena determinatosi.
In virtù di questo quadro di riferimento, due domande sorgono spontanee. In primo luogo, ci si chiede come intenda il Governo garantire che, nella prossima conferenza mondiale, l'Italia si presenti in veste di Paese ospitante con la certezza di avere versato al Fondo globale per la lotta all'AIDS, tubercolosi e malaria le quote mancanti con riferimento agli anni 2009 e 2010 e, da ultimo, ma non per ultimo, quali rassicurazioni intenda fornire, relativamente a quanto citato in premessa, soprattutto con riferimento alla richiesta all'ONU da parte del nostro Paese di far cancellare la dicitura della riduzione del danno.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, l'impegno italiano nella lotta alle grandi pandemie e, più in generale, in campo sanitario rappresenta una delle priorità della nostra cooperazione, così come indicato nelle linee strategiche definite dalla Farnesina per il triennio 2010-2012.
Sul canale bilaterale, l'Italia realizza iniziative specifiche di lotta all'AIDS in Paesi ad alta endemia, prevalentemente in Africa sub-sahariana. Esse forniscono assistenza tecnica ai programmi nazionali di controllo dell'AIDS e costituiscono un importante strumento per incrementare l'efficacia e la realizzazione di programmi finanziati attraverso il Fondo globale per la lotta all'AIDS, tubercolosi e malaria.
La Farnesina, inoltre, è attiva nei programmi di formazione di quadri sanitari, di assistenza sociale agli orfani e alle famiglie colpite da AIDS e nel consolidamento delle strutture sanitarie di base, favorendo l'accesso universale a tali servizi, nel convincimento che il rafforzamento dei sistemi sanitari renda più efficace il contrasto alle singole malattie.
Di particolare rilievo sono anche le attività di prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale presso i gruppi a rischio, in particolare bambini e giovani donne, e le iniziative rivolte a prevenire la Pag. 37trasmissione del virus HIV dalla madre sieropositiva al neonato.
Sul piano multilaterale l'Italia è impegnata nel perseguimento degli obiettivi del millennio, tra cui l'obiettivo 6 che riguarda la lotta contro l'Aids, la malaria e le altre malattie infettive. Il nostro Paese contribuisce all'azione dei principali organismi multilaterali impegnati nella promozione della salute globale, tra cui l'Unicef, l'OMS, la Banca mondiale e il fondo ONU per la popolazione. In questa cornice l'Italia sostiene in particolare il Fondo globale per la lotta all'Aids, tubercolosi e malaria. La partecipazione italiana al Fondo, nato nel 2001 proprio su impulso della presidenza italiana del G8, ha caratterizzato l'azione del nostro Paese in materia di cooperazione allo sviluppo in campo sanitario negli ultimi anni. Tale impegno italiano è stato suggellato dall'importante contributo finanziario che tra il 2001 e il 2008 il nostro Paese ha erogato al Fondo pari a più di un miliardo di dollari (circa 790 milioni di euro).
Il versamento delle quote relative al 2009 e 2010 - annunciate dall'Italia alla Conferenza di rifinanziamento di Berlino per un valore complessivo di 260 milioni di euro - è stato finora ostacolato dalle impellenti esigenze di risanamento finanziario dei conti pubblici, esigenze rese ancora più stringenti dagli impegni assunti a livello europeo di fronte all'attuale delicata congiuntura finanziaria a livello internazionale. Tali imprescindibili necessità di rigore hanno inoltre precluso al nostro Paese, così come a Spagna e Svezia, di fornire proiezioni sul proprio impegno finanziario per il triennio 2011-2013 in occasione della III Conferenza di rifinanziamento del Fondo globale svoltasi a New York il 4 e 5 ottobre scorso. Va peraltro sottolineato che anche altri importanti Stati membri del Fondo, tra cui Francia, Stati Uniti, Spagna, Irlanda, Paesi Bassi e India, non hanno al momento completato l'erogazione dei contributi annunciati alla Conferenza di Berlino del 2007.
In questa cornice la Farnesina è impegnata con il Ministero dell'economia e delle finanze per cercare di individuare le risorse da destinare al Fondo globale contro l'AIDS. Al contempo, il ruolo di primo piano che l'Italia continua a svolge nell'elaborazione delle strategie del Fondo ha consentito al nostro Paese il mantenimento del seggio nel consiglio di amministrazione che, a partire dal gennaio scorso, condividiamo la Spagna.
Nel corso dei negoziati della riunione di alto livello sulla strategia globale per la lotta all'HIV/Aids tenutasi dal 8 al 10 giugno l'Italia, in linea con gli orientamenti del Governo in materia di politica antidroga, ha espresso perplessità nei confronti dell'uso del termine «riduzione del rischio» (harm reduction) poiché tale espressione non risulta essere chiaramente definita e potrebbe prevedere misure in contrasto con la normativa italiana vigente nonché con le politiche nazionali in materia. Negli stessi negoziati è stata al contempo rimarcata da parte italiana la necessità che le misure di prevenzione delle patologie correlate all'uso di droga entrino a far parte dei programmi di salute pubblica di tutti i Paesi membri dell'ONU.
L'Italia ha dunque proposto, nell'ambito del coordinamento con gli altri Paesi UE in preparazione dell'evento di alto livello dedicato alla lotta all'Aids, un linguaggio alternativo in cui la riduzione del danno fosse innanzitutto circoscritta alle misure previste nella guida tecnica stilata dalle competenti agenzie ONU. È stato inoltre proposto di anteporre al termine «riduzione del danno» quello di «riduzione del rischio» e di collegare queste due attività a interventi di prevenzione e trattamento volti a consentire la riabilitazione e il reinserimento nella società della persona tossicodipendente. Tale formulazione proposta da parte italiana, recepita nella posizione comune dei Paesi UE espressa nel corso dei negoziati, è stata accolta ed inserita nella dichiarazione politica finale della riunione di New York. Il linguaggio adottato nella dichiarazione, con il nostro determinante contributo e con la condivisione degli altri Paesi intervenuti, costituisce certamente un risultato Pag. 38significativo anche in prospettiva europea e nell'ambito complessivo delle strategie per la lotta all'Aids.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di replicare.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, da un lato, volevo ringraziare lo sforzo del sottosegretario, dall'altro, dichiararmi assolutamente insoddisfatto per due ordini di motivi. Il primo ordine di motivi risponde purtroppo a tre requisiti: sono risposte scontate, formali e demagogiche. Spiegherò anche il perché. Questi sono annunci che poi non hanno sostanza e ritengo che in parte, ma non per colpa del sottosegretario, che stimo, queste risposte contengano dentro di sé offese a chi propone l'interpellanza. Nel momento in cui noi come gruppo ed io personalmente proponiamo un'interpellanza - questa è rivolta al Presidente del Consiglio, ma è lei che risponde - mi aspetto uno sforzo importante, se non più grande almeno pari a quello che ho fatto io per predisporre l'interpellanza. Sa perché sottosegretario, che io stimo perché l'ho apprezzata in altri momenti anche nelle Commissioni? Perché lei mi ha dato una risposta per il 90 per cento uguale a quella che ha dato il sottosegretario agli affari esteri Enzo Scotti tre mesi fa. Lei crede o il Governo crede che io faccia della pedagogia nel momento in cui vengo a proporre delle interpellanze, perché ho del tempo da passare in Parlamento insieme ad altri che aspettano risposte urgenti? Credo che ci voglia più attenzione, magari anche da parte di chi predispone tutta una serie di risposte che non hanno niente a che fare né con l'emergenza di carattere medico-sanitario né con risposte di carattere politico, programmatico e soprattutto di carattere strategico che vorremmo rappresentare negli organismi sovranazionali. Dico questo perché intanto quelle risorse non ci sono e non possiamo prendere a paragone quegli Stati che fanno peggio di noi. Non ha senso, noi dovremmo ambire sempre ad essere migliori degli altri. Oggi quei soldi non ci sono, per cui ospiteremo questa conferenza a Roma sapendo di essere morosi e di non essere affidabili rispetto ad una lotta che invece ci ha visto, in un passato non solo recente, come pionieri rispetto a battaglie culturali, medico-sanitarie, di cooperazione, di intervento forte, di carattere politico e strategico, che ci hanno sempre e comunque caratterizzato, non solo come Governo, ma come cifra che riguarda lo Stato e la nazione. La cosa che poi ancora non convince, anche se lei ha cercato di dare una risposta che in qualche modo tenesse insieme gli aspetti di forma e sostanza, riguarda la riduzione del danno. Il ricondurre il dato ad un aspetto esclusivamente e meramente linguistico credo che non riguardi il tema e non sia la risposta al problema. In questo caso, per voi, per come la rappresentate, la soluzione diventa veramente il problema, perché una cosa è parlare del danno, una cosa è parlare del rischio. Evidentemente, sono due impostazioni culturali che confliggono e che evidentemente danno la cifra della differenza tra noi e voi. Mi auguro che in termini linguistici, nella traduzione in inglese e nelle altre lingue, danno significhi una cosa e rischio un'altra. Non posso credere che gli altri Paesi, nella semplificazione della traduzione, abbiano accettato che danno sia uguale a rischio, per cui la possono tradurre diversamente. È impensabile e non accettabile per tutte le battaglie che sono state condotte fino ad oggi. La ringrazio per l'ultima parte che ha messo in campo, perché lì c'è uno sforzo per dimostrare la vostra diversità culturale. Mi auguro che, non essendoci due senza tre, alla prossima interpellanza su questo tema vi metterete d'accordo fra sottosegretari e ci darete una risposta univoca, comprensibile e soprattutto non a noi, ma a tutti coloro che soffrono di questa malattia ed a tutte le associazioni che stanno combattendo al loro fianco, soprattutto per trovare una cifra comune che non sia più della maggioranza o del Governo o dell'opposizione, ma una connotazione culturale avanzata e di qualità per tutto il nostro Stato, a partire dal Parlamento.

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(Iniziative di competenza volte a realizzare la chiusura dell'anello di cintura ferroviaria nel tratto nord di Roma - n. 2-01107)

PRESIDENTE. L'onorevole Morassut ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01107, concernente iniziative di competenza volte a realizzare la chiusura dell'anello di cintura ferroviaria nel tratto nord di Roma (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, questa interpellanza, rivolta al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti insieme agli altri firmatari, riguarda la realizzazione di questa opera infrastrutturale fondamentale per la città di Roma, ma anche per l'intero Paese: la chiusura dell'anello di cintura ferroviaria nel tratto nord di Roma.
È un'opera da tanti anni attesa, che consentirebbe, attraverso la realizzazione di un nuovo ponte ferroviario sul Tevere, di collegare la linea esistente proveniente dalla stazione San Pietro ed attualmente interrotta alla stazione di Vigna Clara con la linea nazionale «Dorsale Appenninica» - che collega Roma e Firenze -, con la linea FR1 Fara Sabina-Fiumicino e con l'asse strategico dell'alta velocità nazionale baricentrato sulla nuova stazione tiburtina che è in corso di realizzazione.
Questa opera consentirebbe, inoltre, di realizzare un'infrastruttura su ferro di carattere pienamente urbano, in grado di servire popolosi quartieri di semicentro e di periferia urbana in modo tangenziale, alleggerendo il caratteristico flusso pendolare e radiale tra centro e periferia che caratterizza gran parte degli spostamenti quotidiani all'interno dell'area urbana di Roma.
Con questa opera si otterrebbe il benefico risultato di innalzare l'offerta di trasporto pubblico di massa, scoraggiando l'uso del mezzo privato, che produce molte conseguenze negative sull'efficienza complessiva del sistema urbano e nazionale, essendo Roma la capitale d'Italia. La previsione di questo viadotto di collegamento nel settore nord di Roma per chiudere l'anello ferroviario fa parte delle previsioni urbanistiche di tutti i piani regolatori di Roma dal 1931 in poi e tale previsione è stata rafforzata dalle decisioni assunte - anch'esse da lungo tempo - nel programma per gli interventi di Roma capitale; in quanto tale, è di interesse strategico nazionale, e pertanto ricompresa anche fra gli interventi di cui alla legge obiettivo n. 443 del 2001.
L'accordo di programma per il nodo ferroviario di Roma fu sottoscritto l'8 marzo 2000 fra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la regione Lazio, la provincia di Roma e il comune di Roma, e ha previsto, tra gli impegni assunti, la realizzazione di varie opere, come una gronda ferroviaria sud per scolmare il passaggio delle merci, e, appunto, la realizzazione di un ponte sul Tevere.
Nel 2003 la società RFI del gruppo FS ha assunto l'impegno di completare la progettazione di queste opere. Vi è da ricordare che la chiusura dell'anello nella zona di Vigna Clara, ed in particolare nella zona di via di Camposampiero, presuppone la disponibilità di aree che si trovano sul rilevato di proprietà delle ferrovie, realizzato a questo scopo negli anni trenta e successivamente occupato da un denso comprensorio industriale ed artigianale, che ancora esiste, e che occorre liberare queste aree dalla presenza di circa 70 aziende, che danno lavoro a 450 addetti, il cui mancato trasferimento ha costituito una delle cause del rinvio della realizzazione di questa opera.
Il comune di Roma ha messo in campo una serie di iniziative per liberare queste aree e ha concluso un accordo di programma in questo senso nel 2007. Ora lo spostamento fattuale del comprensorio è condizionato alla chiusura di alcuni procedimenti urbanistici, che sono ormai in fase di conclusione. Tuttavia, gli organi di RFI hanno più volte, in sedi formali ed informali, fatto intendere che, nonostante i progressi verificatisi negli ultimi anni per risolvere il problema della chiusura dell'anello ferroviario e dello spostamento del Pag. 40comprensorio artigianale, non sono in grado di affermare con certezza i tempi per progettare e realizzare almeno il viadotto ferroviario necessario per chiudere l'anello, a causa della scarsezza di risorse e del mancato finanziamento dell'opera, sia da parte del bilancio nazionale sia da parte del CIPE. Questo almeno dal 2003, cioè negli ultimi otto anni.
In conclusione, in occasione della candidatura di Roma all'edizione dei Giochi olimpici del 2020, il comune di Roma sembra ora aver modificato l'impostazione ratificata con l'accordo di programma del 2007 e pare si sia orientato - anzi, si è orientato con documenti pubblici - per la realizzazione di un viadotto ancor più complesso, sia stradale sia ferroviario, dal costo ipotetico di 840 milioni di euro - il cosiddetto ponte dello sport - che andrebbero reperiti nell'ambito di futuribili finanziamenti per i Giochi oppure nell'ambito di un non meglio definito project financing.
Tale orientamento ha rallentato le procedure avviate, tra cui la stipula delle convenzioni per delocalizzare l'insediamento artigianale e per progettare, almeno, il viadotto ferroviario.
Per questo chiedo al Ministro di conoscere quali orientamenti si intende assumere per rilanciare la realizzazione di quest'opera, quali risorse si intendono individuare nella programmazione strategica delle opere pubbliche nazionale e dei fondi CIPE per consentire al gruppo FS Spa di concludere la progettazione esecutiva dell'opera e mandarla in appalto, stimando che essa non possa avere un valore superiore ai 200 milioni di euro, se si limita al solo viadotto ferroviario e non anche stradale, tra Vigna Clara e Forte Antenne, quali azioni si intenda porre in essere per sollecitare il comune di Roma ad accelerare lo spostamento del comprensorio industriale che ancora insiste sulle aree di proprietà di Ferrovie dello Stato Spa e, infine, in che tempi, eventualmente, si intende agire per facilitare, attraverso la programmazione di investimenti finanziari, la ripresa di un'azione concreta, finalizzata alla realizzazione di quest'opera essenziale e minimale per la chiusura dell'anello ferroviario, operazione urbanistica ed infrastrutturale attesa a Roma da almeno 80 anni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture ed i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, in relazione alle problematiche evidenziate nell'atto ispettivo in esame ed in riferimento alla specifica richiesta di intervento da porre in essere sul piano degli investimenti, al fine di agevolare l'entrata in esercizio di un servizio aggiuntivo di trasporto pubblico urbano ritenuto strategico nella zona nord di Roma, ritengo opportuno fare rilevare che l'amministrazione e la programmazione dei servizi di trasporto pubblico locale rientrano nella competenza esclusiva degli enti territoriali interessati. Nel caso specifico, pertanto, ogni valutazione circa le azioni da intraprendere per realizzare tale nuovo servizio di trasporto e la relativa copertura finanziaria resta attribuita alla competenza della regione Lazio.
In merito alle questioni riguardanti le opere infrastrutturali da realizzare, al fine di portare a termine il progetto di chiusura dell'anello di cintura ferroviaria nella zona nord di Roma, si fa presente che l'intervento rientra tra le opere in contratto di programma 2007-2011 - aggiornamento 2009 - che prevede, in tabella A «Opere in corso», la progettazione della gronda merci di Roma con un costo di 41 milioni di euro e, fra le opere programmatiche, la realizzazione della gronda merci di Roma, cintura nord e sud, con un costo complessivo di 1.352 milioni di euro. Nell'ottavo allegato infrastrutture alla Decisione di finanza pubblica del settembre 2010, l'intervento «Nodo urbano di Roma, cintura nord, shunt merci e cintura sud» è indicato nella tabella 1 di aggiornamento del programma infrastrutture strategiche, ma non nella tabella 2 che riporta il quadro programmatico prioritario 2010-2013. Pag. 41
Fatta questa precisazione, comunico che, nell'ambito del gruppo di lavoro che RFI Spa ha con l'Agenzia della mobilità di Roma e la regione Lazio, è stato discusso più volte il tema della cintura nord di Roma, opera più volte sollecitata da parte degli enti locali al fine di realizzare una infrastruttura ferroviaria per meglio servire la zona destinata alle principali manifestazioni del possibile evento olimpico previsto per il 2020. L'anello nord fa parte del più ampio progetto gronda merci di Roma che si articola in due sottoprogetti: cintura sud e cintura nord.
RFI Spa ha confermato le impostazioni strategiche precedenti ritenendo che la cintura nord abbia una sua funzionalità strategica se pensata in connessione alla cintura sud, poiché permetterebbe di cogliere l'obiettivo di eliminare il passaggio delle merci in corrispondenza del centro urbano.
Preso atto delle note difficoltà incontrate dal tracciato del progetto preliminare della cintura sud - il progetto preliminare della gronda merci, infatti, non è mai stato licenziato dal CIPE a causa delle molteplici interferenze delle diverse tipologie di traffico che riguardano soprattutto la gronda sud - RFI Spa ha cercato di specializzare le linee all'interno del nodo eliminando dette interferenze (progetto nuovo Piano regolatore generale di Tuscolana per la specializzazione dei percorsi merci, bretella merci di Casilina, nuovo piano regolatore di Tiburtina con eliminazione del bivio Tiburtina) al fine di ottenere percorsi specifici per le merci. Conseguentemente, per RFI Spa è divenuto non più prioritario sia il progetto di cintura sud che quello di cintura nord ad esso connesso, come chiusura di itinerario merci.
In seguito al rinnovato interesse da parte dell'Agenzia della mobilità del comune di Roma per la cintura nord con lo scopo di servire la zona olimpica in occasione della possibile, futura, assegnazione a Roma delle Olimpiadi, la cui decisione avverrà nel 2013, RFI Spa ha evidenziato, soprattutto, la particolare complessità dell'opera nella parte di allaccio con la linea lenta verso Roma smistamento e Roma Tiburtina.
Tale complessità deriva anche dal problema dello sgombero degli abusivi e dall'estrema difficoltà a programmare e gestire nuove tipologie di traffico sulla cintura nord, innestata sul passante metropolitano, per le conseguenti interferenze e sovrapposizioni con i servizi FR1 e FR3.
Infine, faccio rilevare che, anche se l'intervento infrastrutturale di chiusura della cintura nord, come detto, non rappresenta, per RFI, uno degli obiettivi principali, la società ha elaborato e proposto soluzioni alternative che consentono di raggiungere, con un servizio metropolitano, l'area interessata senza un dispendio eccessivo di risorse, anche in previsione dell'evento olimpico. Infatti, anche tenendo conto dei lavori in corso per la messa in sicurezza delle gallerie esistenti, RFI ritiene più sostenibile ripristinare il binario esistente e la realizzazione di un secondo binario da Vigna Clara a Valle Aurelia con adeguamento della fermata di Vigna Clara per l'attestamento dei treni e le opere di connessione in prossimità di Valle Aurelia, che evitino i tagli a raso sul servizio FR3. Ciò consentirà di sviluppare un servizio di tipo metropolitano in quell'area e testarne la reale attrattività. In seguito a tale esperienza si potrà valutare la più complessa fase di chiusura dell'anello. Resta inteso che, sia l'attività progettuale che quella realizzativa, dovrà comunque essere subordinata al reperimento delle risorse occorrenti nonché, alla sottoscrizione di un accordo di RFI con la regione per l'acquisizione dei servizi necessari al mantenimento in equilibrio economico della tratta.

PRESIDENTE. L'onorevole Morassut ha facoltà di replicare.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta molto dettagliata e articolata che ha voluto fornire alla mia interpellanza. Tuttavia devo ritenermi insoddisfatto perché molte delle informazioni qui riferite Pag. 42sono peraltro note e acclarate dai documenti che fanno parte del nostro lavoro di parlamentari e che sono alla base degli accordi intercorsi in questi anni e più volte rinnovati tra le amministrazioni che sono state ricordate, la regione Lazio, il comune di Roma e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Sono insoddisfatto, lo ripeto, perché dalle stesse parole del sottosegretario emerge un'incertezza relativa al finanziamento di quelle risorse, pur tabellate, e la conferma di una stasi nel lavoro di progettazione esecutiva finalizzato alla realizzazione dell'opera, che chiaramente si inserisce in un contesto di sistema che è quello qui ricordato della gronda nord e della gronda sud, ma che se si intende realizzare solo quando l'intero sistema sarà finanziato e progettato probabilmente, anzi sicuramente, non si realizzerà mai, mentre è urgente scorporare la realizzazione, il finanziamento e la progettazione esecutiva di un'opera molto puntuale e particolare che riguarda il congiungimento di un anello ferroviario con un viadotto non più lungo di 500 o 600 metri che può essere progettato e finanziato con un costo ridotto, e che può rappresentare l'inizio di un'operazione di sistema da attuarsi in forma pluriennale e con finanziamenti nel corso del tempo. Quindi ribadisco, replicando alla cortese risposta del sottosegretario, che forse sarebbe ormai urgente passare dalle parole ai fatti e programmare, attraverso stralci, la realizzazione di una parte dell'opera, progettare almeno la realizzazione del viadotto per evitare che le aree che saranno, credo, presto liberate attraverso la chiusura delle convenzioni urbanistiche e che porteranno alla delocalizzazione delle imprese artigiane non debbano essere nuovamente occupate, essendo aree demaniali e quindi esposte ad utilizzi abusivi, da nuovi insediamenti industriali, da forme di occupazione abusiva non finalizzate alla necessità di essere utilizzate per ospitare una grande infrastruttura. Quindi, torno a chiedere al Governo, con questa mia replica, che già nei prossimi atti di bilancio si possa dare un segnale concreto e visibile per arrivare alla conclusione di quest'annosa vicenda.

(Iniziative per il rilancio economico e il potenziamento delle strutture del porto di Gioia Tauro - n. 2-01125)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01125, concernente iniziative per il rilancio economico e il potenziamento delle strutture del porto di Gioia Tauro (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei richiamare, innanzitutto, l'attenzione del sottosegretario. Mi fa piacere che ci sia proprio l'onorevole Misiti ad interloquire in questo frangente dove discutiamo un atto di sindacato ispettivo estremamente delicato ed importante. E, proprio cogliendo questa felice occasione, mi permetto di svolgere delle considerazioni di carattere generale.
Il tema del porto di Gioia Tauro avrebbe, a mio avviso, un'incidenza, nelle valutazioni che noi facciamo, non sufficiente, se non lo inquadrassimo in una visione di carattere generale che comprende la politica delle infrastrutture e dei trasporti nel nostro Paese e non soltanto nel nostro Paese. Avrebbe una scarsa importanza se non avessimo ben presente qual è stata la storia del Mezzogiorno e della Calabria, quello che produsse e realizzò anche questo porto di Gioia Tauro in un'area allora, a suo tempo, indicata per la realizzazione del quinto centro siderurgico, proprio in un periodo in cui c'era la crisi della siderurgia. Chi non ricorda lo sbancamento di quell'area di Gioia Tauro, San Ferdinando di Rosarno e gli agrumeti che furono eliminati?
Chi non ricorda la presenza allora del Ministro del bilancio Andreotti per la posa della prima pietra del «costruendo e realizzando» quinto centro siderurgico? Non si poté realizzare questo centro, non decollò come non decollò il «pacchetto Colombo» che veniva ad essere posto in Pag. 43essere dopo i moti di Reggio Calabria e, per un fenomeno di trascinamento, in quell'area vi sorse un porto che doveva, a suo tempo, non avere grandi ambizioni perché serviva per l'attracco delle navi e delle petroliere che dovevano alimentare il quinto centro siderurgico. Si coltivò, in quel momento, ovviamente, questa speranza, questa prospettiva, dove la realizzazione di tale grande «manufatto» doveva essere, in un primo tempo, un fatto importante di compensazione per l'assenza e la mancata realizzazione del quinto centro siderurgico, ma, poi, negli anni, aveva creato delle illusioni per cui questo porto, questa infrastruttura, sarebbe potuto essere un momento importante per lo sviluppo, non soltanto della regione calabrese, ma anche del Mezzogiorno.
Abbiamo detto molte volte, signor Presidente, che questi fatti, questi momenti, che riguardano il Mezzogiorno e, soprattutto, la mia regione, hanno qualcosa di imperscrutabile, di indecifrabile. La società che si interessò e che prese subito possesso del porto e, quindi, delle banchine, fu salutata come una realtà liberatrice che doveva, certamente, dare una prospettiva e dare anche vita alla portualità. Ma, come sempre avviene nelle concessioni, chi è concessionario ritiene di essere quasi proprietario. Basti vedere quello che è avvenuto nella storia del nostro Paese sulle cosiddette liberalizzazioni, ma credo che questo momento non sia l'occasione per fare un discorso di questo genere. Dicevo, invece, di questi concessionari che si ritengono di essere quasi proprietari.
Il confine tra la proprietà privata e il bene pubblico rispetto al quale il concessionario dovrebbe certamente rispettare il servizio che bisogna erogare alla collettività diventa sempre più indefinito e, quindi, sempre più labile.
Il porto di Gioia Tauro ovviamente, come dicevo poc'anzi, creò molte illusioni, molte speranze. Poi vi fu anche un boom che durò fino a sette o otto anni fa, nel carico e scarico dei container, toccò anche il livello di 3 milioni di TEU in termini di carico e scarico, ma, ovviamente, le banchine furono quasi sequestrate soltanto per questo tipo di lavoro. Quando invece il porto di Gioia Tauro aveva tante possibilità di essere reso non soltanto monofunzionale ma polifunzionale per la possibilità che c'era per la crocieristica e per un'utilizzazione dell'area del retroporto attraverso un'azione di industrializzazione che doveva lavorare le merci, che doveva certamente creare le condizioni di una realtà molto più vivace sul piano economico e, soprattutto, permanente.
Si disse chiaramente in quel momento che il porto di Gioia Tauro era strategico nell'area del Mediterraneo per le grandi linee, soprattutto per i grandi mercati. Era quindi il momento di una grande attenzione e si cercò, con una politica che doveva portarci ad un approdo serio sul piano della logistica, di dare una dimensione molto forte a Gioia Tauro.
Ricordo che vi furono dei contrasti e delle azioni dove i concorrenti crearono delle situazioni di contrasto nei confronti di Gioia Tauro non soltanto all'interno del nostro Paese ma anche nel centro e nel nord Europa con alcuni porti importanti.
Era il momento in cui si parlava del Corridoio 5, del Corridoio adriatico, del Corridoio 1 di Berlino-Palermo, ed era in questione tutta una problematica che riguardava le infrastrutture dei trasporti all'interno del nostro Paese dove Gioia Tauro doveva essere il momento importante, l'anello di congiunzione tra il Mediterraneo e l'Europa attraverso il Mezzogiorno e attraverso l'Italia, e, quindi, si dava ad esso una dimensione molto forte.
Qui è venuto ieri, per dir la verità, il Presidente del Consiglio dei ministri per dirci che c'è una politica del Mezzogiorno, ma quale politica del Mezzogiorno? Sono risorse che vanno e vengono, sono quelle di 20-25 anni fa. Sotto altri titoli, sotto altri nomi, con diverse nomenclature ma sono le stesse risorse. Ma oggi noi siamo in presenza di un'assenza di una politica per quanto riguarda il Mezzogiorno.
Noi ci troviamo - questo è il motivo per cui ho presentato questa interpellanza urgente - di fronte ad una crisi del porto Pag. 44di Gioia Tauro. Come si suol dire e come recita un titolo di un film famoso, I sogni finiscono all'alba: forse la notte è durata qualche momento in più dei sogni, ma ovviamente il sogno di Gioia Tauro sta svanendo. Gli operatori stanno andando via come è andata via la società Maersk che è una società di minoranza della Med center, concessionaria del porto, delle banchine del porto, che è un colosso danese che è il numero uno al mondo nel trasporto dei container. C'è una fuga e c'è ovviamente la minaccia della disoccupazione. Sia la Med center sia altre strutture e altre società vanno sempre di più minacciando la cassa integrazione e i licenziamenti. C'è un grande movimento, c'è una grande preoccupazione raccolta dal sindaco di Gioia Tauro, l'avvocato Bellofiore che, insieme ad altri sindaci, insieme al presidente del consiglio di Gioia Tauro giorni fa ha convocato un consiglio comunale aperto dove hanno presenziato parlamentari, consiglieri regionali, sindacati e quant'altro, dove ognuno ovviamente ha levato un grido di grande preoccupazione e soprattutto di grande travaglio.
Io ritengo che il dato sia inquietante: anche nell'ambito della politica della logistica e del potenziamento della piattaforma logistica nazionale, presentata dal Governo e approvata da poco, sono state riservate al porto di Gioia Tauro soltanto alcune righe.
Ma vi è una fuga anche da parte di RFI, di Ferrovie dello Stato, perché fino a qualche anno fa, signor Presidente - ma credo che il sottosegretario Misiti lo ricordi - vi era stato un impegno da parte di Ferrovie dello Stato per un collegamento e un raccordo del porto sempre più intenso verso altre vie di comunicazione. Adesso che cosa c'è? C'è la fuga di Ferrovie, c'è Porto Said, dove si è indirizzata anche la Maersk, che fa concorrenza a Gioia Tauro; Gioia Tauro perde sempre più la cosiddetta spinta propulsiva, che si è esaurita, non si ha alcun tipo di speranza, mancano la politica per il Mezzogiorno e la politica delle infrastrutture e dei trasporti all'interno del nostro Paese.
Signor Presidente, visto e considerato che ci troviamo qui, vorrei chiedere al Governo: ma veramente il Governo pensa che la promessa dell'attraversamento stabile dello stretto di Messina possa essere esaustiva e compensativa, e possa essere, da solo, un dato importante per la politica dei trasporti e per la politica dello sviluppo del Mezzogiorno all'interno del nostro Paese? O rischia di essere, fra qualche anno, quando verrà, semplicemente una «cattedrale nel deserto», perché non abbiamo creato le direttrici di comunicazione e di collegamento su tutti e tre i comparti importanti che esistono? Mi riferisco all'aria, al mare e alla gomma, cioè alle autostrade e alle strade. Lasciamo stare la vicenda della Salerno-Reggio Calabria e della statale n. 106, i cui dati sono dinanzi a noi e ci richiamano ad una arretratezza fondamentale. Ma come pensiamo di sviluppare il Mezzogiorno?
Senza parlare - questo ovviamente va da sé, ma abbiamo svolto tante discussioni - che la criminalità organizzata ha in mano il porto di Gioia Tauro. Quando la Commissione antimafia vi si recò in visita qualche anno fa disse con molta chiarezza che il 95-96 per cento delle imprese sono condizionate dalla criminalità organizzata. Le Commissioni confezionano questi documenti, facendone partecipi il Governo e il Parlamento, ma poi tutto tace: i padroni di ieri sono i padroni di oggi e, come vediamo, la situazione diventa sempre più precaria, minacciando e svuotando un'opera che aveva creato tante speranze, che, poi, si sono rivelate illusioni per quanto riguarda la realtà della nostra regione.
Pertanto, ritengo che sia necessario dare una risposta. Sarà questa l'occasione? Ho qualche dubbio, al di là della buona volontà del rappresentante del Governo. Tuttavia, vi sono centinaia e centinaia di lavoratori che vedono minacciato il loro posto di lavoro, e la cosa più grave, che ho ricordato poc'anzi, è che non c'è una speranza né una prospettiva. Bisogna capire qual è la politica reale per il Pag. 45Mezzogiorno: è quella di cui parlava il Governo, il Presidente del Consiglio dei ministri?
Ma è possibile che il Presidente del Consiglio dei ministri non sia informato? Che non sappia che esiste Gioia Tauro, che esiste una situazione drammatica? È possibile che il Presidente del Consiglio dei ministri pensi che soltanto il ponte sullo Stretto di Messina possa essere risolutorio, anche con tutti i problemi di accompagno - tra virgolette - che tutta quest'opera, se non vi saranno i raccordi coordinati, può comportare in termini di negatività?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO TASSONE. Ho concluso, signor Presidente, questa mia illustrazione. Dunque, è necessario fare una riflessione. Attenderò la risposta del sottosegretario Misiti, farò la mia replica; mi auguro che la risposta apra qualche possibilità di interloquire ulteriormente, di dare la possibilità di continuare la riflessione. Ma se la vicenda di Gioia Tauro si chiuderà così, ritengo che non avremo chiuso soltanto la vicenda di Gioia Tauro, di un porto qualsiasi, ma avremo chiuso in gran parte una vicenda ed una prospettiva che riguarda il futuro della Calabria, del Mezzogiorno e la presenza dell'Italia nel Mediterraneo, anche in una visione europea.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Aurelio Salvatore Misiti, ha facoltà di rispondere.

AURELIO SALVATORE MISITI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo condivide le preoccupazioni degli interpellanti sulla questione del porto di Gioia Tauro. È ovvio, però, che deve far rilevare che non c'è affatto disattenzione, ma anzi il Governo dedica molta attenzione al porto di Gioia Tauro, tant'è vero che, negli ultimi anni, sono stati emanati provvedimenti e sono state destinate significative risorse tra le quali quelle dei programmi ordinari delle opere marittime, dei programmi straordinari attivati grazie alla legge n. 413 del 1998 e successivi rifinanziamenti e alla legge n. 166 del 2002, nonché quelle gestite tramite fondi CIPE.
Per quanto concerne la richiesta degli interpellanti di conoscere l'entità dei fondi pubblici destinati all'autorità portuale di Gioia Tauro, si può comunicare che solo con i fondi accordati dalla direzione dei porti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che peraltro sono solo una parte delle risorse investite in quel porto, nell'arco temporale 2000-2007 risultano accordati al predetto porto risorse per complessivi 200 milioni di euro, come si può evincere dall'allegata scheda che per completezza depositeremo presso la Presidenza.
Parrebbe anche eccessivo parlare di ritardi nei finanziamenti che, per quanto concerne il Ministero, sono stati sempre programmati ed erogati con estrema sollecitudine allorché l'autorità portuale ha dato seguito, nei fatti, agli impegni concordati negli appositi protocolli di intesa con essa stipulati per assicurare e disciplinare i finanziamenti stessi.
Devo comunicare, inoltre, che l'attenzione è già in atto anche per quanto riguarda le problematiche relative alle zone franche. C'è una zona franca di seconda categoria, di secondo livello, che si trova nel retroporto, che è oggetto di attenzione nel piano di sviluppo del porto a cui accennerò più avanti.
Il Governo ritiene anche opportuno evidenziare che talune delle criticità del porto di Gioia Tauro si sono di recente aggravate non certo per decisioni avventate del Governo, oppure per decisioni sbagliate dell'autorità portuale, oppure della regione Calabria, ma per effetto di una serie di circostanze esterne connesse per lo più alle ricadute della crisi internazionale e all'accentuarsi della concorrenza dei porti del Nord Africa. Ci sono, in particolare, due porti nel Nord Africa, Porto Said e il porto di Tangeri in Marocco, che hanno fatto concorrenza non solo a Gioia Tauro, ma hanno messo in Pag. 46ginocchio i porti di Algeciras in Spagna, di Marsiglia e tutti gli altri porti della parte europea del Mediterraneo.
Il problema, quindi, è di carattere internazionale. Infatti, tale concorrenza nordafricana è sorretta da un vero e proprio dumping sociale: quello che a Gioia Tauro costa 26 euro, la stessa cosa, lo stesso servizio costa 6 euro a Tangeri e 4 euro a Porto Said. È difficile da fronteggiare perché legato ad una serie di fattori di costo e di elementi e ordinamenti propri dei Paesi dell'area sui quali quindi non è agevole influire.
Ciò nondimeno, il Governo non ha mancato, anche di recente, di prestare ancora attenzione al porto di Gioia Tauro mediante l'adozione di norme che hanno consentito allo scalo di abbattere le tasse portuali nel 2010.
Lo ha fatto anche per il 2012 - e siamo in attesa di poter operare in questa direzione attraverso la cassa - e nell'anno in corso, con l'effetto di un recupero di competitività tutt'altro che trascurabile.
Si segnala, altresì, che al porto di Gioia Tauro è destinata, oltretutto, per quest'anno, una quota dell'apposito fondo perequativo per le autorità portuali, per un importo di 3 milioni 258 mila euro, per far fronte alle esigenze di manutenzione.
Inoltre, si rappresenta che il CIPE, con delibera 21 dicembre 2001, n. 121, ha approvato, ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 443 del 2001 (la cosiddetta legge obiettivo), il piano programma per la realizzazione di infrastrutture e di insediamenti produttivi strategici e di interesse nazionale, che comprende il sistema hub interportuale e, tra questi, l'intervento di completamento allacci plurimodali del sistema interportuale di Gioia Tauro.
Il suddetto intervento è, altresì, ricompreso nell'intesa generale quadro stipulata tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la regione Calabria, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri in data 16 maggio 2002, e contemplato fra gli interventi inseriti nell'VIII Allegato infrastrutture alla Decisione di finanza pubblica del settembre 2010.
Il 26 febbraio 2010, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha emanato l'atto di indirizzo con le priorità politiche da realizzarsi nel 2011 e tali priorità sono state confermate nell'atto di indirizzo emanato dal Ministro per il 2012. In tale contesto, in una delle quattro aree tematiche, quella relativa al Mezzogiorno, è individuata la piastra logistica di Gioia Tauro.
Il piano industriale della piana di Gioia Tauro è articolato in tre gruppi di investimenti: realizzazione di un impianto di rigassificazione e ampiamento del terminal container; interventi di completamento o di nuova realizzazione relativi alle strutture portuali; interventi di tipo infrastrutturale e industriale.
Rispetto a questi ultimi interventi, il CIPE, con delibera n. 89 del 13 novembre 2003, ha stanziato l'importo di 12 milioni 186 mila euro su un costo complessivo di circa 76 milioni di euro.
Con la realizzazione di dette opere il sistema portuale di Gioia Tauro potrà diventare una piattaforma territoriale strategica, coerentemente con il disegno strategico nazionale 2007-2011 e con il nuovo piano nazionale della logistica 2011-2020, orientando lo sviluppo e la crescita del territorio calabrese e del Mezzogiorno e favorendo la competitività della portualità italiana nel Mediterraneo.
Infine, si rappresenta che l'autorità portuale di Gioia Tauro ha trasmesso, in data 28 marzo 2011, alla struttura tecnica di missione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il progetto definitivo relativo alla realizzazione delle reti materiali e della viabilità di raccordo alla piastra del freddo del porto di Gioia Tauro, che richiede alcune integrazioni, in particolare per il piano economico finanziario.
Non appena il soggetto aggiudicatore integrerà la documentazione potrà essere avviata l'istruttoria per la convocazione della conferenza di servizi, finalizzata all'approvazione del progetto definitivo da parte del CIPE.
Per avvalorare questa costante attenzione verso il porto di Gioia Tauro, anche Pag. 47in questo momento, dopo che il terminalista Medcenter - della compagnia Contship - aveva annunciato un piano di sviluppo e di crescita della lavorazione dei TEU nel porto di Gioia Tauro, improvvisamente vi è stata la decisione della Maersk, a cui si richiamano gli interpellanti, che rappresenta circa un terzo dei TEU che arrivano e che vengono manipolati o, comunque, rinviati poi in altri posti dell'Italia e dell'Europa e nel Mediterraneo. Nel 2010 vi è stato, certamente, un calo dovuto alla crisi, ma abbiamo affrontato la questione abbassando le tasse di ormeggio.
Nel 2011 speriamo di fare lo stesso, ma certamente, con l'uscita della Maersk, su 3 milioni, vi sarebbe 1 milione in meno di TEU da registrare in ingresso e in uscita nel porto di Gioia Tauro. Questo ha portato a quella che si chiama oggi emergenza e a questa crisi che, certamente, stiamo affrontando.
L'abbiamo affrontata in due modi. La prima questione è quella dell'emergenza, perché l'impresa terminalista ha annunciato la mobilità per circa 467 dipendenti su 1.053, il che è un'enormità, più di quanto gli interpellanti abbiano sottolineato. Ciò ha posto un problema gravissimo di occupazione. Il Ministero ha tenuto due riunioni (una in Calabria e una ieri presso la sede di Porta Pia) in cui si è detto chiaramente al terminalista che occorre intanto evitare la mobilità fino a quando non si trovi una soluzione all'emergenza.
Naturalmente, potrebbe essere anche che si avvierà la cassa integrazione, in quanto si tratta dell'industria principale della regione Calabria. Il porto di Gioia Tauro costituisce per la regione il 50 per cento delle entrate che provengono proprio da quest'ultimo e quindi costituisce l'industria principale che va salvaguardata e va impedito che si possa avviare la mobilità.
Ieri, vi è stata una lunga riunione al Ministero con la presenza del Ministero dello sviluppo economico e anche del Ministero del lavoro e abbiamo avviato una discussione con tutti i sindacati (quelli confederali e quelli autonomi), di cui bisogna notare la collaborazione effettiva e positiva che stanno dando.
Puntiamo a far sì che l'emergenza non colpisca l'occupazione nell'immediato, tanto è vero che vi sono in campo diverse azioni del Ministero, della regione Calabria e dell'autorità portuale per evitare possibili licenziamenti e dare speranza del ritorno al lavoro, anche se è necessario qualche mese di cassa integrazione, ma un obiettivo va raggiunto, ossia che nessuno deve perdere il lavoro.
Non solo: il Governo ritiene che la questione della criminalità organizzata sia un punto fondamentale. Non risulta esatta la dizione che il porto di Gioia Tauro è in mano alla criminalità organizzata. Nel porto di Gioia Tauro, nella parte demaniale, quella che gestisce il transhipment, il Governo assicura e ha assicurato sempre la massima legalità. Non si entra in quella parte del porto dove si gestisce il transhipment se non ci sono tre o quattro controlli e passaggi. Nessuno (non solo criminali, ma anche estranei) può avvicinarsi al porto di Gioia Tauro.
Il problema qual è? Che adesso, avendo questa emergenza, dobbiamo accelerare gli interventi per lo sviluppo e questi ultimi sono tutti in atto, perché qualche mese fa è stato firmato l'accordo di programma-quadro tra lo Stato, la regione e gli enti locali che prevede un investimento di oltre 500 milioni di euro in un quinquennio.
Questo avverrà con l'intervento anche delle Ferrovie dello Stato. La critica alle Ferrovie dello Stato va fatta quando è necessario, ma in questo caso hanno investito nell'accordo di programma quadro quasi il 40 per cento della cifra di 559 milioni di euro. Quindi, questa è una questione fondamentale.
Faremo il gateway ferroviario, faremo in modo che continui lo sviluppo del porto, cercheremo di renderlo competitivo anche con la parte africana, rendendo migliori i servizi e abbattendo i costi e certamente questo richiede l'unità di tutti.
L'unità di tutti c'è in questo momento, tant'è vero che ieri al tavolo della trattativa c'era unità completa per cercare di Pag. 48risolvere i problemi. Abbiamo un appuntamento generale il 5 luglio, ma da ieri, oggi e fino al 5 luglio ci saranno incontri particolari per mettere a punto una strategia che comporti non solo il richiamo di coloro i quali potrebbero andare in mobilità - e noi vogliamo impedirlo - ma anche l'aumento del numero degli occupati.
Infatti, non è impossibile, attraverso la realizzazione immediata di quanto è stabilito nel programma-quadro, che nel porto di Gioia Tauro possa svilupparsi quell'attività. Oggi ci sono 36 aziende di logistica, possiamo portarle anche a 200-250 se riusciamo a fare un'altra cosa, cioè a rendere sicuro il porto insieme alla prima zona industriale. Renderemo sicura, come lo è attualmente la parte centrale del porto dove operano 36 aziende di logistica, una parte della zona industriale, la delimiteremo in modo tale che sarà sicura, nessuna infiltrazione vi potrà essere e si potranno impegnare almeno le 150 aziende che già premono e hanno fatto domanda per entrare e operare all'interno del porto di Gioia Tauro.
Quindi, bisognerà lavorare tutti insieme. Ringrazio il presidente della regione che personalmente, insieme al vicepresidente, si spende continuamente in quest'azione di rintuzzare e di superare l'emergenza e di passare immediatamente allo sviluppo. Allo stesso modo, va ringraziato lo stesso Ministro Matteoli che personalmente ha diretto la riunione ieri e ha indicato alcune soluzioni che ci consentiranno il 5 luglio di dare ancora risposte più positive.
Per questo, assicuro i deputati interpellanti che noi possiamo interloquire con continuità, anzi vi invito a presentare di nuovo interpellanze di questo tipo dopo il 5 luglio, quando avremo la possibilità di esaminare i risultati dell'incontro che ritengo possa essere, almeno per questa fase, decisivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, intanto dico che ho seguito con molta attenzione l'esposizione del sottosegretario. Se venissi da un Paese un po' straniero, molto lontano dalla regione Calabria, mi dichiarerei pienamente soddisfatto perché il rappresentante del Governo ha fornito una serie di cifre e di elementi di valutazione, ma soprattutto ha riempito la sua risposta di speranze e, per la parte che gli riguarda, anche di certezze.
In questa fase, ho qualche remora a dirmi speranzoso e soprattutto ho qualche preoccupazione di avere delle certezze, perché non ho certezze. Infatti, se avessi certezze sparirebbe la preoccupazione, ma la preoccupazione c'è. La preoccupazione aumenta, signor Presidente e sottosegretario Misiti, quando lei mi dà delle cifre. Credo che lei nel passato abbia avuto le mie stesse preoccupazioni. Certamente lei ha un angolo di visuale diverso, ha una possibilità diversa ovviamente per valutare le cose, per carità. Tuttavia, quando lei mi parla di 200 milioni di euro - sì, è nell'arco di tempo -, quando mi parla di 3 milioni e duecento mila euro per il Fondo di manutenzione e così via, quando lei mi parla anche degli appuntamenti del Cipe, quando lei mi parla di zona franca, di una parte di una realtà che dovrebbe ancora essere portata in essere, le mie preoccupazioni e soprattutto qualche segmento di certezza e di speranza viene meno.
Presidente, il sottosegretario Misiti sa certamente con maggiore autorevolezza rispetto a me che questi 200 milioni di euro se sono stati spesi non hanno prodotto nulla visto che ci troviamo a parlare di emergenza. Rispetto a 200 milioni di euro, quasi 400 miliardi di vecchie lire, il porto non si dovrebbe trovare così in difficoltà e in crisi, non c'è dubbio. Allora, qualcosa bisogna capire, dove non ha funzionato. I 200 milioni di euro sono stati spesi, sottosegretario. Dove sono stati spesi questi 200 milioni di euro?
Sono stati spesi per i fondali e in parte per le banchine e, comunque, sempre per l'attracco. Ma il discorso che ho fatto è questo. Ho impostato la mia interpellanza urgente pensando di interloquire, come Pag. 49sono certo, con una persona autorevole anche in questo campo. Però se un porto è lasciato solo a un concessionario, che fa carico e scarico dei container e nient'altro, perde l'occasione di essere polifunzionale e di proiettarsi nel futuro. Certamente Porto Said e Tangeri ormai fanno la concorrenza. La concorrenza di questi porti non deve meravigliare più di tanto, dato che non riusciamo, tra virgolette, a stare sul mercato.
Noto che lei mi parla di alcuni appuntamenti di oggi. Ma il rigassificatore e la piastra del freddo sono vicende che riguardano il passato e lei sa meglio e più autorevolmente di me che vi è stata una spinta enorme e una controspinta perché il rigassificatore e la piastra del freddo non si facessero perché vi sono alcuni interessi importanti e fondamentali, non ultimo certamente dalla Med Center.
Lei sa, meglio di me, che della Med Center nessuno può parlare, né bene né male e che si deve ignorarla. Anche quando stavo al suo posto ho parlato della Med Center, perché non vi è stata mai l'autorevolezza e il primato della politica e della gestione del Governo per far capire che ognuno deve svolgere i suoi compiti, perché l'interesse da perseguire è quello generale e complessivo.
Allora, Mct lo può mettere anche ogni giorno. Però, ci troviamo un'emergenza. Lei giustamente ha ringraziato il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che ha presieduto la riunione sull'emergenza di Gioia Tauro. Ma se un Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non dovesse fare questo, cosa fa? Voglio capire di cosa si interessa. Dell'autorità portuale di Bari, a cui qualche giorno fa mi sono riferito in un'interpellanza? Di che cosa si interessa? Si interessa delle ferrovie della Calabria, che sta facendo sparire? Vi era questa speranza delle ferrovie. Perché le ferrovie hanno interrotto il disegno portato avanti da Moretti? C'è un Moretti double-fase. Fase uno, è pieno di entusiasmo. Fase due, Moretti è un uomo capace e ha capito che ormai il porto di Gioia Tauro terminava e andava ad esaurirsi, finiva la sua proporzione, si spegneva e, dunque, non vi era più la necessità di un intervento massiccio e di una politica dei trasporti da parte delle ferrovie. Oggi vi è questa rivalutazione?
Allora, signor sottosegretario, facciamo un discorso molto serio, anche in questa fase. C'è, dunque, la fase dell'emergenza che ha anche un padre. Ma perché c'è l'emergenza? Certo, ho detto che ci sono esuberi di 600-700 lavoratori che si aggiungono, ovviamente, alle perdite di volume di traffico che creeranno degli esuberi tra il 25 e il 30 per cento, con l'uscita della Maersk. Questi esuberi si aggiungono a tutto il resto, perché il volume di traffico certamente crea delle distorsioni e degli esuberi. Non si sa quanti sono. Di 600-700 esuberi sappiamo già. Il segmento verrà meno e la Maersk ha anche annunciato che taglierà l'ultima linea nel luglio 2011, ossia tra qualche giorno.
Qui vi è un dato, signor Presidente e signor sottosegretario. Facciamo le norme per l'emergenza. Che cosa chiede la Med Center? L'abbassamento delle tasse, quella dell'ormeggio, del pilotaggio e di tante altre cose. Cosa chiede? Lei ha qualche sentore se il Ministro dell'economia e delle finanze vuole anche delle voci compensative a fronte, eventualmente, della diminuzione di queste tasse, per quanto riguarda le accise che pagherebbe ovviamente la Calabria?
Mi auguro che si interessi anche il presidente della regione, so che è persona sensibile.
Non ho alcun tipo di appunto da muovere al presidente dell'autorità portuale, tuttavia la risposta del sottosegretario, che ringrazio di cuore, è piena di buona volontà, ma c'è più cuore e speranza che altro ed il cuore e la speranza non possono certamente modificare la realtà.
Signor Presidente, lei chiedeva a me, come è prassi e in virtù del Regolamento, se sono o meno soddisfatto della risposta del sottosegretario. Visto che c'è una consuetudine di grande stima vorrei chiedere al sottosegretario se lui sia o meno soddisfatto della sua risposta, ma è una battuta perché non sta a me chiederlo. Io le dico che non sono soddisfatto. Vorrei Pag. 50sapere se lei sia soddisfatto di ciò che ha letto: io non sono soddisfatto, anzi dopo questa interpellanza e la risposta, che certamente è stata molto puntuale e precisa - e capisco che forse più di questo in questa sede non poteva dire - sono più preoccupato. Esco da quest'Aula molto più preoccupato.
Si cercherà di darci un contentino con la Cassa integrazione o di tappare qualche buco, però certamente ho chiesto una cosa importante e voglio vedere se il Governo ci accontenterà e se verrà approvata una mozione a tal riguardo. La politica delle infrastrutture e dei trasporti in Calabria e il ponte di Messina: occorre vedere se questi interventi possano essere articolati e armonizzati in una prospettiva, che non sia nebulosa o incerta e che non cerchi di ovattare e di coprire alcunché, ma di chiarire quali siano le direttrici della politica delle infrastrutture e dei trasporti.
Esiste una politica delle infrastrutture dei trasporti? Con questo Ministro e con questo Governo si convinca anche lei, onorevole Misiti, che non esiste alcuna politica né delle infrastrutture, né dei trasporti, né tanto meno per il Mezzogiorno.

(Iniziative del Governo volte a garantire il reintegro del Fondo per le scuole paritarie - n. 2-01081)

PRESIDENTE. L'onorevole Toccafondi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01081, concernente iniziative del Governo volte a garantire il reintegro del Fondo per le scuole paritarie (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GABRIELE TOCCAFONDI. Signor Presidente, bene ha fatto il Governo Berlusconi nel luglio del 2008 ad adottare misure economiche volte a mettere sotto controllo i conti pubblici, anche alla luce del fatto che il nostro Paese ha il terzo debito pubblico del mondo, ma non la terza economia mondiale e alla luce del fatto che nel 2008 era chiaro che stava arrivando, con tutta la sua portata, una crisi economica e finanziaria che ancora il nostro Paese sta fronteggiando.
Nel primo importante atto economico, nel luglio del 2008, si trovavano riduzioni di spesa che avevano interessato anche il contributo alle scuole paritarie, ovvero non statali. L'azione parlamentare e la volontà del Governo hanno reso possibile il reintegro del Fondo sia per il 2009, sia per il 2010. Durante la discussione della legge di stabilità per il 2011 questa volontà si è rinnovata con il reintegro totale del Fondo attraverso un emendamento che prevedeva 245 milioni di euro di reintegro. Questo alla luce del fatto che queste importanti realtà scolastiche non private, bensì non statali - perché la risposta è da definirsi in tutto e per tutto sempre pubblica - sono fondamentali per l'educazione dei nostri ragazzi. Sono scuole fondamentali per fronteggiare quell'emergenza educativa che tutti riteniamo essere uno dei problemi da affrontare. Sono scuole fondamentali che si trovano in tutte le realtà sociali del Paese e, in molti casi, sono le uniche scuole presenti in molte realtà geografiche. Sono scuole che fanno risparmiare anche le casse dello Stato. Solo per fare un esempio, se un bambino frequenta una scuola statale dell'infanzia, il costo per lo Stato e per la collettività è pari a 5.361 euro l'anno, se lo stesso bambino frequenta la stessa scuola dell'infanzia, ma una scuola non statale il contributo statale - quindi il contributo di tutti - è pari a 584 euro. Va da sé che si tratta di oltre 5 mila euro in meno e questo porta ad un ingente risparmio anche per la Stato.
Con l'interpellanza urgente in questione si evidenzia che il totale del fondo in finanziaria 2011 è di 530 milioni di euro, ma solo 280 milioni di euro sembrano al momento effettivi, anzi effettivi ad ora sono solo 252 milioni di euro perché 28 milioni di euro sarebbero stati accantonati per esigenze statali. I rimanenti 245 milioni di euro - reintegrati in finanziaria attraverso l'emendamento - ancora non sono stati resi disponibili per la ripartizione perché legati alla vendita Pag. 51delle cosiddette frequenze televisive digitali. Così il Ministero competente si limita fino ad ora mensilmente a distribuire quota parte dei 252 milioni di euro ma non degli altri - ovvero dei 28 milioni di euro accantonati - ma soprattutto dei 245 milioni di euro reinseriti in finanziaria attraverso un emendamento. Insomma, su 530 milioni di euro, per ora sono ripartiti solo 252 milioni di euro.
Risulta a tutti evidente che per le scuole non statali questi fondi risultano indispensabili per la chiusura dei bilanci e per l'andamento delle normali funzioni durante il corrente anno scolastico e che queste scuole erano e sono certe che il contributo statale sia pari a 530 milioni di euro e non a circa la metà. I loro bilanci annuali si basano su questa cifra e non su altra, queste scuole hanno spese, stipendi e personale e adesso che entriamo nel periodo estivo e non dispongono delle entrate provenienti dalle rette che i genitori pagano mensilmente, queste migliaia di scuole si trovano in notevole difficoltà e indebitamento, con il rischio reale e concreto di chiudere e non poter affrontare l'apertura di settembre ovvero il nuovo anno scolastico.
Per questo con l'interpellanza urgente in questione chiediamo al Governo tre cose: quale sia la reale cifra stanziata per il 2011 per l'istruzione paritaria non statale, cifra che sarà quindi realmente erogata per le scuole non statali; di quanto sia stato ridotto complessivamente il fondo per l'istruzione paritaria rispetto alla cifra storica destinata a bilancio che si trova anche nella finanziaria 2011, ovvero 530 milioni di euro; infine, quali iniziative intenda intraprendere il Governo per garantire il reintegro del fondo per le scuole paritarie in caso di mancata vendita delle frequenze televisive digitali.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Bruno Cesario, ha facoltà di rispondere.

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-01081 l'onorevole Toccafondi ed altri pongono quesiti in ordine ai finanziamenti attribuiti alle istituzioni scolastiche non statali. Al riguardo, per quanto di competenza, si fa presente che per l'anno finanziario 2009 lo stanziamento complessivo destinato alle istituzioni scolastiche non statali è stato di 521,5 milioni di euro, tenuto conto dell'integrazione di 120 milioni di euro sul capitolo n. 1.299 (somme da trasferire alle regioni per il sostegno alle scuole paritarie) iscritto nello stato di previsione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ai sensi dell'articolo 2 comma 47 della legge 22 dicembre 2008, n. 203 (legge finanziaria 2009).
Per l'anno finanziario 2010 lo stanziamento complessivo destinato alle istituzioni scolastiche non statali è stato di circa 536,4 milioni di euro, tenuto conto del rifinanziamento dell'autorizzazione di spesa di 130 milioni di euro, ai sensi dell'articolo 2 comma 250 della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010).
Per il 2011, nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, risulta iscritto il capitolo n. 1.477 (contributi alle scuole paritarie comprese quelle della Valle d'Aosta) con uno stanziamenti iniziale di 280,8 milioni di euro. Sul predetto capitolo di bilancio risulta un accantonamento di 28,9 milioni di euro ai sensi dell'articolo 1 comma 13 della legge 13 dicembre 2010, n. 220 (legge di stabilità 2011).
Inoltre, l'articolo 1, comma 40, della suddetta legge n. 220 del 2010 ha stabilito che una quota delle risorse del Fondo da ripartire per il finanziamento di interventi urgenti e indifferibili, di cui all'allegato 1 della medesima legge, è destinata, tra l'altro, per l'importo di euro 245 milioni, alle istituzioni scolastiche paritarie. Conclusivamente, per il 2011 saranno attribuiti alle istituzioni scolastiche non statali euro 496,9 milioni. La ripartizione di detto fondo, ai sensi della stessa disposizione legislativa, è effettuata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Il relativo provvedimento è al momento in corso di perfezionamento. Con successivo Pag. 52decreto del Ministro dell'economia e delle finanze le suddette risorse finanziarie verranno allocate su un apposito capitolo di bilancio. Infine, per il 2012 e per il 2013 sono destinati alle citate istituzioni scolastiche euro 280,8 milioni per ciascuno dei citati anni.

PRESIDENTE. L'onorevole Toccafondi ha facoltà di replicare.

GABRIELE TOCCAFONDI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la puntuale risposta. Innanzitutto, sono soddisfatto perché nella ricostruzione storica di un triennio, dal 2009 al 2011, anche il sottosegretario ha confermato come l'azione parlamentare, soprattutto della maggioranza, abbia scongiurato i tagli. Ricordo i 120 milioni di euro ritrovati in sede parlamentare in Commissione bilancio attraverso il nostro emendamento di reintegro dei fondi tagliati - era il 25 per cento del fondo nel 2009 - così come il reintegro di 130 milioni avvenuto attraverso un'azione parlamentare congiunta di maggioranza e opposizione nel 2010. Come ricordava il sottosegretario, vi sono poi i 245 milioni reintegrati in Commissione bilancio nella legge finanziaria 2011. Il punto fondamentale - il sottosegretario lo sa benissimo - non riguarda tanto come verranno redistribuiti i 280,8 milioni già disponibili, perché sono distribuiti mensilmente in dodicesimi alle regioni e quindi alle scuole. Ci preoccupa l'accantonamento di 28 milioni di euro su questa cifra, ma sappiamo che non è l'unico. Ci preoccupa la redistribuzione dei 245 milioni reintegrati in finanziaria, perché è fondamentale; lo ricordava lo stesso sottosegretario. Se le informazioni che ho potuto raccogliere velocemente sono confermate, i 496,9 milioni saranno ripartiti tutti durante l'anno. Questo consentirà entro la fine dell'anno di fronteggiare quest'anno difficile per quanto riguarda i bilanci di questa importante realtà scolastica per il Paese. L'unico punto dolente della risposta è la non conoscenza dei tempi in cui il totale del fondo dovuto alle scuole non statali verrà ripartito alle scuole, perché vi è un dato di fatto: siamo a luglio, ovvero oltre la metà del 2011, e per ora sono ridistribuiti alle scuole meno della metà dei fondi loro assegnati. Questo per tante scuole vuol dire essere in difficoltà economica di chiusura dei bilanci e, come dicevo in apertura, qualcuna rischia addirittura di non potere aprire l'anno scolastico 2011-2012, con un danno per tutto il Paese. Per questo valuterò, insieme ai tanti amici con i quali abbiamo firmato l'interpellanza urgente, di procedere ad altre iniziative simili (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ANTONIO LEONE (ore 17)

(Iniziative per garantire la correttezza e la trasparenza dell'attività delle società concessionarie di giochi e scommesse - n. 2-01127)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare l'interpellanza Nannicini n. 2-01127, concernente iniziative per garantire la correttezza e la trasparenza dell'attività delle società concessionarie di giochi e scommesse (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, nostro malgrado siamo costretti a tornare su un tema molto delicato, dopo avere interrogato il Governo già nel luglio 2009, quando alcune delle contraddizioni che sono contenute in questa nostra interpellanza urgente apparivano già molto serie e molto gravi.
Purtroppo il Governo allora, con il sottosegretario Giorgetti, informò il Parlamento sulla presenza di apparecchi irregolari: stiamo parlando dell'industria dei giochi in Italia, delle scommesse legali e, purtroppo, anche di quelle illegali, e dell'impatto sul business dei giochi delle cosiddette slot machine, conosciute come new slot, che, purtroppo, gli italiani ritrovano, Pag. 53senza molti controlli, in molti esercizi pubblici, in particolar modo in molti bar.
All'epoca - sto parlando del luglio 2009 - il sottosegretario per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti confermava l'esistenza di una percentuale molto alta di apparecchi irregolari, il 23,3 per cento, e del 10,16 per cento, addirittura, di apparecchi illegali. Stiamo parlando oggi di un ammontare complessivo dell'industria dei giochi che ruota intorno ai 61 miliardi di euro.
Quando abbiamo interrogato il Governo, nel 2009, l'industria dei giochi toccava appena i 50 miliardi. Soprattutto, stiamo parlando - questo fa riferimento, in qualche modo, ad ogni famiglia italiana; spereremmo di no, ma purtroppo è così - di oltre 383.302 macchinette - sono questi i dati dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato al 31 maggio 2011 - che vengono, purtroppo, utilizzate, e anche tanto, da molti italiani.
Il Governo all'epoca si propose di intervenire soprattutto sulla parte irregolare e illegale. Dopo questo impegno del sottosegretario Giorgetti, nel novembre del 2010 l'onorevole Pisanu, presidente della Commissione antimafia, metteva in evidenza come la parte di gioco illegale rispetto all'intero fatturato in Italia fosse stimata intorno al 40 per cento. Signor Presidente, può immaginare a quanto ammonti l'evasione fiscale, che, di fatto, in questo caso, ha l'aggravante di essere fatta anche dalla criminalità organizzata, perché stiamo parlando del gioco illegale gestito da quest'ultima.
Arriviamo all'ultima legge di stabilità, quella del 2011, la legge 13 dicembre 2010, n. 220. Il Governo approva la legge di stabilità e si impegna ad emanare un decreto interdirigenziale del Ministero dell'economia e delle finanze per l'adozione di una serie di interventi. Da un lato, il Governo si impegna ad intervenire per sanzionare, per fermare, per aumentare i controlli, per bloccare i concessionari infedeli, rispetto ai quali vi chiediamo ulteriori lumi su una serie di cose che ora passerò in rassegna.
Vi sono state altre interrogazioni di deputati del Partito Democratico, non solo sull'impatto economico e finanziario, che è molto evidente e che, in un momento di crisi, dovrebbe spingerci ad essere presenti e ad aumentare i controlli, ma anche sull'impatto sociale di questa che è diventata una vera e propria emergenza nel nostro Paese.
Nella nostra interpellanza ci riferiamo ai fenomeni di ludopatia conseguenti al gioco compulsivo. È passato, di fatto, molto tempo, ma di quel decreto non vi è ancora traccia. Ci auguriamo che il Governo oggi ci dica almeno che il Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero della salute, abbia previsto degli interventi che la legge di stabilità prevedeva. Signor Presidente, nella nostra interpellanza chiediamo, quindi, al Governo intanto di dirci cosa è successo in termini di controlli e di interventi sui concessionari e sugli esercenti dal 2009 ad oggi.
Chiediamo in quali province italiane la percentuale degli apparecchi cosiddetti new slot, irregolari e clandestini, è più alta, quali iniziative il Governo intende intraprendere affinché venga garantita la correttezza e la trasparenza dell'operatività delle società concessionarie, nonché la riscossione delle sanzioni e delle penali inflitte ai concessionari perché ci risulta che le sanzioni, in molti casi, non sono nemmeno state pagate. Riteniamo che le sanzioni siano comunque assolutamente sottodimensionate rispetto al fenomeno complessivo.
Chiediamo inoltre al Governo quali siano i tempi per l'emanazione del decreto interdirigenziale per il quale il Governo stesso è in ritardo, quali siano i concessionari e le piattaforme internazionali delle scommesse che si aggiungono alla vicenda delle macchinette, delle new slot, che negli ultimi mesi hanno anche intercettato alcune vicende giudiziarie legate a scommesse sportive illegali e ad eventi modificati e truccati, come evidenziato dalla recente indagine della procura di Cremona. Quali iniziative intende intraprendere il Governo, anche in sede europea, Pag. 54affinché le piattaforme internazionali garantiscano affidabilità e trasparenza e, infine, quali azioni intende avviare affinché l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e la Guardia di finanza possano vigilare correttamente sul rispetto degli obblighi imposti dalla legislazione nazionale che prevedono, tra l'altro, un collegamento, che in molte parti del Paese non vediamo, tra le macchine da gioco e la piattaforma dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Bruno Cesario, ha facoltà di rispondere.

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con il documento in esame gli onorevoli interpellanti chiedono chiarimenti in ordine allo stato di attuazione delle disposizioni introdotte dalla legge di stabilità 2011 per prevenire o contrastare fenomeni di ludopatia conseguente al gioco compulsivo, nonché elementi in ordine all'attività di controllo eseguita sui concessionari del gioco pubblico con particolare riferimento al settore degli apparecchi da gioco con vincita in danaro.
Chiedono altresì notizie in merito ai recenti accadimenti relativi allo svolgimento di alcuni avvenimenti calcistici sui quali è in corso un'attività istruttoria da parte della procura della Repubblica di Cremona.
Con riferimento alle attività di controllo affidate all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e alla Guardia di finanza per prevenire e contrastare con efficacia i contatti della malavita organizzata con alcuni settori di gioco pubblico, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha fatto presente che la materia è stata ampiamente ed efficacemente trattata in sede di legge di stabilità per il 2011.
L'intervento legislativo in questione ha operato su diversi profili. In particolare, sul piano della prevenzione, l'articolo 1, comma 77 e seguenti della citata legge di stabilità, ha previsto l'introduzione di più stringenti requisiti per la partecipazione alle procedure di affidamento in concessione in tutti i settori di gioco pubblico, sia in ordine alla trasparenza degli assetti proprietari delle società concessionarie, sia con riferimento alla solidità tecnica, organizzativa e patrimoniale delle stesse. La nuova disciplina concessoria, attraverso lo strumento di appositi atti aggiuntivi, sarà applicata anche alle concessioni vigenti entro il corrente mese di giugno, in linea con la tempistica prevista dalla citata legge di stabilità.
Sotto il profilo dei controlli, il comma 80 del predetto articolo 1 ha introdotto specifici ed ulteriori poteri di controllo ed ispettivi affidati all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato in caso di concessione e l'introduzione di sanzioni per l'inadempimento degli obblighi convenzionali.
Attengono sempre al rafforzamento degli strumenti di contrasto al gioco irregolare in generale e alle infiltrazioni criminali, in particolare nel settore specifico delle new slot, sia la previsione del censimento degli apparecchi e delle relative ubicazioni, comma 81, che l'istituzione dell'elenco dei soggetti che operano a vario titolo nella filiera, comma 82, per i quali tutti sono previsti specifici requisiti di carattere soggettivo.
La stessa legge di stabilità per il 2011 ha previsto, inoltre, un piano straordinario di controlli, con riferimento in particolare ai settori del gioco online, delle scommesse e degli apparecchi da divertimento ed intrattenimento. In particolare, per quanto attiene il gioco online, nel corso del corrente anno, a seguito della raggiunta operatività del Comitato istituito ai sensi dell'articolo 15-ter del decreto-legge lo luglio 2009, n. 78 (convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102), di cui fanno parte rappresentanti dell'AAMS, della polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, sono già state pianificate alcune operazioni di contrasto all'illegalità sull'intero territorio nazionale, con la partecipazione sinergica di tutte le forze di polizia. La prima di tali operazioni, relativa al settore delle new slot, ha già avuto Pag. 55luogo nella prima settimana dello scorso mese di maggio, è stata indirizzata principalmente a contrastare l'offerta di gioco a minori di diciotto anni ed ha interessato, nell'arco di quarantotto ore, alcune migliaia di esercizi.
Nel settore del gioco online, ed in particolare dell'offerta da parte di siti non autorizzati, l'attività di contrasto, che si giova della fattiva collaborazione con la polizia postale, ha portato, dall'inizio del corrente anno ad oggi, alla inibizione di 378 siti che operavano fuori della legge. La Guardia di finanza, competente all'accertamento delle violazioni all'obbligo di oscuramento dei siti web illegali, tramite il Nucleo Speciale Entrate, con la collaborazione del Nucleo Speciale Frodi Telematiche, provvede a monitorare i siti Internet per i quali l'AAMS ha emesso il provvedimento di inibizione, interessando successivamente i reparti territoriali competenti in relazione alla sede del provider, per verificare che la connessione ai siti irregolari sia stata effettivamente reindirizzata verso la pagina web predisposta dall'AAMS e, in caso negativo, per la contestazione della prevista sanzione amministrativa pecuniaria (articolo 1 della legge n. 296 del 2006, che va da un minimo di 30 mila euro sino ad un massimo di 180 mila euro). Nel periodo gennaio 2009-maggio 2011, i reparti del Corpo hanno effettuato complessivamente 15.839 interventi, all'esito dei quali sono stati verbalizzati 20.157 soggetti, sequestrati circa 10 mila apparecchi e 3.467 punti clandestini di raccolta scommesse.
Sul piano operativo, l'azione del Corpo si caratterizza per un approccio di carattere trasversale, volto a colpire tutte le manifestazioni di illegalità economico-finanziaria connesse ai fenomeni di abusivismo e clandestinità scoperti: dalla verifica del possesso di licenze, autorizzazioni e concessioni di legge alla corrispondenza delle caratteristiche dei giochi ai requisiti previsti dalla normativa, dal corretto ed effettivo pagamento dei tributi al contrasto degli interessi e delle ingerenze della criminalità nel settore.
Per finalità di contrasto al riciclaggio perpetrato attraverso questo specifico comparto, i reparti del Corpo effettuano, unitamente alle indagini di polizia giudiziaria, lo sviluppo investigativo delle segnalazioni per operazioni sospette generate dal sistema finanziario e svolgono ispezioni presso gli intermediari, i professionisti ed altri operatori non finanziari per la verifica del rispetto degli obblighi antiriciclaggio ed antiterrorismo.
Al fine di evitare che il settore delle scommesse si trasformi in uno strumento per il riciclaggio di denaro sporco, il decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, successivamente integrato dal decreto legislativo 25 settembre 2009, n. 151, ha introdotto specifici obblighi in capo agli operatori che esercitano, sia in sede fissa che con la modalità online, l'attività di offerta di giochi, scommesse e concorsi pronostici. Allo stato, sono in fase di emanazione i relativi provvedimenti attuativi.
Per quanto più specificatamente attiene alle attività di controllo svolte nel settore degli apparecchi da gioco con vincita in denaro e la richiesta di conoscere le province italiane in cui sia stata rilevata la percentuale più elevata di apparecchi irregolari e clandestini, l'Amministrazione dei monopoli di Stato riferisce che i controlli sono effettuati con regolarità sull'intero territorio italiano dal personale degli uffici regionali di AAMS, anche con la collaborazione, ove necessaria, delle forze di polizia (Guardia di finanza o altre autorità deputate al controllo) e, a partire dal mese di giugno 2010, anche dal personale messo a disposizione dalla SIAE (a seguito della specifica convenzione sottoscritta in attuazione dell'articolo 15, comma 8-quaterdecies, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78).
I dati numerici, relativi all'attività di controllo svolta nel corso dell'anno 2010 nel settore degli apparecchi da gioco, sono basati sull'articolazione territoriale degli uffici di AAMS ai quali compete la contestazione delle irregolarità riscontrate e l'irrogazione delle relative sanzioni previste dalla legge, e non su base provinciale. A livello nazionale, dal 1o gennaio 2010 al Pag. 5631 dicembre 2010, sono stati sottoposti a controllo complessivamente 100.300 apparecchi (87.050 apparecchi con vincita in denaro e 13.250 apparecchi senza vincita in denaro) e sono state riscontrate irregolarità a vario titolo in relazione a 12.717 apparecchi che rappresentano il 13 per cento del totale degli apparecchi controllati. Si è, altresì, operato il sequestro, previsto in caso di apparecchi clandestini o, comunque, con irregolarità sostanziali, nei confronti di più di 5.000 apparecchi, che rappresentano circa il 5 per cento del totale degli apparecchi controllati.
I dati riferiti all'area di competenza degli uffici operanti presso la regione Campania e la regione Sicilia rivelano la percentuale maggiore di apparecchi sottoposti a sequestro. In particolare, le province che fanno capo all'ufficio di Messina (Messina, Catania, Siracusa e Ragusa) hanno fatto rilevare una percentuale pari al 40 per cento, mentre nelle restanti province siciliane la percentuale è del 29 per cento. In Campania, invece, le province di Napoli, Caserta e Benevento hanno fatto rilevare un 18 per cento di irregolarità sostanziali a fronte del 12 per cento nelle restanti province campane. Si segnala, inoltre, un 14 per cento di irregolarità sostanziali in Calabria e un 10 per cento nella realtà di Torino. L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato segnala, inoltre, che dall'anno 2009 vengono effettuati anche controlli mirati a seguito dei risultati dell'attività di analisi di rischio avviata dall'Amministrazione stessa in collaborazione con il Nucleo speciale entrate della Guardia di finanza, che ha condotto alla definizione di specifici indicatori di rischio, assicurando maggiore incisività ed efficacia all'attività svolta dai competenti uffici di AAMS e dagli organi di polizia. Inoltre, le dieci società cui attualmente è affidata in concessione la conduzione operativa della rete per la gestione telematica degli apparecchi con vincita in denaro operano indistintamente su tutto il territorio nazionale, potendo, ovviamente, instaurare rapporti contrattuali con proprietari-possessori di apparecchi per il collegamento in rete e l'installazione presso gli esercizi che possiedono i requisiti per lo svolgimento dell'attività di raccolta del gioco.
Su tali società l'Amministrazione svolge i controlli previsti dalla normativa vigente e dagli strumenti convenzionali in essere. In particolare, l'Amministrazione rileva gli specifici livelli di servizio previsti ed applica le penali in caso di inosservanza.
Sono in corso di rilevazione i livelli di servizio previsti a seguito dell'introduzione dei sistemi di gioco su videoterminali. In ogni caso, l'Amministrazione sta verificando le opportune migliorie da apportare agli strumenti convenzionali in sede di predisposizione degli atti per l'emananda procedura di selezione. In ordine ai recenti accadimenti di cronaca relativi agli incontri di calcio di campionati italiani, su cui indaga la procura di Cremona, l'AAMS rappresenta, in via preliminare, di non avere alcuna competenza sull'organizzazione e sullo svolgimento degli eventi sportivi oggetto di scommessa e di non esercitare su di essi poteri di vigilanza. Tuttavia, l'Amministrazione, attraverso la rete legale dei giochi pubblici, ossia di soggetti titolari di specifica concessione rilasciata dallo Stato, ha sviluppato un sistema di rilevamento delle cosiddette giocate anomale, ovvero sistemi che evidenziano flussi di giocate non rispondenti alle aspettative. Ogni qual volta si verificano tali situazioni, l'Amministrazione provvede a inoltrare, in ogni caso prima che si realizzi l'evento sospetto, una specifica segnalazione agli organismi sportivi competenti, ai fini dei necessari approfondimenti e per le conseguenti ed eventuali iniziative di repressione.
Da ottobre 2010 a tutt'oggi sono stati individuati e segnalati 38 eventi (1 di Coppa Italia, 7 di serie A, 14 di serie B, 16 di Lega Pro), dei quali solo una decina riguardano vicende oggi all'attenzione degli organi inquirenti. I fatti della recente cronaca giudiziaria evidenziano che parte rilevante delle scommesse oggetto di indagine è stata sottratta alla rete ufficiale dei concessionari di Stato e ha utilizzato canali Pag. 57di operatori esteri privi di concessione pubblica o, addirittura, siti illegali extraeuropei.
Ciò ha consentito di aggirare il monitoraggio ai fini delle segnalazioni agli organi competenti. In proposito, è bene ribadire che comunque, ogni qualvolta il flusso di gioco si colloca fuori del circuito ufficiale della raccolta dei concessionari di Stato, viene di fatto impedita ogni attività di monitoraggio, verifica, analisi e controllo.
Tale distrazione di gioco avviene anche a causa di alcuni locali pubblici che, pur non avendo alcuna autorizzazione da parte dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, operano sul territorio nazionale - in quanto titolari di licenza ex articolo 88 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Regio decreto 18 giugno 1931, n. 773) - e, avvantaggiandosi del principio comunitario di libero stabilimento, nonché di alcune pronunce giurisprudenziali, raccolgono scommesse per poi inviarle, per via telematica, a operatori di gioco residenti in altri Stati europei e non concessionari di giochi pubblici in Italia. È il caso, ad esempio, dei cosiddetti «centri di trasmissione dati» della società inglese Stanley, di cui si stimano almeno 500-600 punti sparsi su tutto il territorio nazionale. Realtà a cui vanno ad aggiungersi punti di commercializzazione di altre società estere che, sebbene numericamente meno diffuse, concorrono, nel loro insieme, alla sottrazione di significativi volumi di raccolta al mercato italiano e, quindi, di controllabilità del gioco.
L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato sta collaborando, e continuerà a collaborare, con gli organi inquirenti per contribuire alla repressione e prevenzione del malaffare nel settore dei giochi e con le autorità sportive - CONI e Federazioni - per assicurare e garantire la genuinità dell'evento sportivo, oggetto delle scommesse. L'amministrazione ha, inoltre, promosso ogni iniziativa finalizzata allo scambio di informazioni, a livello nazionale con le forze di polizia, associazioni e altri enti.
Per quanto, infine, attiene agli aspetti attuativi della legge di stabilità per il 2011, in linea con la tempistica prevista dalle stesse disposizioni primarie, è di prossima adozione il decreto interdirigenziale in tema di prevenzione e contrasto ai fenomeni di ludopatia, di cui all'articolo 1, comma 70 della citata legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Nannicini ha facoltà di replicare.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, noto alcune novità nella risposta. Non è la solita risposta tradizionale «abbiamo fatto tutto», cioè quella in cui si dice sempre che l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, le forze dell'ordine e così via lavorano su questo tema, ma noto alcune carenze.
Noto, inoltre, che finalmente la nostra interpellanza è entrata nei dettagli. Poiché mi si dice che dalle province non ricavo il nome dei dieci concessionari, le dieci sorelle, che raccolgono 32 miliardi l'anno - non poca cosa perché sono 32 miliardi l'anno, più del 50 per cento dell'intera raccolta - con forti fenomeni di ludopatia, non rinviamo. Quando arriverà il decreto, lo discuteremo anche in finanziaria, forse sarà bene destinare delle risorse: infatti, chi è sottoposto al gioco compulsivo va trattato come è trattato l'alcolista, perché è un danno notevole per le nostre famiglie. Credo che questo sia condiviso da tutti. Lo abbiamo inserito nella legge di stabilità per il 2011 giustamente, ma va fatto di più.
Tuttavia, poiché Giorgetti ci ha detto che il 23 per cento sono irregolari e il 10 per cento del tutto illegali, noi vogliamo conoscere i concessionari perché, al di là delle multe, chi è irregolare deve smettere di esercire la concessione. Tra l'altro, è esercitata con fideiussione nel 2004 e, tra l'altro, per alcuni altri concessionari di altri settori dei giochi senza gare europee. Quindi, il tema è la trasparenza nei concessionari.
Infatti, i concessionari hanno un obbligo: quello di verificare che tutti gli apparecchi segnalati siano legati a Sogei, che vi sia il prelievo e che siano legali. Pag. 58Quando il rappresentante del Governo dice che il 23 per cento degli apparecchi sono irregolari, portando delle novità, che riconosco, nella sua risposta, con dati più precisi rispetto al 2010 - che dovremo, poi, rivalutare attentamente attraverso una lettura più puntuale - li rende ancora più forti, ma non mi convince. Non vi è alcun riferimento a nessun concessionario. La storia la conosciamo: c'era la necessità di uscire dall'illegalità, e chi è uscito dall'illegalità con un certo ritardo e con un certo affanno ha sempre il vizio di ritornare nel sistema, all'indietro. Quindi, non vogliamo parlare di province, né di territori, né di nord, né di sud, né di centro, ma è interessante la risposta che il Governo ci ha dato: dove in precedenza era più alto il fenomeno.
Signor sottosegretario, vorrei fornirle i dati di maggio: la raccolta dalle slot machine in Lombardia, nel mese di maggio 2011, è pari a 736 milioni di euro, la raccolta dalle slot machine nelle province e nelle regioni che lei ha rammentato è pari a 136-137 milioni di euro. Vi è una differenza di popolazione, ma se si calcola il pro capite, si evince che lì si annidano delle differenze. Quindi, non in modo distinto. La nostra interpellanza urgente è tesa a togliere dal settore concessionari che sono al confine. Questo è il valore dell'interpellanza urgente in oggetto.
Signor sottosegretario, lei ci ha dato uno spunto per fare delle riflessioni successive, ma non ci ha dato una risposta, che aspettavamo molto forte da parte del Governo, perché credo che questo debba essere un tema condiviso.
Per quanto riguarda l'altro settore, concernente i giochi di abilità a distanza e i giochi a base sportiva, vorrei dire quanto segue. Ad Internet possiamo accedere tutti, ma se apro un esercizio, ad esempio, in via della Madonna 16, e mi collego a Stanleybet (come ha detto lei, ma anche ad altri) e do la ricevuta a chi gioca per quota fissa, ebbene, quello è un esercizio che non corrisponde ai requisiti delle gare e della trasparenza; fra l'altro, non è sottoposto ad alcuna tassazione nazionale. Inoltre, non essendo collegato alla piattaforma nazionale, non si può vederne nemmeno l'improprietà - chi punta 150 o 250 euro - e capire se l'evento produce un danno al consumatore e anche ai vari concessionari.
Noi rimaniamo stupiti del silenzio dei concessionari del settore dei giochi: sembrano colpevoli, nascosti, perché, di fronte a questi fatti, dovrebbero essere i primi a chiedere trasparenza e condizioni di trasparenza nel settore della legalità e del gioco. Rimaniamo fortemente stupiti.
Quindi, signor sottosegretario, la sua risposta è stata una risposta di dettaglio e la ringraziamo per questo, ma rimaniamo insoddisfatti per le conseguenze che le nostre domande dovevano avere: infatti, le nostre domande dovevano avere delle conseguenze a seguito di un'azione reale del Parlamento italiano e del Governo italiano. Non possiamo più sopportare ciò.
Vedo il Presidente, e mi ricordo le battaglie congiunte che abbiamo fatto per uscire dall'illegalità: i primi rapporti dei collegamenti - 250 mila collegati - sembravano un miracolo nel 2003. Quindi, ci siamo arrivati, ma dobbiamo essere con la testa alta, in piedi, con coerenza, non annacquando il tema della risposta e dicendo tutto e il contrario di tutto.
Quindi, sul tema della ludopatia, aspettiamo il provvedimento, lo vogliamo, e riteniamo di coinvolgere la Conferenza Stato-città ed autonomie locali e le regioni, destinando, al pari dell'alcolismo, delle risorse: se è lo 0,2 per cento degli 8,7 miliardi di euro che, questi signori, giustamente, nel loro lavoro remunerato trovano molto più della FIAT, qualche cosa, comunque, bisogna dare a chi subisce un danno.
L'altro elemento è relativo alla riflessione se dalle province si può arrivare al concessionario non rispettoso delle regole della concessione, ma non abbiamo avuto una risposta che può essere soddisfacente; inoltre, l'aspetto a livello europeo. Infatti, a livello europeo, bisognerà iniziare a discutere seriamente di questo: se uno ha una sede a Londra o a Vienna, vi è un interscambio, vi sono le concessioni nazionali e, quindi, di fatto, si deve essere collegati alle piattaforme nazionali. Pag. 59
Oppure l'Europa, tecnocrate, brava - tutti noi a sinistra diciamo che è meglio dell'Italia, io comincio a pensare: viva l'Italia - ritengo debba essere sconfitta in questo elemento, perché non si può tenere un settore di una delicatezza tale come quello delle scommesse a quota fissa, ovvero a risultato fisso sulla scommessa, con i service provider, senza che lo Stato conosca dove sono i fenomeni anomali e senza che lo Stato prenda una lira. Questo è il tema.
Ci sono poi le ventiquattro sentenze della Corte di cassazione, tutte le cose che si possono dire, i vari cavilli giuridici, ma è chiaro che alcune concessionarie nel settore sportivo a quota fissa non rispettano la legislazione nazionale del 2006 e del 2007; vedo che il Presidente annuisce, quindi ne è a conoscenza come me.
Noi ci aspettavamo una risposta più incisiva e più operativa. La ringraziamo per la descrizione che ci ha fatto rispetto alla formulazione dell'interpellanza che il collega Boccia ha illustrato nei dettagli e che l'ha obbligata a darci una risposta precisa. Su questo vedremo poi quali azioni potremo intraprendere a livello parlamentare e a livello governativo.

(Elementi e iniziative in merito ad un'iniziativa di protesta di un gruppo di cosiddetti antagonisti durante una funzione religiosa nella parrocchia di San Giuseppe Calasanzio a Milano - n. 2-01126)

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di illustrare l'interpellanza Bocciardo n. 2-01126, concernente elementi e iniziative in merito ad un'iniziativa di protesta di un gruppo di cosiddetti antagonisti durante una funzione religiosa nella parrocchia di San Giuseppe Calasanzio a Milano (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

RENATO FARINA. Signor Presidente, immaginiamoci una tranquilla domenica di fine primavera. C'è la messa festiva di mezzogiorno, una messa che raduna le famiglie, ed ecco che improvvisamente, durante l'omelia, irrompe nella chiesa un gruppo di facinorosi che urla slogan e costringe all'interruzione della funzione religiosa.
Il codice penale contiene un articolo molto chiaro, l'articolo 405, che attiene al turbamento di funzioni religiose del culto di una confessione religiosa; reato che è punito con la reclusione fino a due anni e che ha una procedibilità d'ufficio.
Cosa succede? Succede che gli slogan sono contro la Chiesa, sono in generale contro il clero, gridano infatti: chiudete le chiese. Succede che si rimprovera al prete che affianca il vescovo ausiliare nella celebrazione della messa l'omofobia, ossia lo si accusa di aver dichiarato che l'omosessualità e la pratica della stessa non sono in linea neanche con il diritto naturale. Essi gridano: padre Alberto curati tu!
La gente che ha partecipato alla messa è rimasta naturalmente costernata perché già ci si sente oggetto di violenza quando viene turbata una manifestazione politica dove la polemica è di casa, figuriamoci in un momento come la messa. Le persone sono state anche udite gridare: Pisapia ha liberato Milano, è ora di finirla con le chiese!
Dinanzi a tutto questo pare non succeda nulla. I giornali escono con piccoli trafiletti, non ci sono inchieste che risultino essere state condotte o perlomeno non trapelano sui giornali.
Tutto questo sconcerta specialmente perché c'è stato un silenzio generale dell'autorità politica; a quanto risulta anche la curia di Milano per prudenza non ha presentato denunce.
Soprattutto, viene in mente il paragone con quel che successe quando, nel 2009, Daniela Santanchè organizzò una manifestazione fuori - ripeto: fuori - dal luogo dove si celebrava la fine del Ramadan: fu ricoverata in ospedale e per riscontro ebbe la denuncia e - ma non ne sono sicuro, chiedo informazioni - anche il rinvio a giudizio per turbamento di manifestazione religiosa.
In questo, noi interpellanti, rinveniamo un fenomeno di doppiopesismo, non perché pensiamo che vi debba essere un Pag. 60diritto superiore ad un'altro da parte dei cittadini italiani o anche non italiani, ma perché crediamo che almeno un po' di parità, come recita l'articolo 3 della Costituzione, dovrebbe essere praticata da tutti, giudici compresi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Bruno Cesario, ha facoltà di rispondere.

BRUNO CESARIO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna viene posto all'attenzione del Governo l'episodio verificatosi il 5 giugno scorso a Milano, dove alcuni giovani hanno attuato azioni di disturbo durante la celebrazione di una messa.
Fornisco la ricostruzione dei fatti sulla base degli accertamenti disposti dal prefetto di Milano. Presso la parrocchia di San Giuseppe Calasanzio, intorno alle 12.30, mentre era in corso la celebrazione della messa officiata dal vescovo ausiliare di Milano, con la presenza dell'assistente spirituale nazionale dell'Apostolato di Fatima, una ventina di giovani ha fatto irruzione, per pochi metri, all'interno dell'edificio di culto, inveendo contro la Chiesa e l'omofobia.
Gli inquirenti hanno accertato che gli slogan erano diretti contro la persona del parroco, in quanto accusato dai manifestanti di considerare l'omosessualità una malattia. Alcuni parrocchiani hanno allontanato i manifestanti, consentendo il regolare proseguimento della celebrazione. Dopo pochi minuti i giovani si sono allontanati a bordo di due vetture e un furgone le cui targhe sono state parzialmente rilevate da personale della polizia di Stato che assisteva alla funzione religiosa.
La parrocchia da circa due anni ospita nei propri locali l'associazione cattolica Chaire, che mensilmente organizza incontri ai quali partecipano medici, psicologi, sessuologi, avvocati e sociologi, finalizzati a sostenere ed indirizzare, secondo la morale cattolica, giovani in cerca di identità sessuale e i loro familiari. Tali incontri sono preceduti dalla lettura del Vangelo da parte di un sacerdote.
Secondo gli accertamenti esperiti, l'episodio è da ricondurre ad elementi dell'area anarchica. Sulla vicenda è stata inoltrata un'informativa all'autorità giudiziaria e sono ancora in corso le indagini. Gli accertamenti stessi non consentono di confermare l'attendibilità della notizia riportata da numerosi organi di stampa secondo cui, in occasione dell'episodio, sarebbero state pronunciate frasi a sostegno del neo eletto sindaco di Milano.
Aggiungo che lo scorso mese di novembre la parrocchia era stata oggetto di un altro episodio di intolleranza, quando i muri perimetrali della Chiesa erano stati imbrattati con scritte offensive contro l'omofobia. Di tale episodio i sacerdoti non fecero alcuna segnalazione alle forze dell'ordine.
Inoltre, nel maggio del 2010, in concomitanza con lo svolgimento di un convegno organizzato da un'associazione di medici cattolici, sul muro antistante la sede milanese di un'organizzazione cattolica erano apparse scritte contro l'omofobia e contro uno dei medici aderenti all'associazione Chaire.
Per quanto concerne le strategie adottate per prevenire episodi analoghi, le autorità di pubblica sicurezza e le forze di polizia seguono con la massima attenzione tutti gli eventi promossi da gruppi e frange più radicali.
In particolare, in sede di riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia sono periodicamente disposte le strategie per assicurare, da un lato, un più capillare controllo del territorio con priorità dei servizi di sorveglianza sugli obiettivi maggiormente esposti a rischio, e, dall'altro, l'intensificazione dei servizi di informazione preventiva per il monitoraggio costante delle attività svolte dagli aderenti ai gruppi politici estremisti.
La ricostruzione dei fatti è il risultato, come ho già detto, degli accertamenti disposti sugli episodi, ma sullo sfondo di quanto denunciato emerge un aspetto che non va sottovalutato ed i cui contorni Pag. 61diventano sempre più nitidi, concorrendo a definire i tratti distintivi del secolo appena iniziato, caratterizzato dall'insofferenza e dall'intolleranza verso le fedi religiose contrapposte.
Accanto alla ferma condanna per tali fenomeni non posso non ribadire come il presidio di tutte le libertà riposi nella prima parte della Costituzione, ove la pagina dei diritti trova il suo suggello nella difesa della persona e dei gruppi sociali organizzati.
In questa prospettiva lo Stato e tutte le istituzioni vigilano affinché i fenomeni di insofferenza non degenerino mai in forme preoccupanti di intolleranza.

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, mi dichiaro parzialmente soddisfatto, in attesa di soddisfazione quando si capirà se queste indagini che, come si può ben capire, possono sortire risultati efficaci (si sa che sono gruppi anarchici e ci sono i numeri di targa parziali delle macchine) faranno risalire all'autore, il che non dovrebbe essere difficile, se capisco bene come funziona la Digos di Milano, quando vuole funzionare.
Questo è quello che dico. Aggiungo che non credo che questo episodio sia riferibile a fenomeni di fedi religiose contrapposte, come è stato detto nella risposta all'interpellanza, perché questo fa parte del facile discorso degli opposti estremismi. Mi permetta di dire che non è così. Qui c'è una comunità parrocchiale che fa il suo lavoro tranquillo di evangelizzazione pastorale e anche di espressione di una libera opinione e tutto questo trova una contrapposizione violenta.
Siamo dinanzi ad un episodio di cristianofobia e mi dispiace che nella risposta all'interpellanza questa parola non sia stata trasferita nel testo e non ci sia. Ricordo che nella mozione Mazzocchi ed altri del 12 gennaio di quest'anno, votata quasi all'unanimità dalla Camera, si condannava la cristianofobia anche in Europa, dove per cristianofobia si intende quella tendenza a voler escludere il cristianesimo dalla vita pubblica e si vuole negare il diritto ad esprimere dei giudizi sulla vita sociale e morale sulla base del cristianesimo.
Ora, finché si risponde, come uno degli autori del manifesto dei valori del Partito Democratico ha scritto, che cristiani e cretini sono più o meno la stessa cosa, si può capire che ciò appartiene al novero delle opinioni, benché offensive, ma quando questo tipo di disprezzo diventa azione di fatto violenta non può bastare il riferimento ad una contrapposizione tra fedi religiose.
Tra l'altro, se non mi sbaglio, se sono stati anarchici, mi sembra che dicano «né Dio, né padrone», o hanno cambiato religione? Quindi c'è un altro discorso da farsi. Ma la cosa che mi preoccupa - e lo dico non certo in riferimento all'atteggiamento del prefetto di Milano e della questura di Milano che so assolutamente capaci nel loro lavoro e imparziali - è una sottovalutazione formidabile dell'opinione pubblica.
Un fatto di questo genere, un'aggressione durante una funzione religiosa, è qualche cosa che ci riporta a periodi di cui in Italia non mi sembra di aver mai sentito parlare, neanche durante i famosi anni Settanta. Forse durante il fascismo è successo qualcosa di simile nei confronti dell'Azione cattolica che si radunava in chiesa, ma per il resto non mi sovviene nulla di simile, se non i nazisti che entravano nelle chiese e qualche banda disparata o disperata, ma, un fatto del genere, niente, neppure un trafilettino, niente.
Ricordo bene, quando ci sono state manifestazioni di condannabilissima intolleranza verso l'Islam, ci sono stati manifesti e dichiarazioni formidabili della procura di Milano, con cui si chiedeva scusa alla comunità islamica. Ricordo che fu convocato in procura il dottor Shaari, che è uno dei responsabili del centro islamico di via Jenner, per sottolineare il rispetto che si aveva per lui. Ora, invece, non è successo nulla. Si è mossa la polizia, ha Pag. 62fatto un'indagine che non mi pare sia stata «dannatamente» formidabile per assicurare denunce di nomi e cognomi alla procura.
La procura non mi pare che abbia lanciato, non dico proclami, un minimo di avviso per cui chi avesse visto o fosse in grado di riconoscere gli autori di questi fatti potesse denunciarli. Tutto è passato nel dimenticatoio. Per fortuna questa interpellanza ha suscitato un po' d'attenzione, naturalmente qualcuno l'ha valutata favorevolmente e altri l'hanno intesa, distorcendola, come un tentativo di politicizzare la religione. Non è così, si vuole difendere il diritto della religione di essere un fatto pubblico e la tendenza pericolosissima di impedire, in nome dell'omofobia, il diritto alla pubblica espressione di giudizio su fatti, comportamenti e costumi che ci sono nella società.
Ripeto, sì può liberamente dare persino del cretino ai cristiani - come ho detto prima - da parte del professor Odifreddi, ma passare alle vie di fatto e interrompere delle cerimonie religiose merita una più forte condanna e una più forte attenzione. Poi non ci si deve stupire se quando accadono fatti che violano la libertà religiosa nel resto del mondo non ci si agiti più di tanto in Italia, perché oramai siamo abituati a considerare il Cristianesimo come una sorta di materasso su cui chiunque può tirare il colpo di battipanni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Rinvio dell'interpellanza urgente Iannaccone n. 2-01119)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Iannaccone n. 2-01119.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 28 giugno 2011, alle 9:

1. - Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali):
GOLFO ed altri: Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati (Approvata, in un testo unificato, dalla VI Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato) (C. 2426-2956-B).
- Relatore: Comaroli.

2. - Discussione del testo unificato dei progetti di legge (per la discussione sulle linee generali):
MUSSOLINI; BINDI ed ALTRI; PALOMBA e BORGHESI; CAPANO e FERRANTI; d'iniziativa del GOVERNO; BINETTI ed altri; BRUGGER e ZELLER: Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali (C. 2519-3184-3247-3516-3915-4007-4054-A).
- Relatore: Mussolini.

(ore 15)

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
GOLFO ed altri: Modifiche al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernenti la parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati (Approvata, in un testo unificato, dalla VI Pag. 63Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato) (C. 2426-2956-B).
- Relatore: Comaroli.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:
S. 2322 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2010 (Approvato dal Senato) (C. 4059-A/R).
- Relatore: Pini.
Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2009 (Doc. LXXXVII, n. 3-A/R).
- Relatore: Fucci.

5. - Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge:
MUSSOLINI; BINDI ed ALTRI; PALOMBA e BORGHESI; CAPANO e FERRANTI; d'iniziativa del GOVERNO; BINETTI ed altri; BRUGGER e ZELLER: Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali (C. 2519-3184-3247-3516-3915-4007-4054-A).
- Relatore: Mussolini.

6. - Seguito della discussione della proposta di legge:
S. 10-51-136-281-285-483-800-972-994-1095-1188-1323-1363-1368 - D'iniziativa dei Senatori: IGNAZIO ROBERTO MARINO ed altri; TOMASSINI ed altri; PORETTI e PERDUCA; CARLONI e CHIAROMONTE; BAIO ed altri; MASSIDDA; MUSI ed altri; VERONESI; BAIO ed altri; RIZZI; BIANCONI ed altri; D'ALIA e FOSSON; CASELLI ed altri; D'ALIA e FOSSON: Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 2350-A)
e delle abbinate proposte di legge: BINETTI ed altri; ROSSA ed altri; FARINA COSCIONI ed altri; BINETTI ed altri; POLLASTRINI ed altri; COTA ed altri; DELLA VEDOVA ed altri; ANIELLO FORMISANO ed altri; SALTAMARTINI ed altri; BUTTIGLIONE ed altri; DI VIRGILIO ed altri; PALAGIANO ed altri (C. 625-784-1280-1597-1606-1764-bis-1840-1876-1968-bis-2038-2124-2595).
- Relatori: Di Virgilio, per la maggioranza; Palagiano, di minoranza.

La seduta termina alle 17,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO MAURIZIO BERNARDO SUL DOC. XXIII, N. 7.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la relazione sulla gestione dei rifiuti in Calabria oggi in discussione è stata approvata all'unanimità dalla Commissione d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella seduta del 19 maggio scorso.
Tale relazione si inquadra nell'ambito di una serie di indagini a carattere regionale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che la Commissione sta svolgendo soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.
L'odierno dibattito dimostra l'attenzione che le istituzioni parlamentari dedicano al settore dei rifiuti che, in molte regioni del Paese, a causa di una inadeguata gestione del ciclo integrato, è causa di gravi danni all'ambiente e di preoccupanti tensioni sociali (come purtroppo dimostrano i fatti di questi giorni a Napoli).
La relazione in esame è dunque il frutto di una indagine a tutto campo e ha spesso evidenziato a livello locale l'inefficacia del sistema fino ad oggi vigente a gestire il ciclo dei rifiuti, salvaguardando gli interessi che la legge intende tutelare in materia ambientale.
L'inchiesta svolta dalla Commissione dimostra come, a distanza di oltre tredici anni (ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 2696 del 21 ottobre 1997) dall'istituzione dell'Ufficio del commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Pag. 64Calabria nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani non è stato realizzato nessuno degli obiettivi previsti dai piani regionali per i rifiuti.
La suddivisione del territorio regionale in tre macroaree («Calabria Nord», «Calabria Centro», «Calabria Sud») non tiene neanche conto del dato geografico e determina il continuo trasferimento dei rifiuti da un capo all'altro della regione - prima e dopo il loro trattamento - con una generale ricaduta negativa sul sistema dei trasporti in Calabria.
Le società miste pubblico-private costituite dal Commissario per realizzare la raccolta differenziata sono in stato di insolvenza e la raccolta differenziata è bloccata ad una media del 4,2 per cento per gli anni 2005-2008.
Come è evidente, il fatto di non sviluppare a livello locale la raccolta differenziata non può che contribuire ad aggravare la crisi dell'intero sistema, perché non si diminuisce il volume complessivo di rifiuti che devono essere conferiti in discarica.
Se a questo aggiungiamo che non sono state realizzate nuove discariche pubbliche da parte dell'Ufficio del Commissario e che in Calabria tutto il sistema delle discariche è affidato ai privati emerge con chiarezza il fallimento complessivo della gestione commissariale.
Il sistema di gestione del ciclo dei rifiuti si basa essenzialmente sul termovalorizzatore di Gioia Tauro, il cui raddoppio - oggetto di un lungo contenzioso giudiziario - si completerà nel 2012. Ad esso, tuttavia, non è possibile sottrarsi per non dover pagare forti penali, in forza del concluso contratto di appalto.
In un contesto di grave inefficienza della pubblica amministrazione e di carenti sistemi di controllo si creano varchi per l'inserimento mafioso della `ndrangheta, come emerge con evidenza dalle indagini della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.
Un'ultima considerazione non può non essere riferita alla grave situazione di inquinamento ambientale che affligge da anni la città di Crotone, a causa dell'attività di produzione industriale avvenuta Fino agli anni Novanta e alla mancata bonifica dei siti industriali.
L'Ufficio del Commissario per l'emergenza rifiuti non ha provveduto ad attivare le procedure per la concreta messa in sicurezza e bonifica dei siti inquinati dalla ferrite di zinco e dall'amianto, lasciando cadere nel vuoto le decisioni assunte nelle varie conferenze di servizi tenute presso il Ministero dell'ambiente e determinando sempre maggiore sfiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini calabresi.
Vorrei dunque esprimere l'apprezzamento mio personale e del gruppo del Popolo delle Libertà riguardo al lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
I dati raccolti dalla Commissione nella relazione territoriale oggetto di discussione si riveleranno assai preziosi per gli organismi nazionali e locali che dovranno farsi carico della responsabilità di creare le condizioni per una gestione ordinaria del ciclo integrato dei rifiuti in Calabria.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO GIUSEPPE FALLICA SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DELL'ECONOMIA DELL'ISOLA DI LAMPEDUSA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL SETTORE TURISTICO

GIUSEPPE FALLICA. La condizione in cui versa l'isola di Lampedusa, interessata ormai da parecchi mesi da innumerevoli sbarchi di immigrati del Nord Africa, soprattutto tunisini, è diventata insostenibile.
Non ci lascia ben sperare nemmeno l'evolversi della situazione libica con ulteriori ondate di profughi provenienti da tale paese.
Ai problemi umanitari e sociali si aggiungono quelli economici. L'apparato economico dell'isola basato sul settore turistico è gravemente compromesso.
Le notizie (pubblicate da giornali e agenzie, ogni giorno) dei numerosi arrivi Pag. 65di immigrati scoraggiano i possibili visitatori; tra di essi molti hanno rinunciato alle loro vacanze a Lampedusa, allarmati dal possibile scenario che l'isola potrebbe offrire loro. Già nel periodo pasquale, ricordiamo, che gli albergatori hanno ricevuto parecchie disdette; molti vettori hanno annullato i voli, eccetera.
Tutto ciò ha provocato, in quel periodo, perdite per più di 4 milioni di euro.
Con l'inizio della stagione estiva la situazione non può che peggiorare. Le presenze e le prenotazioni sono calate quasi dell'80%, con disdette che arrivano quotidianamente. Gli alberghi iniziano la stagione con fatica, gli affitta-camere pure. Non è l'unico danno che l'isola subisce ogni giorno.
Anche tutte le altre attività connesse al turismo, come il commercio, l'artigianato, la pesca, la ristorazione, subiscono conseguenze allarmanti. Nell'isola il turismo muove tutto: ma l'estate appena iniziata, così, sembra già terminata. Molti abitanti si allontano dall'isola e vanno a cercare lavoro nei territori vicini. Non possiamo stare fermi a guardare!
Le bellissime ricchezze naturali dell'isola, i magnifici fondali, sono quanto di più bello possiede la nostra penisola; ma questo non basta a risollevare il frangente negativo: le immagini degli sbarchi e dei centri di detenzione accrescono la diffidenza di coppie e famiglie, convinte di trovare l'isola sotto assedio!
Mi sono recato più volte nell'isola e mi sento di poter dire che non c'è nessun assedio (gli immigrati vengono subito smistati e non danno fastidio ai turisti); ma non posso biasimare coloro che apprendono la situazione solo dai mass media.
Detto questo: già da tempo chiediamo che vengano varate delle agevolazioni fiscali e un esenzione dal pagamento delle imposte sia per i privati che per le aziende dell'isola.
Soluzione questa che mantenuta fino alla risoluzione del problema immigrazione potrebbe risollevare le sorti di Lampedusa e dei suoi abitanti.
I nostri concittadini lampedusani non meritano di accollarsi i disagi provocati da una cattiva gestione dell'emergenza sia a livello nazionale che internazionale.
Con questa mozione impegniamo quindi il governo ad assumere iniziative per introdurre, sia per i privati che per le aziende che operano nell'isola, un'esenzione del pagamento delle imposte e delle tasse, fino alla fine dell'emergenza immigrazione, al fine di arginare i danni sin qui subiti e quelli che verranno, sostenendo in questo modo la vita dei nostri concittadini delle Isole Pelagie.

Pag. 66

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2519 ED ABB.

Pdl n. 2519 e abb. - Riconoscimento figli naturali

Discussione generale: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti
Popolo della Libertà 44 minuti
Partito Democratico 43 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 32 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 32 minuti
Iniziativa Responsabile Nuovo Polo 32 minuti
Italia dei Valori 31 minuti
Misto: 30 minuti
Alleanza per l'Italia 10 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 8 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. XXIII, n. 7 - risol. 6-84 468 468 235 468 64 Appr.
2 Nom. Moz. Meta e a 1-642 rif. 472 472 237 472 64 Appr.
3 Nom. Moz. Pili e a 1-639 n.f. 469 469 235 469 64 Appr.
4 Nom. Moz. Mereu e a 1-657 469 469 235 469 64 Appr.
5 Nom. Moz. Palomba e a 1-658 470 466 4 234 465 1 64 Appr.
6 Nom. Moz. Messina e a 1-641 rif. 446 446 224 446 63 Appr.
7 Nom. Moz. Scanderebech e a 1-656 447 434 13 218 434 63 Appr.
8 Nom. Moz. Fallica e a 1-605 rif. 445 444 1 223 443 1 63 Appr.
9 Nom. Moz. Capodicasa e a 1-659 rif. 443 441 2 221 441 63 Appr.
10 Nom. Moz. Mosella e a 1-660 rif. 438 437 1 219 436 1 63 Appr.
11 Nom. Moz. Commercio e a 1-665 rif. 429 429 215 429 63 Appr.
12 Nom. Moz. Ruvolo e a 1-666 rif. 420 417 3 209 417 63 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.