ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00674

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 495 del 05/07/2011
Abbinamenti
Atto 1/00583 abbinato in data 05/07/2011
Atto 1/00675 abbinato in data 05/07/2011
Atto 1/00690 abbinato in data 11/07/2011
Firmatari
Primo firmatario: POLI NEDO LORENZO
Gruppo: UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Data firma: 04/07/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DELLA VEDOVA BENEDETTO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO 04/07/2011
LANZILLOTTA LINDA MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA 04/07/2011
LO MONTE CARMELO MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD 04/07/2011
GALLETTI GIAN LUCA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
RUGGERI SALVATORE UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
BINETTI PAOLA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
LIBE' MAURO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
FORMISANO ANNA TERESA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
DELFINO TERESIO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
DIONISI ARMANDO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
NARO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
CICCANTI AMEDEO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
VOLONTE' LUCA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
PEZZOTTA SAVINO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 04/07/2011
LO PRESTI ANTONINO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO 04/07/2011
BUONFIGLIO ANTONIO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO 04/07/2011
COMMERCIO ROBERTO MARIO SERGIO MISTO-MOVIMENTO PER LE AUTONOMIE-ALLEATI PER IL SUD 04/07/2011


Stato iter:
11/07/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 05/07/2011
Resoconto POLI NEDO LORENZO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 05/07/2011
Resoconto BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI
Resoconto MUNERATO EMANUELA LEGA NORD PADANIA
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 05/07/2011

DISCUSSIONE IL 05/07/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 05/07/2011

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 11/07/2011

RITIRATO IL 11/07/2011

CONCLUSO IL 11/07/2011

Atto Camera

Mozione 1-00674
presentata da
NEDO LORENZO POLI
testo di
martedì 5 luglio 2011, seduta n.495

La Camera,

premesso che:

da quanto emerge dal rapporto annuale Istat per il 2011, il 50 per cento delle pensioni non arriva a 500 euro e la quota sale al 79 per cento se si considera la soglia dei 1.000 euro lordi mensili. L'11,1 per cento presenta importi compresi tra 1.000 e 1.500 euro mensili e il 9,9 per cento superiori a 1.500 euro;

tra le pensioni da 500 a 1.000 euro mensili continuano a prevalere le pensioni femminili con il 30,5 per cento rispetto al 24,9 per cento delle pensioni maschili, il trend si inverte nelle classi di importo più elevato, laddove le pensioni dei titolari maschi presentano pesi percentuali nettamente più significativi: il 18,9 per cento tra i 1.000 e i 1.500 euro mensili (contro il 5,6 per cento per le donne) e il 20,2 per cento con importi superiori ai 1.500 euro mensili (a fronte di appena il 2,6 per cento per le pensioni erogate alle donne);

il gruppo più numeroso di pensionati è rappresentato dai titolari di sole pensioni di vecchiaia (7,2 milioni), ai quali è destinato un reddito pensionistico lordo medio mensile pari a 1.182,82 euro. Il secondo gruppo in termini di numerosità è costituito dai titolari di almeno due pensioni di tipo previdenziale non della stessa specie (1,6 milioni) che mediamente ricevono 1.185,31 euro al mese. Seguono i beneficiari di sole pensioni assistenziali (1,5 milioni) che percepiscono mediamente 621,71 euro mensili e, nell'ordine, i percettori di prestazioni assistenziali associate a una qualche prestazione di tipo previdenziale (1,4 milioni) con importi medi mensili pari a 1.338,98 euro, i titolari di sole pensioni ai superstiti (1,3 milioni) che ricevono mediamente ogni mese 869,15 euro e i beneficiari di sole pensioni di invalidità previdenziale (circa 717mila) con importi medi mensili di 754,30 euro;

i dati prodotti dall'Inps e dall'Istat evidenziano un elevato rischio di povertà, cui sono soggette soprattutto le donne e i titolari di sole pensioni di vecchiaia con redditi pensionistici lordi mensili più bassi della media. Nel 2010 c'è stato un boom di erogazione delle pensioni, probabilmente dovuto dal fatto che dal 2011 bisognerà lavorare più a lungo per andare in pensione;

è conclamato che negli ultimi anni la condizione è peggiorata per le famiglie dove convivono più generazioni, soprattutto se sono presenti minori, per le famiglie con persone in cerca di occupazione, specialmente se la fonte di reddito familiare è una pensione, e per le famiglie con a capo un lavoratore a basso profilo professionale. Segnali di miglioramento si osservano soltanto tra le famiglie di anziani sia soli sia in coppia, soprattutto se residenti al Nord. Tra gli anziani, tuttavia, permane la vulnerabilità in termini economici delle donne; le anziane possono contare su pensioni di importo mediamente più modesto e spesso sostengono i figli conviventi con difficoltà a raggiungere l'indipendenza economica;

gli interventi finora messi a punto dal Governo, non solo non risultano efficaci per le giovani generazioni, ma sembrano gravare, nel lungo periodo, soprattutto su di loro e su quanti, oggi, possono vantare il «privilegio» di lavorare, pur vedendo sempre più allontanarsi l'accesso ad una pensione dignitosa;

le misure introdotte dalla manovra finanziaria dell'estate 2010 (decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 30 luglio 2010) hanno introdotto un adeguamento dei requisiti di accesso alla pensione agli incrementi della speranza di vita (il primo adeguamento decorrerà dal 2015 e con un aumento non superiore a 3 mesi) determinando l'allontanamento dell'accesso alla pensione. Con le nuove regole la decorrenza si colloca: 12 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti se la pensione è liquidata a carico di una gestione dei lavoratori dipendenti (pubblici o privati); 18 mesi dopo il perfezionamento dei requisiti se la pensione è liquidata a carico di una delle gestioni dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti o coltivatori diretti, gestione separata o liquidata in regime di totalizzazione). Nel mese di gennaio 2011 ha debuttato il nuovo regime delle decorrenze («finestra mobile») e la conferma dell'età pensionabile per le donne del pubblico impiego (61 anni d'età). Mentre, a partire dal 2012, si avrà l'innalzamento dell'età pensionabile a 65 anni di età per le donne del pubblico impiego iscritte a forme esclusive dell'assicurazione generale obbligatoria. A decorrere dal gennaio 2011, in base alle disposizioni della legge n. 247 del 2007, opera altresì l'aumento dei requisiti per l'accesso alla pensione di anzianità nel sistema retributivo o misto ed alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo (quote);

il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla la legge n. 122 del 2010 ha portato con sé modifiche all'istituto della ricongiunzione, gratuita in alcuni casi, nelle disposizioni normative precedenti (per gli statali, per tutti i lavori dipendenti e per i dirigenti che volessero ricongiungere i contributi presso l'Inps), sempre onerosa a partire dal 1o luglio 2010;

proprio perché gli interessati sono i giovani, maggiormente sottoposti alla discontinuità lavorativa e previdenziale, si dovrebbero commisurare le riforme sulla previdenza con misure in grado di mitigarne almeno gli effetti negativi su di loro. In quest'ottica, il grande assente è dunque il capitolo della previdenza integrativa (i fondi pensione). Nessun intervento è stato messo in cantiere su questo fronte; probabilmente si è persa un'occasione per stimolare il risparmio previdenziale privato soprattutto con la previsione di incentivi. Oggi più di ieri, e a maggior ragione dopo gli ultimi interventi di riforma, la strada di una previdenza integrativa (a quella pubblica) non è più solo necessaria, ma è ormai indispensabile per «adeguare» il futuro assegno pensionistico delle giovani generazioni;

inoltre, non bisogna trascurare che la vita lavorativa variegata, che porta la maggior parte dei lavoratori a passare dal lavoro dipendente al lavoro a progetto e viceversa, potrebbe portare ad accumulare contributi versati in diverse gestioni previdenziali, con difficoltà nel raggiungimento dei requisiti che permettano di andare in pensione ed avere perlomeno parte di quello che si è versato;

per venire incontro a queste esigenze, sono in discussione in sede referente in Commissione XI (Lavoro) alla Camera dei deputati delle iniziative che hanno l'obiettivo di ottenere un'unica pensione, attraverso il cumulo di tutti i contributi versati, avvalendosi dell'istituto della totalizzazione, di cui possono usufruire, senza oneri, tutti i lavoratori che abbiano versato contributi presso più gestioni;

ad essere sotto pressione non è solo il sistema pensionistico italiano, ma quello europeo in generale, anche a causa dell'invecchiamento demografico. Dal 2012 la popolazione attiva in Europa comincerà a diminuire, per questa ragione molti Stati membri hanno già modificato i loro sistemi pensionistici in varia misura, ma la crisi economica e finanziaria ha reso la situazione ancora più difficile e urgente;

secondo la Commissione europea, affinché l'Unione europea possa sostenere e integrare efficacemente gli sforzi dei Paesi membri, il quadro europeo di coordinamento e regolamentazione, oggi incompleto e frammentato, dovrà essere riesaminato nel suo complesso. Politica sociale, politica economica e regolamentazione finanziaria sono infatti interdipendenti e proprio su questi ambiti il libro verde ha focalizzato l'attenzione indicando alcune proposte per la realizzazione dell'obiettivo prestabilito;

dal Libro verde della Commissione europea «Verso sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri in Europa», emerge la convinzione che, per conciliare l'adeguatezza delle prestazioni con la sostenibilità della spesa, risulti indispensabile intervenire sull'età effettiva di pensionamento e sul periodo contributivo necessario per acquisire il diritto al trattamento pensionistico. È parere condiviso che il ritorno a tassi di crescita soddisfacenti costituisce la premessa indispensabile per salvaguardare l'obiettivo primario di assicurare a coloro che si ritirano dal lavoro mezzi adeguati ai bisogni;

secondo il Libro verde, l'aumento della disoccupazione, il rallentamento della crescita, l'espansione del debito pubblico e la volatilità dei mercati finanziari hanno reso più difficile far fronte alle promesse pensionistiche. La crisi, insomma, ha reso più urgente la necessità di garantire pensioni adeguate, di adottare riforme che migliorino la sostenibilità delle finanze pubbliche e di aumentare l'età effettiva di pensionamento. L'adeguatezza delle future pensioni dipenderà pertanto sia dai rendimenti sui mercati finanziari, sia dalla possibilità offerta dai mercati del lavoro di carriere contributive più lunghe e con minori interruzioni;

purtroppo, per molti lavoratori i sistemi pensionistici riformati aumentano il rischio di inadeguatezza delle pensioni, poiché i tassi netti di sostituzione diminuiranno in molti Stati membri. La Commissione europea ha proposto delle iniziative che in parte l'Italia ha recepito, quale quella di posticipare l'uscita dal mercato del lavoro e l'introduzione di meccanismi di adeguamento automatico in grado di legare l'età della pensione all'aumento della speranza media di vita;

è ormai improcrastinabile la necessità di intervenire con programmi strutturati di riforma che siano in grado di assicurare pensioni dignitose per le giovani generazioni, attraverso riforme dei sistemi pensionistici integrate da misure sostanziali che consentano ai lavoratori di mantenere la loro occupabilità durante tutta la vita attiva, offrendo loro possibilità adeguate di riqualificazione (nuove tecnologie e nuovi servizi che permettono forme flessibili di lavoro grazie al telelavoro e al perfezionamento delle competenze),
impegna il Governo:
ad attuare ogni utile intervento finalizzato a garantire la ripresa di una forte iniziativa pubblica sulla previdenza complementare, diretta a rilanciare e sostenere i fondi pensione e ad informare tutti i lavoratori sulle opportunità offerte dal secondo pilastro;

a prevedere iniziative normative strutturate e armonizzate tra i diversi sistemi pensionistici, atte ad assicurare un reddito di pensione adeguato, anche attraverso la solidarietà tra generazioni e all'interno di una stessa generazione, dando sufficiente spazio ai diritti complementari, ad esempio dando la possibilità ai cittadini di lavorare più a lungo favorendo contemporaneamente l'accesso a regimi di pensione complementare;

ad avviare tempestivamente un processo di riforma dell'istituto della totalizzazione ampliando il ventaglio delle possibilità offerte al lavoratore di cumulare, senza oneri, i periodi contributivi di cui è in possesso, così come proposto anche a livello parlamentare con le iniziative in discussione in sede referente alla Commissione lavoro della Camera dei deputati finalizzate all'abbattimento del limite dei tre anni previsto dalla normativa attualmente in vigore;

a garantire, in linea con la strategia «Europa 2020» e con l'obiettivo europeo di generare redditi di pensione adeguati e sostenibili per mezzo di riforme dei sistemi pensionistici, un miglior sostegno agli Stati membri che affrontano il difficile compito di garantire ai propri cittadini pensioni adeguate, sia oggi che in futuro.

(1-00674)
«Poli, Della Vedova, Lanzillotta, Lo Monte, Galletti, Ruggeri, Binetti, Libè, Anna Teresa Formisano, Delfino, Dionisi, Compagnon, Naro, Ciccanti, Volontè, Occhiuto, Pezzotta, Lo Presti, Buonfiglio, Commercio».