XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 252 di giovedì 29 novembre 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
[indice alfabetico]
[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI

La seduta comincia alle 9,40.

RINO PISCITELLO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 novembre 2007.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Bersani, Bindi, Bocchino, Boco, Bonelli, Bonino, Brugger, Capodicasa, Cento, Chiti, Cordoni, D'Alema, D'Antoni, Damiano, De Castro, De Piccoli, Del Mese, Di Pietro, Di Salvo, Donadi, Duilio, Fabris, Gianni Farina, Forgione, Galante, Galati, Gentiloni Silveri, Lanzillotta, Letta, Levi, Lion, Lucà, Maroni, Mattarella, Mazzocchi, Melandri, Meta, Migliore, Minniti, Morrone, Mussi, Leoluca Orlando, Palumbo, Parisi, Pecoraro Scanio, Pinotti, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Realacci, Santagata, Sgobio, Soro, Spini, Stucchi, Tremonti, Ulivi, Villetti, Violante, Visco ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,42).

ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SATTA. Signor Presidente, la ringrazio per la sua sensibilità. Come le cronache hanno riportato, tra la notte di martedì e la giornata di ieri, un'ondata di maltempo di eccezionale gravità si è abbattuta su alcune zone della Sardegna, in particolare colpendo due piccoli comuni: il comune di Padru, in provincia di Olbia-Tempio, e il comune di Lodei, in provincia di Nuoro. Vi sono danni eccezionali: nel caso del comune di Padru è stata addirittura sfiorata la tragedia per il crollo di un ponte, che ha isolato un rione nella frazione denominata Sotza.
Signor Presidente, so che non si tratta della tragedia del Vajont o dell'alluvione del Polesine, ma è un fatto gravissimo: tuttora sta piovendo, i danni sono ingenti e le popolazioni, per ricordare un maltempo del genere, devono tornare con la memoria agli anni Cinquanta.
Signor Presidente, le chiedo di farsi interprete presso il Governo per ottenere un'informativa su questa situazione, proprio perché si tratta di piccole comunità, che sono incapaci e non hanno consistenza economica per poter far fronte ai danni, e affinché sia riconosciuto lo stato di calamità naturale e siano adottati tutti i provvedimenti urgenti, sul piano finanziario, che possano consentire a queste comunità di riprendere subito la vita ordinaria.
La ringrazio ancora e in conclusione chiedo anche che il Governo agisca in sintonia con la regione autonoma della Sardegna, che dovrà anch'ella rispettare i suoi doveri.

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PRESIDENTE. La Presidenza la ringrazia per la sua sollecitazione e agirà nel senso da lei proposto.

Seguito della discussione del disegno di legge: Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale (A.C. 3178-A) (ore 9,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale.
Ricordo che nella seduta del 28 novembre si è proceduto alla votazione, per appello nominale, dell'emendamento 1.100 del Governo, sostitutivo dell'articolo 1 del disegno di legge n. 3178-A, e soppressivo dei restanti articoli (da 2 a 37), e delle allegate tabelle, sulla cui approvazione senza subemendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3178-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3178 sezione 1).
Il deputato D'Ulizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/6.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente e colleghi, tengo in modo particolare ad illustrare l'ordine del giorno in esame, perché comporta implicazioni importanti riguardo al lavoro e allo sviluppo delle imprese cooperative.
Dovrei illustrare le implicazioni iniziando dalla legge n. 142 del 2001.
Questa legge codifica in modo quasi definitivo la disciplina; utilizzo l'espressione «quasi» in quanto il legislatore, come sappiamo, può sempre modificare le leggi.
La legge n. 142 del 2001, tuttavia, pur palesando alcune carenze, non viene in alcun modo innovata e modificata. Mentre nella prima parte del provvedimento legislativo si afferma, infatti, che il rapporto di lavoro cooperativo può essere intrattenuto sotto qualsiasi forma, negli articoli successivi si modifica questa impostazione permettendo una lettura e un'applicazione che non tengono conto della premessa fatta all'articolo 1.
Una delle implicazioni che ne derivano può essere rilevata in questi giorni su tutti i mass media e, in particolare, in alcune inchieste televisive. La questione riguarda il modo in cui viene trattata la cooperazione. Ho avuto gia occasione di affermare che la rappresentazione dei mass media - non faccio riferimento solo alla trasmissione Report - non rappresenta effettivamente la realtà. Tuttavia, bisogna sottolineare che lo Stato, la Repubblica italiana, con l'articolo 45 della Costituzione si è impegnato a favorire e, soprattutto, a incrementare il metodo cooperativo con gli opportuni interventi, conservandone e garantendone gli scopi mutualistici. Vorrei rappresentare all'intero Parlamento questo problema perché riguarda molti milioni di lavoratori, sia quelli che lavorano all'interno del sistema cooperativo sia quelli che tendono ad affacciarsi e, quindi, a inserirsi nel sistema cooperativo.
Oggi si parla di precarietà, di giovani, di donne che non vengono utilizzate nella loro dignità di lavoratrici ma pochi sanno, ad esempio, che negli ultimi cinque anni nel sud le imprese cooperative hanno creato oltre 200 mila posti di lavoro per le donne. Noi, quindi, rincorriamo un problema quando esiste già, per risolverlo, uno strumento che ha dimostrato tutta la propria validità.
Va detto, però, che si tratta di uno strumento non ancora affinato e non ancora calibrato per sopperire alla questione occupazionale. Quando un lavoratore, infatti, in qualità di dipendente, di semplice operatore manuale o intellettuale deve Pag. 3svolgere il suo lavoro, egli è preparato a farlo e gli è sufficiente un titolo, una qualifica e così via. Quando, invece, qualcuno vuole diventare imprenditore di se stesso - mi permetto di definirlo co-imprenditore - non ha a sua disposizione gli strumenti per farlo. Questa persona magari possiede gli strumenti professionali tecnici del suo mestiere, ma non conosce il meccanismo cooperativo: dobbiamo farlo diventare un imprenditore, un co-imprenditore. La legge stabilisce che dovremmo fornire gli strumenti necessari a questi lavoratori meritori che, mettendosi insieme, si procurano il lavoro e forniscono un contributo al Paese in beni e in servizi. Invece, noi cosa facciamo? Lo vedremo meglio con la legge finanziaria.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, ho solo questo tempo a disposizione?

PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, ha esaurito il tempo a sua disposizione. Per l'illustrazione degli ordini del giorno il tempo a disposizione è di cinque minuti.

LUCIANO D'ULIZIA. In conclusione, vorrei sottolineare che il mio ordine del giorno presenta delle implicazioni dirette con le osservazioni che ho svolto nelle premesse del mio discorso.
Occorre quindi che gli osservatori, precisati nell'ordine del giorno da me illustrato, vengano assolutamente allargati a tutte le componenti cooperative e a tutte le componenti sindacali riconosciute dallo Stato che siedono nel CNEL e che hanno un riconoscimento specifico, affinché quel lavoro di osservazione e di intervento sull'attività di produzione e di lavoro cooperativo sia quanto più trasparente, funzionale e guardi alla possibilità di estendere a più lavoratori possibili il lavoro e lo sviluppo.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3178-A)

PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/55.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo ad una riflessione seria sull'ordine del giorno che ho presentato perché tratta una questione di natura più istituzionale che politica. Avendo seguito in maniera molto diretta ed intensa il provvedimento in esame, avrei potuto presentare ordini del giorno diretti a spaccare la maggioranza, ad esempio sul job on call, sulla sostenibilità del sistema previdenziale, sui conti pubblici, sul tema della copertura finanziaria, temi cari o a Rifondazione Comunista o magari all'ala più moderata del centrosinistra.
Invece, ho ritenuto opportuno - sarebbe interessante avere l'attenzione del Governo e del sottosegretario Montagnino - presentare un ordine del giorno su una questione di cui la stessa Presidenza si è fatta in qualche modo interprete, ovverosia sulla rottura e l'incrinarsi dei rapporti tra Parlamento ed Esecutivo in questa sede, nonché sulla riflessione attenta che merita il tema del rapporto che intercorre e deve intercorrere fra le trattative e gli accordi che vedono protagonisti il Governo e le parti sociali e il ruolo delle Camere in funzione della salvaguardia del carattere parlamentare della nostra forma di Governo.
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Inoltre, l'ordine del giorno in esame riguarda tutta una serie di considerazioni di cui proprio il Presidente Bertinotti si è fatto portavoce in Assemblea a seguito dell'annuncio da parte del Governo della posizione del voto di fiducia.
Non vorrei che, non discutendo di tali aspetti in quest'Aula, si possa soprassedere alla soluzione del problema e non vorrei che il fatto che il sottosegretario Montagnino sia impegnato in questo momento al telefono costituisse una scusa per il Governo per affermare che non ha ascoltato queste parole, perché le ho pronunciate in presenza di colleghi.
Ho inserito nelle premesse del mio ordine del giorno le parole pronunciate dal Presidente Bertinotti nel suo speech, e ritengo che se il Governo intende dare una «sberla» a Rifondazione Comunista o al Partito dei Comunisti Italiani ed accettare le conseguenze politiche di tale atto, può farlo.
Il Presidente della Camera in quest'Aula ha formulato un rilievo di natura istituzionale per quanto riguarda il rapporto tra Parlamento e Governo e sarebbe grave se un ordine del giorno che recepisce queste parole e l'istanza sollevata in maniera corretta da un Presidente della Camera - cui non abbiamo lesinato critiche quando è stato necessario porre questioni politiche, ma quando vi sono questioni di natura istituzionale da apprezzare, lo facciamo pubblicamente - ricevesse da parte dell'Esecutivo un eventuale parere contrario, il quale rappresenterebbe anche un parere contrario a quelle opinioni istituzionali che il Presidente della Camera ha voluto esprimere in questa sede.
Chiaramente non voglio strumentalizzare le parole del Presidente della Camera ma invito il Governo ad una riflessione perché è vero che il dispositivo del mio ordine del giorno ha una sua autonomia, ma ritengo che essa sia condivisibile, considerato che si apre una questione politica, che attiene al rapporto tra concertazione e sovranità del Parlamento, al rapporto tra Governo e parti sociali.
Il dispositivo dell'ordine del giorno da me presentato si limita semplicemente a prevedere che il Governo debba cominciare ad informare preventivamente il Parlamento sugli indirizzi della concertazione, sui suoi sviluppi nelle fasi successive, anche dopo l'attuazione di un provvedimento in sede parlamentare, sulle relative deleghe e su tutto ciò che riguarda gli obiettivi raggiunti e che, quindi, sia necessario instaurare un rapporto diverso tra Governo e Parlamento in vista di eventuali prossime concertazioni attraverso informazioni ed audizioni.
Ritengo, signor Presidente, che questa sia semplicemente la normale conseguenza delle parole che, giustamente, in questa Assemblea il Presidente Bertinotti ha avuto il coraggio di pronunciare.

PRESIDENTE. Il deputato Burgio ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Acerbo n. 9/3178/37, di cui è cofirmatario.

ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, ci auguriamo, anzi vogliamo credere che il Governo accolga il nostro ordine del giorno n. 9/3178/37 che lo impegna ad onorare le promesse formulate nel programma dell'Unione per ciò che riguarda la lotta contro la precarietà e la difesa dei diritti dei lavoratori e delle retribuzioni.
Tuttavia, non possiamo non rilevare che sin qui, su questo terreno, sul terreno delle politiche sociali e della politica economica, le cose non stanno andando così e non sono andate così, nemmeno con questo provvedimento, nemmeno - così ci pare - con questo nuovo disegno di legge finanziaria.
Nel programma - lo ricordiamo - si promette di eliminare l'inaccettabile gradino creato dalla riforma Maroni e il gradino viene spezzettato ma resta.
Il programma prevede la riduzione del numero delle finestre: le finestre non si riducono perché se ne aprono di nuove in pari numero alle vecchie che si chiudono.
Nel programma si promette il superamento della legge 14 febbraio 2003, n. 30, del decreto legislativo 10 settembre 2003 n. 276 e del decreto legislativo 6 settembre Pag. 52001, n. 368, che - è scritto nel programma - moltiplicano le tipologie precarizzanti. Si riporta, inoltre, sempre nel programma, che i contratti a termine saranno condizionati all'oggettivo carattere temporaneo delle prestazioni. Ma è sotto gli occhi di tutti che cosa sta succedendo per il fatto che da parte nostra si è provato a introdurre qualche vincolo serio sui contratti a termine di cui, signor Presidente, la Commissione lavoro non ha potuto discutere in un anno e mezzo di sedute. Nello stesso tempo non si è riusciti ad abrogare nemmeno il lavoro a chiamata.
Infine, nel programma si promette l'innalzamento delle aliquote fiscali sulla rendita finanziaria e la restituzione del fiscal drag che, solo nell'ultimo quinquennio, ha ridotto di 700 euro il potere di acquisto dei salari reali.
Il Governo non sta facendo nulla di tutto questo, benché avesse escluso la politica dei due tempi. Talvolta sembra che il Governo ignori il valore delle parole e - quel che è peggio - ignori le domande che salgono da milioni di lavoratrici e di lavoratori del nostro Paese che hanno votato questa maggioranza nel 2006, cioè un secolo fa.
Ci auguriamo che questa tendenza venga subito invertita nell'interesse del Paese e nell'interesse stesso del Governo.

PRESIDENTE. Il deputato Fabbri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/20.

LUIGI FABBRI. Signor Presidente, nell'ordine del giorno n. 9/3178/20 di cui sono primo firmatario, si fa riferimento al comma 5 dell'articolo unico del provvedimento in esame in cui ci si riferisce alle finestre per le pensioni di anzianità e di vecchiaia.
Avendo voluto mandare in pensione lavoratori ancora giovani, nella ricerca disperata di coperture, in modo nascosto, surrettizio - di questo argomento pochi parlano e pochi parleranno - i soggetti che arrivano a sessantacinque anni, se uomini, e a sessanta, se donne, prima di andare in pensione dovranno aspettare non poco. Infatti, per la prima volta, nel nostro ordinamento verranno istituite finestre anche per le pensioni di vecchiaia.
Oggi a legislazione vigente, chi compie sessantacinque anni o sessanta, se donna, il giorno dopo può andare in pensione. La riforma Maroni non prevedeva assolutamente finestre per chi andava in pensione di vecchiaia. Con questo provvedimento si istituiscono.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 9,58)

LUIGI FABBRI. Di fatto, quindi in modo surrettizio si realizza un'elevazione dell'età pensionabile, fermo restando il requisito dell'età, sessantacinque per gli uomini e sessanta per le donne.
Lo slittamento - di cui parleranno soltanto i diretti interessati perché, lo ripeto, vi è un assoluto silenzio su tale argomento - sarà di mesi e mesi (dai tre ai nove) e ritarderà anche il turnover nelle imprese, che oggi - lo ricordo a tutti voi - hanno la possibilità di licenziare coloro che hanno raggiunto i limiti di età. Pertanto, ci troveremmo di fronte a centinaia e centinaia di persone che, raggiunti i limiti di età, saranno licenziate dalle aziende e, prima di percepire la pensione, non avranno alcun reddito per diversi mesi.
Le pensioni di anzianità dei lavoratori che hanno raggiunto quarant'anni di contributi subiscono, grosso modo, la stessa sorte. In questi casi vi sono quattro finestre, ma vorrei sottolineare come, in tutto il provvedimento in esame, vi sia una disparità enorme fra i lavoratori dipendenti e quelli autonomi: dal 2008, artigiani, commercianti e coltivatori diretti potranno contare su due sole possibilità di uscita. Quindi per un autonomo, l'attesa minima per andare in pensione, quando avrà già lavorato quarant'anni, passerà da sei a dodici mesi, mentre l'attesa massima aumenterà da nove a diciotto mesi. Si cercano, pertanto, coperture da tutte le parti, ma poi, sotto sotto, si mandano in Pag. 6pensione persone che lo meritano, addirittura, un anno dopo rispetto al proprio diritto.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/35.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/3178/35 riguarda una prospettiva che il provvedimento su cui ieri abbiamo votato la fiducia assegna all'ipotesi di riordino degli enti previdenziali.
Il citato provvedimento segue tale ottica, ma senza generalizzare eccessivamente né tenere in particolare considerazione - come noi avevamo chiesto che venisse fatto in Commissione lavoro - le peculiarità di alcuni enti previdenziali, di assistenza o assicurativi, che, nell'ipotesi di riordino dell'intero sistema previdenziale e assicurativo, potrebbero subire pregiudizi e vedere venir meno la propria peculiarità.
L'ordine del giorno in esame, che fa seguito ad un emendamento in tal senso non accolto, intende chiedere al Governo... Se il sottosegretario Montagnino, che di questa vicenda è profondo conoscitore, volesse darmi un attimo di attenzione...Il Governo non ascolta...

PRESIDENTE. Sottosegretario Montagnino, per cortesia...

ANTONINO LO PRESTI. Signor sottosegretario, mi scusi, chiedo soltanto un momento di attenzione su questo ordine del giorno. Come stavo dicendo ai colleghi, mentre lei era un attimo distratto, il mio ordine del giorno riguarda la salvaguardia della peculiarità di alcuni enti previdenziali e assicurativi che, nell'ipotesi generale di riordino del sistema previdenziale italiano, potrebbero subire danni, limitazioni e pregiudizi rispetto all'organicità della propria azione, a causa delle fattispecie specifiche che essi regolamentano e gestiscono. Mi riferisco, ad esempio, all'IPSEMA (ne abbiamo parlato diverse volte in Commissione, come in altre occasioni), che è un ente che garantisce, assicura e tutela il settore marittimo. Esso è regolamentato da una disciplina specifica e l'ordinamento al quale fa riferimento è particolare, ossia quello del codice della navigazione, insieme a leggi specifiche in tal senso.
Pertanto, la preoccupazione che avevamo cercato di esprimere attraverso la presentazione di un emendamento ad hoc in Commissione lavoro, è questa: quando vi accingerete ad esercitare la delega per il riordino degli enti di previdenza, dovrete tenere conto di tali specificità, come quella, ad esempio, dei lavoratori dello spettacolo o quella (come dicevo poc'anzi) dei marittimi, ma soprattutto, delle specificità di tutti quei lavoratori che, evidentemente, hanno regimi previdenziali e assicurativi tipici e normative tipiche di riferimento che, confondendosi in un unico calderone, potrebbero portare nocumento agli stessi.
Tale è la ratio del mio ordine del giorno n. 9/3178/35, pertanto confido nell'accettazione del medesimo e ringrazio il sottosegretario e il Governo per l'attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Amoruso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/29.

FRANCESCO MARIA AMORUSO. Signor Presidente, vorrei spendere due parole sul mio ordine del giorno n. 9/3178/29, ma prima desidero esprimere la mia piena condivisione del senso dell'intervento dell'onorevole Lo Presti sul problema della unificazione degli enti.
Al di là di questo, veniamo, quindi, al mio ordine del giorno n. 9/3178/29. In questa discussione, uno degli aspetti che maggiormente è stato sbandierato dalle forze di Governo quale elemento importante di questo provvedimento, riguarda, in modo particolare, i processi di totalizzazione.
Ebbene, per quanto concerne tali processi, noi presentammo già in Commissione un emendamento che fu dichiarato irricevibile da parte degli uffici e che riguardava un aspetto specifico di una categoria che è stata completamente dimenticata, ossia quella degli spedizionieri doganali.Pag. 7
Quando fu emanato il decreto legislativo del 2 febbraio 2006, n. 42, secondo l'interpretazione dell'INPS, poi fatta propria dal Governo, fu stabilito che gli spedizionieri doganali non rientrassero tra le categorie previste per il processo di totalizzazione. Anzi, a seguito della mia interrogazione n. 5-00057 in Commissione lavoro, il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Rosa Rinaldi, dichiarò che, il superamento della mancanza di tale indicazione specifica relativa agli spedizionieri, con riferimento a quel provvedimento, sarebbe stato possibile solo attraverso un apposito intervento legislativo.
Oggi è giunto in discussione in Parlamento un provvedimento legislativo nel quale si parla di totalizzazione, tuttavia in esso gli spedizionieri doganali vengono nuovamente dimenticati. È vero che si tratta di un problema che riguarda, forse, una categoria poco rappresentata - stiamo parlando di poche persone che hanno diritto di vedere riconosciuti i frutti del proprio lavoro - ma è altrettanto vero che, per l'ennesima volta, una dimenticanza o una disattenzione (o una voluta disattenzione!) hanno portato, anche in questo provvedimento, all'estraneità di questa categoria dall'istituto della totalizzazione.
Noi abbiamo presentato una richiesta in tal senso, prima mediante un emendamento (che non è stato possibile votare) e oggi attraverso questo ordine del giorno, affinché il Governo prenda atto, in maniera seria, di questo problema e faccia in modo che tale ingiustizia possa essere colmata attraverso un provvedimento che possa ristabilire giustizia nei confronti di questa categoria.

PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/84.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/3178/84 si propone di dare soddisfazione alle istanze di due categorie: i pompieri e le forze dell'ordine. Infatti, dal complesso dei provvedimenti che, in questa sede, si vanno ad approvare e di quelli già in vigore, le forze dell'ordine non risultano tutelate quali categorie di lavori usuranti.
Dal nostro punto di vista, ciò è assolutamente inaccettabile, perché sappiamo tutti quanto le forze dell'ordine siano impiegate sul territorio e quanto la loro attività sia particolarmente rischiosa, nonché usurante in sé, come tipo di attività lavorativa che prevede turni di notte dove, oltretutto, la tensione dev'essere massima.
Abbiamo presentato, pertanto, questo ordine del giorno perché riteniamo profondamente sbagliato che il provvedimento che verrà approvato a breve fissi un tetto di spesa senza che siano determinate le unità interessate e perché abbiamo preso atto che lo stesso provvedimento non colma la lacuna rappresentata dal fatto che le mansioni particolarmente usuranti, già individuate, non ricomprendono i pompieri e le forze dell'ordine.
Per tale motivo chiediamo che venga più al più presto colmata questa lacuna e venga stabilito a chiare lettere il principio che queste due categorie rientrano nei lavori usuranti.

PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3178/13.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente l'ordine del giorno a mia firma tocca un aspetto, diciamo così, preoccupante e cioè quello della situazione dell'occupazione femminile nel nostro Paese.
Purtroppo, nonostante l'obiettivo Lisbona sia sempre più vicino, constatiamo che il nostro Paese è molto distante dal raggiungimento di tale obiettivo che parla di un'occupazione femminile al 60 per cento. Non solo: l'Italia rispetto ad altri Paesi europei è indietro anche per quanto riguarda il raggiungimento dell'obiettivo intermedio ed ha un tasso di occupazione femminile è che di poco superiore al 46 per cento: 46,3 per cento.
Se si analizza, poi, il lavoro femminile nel nostro Paese ci si rende conto che Pag. 8tantissime sono ancora le discriminazioni che le donne subiscono nei posti di lavoro, soprattutto quella salariale, in quanto esiste una netta inferiorità dei salari delle donne rispetto a quelli degli uomini.
L'ordine del giorno a mia firma pone, quindi, l'attenzione sul comma 81 dell'articolo unico del provvedimento al nostro esame, in cui si prevede una delega per la riorganizzazione di tutta la materia del mercato del lavoro «in rosa» - chiamiamolo così - con la previsione dell'adozione di misure che rendano conveniente, per le nostre imprese, assumere delle donne. Mi riferisco, ad esempio, al regime di sgravi fiscali ed alla possibilità di adottare misure che consentano un'effettiva conciliazione tra l'attività lavorativa e l'altro ruolo importante della donna all'interno della famiglia.
Con questo ordine del giorno vogliamo puntare l'attenzione proprio sul comma 81 dell'articolo unico e sull'aspetto specifico della delega prevista, sperando che quest'ultima non resti, ancora una volta, la solita «lettera morta». Come amo ripetere, anche in questo caso, le donne non meritano interventi «spot», né di essere considerate, come in molti casi, il «gagliardetto rosa» da strumentalizzare politicamente, senza però essere mai oggetto di riforme che il nostro Paese attende per non restare indietro, ancora una volta, su un argomento tanto importante.
Ricordo, signor Presidente, a tutta l'Assemblea ed al Governo, che questo è l'anno europeo delle pari opportunità: mi sembra che l'Italia, fino ad ora, non abbia fatto granché bella figura.
Colgo, inoltre, l'occasione per affermare che, purtroppo, anche per quanto riguarda la manovra finanziaria, abbiamo constatato quanta poca attenzione sia data al mercato del lavoro femminile (se non gli sgravi e, soprattutto, il regime di detrazione per le imprese del sud), ma anche quanto sia forte la disattenzione per la famiglia, non tenendosi conto del cosiddetto cross country, che lega profondamente il tasso di natalità nei Paesi con il tasso di occupazione femminile.
Se non agiamo su tale punto, non riusciremo mai ad incentivare la natalità nel nostro Paese: sarebbero solo chiacchiere che, ancora una volta, appunto, ci consentono di riempirci la bocca di belle parole senza poi risolvere concretamente il problema.
È necessaria, pertanto un'attenzione alle donne che non sia solo formale o di facciata, ma che porti veramente ad una riforma quanto mai necessaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Porcu ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Angeli n. 9/3178/31, di cui è cofirmatario.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del sottosegretario Montagnino sull'ordine del giorno n. 9/3178/31, che tratta una questione già esaminata durante gli sfortunati lavori della Commissione XI dei giorni trascorsi.
Si tratta del problema relativo al reddito degli invalidi civili totali. I colleghi sanno che una normativa, per fortuna non osservata prima dall'INPS e poi dal Ministero dell'interno, prevede la considerazione del reddito familiare per gli invalidi civili che dovrebbero percepire la pensione di 242 euro mensili. Una miseria! Sottoporla, per giunta, al regime di considerazione del reddito familiare mi sembra onestamente un'assurdità.
L'INPS sta già considerando il reddito personale dei soggetti interessati. Quindi, un'iniziativa del Governo per legiferare nel senso della considerazione del reddito personale non comporterebbe alcun aggravio per le casse dello Stato.
Gli invalidi civili totali non sono stati per nulla considerati nell'aumento delle indennità e delle pensioni. Devono vivere ancora con un'indennità da fame. Si tratta di un aspetto vergognoso in ordine al profilo della civiltà di un Paese. Non si può pretendere che un invalido civile totale, con il 100 per cento di invalidità, e quindi con gravi problemi di inserimento nel mondo del lavoro o addirittura con nessuna possibilità di ottenere un posto di lavoro, possa vivere con tale cifra assolutamente miserevole.Pag. 9
Non siamo riusciti a far approvare l'emendamento in Commissione, nonostante il relatore Delbono avesse avuto parole di incoraggiamento in ordine a tale problema. Pretendiamo e chiediamo che il Governo esprima una parola positiva perché tale vicenda possa essere portata a compimento, sia in ordine al riconoscimento del beneficio per coloro che non superano un determinato reddito personale, ma anche e soprattutto (in ordine a tale punto desidero un impegno politico forte da parte del Governo) per esaminare, nel complesso, la questione inderogabile dell'aumento delle indennità per gli invalidi civili, sia quelli parziali, sia quelli totali, che non possono vivere con poco più di 240 euro al mese.
Si tratta di un'incongruenza assolutamente inaccettabile!

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, lei ha chiesto di intervenire: quale ordine del giorno intende illustrare?

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, illustro l'ordine del giorno Dozzo n. 9/3178/14, che ho sottoscritto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Tale ordine del giorno tratta del settore agricolo e del lavoro stagionale in agricoltura.
Sappiamo che per alcune attività del settore agricolo (come la raccolta o la potatura) molto spesso si ricorre all'utilizzo di personale assunto temporaneamente, poiché tali lavorazioni sono stagionali. Molto spesso accade che le aziende agricole devono, in un determinato periodo, ricorrere a tale personale in forma massiccia. Tale evenienza dipende dalle condizioni meteorologiche, dal mercato, dal fatto che una certa raccolta deve essere intensificata in un determinato periodo o meno e, pertanto, molto spesso non si conosce se il numero delle unità lavorative a disposizione sia o meno sufficiente. Può avvenire che tali unità debbano - da un giorno all'altro - aumentare in maniera consistente proprio per rispondere alle esigenze derivanti dalla stagionalità di tale settore.
Pertanto, può avvenire che le aziende agricole non riescano a mettere in regola il personale stagionale (che lavora una settimana, un mese o anche soli tre giorni) in un lasso di tempo relativamente breve. A fronte dei controlli delle autorità competenti tali aziende agricole vengono messe - in un certo senso - in mora, poiché non rispettano la normativa vigente.
Quindi, con l'ordine del giorno Dozzo n. 9/3178/14, si intende prevedere un'agevolazione, cercando di aiutare questo particolare settore, con riferimento al lavoro stagionale in agricoltura. Si impegna pertanto il Governo ad introdurre, previa valutazione del Ministero ed emanazione dei decreti attuativi, per il lavoro stagionale in agricoltura (si tratta, per fare alcuni esempi, di raccolta e di potatura) l'istituzione di un contributo unificato ai fini assistenziali e previdenziali, calcolato su base unitaria, per giorno e per unità di lavoro, che il datore di lavoro può versare, acquistando per via informatica o attraverso schede prepagate.
Ciò vuol dire che un datore di lavoro che deve assumere da qui a due o tre giorni, per ipotesi, dieci persone, poiché non ha il tempo (perché troppo breve) per regolarizzarli, ha la possibilità di farlo temporaneamente, acquistando una specie di contributo prepagato sia a fini previdenziali, sia assistenziali, che gli conferisce la possibilità di mettere in regola i lavoratori nei giorni immediatamente successivi.
Sarebbe un modo per snellire e facilitare il settore, nonché per evitare di mettere in difficoltà la categoria di fronte ai controlli degli ispettori nelle campagne, e soprattutto in quelle padane. Una simile misura conferisce la possibilità di regolarizzare i lavoratori, in un lasso di tempo relativamente breve, di metterli in sicurezza ed anche, davanti allo Stato, di garantire ai lavoratori di essere in regola sotto l'aspetto previdenziale ed assistenziale. Si tratterebbe, pertanto, di una specie Pag. 10di carta prepagata a fini previdenziali e assistenziali per il settore stagionale in agricoltura.

PRESIDENTE. È così esaurita la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Widmann n. 9/3178/1 e accetta l'ordine del giorno Guadagno detto Vladimir Luxuria n. 9/3178/2 limitatamente al dispositivo, a condizione che venga riformulato, aggiungendo dopo le parole: «adottare le opportune iniziative», le parole «in coerenza con i contenuti della legge finanziaria».
Il Governo accetta gli ordini del giorno De Simone n. 9/3178/3, Rocchi n. 9/3178/4 e Quartiani n. 9/3178/5. Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, mentre non ne accetta il secondo capoverso e vorrei spiegare all'onorevole D'Ulizia la ragione di tale parere. Il problema è che quanto è stato fatto in ordine al Protocollo di ottobre riguarda l'avviso comune e quindi il Governo spera che i rapporti tra le centrali cooperative migliorino e questa estensione possa naturalmente avvenire.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vannucci n. 9/3178/7, a condizione che il dispositivo venga riformulato, eliminando le parole: «tenendo conto che le stesse fanno parte del comparto turistico».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/3178/8 e non accetta, inoltre, gli ordini del giorno Filippi n. 9/3178/10, Fava n. 9/3178/11, Allasia n. 9/3178/12 e Lussana n. 9/3178/13.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dozzo n. 9/3178/14, limitatamente ad una parte del dispositivo, mentre con riferimento all'ultima parte dello stesso, a condizione che venga riformulato, aggiungendo dopo le parole: «prevedere per il lavoro stagionale in agricoltura» le parole: «previo avviso comune delle parti sociali».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Gibelli n. 9/3178/15, Grimoldi n. 9/3178/16, Bodega n. 9/3178/17, Germontani n. 9/3178/18 e Antonio Pepe n. 9/3178/19.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fabbri n. 9/3178/20 e non accetta l'ordine del giorno Fabris n. 9/3178/21, in quanto la giurisprudenza è contraria all'assunzione di costi per tale tipologia di intervento.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3178/22, non accetta l'ordine del giorno Buffo n. 9/3178/24, mentre accetta l'ordine del giorno Di Salvo n. 9/3178/25.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zanotti n. 9/3178/26 a condizione che il dispositivo venga riformulato, aggiungendo dopo le parole: «pari dignità e diritti», le seguenti: «valutando la possibilità di corrispondere un'adeguata indennità di disoccupazione». Infatti, il punto è stato ampiamente dibattito sia in Commissione che in Assemblea, perché sul problema vi è una riflessione notevole. Peraltro, abbiamo lo strumento della delega per la riforma degli ammortizzatori sociali e, in questa o in un'altra occasione, il problema potrà trovare la soluzione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Maderloni n. 9/3178/27, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Chicchi n. 9/3178/28, mentre non accetta gli ordini del giorno Amoruso n. 9/3178/29 e Porcu n. 9/3178/30.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Angeli n. 9/3178/31, non accetta l'ordine del giorno Patarino n. 9/3178/32, in quanto si tratta di interventi che si stanno attuando o che sono stati già posti in essere. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Contento n. 9/3178/33 (vi è già una delega), Murgia n. 9/3178/34 e Lo Presti n. 9/3178/35. In quest'ultimo caso, non è che non si vogliano valutare le peculiarità di questi tre enti, che - insieme agli altri - saranno valutati approfonditamente, per trovare una soluzione che migliori non soltanto i problemi di carattere economico.

Pag. 11

ANTONINO LO PRESTI. Allora lo accolga come raccomandazione!

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il Governo può accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno Lo Presti n. 9/3178/35. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Buontempo n. 9/3178/36, mentre accetta l'ordine del giorno Acerbo n. 9/3178/37. Mi pare normale che il Governo sia coerente con il programma dell'Unione.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Caruso n. 9/3178/38, a condizione che i primi due capoversi del dispositivo vengano accorpati e riformulati nel modo seguente: «previo monitoraggio dell'attuazione del testo, ad adottare le opportune iniziative volte a creare un Osservatorio nazionale, afferente il Ministero della salute, per il monitoraggio dello stato di salute dei Vigili del fuoco, per la definizione e il riconoscimento delle malattie professionali nonché per l'esame epidemiologico sugli effetti del lavoro» (viene espunta dal testo la parola usurante) «sulla salute della sfera riproduttiva delle operatrici».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bocciardo n. 9/3178/39, Di Virgilio n. 9/3178/40, Duranti n. 9/3178/41 (in quanto la norma è prevista nel disegno di legge finanziaria per il 2008), Mereu n. 9/3178/42, Formisano n. 9/3178/43, Capitanio Santolini n. 9/3178/44, Compagnon n. 9/3178/45 e Ronconi n. 9/3178/46.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/3178/47.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Delfino n. 9/3178/48, Ruvolo n. 9/3178/49, Drago n. 9/3178/50, Palumbo n. 9/3178/51, Bertolini n. 9/3178/52, Fitto n. 9/3178/53, Boscetto n. 9/3178/54, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, a condizione di espungere i giudizi di critica, contenuti nelle premesse, nei confronti del Governo.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Misuraca n. 9/3178/56, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/3178/57, a condizione che siano tolte dalle premesse le parole: «ed in particolare della regione Calabria che registra il più alto tasso di disoccupazione», e dal dispositivo le parole: «in particolare per la regione Calabria che, come evidenziato in premessa, registra il più alto tasso di disoccupazione». Pertanto, viene accolta la finalità di incentivare, con adeguate politiche, lo sviluppo del Mezzogiorno.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Santori n. 9/3178/58, Fasolino n. 9/3178/59, La Loggia n. 9/3178/60, Leone n. 9/3178/61, Mistrello Destro n. 9/3178/62, Giacomoni n. 9/3178/63, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ricevuto n. 9/3178/64, con la seguente riformulazione: al primo capoverso della premessa al posto delle parole «che, in teoria, dovrebbero», inserire «finalizzate a»; nel secondo capoverso, dopo le parole: in particolare è fondamentale uno sviluppo del livello occupazionale del Mezzogiorno, sopprimere le parole da «attraverso» fino a «nella passata legislatura».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fratta Pasini n. 9/3178/65, Jannone n. 9/3178/66, Lazzari n. 9/3178/67, mentre accetta gli ordini del giorno Nan n. 9/3178/68 e Fedele n. 9/3178/69; non accetta gli ordini del giorno Giuseppe Fini n. 9/3178/70, Gardini n. 9/3178/71, Baiamonte n. 9/3178/72 e Cirielli n. 9/3178/73. Il Governo accetta l'ordine del giorno Poretti n. 9/3178/74, mentre non accetta l'ordine del giorno D'Elia n. 9/3178/75.
Il Governo accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Turco n. 9/3178/76, accetta, limitatamente al dispositivo, l'ordine del giorno Mellano n. 9/3178/77, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Beltrandi n. 9/3178/78, a condizione che venga riformulato nel senso di aggiungere nel dispositivo la parola: «la possibilità» dopo le parole «al fine di valutare».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bernardo n. 9/3178/79, Marinello Pag. 12n. 9/3178/80 e Sgobio n. 9/3178/81, accetta gli ordini del giorno Oliva n. 9/3178/82 e Burtone n. 9/3178/83, mentre non accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/3178/84.

PRESIDENTE. Secondo la prassi, ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

LUCIANO D'ULIZIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, quando arriveremo al suo ordine del giorno le darò la parola.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Widmann n. 9/3178/1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Widmann n. 9/3178/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 441
Votanti 433
Astenuti 8
Maggioranza 217
Hanno votato
16
Hanno votato
no 417).

Prendo atto che il deputato Zaccaria ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Forlani ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Guadagno detto Vladimir Luxuria n. 9/3178/2, accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
Ricordo che gli ordini del giorno De Simone n. 9/3178/3, Rocchi n. 9/3178/4 e Quartiani n. 9/3178/5 sono stati accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6.

LUCIANO D'ULIZIA. Signora Presidente, colleghi, signor sottosegretario, non accettiamo la riformulazione della seconda parte del dispositivo proposta dal Governo per due ragioni. In primis, perché il Governo ha accettato le premesse dell'ordine del giorno in esame nelle quali non vi è scritto che si tratta di un avviso comune, bensì che - leggo l'ordine del giorno -: il 10 ottobre 2007 è stato sottoscritto dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale e dal Ministero dello sviluppo economico un Protocollo sulla cooperazione attuativo dei principi definiti nel Protocollo del 23 luglio 2007 sul welfare; quindi non c'entra l'avviso comune. Si tratta, invece, dell'attuazione del Protocollo sul welfare che ci apprestiamo a disporre con un provvedimento legislativo. I firmatari dell'ordine del giorno chiedono pertanto che tutte le centrali cooperative e i sindacati di riferimento che hanno firmato quel Protocollo devono essere inclusi nel processo relativo agli Osservatori per la cooperazione. Quindi - mi consenta signor sottosegretario - non c'entra l'avviso comune; c'entra piuttosto l'attuazione del Protocollo sul welfare.
La seconda ragione è data dal fatto che, purtroppo, devo registrare una cattiva conoscenza dei meccanismi statuali perché quelle che vengono definite centrali cooperative, ossia le associazioni di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo, sono enti riconosciuti dallo Stato con apposita legge e apposito decreto. Quindi, tali enti svolgono il compito, assegnato loro dallo Stato italiano, di rappresentare e tutelare le cooperative; perciò non possono essere esclusi dalla funzione di rappresentanza se non vengono privati del riconoscimento.
È come se noi affermassimo che un patronato per l'assistenza ai lavoratori non può assistere i lavoratori; per far ciò dovremmo privare tale ente del riconoscimento della natura di patronato per l'assistenza dei lavoratori e solo dopo potremmo Pag. 13privarlo anche della possibilità di assistere gli stessi!
Quindi, signor sottosegretario, la prego di riconsiderare il parere del Governo su questo ordine del giorno perché fa riferimento al Protocollo sul welfare, ossia ad un testo che noi oggi stiamo trasformando in legge, e non ad un avviso comune.

PRESIDENTE. Dunque, i presentatori dell'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6 non accettano la riformulazione proposta dal Governo.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, il parere espresso sull'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6 era basato sulla considerazione che il Protocollo del 10 ottobre era stato siglato a seguito dell'avviso comune. I chiarimenti ulteriori forniti dall'onorevole D'Ulizia portano a modificare il parere del Governo, nel senso di accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6, se riformulato, sostituendo nel secondo capoverso del dispositivo alle parole: «estendere la sottoscrizione», le parole: «attuare possibili iniziative volte ad estendere la sottoscrizione».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/3178/6, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/3178/7.
Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/3178/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
210
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filippi n. 9/3178/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
209
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/3178/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato
211
Hanno votato
no 253).

Pag. 14

Prendo atto che il deputato D'Ulizia ha segnalato che non è riusicto a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/3178/12, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
212
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lussana n. 9/3178/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato
212
Hanno votato
no 262).

Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dell'ordine del giorno Dozzo n. 9/3178/14.

GIANPAOLO DOZZO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma e quelle dei rappresentanti del Partito Democratico membri della Commissione agricoltura all'ordine del giorno Dozzo n. 9/3178/14.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno, non accettati dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gibelli n. 9/3178/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato
213
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3178/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
214
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bodega n. 9/3178/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 15
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
214
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germontani n. 9/3178/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
215
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che la deputata Velo ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/3178/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 477
Astenuti 7
Maggioranza 239
Hanno votato
211
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che la deputata Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/3178/20, accolto come raccomandazione dal Governo.

LUIGI FABBRI. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabris n. 9/3178/21, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabris n. 9/3178/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 485
Votanti 475
Astenuti 10
Maggioranza 238
Hanno votato
129
Hanno votato
no 346).

Prendo atto che i deputati Rossi Gasparrini e Li Causi hanno segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3178/22, accolto come raccomandazione dal Governo.

TOMMASO PELLEGRINO. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Buffo n. 9/3178/24, non accettato dal Governo.

GLORIA BUFFO. Signor Presidente, si è discusso a lungo in questo periodo, sia in Commissione, sia all'esterno sui contratti a Pag. 16termine. Tutti sanno che la «madre» delle leggi del centrodestra sul lavoro è stato proprio il decreto legislativo n. 368 del 2001 sui contratti a termine. La sostanza è che il contratto è utilizzato molto spesso non perché lo esige la produzione o l'organizzazione dell'azienda, ma perché conviene.
Se si vuol, quindi, correggere questo imbroglio (o distorsione), è necessario lavorare per scrivere in una norma quali sono le ragioni e i casi in cui è coerente l'uso del contratto del lavoro a termine ed evitare, quindi, gli abusi che, purtroppo, sono frequentissimi.
Per questa ragione credo che si debba lavorare in tale direzione e, pertanto, insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.

ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame, poiché ne condivido pienamente il dispositivo per quanto detto dall'onorevole Buffo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che anche l'onorevole Vacca aggiunge la sua firma all'ordine del giorno Buffo n. 9/3178/24, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione...

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Prego, sottosegretario Montagnino, ha facoltà di parlare.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, nel testo è contenuto un errore: il dispositivo contiene le parole «ad adottare ulteriori iniziative per delimitare le causali di impiego dei contratti a tempo indeterminato». Si dovrebbe trattare dei contratti a tempo determinato: bisogna, quindi, sostituire la parola «indeterminato» con la parola «determinato» (Commenti).

EMILIO DELBONO, Relatore per la maggioranza. Ma è giusto così. Tu hai il testo vecchio!

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Va bene, ho il testo vecchio.
Allora, se l'onorevole Buffo è d'accordo, bisognerebbe riformulare il dispositivo inserendo, prima delle parole: «adottare ulteriori iniziative», le parole: «a valutare la possibilità di». Con tale riformulazione, l'ordine del giorno Buffo n. 9/3178/24 è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Buffo, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/24?

GLORIA BUFFO. No, signor Presidente, e insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buffo n. 9/3178/24, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 475
Astenuti 8
Maggioranza 238
Hanno votato
226
Hanno votato
no 249).

Ricordo che l'ordine del giorno Di Salvo n. 9/3178/25 è stato accettato dal Governo.Pag. 17
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Zanotti n. 9/3178/26.

KATIA ZANOTTI. Sì, signor Presidente, accettiamo la riformulazione proposta dal Governo e non insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Maderloni n. 9/3178/27 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Chicchi n. 9/3178/28, accolto come raccomandazione dal Governo.

GIUSEPPE CHICCHI. No, signor Presidente, non insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Amoruso n. 9/3178/29, non accettato dal Governo.

FRANCESCO MARIA AMORUSO. Signor Presidente, chiedo al sottosegretario perché gli spedizionieri doganali, al contrario di tutte le altre categorie, non hanno diritto alla totalizzazione dei periodi assicurativi! Essi devono rimanere esclusi per difetto di qualche requisito: saremmo contenti se ci spiegasse quale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Amoruso n. 9/3178/29 e mi associo a quanto richiesto dal collega. È veramente scandaloso che questo Governo non voglia assolutamente consentire la totalizzazione dei periodi assicurativi per gli spedizionieri, dopo che, con l'allargamento delle frontiere comunitarie, abbiamo di fatto eliminato dal mercato gli spedizionieri doganali. La totalizzazione, quindi, è un atto dovuto che il Governo deve assolutamente estendere agli spedizionieri doganali.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il Governo non vuole creare alcuno scandalo. Il problema della totalizzazione riguarda diverse categorie: l'ordine del giorno in esame è rivolto soltanto agli spedizionieri doganali. Questa è la ragione del parere del Governo, non il fatto che non si comprenda il problema. Sono stati presentati, peraltro, disegni di legge orientati a risolvere il problema.
Pertanto, fermo restando che il problema della totalizzazione riguarda anche altre categorie, l'ordine del giorno in esame può essere accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, il Governo ha quindi modificato il parere? L'ordine del giorno Amoruso n. 9/3178/29 è accolto come raccomandazione?

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Amoruso, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/29, accolto come raccomandazione dal Governo?

FRANCESCO MARIA AMORUSO. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Avverto che nel fascicolo, per un errore tipografico, non compare, con riferimento all'ordine del giorno n. 9/3178/31, il nome del primo firmatario, onorevole Angeli.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Porcu n. 9/3178/30.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Porcu n. 9/3178/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 18

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
224
Hanno votato
no 267).

Chiedo cortesemente ai colleghi di non disturbare la Presidenza.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Angeli n. 9/3178/31.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Angeli n. 9/3178/31, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
226
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/3178/32.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Patarino n. 9/3178/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
216
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/3178/33.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Contento n. 9/3178/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
225
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Murgia n. 9/3178/34.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Murgia n. 9/3178/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
221
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Presti n. 9/3178/35.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lo Presti n. 9/3178/35, non accettato dal Governo...

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

Pag. 19

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Onorevole Lo Presti, ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, credo che il Governo abbia accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/3178/35.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, a noi risultava un parere contrario.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, accettiamo l'indicazione del Governo e non insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Buontempo n. 9/3178/36.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buontempo n. 9/3178/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
217
Hanno votato
no 269).

Ricordo che l'ordine del giorno Acerbo n. 9/3178/37 è stato accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Caruso se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/38.

FRANCESCO SAVERIO CARUSO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bocciardo n. 9/3178/39, non accettato dal Governo.

MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, la «bocciatura» di questo ordine del giorno è davvero sconcertante. Prendo atto che il Governo non intenda impegnarsi ancora di più per il sostegno dei giovani, in modo non microsettoriale, ma con una visione strategica, che non si esaurisca in disposizioni una tantum, limitate, tra l'altro, al solo 2008. Quindi, chiedo al Governo di rivedere la sua decisione e all'Assemblea di esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bocciardo n. 9/3178/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 486
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
222
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/3178/40.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/3178/40, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 495
Votanti 494
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
223
Hanno votato
no 271).Pag. 20

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41, non accettato dal Governo.

DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, vorrei chiedere al sottosegretario - poiché non mi risulta - quale sia la norma contenuta nella legge finanziaria che risponda al senso di questo ordine del giorno. Ciò che sicuramente ci risulta è che, ancora oggi, a distanza di quindici anni dall'entrata in vigore della legge n. 257 del 1992, ci siano migliaia di tonnellate di fibre di amianto e di cemento-amianto nelle fabbriche, negli edifici pubblici, negli edifici privati e nell'ambiente.
Ciò che ci risulta sicuramente è che vi siano lavoratori che, non essendo ricompresi negli atti di indirizzo, non vedono riconosciuti i benefici previdenziali per l'esposizione all'amianto.
Ciò che ci risulta è, quindi, ben altro: nel Paese vi è ancora un'emergenza amianto, nelle fabbriche e fuori da esse, e molti lavoratori, a migliaia, ancora oggi lavorano in zone non bonificate da tale sostanza.
Oltretutto, voglio ricordare che al Senato è cominciata la discussione su un disegno di legge che rivede l'intera normativa sull'amianto.
Pertanto, crediamo che sia necessario intervenire in materia già da adesso, per offrire risposte a tutti quei lavoratori e a quelle lavoratrici che in questi anni si sono ammalati e che continuano ad ammalarsi per essere stati esposti all'amianto, e che non ottengono risposte neanche dal provvedimento in esame.
Dunque chiedo al Governo di chiarire quale sia la norma contenuta nel disegno di legge finanziaria per il 2008 e, in ogni caso, insisto per la votazione dell'ordine del giorno in esame.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, vorrei fornire alcune precisazioni.
In primo luogo, l'ordine del giorno in esame non è accoglibile per gli effetti dirompenti che implicherebbe, cioè la riapertura dei termini che sono stati fissati, attraverso una proroga, al 15 giugno 2003. Ciò comporterebbe sicuramente un numero di domande imponente, anche tra coloro che non hanno la minima possibilità di un esito positivo e, quindi, avanzerebbero richieste assolutamente temerarie.
In secondo luogo, ho affermato che vi è una norma nel disegno di legge finanziaria per il 2008 e, intanto, tale capitolo è trattato nel provvedimento di cui stiamo esaminando gli ordini del giorno. Peraltro, è stata accolta una proposta del senatore Casson nel disegno di legge finanziaria per il 2008.
In terzo luogo, per quanto riguarda gli atti di indirizzo del Ministero, essi hanno caratterizzato una fase di alcuni anni fa, che è stata abbandonata perché rappresentava un elemento derogatorio alle norme di legge. Adesso vi sono disposizioni precise e circolari che saranno applicate. Il Ministero del lavoro e della previdenza sociale si sta occupando, in tutti i siti, di verificare la possibilità di accelerare le procedure per coloro che hanno effettuato la domanda, determinando una condizione di equità fra tutti lavoratori.
Solo per tali ragioni, e non per contrastare eventuali diritti dei lavoratori, il parere espresso dal Governo è contrario e lo ribadisco.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il mio voto favorevole, perché condivido il tema e soprattutto non condivido il comportamento del componente del Governo. Se condivide - come afferma - la sostanza dell'ordine del giorno in esame, parla dell'impegno del Ministero e addirittura di una norma che non conosce, di cui cita semplicemente il presentatore, il senatore Pag. 21Casson, non vedo perché non abbia almeno accolto come raccomandazione l'ordine del giorno in esame. Mi sembra un atteggiamento pretestuoso.
Peraltro, egli è forse nella mente delle migliaia di lavoratori che dovrebbero avanzare tale domanda temeraria? Forse temerario è lei, signor sottosegretario (Applausi del deputato Mantovani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.

ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, il sottosegretario sbaglia un riferimento cronologico che è determinante: la norma vigente fissa il termine per la presentazione della domanda al giugno del 2005, non del 2003 e, quindi, la richiesta di riaprire i termini riguarda semplicemente un lasso di tempo di due anni e mezzo.
I numeri non sono dirompenti, perché le domande sono qualche decina di migliaia.
Si tratta di diritti soggettivi, che non si vede come si possano condizionare a termini cronologici, ma soprattutto stiamo parlando di domande, cioè del fatto che i lavoratori chiedono che la loro documentazione venga vagliata: non stiamo chiedendo un riconoscimento automatico, dunque non stiamo chiedendo alcun effetto dirompente sul piano finanziario.

SERGIO OLIVIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO OLIVIERI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, probabilmente sarò temerario e quello che affermo risulterà pretestuoso, ma credo di avere il diritto, così come i parlamentari, di esprimere la mia opinione, che può non essere condivisa e vi è un voto a proposito che può approvare o respingere le proposte.
Voglio ribadire alcune questioni. Non è nelle intenzioni né nella volontà del Ministero riaprire i termini per la presentazione delle domande. Per il Ministero si tratta di un capitolo che, almeno per il momento, è stato definito. Vi sono dei disegni di legge che, come sapete, tendono ad estendere e ad ampliare i termini, ma il problema non può essere risolto con l'accoglimento di un ordine del giorno, neanche sotto forma di raccomandazione.
Diversa è la questione, sulla quale ho espresso delle riserve, relativa all'estensione dei «benefici dell'esposizione a questa fibra oltre gli atti di indirizzo del Ministero del lavoro che appaiono troppo restrittivi». Ho affermato che questa parte va oltre, perché la disciplina esistente è gia così. Gli atti d'indirizzo, infatti, riguardavano soltanto alcuni siti e il problema si può risolvere inserendo nel dispositivo la previsione di garantire il diritto all'esposizione alle domande oltre gli atti di indirizzo: gli atti di indirizzo infatti non sono esclusivi per determinare il diritto del lavoratore ad avere riconosciuta l'esposizione all'amianto. In questi termini il dispositivo è accoglibile.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, dopo l'ulteriore precisazione del Governo, che mi sembra impegnativa, Pag. 22si dovrebbe valutare la possibilità di votare, positivamente o negativamente dipenderà dall'orientamento dell'Aula, per parti separate l'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41. Certamente, per quanto riguarda il sottoscritto e il mio gruppo, voteremo positivamente la parte motiva e la prima parte del dispositivo che concerne il monitoraggio e l'impegno a valutare ulteriori iniziative da parte del Governo che si ritengano opportune relativamente alla questione dell'amianto. Chiediamo, quindi, la votazione per parti separate, nel senso di votare la parte motiva e la prima parte del dispositivo, sino alla parola «amianto», separatamente dalla seconda parte del dispositivo, dalla parola «estendendo» fino alla fine. Su quest'ultima seconda parte, evidentemente il voto del mio gruppo sarà contrario.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, nel caso di una votazione per parti separate, così come proposta dall'onorevole Quartiani, dobbiamo considerare che il Governo esprimerà un parere favorevole sulla prima parte del dispositivo sino alla parola «amianto» e un parere contrario sulla seconda parte?

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il Governo esprime parere favorevole sino alle parole «appaiono troppo restrittivi». Il Governo esprime un parere contrario per la seconda parte del dispositivo, dalle parole: «riaprendo il termine per le domande» fino alla fine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Balducci. Ne ha facoltà.

PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, anche dopo le precisazioni del Governo, il gruppo dei Verdi intende votare a favore dell'ordine del giorno in esame. Intendo precisare, inoltre, che non ci ha convinto la spiegazione del Governo, perché l'ordine del giorno riguarda solamente una valutazione delle domande e dobbiamo tutti ricordarci che il problema dell'amianto è grave e importante e non può prevedere forme di discriminazione temporali.
Per questi motivi, a nome dei Verdi, dichiaro il voto favorevole sull'ordine del giorno in esame così come formulato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maderloni. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MADERLONI. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare che il gruppo Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo intende apporre la propria firma sul testo integrale originario dell'ordine del giorno in esame, perché le dichiarazioni del sottosegretario non ci hanno soddisfatto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, concordo con lo spirito dell'ordine del giorno in esame, al quale sono favorevole, però vorrei suggerire al sottosegretario - se mi è possibile - che nel dispositivo dell'ordine del giorno, dopo la parola «restrittivi», sia previsto l'impegno del Governo di valutare la possibilità di riaprire i termini per queste domande. Infatti, mi sembra ingiusto il fatto che il Governo non possa dire di riaprire i termini per queste domande ad un Ministero, solo perché tale dicastero ha chiuso questi termini.
Il Governo valuti tale possibilità e, se sussiste, operi in tal senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgobio. Ne ha facoltà.

COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, oltre a chiedere di aggiungere la nostra firma sull'ordine del giorno in esame, vorrei chiedere al sottosegretario se il riconoscimento per le esposizioni all'amianto fosse già stabilito nel 2003 o se, invece, non sia stato introdotto con la Pag. 23norma contenuta nel comma 20 dell'articolo unico del provvedimento in esame. Se il 2003 rappresenta uno spostamento in avanti della data di riconoscimento dell'esposizione all'amianto e, quindi, della possibilità di usufruire di ulteriori benefici, è vero che forse vi saranno tante domande per il riconoscimento, ma non ci si chiede «quanti lavoratori non hanno presentato la domanda perché magari sono stati esposti all'amianto in anni successivi a quello precedentemente fissato»?
Allora, mi chiedo per quali ragioni il Ministero del lavoro - considerato che si tratta di tale dicastero e non del Governo - non intenda riaprire i termini per le domande di riconoscimento dell'esposizione all'amianto. Tra l'altro, signor sottosegretario - anticipo l'intervento su un altro ordine del giorno che riguarda lo stesso argomento -, mi chiedo se quella norma introdotta in questo provvedimento serva più ai lavoratori o ad alcuni «datori di lavoro», che probabilmente vorrebbero liberarsi da stipendi pesanti, magari per sostituire quei lavoratori con altri con stipendi da lavoro precario (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche alla luce del fatto che vi è una nota industria che, essendo accusata di aver esposto i lavoratori a questo tipo di rischio, sta tentando in tutti i modi di scappare alle condanne di risarcimento dei lavoratori, voterò a favore dell'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea e del Governo. Vorrei altresì invitare il sottosegretario a valutare bene le posizioni che ha adottato su questo tema, modificando man mano la sua iniziale opinione.
Questo è un tema su cui la gara a chi dice «più uno» è la cosa più facile in un'Assemblea parlamentare.
Voglio anche ricordare che il capitolo dell'amianto è stato inserito nel disegno di legge di recepimento del Protocollo, senza che nel testo del 23 luglio fosse minimamente ricordato il tema dell'amianto. E voglio aggiungere «pour cause»: infatti, sappiamo tutti in questi dieci anni quale campo di aggravante è diventato il tema dell'amianto.
Se adesso andiamo alla rincorsa demagogica su chi aggiunge qualche beneficiario, è vero che un ordine del giorno - come si dice - non si nega a nessuno, ma facciamo attenzione, perché corriamo il rischio, senza neanche rendercene conto, di aprire una falla in confronto alla quale la polemica dei giorni scorsi sui lavoratori usuranti farebbe ridere.
Chiedo al Governo di assumere un atteggiamento fermo e di impegnarsi a venire in Commissione lavoro a fare il punto serio, preciso e documentato sullo stato di tutto il capitolo dell'amianto. Alla luce di tale discussione potremo adottare nuovi provvedimenti.
Non accetto di partecipare a questa gara demagogica (Applausi del deputato Fabbri).

PIETRO ARMANI. Bravo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41 perché lo ritengo di alto valore sociale.
Per quanto riguarda la riapertura dei termini non vedo ostacoli: o si tratta di una procedura concorsuale, per cui la riapertura dei termini può danneggiare altri possibili concorrenti, oppure, se si tratta di erogazione a sportello, non vedo Pag. 24perché i danneggiati che dimostrino di esserlo effettivamente non possano essere riammessi nei termini. Voterò, dunque, a favore dell'ordine del giorno in esame.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, sono state dette parole molto opportune, sulle quali è giusto che il Governo rifletta, in particolare rispetto agli effetti della norma inserita nel disegno di legge, sul quale stiamo esaminando gli ordini del giorno.
Non ritengo che un ordine del giorno non si neghi a nessuno, perché, se così fosse, avremmo accettato tutti gli ordini del giorno; ritengo invece che gli ordini del giorno, se non costituiscono un impegno giuridico, certamente costituiscono un impegno politico che viene assunto dal Governo. Non mi sento di poter accogliere la proposta di estensione dei termini, perché, al momento, ciò non è possibile.
Mi sento di potermi impegnare - quello che sto dicendo resterà agli atti - perché venga svolta un'apposita riflessione al fine di verificare la possibilità di ampliare i termini, non in virtù dell'accettazione dell'ordine del giorno, ma nell'ambito di un impegno del Ministero per un monitoraggio su tutta la situazione affinché assuma una decisione definitiva, che è anche quella, come ha suggerito l'onorevole Turci, di riferire in Commissione lavoro sulla situazione dei lavoratori dell'amianto rispetto al diritto che hanno chiesto o che eventualmente potrebbero richiedere. Ciò è possibile.
Non vi è, dunque, una parte negativa. Credo che un'istituzione abbia il dovere di rispondere a una domanda dei lavoratori. Voi sapete quante migliaia di lavoratori sono stati per anni in attesa di una risposta da parte dei Governi: i lavoratori, soprattutto dipendenti di aziende cessate, fallite o irreperibili, non hanno avuto per anni una risposta.
L'estensione del termine del 15 giugno era stata chiesta subito dopo la chiusura dei termini. Il Governo precedente non ha ritenuto di dover accettare la richiesta e non comprendo perché, dopo due anni, la si debba accogliere acriticamente o perché si capiscono le ragioni dei lavoratori e non si debba, invece, effettuare una più approfondita valutazione, come chiedo. Prego i parlamentari presenti di accogliere l'impegno che viene assunto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI. Signor sottosegretario, colleghi, non si tratta di impegni generici e bisogna smettere tra di noi, se vogliamo parlare il linguaggio della verità, di parlare di problemi di risorse.
Poiché vi è stata una discussione sulla «verità», per quanto riguarda la «verità» sulle risorse, l'INAIL ha un avanzo strutturale di quasi 2 miliardi di euro l'anno e un arretrato di quasi 10 miliardi di euro che, invece di essere usati per risanare gli infortuni sul lavoro e, in questo caso, per l'esposizione all'amianto, vengono usati dalla Ragioneria dello Stato per risanare i conti pubblici. È ora che i soldi dei lavoratori siano impiegati per risanare queste figure e non siano utilizzati, al contrario, per i bilanci (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che la votazione avrà luogo per parti separate, come richiesto dall'onorevole Quartiani.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41, limitatamente alla parte motiva e alla prima parte del dispositivo fino alle parole: «troppo restrittivi», accettate dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 25

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 489
Astenuti 7
Maggioranza 245
Hanno votato
337
Hanno votato
no 152).

Prendo atto che la deputata Incostante ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte dell'ordine del giorno Duranti n. 9/3178/41, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 484
Astenuti 12
Maggioranza 243
Hanno votato
156
Hanno votato
no 328).

Prendo atto che i deputati Zipponi e Perugia hanno segnalato che avrebbero votuto esprimere voto favorevole e che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe votuto esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/42, non accettato dal Governo.

ANTONIO MEREU. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, vorrei porre all'attenzione del Governo la rivisitazione del contenuto del mio ordine del giorno. Mi rendo conto che oggi parlare di lavori gravosi sia un impegno che il Governo preferirebbe non affrontare; tuttavia, è altrettanto vero che è anche compito dell'Assemblea cercare di porre l'attenzione su quei lavori nocivi che, anche a livello nazionale, sono stati dimenticati. Utilizzo il termine «dimenticati», perché stiamo parlando di lavoratori che operano in fabbriche dove si producono materiali non ferrosi a livello di sala di elettrolisi. Stiamo parlando, quindi, di materiali come piombo, zinco e alluminio e di persone che non lavorano sedute ad un tavolino.
Ci meravigliamo molto che non vi sia stata neanche la volontà di accogliere il mio ordine del giorno n. 9/3178/42 in maniera diversa, soprattutto da parte di un Governo che, essendo di centrosinistra, dovrebbe essere molto solerte rispetto alle attenzioni per i lavoratori nelle fabbriche.
Tengo a precisare che esistono già delle leggi in materia, ma non è stato possibile applicarle proprio per la difficoltà di individuare i lavori gravosi a livello nazionale. La nostra sollecitazione mira a facilitare tale individuazione, delegando alle regioni la possibilità di individuare quei lavori che, pur non essendo conosciuti a livello nazionale, sono di fatto terribilmente usuranti, anche sotto l'aspetto sanitario (vi sono, infatti, indagini sanitarie che ne confermano la gravosità e la pericolosità). Inoltre, siamo in presenza - non è giusto dirlo, ma è bene sottolinearlo - di lavoratori che, a volte, sacrificano anche la vita per il futuro di una nazione come la nostra (perché alluminio, piombo e zinco sono strategici per la produzione) e che non hanno neanche stipendi che gli permettano di trovare una collocazione diversa nella società, tale da consentire loro anche controlli sanitari.
È un errore veramente grave opporsi ad un ordine del giorno che suggerisce al Governo di porre l'attenzione dovuta a lavoratori, come gli operai, che sono retribuiti in maniera non adeguata.

LUIGI COGODI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 26

LUIGI COGODI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettinari. Ne ha facoltà.

LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Mereu n. 9/3178/42, annunciare il voto favorevole del gruppo di Sinistra Democratica per il Socialismo europeo e chiedere al Governo di cambiare radicalmente il parere, da contrario a favorevole.
Il Governo sa che, per quanto riguarda la questione dei lavori usuranti, non vi è stato accordo, anche in parte della maggioranza, sul Protocollo. Ma qui vi è di più: si parla di una situazione e di impianti specifici, nonché di lavoratori cui è riconosciuto il carattere di lavoro particolarmente nocivo. È inspiegabile il non assumere un impegno per andare incontro alle esigenze di questi lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

ELIAS VACCA. Signor Presidente, ho già aggiunto in precedenza la mia sottoscrizione all'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42 e vorrei ricordare al Governo e ai colleghi che la Commissione lavoro, nelle settimane scorse, si è recata a fare un sopralluogo anche presso gli stabilimenti del complesso di Portovesme, che sono l'Alcoa e l'Euroallumina.
Vorrei anche ricordare che, proprio in quei giorni, sugli organi di stampa sono apparse notizie relative ad un autotreno carico di scorie nocive e radioattive diretto, molto probabilmente, in quel sito. Vorrei, inoltre, ricordare che in quel sito si lavora nei cosiddetti «fumi dell'acciaio», i quali hanno conseguenze sulla salute dei lavoratori che tutti ben conosciamo.
A questo punto, pertanto, devo interrogare il Governo - chiedendo di modificare il parere espresso sull'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42 - sul destino dei lavoratori di quell'area della Sardegna: erano agricoltori e sono diventati minatori; poi le miniere sono state chiuse - per ragioni ovvie di mercato e di salubrità - e sono stati aperti gli stabilimenti dell'industria chimica. Quei lavoratori sono tuttora esposti - e lo sono stati ancora di più negli anni passati - a pericoli per la loro salute, non solo in quanto lavoratori, ma anche in quanto residenti in quelle zone!
Su queste ultime, esistono rapporti (che sono a conoscenza anche della regione sarda) sulla complessiva insalubrità dei luoghi. Pertanto, all'aggravio di lavorare e di aver lavorato, soprattutto in passato, in un ambiente insalubre, si aggiunge la condizione di residenti in un contesto che, complessivamente, è insalubre. Non dare loro risposte sarebbe un atto veramente irresponsabile (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani e del deputato Mereu)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42, ma anche per svolgere qualche considerazione. Se questi non vengono considerati dal Governo lavori usuranti e pesanti, vorrei sapere quali, secondo il nostro Governo, lo sono!
In questo caso, stiamo parlando di persone che mettono veramente a rischio e a repentaglio la propria vita ogni giorno e che certamente non prendono stipendi a «nove zeri» (come si diceva quando vi erano le lire)!
Pertanto, mi rivolgo al Parlamento e mi appello a tutti i colleghi, perché questo è un ordine del giorno di civiltà! Non parliamo di persone che sono sedute dietro ad una scrivania, ma di persone che mettono a rischio, ogni giorno, con prodotti tossici e nocivi, la propria vita! Non possiamo Pag. 27fare finta che il problema non esista! Esso riguarda una sola regione? Non importa! Esso riguarda tutti i cittadini italiani e noi, che siamo i rappresentanti del popolo italiano, non possiamo fare finta che questo problema non esista.
Pertanto, ritengo che, se il Governo vuole dare un segno di attenzione vera alla salute dei cittadini, non può che accettare l'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42! E dico di più: il Governo non può che impegnarsi subito, nelle Commissioni competenti, per far sì che questi lavoratori abbiano il sacrosanto diritto di essere considerati quali lavoratori «a rischio» e la possibilità di andare in pensione prima. Infatti, ritengo che essi diano, oltretutto, un importante contributo alla crescita del prodotto interno lordo del nostro Paese.
Pertanto, non possiamo far finta di non vedere! Questo problema è stato denunciato in Assemblea, ora il Governo ne prenda coscienza e voti di conseguenza [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42, che risponde alle esigenze di un territorio - il Sulcis Iglesiente - che si presenta con spiccate caratteristiche di pericolo per la salute a causa delle emissioni, sia nell'atmosfera, che nel suolo e nel sottosuolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, l'onorevole Cogodi ha già sottoscritto l'ordine del giorno per il nostro gruppo. Intervengo, quindi, solamente per dire che, se tale ordine del giorno non verrà accettato, il nostro gruppo esprimerà un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burgio. Ne ha facoltà.

ALBERTO BURGIO. Signor Presidente anch'io vorrei apporre la mia firma all'ordine del giorno in discussione anche per una considerazione: il Sulcis Iglesiente è una delle zone a maggiore incidenza di patologie tumorali e da mesotelioma pleurico proprio per le ragioni richiamate nell'ordine del giorno che sottoscrivo.
Non si può continuare a parlare di sicurezza e di tutela della salute e poi, puntualmente, quando si individuano delle vicende e delle situazioni che confliggono con la tutela di questi diritti, comportarsi esattamente in maniera contraria. Non si può accettare che ciò venga ridotto a retorica, pertanto sollecito il Governo a rivedere il proprio parere.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, il parere contrario del Governo non è dovuto ad un atto di disattenzione o di superficialità di fronte ad un problema esistente. La questione è che nel disegno di legge sul quale il Governo ieri ha ottenuto la fiducia è prevista una delega a determinare la platea di quanti hanno diritto ad essere riconosciuti come lavoratori della categoria dei lavori usuranti.
Poiché non vi sono ostilità, disattenzione o superficialità, l'unica soluzione possibile, se i parlamentari proponenti sono d'accordo, è quella di riformulare la prima parte del dispositivo dell'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42 nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare attentamente la possibilità, nell'ambito dell'esercizio della delega, di garantire il diritto al trattamento pensionistico (...)».
Questo ordine del giorno non può essere accolto così come formulato affinché Pag. 28il Governo si impegni ad attuarlo, perché quest'ultimo ha ricevuto dal Parlamento una delega finalizzata proprio a individuare la platea degli aventi diritto. Non si può anticipare, quindi, con un ordine del giorno, quello che avverrà con l'esercizio della delega. In questo modo, se il Governo lo valuterà «nell'ambito dell'esercizio della delega», l'ordine del giorno può essere accettato.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Mereu se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/42.

ANTONIO MEREU. No, signor Presidente, ringraziamo il Governo, ma non accettiamo la riformulazione e insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, vorrei annunciare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale ed aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42.
Vorrei, inoltre, sottolineare il fatto che, comunque, si tratta di un'annosa vicenda che si trascina ormai da molto tempo per cui è bene che la Camera dei Deputati dica una parola chiara in proposito.
Congratulandomi con il collega Mereu per non aver accettato la riformulazione proposta dal Governo, noi ci accingiamo ad esprimere un voto favorevole su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, vorrei intervenire a titolo personale per dire che questo problema è stato già affrontato anche dalla Commissione lavoro quando abbiamo esaminato una proposta di legge presentata dall'onorevole Mereu su cui la Commissione ha iniziato, oltre che la discussione, anche il lavoro di audizioni e di verifica dei siti in cui questi lavoratori prestano la loro attività.
Si tratta di lavoratori che, come giustamente veniva ricordato, sono impegnati in attività particolarmente usuranti perché hanno a che fare con produzioni nocive a cui si somma il fatto che queste attività e queste industrie sono collocate in realtà soggette a bonifica.
Per tale motivo anch'io vorrei richiamare l'esigenza di tener conto di questa realtà e di tutte le altre realtà che abbiamo avuto modo di verificare, soprattutto in Sardegna, in occasione delle visite effettuate dalla Commissione lavoro.
Tali visite riguardano il Sulcis, Porto Torres, Ottana e altre realtà come Assemini, impegnata in attività del settore chimico, così come altre realtà in Italia.
Per tali motivi ritengo che sia necessario prestare attenzione a tale problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42, sia per le motivazioni già esposte dai colleghi, sia perché ritengo tale questione sacrosanta e non comprendo le ragioni del dissenso da parte del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno in esame e per rilevare lo stato di totale contraddizione in cui il Governo si muove, ancora una volta, dimenticando che stiamo discutendo di una delle poche aree del Paese dichiarata ad elevato rischio ambientale.
Credo che sia assolutamente immotivato ed illogico un atteggiamento rigido. Inoltre, le parole del sottosegretario insultano ancora una volta il Parlamento, perché sostanzialmente il Parlamento ha il Pag. 29dovere di indicare l'indirizzo al Governo anche in ordine all'attuazione della delega. Credo che l'atteggiamento del Governo sia davvero immotivato rispetto ad una situazione già denunciata più volte di grave rischio, su quel territorio, dei lavori usuranti.
È veramente inconcepibile, non solo per noi ma penso anche per la vostra maggioranza, tale atteggiamento rigido e davvero iniquo in ordine al rispetto di tali lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, non entro nel merito perché è intervenuto abilmente il nostro rappresentante, l'onorevole Porcu.
Tuttavia, voglio solo sottolineare all'autorevole rappresentante del Governo che non si deve comportare come un funzionario della Ragioneria dello Stato. Lui è un uomo politico! Sarebbe stato sufficiente, forse, accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno in esame. In questo caso, non ci saremmo imbattuti in una discussione così lunga in ordine alla quale tutti siamo d'accordo.
Signor sottosegretario, faccia l'uomo politico e non il ragioniere dello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, intervengo per annunziare che il gruppo Lega Nord Padania esprimerà un voto favorevole sull'ordine del giorno in esame. Riconosco al deputato Porcu e a tutti i deputati della Sardegna di averci mostrato oggi cosa vuol dire essere federalisti e regionalisti.
Se anche noi lombardi riuscissimo a costruire alleanze costituite da tutti i deputati lombardi, la nostra regione diverrebbe non solo il motore trainante dell'Italia, ma addirittura un «super-motore» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intendo svolgere due considerazioni. La prima è che poiché la formazione dei singoli deputati e dei gruppi si realizza attraverso il dibattito, credo che proprio tale dibattito dimostri come, anche alla luce delle argomentazioni esposte dal Governo contro l'ordine del giorno in esame, sia invece utile esprimere un voto favorevole rispetto a tale ordine del giorno.
Inoltre, intendo sommessamente suggerire, signor Presidente, a me stesso e a tutti i colleghi che il dibattito svoltosi ieri ha avuto sicuramente una certa rilevanza, con risvolti anche in ordine all'attività interna della Camera.
Inviterei il Governo a cercare di comprendere che, in ordine ad un dibattito concernente gli ordine del giorno, che hanno una certa importanza ma costituiscono altresì un modo con cui ogni deputato esercita la propria attività, forse oggi sarebbe utile mostrare una maggiore flessibilità.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, ho ascoltato attentamente, e probabilmente il mio intervento, teso a venire incontro e aderire all'ordine del giorno in esame, non è stato molto chiaro. Non sono assolutamente contrario al riconoscimento dei diritti. Sono convinto che tali lavoratori vivono in un ambiente effettivamente nocivo. Poiché in ordine a tale punto vi è una delega, ritenevo opportuno indirizzare tale delega.Pag. 30
Tuttavia, ascoltato il dibattito con attenzione e verificata quanta attenzione vi sia da parte di tutto il Parlamento, dal momento che si tratta di una sollecitazione forte nei confronti del Governo, modifico il parere, esprimendo parere favorevole.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che il Governo accetta l'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42.

ANTONIO MEREU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, ringrazio il Governo. Tuttavia, poiché abbiamo capito tutti l'importanza dell'ordine del giorno in esame, ne chiedo la conferma con il voto da parte della Camera.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mereu n. 9/3178/42, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 489
Votanti 478
Astenuti 11
Maggioranza 240
Hanno votato
475
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Formisano n. 9/3178/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 498
Votanti 493
Astenuti 5
Maggioranza 247
Hanno votato
168
Hanno votato
no 325).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/3178/44, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
229
Hanno votato
no 271).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/3178/45, non accettato dal Governo.

ANGELO COMPAGNON. Sì, signor Presidente, insisto e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, desidero rivolgermi al sottosegretario poiché l'ordine del giorno in esame è stato oggetto di diverse discussioni anche con il Ministro. Esso riguarda l'introduzione dei voucher (misura già sperimentata) nel settore vitivinicolo per fornire la possibilità, alle aziende che ne facciano richiesta, di impiegare, nel periodo della vendemmia, lavoratori anche per pochi giorni.Pag. 31
I voucher permetterebbero di venire incontro a categorie che, per alcune settimane, potrebbero trovare un'occupazione (studenti, pensionati o anche disoccupati) e, contemporaneamente, anche di garantire la regolarità delle norme previdenziali e assistenziali.
Non riesco a capire perché, a fronte di consensi arrivati da parte del Governo, ci si fermi a causa di una posizione rigida da parte del sindacato - così mi è stato riferito dal Governo - che vuole contemplare questo tipo di soluzione per tutta una serie di settori (trovandomi, peraltro, d'accordo, per quanto mi riguarda).
Nel frattempo, tuttavia, riusciremmo a fornire una risposta ad un settore che ogni anno, nel periodo della vendemmia (quello del massimo sforzo operativo), si trova alcune volte circondato, nel vero senso della parola, dalle forze dell'ordine e dalla guardia di finanza (che ovviamente fa il suo mestiere). Non capire ciò significa istigare, per forza di cose, il sommerso e il lavoro nero.
Chiedo, pertanto, al rappresentante del Governo di cambiare il parere, accogliendo almeno come raccomandazione (che non si nega a nessuno, siamo d'accordo) il mio ordine del giorno e di impegnarsi veramente ad accelerare una soluzione che è nell'interesse di tutti. Per tali motivi, continuo, veramente, a non capire.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, credo che il presentatore sia stato non soltanto chiaro, ma anche molto convincente. Pertanto, modifico il parere ed accolgo come raccomandazione l'ordine del giorno Compagnon n. 9/3178/45.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei far riflettere il Governo sull'accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/3178/45. Il Governo, infatti, ha accolto in precedenza un ordine del giorno da me presentato del tutto analogo. L'ordine del giorno in esame attiene al settore vitivinicolo, mentre il mio comprendeva tutti gli aspetti relativi alle prestazioni di opera temporanea nel settore dell'agricoltura.
La sperimentazione dei voucher, realizzata con il ministro Maroni, per l'appunto con i decreti del 2005 e del 2006, è stata positiva. Quindi, signor sottosegretario, al di là della querelle tra organizzazioni sindacali e professionali, quel che conta è fornire risposte positive al mondo agricolo.
Sappiamo benissimo che su certe questioni - come la vendemmia, ma anche altre tipologie di lavoro prettamente stagionali - attinenti al comparto agricoltura e al mondo imprenditoriale agricolo, vi è l'esigenza di semplificare la burocrazia. Quindi, signor Sottosegretario, non capisco perché lei si limita ad accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno in esame. Vorrei che lei facesse un ulteriore sforzo e penso che concordino con me anche i colleghi della Commissione agricoltura del centrosinistra. Si tratta, infatti, di un problema che ha toccato trasversalmente tutti i componenti della Commissione stessa.
Quindi, la pregherei di compiere un ulteriore sforzo. Comunque, signor Presidente, chiedo di poter aggiungere - se il collega lo consente - la mia firma a nome del gruppo della Lega Nord Padania all'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Compagnon non insiste per la votazione.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Ronconi n. 9/3178/46 insiste per la votazione del suo ordine del giorno, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 32giorno Ronconi n. 9/3178/46, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
230
Hanno votato
no 263).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno D'Agrò n. 9/3178/47, accolto come raccomandazione dal Governo.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, apprezzo la posizione assunta dal Governo sull'ordine del giorno in esame, in quanto ha dichiarato di accoglierlo come raccomandazione. Tuttavia, vorrei sottolineare all'Assemblea che una delle modifiche che la Commissione ha apportato, praticamente all'unanimità, al disegno di legge sul welfare, poi - come sappiamo tutti - stravolta rispetto al testo, quindi modificata, si è operata attraverso la presentazione di un emendamento riguardante questo punto. Era stato accettato ed accolto - dopo che il Governo aveva espresso parere contrario - da tutta la Commissione. Adesso non ritorno ad approfondire l'argomento perché è evidentemente noto. Apprezzo il fatto che è stato accolto come raccomandazione, ma chiedo al rappresentante del Governo - anche perché quell'emendamento aveva visto il parere favorevole anche del relatore Del Bono in Commissione - di modificare il parere espresso e di accettare l'ordine del giorno in esame.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, il Governo sull'emendamento presentato in Commissione ha espresso parere contrario, anche se l'obiettivo da realizzare, quello della stabilizzazione, era opportuno. Lo ha fatto per una serie di ragioni. Una era la copertura finanziaria, un'altra ragione riguardava particolarmente il fatto che vi può essere una duplicazione di benefici. È solo per tali motivazioni.
È un trascinamento nei confronti dell'apprendistato, come unico ed esclusivo modo di avviamento al lavoro. In ogni caso, si chiede di «valutare la possibilità», quindi, ciò significa che il Governo deve svolgere una riflessione rispetto alla proposta dell'ordine del giorno, quindi posso accettare l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo accetta l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/3178/47.
Avverto che i presentatori dei successivi ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Delfino n. 9/3178/48, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
227
Hanno votato
no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruvolo n. 9/3178/49, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 33
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
229
Hanno votato
no 270).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Drago n. 9/3178/50, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
229
Hanno votato
no 271).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palumbo n. 9/3178/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
232
Hanno votato
no 272).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bertolini n. 9/3178/52, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
231
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fitto n. 9/3178/53, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
231
Hanno votato
no 271).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boscetto n. 9/3178/54, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
232
Hanno votato
no 271).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, accolto dal Governo come raccomandazione con una riformulazione.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, il Governo ha adottato questa formula: «parere favorevole, con una riformulazione, escludendo i giudizi di critica nei confronti del Governo». Chiederei al Governo di spiegare dove sono, in questo ordine del giorno, i giudizi di critica e quale sia quindi la proposta effettiva di riformulazione.

Pag. 34

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, condividendo integralmente l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, lo sottoscrivo. Penso che la formulazione, così come è posto, evidenzi solo un dato di fatto, vale a dire le difficoltà che dovranno essere affrontate e definite, anche attraverso misure di carattere regolamentare e determinate modalità di lavoro del Parlamento, riguardo al rapporto, su materie come questa, tra concertazione e ruolo legislativo del Parlamento, tra Esecutivo e Parlamento quando si affrontano materie che sono state anche oggetto del legittimo confronto tra il Governo e le parti sociali.
Pertanto, se l'onorevole Baldelli mantiene l'ordine del giorno integralmente, oltre a sottoscriverlo, preannunzio il voto favorevole (Applausi del deputato Baldelli).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

ELIAS VACCA. Signor Presidente, per le stesse ragioni testè esposte dal collega Rocchi, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55 e preannunzio il voto favorevole del gruppo dei Comunisti Italiani sul medesimo. Del resto, nel raccogliere la precisazione poc'anzi fatta dall'onorevole Baldelli, debbo dire che l'obbligo di lealtà, di coerenza e di rispetto programmatico, anche da parte di chi sostiene il Governo ed è nella maggioranza, non ci esime dal diritto di critica quando i comportamenti non sono conseguenti, non solo e non tanto sotto il profilo politico, ma alla stregua del diritto costituzionale e parlamentare.
La vicenda delle dimissioni del collega Pagliarini nella giornata di ieri mirava ad evidenziare, probabilmente in maniera drammatica ma io credo anche drammaticamente onesta e coerente, un problema che si è posto a seguito della sottoscrizione del Protocollo del 23 luglio. La nostra forza politica non intende porre in discussione il ruolo delle organizzazioni sindacali confederali, né il diritto, ed anzi il dovere, del Governo di rendersi mediatore nei conflitti e nei rapporti tra le parti sociali. Ma una volta che questa mediazione è raggiunta, è diritto e dovere di tutte le forze politiche e di tutte le istituzioni parlamentari tentare di legiferare, contribuendo in qualche modo a migliorare i testi che vengono sottoposti all'attenzione di questa istituzione. È altrettanto evidente che tutti dobbiamo accettare ciò che può scaturire dal dibattito nelle Commissioni e in Aula, ma a condizione che si sia messi nelle condizioni di discutere, di emendare e, alla fine, di esprimere un voto.
Ciò che è accaduto ieri ci induce, almeno in termini di ordine del giorno, a chiedere un impegno per una svolta; ma una svolta che ci riporti a quello che è sempre stato, vale a dire che il Governo è autore di disegni di legge; questi disegni di legge possono anche scaturire da dinamiche che sono fuori da questa istituzione, ma a questa istituzione e alla sua sovranità debbono ritornare. Per questi motivi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti italiani e di deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, intervengo per aderire a questo ordine del giorno e anche per invitare il sottosegretario a ritirare l'osservazione, perché, in verità, si dice che si è manifestata una difficoltà di rapporti tra Governo e Parlamento: mi pare una constatazione totalmente ovvia.
Sottoscrivo questo ordine del giorno e inviterei anche il sottosegretario a lasciar cadere l'osservazione svolta, perché nella premessa si afferma che si è manifestata una difficoltà nei rapporti tra Governo e Parlamento di cui tutti siamo stati testimoni in queste giornate e, soprattutto, in quella di ieri. Mi pare, dunque, che l'ordine del giorno del collega Baldelli vada accolto totalmente.

Pag. 35

PRESIDENTE. Signor sottosegretario?

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, so che altri deputati hanno chiesto di intervenire, quindi, se è possibile, preferirei intervenire successivamente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettinari. Ne ha facoltà.

LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, sottoscrivo l'ordine del giorno del collega Baldelli n. 9/3178/55 per una ragione molto semplice che credo non sfugga neanche al Governo. Nella prima parte l'ordine del giorno fotografa quanto è avvenuto e, considerato che ieri si è levato un ampio coro di critiche, si tratta di una presa d'atto della realtà.
Successivamente, nella parte che più ci interessa, l'ordine del giorno intende impegnare il Governo, ma anche il Parlamento, a far sì che ciò non si ripeta, che sia dato modo al Parlamento di discutere, di pronunciarsi, di modificare ciò che è necessario e, a mio avviso, di migliorare ciò che va migliorato. Di conseguenza, credo che l'ordine del giorno in esame sia un atto prettamente di indirizzo proveniente dal Parlamento e ritengo che vada accettato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. L'ordine del giorno in discussione tocca una delle questioni essenziali che abbiamo riscontrato in questo dibattito e in quello che si è svolto ieri, perché è indubbio che vi è il problema di ridefinire le modalità del rapporto (che dovrebbero essere positive) tra l'ambito della concertazione, la cui funzione è anche riconosciuta nella nostra Carta costituzionale, e il ruolo e lo spazio di intervento del Parlamento. È indubbio che è necessario ribadire l'importanza del ruolo del Parlamento e il fatto che le leggi vengano costruite e approvate in questa sede. Ciononostante, abbiamo alle spalle una lunga e importante storia di valorizzazione del rapporto con le forze sociali e riconosciamo ad esse un contributo fondamentale per lo sviluppo del Paese.
Quale sia l'ambito della concertazione e quale spazio, invece, spetti al Parlamento è un tema che il mio gruppo ha già posto all'ordine del giorno. Il presidente del nostro gruppo Soro ha già avanzato una proposta che tenta di sistematizzare e organizzare meglio il confronto tra Parlamento, Governo e forze sociali.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, riteniamo che le prime affermazioni in esso contenute (quelle sottolineate prima anche dall'onorevole Pettinari) siano da valutare come una considerazione oggettiva di ciò che abbiamo vissuto in questi giorni, perché individuano il problema che dobbiamo affrontare e, invece, non vadano prese come delle valutazioni soggettive e come una critica svolta all'operato del Governo.
Da questo punto di vista, considerato come una sollecitazione ad affrontare, necessariamente insieme, i problemi, perché quelli costituzionali vanno affrontati insieme, preannunzio che voteremo a favore di tale ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, sottoscrivo l'ordine del giorno dell'onorevole Baldelli e preannunzio il voto favorevole dei Verdi per le ragioni che sono state espresse in particolare dagli onorevoli Rocchi e Vacca e dagli altri colleghi che mi hanno preceduto (Applausi dei deputati del gruppo Verdi e del deputato Baldelli).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine Pag. 36del giorno in esame e per preannunziare il voto favorevole del mio gruppo DCA-Nuovo PSI sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, il quale non fa altro che impegnare il Governo a partecipare alle audizioni in Commissione per non venir meno al rispetto delle prerogative del Parlamento. L'ordine del giorno in esame afferma soltanto questo!
Signor sottosegretario, se avesse ascoltato con attenzione le parole del collega Giachetti (il quale le ha detto, forse implicitamente, che il Governo dovrebbe essere più elastico verso gli ordini del giorno e dovrebbe accettarne il maggior numero possibile), dovrebbe far tesoro di queste parole, altrimenti si è in presenza «di una Caporetto» per il Governo e per lei, signor sottosegretario, in quanto cambia il parere in continuazione.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, credo, in verità, che se si modifica qualche parere è perché il Parlamento viene ascoltato (ed è proprio ciò che è richiesto). Vi è la volontà di ascoltare e si riconosce ciò che la Costituzione prevede: la sovranità del Parlamento.
Ricordo che il dispositivo dell'ordine del giorno esame è accolto. Sembra un orientamento critico il fatto di stabilire al primo capoverso delle premesse di un ordine del giorno che esistono preoccupanti difficoltà nel rapporto tra il Parlamento e l'Esecutivo. Questo è il primo dato.
Se, invece, si fosse effettuata una proposta in positivo, nel senso che occorre stabilire rapporti positivi, nel rispetto dei reciproci ruoli, tra il Parlamento e l'Esecutivo, credo che si potrebbe eliminare anche la riserva formulata dal Governo di non accogliere le critiche, perché critiche, in effetti, non vi sarebbero.
Chiedo, quindi, soltanto una limitatissima riformulazione limitatamente al primo capoverso delle premesse, in ordine a quella frase che suona in negativo. Infatti, i rapporti tra il Parlamento e il Governo, al di là di ciò che è riportato nella quotidianità, devono essere sempre positivi nel rispetto reciproco dei ruoli e dei poteri di ciascuno. Quindi, se si ponesse l'inciso: «considerato che occorre stabilire rapporti positivi, nel rispetto dei reciproci ruoli, tra il Governo e il Parlamento», la restante parte dell'ordine del giorno potrebbe rimanere e il Governo lo accoglierebbe.

PRESIDENTE. Prendo atto che vi è una proposta di riformulazione del Governo sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, credo che la richiesta del Governo ponga non pochi problemi, in quanto è la prima volta che l'Esecutivo chiede alla Presidenza della Camera di riformulare una sua opinione e chiederei un po' di attenzione ai colleghi.
Il primo capoverso a cui si riferisce il sottosegretario Montagnino e le parole in esso contenute, ossia: «la vicenda che si è sviluppata sul testo che recepisce il protocollo sul welfare ripropone una evidente e preoccupante difficoltà nel rapporto tra il Parlamento e l'Esecutivo», e che il sottosegretario chiede di modificare, è testualmente parte dell'intervento che ieri il Presidente della Camera ha svolto, manifestando, a nome di tutta la Camera, la preoccupazione per il ricorso in quel modo al voto di fiducia.
Il Presidente della Camera ha affermato: «Devo tuttavia segnalare che la procedura cui ho fatto riferimento, e che il Governo ha inteso percorre nell'iter del disegno di legge collegato, ripropone un'evidente, preoccupante difficoltà nel rapporto tra il Parlamento e l'Esecutivo». Pag. 37Ciò è scritto a pagina 39 del resoconto stenografico di martedì 27 novembre.
Crediamo che l'affermazione del Presidente della Camera, che condividiamo, sia anche abbastanza scontata. Nel momento in cui si ricorre in questo modo al voto di fiducia, smentendo il lavoro della XI Commissione, si crea una frattura e una tensione preoccupante tra l'Esecutivo e il Parlamento. Che il rappresentante del Governo, invece, insiste a negare ciò che è evidente e che opportunamente il Presidente della Camera ha richiamato, credo che, anche da un punto di vista istituzionale, sia un episodio alquanto grave.
Quindi, preannunzio che il nostro gruppo - ringrazio l'onorevole Baldelli per aver presentato questo ordine del giorno che non modifica, non rientrando neanche nella sua facoltà, le opinioni del Presidente della Camera che ha ritenuto di richiamare - insiste per una votazione piena da parte dell'Assemblea su tutto l'ordine del giorno: sia della premessa che richiama le dichiarazioni del Presidente della Camera, sia dell'impegno nei confronti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Il Governo, condividendo lo spirito e la finalità dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, ritiene opportuno rimettersi all'Assemblea.

PRESIDENTE. Chiedo, quindi, al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/55, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non posso che considerare il fatto che il Governo avrebbe fatto meglio a rimettersi all'Assemblea e al Parlamento quando si trattava di rispettare il lavoro svolto dalla Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Avrebbe evitato tutta questa situazione, le dimissioni del presidente Pagliarini ed anche questa «piccola grande» brutta figura che, per un momento, ha rischiato di generare uno strappo istituzionale tra Governo e Presidenza della Camera.
Insisto, quindi, per la votazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, sul quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 483
Astenuti 8
Maggioranza 242
Hanno votato
465
Hanno votato
no 18).

Prendo atto che l'onorevole Ronchi ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Chiedo all'onorevole Misuraca se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/56, non accettato dal Governo.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, credo molto nel mio ordine del giorno. Non l'ho presentato strumentalmente, ma vorrei illustrare all'Assemblea le ragioni per le quali l'ho presentato. Ce ne siamo occupati precedentemente, in occasione dell'esame del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 15, convertito nella legge 6 aprile 2007, n. 46, allorquando veniva istituita la compensazione dei contributi dovuti da parte degli enti pagatori nei confronti del mondo agricolo con il debito Pag. 38nei confronti degli istituti previdenziali. In quell'occasione, denunciammo che ciò sarebbe stato penalizzante nei confronti delle imprese agricole per il pagamento della sorte capitale e degli interessi.
Nel provvedimento in esame, oltre alla sorte capitale e agli interessi, sono istituite anche sanzioni di carattere amministrativo. Esso contiene due elementi, uno dei quali a carattere vessatorio nei confronti del mondo agricolo, in modo particolare del Mezzogiorno (estremamente indebitato), e del nord (in questo momento, a Brescia, gli allevatori stanno contestando per una grande crisi sul latte): tale elemento acuisce la crisi che vive il mondo dell'agricoltura.
Signor sottosegretario, rappresentanti del Governo e colleghi, vi è un altro elemento, che sicuramente genererà contenzioso tra le imprese agricole e l'istituto previdenziale. Mentre parliamo di «sburocratizzare», ancora una volta il Governo, con la modifica apportata alla Camera, crea elementi vessatori per il mondo dell'agricoltura. So che sarà difficile per il Governo rivedere la sua posizione, ma mi appello a tutti i colleghi - sia a quelli appartenenti al mondo dell'agricoltura, sia a coloro i quali sono sensibili a tale settore - a votare favorevolmente.
Insisto, pertanto, per la votazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, l'ordine del giorno Misuraca n. 9/3178/56 evidenzia un problema molto grave che, ormai, in ordine sia ai contributi previdenziali, sia ad altre questioni (mi riferisco, ad esempio, al pagamento delle famose multe sulle quote latte) sta azzerando alcune situazioni nel settore agricolo.
Dunque, la questione è la seguente. Come è noto, gli aiuti comunitari costituiscono un'integrazione al reddito dell'agricoltore ed è altrettanto noto che, in questa fase, non da adesso ma da molti anni, la questione di una giusta retribuzione del lavoro agricolo è messa pesantemente in discussione sul piano della commercializzazione delle derrate agricole. Il settore agricolo e il mondo della produzione non godono della stessa autorità della grande distribuzione organizzata nella fase di commercializzazione. Quindi, i benefici vanno esclusivamente al mondo commerciale in genere, a detrimento del mondo produttivo.
Se le somme dovute a titolo di sanzioni fossero comprese nella compensazione degli aiuti comunitari, si darebbe un ulteriore colpo all'economia aziendale. Vi è di più e vorrei far riflettere i colleghi. Molti agricoltori hanno contenziosi in atto contro queste sanzioni e, poiché tali contenziosi non sono ancora andati a buon fine, sia in un senso, sia nell'altro, ciò comporta una situazione di disparità dell'agricoltore nei confronti dell'ente, in questo caso dell'INPS. Potremmo effettuare verifiche anche in altri settori.
Quindi, far passare questo concetto significa mettere un punto fisso: gli agricoltori, che abbiano ragione o meno, devono, comunque, pagare le sanzioni e tali sanzioni vanno a scomputo degli aiuti comunitari. È una questione delicata e occorrerebbe rifletterci bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame, come è stato bene illustrato dal collega Misuraca, tocca una questione sulla quale da anni il Parlamento e il Governo si sono esercitati per trovare una soluzione adeguata e, nel contempo, capace di rispondere anche a una serie di inadempienze, non tanto in capo ai produttori e agli agricoltori, quanto in capo a un sistema, dove la burocrazia ha determinato anche questa grave situazione.
Pertanto, a me sembra - in questo ritengo che possano darci una mano anche alcuni esempi del passato - che l'approvazione Pag. 39dell'ordine del giorno in esame risponda a un'esigenza di equità e di giustizia, rispetto a situazioni che già in passato sono state sanate, senza far subire una compensazione automatica proprio al mondo dell'agricoltura e agli imprenditori agricoli interessati.
Abbiamo condiviso in Commissione agricoltura e, sottoscrivendo l'ordine del giorno in esame, condividiamo anche in questa sede la necessità di impegnare il Governo a monitorare gli effetti applicativi di questa norma e, soprattutto, a verificare e assumere una garanzia che tali somme non siano comprese nella compensazione [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, intervengo solo per precisare la questione. Siamo d'accordo: vorremmo effettuare questa operazione e che le sanzioni non fossero compensate con gli aiuti.
Colleghi, il problema, però, è che l'origine delle sanzioni è di natura comunitaria. Pertanto, diventa un esercizio impossibile e improbabile. Credo che per questo motivo il Governo non abbia accettato l'ordine del giorno.
Quindi, eventualmente, l'ordine del giorno in esame avrebbe dovuto essere riformulato in modo diverso, nel senso di intervenire presso le autorità europee per modificare la norma che è a monte, cioè la norma sanzionatoria: come legislatori nazionali, infatti, non possiamo modificare una norma comunitaria.
L'origine delle sanzioni si trova a monte, nella norma comunitaria, per cui noi, attraverso un provvedimento nazionale, non possiamo inficiare una norma sovrastante: questo è il problema.
Dunque, l'ordine del giorno in esame avrebbe dovuto essere riformulato in modo diverso, nel senso di intervenire a livello comunitario per modificare tale impostazione, che prevede la compensazione non solo dei contributi indebitamente corrisposti, ma anche delle sanzioni.
Pertanto, il nostro gruppo parlamentare concorda con le posizioni espresse dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/3178/56 proposto dal collega Misuraca di Forza Italia pone un problema che indubbiamente presenta difficoltà, come già hanno evidenziato alcuni interventi che mi hanno preceduto, in rapporto anche con la normativa e le sanzioni previste dalla Comunità europea.
Tuttavia, fa riferimento ad un disagio effettivo e reale, al quale mi pare non sia stato corrisposto un adeguato riscontro da parte di alcune regioni e del Governo.
Dunque, al di là della riformulazione o meno dell'ordine del giorno in esame, il problema è reale - lo ha illustrato bene l'onorevole Misuraca - ed è sentito soprattutto in alcune realtà regionali: esso fa riferimento ad un disagio nell'agricoltura, che sta emergendo in modo molto più pericoloso di quanto non si creda e, a questo punto, un segno di attenzione da parte del Governo è indispensabile per evitare ulteriori conseguenze negative.
Concludo affermando che non ci si può però rifugiare soltanto dietro la normativa europea: ritengo che sia possibile intervenire in qualche modo. Credo che il presentatore dell'ordine del giorno in esame sia disponibile a modifiche che non ne snaturino il concetto e l'obiettivo di fondo. L'importante è fornire garanzie, in qualche maniera, agli addetti del settore in esame, soprattutto in merito alle sanzioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misuraca n. 9/3178/56, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 40

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 477
Astenuti 4
Maggioranza 239
Hanno votato
224
Hanno votato
no 253).

Onorevole D'Ippolito Vitale, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/57?

IDA D'IPPOLITO VITALE. Sì, signor Presidente, accetto la proposta del Governo di evitare l'esplicito richiamo alla Calabria, all'interno del più ampio impegno richiesto a favore delle politiche di sviluppo e di sicurezza nel Mezzogiorno.
Ragioni di tecnica legislativa non possono però sopravanzare le ragioni politiche di quel richiamo, atteso che investire per lo sviluppo del sud in un'ottica di riequilibrio del Paese e di superamento delle disparità significa, a mio giudizio, anzitutto investire per e in Calabria, che fra le regioni meridionali registra il più alto grado di disagio occupazionale e di ritardo economico e sociale.
Ribadendo perciò, all'interno delle più ampie, necessarie e direi indifferibili politiche di investimento per lo sviluppo del Mezzogiorno, la richiesta al Governo di un'attenzione mirata alla Calabria, per una seria risposta all'esigenza occupazionale - non ultima quella giovanile e femminile - accetto la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno da me presentato, chiedendo però al Governo un pieno accoglimento dello stesso e quindi una rivisitazione del parere precedentemente espresso.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 12,15)

PRESIDENTE. Onorevole D'Ippolito Vitale, accetta dunque la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/57?

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, accetto la riformulazione del Governo e chiedo però al Governo anche di accettare pienamente il mio ordine del giorno n. 9/3178/57 e non soltanto accoglierlo come raccomandazione.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, avendo accettato l'onorevole D'Ippolito Vitale la proposta di togliere il riferimento specifico alla Calabria, il Governo accoglie il suo ordine del giorno n. 9/3178/57.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole D'Ippolito Vitale non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/57.
Chiedo all'onorevole Santori se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/58, non accettato dal Governo.

ANGELO SANTORI. Signor Presidente, trovo assurdo che il Governo non abbia accettato il mio ordine del giorno. Vorrei ricordare che il Protocollo del 23 luglio 2007 prevede un riferimento al lavoro occasionale di tipo accessorio e all'avviamento di una sperimentazione di questo istituto anche nel settore dell'agricoltura entro i limiti predeterminati in grado di evitare che questo strumento si ponga come alternativa al lavoro subordinato.

PRESIDENTE. Per piacere lasciateci ascoltare l'onorevole Santori.

ANGELO SANTORI. È pertanto opportuno dare attuazione a questa disposizione perché il Protocollo del 23 luglio - lo ripeto ancora una volta - ha previsto un tale aspetto.
Voglio ricordare, inoltre, che l'articolo 70 del decreto legislativo n. 276 del 2003 prevede già al comma 1 lettera e) ter, Pag. 41introdotta dal comma 6 dell'articolo 11 della legge n. 248 del 2005, una prestazione occasionale di lavoro accessorio nell'ambito dell'esecuzione delle vendemmie di breve durata e di carattere saltuario effettuata da studenti e pensionati. Detta disposizione non ha avuto pratica attuazione a causa di limiti oggettivi e soggettivi. Proprio per questo risulta necessario introdurre una disposizione per le attività agricole di raccolta, principalmente per i settori vitivinicolo e olivicolo, volta a favorire l'utilizzazione per brevi periodi di soggetti quali casalinghe, studenti, pensionati e extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia.
Caro sottosegretario, le chiedo di rivedere il parere espresso dal Governo anche in virtù di quanto già è stato accolto nel settore dell'agricoltura e di tenere veramente in seria considerazione i problemi di questo settore e in particolare dei lavori che si svolgono nel periodo stagionale. Credo che si debba dare una giusta considerazione ai problemi dell'agricoltura.
Se il Governo non intendesse modificare il proprio parere, chiedo ai colleghi dell'Assemblea di votare a favore dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.

CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno Santori n. 9/3178/58 e per invitare il Governo a modificare l'orientamento contrario che, forse, in maniera affrettata ha espresso.
Le argomentazioni del collega Sartori sono molto precise, puntuali e fanno riferimento all'attività di raccolta. Nel mio Veneto, nella zona di Verona e non solo, in quella di Treviso e di Vicenza, se non fosse accolto questo ordine del giorno si avrebbero grosse difficoltà per la raccolta.
Invito veramente il Governo a rivedere la sua posizione e ad accogliere l'ordine del giorno, le cui indicazioni peraltro, come ricordava il collega Sartori, sono gia previste in qualche misura negli articoli prima richiamati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Presidente intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno Santori n.9/3178/58 e per invitare il Governo a modificare il proprio parere avendo peraltro già accolto ordini del giorno simili sulla vicenda del lavoro precario nell'agricoltura.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, in coerenza con il parere espresso su altri ordini del giorno di eguale tenore il Governo accetta anche l'ordine del giorno Santori n. 9/3178/58.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'ordine del giorno Santori n. 9/3178/58 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fasolino n. 9/3178/59, non accettato dal Governo.

GAETANO FASOLINO. Si, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, sono veramente esterrefatto per il mancato accoglimento dell'ordine del giorno da me presentato. Si trasforma lo scalone in scalino, si attingono le risorse dalle contribuzioni aggiuntive dei lavoratori con contratto atipico, per lo più giovani, incidendo in modo negativo suprattutto sul tessuto meridionale del Paese.
Questa operazione rende ancora più difficile l'accesso al lavoro per le giovani generazioni. Inoltre sul futuro i governi Pag. 42dovranno sobbarcarsi contribuzioni sempre maggiori per sostenere un sistema pensionistico penalizzato da scelte sbagliate e che necessiterebbe, invece, di una procrastinazione della data di uscita dal lavoro, così come accade in Europa e negli altri Paesi avanzati del mondo.
Allora, noi firmatari cosa abbiamo proposto? In modo sommesso, non una modifica degli attuali atteggiamenti del Governo (che pure non condividiamo e riteniamo contrari all'interesse generale). Abbiamo, soltanto chiesto di valutare l'opportunità di riconsiderare in futuro l'impostazione complessiva della politica in campo previdenziale, al fine di introdurre, attraverso ulteriori iniziative normative, meccanismi che favoriscano un aumento generale dell'età di pensionamento come presupposto necessario per mantenere l'equilibrio del sistema previdenziale nel medio e nel lungo periodo e per poter erogare pensioni dignitose.
Pertanto, rivolgiamo una doverosa domanda al sottosegretario: se l'ordine del giorno in esame, sommesso, prudente ed equilibrato non viene accettato, il Governo e, soprattutto, questa maggioranza - considerato che l'Esecutivo tra poco cadrà - intenderanno nel futuro perseverare in questo atteggiamento? Se sì, non possiamo che essere molto, ma molto preoccupati.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fasolino n. 9/3178/59, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato
218
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i deputati Sanga e Ceccuzzi hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto contrario.

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno La Loggia n. 9/3178/60, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Loggia n. 9/3178/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato
223
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61, non accettato dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

ELIAS VACCA. Signor Presidente, ho sottoscritto e condivido l'ordine del giorno in esame, che riflette, sia pure con diversità di forma, quanto già proposto nell'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, approvato poc'anzi.
A me pare che le ragioni - lo ribadisco - che hanno portato alle dimissioni del compagno Pagliarini da presidente della XI Commissione siano riflesse tanto nella premessa quanto nella parte dispositiva di questo ordine del giorno.
L'ordine del giorno in esame, peraltro, ci richiama, almeno come gruppo dei Comunisti Italiani, a un momento di riflessione sul fatto che sino a qualche settimana fa il Parlamento si accingeva ad affrontare una riforma della Costituzione in un clima definito anche dal collega Bianco «non costituente». Ci si accingeva a prefigurare un superamento del sistema bicamerale perfetto attraverso una certa architettura costituzionale.Pag. 43
Si è anche più volte detto giustamente in questa Assemblea e non solo in questa legislatura, ma da un bel po' di tempo a questa parte, che il ricorso da parte degli Esecutivi alla decretazione di urgenza e, quindi, il fatto che le Camere fossero sempre più spesso impegnate nella conversione di decreti, piuttosto che nella elaborazione di progetti di legge, costituisce, sotto il profilo costituzionale, un fatto che sicuramente, nel momento in cui la Costituzione è stata varata, i padri costituenti non avevano previsto in questi termini o non potevano prevedere.
Sappiamo anche, del resto, quali siano i meccanismi di Regolamento parlamentare sulla conversione dei decreti-legge che - non in base al Regolamento, perché i tempi di discussione sono illimitati - di fatto impediscono molto spesso ai singoli parlamentari di intervenire bene e compiutamente nel procedimento legislativo.
Ieri ho sentito un intervento del collega capogruppo dell'Italia dei Valori al quale credo sia sfuggito un termine che, però, giuridicamente ha un qualche valore: ratificare. La Camera - si è detto - è qui impegnata a «ratificare» un Protocollo, che può essere condiviso, criticato o come si voglia. In questo lapsus sta tutta la drammaticità del ruolo di questa Camera e del Parlamento nel procedimento legislativo.
Si sappia - lo ribadisco - che siamo sempre stati pronti a presentare emendamenti e a ritirarli, a votarli e ad accettare l'esito del voto, ma tutto possiamo accettare tranne che di essere chiamati a «ratificare» decisioni che vengono prese in altra sede.
Dunque, poiché non vorrei che la Costituzione materiale venisse modificata nei comportamenti e nelle prassi prima ancora della modifica della Costituzione scritta, anche per queste ragioni il gruppo dei Comunisti Italiani voterà a favore dell'ordine del giorno Leone 9/3178/61 (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e di deputati di Forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Vacca, ai sensi dell'articolo 88, comma 1, terzo periodo, del Regolamento lei non avrebbe potuto parlare. Tuttavia, le ho consentito di parlare perché mi rendo conto della situazione. Però vorrei dire a tutti i colleghi che chi è già intervenuto due volte sugli ordini del giorno (per non più di più cinque minuti) non può farlo nuovamente secondo l'articolo 88 del Regolamento. Non è consentito: ho fatto un'eccezione ma vorrei che non costituisse precedente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, ringrazio il collega Vacca per l'intervento, anche perché vorrei che il sottosegretario potesse farci intendere i motivi di una posizione diversificata rispetto all'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55, che è stato approvato dall'Assemblea quasi all'unanimità.
Le motivazioni sono analoghe, la forma forse è diversa: tale ordine del giorno recepisce un disagio da parte di questo ramo del Parlamento legato non solo, collega Vacca, alla eccessiva «produzione decretizia» del Governo, ma anche al modo di condurre i lavori dell'Assemblea rispetto al provvedimento in esame, con la posizione della questione di fiducia. Alla fine è inevitabile che il Parlamento venga espropriato.
Né tanto meno il valore che viene dato alla premessa, nel momento in cui si parla di recepimento tout court di ciò che è stato concordato esclusivamente con le parti sociali, può indurre a prendere sottogamba l'ordine del giorno.
In effetti, ciò che sta accadendo stamattina in questa fase, signor sottosegretario, sugli ordini del giorno è emblematico.
Oggi, in questa Assemblea, stiamo discutendo una serie di argomenti importantissimi attraverso gli ordini del giorno: non abbiamo avuto modo di farlo con gli emendamenti, né con i singoli articoli di questo poderoso e delicatissimo provvedimento, ma solo attraverso tale strumento. Il fatto che il sottosegretario, in modo Pag. 44encomiabile, abbia cambiato parere su una serie di ordini del giorno - e non è negativo! - è la riprova che il dibattito che si è svolto in quest'Assemblea, anche se attraverso gli ordini del giorno, è servito a far cambiare parere e a far recepire le istanze di tutto questo ramo del Parlamento (o di una parte, di una metà o di un terzo). Questa è democrazia, questo è il modo di legiferare.
Abbiamo sollevato tale preoccupazione anche in occasione della presentazione della questione pregiudiziale: ci siamo chiesti cosa sarebbe accaduto nel momento in cui, approvata o non approvata la pregiudiziale, il testo fosse cambiato con la posizione della questione di fiducia. Quid iuris? È stato il modo per far recepire al Presidente della Camera, che noi ringraziamo, le preoccupazioni non del singolo parlamentare, del singolo gruppo o della politica, ma dell'istituzione.
Per questo motivo, chiedo al sottosegretario - così come ha fatto, lo ripeto, in modo encomiabile per altri ordini del giorno precedenti - di rivedere il parere sul mio ordine del giorno n. 9/3178/61.
Noi voteremo a favore e invito il resto dell'Assemblea a farlo, perché tale ordine del giorno è in linea con quanto essa ha già approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. E il Governo?

PRESIDENTE. Onorevole Leone, lei sa che se il rappresentante del Governo non chiede di intervenire, io non posso concedere la parola d'ufficio.
Prego, onorevole Bianco.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del collega Leone, perché il suo ordine del giorno n. 9/3178/61 rischia di produrre un effetto assolutamente paradossale: sarebbe nella logica della giusta dialettica parlamentare rispetto al Governo, che il Governo rispettasse le prerogative del Parlamento, ma questo, con certe forzature, non accade. Questo è il dato. L'ordine del giorno in esame contiene un invito al Governo a rispettare le prerogative del Parlamento. Tuttavia, nel momento in cui si dà al Governo il potere di esprimere su questo ordine del giorno parere favorevole o contrario (e la maggioranza finirà, in parte, per adeguarsi ad esso), si rischia di autorizzare il Governo a non rispettare le prerogative del Parlamento. Vorrei che il collega Leone meditasse molto su tale aspetto.
Ritengo necessario, pertanto, votare questo ordine del giorno da parte di tutti - potrebbe essere una strada - oppure invitare il collega Leone a ritirarlo, perché, altrimenti, la chiave di interpretazione del rapporto fra il Parlamento e il Governo sarebbe affidata ad un ordine del giorno, su cui il Governo può esprimere il suo favore o meno. Teniamo, quindi, presente questo aspetto.
Non so se sono stato chiaro, ma vorrei che fosse evidente che non è possibile delegare il Governo a stabilire quelli che devono essere rapporti fra il Parlamento e il Governo stesso. È una questione non secondaria nelle relazioni istituzionali. Anzi, signor Presidente, mi permetto di dire, che, a mio avviso, l'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61 non era neppure ammissibile; mi lascio, comunque, guidare dalle determinazioni che la Presidenza e gli uffici hanno assunto in ordine a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).

PRESIDENTE. La Presidenza non può mai intervenire nel merito degli interventi dei colleghi. Tuttavia, ritengo che il ragionamento svolto dal presidente Bianco sia sottile. Intervengo in questa fase in cui gli ordini del giorno sono già stati ammessi, pertanto non sono neanche costretto a prendere in considerazione l'ipotesi che lei, onorevole Bianco, ha avanzato. Comunque, il suo ragionamento è sicuramente di rilievo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Mi trovo nella condizione precedente: se è solo, come mi Pag. 45è stato anticipato, per dichiarare l'intenzione di aggiungere la sua firma le concedo la parola; altrimenti, come ho già affermato in precedenza, non è possibile che quanto accaduto con l'onorevole Vacca costituisca un precedente.
Onorevole Rocchi, se si tratta di una dichiarazione rapida, le concedo la parola.

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, intervengo solo per una dichiarazione di un secondo.
Ho già sottoscritto l'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61. All'obiezione del collega Bianco si può rispondere - se il presentatore lo vorrà - di eliminare dal dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità», lasciando esplicitamente in affermativo che il Governo deve essere coerente con il dettato costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, vale la pena spendere qualche parola in più sull'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61 anche perché, di fronte alla crisi della politica, oggi si parla di riforma dei Regolamenti parlamentari. Quando questi ultimi si riformano, spesso ciò non viene fatto per garantire maggiore libertà e autonomia al Parlamento; al contrario, quasi sempre, ciò avviene per limitare l'autonomia del Parlamento.
È chiaro che l'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61 non doveva essere neppure ammesso. Infatti, un ordine del giorno con il quale si impegna il Governo «a valutare l'opportunità di procedere per il futuro attraverso modalità più rispettose della fondamentale funzione legislativa...», in altre parole al fine di rispettare la funzione del Parlamento, non dovrebbe essere messo ai voti.
Infatti, signor Presidente, non si può votare su qualcosa che è previsto dalla Costituzione; quest'ultima è molto chiara sulle prerogative del Parlamento e il Governo, anche quando compie delle forzature, ritengo che pensi di farlo nel rispetto della norma.
Che vi sia un abuso della questione di fiducia è evidente e quello di ieri è il caso più emblematico: il centrosinistra ha cinquanta deputati in più e - come oggi è evidente - tutte le chiacchiere precedenti sulla necessità di porre la questione di fiducia a causa dell'ostruzionismo dell'opposizione erano pretestuose! Ieri è avvenuto un fatto molto grave: non c'era infatti bisogno di porre la questione di fiducia. Ciò è stato fatto per impedire e addirittura cancellare il lavoro svolto dalla Commissione!
Contrariamente a molti colleghi, anche del centrodestra, che dicevano al presidente della Commissione lavoro «se la pensi così, vota contro», io (che ho partecipato ad alcune riunioni della Commissione lavoro) devo dire che ho visto lavorare con intensità, ma anche con un confronto molto onesto e sincero, sulle questioni che venivano presentate con gli emendamenti.
Inoltre, le dimissioni del presidente della Commissione lavoro vanno rispettate in quanto tali, a prescindere da come vota, perché in questo momento, in cui la politica sta sprofondando nell'indecenza, trovare qualcuno che - per le proprie idee, condivisibili o meno - si dimette da un ruolo istituzionale, ritengo che sia un bellissimo esempio che va apprezzato, a prescindere da come vota. Io lo apprezzo proprio perché, oltretutto, si tratta di questioni che riguardano il futuro dei giovani e il problema del lavoro.
Detto ciò, signor Presidente, quello che è avvenuto ieri è di una gravità enorme. Pertanto, l'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61, a mio avviso, non doveva essere neppure ammesso, perché non si può ammettere un ordine del giorno che invita il Governo a rispettare il Parlamento!
In conclusione, mi auguro che le forze politiche, quando parlano di riforma del Regolamento, vogliano cancellare tutte queste maledette prassi che stanno distruggendo la funzione del Parlamento! Le prassi stanno sostituendo interamente tutto il Regolamento! Credo che nei prossimi giorni studierò il Regolamento e, se sarà possibile, presenterò una mozione o Pag. 46un altro atto affinché si azzerino le prassi! Non possiamo andare avanti perché vent'anni fa un Presidente, in un dato momento, ha dato un'interpretazione.
Dunque, diamo più forza al Regolamento! Riuniamoci, dibattiamo e vediamo qual è il Regolamento più opportuno per l'attuale momento politico, ma facciamola finita con questa storia delle prassi, che sono una violazione della libertà del deputato!
Con riferimento ai tempi, per quale motivo a me, che rappresento una componente politica di quattro deputati, quando devo intervenire, vengono concessi uno o due minuti? Dov'è la prerogativa del deputato? Ho il diritto di parlare non in quanto capogruppo di una componente del gruppo misto, ma in quanto deputato, e rivendico che, nei dibattiti importanti, si stabilisca un tetto al di sotto del quale non si deve andare. Non è possibile che in occasione di un'informativa, ad esempio, su quanto avvenuto in Afghanistan si possa intervenire solo per uno o due minuti!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo.

TEODORO BUONTEMPO. Qual è il tetto minimo: tre o quattro minuti? È necessario, però, che in quel brevissimo lasso di tempo si possa esprimere - e concludo Presidente - un ragionamento compiuto. Quindi credo...

PRESIDENTE. Ho capito.

TEODORO BUONTEMPO. ...che questo ordine del giorno non debba essere posto in votazione.

PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare sia l'onorevole Leone sia l'onorevole Turci. Non potrei dare la parola a nessuno dei due per le ragioni che ho appena illustrato. Concederò loro la parola, tuttavia, solo se risponderanno quasi, o poco più che con monosillabi.
Poiché l'onorevole Bianco ha chiesto all'onorevole Leone di ritirare il suo ordine del giorno, se quest'ultimo intende esprimersi in tempi telegrafici ha facoltà di parlare, altrimenti non possiamo derogare ad una prescrizione regolamentare. Finché esiste questo Regolamento, onorevole Buontempo, noi dobbiamo applicarlo e rispettarlo.
Prego, onorevole Leone, ha facoltà di parlare.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, la ringrazio per la sensibilità. Ho apprezzato l'intervento del collega Bianco - apprezzo sempre i suoi interventi - e debbo dire che ha ragione sul fatto che l'impegno richiesto al Governo sembrerebbe quasi un'anomalia. In effetti, per poter ovviare alle preoccupazioni del presidente Bianco, sarei pronto ad accogliere la richiesta del collega di eliminare dal dispositivo le parole «a valutare l'opportunità di». Pertanto, la prima parte del dispositivo del mio ordine del giorno n. 9/3178/61 sarebbe del seguente tenore: «impegna il Governo a procedere per il futuro (...)». Non si tratta di una superfetazione, signor Presidente...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Leone...

ANTONIO LEONE. È uno stato di fatto, ed io ritengo di poter accedere, per tutto quello che ci siamo detti in quest'aula...

PRESIDENTE. La ringrazio...

ANTONIO LEONE. ...e per quanto affermato anche dal Presidente Bertinotti, alla richiesta di operare questa riduzione.

PRESIDENTE. Onorevole Leone, lei sa che, in questa fase, solo il Governo può proporre una riformulazione degli ordini del giorno.
Onorevole Turci, come ho già ricordato prima, lei non potrebbe parlare. Pertanto, ha facoltà di parlare solo se il suo intervento sarà telegrafico.

LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, sarò più breve di lei: credo che Pag. 47l'argomentazione del collega Bianco sia molto calzante e, peraltro, abbiamo già risolto questo problema con l'ordine del giorno Baldelli n. 9/3178/55. Pertanto, preannuncio un voto contrario.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/3178/61, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania - Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 463
Astenuti 11
Maggioranza 232
Hanno votato
264
Hanno votato
no 199).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/3178/62, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/3178/62, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
211
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giacomoni n. 9/3178/63, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giacomoni n. 9/3178/63, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato
211
Hanno votato
no 268).

Constato l'assenza dell'onorevole Ricevuto: s'intende che abbia rinunciato al suo ordine del giorno n. 9/3178/64.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fratta Pasini n. 9/3178/65, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fratta Pasini n. 9/3178/65, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
211
Hanno votato
no 264).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Jannone n. 9 /3178/66, non accettato dal Governo.

Pag. 48

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, sarò estremamente sintetico visto l'orario e la difficoltà di questi lavori. Però, ancora una volta, avendo il Governo già posto per ventitré volte la questione di fiducia (e per ventitré volte su argomenti essenziali per la vita del Paese e che toccano milioni di cittadini), noi siamo costretti ad affrontare discussioni estremamente importanti solamente riguardo ad atti di indirizzo.
È chiaro, quindi, che persino gli ordini del giorno, che sappiamo essere in gran parte disattesi dal Governo nel loro dispositivo, diventano un argomento fondamentale di discussione ed è per tali motivi che anche stamattina continuiamo a soffermarci su temi che in realtà avrebbero meritato di essere affrontati con emendamenti in grado di cambiare il testo del provvedimento.
Nella fattispecie, signor Presidente, l'ordine del giorno in esame tratta della legge n. 30 del 2003, la cosiddetta legge Biagi. So che a molti non piace sentire nominare tale provvedimento con il nome di chi ne aveva proposto i contenuti. Ma questo è un problema di coscienza, prima che politico. È chiaro, però, che allorché si affrontano temi come la legge Biagi, o la legge n. 30 come spesso viene chiamata dai deputati dell'attuale maggioranza, bisogna essere consapevoli degli effetti che tali provvedimenti, che hanno portato flessibilità al mercato del lavoro, certamente recano in termini numerici di vantaggio alla popolazione.
Non si può semplicemente, con una certa dose di leggerezza, «abiurare» completamente il significato di tali leggi in ordine alla flessibilità. Bisogna affrontarlo, vedere quali sono i punti in cui è possibile un miglioramento e certamente non avere un atteggiamento aprioristico che è contrario alla realtà e procede in una direzione opposta a quanto è avvenuto, negli ultimi anni, nel mercato del lavoro.
L'ordine del giorno in esame si proponeva di realizzare una serie di riflessioni in merito. Il Governo ha ritenuto di non doverlo neanche prendere in considerazione. Riteniamo che il provvedimento che stiamo esaminando, nel suo complesso, avrebbe potuto offrire un'occasione importante per riflettere insieme sul tema della flessibilità. Non ci è stata concessa la possibilità di affrontare tale questione con gli emendamenti ed ora neanche con l'ordine del giorno in esame ci viene concessa l'occasione di poter far fronte a tale problema con un atto di indirizzo politico.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Buontempo ha chiesto di parlare. In realtà, onorevole Buontempo, lei ha esaurito i cinque minuti a sua disposizione con un solo intervento. Pertanto, non posso darle la parola.
La prego di comprendere i motivi. Mi dispiace, ma si tratta di quanto stabilito dal Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Jannone n. 9/3178/66, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato
212
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che l'onorevole Lazzari insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/67.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lazzari n. 9/3178/67, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 49
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 455
Astenuti 17
Maggioranza 228
Hanno votato
195
Hanno votato
no 260).

Ricordo che gli ordini del giorno Nan n. 9/3178/68 e Fedele n. 9/3178/69 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Fini insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/70.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/3178/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 475
Votanti 471
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato
210
Hanno votato
no 261).

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

TEODORO BUONTEMPO. Per un richiamo all'articolo 41 del Regolamento collegato ai tempi per gli interventi.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, allorché un parlamentare termina il tempo a disposizione, tale circostanza non deve impedire, anche con una dichiarazione di mezzo minuto, il diritto di esprimere il voto. Una cosa sono gli interventi, altro è la possibilità di esprimere il voto. Diversamente, tale questione diventa folle.
Lei può benissimo affermare che il voto si esprime con un sì o con un no. Sono sufficienti dieci secondi. Tuttavia, credo che il diritto-dovere del parlamentare di poter esprimere il voto e rendere noto in quale modo vota costituisca un diritto sacrosanto che non può essere sottratto.
Spetta, poi, al Presidente stabilire quanti secondi o minuti si hanno a disposizione, nel rispetto del nostro Regolamento. Però, ritengo che il diritto di esprimere a voce il proprio voto, favorevole o contrario, o di sottoscrivere un emendamento, un ordine del giorno o quant'altro, non possa essere eliminato.
Signor Presidente, in conclusione, ricordo che i nostri lavori sono regolati dalla condivisione delle regole. Se queste si rompono, vengono meno anche i comportamenti consoni al luogo. Tale circostanza non è assolutamente possibile.
Ricordo di aver sollevato anche il problema, da sottoporre alla Giunta per il Regolamento, in ordine ad alcune questioni relative al gruppo Misto. Non è concepibile il fatto che, se vengono assegnati 10 minuti al gruppo, tale tempo vada ripartito anche con le componenti che non intendono intervenire.
Si tratta, pertanto, di un problema del gruppo e delle componenti politiche suddividere il tempo a disposizione. Non si possono avere dieci minuti e, se tre componenti politiche del gruppo non intendono parlare, lasciare in ogni caso un solo minuto per chi intenda farlo. Tali questioni, e concludo...

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei ha tutto il diritto di presentare alla Giunta per il Regolamento le sue proposte emendative e stamattina ne ha già avanzate verbalmente alcune... Non continui a parlare ora, perché non la ascoltiamo... La prego di ascoltarmi e di non continuare a parlare perché non la ascoltiamo.
Vi è una prescrizione molto precisa e, come lei stesso ha giustamente rilevato, non si deve rompere l'equilibrio del rispettoPag. 50 delle regole. Io sono tenuto a garantire il rispetto delle regole. Fino a che lei non riuscirà ad ottenere una modifica del Regolamento, il primo comma dell'articolo 88 prevede che «(...) Ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti o con non più di due interventi distinti per una durata complessivamente non superiore». Io sto applicando questa disposizione, che per me è vincolante. Sono tenuto a garantirne l'applicazione. Mi dispiace, lei è un collega simpatico, come tutti, però non è nelle mie facoltà esercitare un simile arbitrio.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gardini n. 9/3178/71, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gardini n. 9/3178/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
210
Hanno votato
no 259).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Baiamonte n. 9/3178/72, non accettato dal Governo.

GIACOMO BAIAMONTE. Sì, signor Presidente, insisto e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a riflettere sulla decisione assunta in precedenza perché in passato, per un anno, il Governo non ha fatto altro che trattare con le parti sociali, successivamente ha accettato uno staff leasing che doveva accettare ed ora, invece, si rimangia tutto, creando danni alle imprese, ma anche ai lavoratori che non possono ottenere un lavoro a tempo indeterminato.
Per lungo tempo avete criticato la legge Biagi, che ha favorito i lavoratori, creando posti di lavoro, ed ora tornate indietro. Invito il sottosegretario a rivedere la sua posizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.

BRUNO MELLANO. Signor Presidente, intervengo brevemente per chiedere al sottosegretario di rivedere il parere espresso sull'ordine del giorno Baiamonte n.9/3178/72. Infatti, come sa, si tratta di una questione che anche come Radicali de La Rosa nel Pugno abbiamo posto in tutte le sedi in cui abbiamo potuto parlare. L'abolizione dello staff leasing è una scelta politica che non abbiamo condiviso, nata in Commissione e mantenuta nel maxiemendamento.
Si trattava di uno strumento di sicuro poco utilizzato e persino Confindustria ha dichiarato che si trattava di uno strumento cui si sarebbe potuto rinunciare. La nostra tesi è che lo strumento dello staff leasing era ancora poco utilizzato perché aiutava i lavoratori, li favoriva ed era costoso per le imprese - non bisognava pertanto abolirlo, ma incentivarne l'utilizzo - perché consisteva nell'assumere a tempo indeterminato con contratti di somministrazione del lavoro a carico delle agenzie che rivendevano il lavoro alle ditte.
Pertanto, chiedere, come fa l'ordine del giorno in esame, che vengano in futuro valutati i dati, monitorando la situazione per riconsiderare una simile scelta che noi riteniamo inopportuna, credo sia semplicemente una misura di buonsenso e razionalità (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 51
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baiamonte n. 9/3178/72, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato
213
Hanno votato
no 248).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Cirielli n. 9/3178/73, non accettato dal Governo.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, sono sorpreso. Avevo rinunciato all'intervento sul mio ordine del giorno, perché mi sembrava del tutto lapalissiana l'accettazione da parte del Governo. Infatti, nel dispositivo mi limitavo a prendere atto di ciò che accade e che dirò brevemente. Non criticavo il Governo, laddove forse l'avrei dovuto insultare per quello che sta facendo. Nel contenuto ripeto esattamente ciò che voi scrivete nel provvedimento e aggiungo la parola «particolarmente». Lo dico chiaramente. Ci sono state due riforme delle pensioni, che non hanno toccato il limite anagrafico delle Forze dell'ordine. Adesso, nel contesto di un provvedimento che ammorbidisce lo scalone, quindi dà un vantaggio ai lavoratori, inserite una norma con la quale dite che in futuro aumenterete il limite anagrafico per il raggiungimento dell'età pensionabile da parte delle Forze dell'ordine, dimenticando la peculiarità del lavoro di queste persone.
Penso che, al di là di quello che si può pensare delle missioni all'estero, comunque i soldati operino in un territorio di guerra. Conosciamo i rischi, come l'uranio impoverito, o anche i rischi per la psiche causati dal fatto di trovarsi in scenari di guerra. Così come per le Forze dell'ordine, non penso che stare dodici ore buttati in mezzo alla strada la domenica, anziché a casa con i propri figli, non possa essere considerato un lavoro che dia diritto a qualcosa.
Proprio perché non volevo intervenire in maniera dura, «a gamba tesa», su questa disposizione che ovviamente non condivido, invitavo, prendendo la norma scritta dal Governo, ad aggiungere soltanto la parola «particolarmente». Questo è il dispositivo che propongo: impegna il Governo, nell'attuazione della delega di cui al provvedimento in esame e nel rispetto dei criteri da essa stabiliti (quindi, mi appello a quello che avete scritto), a tenere nella massima considerazione (ho aggiunto «massima») le specifiche peculiarità delle Forze armate e le Forze di polizia, considerando anche il carattere specifico delle prestazioni lavorative e professionali richieste a tale personale. Copio per intero il comma 6 dell'articolo 1, aggiungo «massima considerazione», anziché «considerazione», e lei esprime un parere contrario!
Caro rappresentante del Governo, o non ha letto l'ordine del giorno in esame o dimostra, ancora una volta, di avere un atteggiamento preclusivo in assoluto, come se stesse portando a casa chissà che cosa di personale.

PRESIDENTE. Grazie...

EDMONDO CIRIELLI. Quindi, anche per tener conto delle ragioni dei parlamentari su temi così importanti, non voglio fare quello che difende a spada tratta una categoria, ma penso che in tale contesto un atteggiamento più sereno sarebbe auspicabile.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, il Governo propone Pag. 52al presentatore di espungere le premesse e, quindi, in tal caso accetta il dispositivo.

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/73?

EDMONDO CIRIELLI. Anche se le premesse si limitavano semplicemente a fotografare la situazione, purché l'impegno venga rispettato, non insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Sta bene.
Ricordo che l'ordine del giorno Poretti n. 9/3178/74 è stato accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole D'Elia se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/75, non accettato dal Governo.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, chiedo al sottosegretario Montagnino, se mi è consentito...

PRESIDENTE. Adesso può rivolgersi al sottosegretario Montagnino...

SERGIO D'ELIA. Mi rivolgo al sottosegretario Montagnino, affinché riconsideri il parere sul mio ordine del giorno n. 9/3178/75. Signor sottosegretario, il dispositivo di tale ordine del giorno corrisponde esattamente alla norma del provvedimento in esame. Posso capire che lei e il Governo possiate avere delle riserve sulle premesse, laddove siano espressi dei giudizi, in particolare sulla nostra previsione e valutazione per cui, in tema di lavori usuranti, si possa sforare il tetto di spesa previsto, mentre per il Governo è tutto sotto controllo.
Questa è una nostra valutazione, anzi è una nostra certezza: rispetto al Protocollo siglato a luglio tra Governo e sindacati, siamo già oltre il tetto e quindi si sfora il tetto di spesa stabilito nel testo di quel Protocollo. Posso capire che il Governo abbia delle perplessità sulle altre parti delle premesse, ma la invito a rivalutare la sua posizione; può anche chiedere il conforto del parere del relatore con il quale ho parlato poco fa. Tutto quello che viene citato nel dispositivo, ossia l'impegno al Governo a monitorare l'applicazione delle norme citate in premessa al fine di valutare l'opportunità di votare il beneficio e così via, corrisponde esattamente alla norma del provvedimento che stiamo per approvare. Pertanto, le chiedo una rivalutazione del parere che lei ha espresso su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il sottosegretario Montagnino non intende intervenire al riguardo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Elia n. 9/3178/75, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 451
Astenuti 13
Maggioranza 226
Hanno votato
33
Hanno votato
no 418).

Prendo atto che l'onorevole Turco non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/76, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Mellano non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/77, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che l'onorevole Beltrandi accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/78, accolto dal Governo come raccomandazione, e non insiste per la votazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bernardo n. 9/3178/79, non accettato dal Governo.Pag. 53
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardo n. 9/3178/79, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 461
Astenuti 5
Maggioranza 231
Hanno votato
181
Hanno votato
no 280).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3178/80, non accettato dal Governo.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Si, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, colleghi, un attimo di attenzione. Signor sottosegretario, con il parere contrario a questo ordine del giorno sostanzialmente si esclude per sempre un riconoscimento ad una piccola, piccolissima, categoria, ma non per questo non meritevole di essere tutelata come le altre grandi categorie dei lavoratori italiani: si esclude che ai marittimi imbarcati sui natanti da pesca venga riconosciuto il diritto al trattamento di integrazione salariale.
Mi rendo conto che lei probabilmente nella sua esperienza passata di sindacalista, operando nella provincia di Caltanissetta, non abbia assolutamente idea dell'attività che si svolge sui natanti da pesca ma, vivaddio, un minimo di buonsenso! Che questi lavoratori debbano ancora una volta essere riconosciuti come figli di nessuno non mi sembra assolutamente ragionevole. Si tratta di una piccolissima categoria; non andiamo a stravolgere niente, non capisco perché non si debba iniziare un percorso virtuoso anche per questi lavoratori.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, se inseriamo la questione nell'ambito dell'esercizio della delega, per il Governo il problema è risolto, pertanto l'ordine del giorno è accettato.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Marinello accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3178/80.
Passiamo all'ordine del giorno Sgobio n. 9/3178/81.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno Sgobio n. 9/3178/81 ritengo che sia opportuno rivedere la posizione: il Governo lo accetta.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'ordine del giorno Sgobio n. 9/3178/81 è accettato dal Governo. Ricordo che il Governo accetta gli ordini del giorno Oliva n. 9/3178/82 e Burtone n. 9/3178/83.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/3178/84, non accettato dal Governo.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, mi verrebbe voglia di chiedere al Governo se ha letto bene l'ordine del giorno! Esso, Pag. 54infatti, si propone di tutelare due categorie - i pompieri e le forze dell'ordine - e non è neppure vincolante, nel senso che non va contro le disposizioni del provvedimento che sta per essere approvato, ma attribuisce a queste categorie la garanzia di essere ricomprese tra i lavoratori che svolgono mansioni usuranti.
Ritengo - e chiedo l'attenzione di tutti i colleghi - che se non diamo un segnale chiaro a tali categorie in questo Parlamento si consumerà una vergogna! È una vergogna quella di non comprendere le forze dell'ordine tra i lavori usuranti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)! È una vera e propria vergogna, perché si tratta di lavoratori che tutti i giorni e tutte le notti stanno sulle strade, mal pagati e nella più completa disattenzione dell'attuale Governo che nel disegno di legge finanziaria ha ridotto ancora gli stanziamenti. Se oggi non viene dato un segnale, non saprei come qualificare questa scelta se non come una vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!

EMILIO DELBONO. È previsto nel maxiemendamento!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, condivido le parole del collega Cota in merito alle forze dell'ordine e alla questione dei lavori usuranti. Vorrei ricordare che la prossima settimana siamo stati tutti invitati alla festa di Santa Barbara, la festa dei vigili del fuoco; l'anno scorso i responsabili e i referenti delle organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco ci rappresentarono - al sottoscritto, ma credo anche a tanti altri colleghi - la necessità di inserire l'attività da essi svolta tra i lavori usuranti.
Credo che se il Governo desse almeno un'indicazione in tal senso potremmo dare loro - non dico una buona novella, perché non siamo ancora a Natale - ma perlomeno una speranza che vi sia un'attenzione su un lavoro molto delicato che essi svolgono spesso in condizioni di carenza di attrezzature e di sicurezza dovute al disinteresse che a volte il Governo manifesta nell'indirizzare le risorse economiche necessarie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, il Governo non è affatto contrario alle forze dell'ordine, tant'è che nel provvedimento sono previste misure specifiche per quanto riguarda la tipologia dei lavori usuranti e una norma relativa all'approfondimento e alla valutazione, mediante delega al Governo, sui limiti di età.
In ogni caso, poiché il Governo ha accettato un analogo ordine del giorno, accetta anche l'ordine del giorno Cota n. 9/3178/84, se riformulato, sostituendo nel dispositivo le parole: «a quanto indicato in premessa» con un riferimento alle previsioni in essa richiamate.

PRESIDENTE. Onorevole Cota, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3178/84?

ROBERTO COTA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. L'ordine del giorno Cota n. 9/3178/84 è accettato dal Governo.
Prendo atto che gli onorevoli Stucchi, Compagnon, Pini, nonché tutti gli altri componenti del gruppo Lega Nord Padania intendono sottoscrivere tale ordine del giorno.
È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno presentati.

Pag. 55

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3178-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Per dare ordine ai nostri lavori avverto i colleghi che il voto non avrà luogo prima delle ore 14.
Ricordo sin d'ora che dopo la votazione finale di questo provvedimento sono previsti all'ordine del giorno altri punti con votazioni, che dovranno comunque svolgersi nel pomeriggio di oggi. Si tratta in particolare dei seguenti argomenti: votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza; seguito della discussione del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge in materia di autorizzazione integrata ambientale; seguito della discussione delle mozioni sullo status del Kosovo.
Ricordo, inoltre, che nell'ultima Conferenza dei presidenti di gruppo era stato convenuto di esaurire tali argomenti nella giornata odierna, ed eventualmente in quella di domani, al fine di non prevedere sedute dell'Assemblea con votazioni la prossima settimana, per consentire alla V Commissione di procedere all'esame dei documenti di bilancio e alla I Commissione di procedere all'esame del decreto-legge in materia di sicurezza.
Hanno capito bene i colleghi? L'impegno assunto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è di esaurire l'esame di queste materie, compreso il disegno di legge di conversione del decreto-legge e la mozione sul Kosovo, per consentire la settimana prossima alle Commissioni di esaminare il disegno di legge finanziaria e sospendere contestualmente i lavori d'Aula. Credo che vi sia una condivisione su questa decisione e, quindi, sul senso di responsabilità conseguente in ognuno di noi.
Ricordo ancora che si svolgeranno votazioni importanti a partire dalle 14, in primo luogo la votazione finale sul provvedimento in esame.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere una conferma sulla comunicazione da lei appena letta, in quanto vi era confusione. Lei ha confermato quello che si è deciso in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo: la Commissione bilancio è convocata per tutta la prossima settimana, la I Commissione (Affari Costituzionali) è convocata ad esclusivo interesse per l'esame del decreto-legge in materia di sicurezza e le altre Commissioni non sono convocate se non per l'Ufficio di Presidenza e non, invece, per l'esame di provvedimenti diversi dai primi due citati. A me risulta invece...

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, in sede di Conferenza dei presidenti dei gruppi questo non è stato stabilito.

LUCA VOLONTÈ. Non è stato stabilito in quanto si è deciso ciò che ha detto lei e non altro. Non si è deciso che le diverse Commissioni siano convocate per esprimere pareri che non attengano ai due provvedimenti sopra citati. Altrimenti, dobbiamo cercare di capire meglio in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo da convocarsi urgentemente.
La Commissione bilancio e la I Commissione (Affari costituzionali) sono convocate per consentire ai deputati membri (o a chi li sostituisce) di approfondire le proposte emendative e il testo del provvedimento. Se il testo, invece, è indisponibile, perché si è deciso qualcos'altro, a questa decisione i presidenti di gruppo non hanno partecipato e io lo comunico a lei. Se questa è l'interpretazione che a lei sembra possa essere data, le chiedo urgentemente di convocare un'altra Conferenza dei presidenti di gruppo, affinché si decidano i lavori per la prossima settimana.

PRESIDENTE. Ho dato lettura delle conclusioni della Conferenza dei presidenti di gruppo così come sono state a me rappresentate. Mi impegno a rappresentarePag. 56 al Presidente della Camera l'interpretazione delle conclusioni a cui lei ha fatto riferimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, voteremo contro il disegno di legge in esame. Dato che oggi i punti all'ordine del giorno sono numerosi, per snellire i lavori dell'Aula, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto. Ricordo ai colleghi che successivamente si svolgeranno le votazioni per l'elezione del segretario di Presidenza del nostro gruppo e vi chiediamo l'impegno ad essere presenti ai fini del numero legale.

PRESIDENTE. Onorevole Barani, la Presidenza consente la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna della sua dichiarazione di voto sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, ridurrò la mia dichiarazione di voto ai minimi termini e consegnerò il testo della mia dichiarazione di voto.
Svolta questa premessa, dichiaro che voteremo a favore del provvedimento in esame, ma ribadiamo l'insoddisfazione e l'amarezza per il modo in cui il Governo è venuto meno agli impegni assunti in ordine al trattamento dei collaboratori continuativi a progetto nel momento in cui perdono il lavoro.
Vi era un impegno preciso, ovvero istituire una forma di indennità collegata ad un percorso formativo di reinserimento nel lavoro, ma è stato totalmente cancellato con un tratto di penna all'ultimo minuto.
Eppure, si sarebbe trattato della norma più innovativa all'interno del disegno di legge di attuazione del Protocollo sul welfare, che, complessivamente non va oltre la manutenzione dell'esistente. Manca un respiro riformatore adeguato all'interno del Protocollo, sopratutto in materia di riforma del mercato del lavoro, mentre si continua a procedere in una dialettica forzata fra coloro che esaltano la flessibilità così com'è, senza tutele (anche perché, in generale, riguarda gli altri), e coloro che invece ritengono che si possa tornare ad un mercato del lavoro secondo le regole e le rigidità del passato.
Abbiamo cercato di proporre - e insisteremo nel farlo - una linea di riforma del mercato del lavoro secondo il principio dell'equità e della flessibilità, ma anche secondo le nuove tutele e sicurezze, anche al fine di superare l'attuale dualismo nel mercato del lavoro, di cui restano vittime prima di tutto i giovani, le donne ed i lavoratori più deboli. Su questo tema, la nostra sfida - vorrei ribadirlo - non è solo alle posizioni tradizionali del conservatorismo della sinistra massimalista o alle posizioni dei conservatori dell'esistente tout court, ma è, prima di tutto, alla forza più importante della nostra coalizione, il Partito Democratico, che, per un verso, si presenta con idee fortemente innovative, per l'altro, nella prassi, ci sembra riprodurre la situazione di sempre. Questo è il senso della nostra posizione, che illustrerò meglio con il testo che consegnerò agli atti.
Signor Presidente, chiedo pertanto che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Turci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, prima del voto finale sul disegno di legge sul welfare, vogliamo sottolineare e far conoscere all'opinione pubblica (sarà nostro onere), oltre che ricordarlo a tutta l'Assemblea, la memoria storica del sistema della previdenza nel nostro Paese: prima della legge Maroni, infatti, anche le riforme e gli interventi precedenti in materiaPag. 57 di pensioni (nel 1992 le legge Amato, nel 1993 la legge Ciampi, nel 1995 la legge Dini e nel 1997 la legge Prodi) sono state necessarie per gli stessi motivi per i quali è stata necessaria la legge Maroni.
Il primo motivo è il fatto che la vita si è allungata: si tratta, quindi, di un motivo positivo.
Il secondo, sicuramente meno positivo, consiste nelle cosiddette «baby pensioni», nello sperpero e nelle iniquità della classe politica dagli anni Settanta fino alla fine della prima Repubblica, la quale impose politiche di sicurezza sociale che, però, in realtà erano politiche assistenziali e clientelari a favore del sud. Furono spesi miliardi in pensioni di invalidità, che quasi sempre erano false (favorendo ulteriormente il clientelismo) e che dissanguarono le allora floride casse dell'INPS. Floride grazie ai contributi pagati soprattutto dai lavoratori del nord.
Arrivando all'oggi, lo scalone viene trasformato in scalini. Certo, si rischia di uscire dal solco della sostenibilità: il rischio reale è che non vi sarà mai una pensione per i giovani. Nel 2050 vi sarà un pensionato per ogni lavoratore: ciò è evidentemente contro ogni legge di gravità. Ma la denuncia politica che oggi vogliamo inoltrare è un'altra: sapevate benissimo che all'obiettivo della cosiddetta legge Maroni si sarebbe dovuti comunque arrivare (nell'accordo fra Governo e sindacati, infatti, prevedevate fin dall'inizio l'identico risultato finale della legge Maroni).
Se oggi siete stati obbligati ad esautorare il Parlamento con il voto di fiducia, il motivo è il fatto che, quando a suo tempo eravate all'opposizione, non avete riconosciuto che il Ministro Maroni stava andando nella direzione giusta; quando eravate opposizione avete fatto facile demagogia, affermando che l'età pensionabile non si doveva alzare, sparando contro la riforma Maroni e l'innalzamento stesso dell'età. Oggi, che siete al Governo, giungete all'identico risultato e, per tener vagamente fede - anche se solo in misera parte - ai vostri errori passati, usate miliardi di euro per trasformare lo scalone in «scalini» (favorendo circa 120 mila lavoratori rispetto ai milioni di lavoratori di questo Paese) e non usate quei dieci miliardi di euro per politiche che potevano essere veramente di sinistra (come ad esempio, prima fra tutte, aiutare i salari più bassi), oppure per politiche che noi per primi avremmo apprezzato (come quelle a sostegno degli anziani, dei genitori dei portatori di handicap). In Commissione lavoro, infatti, sono depositati progetti di legge che attendono la copertura finanziaria.
Oggi, tra l'altro, nel provvedimento in esame, sono contenute nuove tasse (vi è, infatti, l'aumento delle contribuzioni); come se non bastasse, avete previsto, nella cosiddetta clausola di salvaguardia, che, se non vi saranno risparmi derivanti dall'unificazione degli enti previdenziali (3,5 miliardi di euro), vi sarà ancora un altro - l'ennesimo - aumento contributivo generalizzato.
La Lega Nord è contraria all'ennesimo aumento della pressione fiscale a causa di malagestione e sprechi. Oggi, però, viene pagato il dazio anche sulla cosiddetta legge Biagi. L'indagine conoscitiva della Commissione lavoro della Camera ha ampiamente dimostrato - numeri alla mano - non solo che il fine della legge Biagi di offrire più opportunità è divenuto realtà, ma che le maggiori opportunità si sono trasformate nel record storico di occupati nel nostro Paese, ricordando, tra l'altro, che la legge Biagi nasce dall'esperienza positiva di altri Paesi europei. Infatti, è la stessa Europa che nel Libro verde ci ricorda che il lavoro intermittente è parte integrante dei mercati del lavoro europei.
Sulla legge Biagi avete puntato a un gioco al ribasso, rischiando di lasciare i lavoratori senza lavoro e di penalizzare turismo e servizi. Ciò che sapete anche voi, ma che non volete ammettere per errori politici passati contro la precedente maggioranza di Governo, è che, penalizzando la legge Biagi, favorite il lavoro sommerso e il lavoro nero.
Peraltro, anche sulla legge Biagi l'osservazione politica da farsi è sugli errori che avete commesso in passato. Infatti, solo un anno fa, i partiti che oggi sono Pag. 58maggioranza di Governo, decretavano che la legge Biagi fosse da cancellare. Nel vostro programma, affermate che è da superare, come primo ostacolo da abbattere sulla via della nuova politica del lavoro. Invece essa rimane, come rimane lo scalone, che viene solo dilazionato. Nella passata legislatura, contestualmente ai provvedimenti di cui parliamo oggi, Cofferati, da segretario della CGIL, disse «no» al libro bianco di Maroni, senza neanche averlo letto, come lui stesso ammise.
Durante la passata legislatura, per la prima volta nella storia di questo Paese, CGIL CISL e UIL chiesero udienza e si recarono dal Presidente della Repubblica per chiedere di intervenire sui provvedimenti in questione. Ma, ora, voi quegli stessi provvedimenti li mantenete. Durante la passata legislatura, ci sono stati sette scioperi generali contro i provvedimenti del Governo Berlusconi e ora voi non modificate quei «terribili» provvedimenti proprio su lavoro e pensioni.
La domanda è: cosa accadrà quando CGIL CISL e UIL organizzeranno, non dico uno sciopero, ma un presidio o un picchetto, visto che le tanto odiate legge Biagi e l'innalzamento dell'età pensionabile rimangono, con la differenza che in più voi vi siete anche occupati di portare via il TFR ai lavoratori?
È troppo facile gridare al lupo quando si è opposizione. Per questo motivo, viene gettato alle ortiche il testo uscito dalla Commissione lavoro della Camera dei deputati. Il dato evidente è sotto gli occhi di tutti: in tutta la maggioranza di Governo, vi è un'unica persona per la quale si devono avere parole di apprezzamento, per coerenza politica, levatura istituzionale e solidarietà umana, ossia il presidente dimissionario della Commissione lavoro della Camera, l'onorevole Pagliarini, che è l'unica persona che, dimettendosi, è rimasta coerente con le proprie idee (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non avete avuto rispetto del lavoro svolto dalla Commissione a livello istituzionale, proponendo un altro testo, su cui avete posto la questione di fiducia. Avete dovuto farlo a causa delle falsità da voi raccontate contro il passato Governo e i suoi provvedimenti. Non raccontateci del referendum nelle fabbriche, perché sappiamo benissimo che avete fatto votare i pensionati per il loro aumento quotidiano di un euro e che questi hanno votato in numero molto più cospicuo dei lavoratori.
È troppo comodo dire oggi: mani libere, apriremo una verifica a gennaio o forse a febbraio, riscriviamo il programma, valuteremo caso per caso, si è ceduto al ricatto, serve uno scatto. Ieri, Fassino è stato fantastico quando ha affermato che il contrasto alla precarietà non è un impegno di un giorno. La fantasia insomma non è mancata, ma l'unico dato reale, signor Presidente, è che sette scioperi generali sono stati dimenticati per tenersi le poltrone.
Questo è l'unico dato di fatto! Coloro che dovrebbero dimettersi per coerenza, come ha fatto il presidente della Commissione lavoro, sono il Ministro Ferrero, il Ministro Pecoraro Scanio, e il Presidente della Camera Bertinotti, che per cinque anni di opposizione hanno chiacchierato contro questi provvedimenti, mentre oggi li votano per tenersi il posto. Ripeto, questo è l'unico dato di fatto!
All'onorevole Giordano, che ha chiesto cosa andremo a raccontare adesso nelle fabbriche, rispondiamo che nelle fabbriche ci andrà chi tiene al lavoro e al territorio, cioè la Lega Nord Padania. Andremo noi dai lavoratori del nord a spiegare i provvedimenti che sono stati varati, a cominciare da quello sul TFR.
Per questi motivi, il 16 dicembre, manifesteremo a Milano e scenderemo in piazza, e per questi e molti altri motivi preannuncio il voto convintamente contrario della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole del Pag. 59gruppo dei Verdi sul provvedimento in esame, riservandomi eventualmente di consegnare un testo scritto.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente e colleghi, preannuncio il voto favorevole dell'Italia dei Valori sul provvedimento in esame, come sarà confermato dal nostro vicepresidente Evangelisti.
Vorrei soltanto rapidamente completare quanto non sono riuscito a terminare nel mio intervento di stamani, in sede di esame degli ordini del giorno.
È fondamentale che i provvedimenti che assume l'attuale Parlamento e che ha assunto il precedente Parlamento vengano realizzati. Ad esempio, il decreto legislativo n. 276 del 2003, all'articolo 83, avrebbe superato le questioni che erano oggi al nostro esame in ordine al lavoro cooperativo.
Purtroppo tale decreto legislativo, e in particolare l'articolo 83, non è stato attuato dal Governo, perché sarebbero state le province a doverlo attuare: esse non lo hanno fatto e quindi il provvedimento si è bloccato.
Sottosegretario Montagnino, dobbiamo superare tale situazione, tant'è vero che come gruppo Italia dei Valori abbiamo presentato una mozione, approvata dal Governo e dal Parlamento, che ne prevede il superamento, al fine di rendere agibile il lavoro cooperativo.
Purtroppo, la cultura che pervade il nostro Paese e un po' tutto l'occidente - forse maggiormente l'occidente - è quella della visione unifocale dell'impegno economico e lavorativo. In altre parole, abbiamo un neocapitalismo e quello dobbiamo attuare.
Sappiamo che precedentemente vi erano altri indirizzi ed altre vie, seppure ideologiche, ma anche adesso vi è un'altra via, quella dell'economia sociale, delle mutue, delle cooperative, del no profit e così via.
Non concediamo però la possibilità - lo ho sostenuto stamani - di un'idonea formazione: il lavoratore, in quanto tale, è preparato al suo lavoro, ma non è preparato ad essere un coimprenditore. Dobbiamo fornirgli gli strumenti e le conoscenze necessari, affinché sia anche l'imprenditore di se stesso: lo prevede l'articolo 45 della Costituzione, largamente disatteso in tema di tutela e sviluppo delle cooperative.
Dunque, sosteniamo che tutto va considerato nell'insieme: non possiamo trascurare una parte. Ecco perché richiamiamo l'articolo 83 del decreto legislativo n. 276 del 2003.
Ho ascoltato molta propaganda da parte dell'opposizione. Ci dimentichiamo che l'attuale Governo e l'attuale maggioranza hanno fatto ripartire il PIL, che abbiamo una disoccupazione ai minimi storici e un'occupazione che cresce, che abbiamo un risanamento della finanza pubblica.
Cari colleghi, signor Presidente e signor sottosegretario, la verità è che nel secondo semestre dell'anno corrente - l'ho già detto, ma torno a sottolinearlo - la massa del debito pubblico è diminuita di 12 miliardi in soli due mesi!
Registro che il centrodestra fa propaganda, perché non prende atto che il PIL cresce, mentre prima era fermo. Non prende atto che l'occupazione cresce e la disoccupazione diminuisce (non è la stessa cosa, attenzione, purtroppo non ho il tempo per spiegarlo).
Il centrodestra non prende atto che stiamo risanando la finanza pubblica e fa solo propaganda; stiamo perennemente in campagna elettorale. Questo Governo, questa maggioranza in mezzo a mille difficoltà - non le elenco perché le conosciamo tutti - sta facendo il proprio dovere.
Il messaggio che passa al Paese, però, è un altro e su questo siamo carenti, perché come maggioranza e come Governo dovremmo rivendicare da dove siamo partiti e quali risultati stiamo portando. Stiamo facendo una manovra complessiva, il Governo Prodi ha disegnato e sta portando avanti un quadro complessivo.Pag. 60
Quando parliamo del welfare non possiamo, infatti, non parlare anche della legge finanziaria e del decreto fiscale. Tutto ciò è tanto vero che, se andiamo ad analizzare i vari provvedimenti, troveremo una serie di misure auspicate anche dalla destra come la detassazione del lavoro straordinario e gli incentivi ai giovani. Tutti si riempiono la bocca con i giovani ma noi dobbiamo rivendicare che nel provvedimento sul welfare, che recepisce l'accordo del 23 luglio, vi sono provvedimenti efficaci per i giovani.
L'opposizione bisogna farla in maniera intelligente per il bene del Paese. Qui siamo di fronte a un'opposizione strumentale e propagandistica. Tutto ciò non è accettabile e l'Italia dei Valori non lo accetta.
Anche l'Italia dei Valori ha delle critiche da rivolgere al Governo. Potremmo fare molto meglio - non c'è mai fine alle cose fatte bene -, però non possiamo accettare che si affermi che stiamo a ricoprire le poltrone e che operiamo in maniera inefficace quando tutti i dati sono in favore di questa maggioranza e di questo Governo.
Signor Presidente, come affermerà anche il nostro vicecapogruppo Evangelisti esprimeremo un voto favorevole convinto perché siamo sicuri che stiamo operando per il bene del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Neri. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Movimento per l'Autonomia ha già avuto modo in occasione della dichiarazione di voto per la questione di fiducia di esprimere il proprio dissenso rispetto al provvedimento, dissenso che confermiamo convintamente in sede di voto finale soprattutto dopo aver ascoltato il collega che ci ha preceduti.
Ci domandiamo a volte se quest'Assemblea vuole davvero essere lo specchio del Paese che riporta nelle sedi istituzionali ciò che il Paese sente, intende, vuole e auspica o se all'interno di quest'aula, come si ama dire con un linguaggio giovanile che rende perfettamente l'idea, un po' «ce la raccontiamo».

LUCIANO D'ULIZIA. Propaganda!

SEBASTIANO NERI. Non si può il giorno prima, unanimemente, riconoscere che vi è per la maggior parte delle famiglie italiane una generale esistenza del problema della quarta settimana e, poi, venire il giorno dopo ad affermare che abbiamo realizzato una sorta di miracolo economico rispetto al quale impallidirebbe anche quello vero realizzato negli anni Sessanta.
In quale contesto si inquadra il provvedimento sul welfare (come si è detto a volte in modo poco comprensibile per chi veramente vuole capire ciò di cui stiamo parlando)? Questo provvedimento nasce all'indomani della scoperta di un «tesoretto» Al collega che mi ha preceduto vorrei ricordare che, se un «tesoretto» è stato trovato, qualcuno probabilmente l'ha lasciato. Fin da subito le discussioni su questo provvedimento sono sorte circa le modalità d'impegno di quel «tesoretto».
Tutto ciò avveniva mentre gli organismi internazionali, l'Unione europea, il Fondo monetario internazionale, la Banca d'Italia, coloro i quali di economia davvero si occupano perché davvero vorrebbero che l'economia fosse un elemento concreto di rinascita e prospettiva per questo Paese, ci dicevano che quel «tesoretto» avrebbe dovuto essere utilizzato per ridurre il deficit, per intaccare la forte passività che ci pone nominalmente ai margini del rispetto dei parametri europei di stabilità, ma che sostanzialmente ci pone fuori.
Invece no! La sinistra radicale, ha inteso e preteso che quel «tesoretto» fosse utilizzato per una demagogica operazione di elemosina - è quanto rappresentano le entità economiche messe a disposizione di chi ne beneficerà -, dichiarando che la copertura finanziaria proveniva da quel «tesoretto», non dando risposte esaurienti sull'effettiva consistenza della copertura finanziaria - ancora oggi non si sa se davvero tale copertura sussiste -, ma Pag. 61soprattutto creando un'ipoteca ed imponendo un debito definitivo a carico delle nuove generazioni.
Infatti, se anche fosse vero che sussiste la copertura finanziaria in questo esercizio di bilancio per sostenere il provvedimento, comunque con le misure in esso contenute si metteranno a regime fisso spese che, per i prossimi anni, non avranno copertura finanziaria e che, per ottenerla, comporteranno nuovi carichi da far affrontare ai cittadini italiani.
In altre parole, non solo non ci siamo preoccupati di dare una prospettiva di lavoro e di benessere alle giovani generazioni, ma stiamo anche comunicando alle stesse che per le regalie demagogiche della sinistra radicale gli stessi giovani dovranno, nei prossimi decenni, continuare a pagare in nome e per conto di chi con i soldi degli italiani fa i comodi propri.
Che senso ha? Perché siamo contrari e perché, tutto sommato, abbiamo manifestato scarso interesse per il provvedimento? Perché parlare di «scalone» o di «scalini», per esempio in un contesto territoriale come quello del Mezzogiorno, nel quale è difficile parlare di lavoro e dire a chi non riesce nemmeno a trovare lavoro come sarà regolato il suo trattamento di quiescenza - la pensione per intenderci -, sembrerebbe quasi voler offendere la sua dignità prima ancora della sua intelligenza.
Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, ogni anno - sono dati del rapporto SVIMEZ - dal Mezzogiorno emigrano 250 mila giovani che non riescono a trovare lavoro, per la maggior parte diplomati di scuola media secondaria e laureati. Dallo stesso rapporto si trae il dato allarmante che, su 50 mila laureati nel Mezzogiorno, dopo tre anni dal conseguimento della laurea, 10 mila sono dovuti emigrare (il 20 per cento dei laureati) e 20 mila dei 40 mila rimasti sono ancora in cerca di prima occupazione. Ci sfugge il dato sulla sottoccupazione dei 20 mila che, viceversa, sarebbero formalmente usciti dal circuito della disoccupazione.
Di fronte al fatto che si impegnano presunte risorse, che sarebbero collegate al cosiddetto «tesoretto», in regalie da incoscienti, con un debito posto a carico delle nuove generazioni e dell'intero Paese nei prossimi anni, mentre al Mezzogiorno viene detto che non vi sono le disponibilità - perché bisogna risanare non si sa più che cosa - per le opere infrastrutturali, per creare occasioni di lavoro, per dare una prospettiva di certezza, di speranza fondata e di ottimismo a popolazioni che ancora oggi sono costrette a subire la miopia e a volte - mi si consenta - l'idiozia di questo Governo che ritiene con la tracotanza e l'arroganza delle argomentazioni di poter continuare a negare i diritti del Mezzogiorno, di fronte a questo scempio dunque, cosa diciamo ai padri di famiglia del Mezzogiorno? Diciamo più o meno quello che saremo costretti a dire alle forze dell'ordine, e che saremo costretti a dire a tutti coloro i quali davvero hanno pensato, un anno e mezzo fa, di poter avere un segnale dal Governo nazionale che puntasse davvero, oltre che al risanamento dei conti pubblici, lontano da venire e forse impossibile da perseguire, anche alla creazione di condizioni di crescita e di sviluppo che sono invece qui pervicacemente negate.
Signori del Governo, voi regalate sotto i diktat delle frange più estremiste della vostra maggioranza ciò che volete a chi comunque non apprezzerà, perché chi chiede l'elemosina non sarà mai grato a chi pensa di poter comprare il consenso di chi riceve quell'elemosina.
Viceversa, voi vi dovrete preoccupare dell'ulteriore colpo che state assestando alle prospettive del Paese.
In nome del Mezzogiorno, ancora una volta tradito dall'ennesimo provvedimento «carogna» di questo Governo e in nome del Paese tutto, il Movimento per l'Autonomia esprime convintissimamente il proprio voto contrario a questa ennesima «porcheria».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

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FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intervengo brevemente per sottolineare un aspetto di questo provvedimento che non ci soddisfa. Soprattutto la parte dell'articolo 1 comma 6 che riguarda le forze dell'ordine e le Forze Armate.
Forse non vi siete resi conto fino in fondo cosa rappresenti. Con la riforma pensionistica del 1995 le forze dell'ordine, i militari e anche i magistrati, sono stati assoggettati ad un regime pensionistico diverso non per un beneficio o un regalo che volevamo fare a queste benemerite categorie, ma semplicemente perché è dimostrato dai fatti, nel corso di tutti gli anni passati, che costoro svolgono un'attività fatta di disagi, di responsabilità e di rischi, e svolta con un'usura fisica che è indiscutibile. Infatti, se l'attività svolta da un militare o da un poliziotto - per 24 ore al giorno esposto alle intemperie, alle modifiche ambientali, agli inquinamenti e anche ad un forte stress - non è considerata usurante, allora mi chiedo cosa possa essere usurante.
Ebbene, questo provvedimento poneva, come in passato, il consolidamento del caposaldo del rispetto nei confronti dei servitori dello Stato, soprattutto quelli che indossano una divisa. Anche la cosiddetta legge Maroni, benché guardasse al privato, non ha inserito in un contesto generale le forze dell'ordine, i magistrati e i militari, ma li ha tenuti proprio a parte nel riconoscere questa loro specificità e peculiarità. Oggi voi al comma 6 dell'articolo 1 del disegno di legge in esame, pensate di delegare il Governo ad elevare l'età media di accesso al pensionamento con decreti legislativi, ferme restando le specificità. Però, in questo comma 6 dell'articolo 1 inserite le forze dell'ordine. Quindi, la vostra intenzione è quella di far aumentare i limiti di età. Dunque, caro Presidente e caro sottosegretario, vi sembra normale che un esponente delle forze dell'ordine a 55 o a 60 anni possa contrastare una criminalità organizzata e comune, altamente agguerrita? Ritenete forse possibile che una persona di una certa età possa affrontare le esigenze nello scenario internazionale delle missioni di pace? Sicuramente no!
È un errore a cui dovete porre rimedio, perché non si può modificare ciò che è stato modificato nel 1995, ed è andato già oltre quelle che sono le esigenze istituzionali (anche le istituzioni hanno bisogno di giovani). Tuttavia, occorre anche tenere presente le esigenze fisiche e morali e - diciamo pure - anche spirituali delle persone che svolgono questo delicato servizio di difesa del cittadino.
Vi esorto, dunque, a riflettere su ciò. Questo aspetto, quindi, al Senato andrebbe modificato. Non possiamo assolutamente pensare ad un futuro diverso da quello attuale.
Sottosegretario non so quale sia la sua scorta, ma penso che lei...

ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Non ho scorta!

FILIPPO ASCIERTO. Se non ha una scorta, avrà un autista del Ministero. Comunque, quanti del Governo hanno la scorta, quanti hanno una scorta anche per necessità di tutela, vedrebbero dei sessantenni a difendere la sicurezza di un'istituzione o di una parte dell'istituzione o di un uomo delle istituzioni?
Dobbiamo riflettere attentamente: si tratta di uomini che danno molto allo Stato e vanno tutelati, ma non è il sistema previsto dal provvedimento in discussione a tutelare le forze dell'ordine e i militari.
Si tratta di un monito perché, altrimenti, al Senato, tra proteste che provengono dall'esterno (si svolgerà una manifestazione delle forze dell'ordine proprio sabato prossimo), tra quelle che avanzeremo noi della Casa della libertà, tra la difficoltà di mettere insieme la vostra maggioranza, questa sarà per voi una delle questioni più rischiose. Riflettete e modificate!
Noi esprimeremo un «no» incondizionato a tutto l'impianto del provvedimento le cui motivazioni saranno illustrate in seguito dall'onorevole Lo Presti.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, la discussione di oggi avrebbe potuto e dovuto essere diversa nei metodi, nei contenuti, nello spirito e anche nel clima di quest'Assemblea.
Il Protocollo sul welfare è un argomento che, evidentemente, interessa tutto il Paese, le sue parti più deboli e, soprattutto, il suo futuro, cioè i giovani. Oggi ci troviamo in questa sede a svolgere una dichiarazione di voto: farla o meno non cambierebbe molto, visto come sono andate le cose.
Sul Protocollo del 23 luglio 2007 avremmo dovuto fare un percorso ancora più lungo e più approfondito al fine di cercare la convergenza della maggior parte delle forze politiche. Invece, il citato Protocollo è nato in modo sbagliato per le componenti riduttive che lo hanno stilato e per i tempi che si sono dati (che non erano tempi dovuti a scadenze particolari, bensì a far cadere la cosiddetta riforma Maroni).
Il protocollo avrebbe dovuto far riflettere ancora di più su quello che è stata (ed è) la cosiddetta legge Biagi, cioè sulla flessibilità e sulla precarietà, parlando di riforma del mercato del lavoro in modo molto più serio. Tutto ciò non è avvenuto e oggi svolgiamo il nostro compito, che fa parte del copione di quest'Assemblea: dopo le dichiarazioni di voto sulla fiducia che ieri hanno avuto il momento più alto dell'espressione politica di tutti, oggi abbiamo più che altro impiegato il tempo in un rapporto con il Governo su un'ottantina di ordini del giorno. Il Governo, nella persona del sottosegretario Montagnino, sia in Commissione (per quel poco che si è potuto lavorare) sia in Assemblea, si è comportato con grande rispetto e dignità, ma questo giudizio riguarda solo la sua persona; su tutto il resto la nostra valutazione sarà espressa in termini diversi.
Non siamo riusciti a parlare di ciò che la cosiddetta legge Biagi ha prodotto dopo tante criminalizzazioni e, cioè, milioni di posti di lavoro. Soprattutto, avremmo dovuto approfondire il significato del voto dei cinque milioni di lavoratori sul citato Protocollo. Esso ha avuto un consenso, ribadito più volte in quest'Assemblea, di una parte importante, ma certamente limitata, del mondo complessivo del lavoro.
Il Protocollo ha trovato la contrarietà ed il contrasto di molti lavoratori, in sede di voto sul referendum che si è svolto su di esso: non è stato, infatti, sottoscritto da rappresentanti di attività produttive e di categorie non secondarie. Una rappresentanza pari quasi al 60 per cento di esse non ha aderito: questa parte rappresenta, in linea di massima, circa il 60 per cento del prodotto interno lordo del Paese, con una presenza lavorativa, in termini di addetti, di oltre il 40 per cento.
Pertanto, a fronte di questo, la revisione dello scalone è andata avanti su questa strada, operando una vera discriminazione e non certo privilegiando l'equità, soprattutto - come dicevo poc'anzi - per queste categorie che, in questo settore, avrebbero dovuto essere tenute in prima considerazione.
Vi è poi la questione della grande diversità e disparità, a parità di livelli o attribuzioni, tra lavoratori dipendenti e autonomi, cosa che, in effetti, non è sicuramente la strada migliore per dare un segnale uniforme al nostro Paese. Non parliamo poi (questione che è già stata richiamata) della copertura economica e finanziaria - oserei dire precaria - dopo che è stata presentata, a seguito della posizione della questione di fiducia, l'ultima versione del testo del provvedimento (dopo le prime due).
Per quanto riguarda i lavori usuranti, ad esempio, abbiamo visto come vi siano state aperture e chiusure, ma evidentemente, i costi - così come ventilati - saranno quelli dell'aumento della pressione contributiva sugli stessi lavoratori, soprattutto sui parasubordinati.
Sono tutte questioni la cui delicatezza (nonché la possibilità che sulle stesse si potesse, avendo pareri diversi, anche sbagliare) richiedeva un approfondimento veramente diverso. Anche nel caso dei beneficiPag. 64 pensionistici, la differenza fra autonomi e dipendenti (e si potrebbe andare avanti) è evidente e chiara.
Vi è stato, sicuramente, un tentativo di recuperare il lavoro a chiamata - job on call - tuttavia solo per alcune parti, solo per alcuni settori, senza tener conto che recuperare questo, ma avendo lasciato fuori altro, significa ricreare un sommerso molto più vasto e non avere in testa le idee che vi sono e vanno avanti in tutta Europa (come il contratto a tempo determinato, se riprendiamo anche il libro verde). Soprattutto, vi sono situazioni (come quella dei trentasei mesi) che hanno avuto un passaggio delicato anche in Commissione, dove credo che l'ultima scelta compiuta dal Governo - su pressioni certamente non del Parlamento né della Commissione - alla fine si ritorcerà contro, perché vi è il rischio vero che i nuovi contratti di lavoro a tempo determinato vengano prorogati, anziché terminati.
Un altro degli aspetti che sono di difficile comprensione, riguarda il part time sotto le dodici ore. Molte realtà hanno solo quelle possibilità di operare e in molte di esse non vi è la possibilità - temporale e fisica - di poter effettuare spostamenti tali per il tipo di servizio che si va a svolgere (pensiamo alla montagna o alle periferie distanti).
Alla fine, se ciò non viene valutato e approfondito bene e se non viene preso nella giusta considerazione a tutti i livelli, rappresenta un'ulteriore dimostrazione che si va ad incentivare - perché così sarà - il lavoro nero. Il sommerso, quindi, ricomparirà ancora di più, perché i lavoratori, piuttosto che stare senza lavorare, accetteranno di fare in nero le otto, dieci ore, o quant'altro. Tale aspetto - non certo per esaltare eventuali soluzioni di questo tipo - necessitava di un approfondimento, di un confronto che non doveva essere prioritariamente tempistico in ordine alla non entrata in vigore della riforma Maroni; invece, alla fine, abbiamo osservato proprio questo.
Veniamo poi a quanto è stato fatto per quanto riguarda i giovani. In questa sede qualcuno mi ha preceduto e ha parlato in maniera tale che mi sembrava di essere nel Paese del Bengodi. Credo che costui abbia una visione del nostro Paese molto diversa e distante dalla realtà. Biagi e Maroni guardavano ai giovani e avevano stretto un patto fra generazioni che poteva non piacere, ma che, certamente, guardava lontano. Infatti, il nostro impegno non può essere solo quello di salvaguardare il presente e quanto è stato fatto, ma soprattutto il nostro dovere è quello di impegnarci, anche sostenendo dei costi, per il futuro del nostro Paese, che è rappresentato dai giovani, verso i quali ci vuole serietà e responsabilità.
Potremmo andare avanti così su molte di queste situazioni, ma il vero problema è politico. Se tutti questi argomenti non sono stati approfonditi, se il provvedimento ha proceduto per parti separate - chiamiamole così - con consenso da parte di alcuni e non di altri, è perché il problema è, come detto, tutto politico.
È difficile comprendere quello che è successo ieri in quest'Aula dove grandissima parte della maggioranza nei suoi interventi ha demolito completamente il Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, concluda.

ANGELO COMPAGNON. Ancora due minuti, signor Presidente.

PRESIDENTE. Due minuti non glieli posso concedere: cerchi di concludere onorevole Compagnon.

ANGELO COMPAGNON. Quindi, per ventitré volte è stata posta la questione di fiducia ed è stata totalmente eliminata la possibilità di discutere in questo Parlamento, in questa Repubblica ancora parlamentare. Noi crediamo che questo Governo sia cieco e non si renda conto che il Paese è in rivolta. Se si ferma una persona per strada e le si chiede se vuole votare per la caduta del Governo Prodi, questa persona lo farà e non si tratta solo - come qualcuno pensa - di persone appartenenti ad un certo partito, ma di tutta l'Italia.Pag. 65
Credo che a questo punto il Governo abbia dimostrato che crede poco nell'interesse del Paese, ma crede soprattutto nel mantenimento dei suoi posti e ciò ci porta a dire...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Compagnon.

ANGELO COMPAGNON. ...con tranquillità e coerenza che voteremo contro questo provvedimento [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baratella. Ne ha facoltà.

FABIO BARATELLA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, annuncio, a nome della componente politica Socialisti per la Costituente del gruppo Misto, il voto favorevole sul provvedimento sul welfare al nostro esame, non senza difficoltà.
Facciamo, infatti, fatica a capire come sia conciliabile la necessità di dar vita ad una riforma importante, votata e sostenuta dalla stragrande maggioranza dei lavoratori (il Protocollo è stato sottoscritto anche dalle parti sociali), con l'esigenza avvertita di apportare al testo del provvedimento dei correttivi migliorativi che avrebbero potuto mettere in sintonia il Governo con il Paese.
Tra le proposte dei socialisti abbiamo scelto, in particolare, di sostenere il reddito dei giovani tra un contratto e l'altro, consentendo, quindi, loro di avere dignità e risorse che rendano possibile vivere e credere nel futuro. I socialisti non intendono rinunciare a questa battaglia e riteniamo, infatti, doveroso riprendere il tema in altre occasioni e momenti della vita politica e parlamentare. Anche per tale motivo crediamo che, per rimettere in pista il Paese dopo cinque anni di Governo del centrodestra, serva certamente tempo, ma anche autorevolezza.
Per questo è opportuno e necessario, superata questa fase, riordinare le idee e dar vita ad un nuovo Esecutivo più snello e capace di interpretare i bisogni reali dei cittadini ed affrontare adeguatamente il tema della crescita.
Daremo il nostro contributo con lealtà e determinazione. Non ci piace il giochino del «risiko», per alzare continuamente la posta del gioco o per prefigurare altre maggioranze. Riteniamo di avere un vincolo di fedeltà non tanto verso i partiti che ci hanno consentito l'elezione e che in gran parte non esistono più, ma verso gli elettori che in noi hanno riposto le loro speranze e a noi hanno dato fiducia: verso gli elettori sì.
Ci rendiamo partecipi e disponibili, anche con questo voto, ma pretendiamo più attenzione e considerazione non per un problema - come si dice in politica - di visibilità, che pure esiste, ma per le ragioni che sosteniamo, per fare modo che il patto di legislatura sia vero, lungo, leale e solidale fra tutti. Si tratta di buone ragioni che i socialisti mettono in campo; sino ad oggi non siamo stati ascoltati, ma è tempo che, anche da questa parte, si volga lo sguardo.
La sinistra siamo anche noi, forse a maggior titolo di altri soggetti politici. Per essere chiari vogliamo stare in Europa, vogliamo stare nel PSE con le sue politiche, senza «se» e senza «ma» (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Socialisti per la Costituente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, sottosegretario Montagnino, colleghi e colleghe, nell'intervento di ieri l'onorevole Giordano ha illustrato compiutamente le valutazioni del nostro gruppo preannunziando, alla fine, un voto favorevole sulla questione di fiducia posta dal Governo. In ordine al mio intervento, desidero entrare nel merito di alcuni aspetti per interloquire, rispondere e chiarire alcune questioni che sono state sollevate, cominciando da un punto ispiratore che mi è stato insegnato tante volte nella mia attività Pag. 66precedente. In base a tale criterio, i lavoratori preferiscono ascoltare un'amara verità, piuttosto che sentirsi raccontare bugie e promesse che successivamente, allorché verificano i fatti, non trovano rispondenza.
Come sosteneva il collega Giordano ieri, abbiamo espresso un profondo giudizio critico in ordine all'Accordo del 23 luglio scorso. Non voglio tornare su tali ragioni, ma dico solo all'onorevole Fassino, che ieri cercava di interloquire in ordine a tale punto, che è stato abolito lo «scalone» della cosiddetta riforma Maroni, come egli sosteneva. Pertanto, quanto sarebbe successo improvvisamente il 1o gennaio del 2008 avverrà, scaglionato in tre anni, ma avverrà. Inoltre, si è elevata obbligatoriamente l'età pensionabile, però con una piccola aggiunta. Nell'Accordo si è stabilito un doppio incastro, di quote e di età. Quale giustizia vi è in ciò? Lo chiedo seriamente: quale giustizia? Provate a discutere in un luogo di lavoro sul fatto che se sono meno vecchio - magari di un anno - ma ho lavorato più a lungo non posso andare in pensione perché, ad esempio, ho 58 anni d'età e 38 anni di contributi, mentre se un'altra persona è più vecchia di me, ma ha lavorato per minor tempo può andare in pensione! Si è fatta un'operazione in cui non solo si sono riviste le quote - ciò avrebbe costituito anche un sistema equo, perché si stabiliva una sommatoria neutra, che avrebbe tutelato chi aveva cominciato a lavorare prima - ma si è aggiunto l'obbligo dell'innalzamento dell'età (questo è il punto di ingiustizia in ordine al tema pensionistico). Non abbiamo cambiato giudizio, ma non abbiamo riproposto, nella discussione sulle linee generali, tali punti come discriminanti. Abbiamo preso atto del voto del referendum tra i lavoratori, in ordine al quale vi sono stati alcuni lavoratori favorevoli e altri contrari, ed entrambi vanno rispettati. Non vi sono lavoratori di «serie A» o di «serie B», in base a come si sono espressi in occasione del suddetto referendum. Bisognava tenere conto di tale dato e lo abbiamo fatto.
In realtà, abbiamo ritenuto di intervenire nel merito per rendere certi alcuni aspetti. Lo dico senza temere di essere smentito. L'unica certezza che il provvedimento in esame presenta, e che approveremo, è quanto previsto in ordine alle modifiche sull'età e sul pensionamento. Il resto sono auspici, spesso ambigui, che possono determinare peggioramenti di condizione. Faccio un esempio molto semplice. Abito in una città, Sesto San Giovanni, e provengo da una storia di persone che del lavoro di fabbrica ne ha piena la vita. Una mattina di una settimana fa alcuni operai mi hanno fermato, proprio mentre in questa sede si discuteva, e mi hanno detto: Augusto, ho votato in occasione del referendum e ho espresso tale voto perché mi hanno detto, in qualche modo, che la gravosità del mio lavoro - poiché lavoro su tre turni - mi è stata riconosciuta, così come il diritto di andare in pensione con il vecchio regime, proprio a causa della gravosità del mio lavoro, dei tre turni e perché ho lavorato di notte. Ho fatto leggere loro il testo del provvedimento. A quel punto, mi hanno chiesto una spiegazione: cosa significa che il Governo ha una delega che si deve ispirare ai criteri indicati nel decreto legislativo n. 66 del 2003? Ho risposto nell'unico modo sincero che potevo fare, cioè che se si applicano i criteri indicati in tale provvedimento non si andrà in pensione con il vecchio regime, perché esso indica 80 giornate di lavoro notturno. A proposito di verità, onorevole Fassino!
Quei lavoratori con i quali si è parlato nelle assemblee ed ai quali si è chiesto il voto, affermando che l'accordo conteneva un elemento di giustizia e che la loro condizione precaria di lavoro sarebbe stata tutelata, in verità, non hanno la certezza che, lavorando 76 giornate di notte, durante l'anno, su tre turni e magari in ciclo continuo, come nei settori chimico e metalmeccanico, avranno il diritto di andare in pensione con il vecchio regime, come gli era stato raccontato. Cosa dite quando si parla di lotta alla precarietà e quando, invece di considerarla in linea teorica, si affrontano questioni concrete? Pag. 67Stiamo discutendo seriamente tra noi? Qualcuno di voi è disposto a spiegarmi come un datore di lavoro possa chiedere un'ulteriore deroga indefinita nel tempo ad un giovane ragazzo (o ad una ragazza) che lavora per 36 mesi nella stessa mansione dipendente, perché il suo è un lavoro temporaneo? Ma voi quali luoghi di lavoro conoscete dove per 44-50 mesi (cioè per cinque o sei anni) si copre la stessa mansione in un lavoro che possa definirsi temporaneo? La corretta forma di assunzione di quel ragazzo o di quella ragazza è un contratto a tempo determinato? O mi volete spiegare che nel core business di un'azienda - non in parti occasionali, ma nella sua struttura economica e produttiva, che è strutturata in mansioni che non sono variabili, poiché sono quelle senza le quali non esisterebbe quell'impresa - si può assumere un ragazzo o una ragazza con un contratto di collaborazione, come se non fosse, invece, un punto di lavoro strutturalmente subordinato? Di cosa parliamo? Parliamo della vita concreta di persone, di ragazzi e di ragazze in carne ed ossa. In precedenza vi ponevo il problema del riconoscimento della pensione per il lavoro usurante, che riguarda sia i vecchi lavoratori sia i giovani lavoratori (vi sono ancora persone che vanno a lavorare a 15-16 anni), che si troveranno penalizzati dalla predetta situazione, oltre a coloro che hanno lavorato nel passato.
Parliamo, inoltre, di tanti figli, ragazze e ragazzi, che con i sacrifici della famiglia e con impegno personale, hanno studiato e si sono laureati e oggi, dal fare il ricercatore si ritrovano a lavorare anche in posizioni tecnico-impiegatizie, quando va bene, con un lavoro incerto, precario e senza garanzie. È questo l'investimento di un Paese sul suo futuro, sul futuro delle proprie giovani generazioni e sulla qualità del proprio sviluppo? Davanti a ciò, si può uscire dal Parlamento e dire che la legge che abbiamo votato ha risolto (in un modo o nell'altro) il problema, dato che si parla di risultati? Penso di no. Così non è nei fatti. Abbiamo lavorato, in Commissione, per rendere effettivi gli aspetti ricordati. Sono state proposte anche modifiche positive, che non sono state cancellate dal maxiemendamento. Penso che il presidente della Commissione lavoro, la maggioranza dei componenti e la sinistra presente nella Commissione stessa debbano ancora essere orgogliosi del lavoro svolto per una legge che poteva essere attuata, in grado di dare garanzie e risposte certe ai problemi ricordati. Chissà perché, lo ripeto, di un lavoro unanimemente svolto dalla maggioranza è stata cancellata una parte. Si tratta di una coincidenza strana che ciò sia avvenuto il giorno dopo che il presidente di Confindustria ha chiesto un incontro al Presidente del Consiglio e che ci siamo trovati ad esprimere un voto di fiducia su un provvedimento che la maggioranza, in Commissione, aveva migliorato ed integrato? Qualcuno è in grado di sostenere che ciò non ha nulla a che fare con l'autonomia di questo Governo dai poteri suddetti?
Di fronte ai fatti che sono accaduti, penso che il presidente della Commissione abbia fatto un gesto di grande nobiltà e una certa solidarietà nei suoi confronti sia ipocrita. Invece della solidarietà ci vogliono atti politici, che sanino la frattura avvenuta. Le dimissioni - concludo - non sono state date dal presidente Pagliarini perché ha un'opinione di merito diversa da quella di qualcun altro, ma perché è stato svilito il ruolo del Parlamento e il lavoro nel Parlamento, anche della maggioranza che sostiene questo Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Rocchi, concluda.

AUGUSTO ROCCHI. Concludo, signor Presidente. Di questi fatti bisogna rispondere! Noi abbiamo votato la fiducia e voteremo a favore dell'approvazione del provvedimento in esame, ma i nostri giudizi non cambiano. Ci vuole una svolta o questo Governo ha veramente esaurito il suo ruolo (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

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FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei svolgere due semplici considerazioni, richiamandomi all'intervento che ha fatto il collega D'Ulizia in quest'Aula e, soprattutto, alla dichiarazione sul voto di fiducia del presidente Donadi. Ci tenevo a sottolineare un mio personale apprezzamento e anche un elemento di soddisfazione per il senso e il gesto di responsabilità politica e di maturità mostrato da molti colleghi della sinistra, iniziando - l'abbiamo appena ascoltato - da quelli dei gruppi di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani, nella decisione di optare per la fiducia, mettendo da parte le pur legittime richieste e posizioni politiche, sacrificate, in qualche modo - perché negarlo? - sull'altare di una coesione di maggioranza che, com'è accaduto in altri momenti, non può che premiare nel lungo periodo.
Tale spirito di coalizione, che in passato ha visto coinvolte altre forze politiche e la stessa Italia dei Valori, a nome della quale parlo, porta, poi, a situazioni e scelte, qualche volta, anche di sofferto compromesso, mai in senso deteriore, ovviamente, ma ciò può e deve rappresentare per il Paese un segnale di serietà, che non può e non deve essere degradato ad una sconfitta o, tanto meno, ad una sorta di Caporetto del Governo di fronte alle pressioni di componenti politiche o di parti sociali, né ad una sconfitta dei gruppi che in quest'Aula non hanno condiviso fino in fondo l'atteggiamento e le scelte del Governo. Bisogna prendere atto di questo passaggio difficile per la coalizione, ma non possiamo che ripartire da ciò per offrire al Paese l'opportunità di continuare insieme sulla strada della completa realizzazione del programma sottoscritto alla vigilia delle elezioni del 2006 e di adattarne, in maniera condivisa, quei punti che hanno potuto o potranno risentire dei mutamenti che il tempo potrà comportare nel sistema Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la posizione del gruppo dei Popolari-Udeur rispetto all'approvazione di questo provvedimento è assolutamente chiara: riteniamo che sia nostra precisa responsabilità portare a termine quanto è stato deciso dalle parti sociali attraverso l'Accordo del 23 luglio scorso, che condividiamo appieno e che ha avuto l'approvazione anche dei molti lavoratori che hanno partecipato al referendum. In tal modo il Governo ha inteso rilanciare il metodo della concertazione come strumento fondamentale in un Paese avanzato, al fine di contemperare le ragioni del lavoro e dell'impresa in un orizzonte comune di crescita della competitività. Si tratta di un atto che costituisce un passo importante verso un Paese che vuole essere competitivo e solidale e che non intende abbandonare le categorie più deboli, dopo avere chiesto, ad oltre cinque milioni di persone con un apposito referendum, di esprimere il proprio parere.
Il Protocollo e il disegno di legge che lo recepisce partono, inoltre, dal presupposto che, per essere veramente competitivo, il sistema Paese dovrà cercare di utilizzare al meglio tutte le sue risorse, tramite il coinvolgimento nel mercato del lavoro dei soggetti che oggi sono più svantaggiati, come i giovani - i più penalizzati dal lavoro flessibile e, talvolta, da forme di vero e proprio precariato - per i quali il provvedimento in discussione si preoccupa di creare i presupposti per la realizzazione di maggiori opportunità di lavoro stabile e di prospettive pensionistiche più adeguate.
Altrettanto vale per le donne, il cui livello di occupazione rimane ancora, soprattutto nel Mezzogiorno, troppo basso rispetto alla media europea e agli obiettivi della strategia di Lisbona. Per le donne, infatti, il provvedimento in esame prevede interventi volti ad incrementare le opportunità di occupazione, rendendo più facile Pag. 69la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e rafforzando le garanzie per l'effettiva parità di trattamento sul lavoro tra uomini e donne. Lo stesso si può dire per le persone con disabilità, che incontrano ancora grandi difficoltà per un effettivo accesso al lavoro, per le quali il provvedimento prevede appositi interventi volti a rendere effettive le opportunità di inserimento o reinserimento lavorativo, tra cui la concessione al datore di lavoro di un contributo per l'assunzione di soggetti disabili volto a coprire una parte del costo salariale di tali lavoratori.
Nonostante le varie vicissitudini che il provvedimento ha subito durante l'iter parlamentare e che hanno costretto il Governo a ricorrere allo strumento della fiducia, ci troviamo oggi di fronte ad un testo che noi Popolari-Udeur non possiamo che condividere, anche perché contiene tutte le modifiche di iniziativa del nostro gruppo parlamentare. In particolare, mi riferisco alle disposizioni in favore del mondo femminile, come quella diretta a recuperare le esperienze e le competenze delle donne che, avendo privilegiato gli impegni familiari e la cura e la crescita dei figli, oggi si trovano escluse dal mondo del lavoro. Altro intervento di nostra iniziativa a favore delle donne è quello che restituisce loro la possibilità di effettuare versamenti non soltanto fissi, ma anche saltuari sulla propria posizione previdenziale. Le disposizioni che ho appena citato dimostrano, a nostro avviso, grande sensibilità verso una categoria di persone che non godono di un reddito fisso, pur dedicandosi quotidianamente al lavoro domestico al quale noi, Popolari-Udeur, riconosciamo una grande importanza, poiché contribuisce in maniera sostanziale alla difesa e alla crescita dei veri valori della famiglia. A tal proposito, vorrei ricordare che è stato recentemente dimostrato che il lavoro delle donne all'interno delle mura domestiche è il vero motore dell'economia italiana.
Altro tema fortemente richiamato dal nostro gruppo è quello relativo alla possibilità, per taluni settori, di stipulare contratti di lavoro a chiamata (job on call) perché riteniamo che soprattutto in alcuni ambiti, come quello turistico e quello dello spettacolo, l'abrogazione dello strumento legale del lavoro intermittente avrebbe certamente incentivato il lavoro sommerso, con grave danno sia per i lavoratori sia per lo Stato, considerato che il lavoro nero è equiparabile all'evasione fiscale.
Su tali problematiche avevamo già iniziato un lavoro costante nel tempo, che abbiamo portato avanti con particolare determinazione: infatti abbiamo rivolto un'interpellanza urgente al Governo e abbiamo avanzato una precisa proposta che ha costituito la base dell'intesa nella maggioranza e, poi, del testo definitivo di attuazione del Protocollo. Per tutte queste ragioni, noi Popolari-Udeur daremo convintamente il nostro voto favorevole all'approvazione di questo provvedimento che costituisce, per noi e per il Paese, una grande conquista (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.

GLORIA BUFFO. Signor Presidente, a volte le vicende politiche sono semplici e non possono essere annebbiate dalle parole difficili. Questo è uno di quei casi: i fatti parlano da soli. Il primo fatto che parla da solo è che cinque anni di Governo Berlusconi hanno lasciato un segno pesante: chi lavora oggi è più precario e molto spesso sottopagato, in un Paese in cui la vita è cara e il diritto alla casa è carissimo. La destra non ha inventato certo la precarietà, ma le ha spalancato le porte, e intanto ha varato una riforma delle pensioni iniqua ed aggravata dalla viltà di rimandarne l'attuazione dopo la fine del suo Governo. Così stando le cose (l'antefatto è importante perché riguarda milioni di italiani), il 31 dicembre di quest'anno per molti l'età pensionabile si sposterebbe in avanti di tre anni in un colpo solo.
È dunque un'eredità difficile quella del centrosinistra che ha vinto le elezioni, perché si è impegnato a voltare pagina.Pag. 70
Il secondo fatto è il seguente. Si è concluso un accordo con le parti sociali raggiungendo un risultato sulle pensioni che per noi di Sinistra Democratica è condivisibile, perché non vi è più il «salto» di tre anni, non si «tocca» l'età pensionabile delle donne, si alzano (anche se di poco) le pensioni basse e si rendono meno difficili le carriere previdenziali dei giovani. Si è inoltre introdotta una distinzione, a nostro avviso decisiva, che tiene conto dei lavori più pesanti, i quali non possono essere trattati, ai fini dell'età pensionabile, come tutti gli altri. Sulla lotta alla precarietà, invece, il risultato non è stato buono e non occorre spendere molte parole per spiegarne il perché: la sproporzione tra le misure decise e la realtà è troppo grande.
Vengo così al terzo fatto. Vi è stata una consultazione importantissima che noi, per cultura e per scelta politica, consideriamo un grande evento democratico voluto dai sindacati e, in particolare, dalla CGIL.
Infine, si è giunti all'esame del Parlamento e sotto questo aspetto le cose sono andate decisamente male. Non sono andate male all'inizio perché in Commissione, con un compromesso difficile ma utile, non si è stravolto il Protocollo, anzi tutt'altro. Si è chiarito, però, che dopo trentasei mesi non vi è un'indistinta possibilità di fare una proroga del contratto a termine, perché essa incontra un limite del tutto ragionevole.
Si è migliorato qualche aspetto della disciplina dell'apprendistato; in tema di lavoro usurante si è chiarito che non vi sarà chi per contratto potrà usufruire di uno sconto, contando cinquanta notti, e chi, invece, dovrà raggiungerne ottanta e si è data, ragionevolmente, una delega al Governo con la libertà di scegliere insieme alle parti sociali un criterio equo. Non si è trattato, quindi, di qualcosa di clamoroso, ma solamente di chiedere delle garanzie che l'accordo non venisse svuotato o piegato agli interessi di chi è più forte.
Durante l'esame del provvedimento sul welfare svolto in sede di Commissione - vorrei ricordarlo perché è molto importante - nessuno ha assunto una posizione radicale né ha alzato le bandiere; anzi, non ci si è impuntati nemmeno su tutto ciò che, invece, sarebbe stato necessario modificare. Per voltare pagina, infatti, occorrerebbe introdurre le causali per il ricorso al contratto a tempo determinato (non mi soffermo in questa sede ad argomentare perché oggi, invece, vi è un abuso di questa forma contrattuale), e una norma che distingua in modo serio e moderno il lavoro economicamente dipendente da quello autonomo, considerato che oggi, con le regole ancora vigenti, il mercato del lavoro in Italia si fonda su un imbroglio, e lo sanno tutti in quest'Aula.
Il testo esaminato dalla Commissione comprendeva anche la reintroduzione in alcuni settori del lavoro a chiamata - fortemente voluto dal Partito Democratico e da noi, invece, avversato - il quale non era parte del Protocollo. Nell'insieme risultava, comunque, un testo che corrispondeva all'accordo con qualche miglioramento e un cambiamento peggiorativo. In Commissione ci si è fatti quindi carico del problema politico della maggioranza; non vi è stato qualcuno che si è limitato ad agitare dei vessilli propagandistici; la maggioranza ha lavorato e discusso, nelle sedi competenti, alla presenza del Ministro del lavoro; non vi è stato un accordo della maggioranza in Parlamento per affrontare i lavori in Commissione senza la partecipazione del Governo, che infatti ha assistito alle discussioni. Avevamo lavorato così; poi però è intervenuto uno strappo, non solo verso il Parlamento e verso la maggioranza, e in particolare nei confronti di una parte di essa, cinquanta volte più numerosa dei tre senatori che obiettavano.
Vi è stato un cambiamento e uno strappo persino sull'accordo tra le parti sociali. Ricordo, infatti, ancora una volta ai distratti che il testo su cui abbiamo votato la fiducia non coincide con quello votato da cinque milioni di persone, in quanto è reintrodotto il lavoro a chiamata che, a detta del Ministro da quando è in carica, era una delle misure peggiori prePag. 71viste dalla legge n. 30 del 2003, misura di cui sarebbe stato bene liberarsi il prima possibile. Questi sono i fatti.
Ieri ho sentito in Aula l'intervento di un esponente del Partito Democratico che ha chiesto - immagino rivolgendosi ai gruppi delle sinistre - se il testo risultante dal voto fiduciario fosse migliore o peggiore delle leggi varate dal centrodestra. Certo che è migliore, onorevole Fassino, ma non ci hanno votato sperando solo che non facessimo peggio. Se vi è carestia, non basta uno spuntino!
Credo che i riformisti, di cui vogliamo essere alleati, «agguantino» i problemi e non li aggirino. Ma in Italia vi sono cinque milioni di persone che lavorano precariamente, un'enormità: questo è il problema sociale del nostro tempo (di cui parlano tutti), che segna la società e che neanche regala competitività al nostro Paese.
Come Sinistra Democratica abbiamo sempre tenuto un comportamento sobrio nel lavoro parlamentare, nei giudizi politici e nelle dichiarazioni. Manterremo questo tono perché è il nostro, perché la sinistra a cui lavoriamo è concreta, ferma, mai agitatoria. Se esiste una tale carestia di lavoro sicuro, dignitoso, stabile, retribuito il giusto, noi, tuttavia, non proponiamo un banchetto per tutti, bensì ciò che è giusto e possibile.
In questi mesi di Governo del centrosinistra quasi ogni giorno siamo stati chiamati, a volte in modo burbanzoso, al rigore dei conti. Nel testo approvato dalla Commissione erano contenute - e sono in discussione - alcune norme che non costano, ma servono, sono giuste e niente affatto radicali. Noi sappiamo, perché siamo adulti e persone serie, che poco è meglio di niente per alcuni milioni di italiani e perciò voteremo a favore. Tuttavia, quando il poco è meno di ciò che hanno votato le lavoratrici e i lavoratori e meno di quanto deciso dal Parlamento, il problema politico è aperto ed è molto serio (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacomoni. Ne ha facoltà.

SESTINO GIACOMONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dibattito odierno è qualcosa di veramente surreale, in quanto il Governo si è presentato in Parlamento sostanzialmente con il testo di un accordo sottoscritto con le parti sociali e ha preteso da noi una mera ratifica. Siamo tutti consapevoli che oggi, nostro malgrado, stiamo solo perdendo del tempo.
Il nostro lavoro in Aula (come del resto quello in Commissione, come testimoniano le dimissioni del presidente Pagliarini) è ritenuto inutile e forse anche dannoso dal Governo, interessato solamente alla propria sopravvivenza e non certo a risolvere i problemi reali del Paese.
Con questo provvedimento abbiamo avuto la certificazione che ormai l'Italia non è più una Repubblica parlamentare ma una Repubblica sindacale. Oggi, in piena Repubblica sindacale e sotto dettatura e dittatura della CGIL, ci troviamo di fronte al paradosso per il quale, se l'Assemblea provasse liberamente a legiferare in materia di pensioni e di lavoro, il sindacato non esiterebbe ad indire uno sciopero generale contro il Parlamento italiano.
È ormai vicino il giorno in cui il Governo, il vostro Governo, dovrà rimettere il mandato direttamente nelle mani dei sindacati e se non fossero in gioco il futuro dei nostri figli e delle nostre imprese potremmo dire che lo spettacolo offerto dal Governo Prodi sul welfare è quasi comico. Trattative chiuse e riaperte, svariate riunioni del Consiglio dei ministri tra ricatti, divisioni e distinguo per partorire, infine, un brutto compromesso disconosciuto da tutti e incomprensibile, tant'è vero che Prodi, come Totò, è arrivato a porre la fiducia «a prescindere»: non si era mai vista una fiducia posta a prescindere dal testo!
L'unica certezza è che la fiducia è stata posta non a causa dell'ostruzionismo dell'opposizione (che, anzi, ha avuto un atteggiamentoPag. 72 serio e costruttivo), bensì per superare le divisioni della vostra maggioranza.
Dopo averne tanto parlato in campagna elettorale, ora, con il vostro immobilismo, state veramente condannando l'Italia a un lento - ma inesorabile - declino. La vostra azione politica, dettata da un'estrema sinistra massimalista, che controlla cinquanta senatori su centocinquantotto, ha finora prodotto solo tasse e controriforme, la più eclatante delle quali è proprio quella contenuta nel provvedimento che oggi stiamo esaminando: la «controriforma» delle pensioni, che, con il passaggio dallo «scalone» agli «scalini», rappresenta sicuramente l'unica opera «infrastrutturale» realizzata dal vostro Governo.
Purtroppo, però, sui vostri «scalini» rischia di scivolare rovinosamente il futuro dei nostri figli. Con i 23 miliardi di euro (la vostra «controriforma» costa tanto) si sarebbero potute avviare serie ed efficaci misure di politica attiva del mercato del lavoro e si sarebbe potuta approvare una vera riforma dello Stato sociale.
Per tale motivo un Governo deve stabilire le priorità: non può pensare di mandare in pensione i cinquantenni e, contemporaneamente, di trovare le risorse per accompagnare i giovani verso il lavoro. La priorità del Governo Berlusconi era chiara: creare milioni di posti di lavoro. Siamo convinti che questa è la vera politica sociale che un vero Governo deve perseguire: abbiamo raggiunto, infatti, il record storico di 23 milioni di occupati.
Durante i cinque anni del Governo precedente, avete lanciato anatemi contro la nostra riforma del mercato del lavoro, salvo poi scoprire, con cinque anni di ritardo - e solo dopo l'assassinio del professor Marco Biagi (unico vero martire) - che, grazie alla buona flessibilità introdotta dalla nostra legge, sono stati creati, in Italia, oltre due milioni di posti di lavoro. Mi auguro che oggi, con i dati ISTAT alla mano - e all'esito dell'indagine conoscitiva sulla precarietà - abbiate finalmente capito che flessibilità non è sinonimo di precarietà, bensì di opportunità di ingresso nel mondo del lavoro. Con la buona flessibilità abbiamo aperto ai giovani la porta di accesso al mercato del lavoro: oggi, con le restrizioni che state inserendo, state di fatto sbarrando quella porta.
Il dibattito odierno, in realtà, certifica il fallimento delle politiche sociali e di sviluppo del vostro Governo. Oltre al danno, questo Esecutivo riserva ai giovani anche la beffa: fa promesse che non potrà mantenere. La clausola che prevede che le pensioni future siano pari al 60 per cento dell'ultima retribuzione, infatti, non ha alcun fondamento giuridico: lo sapete bene, considerato che, con la riforma Dini del 1995, il sistema di calcolo delle pensioni non si basa sulla retribuzione, ma sui contributi versati.
Il testo che state approvando rompe definitivamente il patto di solidarietà generazionale tra lavoratori attivi e pensionati, tra giovani e anziani. Oggi i trentenni devono versare contributi sempre più alti, per pagare pensionati sempre più giovani. Lo «scalone» che state demolendo garantiva la tenuta dei conti pensionistici e serviva proprio per rinsaldare il patto generazionale. La vostra «controriforma» costerà agli italiani, nel complesso, oltre 23 miliardi di euro e non dieci, come calcolato nel testo che state approvando.
Ma, almeno, vi siete chiesti chi paga? Pagheranno i cittadini, con continui aumenti delle tasse e dei contributi, ma pagheranno soprattutto i giovani, che, con l'aumento delle aliquote contributive, percepiranno meno soldi in busta paga e perderanno occasioni di lavoro. Del resto, mentre il Governo trattava con le parti sociali su pensioni e lavoro, nessuno ha rappresentato i giovani al tavolo. Lo stesso Governo, in realtà, era interessato non tanto al tavolo quanto alle sedie o, meglio, alle poltrone da occupare!
Questo è il vostro concetto di piena occupazione, molto diverso dal nostro e da quello di Keynes. Il ritratto della sinistra massimalista costerà caro al nostro Paese. Quella dei lavori usuranti sarà una bomba ad orologeria, destinata ad esplodere nel tempo. Per non parlare, poi, dei dubbi Pag. 73sull'incostituzionalità di questa norma: ci dovete spiegare, infatti, perché un lavoro notturno è usurante se è svolto da un lavoratore sindacalizzato e non lo è più se a svolgerlo è un lavoratore autonomo.
Come potete pensare che un autotrasportatore (che guida tutta la notte), un fornaio o un commerciante che lavora ai mercati generali non siano usurati dal loro lavoro? Come potete pensare che fare il poliziotto o il carabiniere non sia un lavoro usurante? Avete una strana idea dei diritti! In realtà, se parliamo di diritti soggettivi, o sussistono per tutti o per nessuno.
Il provvedimento in esame, inoltre, sempre con la complicità dei sindacati - e, purtroppo, con l'accondiscendenza di Confindustria - non fa nulla a sostegno delle imprese e, anzi, aumenta i vincoli allo sviluppo. Anche la detassazione e la decontribuzione, se non inserite in un processo di libera contrattazione aziendale, possono rivelarsi una mera illusione. L'unica certezza del vostro Protocollo è la dilatazione della spesa pensionistica. Tutto ciò accade mentre il Governatore Draghi denuncia i rischi per l'economia del «sistema Paese»: frenata dei consumi e salari troppo bassi.
Credo, dunque, di un non poter essere smentito nell'affermare che il Governo ha sostenuto una trattativa sbagliata e che, ancora peggio, ha firmato un accordo dannoso per il Paese. Di fronte a questa vostra incapacità a governare, acquista ancora più risalto la forza riformatrice del Governo Berlusconi: sarebbe bastato per voi ripartire dal Patto per l'Italia sottoscritto dal Governo Berlusconi con i sindacati, ed oggi noi avremmo sostenuto con convinzione una seria riforma dello Stato sociale.
Purtroppo, la vostra finta disponibilità al dialogo sulle riforme si scontra con la triste realtà di ciò che sta avvenendo in quest'Aula su una riforma, come quella dello Stato sociale, che è di gran lunga la più importante per il futuro dei nostri figli, perché - come diceva Ralf Dahrendorf - lo Stato sociale è il più grande successo della politica moderna.
Oggi dobbiamo prendere definitivamente atto che con questo Governo non è possibile alcun dialogo. Ci chiediamo allora ad alta voce: dove sono finiti i presunti riformisti del Partito Democratico? Cari amici riformisti, se ci siete, battete un colpo! Non ho sentito nulla... Noi siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità, certi che le nostre idee e le nostre proposte diventeranno le leggi e le riforme del domani. Per tutto ciò, oggi Forza Italia dice «no» a un provvedimento frutto di un compromesso brutto, sbagliato e dannoso per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

Su un lutto del deputato Francesco Saverio Garofani.

PRESIDENTE. Siamo appena stati informati che l'onorevole Francesco Saverio Garofani è stato colpito da un grave lutto familiare.
La Presidenza, anche a nome dell'Assemblea, esprime la solidarietà al nostro collega.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A. C. 3178-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, ci uniamo ovviamente al cordoglio del collega.
Nel pronunciare la dichiarazione di voto a nome di Alleanza Nazionale, mi rivolgerò, signor Presidente e cari colleghi, non al Governo né al Presidente del Consiglio, che ponendo la questione di fiducia sul provvedimento che recepisce il Protocollo sul welfare ha dimostrato di nonPag. 74apprezzare, anzi di mortificare il Parlamento, che è stato ridotto ad esercitare un ruolo di mera ratifica delle decisioni da altri assunte (mi riferisco a Confindustria e ai sindacati); mi rivolgerò, invece, direttamente ai lavoratori, ai giovani, agli anziani e ai pensionati, che dal provvedimento in discussione non riceveranno benefici, ma solo danni (che non si verificheranno, forse, nell'immediato, ma in futuro certamente).
A costoro intendo dire - soprattutto lo voglio dire ai giovani - che il grande imbroglio che si cela in questo provvedimento aprirà a breve non solo un conflitto generazionale, come altri hanno osservato, ma anche un genocidio previdenziale che colpirà proprio i giovani lavoratori che, signor Presidente, dal 1995 in poi (è appena ieri) sono entrati nel mondo del lavoro e rischiano di non poter godere in futuro di una pensione certa e soprattutto congrua.
Ciò avviene perché con la scelta scellerata di abolire il cosiddetto «scalone» si accorcia enormemente il periodo di tenuta e di resistenza del sistema previdenziale italiano che - nel volgere di un ventennio e, forse, anche prima - rischierà il collasso.
Tale genocidio pensionistico viene commesso dal Governo Prodi solo per garantire a chi è ancora in grado di lavorare - e lavorare proficuamente - di andare in pensione a 57 anni, con l'aggravante della malafede sulla copertura finanziaria (che non c'è) e sull'impatto devastante che questa controriforma potrà avere sulla finanza pubblica.
Viene compromesso il futuro pensionistico dei giovani lavoratori con una «controriforma» che va esattamente nella direzione opposta a quella in cui si muove l'Europa e si muovono le nazioni dell'intero pianeta. Le altre nazioni aumentano l'età pensionabile, perché sono già da tempo aumentate le aspettative di vita di uomini e donne e si è acuita la crisi demografica. L'Italia invece, cosa fa? In controtendenza, si abbassa l'età pensionabile e si bruciano 75 miliardi di euro in dieci anni!

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 14,40)

ANTONINO LO PRESTI. Intendiamo rivolgerci ai giovani lavoratori perché prendano coscienza di tale rischio che Alleanza Nazionale, come forza politica responsabile e attenta a garantire le esigenze di tutti i lavoratori, ha più volte denunziato ma invano. Come è possibile immaginare che si possa ancora andare in pensione a 57 anni nel pieno del vigore fisico, quando la prospettiva di vita per un uomo si è allungata fino a 75 anni e per le donne ancora di più?
È questo il messaggio negativo che questa vostra riforma, signori del Governo e della maggioranza, propone al Paese e alle giovani generazioni. Il domani della previdenza italiana è incerto e pericoloso, e non importa se a soffrire saranno le generazioni a venire. Ecco perché è necessario che nel Paese aumenti sempre di più il disdoro generale per il modo irrazionale di governare di questa maggioranza, tutta spostata a sinistra ma sempre pronta ad ubbidire ai veri padroni che fuori dal Parlamento decidono quello che potete e non potete fare.
Ma il testo sul quale avete ottenuto la fiducia porterà pure danni all'intero sistema del mercato del lavoro, tanto faticosamente riorganizzato dal centrodestra con la legge Biagi, che voi più volte avete detto di voler cancellare, e purtroppo ci state riuscendo. Avete tolto il termine degli otto mesi come ultima proroga aggiuntiva ai trentasei mesi per il lavoro a tempo determinato, delegando alla contrattazione collettiva sindacale di definirlo. Qualcuno ha valutato questa novità come un colpo di genio e come una scelta favorevole alle imprese: dubito che sia così, e temo anzi che si possano determinare danni alle imprese, nel momento in cui le parti sociali non dovessero trovare un accordo o ritardassero il suo raggiungimento.
Vedremo cosa accadrà, cari colleghi, conoscendo il tasso di litigiosità delle parti sociali e l'enorme arretrato di contratti collettivi scaduti da anni e che stentano ad Pag. 75essere rinnovati; e vedremo ancora cosa accadrà sui lavori usuranti, quando il Governo dovrà esercitare la delega e dovrà dire chi sta dentro e chi sta fuori, per non sforare i limiti di spesa, che già è elevata e che ad oggi non ha una copertura certa, per le ragioni che dirò a breve.
Lascerete in pace le Forze dell'ordine, garantendo la loro specificità, la specificità della loro attività e del loro ordinamento, o continuerete a mortificarle nella dignità e nel ruolo, e soprattutto nelle risorse, che sono sempre di meno? E ancora: dovremo scriverla tutta la storia dell'aumento degli oneri contributivi per le imprese quando si scoprirà che non bastano i soldi che voi avete preventivato, o peggio che non sapete dove andarli a prendere, perché si saranno dissolte tutte le coperture indicate? Ecco dove sta l'imbroglio!
Ho denunziato a chiare lettere l'altro ieri, nel corso dell'illustrazione della questione pregiudiziale, che il provvedimento in esame è coperto solo virtualmente e che i risparmi che avete previsto dalla razionalizzazione del sistema previdenziale non ci saranno; così come non c'è ancora uno straccio di piano industriale sull'accorpamento degli enti di previdenza, e su questo punto attendo ancora la smentita della Ragioneria generale dello Stato. Ho denunziato anche che, ammesso che si realizzi un'economia dal riordino degli enti di previdenza, i risparmi così ottenuti non potranno essere utilizzati per coprire questa legge perché non saranno entrate reali: e lo dice sempre la Ragioneria, che però prosegue nel suo omertoso e complice silenzio.
E allora, signori del Governo, smettetela di prendere in giro gli italiani e smettetela pure di prendere in giro la vostra stessa maggioranza, che blandite da un lato ma che bastonate senza pietà dall'altro nella logica del divide et impera, facendo fare una magra figura con il proprio elettorato ai vostri compagni di Rifondazione Comunista, i quali per salvare la faccia sono costretti a soffocare la rabbia e a votare la fiducia comunque.
Usque tandem, fino a quando lei, onorevole Prodi, assente come sempre da quest'aula, abuserà della pazienza degli italiani e dei suoi stessi alleati? Fino a quando dovremo noi tutti, cittadini italiani, sostenere sulla nostra pelle, e soprattutto sul futuro dei giovani, le scelte dissennate che adottate continuamente e che fate approvare con voti di fiducia, che nel numero ormai hanno superato anche i mesi del vostro Governo?
Possiamo solo sperare che le parole del presidente Dini e di Rifondazione Comunista, che per ragioni diverse hanno chiaramente parlato di fine di un'esperienza governativa ormai consunta ed esausta, non rimangano lettera morta, perché a morire sarà diversamente la speranza degli italiani, che ormai da tempo hanno intuito cosa li attende se il vostro Governo non verrà preso e mandato a casa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellanova. Ne ha facoltà.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il gruppo Partito Democratico-L'Ulivo voterà in modo convinto a favore di questo provvedimento, e lo farà perché le misure che esso contiene sono in linea con la missione del Governo Prodi e con tutti i provvedimenti fin qui adottati dal Ministro Damiano, come quelli sulla coesione sociale, sui diritti, sulle opportunità e sulla competitività.
Lo farà anche perché il metodo innova molto. Vorrei ricordare a quest'Aula che la riforma delle pensioni del 2004 fu fatta contro il mondo del lavoro. Per la prima volta nel nostro Paese, infatti, vi fu una riforma pensionistica senza confronto e senza intese con i soggetti interessati, attivando così un pericoloso scontro tra padri e figli. Il Protocollo che origina il provvedimento che tra poco approveremo è frutto invece di un accordo con le parti sociali convalidato da oltre cinque milioni di lavoratori, di cui solo un milione pensionati. Si tratta di una grande prova di democrazia, e non solo per le organizzazioni sindacali, ma per il Paese. Questa non è una novità per il movimento sindacale, Pag. 76altro che lobby conservatrice: nei momenti fondamentali il sindacato si è fatto carico dei problemi di questo Paese. Voglio richiamare brevemente solo il contributo che è stato dato alle politiche di risanamento e alla lotta all'inflazione all'inizio degli anni Ottanta; l'accordo del luglio 1993 con il Presidente Ciampi; il patto di Natale del 1998 con il Presidente D'Alema: per noi questo metodo, la concertazione, è un valore per la nostra democrazia.
Forti di questa convinzione, auspichiamo un serio dibattito che si cimenti con il tema del ripensamento dei meccanismi della concertazione e che restituisca ad ogni soggetto il ruolo che gli è proprio. Siamo consapevoli che un Paese come il nostro, che ha bisogno di aumentare la competitività e la produttività, un Paese diviso, ha bisogno di corpi intermedi, di una rappresentanza sociale, di un sindacato generale non corporativo, che svolga un ruolo fondamentale.
Venendo al merito del provvedimento, vi è da dire che non vi è solo la modifica dello scalone, che pure rappresenta una misura importante, perché esso fu una scelta iniqua (rimuovendo lo scalone, infatti, ridiamo serenità e certezza a centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori). Vi è anche l'intervento sui lavori usuranti. In quest'Aula ho sentito tanti lamenti sui ritardi: ma perché non si è definito il perimetro, perché non è stata attivata la norma sui lavori usuranti? In questo provvedimento lo facciamo, non con populismo ma con senso di responsabilità, con un approccio riformista, e conferiamo una delega al Governo che prevede tempi strettissimi, perché a questo problema bisogna dare velocemente una soluzione.
Si interviene sulle pensioni basse. Anche su tale questione voglio evidenziare il filo rosso che lega il provvedimento con gli interventi che quest'Aula ha votato a luglio di vera redistribuzione di reddito, come ad esempio la quattordicesima mensilità. Il disegno di legge che ci accingiamo ad approvare, intervenendo sul tasso di sostituzione per i lavori precari, non inferiore al 60 per cento, con la totalizzazione e con il riscatto della laurea, vuole evitare il riprodursi di quella situazione di una massa di futuri pensionati poveri, che sarebbero poi i giovani precari di oggi.
Questo provvedimento rafforza le politiche attive del lavoro, per uno Stato sociale inclusivo e non solo risarcitorio, e su questo argomento basta leggere con attenzione la delega per la riforma degli ammortizzatori sociali. Se il lavoro discontinuo è un'esigenza della produzione e non una scelta vessatoria del sistema di impresa, come possiamo fare in modo che la flessibilità non diventi precarietà, se non conciliando le esigenze dell'impresa sana e innovativa con le esigenze dei lavoratori? Dobbiamo ripensare gli strumenti di sostegno al reddito, nonché una robusta strumentazione per il reinserimento nel mondo del lavoro.
Con questo provvedimento, in attesa della riforma, interveniamo con un notevole incremento dell'indennità di disoccupazione, che - vorrei ricordarlo ai colleghi e alle colleghe - è l'unico strumento di ammortizzatore sociale universale fra quelli esistenti. Ne incrementiamo quantità e durata, rivolgendo particolare attenzione agli over 50, quella fascia di lavoratori e di lavoratrici di cui spesso analizziamo le difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, ma per i quali poco è stato fatto negli anni passati.
Desidero invitare tutti noi a non sottovalutare l'importante intervento sulla previdenza in agricoltura che costituisce - anche in questo caso - il recepimento di un avviso comune. Si tratta non solo di un intervento di equità nei confronti di centinaia di migliaia di lavoratori e di lavoratrici, ma anche di una misura di lotta ai fenomeni illegali e a quel sistema che vede le procure del nostro Paese trovarsi spesso nel caos a causa di una gestione malavitosa della previdenza agricola. Ebbene, concordando con le parti sociali, noi abbiamo avuto il coraggio di mettere le mani in questo terreno. Infine, si prevede un sostegno alle imprese agricole.
Quanto alle donne, anche sotto questo profilo ho sentito molti lamenti: pure, Pag. 77abbiamo introdotto modifiche importanti alla delega sull'occupazione femminile. In proposito, vorrei chiedere alle amiche del centrodestra se davvero pensano che si è credibili se si afferma che il fatto che il tasso di occupazione femminile in Italia è al 46 per cento, mentre nel Mezzogiorno è al 27 per cento, deriva dalle politiche di questi due anni e non da ritardi storici che ci vedono tutti responsabili. Rispetto a tali ritardi, quel che si deve fare è rafforzare le norme che sono state inserite in questo provvedimento, con una delega che punta ad intervenire sugli orari e sulla conciliazione dei tempi, a rafforzare gli incentivi all'occupazione femminile, ad agevolare l'accesso e il rientro al lavoro delle donne.
Quanto al part-time, abbiamo condotto un intervento importante, modificando le clausole flessibili, portando da due a cinque giorni il preavviso per le clausole elastiche, e rendendo esigibile il diritto delle lavoratrici - in caso di malattia oncologica - a trasformare il loro contratto da tempo pieno a part time e viceversa.
Per quel che riguarda i giovani, abbiamo pensato all'accesso al credito per attività innovative: vedete, in un Paese ove gli artigiani e le piccole imprese ci dicono che il credito finanzia i patrimoni, noi scommettiamo su interventi mirati ad investire su quei giovani che hanno capacità innovative e capacità di intrapresa, e che puntano ad uno sviluppo di qualità.
Abbiamo inoltre introdotto maggiori certezze nel percorso della stabilizzazione, sia nel pubblico che nel privato, e abolito gli strumenti della legge n. 30 del 2003 che avevamo dichiarato al Paese che avremmo abolito, vale a dire lo staff leasing per il tempo indeterminato e il lavoro a chiamata. Anche sotto questo profilo, desidero dire ai nostri colleghi del centrosinistra: ragioniamo. Il testo della Commissione non reintroduce il lavoro a chiamata: il lavoro a chiamata è abolito, tranne che per talune fattispecie (i settori del turismo e dello spettacolo), per le quali si rimanda alla contrattazione, che è la sede propria della regolamentazione di simili materie. E lo facciamo perché riteniamo che - se non si regolamenta il lavoro che si svolge per un giorno o per due giorni alla settimana - si rischia, anziché di garantire il lavoro, di determinare nuove sacche di lavoro nero, e tutti noi vogliamo combattere il lavoro nero.
Su questi punti credo che, pur senza stravolgere il Protocollo stipulato con le parti sociali, la Commissione lavoro abbia portato un contributo importante. Non solo abbiamo ascoltato in sede di audizione 38 organizzazioni sindacali e datoriali: le abbiamo ascoltate, abbiamo colloquiato, abbiamo recepito suggerimenti, abbiamo approvato emendamenti significativi, che ritroviamo nel testo che è sottoposto al nostro voto. Per questo lavoro e per il contributo che tutti abbiamo dato, desidero ringraziare in modo particolare il presidente Pagliarini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Comunisti Italiani) e il relatore Delbono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo) per l'equilibrio, la capacità, la competenza, il rigore istituzionale con cui questo provvedimento è stato portato in Aula.

EMILIO DELBONO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMILIO DELBONO, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, a conclusione del cammino di questo impegnativo ed importante provvedimento, desidero esprimere anzitutto parole di gratitudine nei confronti dei colleghi della Commissione, sia di maggioranza che di opposizione, poiché non abbiamo mai riscontrato un atteggiamento ostruzionistico, ma sempre una discussione sul merito. Desidero anche cogliere l'occasione per ringraziare il presidente della Commissione, Pagliarini, che auspico possa continuare a svolgere il proprio lavoro, anche perché, in questa complessa vicenda, ha dimostrato rigore e serietà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Comunisti Italiani). Da ultimo, permettetemi Pag. 78di ringraziare anche il sottosegretario Montagnino, un galantuomo che ha seguito con grande fatica il nostro lavoro.
Infine, per amore di verità, al di là della discussione politica che si è aperta e del difficile rapporto di una parte della maggioranza con il Governo, desidero ricordare che non si è tornati al testo originario, ma che il prezioso lavoro della Commissione ha avuto anche possibilità di essere accolto nel maxiemendamento, come molti colleghi possono vedere. Credo dunque che questa pagina si chiuda consegnando un provvedimento importante, utile e benefico per il Paese e per i cittadini italiani. Questo, onorevole Presidente, ritenevo doveroso lasciare agli atti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni...

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

SIMONE BALDELLI. Per dichiarazione di voto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo brevemente per sottolineare il fatto che se il Presidente Pagliarini ha avuto la dignità di dimettersi da presidente della Commissione, purtroppo non possiamo riconoscere la stessa dignità al collega Delbono, il cui operato è stato smentito dal Governo attraverso la posizione della questione di fiducia. Inoltre, vorrei ricordare al Governo che in questa sede (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico-L'Ulivo e Comunisti Italiani)...

IACOPO VENIER. Tempo! Tempo!

LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, tempo!

SIMONE BALDELLI. Capisco che ci sia un po' di nervosismo in questo senso nell'intera maggioranza...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Basta!

SIMONE BALDELLI. Vi prego, colleghi, farò un intervento veramente brevissimo, per ricordare al Governo che questa mattina la Camera ha approvato l'ordine del giorno n. 9/3178/55, di cui sono primo firmatario, che nel dispositivo impegna il Governo, anche in ordine al provvedimento in esame, «ad adottare per il futuro iniziative e comportamenti, per quanto di sua competenza, tesi a restituire agibilità al sistema costituzionale, garantendo così la pienezza delle prerogative parlamentari anche nelle prossime eventuali attività di concertazione, e dunque a tenere costantemente e preventivamente informato il Parlamento, attraverso informative e audizioni presso le competenti Commissioni parlamentari, sulle linee e le posizioni che il Governo intenderà adottare nell'ambito di tale concertazione e sugli indirizzi e gli orientamenti di attuazione delle deleghe, nonché del raggiungimento degli obiettivi previsti dal testo in questione».
Signor Presidente, avrei preferito finire di leggere questo testo nel silenzio dell'Assemblea. Non è stato possibile. Però spero che il Governo abbia almeno il coraggio di mantenere questo impegno, votato all'unanimità e con responsabilità da quest'Assemblea.

PRESIDENTE. Colleghi, il gruppo di Forza Italia, in base ai tempi previsti dal contingentamento, ha ancora a disposizione un'ora e diciassette minuti che, se volesse, potrebbe utilizzare per le dichiarazioni di voto. Quindi era legittimo dare la parola al collega Baldelli.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 79

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3178-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3178-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e previdenza sociale» (3178-A):

Presenti 419
Votanti 418
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato 246
Hanno votato no 172
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Piro e Marantelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Pagliarini e Dioguardi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Riccardo Conti ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Sull'ordine dei lavori (ore 15).

FRANCO GRILLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, intervengo per segnalare un fatto di enorme gravità avvenuto a Monza nella giornata di ieri. Un omicida, reo confesso, che ha sparato dodici colpi di pistola al proprio figlio perché omosessuale, è stato ieri scarcerato dal GIP.
Questa persona non solo è un omicida, non solo è un assassino che ha tolto la vita a suo figlio, a un familiare, ma, addirittura, aveva minacciato anche i medici (psicologi e psichiatri) che avevano avuto in osservazione il figlio, di nome Gabriele. Questo signore si chiama Flavio Vescovini, ex direttore di banca.
Ritengo che ci troviamo di fronte ad un fatto di inaudita gravità, perché secondo quanto ha riportato l'articolo de la Repubblica (cronaca di Milano), pubblicato oggi a pagina 10, a firma di Davide Carlucci e Gabriele Cereda, gli psicologi avevano espresso un parere molto chiaro: gli specialisti non avevano ritenuto il ragazzo malato di mente e i suoi problemi erano di altra natura. Vi è stata, cioè, l'incapacità della famiglia di accettare la sua omosessualità. Questo delitto eclatante...

PRESIDENTE. Onorevole Grillini, le chiedo scusa, le ho concesso volentieri la parola, tuttavia lei sa che questo genere di interventi andrebbe approfondito al termine della seduta. Poiché non si tratta di un intervento sull'ordine dei lavori...

FRANCO GRILLINI. Lo so, signor Presidente, concludo immediatamente. Sarebbe pertanto urgente un'ispezione del Ministro Mastella al tribunale di Monza.
Questi delitti di omofobia sono ormai diventati drammaticamente frequenti. Ricordo, in conclusione, il ragazzo di Finale Ligure, a cui un gruppo di bulli ha disegnato una svastica...

PRESIDENTE. Onorevole Grillini, per cortesia, la invito a concludere.

FRANCO GRILLINI. È assolutamente necessario che si approvi più in fretta possibile in Commissione giustizia e in Assemblea il provvedimento sullo stalking e sull'omofobia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti per la Costituente, Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Pag. 80Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).

PRESIDENTE. La Presidenza riferirà al Governo quanto da lei esposto.
Sospendo la seduta, per consentire l'allestimento delle cabine necessario al fine di procedere alla votazione per schede per l'elezione di un segretario di Presidenza, prevista al successivo punto all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,25.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bimbi, Brugger, Bruno, Damiano, Donadi, Giovanardi, Landolfi, Leoni, Maroni, Meta, Migliore, Morrone, Pinotti, Pisicchio, Realacci, Sgobio, Soro, Stucchi, Villetti ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 9, del Regolamento.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 9, del Regolamento.
Ricordo che a tale elezione si procede, ai sensi dell'articolo 5, comma 9, del Regolamento, a seguito della cessazione dalla carica (per dimissioni) dell'onorevole Del Bue, eletto ai sensi del comma 5 del medesimo articolo, in rappresentanza del gruppo DC-PS (che successivamente ha assunto la denominazione DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
Ricordo che nella seduta del 22 novembre scorso l'Assemblea non è risultata in numero legale.
Avverto che ciascun deputato può scrivere sulla propria scheda un solo nominativo. Le schede recanti più di un nominativo saranno considerate nulle. Risulterà eletto il deputato che, appartenendo al gruppo parlamentare DCA-NPSI, otterrà il maggior numero di voti.
Ricordo altresì che, alla stregua del parere unanime espresso dalla Giunta per il Regolamento il 30 settembre 1998, le operazioni di scrutinio saranno effettuate dai deputati segretari.
Indìco la votazione per schede.
Per dare ordine all'affluenza alle urne, invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
Avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il Regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati, trasmesse dai presidenti dei gruppi.

(Segue la votazione)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione e invito i deputati segretari a procedere allo spoglio delle schede nella Sala dei ministri.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 17.

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 9, del Regolamento:

Presenti e votanti: 276
Ha ottenuto voti 62 il deputato Catone
Voti dispersi: 6
Schede bianche: 185
Schede nulle: 23

Sono in missione 65 deputati.
Proclamo eletto Segretario di Presidenza della Camera l'onorevole Giampiero Catone (Applausi).Pag. 81
Hanno preso parte alla votazione:
Acerbo Maurizio
Affronti Paolo
Airaghi Marco
Alfano Angelino
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Allam Khaled Fouad
Amendola Francesco
Amici Sesa
Amoruso Francesco Maria
Antinucci Rapisardo
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Ascierto Filippo
Astore Giuseppe
Aurisicchio Raffaele
Azzolini Claudio
Bafile Mariza
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Balducci Paola
Barani Lucio
Baratella Fabio
Barbi Mario
Barbieri Emerenzio
Bellanova Teresa
Bellotti Luca
Beltrandi Marco
Benzoni Rosalba
Bernardo Maurizio
Bertolini Isabella
Bianchi Dorina
Bimbi Franca
Boato Marco
Bocchino Italo
Bocci Gianpiero
Bocciardo Mariella
Boffa Costantino
Bordo Michele
Boscetto Gabriele
Brandolini Sandro
Bruno Donato
Bucchino Gino
Buontempo Teodoro
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Calgaro Marco
Campa Cesare
Cancrini Luigi
Cannavò Salvatore
Caparini Davide
Carbonella Giovanni
Carlucci Gabriella
Carra Enzo
Caruso Francesco Saverio
Cassola Arnold
Castellani Carla
Catone Giampiero
Ceccacci Rubino Fiorella
Ceccuzzi Franco
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chicchi Giuseppe
Ciocchetti Luciano
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Conti Riccardo
Cosentino Lionello
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Crosetto Guido
Cuperlo Giovanni
D'Ambrosio Giorgio
D'Antona Olga
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Laurentiis Rodolfo
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
D'Elia Sergio
De Luca Francesco
De Zulueta Tana
Di Girolamo Leopoldo
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Donadi Massimo
Dozzo Gianpaolo
Duilio Lino
Duranti Donatella
Dussin Guido
Evangelisti Fabio
Fabbri Luigi
Fadda Paolo
Fallica Giuseppe
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farinone Enrico
Fasciani GiuseppinaPag. 82
Fasolino Gaetano
Fedele Luigi
Fedi Marco
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fincato Laura
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontana Cinzia Maria
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frias Mercedes Lourdes
Frigato Gabriele
Fugatti Maurizio
Gambescia Paolo
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Germanà Basilio
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Gibelli Andrea
Giovanelli Oriano
Giro Francesco Maria
Giulietti Giuseppe
Gozi Sandro
Grassi Gero
Grillini Franco
Grimoldi Paolo
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Khalil D. Alì Raschid
La Forgia Antonio
Lainati Giorgio
Laratta Francesco
Laurini Giancarlo
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leone Antonio
Licastro Scardino Simonetta
Lisi Ugo
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lovelli Mario
Lulli Andrea
Lupi Maurizio Enzo
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marino Mauro Maria
Martella Andrea
Mattarella Sergio
Mazzoni Erminia
Mellano Bruno
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Moffa Silvano
Monaco Francesco
Mondello Gabriella
Mormino Nino
Morri Fabrizio
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Napoli Osvaldo
Nardi Massimo
Narducci Franco
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Palmieri Antonio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Papini Andrea
Pecorella Gaetano
Pedrini Egidio Enrico
Pedulli Giuliano
Pelino Paola
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pescante Mario
Piazza CamilloPag. 83
Pignataro Ferdinando Benito
Pini Gianluca
Piro Francesco
Piscitello Rino
Poletti Roberto
Porfidia Americo
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Rivolta Dario
Romagnoli Massimo
Rossi Luciano
Rossi Gasparrini Federica
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Ruta Roberto
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santori Angelo
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Simeoni Giorgio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Squeglia Pietro
Stradella Franco
Strizzolo Ivano
Stucchi Giacomo
Suppa Rosa
Tabacci Bruno
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Tremaglia Mirko
Trepiccione Giuseppe
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Uggè Paolo
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Verdini Denis
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Vitali Luigi
Vito Elio
Volontè Luca
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo

Sono in missione:

Albonetti Gabriele
Amato Giuliano
Aprea Valentina
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Boco Stefano
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Brugger Siegfried
Capodicasa Angelo
Castagnetti Pierluigi
Cento Pier Paolo
Chiti Vannino
Cordoni Elena Emma
D'Alema Massimo
Damiano Cesare
D'Antoni Sergio Antonio
De Castro Paolo
Del Mese Paolo
De Piccoli Cesare
Di Pietro Antonio
Di Salvo Titti
Fabris Mauro
Farina Gianni
Fioroni Giuseppe
Forgione Francesco
Galante Severino
Galati Giuseppe
Gentiloni Silveri Paolo
Giovanardi Carlo
La Malfa GiorgioPag. 84
Landolfi Mario
Lanzillotta Linda
Leoni Carlo
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Lion Marco
Lucà Mimmo
Maroni Roberto
Mazzocchi Antonio
Melandri Giovanna
Meloni Giorgia
Meta Michele Pompeo
Minniti Marco
Morrone Giuseppe
Mussi Fabio
Oliva Vincenzo
Orlando Leoluca
Palumbo Giuseppe
Parisi Arturo Mario Luigi
Pecoraro Scanio Alfonso
Pinotti Roberta
Pisicchio Pino
Pollastrini Barbara
Prodi Romano
Ranieri Umberto
Rigoni Andrea
Rutelli Francesco
Santagata Giulio
Scajola Claudio
Spini Valdo
Tremonti Giulio
Ulivi Roberto
Violante Luciano
Visco Vincenzo

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2007, n. 180, recante differimento di termini in materia di autorizzazione integrata ambientale e norme transitorie (A.C. 3199-A) (ore 17,01).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2007, n. 180, recante differimento di termini in materia di autorizzazione integrata ambientale e norme transitorie.
Ricordo che nella seduta del 26 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore e del Governo.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3199-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3199 sezione 2), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3199 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 3199 sezione 4).
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere. (Vedi l'allegato A - A.C. 3199 sezione 1).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 89 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione, il cui contenuto non è strettamente attinente alla materia del decreto-legge: Margiotta 1.10, volto a differire al 31 dicembre 2008 i termini per il conferimento dei rifiuti in discarica da parte delle discariche autorizzate alla data di entrata in vigore del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, e di quelle nuove; Adolfo 1.01, che proroga l'entrata in vigore del divieto di commercializzazione dei prodotti il cui contenuto di composti organici volatili (COV) superi determinati limiti; Adolfo 1.02, volto a prevedere che la disciplina del prelievo relativo al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti adottato dagli enti locali nel 2007 rimanga immutata anche per l'anno 2008 nelle more della completa attuazione delle disposizioni del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
Avverto infine che non essendo state presentate proposte emendative ammissibili riferite al decreto-legge e non essendo stati presentati emendamenti all'articolo unico del disegno di legge di conversione, si procederà direttamente alla votazione finale.

Pag. 85

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 3199-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 3199 sezione 5). Qual è il parere del Governo?

GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Cacciari n. 9/3199/1, che contiene una sollecitazione al Governo. Naturalmente, preciso che il Ministero si è già adoperato in tal senso e che stiamo coinvolgendo le regioni.

PRESIDENTE. Grazie sottosegretario Piatti, conseguentemente prendo atto che l'ordine del giorno Cacciari n. 9/3199/1 è stato accettato dal Governo e che i presentatori non insistono per la votazione.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3199-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Constato l'assenza dell'onorevole Morrone, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor presidente, intervengo solo per preannunziare l'astensione del nostro gruppo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].

PRESIDENTE. Onorevole Mereu, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Trepiccione. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, annunzio il voto favorevole dei Verdi e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).

PRESIDENTE. Onorevole Trepiccione, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tortoli. Ne ha facoltà.

ROBERTO TORTOLI. Signor Presidente, annunzio il voto di astensione di Forza Italia e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Tortoli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cacciari. Ne ha facoltà.

PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, le motivazioni del voto di Rifondazione Comunista sono state ampiamente illustrate nel corso della discussione sulle linee generali. Gli auspici che rivolgiamo sono contenuti nell'ordine del giorno accettato dal Governo e rinunzio, pertanto, alla dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo per annunziare il voto favorevole del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo per le motivazioni già espresse in sede di discussione sulle linee generali.

PRESIDENTE. La Presidenza autorizza sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della dichiarazionePag. 86 di voto dell'onorevole Dussin, che ne ha fatto richiesta. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3199-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3199-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3199-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: (Vedi votazioni).
«Conversione in legge del decreto-legge 30 ottobre 2007, n. 180, recante differimento di termini in materia di autorizzazione integrata ambientale e norme transitorie» (3199-A):

Presenti 303
Votanti 231
Astenuti 72
Maggioranza 116
Hanno votato 231
Sono in missione 64 deputati.

(La Camera approva - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).

Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00248 e Ranieri ed altri n. 1-00252 relative ai negoziati sullo status del Kosovo (ore 17,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00248 e Ranieri ed altri n. 1-00252 relative ai negoziati sullo status del Kosovo (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto che la mozione Ranieri ed altri n. 1-00252 è stata presentata successivamente alla conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 26 novembre 2007, ed è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto altresì che le due mozioni sono state riformulate dai rispettivi presentatori in data odierna. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Ricordo che nella seduta del 26 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno, come riformulate.

UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, prima di esprimere il parere del Governo sulle mozioni presentate, consentitemi di formulare alcune valutazioni di carattere generale. L'azione dell'Italia sul dossier (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...

UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Capisco che, giustamente, la giornata è stata lunga e volete andare via, pertanto cercherò di essere il più rapido possibile. Prima, dunque, di esprimere ilPag. 87parere del Governo sulle mozioni presentate, consentitemi di fare alcuni valutazioni generali.
L'azione dell'Italia sul dossier Kosovo si è ispirata, negli ultimi anni, a due principi cardine: il primo è stato, ed è, l'esigenza di individuare soluzioni quanto più possibili condivise. Nelle relazioni internazionali non vi è fattore di stabilità più importante del riconoscimento di una determinata situazione da parte di tutti gli attori coinvolti. Per questo motivo abbiamo insistito affinché si continuasse a negoziare e si esplorassero tutte le possibili soluzioni sul campo. Il secondo principio è che la sistemazione del Kosovo deve tener conto del carattere profondamente europeo della questione, un principio che comporta specularmente l'esigenza che l'Europa assuma nella vicenda tutte le responsabilità che le spettano.
Coerentemente con questa impostazione, abbiamo promosso e sosteniamo lo sforzo negoziale della trojka Unione europea-Stati Uniti-Russia e, altrettanto coerentemente con la ricordata impostazione, abbiamo incoraggiato l'assunzione di un alto profilo e di un profilo convincente da parte del negoziatore europeo, l'ambasciatore Ischinger. Come è noto, il negoziato entra ora nella fase finale. La trojka Unione europea-Stati Uniti-Russia ha ottenuto, proprio in questi giorni, un'ulteriore tornata negoziale, protratta a Baden in Austria (26-28 novembre) che ha confermato le difficoltà di individuare un terreno d'intesa tra le parti in merito allo status. Il 10 dicembre il gruppo di contatto presenterà al Segretario generale Ban Ki-moon il rapporto conclusivo del negoziato per lo status del Kosovo. La trojka si recherà anche a Belgrado e Pristina all'inizio di dicembre per un colloquio finale.
Siamo consapevoli delle difficoltà esistenti. Sul problema dello status le posizioni delle parti rimangono molto distanti, tuttavia rimaniamo convinti che occorra valorizzare al massimo il tempo residuo che ci separa dal 10 dicembre. Si è trattato, e si tratta, di un negoziato difficile. Negli ultimi contatti intrattenuti con l'ambasciatore Ischinger, quest'ultimo ha sottolineato che, pure in presenza di una perdurante impasse sul nodo dello status, il negoziato lascerà comunque una preziosa eredità in termini di dialogo tra Belgrado e Pristina e che lo stesso si è dimostrato, a tratti, anche costruttivo e cordiale.
Il negoziato ha gettato le basi, dice Ischinger, delle possibili future aree di collaborazione fra le parti in settori di interesse reciproco, a beneficio soprattutto delle minoranze etniche e delle popolazioni residenti a ridosso delle zone limitrofe tra Kosovo e Serbia. È ancora il momento del negoziato, dunque. Si tratta di un negoziato difficile e indubbiamente con possibilità ridotte di un esito consensuale. Tuttavia, qualsiasi posizione che partisse dal presupposto che lo stesso negoziato sia destinato a fallire, lo indebolirebbe e creerebbe per così dire una self-fullfilling profecy (una profezia che si auto-avvera). Ad ogni modo, indipendentemente dagli esiti del negoziato, occorrerà tenere ben saldi due punti.
Il primo è che occorre evitare che si verifichi una spaccatura tra i partner dell'Unione europea, in particolare in tema di riconoscimenti a seguito di una possibile dichiarazione di indipendenza da parte di Pristina. Quando gli europei si sono divisi hanno finito con l'indebolire la propria azione e con il minare la credibilità dell'Unione; ciò che è peggio, quando si sono divisi si sono spesso preclusi la possibilità di esercitare una reale azione stabilizzatrice.
Il secondo punto fermo è che, comunque vadano le cose, la comunità internazionale dovrà rimanere sul territorio mantenendo una presenza attiva nella regione; da questo punto di vista rivestirà un'importanza primaria l'avvio della missione PESD dell'Unione europea che avrà il compito di aiutare la società kosovara ad accrescere i suoi standard di democrazia e a dotarsi di strumenti idonei allo scopo. Questa missione è da tempo in preparazione a Bruxelles e sarà la più importante in termini di risorse umane, diplomatiche, Pag. 88di sicurezza, finanziarie e di impegno per lo sviluppo che sia mai stata varata dall'Unione europea.
Come ho già accennato, l'Italia si è attivata affinché l'Unione europea assumesse un ruolo primario; abbiamo agito in questo senso nella consapevolezza delle profonde implicazioni della realtà kosovara sulla stabilità della regione e, quindi, sulla nostra sicurezza nazionale intesa nel senso più ampio. Anche la NATO e l'OSCE resteranno impegnate nel contribuire alla sicurezza e allo sviluppo del Kosovo.
Questo è quanto volevo dire in premessa, prima di esprimere il parere sulle mozioni. Ho dovuto inevitabilmente dilungarmi (non troppo, ma il minimo indispensabile) in quanto lunedì sera, in sede di discussione sulle linee generali della mozione, si è svolto un dibattito importante che ha messo in luce posizioni non distanti tra maggioranza e opposizione, perché almeno lo spirito è bipartisan.
Alla luce delle considerazioni testé esposte, dunque, il Governo esprime parere contrario sulla mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00248 - della quale, peraltro, apprezziamo lo spirito e molte delle riflessioni in essa contenute -, mentre il parere è favorevole sulla mozione Ranieri ed altri n. 1-00252. Il Governo ne condivide il contenuto e l'accetta in tutte le sue parti. In particolare, con riferimento al secondo capoverso del dispositivo, desidero sottolineare che il Governo italiano continuerà ad adoperarsi con il massimo impegno per favorire la ricerca di una soluzione condivisa. Tuttavia, non posso evitare di insistere sull'estrema difficoltà del negoziato e sulle ridotte possibilità di un esito consensuale.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, a nome del gruppo Italia dei Valori, voglio dire che inizialmente abbiamo guardato con interesse, se non con favore, almeno in linea di principio, alla mozione presentata dall'onorevole Giancarlo Giorgetti per il gruppo della Lega. Tuttavia, non potevamo e non possiamo oggi esimerci dal sollevare alcune obiezioni di principio e alcune questioni da chiarire, anche se un contributo notevole in tal senso è stato già fornito dal rappresentante del Governo.
La crisi nei Balcani dopo decenni ha riportato di fronte ad una attonita e fin troppo immobile Europa la barbarie della guerra, della distruzione e della fame, producendo dinamiche che ancora oggi rischiano, da un lato, di incrinare la stabilità del rapporto tra Stato e minoranze etniche nei vari Paesi membri (si pensi, ad esempio, alle correnti separatiste in Spagna e in Grecia) e, dall'altro, di assurgere a potenziale giustificazione, a modello e addirittura a valido precedente per un'azione di smembramento in seno agli stessi Stati membri.
Ieri, tra l'altro, a Baden - è una notizia riportata stamani da tutti i giornali - si è constatato quanto questo obiettivo sia difficile da raggiungere, tanto che i colloqui internazionali sono tornati ad un impasse che rischia di comportare effetti ancora più drammatici.
Proprio per questo motivo (tralascio ogni altra considerazione perché mi rendo conto della ristrettezza dei nostri tempi), pur apprezzando la mozione a prima firma dell'onorevole Giancarlo Giorgetti, non possiamo votare a favore su di essa; appoggeremmo senz'altro, tuttavia, la mozione della maggioranza, la definisco così, di cui è primo firmatario il presidente Ranieri. Chiedo infine che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Venier. Ne ha facoltà.

Pag. 89

IACOPO VENIER. Signor Presidente, sarebbe stato necessario un diverso clima per discutere mozioni relative ad un evento, l'eventuale proclamazione unilaterale d'indipendenza del Kosovo, che a catena potrebbe provocare una nuova guerra nei Balcani e l'esplosione di conflitti in aree molto prossime all'Europa, con conseguenze devastanti sul piano del diritto internazionale.
Voglio solo sottolineare che condividiamo la mozione presentata dal collega Ranieri e da altri componenti della maggioranza, in particolare quando si afferma che l'Italia è impegnata nella ricerca di una necessaria soluzione condivisa. Senza una soluzione condivisa, infatti, non può esservi soluzione per lo status del Kosovo, nonostante le iniziative unilaterali che possono essere pensate (e anche determinate) solo a causa di un atteggiamento irresponsabile del Governo degli Stati Uniti d'America che non guarda all'interesse degli europei, ma cerca una sponda e una base efficace nel centro dei Balcani.
Al nostro Governo chiedo di porre attenzione anche al concerto europeo, in quanto dobbiamo far valere la nostra voce in sede europea e non accettare la condizione attuale della posizione di alcuni Paesi europei. L'Europa, infatti, è un soggetto che potrebbe essere coinvolto dai disastri che potrebbe provocare una proclamazione unilaterale, con il conseguente riconoscimento di un fatto che si porrebbe al di fuori di qualsiasi legalità internazionale anche alla luce della risoluzione dalle Nazioni Unite.
È per questo motivo che noi votiamo a favore sulla mozione a prima firma Ranieri, mentre ci asterremo dal voto sulla mozione presentata dal gruppo della Lega Nord, in quanto non condividiamo tutte le considerazioni in quell'atto contenute. Ma lo spirito di tali atti, ovvero la necessità assoluta di una soluzione condivisa, è ciò cui vogliamo impegnare il nostro Governo e tale spirito era anche alla base della precedente mozione che tutto il Parlamento ha approvato.
Chiedo ufficialmente che il Governo, prima dell'adozione di qualsiasi atto che impegni l'Unione europea o il nostro Paese in seguito al verificarsi di ciò che non deve verificarsi (ovvero la proclamazione unilaterale di indipendenza), venga in Aula per ascoltare l'opinione dei gruppi e del Parlamento stesso; venga, cioè, prima che si compia qualcosa di irreparabile, le cui conseguenze non sono oggi misurabili.
Concludo sottolineando che questo problema enorme - che potrebbe poi scatenare ulteriori guerre - deriva da una scelta sbagliata e illegittima anche sul piano del diritto internazionale, ovvero la guerra contro l'ex Jugoslavia. Le guerre, infatti, non realizzano soluzioni ma provocano nuovi problemi e quello che abbiamo di fronte è uno dei più gravi che dobbiamo affrontare per pensare davvero ad un'Europa senza guerre (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO. Signor Presidente, gli scenari complessivi nei quali il difficile equilibrio balcanico si è venuto a trovare all'indomani della deflagrazione della Repubblica federale socialista jugoslava ravvivano in noi le immagini ancora ben chiare del proprio vissuto personale delle dinamiche verificatesi in quella complessa regione e le conseguenze che esse hanno determinato sul destino di milioni di persone.
Mi riferisco alla Slovenia, alla Croazia, alla Serbia, alla Bosnia Erzegovina, al Montenegro, alla Macedonia e ora al Kosovo, con la variante interna relativa alla Bosnia; una Jugoslavia in sedicesimi, appunto, con serbi, croati e musulmani bosniaci a ritentare una non facile coabitazione, tant'è che al nord opera ancora l'autoproclamata Repubblica serba di Bosnia, per non parlare della Bosnia croata a Mostar e dell'Erzegovina o, ancora, del Montenegro, fino a poco tempo fa unito alla Serbia nella Repubblica jugoslava di Serbia e Montenegro e oggi Stato autonomo, a sua volta separato da Belgrado.
Non deve sfuggire, inoltre, la vicenda della Repubblica di Macedonia, sulla denominazionePag. 90 della quale uno Stato membro e fondatore dell'Unione europea quale la Grecia mantiene legittimamente fortissime riserve.
Vale la pena di ricordare come, all'epoca dell'auto-proclamazione della Slovenia come Stato autonomo, il 25 giugno 1991, l'allora Ministro degli affari esteri italiano, l'onorevole Gianni de Michelis, avvertì, purtroppo abbastanza inascoltato, sui grossi rischi che la corsa di vari Governi e istituzioni europee al riconoscimento delle varie sovranità nazionali, e poi a catena delle altre Repubbliche, avrebbero creato con un effetto domino, poi puntualmente verificatosi, dalle conseguenze devastanti. Oggi la vicenda kosovara rischia di essere non già l'ultimo tassello della prima serie, bensì, ahimé, il primo di una seconda tormentata tornata di autoproclamazioni secessioniste decisamente preoccupanti.
L'elemento di maggiore preoccupazione, e soprattutto a noi più vicino, almeno nell'immediato, è proprio la Bosnia, dove i serbi di Bosnia della Republika Srpska di Banja Luka, sarebbero decisamente interessati all'idea di secessione da Sarajevo, con rischi gravissimi di un'ulteriore immediata deflagrazione della situazione balcanica. Nelle mozioni presentate e nel dibattito intervenuto si coglie giustamente l'alto livello di preoccupazione verso un contesto di grande tensione che si verrebbe immediatamente a creare se i leader kosovari (troppo spesso, ahimè, ex guerriglieri dell'UCK) dovessero procedere senza indugi ad una propria dichiarazione unilaterale d'indipendenza.
È evidente quindi che la dead line del 10 dicembre va assolutamente procrastinata, che una iniziativa negoziale non può essere abbandonata da parte di tutti i soggetti in campo, a cominciare dall'ONU e dall'Unione europea. I colloqui devono assolutamente riprendere e devono proseguire. Il rappresentante USA, in seno alla trojka Unione europea, USA e Russia, ha detto ieri che la pace nella regione è in grande pericolo, anche se per fortuna ha aggiunto, speriamo sia vero, che ambo le parti escludono la violenza per la soluzione del conflitto. Certo, i negoziati sono quelli che sono. Pristina ha sempre dichiarato che, con o senza accordo, proclamerà l'indipendenza. Belgrado ha ripetuto che non è disposta a cedere neanche un centimetro di territorio, ma solo a concedere un'ampia autonomia.
Il dibattito ha il merito di porre all'attenzione del Parlamento italiano una situazione di una gravità che finora il Governo, a nostro avviso, ha sottovalutato e che non può essere ulteriormente procrastinata. Deve prevalere la volontà negoziale, pur nella consapevolezza che le posizioni attualmente esistenti sono talmente distanti che un'ipotesi di ricomposizione può apparire impossibile. Compito della comunità internazionale non può essere che quello di negoziare e continuare il negoziato.
Non c'è dubbio che, con la prematura scomparsa di Ibrahim Rugova, leader non violento, unica personalità carismatica kosovara, è venuto a mancare un interlocutore sul quale si sarebbe potuto innestare un percorso e un ragionamento di autonomia negoziata e per fasi successive. D'altra parte la conferma alle elezioni serbe della forte consistenza della spinta nazionalista rappresenta un ulteriore elemento di irrigidimento delle posizioni e di tensione. Tant'è che anche il Presidente Kostunica ha dovuto in qualche modo assumere posizioni di indisponibilità all'indipendenza.
Desidero portare un contributo personale al dibattito. Nel 2002 - all'epoca presiedevo il Friuli Venezia Giulia - ebbi l'opportunità di incontrare separatamente il Presidente Kostunica a Belgrado e il leader kosovaro Rugova a Pristina. In entrambi i colloqui trassi la profonda convinzione di trovarmi di fronte a leader certamente orientati dalla comune volontà di arrivare ad una soluzione, ma nel contempo profondamente condizionati dalla consapevolezza di avere, ciascuno in casa propria, l'elemento estremista deflagrante e soprattutto entrambi impossibilitati a governare questa reciproca tensione interna.Pag. 91
La situazione di questa parte di Europa è oggi, se vogliamo, vieppiù peggiorata. Appare evidente, quindi, quanto pericoloso possa essere, in un simile contesto, una qualsivoglia accelerazione. Noi riteniamo che si debba porre la situazione del Kosovo nell'agenda delle priorità dell'attività diplomatica e politica del Governo. Bisogna fare, e fare presto. Noi chiediamo al Governo di assumere subito un'iniziativa di sostegno e rilancio dell'operato della trojka, ma anche di mobilitazione e coinvolgimento della comunità nazionale e internazionale sulla questione che rischia di essere, tra non molto, una vera e propria polveriera nel cuore dell'Europa.
Il Kosovo, signor Presidente e colleghi, non è una questione minore, non ci sono concesse distrazioni né superficialità. L'appello di questo ramo del Parlamento deve trovare il Governo pronto ad assumere un'iniziativa. Forza Italia attiverà i propri canali e le proprie energie, nessuna esclusa, per far sì che il negoziato, ieri di nuovo pericolosamente fallito, possa rivedere una prospettiva di ripresa positiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, chiedo ai colleghi di avere pazienza per cinque minuti. Il gruppo della Lega Nord ha chiesto la calendarizzazione di questo argomento e siamo orgogliosi di avere portato all'attenzione dell'Aula un argomento tremendamente serio e dai possibili sviluppi imprevedibili, anche per la loro gravità.
L'Italia è un Paese che dista dal Kosovo cinquanta minuti di aereo.
Purtroppo abbiamo l'impressione che le sorti di tale regione siano decise da chi sta molto lontano dal Kosovo e, forse, non nutre queste preoccupazioni.
Abbiamo presentato la mozione in esame perché pensiamo che l'Italia abbia un ruolo fondamentale, poiché il 10 dicembre si troverà a presiedere quel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che dovrà gestire le decisioni o le non decisioni della trojka.
L'Italia ricopre un ruolo fondamentale perché, all'interno dell'Europa, dovrebbe in qualche modo proporsi di dettare la linea e non di subirla, come invece a noi sembra che si stia facendo.
Abbiamo voluto che si portasse la discussione su tale materia all'attenzione del Parlamento in quanto molti di noi si lamentano del fatto che il Parlamento non svolga alcun ruolo e che il Governo decida tutto, mentre noi parlamentari ratifichiamo soltanto. Oggi vi sarebbe la possibilità, in qualche modo, insieme con il Governo, di assumere una decisione in un ambito importante quale l'indirizzo di politica estera.
Purtroppo, la situazione contingente e i tempi mi sembrano non essere ideali per svolgere una discussione approfondita e seria, però alcune questioni vanno sottolineate.
Viceministro Intini, è chiaro che tutti sappiamo quale sarà probabilmente l'esito della vicenda: un'eventuale dichiarazione unilaterale da parte delle autorità kosovare, probabilmente ratificata dagli Stati Uniti d'America e da chi si accoderà, causerà enormi problemi sul territorio.
Vi è una prima questione che vorrei sottolineare e che forse non è stata adeguatamente trattata ed esplorata: i soldati della NATO - e tra essi 2.300 soldati italiani - dovranno fronteggiare situazioni di estrema tensione; costoro infatti si trovano in quel luogo in funzione e legittimati da una risoluzione delle Nazioni Unite, la n. 1244 del 10 giugno 1999, che, nel momento in cui verrà dichiarata unilateralmente l'indipendenza, non avrà alcun valore, anzi sarà esplicitamente contraddetta.
In quel momento, chi ha inviato i soldati dovrà chiedersi se costoro si trovano nella regione legittimamente e cosa possono fare in situazioni di estremo pericolo. Infatti questa è la preoccupazione di tutti: garantire la sicurezza delle popolazioni, in particolare della minoranza serba.Pag. 92
Sappiamo benissimo cosa accadrà: abbiamo già visto nel 2003 cosa è accaduto alla minoranza serba (naturalmente senza il clamore televisivo e mediatico che meritavano le bande delinquenti del signor Milosevic); a Pristina, dieci anni fa, vi erano quarantamila serbi, oggi ve ne sono centoventisei, rinchiusi in un palazzo circondato dal filo spinato e pattugliato dalle truppe della NATO.
Queste sono le legittime istituzioni democratiche che chiedono l'indipendenza del Kosovo!
Per tale motivo, con la mozione da noi presentata, chiediamo fondamentalmente due impegni (francamente non capisco come il Governo non possa accettare la nostra mozione e come non possa accettarla la maggioranza, anche perché il nostro atto esprime sostanzialmente gli stessi concetti di quello da essa presentato).
Chiediamo in primo luogo il maggior coinvolgimento dell'Europa, perché siamo convinti che la Serbia sia terra europea e le decisioni che si stanno assumendo, eterodirette, la spingerebbero inevitabilmente nell'orbita russa e in qualche modo la allontanerebbero dall'Europa.
Ciò è inaccettabile e lo capiscono tutti in Serbia, tutti i partiti politici, non semplicemente gli estremisti nazionalisti, ma anche coloro che oggi democraticamente governano la Serbia e si trovano ancora sotto esame, quasi sotto sanzione, come eredi - non si sa in che modo - spirituali di Milosevic e della comunità internazionale, in particolare degli Stati Uniti d'America.
Francamente non capisco l'interesse da parte di qualcuno - gli Stati Uniti d'America - nel voler spingere sull'acceleratore, alterando quindi profondamente i negoziati. Infatti, i negoziati non hanno luogo se una parte si appresta a trattare o a fingere di trattare sapendo che comunque avrà alle spalle una sponsorizzazione eccellente. Oppure, forse, qualcuno che legge ancora l'Unità nelle file della maggioranza avrà letto, a pagina 12 del quotidiano di oggi, il vero motivo per cui avviene tutto ciò.
Non possiamo accettare che nel cuore dell'Europa nasca uno Stato in balia di bande, dove le campagne elettorali si svolgono tra bande contrapposte di tipo malavitoso, come hanno scritto tutti gli organi di informazione negli ultimi giorni, anche in relazione alle recenti elezioni tenutesi in Kosovo.
Perché qualcuno innesca la miccia e poi la fa gestire agli europei? Questa è la vera spiegazione di tutto ciò che succede.
Qualcuno riconoscerà l'indipendenza del Kosovo, e poi toccherà agli europei doverla gestire in tutti i sensi. Per questo motivo non comprendo cosa c'entri la trojka: perché vi è la necessità di una trojka? A questo punto sappiamo come la pensano i russi e gli americani, il grande assente è proprio l'Europa, il protagonista che ci sarebbe dovuto essere.
Per questi motivi abbiamo presentato la nostra mozione. Non vogliamo che il 10 dicembre rappresenti una data invalicabile, vogliamo che le trattative continuino nello spirito condiviso da tutta l'Aula. Per questo motivo, onorevole Intini, voteremo la mozione della maggioranza Ranieri ed altri n. 1-00252 (Nuova formulazione), in quanto dice le stesse identiche cose che pensiamo noi, che pensano in tutti gli ambienti diplomatici e che sono scritte anche nella nostra mozione. Capiamo però le regole del gioco, e le mozioni dell'opposizione non possono essere votate favorevolmente dalla maggioranza. Ci conforta comunque il fatto che abbiamo costretto la maggioranza a guardarsi allo specchio e a proporre una propria mozione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e del deputato Musi - Congratulazioni ).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, sarò brevissimo, perché sono già intervenuto in fase di discussione sulle linee generali, e alle considerazioni svolte in quella sede mi richiamo. Sono firmatario della mozione Ranieri ed altri n. 1-00252 Pag. 93e quindi annuncio il voto favorevole della Rosa nel Pugno su tale mozione. Spenderò, invece, qualche parola sulla mozione Giancarlo ed altri n. 1-00248 (Nuova formulazione), sottoscritta dai colleghi della Lega. Come ho già fatto in discussione sulle linee generali, ringrazio i colleghi della Lega per aver posto una questione che avrà nella prossime settimane, nel silenzio e nella disattenzione generale, e forse già nella rassegnazione generale, i connotati di un'emergenza dalle ricadute e dalle conseguenze disastrose. Tali conseguenze non riguarderanno soltanto i Balcani, ma anche l'Europa, e forse anche altre aree di crisi, potendo la catena di conseguenze collegate arrivare anche sulla situazione in Medio Oriente e sui venti di guerra che lì si annunciano, specialmente nel rapporto con l'Iran sulla questione della sicurezza nucleare.
Avanzo la richiesta formale di un voto per parti separate, nel senso di votare separatamente le premesse e il dispositivo. Obiettivamente il Governo non può condividere le premesse, alcune delle quali non sono condivise neanche da me. L'unico punto di differenza nel dispositivo tra la mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00248 (Nuova formulazione) e la mozione Ranieri ed altri n. 1-00252 (Nuova formulazione) è nel primo capoverso della mozione Giorgetti, laddove si fa riferimento all'impegno per il Governo «ad esprimere in tutte le sedi internazionali una posizione contraria a qualunque violazione del diritto internazionale e ad una eventuale dichiarazione unilaterale d'indipendenza da parte delle autorità locali kosovare». Questo concetto non chiama in causa direttamente il comportamento del Governo italiano rispetto ad un eventuale riconoscimento del Kosovo dichiaratosi indipendente in via unilaterale. Si afferma semplicemente di voler impegnare il Governo ad esprimere in tutte le sedi internazionali una posizione contraria a qualunque violazione del diritto internazionale - vorrei anche vedere che non fosse così - e ad un'eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza. La mozione Ranieri impegna il Governo «a proseguire nel quadro dell'impegno dell'Unione europea, nella ricerca di una necessaria soluzione condivisa». Detti in altre parole, il principio e il concetto sono gli stessi.
Invito quindi il Governo a riformulare il parere e, in particolare, se si dovesse votare per parti separate, a modificare il parere sul dispositivo della mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00248 (Nuova formulazione), fermo restando, evidentemente, il parere contrario sulle premesse.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, la tematica in esame è molto delicata e di grande rilievo internazionale, e condivido quanto detto da altri colleghi, ovverosia che un dibattito di questo tipo su un simile argomento avrebbe richiesto un momento diverso e anche una presenza diversa. Noto che vi sono banchi di alcuni gruppi quasi deserti, ed è sinceramente imbarazzante svolgere riflessioni in queste condizioni.
Il problema dello status del Kosovo si trascina da tempo e richiede ormai un'urgente soluzione. Non può rimanere questo buco nero nell'ambito degli equilibri politici e istituzionali europei, e deve essere trovata una definizione. Sappiamo che le parti in causa sono ancora molto drastiche e molto rigide nelle rispettive posizioni. Ho ascoltato l'intervento equilibrato del Viceministro e le argomentazioni degli altri colleghi, e certamente vi è l'esigenza prioritaria, che ritengo avvertita da tutti i gruppi dell'Assemblea, di arrivare ad una soluzione condivisa da entrambe le parti, una soluzione negoziata di una vicenda dalla quale, su un tema vissuto con tale sofferenza da ambedue le etnie coinvolte prima ancora che dai loro rispettivi referenti istituzionali, nessuno deve uscire con un senso di mortificazione e di penalizzazione. Tale vicenda inoltre non deve assolutamente portare profonde alterazioni negli equilibri territoriali europei, soprattutto quelli che involgono le aree contigue al Kosovo e alla Serbia.Pag. 94
Penso sia giusta l'insistenza di entrambe le mozioni in esame sulla necessità che il Governo italiano continui a impegnarsi per una soluzione negoziata, che accolga il consenso di entrambe le parti, e sulla necessità che ci sia la volontà di negoziare e di tentare una soluzione anche oltre il termine del 10 dicembre 2007. Quest'ultima data non deve essere considerata una sorta di deadline: in altre parole, ad essa non deve essere attribuita, come osserva giustamente il collega Giorgetti nella sua mozione, una valenza definitiva. Penso che comunque l'atteggiamento del Governo italiano nelle sedi internazionali debba scoraggiare una soluzione unilaterale che sicuramente avrebbe conseguenze preoccupanti e porrebbe una delle due parti in causa in una condizione di grande difficoltà. È altresì condivisibile la sollecitazione che troviamo nella mozione Ranieri ad incoraggiare soluzioni che compensino in qualche modo un eventuale sacrificio da parte della Repubblica serba, con un'accelerazione del negoziato d'integrazione all'interno dell'Unione europea e con alcune misure efficaci di tutela e di valorizzazione della minoranza serba che resterà nel Kosovo, e dunque a cercare i giusti ammortizzatori di un'eventuale soluzione negoziata di indipendenza del Kosovo. Pertanto mi riconosco totalmente nei contenuti della mozione Ranieri ed altri n. 1-00252 (Nuova formulazione), e sulla stessa dichiaro il mio voto favorevole.
Per quanto riguarda la mozione Giorgetti Giancarlo n. 1-00248 (Nuova formulazione), anch'io condivido l'idea di scorporare eventualmente la premessa, che ha una valenza più drastica e politica, dal dispositivo, che in larga misura è condivisibile, salvo forse - come giustamente sottolineava il collega D'Elia - per quanto riguarda la seconda proposizione del primo capoverso del dispositivo.
Ritengo dunque di condividere il dispositivo della mozione Giorgetti, tranne che per la seguente parte: «ad una eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte delle autorità locali kosovare». Infatti, capisco che tale parte del dispositivo per il nostro Governo possa rappresentare un vincolo troppo forte, anche se l'Esecutivo dovrà impegnarsi a evitare ogni violazione del diritto internazionale, così come oggi si presenta e per quello che allo stato attuale dispone. Per quanto riguarda invece il resto del dispositivo della mozione presentata dal collega Giorgetti dichiaro il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, penso che questa sia stata un'occasione davvero importante, sicuramente provocata - va riconosciuto - dalla presentazione della mozione da parte della Lega Nord Padania, ma che coincide anche, purtroppo, con l'avvenuto fallimento dei negoziati in relazione allo status della provincia serba del Kosovo.
Parlo di provincia serba, perché di questo si tratta, colleghi. Forse non è stato abbastanza sottolineato qual è lo stato dell'arte della vicenda all'interno del quadro di diritto internazionale e del processo, anche costituente, del Kosovo. Dopo la cosiddetta guerra umanitaria, e alla fine di questo periodo di 78 giorni di bombardamenti, in cui è vi è stata grande confusione, si sono avuti centinaia di migliaia di profughi dei quali, come dimostrato, molti si sono allontanati proprio a causa dell'intervento bellico. Dopo il trattato di pace e la risoluzione n. 1244 dell'ONU, che lo ha recepito, si è avviata una sperimentazione, probabilmente unica al mondo, di un'amministrazione ONU-NATO di una parte di uno Stato - di questo si tratta - sotto la sovranità dello Stato serbo.
Infatti la risoluzione riconosceva questo. Lo status definitivo di questa provincia e di quest'area, peraltro piccolissima, era stato non tanto rimandato ad una data precisa, quanto condizionato all'avvenuto raggiungimento di alcuni standard indicati dagli accordi, e su questi standard forse troppo poco si è parlato e si è riflettuto.
Nel 2004, onorevoli colleghi, si sono svolti dei veri e propri pogrom contro la Pag. 95minoranza etnica serba, contro la minoranza etnica rom, e non solo. Vi sono state centinaia di migliaia di profughi, migliaia di morti, migliaia di desaparecidos, centinaia di chiese e monasteri violati e saccheggiati: mentre si parla di radici cristiane d'Europa, con molta disattenzione o, forse, con un certo sentimento di rassegnazione, abbiamo assistito alla devastazione di parte del patrimonio della cristianità serbo-ortodossa.
Siamo anche riconoscenti alle forze militari italiane, che in qualche misura, o in grande misura, hanno sostenuto gli interessi e le necessità elementari di una minoranza destinata a rimanere tale, visto che tra gli standard previsti dagli accordi vi era il rientro dei profughi serbi e delle altre etnie. Questo non solo non è avvenuto ma certamente non è stato incentivato. Mi rendo conto della delicatezza della situazione e della conseguente posizione prudente del Governo, ma non possiamo non vedere che milioni e milioni di euro e di dollari sono stati spesi in questi anni e che abbiamo un'economia drogata dagli interventi cosiddetti umanitari e dell'amministrazione internazionale del protettorato UNMIK.
Non possiamo nascondere che quello è un luogo dove si sono radicate la delinquenza e la criminalità organizzata, un luogo di traffici di armi, di droga e di uomini. Vi è un grande problema di democrazia.
Le ultime elezioni si sono svolte proprio per organizzare, in qualche misura, un plebiscito etnico per la secessione unilaterale: soltanto il 57 per cento della popolazione complessiva è andata a votare, mentre la minoranza etnica serba non lo ha fatto. Una grande e importante percentuale di popolazione kosovara non crede, di fatto e nei fatti, in questo Stato nascente, non partecipa al processo costituente; nemmeno le forze positive di questo cosiddetto «Stato» sono attive nel percorso verso la vera autonomia.
Vorrei sottolineare, signor rappresentante del Governo, signor Presidente e colleghi, che non possiamo assolutamente pensare di rimanere inermi, silenziosi e di non spingere, affinché non si faccia un'ulteriore ingiustizia a questa terra martoriata. Non ne va solo del Kosovo o della Serbia: ne va dei Balcani e dell'Europa.
Ritengo che il Governo dovrebbe fare uno sforzo maggiore. Ritengo, altresì, assolutamente indispensabile che si prenda atto della possibilità di individuare uno status alternativo a quello dello Stato frutto di una secessione o di una provincia che si mantenga tale, seppure nell'autonomia. Le proposte vi sono, e credo che il nostro Governo dovrebbe appoggiarle con maggior convincimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Khalil. Ne ha facoltà.

ALÌ RASHID KHALIL. Signor Presidente, nella discussione sulle linee generali abbiamo avuto modo di svolgere un lungo dibattito, interessante e costruttivo, in cui abbiamo condiviso la mozione Giorgetti Giancarlo ed altri n. 1-00248 (Nuova formulazione). Questa posizione esprime anche quella del mio partito, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, sulla necessità di non riconoscere una dichiarazione di indipendenza unilaterale. Noi continuiamo a sostenere tale posizione. Pertanto, è inutile tornare a svolgere un dibattito, perché il nostro imbarazzo è evidente.
Per questo motivo, annuncio il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea ad entrambe le mozioni presentate, puntando la nostra fiducia sul senso di responsabilità del Governo, che continuerà la sua azione politica e diplomatica anche oltre la data del 10 dicembre, e insistendo affinché questa soluzione avvenga in un contesto europeo (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.

DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, signor Viceministro, colleghi, avrei voluto Pag. 96utilizzare il tempo a mia disposizione per un'analisi della situazione che, partendo dalla genesi dei fatti, arrivasse a spiegare le conclusioni e gli scenari che ci troviamo di fronte. Per rispetto dei colleghi, considerate le circostanze, mi limiterò solo ad alcune osservazioni di carattere molto sintetico.
Innanzitutto, signor Viceministro, vorrei sottolineare in modo chiaro come sicuramente non solo noi di Forza Italia, ma neanche la maggior parte dei presenti in quest'Assemblea sia aprioristicamente contraria ad un'ipotesi che contempli un Kosovo indipendente. Noi siamo contrari a che ciò avvenga senza la volontà di tutte le parti coinvolte e, quindi, contro il diritto internazionale.
Vorrei sottolineare che, se ci fosse - come accadde per la Repubblica Cecoslovacca che si sciolse o come potrebbe accadere (qualcuno lo ipotizza, anche se io non lo auspico) domani per il Belgio - una volontà di tutte le parti componenti un attuale Stato, armonicamente, di separarsi, non avremmo ostacoli da porre. Al contrario, vogliamo sottolineare che il diritto internazionale non consente che, autonomamente, alcuni Stati - tantomeno una sola delle parti in causa! - dichiari la propria volontà di secessione da uno Stato che è membro dell'ONU.
Non vado oltre con considerazioni sulla risoluzione n. 1244 del Consiglio di sicurezza dell'ONU, sarebbero agevoli da svolgere ma qualche collega lo ha già fatto. Vorrei dire che comprendo - così come lo comprendono tutti colleghi - quanto lei, signor Viceministro, ha affermato in merito alla delicatezza del momento negoziale, ieri vittima di una grave battuta d'arresto che potrebbe averne segnato o potrebbe segnarne la fine definitiva. Comprendo, quindi, le sue parole in questo senso e le devo dire che le due mozioni - anche la nuova formulazione della mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00252 (Nuova formulazione) - per questo motivo hanno cercato di lasciare al Governo il massimo spazio possibile e praticabile, proprio perché non si vuole, con vincoli troppo stretti, impedire la possibilità di ritrovare quei piccoli «pertugi» che ancora si offrono a spazi negoziali.
Nello stesso tempo, tuttavia, vorrei partire da questa considerazione e sottolineare che voteremo a favore di entrambe le mozioni; tuttavia, nella mozione Giancarlo Giorgetti vi è un punto su cui mi auguro che lei, rispetto ad un primo momento, voglia ravvedersi e su cui desidero attirare l'attenzione sua (una seconda volta), di tutti colleghi e, in modo particolare, di quelli che hanno dichiarato all'estrema sinistra che si sarebbero astenuti su questa mozione. Il punto cruciale riguarda l'ultimo capoverso del dispositivo di tale mozione, in cui si chiede al Governo di consultare il Parlamento quando, conclusa la fase negoziale, qualunque ne sia l'esito, l'Italia dovrà assumere una posizione.
Signor Viceministro, non vorremmo trovarci di fronte ad una situazione come quella del 1999, in cui il Parlamento fu vittima prima di menzogne da parte dell'allora Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale venne a raccontare che non vi erano atti bellici da parte dell'Italia, e poi, invece, di fronte all'ammissione di atti bellici che l'Italia aveva in corso, si chiese al Parlamento di approvare decisioni già adottate ed applicate. Pertanto, vorremmo che questa volta - su una questione estremamente delicata, come i colleghi di tutti i gruppi hanno rilevato ed esposto - il Governo agisca solo dopo essersi consultato con il Parlamento. Questa è la cosa importante, signor Viceministro: non possiamo lasciare che decisioni prese al chiuso, in una stanza, possano coinvolgere il nostro Paese e il mondo - come è stato detto - in situazioni che possono portare a gravi conflitti di cui non conosciamo le conseguenze.
Le ricordo - ma lei lo sa benissimo, signor Viceministro - che quello che c'è in ballo di fronte ad eventuali riconoscimenti di indipendenza unilaterali, non riguarda solo quella piccola regione e nemmeno la grande regione dei Balcani, per quanto gravissimi siano - come è stato detto - i rischi di guerra. Si tratta di una questione Pag. 97che riguarda la stabilità mondiale nel suo insieme e se avessimo tempo le enumererei tutti gli Stati in cui situazioni, come quella di oggi del Kosovo, potrebbero trovarsi ad essere incoraggiati ad azioni di questo tipo se la comunità internazionale accettasse atti unilaterali e non negoziati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcenaro. Ne ha facoltà.

PIETRO MARCENARO. Signor Presidente, poiché vi è stata una discussione sulle linee generali alla quale tutti avete partecipato e della quale sicuramente tutti avete letto il resoconto, vi risparmio la ripetizione delle cose che sono state già dette in quel dibattito generale.
Vorrei svolgere solo una considerazione politica sulla discussione che si è svolta oggi: nonostante il fatto che abbiamo analisi diverse della situazione, ritengo che sia emersa anche in questa discussione (così come era emersa, peraltro, in Commissione affari esteri, nella discussione generale sulle mozioni) una comune preoccupazione. Ritengo che, anche raccogliendo la richiesta che è stata fatta di un voto per parti separate su premessa e dispositivo, tale da offrire a questa comune preoccupazione uno sbocco, il Governo possa contribuire ad un esito positivo di questa discussione. Considero quest'ultima come la premessa di una discussione che dovrà continuare perché - come è stato ricordato - siamo oggi ad una tappa di una vicenda molto importante che nei prossimi giorni chiamerà Governo e Parlamento ad un nuovo confronto.
Per questo spero di poter esprimere, dopo le osservazioni del Governo, un voto a favore dei due dispositivi delle due mozioni pur conservando un'opinione negativa sulla premessa della mozione Giancarlo Giorgetti (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cannavò. Ne ha facoltà.

SALVATORE CANNAVÒ. Signor Presidente, ritengo che la mozione Giancarlo Giorgetti (Nuova formulazione) sia molto chiara, in quanto impegna il Governo ad un comportamento molto preciso ed è animata dalla preoccupazione di impedire che un'indipendenza unilaterale possa provocare un'escalation del conflitto com'è evidente a tutti gli osservatori internazionali.
Purtroppo, la mozione Ranieri (Nuova formulazione) - la mozione di maggioranza - non è così chiara e lascia un margine di ambiguità tale per cui si sta oggi dentro un gioco della politica diplomatica: il Governo ha libertà di manovra ma è vittima, poi, delle pressioni internazionali degli Stati Uniti e, in particolare, della Germania. Dunque, se vogliamo assumere un impegno chiaro e non fare marcia indietro rispetto agli impegni già assunti dal Parlamento ritengo sia opportuno - così farò conseguentemente - votare a favore della mozione Giancarlo Giorgetti (Nuova formulazione) e astenersi sulla mozione Ranieri (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, ho molto apprezzato, non soltanto il dibattito di lunedì sera, ma anche gli approfondimenti di oggi e mi pare che, essendo in questo caso le preoccupazioni, di maggioranza e di opposizione, comuni, da parte del Governo si possa fare questa proposta. Ribadisco il parere favorevole sulla mozione Ranieri (Nuova formulazione), mentre siamo disponibili ad accettare il dispositivo della mozione Giancarlo Giorgetti (Nuova formulazione) a condizione che sia accettata la seguente riformulazione: espungere dal primo capoverso del dispositivo le parole da: «e ad un'eventuale dichiarazione» fino a: «autorità locali kosovare».

Pag. 98

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Giancarlo Giorgetti accetta la riformulazione proposta dal Governo.
Onorevole Forlani, vorrei sapere se intende mantenere la sua proposta di votazione per parti separate delle due parti relative al dispositivo della mozione Giancarlo Giorgetti visto che il parere del Governo è favorevole su tutto il dispositivo?

ALESSANDRO FORLANI. No, signor Presidente, a questo punto aderisco alla posizione del Governo.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che procederemo a due votazioni distinte, nel senso di votare separatamente la parte motiva ed il dispositivo, della mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00248 (Nuova formulazione).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00248 (Nuova formulazione), limitatamente alla parte motiva, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 284
Votanti 263
Astenuti 21
Maggioranza 132
Hanno votato
69
Hanno votato
no 194
Sono in missione 63 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00248 (Nuova formulazione), nel testo ulteriormente riformulato, limitatamente al dispositivo, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 286
Votanti 285
Astenuti 1
Maggioranza 143
Hanno votato
285
Sono in missione 63 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ranieri ed altri n. 1-00252 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 283
Votanti 278
Astenuti 5
Maggioranza 140
Hanno votato
278.
Sono in missione 63 deputati).

Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3237.

PRESIDENTE. La Presidenza, data l'urgenza dell'iniziativa e acquisito l'assenso di tutti i gruppi, derogando al termine di cui al comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento, propone direttamente l'assegnazione in sede legislativa alla VII Commissione (Cultura), con il parere delle Commissioni I e II, della seguente proposta di legge:

Pisicchio ed altri: «Modifica all'articolo 32 della legge 3 febbraio 1963, n. 679. Introduzione dell'uso dell'elaboratore elettronico (personal computer) nello svolgimentoPag. 99 della prova scritta dell'esame di idoneità professionale per l'accesso alla professione di giornalista» (3237).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per fatto personale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per fatto personale.
Le mie affermazioni fatte nel corso della dichiarazione di voto finale sul provvedimento, approvato prima della pausa per la votazione del segretario di Presidenza, cioè sul disegno di legge sul welfare, in relazione al collegamento, che mi sarei atteso, dal collega Delbono, possono essere apparse provocatorie o lesive della dignità del collega stesso.
Non credo che così sia stato, tant'è che, se lo fosse stato, effettivamente, forse la Presidenza mi avrebbe richiamato. Ma se così è apparso e se così è stato mi spiace e me ne scuso personalmente con il collega Delbono.
Ci tengo a precisare in questa sede, signor Presidente, che si trattava di considerazioni esclusivamente di natura politica nei confronti di un collega che, nel corso di oltre un anno e mezzo di lavoro in Commissione, ho imparato a stimare e apprezzare. Ma proprio perché lo stimo e lo rispetto voglio chiarire l'equivoco che, altrimenti, farebbe trascendere il confronto politico in qualcosa che non gli appartiene.
Credo che questa precisazione sia un atto dovuto, perché credo che in quest'aula, al di là del confronto, anche duro, e dei momenti di tensione, che pure si possono registrare (è in quel momento, probabilmente, la stessa maggioranza e lo stesso ruolo di relatore sia stato sottoposto a pressioni), non si debba mai trascendere - in questo senso, quindi, formulo le mie scuse, se così è apparso - in qualcosa che possa ledere la dignità personale e politica di ciascun collega.
Credo, infatti, che il mandato che rappresentiamo in quest'aula vada onorato: è onorato dal collega Delbono e credo di poter pensare e ambire di essere all'altezza di onorarlo anch'io; mandato popolare, sebbene senza vincolo, come il Parlamento e la Costituzione prevede. Credo che esso debba essere onorato a testa alta, in un clima di rispetto reciproco, che - ripeto, signor Presidente - prescinde dalla diversità delle opinioni politiche e da un confronto che, per quanto a volte duro e aspro in quest'aula, ritengo costituisca sempre e comunque il sale della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e di deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. La ringrazio per la precisazione, onorevole Baldelli.

Dimissioni del Presidente della Commissione Lavoro pubblico e privato.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data odierna, l'onorevole Gianni Pagliarini ha rassegnato le dimissioni dalla carica di presidente della Commissione Lavoro pubblico e privato. La Presidenza della Camera coglie l'occasione per manifestare al deputato Pagliarini l'apprezzamento per l'equilibrio e la competenza con cui ha esercitato le sue funzioni.
La Commissione Lavoro pubblico e privato è convocata per mercoledì 12 dicembre 2007, alle ore 9,30, per procedere all'elezione del nuovo presidente.

Modifica nell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo ha reso noto, con lettera in data odierna, che il deputato Luciano Pettinari è stato nominato vicepresidente del gruppo.

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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Ipotesi di soppressione della fermata nelle stazioni di Rovigo e Ferrara di alcuni treni Eurostar - n. 2-00806)

PRESIDENTE. L'onorevole Frigato ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00806, concernente ipotesi di soppressione della fermata nelle stazioni di Rovigo e Ferrara di alcuni treni Eurostar (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, il testo dell'interpellanza è già pubblicato nel fascicolo dell'ordine del giorno dell'Assemblea di oggi, pertanto mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il Viceministro dei trasporti, Cesare De Piccoli, ha facoltà di rispondere.

CESARE DE PICCOLI, Viceministro dei trasporti. Signor Presidente, la questione di sensibili cambiamenti nell'ambito dei collegamenti che l'impresa ferroviaria Trenitalia intenderebbe porre in essere con l'entrata in vigore del nuovo orario ferroviario, pur con la necessità di verifica, ha un impatto sicuramente sensibile sull'utenza interessata.
Proprio a tale proposito, il Ministero dei trasporti è intervenuto recentemente in Commissione trasporti per fornire un quadro della situazione, specificando che tali soppressioni afferiscono a treni gestiti dall'impresa ferroviaria in autonomia commerciale, non soggetti, quindi, a contratti di servizio, quali sono gli Eurostar e gli intercity, non sottoposti a committenza e a conseguente controllo da parte del Ministero mediante il contratto di servizio pubblico.
Nel dettaglio di quanto riferito nell'interpellanza urgente Frigato n. 2-00806, Ferrovie dello Stato Spa ha riferito che con il prossimo orario è stata programmata la velocizzazione dei collegamenti Roma-Venezia, effettuati con Eurostar, per rispondere alle manifestate esigenze della clientela, e in special modo a quella dei bacini delle estremità Venezia-Padova e Roma, che rappresentano i volumi maggiori di traffico, di ridurre diritti i tempi di percorrenza. In funzione di tale obiettivo il sistema Eurostar tra Roma e Venezia verrà riorganizzato con la realizzazione di un doppio cadenzamento biorario, che consentirà la riduzione degli attuali tempi di percorrenza Eurostar e che prevede un primo canale, con origine e destinazione Roma e Venezia, e un secondo canale con prolungamenti su Udine e Trieste.
Tutti i collegamenti Eurostar del secondo canale, per un totale di otto, effettueranno le fermate di Rovigo e Ferrara, assicurando pertanto il mantenimento delle relazioni dirette da e per Roma. Per i collegamenti di primo canale, da un punto di vista tecnico, come ha affermato la società ferroviaria, non è possibile effettuare le fermate intermedie in questione perché ciò non consentirebbe di mantenere la traccia prevista e i tempi di percorrenza. In tale quadro, a parere della società ferroviaria, le città di Rovigo e Ferrara, che sviluppano un volume di traffico passeggeri analogo a quello riservato ad altre località non servite al prodotto Eurostar - riservato prevalentemente, come si sa, ai capoluoghi di regione - e con l'orario 2008 continueranno ad avere una significativa offerta tale prodotto, se confrontata con bacini di utenza di analoghe realtà.
L'assicurazione che il Ministero dei Trasporti comunque ritiene di fornire riguarda la disponibilità ad attivarsi coi soggetti delle realtà di Rovigo e Ferrara per promuovere un confronto finalizzato ad una cooperazione e ad un coordinamento più stretti per la soluzione delle problematiche evidenziate nell'interpellanza, ivi compresa la possibile modifica Pag. 101delle proposte originarie, a condizione che si possa dimostrare un'adeguata domanda da parte dell'utenza e del reperimento di ulteriori risorse pubbliche che si rendessero necessarie, ovviamente nell'ambito delle specifiche competenze istituzionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Frigato ha facoltà di replicare.

GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per la disponibilità dimostrata. Mi pare di poter affermare che alcuni elementi sono interessanti; anche se voglio ricordare al Viceministro De Piccoli, di cui conosco l'attenzione e la sensibilità per i problemi del territorio, certamente legati alla sua responsabilità nazionale ma anche alla sua provenienza veneta, che qualche settimana fa eravamo insieme in un piccolo paese, Villa Marzana (sicuramente lo rammenta), e c'era l'intera comunità polesana a festeggiare l'apertura di un nuovo casello autostradale. Ed era bene, era giusto che quella fosse una festa, perché veniva aperto un nuovo collegamento, il Polesine usciva da una fase di isolamento e si apriva alle grandi reti infrastrutturali del nordest. Oggi registrare, invece, che Rovigo, insieme a Ferrara, viene eliminata dal servizio Eurostar sembra obiettivamente una contraddizione, una grave contraddizione in relazione alla possibilità che i nostri territori, anche quelli finora considerati meno importanti, possano essere inseriti nel quadro delle relazioni infrastrutturali e, quindi, dello sviluppo del Paese.
Qualcuno sostiene - mi pare di capirlo anche dalla risposta del Governo - che mentre nella tratta Trieste-Venezia-Roma ci si ferma anche a Rovigo ed a Ferrara, per quanto riguarda gli Eurostar, questo servizio non è garantito, ad esempio, nella tratta Milano-Roma, dove si saltano le fermate in città come Piacenza, Parma, Reggio-Emilia o Modena; e quindi in relazione a quanto succede in Emilia, è bene che ciò succeda anche nella tratta Venezia-Roma. Credo sia invece opportuno capovolgere il ragionamento, proprio perché il treno rappresenta lo strumento di trasporto al tempo stesso più economico e meno inquinante.
Il Viceministro mi permetta di ricordare brevemente in quest'Aula non solo i documenti che abbiamo approvato più volte in relazione ai temi dell'ambiente, al surriscaldamento del pianeta e alle emissioni in atmosfera di elementi inquinanti, ma anche le iniziative dell'Unione europea proprio in relazione a cambiamenti climatici, riduzioni delle emissioni in atmosfera di anidride carbonica e di elementi inquinanti in genere, e con riferimento alla necessità di mutare complessivamente il modo di produrre e l'approccio stesso ai consumi: del resto, di questi tempi comincia a riaffermarsi nell'opinione pubblica il valore della sobrietà nei consumi, anche in relazione alle produzioni di energia che fanno sempre maggiore riferimento ad energie pulite e rinnovabili. In tale contesto, anche il comparto dei trasporti è chiamato a cambiare ed a trovare nuove strade: proprio a tal proposito, l'Unione europea richiede agli Stati membri di orientare le proprie scelte verso un trasporto più pulito, dal contenuto impatto ambientale, e che migliori il rapporto costi-benefici (ove i costi sono i consumi energetici, oltre che ambientali, e i benefici sono il risultato finale).
In questo quadro, è evidente che treno, autostrade del mare e vie navigabili sono la strada da percorrere: in particolare, il treno è il mezzo più pulito e meno inquinante, nonché, entro certe distanze, il più veloce ed anche il più economico. Certamente occorre migliorarne l'efficienza, naturalmente non solo con riguardo ai servizi Eurostar: sappiamo infatti delle proteste, avvenute in questi giorni, delle persone che - studenti o lavoratori - utilizzano quotidianamente il treno per spostamenti su distanze brevi e medie ed esprimono quindi una serie di problemi legati ad un servizio che va migliorato e qualificato e che deve trovare una migliore capacità di intermodalità con gli altri mezzi di trasporto, soprattutto urbani.
Signor Viceministro, anche senza scomodare dati particolari, è noto che, rispettoPag. 102 ai grandi Paesi e alle grandi città europee, l'Italia utilizza assai poco il treno. Ciò detto, non voglio sottovalutare i piani del Governo né sottacere gli investimenti contenuti nel cosiddetto decreto fiscale che questa Camera ha recentemente approvato e nel disegno di legge finanziaria: credo però che dobbiamo fare tutto il possibile per ottenere un trasporto più pulito e più efficiente. Gli investimenti fatti sono dunque importanti, ma è anche necessario che i servizi resi rispondano realmente alle esigenze del territorio e al contesto economico, e che mirino al miglioramento sia dei servizi sia dei trasporti sia, infine, della qualità della vita. In tale contesto, la risposta del Governo mi sembra interlocutoria. Le province di Rovigo e Ferrara sono insieme di fronte al problema: mi auguro che nei prossimi giorni il Governo possa portare qualche novità essenzialmente più positiva.

(Misure di contrasto alla diffusione del virus dell'Aids, con particolare riferimento alle iniziative per garantire l'accesso gratuito e anonimo al test HIV, nonché iniziative per l'inclusione sociale delle persone sieropositive - n. 2-00862)

PRESIDENTE. L'onorevole Grillini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00862, concernente misure di contrasto alla diffusione del virus dell'Aids, con particolare riferimento alle iniziative per garantire l'accesso gratuito e anonimo al test HIV, nonché iniziative per l'inclusione sociale delle persone sieropositive (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica, dal momento che il testo dell'interpellanza è pubblicato in allegato all'ordine del giorno della seduta odierna.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Grillini.
Il sottosegretario di Stato per la salute, Gian Paolo Patta, ha facoltà di rispondere.

GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, i recenti successi dei trattamenti farmacologici per l'infezione da HIV hanno contribuito a ridurre l'incidenza dell'AIDS. La possibilità di offrire alle persone HIV-positive terapie efficaci nel ritardare l'evoluzione dell'AIDS e nel migliorare la qualità della vita, impone una maggiore attenzione per le fasi iniziali dell'infezione, anche perché la maggiore sopravvivenza delle persone HIV-positive comporta il prolungamento del periodo di trasmissione, e ciò potrebbe preludere ad una riemersione dell'epidemia. Per le note modifiche costituzionali, emerge la necessità inscindibile del coinvolgimento delle regioni nella definizione di un sistema di sorveglianza nazionale sull'infezione e nella contestuale incentivazione dei cittadini ad effettuare il test HIV. A tal fine, il Ministero della salute ha predisposto, in collaborazione con i rappresentanti regionali e con esperti della Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS e dell'Istituto superiore di sanità, un documento tecnico finalizzato all'istituzione di un sistema nazionale di sorveglianza delle nuove infezioni da HIV, che ha già ricevuto il parere favorevole del Coordinamento interregionale per la prevenzione e della Consulta delle associazioni per la lotta contro l'AIDS.
Attualmente si sta elaborando uno schema di decreto ministeriale che possa garantire l'assoluto anonimato, come richiesto dalla normativa vigente, e la gestione del flusso di notifica. In parallelo, si sta avviando un progetto nazionale di estensione del predetto sistema di sorveglianza, coordinato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), in totale collaborazione con le regioni. Non si può peraltro prescindere da una politica sanitaria di prevenzione realizzata in sede locale, in applicazione di quanto disposto per il rispetto dell'anonimato dalla legge 5 giugno 1990, n. 135, e dal decreto ministeriale 1o febbraio 1991, che prevede l'esenzione dal pagamento delle quote di partecipazione alla spesa, limitatamente alle prestazioni Pag. 103di diagnostica strumentale e di laboratorio, e alle prestazioni specialistiche correlate, anche per soggetti affetti da HIV e per quelli per i quali vi sia il sospetto della patologia, ai soli fini dei relativi accertamenti diagnostici.
Nel documento tecnico già citato, per quanto riguarda le modalità di accesso al test, viene espressamente specificato quanto segue. Per facilitare l'accesso al test per i soggetti con comportamenti a rischio e per ridurre il periodo che intercorre tra la diagnosi e la presa in cura dei soggetti positivi, è indispensabile che da parte dei centri di prelievo pubblici accreditati il test sia: anonimo, per garantire la riservatezza delle informazioni e la privacy individuale; gratuito, in quanto l'accertamento diagnostico non deve comportare il pagamento di ticket da parte degli utenti (le motivazioni per l'esenzione sono riferibili o al comportamento a rischio o all'esposizione accidentale da parte di lavoratori); con accesso diretto, per consentire all'utente che si presenta presso una struttura pubblica per l'effettuazione del test HIV senza una prescrizione medica, di acquisirla presso la struttura stessa.
È necessario aggiungere che la consegna dei risultati del test, sia positivi sia negativi, deve essere effettuata direttamente all'interessato da personale appositamente preparato a svolgere supporto e informazione. In particolare, la consegna dei risultati negativi deve essere accompagnata da informazioni sulle caratteristiche dell'infezione, in modo che il soggetto risulti informato sulla possibilità che il test sia risultato negativo pur in presenza di un'infezione, perché il soggetto potrebbe trovarsi nel «periodo finestra». Inoltre, deve essere informato sul rischio di infezione derivante dai propri comportamenti per, eventualmente, modificarli e/o sull'opportunità di sottoporsi a controlli periodici.
La comunicazione dei referti positivi dovrà, invece, costituire la prima occasione per avvicinare i pazienti ai centri specializzati e quindi alla cura dell'infezione. In merito alla necessità che sia data maggiore visibilità alle strutture inserite nel sistema di sorveglianza, il Ministero ha promosso un progetto relativo allo sviluppo di un modello da adottare per migliorare l'adesione al test, individuando metodologie efficaci e implementabili su tutto il territorio nazionale strettamente connesse al ruolo svolto dalle associazioni per la lotta contro l'AIDS, oltre che alla necessità di un continuo aggiornamento dei dati relativi alla reperibilità dei centri abilitati. Si segnala che l'Istituto Superiore di Sanità ritiene di poter stimare che il numero di test HIV effettuati sia rimasto stabile negli ultimi due anni, attestandosi attorno ai 9 milioni, sia nel 2005 sia nel 2006. Anche se il numero dei test sembra rilevante (circa un terzo di essi viene effettuato di routine sui donatori di sangue, gli altri su base apparentemente volontaria), deve essere precisato che oltre il 60 per cento delle persone con AIDS scoprono di essere sieropositive al momento della diagnosi di malattia conclamata. Ciò suggerisce che, comunque, una quota rilevante di sieropositivi non effettua il test sierologico per HIV.
Si precisa, inoltre, che il lavoro menzionato dagli interpellanti, dal titolo Infezione da HIV e AIDS. Centri diagnostico-clinici presenti sul territorio nazionale, pubblicato nell'anno 2006, si riferisce ad un'indagine effettuata nel 2005 dai ricercatori dell'unità operativa Telefono Verde AIDS, ed avviata dopo aver contattato i referenti delle strutture diagnostico-cliniche che effettuano il test per la ricerca degli anticorpi anti-HIV. In merito all'elenco dei centri dove è possibile effettuare il test anti-HIV, si precisa che nel sito istituzionale del Ministero e in quello dell'Istituto Superiore di Sanità sono riportati 524 centri, suddivisi per regioni e province, la cui capillarità sul territorio consente la facile fruizione da parte degli utenti. L'Istituto ha confermato che l'équipe effettua il relativo aggiornamento con cadenza annuale. L'ultimo aggiornamento è stato effettuato nel periodo aprile-settembre 2007, per poter fornire agli utenti che contattano il numero verde AIDS indicazioni precise e puntuali in merito Pag. 104alle strutture dove poter effettuare il test. Si precisa, inoltre, che, allo stato attuale, non risulta al Ministero della salute, al contrario di quanto riportato nell'interpellanza in discussione, che in alcune regioni il test non sia gratuito e non abbia la caratteristica dell'anonimato.
Per quanto concerne la promozione di campagne informative, che tengano conto del problema della non discriminazione delle persone sieropositive, a tutti i livelli sociali, si rappresenta che la nuova campagna per la lotta contro l'AIDS 2007-2008, sarà rivolta direttamente e specificamente anche alle persone sieropositive e alla loro sessualità. Ciò rappresenta un elemento fondamentale di novità; va evidenziato, infatti, che oggi le persone sieropositive - per il concorrere di molteplici fattori, tra cui l'efficacia delle cure - hanno prospettive di vita molto differenti dai primi anni dell'epidemia, molte di loro sono libere dalla malattia e continuano ad avere relazioni sessuali. Nonostante ciò, per molte persone sieropositive, una delle paure più grandi è quella di non poter avere più di una vita sessuale soddisfacente; la comprensione e l'apertura nei loro confronti sono obiettivi irrinunciabili in una società civile e aperta a principi di solidarietà. Pertanto, a loro devono essere indirizzati messaggi che presentino la possibilità di continuare ad avere una vita sessuale serena e consapevole, senza esporre altre persone a rischio di infezione. Il messaggio della non discriminazione sarà contenuto negli opuscoli informativi che saranno diffusi sul territorio, rivolti a tutta la popolazione ed in modo particolare ai giovani.
In merito al costo dei preservativi e ad un possibile intervento del Ministero della salute per un calmiere, va precisato, innanzitutto, che il Ministro Livia Turco ravvisa in tale dispositivo medico uno strumento indispensabile per la prevenzione dell'AIDS e delle malattie a trasmissione sessuale.
Nell'ambito del programma «Guadagnare salute», che vede il coinvolgimento del mondo imprenditoriale, è intendimento del Ministro pervenire, appena possibile, alla sottoscrizione di un accordo con le aziende interessate, allo scopo di fornire sul mercato preservativi a costo contenuto, facilmente disponibili per le categorie di cittadini economicamente più deboli e per il mondo giovanile.

PRESIDENTE. L'onorevole Grillini ha facoltà di replicare.

FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta fornita dal sottosegretario e intendo spiegare il perché, sia pure con alcune specificazioni. Anzitutto vorrei ricordare, ma penso che il sottosegretario lo sappia, che sabato prossimo, come ogni 1o dicembre, si celebrerà la Giornata internazionale dedicata dall'OMS (l'Organizzazione mondiale della sanità) alla lotta contro l'AIDS. Nell'ambito di tale giornata assisteremo a numerose iniziative; una ufficiale del Ministero della salute che si terrà a Roma, con un concerto, le altre organizzate dalle associazioni di lotta contro l'AIDS.
Dal momento che intervengo come socialista, membro del Partito socialista europeo, voglio ricordare che il PSE ha deciso di dare vita ad una campagna in tutta Europa e, se fosse possibile, vorrei mostrare il manifesto di tale campagna al sottosegretario e al Presidente dell'Assemblea, nel quale è scritto: «Tagliamo l'AIDS, tagliamo l'IVA sui preservativi» e vi è l'immagine di un profilattico (Il deputato Grillini mostra un volantino). In occasione della predetta campagna verranno distribuiti gratuitamente, a cura del Partito del socialismo europeo, alcuni milioni di profilattici per sensibilizzare l'opinione pubblica, la popolazione e le istituzioni sul fatto che - come è stato affermato da lei, signor sottosegretario, e dal Ministro Turco (di ciò ovviamente mi compiaccio) - il profilattico è uno strumento indispensabile per la lotta ad una malattia che l'Organizzazione mondiale della sanità e l'UNAIDS (l'organizzazione dell'OMS predisposta a combattere l'AIDS) definiscono come uno dei principali problemi sanitari del mondo e, sicuramente, per quanto riguarda l'Africa, come la principale causa di morte della popolazione.Pag. 105
Signor sottosegretario, ci troviamo di fronte ad una diffusione della malattia che è quasi eufemistico definire preoccupante. Vorrei fornire alcuni dati dell'UNAIDS che sono abbastanza noti e che, presumo, nei prossimi giorni saranno resi noti anche dalla stampa, relativi al numero di malati nel mondo registrati da quando la malattia è apparsa ad oggi: si calcola che siano 33 milioni 200 mila le persone affette da HIV, 2 milioni 500 mila quelle che hanno appena contratto il virus e 2 milioni 100 mila i malati deceduti per AIDS. Si stima, inoltre, che il picco di incidenza globale dell'infezione da HIV (ossia il numero di nuove infezioni contratte ogni anno), sia stato raggiunto alla fine degli anni Novanta quando venivano registrati oltre 3 milioni di nuovi casi all'anno; nel 2007 le nuove infezioni ammontano a 2 milioni 500 mila, con una media di oltre 6 mila 800 al giorno. Per quanto riguarda l'Italia, il dato è di 57 mila casi stimati dal 1982 (quando è iniziato il monitoraggio) e di 35 mila decessi. Tuttavia, come afferma il documento del COA, il centro operativo AIDS del Ministero della salute, è probabile che il numero di decessi a causa dell'AIDS sia sottostimato a causa della non obbligatorietà della notifica del decesso.
Ogni giorno, lo riporta un utile articolo apparso oggi sul Corriere della Sera, undici italiani diventano sieropositivi; sono 4 mila nel 2007, che porteranno a 140 mila il numero di coloro che hanno contratto il virus dell'HIV, di cui il 30-35 per cento è costituito da donne. I nuovi casi di AIDS conclamati alla fine del 2007 saranno circa 1.200.
Signor sottosegretario, sono dati che non possono non destare preoccupazione e che, ovviamente, dovrebbero far sì che l'iniziativa del Governo fosse rapida, efficace e capace di intervenire su questo tema, come hanno fatto tutti gli altri Governi europei. In Italia, purtroppo, se guardiamo a ciò che è stato realizzato in passato, si può affermare che, più che le istituzioni (in particolare il Ministero della salute), hanno lavorato le associazioni.
Sempre in ordine a sabato prossimo, si svolgerà un'iniziativa del partito socialista in quattro città italiane (Roma, Orvieto, Bologna e Milano) dove verrà distribuito il materiale precedentemente mostrato e si svolgerà un'iniziativa delle associazioni di lotta contro l'AIDS, riunite nella consulta ministeriale. Tra l'altro, sono stato tra coloro che hanno partecipato a questa consulta in rappresentanza dell'associazione Arcigay fin dalla sua prima riunione nel 1990.
L'opera di questa associazione è stata assolutamente meritoria. Ad esempio, sabato prossimo l'Arcigay sarà presente in ben 35 città e mi auguro che i mezzi di informazione finalmente si accorgano che il volontariato e l'associazionismo sono intervenuti in questa materia in modo costante dal 1982 ad oggi, spesso senza l'aiuto delle istituzioni, con pochi mezzi e con la grande disponibilità e l'entusiasmo che caratterizzano da sempre il lavoro dell'associazionismo.
Uno dei temi rilevanti del primo dicembre sarà, ovviamente, il problema delle persone colpite dal virus dell'HIV, ovvero delle persone sieropositive, delle quali non si conosce il numero in Italia. Il nostro Paese è, infatti, uno dei pochi Paesi europei che non può rispondere a questa domanda, in quanto non esiste un sistema di rilevazione nazionale così come avviene per i casi di AIDS che abbiamo citato prima. Solo poche regioni e province, inoltre, hanno autonomamente deciso di registrare questo dato essenziale per comprendere l'andamento delle epidemie. I pochi dati aggregati a disposizione sono inviati all'European centre for the epidemiological monitoring of AIDS che in numerose tabelle riporta il dato di assenza per quanto riguarda l'Italia.
I pochi dati che sono in nostro possesso - qualcuno lo citava, anche lei precedentemente - mostrano che le informazioni sulle nuove infezioni non sono molto tranquillizzanti. Se la media nazionale si attesta sul 7,6 per cento ogni 100 mila abitanti, a livello locale si registrano picchi come ad esempio a Rimini (come è scritto in un bell'articolo della rivista del circolo Pag. 106dell'Arcigay di Bologna Il Cassero) che si attesta al 14 per cento ogni 100 mila abitanti.
Il dato più preoccupante - lo citava anche lei - è che nel 53 per cento dei casi di AIDS sono intercorsi meno di sei mesi tra il primo test positivo e l'evoluzione dell'infezione. Questo dato ci mostra che molte persone, che hanno avuto comportamenti a rischio, non si sono sottoposte per tempo al test. Il tema del test, a mio avviso, è centrale (come sembra centrale all'associazionismo e al volontariato che si battono su tale terreno), perché in Italia si stima una cifra ben oltre le 100 mila persone sieropositive e di queste oltre il 50 per cento non sarebbe a conoscenza di essere sieropositiva.
La non conoscenza, ovviamente, fa sì che tali persone continuino a tenere comportamenti a rischio, favorendo la diffusione dell'infezione, ma soprattutto fa sì che non si curino della propria salute. Come prevede l'articolo citato in precedenza, ogni diagnosi precoce è essenziale per una buona riuscita della terapia antiretrovirale, mentre il ritardo nella diagnosi comporta sia una maggiore difficoltà nella ricostruzione del sistema immunitario, sia una maggiore esposizione a talune malattie, che approfittano dell'incapacità del sistema immunitario di respingere e attaccare l'organismo. Dunque, siamo in una situazione in cui molte persone sieropositive non sanno di esserlo, non si curano e scopriranno di essere state infettate dal virus HIV soltanto a malattia conclamata. Quindi, bisognerebbe adottare una campagna molto forte per invitare le persone a fare il test. Perché molte persone non si sottopongono al test? Lei ci ha fornito un dato molto interessante relativo a 9 milioni di test l'anno. In Italia vi è una popolazione di 58 milioni di abitanti, pertanto si potrebbe dire che, nel giro di pochi anni, tutti si sottoporranno al test. In realtà, non è così, perché 3 milioni sono test di routine per le persone che donano il sangue, mentre gli altri 6 milioni sono test eseguiti, a volte anche senza chiedere il consenso, come invece prescrive la normativa vigente, nei confronti di chi entra in una qualsivoglia struttura sanitaria italiana. Quindi, spesso si sottopongono al test persone per le quali esso è ridondante, mentre non lo esegue chi dovrebbe.
In alcuni casi, non ci si sottopone al test perché si ha paura di un responso negativo. Perché si ha paura di un responso negativo? Signor sottosegretario, perché esiste ancora uno stigma fortissimo nel nostro Paese verso le persone sieropositive, che vengono percepite come una minaccia. Si sa che rapporti normali con una persona sieropositiva non sono a rischio di contagio, così come i banali rapporti personali, un abbraccio o un bacio, e che, viceversa, sono gli altri a rappresentare un elemento di rischio per le persone sieropositive. Tuttavia, la paura irrazionale verso le persone sieropositive è ancora fortissima e porta moltissime persone sieropositive a nascondersi, a non dirlo a nessuno e, quindi, a vivere la condizione di sieropositività in grandissima sofferenza quando, invece, come ha affermato anche lei, una diagnosi precoce consentirebbe alle persone sieropositive di tenere sotto controllo e ricostruire il sistema immunitario e di condurre un'esistenza pressoché normale, con un'aspettativa di vita tra i trenta e i quaranta anni dopo la diagnosi di sieropositività, che è una malattia che si cronicizzata, con cui si può convivere.
Ovviamente, il messaggio non deve diventare eccessivamente tranquillizzante, perché altrimenti qualcuno potrebbe pensare che, essendoci le pillole, non ci siano problemi e si possano pure tenere comportamenti a rischio. Bisogna, però, anche dire che si può condurre una vita normale come persone sieropositive e che una persona sieropositiva non è un rischio per il resto della società. Dunque, credo che, da tale punto di vista, la campagna del Ministero della salute sia positiva. Ben venga l'osservatorio, ma soprattutto devono essere garantiti la gratuità e l'anonimato, che sono essenziali per spronare il maggior numero possibile di persone a rivolgersi ai centri diagnostici.
Lei ha affermato che il Ministero smentisce che in alcune regioni il test non sia Pag. 107gratuito e anonimo. A noi non risulta. Ci risulta, invece, che in alcune regioni venga richiesta addirittura la ricetta del medico, che non può essere anonima, e che vi sia un costo. Tanto è vero che persino sul sito del Ministero della salute, alla domanda se sia possibile sottoporsi a esami e controlli mantenendo l'anonimato, si risponde affermando che nella maggior parte dei centri è possibile, mentre negli altri centri essi sono, comunque, strettamente confidenziali. Quindi, lo stesso Ministero della salute ammette che il test non sia anonimo dappertutto. Inoltre, alla domanda se nelle strutture pubbliche il test sia gratuito, si risponde: spesso lo è, ma non sempre, perché dal 1o giugno 1995 vi sono normative che variano da regione a regione e che integrano il decreto ministeriale 1o febbraio 1991 ed altro. Pertanto, come vede, la conferma di quanto riportato nell'interpellanza viene addirittura dallo stesso sito del Ministero della salute.
Quindi, vi è una disparità, da regione a regione, rispetto all'anonimato e alla gratuità. Se tale anonimato e tale gratuità non vengono assolutamente garantiti su tutto il territorio nazionale, sarà difficile convincere a eseguire il test le persone che hanno tenuto comportamenti a rischio. Mi permetta di affermare, a tal proposito, che sarebbe bene superare la tassonomia del Ministero della salute, perché si parla di una classificazione che io contesto fin dall'apparire della malattia e che credo sia profondamente sbagliata. L'AIDS è l'unica malattia che si definisce per chi la prende e non per come si prende, quindi la classificazione è sbagliata, sia da un punto di vista scientifico, a mio parere, sia dal punto di vista del messaggio che si vuole produrre e propagandare. La classificazione parla di contatti omo/bisessuali, di tossicodipendenti omosessuali, di emofilici, di trasfusi, di contatti eterosessuali (non parla di tossicodipendenti eterosessuali: evidentemente i tossicodipendenti eterosessuali per il Ministero della salute non esistono), poi di altro non determinato. È una classificazione sbagliata, perché l'infezione avviene con modalità conosciute: per via sessuale, con rapporti non protetti dall'uso del profilattico, con l'uso di siringhe infette e durante il parto. L'ultima modalità in qualche modo si può superare attraverso il parto cesareo (sono diminuite radicalmente le infezione da HIV durante il parto), ma tutte le altre avvengono con le ricordate modalità. Perché non classificare in tal modo? Che differenza c'è tra un omosessuale e un eterosessuale, rispetto all'infezione attraverso rapporti sessuali non protetti dall'uso del profilattico?
Ora, da questo punto di vista, è noto che se si parla di come un'infezione si può propagare risulta immediatamente evidente il sistema di prevenzione: se affermo che si trasmette con l'uso di siringhe infette, è evidente che non bisogna usare siringhe infette; se affermo che si trasmette per via sessuale, con rapporti sessuali non protetti, è ovvio che bisogna utilizzare i preservativi nei rapporti sessuali; se invece affermo che l'AIDS è un problema di tossici, di omosessuali e via dicendo, e faccio pudicamente riferimento a contatti eterosessuali per tutti gli altri, allora vi sarà chi è autorizzato a pensare che il problema non lo riguarda, mentre il problema riguarda tutti, e autorizza molti cittadini a pensare che, siccome si tratta di una questione che riguarda tossici e omosessuali, allora possono intrattenere tranquillamente rapporti a rischio. Quindi, è una classificazione sbagliata. Lo ripeto: se si dicesse la verità, cioè che la grande maggioranza delle infezioni da virus HIV avviene attraverso rapporti sessuali non protetti, risulterebbe automatico indicare come bisogna proteggere i rapporti sessuali, cioè con l'uso del preservativo.
In Italia, signor sottosegretario, i preservativi sono carissimi, sono i più cari d'Europa: una media di due euro a profilattico, in vecchie lire sarebbero quattromila. Ormai diventa proibitivo non solo arrivare alla fine del mese, ma anche avere una vita sessuale, perché nel nostro Paese diventa caro anche fare sesso e quindi proteggersi, cioè fare sesso in buona salute. Ora è molto facile, perché in Europa vi è una normativa che propone una tassa minima sui profilattici del 5 per cento. Noi socialisti abbiamo proposto un Pag. 108emendamento al disegno di legge finanziaria per il 2008, che tende a ridurre non solo il prezzo del profilattico, ma a favorirne anche la diffusione, erogando al Ministero i fondi e le risorse che ne garantiscano la piena diffusione. Sappiamo bene che, sul profilattico purtroppo è stata combattuta una battaglia ideologica negli ultimi anni, in particolare in Italia. Sappiamo bene che l'informazione è stata difficile, soprattutto nelle scuole, soprattutto laddove è presente l'età giovanile in cui si inizia l'attività sessuale e si scopre la sessualità. A proposito del fatto che tuttora, in Italia, nelle scuole non si faccia educazione sessuale, a me piacerebbe che il Ministero della salute e il Ministero della pubblica istruzione inviassero un messaggio chiaro.
È un diritto dei giovani sapere come evitare le malattie a trasmissione sessuale e come fare in modo di avere una sessualità serena, tranquilla, responsabile e piacevole, dato che il sesso è anche piacere. Bisogna dare alla sessualità una connotazione positiva e non semplicemente gravata dal vecchio moralismo. Il vecchio moralismo, signor sottosegretario, è il principale nemico della battaglia che stiamo conducendo contro la diffusione dell'HIV e delle malattie a trasmissione sessuale. Il moralismo purtroppo ha portato alcune organizzazioni religiose fondamentaliste a fare, come abbiamo osservato nella capitale del Kenya, addirittura i roghi dei profilattici. Bisogna mettere a disposizione questo presidio sanitario in modo tale che costi poco, che sia spesso gratuito, sicuro, che abbia la massima diffusione possibile e che costituisca un elemento normale della consuetudine della nostra vita quotidiana. Per fare tutto ciò occorrono messaggi decisi, spregiudicati, capaci di utilizzare il linguaggio giovanile, di rivolgersi al maggior numero possibile della popolazione e che facciano riferimento ad una visione non negativa della sessualità e del piacere sessuale. Da questo punto di vista, il Ministero finalmente ha approntato una campagna spregiudicata ed anche le associazioni, il volontariato, ed io stesso ci associamo ad un giudizio positivo rispetto a tale azione.
Ci dobbiamo chiedere se tutto ciò sia sufficiente. Ci dobbiamo chiedere se non occorra una disponibilità maggiore di fondi anche nella stessa legge finanziaria. Signor sottosegretario siamo ancora in tempo per stanziare tali fondi perché il costo in termini di sofferenza personale, prima di tutto, ma anche in termini di costi fisici e materiali per le ASL, per il sistema sanitario italiano, di un malato di HIV e di AIDS è altissimo e si potrebbe evitare. L'AIDS è una malattia che si può evitare perché abbiamo uno strumento - l'informazione e la prevenzione - di un'efficacia straordinaria. Per concludere, pur con le precisazioni che ho espresso in precedenza, mi dichiaro di nuovo soddisfatto della risposta del Ministero. Invito tuttavia il Ministro della salute, dato che il tempo è sempre pochissimo, a non ripetere gli errori di tutti i Ministri precedenti.
Ricordo, per esempio, il Ministro Degan, nel 1984, quando disse che l'AIDS non era un problema per l'Italia. Eravamo al quattordicesimo posto nella classifica europea per numero di casi, e ora siamo al terzo, signor sottosegretario, dunque tale tipo di politica dei Ministeri della sanità purtroppo ha fatto sì che ora siamo al terzo posto in Europa. Poi arrivò il Ministro Donat Cattin, che disse che mai e poi mai avrebbe organizzato la propaganda per i profilattici perché secondo lui si rompevano, ma non so da quali informazioni traesse questa convinzione personale. Successivamente, fu nominato Ministro De Lorenzo e vi furono le tangenti, anche se va dato atto allo stesso Ministro De Lorenzo di essere stato il promotore della legge che oggi abbiamo citato, che garantisce l'anonimato e la gratuità, di aver avuto una visione, per la prima volta, laica di questo tema, e di aver lavorato con le associazioni, a suo tempo, del volontariato. Poi arrivò il Ministro Garavaglia e successivamente il Ministro Veronesi, con il quale lavorammo molto bene. Quest'ultimo Ministro ha rappresentato uno spiraglio, una parentesi, e purtroppo, come Pag. 109tutti sanno, è durato in carica poco. Poi arrivò il Ministro Sirchia, il quale disse che lo strumento principale per combattere l'AIDS era la castità. Si sa che ovviamente la castità può essere una libera scelta, io sono libertario quindi prevedo anche che se una persona non vuole fare sesso tale scelta sia nel suo assoluto diritto, ma la straordinaria maggioranza dei cittadini fa sesso, spesso e - diciamoci la verità - anche volentieri. Quindi, tale indicazione del Ministro Sirchia era un po' al vento, e rappresentava, ancora una volta, un esempio di applicazione di moralismo. Poi abbiamo avuto come Ministro Storace, che è rimasto in carica troppo poco tempo per fare danni, e finalmente oggi abbiamo il Ministro Turco, che ci ha promesso l'osservatorio, una campagna sulla diffusione dei profilattici, più fondi e più coinvolgimento delle associazioni del volontariato, e infine più iniziativa da parte del Ministero della salute. Voglio sperare che tutte queste promesse diventino realtà.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che, come concordato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 27 novembre scorso, il termine per la presentazione di interpellanze urgenti da svolgere nella seduta di mercoledì 5 dicembre è anticipato alle 20 di lunedì 3 dicembre.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 5 dicembre 2007, alle 12:

(ore 12 e ore 17)

1. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 18,50.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI LUCIO BARANI E LANFRANCO TURCI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3178-A

LUCIO BARANI. Signor Presidente, è del tutto evidente che la moderna strutturazione del Welfare appartenga alla cultura socialista e riformista.
In origine il termine «riformismo» nacque per distinguere all'interno del movimento socialista coloro che sostenevano graduali riforme anziché la rivoluzione propugnata dai massimalisti.
È singolare che ancora oggi, nel nuovo millennio, questa differenza esista ancora e sia messa in maggior evidenza proprio nel Welfare che stiamo a discutere in questi giorni.
La cultura riformista si differenzia notevolmente dalla concezione di Stato sociale predicata dal comunismo e massimalismo, ideologie che trasferiscono, ancor oggi, il concetto di lotta di classe nei rapporti socioeconomici di una nazione.
«Anche i ricchi devono piangere» è il concetto che meglio rappresenta la suprema concezione di Welfare così come viene predicata dalla sinistra antagonista, componente politica che vive la sua ambiguità nel ritenersi «partito di lotta e di Governo» e dove per Governo viene additato il fulgido esempio, da imitare, del Leader Maximo cubano.
Voglio solo ricordare cos'è il Welfare per i riformisti: da Turati, Nenni, Craxi, Stefano Caldoro - adesso segretario del Nuovo PSI - noi sosteniamo che i Governi legittimati dal voto possono o debbano fornire un livello-base di benessere, salute e istruzione, supportate dal gettito ricavato Pag. 110dalle tasse, al fine di permettere l'uso migliore dei talenti della popolazione.
I riformisti credono nella libertà individuale e la pongono come obiettivo centrale della loro iniziativa politica, ma sono altresì paladini convinti e schietti difensori dei diritti umani e sociali e delle libertà civili ed economiche; perciò sono favorevoli ad un'economia mista, nella quale c'è spazio per uno Stato che permetta anche ai meno abbienti di usufruire dei servizi di base attraverso un sistema efficiente di servizi pubblici.
La differenza ideologica di base fra riformismo liberale e comunismo giace nel ruolo dello Stato rispetto all'individuo.
Noi valutiamo libertà, diritti e proprietà privata quali requisiti fondamentali affinché si realizzi una società dove ogni individuo apprezzi la quantità più grande di libertà possibile.
Sono ormai quindici anni che il nostro Paese vive una fase storica che tutti chiamiamo transizione. Eppure della tanto agognata Seconda Repubblica non si vede nemmeno l'ombra e già stiamo progettando la terza.
Nessuna grande riforma dello Stato è stata concepita, se non la Biagi-Treu, sintetizzata dalla legge Maroni, la riforma Moratti per la scuola e la Lunardi per le opere pubbliche.
Si continua a navigare a vista con un Governo che giudica la propria precaria sopravvivenza un valore superiore agli interessi del Paese. Siamo entrati in Europa per il rotto della cuffia senza aver dotato il Paese né della forza politica né della forza produttiva per reggere l'urto della nuova economia.
In queste condizioni il futuro non può che apparirci assai incerto, e persino minaccioso, perché l'Italia è costretta ad attenderlo. Non a prepararlo.
Intanto la confusione politica cresce.
Le bugie del Governo, sui rimedi da adottare in tempi disastrosi per il nostro Paese, hanno le gambe corte. Una nazione, come ricordava Churchill, è una casa di vetro, e non si possono ingannare molte persone per tanto tempo.
Oggi l'Italia ha bisogno di nuovi pensieri, di nuove frontiere, di costruire nuove storie politiche.
Il Paese sente il bisogno vitale di una classe dirigente capace di proporre idee forti, in grado di chiudere finalmente la transizione e di disegnare il Governo di una nuova modernizzazione italiana.
C'è bisogno, a ben vedere, di un'operazione storico-politica all'altezza di quella concepita e realizzata, nel dopoguerra, da De Gasperi e Einaudi. Diversa perché diverso è il Paese che abbiamo davanti e diversi sono i problemi che l'attualità del mondo propone.
Ma anche simile: perché, oggi come allora, si avverte la necessità di rispondere a una generale «crisi di fiducia» degli italiani verso il proprio Paese, e, come disse De Gasperi, «senza una ripresa della coscienza morale di tutte le classi del popolo italiano, la ricostruzione materiale e civile è impossibile». Le libertà sono tutte solidali. Non se ne offende una senza offenderle tutte, come diceva Filippo Turati nel 1923 alla Camera.
È simile soprattutto perché, oggi come allora, bisogna definire una nuova carta delle libertà italiane, una nuova filosofia del contratto sociale, una nuova declinazione dei diritti e dei doveri nazionali.
In fin dei conti, oggi come allora, bisogna definire un nuovo ordine politico.
Oggi il peggio del peggio della politica nobile è rappresentato da un Governo costantemente in forse, virtualmente già imploso, che per mantenere la propria fragile esistenza è costretto continuamente a mediare posizioni diverse e opposte, a conciliare ciò che è inconciliabile e quindi a perdere il treno delle grandi riforme che sono le sole in grado di ricuperare le troppe posizioni che l'Italia ha perduto o sta perdendo.
Se noi analizzassimo punto per punto quanto sta proponendo il Governo in materia di Welfare, ci renderemmo conto di perdere il nostro tempo.
L'errore è quello di impostazione generale.Pag. 111
L'errore sta nel mettere assieme pregiudizi, richieste, assunti ideologici che non possono stare assieme.
Io sono tra coloro che ritengono che la tradizione riformista è oggi equamente rappresentata in tre componenti: il Partito del Popolo della Libertà, il Partito Democratico e il Socialismo - liberale, ognuno per la propria parte e, se pur in schieramenti diversi, costretti comunque a interloquire.
Ritengo che la moderna concezione di Welfare riformista non sia il pasticcio oggi presentato dal Governo, ma che debba far parte di quelle grandi riforme, assieme alla legge elettorale e alla modifica della Costituzione che solo i riformisti possono fare assieme.
In questo caso credo che l'apertura al tavolo delle riforme offerta al Partito Democratico da Silvio Berlusconi, rappresenti oggi la soluzione di partenza per mettere mano a riforme eque ed equilibrate senza le quali neppure il Welfare ha speranza di risolvere i bisogni e i diritti degli Italiani.
È convinzione del Nuovo PSI che debbano e possano unirsi per discutere attorno ad un tavole dei volenterosi, le tre grandi aree del riformismo liberale: quella del cattolicesimo liberale, quella del riformismo laico, quella del liberal-socialismo.
Dando vita a una inedita stagione culturale e politica e a un patto di Governo istituzionale per le riforme.
Non si tratta, infatti, di riuscire a «galleggiare» nella palude quotidiana di questo Governo, ma di creare rapporti di consenso così ampi da poter vincere la sfida della modernizzazione.
Gli eredi di De Gasperi, Sturzo ed Einaudi (non di Dossetti), dell'ispirazione della Dc e del liberalismo storico, quelli di La Malfa e Rossi, e infine gli alfieri di quel socialismo liberale che, nella nostra storia, sale da Salvemini a Saragat fino al Craxi del saggio su Proudhon, possono ritrovare i fili di un progetto comune che, liberandosi delle scorie del passato, proponga al Paese un serio orizzonte riformatore.
Onorevoli colleghi, ci riteniamo fortunati sul fatto che l'Italia è stata sorteggiata per le qualificazioni ai Mondiali 2010 nel gruppo 8 con Bulgaria, Eire, Cipro, Georgia e Montenegro.
Non vorrei che questa divenga anche la classifica socioeconomica del nostro Paese.
Parlando a nome del gruppo DC - Nuovo Psi, socialisti che non sono entrati nella Costituente e che non condividono di stare con L'Unione e Prodi e i comunisti, e come relatore di minoranza al disegno di legge sul welfare, diciamo un «No» convinto al ventitreesimo oltraggio che questo Governo fa al Parlamento, chiedendo nuovamente la fiducia su un provvedimento fondamentale per il futuro dell'Italia e delle nuove generazioni: i giovani.
È la ventitreesima candelina sulla torta del malgoverno Prodi, pesante come un cero, questa volta perché anche contro l'impegno di un'intera Commissione lavoro della Camera che ha lavorato ininterrottamente per oltre 200 ore e fino a tarda notte, a portare modifiche al decreto-legge sul welfare.
Complimenti, Ministro Damiano, ha avuto la faccia tosta di venire alla Camera in discussione generale e disquisire sul testo della Commissione che poi con emendamento del suo Governo ha smontato, cambiato con l'eliminazione della soglia minima per i lavori usuranti, l'abolizione dello staff leasing (somministrazione a tempo indeterminato) e l'abrogazione del Job on call ad eccezione dei settori turismo, spettacolo e ristorazione.
E lei di tutto questo ne era a conoscenza ed ha mentito sapendo di mentire.
Come relatore di minoranza sul Welfare le rappresento il disappunto della stragrande maggioranza degli italiani che le chiedono di abbandonare il dicastero perché non all'altezza, come chiedono a Prodi di liberare l'Italia da questo malgoverno che tanto male fa agli italiani e alla ripresa economica di un Paese, ultimo nella crescita tra le nazioni dell'UE ed in grande ritardo su ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture.
D'altronde, mettendo a capo di un ministero chiave come quello dei Lavori Pubblici l'ex questurino Antonio Di Pietro, mi sia concessa la digressione scherzosa, Pag. 112sarebbe come presidente dell'Avis, Dracula; con le conseguenze che possiamo tutti immaginare. Le risorse verrebbero inevitabilmente succhiate.
Ormai anche nella maggioranza si sta levando un coro di repulsione verso questo Governo; quasi tutti i gruppi che lo sostengono rivendicano libertà di iniziative e di decisioni, le cosiddette «mani libere»; ciò è riscontrabile dall'Udeur al gruppo Dini, da Rifondazione alla Rosa nel pugno, da Diliberto a Di Pietro, dai Verdi alle minoranze linguistiche, tutti dicono che il Governo sta concludendo una lunga agonia e che bisogna staccare la spina.
Il suo destino, anche nei momenti terminali, è penoso: deve ogni istante vigilare che l'ala massimalista dei suoi compagni di strada ed il sindacato non stacchino davvero la spina.
L'impressione diffusa, a destra come a sinistra, è che il Governo Prodi sia sotto tutela dei sindacati, delle cooperative rosse, dei poteri forti (banche, assicurazioni, grandi famiglie del capitalismo italiano) e delle multinazionali straniere che hanno occupato economicamente l'Italia. D'altronde mai poteva essere diversamente: Romano Prodi è l'uomo degli interessi del capitalismo straniero in Italia. È risaputo da tutti.
Questo disegno di legge è nato male, costruito partendo dal tetto, con fragili fondamenta.
Per accattivarsi le organizzazioni sindacali si è voluto prima «concertare» (che brutta parola la concertazione, anche in passato ha sempre portato male!) con le organizzazioni sindacali tradizionali un protocollo su previdenza, lavoro, competitività per poi farlo ratificare dal Parlamento.
Si è voluto dialogare con organismi che rappresentano meno del 50 per cento delle cosiddette parti sociali e si è voluto concertare con una esigua minoranza nel Paese destinato ad avere pesanti effetti su tutti gli Italiani e soprattutto sulle future generazioni destinate a lavorare più di 40 anni (i fortunati che troveranno lavoro!) e ad andare in pensione con la metà dell'attuale livello salariale pensionistico.
Avevamo una legge seria, realizzata a più mani da persone capaci come Biagi, Treu, il Ministro Maroni, durante il Governo Berlusconi e la si è voluta snaturare e così rendere più pesante il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Questo è un comportamento cinico ed irresponsabile!
La legge 30 (Biagi, Maroni) era un patto tra le generazioni, un patto solidale tra genitori e figli, con un pensiero rivolto anche ai nipoti e tale doveva rimanere.
È stato un errore aver chiesto a dei pensionati non coinvolti in questo patto di partecipare ad un referendum confermativo del Protocollo.
La vogliamo dire la verità, colleghi: a quel referendum hanno partecipato meno di 3 milioni di persone e due terzi dei pensionati (senza diritto).
Questo provvedimento che comporta una maggior gradualità nell'innalzamento dell'età necessaria per conseguire il diritto della pensione di anzianità determina oneri ingenti (circa sette miliardi di euro nell'arco del decennio 2008/2017) in lapalissiana contraddizione con quello che avviene in tutti gli altri Paesi europei che hanno minori tasse, maggiori salari, poco debito pubblico, imprese più competitive e lavoratori che vanno in pensione tutti tra i 60 e i 70 anni di età e mai prima.
Il disegno di legge in esame manca anche di copertura finanziaria ed oltre a questioni di incostituzionalità porterà ad aumentare il nostro debito pubblico, perché dalla razionalizzazione del sistema degli enti di previdenza non scaturiranno mai i 3,5 miliardi di euro nell'arco del decennio previsti dal Governo, al contrario la fusione degli enti previdenziali comporterà nuove spese così come nuove ulteriori spese comporterà l'allargamento dei congedi parentali.
Anche la Ragioneria generale dello Stato conferma quanto da noi sostenuto. Se è vero come è vero che, per la prima volta dal dopoguerra è l'unica nazione in Europa, la spesa pubblica in Italia ha superato (grazie alle vostre finanziare e alle deliranti manovre economiche) il 51 per cento del Pil, quindi economicamente Pag. 113siamo sull'orlo di un burrone; approvare la legge finanziaria, il suo collegato, e il welfare non come da noi predisposti, significherebbe fargli fare un deciso passo in avanti e cadere quindi nel burrone e consegnare alle future generazioni non un patto solidale ma una nazione fallita né più né meno di quello che è successo in Argentina.
L'approvazione di questo disegno di legge in attuazione del protocollo del 23 luglio 2007 voluto da un'esigua minoranza di lavoratori e dalla triplice organizzazione sindacale e non dalla maggioranza delle parti sociali significherebbe compromettere il futuro dei nostri giovani, delle donne, dei disabili e delle classi più svantaggiate.
Categorie tutte dimenticate da questo Governo.
Agli incapienti signor Ministro Damiano non servono i 41 centesimi (miseria) al mese e solo per un anno per risolvere e alleviare i loro problemi. Questo è solo demagogia, falso populismo e semplice carità.
La cultura riformista che rappresento con il nuovo PSI nella tradizione da Turati a Saragat a Nenni a Craxi e per finire a Stefano Caldoro, attuale segretario già autorevole Ministro per l'attuazione del programma nel Governo Berlusconi, ci differenzia notevolmente dalla concezione di Stato sociale e socialismo reale predicata dai partiti comunisti e massimalisti che appoggiano questo Governo, tutte ideologie che trasferiscono, ancora oggi fuori dai tempi il concetto di lotta di classe nei rapporti socio-economici di una nazione: anche i ricchi devono piangere.
Ricordo che con il Governo Berlusconi all'Italia è stato riconosciuto dall'ONU di essere il primo paese al mondo per erogazione di servizi e solidarietà.
Per noi riformisti il welfare è fornire un livello base di benessere, salute e istruzione, supportato dall'equo gettito ricavato dalle tasse, al fine di permettere l'uso migliore dei talenti della popolazione, le cosiddette «risorse umane»; vogliamo un'Italia dei bisogni e dei meriti.
Siamo convinti difensori di tutte le libertà individuali sociali ed economiche. Siamo favorevoli ad un'economia mista dove lo Stato deve pensare ai meno abbienti ed usufruire di servizi di base attraverso un sistema efficiente di servizi pubblici e dove libertà, diritti e proprietà private siano i requisiti fondamentali affinché si realizzi una società dove ogni individuo apprezzi la quantità più grande di libertà possibile.
Il Governo Prodi e con lei, Ministro Damiano, le bugie sui rimedi da adottare in tempi disastrosi per il nostro paese hanno le gambe corte.
Una nazione, come ricordava Winston Churchill, è una casa di vetro e non si possono ingannare molte persone per tanto tempo.
Oggi il peggio del peggio della politica nobile è rappresentato da un Governo costantemente in forse, virtualmente già imploso, che per mantenere la propria fragile esistenza è costretto continuamente a mediare posizioni diverse e opposte, a conciliare ciò che è inconciliabile e quindi a perdere il treno delle grandi riforme che sono le sole in grado di ricuperare le troppe posizioni che l'Italia ha perduto o sta perdendo.
Se noi analizzassimo punto per punto quanto sta proponendo il Governo in materia di Welfare, ci renderemmo conto di perdere il nostro tempo.
L'errore è quello di impostazione generale. L'errore sta nel mettere assieme pregiudizi, richieste, assunti ideologici che non possono stare assieme.
Bisogna dare vita ad un'inedita stagione culturale e politica e a un patto di Governo istituzionale per le riforme.
Non si tratta, infatti, di riuscire a «galleggiare» nella palude quotidiana di questo Governo, ma di creare rapporti di consenso così ampi da poter vincere la sfida della modernizzazione.
Gli eredi di De Gasperi, Sturzo ed Einaudi (e non quelli di Dossetti), dell'ispirazione della Dc e del liberalismo storico, quelli di La Malfa e Rossi, e infine gli alfieri di quel socialismo liberale che, nella nostra storia, sale da Salvemini a Saragat Pag. 114fino al Craxi del saggio su Proudhon, possono ritrovare i fili di un progetto comune che, liberandosi delle scorie del passato, proponga al Paese un serio orizzonte riformatore.
Onorevoli colleghi, ci riteniamo fortunati sul fatto che l'Italia è stata sorteggiata per le qualificazioni ai Mondiali 2010 nel gruppo 8 con Bulgaria, Eire, Cipro, Georgia e Montenegro.
Non vorrei che questa divenga anche la classifica socioeconomica del nostro Paese.
Voi siete un Governo forte con i deboli e debole con i poteri forti.
E noi convintamente vi annunciamo il nostro voto contrario.

LANFRANCO TURCI. Resta in noi forte l'insoddisfazione e l'amarezza per il modo in cui il Governo è venuto meno all'impegno assunto prima al Senato poi in Commissione Lavoro, di istituire una forma di indennità di disoccupazione per i giovani collaboratori a progetto, strettamente collegata a percorsi formativi e di reinserimento lavorativo.
Si trattava di una misura tutt'altro che assistenzialistica, tesa a dare una tutela e una opportunità alla categoria di lavoratori in assoluto meno tutelata e più precaria. Questa proposta, che si ispira alle politiche di flex-security dei più avanzati Paesi europei, avrebbe dato anche un segno di novità a un provvedimento come quello che stiamo approvando, che non può non essere definito come un provvedimento di breve respiro, sostanzialmente limitato a una manutenzione dell'esistente. Non rinunceremo perciò a riproporre questa nostra proposta nella legge finanziaria che ha avviato il suo iter in questi giorni alla Camera, come non rinunceremo, se dovesse essere ancora una volta respinta, a riproporla insieme alle altre due riforme, relative a una definizione giuridica più stringente delle collaborazioni a progetto e all'istituzione della «prova lunga», con un apposito progetto di legge dei parlamentari socialisti.
Il disegno di legge che ci apprestiamo ad approvare appare ancora una volta sbilanciato sul versante previdenziale e sulla tutela dei lavoratori insider, confermando una vecchia tendenza della politica del lavoro del nostro Paese a privilegiare gli interventi previdenziali in confronto agli ammortizzatori sociali e alle politiche attive del lavoro, e a concentrare l'attenzione sui lavoratori insider e sindacalizzati, in confronto ai precari e a coloro che hanno collocazioni marginali nel mercato del lavoro. Non a caso questo provvedimento concentra la grandissima parte delle risorse sulle pensioni di anzianità e sui lavori usuranti, per consentire una anticipazione delle pensioni in confronto alla normativa vigente. A proposito dei lavori usuranti devo dire su questo tema, di per sé legittimo e importante, si è svolto una sorta di gioco degli equivoci fra coloro che si sono eretti a difensori intransigenti della tenuta dei conti pubblici - come il senatore Dini - e i gruppi della sinistra massimalista che hanno avallato l'idea che l'emendamento approvato in Commissione Lavoro potesse comportare un pericoloso allargamento della platea degli aventi diritto, con conseguente sfondamento delle risorse poste nel provvedimento. In mezzo si è collocato il Governo che ha accettato prima la modifica approvata in Commissione, poi l'ha cassata nel maxi emendamento, sostenendo al contempo che nulla cambiava, in una formulazione o nell'altra, in confronto al protocollo e alle risorse destinate a questo fine.
Al di là di questo problema sicuramente di rilievo, c'è stata da una parte e dall'altra una agitazione strumentale e ideologica che ha esasperato i termini del confronto e delle modifiche approvate in Commissione Lavoro. Strumentale è stata la Confindustria e il centrodestra a denunciare come uno scandalo il fatto che l'ulteriore contratto a termine che si stipulerebbe in deroga, dopo avere già utilizzato per 36 mesi lo stesso lavoratore in un contratto a termine, non avrebbe potuto superare otto mesi.
Ideologica e priva di realismo è stata la sinistra massimalista a fare una battaglia contro la norma sui lavori discontinui nel turismo e nello spettacolo, cosi come ideologica e controproducente è stata l'altra Pag. 115richiesta, bocciata dalla Commissione, di svuotare tout court il lavoro a termine con l'obbligo di prevedere la riassunzione del lavoratore a termine dopo i primi sei mesi, se l'azienda procedesse a un ulteriore contratto dello stesso tipo. La verità è che sul mercato del lavoro continua uno scontro in cui noi non ci riconosciamo. Da un lato gli esaltatori della flessibilità generalizzata e dei suoi meravigliosi benefici, purché - beninteso - questa flessibilità riguardi gli altri o i figli degli altri. È l'ottica tipica dei ceti privilegiati, sempre pronti a elargire consigli di austerità e sacrifici purché non riguardino le loro condizioni e i loro portafogli. Questo atteggiamento ricorda la leggerezza inimitabile di Maria Antonietta che di fronte al popolo che si lamentava perché non c'era pane, suggeriva di mangiare brioches! Dall'altro lato c'è l'idea, tipica della sinistra comunista, che nel mercato del lavoro si possa tornare al passato, che il problema non sia una riforma delle regole secondo la logica della flessibilità più la sicurezza, bensì il ripristino di un passato impossibile, ignorando che molte delle attuali degenerazioni e dell'insostenibile dualismo che si è determinato nel mercato del lavoro derivano anche dalle rigidità indifendibili di quel passato. Come non ricordare, a conferma di questa critica, che solo qualche anno fa furono proprio i compagni della sinistra massimalista a proporre un referendum per estendere l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori alle piccole imprese? Noi socialisti ci muoviamo per sottrarci alla morsa di questa contrapposizione e per promuovere politiche del lavoro ispirate a una logica di riforma e di equità.
Per i cocopro (che non dimentichiamolo, esclusa l'area di liberi professionisti, rappresentano la parte più debole del mercato del lavoro) abbiamo proposto una ridefinizione più stringente di quella tipologia contrattuale per fare emergere la vasta area di lavoro dipendente che viene mascherato sotto questi contratti atipici. Contemporaneamente abbiamo intanto richiesto che in via sperimentale, per due anni, per quei lavoratori possa operare, in caso di disoccupazione, una forma di indennità strettamente correlata a corsi di formazione professionale e a politiche attive per il reinserimento nel lavoro.
L'altra proposta fortemente innovativa che abbiamo avanzato è quella di istituire una «prova lunga» per l'accesso al contratto di lavoro a tempo indeterminato, al fine di consentire un periodo adeguato di verifica delle attitudini e delle capacità lavorative delle persone interessate e un reciproco affidamento tra il lavoratore e il datore di lavoro. Noi pensiamo che questa sia la via più efficace per ridurre l'eccessivo ricorso ai contratti a termine, senza affidare questo obiettivo a norme puramente repressive che finirebbero per incoraggiare il ricorso al lavoro nero. Come si vede, si tratta di riforme che vanno ben oltre quella logica di semplice manutenzione dell'esistente che caratterizza il disegno di legge che stiamo approvando. Intendiamo proseguire su questa strada e su questa strada vogliamo misurare davvero quale sia il tasso di innovazione del Partito Democratico, che non può limitarsi a battere un colpo ora contro la sinistra massimalista, ora contro i cultori della flessibilità senza tutele. Il vero terreno di prova è quello di riforme coraggiose ed eque. Il terreno appunto che intendiamo riproporre anche nel momento in cui esprimiamo il nostro voto a favore di un provvedimento che non ci lascia affatto soddisfatti.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO FABIO EVANGELISTI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3178-A.

FABIO EVANGELISTI. Le condizioni che si sono venute a creare in seguito alla decisione da parte del Governo di ricorrere alla fiducia ci spingono a considerare almeno due questioni fondamentali. La prima è che in una democrazia, come noi pretendiamo che continui ad essere l'Italia, le posizioni divergenti non possono che essere affrontate attraverso il dialogo ed il Pag. 116confronto, al fine di raggiungere una sintesi complessiva che, nella sua organicità, sappia soddisfare al meglio possibile le esigenze dei cittadini. La seconda è che anche in un contesto di piena apertura al dialogo tra le forze politiche, e persino in una coalizione, è necessario non perdere mai di vista gli obiettivi prefissati, la loro ottimizzazione, la cadenza temporale e i mezzi preferibili per il loro perseguimento, a maggior ragione quando essi possono rappresentare un concreto punto di svolta per il Paese.
Per quanto riguarda il primo punto, non possiamo non ricordare che in rispetto ai principi democratici, e a diversi anni dall'ultima volta, il 23 luglio scorso è stato siglato un protocollo d'intesa frutto di un attento e impegnativo lavoro di concertazione tra Governo, sindacati e Confindustria al fine di offrire alle lavoratrici e ai lavoratori, alle pensionate e ai pensionati, alle giovani e ai giovani italiani strumenti più adeguati per affrontare i continui mutamenti del mercato del lavoro e del sistema previdenziale.
Un accordo che, se da un lato ha segnato una svolta importante nel raggiungimento di un equilibrio tra i principi di solidarietà sociale e sviluppo economico, dall'altro, è stato al centro di un rivoluzionario processo consultivo e partecipativo nel quale ben cinque milioni di lavoratori e pensionati hanno scelto di approvarlo, votando a favore della lotta alla precarietà pur riconoscendo l'inevitabilità di operare in una logica di un mercato del lavoro teso ormai a essere sempre più flessibile.
In questo senso, hanno votato contro quella triste immagine dello scontro generazionale tra padri e figli, che qualcuno dai banchi dell'opposizione cercava di promuovere, dicendo sì alla totalizzazione dei contributi versati per i giovani e alle agevolazioni per l'accesso al credito per i precari. Hanno scelto un sistema previdenziale che, abolendo il cosiddetto «scalone», privilegia un meccanismo più graduale e attento anche alle peculiarità delle condizioni di lavoro, rispettando i vincoli di bilancio. Hanno optato per un provvedimento che sa offrire maggiori certezze e sicurezze ai giovani e che, al tempo stesso, consolida la competitività delle imprese, prevedendo per quest'ultime riduzioni nelle imposte e integrazioni al cuneo fiscale.
Le parti sociali e, soprattutto, cinque milioni di lavoratori e pensionati hanno deciso che questo protocollo rappresentasse, almeno per il momento, il miglior risultato possibile. Ed è così che si giunge alla seconda questione
L'alzata di scudi in seguito alla decisione di porre la fiducia su un testo più distante dalla bozza della Commissione Lavoro di quanto non fosse rispetto al protocollo del 23 luglio, infatti, non può che apparire opinabile e ingiustificata di fronte all'approvazione del referendum da parte dei cittadini, ovvero di coloro per i quali si è deciso di modificare sostanzialmente il sistema previdenziale e le regole del mercato del lavoro. Alla luce di ciò, non possono esserci valutazioni politiche o presunte minacce che tengano. Dopotutto, non siamo in quest'Aula per volere di un elettorato che ha scelto in base alle proprie idee, ai propri valori e alle proprie aspettative?
A chi ha criticato il Governo, ritenendo il ricorso alla fiducia un atto di mortificazione delle prerogative parlamentari, non possiamo che ricordare la necessità dettata dai tempi procedurali e, soprattutto, la questione di merito che si è posta di fronte a ciascuna forza politica e che lo stesso Esecutivo non avrebbe non potuto ravvisare. Era nostro dovere e preciso compito del Governo riconoscere il valore e il peso della consultazione popolare sull'accordo stipulato tra le parti sociali.
Certamente migliorie e aggiustamenti potranno essere apportati nel corso del tempo, ma deve essere chiaro che alla luce dei vincoli di bilancio e delle condizioni in cui questa maggioranza e questo Governo si son trovati a gestire il Paese, il disegno di legge non avrebbe potuto essere migliore.

Pag. 117

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI ANTONIO MEREU, GIUSEPPE TREPICCIONE, ROBERTO TORTOLI E GUIDO DUSSIN SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3199-A

ANTONIO MEREU. Onorevole Presidente, siamo qui oggi obbligati ad approvare un provvedimento senza il quale si renderebbe possibile la chiusura di numerose ed importanti attività del sistema produttivo italiano e questo non per responsabilità delle imprese, ma purtroppo per inadempienze della pubblica amministrazione che non è riuscita nei tempi previsti a dare risposta positiva alle domande presentate per ottenere l'autorizzazione integrata ambientale (AIA) necessaria per svolgere attività d'impresa riguardanti: attività energetiche, produzione e trasformazione di metalli, industria dei prodotti minerali, industria chimica nonché gestione dei rifiuti di allevamenti animali.
Questa autorizzazione è indispensabile a seguito di una direttiva europea del 1996, recepita dal nostro Stato con il decreto legislativo n. 59 del 2005, che stabilisce al 30 ottobre 2007 la data ultima entro la quale gli organi dello Stato competenti per materia dovevano dare risposta alle imprese che ne facevano richiesta.
Ora cosa è successo? È successo che, come ci ha detto il Governo, sono state presentate circa 8500 domande entro la scadenza prevista, ma a nessuna è stata concessa l'autorizzazione perché il Ministero dell'ambiente e le regioni interessate non sono riusciti ad esaminarle per inadempienze dovute qualche volta a strutture inadeguate e qualche altra volta addirittura alla mancata individuazione da parte delle regioni dell'autorità competente.
Ci troviamo di fronte ad una situazione anomala ed imbarazzante: non sono le imprese ad essere inadempienti, ma lo Stato e quindi il Governo che ne coordina l'attività.
La voglia di votare contro è forte, ma creerebbe una situazione pesante nel sistema produttivo italiano in quanto, come detto precedentemente, molte imprese potrebbero cessare la propria attività con gravi ripercussioni economico-sociali. Noi ci asteniamo perché non possiamo non rilevare le responsabilità governative; votare a favore sarebbe imbarazzante perché, nonostante il termine sia stato spostato al 31 marzo 2008, temiamo comunque di dover tornare a votare un ulteriore differimento dei termini.
Infatti, non ci viene spiegato come si opererà nel merito per poter recuperare il tempo perduto in soli quattro mesi. Né siamo sicuri possa bastare l'introduzione della possibilità da parte del Ministero dell'ambiente ricorrere ai poteri sostitutivi nei confronti delle regioni che non dovessero sapersi organizzare per esaminare le domande.
Occorre vagliare da subito, se si vogliono ottenere i risultati, e prendere atto che il lavoro va migliorato ed intensificato. Per questo occorrono controlli periodici sul lavoro fatto che permetta nel tempo modifiche d'intervento capaci di far raggiungere i risultati nei tempi previsti.
Speriamo che questo avvenga.

GIUSEPPE TREPICCIONE. I Verdi annunciano il voto favorevole al decreto-legge n. 180 del 2007, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri per dare soluzione ad una importante questione legata alle procedure di autorizzazione integrata ambientale (cosiddetta AIA). L'articolo 1 del decreto-legge, infatti, differisce al 31 marzo 2008 il termine già fissato al 30 ottobre 2007 dall'articolo 5, comma 18, del decreto legislativo n. 59 del 2005, che ha dato attuazione alla direttiva 96/61/CE, relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento. Ricordo, infatti, che la citata direttiva 96/61/CE richiede che l'autorizzazione all'esercizio per determinati impianti industriali venga concessa secondo un approccio integrato alla lotta contro le emissioni industriali, nell'aria, nelle acque e nel suolo. A tal fine, quindi, la direttiva Pag. 118ha sottoposto la gestione degli stabilimenti industriali che svolgono attività rientranti nell'allegato (attività energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria dei prodotti minerali, industria chimica, gestione dei rifiuti, allevamento di animali), siano essi esistenti, nuovi o sostanzialmente modificati, ad un'autorizzazione, che deve includere valori limite di emissione, basati sulle migliori tecniche disponibili, e che deve essere concessa previa consultazione del pubblico ed eventualmente di un esame coordinato da parte delle varie autorità competenti.
Osserviamo che, come emerge chiaramente dalla relazione illustrativa del relatore Camillo Piazza, che ringraziamo per l'ottimo lavoro svolto nella riscrittura parziale dell'articolato, tale differimento è dovuto al fatto che «a tutt'oggi nessuna autorità competente ha concluso tutti i procedimenti pendenti» per il rilascio della prescritta autorizzazione, e ciò «nonostante le domande siano state presentate dalle imprese in ossequio alle scadenze previste e i fondi per le istruttorie siano stati versati dalle aziende»: la proroga in esame, dunque, consentirebbe di evitare la chiusura di numerosi impianti (poiché all'AIA sono soggetti migliaia di impianti in Italia) e, di conseguenza, le successive eventuali richieste di risarcimento dei danni alle autorità competenti.
Si tratta, a nostro giudizio, di una misura indispensabile, non soltanto per scongiurare il blocco di determinate attività produttive sul territorio nazionale, ma anche per consentire alle amministrazioni pubbliche di riparare ad un grave inadempimento, connesso al mancato completamento delle istruttorie previste dalla normativa vigente. Tale esigenza, peraltro, risulta strettamente collegata anche alla gravità della situazione che, in assenza del citato differimento, si verrebbe a creare anche sotto il profilo sanzionatorio, posto che, in base all'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo n. 59 del 2005, chi esercita una delle attività soggette ad AIA senza autorizzazione è soggetto alla sanzione penale dell'arresto fino a un anno o dell'ammenda da 2.500 euro fino a 26.000 euro.
Segnaliamo, inoltre, che l'articolo 2 del decreto-legge reca una norma transitoria, volta a consentire la prosecuzione dell'attività da parte degli impianti in esercizio nelle more del rilascio dell'AIA, a condizione che sia stata presentata nei termini la domanda e che tale attività venga svolta nel rispetto della normativa vigente o delle condizioni stabilite nelle autorizzazioni ambientali di settore già rilasciate, le quali, conseguentemente, si intendono prorogate fino alla scadenza del termine fissato dal provvedimento di AIA per l'attuazione delle relative condizioni.
Segnaliamo la norma aggiuntiva proposta dalla Commissione che prevede di dare la possibilità immediata al Governo di trovare tutte le soluzioni necessarie per arrivare, entro la scadenza del 31 marzo 2008 prevista a seguito della proroga, all'esame di tutte le richieste pervenute. In particolare il Governo, come già previsto dalle disposizioni vigenti, potrà arrivare anche al commissariamento di quelle regioni inadempienti che non hanno ancora istituito le commissioni di valutazione sul procedimento dell'autorizzazione integrata ambientale.
I Verdi auspicano che questa sia l'ultima proroga che il Parlamento conceda al Governo e alle regioni per ottemperare ad una funzione prevista da una direttiva comunitaria del 1996.
Con questa speranza i Verdi esprimono il loro voto favorevole al decreto-legge n. 180 del 2007.

ROBERTO TORTOLI. Nella replica di lunedì il presidente della Commissione, onorevole Realacci, ha sentito il dovere di sottolineare l'inopportunità del mio intervento di critica nei confronti del Ministro, dicendo che la responsabilità per la mancata applicazione della normativa in esame è di tutti.
Io, a nome di Forza Italia, non ho difficoltà a seguirlo nel suo ragionamento, ma con la precisazione che la direttiva europea è del 1996 e che dal 1996 al 2001 Pag. 119ha governato la sinistra, che la direttiva è stata recepita nel 2005 dal Governo Berlusconi, e che dal 2006 il Governo attuale in campo ambientale si sta caratterizzando per la sua incapacità di operare grazie al Ministro Pecoraro Scanio.
Penso che anche l'onorevole Realacci non si ascriva tra gli estimatori del Ministro e credo che gran parte dalla sinistra abbia difficoltà a riconoscere come positivo il lavoro svolto fino ad oggi in quel ministero.
Anche questa proroga, che si sa benissimo essere necessaria per tutelare il mondo imprenditoriale interessato alle relative autorizzazioni integrate ambientali, è figlia della totale inerzia del dicastero, come voi stessi avete denunciato, e pertanto ritengo che il nostro voto di astensione serva, da un lato, a denunciare l'amministrazione del Ministero dell'ambiente e, dall'altro, a riconoscere che rispetto al mondo imprenditoriale è giusto che questo provvedimento vada avanti.
In aggiunta voglio sottolineare che, visto l'alto numero di pratiche da analizzare e il marasma che vige al ministero, è molto probabile che non sarà l'ultima proroga.

GUIDO DUSSIN. La Lega Nord Padania rappresenta al Parlamento le regioni del Nord che sono state sempre all'avanguardia in ordine ai sistemi di produzione adottati dalle imprese.
Infatti, il nostro gruppo si è sempre posto a favore dell'innovazione tecnologica e degli investimenti produttivi rispettosi dell'ambiente.
Siamo convinti che le proroghe per l'adeguamento degli impianti alle norme europee contro l'inquinamento delle acque, del suolo e dell'aria sono da evitare e che gli impianti obsoleti e inquinanti devono essere sostituiti con impianti moderni che adottano le migliori tecnologie disponibili dei nostri tempi.
Tuttavia, con riferimento alla proroga disposta del presente decreto-legge, occorre tenere conto che si tratta di manchevolezze e lentezze burocratiche dovute alle carenze dell'amministrazione pubblica e alla mancata organizzazione, soprattutto del sistema regionale, che non riesce a garantire il rispetto dei termini imposti dalle direttive comunitarie in materia di ambiente.
Come è emerso nel dibattito, gli impianti soggetti ad AIA si possono stimare in Italia in circa 8.500. Di tali impianti, il 20 per cento rientra nella competenza del Ministero dell'ambiente e il restante 80 per cento nella competenza delle regioni.
Purtroppo le regioni, e soprattutto quelle del centro-sud, hanno dimostrato un atteggiamento disobbediente verso i termini imposti dalle direttive comunitarie in materia di ambiente. E ciò non solo per il caso specifico dell'autorizzazione AIA, ma anche per una serie di termini diversi previsti dalle normative di settore, come, ad esempio, in tema di rifiuti e di adeguamento delle discariche o in tema di qualità dell'aria e di approvazione dei relativi piani.
Tali carenze e manchevolezze contribuiscono a creare un clima di rilassatezza e di generale mancato rispetto per l'ambiente, rischiando di penalizzare eccessivamente le nostre imprese in ambito europeo, sia per l'applicazione delle sanzioni sia per la perdita di competitività rispetto ai nostri partners europei.
Tuttavia, occorre tenere conto che in assenza della proroga disposta dal presente decreto-legge, un numero elevato di imprese italiane sarebbero costrette a chiudere gli impianti produttivi e a sottoporsi a pesanti sanzioni penali. Tali sanzioni consistono nell'arresto fino ad un anno o nell'ammenda da 2.500 a 26.000 euro. E ciò non per mancanze dei gestori degli impianti, ma piuttosto per la lentezza delle amministrazioni competenti che non hanno concluso nei termini i procedimenti pendenti.
La situazione si ritiene gravissima perché le imprese sarebbero obbligate a chiudere gli impianti non per mancanze loro, ma per mancanze delle regioni e del Ministero dell'ambiente, fatte salve le richieste per risarcimento di danni alle autorità competenti.Pag. 120
Tenuto conto di tutto ciò, si ritiene pertanto opportuno non ostacolare la conversione in legge del presente decreto-legge.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO FABIO EVANGELISTI SULLE MOZIONI N. 1-00248 E N. 2-00252

FABIO EVANGELISTI. Accogliamo favorevolmente, almeno in linea di principio, la mozione presentata dall'onorevole Giorgetti del gruppo lega Nord Padania, ma non possiamo non avere alcune questioni che ci paiono fondamentali da chiarire.
La crisi nei Balcani dopo decenni ha riportato, di fronte ad un'attonita e fin troppo immobile Europa, la barbarie della guerra, della distruzione e della fame, producendo dinamiche centripete che ancora oggi rischiano, da un lato, di incrinare la stabilità del rapporto tra Stato e minoranze etniche dei vari membri europei, si pensi ad esempio alle correnti separatiste in Spagna e in Grecia, e dall'altro di assurgere a potenziale giustificazione, a modello, e addirittura a valido precedente, per un'azione di smembramento tra gli stessi Stati membri.
Tale condizione oltre a rappresentare un pericolo che l'intera Unione Europea non può correre, sottolinea un evidente paradosso per tutte quelle realtà che anelano all'ingresso nella grande casa europea. A cosa servirebbe loro, infatti, dividersi in piccoli Stati per poi ricompattarsi sotto un'unica bandiera, senza più frontiere, con un'unica moneta, medesime politiche fiscali ed economiche e svariati vincoli in termini politici e militari?
La complicata condizione della coesistenza tra diverse etnie e diverse culture posta all'attenzione della comunità internazionale ha condotto così al tavolo dei negoziati anche gli USA, la Russia e l'Unione europea al fine di raggiungere un compromesso efficace, finalizzato alla stabilizzazione della regione e di tutta l'area balcanica.
Proprio ieri, però, a Baden in Austria, tale obiettivo è stato nuovamente mancato, riportando i colloqui internazionali ad un'impasse che rischia di comportare effetti ancora più drammatici.
Alla luce di questa situazione, quindi, non possiamo che essere contrari ad una dichiarazione unilaterale di autonomia da parte del Kosovo, come proposto dalla Lega, ma al tempo stesso, non possiamo non registrare la necessità di arricchire questa posizione offrendo a quest'Aula, così come al Governo serbo e a quello kosovaro, un nuovo punto di vista.
Una nuova prospettiva che, andando al di là del mero ambito statale, sappia focalizzare l'attenzione dei contendenti verso una realtà sovranazionale, comunitaria e scevra da futili quanto pericolosi nazionalismi.
I sei stati fondatori fecero lo stesso quando, nel 9 maggio 1950, sulle macerie della seconda guerra mondiale, decisero di superare la logica stato-centrica per dar vita a una nuova era di pace e prosperità. A questi e al resto dell'Unione europea tocca ora sviluppare un ragionamento in tal senso nei negoziati con Serbia, Kosovo, Russia e Usa perché, oltre a dirsi semplicemente favorevoli o contrari ad una dichiarazione di autonomia, si possa innescare un nuovo processo di sviluppo democratico e integrazione tra popoli.
Per questo appoggeremo la mozione della maggioranza e voteremo contro quella della Lega.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 3178-A - odg 9/3178-A/1 441 433 8 217 16 417 66 Resp.
2 Nom. odg 9/3178-A/8 466 465 1 233 210 255 63 Resp.
3 Nom. odg 9/3178-A/10 471 470 1 236 209 261 63 Resp.
4 Nom. odg 9/3178-A/11 464 464 233 211 253 63 Resp.
5 Nom. odg 9/3178-A/12 473 472 1 237 212 260 63 Resp.
6 Nom. odg 9/3178-A/13 475 474 1 238 212 262 63 Resp.
7 Nom. odg 9/3178-A/15 477 477 239 213 264 63 Resp.
8 Nom. odg 9/3178-A/16 476 476 239 214 262 63 Resp.
9 Nom. odg 9/3178-A/17 476 476 239 214 262 63 Resp.
10 Nom. odg 9/3178-A/18 479 478 1 240 215 263 63 Resp.
11 Nom. odg 9/3178-A/19 484 477 7 239 211 266 63 Resp.
12 Nom. odg 9/3178-A/21 485 475 10 238 129 346 63 Resp.
13 Nom. odg 9/3178-A/24 483 475 8 238 226 249 63 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/3178-A/30 492 491 1 246 224 267 62 Resp.
15 Nom. odg 9/3178-A/31 492 492 247 226 266 62 Resp.
16 Nom. odg 9/3178-A/32 468 468 235 216 252 62 Resp.
17 Nom. odg 9/3178-A/33 492 491 1 246 225 266 62 Resp.
18 Nom. odg 9/3178-A/34 488 487 1 244 221 266 62 Resp.
19 Nom. odg 9/3178-A/36 487 486 1 244 217 269 62 Resp.
20 Nom. odg 9/3178-A/39 489 486 3 244 222 264 62 Resp.
21 Nom. odg 9/3178-A/40 495 494 1 248 223 271 62 Resp.
22 Nom. odg 9/3178-A/41 I p. 496 489 7 245 337 152 60 Appr.
23 Nom. odg 9/3178-A/41 II p. 496 484 12 243 156 328 60 Resp.
24 Nom. odg 9/3178-A/42 489 478 11 240 475 3 60 Appr.
25 Nom. odg 9/3178-A/43 498 493 5 247 168 325 60 Resp.
26 Nom. odg 9/3178-A/44 501 500 1 251 229 271 60 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/3178-A/46 495 493 2 247 230 263 60 Resp.
28 Nom. odg 9/3178-A/48 500 500 251 227 273 60 Resp.
29 Nom. odg 9/3178-A/49 499 499 250 229 270 60 Resp.
30 Nom. odg 9/3178-A/50 500 500 251 229 271 60 Resp.
31 Nom. odg 9/3178-A/51 504 504 253 232 272 60 Resp.
32 Nom. odg 9/3178-A/52 498 498 250 231 267 60 Resp.
33 Nom. odg 9/3178-A/53 503 502 1 252 231 271 60 Resp.
34 Nom. odg 9/3178-A/54 503 503 252 232 271 59 Resp.
35 Nom. odg 9/3178-A/55 491 483 8 242 465 18 59 Appr.
36 Nom. odg 9/3178-A/56 481 477 4 239 224 253 59 Resp.
37 Nom. odg 9/3178-A/59 475 475 238 218 257 59 Resp.
38 Nom. odg 9/3178-A/60 487 485 2 243 223 262 59 Resp.
39 Nom. odg 9/3178-A/61 474 463 11 232 264 199 59 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/3178-A/62 469 468 1 235 211 257 59 Resp.
41 Nom. odg 9/3178-A/63 479 479 240 211 268 59 Resp.
42 Nom. odg 9/3178-A/65 477 475 2 238 211 264 59 Resp.
43 Nom. odg 9/3178-A/66 475 475 238 212 263 59 Resp.
44 Nom. odg 9/3178-A/67 472 455 17 228 195 260 59 Resp.
45 Nom. odg 9/3178-A/70 475 471 4 236 210 261 59 Resp.
46 Nom. odg 9/3178-A/71 469 469 235 210 259 59 Resp.
47 Nom. odg 9/3178-A/72 461 461 231 213 248 59 Resp.
48 Nom. odg 9/3178-A/75 464 451 13 226 33 418 59 Resp.
49 Nom. odg 9/3178-A/79 466 461 5 231 181 280 59 Resp.
50 Nom. ddl 3178-A - voto finale 419 418 1 210 246 172 56 Appr.
51 Nom. ddl 3199-A - voto finale 303 231 72 116 231 64 Appr.
52 Nom. Moz.Giorgetti G. e a 1-248 n.f. I 284 263 21 132 69 194 63 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 54
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. Moz.Giorgetti G. e a 1-248 n.f.II 286 285 1 143 285 63 Appr.
54 Nom. Moz. Ranieri ed a n. 1-252 n.f. 283 278 5 140 278 63 Appr.