ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00411

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 15
Seduta di annuncio: 17 del 03/07/2006
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: ALLEANZA NAZIONALE
Data firma: 03/07/2006


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 03/07/2006
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 13/07/2006
Stato iter:
17/01/2007
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 17/01/2007
VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 13/07/2006

SOLLECITO IL 28/11/2006

RISPOSTA PUBBLICATA IL 17/01/2007

CONCLUSO IL 17/01/2007


Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00411

presentata da
RICCARDO PEDRIZZI
lunedì 3 luglio 2006 nella seduta n.017

PEDRIZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:

al fine di dare seguito alle convergenti indicazioni emerse dalla riunione congiunta delle Commissioni Esteri e Difesa di Senato e Camera nella XIV legislatura, il Consiglio dei Ministri n. 46 del 23 febbraio 2006 ha deciso di adottare tutte le iniziative opportune a dare respiro strategico e forte valenza operativa alla partnership Italia-Libia;

è stata assegnata priorità a chiudere definitivamente il capitolo storico del passato coloniale, anche con misure significative, oltre a quelle già eseguite ed in corso di esecuzione, da concordare con la parte libica, che diano segno di amicizia tra i due popoli, in particolare quella della concessione senza discriminazione dei visti ai profughi italiani;

si continua a ricercare con la parte libica una soluzione accettabile del contenzioso economico sui crediti che vantano le aziende italiane espulse dal territorio libico;

i componenti dell'AIRL (Associazione Italiana Rimpatriati dalla Libia) erano proprietari in Libia di beni mobili ed immobili ed hanno ivi esercitato le proprie attività, contribuendo allo sviluppo delle relazioni industriali e commerciali del paese stesso;

nell'anno 1970, a seguito del mutamento del regime di governo, i nostri connazionali residenti in Libia ed i loro danti causa, subivano, in quanto cittadini italiani, l'espulsione dal territorio libico e la confisca di tutti i loro beni da parte del Governo della Libia, in violazione del Trattato Italo-Libico del 1956, nonché delle Risoluzioni dell'ONU relative alla proclamazione di indipendenza della Libia, che garantivano diritti ed interessi della comunità italiana;

in quella occasione, probabilmente per ragioni di opportunità politica ed economica, il Governo italiano ritenne di dover accettare il fatto compiuto, senza denunciare la violazione del Trattato del 1956 e senza avvalersi della clausola arbitrale espressamente prevista dall'articolo 17 del Trattato medesimo;

il Parlamento italiano ha approvato, dapprima, la legge del 6 dicembre 1971, n. 1066, con la quale si riconosceva un acconto sugli indennizzi spettanti ai cittadini italiani per i beni perduti, e successivamente la legge del 28 novembre 1980 n. 16, legge del 5 aprile 1985 n. 135 e legge del 29 gennaio 1994 n. 98 che sono ancora in via di applicazione;

la misura degli indennizzi normativamente riconosciuti non può considerarsi certamente congrua, sia per ciò che concerne la valutazione dei beni confiscati, sia per la difficoltà o, addirittura l'impossibilità di reperire la documentazione richiesta a supporto delle domande di indennizzo;

nel luglio 1998, interveniva tra Italia e Libia un accordo, che pur affrontando e risolvendo diverse «questioni aperte» tra i due Paesi, non faceva alcun cenno alla questione del risarcimento per i beni confiscati dalla Libia ai cittadini italiani;

il Governo italiano è stato più volte interpellato e sollecitato ad operarsi in ambito internazionale per conseguire una risoluzione della questione, ma nessuna reale ed efficace azione è stata intrapresa in tal senso, nei trentasei anni che sono trascorsi dalla rivoluzione libica;

alcuni componenti dell'AIRL, hanno avviato un azione legale innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) per censurare la presenza di una prassi amministrativa di tolleranza da parte dell'Italia di un comportamento lesivo dei diritti riconosciuti dalla stessa CEDU -:

se non ritengano di fornire chiarimenti in merito a quanto esposto, in particolare per quel che concerne la concessione dei visti di ingresso in Libia ai profughi italiani;

quali concrete ed urgenti iniziative intendano assumere per fronteggiare e chiudere questo capitolo storico risalente al secolo scorso;

quali provvedimenti intendano prendere per l'integrale soddisfazione dei danni patiti dai nostri connazionali espulsi dalla Libia a seguito delle confische operate dal Governo Libico a partire dal 1970 ed allo stato rimasti ancora sostanzialmente privi di adeguati indennizzi.
(4-00411)


Atto Camera

Risposta scritta pubblicata mercoledì 17 gennaio 2007

nell'allegato B della seduta n. 093
All'Interrogazione 4-00411 presentata da
PEDRIZZI

Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante nel presente atto parlamentare, si sottolinea che la questione dei visti agli esuli italiani di Libia rappresenta già da tempo una priorità per il Governo italiano, nell'ambito del rilancio dei rapporti bilaterali con la Libia.
Infatti, fin dal 1998, nel Comunicato congiunto italo-libico, la parte libica aveva assunto un formale impegno a consentire l'ingresso in Libia dei cittadini italiani nati
in loco, impegno poi confermato anche in successivi incontri al più alto livello (da ultimo in quello dell'allora Presidente del Consiglio Berlusconi con il Colonnello Gheddafi il 7 ottobre 2004).
Nonostante questo, però, Tripoli ha reso nota, nell'aprile 2005, una disposizione per la quale possono ottenere un visto d'ingresso in Libia solo quei cittadini italiani nati nel Paese, che abbiano compiuto sessantacinque anni di età.
Il Governo italiano ha immediatamente richiesto alle Autorità libiche, in svariate occasioni, di annullare tale disposizione - ritenuta un'ulteriore discriminazione - e di sostituirla con una di carattere generale, che consenta senza limitazioni a tutti i profughi di Libia di poter ottenere un visto di ingresso.
Da ultimo, nel corso degli incontri avuti a Rama con il Vice Ministro libico per i Paesi dell'Europa, Al Obeidi, il 4 luglio e il 3 agosto 2006, il Ministro degli Affari Esteri ha ribadito la nostra viva aspettativa che la questione dei visti a favore dei cittadini italiani nati in Libia possa trovare al più presto una positiva e definitiva soluzione.
Con riferimento, infine, al quesito riguardante gli indennizzi a favore dei cittadini italiani espulsi dalla Libia nel 1970, si segnala che la normativa vigente prevede «indennizzi» che sono stati concessi nei limiti e con l'osservanza delle condizioni e modalità previste dalle leggi stesse.
Tale normativa è stata ormai integralmente applicata, non senza difficoltà, considerata la mancanza di collaborazione da parte del Governo libico, che non ha mai consentito accertamenti o più semplicemente l'accesso alla documentazione.
Da ultimo, la legge 98/94 ha addirittura previsto la massima possibile garanzia consentendo, da un lato il ricorso all'atto notorio per provare la proprietà dei beni perduti e dall'altro il ricorso al giudice ordinario avverso le determinazioni dell'Amministrazione ove ciò si rendesse necessario.
Il Governo condivide pienamente il sentimento di solidarietà e di riconoscenza per i connazionali all'estero vittime di danni ed affronti ingiusti e continuerà ad adoperarsi, nei limiti consentiti dalle risorse disponibili, affinché ad essi venga riconosciuta adeguata soddisfazione.

Il Viceministro degli affari esteri: Ugo Intini.

Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
CITTADINI ITALIANI, CONFISCA, INDENNIZZI, RELAZIONI INTERNAZIONALI, RIMPATRIO, STATI ESTERI, TRATTATI ED ACCORDI INTERNAZIONALI, VISTO DI INGRESSO
SIGLA O DENOMINAZIONE:

LIBIA