LA RUSSA, LO PRESTI, BRIGUGLIO, CATANOSO, BONO, SCALIA, LAMORTE, MENIA, FILIPPONIO TATARELLA, GERMONTANI, LEO, PROIETTI COSIMI, ANTONIO PEPE, BELLOTTI, MANCUSO, FRASSINETTI, ALBERTO GIORGETTI, LISI, RAISI, PEDRIZZI e MIGLIORI. -
Al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la procura della Repubblica di Catania e le forze dell'ordine hanno portato a termine un'importante operazione contro alcuni temuti affiliati ai clan della malavita catanese, le cui attività criminose si estendevano per tutta la costa orientale dell'isola;
gli arresti eseguiti a seguito del suddetto blitz, pur rappresentando un altro inequivocabile segnale dell'impegno profuso dalle istituzioni a fianco di tutti gli imprenditori siciliani, ancora non costituiscono una risposta sufficiente in termini di adeguate politiche di sostegno a coloro che si oppongono al racket del pizzo, denunciando gli estortori;
da ultimo, nella giornata di lunedì 5 novembre 2007, nei pressi di Carini, in provincia di Palermo, la polizia ha arrestato i latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo, padre e figlio, Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi: tutti gli arrestati sono nei primi trenta posti dell'elenco dei ricercati più pericolosi;
recenti fatti di cronaca evidenziano, infatti, come in Sicilia, soprattutto nelle grandi città (Palermo, Catania e Agrigento), la recrudescenza dell'attività criminale mafiosa nei confronti di imprenditori, associazioni, giornalisti, magistrati abbia raggiunto livelli di allarme sociali non più sopportabili;
da più parti si teme l'inizio di una nuova stagione di sangue e di terrore, come quella che ha gettato nello sconforto la popolazione siciliana negli anni '80 e '90, anni, questi, in cui la rassegnazione morale e civile sembrava aver preso il sopravvento;
l'allarme è così sentito che, per la prima volta, nella storia dell'isola, le associazioni di categoria degli industriali e dei commercianti si sono organizzate, assumendo decise posizioni contro il racket e dimostrando così di non accettare sottomissioni e ricatti;
le forze dell'ordine e la magistratura ordinaria continuano ad operare in condizioni di grave difficoltà, dal momento che alla carenza di uomini, di mezzi e di risorse finanziarie non si è ancora provveduto mediante adeguati provvedimenti normativi;
dal mondo politico e dalla società civile si leva un grido di dolore e si invoca l'invio dell'esercito nell'isola, il solo che possa contribuire a garantire un effettivo e capillare controllo del territorio, restituendo così fiducia alla popolazione siciliana;
per sua stessa ammissione, il Ministro interrogato ha dichiarato, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, che «quella dell'esercito, nelle regioni a rischio, è un'operazione di grande impatto persuasivo» -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire, nel più breve tempo possibile e prima che si consolidi ulteriormente il fenomeno della criminalità mafiosa, l'invio dell'esercito in Sicilia per supportare le forze dell'ordine nel loro incessante impegno di controllo dell'intero territorio e di repressione del crimine. (3-01400)