ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00726

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 549 del 12/11/2011
Firmatari
Primo firmatario: BARBATO FRANCESCO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 12/11/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 12/11/2011


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 06/12/2011
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO GOVERNO 06/12/2011
CERIANI VIERI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 06/12/2011
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI
CONTE GIANFRANCO POPOLO DELLA LIBERTA'
CERA ANGELO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
VENTUCCI COSIMO POPOLO DELLA LIBERTA'
CAUSI MARCO PARTITO DEMOCRATICO
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 06/12/2011
CERIANI VIERI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 06/12/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 06/12/2011

Atto Camera

Risoluzione in Commissione 7-00726
presentata da
FRANCESCO BARBATO
sabato 12 novembre 2011, seduta n.549

La VI Commissione,

premesso che:

la grande crisi finanziaria in corso ha richiesto l'adozione di misure straordinarie, nell'intento di ridurre la spesa pubblica e di aumentare le imposte;

gli effetti di tali interventi sono purtroppo ricaduti solo sulla parte produttiva del Paese, colpendo in particolare i redditi da lavoro dipendente e le famiglie, con il taglio indiscriminato dei servizi sociali e assistenziali;

tuttavia, le manovre estive non hanno determinato gli effetti sperati e, anzi, è stata approvata una nuova manovra che va a colpire ancora gli stessi soggetti che finora hanno sopportato il peso della crisi;

la conseguenza più grave è che a pagare saranno le nuove generazioni, che oggi non possono accedere ad un mercato del lavoro ingessato, non possono costruire una casa, una famiglia o un futuro, e domani non avranno accesso alle pensioni, pensate per un modello occupazionale che non esiste più;

inoltre, è ormai evidente per tutti che, per quanto si possa cercare di recuperare ulteriori risorse dalle pensioni e dallo stato sociale, queste voci di spesa non più in grado di garantire cifre sufficienti per la soluzione della crisi;

se è vero che un intervento radicale sul debito è ineludibile, esso non può però essere disgiunto dall'individuazione di risorse per la crescita; il tema della crescita richiede tuttavia una alternativa complessiva: occorre allora individuare nuove forme di contribuzione che consentano di far partecipare alle spese dello Stato coloro che possiedono le grandi ricchezze improduttive, i grandi patrimoni mobiliari e immobiliari, con un meccanismo che ridistribuisca le risorse di cui il Paese dispone senza tassare ulteriormente i redditi;

in Italia, infatti, come indicano le statistiche dell'Ocse, la tassazione sui redditi da lavoro e sulle imprese è la più alta d'Europa: in quest'ottica un aumento delle imposte sui patrimoni - o parte di essi - può rappresentare una soluzione per ridurre le tasse su chi lavora e fa impresa e stimolare gli investimenti e la crescita economica;

secondo i dati della Banca d'Italia il 10 per cento più ricco della popolazione possiede il 45 per cento della ricchezza immobiliare e finanziaria complessiva, mentre il 50 per cento più povero non ne possiede che il 9,8 per cento; un altro dato è ancora più clamoroso: l'1 per cento delle famiglie, quelle ricchissime, detiene una quota di patrimonio (il 13 per cento) uguale a quella posseduta dal 60 per cento delle famiglie, mentre i patrimoni dei ricchissimi sono aumentati durante la crisi;

non si capisce quindi perché non possano essere chiamati ad un sacrificio coloro che hanno un patrimonio, ad esempio, oltre il milione e mezzo di euro, escludendo dal conteggio le somme investite in titoli di Stato (che servirebbe tra l'altro anche come incentivo ad investire in Bot, Btp, Cct eccetera), prevedendo una imposta progressiva, con un introito nelle casse dello Stato di circa 16 miliardi di euro;

molto si può fare sul terreno fiscale, che è una causa decisiva dell'attuale situazione di gravissima iniquità, perché, mentre aumentava il carico fiscale sui redditi da lavoro, l'Italia, negli ultimi 15 anni, diversamente dai maggiori Paesi europei, ha ridotto le imposte sui patrimoni, e perché le rendite finanziarie sono tassate meno dei redditi da lavoro e perché l'evasione fiscale è altissima, intorno ai 125 miliardi di euro annui;

occorre quindi procedere ad una ricognizione delle risorse disponibili e non utilizzate che si possono mettere in campo per uscire dalla crisi;

le imposte sulle proprietà immobiliari sono oggi calcolate sulla base della rendita catastale, che non determina il valore reale dell'immobile, ma un valore presunto, basato sugli estimi entrati in vigore nel 1992;

tale determinazione avvantaggia coloro che vivono nei centri storici o in case di pregio, per i quali non viene calcolato il maggiore valore di mercato acquisito dagli immobili nel corso del tempo;

è quindi possibile rivedere la rendita catastale degli immobili siti nei centri storici e nelle zone residenziali di pregio e destinare il maggiore gettito - che potrebbe raggiungere gli 11 miliardi di euro, atteso che il gruppo di lavoro del Ministero dell'economia e delle finanze sulle tax expenditures ha stimato un gettito di 62 miliardi di euro dalla rivalutazione di tutti gli immobili - alle attività produttive del Paese e al sostegno all'occupazione;

è altresì necessario intervenire nuovamente sulla disciplina cosiddetta dello scudo fiscale - introdotta dall'articolo 13-bis del decreto-legge n. 78 del 2009 - che ha consentito il «rimpatrio» ovvero la «regolarizzazione» delle attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero in violazione degli obblighi valutari e tributari vigenti, con un'aliquota sostanziale del 5 per cento delle attività finanziarie regolarizzate o rimpatriate; tali soggetti potrebbero pertanto essere chiamati a corrispondere un ulteriore 5 per cento, per un introito stimato pari a 5,6 miliardi di euro;

è essenziale inoltre che il Governo - per scoraggiare le attività finanziarie speculative che negli ultimi messi hanno fortemente danneggiato il nostro Paese - sostenga la proposta di direttiva della Commissione europea relativa ad un sistema comune d'imposta sulle transazioni finanziarie con obiettivo di:

a) evitare la frammentazione del mercato interno dei servizi finanziari, visto il crescente numero di provvedimenti fiscali nazionali non coordinati;

b) assicurare il giusto contributo degli enti finanziari alla copertura dei costi della recente crisi, nonché la parità di condizioni con gli altri settori dal punto di vista fiscale, atteso anche che la maggior parte dei servizi finanziari e assicurativi è esente da IVA;

c) creare i disincentivi opportuni per le transazioni che non contribuiscono all'efficienza dei mercati finanziari, integrando le misure regolamentari mirate a evitare crisi future;

d) creare un nuovo flusso di gettito con l'obiettivo di sostituire gradualmente i contributi nazionali al bilancio dell'UE, riducendo l'onere per i bilanci nazionali;

è infine doveroso, in virtù del contenzioso in atto - per un valore stimato pari a 98 miliardi di euro - introdurre una sorta di ticket per i concessionari che partecipano a gare o procedure ad evidenza pubblica in materia di gioco e che abbiano contenziosi pendenti presso qualsiasi autorità giudiziaria, ivi compresa quella contabile, per atti o fatti inerenti alla medesima materia; l'ammontare del ticket potrebbe essere definito in una misura pari al 10 per cento del valore della lite, come peraltro già previsto per la definizione delle liti pendenti di cui all'articolo 39, comma 12, del decreto-legge n. 98 del 2011,
impegna il Governo:
a prendere le opportune iniziative, anche normative volte a:

a) istituire un'imposta progressiva sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari, dovuta dai soggetti proprietari o titolari di altro diritto reale, persone fisiche o persone giuridiche, tenendo conto del patrimonio complessivo del nucleo familiare, così articolata:

1) per le automobili, le imbarcazioni e gli aeromobili di valore commerciale superiore a 200.000 euro, si applicano le aliquote dello 0,75 per cento sui patrimoni superiori a 200.000 euro, dell'1 per cento sui patrimoni superiori a 500.000 euro, del 2 per cento sui patrimoni superiori a 1 milione di euro e del 3 per cento sui patrimoni superiori a 10 milioni di euro;

2) per i titoli mobiliari, esclusi i titoli emessi dallo Stato italiano, quelli emessi dalle società quotate e le obbligazioni bancarie e assicurative di valore complessivo superiore a 200.000 euro, si applicano le aliquote dello 0,75 per cento sui patrimoni superiori a 200.000 euro e dell'1 per cento sui patrimoni superiori a 500.000 euro;

3) per gli immobili di valore complessivo superiore a 1.500.000 euro, ad eccezione degli immobili di proprietà di persone giuridiche che sono utilizzati dalle medesime ai soli fini dell'esercizio dell'attività imprenditoriale, si applicano le aliquote dello 0,50 per cento sui patrimoni superiori a 1.500.000 euro, dello 0,75 per cento sui patrimoni superiori a 2.500.000 euro; dell'1 per cento sui patrimoni superiori a 5.000.000 di euro; del 2 per cento sui patrimoni superiori a 10 milioni di euro, del 4 per cento sui patrimoni superiori a 15 milioni di euro;

b) rivalutare le rendite catastali degli immobili siti nei centri storici e nelle zone residenziali di pregio, prendendo a riferimento i valori di mercato dei predetti immobili secondo le stime elaborate dall'osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia del territorio;

c) intervenire sulla disciplina dello scudo fiscale, prevedendo che i soggetti che vi hanno aderito siano chiamati a corrispondere un ulteriore 5 per cento su capitali «scudati»;

d) sostenere la proposta di direttiva della Commissione europea relativa ad un sistema comune d'imposta sulle transazioni finanziarie;

e) introdurre una sorta di ticket per i concessionari che partecipano a gare o procedure ad evidenza pubblica in materia di gioco e che abbiano contenziosi pendenti presso qualsiasi autorità giudiziaria, ivi compresa quella contabile, per atti o fatti inerenti alla medesima materia.

(7-00726) «Barbato, Messina».