LEONE, ROSSO e ZANETTA. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:
in una fascia territoriale di neppure 25 chilometri tra i comuni di Saluggia e Trino, in provincia di Vercelli, si trovano tre siti oggetto di deposito di materiale radioattivo: gli impianti
Eurex ed
Avogadro di Saluggia e la centrale elettronucleare
Enrico Fermi di Trino;
i depositi suddetti sono stati oggetto di due successive alluvioni nel 1994 e nel 2000 da parte della Dora Baltea e del Po; in occasione dell'ultima alluvione furono riscontati, da parte dell'Arpa regionale, rilasci di radioattività a valle degli impianti di Saluggia;
analoghi rilasci di radioattività sono stati registrati dall'Arpa e comunicati con relazione del 28 marzo 2007, a seguito delle infiltrazioni nel terreno causate dalle perdite dell'impianto
Eurex di Saluggia; è stato, perciò, previsto il trasferimento del combustibile irraggiato presente nell'impianto
Eurex presso il limitrofo deposito
Avogadro, sempre di Saluggia;
il deposito
Avogadro, peraltro, denuncia già oggi perdite d'acqua dalla piscina, che successivamente vengono reintrodotte all'interno della stessa;
l'Arpa Piemonte ha registrato una contaminazione da isotopo radioattivo «stronzio 90» nella zona umida «Bula», molto vicina sia all'impianto
Eurex, sia al deposito
Avogadro, fatto che accresce le preoccupazioni;
la stessa Arpa Piemonte denuncia, inoltre, l'impossibilità, per mancanza di fondi pubblici, di scavare nuovi pozzi e monitorare là dove serve, al fine di tenere sotto controllo non solo i recenti casi di contaminazione da «stronzio 90», ma anche tutto il processo di smantellamento dei siti previsto nei prossimi anni;
inoltre, pare che anche il deposito di Trino, presso la vecchia centrale elettronucleare
Enrico Fermi, non sia ispezionabile sul suo fondo;
ai tempi del Governo Berlusconi era stato avviato un programma di espatrio delle scorie radioattive di Saluggia e di Trino, che, ad oggi, non ha ancora trovato concreta attuazione e si prospetta il loro invio per il riprocessamento in Francia;
in ripetute audizioni presa la Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati, il generale Carlo Jean, all'epoca presidente della
Sogin, arrivò esplicitamente a denunciare la mancanza di apposite misure di sicurezza volte a tutelare i siti italiani di deposito delle scorie radioattive contro il rischio di incidenti aerei o attentati terroristici, sull'esempio di quanto viene invece realizzato in Francia;
in data 24 dicembre 2003, il Parlamento italiano convertì in legge (legge n. 368 del 2003) il cosiddetto «decreto Scanzano» (decreto-legge n. 314 del 2003), recante un emendamento approvato all'unanimità dalla Camera dei deputati, che, in attesa dell'individuazione del sito nazionale per lo stoccaggio dei depositi radioattivi, ripartiva tra i vari siti provvisori, ad oggi esistenti sul territorio nazionale, delle compensazioni ambientali previste, a regime, per l'unico sito nazionale;
benché l'Agenzia nazionale per l'ambiente abbia già provveduto da anni ad ipotizzare il riparto tra i singoli siti, il Governo, attraverso il Cipe, ha finora sempre colpevolmente omesso di assegnare i relativi importi, assommando così alla permanenza del rischio radioattivo il rifiuto omissivo della compensazione ambientale -:
quali siano le iniziative intraprese per la sicurezza nei depositi di Trino e di Saluggia e per l'espatrio delle scorie radioattive ed in quali tempi si intenda effettuarlo, nonché quando il Governo intenda provvedere al definitivo riconoscimento, previsto per legge, delle compensazioni ambientali, già da anni stanziate ed incamerate, a favore dei siti ospitanti scorie radioattive. (3-00983)