DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 22/10/2007
DISCUSSIONE IL 22/10/2007
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 22/10/2007
ACCOLTO IL 30/10/2007
PARERE GOVERNO IL 30/10/2007
DISCUSSIONE IL 30/10/2007
APPROVATO IL 30/10/2007
CONCLUSO IL 30/10/2007
Atto Camera
Mozione 1-00034
presentata da
LUIGI D'AGRO'
lunedì 2 ottobre 2006 nella seduta n.045
La Camera,
premesso che:
secondo una indagine svolta dalla Italian Textile Fashion, l'organismo delle Camere di Commercio italiane per la moda, presentata il 25 settembre a Bruxelles, oltre la metà dei capi di abbigliamento venduti in Europa non rispetta le prescrizioni comunitarie sulla composizione fibrosa del tessuto e presenta etichette ingannevoli, mentre uno su tre non presenta alcuna indicazione d'origine e uno su dieci contiene addirittura ammine aromatiche cancerogene;
dalla seconda indagine della Seri.co, il marchio di qualità del Tessile di Como, realizzata operativamente dalla Stazione sperimentale sulla tossicità su un campione di prodotti in seta di provenienza asiatica, emerge un peggioramento degli indicatori per la non conformità dei campioni alle regole che tutelano, tra l'altro, anche la salute dei consumatori;
analoghe considerazioni potrebbero essere svolte per tutta una serie di prodotti importati: abbigliamento, gioielleria, calzature, pelletteria, borse, lampade ed impianti di illuminazione, articoli in vetro e ceramica;
alcuni tra i maggiori partners europei come Stati Uniti, Canada e Giappone hanno già introdotto il marchio di origine obbligatorio, mentre in Europa, nonostante sia stato proposto un regolamento relativo alla indicazione del paese di origine di taluni prodotti importati da paesi terzi (COM (2005) 661) e l'approvazione di una risoluzione del Parlamento europeo del luglio 2006 favorevole all'introduzione nell'Unione europea di un sistema obbligatorio di indicazione del Paese di origine per una serie di prodotti importati, non esiste alcuna norma che impone di indicare l'origine dei prodotti a causa dell'opposizione di una robusta minoranza di blocco, guidata da Gran Bretagna, Germania e i Paesi scandinavi;
oltre alla tutela del consumatore, l'etichettatura delle merci che entrano nel mercato europeo aiuterebbe le imprese italiane esposte alla concorrenza globale;
sembrerebbe che anche la Cina, con la firma del recente protocollo di intesa con la Federazione tessile italiana firmato a Canton, si sia decisa a fare dei passi concreti nella lotta alla contraffazione;
impegna il Governo:
a sostenere, presso le istituzioni comunitarie e i paesi membri meno sensibili a tale problematica, l'urgente necessità di adottare il regolamento citato affinché sia resa obbligatoria in breve tempo l'etichettatura delle merci che entrano nel mercato europeo per assicurare una maggiore trasparenza e un miglior controllo riguardo all'origine dei prodotti (cosiddetta «tracciabilità»);
a sollecitare i Paesi membri ad un efficace e continuo monitoraggio in tempo reale delle importazioni extracomunitarie, sia in termini di quantità che di prezzi, considerando, altresì, l'opportunità di dotare le dogane di strumenti tecnologici idonei al controllo qualitativo delle stesse, al fine di individuare la presenza di sostanze vietate per legge e pericolose per la salute pubblica;
ad intraprendere ogni utile iniziativa in sede europea per far adottare, in tutti i Paesi (e quindi anche in Cina), i principali standard di tutela del lavoro e dei lavoratori e, più in generale, perché ci si adoperi per assicurare uno sviluppo sostenibile sulla base della reciprocità nel rispetto delle più elementari norme sociali, di sicurezza personale ed ambientali.
(1-00034)
«D'Agrò, Volontè, Formisano, Greco».