Atto Camera
Interpellanza urgente 2-00350
presentata da
LUCA VOLONTE'
lunedì 5 febbraio 2007 nella seduta n.103
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
la magistratura milanese ha concluso con l'archiviazione l'inchiesta relativa ai cinquantatre interventi di interruzione di gravidanza con il Methotrexate eseguiti dal professor Umberto Nicolini presso l'ospedale Buzzi di Milano;
il pm Marco Ghezzi nella richiesta di archiviazione avrebbe fatto riferimento a delibere regionali, in particolare, secondo quanto pubblicato dall'agenzia Ansa: «... l'aborto farmacologico con l'MTX ricalca la prassi seguita in Emilia Romagna e Toscana (in quel caso con la RU486), dove la pratica è autorizzata dalla stessa autorità regionale»;
non esiste alcun protocollo autorizzato da un ente di controllo, in nessun paese, sull'uso abortivo del Methotrexate e l'Organizzazione Mondiale della Sanità ne sconsiglia l'uso;
il Consiglio Superiore della Sanità si è espresso con chiarezza sul problema del ricovero per l'intervento abortivo effettuato con il metodo chimico. Secondo il verbale relativo alla seduta del 18 marzo 2004: «alla luce delle conoscenze disponibili, i rischi dell'interruzione farmacologia della gravidanza si possono considerare equivalenti ai rischi dell'interruzione chirurgica solo se l'interruzione avviene in ambiente ospedaliero». Sulla base di questo parere, il direttore generale del ministero, dottor Nello Martini, stabilì nel luglio 2004 che la sperimentazione della Ru486 allora in atto all'ospedale Sant'Anna di Torino fosse conforme alla legge 194 solo se svolta «in ambito ospedaliero fino a completamento dell'aborto e delle cure del caso» -:
se sia a conoscenza e quali siano le delibere regionali cui fa riferimento il pm Grezzi;
se sia a conoscenza della documentazione scientifica ed i dati prodotti dal consulente del pm Grezzi in base ai quali si è potuto affermare che il Methotrexate è una tecnica abortiva sicura per la salute delle donne;
se non ritenga estremamente grave l'uso di strutture pubbliche per la somministrazione di metodi abortivi con farmaci non approvati dall'ente farmacologico italiano e senza avvertire il comitato etico dell'ospedale in cui opera;
se ritenga ancora valido il citato parere del Consiglio Superiore della Sanità, e se sì, perché il parere venga abitualmente disatteso dalle regioni dove si adopera la Ru486, come Emilia-Romagna e Toscana, dove le donne in larghissima maggioranza non restano fino a completamento dell'aborto, e perché non sia stato rispettato nemmeno dal professor Nicolini all'ospedale Buzzi;
quali interventi intenda adottare per impedire in futuro che RU486, Methotrexate e Misoprostol siano utilizzati a scopi abortivi senza la garanzia di un protocollo autorizzato dall'Aifa o dall'Emea, quindi valido per il nostro Paese, soprattutto in riferimento alle recenti norme sull'utilizzo off label dei farmaci.
(2-00350)
«Volontè, Capitanio Santolini, Lucchese».