MARCHIGNOLI, MARANTELLI e BRAGA. -
Al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:
il Canton Ticino rappresenta da decenni un importante sbocco occupazionale per i cittadini italiani residenti nei comuni della fascia di confine; infatti, degli oltre 55.000 cittadini italiani occupati con il permesso di frontaliere nei Cantoni di frontiera Ticino, Vallese e Grigioni, più di 48.000 sono impiegati nel Canton Ticino: tali lavoratori, che nella maggior parte provengono dalle province di Como, circa 18.000, e Varese, circa 26.000, hanno dunque dato un grande contributo allo sviluppo dell'economie cantonali e a quelle dei comuni italiani compresi nella «storica» fascia di demarcazione di 20 chilometri dalla linea di confine;
la presenza di un numero così importante di frontalieri impiegati in Svizzera ha indotto l'Italia e la Confederazione a negoziare numerosi accordi bilaterali per regolare, tra l'altro, l'imposizione fiscale sui redditi prodotti da tali soggetti; tra di essi assume particolare rilevanza l'Accordo del 3 ottobre 1974, relativo all'imposizione sui lavoratori frontalieri e alla compensazione finanziaria a favore dei comuni italiani di confine, successivamente recepito nella Convenzione Italo-Svizzera del 9 marzo 1976, stipulata per evitare le doppie imposizioni e regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, entrata in vigore il 27 marzo 1979;
in conformità a tale Convenzione la Svizzera provvede al trasferimento di una quota parte (attualmente il 38,8 per cento) delle imposte riscosse alla fonte sui redditi dei frontalieri allo Stato italiano, il quale le trasferisce ai comuni della zona di confine, alle comunità montane e alle province: la dimensione di tali trasferimenti è rilevante, poiché si tratta di somme superiori ai 30 milioni di euro l'anno, che costituiscono una risorsa fondamentale per i 160 comuni della provincia di Como, i 120 della provincia di Varese che (oltre ai 55 comuni della provincia di Verbania) ricevono i ristorni direttamente o indirettamente;
il 30 giugno 2011 il Consiglio di Stato ticinese, nonostante il voto contrario del rappresentante del Partito socialista Emanuele Bertoli e di Laura Sadis, ha deciso di dimezzare l'importo dei ristorni destinati ai comuni di frontiera, congelando la cifra di 23 milioni di euro; lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze elvetico Widmer-Schlumpf ha in questi giorni manifestato l'intenzione di rinegoziare con l'Italia le regole convenzionali in materia di doppia imposizione, facendo presagire una riduzione della quota di ristorno attualmente riconosciuta in base all'accordo del 1974;
tale riduzione dei ristorni, se confermata, provocherebbe conseguenze nefaste per le risorse dei comuni di frontiera, già alle prese con i consistenti tagli operati dal Governo e fortemente in difficoltà nel garantire servizi e investimenti adeguati a cittadini ed imprese;
il negoziato sulla nuova convenzione, iniziato nel 2001 e successivamente interrotto, è ulteriormente ripreso nel 2009, per poi essere interrotto di nuovo lo stesso anno, senza che sia stato più riavviato;
tale situazione di stallo nei rapporti negoziali tra i due Paesi rischia di produrre gravi danni ai lavoratori frontalieri e alle amministrazioni locali di confine;
è dunque evidente l'esigenza che il Governo intervenga con tempestività su tale problematica, facendo in modo che essa possa essere risolta senza soggiacere a forme di pressione non rispettose degli accordi bilaterali in essere e senza far ricadere le conseguenze negative sui comuni di confine e sui lavoratori frontalieri italiani;
l'evasione fiscale ed il riciclaggio dei capitali, spesso provenienti da attività illecite e criminose, costituiscono fenomeni che Italia e Svizzera devono contrastare con rigore -:
quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, per evitare che lo stallo nei negoziati tra Italia e Svizzera per la stipula di un nuovo accordo in materia determini fenomeni di doppia imposizione fiscale sui redditi prodotti in Svizzera dai lavoratori frontalieri italiani operanti in tale Paese, con evidenti aggravi in danno dei predetti lavoratori, nonché per garantire la piena applicazione della Convenzione del 9 marzo 1976 stipulata con la Confederazione elvetica, anche in merito ai ristorni ai comuni italiani compresi nella fascia di demarcazione di 20 chilometri dal confine italo-svizzero delle trattenute fiscali operate dalla Svizzera sui redditi dei frontalieri italiani e se nelle more della definitiva soluzione il Governo non ritenga di garantire con risorse proprie i fondi ai comuni di confine. (5-05226)