ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00173

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 15
Seduta di annuncio: 164 del 05/06/2007
Abbinamenti
Atto 1/00174 abbinato in data 22/10/2007
Atto 1/00235 abbinato in data 22/10/2007
Atto 1/00236 abbinato in data 22/10/2007
Atto 1/00238 abbinato in data 22/10/2007
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: ALLEANZA NAZIONALE
Data firma: 05/06/2007
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALLEANZA NAZIONALE 05/06/2007
ALLEANZA NAZIONALE 05/06/2007
ALLEANZA NAZIONALE 05/06/2007
ALLEANZA NAZIONALE 05/06/2007
ALLEANZA NAZIONALE 05/06/2007
ALLEANZA NAZIONALE 05/06/2007
ALLEANZA NAZIONALE 05/06/2007
ALLEANZA NAZIONALE 05/06/2007
ALLEANZA NAZIONALE 05/06/2007
ALLEANZA NAZIONALE 05/06/2007


Stato iter:
30/10/2007
Partecipanti allo svolgimento/discussione
DICHIARAZIONE GOVERNO 22/10/2007
Resoconto SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
 
PARERE GOVERNO 30/10/2007
Resoconto SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 30/10/2007
Resoconto RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA
Resoconto POPOLARI-UDEUR
Resoconto FORZA ITALIA
Resoconto L'ULIVO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/10/2007

DISCUSSIONE IL 22/10/2007

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 22/10/2007

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 30/10/2007

ACCOLTO IL 30/10/2007

PARERE GOVERNO IL 30/10/2007

DISCUSSIONE IL 30/10/2007

APPROVATO IL 30/10/2007

CONCLUSO IL 30/10/2007


Atto Camera

Mozione 1-00173
presentata da
FABIO RAMPELLI
martedì 5 giugno 2007 nella seduta n.164

La Camera,

premesso che:

dal libro «Laogai: the Chinese Gulag» di Harry Wu (1991) si apprende che almeno cinque-sei milioni di cinesi sono costretti ai lavori forzati per 16 ore al giorno fino a 7 giorni su 7, senza remunerazione, in campi di concentramento detti Laogai;

tale sistema repressivo - dal termine laogai che significa «riforma attraverso il lavoro» - risale ai primi anni del governo comunista di Mao (1950) ed è tuttora operante;

il Laogai costituisce uno degli strumenti dell'organizzazione cinese di pubblica sicurezza avente lo scopo di punire e riformare, anche attraverso processi di indottrinamento, i responsabili di atti giudicati criminosi e comunque devianti;

in tali campi possono essere detenuti non solo i responsabili di atti di violenza, ma anche quelli di reati di opinione, in particolare manifestazioni di dissenso contro il Partito Comunista Cinese o contro la morale pubblica;

utilizzato come strumento di oppressione politica nei confronti di attivisti per la democrazia, dissidenti Internet, attivisti del lavoro e credenti religiosi e spirituali quali le «chiese domestiche» cristiane e gli attivisti del Falun Gong, il sistema - oltre al cinese Han - include la maggior parte degli altri gruppi etnici, quali i tibetani, gli uiguri e i mongoli;

secondo fonti dell'Unione europea, nei Laogai - oltre al lavoro forzato - vengono praticati la detenzione amministrativa (senza imputazione e senza processo), il lavoro minorile, torture di ogni genere e addirittura ci sono fondati sospetti che sia in atto, in queste strutture, un traffico di organi per trapianti;

non esistono statistiche ufficiali sul numero di tali campi né tanto meno sul numero di individui in essi detenuti, in quanto le informazioni sono mantenute segrete dalle autorità cinesi;

i Laogai sono considerati fonte inesauribile di manodopera gratuita e utilizzano continuamente il lavoro forzato e il lavoro minorile per accrescere produttività e profitti;

come evidenziato da precedenti atti di sindacato ispettivo (interrogazione 4-16630 del 16 dicembre 2004), le aziende cinesi che accettano da committenti europei lavoro a basso costo solo in parte si occupano della produzione effettiva, subappaltando il resto a questi campi di lavoro forzato e limitandosi poi ad apporre la loro etichetta;

anche grazie a questo tipo di espedienti si spiegherebbe il segreto dei bassissimi prezzi e la competitività delle merci cinesi;

gli articoli prodotti tramite il lavoro forzato nei Laogai coprono ogni settore merceologico (giocattoli, scarpe, articoli per la casa, macchinari di ogni genere, prodotti tessili ed agricoli eccetera), anche quello della più sofisticata tecnologia;

alcuni studi sostengono che il sistema del Laogai può nel complesso aver ricevuto benefici della graduale apertura della Cina, al commercio internazionale;

a giudizio del sottoscrittore del presente atto, il governo cinese ancora oggi incoraggia l'esportazione in Europa e nel mondo delle merci prodotte attraverso il sistema carcerario dei Laogai e conta sul lavoro forzato come parte integrante della sua economia;

secondo «The Times Magazine» del 5 dicembre 2005, l'Italia è il paese più danneggiato all'interno dell'Unione europea dall'invasione dei prodotti cinesi in tutti i settori: il tessile, i mobili da cucina, l'oreficeria, la rubinetteria, le calzature eccetera, sia nel mercato interno sia nell'esportazione;

in risposta ad una interrogazione, il Ministero degli affari esteri nel 2005 sosteneva che a causa della complessità dei mercati internazionali e della natura talvolta labirintica delle pratiche di subappalto dei processi produttivi è assai difficile identificare quali prodotti possono essere stati assemblati con il ricorso - in tutto o in parte - al laogai;

sempre secondo la Farnesina, senza una maggiore cooperazione sia da parte cinese (che riveli in particolare la reale estensione del sistema e la sua capacità di contribuire alla produzione di beni e servizi) che da parte dei produttori occidentali (che rivelino l'identità dei propri partner commerciali e l'ubicazione dei propri centri di produzione manifatturiera in Cina) non è possibile escludere assolutamente che un consumatore occidentale, acquistando un prodotto made in China non stia indirettamente acquistando un prodotto anche frutto del sistema laogai;

del possibile legame tra lavoro forzato ed esportazioni cinesi la comunità internazionale è da tempo e resta ben consapevole,
impegna il Governo
ad assumere, anche in collaborazione con le competenti istituzioni dell'Unione europea, urgenti iniziative sul piano normativo che prevedano l'adozione delle seguenti misure:

a) l'imposizione di un divieto sulle importazioni di tutte le merci cinesi provenienti, in tutto in parte, dal lavoro forzato e dallo sfruttamento umano dei Laogai;

b) l'introduzione di misure di controllo su tutte le importazioni in provenienza dalla Repubblica popolare cinese per garantire che i beni prodotti attraverso il lavoro forzato non vengano inseriti sul mercato;

c) l'introduzione, per le imprese che importano dalla Cina, di un sistema di etichettatura che permetta anche l'identificazione dei luoghi di produzione, da «aprire» e mostrare agli ispettori delle dogane e ai rappresentanti delle organizzazioni umanitarie;

d) il divieto di joint ventures tra investitori italiani e operatori commerciali cinesi che fanno ricorso a manodopera reperita nei campi di lavoro forzato;

e) il rispetto da parte del governo cinese delle cosiddette «clausole sociali» e delle «clausole ambientali», pena l'introduzione di quote d'importazione o dazi elevati sulle importazioni dalla Cina;

f) la verifica degli standards di igiene e di sicurezza dei prodotti di fabbricazione cinese importati nel territorio italiano che possono rappresentare un grave rischio per la salute dei consumatori e, in particolare dei bambini.

(1-00173)
«Rampelli, Ciccioli, Murgia, Briguglio, Frassinetti, Cirielli, Airaghi, Foti, Holzmann, Meloni, Germontani».
Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
IMPORTAZIONI, ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, RELAZIONI INTERNAZIONALI, STATI ESTERI, TUTELA DEI LAVORATORI
SIGLA O DENOMINAZIONE:

CINA POPOLARE