ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00813

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 15
Seduta di annuncio: 235 del 05/11/2007
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: VERDI
Data firma: 30/10/2007
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VERDI 30/10/2007
VERDI 30/10/2007
VERDI 30/10/2007
VERDI 30/10/2007
VERDI 30/10/2007
VERDI 30/10/2007
VERDI 30/10/2007
VERDI 30/10/2007
VERDI 30/10/2007
VERDI 30/10/2007
VERDI 30/10/2007


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 30/10/2007
Stato iter:
08/11/2007
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/11/2007
Resoconto VERDI
 
RISPOSTA GOVERNO 08/11/2007
Resoconto SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
 
REPLICA 08/11/2007
Resoconto VERDI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 08/11/2007

SVOLTO IL 08/11/2007

CONCLUSO IL 08/11/2007


Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00813
presentata da
MARCO BOATO
lunedì 5 novembre 2007 nella seduta n.235

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:

il 15 giugno 2007 a Tuzla, una delle maggiori città della Bosnia-Erzegovina è circolata la notizia, poi confermata dalla stampa locale, che un Tribunale serbo aveva emesso un mandato di cattura e d'estradizione internazionale, via Interpol, per tre cittadini di Tuzla;

alcuni giorni prima era stato arrestato a Belgrado, durante uno scalo all'aeroporto, Ilija Jurišic, ex presidente del Consiglio comunale della città, che a tutt'oggi non risulta essere stato ancora rilasciato;

insieme a Enver Delibegovic e Budimir Nikolic il mandato di cattura ha riguardato anche l'ex sindaco di Tuzla, Sélim Bešlagic, oggi parlamentare della Federazione della Bosnia-Erzegovina, accusato di «crimini di guerra» per un fatto collegato all'inizio del conflitto, quando, il 15 maggio 1992, una colonna della JNA (l'allora esercito jugoslavo), che fino a quel momento aveva occupato la maggior parte della Bosnia-Erzegovina, era stata invitata a lasciare la città che aveva deciso di opporsi alla guerra di conquista da parte delle milizie serbe, sostenuta da Slobodan Miloševic;

nell'accusa si sostiene che la colonna disarmata era stata attaccata e che furono uccisi circa 200 soldati. Già nel 1993 la magistratura di Miloševic aveva avviato questa iniziativa. L'accusa promossa dalla polizia di guerra di Karadzic, era stata fatta propria dalla polizia di tutti i presidenti della Republika Srpska, fino a Dodik;

«Le accuse e gli arresti sono senza senso - ha dichiarato Zdravko Djuranovic a Oslobodenje del 16 giugno (articolo tradotto da: www.osservatoriobalcani.org) -: il Governo di guerra di Tuzla si occupò dei feriti della colonna e li lasciò andare a casa. Difesero i diritti umani di tutti i cittadini. Difesero la multiculturalità e l'immagine della Bosnia. Difesero le fondamenta della civiltà e adesso non sono inclini alla schematizzazione nazionale dei Balcani. Solo a Tuzla si dice che i crimini di guerra furono commessi da bosgnacchi, serbi e croati e altri. Nell'ex Jugoslavia i crimini furono commessi da gruppi mononazionali contro altri gruppi nazionali. Si vuole accusare per crimini gli abitanti di Tuzla perché non sono scivolati nell'abisso della politica nazionalista»;

«Non desidero entrare nei dettagli dell'accusa - ha dichiarato allo stesso giornale Sinan Alic, direttore della Fondazione "Verità, giustizia e riconciliazione" di Tuzla - ma desidero dire che tutto ciò è basato su note falsità. Noi sulla base di documenti, ricerche e contatti con le fonti serbe abbiamo confermato che nella battaglia per la "Brcanska malta" furono uccisi 49 soldati della JNA e quattro difensori della città. C'erano circa 70 feriti. Quello che vi sto dicendo lo ha detto anche Miloševic all'Aja. Tuttavia all'attuale governo serbo serve un'esibizione e non la verità. La Serbia pare che desideri creare in modo artificiale l'impressione di un equilibrio tra i crimini commessi, ma questo non è possibile»;

portato in Tribunale a Sarajevo dalla polizia, l'ex-sindaco di Tuzla Sélim Bešlagic - che aveva rinunciato alla sua immunità parlamentare - e gli altri suoi concittadini erano stati subito rilasciati per «inconsistenza delle accuse» ma non potranno lasciare la Federazione senza rischiare di essere arrestati perché il cosiddetto «Accordo di Roma», che garantiva la libertà di movimento dei cittadini dei diversi paesi dell'ex-Jugoslavia, è scaduto nel 2004 ed è stato inspiegabilmente rinnovato solo dalla Serbia e dalla Croazia;

Sélim Bešlagic è stato un amico dell'allora euro-parlamentare Alexander Langer che lo aveva accompagnato in Italia e al Parlamento europeo ed aveva un po' adottato la sua Tuzla «interetnica», dove si era svolto nel novembre dei 1994, nonostante l'assedio, uno dei più importanti incontri del «Verona Forum per la pace e la riconciliazione nei territori dell'ex Jugoslavia». Dopo l'attentato del 25 maggio 1995 che aveva ucciso 71 giovani della città di Tuzla, Alexander Langer, anche sotto l'impulso di Bešlagic, fu spinto a presentare alla riunione dei Capi di Stato e di Governo del 26 giugno 1995 a Cannes il drammatico appello «l'Europa nasce o muore a Sarajevo» (pubblicato in: www.alexanderlanger.org). In occasione del conferimento del Premio Alexander Langer a Irfanka Pašagic, Sélim Bešlagic era tornato in Italia nel maggio 2005 ed aveva riannodato i rapporti di gemellaggio con la città di Bologna, stabiliti durante e dopo la guerra, contribuendo a far apprezzare Tuzla come uno dei pochi luoghi di resistenza ad un feroce progetto di spartizione della Bosnia Erzegovina secondo linee etniche;

il 16 luglio 2007 Sélim Bešlagic ha diffuso dalla sua casa di Tuzla una lettera appello, fatta pervenire alla Fondazione Alexander Langer di Bolzano, qui di seguito riprodotta:

«Cari amici, vorrei sottolineare fin dal principio che non Vi scrivo questa lettera per problemi personali avuti in passato. Come persona responsabile sono a conoscenza del fatto che devo essere a disposizione delle istituzioni giuridiche della Bosnia ed Erzegovina dato che sono sospettato di aver commesso crimini di guerra. Allo stesso tempo riesco difficilmente ad accettare il fatto che, assieme ad altri cittadini, sono soggetto a un mandato internazionale per motivi politici, come anche il fatto che allo stesso tempo si stanno svolgendo indagini in ben due paesi. Ciò comporta il pericolo d'estinzione dei diritti umani. Ho la coscienza a posto e per questo motivo non ho usato l'immunità che mi spetta essendo un membro del Parlamento quando sono stato arrestato dalla polizia e trasferito alla Corte Statale della Bosnia-Erzegovina. In tempi molto difficili per noi mi sono opposto con i cittadini di Tuzla al male e all'odio che ci ha rivestito nella primavera del 1992. Abbiamo difeso la nostra città con l'unico mezzo a nostra disposizione allora, che era la polizia locale. C'erano innumerevoli rappresentanti di organizzazioni internazionali e NGO a quel tempo che possono rendere testimonianza del modo in cui le autorità di Tuzla hanno svolto i loro compiti durante la guerra. Per dimostrare tutto ciò possiamo citare diversi premi internazionali che sono stati assegnati alla città di Tuzla e a me stesso. In quel tempo di guerra Tuzla era l'unica città che non era vittima di forze paramilitari. Durante questo periodo più terribile nella storia di Tuzla siamo riusciti a preservare lo spirito multietnico della nostra città.
Un accordo come questo andrebbe ad eliminare tutte le incomprensioni che esistono tuttora e soprattutto anche la mancanza di leggi e di conseguenza con indagini parallele ma non coordinate per gli stessi casi in paesi diversi. Si aggiunge anche il fatto che il tribunale dell'Aja ha passato i dati su questo caso solo ad uno di questi paesi. Per citare un caso concreto, ci sarebbe la questione della "Brcanska malta" il cui mandato è stato trasferito dalla corte dell'Aja esclusivamente alla giurisdizione della Bosnia-Erzegovina. A causa di duplici investigazioni siamo di fronte a un caso di "caccia umana", dove persone vengono catturate per il solo motivo di essere cittadini di un certo paese e in questo caso della Bosnia-Erzegovina. Sono state arrestate anche persone non soggette a mandato di cattura.
Questa procedura potrebbe essere semplificata se l'Interpol nazionale, avendo avuto notizia del mandato internazionale, a sua volta identificasse la nazionalità delle persone ricercate e informasse poi il paese che ha chiesto il mandato.
Sono sicuro che capirete la complessità della situazione e le mie buone intenzioni. Io vi chiedo gentilmente di partecipare nella risoluzione di questo problema che in futuro potrebbe influenzare la costruzione o implementazione della fiducia internazionale e della libertà di movimento in questa regione» -:

se il Governo sia a conoscenza di questo grave fatto di limitazione della libertà personale che colpisce alcuni stimati esponenti della Bosnia-Erzegovina;

se il Governo ritenga di potere e volere intervenire - nei limiti delle sue competenze - per dichiarare non applicabile nel territorio italiano ed in quello europeo un provvedimento così arbitrario dando opportune disposizioni all'Interpol.

(2-00813)
«Boato, Bonelli, Balducci, Cassola, De Zulueta, Francescato, Fundarò, Lion, Pellegrino, Camillo Piazza, Trepiccione, Zanella».
Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
CRIMINI INTERNAZIONALI, ESTRADIZIONE, INDAGINI GIUDIZIARIE, POLIZIA INTERNAZIONALE, RELAZIONI INTERNAZIONALI, STATI ESTERI, STRANIERI
SIGLA O DENOMINAZIONE:

BOSNIA ERZEGOVINA