ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/00773

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 15
Seduta di annuncio: 217 del 04/10/2007
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: LEGA NORD PADANIA
Data firma: 04/10/2007
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
LEGA NORD PADANIA 04/10/2007
LEGA NORD PADANIA 04/10/2007


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 04/10/2007
Stato iter:
25/10/2007
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 25/10/2007
Resoconto LEGA NORD PADANIA
 
RISPOSTA GOVERNO 25/10/2007
Resoconto SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (INTERNO)
 
REPLICA 25/10/2007
Resoconto LEGA NORD PADANIA
Fasi iter:

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 18/10/2007

DISCUSSIONE IL 25/10/2007

SVOLTO IL 25/10/2007

CONCLUSO IL 25/10/2007


Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00773
presentata da
LORENZO BODEGA
giovedì 4 ottobre 2007 nella seduta n.217

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:

in Italia l'aumento esponenziale del fenomeno dell'immigrazione da paesi di cultura islamica ha messo a dura prova le politiche di integrazione facendo emergere problematiche di diversa natura estremamente complicate e difficili da dirimere. Se da un lato è difatti connaturata alla storia democratica del nostro Paese una politica di integrazione e tolleranza, dall'altro lato non è più accettabile procrastinare interventi volti a garantire il rispetto della legalità da parte delle comunità musulmane presenti nel nostro territorio;

molti immigrati, superata la fase di adattamento e di risposta alle prime necessità di sopravvivenza, si trovano a dover scegliere a quale modello culturale fare riferimento. Questa doppia identità sfocia per molti di loro nell'odio ideologico e nel tentativo anche violento di affermare la superiorità delle proprie dimensioni culturali e di fede rispetto a un mondo che in termini storici non sentono proprio;

la strada da seguire è quella della presa di coscienza che in Occidente c'è una «cultura di riferimento» che non può accettare continue deroghe. In sostanza se si viene in Europa si viene alle nostre regole e non per portarne altre;

sempre più spesso, stando alle notizie pubblicate dagli organi d'informazione, ci troviamo dinnanzi a casi emblematici dove è facilmente riscontrabile da un lato il rifiuto di parte delle comunità musulmane presenti in Italia di rispettare le normative vigenti e di adeguarsi alla regole comportamentali e culturali del nostro Paese e dall'altro lato l'atteggiamento superficiale delle istituzioni che non comprendendone i rischi adottano semplicistiche soluzioni, mettendo conseguentemente in pericolo la sicurezza dei cittadini. Due casi emblematici ed esemplari in merito a quanto detto si sono verificati in questi giorni nel comune di Oggiono (Lecco) e nel comune di Moncalieri (Torino);

in occasione del periodo del Ramadan, l'amministrazione Comunale di Oggiono, provincia di Lecco, ha autorizzato la concessione all'utilizzo, per l'esercizio del culto, della sala istituzionale consiliare, alla comunità musulmana presente nel territorio;

il regolamento comunale prevede la possibilità discrezionale da parte dell'amministrazione di concedere la sala civica per fini di aggregazione, qualora i cittadini del comune ne facciano richiesta. L'interpretazione logica della disposizione del regolamento, non può non essere inquadrata, nel senso di rendere fruibile ai cittadini la struttura istituzionale del Comune per lo svolgimento di attività connesse, direttamente o indirettamente, alla partecipazione attiva dei cittadini alla vita sociale della comunità. È ovvio per gli interpellanti quindi che appare un paradosso inaccettabile il rilascio di tale concessione per un fine strettamente privato, come può essere quello di un incontro di preghiera;

dalle indiscrezioni pubblicate sugli organi di stampa, si deduce che nei momenti di incontro della Comunità musulmana per l'esercizio del culto del Ramadan la sala consiliare, massima aula di rappresentanza popolare del comune, viene completamente modificata nel suo arredamento istituzionale, e trasformata di fatto in una moschea: tolte le sedute per lasciare il posto ai tappeti, coperti i simboli istituzionali e dell'appartenenza identitaria, tradizionale e spirituale, parte integrante e fondamento inscindibile della cultura nazionale (gonfalone, crocifisso eccetera);

in merito alla concessione della sala consiliare da parte del sindaco di Oggiono alla comunità musulmana per le celebrazioni del Ramadan si sono espressi anche i parroci di Oggiono e Imberido. I prevosti criticando la scelta dell'amministrazione comunale, attraverso dichiarazioni per mezzo stampa, hanno specificato che la loro presa di posizione non è dovuta ad una paura nei confronti dell'islam ed ad una discriminazione verso i fedeli musulmani ma, soltanto, ad un senso di profondo rispetto delle istituzioni nel loro ruolo di rappresentanza laica;

dal settembre 2004 nel comune di Moncalieri (Torino) all'interno di uno stabile adibito a centro commerciale, in un locale accatastato come magazzino, è sita una moschea abusiva;

da quanto si apprende dalle notizie pubblicate in questi giorni sugli organi di stampa, l'amministrazione comunale in risposta ad una interrogazione, presentata da alcuni consiglieri comunali di minoranza, ha ribadito che al momento l'attività svolta nella moschea di via Pininfarina (comune di Moncalieri) deve considerarsi illecita in quanto esercitata all'interno di locali realizzati per altri fini e altre destinazioni e privi conseguentemente delle necessarie autorizzazioni;

sono passati oramai tre anni dall'attivazione abusiva della moschea nel comune di Moncalieri ed ancora dagli atti ufficiali dell'Amministrazione Comunale non risulta nessuna azione volta al ripristino della legalità;

la zona in cui al momento sorge la moschea abusiva versa in uno stato di degrado sociale ed è fortemente a rischio marginalizzazione;

da quanto risulta dalle indiscrezioni riportate dai media, la comunità musulmana organizzata nel centro culturale islamico di via Pininfarina si sta attivando per realizzare la costruzione di una nuova moschea che dovrebbe sorgere su un area di 350 metri quadrati, sempre all'interno dello stesso edificio ad oggi occupato abusivamente;

la comunità islamica del comune di Moncalieri, attraverso la diffusione di materiale informativo sta cercando di sensibilizzare i fedeli al fine di raccogliere fondi per l'acquisto del locale. È ovvio che le ingenti risorse necessarie per la realizzazione di tale progetto non potranno essere accumulate secondo gli interroganti attraverso la donazione spontanea dei fedeli musulmani. È ipotizzabile infatti immaginare che dietro un così ambizioso progetto vi siano finanziatori ben più influenti. In virtù dell'antico principio del «chi paga comanda» è opportuno anche chiedersi chi finanzia la costruzione e il mantenimento delle moschee in Italia. Non è un segreto per nessuno, infatti, che gran parte delle moschee e dei centri islamici d'Europa vengono finanziati da Governi stranieri, in particolare l'Arabia Saudita, che impone anche imam di sua fiducia;

nel territorio della provincia di Torino sorgono già ben otto moschee e centri islamici. Questo dato è di fondamentale importanza per mettere in evidenza da una lato l'assenza di una reale necessità di edificare nuove moschee per garantire l'esercizio del culto ai musulmani presenti nel territorio e dall'altro il reale obiettivo di tali iniziative, ossia quello di perseguire la realizzazione del progetto politico-culturale di islamizzazione del Paese;

proprio le due principali moschee di Torino, di via del Cottolengo e via Saluzzo, recentemente sono state al centro di un inchiesta giornalistica andata in onda nella trasmissione televisiva Anno zero condotta da Michele Santoro. L'inchiesta giornalistica, grazie all'utilizzo di telecamere e microfoni nascosti, ha documentato la presenza in Italia di un radicato fondamentalismo islamico, che incita alla guerra santa, alla sottomissione delle donne e alla conseguente islamizzazione del nostro Paese;

è noto che la moschea, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventa anche centro della vita sociale e politica della comunità musulmana;

l'Islam si presenta fin dalle origini come un progetto globale che include tutti gli aspetti della vita. Include un modo di vivere, di comportarsi, di concepire il matrimonio, la famiglia, l'educazione dei figli, perfino l'alimentazione. In questo sistema di vita è compreso anche l'aspetto politico: come organizzare lo Stato, come agire con gli altri popoli, come rapportarsi in questioni di guerra e di pace, come relazionarsi agli stranieri, eccetera. Tutti questi aspetti sono stati codificati a partire dal Corano e dalla sunna e sono rimasti «congelati» nei secoli. La legge religiosa determina la legge civile e gestisce la vita privata e sociale di chiunque vive in un contesto musulmano, e se questa prospettiva è destinata a rimanere immutata come è accaduto finora, la convivenza con chi non appartiene alla comunità islamica non può che risultare difficile;

per l'Islam «l'adunata per l'esercizio del culto» è la massima espressione di fede e in quel momento il leader della comunità musulmana, l'imam, rappresenta, in sintesi, quello che per noi sono insieme il vescovo, il sindaco e il preside di una scuola;

la legge islamica, rivolgendosi l'Islam a tutta l'umanità, è una legge personale e non dipende in nessun modo dall'elemento territoriale. La stessa nazionalità non è collegata, come avviene nella tradizione occidentale, allo jus sanguinis e allo jus loci, ma allo jus religionis, cioè, alla appartenenza ad una comunità di credenti che non le è legata all'esistenza di un entità statuale;

mentre oramai è palese a giudizio degli interpellanti che anche sul nostro territorio all'interno di alcune comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi allo stesso tempo non è invece facilmente riscontrabile una collaborazione con le Forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;

è stato più volte documentato da fonti giornalistiche che molto spesso, in occasione di funzioni religiose, gli imam predicano odio nei confronti della cultura occidentale e sentenziano condanne contro tutti coloro che non si comportano secondo i dettami coranici (inutile ribadire come questi, in molti casi, siano antitetici ai principi e ai valori su cui è fondata la nostra tradizione culturale e che come tali si ritrovano anche nella Costituzione italiana);

è necessario quindi ribadire come non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva accettazione da parte di tutta la comunità islamica del principio fondamentale della separazione inequivocabile tra la sfera laica e quella religiosa e delle normative vigenti in materia di libertà individuale e di pensiero, di obbligo scolastico, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, lo status giuridico o religioso delle donne, il rispetto del diritto di famiglia e dell'istituto del matrimonio, dei minori e dei non credenti e il trattamento degli animali;

sul nostro territorio il fenomeno sociale della diffusione di centri islamici e moschee, in molti casi abusivi, sta subendo negli ultimi anni un allarmante crescita esponenziale e il caso del comune di Moncalieri rappresenta soltanto uno degli ultimi verificatosi in ordine cronologico;

l'assenza di azioni istituzionali volte a scoraggiare tale fenomeno ha conseguentemente portato alla diffusione di uno stato di illegalità nel quale le organizzazioni islamiche di matrice fondamentalista hanno potuto operare in piena libertà;

secondo gli interpellanti è necessario intervenire in tempi rapidi anche attraverso l'utilizzo della normativa d'urgenza per stabilire che le Regioni, in attuazione di quanto stabilito in materia di governo del territorio dal terzo comma dell'articolo 117 della Costituzione, possano concedere l'autorizzazione per la realizzazione di nuovi edifici destinati a funzioni di culto, per la ristrutturazione o il loro cambiamento d'uso, alle confessioni religiose che non abbiano stipulato intesa con lo Stato secondo quanto disposto dall'articolo 8 della Costituzione, solo previa presentazione da parte del richiedente di apposita domanda da presentare alla Regione interessata corredata di progetto edilizio, dal piano economico finanziario e dall'elenco degli eventuali finanziatori italiani o esteri, sottoscritta da un numero di aderenti all'associazione stessa con atto notarile e approvata mediante referendum da parte della popolazione del Comune interessato, secondo le disposizioni del relativo statuto comunale -:

quali provvedimenti il ministro intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, per garantire da un lato la sicurezza dei cittadini, il rispetto della legalità da parte delle comunità musulmane presenti in Italia, il rispetto del principio fondamentale della laicità dello Stato (che si manifesta anche, logicamente, nell'utilizzo delle sedi istituzionali esclusivamente quale luogo civile di rappresentanza di tutti i cittadini) e dall'altro lato il diritto all'esercizio del culto a tutte le confessioni religiose presenti nel nostro Paese.

(2-00773)«Bodega, Cota, Allasia».
Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
CHIESE ED EDIFICI DI CULTO, IMMIGRAZIONE, INVESTIMENTI PRIVATI, ISLAMISMO, LIBERTA' RELIGIOSA, ORDINE PUBBLICO, REATI DI TERRORISMO E DI EVERSIONE