XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 53 di martedì 17 ottobre 2006

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[indice cronologico]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 10.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 ottobre 2006.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Airaghi, Albonetti, Amato, Amici, Bersani, Bindi, Boco, Bonino, Capezzone, Casini, Cento, Chiti, Colucci, D'Antoni, Damiano, De Piccoli, Di Pietro, Donadi, Duilio, Fabris, Fioroni, Folena, Galante, Gentiloni Silveri, Landolfi, Lanzillotta, Letta, Levi, Maroni, Martino, Melandri, Minniti, Morrone, Mussi, Angela Napoli, Parisi, Pecoraro Scanio, Piscitello, Pisicchio, Pollastrini, Prodi, Ranieri, Rigoni, Rutelli, Santagata, Scajola, Sgobio, Tremonti, Visco e Zanella sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura del sunto delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

SILVANA MURA, Segretario, legge:
LAMBERTO POCAI, da Viareggio (Lucca), e numerosi altri cittadini, chiedono la sollecita discussione del disegno di legge A.S. n. 23, recante: «Disposizioni a favore dei lavoratori e dei cittadini esposti ed ex esposti all'amianto e dei loro familiari, nonché delega al Governo per l'adozione del testo unico in materia di esposizione all'amianto» (115) - alla XII Commissione (Affari sociali);
IOANNIS LIOUMIS, da Modena, e numerosi altri cittadini, chiedono l'abolizione del doppio punteggio nelle graduatorie permanenti per il servizio prestato nelle scuole di montagna (116) - alla VII Commissione (Cultura);
SALVATORE FRESTA, da Palermo, chiede provvedimenti per evitare gli sprechi nell'uso delle risorse pubbliche (117) - alla V Commissione (Bilancio);
MARIA ROSA DE ZORDO, da Treviso, e numerosi altri cittadini, chiedono interventi a difesa della salute pubblica contro il proliferare di impianti di telefonia mobile (118) - alla XII Commissione (Affari sociali);
CARLO PELLACANI, da Reggio Emilia, chiede provvedimenti legislativi per l'adozione in via definitiva dell'inno «Fratelli d'Italia» quale inno nazionale italiano (119) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
PASQUALE GIUDICE, da Santa Marina (Salerno), chiede misure per una piena attuazione della legislazione in materiaPag. 2di trasparenza della pubblica amministrazione (120) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
LANFRANCO PEDERSOLI, da Roma, chiede disposizioni volte a razionalizzare il servizio taxi (121) - alla IX Commissione (Trasporti);
ANDREA ROMOLI, da San Giovanni Valdarno (Arezzo), e altri cittadini, chiedono la sollecita discussione della proposta di legga A.C. n. 903, recante: «Modifiche all'articolo 3 della legge 25 febbraio 1992, n. 210, concernenti la soppressione dei termini per l'ottenimento dell'indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati» (122) - alla XII Commissione (Affari sociali);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede la regolamentazione dell'ingresso, del soggiorno e delle attività lavorative degli stranieri (123) - alla I Commissione (Affari costituzionali).

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Gestione dell'ordine pubblico durante la manifestazione dei professionisti italiani svoltasi il 12 ottobre 2006 - n. 3-00329)

PRESIDENTE. Il viceministro dell'interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Lo Presti n. 3-00329 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 1).

MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa interrogazione si richiama l'attenzione del Governo su quanto accaduto durante la manifestazione di protesta del 12 ottobre scorso a Roma, in particolare sulla gestione dell'ordine pubblico nella circostanza.
Ricordo che la manifestazione nazionale era stata indetta dal Consiglio nazionale geologi ed aveva il fine di promuovere la riforma delle libere professioni contro il cosiddetto decreto Bersani.
Al previsto corteo, snodatosi da piazza del Colosseo a piazza Madonna di Loreto e alla cui testa vi erano, tra gli altri, numerosi parlamentari, hanno partecipato oltre diecimila persone appartenenti a varie categorie di liberi professionisti, quali geologi, architetti, ingegneri, avvocati, commercialisti, medici, farmacisti, e via dicendo.
In piazza Madonna di Loreto, ove era stato installato un palco per gli interventi dei vari politici presenti, erano stati altresì predisposti adeguati sbarramenti, presidiati dalle forze di polizia, per evitare che, come successo in passato, i manifestanti, eludendo i controlli, si dirigessero alla spicciolata verso Palazzo Chigi. Era stato peraltro consentito al contempo il transito ai mezzi di soccorso ed ai parlamentari di rientro dall'evento.
Momenti di tensione si sono verificati allorquando il personale delle forze dell'ordine ha evitato, come peraltro avvenuto in occasione di precedenti manifestazioni svoltesi anche durante la passata legislatura, che la pressione esercitata dal corteo consentisse ai partecipanti di giungere a Palazzo Chigi, ove era in corso il Consiglio dei ministri. Al termine degli interventi delle personalità politiche presenti sul palco, alle ore 13,30 circa, vi è stato un rapido deflusso dei manifestanti verso via dei Fori imperiali e via Nazionale. Preciso che, pur essendosi impedito con fermezza ad alcuni gruppi di partecipanti alla manifestazione di procedere in direzione di via del Corso, non vi è stato alcun episodio di violenza e non è stato mai interrotto il traffico veicolare in piazza Venezia, nel tratto da via Nazionale al Teatro Marcello, ed è stato sempre consentito il libero movimento dei parlamentari.
Ribadisco inoltre che, anche nel corso di questa manifestazione, sono stati adottatiPag. 3i criteri di ordine pubblico previsti per tutte le manifestazioni che si svolgono nella capitale e che interessano il centro storico. Ricordo, infine, che anche nelle situazioni più delicate il Ministero dell'interno e le forze dell'ordine hanno il fine prioritario di garantire la libertà di manifestazione, salvaguardando nello stesso tempo l'ordine pubblico e la sicurezza di tutti i cittadini, manifestanti e non. Credo di poter dire che questo compito difficile, che richiede grande professionalità, è stato assolto in maniera corretta e rispettosa dei diritti fondamentali previsti dalla Carta costituzionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di replicare.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, mi dichiaro assolutamente insoddisfatto anche perché la risposta del viceministro contiene numerose imprecisioni e dati che non corrispondono alla realtà e che posso confutare direttamente in questa sede. Concordo soltanto sulla grande professionalità degli agenti di polizia presenti sul posto, ma non certo su quella di chi aveva la responsabilità di condurli e gestirli. Infatti, gli agenti hanno soltanto eseguito degli ordini e solo grazie alla loro serenità e grande professionalità è stato evitato il pericolo di incidenti che non si sono verificati anche perché non è stata esercitata alcuna pressione da parte della polizia né vi è stato alcun tentativo dei manifestanti di valicare il cordone. Questi si sono fermati a circa centocinquanta metri dalla base del monumento ai caduti dov'era stato predisposto un palco ed al cui microfono non si sono succedute personalità politiche. Quindi, chi ha rilevato le presenze ha sbagliato, perché nessun politico è intervenuto sul palco da cui hanno parlato soltanto i professionisti, trattandosi di una loro manifestazione. Quindi, mi stupisco signor viceministro, che lei all'inizio della sua risposta abbia sottolineato come il cordone dei manifestanti fosse guidato da numerosi parlamentari. Eravamo presenti per solidarietà nei confronti dei professionisti, i quali hanno scandito qualche timido slogan, sfilando non in 10 mila ma in molti di più; dunque, non vi era bisogno certo di chissà quali indagini per verificare il numero. Infatti, l'intera via dei Fori imperiali era completamente occupata dai manifestanti che si sono arrestati a circa 100-150 metri dal cordone di polizia.
Invece, è accaduto che comitive di turisti e semplici cittadini, che nulla avevano a che vedere con la manifestazione, abbiano chiesto di poter passare ed arrivare al bar di fronte per prendere un caffè o accedere al centro storico di Roma per poter godere delle bellezze della città. Si è trattato di turisti e non soltanto di parlamentari, i quali hanno dovuto trattare il passaggio, riuscendo nell'intento dopo qualche timido tentativo di alcuni funzionari per impedirlo.
Sorvoliamo, però, su questo. Signor viceministro sicuramente le hanno riferito fatti non veri; la verità è che non vi è stata alcuna pressione, semplicemente vi è stato un atteggiamento della polizia che di fronte ad una platea di scalmanati avrebbe potuto portare a disordini violenti. Per fortuna la manifestazione era stata organizzati dai professionisti italiani, che non avevano alcuna intenzione di andare a protestare sotto le finestre di Prodi, anche perché nessuno se lo filava: mi creda, signor viceministro.
È chiaro che chi ha rappresentato i fatti a lei e al Governo ha commesso un grave errore, ha voluto alterare la realtà, mentre di reale vi è che il Governo ha attivato il questore di Roma e il questore, interpellato telefonicamente da alcuni parlamentari affinché aprisse un varco per consentire ai turisti e ai vecchietti (i quali sono stati scortati dai parlamentari per oltrepassare il cordone), di accedere al centro di Roma, ha risposto, in modo anche scortese, di aver già dato disposizioni, che non gli importava nulla di ciò che si stava verificando, che non sarebbe tornato indietro e che si poteva proseguire come aveva stabilito. Si tratta di un modo di gestire l'ordine pubblico irresponsabile! Il questore di Roma è stato a dir pocoPag. 4scortese e irresponsabile: non voglio usare aggettivi più pesanti perché non voglio offendere la sacralità di questa aula.
La verità è che il Governo ha voluto trattare i professionisti peggio dei delinquenti, mentre tutti i giorni i delinquenti che avete liberato grazie all'indulto rapinano o ammazzano bravi cittadini e contro di loro siete capaci soltanto di approntare provvedimenti di clemenza! Questa è la realtà, mi riferisco ad un episodio che mi ha toccato nel profondo: la morte di quel povero giovane che, per difendere la propria autovettura, è stato trascinato da un delinquente uscito pochi giorni prima di galera e tornato subito a delinquere commettendo altri reati.
I professionisti italiani sono stati scambiati per no global e trattati come delinquenti. Dovreste vergognarvi, il caro Presidente del Consiglio dovrebbe vergognarsi di avere attrezzato la piazza antistante Palazzo Chigi come se fosse Fort Alamo. Sono giunto in Parlamento, dove ho denunciato il fatto al termine della seduta di quel giorno, e per passare mi sono dovuto qualificare, perché vi erano cordoni di polizia e doppie transenne che sbarravano tutto il palazzo. La verità è che avete avuto paura che 40 mila professionisti facessero sentire alto, come poi comunque sono riusciti a fare, il grido della loro protesta.
Concludo confermando la mia totale insoddisfazione su come il questore di Roma, che dovrebbe avere il pudore di ammettere le proprie responsabilità, abbia gestito l'ordine pubblico in quel frangente. Se non vi fosse stato il senso di responsabilità di migliaia di manifestanti che hanno partecipato ad una manifestazione gioiosa, con pochi slogan, senza tensioni, si sarebbe rischiato qualcosa di serio e di ben più grave. Così si dovrebbe protestare legittimamente in Italia!

Sull'ordine dei lavori (ore 10,17).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Grazie, Presidente. Intervengo brevemente su due questioni. La prima non è molto felice: da notizie di agenzia, infatti, si è appreso che si è verificato uno scontro sulla linea A della metropolitana di Roma all'altezza della stazione di piazza Vittorio Emanuele II, con una sessantina di feriti, di cui quindici piuttosto gravi. Se lei potesse acquisire notizie sulla vicenda, le saremmo grati.
Per quanto riguarda l'altra questione, voglio segnalare che, per ieri pomeriggio, alle 16,30 convocate le Commissioni bilancio e finanze per discutere il cosiddetto decreto fiscale collegato alla legge finanziaria.
Sta di fatto che le Commissioni riunite, per volontà dei due presidenti, dopo aver sospeso la seduta alle 17,50, hanno ripreso i lavori dopo circa quattro ore, alle otto di sera, soltanto per rinviare la discussione a stamani. Infatti, sono intervenuti contrasti, litigi, tra i due presidenti in relazione all'ammissibilità di alcuni emendamenti (le discordanze riguardavano i criteri di ammissibilità). Pertanto, i colleghi parlamentari delle due Commissioni, venuti a Roma per l'esame del provvedimento, non hanno potuto fare nulla.
Quello che è accaduto comporta una conseguenza che desidero sottoporre alla Presidenza: il dibattito sul provvedimento in parola - non dico più importante, ma importante quasi quanto il disegno di legge finanziaria - potrebbe essere «strozzato» in Commissione; si è pretesa la calendarizzazione della discussione sulle linee generali in Assemblea per giovedì prossimo, quando l'esame del provvedimento non è ancora cominciato in Commissione (per beghe interne, di natura procedurale, non soltanto di merito), in quanto alcuni emendamenti non sono stati ammessi ed altri sì. Ciò mette in difficoltà anche la Presidenza, alla quale compete la decisione finale in ordine all'ammissibilità degli emendamenti.
Nel sottoporle la questione, sono certo, signor Presidente, che vorrà amabilmente rappresentarla al Presidente Bertinotti. Grazie.

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PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Leone.
Riguardo alla prima vicenda da lei segnalata, relativa ad uno scontro tra due convogli della metropolitana all'altezza di piazza Vittorio Emanuele, la Presidenza sta ovviamente acquisendo le necessarie informazioni, e ne seguirà con attenzione gli sviluppi.
Relativamente alla seconda questione da lei posta, onorevole Leone, effettivamente, come risulta dal Bollettino delle Giunte e delle Commissioni, si sono verificati, ieri, rinvii e sospensione nel corso dell'esame in sede referente del decreto-legge in materia fiscale presso le Commissioni bilancio e finanze. Come lei sa, onorevole Leone, in base al regolamento, spetta comunque al Presidente della Camera, in ultima istanza, la valutazione circa l'ammissibilità degli emendamenti in Commissione. La questione è stata sottoposta al Presidente, le cui valutazioni faranno stato per il successivo iter del provvedimento.

Si riprende lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,20).

(Inquinamento presso l'area dell'ex gasometro di Bari - n. 2-00038)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Cagno Abbrescia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00038 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 2).

SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Signor Presidente, la mia interpellanza è rivolta ai ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e della salute, a causa del silenzio e della sordità degli organi locali, i quali avrebbero dovuto attivarsi in merito a due beni essenziali: la salute dei cittadini e la bonifica del territorio.
L'area dell'ex gasometro di Bari, come tutte le aree di impianti dismessi in cui si svolgeva tale attività, è caratterizzata da una serie di problematiche ambientali che interessano la salute pubblica. Sotto questo profilo, l'assenza degli organi locali sul piano della ricerca di una soluzione per la bonifica e la messa in sicurezza dell'area, mi ha spinto a rivolgermi alle massime autorità di tutela della salute e del territorio.
L'area dell'ex gasometro si trova in una zona centralissima della città di Bari: è contornata da edifici condominiali di sette o otto piani in cui abitano persone; c'è un mercato rionale; ci sono aree destinate a parcheggi a pagamento; ci sono scuole; insomma, c'è una vita che pulsa per ventiquattr'ore al giorno e per 365 giorni.
L'area è attualmente caratterizzata dalla presenza sia di sostanze inquinanti e pericolose, quali metalli pesanti, composti aromatici, idrocarburi leggeri e pesanti, presenti nel e, conseguentemente, nella falda sottostante, sia di esalazioni continue (le relative indicazioni sono contenute nel decreto ministeriale 25 ottobre 1999, n. 471, che stabilisce i criteri, le procedure e le modalità per la messa in sicurezza dei siti ed il ripristino ambientale degli stessi).
Il livello di pericolosità di tali sostanze inquinanti è costituito anche dai vapori del suolo e dall'inquinamento della falda, come ho già detto. A fine ottobre 2004, venne consegnato all'amministrazione comunale, assieme al progetto preliminare per la bonifica dell'area, il documento di analisi di rischio redatto dal professor ingegner La Forgia e dal professor ingegner Ficarella. In tale documento, in base ad un'attenta analisi svolta sia secondo i criteri richiesti dalla normativa in vigore nel 2004, ossia il decreto ministeriale n. 471 del 1999 - come ho ricordato in precedenza -, sia dalla normativa attualmente in vigore, ossia il decreto legislativo n. 152 del 2006, nelle conclusioni veniva dichiarato molto chiaramente che i contaminanti presenti nell'area hanno concentrazioni che - leggo testualmente - «provocano rischi non accettabili per i residenti, adulti e bambini, e per chi accede alle zone limitrofe all'area in esame, con pericoli per la salute, quali quello di cancerogenesi, correlati alla presenzaPag. 6di composti aromatici, e la qualità della risorsa idrica» - ossia ciò che è sottostante - «è compromessa».
Sintetizzo ora rapidamente ciò che affermano gli allegati circa gli organi bersaglio sui quali le sostanze incidono e quali sono tali sostanze. Esse sono il benzoantracene, la cui concentrazione è 6 volte superiore al limite di rischio previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006, il benzopirene, la cui concentrazione è 39 volte superiore al limite di rischio oggi accettabile in base allo stesso decreto legislativo n. 152, il dibenzoantracene, con una concentrazione 8 volte superiore e gli idrocarburi, con una concentrazione 56 volte superiore, al limite di rischio. Nello stesso documento pertanto è stato evidenziato - in grassetto e sottolineato - che «risulta pertanto necessario e urgente un intervento di bonifica o messa in sicurezza del sito in esame». Alla pagina 152 del medesimo documento sono riportate non solo la tabella di sintesi, che ho letto, ma anche altre sostanze pericolose che pongono i residenti a rischio di cancro. Per tutte le sostanze cancerogene segnalate, il livello di rischio cui sono sottoposti i residenti era, in base alla legge precedentemente in vigore, ossia il decreto ministeriale n. 471 del 1999, da 560 a 17 volte maggiore di quello ritenuto accettabile. Oggi, dal 2006, con la nuova normativa ambientale prevista dal citato decreto legislativo n. 152 il livello di rischio accettabile si è attenuato, ma le concentrazione presenti nell'area sono sempre da 58 ad 1,7 volte superiori al massimo ritenuto ammissibile, così come ho rilevato.
È stata posta una particolare attenzione da parte di coloro che si sono interessati al fine di elaborare il progetto preliminare per la bonifica ed allegare allo stesso le analisi di rischio, anche in considerazione della particolarità della natura del suolo e del sottosuolo, che è carbonatica e carsica, ovvero crea molte caranfolature e grotte sotterranee e, quindi, condizioni molto particolari che richiedono approfondimenti. In altri termini, il sottosuolo di Bari è particolare rispetto a quelli di altre zone d'Italia, d'Europa e del mondo. Alla luce di tale considerazione, l'amministrazione dell'epoca, che avevo l'onore di guidare, nominò un consulente esperto in materia, che ha apportato modifiche al progetto ed una taratura del progetto stesso mediante un campo di prova.
Allo stato, dall'ottobre 2004, tutto è totalmente fermo, pur essendo presenti tutte le condizioni per poter dar luogo alle procedure per la messa in sicurezza e la bonifica del sito.
Non si tratta di sollevare polemiche, poiché la politica deve interessarsi positivamente della salute, soprattutto con riferimento al problema in questione, che vede una quantità enorme di cittadini esposta a pericoli.
Attraverso la mia interpellanza, desidero sapere cosa intendano fare i ministri competenti per attivare, per accelerare il processo e per, eventualmente, sovrapporsi alle inerti autorità locali.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Gianni Piatti, ha facoltà di rispondere.

GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in merito a quanto indicato nell'interpellanza n. 2-00038, presentata dall'onorevole Di Cagno Abbrescia, relativa alla bonifica dell'area ex gazometro di Bari, anche sulla scorta di quanto comunicato dalla provincia e dal comune di Bari, preliminarmente occorre precisare che l'ex gazometro di Bari, di proprietà comunale, la cui attività è iniziata nel 1865 con la produzione di gas di distillazione del carbon fossile e convertita, poi, nel 1968 per la distribuzione del metano, non ricade all'interno del sito di interesse nazionale da bonificare «Bari Fibronit».
L'area del suddetto impianto, dismesso intorno alla metà degli anni ottanta, occupa un'estensione di oltre 13 mila metri quadrati nel pieno centro urbano di Bari, in prossimità del bacino portuale.
Successivamente ai lavori di demolizione dei manufatti e dei serbatoi presentiPag. 7nell'area, sono state condotte, nel dicembre 1996 e nel febbraio 1999, le prime indagini sul suolo.
A seguito dell'entrata in vigore del decreto ministeriale n. 471 del 1999, che stabilisce i criteri, le procedure e le modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, nel maggio 2001 è stato approvato in sede di Conferenza di servizi il piano di caratterizzazione dell'area in questione. Le attività di caratterizzazione, svolte nel periodo 2002-2003 mediante indagini su campioni di terreno e di acqua di falda, hanno evidenziato la presenza di un'elevata contaminazione del sottosuolo con idrocarburi policiclici aromatici.
Nell'ottobre del 2004, il comune di Bari ha elaborato un primo progetto preliminare che per le attività di bonifica prevedeva un importo pari a oltre 17 milioni di euro.
Nell'escludere, successivamente, tale progetto dal programma triennale delle opere pubbliche, sia in ragione delle soluzioni tecniche in esso contenute sia per l'indisponibilità della somma necessaria per la bonifica, il comune di Bari, nell'ottobre 2005, sottoponeva all'esame della direzione qualità della vita del ministero che rappresento il progetto preliminare di bonifica revisionato.
A seguito del parere reso nel novembre 2005 dalla predetta direzione sugli interventi di messa in sicurezza e di emergenza da porre in essere, sulle indicazioni da seguire per la predisposizione del piano di caratterizzazione e sugli interventi da prevedere nel progetto bonifica e in considerazione della ripartizione finanziaria delle risorse ex delibera CIPE n. 35 del 27 maggio 2005, approvata con delibera regionale n. 451 del 4 aprile 2006, in cui venivano stanziati 10 milioni di euro per la bonifica dell'area dell' ex gazometro, il comune di Bari ha ritenuto necessario disporre la rimodulazione della progettazione dell'intervento di bonifica.
Con il secondo atto integrativo dell'accordo di programma quadro in materia di «tutela e risanamento ambientale per il territorio della regione Puglia», sottoscritto il 27 giugno 2006 dal Ministero dell'economia e delle finanze, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e dalla regione Puglia, sono stati dettati i criteri e le modalità per l'utilizzo della suddetta somma per gli interventi di bonifica e messa in sicurezza permanente del sito inquinato dell' ex gazometro di Bari.
L'intervento programmato prevede lo scavo e l'asportazione delle principali fonti di contaminazione, con destinazione a smaltimento dei materiali estratti, trattamento delle acque di falda, inertizzazione del suolo con la tecnica del jet grouting, che serve ad isolare le parti contaminate, e l'isolamento dell'intera area inquinata al fine di eliminare la preoccupante situazione di rischio ambientale-sanitario in un'area ad elevata intensità abitativa e determinare le condizioni di base per la restituibilità dell'area ad usi consentiti.
In sostanza, il processo di bonifica ha avuto l'iter e le difficoltà sopra descritti e richiamati anche nell'interpellanza. Negli ultimi mesi le novità richiamate possono produrre l'operatività sollecitata dall'onorevole interpellante.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Cagno Abbrescia ha facoltà di replicare.

SIMEONE DI CAGNO ABBRESCIA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario perché ha detto qualcosa che in sede locale è difficile sapere dato che le autorità non parlano. Non posso ritenermi soddisfatto non per quanto il sottosegretario ha detto, ma perchè trattandosi di un bene primario quale la salute, dovrebbe esservi una priorità da parte degli organismi a ciò preposti.
Cito solo un episodio: quando le persone che hanno svolto delle attività in quell'area tornano nei propri uffici, l'odore che si spande dai soprabiti che hanno indossato è tale che si può immaginare quale sia la fuoriuscita di vapori da parte del suolo in oggetto. La questione, dunque, non può essere soggetta ad una burocrazia ordinaria. Si tratta di una situazione di importanza primaria e, unaPag. 8volta conosciuti i rischi ai quali la popolazione è esposta, credo si debba abbandonare qualsiasi altra attività ed operare gli interventi descritti dal sottosegretario, consistenti nella messa in sicurezza e nelle prime attività di bonifica. Sappiamo che, per quanto riguarda le acque di falda o di sottosuolo, sono necessari dei tempi anche dovuti alla speciale caratteristica del terreno.
La mia interpellanza era rivolta non solo al Ministero dell'ambiente, ma anche al Ministero della salute, che non vedo rappresentato in questa sede. Chiedo al sottosegretario presente di far intervenire anche il Ministero della salute perché si tratta di una situazione nella quale la salute dei cittadini è stata compromessa e può venire ulteriormente compromessa. È necessario un intervento importante nell'interesse dei cittadini di Bari.

(Procedura di revoca del consiglio di amministrazione di Cinecittà Holding - n. 3-00064)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere all'interrogazione La Russa n. 3-00064 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 3).

DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, in riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti riguardante la revoca del consiglio di amministrazione, vorrei esporre quanto segue. Contrariamente a quanto sostenuto dagli interroganti, non è proprio vero che il Ministero dell'economia e delle finanze partecipi al procedimento di nomina e, pertanto, di revoca del consiglio. Il decreto, in verità, prevede che nella società il ministro per i beni e le attività culturali eserciti i diritti dell'azionista soltanto sentito il Ministero dell'economia per quanto riguarda i profili patrimoniali, finanziari e statutari. Come prescritto, e come d'altronde è sempre avvenuto, il Ministero dell'economia e delle finanze non è coinvolto nelle nomine, se non per quanto riguarda i compensi ed altri elementi statutari, e lo stesso vale per la revoca. Anche per la nomina, dunque, del revocato consiglio di amministrazione non è stato acquisito a suo tempo, come non doveva accadere, il concerto dell'allora ministro dell'economia e delle finanze. Parallelamente, il procedimento di revoca del medesimo consiglio non ha richiesto tale concerto.
Viene sostenuta, inoltre, dagli onorevoli interroganti l'inapplicabilità al caso di specie dell'articolo 6, comma 1, della legge Frattini. Tale asserzione si baserebbe sull'argomento chiave secondo il quale lo scioglimento delle Camere, avvenuto con il decreto del Presidente della Repubblica n. 32 dell'11 febbraio 2006 sarebbe da considerare anticipato e non naturale e che, quindi, essendo la nomina del consiglio di amministrazione di Cinecittà Holding avvenuta ben prima del limite temporale del mese antecedente al decreto di scioglimento previsto dalla legge Frattini nell'ipotesi di scioglimento anticipato, quest'ultima non sarebbe applicabile al caso di specie.
L'esame della dottrina costituzionale fa ritenere, senza alcun dubbio, che la XIV legislatura sia andata a scadenza naturale. Lo scioglimento anticipato delle Camere, ex articolo 88 della Costituzione, è un rimedio il cui esercizio è posto in capo al Presidente della Repubblica e determinato da una serie ben circoscritta di fattispecie patologiche delle dinamiche dei rapporti e delle attività degli organi legislativi e di Governo, che non possono essere sanate, se non dando nuovamente la parola al popolo. Solo al provvedimento correlato a tali specifici eventi, che ha il carattere della eccezionalità e della non programmabilità, si può attribuire la qualificazione di scioglimento anticipato delle Camere.
Lo scioglimento delle Camere elette a seguito delle elezioni legislative del 2001, effettuato con decreto del Presidente della Repubblica dell'11 febbraio 2006, n. 32, non può in alcun modo detenere tale qualificazione, non essendo derivato daPag. 9alcuna delle ipotesi sopra delineate. La sua adozione temporalmente antecedente allo spirare del termine dei cinque anni è stata infatti determinata da ragioni di ordine tecnico afferenti alla necessità di evitare l'affollarsi di una serie di scadenze a tutti ben note (il cosiddetto ingorgo istituzionale).
Una tesi diversa, che non distingue tra scioglimento anticipato vero e proprio e scioglimento anticipato come provvedimento tecnico, porterebbe alla distorsiva conclusione che qualsiasi provvedimento di scioglimento, che portasse una data antecedente a quella di effettiva scadenza del Parlamento, potrebbe essere ritenuto decreto di scioglimento anticipato. Nella storia della Repubblica, tutti i decreti di scioglimento hanno avuto una data anteriore a quella della cessazione effettiva, ma la dottrina costituzionale considera naturalmente scadute alcune delle quattordici legislature, tra cui proprio quella del 2001-2006.
Con riferimento alla legge Frattini poi, detta tesi avrebbe l'ulteriore effetto di rendere, di fatto, inapplicabile la prima delle due ipotesi, ovvero quella riferita alla scadenza naturale della legislatura. Viceversa, è evidente che, con riferimento alla legge Frattini, la volontà del legislatore non può che essere stata quella di dare all'espressione «scioglimento anticipato» il significato attribuito dalla dottrina costituzionale. È, difatti, assumendo implicitamente il concetto di scioglimento anticipato quale provvedimento eccezionale e non programmato, che acquista un senso la previsione del termine ristretto di un mese come range temporale da prendere in considerazione per le nomine da sottoporre a spoils system; così come, parallelamente, ha carattere di ragionevolezza e di adeguatezza il range temporale di sei mesi correlato alla scadenza naturale della legislatura, che, pure, deve essere necessariamente collegata ad un provvedimento tecnico di scioglimento.
Ed è proprio la conferma che è in questo ordine concettuale e logico che si muove la legge Frattini. Quest'ultima, per la certezza del diritto e dell'azione politico-amministrativa, non ha ricollegato il range di sei mesi alla data di detto provvedimento tecnico, essendo quest'ultima per forza di cose incerta, ma alla data - questa, sì, certa - della prima riunione delle nuove Camere.
Gli onorevoli interroganti sostengono inoltre che, nel caso specifico degli amministratori di Cinecittà Holding nominati il 21 dicembre 2005, la revoca avverrebbe in mancanza di ipotesi di giusta causa e quindi emergerebbe la possibilità di un diritto di questi ultimi amministratori, con la conseguenza che il Ministero potrebbe andare incontro a responsabilità erariale.
Come evidenziato dagli stessi onorevoli interroganti, la giusta causa di revoca si configura nel caso di inadempimento da parte degli amministratori ai loro doveri funzionali.
Nell'atto di indirizzo emanato dal Ministero sono state evidenziate gravi inadempienze nell'attività di gestione. È dunque evidente che nessuna ipotesi di danno erariale può essere configurabile in presenza di un potere di revoca legittimamente e opportunamente esercitato dal ministro per i beni e le attività culturali.
Un puntuale esame dell'attività del consiglio di amministrazione, nominato il 21 dicembre 2005, ha infatti permesso di verificare rilevanti aspetti di criticità, concretizzatisi anche in comportamenti contrari alla legge e all'atto costitutivo. L'ipotesi di giusta causa di revoca è pertanto più che ragionevole. È una strada che si è scelto al momento di non percorrere, riservandosi l'azionista, a fronte di una più approfondita indagine della direzione generale per il cinema, ogni valutazione e determinazione.
Senza procedere ad una elencazione dettagliata dei predetti aspetti, si ritiene opportuno segnalarne alcuni. Non è stato posto in essere da parte del vecchio consiglio quasi nessuno degli obiettivi principali indicati nell'atto di indirizzo del ministro pro tempore del 23 novembre 2005. Sono stati, al contrario, avviati piani e progetti non contenuti nelle linee di indirizzo dell'azionista, né previsti dalla legge o dallo statuto.Pag. 10
Sostengono, infine, gli onorevoli interroganti che il revocando consiglio di amministrazione, nei sei mesi di gestione, avrebbe ottenuto «risultati mai conseguiti precedentemente e di carattere strutturale, capaci di ridurre costi e sprechi», e forniscono anche l'elenco di tali presunti risultati.
Al riguardo, dall'esame degli atti che ha portato all'emanazione dell'atto di indirizzo del 27 giugno 2006, emerge un quadro di disfunzioni e criticità in forte contrasto con detta asserzione. Il consiglio di amministrazione ha ridefinito l'assetto organizzativo della società, facendo riferimento anche a nuovi obiettivi strategici e prioritari non concordati con l'azionista e non previsti né dalla legge, né dallo statuto. Non è stata inoltre fornita alcuna informazione - come invece dovuto - all'amministrazione vigilante riguardo a situazioni patrimoniali dei soggetti controllati. A ciò si aggiunge che diversi amministratori non hanno fatto pervenire la documentazione prevista per dimostrare di possedere i requisiti per l'assunzione della carica.
Pertanto, alla luce delle considerazioni sopra esposte, che costituiscono solo alcuni aspetti della questione, appare del tutto evidente la legittimità e l'opportunità dell'operato del Ministero.

PRESIDENTE. L'onorevole Gasparri, cofirmatario dell'interrogazione ha facoltà di replicare.

MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, non sono insoddisfatto, sono sconcertato. Leggerò poi il resoconto stenografico della risposta per comprenderne meglio il contenuto. Da quel poco che ho capito - a causa del linguaggio incerto che ha caratterizzato la risposta del Governo - si sono affermate solo menzogne.
Il Governo ha decapitato i vertici di Cinecittà Holding, agendo in maniera illegale e violando una serie di norme.
Tra l'altro - lo si è detto poc'anzi -, mi pare di avere capito che non abbiamo avuto uno scioglimento anticipato della legislatura, ma che si è trattato solo di un fatto tecnico. Mi compiaccio per la sapienza costituzionale di chi ha risposto, ma non è così. È stato uno scioglimento anticipato a tutti gli effetti. La Costituzione non parla di scioglimento tecnico. Non so se chi ha risposto conosca la Costituzione, comunque dopo il mio intervento mi farò carico di fornirgliene copia. Vi è lo scioglimento ordinario oppure quello anticipato e da ciò decorrono termini diversi per il cosiddetto spoils system. Infatti, in caso di scioglimento anticipato, il termine può riguardare nomine che siano intervenute nel mese precedente. Forse, signor sottosegretario, lei parlava del calcio, le hanno dato il foglio sbagliato; forse credeva che si trattasse dell'audizione sui diritti televisivi, ma l'hanno informata male. Si tuteli presso l'ufficio legislativo, retto da persone incapaci, incompetenti e irresponsabili.
Per quanto riguarda i risultati della gestione di Cinecittà Holding, sono stati effettuati, dalla gestione che è stata soppiantata, tagli alle spese per un milione e 600 mila euro, ossia una percentuale cospicua rispetto al bilancio. C'è stata questa capacità di risparmio, nonostante il taglio di trasferimenti dal Governo a Cinecittà Holding. Non sono stati ridotti i posti di lavoro, tranne, forse, quello di un direttore generale e di alcuni dirigenti apicali, che costavano 900 mila euro. Probabilmente, coloro che hanno perso questi soldi - mi pare che questo Governo stia buttando un sacco di soldi con grandi manager - hanno protestato.
Sono stati presentati progetti di valutazione del patrimonio immobiliare, sono state ridotte da otto a una le banche che avevano rapporti con la holding, con evidenti vantaggi, sono stati realizzati progetti per valorizzare il grande patrimonio di Cinecittà. Oggi, in epoca di televisioni e reti digitali, valorizzare il patrimonio di Cinecittà e dell'Istituto Luce, che tutta l'Italia conosce, è una proposta saggia e di modernizzazione, perché la gestione non può essere soltanto legata ai ricordi del passato.
Pertanto, la risposta è sconcertante perché lo scioglimento delle Camere non èPag. 11argomento irrilevante. Segnalo alla Presidenza una menzogna, perché si potrebbe creare un precedente rispetto ad una serie di interpretazioni riguardanti nomine e revoche. Vi è stato uno scioglimento anticipato del Parlamento, da cui decorrono termini entro cui non si possono fare revoche di nomine di persone.
Questa risposta è insidiosa. Le hanno dato un foglietto, signora, per creare un precedente. Lei porta un «pizzino» del Governo, di cui non so se lei abbia consapevolezza. Si tuteli, perché le hanno fatto dire cose incredibili!
Noi riteniamo che le risposte siano false. È necessario il concerto tra il Ministero dei beni culturali e il Ministero dell'economia per procedere a nomine e revoche. Sono stati rispettati tutti gli atti di indirizzo del precedente Governo, mentre si invoca, per la destituzione di questo consiglio, il fatto che non ha rispettato le direttive del precedente Governo. In realtà, invece, le ha rispettate ed è proprio questo il problema! Rispettando le direttive del precedente Governo, che era di centrodestra, non è parso vero al centrosinistra di nominare dei somari senza nessuna competenza specifica al vertice di Cinecittà Holding solo perché amici di Francesco Rutelli, in taluni casi, trombati alle elezioni perché non hanno trovato il posto in lista, o nella giunta comunale di Roma. Questi sono stati nominati dal Governo, come altrove.
C'è un processo di lottizzazione selvaggia e di aumento dei costi. Questo Governo di centrosinistra aveva detto, tra una canna e l'altra... Saluto l'onorevole Giachetti per il suo outing sulle canne, che dimostra come siamo messi bene in questo Parlamento!

ROBERTO GIACHETTI. Pensa tu che sei così, senza canne!

MAURIZIO GASPARRI. Questo Governo, che voleva ridurre i costi della politica, oggi li sta moltiplicando, con nomine che espongono a danni erariali, perché presso la giustizia amministrativa sono pendenti ricorsi per l'annullamento delle decisioni illegittime del Governo, che potranno portare a spese doppie, in quanto si dovranno pagare gli amministratori ingiustamente revocati e quelli nominati recentemente dal nuovo Governo, con spese doppie, triple, e con risarcimenti che causeranno danni erariali evidenti.
La condotta del Governo non solo viola le norme costituzionali e, attraverso interpretazioni false sullo scioglimento delle Camere, aggrava questa condotta fraudolenta, ma contraddice anche - abbiamo già avuto molti esempi al riguardo - l'intento di riduzione dei costi della politica, dei quali molte volte aveva parlato Romano Prodi.
Pertanto, riteniamo che la risposta sia da respingere al mittente per la falsità degli argomenti in riferimento allo scioglimento delle Camere, al concerto tra il Ministero dei beni culturali e il Ministero dell'economia e per le presunte insussistenti inadempienze del consiglio di amministrazione.
È stata una scelta politica. Sono un politico e non mi scandalizzo delle decisioni politiche; però le decisioni politiche vanno assunte con forme giuridiche corrette. In questo caso, non sono state rispettate le norme sulle nomine o sulla possibilità di revoca delle stesse, nell'ipotesi in cui siano effettuate nei sei mesi antecedenti la scadenza della legislatura o, come è successo in questa circostanza, nel caso di scioglimento anticipato, qualora siano state conferite nell'ultimo mese.
Sono anche curioso di leggere il testo della risposta: così capirò meglio ciò che, sussurrato in quest'aula, ho solo vagamente intuito. Tuttavia, ho compreso abbastanza per ritenermi altamente insoddisfatto per la risposta.

(Dimissioni dell'amministratore delegato dell'Istituto Luce - n. 3-00177)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere all'interrogazione De Laurentiis n. 3-00177 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 4).

Pag. 12

DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, in ordine all'interrogazione si rappresenta quanto segue. Il Ministero per i beni e le attività culturali esercita i diritti dell'azionista esclusivamente nei confronti di Cinecittà Holding. A sua volta, Cinecittà Holding controlla al 100 per cento l'Istituto Luce ed esercita i diritti dell'azionista nei confronti di detta società.
Con l'atto di indirizzo del 27 giugno 2006, il Ministero ha provveduto alla revoca del consiglio di amministrazione di Cinecittà Holding e alla nomina di un amministratore unico nella persona di Gaetano Blandini, direttore generale per il cinema. L'amministratore unico, titolare del potere di revoca degli amministratori, così come previsto dal codice civile, in vista della scadenza del suo mandato, prevista per il 30 luglio 2006, ha provveduto a convocare regolarmente e nei termini di legge le assemblee dell'Istituto Luce e di Filmitalia Spa per il 28 luglio 2006, ponendo all'ordine del giorno l'eventuale revoca degli amministratori.
In data 26 luglio 2006, l'avvocato Sovena ha inviato al Ministero una nota con la quale ha illustrato l'attività svolta nel triennio e ha messo a disposizione il suo mandato «per senso di responsabilità e per consentire al ministro di decidere con la dovuta serenità», preannunciando pertanto la presentazione delle sue dimissioni nel corso dell'Assemblea, che si è tenuta il 28 luglio 2006.
La mattina del 28 luglio 2006 sono state presentate altre due dimissioni di consiglieri (per cui i consiglieri dimissionari sono diventati tre su cinque) e così si è determinata la condizione di decadenza dell'intero consiglio, come previsto dallo statuto.
Nel corso dell'assemblea l'amministratore unico di Cinecittà Holding ha preso atto della decadenza del consiglio di amministrazione, ai sensi dello statuto e del codice civile ed ha provveduto al rinnovo degli organi di amministrazione. Questo rinnovo - è forse il caso di sottolinearlo - è stato posto in essere dall'amministratore unico di Cinecittà Holding nella sua qualità di azionista dell'Istituto Luce.
Pertanto, quanto sostenuto dagli interroganti non corrisponde a ciò che è realmente successo.
Per quanto concerne, invece, la richiesta degli interroganti in ordine alla verifica delle spese di rappresentanza e delle spese dell'Ufficio cinema dell'Istituto Luce, si rappresenta che il Ministero per i beni e le attività culturali, con l'atto di indirizzo di cui si è detto, ha incaricato l'amministratore unico di svolgere una due diligence volta ad evidenziare lo stato patrimoniale e finanziario di Cinecittà Holding e di tutte le società controllate.
Giova, infine, rammentare che, comunque, l'organizzazione dell'Istituto Luce prevede la presenza di un collegio dei revisori e di un comitato di sorveglianza che procedono effettivamente alla verifica di legittimità e di congruità delle spese sostenute dalla società.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, non posso dichiararmi soddisfatto per la risposta per due ordini di motivi.
Innanzitutto, vorrei partire dalla fine: cosa vuol dire che il collegio sindacale procede ad una verifica? Sottosegretaria Mazzonis, devo ricordarle che in questo paese sono stati numerosi i casi in cui il collegio sindacale non ha verificato nulla. Presumo che lei sappia (anche se non so da dove venga) che, in occasione della fusione tra la Bipop e la Cassa di risparmio di Reggio Emilia, vi sono state conseguenze penali per alcuni membri del collegio sindacale.
Non serve a nulla, quindi, sostenere quanto lei ci ha riferito. Sarebbe stato corretto se avesse usato il condizionale, vale a dire se avesse detto che il collegio sindacale «dovrebbe» verificare. Ma vorrei rappresentare che, riguardo a tale sicurezza - che si traduce in sicumera - in ordine all'attività di verifica del collegio sindacale, nutro molti dubbi.Pag. 13
Ricordo che l'interrogazione presentata, tuttavia, chiedeva al ministro per i beni e le attività culturali di accertare e verificare le spese di rappresentanza e le spese dell'Ufficio cinema dell'Istituto Luce. Tenga conto, signor sottosegretario, che questo atto di sindacato ispettivo è stato presentato il 1o agosto. Oggi è il 17 ottobre: capisco le ferie e tutto il resto, ma dopo settantotto giorni sarebbe anche lecito immaginare che il Governo sia giunto ad una conclusione sulla questione.
Vi è un altro motivo per il quale non posso ritenermi soddisfatto (anche se non intendo scatenare una polemica eccessiva). Noi, infatti, intendiamo denunciare un episodio, e nella sua risposta non vi è nulla che confuti le nostre accuse. Pensa forse che io ed i miei colleghi interroganti, gli onorevoli Tucci e De Laurentiis, non sappiamo che Blandini è stato nominato commissario per un mese? Vorrei rilevare che non vi era bisogno di presentare un'interrogazione per conoscere le notizie che lei ha riferito, perché le abbiamo lette sulla stampa questa estate! Noi chiedevamo di sapere qualcosa in più, ma lei non ha risposto! Domandavamo, infatti, se corrispondesse al vero la notizia secondo cui il ministro per i beni e le attività culturali avrebbe esercitato pressioni nei confronti di una certa persona. Si vede che l'onorevole Rutelli ha imparato sin da quando era sindaco di Roma ad occupare, tramite suoi amici, tutto ciò che è occupabile; dopodiché, sarà un problema vostro, vale a dire della maggioranza, capire se tutte le nomine spettino alla Margherita e ai DS, o se tocchi anche lei, che appartiene a Rifondazione Comunista, una piccola parte di esse! Ebbene, anche in tal caso vi erano due modi per rispondere: «è vero» o «non è vero», ma lei non ha utilizzato nessuna delle due espressioni!
Vorrei pertanto concludere esprimendo, nello stesso spirito con cui si è precedentemente rivolto a lei il collega Gasparri, una considerazione. Nutro grande rispetto per tutti gli uffici legislativi di tutti i ministeri; tuttavia, soprattutto in base alla cultura dalla quale lei proviene, sottosegretario Mazzonis, sarebbe bene che la responsabilità delle risposte rese in questa aula non venisse affidata a fogli predisposti dall'ufficio legislativo del suo dicastero!
In tal senso, vorrei evidenziare, signor sottosegretario, che ho conosciuto esponenti del precedente Governo Berlusconi che mettevano da parte le risposte elaborate dal competente ufficio legislativo e venivano in questa sede mettendoci la loro faccia! Lei, invece, mi ha letto un «brodino» preparato in una stanza di via del Collegio romano!

(Svolgimento della Festa dell'Unità nel Parco dei Ravennati ad Ostia antica - n. 3-00078)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Buontempo n. 3-00078 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 5).

DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, in merito all'interrogazione in oggetto, si riferisce quanto segue. L'ufficio occupazione suolo pubblico del comune di Roma ha chiesto agli uffici territoriali del Ministero l'autorizzazione per l'occupazione del suolo pubblico relativo al Parco dei Ravennati per svolgervi la Festa dell'Unità 2006. In tale richiesta, veniva precisato che le strutture montate dagli organizzatori avrebbero avuto carattere di manufatti ad uso temporaneo, tali da non procurare modifiche sul territorio circostante.
Per quanto attiene alla tutela dei beni archeologici, la sovrintendenza per i beni archeologici di Ostia ha evidenziato che nella richiesta formulata dal comune era specificato che le strutture non avrebbe interessato il sottosuolo del parco in oggetto, sottoposto, come è noto, a vincolo archeologico.
Si rileva infine che all'interno del parco, negli anni 2003, 2004 e 2005, si sono già svolte edizioni precedenti dellaPag. 14Festa dell'Unità, nonché altri tipi di manifestazione, senza che sia stato arrecato alcun danno a tale parco. Tra le manifestazioni organizzate, la più importante per dimensioni è stata quella della Federazione italiana della caccia, tenutasi nel 2003. Nessuna di tali manifestazioni ha comportato alcun danno al patrimonio archeologico dell'area.

PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di replicare.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la risposta fornita dal sottosegretario è da attivista di partito, non da rappresentante del Governo. Si tratta di un'area, piaccia o no, protetta da ben tre leggi dello Stato! Se un'area è inserita nella riserva naturale del litorale romano, non si può prescinderne e scegliere a particelle; è un'area pregiatissima, a ridosso di Ostia antica, del castello di Giulio II, nel cui sottosuolo sono collocati reperti archeologici importantissimi.
Sollevo, in primo luogo, un problema di autorizzazioni. Al riguardo, non è competente il municipio, ma occorre il nulla osta del Ministero per i beni e le attività culturali e via seguitando. Il sottosegretario non mi ha risposto, perché l'area dove è ubicata Ostia antica è protetta dal decreto n. 42 del 2004, dalla legge 6 luglio 2002, n. 137, articolo 10, e dal decreto del 29 marzo 1996 che inserisce il parco in oggetto nella riserva naturale del litorale romano. Il decreto, in particolare, elenca taluni divieti e le autorizzazioni necessarie.
Non ho potuto ascoltare la prima parte della risposta e, pertanto, non so se lei abbia fatto riferimento alle autorizzazioni concesse dai ministeri competenti (come avrebbero potuto farlo, in deroga alle norme vigenti!). Anche se nel 2002 e nel 2003 sono state violate le norme, si deve continuare a farlo? Non è un problema di chi abbia organizzato la festa, perché in quella zona di Roma, nel XIII municipio, non mancano certo aree libere, che non siano a ridosso di un sito archeologico di pregio, di fama internazionale.
Non credo sia un bello spettacolo, quando ci si reca presso l'antico porto di Roma, vedere i reperti archeologici di Ostia antica con una baraccopoli a ridosso! Il turismo si difende anche con la tutela dell'arredo urbano! I reperti archeologici si difendono anche dall'inquinamento e dall'uso improprio!
Quando un TIR calpesta un terreno - vorrei vedere quale tecnico è capace di sottoscrivere il contrario - provoca danni nel sottosuolo nel quale siano collocati reperti archeologici.
Ho sollevato questi problemi anche quando al Governo vi era il centrodestra, quindi ho titolo per rappresentarli.
Signori sottosegretari, non potete venire in aula e leggere documenti redatti da funzionari che, anziché affrontare il merito delle questioni, tendono soltanto ad addurre motivi di giustificazione! Non è sotto accusa il Governo, perché ciò è accaduto anche nel 2002 e nel 2003. È sotto accusa un sistema che ritiene di potersi muovere al di fuori delle regole!
Pertanto, quando vi recate in aula a fornire le risposte, dovete avere cognizione di ciò che si sta trattando: lei deve sapere dov'è quell'area di cui sto parlando (sembra si tratti di un prato o di una stradaccia!). Lei deve capire dove è collocata l'area in questione e che valore riveste dal punto di vista storico, archeologico, ambientale e naturalistico!
Lei mi viene a leggere una cosa che appartiene ad altri, ad un altro mondo, non all'interrogazione. Chiedo al Presidente della Camera, tramite il Presidente di turno, ma anche al ministro per i rapporti con il Parlamento, di attivarsi affinché questa musica cambi. Deve cambiare questo sistema di risposta alle interrogazioni! Non possiamo svolgere una delle più alte funzioni attribuite dalla Costituzione al deputato, se otteniamo risposte che non entrano nel merito di ciò che chiediamo, risposte che non rispettano la funzione del Parlamento!
Prego pertanto il Presidente della Camera di individuare il modo più opportuno e sereno per far presente che quando si viene in Assemblea a rispondere agliPag. 15strumenti del sindacato ispettivo occorre conoscere gli atti, le questioni, i luoghi; occorre anche che i funzionari che rispondono siano sottoposti al controllo dell'autorità politica.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, riferirò le sue osservazioni al Presidente della Camera.

(Progetto di realizzazione di un punto informativo nei pressi del santuario della Madonna delle armi nel comune di Cerchiara di Calabria - n. 3-00126)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Santelli n. 3-00126 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 6).

DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Il santuario della Madonna delle armi in Calabria ha presentato un progetto per la realizzazione di un punto informativo nel Parco del Pollino. Questo progetto effettivamente, in una prima versione, è stato approvato dalla sovrintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Cosenza, da cui dipende quell'area.
Il progetto, a dir la verità, non si inserisce proprio in una zona incontaminata, bensì all'interno di una sistemazione - basta recarsi sul luogo per rendersene conto, ma già le fotografie lo dimostrano in modo preoccupante - a rampe e parcheggi, realizzata qualche anno fa nell'ambito di un progetto di valorizzazione del santuario. Un comitato cittadino però ha manifestato sostenendo che ulteriori danni a questo territorio non erano ammissibili. L'associazione Italia Nostra si è unita a questa protesta e pertanto è stata riconvocata la conferenza di servizi presso la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Calabria. La sovrintendenza interessata ha riesaminato il progetto dell'ente parco, proponendo una versione fortemente mitigata, dal punto di vista del rispetto del paesaggio e dell'impatto ambientale.
L'ufficio periferico ha assicurato che il progetto, nella sua versione finale, avrebbe effettivamente rispettato questi elementi di mitigazione proposti dalla sovrintendenza e che, alla luce di ciò, l'impatto sarebbe risultato minore. Tuttavia, dopo le proteste di cittadini e l'insistenza sul danno, che ancora appariva da non sottovalutare, la stessa sovrintendenza ha svolto ulteriori rilievi, prendendo atto anche dello stato di degrado degli altri edifici esistenti e di un disordine generale del contesto, ed ha chiesto così al comune di predisporre un articolato piano di intervento.
Alla luce di tutto questo, si è chiesto di sospendere la realizzazione del punto informativo in questione, per mettere invece in atto un intervento complessivo ed organico che non danneggi il paesaggio. Pertanto attualmente i lavori sono sospesi e si attende il piano del comune.

PRESIDENTE. L'onorevole Santelli ha facoltà di replicare.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, non sono soddisfatta della risposta del sottosegretario, perché avremmo preferito una definizione molto più chiara della posizione ministeriale. Stiamo parlando di una costruzione che va a porsi esattamente in una zona inedificabile, oltre che in una zona destinata specificamente all'area verde. Il progetto è del comune di Cerchiara.
Le numerose varianti sottoposte o non sono state portate in conferenza di servizi o, più genericamente, sono state portate avanti contro la cittadinanza e il parere espresso dalla regione Calabria. Mi consenta di leggerle brevemente - e credo che gli uffici, magari con un minimo di approfondimento in più, avrebbero potuto fornirle anche questa documentazione - ciò che scrive l'assessorato all'urbanistica e al territorio della regione Calabria. Sottolineo, peraltro, che non si tratta di una giunta di centrodestra; al contrario, mi risulta che l'assessore sia molto vicino allePag. 16posizioni del sottosegretario. Secondo l'assessorato c'è una sostanziale difformità fra il progetto e le previsioni dello strumento urbanistico vigente. La realizzazione del manufatto, qualunque essa sia, è illegittima.
Pertanto, qui non si pone il problema di sospendere, verificare o ricontrollare, ma esiste un problema - è quanto chiesto al Ministero per i beni e le attività culturali - di protezione di un santuario che risale al 1400; c'è un problema di protezione dell'area circostante. Mi sarei aspettata dal ministero una posizione molto netta che affermasse che ogni cosa circostante il santuario, proprio per la sua valorizzazione turistica e architettonica, deve essere protetta (sicuramente protetta da strani centri informativi, opere cementizie o colate di cemento).
Sembra strano riscontrare questa volta, in un Governo generalmente molto attento a tali tematiche, una posizione così flebile.

(Revoca degli incarichi di reggenza presso le soprintendenze del Veneto - n. 3-00210)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Agrò n. 3-00210 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 7).

DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, in ordine all'interrogazione indicata si precisa quanto segue. La situazione degli uffici periferici del Ministero per i beni e le attività culturali situati nella regione Veneto viene seguita con grande attenzione, come d'altronde succede per questi istituti in tutte le altre regioni. Che vi sia carenza di personale dirigenziale è un fatto assolutamente noto, nel senso che i reggenti sono stati sospesi alla luce di un invito della Corte dei conti formulato quattro anni fa, con il quale si invitava a non mantenere i reggenti e a effetuare nuovi concorsi. Come sapete, sulla questione dei concorsi nella pubblica amministrazione si sono registrati grandi ritardi durante la passata legislatura, per cui molti problemi non sono stati risolti.
Al fine di ovviare, però, alla carenza di personale dirigenziale e garantire il funzionamento degli istituti periferici che, effettivamente, non hanno titolari, si è proceduto a nominare dei dirigenti ad interim, i quali saranno sostituiti dai dirigenti individuati nei prossimi concorsi.
Al momento, si stanno espletando procedure concorsuali per la copertura di 11 posti per dirigente nel settore della storia dell'arte e di 5 posti per dirigente di biblioteca.
Altre procedure concorsuali sono state richieste al dipartimento della funzione pubblica e siamo in attesa di risposta.
Inoltre, il Ministero per i beni e le attività culturali ha affrontato la questione nel decreto-legge n. 262 del 3 ottobre 2006, che autorizza l'avvio di concorsi per il reclutamento di 40 unità nella qualifica di seconda fascia. La seconda fascia è proprio quella ricoperta dalle professionalità di cui parla l'interrogazione.
Speriamo, pertanto, che questo problema si possa risolvere, non solo per il Veneto ma anche per tutte le altre regioni italiane che incontrano le medesime difficoltà.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Agrò ha facoltà di replicare.

LUIGI D'AGRÒ. Signor sottosegretario, lei mi ha fatto la cronistoria di quello che sta accadendo. In particolare, mi interessava la parte attinente all'articolo 16 del decreto-legge n. 262 del 3 ottobre.
Capisco che il ministero guardi con grande attenzione a quanto si è verificato in Veneto, dove alcune persone hanno doppi o tripli incarichi e non riescono a svolgere assolutamente nella maniera dovuta il proprio ufficio. Visto che, auspicabilmente, verrà bandito questo concorso per 40 posti, a me interessava sapere con più precisione come potrà essere tutelata la figura del reggente.
In altri termini, sappiamo perfettamente che alcune persone in questi anniPag. 17hanno sopperito alla carenza di personale e svolto il loro ruolo con grande ed alta professionalità. Il rischio è che questi reggenti spariscano dalle attenzioni del ministero e non siano più tutelati. Quindi, mi interessava sapere effettivamente come il ministero valuti l'opportunità di chiudere il cerchio creando all'interno dei 40 posti un'area riservata per coloro che avevano svolto funzioni di reggenza.
Sotto questo profilo la risposta del sottosegretario non è assolutamente soddisfacente; conosciamo la cronistoria dei fatti e mi auguro che vi sia in seguito un supplemento di indagine da parte del sottosegretario e che con una futura interrogazione mi venga fornita una risposta più conveniente ed esaustiva.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,20).

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, vorrei comunicare all'Assemblea, ma soprattutto alla Presidenza della Camera, quanto mi è materialmente accaduto lo scorso 12 ottobre, durante la manifestazione degli ordini professionali e delle associazioni di liberi professionisti tenutasi a Roma. A dire la verità, la questione è stata già sollevata in aula, se pur non in maniera precisa, dall'onorevole Azzolini, informato in proposito telefonicamente non soltanto da me, ma anche da altri partecipanti.
Quanto accaduto è ormai notorio perché in proposito vi sono molte agenzie di stampa ed anche perché molti parlamentari sono intervenuti sulla questione; anche poc'anzi è stata svolta in aula un'interrogazione presentata dall'onorevole Lo Presti che potrei sottoscrivere, visto che ne condivido totalmente lo spirito, i contenuti ed anche la forma.
Ebbene, durante la manifestazione, tra le altre cose accadute, come il dispiegamento abnorme delle forze dell'ordine, l'impenetrabilità di ampie zone della città e del centro storico da parte non solo dei manifestanti ma anche di liberi cittadini e turisti, è stata esercitata una limitazione delle prerogative dei parlamentari. Ad alcuni di essi, ed a me in particolare tra questi, è stata impedito di attraversare anche a piedi alcune zone della città e specificamente via del Corso.
Non sto comunicando tali fatti solo per dare un'idea delle severe e pressanti disposizioni impartite dal questore di Roma (ma non vorrei che gli ordini fossero provenuti da una sede politica ancora più alta) e di come la città in questa occasione sia stata blindata e non intendo rivendicare i privilegi e le prerogative di parlamentare. Tuttavia, voglio dare contezza reale, quasi fisica, di quanto successo e di quanto sia stata grave l'intera gestione dell'ordine pubblico nella giornata del 12 ottobre. Non solo sono stato testimone di tali fatti, ma anche protagonista di un grosso diverbio con le forze dell'ordine.
Con il mio intervento intendo informare il Presidente della Camera affinché chieda esaustive spiegazioni ed accerti se esistano le condizioni per chiedere un intervento in aula del ministro dell'interno sull'intera questione, in modo da riproporre in Assemblea il problema e dar vita al relativo dibattito.
Questo, ovviamente, per desiderio di trasparenza e rispetto della democrazia e di quelle libertà che in questo paese sono garantite non solo costituzionalmente, in quanto lo sono state di fatto per decine e decine di anni, compresi i cinque della passata legislatura.

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, per ciò che attiene alla vicenda generale, il Governo ha già riferito in quest'aula rispondendo proprio questa mattina all'interrogazione presentata dall'onorevole Lo Presti. Per ciò che riguarda la sua vicendaPag. 18personale, la questione è stata sottoposta al Presidente della Camera, che ha acquisito le debite informazioni e fornirà quanto prima una risposta alla sua segnalazione.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Boato, Cirino Pomicino e Mussi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono cinquantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Integrazione nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal regolamento nell'ambito del medesimo gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera del 16 ottobre 2006, il presidente del gruppo parlamentare Lega Nord Padania ha reso noto che il deputato Roberto Cota ha assunto le funzioni di vicepresidente del gruppo.
Anche al vicepresidente Roberto Cota è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del regolamento della Camera.

Modifica nella composizione del Comitato per la legislazione.

PRESIDENTE. Comunico che, a norma dell'articolo 16-bis, comma 1, del regolamento, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato per la legislazione, in sostituzione del deputato Angelo Piazza, dimissionario, il deputato Gian Franco Schietroma.

Discussione della mozione Alemanno ed altri n. 1-00020 sulle iniziative per sostenere la candidatura della città di Roma come sede dei giochi olimpici nel 2016 (ore 15,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Alemanno ed altri n. 1-00020 sulle iniziative per sostenere la candidatura della città di Roma come sede dei giochi olimpici nel 2016 (Vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

Sull'ordine dei lavori.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non vorrei sembrare petulante, ma il problema, che ho sollevato già stamani, in un momento nel quale non era lei a presiedere l'Assemblea, riguarda ciò che sta accadendo nelle Commissioni bilancio e finanze in relazione ai lavori sul cosiddetto decreto in materia fiscale collegato alla finanziaria.
Ripercorro per flash gli accadimenti. Le due Commissioni erano state convocate ieri pomeriggio, alle 16,30, per dare inizio ai predetti lavori. Sta di fatto che, sostanzialmente, tali lavori non sono mai cominciatiPag. 19(comprenderà con quali disagi per i componenti delle due Commissioni appositamente venuti a Roma): ieri, è cominciato un balletto all'interno delle Commissioni, per la verità tra i presidenti di esse - il presidente Duilio è in aula e mi fa piacere di sottoporre la questione alla sua presenza -, generato da questioni relative all'ammissibilità di alcuni emendamenti. C'è stata una contrapposizione piuttosto forte tra i due presidenti delle Commissioni in ordine ai criteri di ammissibilità di alcuni emendamenti. In particolare, si chiedeva che fossero rivisti alcuni giudizi di inammissibilità, ma non è stato possibile raggiungere un accordo.
In tal modo, attraverso un problema procedurale, è stato sollevato un problema di natura soltanto politica (altrimenti, le cose sarebbero andate diversamente). Il «balletto» è continuato dalle 16,30 alle 20 o 20,30, senza che fosse possibile superare l'impasse. La seduta è stata rinviata a stamani, ma stamani non è accaduto nulla. Qualche minuto fa, il presidente della Commissione bilancio ha dato lettura di uno speech il cui contenuto ha lasciato perplessi un po' tutti: egli ha deciso di dichiarare ammissibili alcuni emendamenti ed inammissibili altri, nonché di congelare il giudizio di ammissibilità per altri dodici o quindici emendamenti (quasi tutti della maggioranza, anzi, tutti della maggioranza, eccetto uno soltanto trasversale, sottoscritto da un deputato dell'opposizione e da uno della maggioranza): una cosa mai accaduta prima!
Sono qui da undici anni, altri colleghi sono in quest'aula da più tempo: non ci sono precedenti in tal senso. Non si può arrivare a dire, dopo un giorno di inattività, che si accantonano i predetti dodici emendamenti e che ci si riserva di dire se sono ammissibili o no. I criteri di ammissibilità o ci sono o non ci sono: non è possibile inventare una categoria da «limbo». Signor Presidente, lei capisce bene la questione, e la prego di sottoporre con fermezza il problema al Presidente Bertinotti. Altrimenti, se constateremo che nulla cambierà, chiederemo di essere ricevuti dal Presidente Bertinotti.
Questo modo di procedere, infatti, comporta tutta una serie - a cascata, ovviamente - di altri problemi correlati al disegno di legge finanziaria. Signor Presidente, dopodomani si dovrebbe svolgere la discussione sulle linee generali del menzionato decreto-legge e lo stesso giorno, alle 12, scade il termine in Commissione per la presentazione degli emendamenti alla finanziaria. Siamo impegnati a non fare nulla, perché tenuti in quest'impasse dai due presidenti delle Commissioni sugli emendamenti al decreto-legge, e non possiamo lavorare agli emendamenti al disegno di legge finanziaria, il cui termine di presentazione in Commissione - ripeto - scade esattamente giovedì alle 12. Se questo è un modo di lavorare - mai visto per la verità alla Camera - ritengo che sia il caso di sottoporre con energia il problema al Presidente della Camera.
Non bisogna omettere di ricordare che se si vuole, da parte della maggioranza, essere più chiari, noi siamo pronti ad attenerci a qualsiasi decisione che prendesse la stessa maggioranza nel momento in cui stabilisse, ad esempio, di far arrivare il provvedimento all'esame dell'Assemblea giovedì e, dopo la discussione, o nel corso della stessa, porre la questione di fiducia sullo stesso provvedimento. In tal modo eviteremmo, in primo luogo, questo «balletto» nella maggioranza che riguarda gli emendamenti e, in secondo luogo, anche di massacrarci in queste attese senza fare nulla nelle Commissioni riunite. In altri termini, la chiarezza, unita ad una decisione da parte della maggioranza sul percorso da percorrere - scusate il bisticcio di parole - su questo provvedimento, sarebbe utile non solo alla maggioranza, non solo all'opposizione, ma - ritengo - all'intero paese. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Presidente Leone, informerò senz'altro delle questioni che ella ha posto il Presidente della Camera. Come lei sa, comunque, fermo restando quanto la Presidenza di turno le ha fatto presente nella seduta antimeridiana, tali questioni attengono prevalentemente all'autonomiaPag. 20organizzativa delle Commissioni. In ogni caso, non mancherò di informare il Presidente della Camera.

FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, il mio sarà un intervento telegrafico, volto a suggerire, considerati i fatti accaduti stamane a Roma, di cui l'Assemblea è stata informata e su cui il Governo riferirà, se non ho capito male, alle 19, uno slittamento della discussione sulla mozione Alemanno ed altri n. 1-00020. Si tratta di una discussione particolarmente partecipata, sottoscritta da gran parte delle forze politiche di quest'Assemblea ed incentrata su una sorta di grande festa nazionale ed internazionale. La discussione dovrebbe avviarsi in un momento in cui, contemporaneamente, il sindaco della capitale si appresta a proclamare, in una conferenza stampa, il lutto cittadino. Le dinamiche dell'incidente non sono chiare, ma è certo che vi sono vittime e feriti e che alcuni dei feriti sono in gravi condizioni.
Rimando pertanto alle valutazioni sue, Presidente, del ministro Melandri e degli altri presenti l'opportunità di celebrare questa discussione generale su un evento che certamente mette in imbarazzo rispetto all'incidente che si è verificato stamattina.

PRESIDENTE. Mi sembra che la richiesta testè avanzata sia motivata con un argomento molto serio, e difficile da contestare. In ogni caso, non voglio anticipare il parere dei gruppi, che invito ad esprimersi su questa proposta. Se ci sono osservazioni contrarie, sono disponibile a raccoglierla.

GIOVANNA MELANDRI, Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNA MELANDRI, Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. Signor Presidente, mi rimetto alla volontà dell'Assemblea. È evidente che stiamo tutti vivendo attimi estremamente difficili.
Mi limito ad osservare - doverosamente esprimendo le condoglianze e la solidarietà alle vittime di questo incidente ed alle loro famiglie - che il Governo riferirà in aula alle ore 19 sull'accaduto; naturalmente, non voglio forzare la decisione dell'Assemblea alla quale, invece, mi rimetto.
Mi chiedo, tuttavia, se almeno avviare la discussione sulle linee generali non possa costituire un modo per dimostrare l'amicizia verso questa città. Davvero, però, la disponibilità del Governo, anche a tornare in un momento successivo, è piena.
Quindi, attendiamo il parere dei gruppi e le valutazioni dell'Assemblea.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Mi assocerei, nel medesimo spirito, alle valutazioni testé espresse dal ministro; resto, comunque, disponibile a qualsiasi decisione si prenda in merito. Tuttavia, quando succedono tali avvenimenti, ritengo che la scelta migliore sia esprimere solidarietà attraverso la continuazione dei nostri lavori. Si tratta, del resto, dell'esame di un atto di stima e di considerazione verso la città che offre l'occasione per un giudizio per quanto possibile positivo sulle qualità di Roma.
Non essendo però, per così dire, questione di vita o di morte, anch'io mi rimetto alle determinazioni dell'Assemblea; tenevo però a sottolineare che forse lo svolgimento di tale punto all'ordine del giorno potrebbe essere il migliore modo per dare un tributo ed un omaggio a questa città.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chie- do di parlare.

Pag. 21

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. La ringrazio, signor Presidente. Credo di cogliere fino in fondo lo spirito con il quale il collega ha proposto un rinvio della discussione sulla mozione riguardante la città di Roma; ritengo, tuttavia, che potremo adeguatamente onorare la città ascoltando il Governo che, come è previsto, oggi, alle ore 19, riferirà all'Assemblea in merito al grave incidente ed al lutto che hanno colpito la capitale d'Italia. Ritengo quindi che quello sarà il momento nel quale l'insieme del Parlamento, dopo lo svolgimento di tali comunicazioni anche alla Camera - avendo già il Governo relazionato al Senato -, si unirà alla città di Roma nel lutto e nella valutazione dei gravi fatti accaduti.
Quindi, relativamente alla mozione, tenendo conto anche dello spirito che anima tutti noi e della situazione e dell'ambiente nel quale avverrebbe l'esame della mozione, ritengo si possa celebrare la discussione sulle linee generali su tale atto come da ordine del giorno.

PRESIDENTE. Mi pare di capire che le opinioni siano diverse, ma non contrapposte; vi è disponibilità da parte di tutti.

PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. La ringrazio, signor Presidente. Chiaramente, mi associo al rammarico ed alla tristezza per quanto accaduto a Roma per l'incidente della metropolitana; devo anche confessare che mi sentirei in imbarazzo ed in difficoltà se si discutesse questa mozione - che in ipotesi non mi troverebbe comunque completamente d'accordo - in un momento di tale lutto. Quindi, approverei senz'altro la proposta iniziale di rinviare la trattazione di tale atto proprio per essere più vicina e partecipe al lutto della città.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Grazie Presidente. Ritengo sia apprezzabile la richiesta del collega di Alleanza Nazionale ma, se la maggioranza di questa Assemblea ritiene di potere proseguire l'esame della mozione, per le motivazioni testé espresse - in sintonia quindi con le motivazioni dei colleghi -, ritengo di poter valutare favorevolmente tale ipotesi dando ad essa ovviamente il significato che è stato colto dall'Assemblea. È chiaro che la posizione espressa dal collega di Alleanza Nazionale era legata ad un atto comprensibilissimo che noi apprezziamo; se la maggior parte dei colleghi dei gruppi di questa Assemblea ritenessero di poter proseguire nella discussione sulle linee generali secondo le motivazioni espresse, noi saremmo pertanto d'accordo.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, cari colleghi, sono orientato complessivamente a sostenere la proposta formulata dal mio collega di gruppo, onorevole Rampelli. Non è un problema di ritualismo, in quanto di ritualismi noi e la gente - anche di fronte a fatti non così drammatici - ne abbiamo avuti abbastanza. Non è soltanto perché si tratta di un momento di emotività particolare e anche di preoccupazione che sovrasta ogni altro intendimento che siamo indotti, in qualche modo, a soprassedere nell'affrontare l'argomento, ma anche in quanto quest'ultimo ha una sua forte concretezza. È un argomento di cui vogliamo parlare anche in maniera spregiudicata, evidenziando sia i lati positivi, sia le perplessità. Dunque, dobbiamo parlarne con assoluta libertà di linguaggio e d'intendimento, senza riguardi - per così dire - emotivi nei confronti di una popolazione, di una città, di un territorio che in questo momento stanno soffrendo e sono particolarmente sconcertati.Pag. 22
Quindi, oltre al gesto di tributo ed omaggio nei confronti della vittima e di coloro che stanno soffrendo anche sulla propria pelle gli effetti di questo devastante incidente, vi è un problema di clima e di premesse idonee per una libertà di giudizio e di dibattito su un tema al quale noi attribuiamo notevolissima importanza di carattere culturale, economica e sociale. Ora, se ne vogliamo parlare con quel modo costruttivo e quella libertà di linguaggio che la serietà di un argomento del genere comporta, mi sembra giusto dare la precedenza al momento sia del cordoglio sia della riflessione e dell'approfondimento per poi affrontare il tema.
Mi pare dunque che la proposta formulata dal mio collega di gruppo sia - al di là dell'essere maggioranza o minoranza (in questo caso mi permetterei di non guardare alla percentuale del consenso o del dissenso) - assolutamente condivisibile, e ritengo di dovervi senz'altro aderire.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. La prima reazione sarebbe certamente di rinviare ad un'altra occasione l'esame della mozione all'ordine del giorno dell'Assemblea quest'oggi. Tuttavia, ad una valutazione più stringente e più accorta, ritengo che si dovrebbe procedere al confronto, al dibattito e all'esame in sede di discussione generale della mozione all'ordine del giorno. Certamente, ci saranno delle valutazioni che si faranno in quest'aula a seguito delle comunicazioni del ministro dei trasporti e vi sarà anche un'altra occasione per tornare sulla mozione in sede di dichiarazione di voto. Vi è un problema di cordoglio che certamente è vero e forte in questo momento, in questo clima di grande attenzione e di grande amarezza. Non credo di dover accogliere la proposta del rinvio ad altra seduta dell'esame delle mozioni stesse. In tal senso, perciò, in ordine alla richiesta della Presidenza circa l'orientamento dei vari gruppi, esprimo sommessamente il mio parere e la mia opinione.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore della mozione, l'onorevole Alemanno, se intenda aggiungere il suo parere a queste valutazioni molto pacate sull'opportunità di proseguire la discussione.

GIOVANNI ALEMANNO. Signor Presidente, io per primo avevo suggerito questo slittamento ma, aperta la discussione in qualche modo oggi, a mio avviso il problema fondamentale rimane quello di non procedere al voto domani e di cercare di effettuare il voto durante la prossima settimana, quando l'eco di quanto è avvenuto oggi andrà in qualche modo diminuendo. Non mi sembra né positivo né di buon gusto che la Camera si accinga a votare Roma come sede delle Olimpiadi mentre siamo in attesa di notizie, del lutto cittadino o altro. È chiaro che - come dicono altri colleghi - questo potrebbe portare ad un rinvio addirittura al prossimo gennaio: sarebbe un fatto da scongiurare. Domando alla Presidenza se, una volta incardinata la discussione, la votazione, invece che domani, possa essere fissata per la settimana prossima.

MARIO PESCANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Avverto che, dopo questo intervento, concluderemo la discussione perché dobbiamo cercare di orientarci verso una conclusione.
Prego, onorevole Pescante.

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, mi pare che lei abbia già detto che su questo problema non siamo in contrapposizione. Anzi, credo che, nel suo intervento, il collega abbia mostrato una particolare sensibilità, da noi condivisa. Chiedo se sia possibile aderire alla proposta dell'onorevole Alemanno, cioè di procedere quest'oggi soltanto alla discussione sulle linee generali, sempre che ci siano i tempi per una decisione a brevissima scadenza. C'è una certa attenzione in campo internazionale rispetto a quanto decideremo e mi auguro che sia ben compresa una decisione di rinvio, in quanto potrebbero esserci contraccolpi.Pag. 23Infatti, non tutti potranno comprendere la civile scelta che ci accingiamo a compiere per ragioni di solidarietà. Perciò, se i tempi per il voto saranno solleciti, sono d'accordo con l'intervento dell'onorevole Alemanno. Viceversa, se ci fossero altre difficoltà, inviterei l'amico Alemanno e gli altri colleghi che sono intervenuti in precedenza a svolgere un minimo di riflessione su quali potrebbero essere le conseguenze del loro intervento.

PRESIDENTE. Consentite alla Presidenza di unirsi al cordoglio unanime per questo tragico incidente che ha colpito tutti, non solo la città di Roma, ma il paese intero. Consentiteci di unirci al cordoglio ed alla solidarietà che esprimiamo, a nome dell'intero Parlamento, a tutte le famiglie toccate dal lutto o dalla sofferenza per i tanti feriti di questo incidente.
Ricordo che, come è stato anticipato dal ministro Melandri, il ministro Bianchi interverrà in questa Assemblea, alle ore 19, per riferire sull'incidente medesimo.
Possiamo decidere di incardinare quest'oggi la discussione sulle linee generali della mozione presentata, ma è del tutto evidente che le decisioni sul voto di domani dovrebbero essere assunte dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, a meno che non intervenga, sempre nella giornata di domani, un'intesa tra i gruppi. Ma questo lo valuteremo domani. Per il momento, credo che possiamo semplicemente decidere di avviare quest'oggi la discussione sulle linee generali. Vedremo se sarà possibile raggiungere un'intesa tra i gruppi riguardo a ciò che si farà domani.
La collocazione più probabile per il voto su questa mozione sembra essere quella successiva all'approvazione del disegno di legge finanziaria. Quindi, non a gennaio, ma immediatamente dopo l'approvazione di tale provvedimento. Se i gruppi riterranno di soprassedere al voto finale di domani, esso slitterà ad un momento immediatamente successivo all'approvazione del disegno di legge finanziaria.

Si riprende la discussione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione presentata.
È iscritto a parlare il deputato Adenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, in questi minuti sono riunite anche alcune Commissioni che stanno svolgendo attività molto importanti e sono in corso anche votazioni sugli emendamenti al disegno di legge finanziaria. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento, in modo da evitarne l'illustrazione.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli, che illustrerà anche la mozione Alemanno n. 1-00020, di cui è cofirmatario. Ho consentito all'onorevole Adenti di parlare per primo perché aveva già anticipato la sua intenzione di consegnare alla Presidenza il testo integrale del suo intervento, onde poter raggiungere la Commissione.
Prego, onorevole Rampelli, ha facoltà di parlare.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, è del tutto evidente che la richiesta di una riflessione in ordine alla opportunità di procedere alla discussione sulle linee generali della mozione Alemanno n. 1-00020 non aveva intenti dilatori. Sarebbe assolutamente pleonastico confermarlo. Era un tentativo di sottolineare un evento importante. Tra l'altro, le agenzie di stampa inviano in continuazione aggiornamenti che sono tutt'altro che gradevoli. Il numero di feriti è arrivato a 140 e ci sono 6 «codici rossi».Pag. 24
Parliamo, comunque, di una manifestazione particolarmente rilevante, in ordine alla quale in questi mesi è stata costruita una convergenza positiva da parte di tutte le forze politiche. Siamo riusciti anche ad accantonare qualche polemica di troppo che si era registrata prima delle elezioni politiche.
Dunque, abbiamo costruito tutti i tasselli di un mosaico, ponendo dalla stessa parte del campo buona parte del Parlamento. Nei giorni scorsi, ho letto sulle agenzie qualche voce distonica, ma nel complesso si registra disponibilità da parte di tutti; in particolare, mi preme ricordare la posizione del sindaco di Milano, Letizia Moratti, che ha aperto un'importante collaborazione con il sindaco di Roma, al fine di suggellare la presenza di due grandi città, di due aree geografiche.
L'Italia, del resto, ha una conformazione particolarmente fortunata, che può costituire un virtuosismo; è proiettata sul Mediterraneo, ha Roma che ne costituisce il baricentro e Milano che rappresenta la capitale del business.
Occorre lavorare al fine di creare sinergia e collaborazione per diversificare anche i grandi eventi che possono essere ospitati nel nostro paese. In particolare, in occasione della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2016, abbiamo potuto constatare, in un primo momento, una candidatura uguale e contrapposta da parte di Milano e, in un secondo momento, una richiesta da parte di Milano - nel caso di risultato negativo per il 2016 - per la candidatura olimpica del 2020. E, più di recente, vi è stata la candidatura di Milano per l'Expo, che ritengo possa essere ugualmente sostenuta da tutte le forze politiche e dal Governo italiano.
Anche in ordine alla controversia emersa tra gli aeroporti milanesi e quello romano di Fiumicino riteniamo sussista una totale compatibilità tra gli stessi, con la possibilità di far confluire investimenti ugualmente distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Pertanto, l'iniziativa della candidatura di Roma come sede dei giochi olimpici nel 2016 parte, a nostro giudizio, con un consenso importante che, tuttavia, difficilmente sconfiggerà candidature molto autorevoli che già hanno creato intorno a sé alleanze importanti.
Quindi, occorrerà svolgere un lungo e paziente lavoro il cui risultato sarà sancito dal CIO nel 2009. Confermo, comunque, che il lavoro di preparazione del terreno è stato importante, aiutato anche dal grande successo mediatico, oltre che sportivo, delle Olimpiadi invernali svoltesi a Torino quest'anno e dalla possibilità di ospitare i campionati mondiali di nuoto a Roma nel 2009.
Accanto a questo avvenimento ce ne sono altri importanti, come le finali della Champion's League o i campionati del mondo di pallavolo. Sono previsti eventi che rischiano di rappresentare, in senso positivo, un vero e proprio trampolino di lancio per far decollare una candidatura che, invece, si presenta come problematica per le ragioni precedentemente esposte, ossia, in modo particolare, per la importantissima concorrenza sul piano internazionale e per la concomitante celebrazione, nel 2012, delle Olimpiadi nel continente europeo, a Londra.
Quindi, abbiamo la possibilità di invertire un pronostico che non ci vede favorevoli, pur con questi elementi positivi, che possono avere una ricaduta sociale e strategica: in ogni circostanza in cui le Olimpiadi si sono celebrate sono state gestite positivamente.
Certo, non c'è stato un risultato positivo per quel che riguarda le federazioni, piuttosto che lo sport di vertice. C'è stato un risultato positivo, però, in termini di conquiste nel senso della modernizzazione delle città ospitanti, di vere e proprie rivoluzioni urbanistiche, di una attenzione rivolta alle problematiche sociali, come l'abbattimento delle barriere architettoniche e la possibilità per i diversamente abili di svolgere attività sportiva. L'abbinamento con le Paraolimpiadi è stata un'altra conquista importante, che ci dà la misura delle prospettive intorno alle quali far lievitare questa proposta.
Con le buone intenzioni non si va lontano. Quello che si era potuto fare, dalPag. 25punto di vista politico, in parte, è stato fatto dal consiglio comunale di Roma, che già si è fatto promotore di una mozione, approvata all'unanimità. Quindi, già c'è una condizione diversa rispetto alla candidatura avanzata da Roma per le Olimpiadi del 2004, che non partì con l'unanimità dei consensi, perché alcuni settori della sinistra radicale - se la memoria non mi tradisce - non provavano un grande coinvolgimento rispetto a tale argomento. Oggi, invece, l'intero spettro della società, non solo politica, si sente coinvolto in questo sprint.
Nel 2004, probabilmente, altri agenti e altri fattori sono entrati in campo. Il gossip è stato notevole. Ci sono state tante indiscrezioni e si è vociferato molto. Non è fonte autorevole e codificata del Parlamento e del Governo - ci mancherebbe altro - ma si è saputo, dalle chiacchiere di salotto, che alcuni poteri forti avrebbero tramato, se non per penalizzare la candidatura di Roma per il 2004, almeno per tentare di tenere i piedi in più staffe, mantenendo una parte anche nel gioco che avrebbe poi favorito, nel rash finale, la candidatura di Atene. È stata proprio Atene, infatti, che, al fotofinish ha battuto la candidatura di Roma per il 2004, cui è seguito un corollario di manifestazioni, di opinioni importanti e di editoriali ospitati in testate giornalistiche che, fino a prova contraria, rappresentano almeno il vertice di una parte importante e trainante dell'industria italiana. Ci sono state delle manovre, probabilmente del tutto spontanee, che non hanno favorito, anzi, hanno finito per danneggiare la candidatura di Roma 2004, avvantaggiando, più o meno consapevolmente, altre candidature per altre Olimpiadi.
Da questo punto di vista, non credo, sinceramente, alle suggestioni, alle ricostruzioni appena accennate, che abbiamo letto sui giornali e sulle riviste per tanto tempo.
Non volendo dare credito a tutto ciò che di negativo si è agitato in questa materia, sarebbe importante simbolicamente che proprio la città di Torino, che ha ospitato i giochi olimpici invernali con grande successo e grande capacità, grande managerialità e professionalità e con grande riscontro di pubblico, possa spendere una parola in favore di Roma 2016. Dico ciò proprio per spazzare il campo da ogni possibile interpretazione malevola di quegli avvenimenti.
Nel passato più recente, Roma è stata capace di ospitare eventi di portata mondiale e di garantire una collaborazione perfetta con il Governo nazionale, la protezione civile, il Campidoglio e la sua amministrazione. Alleanza Nazionale, in modo particolare, rappresenta l'opposizione in seno al comune di Roma e sono state mosse critiche costruttive in ordine ad alcuni investimenti e scelte urbanistiche che, a nostro giudizio, non sono state particolarmente positive e non hanno influito sui cittadini romani ed italiani in modo importante come, invece, è avvenuto in occasione di altri avvenimenti ospitati dalle capitali del mondo. Sappiamo che a Sidney, ad esempio, le Olimpiadi hanno registrato una ricaduta particolarmente positiva, con un incremento del prodotto interno lordo apprezzabile e con un incremento del 10 per cento dell'occupazione, che si è stabilizzata anche successivamente alla celebrazione dei giochi olimpici; così come si narra, in ogni latitudine del mondo, della rivoluzione urbanistica che ha accompagnato i giochi olimpici di Barcellona.
Pensiamo che, quando si interviene mettendo in campo risorse finanziarie e impegni politici di tanto rilievo - ci auguriamo che il Parlamento sancisca questo passaggio e che il Governo sostenga finanziariamente in maniera adeguata tale scelta -, si debba comunque pensare a lasciare un segno.
Parliamo di grandi città, del loro futuro, delle popolazioni, degli ospiti e di coloro che vi lavorano. Sono cittadini del mondo e non possiamo ritagliare una sorta di giudizio di tipo campanilistico, pensando che le Olimpiadi di Torino, di Barcellona, di Atene, di Los Angeles, di Atlanta o di Roma debbano avere una ricaduta di tipo locale. In epoca di globalizzazione,Pag. 26saremmo dei folli a ritenere che eventi così importanti possano confinarsi nel perimetro di un comune.
Proprio in questa ottica, a mio giudizio, dobbiamo tentare di lanciare un segnale di inversione di rotta attraverso quest'Assemblea (non so se la mozione verrà posta in votazione domani o se si deciderà di far slittare il voto di qualche settimana), impegnando tutte le forze politiche, nessuna esclusa. E mi riferisco anche a forze politiche di tipo «regionalistico», anche se, in realtà, non esistono forze politiche a vocazione regionale. Sappiamo, infatti, che i colleghi della Lega Nord hanno avviato alleanze importanti con altrettanti movimenti civici e che, ormai, anche la Lega Nord ha una sua vocazione nazionale.
Ritengo, quindi, sia un'occasione irripetibile quella di dimostrare da parte di ciascuno che si può lavorare, da questo punto di vista, senza essere prigionieri di vecchie logiche medievali, ma con la capacità di approfittare delle opportunità della rete, facendo un gioco di squadra, per mettere ogni città ed ogni zona della nostra nazione nelle condizioni di esprimere il meglio, di costruire obiettivi conformi per sé, per l'intera nazione e, magari, per quella cultura occidentale europea che ci contraddistingue e che, a causa di esigenze di «cassetta», di tipo mediatico o di tipo propagandistico, troppo spesso dimentichiamo.
Quando sarà il momento, nei luoghi preposti, avanzeremo proposte precipue di tipo logistico, organizzativo, urbanistico. È un dibattito che rimbalzerà nella sede del consiglio comunale di Roma, piuttosto che nel consiglio provinciale o nella regione Lazio.
Però va da sé - è un punto che desidero sottolineare in maniera particolare - che la possibilità di mettere a frutto risorse finanziarie ingenti e straordinarie consentirà anche di compiere un'analisi sistematica sui tessuti urbani e su una loro possibile riforma. Si tratta, infatti, di porsi interrogativi in ordine a progetti di riqualificazione e di sviluppo sostenibile, e ciò non vale solamente per le città che ospiteranno eventi più o meno grandi.
La capitale d'Italia è fatalmente destinata, per ragioni che non sfuggiranno ad alcuno, ad ospitare gli eventi di maggiore visibilità, tuttavia ciò non significa nulla. Infatti, si può costruire una candidatura di qualsiasi ordine e grado - come quella di Milano per l'Expo del 2015 - fornendo, comunque, spunti di riflessione agli enti locali, in modo particolare alle grandi aree metropolitane, al fine di indurli ad accettare la sfida della modernità.
Vorrei evidenziare che, in tutto il mondo, vediamo grandi città espandersi a macchia d'olio, fino a raggiungere numeri esorbitanti ed impressionanti, che mettono i brividi alla schiena. Infatti, siamo ormai in presenza di grandi ed incommensurabili città, che contano decine di milioni di abitanti. Finora non siamo caduti in questa «trappola», anche se la vita nelle nostre città è difficile da sostenere. Vi sono progetti in ordine ad un futuro governo dei processi urbanistici, ma spesso risultano contraddittori tra loro.
Vorrei osservare che, forse, ci siamo ancora salvati perché la natura degli insediamenti urbani sul nostro territorio è tipicamente medioevale. Vi sono, infatti, numerose piccole realtà, costituite da poche migliaia di abitanti, che fatalmente diventano le città satellite di Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo.
Se potessimo potenziare tali satelliti, anziché inventarne di sana pianta - come fanno coloro i quali, oltreoceano, non hanno questa fortuna e devono costruire artificiosamente i loro presidi periferici e le loro città policentriche -, non arrecheremmo alcun danno al territorio, e magari riusciremmo a coniugare le grandi opportunità di cui parlavo con le sfide della modernità. Si tratta, in altri termini, di far sì che le analisi relative ad un grande evento (non importa se celebrato a Roma piuttosto che a Milano) siano valide ad ogni latitudine geografica e che si possa garantire, sulla base di esse, una qualità della vita migliore per tutti gli italiani.
Vorrei concludere sottolineando in modo particolare, signor Presidente, colleghi e ministro Melandri, il lavoro svolto dall'opposizione, vale a dire dal gruppo diPag. 27Alleanza Nazionale e dall'intero centrodestra. Si tratta di un attività preparatoria che è servita a far comprendere che esistono terreni comuni di confronto, rispetto ai quali le proposte costruttive possono anticipare ogni ragione di contrasto.
A tale riguardo, vorrei ricordare che, poche settimane fa, proprio alla Camera dei deputati abbiamo tenuto una conferenza stampa che oggi, in termini politologici, si definirebbe bipartisan. Per tradurla nel linguaggio corrente, c'erano tutti, e si è trattato di una manifestazione di grande civiltà. In tale sede, abbiamo offerto un contributo, che ritengo strategico, in ordine a quello che potrà e dovrà essere il futuro dibattito tra i poli, tra le coalizioni e tra i partiti in questa Assemblea.
Non sta scritto da nessuna parte, infatti, che si debba pregiudizialmente essere contrari ad un altro schieramento. Talvolta, vi sono sistemi di valori e concezioni del mondo diametralmente opposti e quindi ci si trova, fatalmente, su parti della barricata contrapposte tra loro; tuttavia, ci pregiamo - come facciamo sempre, e riteniamo di essere, sotto questo punto di vista, adamantini, lineari, trasparenti e coerenti - di esserci sempre sforzati di manifestare, nel migliore dei modi e nella maniera più chiara possibile, la capacità di mettere comunque al centro del nostro agire politico la tutela degli interessi generali.
Crediamo, pertanto, che la celebrazione delle Olimpiadi del 2016 nella capitale d'Italia rappresenti, evidentemente, un evento di interesse generale. Essa va in favore del popolo italiano in quanto tale e vorrei rilevare, in particolare, che non andrà a beneficio dei poteri forti e dei «soliti noti», ma distribuirà benessere. Infatti, gli investimenti che verranno effettuati agevoleranno, comunque, tutti gli italiani che avranno a che fare con la capitale d'Italia, nonché tutte le realtà del mondo che interagiranno con le nostre grandi città.
Ci sarebbe piaciuto - permettetemi, dopo queste sviolinate, una nota polemica - che, nei cinque anni di Governo di centrodestra, si fosse tenuto un analogo atteggiamento da parte del centrosinistra. Le culture politiche sono diverse, anche perché si compongono di diversi atteggiamenti strategici e tattici.
Questa piccola polemica non vuole distruggere nulla di quanto affermato e costruito fino ad ora. È solo uno stimolo a pensare davvero che su alcuni argomenti ci si debba sforzare di mettere da parte la logica propagandistica: non bisogna rincorrere le folle, ma assumersi responsabilità di fronte al popolo italiano!

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, le vorrei sottoporre una questione relativamente alla convocazione della II Commissione giustizia cui ho appena partecipato: ai sensi dell'articolo 30, comma 5, del nostro regolamento, salvo autorizzazione espressa del Presidente della Camera, le Commissioni non possono riunirsi nelle stesse ore nelle quali vi è seduta dell'Assemblea. In relazione alle esigenze dei lavori di questa, il Presidente della Camera può sempre revocare le convocazioni delle Commissioni.
Mi segua Presidente: so che solerti funzionari le stanno illustrando la decisione della Giunta per il regolamento del 4 ottobre ultimo soccorso, ma quest'ultima non tiene conto della previsione di cui all'articolo 119, comma 6, del regolamento che risulta del seguente tenore: «La programmazione dei lavori dell'Assemblea e delle Commissioni nel corso della sessione di bilancio è finalizzata a consentire la conclusione dell'esame dei disegni di legge, di cui al comma 1 nei termini stabiliti, evitando, di norma, la contemporaneità tra sedute delle Commissioni e seduta dell'Assemblea».
Vorrei sapere se lei ha autorizzato espressamente, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, del regolamento, la convocazione della II Commissione giustizia contemporaneamente alla seduta dell'Assemblea. Vi sono argomenti all'ordine delPag. 28giorno della stessa molto importanti e sono presenti autorevoli rappresentanti del Governo.
Queste mie considerazioni non sono di natura politica, in termini di maggioranza e di opposizione, perché le stesse argomentazioni sono state sostenute da autorevoli rappresentanti della Rosa nel Pugno, dell'UDC, di Forza Italia e modestamente dal sottoscritto.
Il presidente della II Commissione mi ha richiamato, con il garbo che gli è consueto, dicendo che solo il Presidente della Camera può sconvocare la Commissione - ed è corretto - ed è il motivo per il quale mi permetto, con umiltà ma con fermezza, di chiederle di rendere possibile che a questa seduta dell'Assemblea possano partecipare i rappresentanti della II Commissione.
Sottolineo che siamo disponibili (abbiamo manifestato la massima disponibilità al riguardo) a partecipare ai lavori della Commissione al termine dei lavori dell'Assemblea, anche in seduta notturna, quando sarà possibile.
Non sta a noi convocare i lavori della Commissione, ma non sta a noi convocare i lavori della Commissione nello stesso momento in cui si tengono i lavori dell'Assemblea. La prego di porre fine a questa discrasia.

PRESIDENTE. Lei sa che l'organizzazione dei lavori tra Assemblea e Commissioni è oggetto di discussione decennale. In alcuni Parlamenti, in particolare in quello europeo, come lei sa, c'è una separazione netta, nel senso che nella settimana in cui è prevista la convocazione dell'Assemblea non sono previste le convocazioni delle Commissioni e viceversa. In molti altri Parlamenti c'è questo tipo di organizzazione dei lavori, assolutamente distinta.
Noi abbiamo scelto un'altra modalità di organizzazione dei lavori, e non solo in questa legislatura. Da tempo, da sempre, il nostro regolamento ha fatto una scelta diversa. Si può sempre eccepire questa scelta, si può sempre rivedere il regolamento, si può sempre sollevare la questione nelle sedi proprie; tuttavia, in questo caso noi abbiamo un regolamento che consente di organizzare i lavori, per così dire, nelle stesse giornate, cercando di evitare la contemporaneità. La prassi, ormai consolidata, è che, quando non è assolutamente previsto che nelle sedute dell'Assemblea si tengano votazioni, si consente alle Commissioni di lavorare contestualmente. Questa è la prassi, anche per evitare una paralisi dei lavori del Parlamento; diversamente, se davvero pretendessimo di sospendere i lavori delle Commissioni anche durante le riunioni dell'Assemblea in cui non sono previste votazioni, evidentemente il rischio di paralisi dell'attività del Parlamento sarebbe molto grave.
Questa è la ragione per cui la Giunta per il regolamento, come lei ha ricordato, recentemente, in particolare nell'ottobre scorso, ha confermato la correttezza di questa prassi. Mi spiace dunque di non poter accogliere il suo garbato invito e la sua sollecitazione, che peraltro capisco, perché quella che stiamo svolgendo è una discussione interessante; peraltro, si tratta di una discussione sulle linee generali, i cui interventi sono già programmati da parte dei colleghi, che evidentemente hanno ritenuto di non avere contestuali impegni in Commissione.
Per queste ragioni, non mi sento di aderire al suo invito, proprio perché il rischio sarebbe non solo quello di contraddire una prassi, ma anche di introdurre una modalità organizzativa dei nostri lavori senza nessuna possibilità di previsione e di governo. Quindi, visto che l'Assemblea è convocata per una discussione sulle linee generali, senza la previsione che si tengano votazioni, non intendo revocare l'autorizzazione, che si intende automaticamente concessa ai sensi dell'articolo 30, per prassi consolidata.

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente...!

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, lei mi ha fatto una domanda, io le ho risposto. A questo punto, siccome lei ha rimesso a me la decisione, la decisione è quella che le ho appena comunicato. La pregherei pertanto di prendere atto della decisione della Presidenza.

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GIUSEPPE CONSOLO. Le chiedo di parlare solo un secondo, Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, in via del tutto eccezionale.

GIUSEPPE CONSOLO. La ringrazio, signor Presidente, e sarò realmente telegrafico. Non ho avuto risposta alla mia domanda sul comma sesto dell'articolo 119 del regolamento, che prevede di evitare la contemporaneità delle sedute in caso di sessione di bilancio. Inoltre, Presidente Castagnetti, mi permetto di ricordarle, sommessamente, che proprio durante la sua Presidenza ci sono state delle deroghe, che lei eccezionalmente ha concesso proprio alcuni giorni or sono. Quindi, la regola è fatta anche per l'eccezione.
Tuttavia, l'articolo 119 del regolamento parla chiaro e non è l'ipotesi prevista dalla decisione della Giunta per il regolamento di cui al 4 ottobre ultimo scorso.

PRESIDENTE. La mia interpretazione, onorevole Consolo, è che il contenuto dell'articolo 119, a cui lei ha fatto riferimento, è assorbito dalla prassi consolidata a cui mi sono riferito prima. Questa è la ragione per cui sono molto amareggiato di non poter accogliere il suo invito, a maggior ragione per la cortesia con cui lei lo ha proposto.
È iscritto a parlare l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io vorrei cogliere questa occasione per manifestare il più vivo cordoglio e la vicinanza ai familiari della vittima e ai feriti dell'incidente di Roma.
Vorrei anche esprimere il più vivo apprezzamento per le forze dell'ordine, i vigili del fuoco, il personale sanitario, per le pronte operazioni di soccorso e di aiuto ai passeggeri e ai feriti e per il forte senso civico dei cittadini che hanno consentito di intervenire in breve tempo.
In ordine alla mozione ampiamente illustrata dal collega Rampelli, anche io convengo che si tratta di un risultato positivo e straordinario, di una convergenza mai avvenuta prima tra gli schieramenti politici della città di Roma. Infatti, la sfida per portare a Roma i giochi olimpici del 2016 ha visto coinvolte, per la prima volta, in un coro unanime, le forze politiche di maggioranza e di opposizione, per un obiettivo alto, comune e nobile: una sfida difficile per la quale, insieme alla volontà del Parlamento e delle amministrazioni locali capitoline, ci deve essere un'assunzione di responsabilità da parte del Governo.
Com'è stato richiamato da alcuni promotori di questa mozione, tale impegno è un atto di civiltà che fa recuperare a Roma, a distanza di quarant'anni, una centralità rispetto alle dinamiche nazionali. Solamente se tutto il paese e tutte le componenti politiche, economiche e sociali lavoreranno con concretezza e convinzione, come richiamato dal sindaco Veltroni, Roma potrà partecipare, alla pari di altre forti candidature internazionali. Per la capitale si tratta di un forte investimento per il futuro, dall'urbanistica ai trasporti, certi del fatto che non partiamo da zero. Roma è pronta; ha saputo dimostrare, negli ultimi anni e, da ultimo, con l'organizzazione della prima festa internazionale del cinema, di saper ben preparare i grandi eventi internazionali, quelli civili, ma anche quelli religiosi. Ricordo ancora il grande giubileo del 2000 che ha visto Roma, ma anche la regione Lazio e l'amministrazione statale centrale, misurarsi nell'organizzazione di un evento senza eguali negli ultimi decenni nelle altre capitali europee.
Esiste nella capitale una costante e ben collaudata sinergia tra gli attori dei processi politici, economici e sociali, che, in uno slancio perenne verso l'innovazione e la crescita, fanno della vivacità e della creatività tipiche di una metropoli gli ingredienti veri per l'affermazione di Roma quale laboratorio di risorse materiali ed immateriali.
Veniamo ora alle scadenze e alle tappe del percorso di assegnazione dei giochi olimpici del 2016 (che ha ricordato l'onorevole Rampelli).Pag. 30
La XXXI edizione sarà unica, innanzitutto, per l'elevato numero di partecipanti alle selezioni (sono, infatti, diciassette le rivali di Roma). Il Comitato olimpico internazionale inizierà la valutazione dei dossier di candidatura nel luglio 2007 e dopo l'attentissima disamina dei pre-dossier, nel novembre 2008, chiederà alle quattro, cinque più valide candidate di consegnare i dossier finali.
La decisione finale del Comitato olimpico internazionale sarà comunicata nel luglio 2009. Ogni singolo comitato olimpico nazionale ha il compito di valutare i dossier delle città candidate nel rispettivo paese. Successivamente, viene scelta la candidatura nazionale sulla base di precisi ed omogenei criteri indicati dal Comitato internazionale.
Il nostro comitato olimpico ha costituito il 9 settembre 2005 una specifica commissione che si è vista assegnare il compito di valutare tecnicamente le proposte di candidatura italiana.
In data 9 gennaio 2006, l'allora Presidente del Consiglio dei ministri, Berlusconi, scrive una lettera al presidente del CONI Petrucci. Nella missiva viene espresso il rispetto per quel principio di leale collaborazione che ha sempre informato i rapporti tra CONI e Governo, senza mai mettere in discussione il valore dell'autonomia dello sport.
Conseguentemente, viene ribadita l'esigenza, da parte del Governo, di conoscere e valutare, con sufficiente anticipo e indipendentemente dalla città che sarà prescelta, tutti i problemi connessi allo svolgimento dei giochi, a cominciare da quelli economici. Tale procedura - viene ricordato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - fu già adottata in occasione di Roma 2004. Pertanto, si delinea l'ipotesi che possa essere la città di Roma a rappresentare l'Italia nella selezione tra le diciotto città candidate. Il sindaco di Roma ha avanzato la richiesta di un consenso sulla candidatura di Roma ai giochi olimpici del 2016 quanto più ampio possibile tra le forze politiche locali e nazionali di maggioranza e di opposizione.
Tale presupposto si è realizzato a livello locale con la votazione all'unanimità, il 14 settembre, nel consiglio comunale di Roma, di una mozione che impegna il sindaco stesso a porre in atto tutte le iniziative a livello locale e nazionale per un pieno sostegno politico, economico e sociale alla candidatura di Roma per l'organizzazione dei giochi olimpici del 2016, verificando la concreta disponibilità del Governo allo stanziamento dei fondi necessari. Le forze politiche romane sono quindi convenute ad un accordo bipartisan, così come richiesto dal sindaco Veltroni, per verificare che la candidatura di Roma nell'organizzazione dei giochi del 2016 sia condivisa, competitiva e forte, e che essa sia il risultato di una convergenza politica che - sotto una qualificata cabina di regia istituzionale, espressione di un consenso unanime, ed attraverso l'apporto delle eccellenze che la città di Roma e il nostro paese esprimono nei vari settori strategici - garantisca alla candidatura la necessaria competitività nel confronto internazionale.
Roma, dal punto di vista infrastrutturale, parte avvantaggiata per la presenza di 22 impianti sportivi già pronti dei circa 40 necessari ad uno sforzo organizzativo olimpionico. Tali strutture saranno affiancate da quelle che la città avrà a disposizione al termine dei mondiali di nuoto e di pallavolo, che si terranno, come ricordava Fabio Rampelli, rispettivamente nel 2009 e nel 2010. Per quanto riguarda la «scrematura» delle candidature ai giochi, il Comitato olimpico internazionale avrà come discriminante la presenza di garanzie finanziarie per coprire le spese. Tali garanzie devono essere date in modo esplicito e certo dal Governo, che dovrà assumersi l'impegno nei confronti del Comitato internazionale a sostenere un'ingente spesa, che, secondo le previsioni, potrebbe superare i 15 miliardi di euro.
Nel dossier predisposto dal comune di Roma sono previsti circa 40 milioni di euro per la fase istruttoria della candidatura e per la candidatura vera e propria, parte dei quali di natura pubblica, mentre servirebbero 420 milioni di euro per gliPag. 31investimenti da destinare all'impiantistica sportiva. L'eventuale comitato organizzatore dei giochi, inoltre, avrebbe a disposizione un budget di oltre 2,3 miliardi di euro, dei quali oltre il 60 per cento derivante dalle attività di marketing del comitato stesso e da contributi delle istituzioni. Chiediamo quindi al Governo di fare la propria parte, sicuri di trovare risposta ai malumori che si avvertono ancora verso Roma. Tali malumori sono stati talvolta esasperati negli ultimi anni a causa di un'esaltazione eccessiva delle autonomie, di un federalismo che, se si vuole che sia davvero virtuoso, deve necessariamente avere nella capitale un simbolo dell'unità della nazione.
La Camera impegna, quindi, il Governo ad assumere ogni possibile ed immediata iniziativa per far sì che la candidatura della città di Roma come sede dei giochi olimpici del 2016 sia condivisa, sostenibile, utile e competitiva. Inoltre, si impegna il Governo ad assicurare alla candidatura di Roma tutti i supporti finanziari e tutte le garanzie generali richiamate anche dalla lettera del Governo del 9 gennaio 2006, fornendo così al CONI ed al Comitato olimpico internazionale, nella loro riconosciuta autonomia, gli strumenti per valutare al meglio la candidatura stessa e per assumere le decisioni di merito. Chiediamo, inoltre, che il Governo individui e ponga in essere tutte le iniziative e gli strumenti normativi e politici che consentano alla candidatura di Roma, successivamente alla ratifica da parte del CONI e del Comitato olimpico internazionale, di essere competitiva nel confronto internazionale per l'assegnazione delle Olimpiadi del 2016.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, rinnovo il cordoglio e il rammarico per i fatti successi, per la persona deceduta, per tutti i feriti e le famiglie coinvolte nell'incidente occorso stamattina, e spero di avere la necessaria e sufficiente serenità per andare avanti nel mio intervento. Leggendo le firme della mozione a sostegno della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2016 si nota subito che sussiste un accordo trasversale su tale candidatura, così come c'è stato un accordo istituzionale ben preciso fra tutte le sedi istituzionali (regione, provincia e comune).
D'altra parte, nessuna città al mondo può vantare lo scenario suggestivo dato a Roma da duemila anni di storia, di cultura e di civiltà che tutti ci invidiano e che sono la caratteristica della nostra civiltà occidentale e cristiana. Tuttavia, in proposito devo dire che da qualche tempo a questa parte l'Europa e l'Italia tendono a dimenticare ciò, se è vero com'è vero che proprio in questo Parlamento non si è avuto il coraggio di votare affinché la Costituzione europea inserisse il riferimento alle radici cristiane. Il sostenimento della candidatura di Roma è dovuto alla nostra storia, alla nostra tradizione e alla nostra civiltà, ovvero fattori che invece, in altre occasioni, tendono ad essere dimenticati. Pertanto, è facile comprendere come Roma possa essere candidata alle olimpiadi; tale candidatura è stata portata avanti ufficialmente il 2 ottobre e già sono stati preparati i primi stanziamenti, tra cui 40 milioni di euro finalizzati soltanto alla fase di precandidatura. D'altra parte, i lavori che saranno svolti sono assai grandiosi, addirittura «megagalattici», vista la realtà che si vuole realizzare.
Mi riferisco alla costruzione del nuovo palazzo dello sport, su progetto dell'architetto Calatrava, che avrà una capienza di 15 mila persone ed un'estensione di 53 ettari. Inoltre, al suo fianco è in previsione la costruzione di un villaggio olimpico, all'interno del quale sarà contenuto un campus dove (non so se ex novo) verranno realizzati dei laboratori per la medicina sportiva che serviranno da ausilio alle Olimpiadi e allo sport in genere.
È facile quindi affermare che la candidatura di Roma sia la più logica e necessaria. Invece, vorrei stigmatizzare il fatto che, in conseguenza di ciò, la candidatura di Milano sia stata quasi obbligatoriamente eliminata. È vero che è stato lo stesso attuale sindaco di Milano, LetiziaPag. 32Moratti, a ritirare tale candidatura, ma occorre anche ricordare che questo è accaduto perché non è stata concessa la proroga richiesta dal ministro per valutare il dossier predisposto dall'allora sindaco Albertini. Sulla candidatura di Milano vi era stata una convergenza di consensi da parte del comune, della regione e della camera di commercio, che addirittura aveva calcolato in circa 700 milioni di euro la ricaduta economica dei giochi olimpici per l'indotto milanese e per l'intera regione. La metà dei 700 milioni di euro sarebbe andata a vantaggio del sistema alberghiero, 230 milioni del sistema di ristorazione, 60 milioni dei trasporti e 14 milioni a vantaggio di musei e di avvenimenti culturali.
Con il mio intervento voglio stigmatizzare e denunciare la situazione in cui versano i paesi del nord. Non è vero che si tratta di vecchie logiche medievali, né di regionalismo o di provincialismo. Infatti, come dimostra l'attuale disegno di legge finanziaria, non dobbiamo dimenticare come purtroppo il nord tuttora sia da sempre considerato una colonia del resto della penisola.
Il nord è il motore che produce, che però deve essere continuamente spremuto, fino alla esasperazione e fino alla distruzione. Basta vedere il disegno di legge finanziaria. Si sta diffondendo persino l'ipotesi di sacrificare Malpensa in favore di Fiumicino per salvare la nostra compagnia di bandiera. Spero che queste siano soltanto parole che si leggono sui giornali, tuttavia, vedendo come procedono le cose e come viene considerato e trattato il nord, il timore resta.
Del resto, anche i tagli effettuati nei confronti degli enti locali ci fanno intendere come venga trattato il nord. Perché mi riferisco al nord e non a tutto il resto d'Italia? Perché «purtroppo» i comuni del nord sono virtuosi e hanno da sempre rispettato il patto di stabilità interno e, proprio in quanto virtuosi e rispettosi del patto di stabilità, sono penalizzati. Essi non potranno spendere più di quanto hanno speso nel 2004 e nel 2005, saranno costretti a riprendere in mano gli estimi catastali e ad alzare le rispettive rendite per imporre nuove tasse e nuovi balzelli. Anche se i comuni vogliono evitarlo, saranno costretti a mettere mano all'ICI, alla TARSU e a tutte le altre tasse locali.
Il nord continua ad essere considerato una colonia, un territorio da sfruttare e da spremere senza concedergli riconoscimenti. I suoi cittadini continuano ad essere perseguitati. I nostri professionisti, i nostri piccoli e medi imprenditori, che costituiscono il nerbo della nazione, saranno doppiamente e duramente tartassati, si è cominciato con il decreto Bersani e ora provvederà ulteriormente la legge finanziaria.
Ci piacerebbe poter dichiarare la nostra approvazione rispetto alla candidatura di Roma per i giochi olimpici, ma al contempo ci piacerebbe vedere anche un impegno da parte della maggioranza, del Governo e di tutta l'Assemblea a favore del nord. Mi viene in mente il problema delle infrastrutture del nord. La scorsa settimana abbiamo discusso del ponte di Messina. Chi non vorrebbe attraversare di corsa tutta la penisola per arrivare nella bellissima Sicilia, passando per il ponte di Messina? Dobbiamo assistere invece allo sprofondamento di Venezia. Sembra che nei confronti di Venezia vi sia una miopia, una cecità da parte del Governo. Come fa la legge finanziaria a stanziare per la salvaguardia di Venezia solo 15 milioni di euro all'anno fino al 2009, quando invece per Roma città capitale vengono stanziati 150 milioni di euro? È questa mancanza di equità, questa ingiustizia, che ha dato forza, spirito e voce alla Lega Nord; essa non esisterebbe se i territori del nord non fossero tartassati e perseguitati da anni, se non fossero considerati come il salvadanaio da rompere nei momenti di difficoltà. La crisi è sempre più continua e presunta e rappresenta sempre più un pretesto per rompere il salvadanaio e spremere le nostre popolazioni.
Mi riservo di esprimere il nostro voto al momento della dichiarazione di voto, ma la nostra posizione è sicuramente di critica e di riserva per le motivazioni che ho addotto finora.

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE. Signor Presidente, gentile ministro, onorevoli colleghi, l'organizzazione di un intervento planetario qual è un'olimpiade rappresenta, come hanno affermato i colleghi che mi hanno preceduto, l'immagine positiva di un paese ricco di prospettive e di potenzialità, di un paese che investe per il suo futuro, al quale guarda con fiducia e con ottimismo. È questo il motivo principale per il quale, di edizione in edizione, il numero delle città che si disputano il privilegio di organizzare un'olimpiade è aumentato e sono scese in lizza le più grandi metropoli del mondo.
Per le olimpiadi del 2016 si sta delineando concretamente l'ipotesi di una candidatura italiana, con la città di Roma. Forza Italia - il nome stesso lo suggerisce, diciamo così - sostiene con entusiasmo la candidatura del nostro paese e della città di Roma. In tal modo, senza intenti polemici, essa intende chiarire il malinteso nato tra coloro i quali ritenevano pregiudiziale trovare la più ampia convergenza tra le forze politiche e chi, come il sottoscritto, sosteneva che l'auspicabile unità di intenti dovesse essere preceduta - o, forse, accompagnata - da un concreto impegno del Governo volto ad assicurare la copertura finanziaria necessaria per sostenere in maniera credibile la candidatura italiana. Si tratta, com'è noto, onorevole Meta, di un onere di almeno 15 miliardi di euro, di fronte al quale era lecito chiedersi se il Governo ritenesse compatibile tale investimento con la situazione del bilancio dello Stato.
Per quanto riguarda il rapporto tra costi e benefici, la mia esperienza diretta, riferita alle ultime edizioni dei giochi olimpici, è assolutamente positiva. Le olimpiadi costituiscono un evento che ha una ricaduta notevole, di grande rilievo, sugli investimenti, sul PIL, sull'occupazione e sul turismo: Barcellona, con i giochi, ha trasformato l'urbanistica della città ma, soprattutto, ha accreditato la Spagna come un paese di grandi prospettive; Atene 2004 ha fatto registrare un aumento del PIL di 8 miliardi di euro ed un incremento di turisti, nel 2005, di 400 mila unità; Torino 2006, per parlare di cose di casa nostra, ha beneficiato delle olimpiadi invernali con una crescita del valore aggiunto di oltre 13 miliardi di euro e di un incremento medio annuo del PIL piemontese di poco inferiore al 3 per cento.
Ciò premesso, è onesto non trascurare il problema delle difficoltà che si incontreranno per aggiudicarsi una competizione che vedrà in gara grandi metropoli appartenenti a quattro continenti e ad un'area geografica, quale il Sud America, che non ha mai ospitato le olimpiadi. Attualmente, ben diciassette città hanno preannunciato la candidatura, anche se al rush finale approderanno sì e no la metà.
In questo panorama, qualche giornale ha scritto che, in questa competizione, l'importante non è partecipare, ma vincere. Io e chiunque appartenga al mondo dello sport non possiamo condividere questa affermazione categorica, per la verità assai poco olimpica; invece, anche in questo caso, partecipare è importante, molto importante. Certo, è d'obbligo schierare una squadra compatta, scendere in campo ben preparati e mettercela tutta, proprio come fossimo in gara in una competizione olimpica.
Ecco perché è indispensabile unità di intenti a livello politico, che è attestata dalle due mozioni in discussione, rispettivamente, alla Camera e al Senato. Ma, come dicevo, bisogna scendere in campo ben preparati ed una buona preparazione, gentile ministro, la si rileva nella predisposizione del dossier della candidatura, ove l'elemento di maggior spicco è rappresentato dalla serietà e dall'affidabilità del progetto economico-finanziario che accompagna il dossier stesso. Da ciò l'imperativo che Governo e istituzioni garantiscano tutti i supporti finanziari, così come previsto dalla carta olimpica. Aggiungo che sarebbe altrettanto consigliabile che quest'impegno fosse preceduto da uno studio di fattibilità, così com'è stato fatto all'epocaPag. 34della candidatura di Roma alle olimpiadi del 2004 e, quindi, di Torino alle olimpiadi invernali del 2006.
Infine, anche se questo argomento non rileva nella discussione dell'odierna mozione, memore dell'esperienza e dell'esito della candidatura di Roma per i giochi olimpici del 2004, fallita all'ultima votazione, ritengo che il solo consenso politico non sia sufficiente. É indispensabile ricercare la condivisione del progetto da parte della maggioranza dell'opinione pubblica, delle forze sociali ed economiche, dei mass media, senza sottovalutare l'importanza di coinvolgere quei movimenti che inalberano la bandiera del «no», anzi dei «no»: no-TAV, no-giochi, no-MOSE, no-ponte, no-Coca-Cola, che ci hanno reso difficile, se non impossibile, la vita alla vigilia dei giochi olimpici di Torino 2006.
In conclusione, approvare la mozione oggi in discussione vuol dire sicuramente partire con il piede giusto, ma l'elemento determinante per proseguire la corsa, lo ripeto e lo sottolineo, consiste nell'ottenere dal Governo un impegno per la copertura finanziaria, che dovrà concretamente manifestarsi entro gennaio 2008.
Signor Presidente, gentile ministro, onorevoli colleghi, coltiviamo pure insieme ambizioni e questo sogno olimpico, a condizione però che esistano tutti, e sottolineo tutti, i presupposti per realizzarlo, altrimenti corriamo il rischio che, dopo il sogno, ci sarà un brutto risveglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.

EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora ministro, signori rappresentanti del Governo, permettetemi anzitutto di unirmi al cordoglio e di esprimere solidarietà e vicinanza a tutti i familiari delle vittime dell'incidente occorso questa mattina.
Cercherò di sdoppiare il mio intervento, riservandomi di svolgere ulteriori precisazioni sull'argomento in sede di dichiarazioni di voto, che mi auguro, signor Presidente, possano avvenire nella giornata di domani, altrimenti si rischia di procrastinare questo voto addirittura a dopo l'esame del disegno di legge finanziaria e, quindi, nel mese di gennaio.
Per le olimpiadi di Roma 2016 credo, infatti, che occorra fare presto, per il grande significato che esse rappresentano ed anche perché mi ricordo, purtroppo, delle esperienze negative che abbiamo subito con Atene nel 2004; purtroppo, debbo ricordare anche la coppa America di vela, per la cui organizzazione Valencia ha battuto Napoli. Debbo ricordare, infine, l'Expo 2008, per la cui organizzazione Saragozza ha battuto Trieste ed altre occasioni che abbiamo perduto. Dunque, vorrei non perdessimo le olimpiadi del 2016.
Elenco rapidamente, per punti, i motivi per i quali ci esprimiamo, come gruppo dell'Italia dei Valori, a favore di questo grande avvenimento. Anzitutto, vi è il fatto sportivo, che diventa promozione dello sport: molte volte, ciò che avvia i ragazzi ed i bimbi allo sport è l'emulazione dei grandi campioni e dei grandi avvenimenti, e ciò si ripercuote inevitabilmente nella possibilità di uno sviluppo ulteriore delle attività sportive, significando una migliore condizione fisica, più salute ed una minore spesa sanitaria.
Passo all'aspetto turistico. Oggi, organizzare un grande evento significa dare al paese la possibilità di divenire destinazione turistica sia prima dell'evento sia durante lo stesso sia per molti anni a seguire. Oggi siamo in presenza di trend negativi nella bilancia valutaria turistica del nostro paese che ancora non percepiamo nel loro valore assoluto - pur trattandosi di cifre cospicue - perché detta bilancia continua ad essere positiva; ma altri mercati internazionali stanno erodendo il coefficiente di traffico di sviluppo (basti pensare all'estremo Oriente). Registriamo una difficoltà di competitività nella quantificazione economica del prodotto turistico. Ebbene, un grande avvenimento come le olimpiadi può portare, invece, un incremento del turismo sia prima che contemporaneamente, offrendo il paese Italia come destinazione turistica.Pag. 35
È vero che occorrono grandi investimenti; però nel caso specifico, riallacciandomi a quanto sosteneva l'oratore che mi ha preceduto, forse occorrono complessivamente più di 15 miliardi di euro per quanto riguarda l'investimento di carattere generale. Però, è anche vero che non si tratta di una spesa ma di un investimento che alla fine, costituisce un incasso e non un'uscita. Basterebbe verificare i grandi risultati positivi registrati tutte le volte che si è organizzato un investimento come questo; basterebbe considerare quale sia stato il ritorno in termini di incremento del PIL in altri paesi; basterebbe prendere in considerazione gli investimenti effettuati per le olimpiadi invernali di Torino, con conseguenti ritorni in termini di benefici: meno 3,5 per cento all'anno di disoccupazione ed un ritorno maggiore in termini di occupazione, più 4 per cento; ciò, tenuto conto che per quanto riguarda le sole olimpiadi di Torino si è generato lavoro ed incremento economico in regioni come l'Emilia-Romagna, la Liguria, il Lazio, il Veneto, la Toscana, la Sardegna e l'Umbria. Ed erano giochi parziali mentre nel caso in discussione si tratta di un avvenimento di carattere globale, che porterebbe benefici a tutto il sistema con ripercussioni a livello nazionale. Con un investimento di uno, si produce dieci, con grande beneficio per le infrastrutture: basterebbe pensare agli aeroporti, di cui si discute in questo momento, per i quali si pone un falso problema basato su un approccio anacronistico e antistorico. Non è possibile mettere in contrapposizione Malpensa con Fiumicino: sono due realtà di un unico sistema che vanno valorizzate e per le quali bisogna fare una scelta e decidere se si vuole investire su Malpensa e sul sistema degli aeroporti del nord e se altrettanto si vuole fare per l'aeroporto di Fiumicino, che potrebbe presentare già delle criticità, sicché vi è bisogno di far sì che gli investimenti già programmati vengano realizzati in tempi brevi. Peraltro, sono in gioco fattori non solo economici; anche per gli investimenti saremmo avvantaggiati dal fatto che abbiamo già programmato i campionati di volley e quelli di nuoto in questa zona e che vi è già una possibilità di programmazione per gli europei di calcio. Quindi, si potrebbe procedere ad una ottimizzazione di tutte le risorse; il che potrebbe in questo senso rappresentare l'obiettivo strategico del 2016. Ciò porterebbe ad una realizzazione positiva degli investimenti, con notevoli risparmi e con conseguenze in termini di ammodernamento delle infrastrutture del nostro paese. Potrei elencare tutti i settori sui quali vi sarebbe una ricaduta ma mi piace ricordarne uno in particolare. Non si tratta solamente di una questione di ritorni a livello sportivo né soltanto infrastrutturale e di ammodernamento di infrastrutture. Devo dirlo da ligure: mi va via il cuore nel vedere la finale della coppa dei campioni della pallanuoto svolgersi all'estero perché non abbiamo strutture nel nostro paese.
Quindi, dobbiamo fare in modo tale che tutte le volte che si verificano questi avvenimenti abbiamo a disposizione sia le strutture che l'abilità organizzativa. Ma la grande ricaduta sarebbe, oltre che sull'edilizia, sul turismo, sulla costruzione e valorizzazione del patrimonio culturale, nonché su una serie di altri fattori ed in primis sul sistema della utilità sociale che, inevitabilmente, andrebbe a svilupparsi: penso al sistema sanitario o alla crescita culturale di tutto il capitale umano per le qualificazioni e la professionalizzazione in vista di questo grande avvenimento.
Allora, in merito alla scelta di Roma, si deve affermare che queste non sarebbero le Olimpiadi di Roma, bensì quelle del paese Italia, in quanto non si gioca il destino di una città, ma la questione dell'immagine del paese Italia. Le Olimpiadi rappresentano l'occasione per lo sviluppo di un sistema organizzativo e costituiscono un evento che, di sicuro - già di per sé -, determinerebbe un risultato positivo dal punto di vista delle realizzazioni infrastrutturali, sotto il profilo della migliore capacità di organizzazione del territorio e di tutto un sistema di strade, di infrastrutture, del sistema aeroportuale e del traffico aereo. Inoltre, vi è un altro motivo per il quale dobbiamo impegnarciPag. 36tutti: infatti, il grande ritorno starebbe nella capacità di dimostrare al mondo l'abilità che ha l'Italia di fare sistema, di organizzarsi e di proiettare all'esterno una grande capacità di mobilitazione. In tal modo, nel 2016, non celebreremo soltanto le Olimpiadi di Roma, ma conquisteremo una grande vittoria per la capacità di proiettare una grande immagine dell'Italia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, la tragedia di questa mattina accaduta nella metropolitana di Roma rende il dibattito maledettamente triste: un dibattito che riguarda l'aspetto più brillante della vita umana si svolge in un'atmosfera cupa, di dolore e di lutto.
Anch'io mi associo al dolore delle famiglie di chi ha perso la vita andando al lavoro e di chi ne risentirà gravemente sulla propria pelle. Tuttavia, la tempestività e l'efficienza dei soccorsi è un parziale viatico a questa disgrazia; Roma dimostra anche così di essere all'altezza. Per una singolare coincidenza, proprio mentre non si placano né si chiariscono le polemiche tra Roma e Milano per gli aeroporti, una mozione condivisa da tutti - o quasi - rinnova la candidatura della capitale ad ospitare le Olimpiadi del 2016 e chiede al Governo di impegnarsi in questo senso, affinché la candidatura sia condivisa, sostenibile, utile e competitiva. Questa mozione chiede altresì di assicurare alla candidatura di Roma tutti i supporti finanziari e le garanzie generali richiamate anche nella lettera del Governo Berlusconi all'inizio di quest'anno. Questo avviene dopo che il confronto interno - un po' come per la questione aeroportuale - si era svolto, almeno in una prima fase, proprio con Milano. Anche in questa circostanza c'è stata una qualche asprezza di troppo, ma poi la decisione di Roma di candidarsi soltanto a condizione che non vi fossero altre candidature, e questa mozione, così ampia, hanno cambiato le cose.
Si dirà: ecco la Roma dei «volemose bene»; ma questo non è un film dei fratelli Vanzina, qui si fa sul serio. Per tale motivo, abbiamo firmato in tanti questa mozione - e siamo di quasi tutte le posizioni politiche -, perché vogliamo bene alla nostra città, che è una delle poche che sa prendersi in giro da sola, che non sa autocelebrarsi, ma spesso si autoaffligge.
Roma non ha bisogno della affettazione e della serietà di altre capitali o di altre città italiane.
Lo svolgimento delle Olimpiadi a Roma consentirebbe di rinverdire una data lontana, quella del 1960. Del resto, la città vive ancora di quel ricordo. Come in natura, nulla si crea e nulla si distrugge: i ricordi di quei giochi sono ancora vivi, palpitanti, molte delle infrastrutture che furono realizzate proprio per quella occasione servono ancora a noi che viviamo oggi a Roma. Furono i giochi del miracolo economico, i giochi di Abebe Bikila. Un evento come quello, con la partenza dal Campidoglio e l'arrivo sotto l'arco di Costantino, non poté avere, allora, per motivi tecnici, la platea mondiale che avrebbe oggi e che potrà avere domani. Le Olimpiadi a Roma porteranno benefici non soltanto alla città ma a tutto il mondo. In tutto il mondo apparirà il grande evento sportivo che si svolgerà tra il Colosseo e lo stadio Olimpico, tra il Circo Massimo e l'isola Tiberina. Sarà l'incontro tra un mondo nuovo, quello degli atleti di ogni provenienza, e la capitale del mondo antico.
Mi auguro che la compattezza raggiunta questa volta serva a conseguire l'obiettivo che non si poté ottenere nel 2004. Mi auguro che non sia - come qualcuno sembra pensare - una corsa difficile a causa dell'handicap delle Olimpiadi di Londra del 2012, che le precederebbero. Piuttosto, speriamo che, questa volta, l'eventuale ed auspicata scelta di Roma per le Olimpiadi non debba coincidere con un evento economico, come accadde nel 1960, che non si debbano aspettare, cioè, altri dieci anni perché qui da noi - non soltanto a Roma - si torni a parlare di sostanziosa ripresa economica. Per il momento, dobbiamo resisterePag. 37alla sfida della Spagna. Sarebbe meglio rimanere avanti in questa competizione economica nella quale è arduo stabilire la regola di de Coubertin, perché in questo campo è più importante vincere che partecipare semplicemente. Dopodiché, potremo ospitare, ancora una volta, le Olimpiadi, alle quali, invece, partecipare è comunque importante. È importante partecipare alla gara per la candidatura ed è quello che oggi, pure in una giornata tanto triste, abbiamo fatto. L'approvazione di questa mozione, largamente condivisa, è solo una partenza. Aspettiamo che il Governo raccolga il testimone in questa staffetta e faccia il resto, con il suo impegno finanziario.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Di Centa. Ne ha facoltà.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, gentile ministro, onorevoli colleghi, innanzitutto esprimo anch'io il cordoglio, per quanto è accaduto a Roma quest'oggi, a tutti i familiari delle vittime.
Con il mio intervento, vorrei porre l'attenzione sul ruolo e sul significato straordinario che l'evento delle Olimpiadi riveste per ogni popolo e, soprattutto, per la nazione che lo ospita. Abbiamo appena vissuto l'Olimpiade invernale di Torino 2006 in casa nostra. Migliori di qualsiasi parola o spiegazione sono state le immagini che abbiamo visto e che, sicuramente, ognuno di noi può ricordare in modo diverso. Sono queste immagini che possono raccontarci l'evento e, soprattutto, che ci riempiono di storia, di cultura, di vittorie, di speranze, di sconfitte, di grandi sorprese, di pathos, di profonde e grandi emozioni e, non per ultimo, di enorme orgoglio. L'Olimpiade di Torino 2006 è riuscita ad arricchirci interiormente e a farci sentire il vero senso della forza universale e la grandezza dello sport olimpico. Vi assicuro che essere stata sindaco del villaggio olimpico in occasione delle Olimpiadi di casa propria e avere ospitato, nello stesso villaggio, tutti i cinquemila atleti partecipanti è stata un'esperienza profondissima e ricca di significato e di mille sfaccettature. Il villaggio olimpico rappresenta il vero cuore dello spirito olimpico.
L'Olimpiade non è soltanto l'evento sportivo più importante del mondo, ma rappresenta nel modo più semplice e più speciale i valori racchiusi emblematicamente nei cinque cerchi; mi riferisco ai valori di fratellanza, di lealtà, di uguaglianza - dal punto di vista del sesso, della religione, della razza -, di rispetto, di universalità e di pace.
Voglio ricordare - anche se ritengo che ognuno di voi ne sia a conoscenza - che i giochi olimpici nascono nel 776 a.C. in Grecia per creare un periodo di pace. I giochi olimpici, attraverso i suoi attori - in primo luogo gli atleti, ma anche i tecnici, i dirigenti, gli organizzatori, i volontari, gli stakeholder, gli sponsor e i Governi - rappresentano una vera cartolina del paese che li ospita, pronta da spedire in tutto il mondo.
Infatti, nell'Olimpiade non vengono esaltati soltanto i risultati sportivi, come è accaduto a Torino, dove abbiamo visto più volte sventolare la nostra bandiera tricolore. A Torino 2006 si è registrato soprattutto un successo organizzativo, derivante dall'impegno finanziario che l'Italia e il suo Governo hanno saputo dimostrare dal momento della candidatura fino allo svolgimento dell'evento.
Dopo Torino, di fronte alla possibilità di una nuova cartolina-paese vista da miliardi di persone nel mondo - ricordo che soltanto per la cerimonia di chiusura dei giochi olimpici di Torino vi erano due miliardi di spettatori che ci seguivano da più di 200 paesi -, fin dalla prima fase della candidatura l'impegno deve essere massimo e totale.
In particolare, il Governo deve assicurare alla candidatura di Roma 2016 tutti i supporti finanziari e le garanzie necessarie. Soltanto in tal modo, il Comitato olimpico nazionale italiano e quello internazionale, nella loro autonomia, potranno valutare al meglio la stessa candidatura,Pag. 38rendendola la più competitiva possibile nel confronto internazionale con le altre grandi città.
Può essere un grande sogno quello di vedere ancora una volta, dopo le Olimpiadi del 1960, la nostra capitale protagonista dell'evento olimpico; un grande sogno che, con l'impegno di tutti, può divenire realtà!
Concludo sottolineando che i giochi sono un evento straordinario di sport, ma anche un fattore trainante per l'economia e per l'occupazione. Pertanto, chiedo fermamente al Governo di impegnarsi con forza e con fierezza per realizzare questo ambizioso progetto.
L'importanza di tali argomenti rende peraltro doverosa un'immediata risposta in ordine alle modalità di realizzazione del lavoro. Il Governo dovrà precisare gli impegni finanziari che intenderà assumere per assicurare il successo della nostra candidatura. Su questo non possiamo che attenderci risposte chiare, puntuali e, soprattutto, tempestive, nell'interesse di tutti gli sportivi e, in primo luogo, della nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione.
Ha facoltà di parlare il ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, Giovanna Melandri.

GIOVANNA MELANDRI, Ministro per le politiche giovanili e le attività sportive. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge Boato; Lumia; Forgione ed altri; Angela Napoli; Lucchese ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla I Commissione permanente del Senato) (A.C. 40-326-571-688-890-D) (ore 16,53).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, approvata, in un testo unificato, dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla I Commissione permanente del Senato, d'iniziativa dei deputati Boato; Lumia; Forgione ed altri; Angela Napoli; Lucchese ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 12 ottobre 2006.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 40 ed abbinate-D)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari di Forza Italia e dell'Ulivo ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole D'Alia, ha facoltà di svolgere la relazione, anche a nome della relatrice, onorevole Sesa Amici.

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Signor Presidente, questo provvedimento arriva alla Camera in quinta lettura a seguito di una decisione dei colleghi della Commissione affari costituzionali del Senato di modificare ulteriormente il secondo comma dell'articolo 1, precisando i poteriPag. 39di inchiesta della Commissione e chiarendo, in maniera più specifica di quanto non fosse stato già fatto in precedenza, che la Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione. Questo inciso, che è stato introdotto al Senato, tende a specificare che i poteri di inchiesta, ovviamente, sono limitati dalla tutela della libertà e della segretezza della corrispondenza, circostanza che, peraltro, era già stata apprezzata e definita nel testo licenziato dalla Camera.
Questa mattina in Commissione, all'unanimità, abbiamo deciso di approvare il testo nella formulazione trasmessa dal Senato, ritenendo peraltro prevalente l'interesse all'insediamento della Commissione d'inchiesta e, quindi, anche al fine di accelerarne i tempi. Siamo assolutamente favorevoli, quindi, all'approvazione del testo in questa versione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, vorrei esprimere alcune brevissime considerazioni, perché il relatore ha sostanzialmente già illustrato i motivi che portano la proposta di legge di nuovo all'attenzione della Camera.
La proposta di legge arriva alla nostra attenzione per la terza volta, dopo essere già stata esaminata il 5 e il 27 luglio, perché è stata modificata in due occasioni dal Senato, mentre l'istituzione della Commissione d'inchiesta stessa, dal nostro punto di vista - ma mi pare che ciò sia stato espresso in modo unanime questa mattina anche dalla Commissione -, è assolutamente indispensabile ed urgente, soprattutto alla luce di alcuni aspetti relativi alle modalità di funzionamento della Commissione che sono stati oggetto di modifica durante la discussione di questi mesi. Tali aspetti, per quanto importanti - ne ricorderò rapidamente uno -, non devono comunque ritardare ulteriormente l'istituzione della Commissione.
Credo, infatti, che sia fondamentale proseguire l'esperienza delle Commissioni di inchiesta sulla mafia che, dal 1962, costituiscono un organismo importantissimo nella lotta contro la criminalità organizzata. La Commissione di inchiesta ha permesso di conoscere meglio il fenomeno mafioso e l'organizzazione ad esso collegato, di assumere provvedimenti legislativi efficaci per contrastare la criminalità e di diffondere maggiore consapevolezza e senso di responsabilità nelle istituzioni e nella società sulla pericolosità del fenomeno mafioso.
Rispetto alla passata legislatura, la proposta di legge è tesa ad assegnare alcuni compiti nuovi alla Commissione di inchiesta sulla mafia. Ciò dimostra la necessità di studiare, con precisione e costanza, la mafia per cogliere le novità e le mutazioni che la contraddistinguono. Infatti, solo partendo da questa conoscenza è possibile attivare strumenti di prevenzione, contrasto e repressione dei fenomeni criminali.
I nuovi compiti sono molto importanti e vorrei ricordarli molto brevemente. Il primo è quello di verificare le conseguenze negative delle attività mafiose sul sistema produttivo, in particolare quando tali attività danneggiano e impediscono la libera concorrenza nel mercato e la trasparenza nell'accesso al credito e nella spesa pubblica. In secondo luogo, si tratta di verificare se le strutture di prevenzione e contrasto della criminalità e il controllo del territorio siano efficaci ed adeguati, nonché di indagare su tentativi di infiltrazione e condizionamento mafiosi negli enti locali (è un aspetto di grande importanza e pericolosità).
Inoltre, la Commissione ha il compito di proporre efficaci misure idonee a contrastare questi fenomeni, in particolare con riguardo alla normativa vigente sullo scioglimento dei consigli comunali e la rimozione degli amministratori locali (altroPag. 40aspetto sottoposto all'attenzione della Commissione anche nelle precedenti versioni e che si è inteso rafforzare in questa stesura).
La Commissione ha, altresì, il compito di verificare l'attuazione delle disposizioni relative all'applicazione del regime carcerario di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario. Inoltre, è stato allargato il campo di indagine ai rapporti delle organizzazioni mafiose con le organizzazioni criminali straniere.
Purtroppo - questo aspetto è stato oggetto delle varie letture tra Camera e Senato -, non è stata espressamente prevista, come auspicato in alcune proposte di legge, la possibilità da parte della Commissione di procedere istituzionalmente alla consultazione delle associazioni del volontariato impegnate contro il racket e la mafia. Si trattava di una possibilità, nel senso che la Commissione può comunque consultare tali associazioni; però in alcune proposte di legge tale ipotesi era espressa in maniera più forte. Se si pensa al lavoro straordinario di alcune associazioni - mi riferisco a Libera come a tante altre - è evidente che si rischia di perdere un apporto importante nella lotta contro la criminalità organizzata. Per questo motivo, si era tentato di introdurre tale riferimento in maniera formale.
Lo dicevo all'inizio, e mi avvio alla conclusione, signor Presidente: dopo mesi di discussione, a noi pare urgente e necessario istituire tale Commissione, a prescindere da alcuni miglioramenti e perfezionamenti che si sono persi nel corso dei vari passaggi parlamentari. La Commissione antimafia è un indispensabile strumento di indagine e conoscenza per combattere in modo adeguato la criminalità organizzata mafiosa e il sistema di relazioni economiche, politiche e istituzionali ad essa collegato.
L'azione della mafia e della criminalità organizzata non comporta soltanto problemi per la sicurezza dei cittadini: insidia settori importanti del nostro sistema economico, pubblico e privato, al punto da costituire un pericolo per la nostra democrazia e le nostre istituzioni.
In questa ottica, il Governo Prodi ha presentato un programma che, tra i suoi punti fondamentali, annovera l'impegno per la legalità e il contrasto della criminalità organizzata. Proprio per attuare questi obiettivi riteniamo necessaria e urgente l'istituzione, al più presto, della Commissione di inchiesta sulla mafia.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, il mio intervento sarà breve, anche perché si tratta dell'ennesimo passaggio parlamentare della proposta di legge in discussione alla Camera dei deputati.
Fin dall'inizio, ho ritenuto che già il primo testo approvato da questa Camera fosse sufficientemente garantito e preciso, tale da non dover subire questa sequela ininterrotta di passaggi che non credo faccia fare una bella figura al legislatore, soprattutto nel momento in cui si istituisce una Commissione che, ormai, sembra quasi diventare ordinaria, perdendo quel carattere di straordinarietà che avrebbe dovuto avere.
In ogni caso, il nostro voto sarà favorevole, e siamo anche lieti del passaggio in Assemblea della proposta di legge. Non abbiamo difficoltà ad accoglierlo nel merito, ma - come il presidente Violante sa - abbiamo voluto fortemente il passaggio di questa proposta di legge anche dinanzi all'Assemblea soprattutto per un problema di metodo e per dare una seria rilevanza al provvedimento che ci accingiamo ad approvare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, prendo la parola in sede di discussione sulle linee generali di questo provvedimento che - come è stato già ricordato - è stato soggetto a «traghettamenti» tra Camera e Senato; si è andata, infatti, configurando la famosa navetta. Ritengo, tuttavia, che a questo punto vi siano due strade, signor Presidente e signor viceministro:Pag. 41commentare la normativa proposta (e, dunque, formulare senza alcun dubbio gli auspici del caso), oppure compiere una valutazione del lavoro pregresso delle diverse Commissioni antimafia che, profondendo un grande impegno, si sono via via susseguite in tante legislature.
Vorrei osservare che vi è un momento in cui bisogna far tesoro dei risultati raggiunti, oppure degli obiettivi scarsamente centrati. Infatti, celebreremmo solamente una liturgia se andassimo a commentare gli articoli del provvedimento (i quali, peraltro, hanno ricevuto il suggello anche da parte dell'altro ramo del Parlamento) e ci soffermassimo semplicemente sulla modifica apportata dal Senato della Repubblica.
Signor Presidente, se qualcuno dovesse chiedermi - anche se, ovviamente, non voglio coinvolgere un altro calabrese, che siede ai banchi del Governo - se siamo soddisfatti dei risultati ottenuti dalla Commissione parlamentare antimafia, risponderei che tale Commissione ha lavorato nel corso del tempo ed ha ottenuto risultati apprezzabili (vorrei ricordare che siede fra di noi anche uno stimato presidente di una precedente Commissione antimafia), tuttavia è certo che alcuni obiettivi importanti non sono stati conseguiti.
Pertanto, o noi torniamo a far vivere questo organismo in termini di discontinuità (si usa molto questa parola), oppure la Commissione parlamentare antimafia proseguirà nel suo iter, costituito da visite e da incontri con i magistrati e con le forze dell'ordine, acquisendo, giorno per giorno, elementi che, ormai, sono già «patrimonio» della Repubblica italiana.
Non credo che siamo giunti a tal punto, anche perché, nel frattempo, la criminalità organizzata è sempre fortemente attiva nelle aree del Mezzogiorno del nostro paese, e non solo. Infatti, possiamo anche svolgere un dibattito molto serio sul Mezzogiorno, ma occorre parlare anche di altre aree, nelle quali è attiva una realtà criminosa che infligge sicuramente dei vulnus alla convivenza civile del nostro paese.
Se costituiamo quindi tale Commissione di inchiesta, composta da cinquanta colleghi tra deputati e senatori, procediamo all'elezione del suo presidente e via dicendo, dobbiamo domandarci, anche in limine all'approvazione definitiva del provvedimento in esame, se il Parlamento abbia veramente l'intenzione di conferire a tale Commissione bicamerale una caratterizzazione diversa rispetto al passato.
A me non basta, ad esempio, che sia presentata la tradizionale relazione scritta al Parlamento, che puntualmente nessuno legge! Non piace neanche che numerose volte, anche all'interno della stessa Commissione parlamentare antimafia, si manifesti un esercizio verbale nel quale spesso prevale l'interesse politico di parte, anziché l'interesse oggettivo a scardinare la criminalità organizzata. Tale obiettivo, a mio avviso, deve infatti essere un patrimonio che appartiene a tutti, al di fuori ed al di là delle dislocazioni politiche in quest'aula o nell'altro ramo del Parlamento!

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,05)

MARIO TASSONE. Vorrei rappresentare che non sono, signor Presidente - constato con piacere che ha assunto lei la Presidenza di turno, onorevole Meloni -, un amante dei luoghi comuni; tuttavia, se dobbiamo costituire una Commissione che opera con stanchezza, allora sarebbe preferibile non istituirla: altrimenti, susciteremo delle aspettative in ordine al conseguimento di alcuni risultati, anche perché la situazione, ovviamente, è quella che conosciamo tutti.
Vi è, allora, l'esigenza di predisporre delle relazioni e di svolgere dei dibattiti. Certamente il problema della criminalità organizzata non può essere di esclusiva competenza della Commissione bicamerale. Si dovrebbe anche pensare ad un collegamento, ad un raccordo con il COPACO, come ho già detto al mio collega Gianpiero D'Alia. Sarebbe, infatti, utile uno scambio di informazioni con lo stessoPag. 42per predisporre una normativa adeguata all'esigenza di infliggere un colpo alla realtà criminale del nostro paese! Perché germoglia questa realtà? Perché vi sono troppi silenzi e troppe connivenze. Vi sono diffuse solidarietà, tanti abbandoni e tante rese! Nella mia regione vi è una resa rispetto ad una occupazione sistematica del territorio. Non parlano più coloro che sono soggetti a ritorsioni, estorsioni, ricatti e minacce e via seguitando. Non parla più nessuno! Esiste una sorta di assuefazione: si vive con la criminalità organizzata e ciò determina un vulnus nella democrazia e nella civiltà. Al riguardo, anche i dibattiti che abbiamo svolto in quest'aula in diverse occasioni rimangono semplicemente degli editti e dei pronunciamenti privi di significato e di sostanza.
O la Commissione antimafia crea un clima di fiducia, con il recupero della dignità e dell'autorità dello Stato, instaurando un rapporto nuovo con la società e rompendo le incrostazioni, il diaframma tra la Commissione stessa ed il resto della società, calabrese, siciliana, napoletana, pugliese e quant'altro, oppure non si raggiunge alcun obiettivo!
Noi stiamo vivendo in questi giorni l'anniversario della vicenda Fortugno. Ci troviamo in presenza - non credo che il ministro Minniti aderisca alle mie parole, ma non dico nulla di diverso rispetto a quanto affermato in altre occasioni - di forzature e strumentalizzazioni.
Una prima strumentalizzazione si è riscontrata quando molti hanno legato l'assassinio di Fortugno alla sede dove è stato ucciso, al seggio elettorale per le primarie dell'Ulivo. Circolava un teorema, come se i mandanti e gli esecutori del compianto Fortugno appartenessero a circoli politici ben individuati. Non so se i due killer fossero veramente solo gli esecutori, ma, certamente, se vogliamo metterla su un piano molto rozzo, non hanno votato per il centrodestra; ma non ci importa, non è questo il problema!
Vogliamo sapere la verità, e sulla verità del delitto Fortugno vi sono molti distinguo e molte ombre. Ne ho avuto contezza in quest'aula e nel consiglio regionale, quando un sottosegretario per la giustizia, di fronte ad una mia interpellanza sui motivi per cui il procuratore che indagava sul delitto fosse stato trasferito, mi ha fornito una serie di notizie tecniche (mi riferisco, ad esempio, al parere del Consiglio superiore della magistratura), quando io ho posto il problema dell'opportunità di interrompere le indagini.
Non esiste, tuttavia, solo il delitto Fortugno in Calabria e nel Mezzogiorno. Vi è un povero padre che sta facendo lo sciopero della fame e vi sono tante vittime della mafia! Bisogna che lo Stato si riappropri del territorio. Vi è anche un riferimento chiaro nell'articolo 1 del provvedimento; bisogna rompere - sono d'accordo - il circuito dei collegamenti e dei rapporti tra la criminalità organizzata e le istituzioni.
Se manca lo sviluppo, questo accade perché sono presenti un condizionamento ed una sottocultura, che prevalgono sugli spiriti liberi e su coloro che intendono rinnovare la società calabrese e più in generale la società meridionale.
È di questi giorni l'attentato al sindaco di Vibo Valentia, al quale è stata bruciata la macchina; l'altro giorno si è verificato un episodio che ha visto coinvolto il presidente dell'amministrazione provinciale di Crotone; molti sindaci sono stati minacciati, l'ultimo dei quali, quello di San Gregorio d'Ippona, Pasquale Farfaglia, a seguito di tali minacce si è dimesso dalla carica di sindaco, perché giustamente dice che lo Stato non lo tutela.
Di fronte a tutto questo, la magistratura che cosa fa? Noi non possiamo parlare dell'attività e dell'impegno della magistratura, per vedere quali sono i risultati? Chi è magistrato ha quasi sempre ragione e non gli possiamo chiedere conto dei risultati raggiunti! In questo nostro paese non si può parlare male né della mamma né della magistratura! Le forze dell'ordine fanno il loro dovere, ma sono a volte isolate, senza una copertura. Ci sono certamente anche magistrati - ne conosco personalmente - che vanno aiutati e che stimo per la loro attività, per il loro impegno e per la loro correttezza.Pag. 43
Una Commissione antimafia deve dunque avere l'obiettivo di riportare al centro non semplicemente gli aspetti di repressione, bensì quelli riguardanti la prevenzione. Questo nostro paese ha bisogno di diligence! Questo nostro paese ha bisogno di inquirenti che abbiano gli strumenti e i mezzi! Quante volte abbiamo invece sentito che alla giustizia mancano perfino gli strumenti materiali! Se potessimo risparmiare sulle intercettazioni telefoniche, risparmieremmo miliardi, così come se potessimo limitare alcuni itinerari turistici di magistrati che vanno e vengono, in giro per l'Italia, senza che ve ne sia il bisogno, risparmieremmo anche in quel caso!
Dunque è necessario, da questo punto di vista, un chiaro intendimento. Dobbiamo intenderci, nel momento in cui istituiamo la Commissione antimafia. Personalmente ho fatto parte una volta, per cinque anni, della Commissione stragi. In quella legislatura, non siamo riusciti a presentare un documento comune sul delitto Moro e sulla tragedia dell'Itavia. Le Commissioni non si costituiscono stancamente, tanto per ripeterle e per rinnovarle. Ritengo che questa sia una grande occasione, anche perché siamo al limite della sopportabilità. Non c'è bisogno di sentire il grido di dolore della nostra collega Laganà Fortugno, in quest'aula oppure in Calabria. Non c'è bisogno di sentire il grido di dolore di tanti padri e di tanti congiunti, che a volte non ascoltiamo perché non hanno voce, non hanno tribuna, non sono ovviamente meritevoli di considerazione.
Le battaglie hanno senso se non sono strumentalizzate. Ricordo a lei, signor viceministro, che l'anno scorso sono stato alla manifestazione di Locri. In quell'occasione parlarono tutti, mentre il sottoscritto non poté parlare, perché faceva parte di un Governo di centrodestra. È intervenuto ovviamente il vescovo di Locri, Don Ciotti, e tutto quel mondo tranquillo, che dà lezioni, che noi, per carità, accettiamo, soprattutto quando vengono da così alto lignaggio. Ritengo che quello fu un vulnus anche sul piano di una solidarietà che noi dobbiamo recuperare.
Non c'è bisogno, lo ripeto in conclusione di questo mio intervento, di dividerci sulle interpretazioni, per costruire anche delle verità di comodo. C'è anche in Calabria una professione dell'antimafia. Una volta, signor ministro, ho partecipato ad una manifestazione con la Commissione antimafia a Gioiosa Jonica; allora ero un deputato giovane alla prima legislatura. Dovevamo esprimere la solidarietà nei confronti del sindaco che era stato oggetto di «attenzioni» da parte della criminalità organizzata.
In prima fila erano presenti persone plaudenti, entusiaste. Come ho fatto osservare, i plaudenti, gli entusiasti, quelli che avevano i cartelli, erano i capi delle organizzazioni mafiose. Ritengo che ci voglia una grande e buona volontà, perché in una regione come la Calabria si conoscono nomi, cognomi, collegamenti e quant'altro. Ritengo, altresì, che con buona volontà si possano conoscere i mandanti e le motivazioni che hanno determinato l'uccisione del vicepresidente del consiglio regionale.
In conclusione, vorrei rilevare che rispettiamo i magistrati, li abbiamo rispettati e ho avuto anche grande riserbo, però pretendiamo di più. Non sono uno che fa i sit-in per condizionare i magistrati. Lo dico senza alcun intento polemico, per carità, ma se avessimo fatto i sit-in nei confronti dei magistrati per l'arresto di un nostro consigliere regionale, saremmo stati accusati di voler creare un vulnus nei confronti dell'autonomia giudiziaria. E a Pacenza ho espresso una personale solidarietà, sui giornali e in televisione. Non mi sono accodato alla canea delle accuse o delle insinuazioni. Tuttavia, questo modo di organizzarsi mentalmente e politicamente, di contestare quando fa comodo e di applaudire, invece, quando vi sono soluzioni o decisioni di ritorno sul piano politico, tutto ciò crea un clima di confusione, sospetto ed omertà e credo che l'omertà non sia semplicemente un dato caratterizzante una certa parte della popolazione meridionale. Ritengo che l'omertà, la riservatezza, tra virgolette, laPag. 44prudenza, il quieto vivere siano un cancro che sta corrodendo tutta la realtà meridionale.
Ecco perché ritengo che questa Commissione possa aiutare. Non mi aspetto soluzioni messianiche, taumaturgiche, per carità, ma occorre trasmettere il messaggio che non si tratta di una Commissione di routine, che non esiste tanto per esistere e che riprende i lavori di altri, alcuni fatti bene, come ho ricordato richiamandomi ad una certa presidenza della Commissione stessa. Ritengo che oggi ci sia bisogno di una svolta con l'apporto ed il contributo di tutti.
Questo è il significato del mio intervento che va al di là, ovviamente, della piccola o grande modifica apportata in sede di esame al Senato e alla quale, certamente, possiamo dichiararci favorevoli per evitare un ennesimo «traghettamento», un braccio di ferro, con nocumento per la regione meridionale che ha aspettative nei confronti della Commissione antimafia.
In una situazione di scoramento, dove non esistono certezze e riferimenti sicuri, facciamo sì che questo Parlamento, attraverso la Commissione, rappresenti l'anima popolare e la stragrande maggioranza dei cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche in questa circostanza il gruppo di Alleanza Nazionale esprime senz'altro il suo voto favorevole sul testo nuovamente sottoposto al nostro esame.
Noi, attraverso l'onorevole Angela Napoli, siamo tra i copresentatori delle proposte che sono state riunite in questo testo. Dunque, siamo convinti aderenti ad un progetto di rafforzamento e di concretizzazione dei poteri e degli obiettivi che caratterizzano questo tipo di organismo.
Siamo stati largamente in sintonia con i colleghi del Senato ed abbiamo sostanzialmente approvato quanto è stato deciso anche su suggerimento dei nostri colleghi del gruppo di Alleanza Nazionale al Senato.
Anche per la particolare circostanza che determina il nuovo esame da parte nostra, non abbiamo da differenziarci particolarmente in riferimento al testo, laddove si è voluto precisare che la Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, nonché alla libertà personale. Siamo d'accordo perché abbiamo sempre sostenuto che questo organismo non debba sovrapporre i propri poteri, la propria specifica missione e le proprie responsabilità a quelle della magistratura, che, per quanto ci riguarda, resta totalmente intestataria di questi poteri, di queste funzioni e di queste responsabilità nell'accertare e nel reprimere i diritti e i reati che vengono consumati in questo particolare ambito oggetto anche della Commissione.
Certo, non possiamo mancare di sottolineare che, in effetti, lo strabordamento di poteri e il rischio di abusi - che oggi determina ormai un permanente stato di tensione, che sottende anche l'atteggiamento del cittadino nei confronti dei pubblici poteri - inducono ad alcune precisazioni. Vi è una limitazione nel non poter interferire in certi canali di comunicazione, nelle corrispondenze, perché viviamo in una società in cui si determina l'incontro di due eccessi che generano un paradosso: da una parte, l'eccesso di ingerenza dei pubblici poteri o, addirittura, di privati poteri in gestioni gravissime, ingerenze molto gravi nella privatezza della persona e nei diritti del singolo che ogni giorno vediamo provati e denunciati; dall'altra, forme di permissività estreme e, addirittura, di condizioni che favoriscono il proliferare della delinquenza, del crimine, anche di quello organizzato, con connivenze che spesso suscitano repulsione e indignazione in ciascuno di noi e nei cittadini, certamente nei cittadini onesti,Pag. 45che vorremmo presupporre siano la stragrande maggioranza del nostro popolo.
Certo, mi vien fatto osservare amaramente che, con il pretesto di parametri o di recuperi economici e di moralizzazione dei rapporti Stato-cittadino sul piano fiscale, si introduce ormai sostanzialmente uno stato di polizia e di polizia fiscale che minaccia di violare costantemente i diritti di riservatezza della persona e di libertà, che poco o nulla hanno a che fare con la repressione dell'evasione fiscale. Mi viene un po' amaramente da sorridere quando ci dilunghiamo e discettiamo del delicato rapporto tra i poteri di indagine e i diritti di privatezza e di libertà del cittadino: da questo punto di vista, penso che in questo momento moltissimi cittadini si stiano chiedendo se siano ancora in uno Stato di diritto e che cosa stia succedendo.
Da parte nostra, vi è anche il rammarico che non sia stata introdotta quella norma di incompatibilità, che avevamo accettato di tradurre in una formulazione che, senza violare in alcun modo la Costituzione, rimetteva al prudente ma rigoroso apprezzamento dei Presidenti delle Camere la designazione dei membri della Commissione, evitando che potessero farne parte soggetti che abbiano a che fare seriamente con la giustizia, anche in riferimento ad ipotesi delittuose afferenti alle medesime materie oggetto dell'indagine. Per parte nostra, rimane una scia di rammarico per non aver visto introdurre una norma severa di questo genere.
Concludo osservando - in verità, lo abbiamo detto in Commissione ed oggi diversi colleghi hanno sottolineato questo aspetto - che, naturalmente, all'ennesima partenza o ripartenza di questa Commissione ciascuno di noi crede, ma soprattutto i cittadini si attendono risultati.
Ormai è tempo di fornire risultati e riscontri concreti. Pertanto, non dobbiamo limitarci al rituale di redigere una relazione, composta da uno o da tanti fogli, da cui però non emergano iniziative e provvedimenti concreti. L'opinione pubblica non è più disposta ad assistere e ad ascoltare siffatti rituali e vuole risultati concreti.
Mi auguro che la Commissione proceda con autorità, autorevolezza, coraggio, decisione ed intransigenza. In passato abbiamo ottenuto risultati da questo punto di vista, ma essi non si sono dimostrati sufficienti, anche se le esperienze e i risultati, quando si ottengono, non vanno mai dispersi. Dobbiamo quindi farne tesoro ed arrivare a risultati concreti in questa durissima lotta che non riguarda più soltanto alcune aree specifiche del nostro paese.
So di dire qualcosa di antipatico e di una certa gravità. Come tutti voi, frequento ed ascolto comunità locali nei territori di tutta Italia. Ebbene, ritengo che il fenomeno - che in questa sede andiamo a qualificare e denominare - richieda espressioni «ampliatorie» in merito alla criminalità organizzata mafiosa o similare, ricomprendendo più fattispecie all'interno dell'oggetto dell'indagine. La maggiore estensione territoriale non è dovuta soltanto al fatto che le organizzazioni di tipo mafioso - e quelle immediatamente contigue, similari od ad esso assimilabili - abbiano i loro interessi ed estendano la loro influenza ed i loro bracci operativi in altri territori e in altre porzioni del nostro paese che non sono quelle tradizionali ed olograficamente ad esso dedicate. Invece, vi sono fenomeni che si stanno sviluppando anche in altre parti d'Italia, diverse dal nostro profondo sud, e che iniziano a strutturarsi con caratteristiche riconducibili al fenomeno di cui ci occupiamo.
Molto spesso vi sono evidenti connivenze di carattere politico, amministrativo, finanziario che rappresentano quanto di più preoccupante vi sia in questo momento. Quindi, io e il mio gruppo ritieniamo che la Commissione debba purtroppo allargare considerevolmente l'orizzonte territoriale e geografico della sua indagine, approfondendo l'acquisizione dei dati, perché i fenomeni si sono ormai moltiplicati sul nostro territorio.
Il nostro sarà un voto convintamente favorevole, ma va congiunto a queste forti accentuazioni che allo stesso tempo vogliono essere anche parole di speranza su quanto possiamo fare insieme, nonché diPag. 46forte responsabilizzazione politica, perché proprio su temi come questi si misurano il livello della tensione morale di un ceto politico, la tenuta delle istituzioni e l'efficacia del rapporto tra istituzioni medesime e cittadini.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Belisario, iscritto a parlare; si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, signor viceministro Minniti, colleghi, l'intervento del collega Tassone ed in parte quello del collega Benedetti Valentini hanno descritto quale sarà l'attività sostanziale della Commissione antimafia, attività certamente importantissima che ha già avuto significativi momenti nel corso delle precedenti legislature e che è affidata principalmente alla figura dell'eligendo presidente.
Noi sappiamo quanto importante sia il presidente della Commissione antimafia, perché è lui ad ispirare la linea conduttrice, a scegliere i consulenti ed i collaboratori e a decidere quali situazioni andare ad indagare. Il mio forte auspicio in questo momento è che la scelta parlamentare sia una scelta illuminata e porti al meglio possibile nel momento dell'elezione del presidente e dell'ufficio di presidenza. Da lì inizierà la vita di questa nuova Commissione antimafia, nello spirito e nell'attività di quelle passate.
Certo, vi sono anche temi e situazioni nuovi, ma vi sono anche alcune modifiche negli oggetti, che tengono conto di queste nuove situazioni. Quando noi pensiamo alla realtà dell'immigrazione, della criminalità organizzata legata all'immigrazione, alla realtà per esempio, di molti cinesi anche al nord e di questa loro misteriosa vita, che spesso non vede neanche la morte, dobbiamo pensare quale sia la loro impedenza in termini di criminalità organizzata. Speriamo che essa sia minima o inesistente, perché abbiamo grande rispetto per coloro che vivono da noi, soprattutto se vivono nella regolarità e nella norma. Tuttavia, sta accadendo qualcosa che ci deve far preoccupare: gli acquisti indiscriminati di immobili, l'accumularsi di ricchezza, transazioni che non trovano una particolare logica economica per ciò che appare, fanno sì che lo Stato non debba preoccuparsi soltanto in termini di repressione attraverso azioni di polizia locale, ma debba occuparsi del fenomeno attraverso una grande indagine che possa essere affidata in termini culturali e conoscitivi di maggiore pregnanza alla Commissione antimafia.
Cito la comunità cinese e il nord soltanto come esempio; potrei citare altre comunità e altre situazioni al nord e, ovviamente, le classiche situazioni esistenti al sud o al centro del nostro paese. Credo, quindi, che il momento sia particolarmente delicato, ma anche particolarmente pregno di possibilità utili e attive per la nuova Commissione antimafia.
Poiché oggi stiamo parlando dello strumento e non della sostanza, devo anche sottolineare che lo strumento che abbiamo realizzato attraverso quattro passaggi parlamentari avvenuti e un quinto in corso è risultato buono. Non mi sento di essere d'accordo con chi afferma che questi ripetuti passaggi tra Camera e Senato siano stati in sostanza non particolarmente utili perché si capiva già ciò che si voleva dal primo testo licenziato alla Camera. La novità di questa XV legislatura è che abbiamo cambiato in parte il testo classico delle Commissioni antimafia delle precedenti legislature. Siamo intervenuti su alcuni problemi sui quali la dottrina si era affaticata a lungo senza che venissero direttamente affrontati in sede di redazione e approvazione della legge istitutiva della Commissione antimafia.
Uno importante, testé citato, ha riguardato il possesso, da parte dei componenti (dei venticinque deputati e dei venticinque senatori), di determinate qualificazioni. C'è stata discussione forte: da una parte, vi era chi affermava che non si potesse in alcun modo limitare la capacità dei parlamentari; dall'altra, coloro i quali sostenevano, con facile argomento (anche un po' impressionistico), che non si potessePag. 47mandare in Commissione antimafia chi avesse pregiudizi penali o, peggio ancora, pendenze penali. La disputa poteva concludersi com'era già avvenuto in occasione dell'approvazione dei precedenti provvedimenti, vale a dire con un non liquet. Invece, abbiamo trovato una formula, rivolta ai Presidenti delle Camere, che abbiamo ritenuto compatibile con la Costituzione: quella secondo la quale bisogna tenere conto delle specificità dei compiti assegnati alla Commissione. Insomma, si tratta di una soluzione che non va ad intaccare la posizione dei parlamentari ma, nello stesso tempo, fa presente, per così dire, quale sia l'importanza della Commissione antimafia.
Un altro aspetto che non era stato toccato dai provvedimenti precedenti era quello riguardante i poteri. Si diceva: la Commissione antimafia agisce, nel corso delle indagini, con i poteri dell'autorità giudiziaria. Qui c'erano due filoni dogmatici: se i poteri esercitabili dalla Commissione nel corso delle indagini e delle audizioni fossero soltanto quelli strettamente correlati alle indagini, intese principalmente come audizioni, ovvero se alla Commissione spettassero tutti i poteri della magistratura, del pubblico ministero e del giudice, compresa la possibilità di fare uso dei mezzi di limitazione della libertà personale.
Alla Camera, abbiamo sempre dato risalto alle garanzie costituzionali, non abbiamo mai pensato che si potesse limitare la libertà personale in senso proprio e, di conseguenza, abbiamo costruito un meccanismo secondo il quale certi provvedimenti incidenti su garanzie costituzionali dovessero essere adottati dalla Commissione a maggioranza dei due terzi e, in caso di urgenza, potesse provvedere l'ufficio di presidenza (con una maggioranza particolare), salvo convalida dell'intera Commissione. La Commissione giustizia della Camera ha rilevato, in sede consultiva - ma il dubbio era già stato sollevato nel corso della discussione -, che l'ufficio di presidenza non avrebbe potuto avere poteri al riguardo, in quanto l'articolo 82 della Costituzione attribuisce i poteri dell'autorità giudiziaria alla Commissione nella sua composizione plenaria e non all'ufficio di presidenza. Pertanto, nel testo approvato, è stata eliminata la previsione del predetto potere in capo all'ufficio di presidenza e la possibilità di intervento sulle garanzie costituzionali è stata attribuita alla Commissione, a maggioranza dei due terzi.
Il Senato si pose il problema se tale formula, richiamando garanzie costituzionali e provvedendo a regolamentare il tipo di intervento sulle medesime, non finisse per far prevalere una posizione dogmatica che rendesse possibile ogni limitazione, fino alle più pesanti, delle garanzie costituzionali ed anche, teoricamente, della libertà personale, possibilità che noi non avevamo mai ritenuto possibile. Da ciò l'intervento per cui il Senato volle limitare espressamente il possibile ricorso a provvedimenti di qualsiasi tipo che riducessero la libertà personale. Noi ci ponemmo il problema in termini di accompagnamento coattivo, verificammo la previsione costituzionale, osservammo come l'accompagnamento coattivo, che in un primo tempo era stato considerato misura amministrativa, con l'evolversi della giurisprudenza fosse considerato limitativo della libertà personale, e ci ponemmo il problema di come prevedere le audizioni e tutta l'attività istruttoria consustanziale alla Commissione antimafia, senza prevedere altresì la possibilità di accompagnamento coattivo e, quindi, inserimmo tale dizione nella norma. Nella stessa norma inserimmo anche l'impossibilità di intervenire sull'intercettazione di comunicazioni, ritenendo che la frase comprendesse anche l'intercettazione di corrispondenza. Il Senato ha voluto, e questa è la ragione per la quale siamo in quest'aula a discutere, ripristinare la formula che aveva inserito in seconda lettura e richiamarsi alla formula costituzionale, ossia all'impossibilità di andare a toccare la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione. Ho descritto ciò per dire che i quattro passaggi parlamentari non sono stati inutili, ma soprattutto non sono stati fatti, in qualche modo, perPag. 48volontà di perdere tempo, per ostruzionismo o per uso «calligrafico» della norma. Sono stati compiuti perché dietro certe frasi e dietro certe parole sembravano esservi logiche che non erano ben comprese dall'altro ramo del Parlamento. Questo ramo del Parlamento non ha ritenuto del tutto congrue alcune parole inserite dall'altro ramo, ma oggi finalmente ci troviamo ad esaminare un testo del tutto condiviso, al punto che i senatori hanno chiesto ed ottenuto la sede deliberante ed hanno deciso in tale sede, sede che noi non abbiamo concesso, per la ragione che ha menzionato l'onorevole Santelli, ossia per un'esclusiva ragione di principio, poiché riteniamo che le Commissioni di inchiesta debbano comunque essere istituite attraverso provvedimenti esaminati dall'Assemblea. Abbiamo fatto tutto il possibile, comunque, perché la discussione fosse rapida e, soprattutto, la fissazione fosse immediata, e di ciò ringraziamo la Presidenza della Camera, proprio per aver fatto sì che il provvedimento giungesse rapidamente all'esame dell'Assemblea. Esprimiamo quindi soddisfazione per il lavoro compiuto.
Vi sarebbero altri passaggi sui quali soffermarsi. Ho toccato i due che mi sembrano più importanti; ve ne è un terzo, sulla durata del segreto istruttorio, anch'esso estremamente importante e sul quale vi è stata discussione. Il Senato avrebbe voluto il rispetto di termini più brevi da parte del giudice. Noi abbiamo ritenuto che fosse importante rispettare il termine delle indagini preliminari, soprattutto nei processi di mafia, un termine lungo (come è noto, è di 24 mesi). Abbiamo, tuttavia, ritenuto che, nel bilanciamento delle diverse esigenze, un giudice che fondatamente ritiene di non dare comunicazione alla Commissione antimafia, perché altrettanto fondatamente ritiene di dover tutelare un segreto istruttorio in fatti di mafia, debba avere ragione.
Di ciò il Senato ci ha dato atto, riconoscendo che era fondata la nostra preoccupazione; dunque, avendo la Commissione antimafia, nella sua esperienza, sempre ottenuto la collaborazione della magistratura, non era il caso di ritenere che quest'ultima non vi sarebbe più stata. Quindi, condivisa la nostra preoccupazione, il Senato ha ritirato una proposta emendativa sulla cui approvazione sembrava fossero d'accordo le parti politiche; proposta che conseguentemente avrebbe potuto essere oggetto della nostra odierna discussione. Invece, l'unica modifica apportata è quella della quale ora stiamo discutendo e sulla cui approvazione definitiva siamo favorevoli.
Per concludere, vorrei riferirmi con un'ultima considerazione all'intenso lavoro svolto tra venerdì e sabato nelle Commissioni affari costituzionali riunite di Camera e Senato; si è cominciato a «lavorare» sulla Costituzione, sul Titolo V, ma quando si riflette su una parte della nostra Carta si finisce per impegnarsi sulla Costituzione. Ebbene, abbiamo la prova, da questi vari passaggi parlamentari, che il bicameralismo non è il peggiore di tutti i mali e che probabilmente, se questa legge fosse stata elaborata dalla sola Camera dei deputati senza l'apporto del Senato, essa sarebbe stata peggiore di quanto non lo sia nel testo che approveremo domani con il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 40 ed abbinate-D)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole D'Alia.

GIANPIERO D'ALIA, Relatore. Signor Presidente, rinunzio alla replica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi,Pag. 49siamo in fase di quinta lettura; ritengo che prevalga innanzitutto l'esigenza, sottolineata dal relatore in Assemblea, di una rapida approvazione del provvedimento. Il Governo ha seguito questa iniziativa di carattere parlamentare, l'ha sostenuta nei modi e nelle forme che convengono ad una siffatta iniziativa che, per l'appunto, trova origine nell'attività propria del Parlamento. Credo tuttavia che quando si giunge al momento conclusivo sia giusto fare una brevissima conclusione su quanto emerso oggi in Assemblea. Non entro nel merito del percorso parlamentare e degli affinamenti intervenuti progressivamente; anch'io convengo con chi in quest'aula vuol sottolineare che il percorso parlamentare, probabilmente, non è stato inutile ma ci ha consentito di affrontare in passaggi successivi elementi di chiarimento, di ulteriore precisazione e di migliore affinamento.
In questa sede è stato affrontato un tema di grande rilievo, ovvero il rapporto tra le Commissioni di inchiesta e la società, la parte esterna ai lavori di questo Parlamento. Considero tale profilo particolarmente importante, specie con riferimento ad una Commissione di inchiesta su fenomeni così complessi come quelli delle mafie. Vi è bisogno di avere un rapporto più diretto con quelle realtà che, attraverso l'azione criminale della mafia, vedono compromessi due principi fondamentali: il primo, quello della democrazia; il secondo, quello della sovranità.
Vi è un rischio in alcune aree del nostro paese; nel momento in cui variamo in maniera definitiva l'istituzione della Commissione di inchiesta sui fenomeni mafiosi, facciamo bene a ricordare tale aspetto che io considero particolarmente cruciale.
Al collega Tassone - che ha sollevato tale tema insieme ad altri collegati ad eventi specifici -, vorrei riferire, anche a nome del Governo, due considerazioni.
In primo luogo, abbiamo convenuto - e penso si tratti di un sentimento di carattere generale che corrisponde ad una valutazione diffusa - nel definire l'omicidio del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, onorevole Fortugno, di cui proprio ieri è stato il primo anniversario, come politico-mafioso. Questo termine è stato adottato dalla stragrande maggioranza delle forze politiche ed è stato poi ripetuto proprio ieri dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso.
Nel momento in cui lo si definisce «politico-mafioso», tuttavia, deve essere chiaro che non s'intende in alcun modo accreditare quell'omicidio ad una parte politica contro un'altra parte politica. Io ritengo che l'omicidio «politico-mafioso» del vicepresidente Fortugno abbia rappresentato la più alta sfida alle istituzioni democratiche della regione Calabria e quindi, come tale, deve essere interpretato: una sfida alla democrazia calabrese. Nel momento in cui è quella la sfida, non c'è dubbio che la vicenda non possa essere limitata soltanto ad una - sia pure importante - questione regionale della Calabria. Vi è un problema che riguarda l'intero paese: la democrazia e la sicurezza di quella regione, così come di altre realtà del nostro paese, non sono questioni particolari, ma assumono rilievo di carattere nazionale. È per tali ragioni che, mentre ribadisco questo tipo di valutazione, vorrei tranquillizzare tutti in Parlamento che noi consideriamo i risultati ottenuti nelle indagini sull'omicidio Fortugno un primo passo: importante, ma solo un primo passo. Così come è stato ieri ripetuto dall'autorità giudiziaria, le indagini vanno avanti: sono impegnate le forze di polizia e la magistratura e siamo impegnati tutti a ricostruire la completa verità su quell'omicidio, così come lo siamo su ogni altro omicidio avvenuto nella Locride. Non ci sono omicidi più o meno importanti e compito della giustizia del nostro paese è di perseguire tutti i responsabili di qualunque atto criminoso, a maggior ragione se si tratta di un omicidio. Spero che, anche in tempi rapidi, possano esserci novità per quanto riguarda le indagini che hanno a che fare con gli altri omicidi avvenuti nella Locride, oltre all'omicidio Fortugno.Pag. 50
Inoltre, una brevissima considerazione: si è qui parlato degli attacchi a sindaci ed amministratori, in questo caso in Calabria. Tuttavia, si tratta di un fenomeno diffuso anche in altre realtà nel nostro paese, in particolare nel Mezzogiorno d'Italia. I segnali che vengono in queste ore dalla Calabria sono preoccupanti. Ho chiesto al prefetto De Sena, a nome del Governo, di portare questi temi all'attenzione della prossima conferenza regionale sull'ordine e la sicurezza pubblica che si terrà lunedì prossimo in Calabria.
Penso che sia importante - se ho ben inteso le parole dei colleghi - esprimere la solidarietà di questo Parlamento al sindaco di Vibo Valentia e al presidente della provincia di Crotone, i quali sono stati colpiti da minacce. Nel momento in cui si registra la solidarietà del Parlamento, penso sia importante sottolineare l'immediata attenzione di questo Governo, che ha portato ad adottare provvedimenti volti a consentire di garantire la tutela degli amministratori esposti ad attentati così particolarmente gravi.
Un'ultima considerazione: è altresì importante che in quest'ultimo passaggio parlamentare, l'istituzione della Commissione parlamentare antimafia avvenga in un clima di assoluto accordo unitario, praticamente unanime. Quest'approdo unitario che ha visto accompagnare tutto il percorso parlamentare costituisce a mio avviso un buon auspicio, affinché i lavori di questa Commissione - che domani sarà formalmente varata da questa Camera -, possano raggiungere gli obiettivi di legalità previsti dalla legge.
Ve n'è bisogno per quanto riguarda quest'aula parlamentare ma altresì, a mio avviso, per una buona Commissione antimafia che lavori e raggiunga gli obiettivi per i quali è stata costituita: è una buona notizia e sarebbe in ogni caso un buon segnale per il paese.

PRESIDENTE. Grazie, viceministro Minniti.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge Realacci: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (Approvata dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla XIII Commissione permanente del Senato) (A.C. 17-D) (ore 17,57).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge approvata dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla XIII Commissione permanente del Senato, d'iniziativa del deputato Realacci: istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 12 ottobre 2006.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 17-D)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari di Forza Italia e de L'Ulivo ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato Lomaglio, ha facoltà di svolgere la relazione.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordo preliminarmente che la proposta di legge in esame, che ha come finalità l'istituzione di una CommissionePag. 51parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, si trova ad affrontare il quinto passaggio parlamentare, essendo già stata esaminata per ben due volte da ciascuno dei due rami del Parlamento. Da ultimo, infatti, il provvedimento è stato ulteriormente modificato, in sede deliberante, dalla 13a Commissione del Senato, che ha introdotto un'unica modifica all'ultima versione del testo approvato dalla Camera, riformulando l'articolo 1, comma 3, nel senso di prevedere che la Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà personale e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale. La modifica, nella sostanza, consiste nell'avere invertito l'articolazione della previsione già adottata dalla Camera, aggiungendo, inoltre, tra le fattispecie escluse, anche la segretezza della corrispondenza.
La Commissione VIII, esaminate dette modifiche nella seduta odierna, e ritenuto che queste modifiche vanno nel senso - assolutamente condiviso anche dalle altre Commissioni, che hanno già espresso i rispettivi pareri - di garantire la libertà personale e, comunque, di esplicitare ancora meglio le condizioni di segretezza delle comunicazioni, ha convenuto di proporre all'Assemblea l'approvazione del testo così come è stato trasmesso dal Senato. Il parere è favorevole sia da parte della Commissione I (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni) sia da parte della Commissione II (Giustizia).
Preso atto della limitata modifica introdotta al Senato e rilevata l'opportunità di giungere alle definitiva approvazione del provvedimento, che consentirà finalmente di istituire la Commissione parlamentare di inchiesta, propongo, pertanto, di approvare il testo della proposta di legge al nostro esame. D'altronde, il protrarsi oltre ogni accettabile capacità di tolleranza delle gravissime condizioni di emergenza nella gestione del ciclo dei rifiuti in diverse regioni del nostro paese, condizione grave ed aggravata dalla presenza sempre più arrogante ed invasiva delle organizzazioni criminali nel settore, sollecita certamente il Parlamento ad approvare al più presto il testo così come emendato, anche al fine di perseguire i compiti che alla stessa Commissione sono attribuiti e che ne motivano l'istituzione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, intervengo per confermare le valutazioni espresse dal relatore. Come si vede, la modifica è estremamente limitata. Tuttavia, il riferimento alla segretezza della corrispondenza è una modifica di garanzia che condividiamo. Pensiamo, quindi, di confermare l'invito del relatore ad approvare il testo così come emendato dal Senato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Preannuncio fin da subito che la Lega Nord apprezza l'ultima formulazione del testo proposto dal Senato; pertanto, dichiaro che esprimerà un voto favorevole sul provvedimento in esame, sperando che la istituenda Commissione possa continuare a svolgere il lavoro già svolto nelle precedenti legislature per contribuire al ripristino della normalità nel settore dello smaltimento dei rifiuti.
Fatta questa premessa, intendo comunque sottolineare alcuni aspetti. Intanto, è giusto che tale Commissione non si sovrapponga alla normale attività delle Commissioni permanenti. Occorre tenere presente che il problema dei rifiuti riguarda alcune regioni del nostro paese. Pertanto, se il Governo e la maggioranza non prendono coscienza di ciò, ritengo che non si possa comprendere pienamente tale realtà.
Insisto sul fatto che dove governa la Lega il problema dei rifiuti non esiste; infatti, siamo sulla giusta strada per far divenire il rifiuto una risorsa. La gestione dei rifiuti svolta da alcuni amministratoriPag. 52resta da tempo immutata e ciò non può dipendere esclusivamente da fattori mafiosi o di altro genere. Vedo che alcuni governatori regionali hanno evitato di sporcarsi le mani, lasciando impantanato questo settore in alcuni territori.
Se consideriamo una grande risorsa le nostre municipalizzate e se nelle regioni governate dalla sinistra si pensasse un po' di più ad una gestione in house, credo che si potrebbe andare in fondo alla questione dei rifiuti.
Passando fin da subito dalla raccolta differenziata, si potrebbe individuare un non costo per l'utente; invece, oltre che al costo per l'utente, ci troviamo di fronte ad un disagio evidente sulle strade, creando una devianza dei comportamenti, con la configurazione anche di fattispecie penali.
Credo che di ciò qualcuno se ne debba assumere la responsabilità; infatti, è troppo facile criticare le realtà del nord, che tuttavia sanno amministrarsi. Abbiamo approntato alcuni concetti di trasparenza e di pulizia sia nelle gare di appalto sia nei comportamenti, anche attraverso gli uomini che abbiamo posto a capo delle nostre municipalizzate. Si tratta di persone che avevano già denunciato le deviazioni politiche.
Ovviamente, dalle nostre parti pretendiamo che non ci siano infiltrazioni mafiose.
Il dramma che vogliamo denunciare in questa occasione - è chiaro che consideriamo questa discussione un'occasione - è che tante volte siamo costretti a subire appalti nazionali secondo una normativa nazionale che fa sì che queste aziende mafiose, che proliferano nel settore, provenienti dal Sud, vengano ad infiltrarsi nelle nostre realtà.
Quindi, denunciamo anche questo aspetto, che per noi è molto importante. È chiaro che la sola azione di uomini e la volontà di alcune persone, magari senza strumenti, difficilmente riesce a debellare questa piaga, che avvolge l'intero Sud.
Auspichiamo, quindi, una produzione normativa che vada nel senso di favorire le giuste esigenze degli amministratori locali, che hanno grande esperienza e che sicuramente, se hanno la volontà, potrebbero approfittarne per debellare questo problema. Lo possono fare attraverso gli strumenti giusti e le adeguate infrastrutture di cui questo settore ha bisogno: inceneritori, impianti di smaltimento, sicuramente non discariche, ma una gestione in house, controllata direttamente. Poi si potrà aprire una seconda fase.
Per quanto riguarda l'intero sistema degli appalti, bisogna stabilire il principio secondo cui chi sbaglia non si potrà più proporre sul mercato e nel mondo imprenditoriale. Chi ha sbagliato una volta in questo settore non dovrà più riproporsi.
Tornando alla modifica introdotta dal Senato, ovviamente noi siamo favorevoli a far sì che questa Commissione non possa intaccare la libertà dei singoli, che consideriamo questione più importante. Proprio per questo, garantiamo fin da subito il nostro voto favorevole, ma auspichiamo anche che si possa perseguire un indirizzo che prenda ad esempio i modelli che la Lega Nord ha adottato nelle amministrazioni in cui governa.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Cacciari, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole Stradella. Ne ha facoltà.

FRANCO STRADELLA. Presidente, intervengo molto brevemente perché il collega Dussin ha già svolto alcune considerazioni e altre ne faranno i colleghi che seguiranno.
Vorrei soltanto segnalare, in riferimento a questa vicenda, l'inefficacia del sistema legislativo. Noi esaminiamo questo provvedimento in quinta lettura. Era un provvedimento partito con le più ferme intenzioni di collaborazione tra maggioranza e opposizione. Addirittura, la presidenza della Commissione aveva affidato al sottoscritto, rappresentante dell'opposizione, la relazione in prima lettura alla Camera. Era un argomento assolutamente condiviso, perché l'esperienza già vissuta in due legislature aveva prodotto risultati efficaci.Pag. 53
Siamo alla quinta lettura su questioni, secondo me, non assolutamente rilevanti e non assolutamente significative rispetto alla funzione della Commissione. La Commissione non ha lo scopo di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti e neanche quello di sostituirsi alle aziende municipalizzate o che operano nel settore, ma di verificare se, in questo settore, ci siano intromissioni di organizzazioni malavitose e se, all'interno di questo ciclo, vi siano guadagni illeciti. Si tratta di una partita importante che riguarda la civiltà e l'ordine nel nostro paese.
La Commissione ha la funzione di verificare le inadempienze da parte di amministratori e dei governi locali sulla questione dello smaltimento dei rifiuti.
Per questo motivo, volevamo che la Commissione fosse istituita rapidamente. Pensavamo che il primo testo, concordato peraltro con la Commissione affari costituzionali, fosse sufficientemente garantista. Poi, il Senato ha ritenuto di implementare ulteriormente la normativa e noi, facendo la nostra parte, abbiamo modificato il testo per la terza volta. Questo è un «balletto» che il cittadino non comprende e che dà l'idea dell'inefficienza del sistema e del distacco della politica dai problemi del paese. Tale sistema va modificato e tutti insieme dovremmo avere il coraggio di mettervi mano una volta per tutte. Credo che esso rappresenti un costo per il paese e che dia un'immagine negativa della classe politica e del Parlamento.
Se questo strumento fosse stato disponibile fin dall'inizio, probabilmente, avremmo avuto qualche elemento di conoscenza in più. Credo che quanto affermato prima dal collega Dussin in modo velato, vada detto in modo esplicito: siamo di fronte all'ennesima perpetua crisi dei rifiuti nella regione Campania. Questa regione, tra l'altro, ha visto una larga partecipazione al Columbus Day e credo in quella sede si sarebbe potuto affrontare il problema e risolverlo.
Noi, in Piemonte, accetteremo una parte dei rifiuti della Campania. Ma credo che, una volta per tutte, vada sciolto il nodo delle connivenze tra il mondo dei rifiuti (non voglio coinvolgere il sistema politico amministrativo locale) e la malavita locale, che evidentemente inquina in modo rilevante tutte le operazioni riferite a questo settore. Tali connivenze possono cessare: certamente, vi sono elementi di conoscenza in più, che possono incidere in modo significativo su questo legame illegale nella regione Campania, come in altre regioni (tale fenomeno non è un'esclusiva del sud o del centro). Gli interventi della malavita in questo settore sono pesanti ed esistono dovunque. Questa Commissione ha la funzione di farli emergere e di trovare soluzioni affinché non si ripetano.
Speriamo che questa sia veramente l'ultima lettura alla Camera, anche perché non sono stati presentati emendamenti. Certamente, il provvedimento verrà licenziato così com'è e Forza Italia esprimerà un voto favorevole.
Approfitto dell'occasione per augurare un rapido insediamento della Commissione. Spero che quest'ultima possa lavorare in modo positivo, così da dare quei risultati che gli operatori seri e gli amministratori responsabili si aspettano. Ed auspico che tale Commissione parlamentare, in rappresentanza del popolo italiano, faccia veramente ciò che i cittadini si aspettano in una materia così delicata e complessa.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, parlo a nome dell'Ulivo e il mio intervento sarà molto rapido e sintetico. Quando su un argomento si svolge un dibattito in sede parlamentare per la quinta volta (per la terza volta alla Camera) è bene essere concisi anche nelle argomentazioni, cercando di venire al succo della questione.
Tuttavia, l'occasione è troppo ghiotta per non tentare di svolgere, sia pure molto sinteticamente, alcune riflessioni. Anzitutto, ancora una volta, va riconosciuto il merito del presidente Realacci per la presentazione di questa proposta di legge che domani diventerà legge.Pag. 54
Non ricostruirò l'iter seguito dal provvedimento, perché lo ha già fatto benissimo il relatore, il collega onorevole Lomaglio; tuttavia vorrei svolgere alcune considerazioni generali.
Vorrei osservare, in primis, che oggi lo sviluppo sostenibile è un concetto legato soprattutto ad una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Infatti, la comunità scientifica sia nazionale, sia internazionale si interroga ormai sempre più frequentemente sulla cosiddetta life cycle analysis, vale a dire sulla capacità di conoscere - con un'espressione che certamente rende bene l'idea - la vita di ogni oggetto dalla «culla alla tomba».
L'altro elemento che vorrei evidenziare, come già fatto dal collega Stradella, è l'unanimità che si è fin qui registrata sulla proposta di legge in esame, con una convergenza tra maggioranza ed opposizione. Vorrei osservare che, quando su un provvedimento si registra l'unanimità, significa che esso coglie in pieno la reale sensibilità presente nel paese.
Ricordo che gli obiettivi che si prefigge la Commissione parlamentare di inchiesta sono tre. Il primo è costruito dall'analisi delle distorsioni e delle patologie che si manifestano nell'ambito del ciclo integrato dei rifiuti. Non voglio aggiungere altro a quanto è stato già affermato, poiché ritengo non sia solo quella la funzione preminente della Commissione in oggetto.
Reputo altrettanto importante verificare la corretta applicazione, da parte di enti pubblici, pubbliche amministrazioni ed enti locali, delle norme in materia in tutte le parti d'Italia. Ritengo altresì importante - e credo che, nell'attuale legislatura, si dovrà lavorare molto in tale direzione - avanzare proposte che consentano di far compiere un vero e proprio salto di qualità, facendo segnare un reale avanzamento del paese in questa materia. È naturale che ciò intersecherà la revisione del decreto legislativo n. 152 del 2006, cui la Commissione ambiente sta lavorando.
Vorrei evidenziare che, se vi è ancora bisogno che una Commissione parlamentare di inchiesta si occupi di tali argomenti, significa che il problema non è stato ancora risolto: dunque, un altro auspicio che dovremmo formulare è che la legislatura in corso costituisca l'ultima delle Commissioni istituite per trattare tali argomenti.
Mi associo a chi sostiene che un approccio corretto al problema dovrebbe essere basato sulle cosiddette «tre R»: riduzione dei rifiuti, riutilizzo (tuttavia, affinché vi sia riutilizzo, occorre ovviamente che funzionino la selezione e la raccolta differenziata dei rifiuti stessi) e riciclo (aspetto che ritengo importantissimo).
Ritengo sia ancora una volta merito della VIII Commissione della Camera dei deputati aver deliberato, proprio in questi giorni, lo svolgimento di un'indagine conoscitiva sull'industria del riciclo, la quale servirà a fare il punto sul modo in cui, nel nostro paese, tale importantissima fase del ciclo integrato dei rifiuti viene affrontata e sviluppata.
Non intendo parlare dei precedenti per non dilungare ulteriormente il mio ragionamento, e mi limiterò a ricordare che, nella relazione conclusiva presentata al Parlamento il 15 febbraio 2006 dalla Commissione istituita nella XIV legislatura, veniva evidenziata una serie di questioni. Ne voglio sottolineare tre in particolar modo.
La prima concerneva la necessità di compiere passi in avanti in tale materia. La seconda riguardava, invece, la delicatezza della situazione in alcune regioni meridionali (Puglia, Calabria, Campania e Sicilia), che sia all'epoca in cui venne stesa la citata relazione, sia tutt'oggi hanno differenti guide politiche (pertanto, non intendo affatto strumentalizzare la questione a fini politici), con commissariamenti che, talvolta, non solo non hanno risolto alcuni problemi, ma in alcune situazioni sono stati essi stessi fonte di distorsioni.
Ricordo, infine, che in detta relazione era evidenziata la necessità di approfondire la nozione giuridica del concetto di «rifiuto».Pag. 55
In conclusione, desidero aggiungere solamente tre argomenti a quelli già trattati. In primo luogo, occorre lavorare, a mio avviso, affinché sia introdotto nel codice penale il concetto di «delitto ambientale». Ricordo che è sempre di questi giorni la presentazione di una proposta di legge, di cui è primo firmatario il presidente Realacci, che va proprio in tale fondamentale direzione.
Bisogna lavorare, inoltre, al fine di ridurre lo squilibrio tra nord e sud del paese in materia di raccolta differenziata. Dai dati disponibili, infatti, emerge che la raccolta differenziata nel Mezzogiorno è pari al 5 per cento, mentre al nord si attesta intorno al 29 per cento. La Basilicata, regione dalla quale provengo, con l'8 per cento risulta essere leggermente al di sopra della media meridionale, ma il valore rimane comunque molto basso. Perché ciò accada bisogna reinvestire danaro. Anni fa, ricordo di aver avuto un'esperienza professionale nell'ambito del piano triennale di tutela ambientale, con una serie di stanziamenti che consentirono proprio in Basilicata di fare esperimenti che diedero buoni frutti, attraverso i cosiddetti progetti NOC, con fondi che venivano spesi per la nuova occupazione.
Bisognerebbe che il Governo riprendesse a lavorare in questa direzione; la raccolta differenziata funziona se vi sono investimenti materiali, soprattutto se si lavora sulla formazione.
L'Ulivo, che ovviamente esprimerà voto favorevole, accogliendo le ultime modifiche, come già affermato dal relatore Lomaglio, sul provvedimento in esame (che già domani potrà diventerà legge dello Stato), lavorerà perché anche su tale materia prevalga una visione riformista e moderna. L'Ulivo non accetterà mai la cultura del not in my backyard.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 18,20)

SALVATORE MARGIOTTA. L'Ulivo lavorerà perché sia chiaro ed evidente che, anche con riferimento a tali questioni, innovazione significa anche democrazia. Su questo, credo, siamo tutti impegnati (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, l'istituzione di una Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite connesse è assolutamente da condividere, perché nel nostro paese, purtroppo, vi sono numerose regioni che vivono nell'emergenza per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti. Ciò consente a eventuali malavitosi o alle organizzazioni criminali di inserirsi proprio in questa attività. La Commissione si propone, quindi, di svolgere un'attività, anche complementare rispetto all'attività del Parlamento in generale, che non può essere svolta normalmente dalle Commissioni parlamentari. Queste hanno un altro compito: svolgere in via ordinaria un'attività legislativa per proporre miglioramenti nel campo dello smaltimento dei rifiuti, tenendo conto delle particolari situazioni regionali, al fine di evitare il manifestarsi di differenze tra le stesse, come risulta dalle statistiche stilate al riguardo.
L'attività illecita non è soltanto prerogativa di alcune regioni. Purtroppo, le attività illecite si sono riscontrate nelle regioni che ritengo molto avanzate da questo punto di vista. Sono stato protagonista anche nella costruzione di alcuni impianti più moderni, come quello di Brescia. Ho svolto una funzione di supporto nella realizzazione di quegli impianti dotati di teleriscaldamento e di impiantistica moderna. Eppure, proprio in Lombardia si sono riscontrati i primi casi di attività illecita nel campo dei rifiuti. È chiaro che dove si riscontra l'emergenza più facilmente si inseriscono elementi malavitosi. Tuttavia, abbiamo notato per anni che anche l'attività illecita non è soltanto prerogativa delle regioni in cui si riscontra l'emergenza rifiuti. Quindi, gli episodi che si sono verificati giustificano l'attività di una Commissione speciale che, tuttavia,Pag. 56non si deve sovrapporre - al riguardo, sono d'accordo con Dussin - all'VIII Commissione o a quella del Senato. Noi sappiamo che i rifiuti sono una risorsa costituita da materie seconde, ma essi costituiscono anche una risorsa energetica, termica ed elettrica.
Quindi è necessario trattare questa risorsa «rifiuti» come deve essere trattata, e laddove circolano somme di denaro molto consistenti, è chiaro che è più facile che si infiltri l'azione malavitosa. La Commissione dunque vigilerà sulle modalità di esecuzione dell'attività degli enti locali. Abbiamo visto le funzioni citate adesso dal collega. Vigilerà dunque sulle modalità di esecuzione dell'attività di smaltimento, secondo le normative italiane, ma soprattutto comunitarie, che ormai sono quelle che dettano legge.
Pertanto, proprio per questi motivi, con riferimento alla funzione che essa ha svolto nelle due precedenti legislature (e che noi ci auguriamo possa svolgere anche nella presente, per completare - concordo al riguardo con quanto detto prima dalla collega Margiotta - la sua azione, al fine di rendere normale un'attività che tale dovrebbe essere, anziché di emergenza), Italia dei Valori voterà a favore, anche dopo la modifica introdotta dal Senato - che peraltro ritengo estremamente positiva - così come avvenuto anche per l'istituzione della Commissione antimafia. Il Senato ci ha ricordato che è bene preservare la privacy nella corrispondenza. Credo sia giusto che questo sia avvenuto. Dunque, Italia dei Valori è favorevole anche per questo all'istituzione di questa Commissione (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.

VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo - peraltro avremmo gradito una presenza più attenta alla problematica, soprattutto più vicina all'emergenza, come quella del ministro Pecoraro Scanio -, gran parte del mio intervento verterà sulla necessità che questa Commissione non diventi un rituale. Infatti, è stato già ricordato che sono due legislature (dieci anni) che viene istituita la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Vi sono state delle corpose relazioni finali sull'attività svolta nelle due legislature precedenti. Tuttavia, risultati concreti sul terreno del contrasto alla criminalità all'interno di questa filiera non sono stati conseguiti se, come è accaduto in queste ultime settimane, abbiamo dovuto apprendere da alcuni appartenenti al centrosinistra - che in certi momenti dimentica fatti ovvi, per esaltare la nomina, ad esempio, di Bertolaso a commissario per l'emergenza rifiuti in Campania - che finalmente con Bertolaso cacceremo la camorra dal ciclo dei rifiuti! È strano, perché mi sembra che fino a ieri Bertolaso era quello che gestiva la Protezione civile, era quello che si era interessato allo stesso modo dei rifiuti in Campania e che, attraverso ordinanze, che condivideva, gestiva questo tipo di emergenze. Diventa quindi assolutamente ingiustificabile il fatto che ieri con lo stesso soggetto quel tipo di gestione non serviva ad allontanare la camorra dal ciclo di smaltimento dei rifiuti, mentre oggi, con una responsabilità diretta, quella stessa persona farebbe questo miracolo.
Ciò che non è emerso in questi dieci anni, e che è diventato come un muro di gomma, di fronte al quale più volte ci siamo dovuti arrendere, è il fatto che nelle pieghe di talune gestioni commissariali dell'emergenza non si sia ripristinata una situazione ordinaria, nonostante le ingenti risorse finanziarie che sono state messe a disposizione e nonostante la fissazione di obiettivi, che pur si dovevano raggiungere. Io, lo dicevo e lo riconfermo, parlerò della mia Campania, anche perché ho letto con attenzione il dibattito che si è svolto al Senato, dove sembra che i più trovino la giustificazione della nascita di questa Commissione proprio nel fatto che emergenze come quelle campane devono avere un meccanismo di controllo parlamentare, e soprattutto un'attiva vigilanza sulle attività degli enti locali, come ricordava poc'anzi il collega Misiti.Pag. 57
Peccato però che, nel caso della Campania, le attività in questo settore siano tutte in capo al commissario straordinario (in passato sono state in capo al presidente della giunta regionale). Gli enti locali, nel frattempo, sono diventati strumentali ed agiscono unicamente su input del commissario straordinario.
In questi anni, siamo stati costretti ad assistere a situazioni paradossali ed imbarazzanti rispetto alle quali non abbiamo mai ricevuto risposte concrete e rispetto alle quali, purtroppo, la magistratura in Campania ha assunto un atteggiamento strano, che ricorda quello delle tre scimmiette (non vedeva, non sentiva e non parlava): si revoca la certificazione antimafia necessaria per gestire un appalto pubblico ad una ditta, perché - giustamente - è in odore di rapporto con attività criminose; interviene il commissariato ai rifiuti e assegna l'appalto ad una società pubblica. Tale società pubblica affitta i mezzi e le strutture della società interdetta ai fini antimafia. Si arriva al dato paradossale che questa società, senza gestire il servizio, guadagna più di quello che guadagnava prima.
Questi fatti sono contenuti in relazioni di commissioni che, a causa di simili comportamenti, hanno determinato lo scioglimento di consigli comunali che, rispetto a questo tipo di rapporti, erano completamente estranei. Infatti, chi disponeva il rapporto era il commissariato ai rifiuti, e non erano certamente gli enti locali. È strano. Si revocano i certificati antimafia a ditte che prestano servizi pubblici anche negli ospedali o nel consiglio regionale della Campania, poi il commissariato ai rifiuti paga lautamente per occupazione di discariche che appartengono alla stessa ditta centinaia di milioni al mese!
Rispetto a tali vicende, nonostante le denunce presentate in tutte le sedi, non si è mosso alcunché. Anche la Commissione precedente, più volte, è stata sul territorio in pompa magna, per fare audizioni, interventi, ispezioni e quant'altro, ma non abbiamo notato un diverso atteggiamento rispetto a questo dato di fondo.
Non vorremmo, dunque, che ci trovassimo di fronte ad un rituale: istituiamo le Commissioni di inchiesta sul ciclo dei rifiuti per verificare ed evidenziare che vi è l'ingerenza da parte delle organizzazioni criminali, ma poi tali attività, di fatto, non vengono alla luce. Nel passato, questa attività costituiva una delle principali per la Commissione antimafia, che anche di queste cose si dovrebbe occupare, perché il riferimento alla camorra e alle attività criminali non è distante dall'impostazione della Commissione antimafia.
Il fatto poi che in questa legislatura, per la prima volta, ci accingiamo ad approvare con grande ritardo l'istituzione delle Commissioni di inchiesta, sottolinea, da una parte, la necessità di verificare i meccanismi per addivenire alla costituzione di una Commissione bicamerale su queste tematiche, dall'altra, la necessità, da parte della politica in generale e delle istituzioni, di essere più attenti all'istituzione delle Commissioni stesse. Infatti, non vorremmo che, a livello centrale, succedesse ciò che purtroppo, ahimè, appare tutti i giorni sulle pagine dei giornali e che è accaduto non solo in Campania, ma in tante altre regioni, dove il proliferare delle commissioni non porta alla produttività delle istituzioni stesse.
Tornando al dato che più ci interessa, i rifiuti e l'emergenza in Campania, ci auguriamo - ed è un auspicio che sottintende un grido di dolore, una denuncia forte che, molto spesso, abbiamo fatto anche in quest'aula; per questo richiamavo la presenza del ministro Pecoraro Scanio - che questa Commissione possa fare da pungolo per addivenire alla risoluzione definitiva di talune emergenze, in taluni territori della nazione, in particolare nella regione Campania. Infatti, bisogna condividere una scelta.
L'attuale ministro, in passato, non ha lesinato critiche rispetto alle scelte che si erano determinate in Campania ed ha contestato quello che in precedenza un ministro sempre del centrosinistra aveva approvato. Infatti, l'attuale sistema, che doveva essere realizzato in Campania, fu approvato all'epoca dal ministro Edo Ronchi;Pag. 58poi, nel tempo, ci sono state contestazioni a tutti livelli, a destra e a sinistra, con mancanza di responsabilità, che hanno frenato la sua realizzazione. Tale sistema può essere contestato nel merito ed oggi, a distanza di dieci anni, si può anche considerare che esso sia, forse, tecnicamente arretrate debba essere rivisto. Si può fare qualsiasi tipo di rivisitazione, ma non si può sottacere un dato: se si vuole contestare il sistema, si mette in campo un'altra proposta e lo si fa in maniera veloce; non si può agire, contestando poi, sul terreno della praticità e sull'adempimento dei percorsi che sono stati messi in campo, la realizzazione stessa del sistema, ponendosi un altro obiettivo.
Tutti gli osservatori sono coscienti che, una volta definita la realizzazione del sistema di smaltimento dei rifiuti in Campania, così come è stato immaginato dieci anni fa (raccolta differenziata, compostaggio, CDR, termovalorizzatore), oggi i due impianti previsti in quel sistema, che tardano ad essere realizzati, sarebbero insufficienti rispetto alla mole di rifiuti che dovrebbe essere trasformata in CDR e che dovrebbe alimentare i termovalorizzatori: è un dato rispetto al quale nessuno riflette. Se domani mattina avessimo a disposizione i due termovalorizzatori in Campania, saremmo in emergenza per quello che si produce, non per quello che si è accumulato. Rispetto al dato dell'accumulo avvenuto in questi dieci anni, oggi, quale risposta bisogna mettere in campo? Tale risposta deve metterla in campo il ministro, la regione, che ha la competenza specifica, e non certamente il commissariato ai rifiuti, che, in quanto tale, dovrebbe limitarsi unicamente a gestire l'emergenza o, meglio, avrebbe dovuto dare gli indirizzi alla gestione dell'emergenza, cosa che non ha fatto in passato perché è diventato un organismo di gestione.
La Commissione, nei dieci anni precedenti, non ha avuto la bontà di chiarire queste cose. Invece, a noi viene quasi la necessità di proporre - eventualmente, lo faremo in altra sede - una Commissione di inchiesta specifica sulla gestione del commissariato ai rifiuti nella regione Campania, per mettere in evidenza in che modo sono stati gestiti e che fine hanno fatto in questi anni migliaia di miliardi. Se tutte quelle notizie di stampa, che poi sono apparse di tanto in tanto, rispondessero a verità, bisognerebbe fare chiarezza per sapere in che modo è stato speso il pubblico denaro e che tipo di responsabilità ci sono state. In altre parole, occorrerebbe sapere se era giusto che il commissariato ai rifiuti, trasformandosi in un ente di gestione, acquistasse centinaia e centinaia di automezzi (che ancora oggi non si sia dove siano), impianti di vagliatura (che sono ancora imballati e non in funzione), e predisponesse tutta una serie di studi che non sono serviti a niente. Infatti, oggi siamo di fronte alla conclamazione del fallimento di tutto quello che è stato fatto in Campania negli ultimi dieci anni perché si è deciso, per affrontare parzialmente l'emergenza, di riaprire le discariche: questo era il dato di partenza che ha determinato quel piano dei rifiuti, la necessità di istituire il commissariato ai rifiuti, di impegnare numerose risorse affinché, sottraendo le discariche alla gestione della camorra, si emarginasse la criminalità da questo dato e da questa gestione.
Siamo tornati indietro di dieci anni. La conclamazione di questo fallimento è avvenuta nelle ultime settimane con la nomina del commissario Bertolaso che dopo dieci anni è stato costretto a riaprire le discariche per ovviare ad un'emergenza, diventata ormai endemica e non più episodica.
Per chi non conosce la realtà, altro che Commissione di indagine sul ciclo dei rifiuti! Sui piazzali delle strutture su cui dovrebbero essere realizzati i CDR vi sono accumulate montagne di balle. Vi sono centinaia di siti di stoccaggio che ormai sono diventati in Campania un panorama atipico, con montagne di ecoballe, ovvero buste contenenti chissà cosa. Molti reputano che il CDR non sia idoneo ad essere bruciato a quella temperatura perché troppo umido e perché alla base non èPag. 59stata realizzata una raccolta differenziata. Quindi, siamo di fronte ad un'emergenza nell'emergenza.
Dobbiamo interrogarci su come si esce da questo pantano perché non possiamo sempre ipotizzare per il futuro di essere ospitati da un'altra regione, o che vi siano treni merci disponibili a trasportare l'immondizia in Germania o navi verso la Grecia, anche perché può accadere che qualcuno la rimandi indietro in quanto si tratta di materiale che non può essere utilizzato e bruciato negli impianti oggi in funzione.
Quindi, più che svolgere un'inchiesta sul ciclo dei rifiuti per scoprire eventuali ingerenze camorristiche dobbiamo porci un grande interrogativo riguardo alla Campania, augurandoci che non diventi emergenza anche in altre regioni. La scelta di dire «basta» alle discariche e di creare strutture moderne come i termovalorizzatori, a valle di un sistema con sistema di raccolta differenziata e compostaggio, prevedeva che la filiera funzionasse e fosse sufficiente ad espellere dal ciclo chi fino a ieri nutriva altro interesse. Infatti, per i meccanismi di assegnazione degli impianti utilizzati negli ultimi anni è chiaro che le società affidatarie, incaricate di gestire tali impianti nei prossimi anni, sono avulse da questo tipo di condizionamento. La situazione sta però diventando drammatica anche in Puglia, in Calabria e in Sicilia se il sistema dovesse rallentare a causa di interferenze che ostacolano la definizione degli impianti e del sistema scelto. L'emergenza che si sta determinando non è dovuta al blocco di un CDR per normale manutenzione, ma perché non si sa dove indirizzare, come utilizzare o come stoccare il prodotto del CDR. A volte gli impianti non funzionano anche a causa dei continui interventi della magistratura, ma in questo caso si mette nelle balle il rifiuto talquale, senza neppure trattarlo.
Di fronte a questa situazione, noi poniamo comunque un interrogativo, pur dichiarandoci favorevoli al provvedimento, non fosse altro per smettere il «ping pong» tra Camera e Senato, cioè se davvero si conviene sulla necessità di istituire la Commissione d'inchiesta sui rifiuti. La prospettiva che vorremmo però dare a questo impegno è quella di cambiare registro rispetto al passato perché non siamo soddisfatti dei risultati ottenuti dalle precedenti Commissioni di inchiesta sul ciclo dei rifiuti. In particolare, riteniamo che per quanto riguarda la Campania vi sia necessità di fare chiarezza su come sono stati utilizzati i fondi e su quali responsabilità gravano su tale gestione economico-funzionale, per mettere in discussione il sistema così come era stato ipotizzato e porre un interrogativo generale. Infatti, politica ed istituzioni non possono fuggire da questo dato di fatto.
Ripeto: i due termovalorizzatori previsti funzionano nel modo che tutti sappiamo, e rispetto ad essi le ultime deliberazioni della commissione VIA hanno indicato la necessità di un oneroso aggiornamento tecnologico da parte di chi li realizzerà. In Campania, i concessionari hanno rescisso il rapporto con la regione e, quindi, in questo momento si è anche alla ricerca del concessionario per la regione; è stata annullata tra l'altro anche un'ulteriore gara bandita precedentemente per trovare un interlocutore rispetto al ciclo dei rifiuti. Su queste cose noi vorremmo delle risposte, al di là della istituzione di questa Commissione, dal Governo e dal ministro, che da campano mi auguravo fosse presente questa sera. Egli sa, come del resto tutti noi, che se per incanto domani mattina funzionassero i due termovalorizzatori la Campania sarebbe comunque in emergenza.
Che tipo di intervento occorrerebbe programmare? Che necessità, anche dal punto di vista economico, bisogna mettere in campo? Che rivisitazione funzionale si dovrebbe fare del piano dei rifiuti della regione Campania? Che tipo di interventi tecnologici occorrono a supporto di questa emergenza, che in qualche modo deve fungere da riferimento per il futuro di questa gestione?
Nel contesto di queste valutazioni, noi esprimiamo un voto favorevole all'istituzione di questa Commissione, riservandoci in altra sede di specificare questa richiestaPag. 60affinché si faccia chiarezza sul modo in cui sono stati utilizzati in questi anni migliaia di miliardi di denaro pubblico per gestire non il ciclo dei rifiuti, ma un'emergenza che, nonostante questo fiume di denaro pubblico, si è aggravata invece di venire risolta.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 17-D)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Lomaglio.

ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO, Relatore. Grazie, Presidente. Non credo vi sia nulla da aggiungere. Il dibattito ha confermato la disponibilità da parte di tutti i gruppi a votare il provvedimento in esame e quindi ritengo che domani si possa giungere all'approvazione di questa importante proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIANNI PIATTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Mi associo alle considerazioni del relatore. Sulle questioni che si sono intrecciate con l'oggetto della nostra valutazione, l'istituzione della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che riguardano in modo particolare la Campania, vi sono mozioni e interrogazioni previste in calendario per i prossimi giorni. Credo, quindi, che proprio per la consistenza dei problemi evidenziati sarà opportuno ritornarvi in modo specifico, cosa che farà anche il ministro dell'ambiente.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 19 con l'informativa del ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, sull'incidente verificatosi nella metropolitana di Roma.

La seduta, sospesa alle 18,50, è ripresa alle 19.

Informativa urgente del Governo sul grave incidente verificatosi sulla linea della metropolitana di Roma.

PRESIDENTE. Avrà ora luogo lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul grave incidente verificatosi sulla linea della metropolitana di Roma.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del ministro dei trasporti)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi.

ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, l'informativa riguarderà innanzitutto la sequenza dei fatti che hanno portato all'incidente di stamani. L'incidente si è verificato alle ore 9,37 presso la stazione di piazza Vittorio della linea A della metropolitana di Roma: un convoglio in arrivo alla stazione di piazza Vittorio ha tamponato il convoglio che sostava in stazione e che, già fermo, aveva le porte aperte per consentire la discesa e la salita dei passeggeri.
Posso riferire sulla situazione del tardo pomeriggio, in base alla quale dobbiamo contare, purtroppo, una vittima (una giovane donna di trent'anni), un'altra persona (sembrerebbe una donna, forse di nazionalità giapponese) in gravi condizioni ed attualmente (comunque, fino a poco fa) sottoposta ad un intervento chirurgico alquanto importante, e 236 feriti, di cui 210 lievi (i quali non hanno avuto bisogno di ricovero e sono stati dimessi dopo laPag. 61medicazione), 20 feriti in maniera abbastanza seria e 5 in gravi condizioni, sia pure non in pericolo di vita.
Desidero esprimere il cordoglio e le condoglianze del Governo ai parenti della vittima, nonché la solidarietà a tutte le persone rimaste coinvolte nell'incidente. Debbo aggiungere che, poco dopo l'incidente, mi sono recato nella stazione della metropolitana di piazza Vittorio ed ho potuto constatare di persona la rapidità e l'efficienza dei soccorsi. Da questo punto di vista, rivolgo il plauso del Governo ai vigili del fuoco ed a tutti gli uomini delle forze dell'ordine che sono intervenuti, anche perché dobbiamo presumere che, nei momenti successivi all'incidente, essi abbiano evitato che si verificassero altre conseguenze gravi a causa del panico che normalmente creano simili episodi.
Esporrò ora qualche considerazione di carattere tecnico, probabilmente anche un po' noiosa, per cercare di spiegare quali fossero le condizioni dei convogli e dei sistemi di controllo esistenti - nonostante i quali si è comunque verificato l'incidente - sia sui convogli sia sulla linea.
Sulla linea A della metropolitana di Roma è installato un impianto di segnalamento che ha due funzioni: una è quella di assicurare il distanziamento e la protezione dei treni in circolazione mediante un sistema chiamato ATP (Automatic Train Protection); la seconda è quella del comando e controllo dei movimenti di treni dalla stazione, mediante un apparato denominato ACEI. In particolare, il sistema di protezione automatica a bordo è costituito da un impianto di blocco automatico per la trasmissione di informazioni di sicurezza ai treni e di apparati di bordo per la ripetizione dei segnali, il controllo della velocità e l'eventuale intervento della frenatura di soccorso del treno in caso di mancato intervento del macchinista. Le informazioni sono trasmesse attraverso apposite bobine collocate in testa alle elettromotrici.
Uno di tali sistemi consente di controllare, in particolare, laddove venga superata la velocità limite della tratta; in tal caso, in caso di mancato intervento del macchinista, la frenatura avviene attraverso un sistema automatico. Detto in termini forse un po' più semplici, si tratta di questo: qualora un convoglio percorra una tratta per la quale è prevista una velocità limitata a velocità superiore, una segnalazione acustica richiama l'attenzione del macchinista; se il macchinista non provvede a frenare entro sei secondi, entra in funzione un dispositivo automatico che abbassa la velocità fino a ricondurla sotto la soglia stabilita.
Se, per caso, avviene che il convoglio supera un segnale di rosso di impedimento - che, quindi avrebbe significato che il treno avrebbe dovuto stare fermo -, anche in tal caso scatta il meccanismo di frenata del convoglio stesso, così come scatta il meccanismo di frenata del convoglio laddove, per una causa qualsiasi, il macchinista sia fuori operatività a causa, ad esempio, di un malore, di un incidente, di un'assenza. In tutti questi casi, interviene un meccanismo di blocco automatico. Il punto è che, malgrado tutto ciò e malgrado il sistema installato sia considerato uno tra i più avanzati dal punto di vista tecnologico, l'incidente è avvenuto esattamente in tale tipo di circostanze e stiamo cercando di appurarne le cause. A tale scopo, ho nominato una commissione d'inchiesta, presieduta dal direttore generale della ripartizione sicurezza del nostro Ministero, e composta da alcuni funzionari e da un docente universitario esperto in materia. Tale commissione ha la finalità precisa di individuare le cause di quanto si è verificato e per tale finalità ha a disposizione, oltre alla scena stessa dell'incidente, il dispositivo a bordo dei convogli che registra quanto avviene, una sorta di «scatola nera» equivalente a quelle installate sugli aerei, nonché la base informativa che risiede presso la Direzione centrale operativa situata alla Garbatella.
Questo è il quadro della situazione al momento. La commissione di cui ho detto si insedierà domani, in mattinata, presso il mio ufficio al Ministero. In tale sede stabiliremo tempi e modi per la presentazione delle risultanze.

Pag. 62

(Interventi)

PRESIDENTE. Grazie, signor ministro.
Procediamo ora con gli interventi dei gruppi. Ricordo al ministro che anche l'Assemblea ha già espresso il cordoglio ai familiari delle vittime, insieme all'apprezzamento per la tempestività e l'efficacia dei primi soccorsi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Meta. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, voglio dare atto della sensibilità dimostrata dal ministro Bianchi e dal Governo nell'aver accolto l'invito a venire a riferire in Parlamento con assoluta urgenza.
L'incidente avvenuto stamani a Roma sulla linea A della metropolitana ha colpito profondamente non solo la città, ma l'intero paese, come abbiamo potuto constatare. Anch'io voglio cogliere l'occasione per manifestare il vivo cordoglio per la morte della signora Lisi ed esprimo le più sentite condoglianze ai familiari e la vicinanza ai feriti coinvolti nell'incidente. Voglio, inoltre, esprimere il vivo apprezzamento alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco, ai volontari e al personale sanitario per l'efficacia e la rapidità dei soccorsi ai passeggeri ed ai feriti, ma anche al forte spirito civico dei cittadini di Roma, che hanno collaborato attivamente ai soccorsi, consentendo un pronto e positivo intervento.
Resta, tuttavia, signor ministro, la gravità di un incidente che non pensavamo fosse possibile, anche perché i due treni coinvolti sono stati realizzati nel 2005. Auspichiamo che le indagini, prontamente annunciate, possano servire ad individuare con precisione le cause di questo triste avvenimento, anche perché è necessario porre in essere tutti gli atti utili affinché simili episodi non abbiano più a ripetersi. Il tema della sicurezza del trasporto pubblico è essenziale per tutti noi. Lo è anche per il Governo che, non a caso, compiendo una precisa scelta, ha introdotto nel disegno di legge finanziaria per il 2007 apposite poste di bilancio in tema di sicurezza. Stando alle agenzie di stampa ed alle dichiarazioni rilasciate sino ad ora dai tecnici, si stanno già avanzando varie ipotesi sulle cause dell'incidente: un incidente di cantiere, un cattivo funzionamento del sistema frenante, un superamento del segnale disposto sul rosso ed altri aspetti ai quali lei si richiamava.
Né vogliamo noi partecipare, signor ministro, a polemiche pretestuose, quando ci troviamo di fronte a vittime ed a 170 feriti gravi e, in qualche caso, gravissimi. Sarebbe facile, per parte nostra, ricordare che nei cinque anni precedenti sono stati definanziati tutti gli interventi e i piani della sicurezza dei sistemi ferroviari, e tagliati tutti i capitoli di spesa dedicati al trasporto pubblico locale, ma non è questo il momento.
Proprio qualche ora fa, abbiamo discusso in Assemblea una mozione riguardante la candidatura della città di Roma ad ospitare le Olimpiadi del 2016; gli argomenti, i toni, i ragionamenti hanno avuto tutti un carattere condiviso e davvero obiettivo. Come mai, nelle stesse ore, assistiamo a dichiarazioni, per fortuna solo di alcuni esponenti della destra, che esprimono tutt'altro tono in modo avventato e strumentale? Io credo che appaiano di cattivo gusto i richiami alla festa del cinema visto che gli organizzatori hanno già annullato in mattinata, in segno di cordoglio e di solidarietà, tutte le iniziative ad eccezione delle semplici proiezioni dei film in calendario. Tale decisione è stata assunta dal presidente Goffredo Bettini e dal sindaco del comune di Roma Walter Veltroni.
Auspichiamo, a tale punto, che le commissioni di inchiesta già costituite possano indagare e chiarire le cause che hanno portato allo scontro dei due treni. Fare chiarezza con urgenza, lo chiedono il nostro gruppo ed il Parlamento intero; lo chiedono i cittadini, i pendolari di Roma, i lavoratori della metropolitana; lo chiedono, infine, le migliaia di turisti, italianiPag. 63e stranieri, che ogni giorno vengono attratti dalle bellezze e dall'ospitalità di Roma.
Signor ministro, noi siamo fiduciosi che presto ella verrà a riferire in Parlamento, in sede di Commissione trasporti, sull'esito delle indagini e sulle proposte operative per raggiungere i più alti livelli di sicurezza nel trasporto pubblico. Certo, sappiamo che il trasporto ferroviario in Italia è tra i più sicuri al mondo; tuttavia, riteniamo che occorra percorrere tutte le iniziative possibili per renderlo ancora più sicuro (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sanza. Ne ha facoltà.

ANGELO MARIA SANZA. Signor ministro, anch'io la ringrazio per la sensibilità mostrata con la sua presenza in Assemblea questo pomeriggio e per averci dato contezza del grave incidente accaduto nella metropolitana di Roma quest'oggi.
Voglio anch'io, a nome del nostro gruppo, porgere il cordoglio e la solidarietà alle famiglie della vittima e dei feriti, nella speranza che le istituzioni possano cogliere questa triste vicenda per far meglio.
Poteva essere, per il numero dei passeggeri che usavano la metropolitana a quell'ora, una tragedia di ben più gravi proporzioni; così com'è andata, possiamo anche concludere che, ad eccezione della vicenda della vittima e di quei feriti gravi dei quali ci ha riferito, la situazione si è contenuta entro limiti accettabili per una società tecnologicamente avanzata.
Dobbiamo, però, signor ministro, cogliere questa occasione - e non vuole essere, la mia, una polemica pretestuosa, come invece osservava poc'anzi il collega Meta - per richiamare l'attenzione su alcuni profili. Al riguardo, non voglio autocitarmi né intendo sottolineare in questa sede che ero stato un profeta di sventure ma, qualche giorno fa, in sede di Commissione le segnalai che cento milioni di euro per tre anni per rinnovare il materiale rotabile su ferro come su gomma - e lei, signor ministro, me ne dette atto - era un fondo di ben modesta entità. In tal senso, collega Meta, non si possono rivendicare primazie di alcun genere; stiamo ad oggi e consideriamo quanto, chi oggi ha responsabilità di Governo, pone in essere.
Non sono previsti nella legge finanziaria i mezzi economici per il rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti del trasporto pubblico locale. Vorrei richiamare alla sua attenzione, signor ministro - e a quella del Parlamento - questi dati che possono riguardare la vicenda di oggi: cento milioni di euro per tre anni per il materiale rotabile, nessuna lira per il personale viaggiante e, inoltre, arrivano voci che il personale utilizzato in questi mezzi ultra-automatizzati è chiamato a prolungare il proprio lavoro per ore, con una maggiore usura delle proprie facoltà.
È un tema così delicato per cui non possiamo «palleggiarci» responsabilità tra maggioranza e minoranza, ma credo che sia opportuno che tutte le istituzioni facciano una riflessione seria sulla qualità del pendolarismo nel nostro paese. Esso utilizza materiale rotabile scadente, in uso da molti anni, spesso sporco e senza un'adeguata manutenzione. Non vorrei dire che fortunatamente l'incidente sia avvenuto con due convogli tra i più nuovi moderni che si muovono su questa rete, ma se stiamo a quello che ha detto il presidente della Metropolitana di Roma, dottor Bianchi, vi è materiale rotabile che andrebbe urgentemente rinnovato. Dunque, non vi è solo una responsabilità del Governo nazionale - e concludo, Presidente -, ma anche quella degli enti locali. Io mi fermo qui per dirle, signor ministro, che apprezzo il fatto che lei abbia nominato una commissione d'inchiesta: vedremo dal lavoro di questa commissione quali siano state le ragioni dell'incidente. Esprimo inoltre l'apprezzamento per la sua venuta in quest'aula. Vi sarà un impegno tenace da parte dell'opposizione nell'incalzare il Governo e nel seguire il suo lavoro per trarne suggerimenti utili per rispondere a determinati problemi del paese, affinchè non abbiano più ad accadere.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alemanno. Ne ha facoltà.

GIOVANNI ALEMANNO. Signor Presidente, signor ministro, la gravità di quello che è successo oggi, le persone che sono rimaste ferite, la vittima, l'impegno veramente encomiabile da parte delle forze preposte alla protezione civile ci impongono di tenere toni molto misurati e attenti rispetto alla valutazione a caldo di questo evento. Dunque, attendiamo con grande sollecitudine ed attenzione gli esiti della commissione di inchiesta che lei ha giustamente istituito e li aspettiamo con ansia. Il problema di fondo su cui oggi noi ci arrovelliamo, e che lei ha rappresentato anche nella sua comunicazione, è che siamo di fronte ad un incidente che non doveva accadere. E un incidente che, anche se ci fosse stato l'errore umano o un comando sbagliato dalla regia delle metropolitane - come sembra emergere in queste ore -, anche se dovessimo rilevare che si è trattato di una carenza di manutenzione, di stanziamenti e finanziamenti nel corso degli anni da parte dei diversi governi rispetto al problema del trasporto pubblico urbano, anche se tutto ciò dovesse essere accertato, rimane il fatto che quell'incidente non doveva verificarsi perché i sistemi di sicurezza automatici che entrano in funzione dovevano essere tali da impedire un incidente così banale e tanto catastrofico. Questo è il dato che ci preoccupa.
Quando accade qualcosa che non sarebbe dovuto accadere, qualcosa che si presenta come un fatto inspiegabile, che avviene nel cuore di Roma e interessa la dorsale principale del trasporto pubblico della città (la linea A della metropolitana è il cuore del trasporto pubblico urbano) allora tutto diventa possibile e dobbiamo allargare il dubbio a qualsiasi altra cosa. Non si tratta di incidente marginale, non si tratta di una situazione marginale, ma di una realtà centrale. Questo è ciò che oggi si domandano, inquieti, i cittadini di Roma.
Ecco perché è necessaria una commissione d'inchiesta che vada fino in fondo, che non pratichi sconti, che faccia chiarezza e che chieda ai vertici di Met.Ro. come mai oggi comparisse, nella cronaca di un importante quotidiano di Roma, un atto di denuncia nel quale si affermava che ci sono gravi problemi di manutenzione e si ricorreva alla espressione: «SOS metropolitane a Roma». Proprio oggi, per una coincidenza veramente drammatica, accade l'incidente mortale. Credo, allora, che noi dobbiamo avere riscontri seri, che non dobbiamo fare sconti e che dobbiamo rivedere complessivamente la filosofia che presiede a queste realtà. Il dato di fondo è che i ritardi che si sono accumulati nel settore del trasporto pubblico urbano di Roma portano ad un sovraccarico della rete esistente e che tale sovraccarico si è verificato progressivamente. A fronte di questo, è stata più volte sottolineata la necessità di aumentare i livelli di controllo, di manutenzione e di attenzione rispetto alla linea della metropolitana. Evidentemente, tutto ciò non ha funzionato di fronte a realtà di questo genere.
Mi permetto di dire che tutto questo è il pregresso. Tuttavia, se c'era pericolo su quella linea di metropolitana e se un incidente che non sarebbe dovuto accadere è accaduto, allora vuol dire che qualcuno o qualcosa - mi riferisco non al macchinista, alla prima linea, o agli stracci che volano, a volte, quando c'è qualche responsabilità da attribuire, ma a qualcuno più in alto - non ha funzionato. Noi dobbiamo saperlo perché non ci possiamo permettere un'ombra di insicurezza e di indecisione sulla dorsale principale del trasporto pubblico urbano, proprio nel momento in cui, come sottolineava il collega Meta, tutti ci predisponiamo a chiedere, con forza, la candidatura di Roma quale sede delle Olimpiadi del 2016. Dobbiamo dare certezze assolute e dobbiamo avere chiarezza sul motivo per cui accade quanto è accaduto, proprio nello stesso giorno in cui compaiono le denunce giornalistiche e si assiste quasi ad uno scarico di responsabilità da parte dei vertici della società preposta al controllo della metropolitana di Roma. Il Governo deve intervenire, da esso deve provenire un segnalePag. 65molto forte e ci attendiamo che questo segnale sia assolutamente tranquillizzante rispetto alle inquietudini che, in questi momenti, si stanno addensando in tutta Roma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Smeriglio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO SMERIGLIO. Signor Presidente, signor ministro, esprimiamo cordoglio e vicinanza alla famiglia di Alessandra Lisi, uno dei tanti pendolari che ogni giorno arrivano a Roma per motivi di studio o di lavoro. Non so, signor ministro, se lei abbia avuto modo di consultare la pagina romana del quotidiano la Repubblica. Le leggo alcune righe: «SOS metropolitane A e B. Lo lancia lo stesso presidente di Met.Ro, Stefano Bianchi. I trentuno treni della linea B» - egli dice - «viaggiano dal 1989 senza mai essere stati sottoposti ad una manutenzione straordinaria. Venticinque hanno macinato tra il milione e il milione e mezzo di chilometri. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: dalla metà del 2005 si sono moltiplicati i guasti dei convogli e le corse saltate». Più avanti, sempre nel medesimo articolo, si afferma: «Rimangono da ammodernare con urgenza le stazioni Vittorio Emanuele, Repubblica, Barberini, Spagna, Flaminio e Lepanto». Signor ministro, chiediamo l'accertamento della verità, auspicando che l'inchiesta sui fatti accaduti analizzi a fondo il sistema di sicurezza delle metropolitane romane, tenendo conto del fatto che il sistema di sicurezza a bordo dei convogli ferroviari delle metropolitane - il sistema cosiddetto train stop - è predisposto per arrestare il treno in caso di superamento del segnale rosso dovuto ad errore umano, malore o assenza.
Quanto accaduto oggi pone un interrogativo inquietante sul funzionamento di questo sistema di sicurezza. Ci sono giunte segnalazioni da parte di alcuni macchinisti della metro secondo i quali, per far circolare le metropolitane a 90 secondi l'una dall'altra e per evitare intralci al traffico in caso di anomalie - ad esempio, guasti alle porte, incarrozzamento lento ed altro -, detto sistema di sicurezza spesso viene fatto disattivare.
L'agenzia Ansa riporta la notizia che il dirigente del traffico avrebbe dato disposizioni al macchinista di procedere ad una velocità moderata - in gergo tecnico: andare a vista - ed eventualmente superare il segnale rosso. Ciò presuppone la disattivazione del sistema di sicurezza, contravvenendo a tutte le normative di sicurezza e ai regolamenti ferroviari.
Chiediamo pertanto che vengano sequestrate le registrazioni telefoniche terra-treno tra il macchinista e la dirigenza centrale del traffico. L'inchiesta da lei preannunciata, signor ministro, che salutiamo positivamente, deve anche appurare le condizioni psicofisiche dei lavoratori macchinisti sottoposti a stress dai nuovi turni applicati due mesi fa, che hanno determinato un peggioramento delle condizioni di guida.
In ordine a tale aspetto, ci sono stati diversi scioperi da parte dei macchinisti - in particolare di quelli della metro A - e la totale contestazione dell'accordo sui turni. Per fare un esempio, i macchinisti effettuano ciascuno circa cento ore di straordinario al mese. L'inchiesta dovrà anche accertare le cause e le responsabilità di tanto carico di lavoro, che sicuramente penalizza la sicurezza e la prontezza di riflessi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, ritengo sia doverosa un'informativa in merito ad una vicenda così drammatica, che poteva esserlo ancora di più con riferimento ai passeggeri che erano all'interno dei convogli. I 236 feriti costituiscono sicuramente un dato molto grave, come grave è la morte di Alessandra Lisi, ai familiari della quale esprimiamo il nostro cordoglio.
In questo momento, sarebbe facile fare polemiche, ma non rientra nel nostro costume. Tuttavia, riteniamo necessario capire il motivo delle già ricordate denunce,Pag. 66oggi apparse su un quotidiano nazionale, che evidenziavano la vetustà dei convogli. Appare pertanto opportuno verificare tale vicenda non soltanto attraverso la commissione di inchiesta nominata dal ministro, ma anche attraverso gli organi della regione e del comune di Roma.
Credo sia necessario svolgere un'opera immediata di prevenzione su tutta alla linea metropolitana, su tutti i convogli in funzione, sulle condizioni di lavoro - anche a fronte delle diverse denunce dei macchinisti - e sull'ingente numero di guasti denunciati anche dal presidente Bianchi nell'intervista riportata su la Repubblica. Dal 9 al 16 ottobre si parla di oltre di 40 guasti, che hanno riguardato anche convogli nuovi della CAF.
Credo che tali questioni ci debbano far comprendere cosa sia effettivamente accaduto. Penso che da subito si debba chiedere alla società Met.Ro e al comune di Roma un intervento di verifica e di prevenzione sull'importante servizio che la metropolitana svolge in questa città.
La metropolitana, per la sua insufficienza, chiaramente è sottoposta ad un lavoro e ad un numero di passeggeri e pendolari assolutamente significativo che, certamente, rischia di mettere in grande difficoltà la sicurezza dei cittadini.
Voglio ricordare, in chiusura del mio intervento, che si è parlato dei mancati finanziamenti per la sicurezza e per il trasporto pubblico locale. Mi pare, però, che anche in questa finanziaria l'intervento di cento milioni, richiamato prima anche da alcuni colleghi, sia insufficiente.
Proprio oggi, in Commissione trasporti, il collega Tassone ha posto una questione centrale in merito all'aumento dei finanziamenti per il trasporto pubblico locale. Attualmente la risposta è stata negativa.
Speriamo che anche questo fatto possa portare il Governo a fare un investimento condiviso, bipartisan, come volete, che possa aumentare significativamente gli stanziamenti per la sicurezza e per il trasporto pubblico locale, non soltanto per i convogli, ma anche per il materiale rotabile, che credo sia abbastanza determinante anche nella vicenda che, purtroppo, è accaduta oggi in questa città ((Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici di Sinistra e dei Democratici di Centro)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Innanzitutto, a nome del gruppo della Lega Nord, vorrei esprimere la solidarietà alla famiglia della vittima e ai feriti, nonché l'apprezzamento a tutti coloro che, come ha ricordato anche il ministro e gli altri che sono intervenuti, hanno soccorso le persone in difficoltà.
Sono rimasto particolarmente colpito dalla storia personale della vittima. Si tratta di una ragazza giovane, di trent'anni, di grandi speranze, laureata con 110 e lode, che tutte le mattine prendeva questo treno per arrivare nel centro di Roma.
Il convoglio coinvolto nell'incidente era veramente il treno della gente che lavora, dei pendolari. Questo elemento ci deve indurre a qualche riflessione su quanto è successo, sulle sue cause e sui responsabili dell'evento.
Condivido l'esigenza che ha rappresentato il ministro e spero che questa commissione d'inchiesta individui in tempi brevi le cause e i responsabili - quelli veri - dell'incidente. Mi riferisco non solo ai responsabili materiali, ma anche a quelli politici, perché non possiamo dimenticare l'intervista di questa mattina a la Repubblica, che è stata più volte ricordata, del presidente della società Metro di Roma, che faceva degli esempi concreti, relativi proprio alla linea A della metropolitana e ad alcune stazioni particolarmente vetuste.
Però, consentitemi di dire che dobbiamo interrogarci sulle cause e sui responsabili, anche politici, ma dovremmo anche ragionare sulla crisi di un modello. Dobbiamo interrogarci su come vengono spesi i soldi a Roma. Questa, signor Presidente, signor ministro, è una città che ha ricevuto negli anni più di ogni altra città e per la quale la finanziaria prevedePag. 67ancora uno stanziamento di 325 milioni di euro.
Dobbiamo interrogarci veramente su come vengono spesi questi soldi. Roma - lo devo dire - è passata alla storia, nel recente passato, come la città dell'effimero, la città delle «notti bianche», delle feste, degli annessi e connessi ai sindaci scrittori.
Penso che, prima che alla guerra con Venezia per accaparrarsi la sede, lo scettro, la primazia nel festival del cinema, sarebbe stato meglio pensare alla metropolitana. Nessuno vuole strumentalizzare questa vicenda, lo dico in termini pacati. Ma, facendo il paragone con una casa, la metropolitana rappresenta le fondamenta, le altre cose sono degli orpelli: il festival del cinema è un orpello, così come è assolutamente un orpello il futuribile museo dell'immigrazione che vorrebbe realizzare il sindaco Veltroni.
Quindi, poiché vi è una contiguità politica, che non potete negare, tra l'amministrazione centrale e l'amministrazione cittadina, chiedo che il Governo e anche la maggioranza si interroghino su questo modello che ritengo sbagliato anche per la città di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in verità sapevamo già da tempo che per la Lega la cultura fosse poco più che un orpello. Ma non mi sembra la sede né il momento per discutere di questi aspetti.
Credo, invece, sia il momento della misura, dell'approfondimento, della ricerca delle cause e delle dinamiche di questo grave incidente.
Signor ministro, spero di non scandalizzare nessuno se dico che è andata bene. Certo, non è andata bene ad Alessandra Lisi o alla ragazza giapponese e agli altri feriti gravissimi; ma è andata bene a questo paese, dove ogni giorno migliaia, per non dire milioni, di mezzi si spostano. Penso alle auto, ai tram, ai bus, ai cicli, ai motocicli, agli aerei, alle navi. Dentro questo incidente ci sono le storie delle migliaia di donne e di uomini che ogni giorno si spostano per lavoro, per turismo, per motivi di studio o di svago.
Abbiamo visto cosa è successo in un incidente che è stato definito «banale», ma che tale non è, perché chiama in causa i sistemi di sicurezza di una delle principali arterie di questa città e di questo paese. Non voglio immaginare - di questo dovremmo ragionare - cosa sarebbe accaduto se in quel frangente non si fosse trattato di un mero incidente.
Allora, vorrei anche trarre conforto da questa tragica esperienza: ex malo bonum. Vorrei che la commissione che ha cominciato a lavorare - e che spero in tempi rapidi sarà in grado di definire cause e dinamiche dell'incidente - possa fornire anche una lettura dei tempi di soccorso e di intervento e della capacità di evitare il panico. Ciò per capire esattamente cosa è successo anche rispetto al modello di pronto intervento e di protezione civile.
Proprio nei mesi scorsi Roma era stata teatro di simulazioni. Questa mattina non c'è stata una simulazione, ma un drammatico incidente che è costato la vita ad una giovane ragazza. Siccome non si ricordano precedenti di questa gravità e siccome l'incidente è avvenuto tra treni moderni, con attrezzature e sistemi di sicurezza all'avanguardia, bisognerebbe capire perché entro sei secondi non è intervenuta la frenata rapida e perché gli automatismi delle macchine non si sono attivati per rimediare alle defaillances degli uomini. Di questo abbiamo bisogno.
Allora, oggi il tema deve essere quello della sicurezza. Del resto, è un tema che ci portiamo dietro da anni, non soltanto per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, ma anche per quanto concerne il traffico più in generale. Signor ministro, vorrei fare un riferimento, in particolare, anche al traffico ferroviario, rispetto al quale, sui temi della sicurezza, vi è stato un duro confronto e scontro con il movimento sindacale.
Poco dopo l'inizio della legislatura, infatti, sono arrivati proprio qui a MontecitorioPag. 68i rappresentanti di quei lavoratori che erano stati licenziati dalle Ferrovie dello Stato proprio per aver sollevato con forza la questione della sicurezza.
Allora, non me la sento di affermare che, probabilmente, i ritmi ed i carichi di lavoro possono aver provocato l'incidente, a causa della mancata prontezza di riflessi, poiché sarà l'indagine che lei ha disposto, signor ministro, a chiarire le motivazioni. Anche qualora vi fosse stata una mancanza di riflessi, tuttavia, il meccanismo automatico avrebbe dovuto intervenire: è questo ciò che non ha funzionato e che dobbiamo chiarire!
Dobbiamo affrontare, pertanto, il tema dell'efficienza dei sistemi di sicurezza: oggi sulla linea A della metropolitana, domani sulla linea B e sulla C e, infine, su tutto il nostro apparato dei trasporti. Pertanto mi permetto, in conclusione, di rivolgerle un invito, signor ministro.
Ricordo che, nel corso dell'esame della manovra finanziaria che stiamo svolgendo in questi giorni, stiamo affrontando anche il tema della destinazione dei 160 milioni di euro che possono derivare dalla rottamazione delle automobili e dei ciclomotori.

PRESIDENTE. La prego di concludere...

FABIO EVANGELISTI. Ho concluso, signor Presidente. La invito allora, signor ministro, a considerare la possibilità di destinare questi 160 milioni di euro in primo luogo alla sicurezza del trasporto pubblico locale.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Turci, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Soffritti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SOFFRITTI. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare il signor ministro per la tempestività con la quale ha fornito le informazioni relative all'incidente accaduto questa mattina. Vorrei altresì ricordare che, oggi, ricorre la cinquantaseiesima giornata nazionale in ricordo delle vittime sui luoghi di lavoro, avvenimento che viene scarsamente ricordato sia dai giornali, sia dalla televisione.
Purtroppo, si è verificata questa terribile concomitanza. Vi è stato un quantitativo di feriti enorme; diversi di essi sono molto gravi (come lei, signor ministro, ha testè ricordato) ed una giovane donna ha perso la vita mentre stava raggiungendo il posto di lavoro.
Anch'io mi domando, così come se lo sono chiesto altri colleghi, cosa possa essere avvenuto. È fuori discussione che il treno fosse nuovo. Ricordo che esso era dotato di un'impiantistica tra le più avanzate tra quelle che, al momento, il mercato è in grado di mettere a disposizione. Segnalo che, nelle metropolitane, tale impiantistica è addirittura raddoppiata, poiché deve fronteggiare i problemi di un possibile aumento della velocità, nonché di un eventuale tamponamento. Siamo in presenza di un livello tecnologico molto avanzato: quindi, la commissione di inchiesta dovrà accertare tutto ciò.
Non mi spingo fino alle considerazioni formulate dal collega del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, che ho ascoltato con attenzione e che, avendo operato nel settore delle ferrovie, sono anche riuscito a comprendere. Credo che questo tema debba essere affrontato non solo dalla commissione che lei, signor ministro, ha prontamente costituito, ma anche dall'autorità giudiziaria, poiché implica alcune questioni piuttosto gravi ed impegnative.
Vorrei ricordare, tuttavia, alcuni temi che ritengo importanti e decisivi, soprattutto uno. È fuori discussione che il personale occupato in questo tipo di attività svolga un lavoro piuttosto impegnativo e stressante. Si tratta di personale che, specialmente all'interno di una metropolitana, è sottoposto ad un sistema di turni che, a volte rende, difficile la gestione della stessa attività. In questo momento, tali lavoratori sono privi del contratto collettivo nazionale di lavoro, mentre nel disegno di legge finanziaria mancano le risorse per garantirne il superamento di tali problemi.Pag. 69
È chiaro che non esiste alcuna relazione tra questi fatti, tuttavia credo che una considerazione debba essere svolta. Nel settore ferroviario, infatti, vi sono due elementi che devono essere uniti, soprattutto quando le tecnologie sono così avanzate e le velocità sono così alte.
Il primo elemento è rappresentato dalla tecnologia, che è importantissima nel settore. L'altro è, invece, rappresentato dagli uomini, che sono fondamentali. Il livello di impegno, di soddisfazione, di adesione a questo tipo di lavoro da parte degli addetti alla manutenzione e al settore delle macchine è fondamentale per il buon funzionamento del sistema.
È chiaro, quindi, che devono coniugarsi tra loro due aspetti: servono i mezzi necessari per garantire l'estensione di questi impianti di sicurezza, nonché le risorse finanziarie per garantire il rinnovo del contratto, perché si tratta di personale nei confronti del quale non ci possiamo permettere alcun tipo di distrazione possibile. È una cosa completamente e strutturalmente diversa rispetto ad altri settori del pubblico impiego. Quindi, sottolineo questa esigenza che avevamo cercato di affrontare nel corso dei lavori della Commissione; purtroppo, in quella sede si sono manifestate delle difficoltà e degli ostacoli ovviamente per la mancanza della copertura.
Per quanto riguarda l'articolo apparso su la Repubblica questa mattina, vi ricorderete che sono cinque anni che non vi è alcuno stanziamento per l'aggiornamento delle cifre che dal Governo vengono trasferite al sistema del trasporto pubblico locale. Quest'anno è la prima volta che si è registrata una cifra non alta, ma comunque vi è una cifra che prevede questo adeguamento. Queste cifre, cui facevo riferimento prima, sono quelle che venivano citate dal collega di Rifondazione e che servono appunto per lo svolgimento di queste attività.
Non so come andrà a finire in merito alla richiesta di utilizzare alcune partite per intensificare i fondi previsti dalla legge n. 211 del 1992, e mi riferisco ai 160 miliardi cui faceva riferimento il collega precedentemente. Una cosa però è certa, e su tale aspetto vorrei richiamare l'attenzione di tutti: non possiamo continuare a parlare di un mutamento negli indirizzi del trasporto, senza mettere a disposizione, nello stesso tempo, le risorse finanziarie per gli uomini ed i mezzi che sono necessari per garantire tutto ciò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI. Signor Presidente, signor ministro, colleghi, vorrei esprimere da parte del gruppo dei Verdi il cordoglio alla famiglia della vittima ed un augurio di pronta guarigione a tutti i feriti di questo drammatico incidente.
L'intervento del ministro è stato opportuno e doveroso e, dopo un incidente drammatico come quello che è accaduto questa mattina, riteniamo necessario che le responsabilità vengano accertate rapidamente.
Condivido quanto affermato poco fa dall'onorevole Alemanno: non è possibile assolutamente che in queste città vi sia un elemento di insicurezza e che i cittadini abbiano paura di prendere un mezzo pubblico. Questa insicurezza deve essere subito recuperata attraverso interventi strutturali che, in maniera interistituzionale, a partire dal Governo, dalla regione e dallo stesso comune, vanno adottati rapidamente. Bisogna separare: da un lato - al riguardo vi è poco da discutere - il rapido accertamento delle responsabilità e la rimozione anche dei responsabili, se vi sono e, dall'altro, la necessità di avviare politiche strutturali.
Mi dispiace aver sentito in quest'aula che un gruppo parlamentare come quello della Lega non perda occasione per dire che bisogna svolgere un'inchiesta su come Roma spende i soldi. Colgo l'occasione - signor ministro, è anche un elemento di politica strutturale - per ricordare che dal fondo nazionale sui trasporti il cittadino di Roma pro capite percepisce 79 euro, mentre il cittadino di Milano 280 euro. Vi è anche una grande differenza dal punto di vista della conformazione, dell'estensionePag. 70di una città come Milano, della popolazione. Tuttavia, il mio ragionamento non è quello di chi vuole sottrare al cittadino di Milano per poi operare un bilanciamento. Anzi, come Verdi, vogliamo ingaggiare una battaglia, affinché la parte pro capite del fondo nazionale sui trasporti a Milano sia ulteriormente ampliata. È di tutta evidenza che la complessità di una città e di una capitale come Roma non può essere affrontata con esigue risorse di questo tipo. Sarebbe fin troppo facile una polemica nel ricordare quando l'allora ministro dell'ambiente, Matteoli, aveva promesso ai comuni prima 400 milioni di euro per il trasporto, poi diventati 150, poi diventati 75 ed infine mai erogati ai comuni.
Penso sia necessaria, ognuno per le proprie responsabilità - al riguardo condivido l'intervento del collega Evangelisti, e d'altronde è anche un fatto che la maggioranza oggi abbia deciso di destinare queste risorse dei 169 milioni di euro al fondo sul trasporto pubblico -, un'assunzione, di responsabilità, con un grande patto, anche con l'opposizione, affinché - non me ne voglia il gruppo della Lega - alla città di Roma sia destinato il giusto, per rilanciare la costruzione di una città moderna, in linea del resto con il grande sforzo che l'amministrazione attualmente sta facendo, e per dare quindi risposte dal punto di vista del trasporto pubblico.
Pensiamo che sia giunto il momento di affrontare la vera emergenza esistente in questo paese. Alcuni anni fa è accaduto un episodio simile a Crevalcore. Si sono verificati alcuni incidenti, che sembravano dovessero far mutare le scelte politiche di Governo in questa materia, ma ciò non è accaduto. Riteniamo che sia giunto il momento di affrontare, a partire da questa finanziaria, una delle vere emergenze di questo paese, quale il potenziamento del trasporto pubblico, sia in termini di sicurezza, sia in termini di sostituzione di materiale rotabile, oltre che di implementazione. Occorre affrontare tale emergenza anche facendo le dovute scelte: ed ovviamente si tratta di prendere da un lato per destinare tali risorse al trasporto pubblico.
Questa è la vera priorità che abbiamo di fronte, oltre ovviamente a quella di fare in modo che la commissione di inchiesta del ministro, così come l'autorità giudiziaria, facciano il loro corso. Tuttavia, noi dobbiamo lanciare al paese il messaggio chiaro che, per questo Governo, per questo Parlamento, il trasporto pubblico è una priorità e vi devono essere quindi scelte conseguenti anche in termini di politica finanziaria ed economica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Picano. Ne ha facoltà.

ANGELO PICANO. Signor Presidente, anch'io voglio ringraziare il ministro per la celerità con cui ha voluto riferire in Parlamento sulla tragedia che ha colpito oggi la città di Roma e che ha fatto una vittima, Alessandra Lisi, una pendolare di Frosinone. Ciò ci dà modo di conoscere che i servizi della capitale sono utilizzati da una clientela molto vasta, che va al di là dei confini stessi della città, e ci preoccupa la risonanza internazionale, che ha avuto il triste avvenimento, perché non possiamo dare al mondo la sensazione che la città di Roma non sia strutturata adeguatamente e non abbia servizi efficienti e rapidi, in vista della candidatura alle Olimpiadi.
Certamente, ci meraviglia una tragedia come quella di oggi, perché nel mondo la tecnologia ha raggiunto degli standard elevati di sicurezza. Ed è proprio il problema della sicurezza che si pone, perché qualche volta esso è indubbiamente la risultante di una carenza di manutenzione, che è la voce che le aziende diminuiscono quando devono restringere i bilanci. Si pone dunque il problema di come garantire la sicurezza del trasporto pubblico a tutti i livelli, perché un incidente coinvolge decine, centinaia, se non migliaia di persone.
Quindi la commissione, che il ministro si è apprestato a nominare, certamente deve concludere rapidamente i lavori, per individuare le cause che hanno portato al disastro, ma soprattutto per individuare le vie per intervenire rapidamente ed evitare altri avvenimenti simili nel futuro.Pag. 71
Tuttavia, vorrei rivolgere al Governo una raccomandazione riguardante la modalità con cui indennizzare rapidamente le vittime dell'incidente.
Infatti, troppe volte, dopo la solidarietà iniziale, le persone sono state abbandonate a loro stesse. Per questo, vorrei che s'intervenisse rapidamente (e non mi riferisco soltanto al soccorso, che è stato efficiente; di ciò, devo rendere atto al Governo, ai suoi organi, al comune di Roma e alla regione), per fare in modo che, passato lo stato d'emergenza, non ci si dimentichi di quello che è successo.
Mi auguro che rapidamente possiamo avere a disposizione gli strumenti di analisi sull'episodio per proporre iniziative, ma anche per dare alla capitale i mezzi necessari, perché siano al servizio dei cittadini non solo di Roma, ma anche di tutto il mondo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, innanzitutto vorrei rivolgere un doveroso ringraziamento al ministro Bianchi, che è venuto ad informare il Parlamento, anche se la vicenda, di per sé, non poteva non indurre il Governo a fornire questa doverosa informativa.
Reputo che circostanze come queste, più che vederci impegnati in una rituale maratona di interventi, dovrebbero indurci a fare riflessioni più attente e magari più silenziose. La tragedia che si è abbattuta su una vita e la difficoltà che ha coinvolto tantissime altre persone ci spingono a riflettere attentamente su come gli strumenti della modernità, molto spesso, diventino pericolosi e terribili nei confronti dell'uomo, che pure dovrebbe poterne usufruire pienamente.
In questa circostanza, dunque, il Movimento per l'autonomia esprime ai parenti delle vittime tutto il cordoglio per ciò che è accaduto. Vogliamo sentirci vicini a loro anche attraverso iniziative concrete che, come il collega che mi ha preceduto ha suggerito correttamente, il Governo dovrebbe intraprendere nel breve termine.
Attendiamo, naturalmente, l'esito delle indagini che sono state disposte, per compiere una riflessione più matura e più completa attorno a questa deplorevole, tragica, terribile vicenda.
Ci auguriamo che, nel futuro, episodi di questo tipo non debbano più verificarsi e che siano ammodernate le condizioni complessive della rete viaria e ferroviaria - come molto spesso e più volte da questi banchi tutti abbiamo detto - non solo dell'Urbe, che è lo specchio del nostro paese, ma anche del resto del paese e, consentitemi di dirlo in modo accorato, anche e soprattutto di quel sud dal quale provengo e che cerco di rappresentare in questa sede.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 18 ottobre 2006, alle 10:

(ore 10, con votazioni a partire dalle ore 11, e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata).
1. - Seguito della discussione della mozione Alemanno ed altri n. 1-00020 sulle iniziative per sostenere la candidatura della città di Roma come sede dei giochi olimpici nel 2016.

2. - Seguito della discussione della proposta di legge:
BOATO; LUMIA; FORGIONE ed altri; ANGELA NAPOLI; LUCCHESE ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamentePag. 72modificata dalla I Commissione permanente del Senato) (40-326-571-688-890-D).
- Relatori: Amici e D'Alia.

3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
REALACCI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (Approvata dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla XIII Commissione permanente del Senato) (17-D).
- Relatore: Lomaglio.

4. - Dimissioni del deputato Boco.

(ore 15)

5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20.

INTERVENTO DEL DEPUTATO FRANCESCO ADENTI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA MOZIONE ALEMANNO ED ALTRI N. 1-00020

FRANCESCO ADENTI. Prima di esprimere la nostra opinione sulla mozione presentata a quest'aula, finalizzata a sostenere la candidatura di Roma come sede delle Olimpiadi 2016, riteniamo utile e doveroso fare alcune riflessioni preliminari.
In primo luogo, prendiamo atto che sono passati 45 anni dall'ultima ed unica edizione delle Olimpiadi tenutesi nel nostro paese proprio a Roma, un appuntamento che a distanza di così tanto tempo ancora oggi è ricordato come una delle edizioni più appassionati, più suggestive, meglio organizzate.
C'è da chiedersi per quale motivo il nostro paese non sia più riuscito a presentare una candidatura vincente. L'unica di un certo rilievo fu ancora quella di Roma per l'edizione del 2004, che fu bocciata sia per le divisioni politiche interne di allora, sia per la candidatura predestinata di Atene che, se così si può dire, fu risarcita per la mancata designazione relativamente all'edizione del centenario nel 1996, edizione tenutasi, com'è noto, ad Atlanta. Eppure il nostro paese non è solo tra le principali potenze industriali mondiali, ma è soprattutto tra le prime nazioni al mondo nello sport per numero di praticanti, per risultati sportivi ottenuti e per il prestigio della propria organizzazione sportiva che è un modello apprezzato ed invidiato dagli altri paesi.
Qualche spiegazione c'è: in primis le già menzionate divisioni politiche interne che vengono percepite all'estero come fonte di inaffidabilità del nostro paese, la mancanza di una strategia che conduca a tessere le giuste alleanze politiche e sportive indispensabili per avere qualche chances, l'ampliamento della concorrenza di nuovi paesi e nuovi continenti che si sono affacciati nel panorama sportivo ed investono molto sulle Olimpiadi come fattore di sviluppo e di crescita economica e sociale.
Seconda premessa che va fatta: nel nostro paese, oltre a Roma, solo Milano e l'area lombarda sarebbe stata in grado di ospitare le Olimpiadi. Sulla candidatura di Milano, naufragata ancora prima di nascere, senza fare polemica, ma con estrema chiarezza, qualche cosa va detto. Da lombardo, da uomo di sport, da ex assessore allo sport ho seguito le infinite discussioni, i ripetuti tira e molla degli amministratori milanesi e regionali circa la possibile candidatura di Milano non solo per l'edizione 2016, ma anche per le precedenti. Ebbene, ciò che desta maggiori perplessità non è il fatto di non essere riusciti a portare le Olimpiadi a Milano (ad esempio, Barcellona, città per molti versi simile a Milano, ci è riuscita), ma il fatto di non essere riusciti neanche a confezionare e dare concretezza ad una candidatura. È segno che le istituzioni ePag. 73le autorità che avrebbero dovuto tirare le fila di un così importante progetto si sono defilate, dimostrando poco coraggio e scarsa lungimiranza. Ma questa è l'immagine di Milano, potenza economica, città europea per antonomasia, culla dell'imprenditorialità italiana? Direi proprio di no. In questa storia, mi spiace rilevarlo, esce sconfitta la città e la propria classe dirigente. Poi è veramente stravagante ascoltare che il sindaco Moratti, da un lato, ritira la candidatura della città assicurando il sostegno alla candidatura di Roma e contemporaneamente annuncia di lavorare per presentare la candidatura di Milano per l'edizione del 2020. Che dire: se posso fare una battuta, sembra che dia per scontato o spera nella bocciatura di Roma perché altrimenti non si capisce il senso dell'annuncio fatto oggi con così tanto ed inutile anticipo.
Venendo alla candidatura di Roma, noi Popolari-Udeur prendiamo atto con soddisfazione di questa decisione e la sosterremo anche se siamo convinti che per raggiungere l'obiettivo serva un autentico miracolo.
Vi sono sicuramente alcuni aspetti che giocano a favore di Roma: la presenza di luoghi di incomparabile bellezza unici al mondo che potrebbero fare da cornice naturale agli avvenimenti sportivi, la dotazione di un buon numero di impianti sportivi e di infrastrutture già realizzati ed utilizzabili, un modello organizzativo sperimentato con efficacia e con ottimi risultati in occasione di grandi eventi religiosi, sociali, culturali e politici tenutisi negli ultimi tempi a Roma. Ve ne sono poi altri che vanno tenuti in debita considerazione: innanzitutto la concorrenza spietata di altre città, Madrid, Berlino, Tokio, Rio de Janeiro, che sono avversari difficili e possono contare su alleanze molto forti e collaudate costruite all'interno dei propri continenti e trasversalmente con altri paesi su basi religiose, economiche e politiche.
Vi è, poi, il fatto che negli ultimi 50 anni non è mai accaduto che due Olimpiadi si tenessero consecutivamente nello stesso continente (l'ultima volta accadde nel 1948 a Londra e nel 1952 a Helsinki), vi è da dire che oggi quello che conta è soprattutto l'affidabilità organizzativa, economica e politica del paese organizzatore e forse questa alternanza potrebbe non essere così ferrea, almeno lo speriamo, altrimenti Roma non avrebbe chanches perché nel 2012 le Olimpiadi si terranno nell'europea Londra.
Inoltre, c'è la necessità di tessere alleanze con altri paesi, non solo europei, senza le quali non vi sono speranze di riuscita; e qui conta l'abilità e il prestigio dei membri italiani nel CIO e il ruolo politico che il Governo italiano intende giocare nelle sedi internazionali.
Ancora, il forte e convinto impegno del Governo non solo per assicurare il necessario sostegno economico ma soprattutto per garantire la copertura politica nelle sedi che contano; accanto a ciò vi deve essere da parte delle forze politiche una grande convergenza verso tale obiettivo che non lasci dubbi sull'obiettivo comune da raggiungere.
Un altro aspetto è rappresentato dall'indispensabile costituzione di un Comitato organizzatore guidato da persone di assoluto valore a capo del quale andrebbe posta una persona di prestigio, autorevole, conosciuta, che sappia coltivare i giusti rapporti politici e che goda della fiducia di tutti. L'ex sottosegretario Gianni Letta da molti indicato come possibile presidente avrebbe l'identikit perfetto per tale ruolo.
Vi è poi la necessità di coinvolgere in questo progetto il mondo economico e sociale; in altre parole, l'intero «sistema paese» deve credere in questo progetto che può essere raggiunto solo se si realizzeranno uno spirito di squadra e uno straordinario sforzo congiunto di tutte le componenti della società italiana.
Infine, occorre la capacità di ideare un progetto innovativo che sappia conquistare coloro che devono scegliere, basato su efficienza, accoglienza, sicurezza e partecipazione. Sono questi i pilastri sui quali costruire una proposta moderna, senza eccessi, a misura d'uomo.Pag. 74
Questa è la ricetta per sommi capi che suggeriamo per presentarsi ai blocchi di partenza non solo per fare bella figura ma per giocarsi fino all'ultimo voto la designazione a sede olimpica.
Non ci nascondiamo che la sfida è ardua, come abbiamo visto in passato i consensi vanno conquistati e coltivati ad uno ad uno e fino all'ultimo non vi è certezza di poterli contare, ma di fronte alle «imprese impossibili» il nostro paese non ha mai sfigurato, riuscendo a trovare energie insperate che molte volte hanno consentito di ribaltare le previsioni della vigilia, e ottenendo risultati straordinari ed inattesi nello sport come in altri campi.
È quello che ci auguriamo accada con la candidatura della città di Roma che con convinzione e simpatia il gruppo dei Popolari-Udeur sosterrà nelle sedi competenti.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 12 ottobre 2006, a pagina 1, prima colonna, decima riga, il nome «Donati» si intende sostituito dal seguente: «Donadi».
Nel medesimo resoconto, a pagina 26, seconda colonna, alle righe quarantesima e quarantunesima, si intende espunto il nome «Renato Galeazzi» ed alla quarantesima riga, dopo il nome «Luciano Ciocchetti» si intende inserito il seguente: «Elena Emma Cordoni».