ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00054

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 15
Seduta di annuncio: 77 del 27/11/2006
Abbinamenti
Atto 1/00026 abbinato in data 27/11/2006
Atto 1/00027 abbinato in data 27/11/2006
Atto 1/00033 abbinato in data 27/11/2006
Atto 1/00052 abbinato in data 27/11/2006
Atto 1/00053 abbinato in data 27/11/2006
Atto 1/00057 abbinato in data 27/11/2006
Atto 1/00059 abbinato in data 27/11/2006
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: VERDI
Data firma: 27/11/2006
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
VERDI 27/11/2006
LA ROSA NEL PUGNO 27/11/2006


Stato iter:
12/12/2006
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 27/11/2006
Resoconto VERDI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 27/11/2006
Resoconto POPOLARI-UDEUR
Resoconto FORZA ITALIA
Resoconto ITALIA DEI VALORI
Resoconto FORZA ITALIA
Resoconto L' ULIVO
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 27/11/2006
Resoconto SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/11/2006

DISCUSSIONE IL 27/11/2006

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 27/11/2006

RITIRATO IL 12/12/2006

CONCLUSO IL 12/12/2006


Atto Camera

Mozione 1-00054

presentata da
ANGELO BONELLI
lunedì 27 novembre 2006 nella seduta n.077

La Camera,

premesso che:

la legge 9 luglio 1990, n. 185, sul controllo dell'esportazione, importazione e transito di materiali di armamento, prevede al comma 6 dell'articolo 1 che l'esportazione ed il transito di materiali di armamento sono vietati verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea ed inoltre verso i Paesi i cui Governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani; al comma 5 dell'articolo 1 è previsto, altresì, che l'esportazione ed il transito di materiali di armamento sono vietati anche quando manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali;

l'Unione europea, dopo la sanguinosa repressione da parte del Governo cinese di centinaia di studenti che protestavano nella piazza di Tienanmen a Pechino nel giugno del 1989, ha sottoposto la Cina ad embargo della vendita di armi, posizione ribadita più volte, anche recentemente con la risoluzione approvata a larga maggioranza il 7 settembre 2006, che, tra l'altro, «riconosce che l'Unione europea non dovrebbe revocare l'embargo fintanto che non sarà in vigore un codice di condotta giuridicamente vincolante sulle esportazioni di armi e non sarà stata affrontata adeguatamente la situazione dei diritti umani e delle libertà civili e politiche, inclusa la questione di piazza Tienanmen»;

l'Unione europea attualmente mantiene in vigore solo otto embarghi internazionali nei confronti: dei talebani e di Al Qaeda, della Bosnia-Erzegovina, del regime di Myanmar, dei ribelli della Sierra Leone e del Congo, del Sudan, della dittatura di Mugabe e della Cina, alla quale pesa enormemente stare in questo elenco;

malgrado la legge n. 185 del 1990 vieti espressamente la possibilità per il nostro Paese di esportare armi alla Cina, tale nazione negli ultimi anni compare sempre, nella relazione al Parlamento sull'attuazione della legge, tra i Paesi destinatari di autorizzazioni al trasferimento di armi;

la fine dell'embargo delle armi per la Cina ha una valenza altamente politica, per il ruolo internazionale che vuole rivestire, ma anche strategico-militare per smarcarsi dalla Russia, da cui dipende per il 95 per cento delle importazioni delle armi, non tanto per carri armati e pistole, che è in grado di prodursi da sola, ma soprattutto per sistemi d'arma tecnologicamente avanzati;

la vendita delle armi da parte dell'Unione europea alla Cina potrebbe, come è già avvenuto in passato, far aumentare le forniture di sistemi d'arma degli Stati Uniti a Taiwan, in funzione anti-Pechino, alimentando una pericolosissima escalation;

secondo un recente rapporto di Amnesty international, la Cina sta rapidamente emergendo come uno dei più grandi ed irresponsabili esportatori di armi, con un export che si aggira intorno al miliardo di dollari l'anno, contribuendo ad alimentare conflitti e gravi violazioni dei diritti umani in Paesi quali Sudan, Nepal, Myanmar e Sudafrica. La Cina è l'unico Paese, tra i grandi esportatori di armi, a non aver sottoscritto neanche uno degli accordi multilaterali che vietano il trasferimento di armi verso Paesi che potrebbero commettere gravi violazioni dei diritti umani; inoltre, questo commercio è avvolto da segreto, in quanto il Governo di Pechino è da otto anni che non fornisce dati al registro delle Nazioni Unite sulle armi convenzionali;

secondo numerosi rapporti delle Nazioni Unite, dell'Unione europea, dell'organizzazione Human rights watch e di Amnesty international, che dedica alla Cina ben sette pagine del suo rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo, sono numerosi i fronti delle violazioni da parte del Paese asiatico: pena di morte, torture, repressione di gruppi spirituali e religiosi, di giornalisti ed utenti di internet, la situazione in Tibet e dei richiedenti asilo nord coreani;

secondo Amnesty international nel 2005 ci sarebbero state in Cina 1.770 esecuzioni e almeno 3.900 condanne a morte, ma per l'organizzazione, secondo alcune stime, si tratterebbero di oltre 8.000; infatti, solo la Corte suprema ne conosce il numero esatto, in quanto il numero delle condanne a morte inflitte ed eseguite è segreto;
impegna il Governo:
a sostenere a livello europeo il mantenimento dell'embargo sulla vendita delle armi alla Cina, senza intraprendere posizioni unilaterali, e ad adottare opportune iniziative affinché i rapporti economico-commerciali siano subordinati ad atti concreti verso il pieno rispetto dei diritti umani, anche tramite un adeguamento della sua legislazione nazionale e richiedendo, in particolare, la sospensione della pena di morte;

a rispettare l'embargo europeo relativo alla vendita delle armi alla Cina;

ad adottare iniziative volte all'introduzione di un codice etico di responsabilizzazione delle imprese italiane all'estero e a farsi promotore presso l'Organizzazione mondiale del commercio per un nuovo sistema di regole internazionali per il rispetto dei diritti umani, sindacali ed ambientali.

(1-00054)
«Bonelli, De Zulueta, Zanella, Balducci, Boato, Cassola, Francescato, Fundarò, Lion, Pellegrino, Camillo Piazza, Poletti, Trepiccione, Mellano».

Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
ARMI, DIRITTI DELL'UOMO, EMBARGO, ESPORTAZIONI, RELAZIONI INTERNAZIONALI, STATI ESTERI
SIGLA O DENOMINAZIONE:

CINA POPOLARE, L 1990 0185, UNIONE EUROPEA