Atto Camera
Mozione 1-00087
presentata da
DARIO FRANCESCHINI
giovedì 25 gennaio 2007 nella seduta n.098
La Camera,
impegna il Governo
in materia di politiche per la famiglia, ad attuare il programma dell'Unione, depositato ai sensi del comma 3 dell'articolo 14-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957, il quale in proposito specificamente prevede che:
l'Unione si impegna a sostenere il diritto di ogni persona a scegliere il proprio percorso di vita e il ruolo delle famiglie come un luogo di esercizio delle solidarietà intergenerazionali, della cura e della tutela del benessere dei figli e degli affetti. In particolare, puntiamo a innovare l'intervento pubblico in modo che le risorse messe a disposizione dal Governo centrale:
facciano da volano di una più ampia mobilitazione di risorse pubbliche - provenienti dal sistema delle autonomie - e private - il terzo settore e le famiglie stesse, chiamate a compartecipare al costo dei servizi a prezzi accessibili differenziati in base alle loro condizioni economiche;
realizzino la massima efficacia possibile nel sostenere i redditi personali e familiari e nel contrastare i fenomeni di povertà ed esclusione sociale e facciano ciò in forme incentivanti comportamenti attivi e non passivi dei beneficiari;
i nostri obiettivi sono i seguenti:
realizzare due libertà fondamentali per i giovani, quella di rendersi autonomi dalla famiglia di origine e quella di poter costituire una propria famiglia;
contrastare la povertà e l'esclusione sociale;
ampliare il diritto per le donne di partecipare al mercato del lavoro senza rinunciare al diritto alla maternità;
favorire la conciliazione tra vita lavorativa e vita personale e familiare;
coniugare il riconoscimento delle famiglie come un'espressione della socialità con il rispetto dei diritti dei singoli componenti, compresi i minori; assicurare i diritti dei bambini e delle bambine e realizzare le condizioni per un'infanzia libera dal rischio della povertà e ricca di occasioni di socializzazione e di crescita è un dovere di cittadinanza;
tutelare il benessere e la salute dell'infanzia e dell'adolescenza, garantendo un organico e integrato intervento di protezione materno-infantile, finalizzando a tale scopo un'azione di messa in rete di tutti gli interventi sociali, sanitari e educativi che si rendono necessari;
favorire una vecchiaia attiva, inserita nella rete delle relazioni affettive, familiari e sociali, assicurando al contempo l'assistenza a chi ne ha bisogno;
riconoscere la cura come questione di giustizia sociale, il che comporta, fra l'altro, garantire rispetto e tutele ai lavoratori impiegati nelle mansioni di cura;
perseguire questi obiettivi è parte essenziale della costruzione di un welfare dello sviluppo umano, di una società più libera e solidale. Ed è essenziale anche per riaprire una prospettiva di crescita economica stabile: basti pensare alle ricadute positive sull'economia che derivano dalla promozione del lavoro delle donne, con gli effetti positivi sui redditi familiari e sulla natalità, dallo sviluppo del capitale umano dei cittadini, a cominciare dai figli, da una rete di servizi che colmi finalmente un ritardo strutturale dell'economia italiana.
nel quadro delle responsabilità istituzionali stabilito dal nuovo Titolo V della Costituzione, spetta al Governo nazionale:
definire i livelli essenziali di assistenza da garantire a tutti i cittadini sul territorio nazionale;
realizzare un sistema coerente di sostegno dei redditi e delle responsabilità familiari, anche sostenendo gli impegni di cura e di accudimento dei bambini e delle bambine nelle loro necessità di crescita;
predisporre forme di finanziamento che premino l'iniziativa delle autonomie locali, riorganizzando il Fondo nazionale per le politiche sociali (continuamente tagliato dal Governo di centrodestra in questi anni) e finalizzandolo alla promozione della rete dei servizi;
a presentare alla Camera dei deputati un disegno di legge entro il 15 febbraio 2007, sempre in attuazione del programma dell'Unione, sul tema del «riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto. Al fine di definire natura e qualità di un'unione di fatto, non è dirimente il genere dei conviventi, né il loro orientamento sessuale. Va considerato piuttosto, quale criterio qualificante, il sistema di relazioni (sentimentali, assistenziali e di solidarietà), la loro stabilità e volontarietà».
(1-00087) «Franceschini, Donadi, Sgobio, Bonelli, Migliore».