Doc. LVII, n. 4-A
RELAZIONE DELLA V COMMISSIONE PERMANENTE
(BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE)
Presentata alla Presidenza il 21 aprile 2016
(Relatore: PARRINI, per la maggioranza)
sul
DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2016
(Articoli 7, comma 2, lettera a), e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e successive modificazioni)
presentato dal presidente del consiglio dei ministri
(RENZI)
Trasmesso alla Presidenza il 9 aprile 2016
I N D I C E
RELAZIONE | Pag. 5 |
PARERI, AI SENSI DELL'ARTICOLO 118-BIS DEL REGOLAMENTO | » 21 |
I COMMISSIONE | » 23 |
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) |
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II COMMISSIONE | » 25 |
(Giustizia) | |
III COMMISSIONE | » 28 |
(Affari esteri e comunitari) | |
IV COMMISSIONE | » 30 |
(Difesa) | |
VI COMMISSIONE | » 32 |
(Finanze) | |
VII COMMISSIONE | » 37 |
(Cultura, scienza e istruzione) | |
VIII COMMISSIONE | » 40 |
(Ambiente, territorio e lavori pubblici) | |
IX COMMISSIONE | » 43 |
(Trasporti, poste e telecomunicazioni) | |
X COMMISSIONE | » 48 |
(Attività produttive, commercio e turismo) | |
XI COMMISSIONE | » 53 |
(Lavoro pubblico e privato) | |
XII COMMISSIONE | » 61 |
(Affari sociali) | |
XIII COMMISSIONE | » 63 |
(Agricoltura) | |
XIV COMMISSIONE | » 65 |
(Politiche dell'Unione europea) | |
COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI | » 67 |
Ai fini del buon risultato dell'anno va inoltre segnalata la sostanziale stabilizzazione delle spese finali, che rimangono vicine ai valori dell'anno precedente (passando da 825.534 a 826.429 milioni, incrementandosi lievemente in quota PIL dello 0,1 per cento) ma con una positiva ricomposizione delle proprie componenti, atteso che oltre alla diminuzione della spesa per interessi si riduce anche apprezzabilmente – per 0,7 punti di PIL, da 42,9 a 42,2 per cento – la spesa corrente primaria, a fronte, inoltre, di una crescita dell'incidenza della spesa di parte capitale (dal 3,7 per cento al 4,1 per cento in rapporto al PIL)
La pressione fiscale è risultata pari al 43,5, in lievissima diminuzione (0,1 punti percentuali) rispetto al 2014. Essa peraltro risulterebbe inferiore, posizionandosi al 42,9 per cento, considerando i benefici derivanti dal c.d. bonus di 80 euro. Gli anni successivi (che al momento includono l'operare degli aumenti connessi alle clausole di salvaguardia) evidenziano una riduzione per gli anni 2016 e 2017 (da 43,5 per cento nel 2015 a, rispettivamente, 42,8 per cento e 42,7 per cento) ed un incremento al 42,9 per cento negli anni 2018 e 2019.
Il miglioramento del saldo di indebitamento è previsto proseguire anche nel 2016, nel quale l'indebitamento è previsto scendere al 2,3 per cento, nonché negli anni successivi, per opera di vari fattori, tra cui un lieve miglioramento dell'avanzo primario ed una consistente diminuzione della spesa per interessi sul debito pubblico, da tempo in progressiva discesa.
Rispetto al 2015, nel 2016 si determina quindi una riduzione di tale saldo dello 0,3 Pag. 9per cento in termini di PIL, dovuta sia a un miglioramento del saldo primario (1,6 miliardi circa) sia a una minore spesa per interessi (-1,5 miliardi).
Concorre al miglioramento del rapporto indebitamento netto/PIL anche la crescita del PIL nominale, stimata per il 2016 al 2,2 per cento rispetto al 2015.
Per gli anni successivi, si stima una riduzione progressiva dell'indebitamento netto, sia in valore assoluto sia in rapporto al PIL, fino a raggiungere, nell'esercizio 2019, un saldo positivo (accreditamento netto), con il seguente andamento: 2017: indebitamento netto di 24.585 milioni (1,4 per cento del PIL); 2018: indebitamento netto di 5.834 milioni (0,3 per cento del PIL); 2019: avanzo di 6.869 milioni (0,4 per cento del PIL).
In base al DEF, questo percorso di miglioramento del saldo è determinato dai seguenti fattori:
la spesa per interessi registra, in termini di incidenza sul PIL, una riduzione dal 3,8 per cento nel 2017 al 3,6 per cento nel 2018 e al 3,5 per cento nel 2019;
il saldo primario (positivo in tutti gli esercizi) aumenta la propria incidenza rispetto al PIL dal 2,4 per cento nel 2017 al 3,3 per cento nel 2018, fino a raggiungere il 3,9 per cento del 2019. In particolare, rispetto all'esercizio 2018 il saldo di bilancio positivo del 2019 risulta attribuibile, sostanzialmente, a una riduzione delle spese (in rapporto al PIL si passa dal 47,5 per cento del 2018 al 46,7 per cento del 2019) in costanza di entrate (47,1 per cento in entrambi gli anni).
Analizzando in particolare le entrate, per esse il DEF 2016 stima per tutto il periodo di previsione un andamento crescente, in valore assoluto, delle entrate finali, che passano da 789 miliardi nel 2016 a 856 miliardi nel 2019.
Il Documento segnala che le previsioni delle entrate tributarie considerano, oltre alle variazioni del quadro macroeconomico e all'impatto dei provvedimenti legislativi adottati sugli anni di riferimento, l'effetto di trascinamento dei risultati 2015 che, tuttavia, operano una revisione al ribasso delle previsioni di entrata contenute nella Nota tecnico-illustrativa dello scorso ottobre.
Le nuove stime indicano comunque, rispetto ai risultati 2015, un incremento delle entrate tributarie, per 2.442 milioni nel 2016, attribuibile all'effetto di miglioramento delle principali variabili macroeconomiche rispetto a quelle del 2015.
Le prospettive di miglioramento della congiuntura economica – sia pur ridimensionate rispetto a quelle incorporate nella Nota suddetta – producono effetti positivi anche sulle entrate previste per gli anni successivi. Le maggiori entrate previste nel 2017 rispetto al 2016 (15.045 milioni) sono ascrivibili per circa la metà al miglioramento del quadro congiunturale e per l'altra metà agli effetti, anche ad impatto differenziale, dei provvedimenti legislativi adottati in precedenza, secondo quanto precisato dal DEF.
Negli anni successivi la stima delle maggiori entrate tributarie prevede un'ulteriore crescita (15.018 milioni nel 2018 e 12.455 milioni nel 2019 rispetto all'anno precedente). Tali previsioni, formulate a legislazione vigente, incorporano ovviamente gli effetti di incremento di gettito previsti dalle clausole di salvaguardia cui, si rammenta, alla luce delle parziali disattivazioni delle stesse introdotte dall'ultima legge di stabilità, sono ascritte entrate per circa 15,1 miliardi nel 2017 e circa 19,6 miliardi per ciascuno degli anni successivi del periodo di previsione. Su tale punto si tornerà più avanti nella presente relazione.
Va sottolineato come nel DEF si precisi che nell'ambito del gettito tributario si osserva una ricomposizione in favore delle imposte indirette, la cui incidenza sul PIL cresce dal 14,7 nel 2016 al 15,5 per cento nel 2019, mentre la quota delle imposte dirette sul PIL si riduce dal 14,7 al 14 per cento, in linea con gli orientamenti di politica fiscale più volte auspicati in sede europea.
Le previsioni concernenti la pressione fiscale evidenziano una riduzione per gli Pag. 10anni 2016 e 2017 (da 43,5 per cento nel 2015 a, rispettivamente, 42,8 per cento e 42,7 per cento) ed un incremento al 42,9 per cento negli anni 2018 e 2019.
In ordine alle spese il DEF stima per il periodo di previsione un andamento crescente, in valore assoluto, delle spese finali, che passano da 828,7 milioni del 2016 a 848,9 milioni del 2019. In termini di PIL tuttavia l'incidenza delle spese si riduce da 49,6 per cento del 2016 al 48,4 del 2017 fino ad attestarsi al 46,7 per cento al termine del periodo di previsione. Contribuiscono a tale evoluzione gli interessi passivi, che riducono la propria incidenza sul PIL dal 4 per cento del 2016 al 3,5 per cento del 2019. Tale spesa si riduce anche in valore assoluto in ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, per poi stabilizzarsi al termine del periodo di previsione.
La spesa corrente primaria è caratterizzata da variazioni annue positive (1,5 per cento nell'anno in corso, 0,4 per cento nel 2017, 1,1 nel 2018, 1,8 per cento nel 2019). A tale andamento corrisponde tuttavia, merita sottolinearlo, una riduzione della relativa incidenza sul PIL, che passa dal 42,2 per cento del 2015 al 39,9 per cento nel 2019.
Con riguardo ai diversi aggregati di spesa, per i redditi da lavoro dipendente si prevede una moderata crescita delle retribuzioni per l'anno 2016 (1,4 per cento) ed una riduzione delle medesime per gli anni 2017 e 2018 (rispettivamente –0,8 e –0,2 per cento), mentre nel 2019 è attesa una crescita dello 0,2 per cento da attribuire, fra l'altro, alla corresponsione dell'indennità di vacanza contrattuale del nuovo triennio contrattuale 2019-2021.
Si prevede inoltre una riduzione della spesa per consumi intermedi nel 2016 (-1 per cento), seguita da una crescita pari all'1 per cento nel 2017, da una sostanziale stabilità dell'aggregato nel 2018 e da un incremento del 2,8 per cento nel 2019. L'andamento di tale voce di spesa si mantiene comunque al di sotto della dinamica del PIL nominale evidenziando, conseguentemente, un'incidenza sul prodotto che si riduce dal 7,9 per cento dell'esercizio 2016 al 7,5 per cento del 2019, probabilmente, come riferito dal DEF, in conseguenza delle norme di contenimento adottate. Quanto all'andamento della spesa sanitaria indicato nel quadro tendenziale, essa sconta una crescita dello 0,9 per cento nell'anno 2016, dell'1,2 per cento annuo nel biennio 2017-2018 e del 2 per cento nell'anno 2019. Tale previsione comporta una lieve riduzione dell'incidenza dell'aggregato sul PIL, che passa dal 6,8 per cento del 2016 al 6,5 per cento nel 2019. La spesa per
prestazioni sociali in denaro è stimata in aumento per l'intero periodo previsionale: dopo un incremento del 2,1 per cento nel 2016 rispetto all'esercizio precedente, la dinamica si dimostra più contenuta per il 2017, dando luogo ad una variazione percentuale annua dell'1,6 per cento, per poi evidenziare una più elevata crescita nel 2018 (2,5 per cento) e nel 2019 (2,3 per cento). L'incidenza sul PIL si attesta invece a fine periodo sul 19,9 per cento, in riduzione rispetto al dato relativo al 2016 (20,3 per cento).
Le previsioni tendenziali mostrano infine un andamento complessivamente decrescente della spesa in conto capitale non solo in termini percentuali, ma anche in valore assoluto: a fine periodo l'aggregato si attesta su un valore pari a 59,6 miliardi, inferiore di circa 0,8 miliardi rispetto al valore previsto per il 2016. L'andamento descritto viene confermato dalla dinamica della spesa in termini di PIL, che dal 3,6 per cento del 2016 scende al 3,3 per cento a fine periodo
Rispetto agli andamenti tendenziali ora illustrati, il quadro di finanza pubblica presenta uno scenario significativamente differente nello scenario programmatico prefigurato dal Governo nel DEF.
Infatti, come già avvenuto nel 2015, la cui strategia è ora replicata dal Governo anche per il 2016, il percorso di miglioramento sopra illustrato, che deriva anche dagli interventi di consolidamento della finanza pubblica adottati negli anni precedenti, viene rallentato nel quadro programmatico dei conti pubblici, in quanto il Governo intende destinare parte delle risorse derivanti dai risultati di bilancio – come evidenziati nel quadro tendenziale – Pag. 11al sostegno della crescita. Come precisato espressamente nella premessa del Documento, ribadita dal Ministro dell'economia e delle finanze in sede di audizione, il Governo ritiene inopportuno e controproducente adottare una intonazione più restrittiva di politica di bilancio, ciò sia per i concreti rischi di deflazione e stagnazione riconducibili al contesto internazionale, sia per gli effetti negativi di
manovre eccessivamente restrittive, che possono finire per peggiorare, anziché migliorare, il rapporto debito-PIL.
Viene pertanto mantenuto il percorso di riduzione del deficit di bilancio, ma con un profilo discendente attenuato rispetto a quello tendenziale, rispetto al quale l'indebitamento netto risulta superiore di 0,4 punti percentuali di PIL nel 2017 e di 0,6 punti nel 2018 (attestandosi rispettivamente a 1,8 e 0,9 punti percentuali). Nel 2019 si mantiene l'obiettivo del passaggio ad un saldo positivo, ma dello 0,1 per cento di PIL, anziché dello 0,4 per cento tendenziale. L'aumento del deficit comporta il prodursi di una intonazione moderatamente espansiva alla politica di bilancio, allo scopo di sostenere una ripresa meno brillante del previsto.
In termini strutturali, l'indebitamento netto programmatico sul PIL, calcolato secondo la metodologia dell'Unione europea, si attesterà all'1,2 per cento nel 2016, all'1,1 per cento nel 2017, allo 0,8 per cento nel 2018 e allo 0,2 per cento nel 2019.
Il percorso di rientro definito dal Governo prevede, pertanto, che dal 2017 venga operata una riduzione dell'indebitamento netto strutturale di 0,1 punti percentuali di PIL, di 0,3 punti di PIL nel 2018 e di 0,6 punti nel 2019, portando così il valore dell'indicatore allo 0,2 per cento e, dunque, all'interno del range previsto dalle regole europee per il conseguimento dell'obiettivo di medio termine (pareggio di bilancio), che prevedono uno scostamento massimo di 0,25 punti di PIL.
Un elemento centrale del percorso programmatico è costituito dalla disapplicazione delle clausole di salvaguardia, al cui riguardo l'intendimento del Governo è quello di attuare nella prossima legge di stabilità una manovra alternativa alle clausole, la cui parziale compensazione (per il resto operata nell'ambito dei nuovi spazi programmatici di manovra) sarà composta da un insieme articolato di interventi di revisione della spesa pubblica, ivi incluse le spese fiscali, e di strumenti che accrescano la fedeltà fiscale e riducano i margini di evasione ed elusione. Gli interventi, prosegue il DEF, si amplierebbero nel biennio 2018-2019, in particolare quelli riguardanti la revisione della spesa. Si continuerà inoltre lo sforzo organizzativo e normativo volto ad aumentare il gettito fiscale a parità di aliquote.
L'intonazione meno restrittiva della politica di bilancio esposta nel quadro programmatico comporta la necessità di posporre il conseguimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio in termini strutturali (Medium Term Objective, MTO) di un anno, dal 2018 al 2019, anno in cui il deficit strutturale si attesta come detto allo 0,2 per cento, quindi in sostanziale pareggio. Pertanto unitamente al Documento di Economia e Finanza 2016 è stata trasmessa alle Camere anche la Relazione prescritta dall'articolo 6 della legge di attuazione del pareggio di bilancio n. 243 del 2012.
In tali circostanze, si rammenta, – vale a dire qualora il Governo proceda a scostamenti dall'obiettivo programmatico strutturale di bilancio – il suddetto articolo 6 dispone che il Governo presenti alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, da adottare a maggioranza assoluta, una Relazione ed una specifica richiesta di autorizzazione. La medesima procedura si applica, ai sensi del comma 5 dell'articolo 6, anche qualora si tratti di aggiornare il piano di rientro già in atto. È questa la fattispecie cui fa riferimento la Relazione presentata, che aggiorna il piano di rientro previsto nella precedente Relazione riferita alla Nota di aggiornamento del DEF 2015, nella quale il raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali era stato previsto nel 2018. La Relazione illustra i presupposti del più graduale percorso di consolidamento dei Pag.
12conti pubblici, connessi in particolare a un andamento della crescita e a una evoluzione dei prezzi più deboli del previsto, che si innestano in una fase di lento superamento della crisi economica intervenuta nel 2008, e afferma che il calo del deficit strutturale che si determinerebbe comunque già nel biennio 2017-2018, pari a 0,4 percentuali (e di 1,4 punti in termini di disavanzo nominale), costituisca già uno sforzo fiscale importante.
Quanto infine al debito, dopo una ulteriore crescita nel 2015 che ne ha portato il livello al 132,7 per cento del PIL, dal 2016 si prevede avviarsi la fase di discesa, con una prima riduzione di 0,3 punti percentuali. La discesa prosegue nel 2017 e nel 2018, rispettivamente per circa 2,1 e 3 punti percentuali di PIL, fino a raggiungere il livello del 123,5 per cento nel 2019, con una riduzione complessiva nel periodo medesimo di 9,2 punti percentuali. Il percorso di riduzione del debito è delineato secondo un profilo analogo nel quadro programmatico, ove però, in virtù del prolungamento al 2019 del raggiungimento dell'obiettivo di medio termine, che come sopra detto consente un percorso di consolidamento finanziario più graduale rispetto agli andamenti tendenziali, il debito si attesta in tale ultimo anno ad un livello lievemente superiore, di 0,3 punti percentuali, posizionandosi al 123,8 per cento del PIL, con una riduzione
complessiva, quindi, di 8,9 punti percentuali di PIL. Pur trattandosi di una consistente riduzione, si tratta tuttavia di un livello superiore di quattro punti percentuali rispetto alle previsioni dello scorso autunno, a conferma delle nuove difficoltà che si sono nel frattempo manifestate negli andamenti economici. In presenza di tale dato, nel quadro programmatico il criterio numerico della regola del debito – che dal 2016 è per l'Italia entrata a regime dopo il periodo triennale di transizione (2013-2015) avviato con l'uscita dalla procedura per disavanzi eccessivi avvenuta nel 2012 – non risulterebbe rispettato nel biennio 2016-2017.
Tuttavia il Governo ritiene che, anche in questa fase, continuino a persistere una serie di fattori rilevanti che giustificano la deviazione del rapporto debito/PIL rispetto alla dinamica prevista dalla regola, che ricomprendono, tra gli altri, i rischi di deflazione e stagnazione, l'insufficiente coordinamento del consolidamento fiscale nell'area dell'Euro (in cui una politica di bilancio eccessivamente restrittiva potrebbe aggravare le tendenze deflazionistiche), i costi di breve periodo delle riforme strutturali, le criticità esistenti riguardo alla metodologia per il calcolo dell’output gap, gli alti costi dell'immigrazione e della crisi dei rifugiati sostenuti dall'Italia, nonché, non da ultimo, il mantenimento da parte del nostro Paese di ampi avanzi primari negli ultimi anni, nonostante l'esistenza di condizioni cicliche molto sfavorevoli. Sul rispetto della regola si esprimeranno nei prossimi mesi la Commissione ed il
Consiglio dell'Unione Europea.
Il Programma nazionale di riforma (PNR), contenuto nella terza sezione del DEF definisce, nel quadro del programma di stabilità ed in linea con il consolidamento e la sostenibilità delle finanze pubbliche, gli interventi da adottare per il raggiungimento degli obiettivi programmatici del Governo in materia di crescita, sviluppo ed occupazione, anche in coerenza con i target delineati dalla Strategia Europa 2020.
Il PNR 2016 rivisita gli obiettivi del precedente anno, facendo riferimento anche alle Raccomandazioni del luglio 2015 del Consiglio dell'Unione Europea, tenendo altresì conto sia dell'Analisi annuale della crescita 2016 nonché della Relazione per Paese relativa all'Italia 2016, documento di lavoro dei servizi della Commissione nell'ambito delle procedure sugli squilibri macroeconomici.
Rammento brevemente che gli ambiti di intervento nei quali il Consiglio raccomanda che l'Italia adotti provvedimenti nel 2015 e nel 2016 sono: la sostenibilità delle finanze pubbliche; le infrastrutture e la coesione; la Pubblica Amministrazione; il sistema finanziario; il mercato del lavoro; la semplificazione e la concorrenza.
Come precisato espressamente nel PNR, la strategia di riforme strutturali Pag. 13deve essere accompagnata e sostenuta da una politica di responsabilità fiscale che, attraverso la riduzione del carico delle imposte, permetta di sostenere la spesa di imprese e famiglie, rafforzare la crescita in una fase di notevole incertezza economica a livello internazionale e continuare nello sforzo di consolidamento della finanza pubblica e di riduzione del debito.
In tale quadro gli ambiti principali riscontrabili nel PNR concernono in particolare:
la competitività e gli investimenti, in quanto priorità per la crescita;
le riforme istituzionali, con la riforma elettorale per la Camera già approvata lo scorso anno e la recente approvazione anche di quella costituzionale;
la Pubblica Amministrazione, che lo scorso agosto ha registrato l'approvazione della legge delega di riforma, di cui sono in corso i primi decreti attuativi, e le semplificazioni, con il progressivo raggiungimento delle scadenze previste dall'agenda per le semplificazioni 2015-2017;
la giustizia, su cui sono in corso il disegno di legge delega per la riforma del processo civile, la riforma della magistratura onoraria ed altre;
la finanza per la crescita, su cui sono in atto strumenti per il sostegno del finanziamento alle piccole e medie imprese e per incentivare la crescita dimensionale delle aziende del Paese;
la concorrenza, con la legge annuale per la concorrenza 2015 ormai in vista dell'approvazione definitiva e con il Piano di riforma delle professioni presentato dal Governo;
il lavoro, in cui, conclusa la fase attuativa del Jobs Act, è in avvio la seconda fase del programma «Garanzia giovani» e sono recentemente intervenute norme di incentivazione della contrattazione di secondo livello;
l'istruzione e la ricerca, con l'avvenuta entrata in vigore lo scorso anno della riforma del sistema scolastico, la cui operatività in sede attuativa necessita ancora dell'emanazione di diversi decreti delegati;
la riduzione degli squilibri territoriali, con la continuazione della politica di coesione nel nuovo settennio di programmazione, la recente introduzione di incentivi fiscali per gli investimenti nel Mezzogiorno ed il Masterplan per tale area;
la lotta alla povertà, con la recente presentazione da parte del Governo del Social Act;
l'imposizione fiscale, con le numerose riforme introdotte sulla base della delega fiscale che hanno innovato numerosi aspetti del rapporto tra fisco e contribuente, con la progressiva estensione della obbligatorietà della fatturazione elettronica e con l'attenzione alla revisione dei valori catastali;
le infrastrutture, con la riforma del codice degli appalti prossima all'entrata in vigore, con il piano nazionale dei porti e con il piano banda ultra larga;
gli interventi sul piano della finanza pubblica, tra i quali l'ottimizzazione dell'attività di revisione della spesa, la riforma del bilancio dello Stato sulla base della legge n. 243 del 2012, di attuazione del principio costituzionale del pareggio di bilancio, e la continuazione del programma di privatizzazione di società partecipate e di dismissione delle proprietà immobiliari.
Con riferimento alla revisione della spesa pubblica, analogamente a quanto previsto nei documenti degli anni precedenti, anche il Documento di Economia e Finanza 2016 ribadisce come l'attività di revisione della spesa continui a costituire un elemento qualificante della politica di bilancio, con l'obiettivo di migliorare il controllo della spesa pubblica superando – all'interno di un processo di ridisegno delle norme e delle prassi di formazione delle decisioni di bilancio avviato negli ultimi anni – la logica incrementale della spesa, che si traduce nella tendenza delle amministrazioni a concentrarsi sulla richiesta Pag. 14di stanziamenti aggiuntivi a quelli degli esercizi precedenti.
Come rilevato nel DEF, l'evoluzione degli aggregati di finanza pubblica evidenzia la significatività dei risultati ottenuti negli ultimi anni nel campo della revisione della spesa, che ha concorso in misura importante al percorso di consolidamento delle finanze pubbliche in atto. L'esame dell'andamento della spesa corrente al netto interessi, che costituisce l'aggregato su cui incide l'attività di revisione, evidenzia negli ultimi anni un percorso discendente, passando dal 42,6 per cento del PIL nel 2013 al 42,2 per cento del 2015. Tale percorso è previsto continuare nell'anno in corso, in cui si attesterebbe al 42,0 per cento e, successivamente, accentuarsi per tutto il periodo di previsione, attestandosi al 39,9 per cento del PIL nel 2019. Va anche segnalato come al netto della spesa per prestazioni sociali – che risente delle fasi cicliche dell'economia e dei fattori legati all'invecchiamento demografico, sui quali la
spending review non può avere sostanziali effetti – la spesa corrente primaria sia rimasta stabile per tutto il periodo di crisi 2009-2015, con una variazione media annua prossima allo zero o negativa pur in presenza della rilevante contrazione del tasso di espansione dell'economia determinato dalla prolungata congiuntura economica.
Secondo il Documento, i risparmi associati a interventi di razionalizzazione della spesa, in termini di indebitamento netto, riguardano tutti i livelli di governo e risultano quantificati in 3,6 miliardi di euro nel 2014; 18 miliardi nel 2015; 25 miliardi nel 2016; 27,6 miliardi nel 2017 e 28,7 miliardi nel 2018. In particolare, per quanto riguarda le misure di revisione della spesa contenute nella legge di stabilità (7,2 miliardi nel 2016, 8,2 nel 2017 e quasi 10 miliardi nel 2018), le voci di risparmio più rilevanti sono rappresentate dai tagli agli stanziamenti dei Ministeri, dal contributo delle autonomie territoriali e dalle disposizioni sulla razionalizzazione dell'acquisto di beni e servizi.
Ai fini del conseguimento degli importanti obiettivi di risparmio affidati alla spending review, la riduzione del numero dei centri di spesa e e-procurement rimangono due aspetti fondamentali della strategia di razionalizzazione dei processi e dei costi di acquisto da parte delle amministrazioni pubbliche.
Tra le misure già attuate, il DEF segnala come particolarmente rilevante l'avvio del Tavolo Tecnico dei Soggetti Aggregatori. La Legge di Stabilità 2016 prosegue, inoltre, sul solco già tracciato e introduce vincoli più stringenti per spingere le amministrazioni a utilizzare in misura sempre maggiore le convenzioni CONSIP per i loro acquisti, prevedendo l'obbligo di giustificare acquisti al di fuori delle convenzioni. Si segnala, inoltre, la pubblicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 dicembre 2015, con cui sono state individuate le categorie di beni e servizi e le relative soglie di obbligatorietà.
Essenziale, ai fini della riqualificazione della spesa, è anche la razionalizzazione della spesa ICT, che impatta su costi di gestione, investimenti per la semplificazione dei processi, innovazione strategica di lungo termine. A tal fine, secondo il DEF, andranno messe in atto ulteriori misure di rafforzamento, oltre a quelle previste dalla Legge di Stabilità 2016 e si dovrà dare impulso, in particolare, all'azione di CONSIP, laddove – nonostante gli obblighi di legge già esistenti – sia possibile ottimizzare il ricorso a procedure autonome.
Nei prossimi anni, la revisione della spesa sarà supportata dalla riforma del bilancio dello Stato, che permetterà una revisione sistematica e strutturale della spesa, in cui il quadro delle risorse emergerà con diversi mesi di anticipo rispetto alla legge di bilancio, grazie alla definizione degli obiettivi di spesa dei Ministeri già nel DEF e alla loro conferma in appositi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, entro maggio di ogni anno. A febbraio 2016 il Governo ha approvato due schemi di decreti legislativi (atti del Governo n. 264 e 265) per la revisione della struttura del bilancio dello Stato e il potenziamento della funzione del Pag. 15bilancio di cassa, sui quali le Commissioni bilancio di Camera e Senato hanno espresso il relativo parere rispettivamente nelle giornate del 12 e del 13 aprile 2016.
Inoltre, il DEF rimanda ad un progetto di legge parlamentare la definizione delle modalità operative per l'ultimo passo della riforma prevista dalla legge attuativa del principio del pareggio di bilancio (articolo 15 della legge n. 243 del 2012): la legge di stabilità non costituirà infatti più uno strumento separato rispetto alla legge di bilancio, ma si avrà un unico provvedimento di natura sostanziale. Tale confluenza mira a superare il tradizionale schema normativo in materia di finanza pubblica e a rafforzare il ruolo allocativo del bilancio, concentrando l'attenzione del decisore politico sull'insieme delle entrate e delle spese pubbliche piuttosto che sulla loro variazione al margine.
Per quanto concerne, infine, gli enti territoriali, i costi e i fabbisogni standard – introdotti com’è noto dal decreto legislativo n. 216 del 2016, nell'ambito dell'attuazione della delega sul federalismo fiscale di cui alla legge n. 42 del 2009 – rimangono il cardine per individuare i parametri cui ancorare il finanziamento delle spese fondamentali degli enti medesimi, al fine di assicurare anche nella finanza decentrata un graduale e definitivo superamento del criterio della spesa storica.
Tra le novità più rilevanti, nel 2016, vi è inoltre, l'avvio a regime della riforma contabile delle regioni, e degli enti locali, ivi compresi i loro organismi ed enti strumentali, che costituisce un passaggio fondamentale nel percorso di risanamento dei conti pubblici, diretto a favorire il coordinamento della finanza pubblica, il consolidamento dei conti delle amministrazione pubbliche, nonché le attività connesse alla revisione della spesa pubblica e alla determinazione dei fabbisogni e costi standard. Il nuovo ordinamento contabile armonizzato degli enti territoriali, in vigore dal 1o gennaio 2015, si stabilizzerà a regime dal 2016, attraverso il bilancio consolidato, la contabilità economico-patrimoniale e l'estensione delle proprie regole a tutte le autonomie speciali.
La disciplina contabile degli enti territoriali delineata dagli articoli da 9 a 12 della legge n. 243 del 2012, attuativa del principio del pareggio di bilancio, inoltre, costituisce l'oggetto di un recente disegno di legge approvato dal Governo a marzo 2016, che introduce modifiche nella legge n. 243 del 2012 medesima al fine di adeguare i vincoli di finanza pubblica di regioni ed enti locali alla riforma di contabilità degli enti stessi, sostituendo i quattro saldi di riferimento delle Regioni e degli Enti locali con un unico saldo non negativo, in termini di competenza, tra le entrate finali e le spese finali, nella fase sia di previsione sia di rendiconto.
Come già previsto nei precedenti documenti programmatici, anche nel DEF 2016 il programma di privatizzazioni continua a costituire uno degli strumenti che contribuiscono all'azione di consolidamento dei conti pubblici, operando in particolare ai fini della riduzione del debito pubblico. Il processo di privatizzazione avviato negli ultimi anni – e, congiuntamente, anche quello delle dismissioni immobiliari – è pertanto previsto proseguire per tutti gli anni del periodo di previsione, sia per concorrere alla stabilizzazione del rapporto debito/PIL, sia per aprire il capitale delle società al mercato e, per questa via, accelerare la modernizzazione di molte delle società partecipate.
Nel 2015 il gettito a favore dell'erario è stato equivalente a più dello 0,4 per cento del PIL, pari a oltre 6,5 miliardi, risultando quindi sostanzialmente in linea con le previsioni della Nota di aggiornamento 2015 dello scorso settembre. Il programma per i prossimi anni prevede proventi da privatizzazioni pari allo 0,5 per cento del PIL l'anno nel 2016, 2017 e 2018 e allo 0,3 per cento nel 2019.
Tra le operazioni di privatizzazioni concluse nel 2015 rientrano la cessione al mercato di una quota del capitale di ENEL e il collocamento in Borsa di azioni di Poste Italiane nella misura del 33,2 per cento del capitale. Per il 2016 sono state fissate le modalità per l'alienazione di una Pag. 16quota fino al 49 per cento del capitale sociale di ENAV. Altre operazioni verranno attuate in corso d'anno in funzione degli obiettivi di gettito. La privatizzazione delle Ferrovie dello Stato o sue componenti rientra nel programma di medio periodo del Governo.
Per quanto riguarda la dismissione di immobili pubblici, nel 2015 le vendite di immobili da parte degli enti territoriali, che detengono la gran parte degli immobili pubblici, hanno garantito introiti per 946 milioni, superando l'obiettivo di 500 milioni. Per il 2016 si prevedono introiti per 1.150 milioni, mentre per i successivi tre anni sono previsti 900 milioni annui.
Lo strumento delle privatizzazioni, al quale si fa espresso riferimento anche nella Raccomandazione n. 1 della Commissione, rientra nell'ambito delle misure volte alla sostenibilità delle finanze pubbliche, con particolare intervento alle politiche volte alla riduzione del debito.
Nel percorso di riduzione del debito esposto nel quadro programmatico del DEF, che nel quadriennio 2016-2019 è previsto decrescere di quasi 9 punti percentuali di PIL (dal 132,7 del 2015 al 123,8 per cento del 2019) è infatti previsto un significativo concorso dei proventi da privatizzazioni, pari, coerentemente con quanto previsto nel Programma nazionale di riforma, allo 0,5 per cento del PIL l'anno nel 2016, 2017 e 2018 e allo 0,3 per cento nel 2019.
Va rammentato come il conseguimento degli obiettivi programmatici affidati allo strumento delle privatizzazioni non sia risultato esente da difficoltà negli ultimi anni, riscontrando talvolta risultati inferiori alle previsioni e comportando la necessità nei successivi documenti programmatici di riconsiderarne in diminuzione gli importi attesi. Tale circostanza non si è prodotta nel 2015, anno in cui sia il DEF che la Nota di aggiornamento hanno iscritto nei saldi un risultato atteso di poco superiore allo 0,4 per cento di PIL, come ora confermato a consuntivo dal DEF 2016.
I risultati del 2015 in termini di debito hanno beneficiato di proventi da privatizzazioni per circa 6,6 miliardi di euro (pari allo 0,4 per cento del PIL), tra cui il rimborso dei Monti bond da parte della Banca Monte dei Paschi di Siena (1 miliardo di euro), la cessione della partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale dell'ENEL (2,2 miliardi) e l'offerta pubblica iniziale di Poste Italiane (3,2 miliardi). Il documento dei servizi della Commissione conferma l'importanza del contributo delle privatizzazioni alla riduzione del debito, alla luce del programma del Governo di ricavarne nel periodo 2016-2018 proventi annui pari allo 0,5 per cento del PIL. La privatizzazione di una quota fino al 40 per cento del gruppo Ferrovie dello Stato (FS) è stata rinviata a dopo il 2016.
Quanto alle dismissioni immobiliari il DEF ricorda che è in corso un piano di valorizzazioni e dismissioni del patrimonio pubblico, volto anche esso, unitamente alle privatizzazioni societarie, al reperimento di risorse a riduzione del debito. Tale piano coinvolge diversi attori istituzionali: l'Agenzia del Demanio, l'Invimit SGR, la Cassa depositi e prestiti (CDP Group real Estate) e gli enti pubblici proprietari degli immobili.
Si ricorda, infine, che nel corso del 2015 è proseguito il processo di trasferimento del patrimonio immobiliare pubblico statale agli enti territoriali, previsto dal federalismo demaniale (a norma del decreto legislativo n. 85 del 2010), con il passaggio di circa il 60 per cento dei beni potenzialmente trasferibili. Al 31 dicembre 2015, il numero complessivo di beni trasferiti ammontava a 3.496, per un valore complessivo di circa 887 milioni. Si evidenzia che sul finire del 2015 sono stati riaperti i termini della procedura di trasferimento di beni immobili dallo Stato agli enti territoriali: gli enti territoriali possano fare richiesta all'Agenzia del demanio di attribuzione di tali beni, eccetto le tipologie specificamente indicate, entro il 31 dicembre 2016.
Per quel che concerne le politiche di coesione, rivolte al superamento degli squilibri economici e sociali tra le diverse aree del Paese, la Raccomandazione 2 Pag. 17segnala espressamente la necessità di assicurare la piena operatività dell'Agenzia per la coesione territoriale, ai fini del potenziamento degli sforzi intesi al miglioramento della gestione dei fondi dell'UE.
La necessità del rafforzamento della capacità amministrativa nella gestione dei fondi europei – soprattutto alla luce delle difficoltà e dei ritardi che hanno caratterizzato l'attuazione del precedente ciclo di programmazione 2007-2013 – ha portato alla definizione di un nuovo quadro di governance istituzionale per le politiche di coesione, che ha affidato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e alla nuova Agenzia per la coesione territoriale, sottoposta alla vigilanza del Presidente del Consiglio, l'azione di programmazione, coordinamento, sorveglianza e sostegno della politica di coesione. La piena operatività dell'Agenzia per la coesione territoriale, con l'istituzione di tutti gli organi previsti e la compiuta definizione del suo assetto organizzativo, ha fornito risposta alla raccomandazione specifica formulata in tal senso dal Consiglio UE all'Italia nel luglio 2015. L'Agenzia per la coesione
territoriale rappresenta un elemento cardine per il miglioramento della gestione, finora carente, dei fondi dell'UE da parte dell'Italia, dovuta in gran parte a inefficienze di programmazione e gestione. Tale attività ha trovato riscontro nelle ultime fasi di attuazione dei programmi operativi della programmazione 2007-2013, ormai giunta a conclusione, che ha consentito la pressoché piena utilizzazione delle risorse programmate.
Secondo i dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, al 31 dicembre 2015 i pagamenti hanno raggiunto l'importo di 43,4 miliardi complessivi, corrispondenti a circa il 93 per cento delle risorse programmate (ridimensionate a 46,7 miliardi di euro – rispetto ai 60 miliardi inizialmente considerati dal quadro strategico nazionale, QSN – a seguito degli aggiornamenti del Piano di Azione Coesione). I programmi dell'Obiettivo Convergenza, che erano quelli che presentavano i maggiori ritardi nell'utilizzo delle risorse, hanno raggiunto una percentuale di pagamenti del 90,4 per cento, per un totale di circa 28 miliardi di pagamenti su circa 31 miliardi di risorse programmate.
Nel complesso, per la quasi totalità dei programmi dei fondi strutturali FESR e FSE è stata superata la quota del 90 per cento in termini di pagamenti sulle risorse assegnate e gli impegni già registrati nel monitoraggio risultano superiori alle risorse assegnate, cosa che dovrebbe consentire il pieno assorbimento delle risorse. Si ricorda, al riguardo, che i progetti non conclusi alla data del 31 dicembre 2015 potranno comunque essere completati attraverso l'utilizzo delle risorse di cofinanziamento nazionale destinate all'attuazione dei programmi di azione e coesione complementari alla programmazione 2014-2020 (articolo 1, comma 804, della legge n. 208 del 2015, legge di stabilità per il 2016).
L'ultima fase del ciclo di programmazione 2007-2013, si ricorda, si concluderà il 31 marzo 2017, termine ultimo per la definitiva certificazione delle spese alla Commissione UE, come previsto dai regolamenti comunitari. Rispetto all'eventuale disimpegno delle risorse dal bilancio europeo, questo potrà avvenire, dunque, solo dopo l'istruttoria della Commissione Europea sui documenti presentati entro il 31 marzo 2017. Con riferimento alla spesa complessiva certificata all'Unione Europea, al 31 dicembre 2015 essa è pari a 37,1 miliardi di euro, pari all'81 per cento della dotazione effettiva dei Programmi alla medesima data.
Per quanto concerne il Piano di Azione Coesione, attuato attraverso la rimodulazione strategica delle risorse dei programmi operativi 2007-2013 maggiormente in ritardo e la riduzione della quota di cofinanziamento nazionale, al fine di evitare il disimpegno delle risorse comunitarie non utilizzate, il monitoraggio effettuato dal Sistema Informatico della Ragioneria generale dello Stato, sulla base delle informazioni periodicamente inviate dalle Amministrazioni titolari degli interventi, evidenzia al 31 ottobre 2015 impegni per circa 6,5 miliardi (pari all'80 per cento delle risorse programmate) e pagamenti Pag. 18per 1,6 miliardi, pari al 19,2 per cento delle risorse.
Nel complesso, si ricorda, la riprogrammazione delle risorse dei Fondi strutturali 2007-2013 realizzata mediante lo strumento del Piano di Azione Coesione (PAC) ha raggiunto l'ammontare complessivo di oltre 13,5 miliardi di euro. La legge di stabilità 2015 (articolo 1, commi 121-122, della legge n. 190 del 2014) ha utilizzato 3,5 miliardi di tali risorse a copertura degli oneri connessi agli sgravi contributivi per assunzioni a tempo indeterminato decorrenti dal 1o gennaio 2015. Le risorse complessive destinate al PAC si sono pertanto attualmente ridotte a 8,1 miliardi.
Va peraltro segnalato che anche la legge di stabilità per il 2016 prevede l'utilizzo di quota parte delle risorse del Piano di Azione Coesione – non ancora oggetto di impegni giuridicamente vincolanti rispetto ai cronoprogrammi approvati, da verificare sulla base di una ricognizione da effettuarsi entro il 31 marzo 2016 – a copertura degli oneri connessi alla estensione del beneficio dell'esonero contributivo alle assunzioni a tempo indeterminato dell'anno 2017 per i datori di lavoro privati operanti nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.
In relazione alla programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE), nel corso del 2015 tutti i programmi operativi sia nazionali che regionali sono stati adottati dalla Commissione europea e sono in fase di avvio.
Le risorse comunitarie assegnate all'Italia a titolo dei due Fondi strutturali per la politica di coesione del FSE e del FESR per il ciclo di programmazione 2014-2020 ammontano a oltre 32 miliardi, cui si aggiungono le risorse destinate all'occupazione giovanile (YEI) e al Fondo indigenti (FEAD), per circa 1,2 miliardi. A tali risorse comunitarie, si affiancano oltre 24 miliardi di cofinanziamento nazionale, cui si aggiungono ulteriori 4,3 miliardi di cofinanziamento regionale. Nel complesso, si ricorda, considerando anche le risorse del FEASR e del FEAMP (circa 11 miliardi complessivi per lo sviluppo rurale e per la pesca), l'Accordo di partenariato dispone di circa 73 miliardi di euro, di cui circa 51 miliardi per programmi operativi propri della coesione (FESR e FSE).
Nell'impostazione strategica della politica di coesione 2014-2020, il PNR sottolinea, inoltre, la rilevanza della Strategia nazionale per le aree interne del Paese, definite come quelle aree più lontane dai servizi di base, che interessano oltre il 60 per cento del territorio nazionale ed il 7,6 per cento della popolazione italiana. La Strategia – sostenuta sia dai fondi europei sia da risorse nazionali (circa 280 milioni messi a disposizione dalle ultime tre leggi di stabilità) – rappresenta una azione diretta al sostegno della competitività territoriale sostenibile, al fine di contrastare, nel medio periodo, il declino demografico che caratterizza tali aree.
Nel 2015 sono state individuate 65 aree progetto in tutto il Paese. Le aree selezionate sono quelle in cui si è registrata una maggiore perdita di popolazione e che presentano più seri problemi strutturali di accessibilità, in linea con quanto previsto dall'Accordo di Partenariato. Nell'ambito delle 65 aree progetto sono state individuate, da parte delle amministrazioni regionali, le aree pilota su cui è in corso il lavoro di definizione della Strategia, propedeutica alla stipula, da parte di tutte le parti interessate, dell'Accordo di partenariato quale strumento attuativo.
Per quanto riguarda, infine, la programmazione delle politiche di coesione attraverso le risorse nazionali, si ricorda che nel Fondo per lo sviluppo e la coesione sono iscritte le risorse finanziarie aggiuntive nazionali, destinate a finalità di riequilibrio economico e sociale, nonché a incentivi e investimenti pubblici. Le risorse per la programmazione 2014-2020, autorizzate dalla legge di stabilità per il 2014 (legge n. 147 del 2013) nell'importo complessivo di 54,8 miliardi, sono destinate a sostenere esclusivamente interventi per lo sviluppo, anche di natura ambientale, secondo la chiave di riparto dell'80 per cento Pag. 19nelle regioni del Mezzogiorno e del 20 per cento nelle aree del Centro-Nord.
La parte delle politiche di coesione finanziate da risorse interamente nazionali – ricorda il DEF – rimane quella forse più rilevante per gli interventi di natura infrastrutturale soprattutto nel Mezzogiorno.
L'impostazione del nuovo quadro di governance istituzionale per le politiche di coesione, ha determinato la ridefinizione, con la legge di stabilità 2015 delle procedure di programmazione e gestione delle risorse nazionali assegnate al Fondo per lo sviluppo e la coesione per il ciclo 2014-2020, riservando all'Autorità politica per la coesione il compito di indicare le linee strategiche per l'impiego del Fondo, da realizzare in forma integrata con le risorse europee per lo sviluppo regionale. L'utilizzo delle risorse del Fondo relative alla programmazione 2014-2020 si è tuttavia finora realizzato attraverso la cosiddetta programmazione stralcio, nell'attesa di una piena definizione della programmazione operativa in linea con quella comunitaria.
Allo stato attuale, secondo i dati riportati nel DEF, sia attraverso delibere del CIPE che con interventi normativi, sono stati finalizzati a interventi in vari settori e territori del Mezzogiorno risorse del Fondo per circa 9 miliardi di euro.
In tale contesto normativo – secondo quanto illustrato nell'Allegato V «Relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate» del DEF – il CIPE ha approvato diverse assegnazioni riconducibili a tale Piano stralcio, quali: 65,4 milioni di euro ad interventi nei SIN di Piombino e di Trieste (rispettivamente 50 e 15,4 milioni di euro); 450 milioni di euro per la realizzazione di interventi finalizzati a prevenire il rischio idrogeologico in aree metropolitane e urbane con un alto livello di popolazione esposta al rischio; oltre 100 milioni di euro sono stati assegnati al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per finanziare la progettazione di interventi nello stesso ambito; 250 milioni di euro per il rifinanziamento dei contratti di sviluppo che favoriscono la realizzazione di investimenti di rilevanti dimensioni, proposti da imprese italiane ed estere nel settore industriale, turistico e della tutela
ambientale; 2,2 miliardi di euro per la realizzazione del piano della banda ultra larga, oltre 1,3 miliardi di euro a titolo di assegnazione programmatica per la medesima finalità; 38,69 milioni di euro per l'area di Taranto.
Alle delibere del CIPE, si aggiungono le disposizioni normative che, nel corso del 2014, hanno inciso sull'ammontare complessivo delle risorse del FSC 2014/2020, per assicurare la copertura di misure per il riavvio della realizzazione di grandi opere infrastrutturali e per il rilancio della crescita, anche attraverso il sostegno, con il credito di imposta, degli investimenti in beni strumentali delle aziende, ovvero a favore di specifiche finalità, come il finanziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Da ultimo, la legge di stabilità 2016 (legge n. 208 del 2015) ha previsto la finalizzazione di oltre 1,4 miliardi di euro per il credito d'imposta per investimenti nel Mezzogiorno, 30 milioni di euro per contingenti esigenze di prevenzione e di controllo dei territori e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e 300 milioni di euro per l'emergenza ILVA di Taranto.
Un ruolo rilevante del Fondo Sviluppo e Coesione – FSC 2014-2020 è previsto per il cosiddetto Masterplan per il Mezzogiorno, iniziativa lanciata dal Governo nell'estate 2015 che prevede la predisposizione di specifici Piani strategici e operativi per le 8 regioni e le 7 città metropolitane del Mezzogiorno.
In particolare – si legge nel DEF – al Masterplan per il Mezzogiorno il Governo intende destinare circa 13,4 miliardi di euro delle risorse del FSC della programmazione 2014-2020, finalizzati ai Patti per il Sud.
Il Masterplan costituisce il quadro di riferimento entro cui si collocheranno le scelte operative in corso di definizione nel confronto Governo-regioni-città metropolitane sui Patti per il Sud. Si tratta di 16 Patti, uno per ognuna delle 8 regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Pag. 20Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e uno per ognuna delle 7 città metropolitane (Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Cagliari e Messina), finalizzati a definire per ognuna di esse gli interventi prioritari e trainanti, le azioni da intraprendere per attuarli e gli ostacoli da rimuovere, la tempistica, le reciproche responsabilità.
PARERI, AI SENSI DELL'ARTICOLO 118-BIS DEL REGOLAMENTO Pag. 22
Pag. 23
I COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
PARERE FAVOREVOLE.
Pag. 25
II COMMISSIONE PERMANENTE
(Giustizia)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con la seguente osservazione:
sia valutata l'opportunità di inserire nel cronoprogramma per l'anno 2016 anche le proposte di legge S. 1950 e S. 2208, rispettivamente in materia di class action e di whistleblowing.
III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri e comunitari)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
PARERE FAVOREVOLE
con la seguente osservazione:
valuti la Commissione di merito, in continuità con gli impegni assunti in sede di approvazione della legge di stabilità 2016, l'opportunità di rafforzare i servizi consolari rivolti alle imprese ed alle comunità italiane all'estero, trasferendo agli uffici consolari una quota parte dei proventi derivanti dall'introduzione della tariffa per la trattazione delle domande di cittadinanza, in proporzione alla percezione dei diritti realizzata in ciascuna sede consolare e con l'esplicito mandato di riassorbire le giacenze delle domande di cittadinanza.
IV COMMISSIONE PERMANENTE
(Difesa)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
PARERE FAVOREVOLE.
Pag. 32
VI COMMISSIONE PERMANENTE
(Finanze)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
PARERE FAVOREVOLE.
Pag. 37
VII COMMISSIONE PERMANENTE
(Cultura, scienza e istruzione)
(Relatrice: MALPEZZI)
parere sul
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
La VII Commissione,
esaminate le parti di competenza del Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4 e Allegati), nelle sedute del 19, 20 e 21 aprile 2016, e udita la relatrice, on. Simona Flavia Malpezzi, alla cui illustrazione (della seduta del 19 aprile 2016) si rinvia integralmente;
considerato, in via preliminare, che il DEF (previsto dall'articolo 10 della legge di contabilità, n. 196 del 2009) è il documento con cui il Governo presenta al Parlamento le proprie priorità e strategie economiche a media e lunga scadenza. Esso si compone di tre sezioni, dedicate rispettivamente alla stabilità dell'Italia, all'analisi e alle tendenze della finanza pubblica e al programma nazionale di riforma;
tenuto conto che il DEF è, pertanto, il principale strumento di indirizzo sulla programmazione e sulla politica economica e che la Commissione Cultura intende contribuire alla definizione dei contenuti della risoluzione con cui esso verrà approvato dall'Assemblea della Camera;
ritenuto che, nella terza parte del DEF (quella di prospettiva), è contenuta una ricognizione dei risultati conseguiti dalla politica del Governo nei settori della scuola, dell'università e della ricerca, anche alla luce delle osservazioni svolte dalla Commissione europea nella sua Analisi annuale della crescita, pubblicata il 26 novembre 2015, cui è poi seguita la Relazione per Paese, relativa all'Italia, pubblicata il 26 febbraio 2016;
condiviso l'obiettivo per cui, per sostenere crescita e produttività nel medio e lungo termine, è necessario continuare a sviluppare il capitale umano, promuovendo il miglioramento dell'istruzione, lo sviluppo della ricerca tecnologica e l'avanzamento della scienza e della cultura;
considerato che solo la riforma dell'istruzione, approvata con la legge n. 107 del 2015, dovrebbe portare un aumento del PIL dello 0,3 per cento annuale entro il 2020;Pag. 38
preso atto che, in questo contesto, sono cruciali gli aspetti dell'inclusione, sia degli alunni con bisogni educativi speciali, sia di quelli stranieri (tanto che nel mese di settembre 2015 sono stati emanati bandi che mettono a disposizione 500 mila euro per il potenziamento dell'italiano come seconda lingua e ulteriori 500 mila euro per i progetti di accoglienza e sostegno linguistico e psicologico per i minori stranieri non accompagnati);
osservato, altresì, che nel medesimo contesto occorre proseguire sulla strada della messa in sicurezza degli edifici scolastici;
rilevato ancora che l'attuazione concreta del nuovo sistema di alternanza scuola-lavoro sarà essenziale per legare un'esperienza scolastica arricchita alle prospettive di inserimento lavorativo;
considerato, sul piano più generale, che il Governo appare positivamente orientato ad attribuire a tutto il mondo culturale un valore strategico ai fini della complessiva elevazione del Paese, poiché – per esempio – investire sulla scuola produce benefici sui beni culturali e viceversa, così come risollevare i livelli di lettura significa alzare una colmata che solleva anche i consumi culturali, quali cinema e teatro;
ritenuto che (come già ha sostenuto il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio VISCO, nel suo volume Investire in conoscenza, Mulino, 2009) occorre mettere in campo strategie multidimensionali per problemi a loro volta multidimensionali, cogliendo i nessi tra una cittadinanza più ricca, avvertita e dotata di competenze civiche complessive, da un lato, e il benessere economico, dall'altro;
valutato che, pertanto, occorre offrire un ventaglio di conoscenze e competenze in grado di dotare i cittadini degli strumenti per partecipare in modo sano e consapevole alla vita collettiva, anche puntando a innalzare almeno al 12,5 per cento la partecipazione degli adulti in età lavorativa (ossia tra i 25 e i 64 anni), tramite il ricorso all'apprendimento permanente (lifelong learning);
constatato che già la strategia «Europa 2020», presentata dalla Commissione Europea nel 2010, raccomandava l'adozione di misure volte promuovere una crescita intelligente, attraverso lo sviluppo delle conoscenze e dell'innovazione, sostenibile, grazie ad un'economia più verde, più competitiva ed efficiente nella gestione delle risorse, nonché inclusiva, per incentivare l'occupazione e la coesione sociale e territoriale;
osservato, altresì, che in questo quadro la scuola è interessata da compiti e linguaggi nuovi, per cui dalle didattiche disciplinari si sta passando a didattiche per competenze, nonché dalla definizione di titoli di studio superiori e dall'aggiornamento di pratiche e di contenuti, che rappresentano la vera sfida culturale, sociale e civile che il Paese si trova davanti,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti condizioni:
si provveda a:
1) potenziare gli interventi di orientamento formativo, a tutti i livelli di istruzione;
2) intensificare le politiche che rendano realmente esigibile il diritto allo studio universitario, con particolare riferimento alla contribuzione studentesca;
3) favorire l'incremento del numero di laureati, al fine di evitare che l'Italia continui ad occupare una posizione di coda negli obiettivi ufficiali del 2020;
4) favorire l'internazionalizzazione del sistema di ricerca e formazione terziaria;
5) persistere nell'impegno di ridurre la percentuale di abbandono scolastico e ad adottare misure di contrasto della dispersione e dell'insuccesso universitario;Pag. 39
6) accrescere le competenze degli adulti, anche in relazione alla precedente finalità di innalzare la quota dei giovani italiani che conseguono un titolo di istruzione terziaria;
7) incrementare le risorse destinate agli investimenti in ricerca e sviluppo, comprendendovi quelle destinate alla spesa per l'istruzione terziaria, che – in percentuale al PIL – è la più bassa d'Europa, e potenziare e dare stabilità agli interventi già attuati con l'ultima legge di stabilità per contrastare la sensibile diminuzione di professori e ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca;
8) collegare alla manovra di finanza pubblica i seguenti disegni di legge:
a) A.C. 1504 e abbinata, sulla promozione della lettura, in via di approvazione dalla Camera;
b) A.S. 2271, sull'editoria, già approvata dalla Camera;
c) A.S. 2287, sul cinema e l'audiovisivo, attualmente all'esame del Senato. A tale riguardo, si raccomanda di precisare che il collegamento vale per tutto il provvedimento, a prescindere dall'eventuale diversificazione dei percorsi procedurali che dovesse intervenire;
9) accelerare l'emanazione dei provvedimenti attuativi della delega sullo 0-6 contenuta nella legge n. 107 del 2015.
VIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Ambiente, territorio e lavori pubblici)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti condizioni:
1) sia assicurato un coinvolgimento delle competenti Commissioni parlamentari nella procedura di approvazione del Documento Pluriennale di Pianificazione e nella definizione della nuova programmazione infrastrutturale, prevedendo, in sede di adozione dei decreti legislativi correttivi del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 19 aprile 2016, n. 50, il previo parere delle Commissioni parlamentari competenti sul Documento Pluriennale di Pianificazione;Pag. 42
2) si preveda l'inserimento in un apposito capitolo della prossima legge di stabilità delle misure volte al completamento dell'azione per la sostenibilità ambientale, che il Governo intende invece presentare con il cosiddetto Green Act da approvare entro il 2017;
3) siano rese stabili e strutturali le agevolazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione e di efficienza energetica (cd. ecobonus), disciplinate dall'articolo 1, comma 47, della legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità 2015), con specifico riferimento agli interventi per aumentare la classe energetica e per il controllo dell'effettivo raggiungimento e del miglioramento delle prestazioni energetiche; si includa e si estenda in maniera permanente in tali interventi anche il consolidamento statico ed antisismico degli edifici e si ricomprendano gli interventi per la rimozione dell'amianto; si amplii al contempo la platea dei soggetti fruitori del beneficio fiscale alle imprese e agli enti pubblici e si preveda la cedibilità a intermediari finanziari;
4) sia garantito, nell'ambito della Cabina di regia di cui all'articolo 4, comma 4, del decreto legislativo n. 102 del 2014, il necessario coordinamento degli interventi e delle misure in materia di efficienza energetica;
5) siano adottate misure specifiche e siano incrementate le risorse finanziarie da destinare al potenziamento infrastrutturale nelle regioni del Sud nell'ottica del riequilibrio socio-economico tra le diverse aree del territorio nazionale e siano incrementate le infrastrutture di collegamento tra le regioni del Centro Italia, a partire dal rafforzamento delle reti ferroviarie;
6) si definisca, in coerenza con quanto prospettato nel Programma nazionale di riforma, una specifica Strategia nazionale per le aree montane;
7) siano individuati gli adeguati spazi finanziari per sostenere gli investimenti nei piccoli comuni, con particolare riguardo a quelli disagiati, come previsto dal nuovo testo unificato delle proposte di legge n. 65 e abbinate in corso di esame parlamentare.
IX COMMISSIONE PERMANENTE
(Trasporti, poste e telecomunicazioni)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
a) valuti la Commissione di merito l'opportunità di evidenziare al Governo le seguenti priorità relative al settore dei trasporti:
1) assumere, nell'impostazione della nuova politica per le infrastrutture di trasporto e logistica, nella programmazione delle opere da realizzare e nella destinazione delle risorse finanziarie disponibili, con particolare riferimento alle risorse relative al contratto di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e RFI, i seguenti criteri prioritari: la promozione dell'intermodalità attraverso la realizzazione delle opere necessarie ad assicurare la piena accessibilità dei passeggeri e delle merci ai principali porti e aeroporti attraverso la rete ferroviaria; il potenziamento delle reti di trasporto nel Mezzogiorno e nelle isole, al fine di abbattere i tempi di collegamento all'interno di tale aree, con le restanti parti del territorio nazionale e con gli scali portuali e aeroportuali, nell'ambito di una politica complessiva di garanzia della continuità territoriale che faccia riferimento non
soltanto ai collegamenti con le isole ma con tutte le aree marginali o svantaggiate; lo sviluppo, in ambito urbano, delle reti metropolitane e tramviarie; la realizzazione di interventi di costante manutenzione e adeguamento tecnologico delle infrastrutture esistenti; con riferimento ai nuovi strumenti di programmazione delle opere infrastrutturali di trasporto e logistica, prevedere che gli strumenti di programmazione in cui sono individuate le opere prioritarie da finanziare siano sottoposti all'esame del Parlamento;
2) attuare, sia a livello normativo, sia a livello amministrativo e gestionale, una politica di riqualificazione e rilancio del trasporto pubblico locale che, anche nella prospettiva di pervenire alla definizione di una legge di riforma organica del settore, assuma i seguenti elementi fondamentali:
la promozione dell'efficienza nella gestione del servizio, sia per quanto concerne la ripartizione delle risorse statali sulla base dei costi standard, da definire in tempi rapidi, sia per quanto concerne le modalità di assegnazione e di svolgimento delle gare, anche in relazione all'individuazione degli ambiti territoriali di riferimento e alla regolazione dei rapporti in caso di avvicendamento di gestori diversi, sia, infine, per quanto riguarda l'organizzazione e il funzionamento dei soggetti gestori, che devono risultare idonei a sostenere il rischio di impresa;
la destinazione di adeguate risorse finanziarie al rinnovo del parco mezzi;
misure efficaci di contrasto all'evasione tariffaria, in parallelo con interventi di incentivazione all'utilizzo dei servizi di trasporto pubblico locale a favore delle fasce deboli della popolazione;
specifiche azioni finalizzate a migliorare la qualità del trasporto ferroviario destinato all'utenza pendolare;
misure che favoriscano, all'interno dei centri urbani, una mobilità caratterizzata dalla prevalenza dell'utilizzo dei mezzi di trasporto collettivo e dall'integrazione tra le diverse modalità di trasporto;
3) sostenere il riequilibrio intermodale dalla gomma al ferro, attraverso una politica di sostegno al trasporto ferroviario delle merci, destinando, in particolare, adeguate risorse finanziarie al cosiddetto «ferrobonus», come previsto Pag. 46dalla legge di stabilità per il 2016, e ad analoghi incentivi;
4) promuovere, in coerenza con le linee di azione definite dal Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, la competitività dei porti italiani, facilitando, sia sotto il profilo finanziario, sia sotto il profilo dello snellimento procedurale, la realizzazione delle opere infrastrutturali che garantiscono l'accessibilità nautica e adottando interventi utili a pervenire alla piena interoperabilità tra sistemi informativi e tecnologici tra i porti italiani e lungo la catena logistica, in modo da favorire, contestualmente all'individuazione delle Autorità di sistema portuale, sia l'integrazione e il coordinamento tra gli scali portuali, sia la loro specializzazione operativa e da migliorare l'efficienza dei servizi prestati al loro interno; dare piena attuazione agli incentivi di riequilibrio intermodale introdotti dalla legge di stabilità 2016 a favore dei trasporti di merci con
origine in porti italiani e destinazione in altri porti del territorio nazionale o degli Stati membri dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo (c.d. «marebonus»); assicurare che i suddetti strumenti di incentivazione possano applicarsi anche al trasporto di merci nelle acque interne e, più in generale, nell'ambito delle politiche del trasporto marittimo, adottare, in attuazione delle indicazioni contenute al riguardo nel Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, specifiche azioni rivolte alla valorizzazione della navigazione fluvio-marittima nelle acque interne;
5) favorire lo sviluppo dei maggiori scali aeroportuali, mediante la realizzazione, da parte delle società di gestione, degli investimenti necessari, in modo da garantire la loro idoneità rispetto alle prospettive di crescita del traffico aereo, sia sotto il profilo dimensionale, sia sotto il profilo della qualità dei servizi prestati; assicurare il funzionamento degli scali sulla base di criteri di sostenibilità finanziaria e ambientale, di integrazione nell'ambito di sistemi aeroportuali e di presenza nei territori caratterizzati dalla carenza di altre modalità di trasporto;
6) attuare pienamente e sviluppare gli interventi già presenti nella legge di stabilità 2016 finalizzati ad una politica organica di sostegno alla mobilità ciclistica, attraverso la realizzazione di un sistema nazionale di ciclovie e di ciclostazioni e adottare tutti gli interventi necessari a garantire la sicurezza della mobilità ciclopedonale in ambito urbano; promuovere ed incentivare l'utilizzo delle ferrovie ad uso turistico, in particolare attraverso la definizione di una disciplina quadro del settore e la destinazione di adeguate risorse per la riqualificazione delle infrastrutture ferroviarie dismesse o sospese;
7) promuovere l'adozione dei sistemi di trasporto intelligente (ITS), che permettano un uso più efficiente delle infrastrutture, riducano i costi e l'impatto ambientale del trasporto e migliorino il funzionamento della catena logistica; per le medesime finalità, pervenire all'adozione di uno standard unico dei dati del trasporto di merci in formato aperto, anche al fine di permettere lo sviluppo di piattaforme di gestione informatica della logistica;
8) attuare una politica generale a sostegno della mobilità condivisa e sostenibile, in particolare favorendo il ricorso a forme di mobilità quali il bike sharing, il car sharing e il car pooling, e adottando tutte le iniziative efficaci a diffondere l'utilizzo dei veicoli ad alimentazione elettrica o ibrida o comunque a basso impatto ambientale;
b) valuti la Commissione di merito l'opportunità di evidenziare al Governo le seguenti priorità relative al settore delle poste e delle telecomunicazioni:
1) dare piena attuazione alle misure recate dal decreto legislativo n. 33 del 2016, richiamato in premessa, per favorire l'utilizzo delle infrastrutture esistenti Pag. 47per la collocazione delle reti a banda ultralarga e per giungere tempestivamente alla realizzazione del catasto delle reti;
2) garantire il mantenimento di livelli del servizio postale universale corrispondenti alle esigenze fondamentali dell'utenza, anche per quanto concerne la presenza e il funzionamento su tutto il territorio nazionale, con particolare riferimento alle aree meno densamente abitate e di più difficile accessibilità, di una rete adeguata di servizi postali.
X COMMISSIONE PERMANENTE
(Attività produttive, commercio e turismo)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
valutato, dunque, l'impianto complessivo della politica di bilancio per il triennio 2017-2019, a partire dall'intendimento del Governo di procedere alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia – pari, nel 2017, allo 0,9 per cento del PIL – attraverso una manovra che «verrà definita nei prossimi mesi e garantirà – come precisa il Programma di Stabilità – il raggiungimento di un indebitamento netto pari all'1,8 per cento del PIL nel 2017 attraverso un mix di interventi di revisione della spesa pubblica, ivi incluse le spese fiscali, e di strumenti che accrescano la fedeltà fiscale e riducano i margini di evasione ed elusione. Ciò ferma restando la prosecuzione, compatibilmente con gli equilibri di bilancio, del processo di riduzione del carico fiscale che grava sui redditi delle famiglie e delle imprese»;
valutata, ancora ed in particolare, la dinamica di riduzione dello stock di debito pubblico in rapporto al PIL, stock il cui marginale incremento nel 2015 (132,7 per cento rispetto al 132,5 per cento del 2014) è stato per metà dovuto «alla classificazione del Fondo Nazionale di Risoluzione degli enti creditizi all'interno delle Amministrazioni pubbliche. Alla quasi stabilizzazione del debito hanno contribuito – osserva inoltre il Programma di Stabilità – proventi da privatizzazioni e dismissioni superiori allo 0,4 per cento del PIL», mentre, nel 2016, alla discesa del rapporto debito/PIL al 132,4 per cento, «privatizzazioni e dismissioni darebbero un contributo dello 0,5 per cento» secondo uno scenario programmatico in cui «il debito lordo è previsto scendere al 123,8 per cento del PIL nel 2019», ferma restando, al riguardo, la necessità del costante monitoraggio degli andamenti della finanza pubblica anche in relazione agli sviluppi del quadro macroeconomico, a partire da quelli del tasso di crescita nominale del prodotto;
considerate, infine, la lettera dell'Ufficio parlamentare di bilancio, del 1 aprile u.s., di validazione delle previsioni tendenziali del MEF per gli anni 2016-2019, «in quanto esse si collocano nell'intervallo accettabile allo stato delle informazioni attualmente disponibili», nonché le considerazioni sviluppate dal suddetto Ufficio – in sede di audizione del 18 aprile u.s. presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato – in merito alla validazione delle previsioni programmatiche del DEF,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
a) posto che – come evidenzia il Programma di Stabilità – «il Governo è dell'opinione che la metodologia concordata a livello europeo non sia adatta a fornire una valutazione imparziale della crescita potenziale» e che l'esercizio di stima con modello alternativo del prodotto potenziale, dell’output gap e del saldo di bilancio strutturale indicherebbe – «in linea con stime similari effettuate dall'OCSE e dal FMI» – che «l'Italia avrebbe sostanzialmente conseguito il proprio MTO, pari ad un saldo strutturale in pareggio», già nel 2015, approfondisca la Commissione V, in sede di discussione con il Governo, le prospettive del confronto in materia con la Commissione europea;Pag. 50
b) anche in considerazione dell'annotazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio circa il fatto che l'assunzione, nelle previsioni MEF, «di una domanda nazionale più robusta rispetto ai valori massimi del panel UPB è compensata, negli anni 2016 e 2018, da ipotesi di un contributo più debole della domanda estera netta», acquisisca la Commissione V – ai fini di una più puntuale valutazione della finalizzazione degli spazi di flessibilità di bilancio conseguenti al nuovo percorso di rientro verso l'Obiettivo di Medio Termine – maggiori informazioni in merito alle «nuove azioni di stimolo, tra cui l'ulteriore riduzione della pressione fiscale e l'aumento progressivo degli investimenti pubblici, che permetteranno – come si legge nella Premessa al DEF a firma del Ministro dell'economia e delle finanze – di sostenere il rafforzamento della ripresa in una fase di
notevole incertezza economica a livello internazionale» ed alla composizione qualitativa della manovra volta al conseguimento, nel 2017, di un indebitamento netto pari all'1,8 per cento del PIL;
c) in particolare, approfondisca la Commissione V strategia e misure finalizzate ai «guadagni di competitività internazionale», che appaiono «necessari per incrementare le quote di mercato in modo tale da compensare – come si osserva in sede di Programma Nazionale di Riforma – l'insoddisfacente crescita del commercio mondiale nel breve periodo» e «per sostenere la crescita del prodotto nel medio e lungo termine», nonché strategia e misure conseguenti al riconoscimento del fatto che «per tornare ad una crescita economica più sostenuta è necessario – come ancora annota il Programma Nazionale di Riforma – che il rapporto fra investimenti e PIL, che ha raggiunto un minimo del 16,5 per cento nel 2015, risalga nei prossimi anni verso il 20 per cento, dove si situava nel periodo pre-crisi», sottolineando, intanto, l'utilità del
più attento monitoraggio sia dei progetti di investimento presentati in sede europea in riferimento alla richiesta di applicazione della Clausola degli investimenti per 0,3 punti percentuali di PIL nel 2016, sia dell'effettivo impatto di un meno stringente approccio alla regola del pareggio di bilancio – previsto, per il 2016, con il superamento del Patto di Stabilità Interno, per enti locali e regioni – volto a consentire ai comuni «di sbloccare – ricorda il Programma di Stabilità – le disponibilità di cassa già disponibili, ma non spese proprio a causa dei vincoli posti dal PSI», nonché – come sottolineato anche dalla Commissione Europea nel Country Report 2016 per l'Italia – del nuovo piano industriale di Cassa Depositi e Prestiti per il periodo 2016-2020, volto al rilancio degli investimenti attraverso la mobilitazione di 117 miliardi di euro in favore di
venture capital, innovazione, sviluppo e internazionalizzazione;
d) conseguentemente, segnali la Commissione V al Governo la centralità delle azioni esposte in sede di Programma Nazionale di Riforma in merito: alla riforma organica della disciplina delle crisi di impresa e dell'insolvenza; alla riduzione della durata delle procedure concorsuali e dei tempi di recupero dei crediti anche come fattori concorrenti ad un più competitivo assetto del sistema bancario italiano; al monitoraggio ed all'implementazione del set di strumenti di finanza per la crescita utili al finanziamento delle MPMI, delle start-up, dell'innovazione tecnologica e della crescita dimensionale d'impresa, con particolare riferimento alle sinergie – nel quadro del «Piano Juncker» – tra Fondo centrale di garanzia per le PMI e Fondo europeo per gli investimenti (FEI), che si avvale del sostegno del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), nonché ai processi
di riforma del sistema dei consorzi fidi e del suddetto Fondo centrale di garanzia; ad uno sviluppo complessivo del capitale umano, del Piano Nazionale di Ricerca 2015-2020 e dell'Agenda Digitale capace di cogliere (in particolare, attraverso il Piano Manifattura Italia) la sfida di «Industria 4.0»; alle prospettive del Piano straordinario per il made in Italy; al rilancio del turismo, «facendo leva sull'interdipendenza tra turismo e cultura, con strategie orientate a uno sviluppo sostenibile in termini Pag. 51sociali, economici e ambientali» e provvedendo tanto all'aggiornamento del Piano strategico di settore, quanto al rafforzamento di struttura organizzativa e funzioni dell'ENIT; agli impulsi pro-concorrenziali; allo sviluppo dei processi di riqualificazione ed innovazione urbana ed alla predisposizione del Piano Generale della Mobilità e della Logistica quale
strumento ordinario di programmazione; all'attuazione della riforma della pubblica amministrazione e dell'Agenda per la semplificazione, nonché – a sostegno delle politiche infrastrutturali così come della legalità – della riforma del codice dei contratti di appalto e concessione; alla prospettiva di un compiuto Green Act come strumento per un approccio integrato alle questioni della fiscalità ambientale, dell'economia circolare, delle energie rinnovabili e della mobilità;
e) sempre ai fini del rafforzamento della produttività e della competitività dell'attività d'impresa e della valorizzazione del lavoro, segnali la Commissione V al Governo l'opportunità che la costruzione di meccanismi incentivanti ed efficaci ai fini del rafforzamento quantitativo e qualitativo della contrattazione di secondo livello (aziendale e territoriale) muova dal confronto negoziale in materia tra le parti sociali e dal ruolo di governance generale e coordinata delle relazioni contrattuali esercitato dal livello nazionale della contrattazione collettiva;
f) posto che – come osserva il Programma Nazionale di Riforma – «l'economia italiana nel suo insieme ha bisogno che il Mezzogiorno cambi passo e diventi un'area di crescita che interagisca positivamente con l'economia del resto del Paese», segnali la Commissione V al Governo l'urgenza dell'implementazione operativa del Masterplan per il Mezzogiorno: sul piano della governance, attraverso il completamento della programmazione dei Fondi strutturali e di investimento europei per il ciclo 2014-2020 e l'integrazione tra Patti per il Sud, contratti di sviluppo ed accordi di programma, nonché attraverso lo sviluppo del ruolo dell'Agenzia per la coesione territoriale, della Cabina di regia del Fondo Sviluppo e Coesione e del Piano di Rafforzamento Amministrativo di cui all'Obiettivo Tematico 11; sul piano delle politiche, attraverso il decollo di «progetti infrastrutturali decisivi
– anche con l'apporto di imprese partecipate dallo Stato (Terna, Snam, FS, Anas) – per connettere il Mezzogiorno al resto del Paese, all'Europa ai mercati internazionali», nonché con l'applicazione della Strategia di Sviluppo Intelligente e – annota ancora il Programma Nazionale di Riforma – con «le iniziative partecipate da soggetti pubblici con logiche di mercato»; segnali altresì l'opportunità della continuità del meccanismo di sgravi contributivi per i nuovi assunti nell'area, anche attraverso il ricorso a risorse individuate in sede di Piano Azione Coesione;
g) sul versante della revisione della spesa pubblica, segnali la Commissione V al Governo il rilievo degli snodi dell'integrazione della revisione della spesa nel ciclo di bilancio, della definizione dei fabbisogni standard e della presentazione dei piani di riassetto delle società di capitali partecipate da pubbliche amministrazioni, anche come occasione di messa a punto e sviluppo di processi aggregativi e di crescita dimensionale dei servizi pubblici locali; segnali altresì l'opportunità che l'avanzamento del Programma di razionalizzazione degli acquisti della PA (PAC) ed il potenziamento della funzione del bilancio di cassa siano anche occasione di miglioramento dei meccanismi e dei tempi di pagamento dei debiti della PA;
h) sul versante fiscale, segnali la Commissione V al Governo il rilievo: dell'entrata in vigore, nel 2016, delle «nuove regole per definire una metodologia stabile e imparziale di rilevazione, calcolo e pubblicazione dei risultati delle strategie di contrasto all'evasione fiscale» e, in particolare, della stima del tax gap per tutte le principali imposte; dell'apprezzamento – pur nel contesto del riordino delle spese fiscali – delle finalità e del contributo reso alla crescita dai bonus in materia di ristrutturazione edilizia e di efficienza Pag. 52energetica; del riordino e della riduzione della tassazione degli immobili strumentali all'esercizio dell'attività d'impresa (anche in riferimento alla revisione dei valori catastali) e della remunerazione dei servizi di gestione dei rifiuti, ecosistemici ed ambientali; segnali,
inoltre, l'opportunità della revisione: degli studi di settore in un'ottica di valorizzazione funzionale ad una rafforzata compliance, dell'approccio soltanto incrementale al credito d'imposta per ricerca ed innovazione, dei tempi di recupero dei crediti IVA maturati anche per effetto dei meccanismi del reverse charge e dello split payment;
i) segnali la Commissione V al Governo il rilievo dei programmi di privatizzazioni di società a partecipazione pubblica e del programma straordinario di valorizzazione e dismissione degli immobili pubblici sia per un adeguato percorso di riduzione del rapporto debito pubblico/PIL, sia per l'apertura delle società al mercato e lo sviluppo di nuove iniziative imprenditoriali, come testimoniato dai primi, positivi riscontri delle «iniziative raccolte sotto la denominazione di ‘Valore Paese’, un network – ricorda il Piano Nazionale di Riforma – di beni di particolare valore storico-artistico e paesaggistico, da riutilizzare a fini turistico-culturali e per lo sviluppo dei territori»;
j) segnali la Commissione V al Governo il rilievo dell'impulso alle aggregazioni di rete e per cluster del tessuto delle MPMI e l'utilità di una conseguente valorizzazione delle previsioni della legge n. 180/2011 – con particolare riferimento al veicolo della Legge annuale per le micro, piccole e medie imprese – nonché la necessità del rafforzamento delle azioni di prevenzione e contrasto della contraffazione e dell’Italian sounding nel contesto complessivo dell'annunciato Piano nazionale anticontraffazione.
XI COMMISSIONE PERMANENTE
(Lavoro pubblico e privato)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
si richiami l'opportunità di individuare misure permanenti di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, promuovendo in particolare l'applicazione in via strutturale delle misure di sgravio contributivo attualmente previste, con riferimento ai nuovi contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato stipulati nell'anno 2016, dall'articolo 1, comma 178, della legge di stabilità 2016, estendendole anche a quanti saranno assunti negli anni successivi e valutando eventualmente una riconsiderazione della loro configurazione sotto il profilo della creazione di posti di lavoro stabili e di qualità;
nel quadro delle misure volte a favorire l'incremento del tasso di occupazione Pag. 59e, in particolare, di quella giovanile, si rappresenti l'esigenza di adottare specifiche iniziative volte a rafforzare le misure incentivanti previste a legislazione vigente per promuovere l'occupazione femminile e la creazione di nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno;
si segnali al Governo l'esigenza di assicurare un attento monitoraggio degli effetti delle riforme in materia di mercato del lavoro e di ammortizzatori sociali realizzate in attuazione delle deleghe di cui alla legge n. 183 del 2014, in linea con quanto previsto dall'articolo 1, comma 13, della medesima legge, anche al fine di valutare modifiche e integrazioni delle disposizioni adottate, nonché eventuali ulteriori interventi volti:
a) a rafforzare i finanziamenti destinati alle politiche attive del lavoro e ai servizi per l'impiego, anche mediante l'utilizzo dei fondi strutturali europei;
b) a rendere più stringente la normativa sui voucher al fine di ricondurne l'utilizzo all'ambito delle prestazioni di lavoro di carattere occasionale;
c) a garantire che le risorse destinate agli ammortizzatori sociali assicurino una adeguata copertura in caso di disoccupazione involontaria, tenuto conto anche del processo di progressivo superamento degli ammortizzatori sociali in deroga;
si indichi l'esigenza che, nella definizione dei contenuti di eventuali interventi normativi sulla riforma della contrattazione aziendale, volti a consentire la prevalenza dei contratti aziendali su quelli nazionali in specifiche materie legate all'organizzazione del lavoro e della produzione, sia salvaguardata la centralità del primo livello di contrattazione e si tenga conto delle esperienze maturate negli ultimi anni dalle parti sociali e, in particolare, del testo unico sulla rappresentanza del gennaio 2014, prevedendo che ai fini dell'esigibilità e dell'efficacia dei contratti aziendali sia garantita la consultazione dei lavoratori interessati;
anche in considerazione della sostanziale stabilità del sistema pensionistico e dei rilevanti risparmi conseguiti nell'ultimo decennio sul versante della spesa previdenziale, si rappresenti l'esigenza di promuovere, nel corso del presente anno, interventi volti a introdurre, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica indicati nel Documento, elementi di flessibilità nella disciplina dell'età di pensionamento, tenendo conto delle scelte dei lavoratori e delle lavoratrici, anche con la previsione di ragionevoli penalizzazioni in caso di accesso anticipato ai trattamenti previdenziali;
si segnali l'esigenza di realizzare, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica indicati nel Documento in esame, interventi di razionalizzazione della disciplina in materia previdenziale che, nell'ambito dell'impianto complessivo della normativa vigente, introducano puntuali correttivi volti, in particolare:
a) a superare la disciplina delle ricongiunzioni onerose introdotta dall'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, tenendo conto della diffusione del fenomeno di carriere previdenziali frammentate, in modo da consentire la piena valorizzazione dei contributi versati nelle diverse gestioni attraverso il cumulo dei periodi assicurativi ai fini del conseguimento di un'unica prestazione previdenziale, calcolata pro rata sulla base dei versamenti effettuati in ciascuna gestione previdenziale;
b) a una revisione mirata delle disposizioni in materia di accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, di cui al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, anche tenendo conto delle disponibilità presenti nel Fondo di cui all'articolo 1, comma 3, lettera f), della legge 24 dicembre 2007, n. 247;
c) a rafforzare le misure previste a legislazione vigente finalizzate a valorizzare, ai fini pensionistici, i lavori di cura familiare, attraverso il riconoscimento di Pag. 60periodi di contribuzione figurativa, in linea con quanto indicato anche nella prima stesura del pilastro dei diritti sociali allegato alla Comunicazione della Commissione europea relativa all'avvio di una consultazione su un pilastro europeo dei diritti sociali (COM(2016)127 final Annex 1), che indica il riconoscimento a fini previdenziali dei periodi dedicati alle attività di assistenza tra le misure da adottare per contrastare il divario di genere nei trattamenti pensionistici;
si rappresenti l'opportunità di definire un percorso che porti a un progressivo incremento delle risorse destinate al finanziamento di una misura nazionale contro la povertà, che ne garantisca la portata universalistica, in favore dei soggetti e dei nuclei familiari che versino in condizioni di povertà assoluta, assicurando una chiara distinzione tra la spesa di carattere previdenziale e quella destinata a finalità assistenziali;
nel quadro del processo di rafforzamento dei diritti e delle tutele nell'ambito dei rapporti di lavoro autonomo, avviato con il disegno di legge recante misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato, collegato alla manovra di finanza pubblica, attualmente all'esame del Senato della Repubblica, si segnali l'esigenza di rendere definitivo il blocco dell'incremento dell'aliquota di contribuzione previdenziale per i lavoratori autonomi, titolari di posizione fiscale ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che non risultino iscritti ad altre gestioni di previdenza obbligatoria né pensionati, nella prospettiva di una sua progressiva riduzione e di una sua tendenziale equiparazione a quella prevista per la generalità
dei lavoratori autonomi;
con riferimento alla materia del pubblico impiego, si rappresenti l'opportunità di avviare le procedure per concludere i rinnovi contrattuali per il triennio 2016-2018 e di avviare una riflessione in ordine al progressivo superamento delle limitazioni al turn over e alla razionalizzazione dei vincoli previsti per la spesa di personale anche degli enti territoriali, promuovendo al contempo interventi volti a favorire la qualificazione del personale e una migliore allocazione della spesa, in linea con gli obiettivi di rafforzamento della qualità e dell'efficienza delle pubbliche amministrazioni perseguiti dalla riforma avviata dalla legge 7 agosto 2015, n. 124.
XII COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari sociali)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
si provveda a segnalare l'esigenza di sottoporre al vaglio del Parlamento la determinazione dell'entità delle risorse da erogare al Servizio sanitario nazionale in sede di approvazione della legge di stabilità, senza rinviarla alle intese in sede di Conferenza Stato-regioni, anche in considerazione della nuova ripartizione delle competenze tra Stato e regioni in materia di salute, prevista dal disegno di legge di riforma costituzionale;
si segnali la necessità di un'adeguata previsione della spesa sanitaria in relazione agli improcrastinabili rinnovi contrattuali nel settore nonché di un'accurata revisione dei vincoli vigenti sulla spesa e sulla dotazione del personale, introducendo elementi di graduale flessibilità, a partire dal superamento del tetto di spesa, in modo da favorire il superamento della precarietà del personale e lo sblocco del turn over;
si segnali l'opportunità di inserire nel DEF, tra gli interventi da realizzare, l'adozione del Piano nazionale amianto;
si segnali la necessità di provvedere ad un piano di interventi volto a fare fronte alle richieste di indennizzi da parte dei soggetti danneggiati da trasfusione con emoderivati, anche tenuto conto delle recenti sentenze adottate sul tema.
XIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Agricoltura)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
valuti il Governo l'esigenza di salvaguardare, all'interno del processo delle tax expenditures, il notevole contributo reso dal settore agricolo in funzione anticiclica;
valuti il Governo l'esigenza di realizzare una chiara pianificazione sul settore dell'ippica a partire dalle risorse stanziate a suo supporto;
valuti il Governo l'esigenza di monitorare e di informare costantemente il Parlamento nel processo di attuazione della riforma della politica agricola comune e della programmazione relativa alla sviluppo rurale, in modo da evitare ogni possibile dispersione di risorse, da ottimizzare gli investimenti previsti, leva fondamentale per l'aumento di produttività delle aziende operanti nel mondo dell'agricoltura e della pesca, nonché fornire una consulenza qualificata alle imprese per accompagnarle nel processo di modernizzazione del settore;
valuti il Governo l'esigenza di proseguire nel lavoro di semplificazione del rapporto tra la pubblica amministrazione e il settore produttivo primario, alleggerendo le aziende da ogni gravame, di tipo economico ed amministrativo, non strettamente necessario;
valuti il Governo di concordare a livello europeo modalità di informazione del consumatore che diano conto delle caratteristiche qualitative dei prodotti agroalimentari e della provenienza della materia prima contenuta nei prodotti agroalimentari.
XIV COMMISSIONE PERMANENTE
(Politiche dell'Unione europea)
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
PARERE FAVOREVOLE.
Pag. 67COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI
Documento di economia e finanza 2016 (Doc. LVII, n. 4)
PARERE FAVOREVOLE
invitando le Commissioni parlamentari di merito a tener conto, in sede di relazione ai sensi degli articoli 118-bis del Regolamento della Camera dei deputati e 125-bis del Regolamento del Senato, delle seguenti osservazioni:
1) si valuti l'inserimento, nell'ambito degli interventi prioritari contenuti nel Programma nazionale di riforma, del riordino del sistema delle Conferenze, da promuovere facendo tesoro degli esiti dell'indagine conoscitiva che la Commissione intende portare a compimento entro l'anno;
2) si verifichi la possibilità di prevedere, nel programma di riforme istituzionali, la riforma del sistema elettorale del Senato, alla quale occorre riservare carattere prioritario non appena saranno acquisiti gli esiti del referendum costituzionale;
3) in sede di attuazione della legge n. 124 del 2015 sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, ed in particolare nell'esercizio della delega riguardante la disciplina delle società in controllo pubblico, si valuti la possibilità di dare pieno riscontro alle specifiche esigenze dei territori, e, segnatamente, alla richiesta delle regioni di consentire alle società finanziarie regionali di continuare a svolgere la propria attività;
4) si valuti la possibilità di assumere le opportune iniziative affinché l'annunciata modifica alla legge n. 243 del 2012 tenga conto delle criticità evidenziate in Pag. 71sede di sperimentazione delle norme sul pareggio di bilancio, onde superare eventuali ostacoli amministrativi che limitano l'effettiva capacità, da parte degli enti territoriali, di spesa per investimenti;
5) si verifichi la possibilità di inserire, nel Programma nazionale di riforme, il tema del riordino della riscossione locale, nell'ottica di superare le attuali fragilità e assicurare stabilità finanziaria agli enti locali;
6) si verifichi altresì la possibilità di tener conto delle difficoltà finanziarie in cui versano le Città metropolitane e gli altri enti di area vasta e, a tal fine, di assicurare, in sede di definizione della manovra di bilancio per il 2017, ai medesimi enti idonee risorse per l'assolvimento delle funzioni fondamentali, con particolare riferimento agli interventi di edilizia scolastica e di viabilità;
si valuti infine la possibilità che una quota delle maggiori risorse ottenute grazie alle clausole di flessibilità sottoposte all'Unione europea – anche in ragione del contributo al contenimento del debito assicurato da regioni ed enti locali specie negli ultimi anni – sia destinata alle esigenze di investimento nei territori.