ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN ASSEMBLEA 3/00343

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 15
Seduta di annuncio: 53 del 17/10/2006
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: COMUNISTI ITALIANI
Data firma: 17/10/2006
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
COMUNISTI ITALIANI 17/10/2006


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 17/10/2006
Stato iter:
18/10/2006
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 18/10/2006
Resoconto COMUNISTI ITALIANI
 
RISPOSTA GOVERNO 18/10/2006
Resoconto MINISTRO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 18/10/2006
Resoconto COMUNISTI ITALIANI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 18/10/2006

SVOLTO IL 18/10/2006

CONCLUSO IL 18/10/2006


Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-00343

presentata da
OLIVIERO DILIBERTO
martedì 17 ottobre 2006 nella seduta n.053

DILIBERTO e CRAPOLICCHIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:

il 28 giugno 2006 gli interroganti presentavano al Ministro interrogato un'interrogazione a risposta immediata in Commissione (la n. 5/00034) contro il progetto di Maurizio Costanzo di realizzare, per il palinsesto autunnale di Mediaset, un reality show sui detenuti dalla casa circondariale «Mammagialla» di Viterbo, essendo lo stesso stato autorizzato nel mese di maggio 2006 dal dipartimento degli affari penitenziari;

il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ritenendo di dover dar seguito alla «iniziativa» proposta - avvalendosi della collaborazione del vicecommissario della polizia penitenziaria Marco Santoro o dell'ispettore Vincenzo Lo Cascio, in considerazione della «loro notevole e qualificata esperienza maturata nel settore del trattamento dei detenuti e della realtà penitenziaria nel suo complesso», peraltro già nominati referenti dei progetti «Recupero patrimonio ambientale», «Argo», «Un libro una voce» e «360 gradi» - ha disposto con ordine di servizio che i medesimi curino, in collaborazione con il direttore del carcere di Viterbo, la realizzazione del progetto televisivo, seguendo tutti gli adempimenti connessi alla realizzazione dell'evento;

con l'atto di sindacato ispettivo gli interroganti chiedevano se a parere del Ministro interrogato l'iniziativa fosse «compatibile con il dettato costituzionale relativo all'esecuzione della pena» e paventavano un rischio, elevato e grave, di violare, attraverso le riprese televisive, la riservatezza dei detenuti, spettacolarizzandone con la formula del reality show la loro vita quotidiana e i loro sentimenti, incentivando le inadeguate curiosità del telespettatore, e di banalizzare il lavoro dei detenuti e l'azione di recupero fatta dagli assistenti sociali che lavorano nelle carceri;

con risposta interlocutoria si rispondeva che il ministero della giustizia e l'amministrazione penitenziaria «restavano in attesa della definizione del progetto televisivo e delle valutazioni dell'Autorità garante della privacy per verificare l'esistenza delle condizioni che - esse sole - garantissero della positività dell'iniziativa, per consentire, per quanto di propria competenza, alla realizzazione del programma». Inoltre, intervenendo in sede di replica, l'interrogante auspicò «che gli istituti penitenziari non si trasformino in studi televisivi soggetti alle logiche dello spettacolo e dell'audience» e condannò «anticipatamente l'offesa che deriverebbe alla dignità umana dalla mercificazione della vita dei reclusi»;

inoltre, sempre a seguito della denuncia dei parlamentari, risulta agli interroganti che il giudice di sorveglianza della struttura detentiva di Viterbo, dentro la quale avrebbe dovuto svolgersi il nuovo programma televisivo, ha negato l'autorizzazione, costringendo gli organizzatori a posticipare al 17 ottobre 2006 la programmazione, che sarebbe dovuto partire dal 3 ottobre 2006 come striscia in seconda serata della durata di mezz'ora seguita da un talk show sugli incontri con i familiari, per raccontare la vita dei detenuti e delle guardie carcerarie;

a seguito della mancata autorizzazione da parte del giudice di sorveglianza del carcere di Viterbo, gli organizzatori del programma hanno presentato nuova domanda di autorizzazione alla realizzazione delle riprese televisive al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed al direttore della casa circondariale di Velletri, che hanno nuovamente accolto positivamente l'iniziativa;

inoltre, con modifica dell'ordine di servizio precedente, lo stesso dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha disposto che la missione del vice commissario Marco Santoro e del vice ispettore Vincenzo Lo Cascio si svolgerà presso la casa circondariale di Velletri;

quello che appare essere l'ultima frontiera del genere di format televisivo, discutibile almeno dal punto di vista della privacy, nel mettere in piazza un argomento così umanamente delicato ha destato viva preoccupazione. Nelle settimane successive alla conferenza stampa di presentazione del programma, infatti, non sono mancate le voci critiche e perplesse nei confronti dell'iniziativa: non hanno nascosto, ad avviso degli interroganti, la loro sostanziale contrarietà parlamentari, Garante per la protezione dei dati personali, movimenti politici, religiosi e persino la conferenza dei vescovi, tutti concordi nello stigmatizzare il carattere diseducativo dei reality;

il 27 luglio 2006 il Garante per la protezione dei dati personali, interpellato per un parere dal Ministro interrogato, facendo propria la relazione del collegio del Garante, afferma come assoluta debba essere la tutela della dignità del detenuto nel rendere noti drammi e momenti del tutto privati della vita carceraria e nel ribadire che: «Il consenso degli interessati è importante, ma non è di per sé sufficiente. Esso rappresenta soltanto uno dei presupposti da tenere presente, per il quale ci si dovrà, peraltro, assicurare che si tratti di una manifestazione di volontà realmente libera e basata su un'adeguata informazione preventiva, volta a spiegare bene anche gli effetti di una prolungata esposizione al pubblico. Occorre, quindi, che il ministero valuti l'iniziativa nel suo insieme, senza limitarsi alla pur necessaria disponibilità dei singoli detenuti e degli altri soggetti coinvolti», chiede al Ministro interrogato di «valutare l'iniziativa nel suo insieme, senza limitarsi alla pur necessaria disponibilità dei singoli detenuti e degli altri soggetti coinvolti» e che «valuti alcuni aspetti problematici che vanno attentamente considerati. Innanzitutto, i luoghi delle riprese. L'installazione di telecamere fisse all'interno di locali angusti rende necessario salvaguardare spazi irrinunciabili di intimità delle persone ristrette in cella, legati, ad esempio, a particolari stati di disagio o di malattia, oppure al decoro ed all'igiene della persona». La risposta del garante pone, infine, al ministero della giustizia la questione di ciò che nel corso delle riprese può essere detto su altre persone: «Dovrebbero essere fornite adeguate garanzie rispetto ai diritti dei terzi oggetto di racconti e commenti durante le registrazioni, con particolare riguardo al diritto all'oblio e alle vittime dei reati»;

il Sottosegretario della giustizia, Luigi Manconi, a proposito della riunione al ministero della giustizia durante la quale sono stati definiti i contenuti del reality di Mediaset «Altrove», ha dichiarato: «Abbiamo chiesto agli autori del programma puntuali garanzie e precise condizioni, in assenza delle quali il ministero della giustizia e l'amministrazione non potranno collaborare in alcun modo alla realizzazione del programma.»;

né, a giudizio degli interroganti, valgono le rassicurazioni dell'autore del programma, Maurizio Costanzo, che, intervistato sull'argomento, ha dichiarato testualmente: «Vorrei precisare che la lettura della parola reality non è nell'accezione corrente, come se si parlasse del Grande fratello. Reality si intende realtà, e cioè documento, documentario che racconta la vita delle persone detenute e quella della polizia penitenziaria. Noi facciamo una trasmissione per capire e per conoscere. Miro a far conoscere sia la vita dei detenuti sia quella delle guardie carcerarie, che sono dei detenuti senza condanna»;

sempre a parere degli interroganti, è pressocché impossibile introdurre delle telecamere per 16 ore al giorno all'interno delle celle, riprendendone la dura esistenza all'interno di esse, senza ledere la dignità delle persone che vi scontano la pena;
spettacolarizzare il dramma del carcerato, mostrarne le condizioni di vita, raccontarne la storia in un format come il reality, é cosa ben lontana del sano giornalismo di inchiesta che informa sulla realtà carceraria -:

alla luce degli sviluppi nel frattempo intervenuti gli interroganti mantengono tutte le riserve negative e le contrarietà rispetto ad una iniziativa televisiva fortemente invasiva e lesiva della dignità dei reclusi e ripropongono al Ministro interrogato la richiesta di quali iniziative intenda intraprendere per tutelare gli obiettivi del trattamento penitenziario connessi alla rieducazione ed al reinserimento dei detenuti, nel rispetto del dettato costituzionale. (3-00343)

Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
CARCERI, DETENUTI, TRASMISSIONI RADIOTELEVISIVE
SIGLA O DENOMINAZIONE:

CARCERE DI VITERBO, MEDIASET