XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 488 di mercoledì 23 settembre 2015

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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Bonafede, Michele Bordo, Bratti, Centemero, Costa, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Ferranti, Gregorio Fontana, Galati, Giancarlo Giorgetti, Gitti, Guerra, Lauricella, Marazziti, Martella, Morassut, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Portas, Ravetto, Rosato, Sanga, Sani, Scotto, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi nonché all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena (A.C. 2798-A); e delle abbinate proposte di legge: Ferranti ed altri; Ferranti ed altri; Ferranti ed altri; Caparini ed altri; Fratoianni e Daniele Farina; Di Lello; Ermini ed altri; Gullo; Gullo; Bruno Bossio ed altri (A.C. 370-372-373-408-1285-1604-1957-1966-1967-3091) (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2798-A: Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi nonché all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena; e delle abbinate proposte di legge Ferranti ed altri; Ferranti ed altri; Ferranti ed altri; Caparini ed altri; Fratoianni e Daniele Farina; Di Lello; Ermini ed altri; Gullo; Gullo; Bruno Bossio ed altri nn. 370, 372, 373, 408, 1285, 1604, 1957, 1966, 1967 e 3091.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

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Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,36).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di venti minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2798-A.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2798-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Lello. Ne ha facoltà.

MARCO DI LELLO. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, quando questa legge, che stiamo per approvare, entrerà in vigore, l'Italia avrà fatto un passo in avanti nella strada per essere più libera e più giusta. Più libera perché, come per la riforma della pubblica amministrazione, come per lo «sblocca Italia», spostiamo il peso delle inefficienze del sistema e della burocrazia dai cittadini e lo portiamo allo Stato.
E così, trascorsi tre mesi allo spirare del termine massimo per le indagini, il pubblico ministero dovrà chiedere il processo o archiviare; certo i fascicoli non potranno restare impolverati in un armadio per mesi o, addirittura, per anni, in attesa che qualcuno di buona volontà se ne ricordi. Le sentenze dovranno essere più chiare, indicando i criteri di valutazione, e consentiremo il concordato sui motivi di appello, alleggerendo così i ruoli delle corti di secondo grado, così come si limita il potere di impugnativa in Cassazione dopo una doppia assoluzione.
Ma, soprattutto, con questa legge porremo un freno all'abuso dell'utilizzo delle intercettazioni; non dello strumento delle intercettazioni, che gli investigatori, l'accusa o la polizia giudiziaria continueranno a poter utilizzare esattamente come hanno fatto finora, spero con qualche abuso in meno, ma dell'utilizzo di conversazioni prive di rilevanza penale.
Perciò, con questa legge, chiudiamo lo spioncino della morbosa curiosità, che tende a cercare, a voler sapere e spiare la vita privata di ognuno; tuteliamo, finalmente, la privacy dei cittadini. Perciò, il Paese, dopo questo provvedimento, sarà più libero e avrà un sistema giudiziario più giusto e, per questo, i deputati e la deputata socialisti voteranno convintamente, insieme ai colleghi democratici e alle altre forze di maggioranza, a favore di questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi Turco. Ne ha facoltà.

TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Le preannunzio il voto contrario su questo provvedimento di Alternativa Libera; voto contrario che viene dato «a malincuore», perché questo provvedimento è famoso ed è salito agli onori delle cronache unicamente per un articolo: l'articolo 29, che è la delega in bianco al Governo su una materia tanto delicata come quella delle intercettazioni.
Ma, a onor del vero, questo provvedimento consta di ben 34 articoli e alcuni di essi sono sicuramente da valutare in maniera positiva, non abbiamo problemi ad ammetterlo.
Mi riferisco, in particolare, all'articolo 3, che ha aumentato le pene per il reato di scambio elettorale politico-mafioso, sia nel minimo, che nel massimo. Sono state aumentate le pene anche per reati di particolare allarme sociale, particolarmente odiosi, come il furto in abitazione, il furto con strappo e la rapina.Pag. 3
Dopo di che, devo anche dare conto di un atteggiamento positivo da parte della maggioranza e del Governo, nel senso che alcuni emendamenti di molte forze politiche, nello specifico di Alternativa Libera, sono stati accolti; in particolare, due emendamenti di Alternativa Libera e altri emendamenti, molto importanti, sono comunque stati recepiti.
Mi riferisco ad un emendamento di Alternativa Libera che prevedeva l'aumento dei termini per i pubblici ministeri che devono decidere se dare l'avvio all'azione penale o chiedere l'archiviazione di un procedimento. Nel mio emendamento i termini venivano aumentati da tre mesi a sei mesi, la Commissione e il Governo hanno deciso di concedere un'eventuale proroga e addirittura di portare questo termine a dodici mesi per reati di particolare gravità.
Siamo anche lieti, tornando all'articolo 29, che sul cosiddetto emendamento Pagano siano stati accolti altri emendamenti di Alternativa Libera e, in questo caso, grazie al recepimento di questi emendamenti, sono stati salvaguardati il diritto di difesa e il diritto di cronaca: sostanzialmente è stata salvaguardata la categoria dei giornalisti.
Voglio anche citare e ricordare l'articolo 1, su cui c’è stato un accesso dibattito in Aula, sulle condotte riparatorie. Ecco, noi vediamo favorevolmente anche questo articolo, nel senso che è un'opportunità positiva, per il cittadino che subisce un reato perseguibile a querela di parte, di vedere, nell'arco di un brevissimo tempo, riparato il danno subito con un risarcimento.
Però, a onor del vero, anche in questo caso speriamo che in seconda lettura al Senato venga in qualche modo cambiato questo articolo, visto che ancora vige il bicameralismo perfetto, accogliendo un emendamento sicuramente buono del MoVimento 5 Stelle, che prevede che questa possibilità, questa scelta di accettare il risarcimento o invece di poter chiedere, da parte della parte offesa, che si proceda nel giudizio, quindi chiedere la condanna dell'imputato, del presunto reo, sia demandata alla parte offesa, alla vittima.
Tornando al tanto famoso articolo 29, ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori, in particolar modo che questa sia, sostanzialmente, una legge bavaglio. Onestamente, basta leggere attentamente questo articolo 29, per rendersi conto che, in realtà, non si tratta di una legge bavaglio, almeno per come è adesso. Il problema di questo articolo 29, quindi di questo provvedimento, è che viene data una delega in bianco al Governo, senza particolari limiti, senza particolari paletti.
Quindi, per poter votare favorevolmente questo provvedimento, bisognerebbe dare la fiducia a questo Governo, fiducia che, in quanto opposizione, noi di Alternativa Libera non ci sentiamo di dare e, conseguentemente, il voto non può che essere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, autorevoli esponenti del Governo, in genere Fratelli d'Italia ha avuto sempre un atteggiamento di fiducia e di attenzione rispetto all'operato del Ministro della giustizia, ma questa volta siamo molto perplessi e, per tanti versi, delusi da questo Dicastero.
Innanzitutto, questa delega al Governo in materia penale e di processo penale per noi è molto ampia e addirittura pericolosa, perché esiste una riserva di legge espressa del Parlamento in materia penale e, invece, si delega al Governo su un tema così delicato. Mi meraviglio anche della Commissione giustizia, dove ci sono importanti operatori del diritto, giuristi, che consentono che, su una materia così significativa, sia il Governo ad esprimersi, peraltro non si sa come, non si sa quando. Non si sa come, perché non sono quasi mai specificati bene i principi e criteri direttivi che addirittura, a volte, non ci sono. Quindi è una delega in bianco.

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È un provvedimento, quindi, che certamente si presta a pesanti critiche di costituzionalità. E solo il voto della maggioranza consente di calpestare il diritto.
Ci sono materie eterogenee, a volte rigoriste, a volte garantiste, a volte di organizzazione, a volte funzionali, a volte che toccano principi costituzionali in maniera incompatibile e incomparabile. Ecco perché è invotabile da parte dell'opposizione. Altro che fiducia ! Qua si tratta proprio di delegare e di lasciare all'Esecutivo il potere, ahimè, di ricattare, tramite questa delega, importanti poteri dello Stato.
E arriviamo a quella norma, l'articolo 29, sulle intercettazioni, di cui più si è discusso. Il problema non è che questa norma, così come la votiamo, prevede un bavaglio piuttosto che una limitazione degli abusi o una restrizione del potere di intercettare i criminali. Di fatto, non prevede nulla, se non di lasciare al Governo il potere di intervenire in materia. Questo è inammissibile, Viceministro Costa, mi meraviglio di lei che comunque è un eminente giurista nella sua vita professionale. Ma a volte – si sa – la politica fa dimenticare anche il lavoro e gli studi svolti nelle università.
Noi di Fratelli d'Italia siamo assolutamente perché lo strumento investigativo, non solo non venga limitato, ma venga implementato, ovviamente con gli adeguati controlli dei giudici e dei pubblici ministeri sull'operato delle forze dell'ordine. Ci mancherebbe ! Ma il problema reale è quello della tutela della privacy. È inammissibile che con i soldi dello Stato si spiino i contribuenti in materie penalmente non rilevanti e si mettano sul giornale notizie che non hanno nulla a che vedere con la commissione dei reati.
Se è vero che il diritto all'informazione è importante, è anche vero che i giornali – che tra l'altro sappiamo appartengono a poteri e lobby finanziarie – non possono, con i soldi del Governo, anziché fare giornalismo d'inchiesta, utilizzare funzionari corrotti che vogliono fare carriera o peggio ancora che prendono mazzette dai giornali per divulgare notizie che svergognano e umiliano le persone nella loro dignità su fatti penalmente non rilevanti. Questo è inammissibile e non è neanche scritto in questa delega.
Poi sul discorso delle condotte riparatorie che estinguono il reato, per carità, si tratta di un principio e di un istituto utile per deflazionare il processo, ma dovrebbe avere il consenso della vittima. Invece, ancora una volta, questo Governo, questa maggioranza di sinistra, calpesta il diritto delle vittime e, tra l'altro, ci avvia pericolosamente ad una giustizia dove i ricchi comandano. E lo dirò anche dopo, quando parleremo del ricorso in Cassazione, perché quest'aspetto conferma che si va verso una giustizia per i ricchi.
Così pure sugli aumenti della pena. Ovviamente noi siamo d'accordo che si aumentino le pene per lo scambio elettorale politico-mafioso, però ci sarebbe piaciuto anche un intervento per determinare meglio la condotta, perché il problema qui non sono le pene: il problema è l'utilizzo della custodia cautelare, Viceministro Costa. Mi meraviglio, anche da questo punto di vista, di lei e del Ministro Orlando, che siete notoriamente garantisti.
La pena per i mafiosi e per i collusi con la mafia deve essere pesantissima, ma qua spesso si mettono in galera o si richiede l'arresto di persone senza prove, senza processo, perché sarebbero colluse con la mafia e quindi sarebbe un grave reato. Quindi, bene l'aumento delle pene, male l'indeterminatezza della norma.
Così pure, benissimo aumentare la pena dello scippo, del furto in abitazione, della rapina, ma perché le dovete aumentare ? Perché con gli svuota-carceri avete alzato la soglia per cui si finisce in galera. Quindi, per colpa degli svuota-carceri, così come noi avevamo denunciato, siete costretti, come le grida manzoniane, ad aumentare una serie di pene per una serie di reati, perché i delinquenti, i prepotenti e i violenti non finiscono più in galera, per colpa della vostra incapacità.
Così anche, sulla riforma della procedibilità, si rischia di ammorbidire il sistema di punizione, facendolo diventare una questione privatistica, per reati di Pag. 5violenza contro la persona, come violenza e minacce. Anche qui, secondo noi, è sbagliato. Così come, sull'incapacità irreversibile dell'imputato, si rallenta il sistema di punibilità di pericolosi criminali, magari anche omicidi, magari anche serial killer, senza un'adeguata previsione normativa per impedirne la pericolosità sociale.
Così come, d'altro canto, con la scusa di voler organizzare meglio il processo, si riduce pericolosamente il controllo del GUP, del giudice in generale, che dovrebbe essere terzo, sulle attività dei PM, contestando e indebolendo il principio della obbligatorietà dell'azione penale.
L'altro capitolo assolutamente negativo è l'ostacolo del ricorso in Cassazione. Da una parte, si indebolisce il principio di presunzione di innocenza, si riducono le difese dei cittadini, e poi vi è la beffa: si aumentano le pene pecuniarie per i ricorsi temerari e, di fatto, si crea un deterrente verso i poveri. La Cassazione diventerà un terzo grado solo per i ricchi che si possono permettere eventualmente una sentenza di condanna.
Così come – ovviamente da questo punto di vista noi siamo contrarissimi – una delega in bianco sulla riforma dell'ordinamento penitenziario (articolo 30) è l'ultimo colpo della sinistra, di Alfano e del suo partito al principio di certezza della pena. Infatti, di fatto, prevedete una revisione di misure alternative e dei benefici penitenziari che già oggi, di fatto, consentono all'omicida di uscire dopo sei o sette anni di galera, persino come è accaduto. Mi dispiace fare esempi banali, ma purtroppo lo sono sulla pelle delle persone. Qualche tempo fa si scoprì che un omicida della moglie dodici anni prima aveva ucciso anche la prima moglie e dopo dodici anni era in libertà e poteva uccidere la seconda moglie.
Allora, io credo che, se non si mette mano con intelligenza a questo sistema, non si fa nulla dal punto di vista dell'effettiva rieducazione carceraria, del lavoro che si deve dare a queste persone, delle opportunità, della dignità della vita in carcere. Infatti, voi, con l'articolo 33, prevedete un'invarianza finanziaria. Se non ci mettete i soldi, non potete risolvere tutto liberando anticipatamente i criminali, senza fargli scontare la pena e senza dargli un minimo di prospettiva reale di rispetto della legge, di rispetto della legalità e di reinserimento con dignità, ma anche con la consapevolezza di aver sbagliato e nel rispetto delle vittime. Noi di Fratelli d'Italia non possiamo che stare dalla parte delle vittime.
E allora, nel complesso, il nostro voto questa volta è assolutamente contrario. Il Ministero della giustizia, peraltro, ha autorevoli esponenti che noi rispettiamo. Ma il Ministro Orlando e il Viceministro Costa questa volta ci deludono completamente.
Siamo convinti che la maggioranza, senza neanche capire quello che voterà, darà un voto favorevole a un provvedimento che espropria il potere del Parlamento in una materia delicatissima, che, peraltro, per legge costituzionale, ha una riserva espressa proprio del Parlamento, e avvia quel declino inesorabile della politica e della democrazia, che ormai ci sta facendo scoprire questa nuova terza Repubblica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.

GAETANO PIEPOLI. A nome del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico, noi diamo il nostro voto favorevole a questo provvedimento.
Innanzitutto, mi pare assolutamente contrario alla realtà delle cose che questo provvedimento sia, nonostante tutto, un'ennesima prova di imposizione di un Esecutivo lontano dal Parlamento. Infatti, i lavori che hanno portato l'Aula a valutare positivamente il provvedimento sono proprio a testimonianza di uno scambio fecondo e continuo non solo tra Esecutivo e Parlamento, potere legislativo, ma anche tra Parlamento, addetti ai lavori e le diverse figure professionali. Questo proprio perché noi ci troviamo di fronte a un tema che inevitabilmente, da una parte, richiede la consapevolezza che si procede Pag. 6per tentativi. Proprio perché si procede per tentativi, la verifica degli effetti e dell'impatto è assolutamente necessaria. Per questo stesso motivo ci troviamo di fronte un provvedimento che ha alle spalle una lunga gestazione.
Ma il voto positivo è anche legato a due considerazioni. La prima è che con questo provvedimento siano intervenuti su materie molto diverse, che vanno dal rafforzamento delle garanzie difensive alla durata ragionevole dei processi, al tema dell'ordinamento penitenziario, affinché i principi costituzionali dell'effettività della pena, ma anche della sua funzione rieducativa, fossero rispettati fino in fondo.
Ebbene, tutto questo oggi noi lo portiamo finalmente a compimento sapendo che sono soluzioni ragionevoli quelle che qui vengono proposte e anche dotate di una loro proporzionalità e che, nello stesso tempo, mettono al centro un ruolo nuovo della giurisdizione e, quindi, anche un'esaltazione della responsabilità dell'interprete professionale e del giudice, ma anche, contemporaneamente, con un necessario bilanciamento, la tutela delle garanzie fondamentali della persona. Vorrei dire che questo provvedimento, al di là di quello che la polemica politica potrebbe far sembrare, in realtà ha anche alle sue spalle un corretto bilanciamento del rapporto tra Parlamento ed Esecutivo anche per quanto riguarda le deleghe. Le deleghe qui previste sono necessarie perché ci troviamo di fronte a prospettive aperte e non abbiamo la possibilità di poter tradurre il tutto in una regolamentazione analitica hic et nunc. Le deleghe hanno in prospettiva una capacità di verifica ulteriore nel ritorno dei provvedimenti del Governo anche presso il legislativo. Quindi, ci sarà ancora occasione di verificare la coerenza dei provvedimenti che il Governo riterrà di dover prendere proprio sulla base della legge che noi oggi licenziamo. Ma noi speriamo anche che questa sia l'indicazione di un lavoro di sistema perché su questo tassello noi possiamo costruire quello che io credo i cittadini si attendono: guarire la giustizia malata. E guarire la giustizia malata significa mettere mano con severità alla riforma del codice penale, alla riforma delle procedure, soprattutto per avere fattispecie nitide e precise e non logore e che siano anche un sostegno per lo stesso lavoro dell'interprete. Ma proprio questa apertura sistemica ci fa anche dire che non siamo all'anno zero. Noi facciamo tesoro di esperienze precedenti e mettiamo le premesse per un lavoro complessivo che in un certo qual modo ci riallinei ai bisogni di una giustizia moderna.
Vorrei dire un'ultima cosa: a partire dalla crisi degli ultimi anni in tutta Europa la democrazia si sta misurando terribilmente con il populismo. Circa l'ordinamento giuridico, anche l'esperienza giuridica positiva si misura, per quanto riguarda la materia in esame, con il populismo penale. Ne abbiamo avuto un'eco nei dibattiti di questi giorni alla Camera. Quel populismo penale che Papa Francesco qualche mese fa nell'udienza all'Associazione internazionale di diritto penale ha richiamato come un pericolo perché inseguire l'onnipotenza della pena come soluzione è in definitiva un rimedio peggiore del male, anche se questo populismo penale ha sicuramente ragioni buone per nascere e per crescere perché ha alle spalle l'inerzia talvolta del legislatore e le défaillance dell'interprete. Ma noi crediamo che questo non sia il nostro scenario e il nostro orizzonte. Naturalmente, facciamo un appello al Governo perché questo non sia semplicemente un manifesto che rassicuri l'elettorato e rassicuri i cittadini. Noi sappiamo che una giustizia malata è tale se non è accompagnata da un lavoro profondo sull'organizzazione, sui mezzi, sulle risorse, su una corretta rielaborazione del modo di essere degli uffici, sul sostegno agli operatori. Tutto questo ci aspettiamo dai prossimi impegni dal Governo, ma siamo fiduciosi che questo avvenga (Applausi dei deputati dei gruppi Per l'Italia – Centro Democratico, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente, quella di oggi doveva essere la grande riforma della giustizia targata Renzi. Invece, sarà l'ennesima falsa riforma, inutile e dannosa, l'ennesima truffa, l'ennesima grande occasione persa, l'ennesima riforma nello stile renziano: annunci tanti, promesse a dismisura, risultati zero. Presidente, al cittadino che in questo momento ci guarda da casa e si chiede se dopo l'approvazione di questa legge avrà una giustizia più efficiente, più rapida nei tempi, con maggiori garanzie, con la certezza della pena, con la certezza che chi delinque pagherà completamente il proprio danno e il proprio debito alla società, con maggiore dignità per la vittima del reato, la risposta è: no ! No !
Da domani non cambierà assolutamente nulla e non cambierà nulla perché la sinistra, che governa abusivamente e clandestinamente questo Paese da quattro anni, continua ad essere ostaggio delle proprie liti e delle proprie divisioni interne e continua ad essere condizionata sulla giustizia dal partito delle procure. Doveva essere la riforma che dava più giustizia e più certezza al cittadino. Invece sarà la riforma dove si approva e si afferma un principio: commetti un reato, sei ricco, paghi e ti liberi dall'impiccio del processo come se nulla fosse accaduto, come un grande condono, come una grande sanatoria in salsa renziana. E la vittima, la persona offesa, l'anziano truffato, la casalinga derubata, scippata, borseggiata, che il reato lo subisce, diventa vittima due volte, si deve accontentare di una mancia, di un'elemosina, delle briciole e stare zitta: cornuta e mazziata. Questa è la riforma della sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini): cornuto e mazziato nei confronti del cittadino onesto e perbene. Questa è la sconfitta dello Stato, Presidente, lo Stato che non difende più i deboli, lo Stato che alza le mani, lo Stato che si arrende davanti alla criminalità, uno Stato che si dimostra impotente e complice dei delinquenti, uno Stato forte con i deboli e debole con i forti, uno Stato che fa la faccia cattiva con il volto di Equitalia e dell'Agenzia delle entrate verso gli imprenditori, verso le partite IVA ma che fa il cagnolino accondiscendente davanti ai veri delinquenti. Noi della Lega questo non lo accettiamo. Questa non è la nostra giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! Questa sarà la giustizia della sinistra, non è la giustizia della Lega e non è la giustizia dei cittadini onesti. Questa non è giustizia, non è giustizia sociale, non è equità. Vedete, la sinistra un tempo difendeva gli operai, difendeva i disoccupati, difendeva i cassaintegrati, difendeva i pensionati, difendeva le vittime dei reati: tutte queste categorie oggi, per la sinistra renziana, sono diventati un peso, un ingombro, un intralcio, un costo sociale. È molto più comodo, fa molto più chic, andare a braccetto con Marchionne e con la Fiat nei salotti buoni anziché difendere i poveri cristi del nostro Paese. Per la sinistra ormai i deboli da aiutare e le fasce economiche da sostenere e da soccorrere sono diventati non più i poveri italiani, che purtroppo aumentano giorno dopo giorno, ma sono diventati i poveri immigrati, i falsi profughi, i clandestini: per loro vitto e alloggio e pernottamento negli alberghi a quattro stelle c’è sempre; per gli italiani bisognosi solo elemosine, solo briciole e tanta, tanta, troppa indifferenza da parte vostra. Voi della sinistra avete creato gli esodati con la legge Fornero, quella legge criminale e infame che la sinistra ha votato e ha voluto. Noi della Lega con migliaia di pensionati, con migliaia di lavoratori abbiamo raccolto migliaia di firme per cancellare questa indegna e vergognosa legge, per chiedere al popolo di votare, per chiedere il referendum, per chiedere quell'esercizio di democrazia che in questo Paese non c’è più e per cancellare questa legge. Ce lo avete impedito ma la cancelleremo quando torneremo al Governo. Agli esodati avete scippato anche l'ultimo spiraglio di dignità: i soldi per le Pag. 8loro salvaguardie che sono stati messi, poi tolti, poi derubati. Per questo la settimana scorsa, quando voi discutevate della riforma penale e della riforma del Senato, noi siamo andati al Ministero e abbiamo occupato il Ministero e abbiamo occupato le aule parlamentari almeno per richiamarvi alle vostre responsabilità, per farvi presente che ci sono delle categorie sociali che hanno bisogno. E oggi, anziché discutere di esodati e anziché cancellare la legge Fornero, oggi preferite discutere di intercettazioni telefoniche e di riforma del Senato. Guardate, i nostri pensionati, disoccupati, gli artigiani, gli imprenditori, la casalinga che ci sta ascoltando, Presidente, non vive e non mangia di intercettazioni telefoniche. Questo dimostra che vivete in un mondo parallelo, in un mondo virtuale, il Paese reale però questo non lo accetta e non ve lo perdonerà così come non perdonerà la sinistra, non perdonerà il Governo perché in tema di giustizia e di sicurezza per quattro anni vi siete occupati solamente di garantire accoglienza ai falsi profughi e tutelare i diritti dei detenuti e dei criminali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
Avete azzerato la sicurezza, ma vi rendete conto ? Avete azzerato la sicurezza dei cittadini; i cittadini, oggi, si sentono meno sicuri rispetto a quattro anni fa ed è la dimostrazione dell'allergia cronica della sinistra rispetto alle politiche di sicurezza e di ordine pubblico. Per la sinistra il poliziotto, l'uomo in divisa, il carabiniere che rischia la vita per garantire la sicurezza dei nostri cittadini era un nemico e continua a essere un nemico da penalizzare e da disarmare, anziché da potenziare o da aiutare per garantire sicurezza a noi e a chi ci sta guardando da casa.
Vi siete occupati per quattro anni dei 60 mila detenuti che stanno all'interno delle carceri, ma vi siete dimenticati dei 60 milioni di italiani onesti e lavoratori che stanno fuori da quelle carceri. L'operaio, la casalinga il pensionato, l'artigiano hanno diritto ad avere una giustizia in cui esiste un principio secondo il quale chi sbaglia paga; in cui se uno viene condannato a un anno di galera, quell'anno di galera lo fa, senza sconti, senza benefici, senza premi, senza regali; dove il principio della certezza della pena, Presidente, non può essere uno slogan buono per riempirsi di parole durante le campagne elettorali, ma il principio della certezza della pena deve essere un caposaldo del diritto, caposaldo che voi avete smantellato in questi anni. Una giustizia – noi vogliamo, vorremmo e lavoreremo in questo senso – dove non ci può essere spazio per gli indulti mascherati, dove non ci può essere spazio per cinque svuotacarceri – avete votato 5 svuotacarceri in tre anni, – dove non c’è spazio e non ci può essere spazio per l'impunità garantita per legge per chi commette un reato.
Siamo l'unico Paese al mondo, Presidente, che regala 8 euro al giorno di risarcimento al detenuto, non abbiamo i soldi per le vittime dei reati ma trovate i soldi per i detenuti e per i criminali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Siamo l'unico Paese al mondo dove il ladro viene fermato la sera e rimesso in libertà il mattino, con beffa e dileggio delle vittime dei reati e del poliziotto. Siamo l'unico Paese al mondo, Presidente, dove un imprenditore, un onesto lavoratore che difende se stesso, che ha difeso se stesso e la propria famiglia, da un ladro, da un criminale che gli è entrato in casa, finisce lui, l'imprenditore, in galera e il ladro torna ad essere libero per poter ricommettere il reato. Questo Paese, Presidente, ha dato la grazia a Salvatore Buzzi, il ras di «Mafia capitale», e oggi voi dovete, avete il dovere morale e politico di dare la grazia a Antonio Monella, un imprenditore che è stato condannato a sei anni di galera per aver difeso la propria famiglia e da un anno è in carcere ingiustamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). È un dovere, ve lo chiediamo, ve lo abbiamo chiesto, insistiamo, questa è la vera giustizia.
Dovete dire agli italiani che ci stanno ascoltando che tra poche settimane, entro Pag. 9poche settimane voi approverete una nuova depenalizzazione; entro poche settimane, il Paese lo deve sapere. Io capisco che il Governo, la maggioranza, la sinistra si vergognino, ma entro poche settimane verrà approvata una nuova depenalizzazione con cui cancellerete migliaia di reati tra cui il reato di immigrazione clandestina. Anche su questo vi assumerete la responsabilità davanti al Paese.

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA MOLTENI. Presidente, mi avvio a concludere. Parlate di giustizia, ma che giustizia è quella che ieri condanna Umberto Bossi a 18 mesi di galera per un reato di opinione ? Avete cancellato la democrazia, avete cancellato il diritto di votare, avete tolto al popolo il diritto di scegliere i propri rappresentanti, ora togliete anche il diritto e la libertà di parola (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) e intanto i criminali veri godono ! I criminali veri godono e si prendono beffa di noi. Presidente, serve una scossa, serve aria nuova, serve un'alternativa a questo Governo delle balle del Presidente Renzi. Noi della Lega ci mettiamo al servizio, noi ci proviamo...

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA MOLTENI. Concludo, Presidente. Noi il 6, il 7 e l'8 novembre con una grande manifestazione di piazza a Bologna scenderemo in piazza e lì chiederemo al Paese di liberarsi dai vari Renzi, da Alfano, dalla Presidente della Camera Boldrini ! Chiederemo al popolo di riprendersi la propria dignità e la propria democrazia che voi avete ucciso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dambruoso. Ne ha facoltà.

STEFANO DAMBRUOSO. Grazie Presidente, anch'io parlo per Scelta Civica e, quindi, a nome del mio gruppo, esprimo anticipatamente una posizione assolutamente favorevole su questa legge delega e sul suo contenuto per una pluralità di ragioni.
Ragioni che, anche a seguito dell'intervento del collega che mi ha preceduto, cercherò con qualche personale difficoltà di avanzare nei confronti di un argomento così importante quale appunto la riforma del processo penale, richiesta con fermezza da più parti, non solo da parte di alcuni soggetti a volte anche coinvolti politicamente e che sembravano essere portatori di interesse personale, ma davvero dalla stragrande maggioranza degli utenti della giustizia proprio perché la giustizia, quanto meno sotto il profilo dei tempi e delle risposte di certezza, oggi, a causa del mancato finanziamento da un lato e investimento serio sugli aspetti più prevalentemente logistici della giustizia stessa, non riesce a dare. Per cui, velocizzare il processo penale era uno dei temi che maggiormente hanno mosso i lavori di questa Commissione. È chiaro che è difficile. Mi sono ritrovato con un collega molto importante, che ha avuto anche uno sviluppo importante poi grazie alla sua abilità, a confrontarmi, prima che lui diventasse un importante rappresentante di questo Governo, sulla correttezza del contenuto di alcune norme che in passato avevamo fatto proprio in Commissione giustizia su determinati reati che riguardavano la mafia. Ebbene, lui si lamentava della scarsa correttezza e della non esaustività della norma stessa. Con qualche difficoltà mi sono limitato a rappresentargli che il compromesso che deve essere raggiunto in un'aula di Commissione, in un collegio dove ci sono più parti, non è scontato ed è difficoltoso. Ed evidentemente gli interventi che mi hanno preceduto, svolti da persone che assolutamente apprezzo molto ogni volta che incontro in dibattiti in Commissione giustizia, sono la dimostrazione più evidente della difficoltà, allorché si introducono aspetti che uno dei colleghi che mi ha preceduto ha chiamato di populismo giudiziario, di arrivare davvero ad una norma che sia chiara, che sia Pag. 10precisa, che sia immediatamente applicabile senza alcuna forma di perplessità nell'interpretazione e nell'applicazione. È una difficoltà vera proprio perché il legislatore, a cui anch'io evidentemente, con tutto l'onore di questa affermazione, appartengo in questo periodo della mia vita, ha difficoltà proprio nell'individuare l'equilibrio politico sottostante quella norma. Abbiamo chiamato in Commissione la maggior parte dei più rappresentativi esponenti sia della magistratura sia dell'avvocatura sia della carta stampata e del mondo dei media: ebbene, nessuno di loro – nessuno di loro ! – ci ha rappresentato, all'esito della bozza di programma che oggi stiamo cercando di trasformare appunto in legge, una vera e propria preoccupazione circa i vari bavagli di cui si è sentito parlare in questi ultimi giorni. Nessuno vero problema, nessuna vera preoccupazione di tentativo di imbavagliare, di bloccare le indagini con blocchi e con censure forti alle intercettazioni sono venute dai maggiori procuratori della Repubblica di questo Paese. Nessun vero e serio pericolo sul tentativo di mettere bavaglio all'editoria e alla pubblicazione di informazioni sensibili per la formazione della volontà politica degli elettori è stato rappresentato alla fine dei lavori da tutti i rappresentanti dei giornali che abbiamo chiamato. Un lavoro serio in istruttoria dove né il Parlamento né il Governo si sono chiusi in questa bolla di cristallo che molte volte rappresenta questo palazzo, che invece si è aperto proprio ad ascoltare tutti i migliori tecnici della materia. Questo è il risultato che oggi stiamo cercando di portare a conclusione; un risultato che ovviamente poteva essere migliore, che potrà essere migliorato.
È tutto evidentemente perfettibile, nella vita innanzitutto, ma anche nel mondo della legislazione, attesa la difficoltà che ho rappresentato in premessa di trovare un giusto equilibrio fra i populismi giudiziari che invadono oggi non solo le nostre aule, ma le nostre strade, e la voglia e la fermezza di trovare il giusto contenuto a delle norme che devono essere date.
Ma mi piace ricordare che con questa normativa noi stiamo dando attuazione ad un percorso riformatore in cui abbiamo tenuto quasi letteralmente conto delle indicazioni forti che ci provenivano da istituzioni europee e da organismi europei: e mi riferisco in particolare alla giustizia riparativa, che mancava come principio culturale nel nostro ordinamento, e per cui è stata conferita una delega al Governo circa l'ampliamento della facoltà di controllo di informazione della persona offesa, per esempio. Uno degli aspetti davvero innovatori che abbiamo voluto introdurre con forza, proprio perché vogliamo non sentirci più richiamare da un'Europa che già ci appare distante e a cui invece vogliamo, quantomeno in materia di giustizia, dimostrare non solo i duemila anni di storia del nostro retroterra giuridico, ma soprattutto la nostra fermezza e la nostra convinzione di voler rimanere su standard europei, a conferma dell'importanza dell'Unione.
Inoltre abbiamo anche voluto, con questo tentativo che ci stiamo avviando a fare, con questo percorso che abbiamo avviato, e che oggi stiamo cercando di portare in Aula, dare una risposta a delle segnalazioni che la CEDU, la Corte europea dei diritti dell'uomo, che molte volte il populismo giudiziario strumentalizza per richiamare le inefficienze e gli inadempimenti del nostro Paese: ebbene, anche la CEDU in questo caso ha trovato una soddisfazione nel lavoro che abbiamo portato a termine in Commissione, allorché per esempio si è introdotto l'obbligo della rinnovazione dell'istruttoria in appello dopo una sentenza di proscioglimento; ed era una di quelle indicazioni per cui abbiamo rischiato anche una oramai nota e cosiddetta frequente infrazione, perché inadempienti.
Tutto questo è stato il lavoro della Commissione, che non per questo deve essere esaltato: è stato un lavoro onesto, serio, lungo, ponderato, dove si è data voce davvero a tutte le parti interessate. È chiaro che se si deve parlare al Paese, parlare con il respiro del Paese, e sentirsi criticati giustamente per la propria posizione, Pag. 11perché da ultimo un importante leader di partito è stato condannato ieri per un reato grave quale la diffamazione, che viene commessa allorché con libertà si lede l'onore di persone, vuol dire allora che si sta parlando non al Paese: si sta parlando ai propri elettori. Io avevo l'aspettativa di partecipare ad un contesto dove, allorché si andava a parlare di riforma del processo penale, si andava a parlare proprio per l'importanza che il processo oggi rappresenta per il quotidiano della stragrande maggioranza non degli elettori, ma di chi paga le tasse e chi si aspetta da chi siede in questi scranni un contributo, dire serio è un aggettivo oramai abusato, ma un contributo davvero costruttivo per migliorare gli standard che oggi invece la giustizia sta cercando di avere.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

STEFANO DAMBRUOSO. Noi tutto questo lo abbiamo fatto con convinzione. La cosa che più ha richiamato l'attenzione dei media è stato questo tentativo di «bavaglio» alle intercettazioni, tentativo di «salvare» le intercettazioni. Chi andrà a leggere, al di là delle mistificazioni a cui purtroppo siamo abituati, provenienti da una data, determinata ed importante parte di quest'Aula, le mistificazioni che sono state rappresentate gridando al timore della censura che veniva posta nei confronti delle informazioni che provengono dalle intercettazioni: ebbene, abbiamo cercato giustamente di limitare quelle intercettazioni captate fraudolentemente, e soltanto al fine di ledere l'onore delle persone. Anche in quest'Aula si sono verificati episodi gravissimi di questo genere, e sono state captate intercettazioni che hanno portato immediatamente alla delegittimazione e al disonore di importanti rappresentanti di quest'Aula, proprio perché in quest'Aula stessa è stato commesso esattamente quel reato che oggi invece viene individuato come un tentativo di blocco alla capacità investigativa e alle prove.
Di tutto questo non si sta parlando, le mistificazioni a cui purtroppo siamo abituati non ci bloccheranno dall'andare avanti con convinzione nel tentativo di migliorare parzialmente, mi rendo conto, ma di migliorare giorno dopo giorno gli standard del nostro processo penale. Con questa riforma noi stiamo cercando di farlo. Quindi Scelta Civica voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Signora Presidente, membri del Governo, si discute di tutto ma poi si decide: questa è grossomodo la retorica del Premier, Matteo Renzi. Devo dire che mi sembra poco seguito in quest'Aula, che infatti sceglie di non decidere, di non discutere o quasi e di delegare al Governo in ordine a importanti materie, dalla disciplina delle intercettazioni all'ordinamento penitenziario. Era un provvedimento ambizioso quello proposto a dicembre dal Ministro Orlando, un regalo natalizio a quanti, molti, troppi, imputano a Governo e Parlamento un intervento non sistematico in materia di giustizia. Era ambizioso, poi è diventato una diligenza sgangherata su cui far salire il primo che passava, che si trattasse di superpenalizzare il ladro o lo scippatore, arrestare il registratore, reintervenire rabdomanticamente sul voto di scambio politico-mafioso, insomma, c’è stato posto per tutti. Questo è passato agli onori della cronaca come il provvedimento del bavaglio ai giornalisti, che sono, mi permetto, ahimè in realtà già autoimbavagliati abbondantemente. Ci sono voluti trecento voti prima che qualcuno si accorgesse che oltre alla delega al Governo sulla disciplina delle intercettazioni c'era molto altro e intanto si era messo mano al codice penale e di procedura e delegato il Governo in abbondanza, finanche togliendo ai morti il diritto di avere la fedina ripulita. Qui per esercitare correttamente il mestiere di informare gli italiani non c'era bisogno di intercettazioni, bastava leggere il provvedimento ed ascoltare il dibattito, forse ci si Pag. 12sarebbe accorti che dopo alcuni provvedimenti presuntamente «svuota carceri», qui avevamo un «riempi carceri» reale che rischia di riportarci alle condizioni per cui siamo stati condannati in sede europea. Gli italiani possono stare sereni questa volta, la super penalizzazione che introduciamo non avrà alcun effetto sulla frequenza dei furti nelle nostre case o dello scippo delle nostre borse, che rimarrà identica ma riempirà le carceri, iscrivendo d'ufficio ladruncoli all'università del crimine. Tra le numerose deleghe presenti in questo testo anche quella per la riforma dell'ordinamento penitenziario. Nel 1975 ebbe un carattere epocale, perché per la prima volta legge e non regolamento e perché faceva del detenuto un soggetto di diritto. Molta acqua è passata se oggi al massimo merita una delega al Governo e una distratta discussione parlamentare, principi e criteri direttivi che noi largamente condividiamo a cui serviva però un nostro contributo, non foss'altro per tentare di ridurre la distanza che l'esperienza ci consegna tra enunciato e realtà delle carceri. Venendo alle intercettazioni, al bavaglio, vero o presunto, osservo che trattasi di una manciata di parole in forma di delega sparse tra migliaia di altre. È proprio la delega il punto di dissenso maggiore poiché, nel giudicare negativamente il vezzo tutto italiano di far finire sui giornali quelle intercettazioni che non dovrebbero – esistono pochi dubbi su questo – specialmente quelle di soggetti estranei all'inchiesta e che non hanno alcuna rilevanza ai fini della giustizia penale e di cui ci tocca invece spesso leggere, sulla selezione delle intercettazioni siamo andati avanti e poi siamo tornati indietro, con il risultato che una delega già vaga è sfumata ulteriormente. Non vedo, nel tentativo di regolare la pubblicazione delle intercettazioni, rischi particolari di bavaglio, di attentato alla libertà di informazione, al diritto di cronaca, ma su un tema così delicato il Parlamento aveva il dovere di legiferare in proprio e non per interposta persona, perché contemperare il diritto del cittadino alla riservatezza delle conversazioni con l'esigenza di indagine e il diritto di cronaca è un esercizio problematico in cui altre volte in passato si è fallito.
Se un rischio c’è, è proprio nello strumento, nel veicolo: la delega, che deresponsabilizza il Parlamento a vantaggio – pare – di un comitato di saggi ministeriale. Questo provvedimento – e concludo – poteva essere altro, ma non è stato. Dunque, annuncio il voto contrario di Sinistra Ecologia Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Farina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie signora Presidente. Continua il percorso riformatore di questa maggioranza, di questo Governo, sostenuto in maniera coerente e determinante dalla forza politica Area Popolare, che rappresento. E fin quando questo percorso riformatore sarà alla base dell'attività di questa maggioranza e di questo Governo, noi continueremo a sostenerlo con lealtà e responsabilità. Da tempo si parla della lunghezza del processo in tutti i talk show, in tutte le assemblee, in tutte le tavole rotonde. Bene. Che significa passare da un intervento di legislazione dell'emergenza ad un intervento sistematico e strutturale ? Questo provvedimento ne è il segnale. Perché ? Perché se la durata del processo ci penalizza non solo all'interno del nostro Paese, ma in Europa, e soprattutto sul piano economico, è chiaro che è là che dobbiamo intervenire.
Io mi sarei aspettato un dibattito da parte di tutte le forze politiche che andasse a fondo del problema, che affrontasse queste tematiche. Perché queste sono le tematiche che servono a risolvere i problemi ormai vecchi di questo Paese. E allora, come interviene nella lunghezza del processo ? Interviene con una serie di provvedimenti di cui nessuno ha parlato, perché si va avanti con frasi fatte, luoghi comuni, affermazioni populiste, che servono Pag. 13a recuperare qualche voto, ma poi, alla fine, la gente dimentica questi interventi che fate e andrà alla sostanza delle cose, e da qui a un momento vedremo pure la sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
Benissimo. Allora, primo punto: estinzione del reato per condotte riparatorie. È una introduzione di un istituto che sul piano deflattivo porterà una serie di reati, che assorbono tempo, lavoro e mezzi, a essere risolti nel tiro di poche battute. Questo perché ? Perché si tratta di reati di nessun allarme sociale, perché si tratta di reati a querela della persona offesa, perché si tratta di reati in cui la parte offesa, una volta avuto risarcimento totale, è più che soddisfatta. E poi vorrei dire al MoVimento 5 Stelle che l'istituto del risarcimento non è che lo abbiamo creato noi, sta nel codice da quando è nato il codice, e lo utilizziamo. Il legislatore lo deve utilizzare nel migliore dei modi. Come è vero che la potestà punitiva non appartiene alla parte offesa, amici del MoVimento 5 Stelle, appartiene allo Stato, che la esplica attraverso i mezzi ad esso preposti. Non è la parte offesa che chiede la condanna, che determina la condanna, che vuole la condanna. La parte offesa è tutelata nel migliore dei modi. Allora, questo è il primo punto. Il secondo punto: si interviene sui riti alternativi. Lo sappiamo, i riti alternativi sono una panacea per questo sistema giudiziario. E allora noi dobbiamo rinforzarli, perché non solo assicurano giustizia, ma determinano una scelta che fa l'imputato. Non è che la fa lo Stato o il pubblico ministero, ma la fa l'imputato. E se l'imputato la fa, e con questa scelta si fa sì che un processo, invece di durare cinque o dieci anni, dura un anno, è una scelta da privilegiare, non è una scelta da sottoporre a critica.
Però, guardate, anche da questo punto di vista, l'attenzione del Governo, della maggioranza e della forza politica che rappresento, è stata ancora una volta seria, perché ? Perché per i reati contro la pubblica amministrazione – e si tratta del reato che nel momento attuale determina un particolare allarme nei cittadini perché è agli onori della cronaca, per i vari fatti che si susseguono – ha stabilito una cosa: che il patteggiamento si può chiedere solamente nel caso in cui il risarcimento del danno sia totale ed integrale. Questi sono i provvedimenti che servono a risolvere i problemi della giustizia !
L'impugnazione: io non ho sentito una parola sull'impugnazione, eppure si tratta di un istituto che determina che un processo, invece che durare un certo numero di anni, duri il doppio. E anche qui, questo provvedimento, questa delega, interviene per una serie di casi in cui è possibile, senza intervenire sulle garanzie della difesa, anzi rafforzandole: in che senso ? Interviene nel senso di dire: nel momento in cui c’è una doppia assoluzione conforme da parte del giudice di primo grado e del giudice di secondo grado, mi sembra inutile, in alcuni casi, per evitare semplici perdite di tempo, ma anche per evitare che un cittadino sia perseguitato. Ecco cosa significa la lunghezza del processo, perché ci sono i cittadini che hanno a che fare con la giustizia, colpevoli, ma ci sono pure tanti innocenti e le statistiche parlano chiaro. Allora, per evitare che sia perseguitato a vita, anche qui interviene dando la possibilità, al giudice a quo, cioè a colui che ha fatto la sentenza, di dichiarare inammissibili alcuni motivi che non trovano ingresso nel nostro codice.
Ma il punto focale di questo provvedimento, e badate non è focale perché determina chissà quale cambiamento epocale, è focale perché sul piano culturale determina una situazione diversa che non si era mai verificata nel codice penale, e cioè: dei termini che da ordinatori passano a perentori. Finita la fase delle indagini preliminari, è inutile che poi cerchiamo, veramente in maniera quasi bambinesca, di dire: le indagini preliminari durano di meno, si interviene sulle indagini preliminari. Le indagini preliminari nessuno le tocca, e sono già tempi ampissimi, che partono da sei mesi e durano due anni. Se poi, in due anni, non si riesce a trovare un briciolo di prova contro un cittadino, mi sembra normale che, dopo due anni, anche la pubblica accusa debba avere un Pag. 14momento di pazienza e dire: evidentemente questo signore non ha fatto niente.
Ma dico: è successivo, è lì che si fermava il sistema. È successivo, perché ? Una volta chiusa la fase delle indagini preliminari, quel fascicolo – ecco l'esperienza di chi quotidianamente ha a che fare con questi problemi – resta sul tavolo del giudice, e ci può rimanere per un anno, per due anni, per più di due anni, e poi ricomincia il suo percorso, determinando incidenti anche sulla prescrizione. Quindi, un doppio fatto negativo: incide sulla posizione del singolo cittadino e incide sul processo determinandone molto spesso la prescrizione.
E anche su questo, sei mesi e un anno in cui il giudice, il pubblico ministero deve determinarsi, deve fare una cosa a cui il codice lo obbliga: chiedere l'archiviazione o il rinvio a giudizio. Se non interviene, non è che succede niente, interviene il procuratore generale che può avocare l'inchiesta. Ma è il cambiamento culturale, è l'indirizzo che diamo, perché diciamo, finalmente: guardate, i tempi li rispettano tutti, ma li deve rispettare pure la magistratura, là dove sono imposti (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
E non solo ! Come dicevo, per quanto riguarda il legislatore, il legislatore deve essere attento ai mutamenti della società. Questa è la capacità del legislatore. Il buon politico, la maggioranza, un Parlamento che è attento e tiene il polso di quella che è la vita della società, di quelle che sono le esigenze, i problemi, cerca di individuarne il contenuto e di correre ai ripari.
E allora, oggi, c’è un problema al quale non possiamo sottrarci, che è questo senso di insicurezza – per quanto sta risalendo e lievitando, da parte dell'opinione pubblica – che pone delle volte il cittadino, a rispondere...

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO MAROTTA. Ho concluso. ... in tempo veloce.
Allora, anche da questo punto di vista, noi interveniamo sull'aumento per il furto, per dare sicurezza al cittadino. Non sono importanti i sei mesi, è importante la sicurezza del cittadino.
Le intercettazioni, ed ho finito: nessuna modifica alle intercettazioni come strumento investigativo, un punto fermo. È inutile che diciamo sciocchezze, quelle sono ferme e nessuno le tocca. Tutte le modifiche sono rivolte ad impedire la diffusione delle intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale: su quelle interveniamo e dobbiamo intervenire.
Garanzie del diritto di cronaca: benissimo, mi sembra che la delega sia precisa. Perché dobbiamo intervenire ? Nel momento in cui vi è una situazione che non attiene all'indagine, ecco che il provvedimento viene ad operare ! Quando le intercettazioni vengono fatte, carpite fraudolentemente, se noi non le combattiamo, vuole dire che le autorizziamo. Questo è il rischio che corriamo ed ecco l'importanza di quella norma !

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONIO MAROTTA. Ho concluso veramente. Una considerazione ultima sullo «svuota carceri». Lo voglio dire: anche in questa giornata si è parlato dello «svuota carceri». Benissimo, abbiamo fatto una serie di interventi. I risultati quali sono ? A fine anno, avremo il pareggio tra posti e detenuti, la qualità di vita del detenuto è migliorata, il numero dei reati, nei primi mesi di quest'anno, che doveva essere la conseguenza drammatica per cui voi andavate contro questi provvedimenti, è sceso del 9 per cento.
Allora, dobbiamo decidere, una volta per tutte, e ho finito. Noi di Area Popolare abbiamo deciso: vogliamo schierarci tra i giustizialisti o tra i garantisti ?

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO MAROTTA. Vogliamo scegliere tra barbarie o civiltà ? Noi abbiamo scelto la civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Chiarelli. Ne ha facoltà.

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GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie, Presidente. Ancora una volta, un provvedimento così importante, un provvedimento che, sinceramente, presenta molte ombre e poche luci. Nonostante tutti gli sforzi che abbiamo fatto come gruppo di Forza Italia, questo provvedimento ha, ancora una volta, deluso ogni aspettativa di incisività, confermando, peraltro, quella vocazione che ormai il Governo Renzi ha, in particolare in materia di giustizia, che è quella di troncare un dibattito, un dibattito importante, un dibattito necessario, indispensabile su queste riforme, così necessarie, peraltro, per l'Italia.
Ancora una volta, abbiamo una delega in bianco, perché ormai è consuetudine ridurre il ruolo del Parlamento, da parte di questo Governo, a un ruolo secondario, non consentendo un dibattito aperto su questioni così importanti o, quando vi è un dibattito, ponendo la fiducia. Ormai o si dà la delega al Governo, perché decida esso stesso quale deve essere il destino degli italiani, o, al massimo, si pone la fiducia, non consentendo e strozzando il dibattito parlamentare.
Tutta l'azione di Governo, Presidente, è stata caratterizzata da interventi tampone. Sembra più un provvedimento scritto a favore di una magistratura che tende sempre di più ad aumentare il proprio peso e ad essere ingerente nei processi, a totale discapito per la tutela dei cittadini. Un provvedimento che contiene diversi colpi al diritto di difesa e – lo diremo – gli italiani che ci stanno ascoltando sentiranno la gravità di alcuni provvedimenti contenuti in questa riforma. Nessun effetto preventivo e dissuasivo rispetto alla commissione dei reati. Un esempio per tutti sono le modifiche all'articolo 438 del codice di procedura penale, in materia di giudizio abbreviato.
Il nuovo giudizio abbreviato, formulato da questa maggioranza, diventa una rinuncia ad una serie di diritti di difesa. Per non parlare delle modifiche alle disposizioni generali delle impugnazioni, che prevedono che la maggior parte dei vizi che determinano l'ammissibilità sia rilevata dallo stesso giudice che ha pronunciato il provvedimento da impugnare, senza alcuna garanzia di imparzialità.
È come dire vi è l'arbitro e l'arbitro fa il giocatore. Ovvero, chi ha giudicato, chi ha emanato una sentenza, chi ha dato un provvedimento, quando mai è immaginabile che possa ritornare sui suoi passi ed egli stesso sia tenuto a giudicare se vi sono dei vizi di inammissibilità dell'impugnazione ? A me sembra veramente una limitazione della possibilità di appellare, una limitazione che i cittadini e gli italiani hanno nel chiedere giustizia e sete di giustizia.
È evidente che questo testo abbia una chiara attitudine alla prevaricazione del diritto di difesa, indebolendo – come ho detto – i cittadini imputati e rafforzando quella magistratura che il Governo, ogni tanto, tenta di rincorrere e accontentare, probabilmente per farsi perdonare la legge sulla responsabilità civile.
Ormai anche aumentare le pene è un modo per darsi una linea politica che non c’è, anche se dovrebbe essere noto a tutti, perché è stato assolutamente dimostrato, che all'aumento delle pene non corrisponde necessariamente una diminuzione dei reati.
Mi riferisco anche al modo ultimo con cui si è operato con la delega sulle intercettazioni. Finalmente il Governo sembrava avesse preso posizione su quello che il nostro gruppo, da oltre venti anni, ne ha fatto e ne fa una battaglia di civiltà. Invece, ancora una volta, ci troviamo a non poter discutere di questo provvedimento e si dà la delega al Governo.
Abbiamo sentito il Ministro Orlando, l'altro giorno, che ha detto che presso il suo Ministero ci sarà un gruppo di esterni per porre fine a queste illazioni su quello che sarà poi il testo definitivo delle intercettazioni. Io mi chiedo, Presidente, colleghi: non abbiamo già avuto un bel po’ di problemi dai tecnici o dai gruppi di esperti che si sono avvicendati in questi anni, che ci sono stati imposti dal Governo ? Nessuno dei provvedimenti finora adottati, men che meno quelli che la maggioranza si accinge oggi ad approvare, hanno ridotto Pag. 16di un solo giorno il tempo necessario per giungere a una sentenza definitiva.
La nostra posizione rispetto a queste formulazioni nebulose, che alla fine non cambiano nulla, è chiara: in tema di intercettazioni noi riteniamo – e lo abbiamo sempre detto – che sono sicuramente un utile strumento di indagine, però devono riguardare esclusivamente gli indiziati di reato e mai persone non interessate alle indagini. Le intercettazioni rilevanti ai fini dell'azione penale vanno rese pubbliche solo in fase dibattimentale; non vi è ragione alcuna perché siano pubblicate prima, anche perché, una volta per tutte, probabilmente bisogna prendere atto che non si può sacrificare sull'altare di una presunta libertà di stampa la dignità e, a volte, la vita stessa dei cittadini.
Diversi provvedimenti, come dicevo, hanno avuto la funzione di essere un tampone, di fungere da occasione per porre rimedio al momento, ma non vi è stata mai alcuna riforma organica. Noi sappiamo bene quanto le intercettazioni siano importanti e quanto fosse importante il dibattito in Aula per queste vicende, per tali questioni, perché è chiaro che non si può far passare per diritto all'informazione la pubblicazione di stralci di intercettazioni avulsi dal contesto generale, che hanno come unica conseguenza quella di porre alla gogna mediatica i cittadini, costituzionalmente innocenti fino al terzo grado di giudizio.
Ecco perché tutti gli interventi normativi sul piano pratico non hanno sortito e non sortiscono gli effetti.
Allora, dobbiamo chiederci come bilanciare il diritto all'informazione con quello alla dignità delle persone, che io ritengo assolutamente prevalente. L'unico sistema è quello che il Parlamento fissi dei paletti precisi e preveda sanzioni certe per chi questi paletti li ignori arbitrariamente.
Non credo che il tavolo tecnico possa essere la giusta soluzione per affrontare questioni così rilevanti, ma è evidente che la scelta del Governo, coerentemente con un'impostazione generale che punta ad esautorare del tutto il ruolo delle Camere, è quella di evitare il confronto. E queste, caro Ministro, non sono illazioni, questi sono fatti.
Ecco perché il gruppo di Forza Italia voterà sulla scorta, ancora una volta, dell'atteggiamento di questo Governo, che ha inteso strozzare il dibattito parlamentare su una riforma così importante: non ponendo la fiducia, come ha fatto in altri casi, richiede e attira a sé una delega per fare un provvedimento che noi tutti non conosceremo, senza che vi sia stata mai da parte nostra una condivisione su quella che deve essere una riforma così importante, che interessa tutti gli italiani. È per questo che il gruppo di Forza Italia si asterrà nel votare questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Innanzitutto vorrei ricordare, in questa giornata, la morte del giornalista Giancarlo Siani, a nome di tutto il MoVimento 5 Stelle (Applausi), ucciso dall’ndrangheta, Presidente, anzi dalla camorra.
Presidente, colleghi, cittadini, stiamo affrontando il voto finale di un disegno di legge del Governo dal titolo: modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi e per un maggiore contrasto del fenomeno corruttivo oltre che all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena.
Ebbene, con un titolo così, chi non ci metterebbe la firma ? Dopo la lettura del titolo, però, viene l'osservazione, ovvero il nostro compito, il nostro lavoro qui, dove i cittadini ci hanno eletto e ci hanno mandato, per formulare controproposte critiche, nonché scovare le nefandezze inserite nelle leggi e, soprattutto, capire a vantaggio di chi vadano queste leggi.
Come dice il Premio Nobel Alexis Carrel, osservare è meno facile che ragionare. Pag. 17È risaputo che scarse osservazioni e molti ragionamenti sono causa di errore. Molte osservazioni e poco ragionamento conducono alla verità. Ma sono assai più gli spiriti capaci di costruire un sillogismo, che quelli che sanno cogliere esattamente il concreto.
E mentre questa maggioranza ragiona tutto il giorno e la notte per partorire leggi inefficaci e poco concrete, nonché pericolose, come la riforma del Senato o la Boccadutri, per intascarsi i soldi dei contribuenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), scervellandosi sul come garantirsi l'impunità, nonché la verginità agli occhi dei cittadini, invece di dare risorse ai tribunali, il MoVimento 5 Stelle osserva. Osserva e smonta pian piano tutto il castello, riuscendo ad ottenere modifiche importanti, prima fra tutte quella che prevede l'esclusione dei benefici penitenziari per i boss mafiosi che non vogliono collaborare con la giustizia e che era difatti inserita nel provvedimento iniziale.
O, ancora, l'altra modifica fondamentale, ovvero l'allungare i tempi per la pistola alla tempia dei giudici per la chiusura delle indagini preliminari o la richiesta di rinvio a giudizio o archiviazione. Voi vi chiederete: ma perché dovrei interessarmi di intercettazioni, di registrazioni, di processo penale, quando mi mancano i soldi per arrivare alla fine del mese, quando mio figlio deve emigrare, quando sono malato perché vivo nella Terra dei fuochi, quando mia moglie è disoccupata ? Queste domande ce le poniamo anche noi, Presidente, cittadini. Purtroppo, le priorità di Renzi e del suo Governo sono queste: non un reddito di cittadinanza, non l'occupazione, non la salute, ma la sopravvivenza della casta nei secoli dei secoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Abbiamo speso tutte le parole sul merito. Le vergogne contenute su questo provvedimento sono difficilmente spiegabili in pochi minuti.
Ve ne renderete conto quando vi troverete a querelare un criminale perché vi ha derubato o picchiato e vedrete il giudice estinguere il reato perché vi ha semplicemente risarcito economicamente: dopo il danno anche la beffa. Ve ne renderete conto quando lo scambio elettorale politico-mafioso risulterà difficile da punire in terra di mafia.
Se ne accorgerà la vittima di un reato grave quando il giudice, a fronte di indagini del tutto lacunose, non avrà più la possibilità di richiedere una integrazione delle indagini stesse, ma semplicemente dovrà dire che non si procede più. E se ne accorgerà quel giornale che non potrà più pubblicare le intercettazioni vere, pubblicamente e politicamente rilevanti per la nazione, quelle di qualche orologio regalato al figlio di un Ministro o di un politico che fa pressioni per assumere suo figlio al posto del vostro o di chi decide per simpatia chi eleggere come Presidente della Repubblica, come se fossimo in un talent show, o ancora chi sanzionare disciplinarmente o su che leggi fare per favorire le lobby.
O se ne accorgerà il cittadino, che proprio prima del voto non potrà sapere se un politico ha detto o fatto cose che potrebbero fargli cambiare idea, in beffa alla democrazia. Se ne accorgerà senz'altro il cittadino coraggioso, che non potrà più registrare e diffondere scandali politici, a meno che non abbia un tesserino da giornalista o abbia voglia e tempo di spendere migliaia di euro in un processo penale come denunciante o come persona querelata. Se ne accorgerà chi vedrà scomparire, per certi reati, la certezza della pena. Ma a questo ci siamo ormai abituati.
Lo sanno già, invece, i dipendenti della giustizia, che attendono la riqualificazione da troppo tempo. Lo sanno i magistrati, gli avvocati e il personale amministrativo, che lavorano in condizioni vergognose. Lo sanno i carcerati e lo sanno gli agenti di polizia penitenziaria. Lo sanno i cittadini vittime di reati gravi e quelli che si trovano a pagare un contributo unificato per chiedere giustizia, che in tre anni è aumentato del 20 per cento. Lo sa anche il nostro Premier, che, in un momento di crisi occupazionale e di corruzione dilagante, si diverte a mettere mano ad intercettazioni Pag. 18e ai diritti delle vittime del reato, nonché agli strumenti dei giudici, come se stesse giocando alla roulette russa.
Questa giustizia – cittadini, lo sapete anche voi – non funziona. È una giustizia forte con i deboli e debole con i forti. Chiedere di intervenire sulle norme senza pensare a chi vive i tribunali e le carceri è un po’ come chiedere ad una moto di fare la Parigi-Dakar senza benzina. Il Governo chiede ed ottiene una delega in bianco in materia penale. Cittadini, è un po’ come chiedere a un'impresa di farvi una casa a scatola vuota, al buio, per poi, quando è stata realizzata e quando è stato pagato il prezzo, dire solo se vi piace o meno.
Questo bavaglio, cittadini, non è il bavaglio della stampa (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle indossano bavagli ed espongono cartelli recanti la scritta: «No alla legge bavaglio»)...

PRESIDENTE. Togliete questi fazzoletti ! Intervengano gli assistenti parlamentari (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente). Togliete i cartelli ! Prego, intervenite ! Togliete i fazzoletti e anche i cartelli !

VITTORIO FERRARESI. Questo bavaglio, cittadini, non è il bavaglio della stampa...

PRESIDENTE. Deputato De Rosa, non si fanno foto in quest'Aula ! La prego !

VITTORIO FERRARESI. ... ma quello di chi accetta tutti i giorni l'ipocrisia...

PRESIDENTE. Togliete i cartelli, colleghi !

VITTORIO FERRARESI. ... il sopruso, la vita per come gli viene imposta, Presidente.

PRESIDENTE. Togliete i fazzoletti ! Grazie.

VITTORIO FERRARESI. È il bavaglio messo al lavoratore con il Jobs Act, quello all'insegnante con la «Buona scuola», quello all'agricoltore con la grandine e al terremotato con la burocrazia ! È il bavaglio del cittadino contro le trivelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
È il bavaglio della vittima contro il ladro, del giudice che implora risorse per lavorare. È quello che viene messo alle vittime di mafia, all'omertoso, a chi non parla pur sapendo che gli stanno rubando il futuro. È il bavaglio di chi non denuncia. È il bavaglio di chi siede in maggioranza, ma sta zitto, altrimenti perderebbe la poltrona !

PRESIDENTE. Deputata Agostinelli, tolga quel bavaglio ! Per favore, tolga quel fazzoletto dal volto !

VITTORIO FERRARESI. È il bavaglio di chi accetta le ingiustizie. È il bavaglio che si mette al PM e alla polizia per distrarne il lavoro (Prolungati Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Togliete questi fazzoletti oppure dovrò sospendere i lavori.

VITTORIO FERRARESI. È il bavaglio, Presidente, del cittadino assetato di verità. È il bavaglio di chi, piuttosto che prendere la strada più difficile, ma giusta...

PRESIDENTE. Gli assistenti parlamentari devono intervenire, consentite loro di lavorare.

VITTORIO FERRARESI. ... prende sempre quella apparentemente più comoda, ma sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dov’è la sinistra che faceva i girotondi....

PRESIDENTE. Deputata Agostinelli, la richiamo all'ordine ! Deputata Agostinelli, la richiamo all'ordine !

VITTORIO FERRARESI. ... ora che sta facendo quello che Berlusconi non è mai Pag. 19riuscito a fare in vent'anni (Prolungati applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

PRESIDENTE. Deputato Dall'Osso !

VITTORIO FERRARESI. Questo bavaglio, Presidente e cittadini, noi non lo vogliamo e chiediamo ai giornalisti...

PRESIDENTE. Deputato Dall'Osso la richiamo all'ordine !

VITTORIO FERRARESI. ...e ai magistrati di denunciare.

PRESIDENTE. Deputato Dall'Osso, la richiamo all'ordine per la seconda volta. Tolga quel fazzoletto dal volto !

VITTORIO FERRARESI. Giornalisti e magistrati, denunciate prima che sia troppo tardi. È uno dei provvedimenti più pericolosi degli ultimi trent'anni. Chiediamo a tutti voi, cittadini, di informarvi e fare altrettanto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Cittadini, concludendo, la giustizia non è un concetto astratto, ma concreto e lo viviamo tutti i giorni. Tutti i giorni possiamo fare delle scelte. Concludo, dicendo che il concetto di giustizia, Presidente, cittadini e colleghi, non è tutelabile da questa politica, non è tutelabile da questi partiti, ma da tutti voi che in questo momento ci state ascoltando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, oggi approviamo una parte importante del programma del Governo in materia di giustizia. È un provvedimento complesso, ampio, che tocca una serie di istituti principalmente processuali, ma anche di diritto sostanziale. Purtroppo, si è parlato poco di tutte le grandi riforme che il testo contiene, ma capisco che studiare per qualcuno è un po’ troppo. Ma è questa l'occasione per ricordare gli istituti che alla fine del procedimento legislativo porteranno una svolta nel sistema penale italiano. L'introduzione dell'istituto dell'estinzione del reato a seguito di condotta riparatoria...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile seguire l'intervento ? Per favore !

DAVID ERMINI. Presidente, questa è la democrazia che loro ci insegnano. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

PRESIDENTE. Deputato Ermini, lei continui l'intervento.

DAVID ERMINI. Come dicevo, è questa l'occasione per ricordare gli istituti che alla fine del procedimento legislativo porteranno una svolta nel sistema penale italiano. L'introduzione dell'istituto dell'estinzione del reato a seguito di condotta riparatoria permetterà di rimettere al centro del processo le parti offese e le vittime del reato. L'istituto, che riguarderà soltanto reati a querela di parte non irrevocabile, potrà servire ad evitare che le parti offese, per ottenere un equo e giusto risarcimento, debbano aspettare la fine dei tre gradi del processo penale per iniziare poi il processo civile. Nel testo sono previsti ampliamenti dei diritti delle persone offese anche in merito alla conoscibilità dello stato del procedimento. Sono previsti aumenti consistenti delle pene per i reati di furto, soprattutto quelli in appartamento, e per le rapine, così come per la corruzione non sono aumenti di facciata, ma abbiamo deciso di aumentare i minimi delle pene per evitare che con attenuanti e riti alternativi i ladri evitino la prigione. Con queste norme per i ladri e i rapinatori ci sarà la prigione sicura.
La domanda che mi sorge è la seguente: perché quando era al Governo la Lega, che aveva anche il Ministro della giustizia, queste norme non le ha fatte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega Pag. 20Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ? Avremo tempi certi dopo la fine delle indagini. L'indagato dovrà sapere se sarà sottoposto a giudizio o meno, ma soprattutto le parti offese e le vittime non possono essere ulteriormente penalizzate dalle disfunzioni del sistema. Abbiamo presentato, infatti, un ordine del giorno accolto dal Governo che lo impegna a trovare risorse e personale affinché questa norma diventi effettiva. Ma, soprattutto, non possiamo aumentare i tempi morti del procedimento che aiutano il decorso della prescrizione favorendo l'impunità. Qualcuno di questo se n’è dimenticato. Le impugnazioni saranno semplificate, i motivi di appello avranno un vaglio più rigoroso, vi sarà un effetto deflattivo per i ricorsi in Cassazione e, in particolare, vi sarà una vera stretta sui ricorsi per Cassazione a seguito di patteggiamento. Vi è la delega sulle intercettazioni, che non saranno minimamente toccate come strumento investigativo, ma che hanno necessità di regolamentazione per la loro diffusione. Nessun bavaglio alla stampa, ma volontà di tutelare due principi costituzionali: il diritto all'informazione e il diritto alla riservatezza. Questo soprattutto per le persone che niente hanno a che vedere con il processo. Oggi sono trent'anni dalla morte di Giancarlo Siani, qualcuno forse se n’è dimenticato, alla cui memoria tutti dobbiamo inchinarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È il simbolo della stampa e il PD non metterà mai nessun bavaglio alla stampa su notizie che hanno un interesse o un rilievo pubblico, ma, al tempo stesso, i diritti delle persone in un regime democratico devono essere tutelati.
Lasciamo ai grillini il gusto del guardare dal buco della serratura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Qualche volta ricordano Fantozzi con la lingua di fuori che osserva le movenze della signorina Silvani.
Vi è inoltre la norma della registrazione fraudolenta che riguarderà esclusivamente quelle tra privati con il solo scopo di gettare discredito ed esclude categoricamente tutte quelle che riguardano la giustizia ed il diritto di cronaca. Anche qui nessun bavaglio alle inchieste giornalistiche, alla stampa in genere ma solo tutela della libertà delle persone. Aggirarsi con un telefonino per captare frasi magari anche prese fuori contesto per poi screditare chi le ha pronunciate fuori dal campo del giornalismo e della giustizia non è accettabile. Ricorda i regimi del terrore, i delatori del ventennio, il terrore della Germania est, dove non ti potevi fidare di parlare neanche con il tuo vicino di casa. Qualcuno si vede che è abituato a vivere in questo mondo, fondato su questo clima. Noi, figli dei figli della Resistenza, questo regime non lo accettiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Libertà di stampa, libertà di giustizia, libertà di vivere: questi sono i nostri principi ma soprattutto, se loro vogliono mettere tutto in piazza, perché non ci dicono prima quanto costa la loro manifestazione di Imola e perché non danno più in streaming le loro riunioni e perché, se qualcuno registra, le loro conversazioni spariscono velocemente dalla Rete ? (Commenti dei deputati dei gruppo MoVimento 5 Stelle). Ascoltare sì ma solo gli altri: bell'esempio (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Infine nel disegno di legge oggi in approvazione sono previsti sia l'ampliamento dei processi a distanza sia la delega della riforma dell'ordinamento penitenziario che meriterà certamente una discussione che faremo in questo Parlamento. Abbiamo lavorato molto in questi mesi grazie al lavoro continuo, incessante, instancabile della presidente Donatella Ferranti che qui voglio ringraziare e di tutta la Commissione giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). Abbiamo approvato oltre venti riforme sia in campo civile sia in campo penale: nessuno lo aveva mai fatto. Pazientemente, passo dopo passo, con caparbietà, accettando le critiche giuste e anche quelle di chi è contrario a prescindere, magari solo perché non è stato coinvolto, e di chi negli anni passati ha avuto la responsabilità e la possibilità di cambiare qualcosa nel campo della Pag. 21giustizia e non ne è stato capace: debolezze umane ! Ma noi andiamo avanti con caparbietà, con consapevolezza anche se qualche volta cadono le braccia. In questi giorni abbiamo sentito di tutto: critiche dal centrodestra e dalla Lega che oggi urla ma si dimentica di tutto quello che ha fatto ma sopratutto di quello che non ha fatto quando era al Governo. Abbiamo assistito al supermarket dei grillini che danno risposte diverse a seconda del cliente che si presenta alla loro bottega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In tutto questo la certezza della serietà del Governo e della maggioranza su temi importanti e delicati ci induce a continuare le battaglie di rinnovamento di un Paese che era fermo ma che ha una grande volontà di riscatto soprattutto nel campo della giustizia perché noi sappiamo che la nostra credibilità e la nostra autorevolezza passano anche da qui. Con questa certezza annunzio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Per l'Italia – Centro Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.

(Correzioni di forma – A.C. 2798-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per proporre all'Assemblea delle correzioni di forma, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, la relatrice per la maggioranza, la presidente Donatella Ferranti.
Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, a nome del Comitato dei nove propongo le seguenti correzioni di forma. All'articolo 7, comma 1, lettera b), come modificata dall'emendamento 7.600, le parole «misura di cura e/o di controllo» sono sostituite dalle seguenti «misure di cura o di controllo»; e le parole «mediante ricorso a trattamenti terapeutici o riabilitativi l'accesso a misure alternative» sono sostituite dalle seguenti: «mediante ricorso a trattamenti terapeutici o riabilitativi e l'accesso a misure alternative». Sempre all'articolo 7, comma 2, come modificato dagli emendamenti 7.603, e 7.500, le parole «gli schemi di decreto legislativo» sono sostituite dalle seguenti: «decreti legislativi» e le parole «e sono trasmessi» sono sostituite dalle seguenti: «i relativi schemi sono trasmessi».
All'articolo 8, comma 2, come modificato dall'emendamento 8.500, le parole: «ed è trasmesso», sono sostituite dalle seguenti: «il relativo schema è trasmesso».
All'articolo 28, comma 2, come modificato dall'emendamento 28.500, le parole: «e sono trasmessi», sono sostituite dalle seguenti: «i relativi schemi sono trasmessi».
Presidente, mi consenta un brevissimo ringraziamento, perché dopo un dibattito così accalorato – ma siamo qui nella sede opportuna per farlo – io credo che sia per me importante, come presidente, ma soprattutto come relatrice, ringraziare tutti i componenti della Commissione giustizia e anche tutti i deputati dell'Aula, lei, Presidente, la Presidenza, il Governo, il Ministro Orlando e il viceministro Costa – che hanno affiancato, anche con grande rispetto dei lavori parlamentari, il nostro lavoro – che ci avete consentito di concludere questo percorso. Vorrei solo ricordare che questo provvedimento, che è una riforma molto articolata, come si è visto anche dal dibattito, è stato iscritto il 13 gennaio del 2015, quest'anno, e oggi già possiamo dire, dopo aver fatto circa tre mesi di indagine conoscitiva, quindi con il massimo approfondimento, di aver portato il voto in Aula.
Quindi, ringrazio ovviamente, come sempre, anche la segreteria della Commissione giustizia che ci ha affiancato passo, passo.

GIRGIS GIORGIO SORIAL. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega, a che titolo ?Pag. 22
Su che cosa chiedete la parola ? Sulla proposta di correzione di forma ?
Prego, deputato Sorial, sulla proposta di correzione di forma che cosa deve aggiungere ? Sono solo soluzioni formali.

GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie Presidente. In base a quello che abbiamo sentito adesso dalla presidente Ferranti, non concordiamo che siano solo delle soluzioni formali, ma ci siamo resi conto che ci sono delle modifiche sostanziali al testo.

PRESIDENTE. Quali sono ?

GIRGIS GIORGIO SORIAL. All'interno degli schemi, si è fatta intesa sugli schemi dei decreti e non è solo una modifica formale...

PRESIDENTE. Intende gli schemi di decreto legislativo ? Le parole sono sostituite con: i decreti legislativi.

GIRGIS GIORGIO SORIAL. Proprio per questo Presidente, proprio per l'importanza di questo provvedimento, riteniamo che sia importante avere qualche minuto giusto per verificare – visto che non si tratta solo della modifica di due o tre parole – queste modifiche, capirne il contenuto e poi capire tutta la situazione. Anche perché, comunque, siamo alla prima lettura, poi il provvedimento andrà al Senato, quindi, riteniamo che se ci sono modifiche sostanziali del testo da fare queste possano essere fatte direttamente al Senato. Quindi, riteniamo che sia più che opportuno concederci qualche minuto per valutare queste modifiche che vengono richieste.

PRESIDENTE. Quindi sta chiedendo una breve sospensione per verificare se la modifica incida in modo sostanziale e non solamente formale ? È questo che chiede ?

DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la maggioranza. Signora Presidente, eventualmente, volevo solo chiarire che si tratta effettivamente soltanto di correzioni formali. Peraltro, so che la segreteria ha interpellato anche il relatore di minoranza che non mi pare abbia interloquito. Quindi, siccome questa è una presa d'atto che abbiamo cercato di fare anche contattando singolarmente i componenti del Comitato dei nove – nel Comitato dei nove l'onorevole Ferraresi è stato contattato, come è stato detto, dalla segreteria della Commissione, perché non stava qui al tavolo, ma al suo posto – la sospensione possiamo farla, Presidente, però, mi sembra fuori luogo.

PRESIDENTE. Io non voglio aprire adesso un dibattito su questo; onde evitare che ci siano dubbi, fraintendimenti, direi che la cosa più opportuna è sospendere cinque minuti per fare chiarezza su questo punto e riprendere, quindi, fra cinque minuti, ciò significa alle 11,15, la nostra discussione. Sospendo, quindi, la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,20.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente Ferranti, per illustrare all'Assemblea l'esito della riunione del Comitato dei nove. Prego, presidente, ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, il Comitato dei nove che si è riunito adesso non ha raggiunto l'unanimità, con riferimento alle proposte di correzione di forma. Sulla prima correzione, c’è stata unanimità, sulle altre correzioni, quelle che riguardano l'omogeneizzazione del riferimento a schema di decreto legislativo o decreto legislativo non sono state accettate dal MoVimento 5 Stelle. In realtà, queste correzioni riguardano la puntualizzazione, dal punto di vista formale, che, quando il Governo trasmette alle Camere, sono schemi di decreto legislativo, quando li adotta sono decreti legislativi.

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PRESIDENTE. Allora, sulla proposta di correzioni di forma darò la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, a un deputato contro e a uno a favore. Chi parla contro ? Deputato Bonafede. Prego, ne ha facoltà.

ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. La questione è molto semplice; ci sono emendamenti di carattere sostanziale, come lei sa benissimo. Questo intervento è rivolto soprattutto a lei, perché le chiedo di farsi garante del giusto e corretto procedimento dei lavori in Aula. Lei sa benissimo che ci sono emendamenti di carattere sostanziale ed emendamenti di carattere meramente formale; ci sono degli emendamenti che si riducono all'aggiunta di un avverbio, di una semplice inversione di termini all'interno dell'articolo. Questo è normale e in quella sede la Camera vota a maggioranza se accogliere o meno l'emendamento. La correzione formale si ha quando c’è un errore che è meramente formale, la cui sostituzione con un altro termine non comporta nessuna variazione. Faccio un esempio – in questo caso c’è –: se noi sostituiamo il termine «e/o» con il termine «o», non cambiamo il significato e sostituiamo un termine che è scorretto, perché nelle leggi non ci può essere il termine «e/o». Ma se noi cambiamo il termine «decreto legislativo» con «schema di decreto legislativo» noi stiamo apportando una correzione che – attenzione – da un punto di vista legislativo può essere corretta, Presidente, ma lei capirà benissimo che «schema di decreto legislativo» è differente da «decreto legislativo». Non si può permettere in fase di correzione formale che si sostituisca la parola «schema di decreto legislativo» con «decreto legislativo», altrimenti non viene rispettata la possibilità e il diritto, Presidente – il diritto ! –, dell'Aula di esprimersi sulle norme su tutte le parti, quelle sostanziali e quelle formali, altrimenti vorrebbe dire in quest'Aula non dare la possibilità più di fare emendamenti formali; li votiamo tutti con un'unica votazione successivamente alle dichiarazioni di voto e così abbiamo completamente tolto all'Aula la possibilità di esprimersi sulle legge. Questo sarebbe veramente il massimo, Presidente ! Le chiedo davvero di non lasciar passare questa cosa. Mi rendo conto che è un cavillo formale, non sto dicendo che ci sia malafede da parte delle altre forze politiche, ma è un diritto sacrosanto della Camera dei deputati esprimersi sugli aspetti formali e sostanziali, perché, Presidente, è un errore formale ma anche di carattere sostanziale, perché dire «schema di decreto» e dire «decreto» sono due cose differenti. Per le opposizioni può essere motivo di emendamento nella seconda lettura al Senato e noi non possiamo impedire alle forze politiche di emendare un articolo perché vorrebbe dire questo.
Presidente, se qui venisse presa una decisione differente, lei dovrebbe dichiarare inammissibili tutti gli emendamenti formali e relegarli all'ultima parte del dibattito parlamentare. Le chiedo davvero, Presidente, di non avere su questa situazione e su questa decisione alcun pregiudizio rispetto ad alcuna forza politica, e di essere giusta rispetto al Regolamento. Lei mi dirà che non c'era bisogno di questa specificazione, e io, in base alla decisione, sarò pronto anche a chiederle scusa se ho fatto una specificazione superflua (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore la deputata Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI. Signora Presidente, l'intervento del collega Bonafede ha un sapore manzoniano da Azzeccagarbugli, che non fa onore a quest'Aula, e le spiego perché. Quello che ha appena affermato il collega è un piccolo escamotage di alcune osservazioni che sono francamente da respingere al mittente, perché questo è banalmente l'ultimo appiglio che potrebbero avere per bloccare una riforma che invece il gruppo del PD e questa maggioranza ritengono fondamentale; anche smentendo prassi consolidate, anche smentendo la risposta che il loro membro del Comitato Pag. 24dei nove aveva dato, e cioè aveva detto sì rispetto alla proposta di coordinamento formale. Quindi siamo proprio oltre ogni immaginazione, oltre ogni prassi parlamentare, oltre ogni decenza di legislatori !
E io dico anche che questa correzione, che è meramente formale, è solo omogeneizzazione e chiarimento rispetto alla differenza che passa – forse ogni tanto un po’ di studio fa bene – tra lo schema di decreto legislativo che esce dal Governo, e viene trasmesso alla Camera per il parere, ed il decreto legislativo che segue ! Quindi la correzione che è stata apportata è semplicemente di forma, e non di sostanza. Ci vuole un po’ di serietà quando si fa il deputato, quando si fa il senatore, quando si fa il legislatore: credo che vada rigettata ogni osservazione fatta dal gruppo del MoVimento 5 Stelle, e quindi noi naturalmente siamo a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di correzione di forma avanzata dalla relatrice per la maggioranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)

Marotta, Casellato, Chiarelli, Gigli, Zardini, Venittelli...
Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 270 voti di differenza.

(Coordinamento formale – A.C. 2798-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2798-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2798-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Montroni, Ermini, Romano, Toninelli, Invernizzi, Frusone, Fabbri, Giorgis, Speranza...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi nonché all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena» (2798-A):

Presenti 494
Votanti 443
Astenuti 51
Maggioranza 222
Hanno votato 314
Hanno votato no 129.

La Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) (Vedi votazioni).

(Il deputato Caparini ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

Dichiaro quindi assorbite le proposte di legge nn. 370-372-373-408-1285-1604-1957-1966-1967-3091.

TESTO AGGIORNATO AL 24 SETTEMBRE 2015

In ricordo dell'onorevole Renato Zangheri (ore 11,35).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi e colleghe, come sapete lo scorso 7 agosto è venuto a mancare Renato Zangheri, già parlamentare nella IX e X legislatura, sindaco della città di Bologna dal 1970 al 1983, autorevole dirigente del Partito Comunista, intellettuale curioso Pag. 25e raffinato, studioso di storia dell'economia. Al suo nome resta legato un lungo periodo di governo della sua città al cui rinnovamento economico, culturale e civile diede un significativo e competente contributo. Fu lui a dover rappresentare e a ricomporre con grande dignità il dolore di una cittadinanza piegata da un evento drammatico e inaccettabile come fu la strage di Bologna del 2 agosto 1980. Cultura e alto senso delle istituzioni, stile garbato e sempre misurato, capacità di esercitare il governo locale essenzialmente come servizio alla cittadinanza, assicurando la partecipazione soprattutto dei più giovani: sono certamente questi i tratti essenziali che ne definiscono meglio la personalità e che sono rimasti nel cuore di tutti coloro – colleghi parlamentari e comuni cittadini – che hanno avuto il privilegio di apprezzarne le capacità professionali e le doti umane. Desidero quindi esprimere ai familiari – che sono qui presenti e che saluto – i sentimenti della vicinanza e della solidarietà mia e di tutta la Camera dei deputati. Invito dunque l'Aula a osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi).

PIER LUIGI BERSANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con l'errata corrige del 24 SETTEMBRE 2015 PIER LUIGI BERSANI. Signora Presidente, cari colleghi, in due o tre minuti non è certo possibile ripercorrere la vita e le opere di un intellettuale, di un amministratore, di un dirigente politico come Renato Zangheri, e non c’è neanche spazio per ricordi personali, che pure si affollano, naturalmente. All'essenziale, dunque. Renato Zangheri è l'idea di una politica e di un'arte di governo che hanno qualcosa a che fare con la cultura, con la storia, con le grandi radici della democrazia italiana. Zangheri, inoltre, è l'idea di una politica e di un'arte di governo che hanno qualcosa a che fare strettamente con lo stile personale, perché in chi governa lo stile non è forma, è sostanza.
In particolare, noi lo ricordiamo in quegli anni difficili, anni nei quali una svolta autoritaria del nostro Paese non era una fantasia, era un'ipotesi. Anni insanguinati, anni di sangue nei cieli, per strada, sui binari. Anni di bombe e di P38. E l'Emilia Romagna e Bologna erano nel mirino, come punto d'attacco per misurare la tenuta della democrazia italiana. E allora, resistere, resistere, tenere, reagire, senza sbandamenti, e mettendo in campo i cittadini, la gente, il popolo, facendolo uscire di casa e rivendicando fisicamente la città come luogo della solidarietà e della convivenza. E allora, in quei frangenti, si capisce che fare il sindaco non basta. Devi essere il sindaco, essere il sindaco, e cioè interpretare la tua città, la tua gente, ma non genericamente, devi interpretarla sollecitando il meglio che c’è in ciascuno e in tutti, e risvegliare il voler essere, il dover essere, la generosità, il coraggio, i valori. Quali valori ? I valori di una democrazia che per Zangheri è il terreno della civilizzazione, dell'emancipazione sociale, della solidarietà. È il terreno di una politica che provi testardamente a creare le condizioni perché l'uomo sia più umano. Attaccato Zangheri alla sua città, quindi, sì, alla sua gente, ma attaccato in testa, non in coda. E lo stile: io non ho mai sentito Renato alzare la voce, mai. Mai arrogante, sempre autorevole, mai sarcastico, sempre ironico e anche autoironico.
Per esempio, anche davanti a quegli slogan, pure ostili verso di lui, degli indiani in metropolitana – però francamente alcuni di quelli erano irresistibili, anche per lui – ci rideva su, mai retorico, mai sopra le righe, mai enfatico, capace di leggerezza e di solennità, ma senza mai sbagliare i tempi e i luoghi della leggerezza e della solennità.
PIER LUIGI BERSANI. Signora Presidente, cari colleghi, in due o tre minuti non è certo possibile ripercorrere la vita e le opere di un intellettuale, di un amministratore, di un dirigente politico come Renato Zangheri, e non c’è neanche spazio per ricordi personali, che pure si affollano, naturalmente. All'essenziale, dunque. Renato Zangheri è l'idea di una politica e di un'arte di governo che hanno qualcosa a che fare con la cultura, con la storia, con le grandi radici della democrazia italiana. Zangheri, inoltre, è l'idea di una politica e di un'arte di governo che hanno qualcosa a che fare strettamente con lo stile personale, perché in chi governa lo stile non è forma, è sostanza.
In particolare, noi lo ricordiamo in quegli anni difficili, anni nei quali una svolta autoritaria del nostro Paese non era una fantasia, era un'ipotesi. Anni insanguinati, anni di sangue nei cieli, per strada, sui binari. Anni di bombe e di P38. E l'Emilia Romagna e Bologna erano nel mirino, come punto d'attacco per misurare la tenuta della democrazia italiana. E allora, resistere, resistere, tenere, reagire, senza sbandamenti, e mettendo in campo i cittadini, la gente, il popolo, facendolo uscire di casa e rivendicando fisicamente la città come luogo della solidarietà e della convivenza. E allora, in quei frangenti, si capisce che fare il sindaco non basta. Devi essere il sindaco, essere il sindaco, e cioè interpretare la tua città, la tua gente, ma non genericamente, devi interpretarla sollecitando il meglio che c’è in ciascuno e in tutti, e risvegliare il voler essere, il dover essere, la generosità, il coraggio, i valori. Quali valori ? I valori di una democrazia che per Zangheri è il terreno della civilizzazione, dell'emancipazione sociale, della solidarietà. È il terreno di una politica che provi testardamente a creare le condizioni perché l'uomo sia più umano. Attaccato Zangheri alla sua città, quindi, sì, alla sua gente, ma attaccato in testa, non in coda. E lo stile: io non ho mai sentito Renato alzare la voce, mai. Mai arrogante, sempre autorevole, mai sarcastico, sempre ironico e anche autoironico.
Per esempio, anche davanti a quegli slogan, pure ostili verso di lui, degli indiani metropolitani – francamente, però alcuni di quelli erano irresistibili, anche per lui – ci rideva su, mai retorico, mai sopra le righe, mai enfatico, capace di leggerezza e di solennità, ma senza mai sbagliare i tempi e i luoghi della leggerezza e della solennità.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Elegante, eloquente, capace di parlare con quella voce profonda e con quelle parole, capace di parlare come nessuno, ma anche capace di tacere come nessuno. E io, anzi, voglio dire che il suo stile è diventato, per me, Pag. 26ancora più luminoso negli ultimi anni della sua vita, gli anni imolesi, anni silenziosi, anni garbati, anni affettuosamente domestici.
Insomma, conclusivamente, se ne è andato un uomo di una classe davvero difficile da avvicinare e, a mio giudizio, se ne è andato l'ultimo, o forse uno degli ultimi esponenti di quella specie ormai estinta di intellettuali politici e di politici intellettuali che hanno innervato il meglio della nostra secolare vicenda nazionale, e Dio sa quanto ne avremmo ancora bisogno.
Grazie, Renato, e un abbraccio affettuoso alla famiglia (Generali applausi – L'Assemblea e il rappresentante del Governo si levano in piedi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bersani, per questo ricordo.
Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Confesso di essere emozionato nel prendere la parola in quest'Aula per ricordare il sindaco di Bologna, Renato Zangheri. Sindaco di Bologna in un periodo in cui io ho avuto il piacere e l'onore di frequentare l'università di Bologna e la facoltà di medicina in anni abbastanza terribili, per le cose che ha detto poco fa l'onorevole Bersani, ricordando non solo il terrorismo ma la grande contestazione che ci fu, soprattutto nella sede universitaria, con l'assassinio di Pier Francesco Lorusso, con i carri armati. E questa figura enorme, nel contesto di questo periodo molto difficile, si elevava al di sopra di tutto e di tutti, perché il sindaco a Bologna era il sindaco non solo per il suo stile e per quello che è stato ricordato, ma soprattutto per l'amore che io riscontravo in Zangheri, da parte dei cittadini, per le istruzioni, per la sua Bologna, e l'amore e la stima che i bolognesi nutrivano nei confronti di questo personaggio.
Sicuramente la democrazia, il Paese, ha perso una delle persone migliori, perché Zangheri, oltre all'esperienza politica, sicuramente è stato non un sindaco ma un grande sindaco, e per questo motivo è un grande onore per me prendere la parola e aggiungermi a questo grande ricordo in presenza dei familiari e dei suoceri, a cui esprimo il cordoglio (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sergio Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Con Dozza e Fanti, Zangheri appartiene alla storia dei grandi sindaci di Bologna, sindaci di grande spessore umano, culturale e politico: un'altra epoca, un altro mondo, purtroppo, quando gli intellettuali erano al servizio della politica e non dell'antipolitica.
È nato a Rimini, un territorio più a sud della Romagna ed è morto a Imola, la città più a nord, dove era nato Andrea Costa, primo parlamentare socialista romagnolo, al quale ha dedicato molti suoi studi, come alla storia del movimento operaio e del socialismo.
Ciononostante, si iscrisse al PCI e non al PSI, ma, al suo tempo, i confini erano stretti e molti socialisti sinceri si iscrissero al PCI, che sembrava più attrezzato e strutturato per far avanzare progresso e movimento operaio. Ma non fu mai un comunista antisocialista, mai, e nei suoi 13 anni di sindaco, gli anni Settanta, i terribili anni Settanta, e i primi anni Ottanta, a cavallo della strage di Bologna, Zangheri ha saputo rappresentare, in una Bologna che viveva nel cratere del vulcano degli estremismi culturali, politici e sociali del tempo, nelle università, nelle fabbriche, nelle piazze, la sinistra migliore.
Ricordo la mano di Pertini sul leggio, mentre leggeva il discorso dopo la strage di Bologna. Nel 1956 non ruppe con il PCI, come fece Giolitti, ma firmò un appello a sostegno di Di Vittorio, che era contro l'invasione, e sostenne i sindacalisti ungheresi. Nel 1948, Felice Battaglia, rettore dell'università di Bologna, scrisse al giovane studente riminese e gli disse: «Ella ha un senso religioso della cultura». Ecco, seppe, poi, nel corso della sua vita, dare un senso alto e religioso alla politica (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

Pag. 27

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianni Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Renato Zangheri è stato uno studioso marxista, un professore, un comunista che ha servito le istituzioni con disciplina e onore per quasi mezzo secolo. Fu consigliere comunale del Partito Comunista a Bologna a soli 30 anni ed imparò l'arte del buongoverno dal leggendario sindaco Dozza. La politica non era per lui un'improvvisazione, ma una passione coltivata con il rigore della militanza e dello studio sin da ragazzo.
Fu sindaco di Bologna per 13 anni, un grande amministratore della città, simbolo del comunismo italiano e della sua capacità di buongoverno. Dovette fronteggiare, com’è stato detto qui, grandi stragi, come quella dell’Italicus, con 12 morti, rimasta senza colpevoli, e quella della stazione di Bologna, rimasta senza mandanti, la più grave nella storia della Repubblica italiana, con 85 morti.
In quell'agosto del 1980, andammo da tutta Italia a Bologna ai funerali in Piazza Maggiore. Ricordiamo il sindaco Zangheri, con al suo fianco Pertini, pronunciare un discorso indimenticabile, che concluse con queste parole: «Assieme non potremo essere sconfitti». E fu così che il popolo italiano sconfisse stragisti e terroristi, e l'anno dopo, alla prima commemorazione della strage, Zangheri chiamò Carmelo Bene a recitare dalla Torre degli Asinelli una memorabile Lectura Dantis. Tornammo anche allora in centinaia di migliaia a Bologna.
Zangheri difese le istituzioni sempre, anche contro le tentazioni eversive di parti del movimento studentesco nel 1977, in particolare dopo la morte del compagno Lorusso, ma Zangheri non spezzò mai il filo del dialogo con il movimento degli studenti, perché capiva che noi studenti, allora, eravamo comunque dalla parte del cambiamento ed eravamo parte della sinistra italiana.
Zangheri, forse, rappresenta il punto più alto del riformismo del Partito Comunista Italiano, il più avanzato livello di buongoverno locale, il legame con la grande cultura, il radicamento nella classe operaia e nei ceti produttivi. La sua Bologna è stata per noi quello che volevamo fare per l'Italia intera. Grazie, caro Renato: non ti dimenticheremo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bruno Molea. Ne ha facoltà.

BRUNO MOLEA. Grazie, Presidente. È difficile ricordare Renato Zangheri soltanto come un sindaco, lui che fu un punto fermo negli anni della tempesta politica, uomo studioso e politico dalle scelte difficili e dolorose.
Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, lo ho ricordato per quello che oggettivamente fu, un maestro di stile, signorilità ed umanità, oltre che un cultore dell'umanesimo socialista ed un protagonista dalla storia del Paese. Il suo lungo impegno ci fa ricordare Zangheri per quello che è stato, un figlio del suo tempo, che ha vissuto la grande esperienza dell'Emilia Romagna che sperimentò fin dai primi anni del Novecento il governo dei municipi e la pratica socialista riformista.
In effetti, Zangheri non è da ricordare solo come sindaco, grande fu anche il suo impegno e la presenza nel Parlamento del nostro Paese. Fu anche un grande studioso e docente di storia economica e concentrò la sua ricerca sulla società contadina emiliano-romagnola, sulla proprietà terriera, sulla distribuzione del reddito e sulla questione agraria nello sviluppo precapitalistico. Toccò a Zangheri guidare il comune dagli anni Settanta al 1983. Quelli furono anni drammatici per la città di Bologna, sconvolta dalle stragi dell'Italicus nel 1974 e da quello della stazione ferroviaria nel 1980.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 11,55).

BRUNO MOLEA. Ho voluto ricordare Zangheri in questo modo, una presenza Pag. 28autorevole e rassicurante nel panorama della politica democratica del nostro Paese. Ma, infine, lasciatemi anche un sentimento di orgoglio per la mia terra, perché Renato Zangheri, romagnolo come me, nato a Rimini novant'anni fa, è stato anche rettore dell'università di San Marino e ha risieduto a Imola fino alla fine dei suoi giorni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare anche il rappresentante del Governo, il sottosegretario Scalfarotto. Ne ha facoltà.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Intervengo soltanto per unire la voce del Governo alle molte voci che si sono levate questa mattina dall'Aula della Camera nel ricordo di Renato Zangheri, per tredici anni sindaco di Bologna, parlamentare, di cui ricorderemo tutti una Bologna che è stata anche una Bologna inclusiva, accogliente, attenta alle dignità delle persone.
Zangheri fu un pioniere, in qualche modo, anche dei diritti civili. A Bologna, negli anni in cui era sindaco, ci fu spazio anche per coloro che cercavano dignità e che in altre città, probabilmente, in quegli anni, non avrebbero trovato e che forse fanno fatica a trovare anche oggi. Naturalmente anche chi non l'ha conosciuto personalmente non può dimenticare la dignità e la fermezza con la quale seppe rappresentare il popolo, le istituzioni, la Repubblica, in un momento di grande dolore, di grande smarrimento, in un momento buio per la storia della nostra Repubblica.
È dunque, per questo, che davvero con commozione, voglio unire la voce del Governo alla voce di tutti, esprimere il mio cordoglio ai familiari dell'onorevole Zangheri e ricordarlo in questa sede così alta. Non lo dimenticheremo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia) !

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Braga ed altri; Segoni ed altri; Zaratti e Pellegrino: Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile (A.C. 2607-2972-3099-A) (ore 12)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Braga ed altri; Segoni ed altri; Zaratti e Pellegrino: Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Ricordo che nella seduta del 5 agosto 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Avverto che fuori dalla seduta sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Nicoletti 1.193, 1.196, 1.209 e 1.213 e Dellai 1.214.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2607-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del testo unificato delle proposte di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2607-A ed abbinate).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 2607-A ed abbinate), che sono in distribuzione. Tale ultimo parere contiene una condizione formulata ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo Pag. 29periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
Constando il testo di un unico articolo, al fine di consentire una più ampia valutazione delle questioni poste dal provvedimento, la Presidenza ha ritenuto – senza che ciò costituisca precedente – di ammettere alla discussione e al voto un numero maggiore di emendamenti, pari al doppio di quelli che sarebbero consentiti.
A tal fine i gruppi MoVimento 5 Stelle, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie, Per l'Italia-Centro Democratico e il gruppo Misto per la componente politica Alternativa Libera sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo unico e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito i relatori – se li lasciate in pace – ad esprimere il parere sulle proposte emendative segnalate per la votazione.

RAFFAELLA MARIANI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Braga 1.154. Invito al ritiro altrimenti il parere è contrario sugli emendamenti Terzoni 1.10 e Zaratti 1.158 e 1.15. La Commissione esprime invece parere favorevole sull'emendamento Braga 1.160. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Terzoni 1.22, 1.24 e 1.37, Grimoldi 1.161, Zaratti 1.35, Grimoldi 1.36 e Terzoni 1.166. La Commissione esprime, invece, parere favorevole sull'emendamento Braga 1.168, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Zaratti 1.47 e Terzoni 1.48.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Braga 1.172, purché sia così riformulato: al comma 1, lettera h), alinea, sostituire le parole da: «specifiche modalità» fino a: «controllo successivo» con le seguenti: «anche sulla base di apposite norme speciali, specifiche modalità di intervento del Servizio nazionale della protezione civile per consentire l'effettività delle relative misure e stabilirne l'efficacia limitata alla durata della situazione di emergenza stessa, in ragione della gravità dell'evento calamitoso, prevedendo trasparenti procedure di verifica successiva».
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Grimoldi 1.175, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Terzoni 1.56. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Terzoni 1.57, mentre esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Zaratti 1.60 e Terzoni 1.181 e sull'emendamento Segoni 1.185. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Zaratti 1.186 e Terzoni 1.74, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Braga 1.191. La Commissione formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario sugli emendamenti Terzoni 1.194.
L'emendamento Nicoletti 1.193 è stato ritirato ?

PRESIDENTE. Sì.

RAFFAELLA MARIANI, Relatrice per la maggioranza. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Terzoni 1.94.
La Commissione raccomanda ovviamente l'approvazione del suo emendamento 1.300. Ricordo che l'emendamento Nicoletti 1.196 è stato ritirato. Il parere è favorevole sull'emendamento Terzoni 1.96. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Terzoni 1.98. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Segoni 1.198, purché sia così riformulato: al comma 2, dopo la lettera g), aggiungere la seguente: «g-bis) introduzione dell'esonero delle pratiche di autorizzazione per l'installazione di stazioni di monitoraggio o stazioni idrometeorologiche ai fini di protezione civile».
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Grimoldi 1.106 e Terzoni Pag. 301.108 e 1.109. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Braga 1.200, 1.204 e 1.205, sull'emendamento 1.400 del Governo e sull'emendamento 1.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Terzoni 1.112 e 1.116.

PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi ?

PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sull'emendamento Braga 1.154. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Terzoni 1.10. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Zaratti 1.158 e 1.15 e Braga 1.160. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Terzoni 1.22. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Terzoni 1.24 e 1.37 e Grimoldi 1.161. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Zaratti 1.35. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Grimoldi 1.36, Terzoni 1.166, Braga 1.168 e Zaratti 1.47. Mi rimetto all'Aula sugli emendamenti Terzoni 1.48 e Braga 1.172. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Grimoldi 1.175, Terzoni 1.56, 1.57 e 1.181, Segoni 1.185 e Zaratti 1.186. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Terzoni 1.74. Esprimo parere contrario sull'emendamento Braga 1.191. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Terzoni 1.194 e 1.94, sull'emendamento 1.300 della Commissione, sugli emendamenti Terzoni 1.96 e 1.98, Segoni 1.198, Grimoldi 1.106, Terzoni 1.108 e 1.109, Braga 1.200, 1.204 e 1.205, 1.400 del Governo, 1.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento e Terzoni 1.112 e 1.116.

PRESIDENTE. Il Governo ?

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. I pareri del Governo sono conformi a quelli espressi della relatrice per la maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 1.154, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Liuzzi, Fico, Dellai, Folino, Vecchio, Turco, Grillo, Gitti, Colaninno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato
441).

(La deputata Nicchi e i deputati Gutgeld e Franco Bordo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si è rimesso all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Colaninno, Giorgio Piccolo, Greco, Colonnese, Dellai, Marotta, Cassano, Ferraresi, Casellato, Folino, Grassi, Ottobre, Fantinati, Matarrelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 422
Astenuti 30
Maggioranza 212
Hanno votato
102
Hanno votato
no 320).

(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 31

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaratti 1.158, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Scalfarotto... Patriarca... Monchiero... Vico... Frusone... Carloni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 445
Astenuti 7
Maggioranza 223
Hanno votato
161
Hanno votato
no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaratti 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Melilli... Dall'Osso... Richetti... Sandra Savino... Magorno... Gribaudo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 450
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato
160
Hanno votato
no 290).

(Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 1.160, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dall'Osso... Malpezzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
444
Hanno votato
no 6).

(I deputati Gutgeld e Nicchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Terzoni 1.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Questo emendamento è finalizzato principalmente a mandare avanti la nostra linea secondo la quale anche la protezione civile è un servizio che deve essere di natura pubblica e quindi nessuna funzione deve essere attribuita, ceduta a soggetti privati oppure, se proprio ci sono casi di necessità, devono essere adeguatamente motivati. Questa è una linea che, a nostro avviso, deve essere portata avanti dallo Stato anche perché ci sono continue privatizzazioni sui servizi ed è una cosa che non accettiamo più. Quindi invito tutta l'Aula a ragionare su questo aspetto e a votare in maniera favorevole.

PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI, Relatore di minoranza. Solo per dire che noi cambiamo il Pag. 32parere espresso in parere contrario perché, considerato l'emendamento così come formulato, non è che nel campo della protezione civile il privato vuol dire scopo di lucro; nel campo della protezione civile possono esserci volontari. Quindi quest'emendamento, così come formulato, taglia le gambe ai volontari che, per la stessa definizione, danno un contributo attivo e positivo. Poi il privato non c'entra assolutamente niente con la finalità di lucro. Quindi il nostro parere è negativo su questo emendamento Terzoni 1.22.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI. Grazie, signora Presidente. Già le osservazioni del collega Grimoldi hanno dato un'indicazione precisa rispetto alla distinzione tra la natura del privato-privato e la natura del privato-sociale che svolge una funzione di tipo pubblico. Vorrei invitare la collega a ritirare l'emendamento in quanto abbiamo votato come prima espressione della giornata di oggi un allargamento dei principi di questa legge delega che introduce il principio di sussidiarietà e tutta l'Aula – credo che questo sia un voto estremamente significativo in termini politici – ha votato a favore dell'emendamento che ha introdotto il principio di sussidiarietà, che è chiaramente in contraddizione con questa espressione.
Avendo tutti votato convintamente, credo, l'adesione al principio di sussidiarietà, chiederei un ritiro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Segoni. Ne ha facoltà.

SAMUELE SEGONI. Grazie Presidente, vorrei solo puntualizzare che condividiamo la ratio dell'emendamento presentato dalla collega Terzoni; io credo di aver capito che lo scopo è quello di salvaguardare la funzione pubblica della protezione civile; se ho ben interpretato, tuttavia noi voteremo in maniera contraria, perché ci pare che così scritto, proprio per una mera questione di forma, da una parte, si rischia di penalizzare il volontariato, che anche quello è privato, dall'altra parte, l'ultimo capoverso apre, a mio avviso, in maniera pericolosa, all'ingresso di soggetti privati, perché si parla di: assoluta ed adeguatamente motivata necessità. Ecco, si fa presto a motivare l'adeguatezza, si fa presto a dare un parere di necessità e a motivarlo e, quindi, così scritto, potrebbe essere pericoloso e potrebbe andare, addirittura, in direzione opposta a quella che credo essere la ratio dell'emendamento proposto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.22, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Agostini Luciano, Grillo, D'Agostino, Turco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato
86
Hanno votato
no 374).

(Il deputato Fossati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Vico, Greco, Porta, Pinna, Frusone...Pag. 33
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 458
Astenuti 6
Maggioranza 230
Hanno votato
124
Hanno votato
no 334).

Passiamo all'emendamento Terzoni 1.37.

PATRIZIA TERZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI. Grazie Presidente, ritiro l'emendamento e presenteremo un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene, l'emendamento Terzoni 1.37 è stato ritirato.
Passiamo all'emendamento Grimoldi 1.161.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Grazie Presidente, vorrei intervenire sia su questo che poi sull'emendamento 1.36 che viene dopo. Sono emendamenti che hanno la finalità di articolare in modo organico la disciplina del volontariato nella protezione civile; pensiamo, per esempio, soprattutto per quanto riguarda l'emendamento successivo, alla manutenzione degli alvei dei fiumi e dei torrenti. Visto che ci stiamo occupando di questa materia mi sembrerebbe opportuno tenere in considerazione il volontariato anche per questo genere di questioni, disciplinando la materia in modo più organico visti anche le sciagure e i disastri di carattere ambientale sul dissesto idrogeologico che, spesso e volentieri, in quest'Aula approfondiamo e commemoriamo e dei quali siamo chiamati a discutere.
Sottolineo che la componente del volontariato sulla protezione civile è particolarmente radicata nelle regioni del nord, ma anche in Toscana e in altre regioni vi è una partecipazione abbastanza importante.
Riteniamo che a questa componente così importante vadano date delle risposte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 1.161, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Carloni, Vignali, Luigi Gallo, Marotta, Bruno Bossio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 442
Astenuti 26
Maggioranza 222
Hanno votato
144
Hanno votato
no 298).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaratti 1.35, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Placido, Luigi Gallo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 440
Astenuti 22
Maggioranza 221
Hanno votato
113
Hanno votato
no 327).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 34Grimoldi 1.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Luigi Gallo, Zaratti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 386
Astenuti 77
Maggioranza 194
Hanno votato
91
Hanno votato
no 295).

(Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Terzoni 1.166.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Terzoni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI. Presidente, ritiro l'emendamento e presenterò un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Braga 1.168.
Nessuno chiedendo di parlare per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 1.168, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Montroni, Grillo, Di Lello, Dadone, Andrea Romano.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 460
Astenuti 8
Maggioranza 231
Hanno votato
450
Hanno votato
no 10).

(Il deputato De Rosa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Passiamo all'emendamento Zaratti 1.47.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI. Presidente, ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'emendamento Terzoni 1.48.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Terzoni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI. Presidente, ritiro l'emendamento e presenterò un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Braga 1.172, sul quale vi è una proposta di riformulazione da parte della relatrice per la maggioranza. Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 1.172, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dall'Osso, Arlotti, Palazzotto, Giachetti, Malisani.
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 35
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 455
Astenuti 12
Maggioranza 228
Hanno votato
378
Hanno votato
no 77).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 1.175.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signora Presidente, intervengo solo per dire ai colleghi che non fanno parte della Commissione che si tratta di un provvedimento tranquillo, ma noi denunciamo il fatto che in questa legge delega c’è un problema nella forma e c’è un problema nel merito. Mi lasci innanzitutto ringraziare la relatrice, che in Commissione ha accolto tanti degli emendamenti e delle osservazioni che sono stati presentati in modo assolutamente costruttivo. Diciamo però questo: che nel metodo questa maggioranza va avanti, anche in un provvedimento se vogliamo semplice, sul quale possiamo andare tutti d'accordo, che riguarda la protezione civile, con delle leggi delega.
Quindi si cambia la Costituzione a seconda della direzione del Governo, facciamo un voto di fiducia dietro l'altro, facciamo una legge delega dietro l'altra: il Parlamento è sostanzialmente esautorato delle proprie funzioni ! Continuiamo a fare leggi con cui deleghiamo il Governo: mi chiedo, sulla base dell'intervento di prima, se i figli dei figli della resistenza la pensano a questo punto come i nonni, quando la democrazia viene delegata sempre e perennemente al Governo e viene sempre fatto tutto decidere al Governo, e il Parlamento fa un lavoro esclusivamente di contorno e non entra mai nel merito delle questioni.
L'altro aspetto, al di là del metodo, è sul merito: nel senso che in quest'Aula (il presidente Realacci che ha più memoria di me magari ne ha tenuto il conto) quante volte negli ultimi anni abbiamo parlato delle sciagure che ci sono state sui nostri territori ! L'ultima dell'altra settimana nel piacentino, dove a causa del dissesto idrogeologico per le piogge, per la situazione climatica, siamo qui a volte anche a ricordare fatti di cronaca terribili, visto che in tante di queste sciagure ci sono stati anche dei morti. Quindi quello che noi denunciamo sul merito è che nel momento in cui noi interveniamo su un provvedimento che parla di protezione civile, quanto meno, se hanno avuto un senso tutti i fiumi di parole sulle sciagure degli ultimi due anni, mettiamoci un euro !
Questa è una bellissima legge, anche condivisibile per certi versi, sebbene non si entri nel merito, si deleghi al Governo: ma non si mette un euro ! Adesso mi risponderete che nella legge di stabilità ci saranno fiumi di soldi, verrà promesso chissà che cosa: sicuramente, ma io vi credo anche ! Però trovo quanto meno singolare che quando si interviene sulla tematica, dopo due anni che parliamo di sciagure, di eventi e di dissesti, di tutto quello che ha riguardato dalla Toscana alla Sardegna, dal Veneto all'Emilia, al Mezzogiorno del nostro Paese e quant'altro, non ci mettiamo un euro !
Vi invito a riflettere su questo. In modo costruttivo vi dico anche che, se sulla stessa legge di stabilità si vuole fare il gioco di squadra per trovare le risorse su questa materia, ovviamente ci stiamo; però sarebbe stato quanto meno rispettoso dei fiumi di parole e di tutte le sciagure degli ultimi due anni che abbiamo avuto nel nostro Paese fare almeno finta, da parte della maggioranza, di cercare di trovare un euro. Poi anche su questo si delega al Governo e si dice: vediamo se il Governo sarà più o meno rispettoso; però riteniamo che la cosa quanto meno vada denunciata e sottolineata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signora Presidente, intervengo solo per chiarire ai colleghi Pag. 36dell'Aula che un punto qualificante di questa legge è che è una legge delega; ed il motivo per cui abbiamo scelto lo strumento della legge delega nel definire principi e criteri direttivi a cui il Governo dovrà attenersi nel redigere i decreti legislativi è anche quello di definire, in un ambito appropriato, la disciplina organica in materia di protezione civile. Quindi nessuna rinuncia a svolgere appieno il nostro ruolo, ma affidare al Governo, in maniera molto chiara e precisa, gli ambiti e i principi secondo cui affrontare alcune criticità che tutti noi abbiamo riscontrato nel funzionamento della protezione civile.
Riguardo invece alla dotazione delle risorse finanziarie, ci tengo a ricordare che il Fondo per le emergenze nazionali ha avuto quest'anno uno stanziamento molto superiore rispetto al trend di finanziamento degli anni precedenti, così come le risorse destinate alla prevenzione del rischio idrogeologico e comunque della messa in sicurezza del territorio. Non è il momento di ricordarlo ma le migliaia di cantieri avviati in questi mesi su tutto il territorio nazionale ne sono la dimostrazione. Proprio questo criterio di delega di cui discutiamo e su cui il collega Grimoldi presenta un emendamento stabilisce in maniera molto chiara che dovranno essere determinate la disciplina organica di finanziamento di tutti i fondi attinenti alla Protezione civile, anche quello regionale che oggi non è più finanziato, prevedendo che la loro dotazione sia appunto rimessa alla legge di stabilità e definendo le procedure da seguire in caso di necessità di ulteriore integrazione. Quindi averlo scritto e averlo affidato come principio di delega al Governo credo sia l'affermazione più forte che il Parlamento potesse fare nella volontà di stabilire una volta per tutte che la dotazione di questi Fondi non deve essere rimessa di volta in volta alla rincorsa dell'ennesima emergenza ma deve diventare un punto qualificante anche delle scelte di bilancio di ogni anno e su questo naturalmente il Partito Democratico, come sempre, non farà mancare il suo impegno anche nella prossima discussione della legge di stabilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 1.175, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Capelli, Monchiero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 452
Astenuti 4
Maggioranza 227
Hanno votato
177
Hanno votato
no 275).

(La deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.56, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Carloni, Sibilia, Pilozzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
450
Hanno votato
no 3).

(Il deputato Capodicasa ha segnalato che ha erroneamente votato contro, mentre avrebbe voluto votare a favore).

Pag. 37

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.57, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Luciano Agostini, Montroni, Di Lello, Palese, Piccoli Nardelli, Malisani, De Maria, Marazziti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 449
Astenuti 8
Maggioranza 225
Hanno votato
137
Hanno votato
no 312).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Zaratti 1.60 e Terzoni 1.181, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Malisani, Di Lello, Colaninno, Baruffi, Grillo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 453
Astenuti 7
Maggioranza 227
Hanno votato
445
Hanno votato
no 8).

(La deputata Argentin e il deputato De Rosa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Segoni 1.185.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Samuele Segoni. Ne ha facoltà.

SAMUELE SEGONI. Grazie, giusto per illustrare brevissimamente l'emendamento. All'interno di questo comma, che disciplina i risarcimenti e gli aiuti che il Governo, in caso di stato di calamità, conferisce ai privati e alle attività produttive per il superamento dell'emergenza e il ritorno alle condizioni di vita precedenti, con questo emendamento noi andiamo a dire che ok, questo lo facciamo, ma non distribuiamo fondi a pioggia, c’è una verifica per vedere quali edifici sono autorizzati e quali sono abusivi, e gli edifici abusivi non vengono risarciti. In questo modo, probabilmente, si riuscirà in futuro maggiormente ad evitare le casistiche di edifici abusivi costruiti in aree a rischio che vengono colpite dalle calamità naturali, che poi lo Stato deve andare oltretutto anche a risarcire. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Segoni 1.185, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Marotta, Taricco, Cardinale, Tidei...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 373
Astenuti 82
Maggioranza 187
Hanno votato
373).

(La deputata Argentin e i deputati Fossati e Magorno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 38Zaratti 1.186, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Magorno, Sani, Fossati, Galperti, Vargiu...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 453
Astenuti 5
Maggioranza 227
Hanno votato
173
Hanno votato
no 280).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Terzoni 1.74.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Patrizia Terzoni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI. Grazie Presidente. Questo emendamento è volto principalmente al fatto che, dato che il numero unico di emergenza è stato già inserito nel ddl Madia, grazie ad un emendamento del MoVimento 5 Stelle a firma Lombardi, questo emendamento è volto semplicemente a coordinare il NUE con la centralina della Protezione civile. Tuttavia, dato che il parere del Governo è contrario, chiedo di presentarlo come ordine del giorno, quindi lo ritiro, e spero che il Governo possa ragionare su questo punto. Grazie.

PRESIDENTE. Quindi, l'emendamento Terzoni 1.74 è ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 1.191, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e contrario del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Marzano, Vignali, Marcolin, Malisani, Garavini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 458
Astenuti 7
Maggioranza 230
Hanno votato
352
Hanno votato
no 106).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Passiamo all'emendamento Terzoni 1.194.
Prendo atto che l'onorevole Terzoni ha ritirato l'emendamento a sua prima firma.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.94, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Vignali, Marzano, Tidei, Palma...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 456
Astenuti 8
Maggioranza 229
Hanno votato
135
Hanno votato
no 321).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 391.300 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Bolognesi, Mazziotti Di Celso, Luigi Gallo, Abrignani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 457
Astenuti 7
Maggioranza 229
Hanno votato
449
Hanno votato
no 8).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.96, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Sani, Di Lello, Luigi Gallo, Baruffi, Marazziti, Dellai, Carnevali, Gitti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato
463
Hanno votato
no 2).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.98, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Palese, Marotta, Frusone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 462
Astenuti 5
Maggioranza 232
Hanno votato
184
Hanno votato
no 278).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Segoni 1.198.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento Segoni 1.198, su cui la Commissione ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Intanto, intervengo per accettare formalmente la riformulazione e poi per fare molto brevemente la dichiarazione di voto su questo emendamento che è mutuato dalla mia precedente esperienza lavorativa.
Molto spesso, c’è la necessità di andare a installare la strumentazione tecnica per fare un monitoraggio in situazioni di emergenza, o comunque, anche non nel post emergenza, per fare previsione. Molto spesso, si tratta di dover installare delle strumentazioni che hanno – diciamo così – una dimensione molto contenuta proprio a ridosso, ad esempio, di un corpo di frana, per valutare se gli edifici intorno sono soggetti a rischio, oppure no. Molto spesso, capita che gli iter autorizzativi per poter installare queste strumentazioni siano molto lunghi e farraginosi, mentre invece le stesse popolazioni che risiedono nei dintorni delle aree a rischio sono Pag. 40interessate ad avere subito, da adesso, tutte le informazioni del caso. Di conseguenza, questo emendamento va a snellire le pratiche di autorizzazione per l'installazione della strumentazione tecnico-scientifica per valutare gli scenari di rischio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Segoni 1.198, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Fanucci, Caruso, Capelli, Greco, Dambruoso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 460
Astenuti 4
Maggioranza 231
Hanno votato
457
Hanno votato
no 3).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grimoldi 1.106.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Grazie, Presidente. Dopo i fatti di cronaca le sciagure degli ultimi due anni, sta di fatto che non mettiamo un copeco per intervenire sul nostro territorio, nonostante i disastri ambientali e il dissesto idrogeologico.
L'onorevole Braga, che è una persona che stimo e intellettualmente onesta, sa benissimo che i fondi sono stanziati proprio perché abbiamo avuto un numero esorbitante di sciagure e di disastri sul nostro territorio, ma per la prevenzione non è mai stato stanziato nulla.
Questo emendamento prevede un'altra cosa, che ci raccontiamo da due anni a questa parte, cioè che i comuni possano intervenire spendendo soldi che hanno in cassa e che sono bloccati dal Patto di stabilità, se questi soldi sono spesi per cercare di prevenire eventuali disastri ambientali, per la manutenzione dei fiumi, per evitare il dissesto idrogeologico, e quant'altro.
È di tutta evidenza che, se vogliamo cercare di prevenire le sciagure e i fatti di cronaca che hanno riguardato, in modo particolare, il nostro Paese negli ultimi due anni, qualche cosa di concreto va fatto. Se non ci mettiamo i soldi, quanto meno diamo la possibilità di spenderne un pochino, se non tutti, a chi i soldi ce li ha, cioè i nostri comuni, affinché possano cercare di intervenire e fare manutenzione sul nostro territorio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 1.106, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Tancredi, Albanella, Sbrollini, Andrea Romano, Placido.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 447
Astenuti 4
Maggioranza 224
Hanno votato
179
Hanno votato
no 268).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Pag. 41

Passiamo all'emendamento Terzoni 1.108. Prendo atto che è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Terzoni 1.109.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Terzoni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI. Grazie Presidente. Questo emendamento contiene un principio che noi stiamo portando avanti da quando siamo entrati qua dentro, cioè quello di non ricorrere più a decreti eterogenei e, in particolare, per questo sulla protezione civile sarebbe proprio il caso di ricorrere a provvedimenti omogenei quando si cerca di trattare materie che riguardano l'emergenza sul nostro territorio.
Quindi, chiedo di votare favorevolmente, proprio perché parliamo di emergenza, beni ambientali, vittime e disastri e, quindi, devono essere trattati nella giusta maniera.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.109, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Malisani, Scalfarotto, Marotta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 448
Astenuti 6
Maggioranza 225
Hanno votato
172
Hanno votato
no 276).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 1.200, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Moscatt, Costantino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 458
Votanti 453
Astenuti 5
Maggioranza 227
Hanno votato
447
Hanno votato
no 6).

(La deputata Argentin e il deputato Oliverio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Braga 1.204, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Covello, Greco, Quartapelle, Kronbichler...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 458
Astenuti 4
Maggioranza 230
Hanno votato
456
Hanno votato
no 2).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 42Braga 1.205, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Gregori, Bolognesi, Malpezzi, Taricco, Scuvera...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 460
Astenuti 4
Maggioranza 231
Hanno votato
380
Hanno votato
no 80).

(La deputata Argentin e il deputato Magorno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.400 del Governo, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Malisani, Bolognesi, Sani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 456
Astenuti 6
Maggioranza 229
Hanno votato
455
Hanno votato
no 1).

(Le deputate Argentin e Scuvera hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Bossa, Duranti, Nicchi, Galgano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 379
Astenuti 85
Maggioranza 190
Hanno votato
359
Hanno votato
no 20).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

A questo punto, risulta precluso l'emendamento Terzoni 1.112.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Terzoni 1.116, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Scuvera, Marchi, Stella Bianchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 452
Astenuti 7
Maggioranza 227
Hanno votato
146
Hanno votato
no 306).

(La deputata Argentin e il deputato Cassano hanno segnalato che non sono riusciti Pag. 43ad esprimere voto contrario. La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Avverto che, consistendo il testo unificato delle proposte di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2607-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2607-A ed abbinate).
Onorevole Terzoni, se non sono stati presentati gli ordini del giorno, non li potete presentare più. Questo per cognizione di tutti.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno ?

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, devo dire che ne ho ricevuto uno in questo preciso istante, adesso il Governo naturalmente...

PRESIDENTE. Se vuole qualche minuto di sospensione, sospendiamo per cinque minuti.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Cinque minuti, perché è arrivato ora.

PRESIDENTE. Sospendo, pertanto, la seduta per cinque minuti, per consentire l'esame degli ordini del giorno.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 13,10.

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, il Governo propone di riformulare l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/2607-A/1, al primo capoverso del dispositivo, nel senso di impegnare il Governo a stanziare, compatibilmente con i vincoli di bilancio (...) e poi si prosegue, e, al secondo capoverso, a valutare l'opportunità di prevedere (...).
Il parere è contrario sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/2607-A/2, mentre è favorevole sugli ordini del giorno Nastri n. 9/2607-A/3, Segoni n. 9/2607-A/4 e Covello n. 9/2607-A/5.
Sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/2607-A/6 si propone una riformulazione del dispositivo nel senso di impegnare il Governo a valutare l'opportunità di intraprendere le opportune iniziative (...) e via di seguito.
Anche sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/2607-A/7 si propone una riformulazione del dispositivo nel senso di impegnare il Governo, al primo capoverso, a valutare l'opportunità di dichiarare nell'immediato (...) e via seguitando. Il capoverso successivo del dispositivo va invece rimosso (si tratta di una disposizione di dettaglio). L'ultimo capoverso del dispositivo viene così riformulato: «a valutare l'opportunità di adottare (...)».
Si propone una riformulazione anche dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2607-A/8 nel senso di impegnare il Governo a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative compatibilmente con i vincoli di bilancio (...) e poi si prosegue.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2607-A/9, previa la seguente riformulazione: al primo capoverso del dispositivo: «a valutare l'opportunità nell'ambito dei programmi di finanziamento e compatibilmente con i vincoli di bilancio (...)» e poi come prosegue; al secondo capoverso del dispositivo: «a valutare l'opportunità di avviare misure volte all'assegnazione dei risarcimenti (...)» e via di seguito.Pag. 44
Si propone poi la seguente riformulazione dell'ordine del giorno Carrescia n. 9/2607-A/10: al primo capoverso del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di intensificare il rapporto di collaborazione (...)»; al secondo capoverso del dispositivo: «a valutare l'opportunità di adottare gli atti necessari a garantire (...)» e poi come prosegue.
Il parere è favorevole sugli ordini del giorno Zolezzi n. 9/2607-A/11, Terzoni n. 9/2607-A/12 e Daga n. 9/2607-A/13.
Sull'ordine del giorno Busto n. 9/2607-A/14 si propone la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere la programmazione (...)».
Il parere è favorevole sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/2607-A/15.
Sull'ordine del giorno Micillo n. 9/2607-A/16 c’è solo una correzione formale: dopo il punto c) segue il punto d).
Il parere è favorevole sull'ordine del giorno Giulietti n. 9/2607-A/17.
Sull'ordine del giorno Taricco n. 9/2607-A/18 si propone la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di inserire nei decreti legislativi (...)».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pili n. 9/2607-A/19, previa riformulazione del dispositivo. Al secondo capoverso del dispositivo: «a valutare la possibilità di stanziare compatibilmente con i vincoli di bilancio le risorse necessarie (...)» e via dicendo. L'ultimo capoverso del dispositivo è un punto di dettaglio e, quindi, chiediamo che sia rimosso.
Il parere è favorevole sugli ordini del giorno Braga n. 9/2607-A/20 e Giovanna Sanna n. 9/2607-A/21.
Il parere è contrario sull'ordine del giorno Dellai n. 9/2607-A/22.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/2607-A/1.
Prendo, invece, atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/2607-A/2, con il parere contrario del Governo.
Prego i colleghi di prendere posto, perché stiamo per votare.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/2607-A/2, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Stella Bianchi... Forza, colleghi...onorevole Piccione...Prestigiacomo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
153
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Nastri n. 9/2607-A/3, Segoni n. 9/2607-A/4 e Covello n. 9/2607-A/5, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2607-A/6.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Guidesi n. 9/2607-A/7.

GUIDO GUIDESI. Presidente, non accetto la riformulazione, perché non accetto il fatto che si parli di «valutare l'opportunità di» o di tutte le altre correzioni richieste dal Governo, in funzione di una situazione allucinante. Quello del piacentino è un territorio che conta 100 milioni di euro di danni, più o meno. Noi chiediamo al Governo di dare una risposta immediata a questo territorio e chiediamo un impegno immeditato.
Tra l'altro, chiediamo impegni che sono già stati intrapresi, anche se con una Pag. 45perdita di tempo molto elevata, in altri territori. E poi, soprattutto, l'approvazione di questo ordine del giorno sarebbe per lo meno una conferma da parte del Governo e non una strumentalizzazione, come quella che poi ha attuato il Presidente del Consiglio che ha visitato quei territori nell'arco di un'oretta, con un giro sull'elicottero, che è diventato alquanto imbarazzante.

PRESIDENTE. Prendo atto che si insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/2607-A/7, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Librandi, Fitzgerald, Casellato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 342
Astenuti 80
Maggioranza 172
Hanno votato
75
Hanno votato
no 267).

Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2607-A/8.

PAOLO GRIMOLDI. Grazie, Presidente. Io non accetto la riformulazione. Dopo due anni che parliamo di sciagure e di dissesto idrogeologico e non ci mettiamo un euro, io capisco che viene rimandato tutto alla legge di stabilità. Ma ora che con un ordine del giorno, che sappiamo avere un valore tendente allo zero, ci si impegna a trovare le risorse, ma si dice: «con i vincoli di bilancio».... Sono morte delle persone, penso che in quest'Aula, se le parole che abbiamo speso negli ultimi due anni quando abbiamo parlato delle sciagure, hanno un minimo di senso, quanto meno con un ordine del giorno teniamo il proposito di intervenire e di metterci dei soldi. Non si può cassare persino l'ordine del giorno. Altrimenti deduco che tutte le parole rispetto a tutte le sciagure possibili e immaginabili, dal Veneto alla Toscana, dalla Sardegna alla Lombardia, erano tutte parole al vento, perché al Governo frega meno di zero delle sciagure e del dissesto idrogeologico che abbiamo vissuto negli ultimi due anni.

PRESIDENTE. Prendo atto che si insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2607-A/8, con il parere contrario Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 424
Votanti 416
Astenuti 8
Maggioranza 209
Hanno votato
148
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2607-A/9.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carrescia n. 9/2607-A/10.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zolezzi n. 9/2607-A/11, Terzoni n. 9/2607-A/12 e Daga n. 9/2607-A/13, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Busto n. 9/2607-A/14.Pag. 46
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno De Rosa n. 9/2607-A/15 e Giulietti n. 9/2607-A/17 su cui il Governo ha espresso parere favorevole. Anche sull'ordine del giorno Micillo n. 9/2607-A/16, su cui vi è una correzione formale (ma rimane sostanzialmente uguale), non si insiste per la votazione.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Taricco n. 9/2607-A/18.

MINO TARICCO. Grazie Presidente, io, piuttosto di vedermelo bocciato, accetto la riformulazione. Tenevo solo a sottolineare che noi qui non proponiamo neanche la soluzione, ma poniamo un problema che a nostro giudizio deve essere affrontato nella traduzione dei decreti legislativi, ponendo al Governo la richiesta di affrontare il problema. Valutare la possibilità vorrebbe dire, in teoria, che il Governo valuterà se prendere in considerazione il problema o meno. Vorrei sperare che comunque il problema sia affrontato dal Governo.

PRESIDENTE. Va bene, quindi accetta la riformulazione. Onorevole Pili, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2607-A/19, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato ?

MAURO PILI. Grazie Presidente, non l'accetto e credo che il Governo faccia un grave errore politico a non dare il parere favorevole su questo ordine del giorno per tre questioni fondamentali. La prima, si chiede il rispetto delle norme statutarie e costituzionali rispetto alle regioni speciali e dire che si accoglie questo come raccomandazione significa affermare che questo Governo vuole ancora una volta centralizzare piuttosto che rispettare le autonomie. Il secondo tema è quello delle risorse finanziarie. Si chiede il rispetto di parametri che sono stati totalmente disattesi dal Governo rispetto anche al rischio idrogeologico. La città di Olbia, per esempio, ha ottenuto uno stanziamento di appena il 20 per cento di quello richiesto. Terzo elemento: si chiede al Governo di valutare con attenzione i progetti. Nel momento in cui dite che non lo volete accettare, dite che volete fare questa valutazione in maniera superficiale. Si sta chiedendo di dare attenzione a quel progetto perché si vogliono realizzare, dentro la città di Olbia, quattro dighe invasive sul territorio che mettono a rischio quella comunità. Il fatto che il Governo non accetti è evidente e sintomatico del suo obiettivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pili n. 9/2607-A/19, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Luigi Gallo, Moscatt, Marotta, Palma...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 333
Astenuti 89
Maggioranza 167
Hanno votato
69
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Braga n. 9/2607-A/20 e Giovanna Sanna n. 9/2607-A/21, con il parere favorevole del Governo.
Circa l'ordine del giorno Dellai n. 9/2607-A/22, il Governo ha chiesto la parola per cambiare il parere. Prego, onorevole sottosegretario.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, il Governo lo accoglie come raccomandazione, previa la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valorizzare il volontariato quale parte integrante del sistema di protezione civile, verificando anche la possibilità di mantenere i presidi dei vigili del fuoco Pag. 47volontari oggi attivi». Inoltre: «valutare di porre in essere, in accordo con regioni e comuni, ogni iniziativa idonea a diffondere e a rafforzare sul territorio nazionale il modello europeo del volontariato di protezione civile, sostenendo in particolare le attività rivolte ai ragazzi, sulla base delle positive esperienze degli allievi vigili del fuoco».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dellai n. 9/2607-A/22, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2607-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Grazie signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge che ci accingiamo a votare...

PRESIDENTE. Colleghi, uscite tranquillamente dall'Aula così possiamo sentire. Però lei deve cambiare postazione, perché c’è qualcosa che non funziona sul suo microfono, provi a cambiare. Grazie.

ORESTE PASTORELLI. Grazie signora Presidente. Il disegno di legge che ci accingiamo a votare delega il Governo a ridisegnare e a meglio coordinare l'intero sistema della Protezione civile italiana. Il tema è, dunque, di fondamentale importanza per chi ha a cuore le sorti e la tutela, tanto della cittadinanza, quanto del territorio stesso.
Da tempo era emersa la necessità di chiarire e armonizzare con l'ordinamento europeo il quadro normativo riguardante il servizio di Protezione civile, il quale includendo anche quell'attività di prevenzione e mitigazione dei rischi connessi a eventi calamitosi, rappresenta lo strumento essenziale per la salvaguardia dell'ambiente e del territorio. In questo senso la previsione di un maggiore e più definito coinvolgimento delle università e degli enti di ricerca nelle attività di Protezione civile è un chiaro indice di un cambio di passo nella gestione delle calamità naturali in questo Paese. Del resto un territorio, per divenire strumento di ricchezza per chi ci vive, deve essere governato anche nel momento dell'emergenza da un quadro di norme chiaro, definito e nel quale i riparti di competenza producono collaborazione e non interferenze. Si veda quanto si sta realizzando anche grazie al contributo della componente socialista con riferimento al contenimento dell'utilizzo del suolo e alla gestione del rischio idrogeologico. Ovviamente tutto ciò implica anche una uniformità di linguaggio tra i vari soggetti istituzionali coinvolti e in questa direzione sembra andare la previsione contenuta nel presente disegno di legge con la quale si intende omogeneizzare a livello nazionale le terminologie per classificare e gestire le diverse attività di Protezione civile. Si tratta di una delega al Governo di ampia portata in un settore peraltro denso di aspetti tecnici dove anche il minimo dettaglio normativo può fare la differenza. I frangenti e le situazioni nelle quali opera il servizio di Protezione civile esigono il massimo grado di efficienza ed efficacia e a ciò deve mirare la presente opera di riordino normativo. Sarà certamente un compito e una sfida che il Governo dovrà affrontare anche grazie all'apporto che il Parlamento saprà dare nell'ambito dei consueti pareri sugli schemi di decreto. Esprimo, dunque, a nome della componente socialista un convinto voto favorevole al disegno di legge che rappresenta un cambio di passo da lungo tempo atteso nell'organizzazione del servizio nazionale di Protezione civile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

Pag. 48

SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Oggi con questa proposta di legge viene approvata dall'Aula della Camera la prima proposta di legge di Alternativa Libera. È una proposta di legge sulla Protezione civile che riteniamo assolutamente necessaria perché il servizio di Protezione civile è stato istituito nel 1992 con la legge n. 225. Nei ventitré anni successivi sono state approvate innumerevoli modifiche, addirittura diciassette in maniera disorganica, spesso improvvisata, sull'onda dell'emotività del momento o per mere esigenze di fare cassa. Ne consegue ad oggi un quadro normativo estremamente farraginoso e ad alcuni tratti inefficace. Basti pensare che nel più tipico stile italiano in breve tempo si è passati da periodi in cui la Protezione civile aveva a disposizione mezzi straordinari per fronteggiare anche situazioni ordinarie, situazione ancora purtroppo viva nell'immaginario collettivo, a periodi passati in cui si pretendeva che la Protezione civile con mezzi ordinari fronteggiasse anche situazioni straordinarie. Quindi consideriamo assolutamente necessaria e urgente una riforma della Protezione civile senza ovviamente che ne vengano stravolti i principi originari.
L'iter di questa proposta di legge inizia nel gennaio 2015, nel gennaio scorso, con l'incardinamento in Commissione ambiente di una proposta di legge di riforma della Protezione civile del PD che presenta una proposta di riordino della normativa in forma di delega al Governo.
È uno strumento che non ci convince appieno, per ovvie ragioni; infatti, tutte le opposizioni denunciano che non è uno strumento adatto e conseguentemente, in una prima fase, rinunciano a presentare le proprie proposte di legge, argomentando che una forza di opposizione non dà la delega al Governo.
Nel frattempo, però, nasce Alternativa Libera, che si pone come una forza di opposizione con un approccio nuovo, più orientato al problem solving; quindi, facciamo una riflessione e ci diciamo che, proprio perché siamo una forza di opposizione, vogliamo entrare nel dibattito con una nostra proposta di legge, in cui proviamo a mettere più paletti possibili a questa azione del Governo per non lasciargli ampio margine e per andare a imbrigliare la futura azione che gli verrà conferita dal Parlamento.
Nasce così una proposta di legge che io sono onorato di essere stato incaricato dalla mia componente di redigere, e di esserne il primo firmatario e che ho redatto ottenendo anche l'aiuto di numerosi collaboratori esterni a titolo volontario, esperti del settore, accademici, semplici attivisti e simpatizzanti di Alternativa Libera che hanno dato il proprio contributo. È stato confezionato un testo molto ampio e organico, che va, secondo noi, nella direzione giusta, quella, appunto, di mettere più paletti possibili, imbrigliando l'azione del Governo verso una direzione che ci soddisfi.
Solo a titolo di esempio, sottolineo che la legge delega originariamente presentata dalla maggioranza constava di cinque pagine, la nostra, invece, consta di 11 pagine. Ovviamente, questo non è assolutamente un indice di qualità, ma vuole essere soltanto un parametro numerico per andare a sottolineare che abbiamo colto nel segno nel cercare di mettere più paletti, circostanze più precise possibili, in modo che questa delega non fosse una delega in bianco. Questo esperimento si può considerare senz'altro riuscito, dal momento che, successivamente, anche un'altra forza di opposizione, SEL, ha presentato la propria proposta di legge che, in parte, ricalca le linee tracciate nella nostra, arricchendola ulteriormente di ulteriori circostanze che sono emerse durante il lungo ciclo di audizioni che abbiamo svolto in Commissione.
Quindi, apprezziamo il fatto che ci sia stato questo approccio costruttivo da parte delle opposizioni per andare a dettagliare meglio quella che rischiava di essere una delega in bianco. Il pericolo, secondo noi, è stato sventato, perché ne esce un testo unificato molto ampio, molto dettagliato e molto sfaccettato. Rivendichiamo di essere riusciti a far inserire, grazie alla nostra azione, sia nel comitato ristretto, sia in Pag. 49fase emendativa, sia in Commissione che in Aula, e in ultimo anche con gli ordini del giorno, una proposta che chiede di accelerare il processo per istituire il Servizio meteorologico nazionale distribuito. Abbiamo inserito tutta una serie di paletti che ci premevano: il principio di policentrismo e sussidiarietà, in modo che l'impianto originario non venisse snaturato, il coinvolgimento del volontariato e degli ordini professionali, un focus sulla sinergia con gli ambienti della ricerca e dello sviluppo, in modo che la Protezione civile possa avere strumenti sempre scientificamente e tecnicamente aggiornati e all'avanguardia.
È stato previsto nel testo che la Protezione civile si esprima sulle opere strutturali per il contrasto al dissesto idrogeologico, abbiamo proposto l'omogeneizzazione della terminologia relativa agli allarmi e abbiamo ribadito che la Protezione civile non deve organizzare grandi eventi...

PRESIDENTE. Concluda.

SAMUELE SEGONI. Mi avvio alla conclusione. Abbiamo proposto meno burocrazia accompagnata da più trasparenza e, proprio in Aula, oggi, c’è stato un emendamento in cui si vincolano i risarcimenti post emergenza soltanto agli edifici che non siano abusivi. Quindi, per concludere, riteniamo che questa proposta di legge vada nella giusta direzione; diffonde una cultura del rischio e una cultura della previsione, della prevenzione e della pianificazione, per avere una società resiliente. Di conseguenza, annunciamo il voto favorevole di Alternativa Libera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

MARCELLO TAGLIALATELA. Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, di per sé una legge delega è un'autorizzazione che il Parlamento dà al Governo per poter intervenire su una materia e certamente quella che riguarda la Protezione civile è una materia di grande importanza, molto delicata.
Troppo spesso negli ultimi anni vicende e drammi che hanno portato lutti e devastazione, hanno visto la Protezione civile qualche volta sul banco degli imputati e altre volte, come è giusto che sia, tra coloro i quali sono stati ringraziati dalla popolazione per la capacità tempestiva di intervento.
È però vero un dato: nel momento in cui al Governo viene data una delega, vi è bisogno che nella stessa vi sia una serie di presupposti. Per quello che ci riguarda, manca – ed è la raccomandazione che rivolgiamo al Governo nel momento in cui, entro i prossimi mesi, dovrà poi rendere operativa la delega che il Parlamento conferirà – il ruolo del Corpo dei vigili del fuoco, che ci sembra, all'interno del testo che è stato varato dal Governo e anche degli emendamenti presentati, non sufficientemente valorizzato.
Siamo in presenza, viceversa, di un Corpo estremamente specializzato che, per il suo radicamento sul territorio nazionale e anche per la conoscenza che ha delle realtà di volontariato nell'ambito della Protezione civile, potrebbe svolge una serie di interventi che in altro modo sarebbero lasciati all'improvvisazione. E noi sappiamo bene come la Protezione civile a tutto possa dedicare un minimo di distrazione, ma certamente non all'improvvisazione.
La Protezione civile deve potere intervenire soprattutto nei casi di pericolo, tant’è vero che all'interno della delega si immaginano anche delle deroghe per particolari momenti di difficoltà in ordine alle normative che riguardano ovviamente la qualità, la durata e l'importanza degli interventi e le modalità attraverso le quali gli interventi potranno essere realizzati.
C’è però un buco che noi sottolineiamo e che riguarda la sottovalutazione che nell'ambito del testo si fa nei confronti del Corpo dei vigili del fuoco. Noi ci siamo astenuti rispetto agli emendamenti; sugli ordini del giorno, come Fratelli d'Italia, ci siamo espressi ovviamente a favore o in maniera sfavorevole a seconda del contenuto. Ci siamo astenuti sugli emendamenti proprio perché si tratta di una legge delega Pag. 50e quindi ci aspettiamo che il Governo sia nelle condizioni di trasformare la discussione che viene svolta in Aula, compresi quelli che sono i consigli o comunque le sollecitazioni che vengono dai banchi di Fratelli d'Italia, in atti concreti.
Ciononostante il nostro voto sarà favorevole. Sarà favorevole perché non vogliamo dare alibi al Governo. Non vogliamo che qualcuno possa dire che la Protezione civile tra nove mesi continuerà a funzionare con gli stessi difetti di oggi perché il Parlamento ha posto ostacoli. Noi non poniamo ostacoli, diamo dei suggerimenti e siamo convinti e speriamo che da parte del Governo questi suggerimenti vengano ascoltati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. È utile ricordare che il testo presentato in Aula nasce dall'unione di tre proposte di legge di iniziativa parlamentare (Braga ed altri n. 2607, Segoni ed altri n. 2972 e Zaratti e Pellegrino n. 3099) e dispone la delega al Governo per il riordino e integrazioni delle disposizioni relative alla protezione civile.
Lo strumento della legge delega, più volte criticato dalle opposizioni, è stato ritenuto indispensabile – concordiamo – dalla maggioranza per affermare la priorità assoluta della sicurezza dei cittadini e delle imprese, con una rapida omogeneizzazione di ordinamenti relativi alla Protezione civile, che dal 1992, anno della prima legge sul tema, la n. 225, sono cresciuti in modo spesso disordinato e confuso, creando nel tempo problemi di competenze e di applicazione della norma. Una produzione normativa ramificata e spesso, come detto, confusa, spesso anche dettata e nata dalla contingenza, dalle numerose calamità naturali, causate non dalla natura, ma – lo voglio precisare – dall'uomo, che si sono succedute in maniera ininterrotta dal 1992 ad oggi.
Calamità che fanno ormai guardare con grande inquietudine eventi di per se stessi normali, quali temporali o l'avanzare dell'autunno, stagione piovosa per eccellenza.
Per affrontare queste situazioni lo Stato ha attivato procedure d'emergenza e misure di sostegno che hanno causato, però, un proliferare eccessivo di norme primarie e di ordinanze conseguenti, che rendono ormai quasi impossibile l'applicazione e la trasferibilità di varie misure in realtà diverse da quelle per cui erano state immediatamente emanate, con un evidente pregiudizio per l'efficacia dell'intervento e per un trattamento equo dei cittadini.
Nel corso del tempo, inoltre, la Protezione civile nazionale, con l'espediente dell'emergenza perenne – è evidente la contraddizione in termini ! – aveva assunto sempre più la funzione di «scavalca burocrazia», con rischi sempre maggiori per la legalità in nome dell'efficienza, visto che l'emergenza consentiva di superare qualunque vincolo, anche quando l'emergenza non esisteva davvero (si ricordino, per esempio, i grandi eventi).
Per fortuna, negli ultimi anni la Protezione civile è stata ricondotta nel suo alveo naturale (è davvero il caso di usare questa immagine), in particolare con il decreto-legge n. 59 del 2012, convertito dalla legge n. 100 del 2012, e con la legge n. 119 del 2013, che hanno sfrondato quelle norme che consentivano al Dipartimento della protezione civile di operare, appunto, sui grandi eventi; ma resta, comunque, la necessità di riorganizzare la normativa, semplificandola e rendendola più chiara ed efficiente possibile, cercando una maggiore coerenza fra gli strumenti nazionali e quelli regionali.
Il provvedimento in discussione, inoltre, si propone di garantire certezza nelle risposte concrete da dare alle comunità colpite da eventuali, sin troppo eventuali, calamità, valorizzando l'apporto del volontariato – e sarà, anche come riportato nel nostro ordine del giorno, tema su cui ritornare e che va necessariamente ancor più approfondito –, organizzando anche nel sistema pubblico della Protezione civile territoriale e coinvolgendo anche l'importantissimo Corpo dei vigili del fuoco.Pag. 51
Le vere e proprie catastrofi che l'Italia ha dovuto affrontare sono costate moltissimo in termini di vite umane, ma anche di perdite economiche e sociali pesantissime, che richiedono una risposta che vada oltre l'emergenza. La cultura della prevenzione, infatti, è indispensabile per limitare i danni che le imprudenze – chiamiamole così – del passato, oltre ai cambiamenti climatici in atto, inevitabilmente continueranno a causare su un territorio fragilissimo qual è quello della nostra Italia. Questo non vuol dire trascurare il momento dell'emergenza, ma renderlo quanto più limitato possibile, definendo con chiarezza e immediatezza le misure atte ad un rapido ritorno alla normalità.
La relatrice del provvedimento, la collega Mariani, osserva tra l'altro che particolarmente importante appare l'intervento legislativo intrapreso con la proposta di legge in esame, visto il lavoro condiviso svolto in Commissione e il fatto che la prima lettura si è avviata in un momento in cui, fortunatamente, di emergenze non v’è traccia. Si può, quindi, evitare di legiferare sull'emergenza, con i rischi che si possono facilmente immaginare, quando si è costretti a procedere sull'onda di eventi disastrosi che richiedono risposte immediate, ma spesso non approfondite per quel che riguarda le conseguenze a medio e lungo termine.
Attualmente, dunque, esiste un quadro normativo molto variegato a livello nazionale. Come è stato fatto notare dalla presentatrice della prima proposta di legge, la deputata Braga, è infatti vero che nei primi momenti dell'emergenza è spesso difficile far funzionare la filiera delle varie responsabilità e si generano inevitabilmente sovrapposizioni di competenze che rendono confusa la risposta alla crisi; mentre si rischia di non riuscire a sfruttare accuratamente il contributo del volontariato spontaneo, quegli «angeli del fango», che vediamo spesso intervenire per primi per spalare, spostare macerie, intervenire con efficienza, ma che vanno aiutati e indirizzati in modo da collaborare con il volontariato organizzato e con la Protezione civile: messi a sistema.
La confusione, invece, è il primo nemico da combattere e deve essere chiaro sin da subito chi fa cosa e chi si deve assumere le responsabilità delle scelte immediate, oltre che degli strumenti necessari per ridurre i rischi.
Su questi temi si basa il consenso e il voto favorevole del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico, non mancando di osservare comunque e ribadire che la legge delega, oltre alla possibilità di bypassare le Commissioni chiamate a esprimere un parere entro termini precisi, parere che non risulta essere vincolante per il Governo, ha portato a critiche per l'ennesima svalutazione del Parlamento da parte del Governo. In questo caso concordiamo totalmente con la maggioranza, ma una riflessione sul tema andrà opportunamente fatta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signora Presidente, dato che abbiamo preso accordo per essere relativamente veloci nelle dichiarazioni di voto – consegnerò poi la dispensa – mi lasci dire solo due o tre cose. La prima, quella che abbiamo detto durante l'esame degli emendamenti: sono due anni che parliamo delle sciagure per dissesto idrogeologico, sono due anni che in quest'Aula ci raccontiamo delle soluzioni percorribili per intervenire sull'allentare i parametri del Patto di stabilità per i comuni che spendono soldi nella direzione della messa in sicurezza del territorio, dei fiumi e quant'altro, sono due anni che abbiamo parlato di fatti di cronaca, anche terribili, con la morte di diverse persone, ma nonostante questo non si trovano le risorse per poter dare delle risposte e poter finalmente pensare alla prevenzione.
Dal nostro punto di vista, questa sarebbe stata l'occasione giusta, perché è una legge che si occupa di Protezione civile che comunque, dal nostro punto di vista, è un fiore all'occhiello del nostro Paese, è un qualcosa che ha sempre funzionato, Pag. 52ha sempre dato le risposte e alla quale va detto «grazie» per quello che ha fatto in questi anni, però questa era l'occasione per dare, noi come politica, come Parlamento, come istituzioni, un segnale dell'attenzione alla prevenzione e al supporto di questo comparto.
Si è deciso di rimandare tutto al Governo ed eventualmente alla legge di stabilità. Vigileremo se alle parole seguiranno i fatti. Visti i precedenti lasciateci il beneficio degli ampi dubbi, visto che dopo due anni che si chiacchiera su questo e vedendo gli altri provvedimenti analoghi sui quali sarebbero poi stati promessi i soldi, che non sono mai arrivati, abbiamo qualche dubbio che ci saranno le risorse necessarie per far fronte a questo.
Poi anche sul metodo, perché comunque, proprio perché si parla di Protezione civile e non è comunque una tematica dove in termini mediatici, in termini di confronto politico si è particolarmente accesi, dove le posizioni non sono contrapposte – penso che, bene o male, in quest'Aula tutti quanti concordiamo che è un qualcosa che funziona e che va aiutato, che bisogna fare delle leggi per far sì che si possano dare delle risposte in termini di efficacia ed efficienza – sarebbe stato più sensato fare una legge come Parlamento. Anche in questo caso si è deciso di abdicare e di dare la palla al Governo.
Abbiamo messo i paletti ? Sì, abbiamo messo i paletti, abbiamo accettato tante modifiche e ringrazio ancora la relatrice per questa disponibilità, però i paletti che noi mettiamo al Governo sono comunque un qualcosa di superfluo rispetto alla delega che noi gli diamo anche su una tematica come questa, che avrebbe potuto trovare il Parlamento assolutamente concorde nel risolvere i problemi tangibili, che tutti quanti conosciamo e sulle cui soluzioni, bene o male, al 90 per cento tutti quanti concordiamo.
Lasciatemi anche citare il comparto del volontariato, sulla Protezione civile, ma anche e soprattutto sui Vigili del fuoco, che sono radicati soprattutto nelle regioni padane, nelle regioni del nord, dalla Toscana compresa in su. Il volontariato è una parte importante delle nostre realtà. Io vengo dalla provincia di Monza e Brianza, dove sono di più i distaccamenti per esempio dei Vigili del fuoco volontari che non dei permanenti e quindi è un qualcosa che dal mio punto di vista va tutelato. È una peculiarità di alcuni territori. Per motivi legislativi la leadership di questo comparto va al Trentino-Alto Adige e io penso che dovremmo riflettere tutti quanti sul perché il Trentino-Alto Adige abbia questa leadership in termini di volontariato e far sì che anche tutte le altre realtà e tutte le altre regioni possano avere legittimazione e spazio per il volontariato.
Oggi, invece, sembra che in Parlamento e da parte del Governo, da parte dei ministeri, vengano emanati regolamenti e circolari dove la componente volontaria viene messa sempre più nell'angolo, sempre più nelle condizioni di non operare e addirittura, nonostante in alcuni casi abbiano raccolto loro i fondi per comprarsi mezzi e strutture, questi vengano addirittura sostanzialmente sequestrati per darli poi ai comparti dei permanenti, che dovrebbero invece essere a carico dello Stato centrale, che invece continua a tagliare risorse per la sicurezza dei nostri territori, Vigili del fuoco e Protezione civile inclusi.
Quindi noi denunciamo queste due aspetti: sul merito, che mancano i soldi, e sul metodo, che abbiamo delegato il Governo. Dopo di che, concordiamo sul fatto che questa legge vada fatta nel senso che speriamo che il Governo intervenga nel senso giusto, ricordandosi che la Protezione civile merita attenzione, ne va riconosciuta l'efficienza e l'efficacia che finora ha dato, ma che, per dare le risposte concrete, serve sì omogeneizzare la selva di norme che oggi sono state fatte negli anni in materia, ma servono soprattutto le risorse, risorse che oggi, purtroppo, ancora una volta, mancano.
E su questo, lasciatemi dire un'altra cosa che non c'entra sul merito di questa legge, ma che dovrebbe richiamare l'attenzione di tutti quanti noi. Se nella legge di stabilità, così come sembra, le risorse verranno trovate ancora una volta da un comparto come quello – materia diversa Pag. 53ma fondamentale – della sanità, voi capite che così non si può andare avanti. Alla fine qua spendiamo fiumi di parole sul fatto che tutti quanti vogliamo tutelare la sanità, vogliamo tutelare la sicurezza dei nostri territori e quant'altro, però, quando poi la palla va al Governo, sia in termini di protezione civile, di tutela del territorio, ma anche del più inquietante taglio alla sanità, perseveriamo sempre sulla stessa strada. In quest'Aula è un anno che ci raccontiamo che la sanità non va toccata, che la sanità è una cosa fondamentale e primaria, e ancora una volta pare che si tagli sulla sanità, e non vorremmo che ancora una volta le chiacchiere stiano poi alla fine alla zero e che anche sulla protezione civile e la sicurezza sul dissesto idrogeologico non arrivino le risposte concrete e i fondi necessari per fare quello che ci siamo raccontati qui. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matarrese. Ne ha facoltà.

SALVATORE MATARRESE. Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, Scelta Civica per l'Italia dichiara il proprio voto favorevole su questa legge delega per il riordino legislativo della Protezione civile in quanto ritiene questa delega importante per un settore che ha una particolare criticità e rilevanza nel nostro sistema di tutela dei cittadini, di tutela dell'ambiente e di tutela del nostro sistema dalle calamità che spesso, anzi direi sempre più frequentemente, colpiscono il nostro paese.
È una legge delega che parte dalla definizione del sistema di Protezione civile, che non è solo tutela, ma è anche programmazione e mitigazione degli interventi, è un'attività costante e continua che, purtroppo, si articola in questo momento in un sistema policentrico anche complesso di competenze regionali, competenze nazionali, competenze locali e anche, adesso, di città metropolitane. Quindi, questa legge delega è quanto mai opportuna perché riordina tutte le competenze e le funzioni e articola meglio quelli che sono gli interventi anche di sistemi esterni, che contribuiscono al sistema della protezione civile, che sono le associazioni di volontariato. Abbiamo approvato emendamenti su questi che sono ispirati al criterio della sussidiarietà, proprio perché si vuol tener conto di questa grande componente volontaria, quanto mai importante – come abbiamo visto – nel far fronte a questa emergenza. La delega ha dei punti importanti, che sono quelli della semplificazione, sui quali noi abbiamo sempre puntato, il coinvolgimento delle università e dei centri di ricerca, e soprattutto il garantire continuità all'azione della Protezione civile attraverso il fondo regionale e il fondo nazionale, alimentati costantemente nelle leggi di stabilità, anno per anno.
Questi sono passaggi importanti perché la Protezione civile non è un'attività estemporanea, non deve essere un'attività solo dell'emergenza, ma deve essere un'attività che con continuità, con risorse, con organizzazione, con suddivisione delle competenze amministrative da quelle politiche invasive, possa dare effettivamente risposta in termini di efficacia ed efficienza ai cittadini e, soprattutto, far sentire che lo Stato c’è quando ci sono questi eventi calamitosi, dove la Protezione civile è l'elemento fondamentale ed è la prima risposta che lo Stato dà ai cittadini.
Quindi, confermiamo il voto favorevole su questa legge delega e ne apprezziamo anche i tempi, estremamente ridotti, con i quali il Governo si impegna, in nove mesi, ad attuare i decreti legislativi proprio finalizzati a porre in essere quei principi e quei criteri ispiratori che questo Parlamento ha voluto porre e che fondamentalmente sono di semplificare la macchina dello Stato, sopratutto quando si va ad intervenire su sistemi complessi ed importantissimi per mantenere in equilibrio il sistema idrogeologico e anche la complessità geologica e fisica del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente. Il provvedimento esplicita la volontà Pag. 54dell'Esecutivo di ricondurre ad unità un settore come quello della Protezione civile, che negli ultimi anni ha subito una forte bulimia legislativa, con un unico comune denominatore: promuovere la gestione delle emergenze e di quegli eventi, detti «grandi», che spesso si sono dimostrati congeniali a radicare consorterie criminali e affaristiche collaterali allo Stato.
È stato imposto, e quasi sempre avvallato, il principio che nulla in questo Paese potesse essere realizzato se non sotto la spinta emergenziale e con il ricorso alla deroga, logica che ha stravolto la natura stessa del corpo normativo, che sulla legge n. 225 del 1992 fondava il sistema nazionale della Protezione civile. In questo, l'uso ricorrente e reiterato del decreto-legge e dell'ordinanza derogatoria hanno piegato al totale e pervasivo predominio dell'Esecutivo di turno le funzioni legislative e di controllo del Parlamento su una materia dai molteplici risvolti politici, sociali, scientifici, economici e istituzionali.
Troppi provvedimenti, circa quindici, negli ultimi dieci anni, si sono accumulati sotto l'urgenza e la pressione di emergenze, talvolta artatamente ingigantite, con l'effetto di spezzettare e rendere inapplicabile la normativa di settore e, allo stesso tempo, trasformare il servizio nazionale di Protezione civile a mero strumento di gestione delle emergenze e dei grandi eventi, fuori da qualsiasi canale istituzionale.
Negli anni, abbiamo assistito a una sorta di modificazione genetica della Protezione civile e delle sue originarie funzioni, nell'ambito delle quali si è provveduto ad equiparare le emergenze post-calamità ai cosiddetti grandi eventi.
Vale la pena di ricordare, sotto questo aspetto, la paradigmatica stagione politica della coppia Berlusconi-Bertolaso, durante la quale la Protezione Civile era stata trasformata in un formidabile sistema di potere, spesso sottratto ad ogni controllo, con l'utilizzo della deroga perenne.
La prassi della reazione all'evento, di stampo emergenzialista, ha prodotto una sorta di deresponsabilizzazione dell'amministrazione pubblica, deformando la fondamentale missione di coordinamento della Protezione civile e privilegiando, invece, approcci interventistico-operativi, con strutture centralistiche e sempre più lontane dai territori (l'esempio chiaro di tale impostazione è rintracciabile nella gestione del sisma abruzzese) e molto vicine ai centri d'affari. Una situazione aggravata anche dal ricorso perenne alla delega all'esperto, in contrasto con gli originari principi della Protezione civile.
Ben venga, dunque, il tentativo di razionalizzare il sistema nazionale della Protezione civile, per ridare nuovamente correttezza e certezza ai rapporti tra le istituzioni dello Stato, ai diversi livelli territoriali e alle tante forme di cittadinanza attiva, che solo una legge fondamentale dello Stato, in quanto norma non solo di tutela della sicurezza delle persone e dei beni, ma di regolamentazione dei diritti e dei doveri che derivano nell'attuare tale tutela, può garantire.
Il sistema nazionale di Protezione civile, a nostro avviso, deve oggi rifondarsi sulla previsione e la prevenzione diffuse sul territorio, soprattutto se si tiene conto della molteplicità delle situazioni critiche presenti nel Paese. I fenomeni di calamità naturale, sempre più intensi e devastanti, la fragilità del territorio e lo sviluppo spregiudicato dell'abuso edilizio, ma anche certa produzione industriale senza alcun controllo ambientale, hanno determinato, nel corso degli ultimi due decenni, un costo economico e sociale per il Paese insostenibile.
Peraltro, gli effetti conseguenti ai cambiamenti climatici in atto, sono tali che gli eventi estremi in Italia abbiano subito un aumento esponenziale, passando da uno ogni circa quindici anni, prima degli anni Novanta, a quattro o cinque l'anno. Circa il 10 per cento dell'intera superficie nazionale è ad alta criticità idrogeologica e sono oltre 6.600 i comuni coinvolti.
Con tali premesse è evidente che un efficiente, efficace, capillare e trasparente sistema di Protezione civile diventa assolutamente indispensabile. Un sistema complesso, dove è fondamentale interagiscano interlocutori istituzionali diversi, volontari Pag. 55e cittadini, in un rapporto organico ed armonico tra realtà e strutture presenti sul territorio.
Per questo il riordino delle norme che nel tempo hanno interessato l'attività di protezione civile ai vari livelli, avrebbe dovuto compiersi attraverso un intervento legislativo estremamente articolato e complesso, che mal si coniuga con un tecnicismo legislativo da delegare al Governo. Ma l'Esecutivo decide di utilizzare la forma della legge delega, sacrificando ancora una volta il ruolo centrale di garante della democrazia e della partecipazione in capo al Parlamento, avallando un pervasivo predominio dell'Esecutivo in contrasto con i processi di apertura e democratizzazione di cui necessita il settore. In tal senso i limiti della delega al Governo appaiono estremamente ampi e vaghi. Il testo si compone di un unico articolo e 6 commi ed un numero elevato di principi e criteri direttivi, non sempre lineare, cui dovranno attenersi i decreti legislativi, che dovranno essere emanati entro 9 mesi. La nostra proposta depositata e che non solo in parte è confluita nel testo arrivato all'esame dell'aula, aveva come fine quello di definire con puntualità una serie di limiti entro i quali devono trovare espressione i decreti delegati, magari in un unico decreto attuativo, a partire dall'individuazione delle componenti il Servizio nazionale della protezione civile. L'insieme di componenti e strutture operative, la rete degli enti pubblici e privati, la rete di professionisti di diversa formazione, con l'apporto delle tante discipline scientifiche che costituiscono e garantiscono il Servizio nazionale della protezione civile, realizzato dal professionale e generoso apporto di migliaia di lavoratori impegnati quotidianamente a garantirne l'effettivo funzionamento e svolgimento, sono i soggetti cui una riforma organica della Protezione civile dovrebbe guardare. La Protezione civile è tutt'altro che materia «tecnica» riservata agli «specialisti» e organizzata in strutture chiuse. La sua organizzazione trae origine da una struttura primaria basata su quattro principi: la presenza dello Stato che non si sottrae in alcun momento ai propri obblighi di protezione civile nei confronti della comunità nazionale; il diritto-dovere all'autoprotezione; il superamento dei soli aspetti dei servizi di emergenza, soccorso e assistenza; l'importante ruolo dell'attività primaria di previsione e di prevenzione. L'occasione di una ennesima proposta di revisione e riforma legislativa secondo noi avrebbe dovuto giovarsi del patrimonio di esperienze ultradecennali di quanti contribuiscono a realizzare la protezione civile, per assicurare finalmente le migliori risorse alle buone pratiche e non ripetere gli stessi errori che l'esperienza di questi anni ci impone di evitare. I futuri decreti legislativi che saranno emanati in forza di questa legge delega, dovranno puntualmente definire i criteri da seguire al fine di adottare, entro 2 anni, le eventuali iniziative per la ricognizione, la modifica e l'integrazione dei provvedimenti di attuazione. In tal senso, signor Presidente e rappresentanti del Governo, siate certi che saremo vigili e attenti affinché non prevalga ancora una volta la tentazione di emanare decreti «omnibus» che, sotto nuove spinte emergenziali, proseguano sulla scia di quanto sinora ha compromesso la struttura e gli obiettivi fondamentali della Protezione civile, con deroghe alle norme penali, ai principi generali di contabilità dello Stato, in materia di avviamento e tutela del lavoro e in materia di tutela e protezione dell'ambiente. In tal senso i limiti della delega al Governo appaiono estremamente ampi e vaghi. In questa direzione è andata anche la nostra azione emendativa in Commissione ambiente; sono stati sei gli emendamenti di SEL approvati o recepiti, volti a includere il ruolo dei sindaci anche metropolitani quali attori con funzioni di autorità territoriali di protezione civile. A questo punto, riteniamo necessario che i decreti delegati individuino importanti standard e, al tempo stesso, ne prevedano le forme e i tempi di progressiva applicazione presso tutte le strutture di Protezione civile. La presenza ed il ruolo del volontariato poi deve trovare massima valorizzazione e riconoscimento nel rispetto del principio che, per quanto utile, mai Pag. 56esso deve sostituirsi allo Stato o equiparato ad una struttura di questi. Netta deve essere la distinzione tra cittadino professionista e cittadino competente che ha scelto di scendere in campo. Quindi, signor Presidente, nonostante abbiamo ritenuto positivo il lavoro svolto in Commissione, riteniamo che per queste ragioni, per il fatto che non sussiste una chiara distinzione tra il lavoro che svolgono le preziosissime associazioni di volontariato e quello che deve riguardare gli enti preposti, riteniamo che questa materia dovesse essere oggetto di un provvedimento approvato in aula direttamente e non oggetto di delega. Per queste ragioni, annunciamo l'astensione del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Piso. Ne ha facoltà.

VINCENZO PISO. Grazie, Presidente. L'Italia è un Paese fragile dal punto di vista geologico, soggetto a frequenti terremoti, episodi di dissesto idrogeologico e inondazioni dagli effetti devastanti; il tutto aggravato dal cambiamento delle condizioni climatiche che stiamo subendo a livello mondiale, che stanno producendo perdite rilevanti di vite umane, gravissimi danni al patrimonio pubblico e privato, nonché lunghi periodi di interruzione delle attività economiche, con perdite finanziarie e sociali che ammontano a diversi miliardi di euro.
È quindi diventata una necessità dare più organicità alla normativa vigente, in modo da garantire a tutti i territori e a tutti i cittadini delle differenti regioni la stessa risposta in termini di sostegno per la prevenzione, la ricostruzione e l'avvio della ripresa delle normali condizioni di vita in caso di calamità naturali. Quello che stiamo discutendo è un provvedimento che consentirà alla Protezione civile di operare in un quadro più chiaro in quanto a responsabilità ed organizzazione, permettendo un salto di qualità nel livello di sicurezza territoriale.
Il progetto di legge, infatti, è volto a rendere omogenea l'applicazione delle norme nella gestione e nel superamento delle eventuali emergenze, ad indicare con certezza le misure applicabili per favorire il ritorno alla normalità in seguito a gravi calamità, a coordinare nel miglior modo possibile le responsabilità centrali e territoriali, nonché a individuare e realizzare le condizioni per ridurre in modo preventivo l'effetto dei rischi rilevanti. Non si tratta, pertanto, di modificare integralmente un sistema, come quello della protezione civile, che funziona, ma invece, di superare alcune criticità con cui il sistema si trova a fare i conti ogniqualvolta si manifesta un'emergenza.
Dal 1992, con la legge n. 225, che ha costituito un importante punto di riferimento e che risulta ancora essere molto attuale, a fronte delle numerose calamità naturali per le quali lo Stato è intervenuto con procedure di emergenza e misure di sostegno, si è prodotto un eccesso di norme primarie e conseguenti ordinanze che oggi appaiono assolutamente disomogenee. Come al solito, in Italia si è passati da un'emergenza all'altra e, spesso e volentieri, i difetti che vengono rappresentati per quanto attiene alla Protezione civile – e su questo dovremmo fare una seria riflessione – sono il prodotto di un sistema bloccato, che ha visto nella Protezione civile, in maniera assolutamente sbagliata, l’escamotage per gestire situazioni che attraverso mezzi ordinari non si sarebbero potute gestire con la dovuta velocità.
È, quindi, quanto mai necessario riordinare il quadro di riferimento, semplificandolo e rendendolo più chiaro ed efficace, ricercando una maggior coerenza possibile soprattutto tra gli strumenti nazionali e regionali, garantendo certezza ed omogeneità nelle risposte da dare alle comunità colpite, valorizzando ed ottimizzando l'indispensabile apporto del volontariato organizzato insieme al sistema pubblico della protezione civile, punto qualificante di questa delega al Governo. È opportuno, pertanto, avviare un serio coinvolgimento e una forte responsabilizzazione dei livelli territoriali in un sistema policentrico (centrale, regionale e locale), con la possibilità, attraverso l'esercizio Pag. 57della delega del Governo, di definire i livelli di coordinamento intermedi tra i diversi livelli di governo e di integrare l'elenco delle strutture operative per le finalità di protezione civile.
Altro punto qualificante della nuova disciplina è l'attribuzione delle funzioni di protezione civile allo Stato, alle regioni, ai comuni, alle unioni di comuni, alle città metropolitane e agli enti di area vasta, nonché alle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile, distinguendo le funzioni di carattere politico da quelle di gestione amministrativa e differenziando le responsabilità, i compiti e i poteri autoritativi, con particolare attenzione per il principio di sussidiarietà, destinando al Presidente del Consiglio dei ministri funzioni di indirizzo e coordinamento, avvalendosi del Dipartimento della protezione civile della stessa Presidenza del Consiglio dei ministri, anche per armonizzare l'esercizio delle funzioni di protezione civile sul territorio.
Altri punti qualificanti sono sicuramente l'utilizzo e il coinvolgimento delle università e degli istituti di ricerca rispetto alle attività di protezione civile in merito a prodotti e conoscenze innovative, la valutazione periodica dei piani di emergenza comunali, che dovranno manifestare la loro effettività – troppo spesso ci siamo trovati con piani di emergenza sulla carta o, addirittura, completamente disattesi – e il coinvolgimento – è stato più volte qui ricordato – e ulteriore valorizzazione di una struttura assolutamente valida come quella dei vigili del fuoco.
Un ultimo punto che ci preme rilevare come assolutamente qualificante, punto essenziale della legge delega, riguarda la disciplina organica degli strumenti nazionali di finanziamento per l'esercizio delle funzioni di protezione civile, attribuendo la dotazione alla legge di stabilità e definendo le procedure per l'eventuale integrazione, garantendo trasparenza e tracciabilità, cosa importantissima, dei flussi finanziari.
In conclusione, quindi, ribadiamo il voto favorevole del gruppo parlamentare di Area Popolare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole a questo provvedimento da parte di Forza Italia. È un testo che è stato fortemente migliorato, sia durante l'analisi che vi è stata all'interno delle Commissioni, sia soprattutto qui dal contributo che ha dato il Parlamento oggi in Aula, che vede concorde Forza Italia nell'approvare questo provvedimento.
È fin troppo evidente che era necessario, dopo 23 anni dall'istituzione del Servizio nazionale di protezione civile, rivedere un po’ il quadro delle funzioni e rimettere a punto un po’ tutto il sistema, attesa l'importanza che questo servizio svolge.
Detto questo, penso che, nonostante l'abuso che il Governo spesso e volentieri fa dello strumento della delega, in questo caso, invece, sia lo strumento più opportuno, perché possano veramente essere emanati dei decreti legislativi in tempi brevi così come previsto, entro nove mesi dalla legge delega stessa, che dovranno essere concertati soprattutto con chi sta in trincea rispetto allo svolgimento di questo servizio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, come MoVimento 5 Stelle non ci entusiasmiamo particolarmente per i provvedimenti delega, anche perché non ci fidiamo affatto di questo Governo Renzi, ma appare evidente che il sistema della protezione civile, soprattutto alla luce dei numerosi episodi negativi che si sono registrati in passato, ha bisogno di una riforma strutturale che porti al superamento dei limiti di un Pag. 58impianto normativo che risale al 1992 e che è stato oggetto di troppi interventi di modifica per poter mantenere il necessario equilibrio e la necessaria coerenza.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 14,10).

PATRIZIA TERZONI. Ricompattare i vari provvedimenti che riguardano la protezione civile era un'esigenza non più rimandabile. Abbiamo assistito all'emanazione di provvedimenti elaborati quasi sempre sotto la pressione di continue emergenze, che hanno da un lato spezzettato e reso irriconoscibile la ratio individuata con fatica nei precedenti venti anni, e dall'altro hanno ridotto il Servizio nazionale a mero strumento di gestione delle emergenze e dei grandi eventi gestiti al di fuori di qualsiasi canale istituzionale.
Negli anni, a causa di questo modus operandi, nel nostro bel Paese si è ormai radicato il principio che qualsiasi cosa può essere realizzata sotto la spinta dell'emergenza e grazie anche all'ausilio di pesanti strumenti derogatori. Si sono infatti stravolte le normali procedure ordinarie di amministrazione e gestione del territorio, andando a creare non pochi problemi giudiziari ed ingenti danni economici ed ambientali.
Per questo motivo abbiamo chiesto di inserire all'interno di questa legge delega l'esclusione della possibilità di derogare alle norme comunitarie, alla norma penale, al codice di procedura penale, alle norme in materia di responsabilità penale e amministrativa, alle norme in materia di avviamento al lavoro e sicurezza del lavoro, alle norme di tutela ambientale, alla normativa antimafia e anticorruzione, alle norme riguardanti il controllo e la vigilanza sull'esecuzione degli appalti pubblici, nonché alle disposizioni in materia di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, fatta eccezione per specifiche disposizioni parzialmente derogabili in casi espressamente predeterminati e definiti in ragione del grado di emergenza, del livello di rischio per la popolazione e del settore di intervento. Questo perché ci rendiamo conto che in fase emergenziale c’è bisogno di parziali deroghe, ma considerati i continui abusi che sono stati compiuti negli anni di questo strumento, è bene definire dove, come e per quali motivi si può derogare. La storia recente è piena di casi, ben noti agli italiani. Si pensi al drammatico terremoto dell'Aquila del 2009, a quel decreto inerente e all'apprestamento urgente di abitazioni provvisorie, ma che data l'entità del sisma si sapeva che tanto provvisorie non potevano rimanere ed ora cadono a pezzi. Oppure al caso di provvedimenti e deroghe varie che arrivano puntuali in occasione delle alluvioni in Liguria, regione dove da anni si gestisce in regime emergenziale una annosa questione di dissesto idrogeologico che presenta invece problemi strutturali.
Insomma, la parola «emergenza» in ambito normativo è finita spesso per essere manipolata ad uso e consumo di chi la norma si apprestava a formularla. Per questo, sempre in base al principio di avere un controllo nelle procedure derogatorie e dell'utilizzo della struttura della protezione civile, abbiamo proposto di inserire un'indicazione di quali interventi non possono essere considerati propri delle finalità e dei compiti di protezione civile, modifiche che tuttavia non sono state introdotte in questa proposta (ma è stato accettato un ordine del giorno che spero che il Governo porti effettivamente avanti).
La Commissione, comunque, ha lavorato molto bene al provvedimento e siamo stati tutti partecipi, maggioranza e opposizione, di un dialogo costruttivo, che ha portato a sostanziali miglioramenti del testo iniziale. In particolare, mi preme evidenziare il contributo dato dal gruppo del MoVimento 5 Stelle al testo che la Camera sta per approvare.
Abbiamo inserito misure atte a dare subito respiro alle popolazioni e alle attività economiche coinvolte dal disastro. Mi riferisco alle forme di microcredito agevolato utilizzabili per favorire il superamento dello stato di emergenza e l'individuazione, nel futuro decreto, di criteri e Pag. 59metodologie, per tutto il territorio nazionale, per il riconoscimento e l'erogazione di agevolazioni, contributi e forme di ristoro immediate, così da dare subito certezza ai cittadini colpiti dall'evento calamitoso (così forse non dovremo più ricorrere a mozioni d'emergenza in quest'Aula).
Molto importante è l'accoglimento della nostra proposta per introdurre il concetto di filiera corta: filiera corta nell'ambito del reperimento delle forniture di beni di prima necessità, di servizi e di materiali necessari nelle diversi fasi dell'emergenza, al duplice fine di porre rimedio immediato alle criticità dell'emergenza nonché di sostenere le economie locali e dei territori limitrofi colpiti duramente dall'evento calamitoso sotto il profilo economico.
Altre modifiche da noi apportate sono l'introduzione della flessibilità nell'ambito del Patto di stabilità a fianco di ogni disposizione utile a favorire il passaggio tra l'eventuale gestione commissariale a quella ordinaria, con l'evidente finalità di agevolarne gli investimenti ai fini della ripresa.
Inoltre, più operativa è la modifica che persegue la finalità di rendere effettivo il superamento della frammentazione della funzione di protezione civile tra i diversi livelli di governo territoriale, garantendo il coordinamento sistematico degli stessi e il raccordo strategico degli enti locali con altre strutture operative che convergono nella definizione di una struttura di eccellenza.
Abbiamo anche dato spazio alla ricerca nel settore della difesa dai disastri naturali, introducendo la partecipazione e la collaborazione delle università e degli istituti di ricerca alle attività di protezione civile.
Siamo molto soddisfatti, inoltre, che il Governo abbia accolto il nostro emendamento sulla revisione e valutazione periodica dei piani comunali di protezione civile. Questa revisione e valutazione è di fondamentale importanza per consentire l'aggiornamento del quadro dei rischi relativi al territorio comunale, registrare le variazioni degli scenari attesi, anche in riferimento alle modifiche intervenute e all'evoluzione delle caratteristiche del territorio, e la conseguente corretta definizione dell'organizzazione delle iniziative di prevenzione e delle procedure per fronteggiare le situazioni di emergenza.
In conclusione, il MoVimento 5 Stelle pensa che questo provvedimento, pur con i limiti di indeterminatezza connaturati con lo strumento utilizzato, quello della legge delega appunto, rappresenti un importante cambio di rotta rispetto alle inefficienze ed alle storture del passato. Apprezziamo che il testo sia stato integrato con alcune delle nostre proposte migliorative e speriamo che anche i passi successivi vadano nella giusta direzione. Noi vigileremo con molta attenzione proprio su questo, prima di poter dare un giudizio. Di conseguenza, il nostro voto al momento è di astensione, con l'auspicio che i decreti delegati previsti da questo provvedimento siano convincenti e, soprattutto, che sul piano applicativo si volti finalmente pagina, nell'interesse del territorio, dei cittadini e della loro sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga, il cui intervento sarà l'ultimo. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, oggi l'Aula licenzia, in prima lettura, questo disegno di legge delega per il riordino delle disposizioni in materia di sistema nazionale e coordinamento della protezione civile. È un disegno di legge che ha trovato origine da una prima proposta del gruppo del Partito Democratico e che ha visto l'affiancarsi dell'iniziativa di più gruppi parlamentari con cui, mi sembra di poter dire, è avvenuta un'ampia condivisione, nonostante alcuni distinguo che abbiamo sentito poco fa in dichiarazione di voto.
Da quando abbiamo svolto la discussione sulle linee generali in quest'Aula, all'inizio di agosto, abbiamo dovuto fare i conti, ancora una volta, con nuove emergenze, con l'ennesimo elenco di danni e purtroppo di morti: i disastri che hanno Pag. 60colpito il Veneto, il Cadore, la provincia di Belluno, all'inizio di agosto; la situazione che ha colpito la provincia di Cosenza il 12 agosto; i territori di Siena, della Toscana, di Pisa e delle costa, colpiti ulteriormente, dopo un evento simile, il 25 agosto; e l'ultimo evento, che ha portato anche dei morti, nel piacentino e nel genovese del 15 settembre scorso.
Ancora una volta, questi episodi sono a ricordarci la fragilità del nostro Paese, l'esposizione ad una complessità di rischi di origine naturale ed antropica, l'effetto ormai non più negabile dei cambiamenti climatici che investono in poche ore le nostre città con quantità di piogge impressionanti. Ciclicamente, ogni volta, ci troviamo a fare la conta dei danni e ogni volta, per qualche giorno, il Paese sembra ricordarsi dell'urgenza di fare prevenzione – lo leggiamo negli editoriali dei quotidiani, vediamo le immagini scorrere nei telegiornali –, salvo poi ripercorrere l'eterna rimozione del problema.
Non è così, però. È illusorio fingere che non ci siano responsabilità, perché solo dalla consapevolezza della condizione di rischio in cui vive il nostro Paese e dalla convinzione di dover dare forza e continuità alle politiche di prevenzione che il nostro Governo ha avviato con il lavoro di «Italia Sicura» e con l'impegno di dare attuazione alla strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici possiamo davvero pensare di affrontare in modo serio un problema così rilevante; pensare non solo di rincorrere le emergenze, che di volta in volta si manifestano, ma dare sostanza a un modello di sviluppo sostenibile e capace di farsi carico della sicurezza dell'ambiente e dei suoi abitanti.
L'abbiamo detto in molte occasioni, anche nel corso della discussione di questo provvedimento: è una questione di rilevanza sociale, ma anche economica, se pensiamo che dal dopoguerra a oggi, oltre a migliaia di vittime, il costo dei danni provocati da frane, alluvioni e terremoti è stimato nella spaventosa cifra di 240 miliardi di euro. Le risorse necessarie per fronteggiare gli effetti causati da questi eventi tendono ad aumentare di anno in anno, superando di gran lunga i costi che sarebbero necessari per limitare il rischio e contenere i danni.
Per questo è prioritario investire più energie e più risorse per rafforzare la cultura della previsione, della prevenzione e della mitigazione del rischio, una maggiore consapevolezza dei cittadini e di tutti gli attori che hanno un ruolo e una responsabilità nel sistema complesso di risposta all'emergenza e, nello stesso tempo, affrontare con maggiore efficacia ed equità la gestione della stessa emergenza, in cui tutte le misure necessarie a ripristinare le condizioni di sicurezza nell'immediato, e garantire la ripresa nelle aree colpite.
Tutti questi obiettivi hanno ispirato la nostra proposta di legge; se ne sono affiancate altre di altri gruppi ed il lavoro fatto in Commissione in questi mesi e poi in Aula ci ha consentito di raggiungere una larga condivisione, anche con il Governo, come dicevo.
Ricordo a tutti che la protezione civile, nel nostro ordinamento, è l'insieme delle attività messe in campo per tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti. È un sistema policentrico e articolato nel territorio; è il modello italiano, incardinato nella legge istitutiva del 1992, che lo immagina e lo costruisce improntandolo sul coinvolgimento e la responsabilizzazione dei livelli territoriali, l'apporto di tutte le componenti operative e il ruolo fondamentale del volontariato. La legge che oggi approviamo ha l'obiettivo di rafforzare questo sistema, affrontando le criticità che in questi anni si sono manifestate e dando risposta ad alcune richieste che nel tempo sono venute da più parti: dagli operatori di protezione civile, dagli amministratori locali, dal mondo delle imprese, dai cittadini che vivono in territori colpiti da una calamità.
Noi abbiamo scelto consapevolmente di adottare lo strumento della delega legislativa al Governo convinti dell'opportunità di affrontare in un contesto appropriato un disegno di riforma ambizioso e certamente caratterizzato da un alto grado di complessità. Abbiamo scelto di farlo, come Pag. 61di fatto è stato nella discussione seria e costruttiva fatta con tutte le forze politiche in questi mesi, sottraendoci, per quanto possibile, al rischio di un dibattito influenzato da reazioni emotive determinate dall'ennesima calamità. Il nostro scopo è quello di ricostruire un quadro normativo certo e stabile, in grado di dare risposte omogenee a tutti i cittadini, in tutto l'arco in cui si esplica l'attività di protezione civile.
Occorre superare la disomogeneità di strumenti e di misure che di volta in volta si sono susseguite a seguito di una calamità e che hanno finito, purtroppo, per determinare, in alcuni casi, una non voluta, ma reale sperequazione tra cittadini dello stesso Paese. Occorre anche risolvere alcuni aspetti di squilibrio che ancora persistono tra le esigenze di trasparenza dei procedimenti e quelle di maggiore tempestività dell'intervento. Voglio sottolineare questo aspetto: proprio per la sua natura il servizio di Protezione civile deve garantire sempre la massima trasparenza ed efficienza, perché è proprio nei momenti di maggiore difficoltà che i cittadini colpiti dagli effetti di una calamità devono poter contare su un sistema affidabile e che opera in un quadro ben definito. Questo è appunto l'obiettivo a cui punta questo provvedimento. Dicevo che protezione civile è capacità di intervenire quando la calamita c’è stata, ma non solo; c’è bisogno di dotare il Paese in maniera omogenea di tutti gli strumenti necessari a ridurre il rischio, a partire dai piani di emergenza comunali. Anche per questo, tra i principi di delega abbiamo volutamente previsto la procedura di revisione e valutazione periodica dei piani comunali, anche prevedendo l'accompagnamento ai comuni con meccanismi premiali.
E, poi, signor Presidente, l'altra questione centrale e sempre ricorrente delle risorse, di cui anche oggi abbiamo discusso. Purtroppo, abbiamo sentito alcuni accenni di polemica da parte di alcuni gruppi di minoranza. Ecco, allora io vorrei soltanto ricordare ai colleghi che, forse, nel frattempo si sono distratti, che è stato questo Governo ad aver avviato un programma che non c’è mai stato nel Paese di messa in sicurezza del territorio che prevede risorse pari a 9 miliardi di euro per i prossimi sette anni e che ha già sbloccato oltre 2 miliardi di euro di risorse non spese e migliaia di cantieri in tutta Italia. Il Fondo per le emergenze nazionali quest'anno ha avuto una dotazione decisamente superiore a quella degli anni precedenti, pur sapendo che queste risorse non saranno probabilmente sufficienti perché, per quanto un'adeguata cultura della prevenzione possa concorrere a ridurre la somma dei danni, continuerà ad esistere ancora a lungo il problema di risarcire i danni ai territori colpiti dalle calamità: dalle infrastrutture pubbliche, agli edifici privati.
Per questo motivo, noi abbiamo previsto che nei principi della delega ci sia proprio la disciplina organica degli strumenti nazionali di finanziamento nella legge di stabilità, laddove si fanno le scelte di bilancio, prevedendo anche meccanismi per un'eventuale integrazione, con la possibilità di prevedere, così come abbiamo scritto con un emendamento approvato, la riduzione degli obiettivi del Patto di stabilità per le amministrazioni interessate e l'apposita individuazione di risorse dedicate, nell'ambito del Fondo per le emergenze nazionali, alla seconda fase.
Questa legge si innesta in una fase di profonda riorganizzazione degli assetti istituzionali del nostro Paese, a partire dalla riforma del Titolo V e dalla modifica costituzionale. In quella sede si riporta a livello centrale in maniera molto chiara l'azione di coordinamento e di indirizzo unitario della Protezione civile. Per questo motivo, è positivo che il riordino di cui noi ci poniamo l'obiettivo avvenga proprio in questo momento, confermando l'impianto policentrico e la natura di sistema che caratterizza e qualifica la nostra Protezione civile. Oggi noi approviamo in prima lettura una legge importante e attesa. Il clima positivo in cui si è svolta la discussione in quest'Aula, al netto di alcuni, non condivisibili, dal nostro punto di vista, distinguo di alcuni gruppi sul voto finale, è la conferma che ci sono tutte le condizioni Pag. 62perché il prosieguo dell'iter al Senato e la successiva attuazione da parte del Governo della delega possano procedere in tempi rapidi, dando un contributo importante all'obiettivo di dare risposte adeguate al bisogno di sicurezza del territorio italiano e alle aspettative dei cittadini. Per tutte queste ragioni, il gruppo del Partito Democratico voterà convintamente a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare il presidente Realacci per un ringraziamento. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Presidente, apprezzate le circostanze, ovviamente solo per dire che, come avranno capito quelli che hanno seguito i lavori, c’è stata, indipendentemente dal voto finale che poi è motivato da varie questioni, un ampio lavoro comune in Commissione che ha portato a un provvedimento che penso sia importante per l'Italia. Io penso che abbiamo cercato di fare quello che potevamo per fare un servizio al Paese per un settore strategico per il nostro futuro, purtroppo, e che mobilita in Italia energie straordinarie.

(Coordinamento formale – A.C. 2607-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2607 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 2607-2972-3099-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Sisto... Presidente Sisto, tolga la pallina e voti con le dita... Placido... Boccuzzi... Onorevole Mucci, senza slogarsi la spalla...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile» (2607-2972-3099-A):

Presenti 409
Votanti 308
Astenuti 101
Maggioranza 155
Hanno votato 308

La Camera approva (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.

(Iniziative per far fronte ad un'eventuale emergenza migratoria alla frontiera nord-orientale del Paese, con particolare riferimento Pag. 63al controllo del valico di frontiera del Tarvisio in Friuli Venezia Giulia – n. 3-01711)

PRESIDENTE. La prima interrogazione all'ordine del giorno è la n. 3-01711 degli onorevoli Fedriga ed altri concernente iniziative per far fronte ad un'eventuale emergenza migratoria alla frontiera nord-orientale del Paese, con particolare riferimento al controllo del valico di frontiera del Tarvisio in Friuli Venezia Giulia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
L'onorevole Caparini ha facoltà di illustrare l'interrogazione di cui è cofirmatario, per un minuto.

DAVIDE CAPARINI. Grazie Presidente, ben trovato Ministro, l'hanno presa a sberloni anche questa volta, leggiamo dai giornali, lei ci è abituato a queste magre figure, magari i cittadini italiani un po’ meno. Noi oggi la interroghiamo, per l'ennesima volta, per sapere qual è il comportamento che il nostro Paese adotterà per quanto riguarda la protezione dei confini orientali, perché Ungheria, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca e Romania hanno rafforzato le loro frontiere, la Croazia si sta apprestando allo stesso modo addirittura a schierare l'Esercito per proteggere le sue, la Slovenia, di conseguenza, sarà sommersa da un flusso migratorio senza precedenti e l'analisi di tutti gli esperti in materia è quella che ci dovremo preparare ad una vera e propria invasione. Quindi, dopo quella degli ultimi tre anni attraverso il Mediterraneo ci sarà anche quella via terra.
Quindi, volevo capire da lei cosa intende fare.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie Presidente, l'onorevole Caparini, ad ogni evidenza, ha letto i giornali di qualche anno fa, non quelli di ieri e neanche quelli di oggi. In quelli di ieri e in quelli di oggi l'Italia risulta vincitrice di una grande partita, quella di chi ha capito con due anni di anticipo quello che si sarebbe verificato. Invece, il riferimento ai giornali di alcuni anni fa, quelli letti dall'onorevole Caparini, erano agli anni in cui la Lega governava il Ministero dell'interno e con soli 40 mila migranti abbiamo fatto annegare Lampedusa, l'abbiamo rovinata dal punto di vista della reputazione, abbiamo aperto il più grande centro per immigrati d'Europa – lo ha aperto la Lega in Sicilia –, abbiamo ricevuto infrazioni comunitarie e c’è stato un totale fallimento, sia sull'equa distribuzione, cosiddetta burden sharing, sia per quanto riguarda il tema dei respingimenti. Quindi, un fallimento totale.
Veniamo all'oggi; per quanto riguarda i confini orientali, la migrazione dalla rotta balcanica sta interessando, in questo momento, abbastanza marginalmente l'Italia. Presso il solo valico di Tarvisio ci sono 60 appartenenti alla polizia di Stato a presidiare. A presidiare che cosa ? La fascia di confine tra Italia e Austria. Un uguale rafforzamento è stato disposto al confine italo-sloveno con il recente invio, presso la questura di Trieste, di un contingente aggiuntivo di circa 50 unità. Nello stesso capoluogo giuliano opera, altresì, l'ufficio di polizia di frontiera marittima che ha un organico pari a 66 unità e, quanto alla cooperazione di polizia, si sono aggiunti dallo scorso mese di maggio, nell'ambito dell'accordo italo-austriaco, una serie di servizi congiunti di pattugliamento sulle principali tratte ferroviarie e transfrontaliere.
Ovviamente, qualora la situazione dovesse richiederlo non esiteremo a disporre un ulteriore potenziamento dei controlli, nel rispetto delle previsioni del regolamento Schengen. Nel momento in cui si fa tutto questo, è opportuno ribadire che se si chiudono le frontiere, non si risolve il problema, si aggrava il problema e che, invece, la soluzione vera è quella che noi abbiamo trovato a livello europeo, ieri, riuscendo a realizzare, per la prima volta, il grande obiettivo che 40 mila migranti non saranno più in Italia e saranno trasferiti negli altri Paesi europei. Si dica in Pag. 64quest'Aula qual è un Governo, prima di questo, che ha centrato questo obiettivo. Nessuno ! Nessuno era mai riuscito ad ottenere questo obiettivo a livello europeo.

PRESIDENTE. L'onorevole Davide Caparini ha facoltà di replicare.

DAVIDE CAPARINI. Sì, perché il Governo prima di questo i migranti non li faceva proprio arrivare, dato che, come ha detto lei, è stato sanzionato dall'Europa proprio perché li respingeva prima ancora che arrivassero sulle nostre coste. E lei, Ministro, sa benissimo che faceva parte di quel Governo ! Oltre ad essere un voltagabbana è anche un falso bugiardo !

PRESIDENTE. Onorevole Caparini, per favore.

ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. È stato dichiarato lo stato di emergenza !

DAVIDE CAPARINI. Lei è un falso bugiardo ! Lei è falso e bugiardo !

ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. È stato dichiarato lo stato di emergenza !

DAVIDE CAPARINI. Lei è falso e bugiardo ! Falso e bugiardo !

PRESIDENTE. Ministro Alfano, per favore ! Onorevole Caparini, la richiamo !

ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. È stato dichiarato lo stato di emergenza !

PRESIDENTE. Ministro Alfano, per favore !

DAVIDE CAPARINI. Lei faceva parte di quel Governo e sa benissimo cosa ha fatto quel Governo per arginare l'immigrazione che lei oggi sta accogliendo (Commenti del Ministro Alfano) sulla pelle dei cittadini !

PRESIDENTE. Ministro Alfano, per favore !

DAVIDE CAPARINI. Voi gli unici stranieri che siete in grado di lasciare fuori sono gli stranieri che fanno la coda per entrare al Colosseo o a Pompei...

PRESIDENTE. Onorevole Caparini, mi ascolti... Grazie, onorevole Caparini.
Onorevole Caparini, la interrompo perché lei deve rivolgersi con rispetto nei confronti del Governo e il Governo non deve interloquire con l'oratore perché il Governo ha già risposto, Ministro Alfano.
Prego, onorevole Caparini, lei ha 30 secondi per terminare il suo intervento. Cerchiamo di creare un clima...

DAVIDE CAPARINI. Ho tre minuti, non ho trenta secondi.
Vedo che c’è di fianco al Ministro Alfano il Ministro Franceschini. Gli unici stranieri che siete in grado di lasciare fuori da qualcosa, sono gli stranieri che vengono in visita nel nostro Paese e fanno la coda per entrare al Colosseo o a Pompei perché lo trovano chiuso.
Detto questo, signor Ministro, il problema vero è che tutti hanno rifiutato il piano di riparto e lei lo sa meglio di me, perché il blocco dell'est, Irlanda, Danimarca e Inghilterra lei sa bene che non partecipano al riparto. I Paesi interessati sono Grecia, Spagna e Italia e su quali altri possono ripartire se non la Germania che ha già preso la sua quota, la Francia che ha già la sua quota. Quindi, ci troveremo al solito con un pugno di mosche in mano, quello a cui lei è normalmente abituato, perché oltre a trastullarsi con quello non sa fare.
Dopo di che, il problema vero, Ministro, è che noi vogliamo sapere cosa dobbiamo aspettarci per quanto riguarda la frontiera est. Noi ci saremmo aspettati da lei una risposta del tipo il nostro Esercito è già pronto per essere schierato come fanno i Paesi seri, non governati da buffoni come voi !

PRESIDENTE. Onorevole Caparini, il Governo merita rispetto. Ministro Alfano Pag. 65la invito a non commentare le dichiarazioni dei colleghi con gesti teatrali, perché il Governo ha facoltà di rispondere (Commenti del deputato Caparini). Per favore, onorevole Caparini, sia buono... (Commenti del deputato Caparini). Onorevole Caparini lei ha recuperato il suo tempo, la richiamo all'ordine, onorevole Caparini.

(Stato di aggiornamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione sussidiaria (Sprar) e iniziative di competenza per la piena efficacia di tale sistema – n. 3-01712)

PRESIDENTE. La deputata Santerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01712, concernente lo Stato di aggiornamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo, rifugiati e destinatari di protezione sussidiaria (Sprar) e iniziative di competenza per la piena efficacia di tale sistema (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

MILENA SANTERINI. Signor Presidente, noi invece riconosciamo ampiamente i successi che ha ottenuto l'Italia e il Governo in Europa riuscendo ad ottenere una attenzione sulla distribuzione dei profughi e crediamo che soltanto una visione molto cieca e provinciale oppure semplicemente interessata a fini elettorali possa negarlo. Anzi, vorremmo portare l'attenzione sul problema della redistribuzione anche al nostro interno perché come si vuole la distribuzione dei profughi in Europa, così è importante farlo nel nostro territorio. Quindi, le chiediamo di aggiornarci sul sistema di protezione dei rifugiati in tutti i comuni anche perché siamo preoccupati di misure, come quelle della regione Lombardia, che non sembrano interessate al benessere dei cittadini ma, ad esempio, ostacolano quegli albergatori che vorrebbero invece, secondo i bandi del Ministero, accogliere e ospitare i rifugiati e i richiedenti asilo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, ringrazio la collega per l'onesto riconoscimento dei risultati ottenuti ieri e noi ci siamo confrontati con i governi del passato che con 40 mila immigrati hanno dichiarato lo stato di emergenza, in deroga a tutte le procedure di legge, perché questo significa lo stato di emergenza. Invece noi, senza richiedere alcuno stato di emergenza, abbiamo ottenuto dall'Europa il riconoscimento dell'equa distribuzione. Questo è un obiettivo che è chiaro noi vogliamo raggiungere anche in Italia ed è il motivo per cui noi abbiamo cambiato l'assetto e il modello organizzativo dell'accoglienza in Italia e faremo sempre di più e faremo sempre meglio. Questo cambiamento consiste nel passaggio dai grandi centri, che erano la vecchia concezione di quando la Lega governava il Ministero dell'interno, cioè 3.000 posti in un solo comune; adesso noi stiamo facendo una equa distribuzione con il coinvolgimento dei comuni. Negli ultimi anni abbiamo esponenzialmente aumentato il sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati portandoli dai 3.000 del 2012 agli attuali 21.817 collocati nei 376 comuni che hanno aderito a questa rete.
Attualmente è in fase di registrazione alla Corte dei conti un nostro decreto che attiva ulteriori 10 mila posti nel biennio 2016-2017 a beneficio dei comuni che volontariamente decideranno di aderirvi. Ai minori attualmente sono destinati 968 posti dello SPRAR, ai quali si aggiungeranno a breve altri mille posti. È un cambio completo di prospettiva. Abbiamo svolto un ottimo lavoro anche con l'Associazione nazionale comuni italiani, che ha dato una forte e ampia disponibilità a far sì che nel nostro Paese ci possa essere un'accoglienza la più diffusa possibile. Per essere ancora più pratici nei numeri. Noi siamo un Paese di circa 60 milioni di abitanti, con 8 mila comuni e con circa 100 mila persone nei nostri luoghi di accoglienza istituzionali. Questo significa che anche a considerare non 100 mila ma 120 mila migranti (altri 20 mila in più, immaginando altri arrivi) e senza considerare Pag. 66che molti se ne andranno in ragione del successo ottenuto in Europa, con due migranti ogni mille abitanti – due ogni mille abitanti ! – avremmo sollevato tutti quei comuni, tutte quelle comunità che oggi sono gravate da un numero di migranti sproporzionato rispetto alla popolazione. Questo suggerisce il buonsenso e in questa direzione ci muoveremo. Mi riferisco alla direzione di un'accoglienza diffusa che veda protagonisti i comuni.

PRESIDENTE. L'onorevole Santerini ha facoltà di replicare, per due minuti.

MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Noi crediamo che la soluzione sia esattamente questa, cioè un'accoglienza diffusa e chi chiede equa distribuzione in Europa dovrebbe chiederla anche in Italia. Quindi, apprezziamo molto l'idea di potersi servire di molti comuni, dell'associazionismo e di tutto quello che riguarda appunto il territorio. Perché ? Perché siamo molto preoccupati intanto dei conflitti sociali che nascono, da una parte, dalle paure dei cittadini, anche legittime, ma che sono anche alimentate in modo irresponsabile da alcune forze politiche, e del fatto che si ostacoli la disponibilità di alberghi, associazioni e comuni che invece si prestano a quello che lo Stato sta chiedendo, cioè accoglienza e soprattutto accoglienza integrata, cioè un'accoglienza che non è soltanto dormire e mangiare ma è anche lingua italiana, volontariato e impiego in attività socialmente utili. Quindi, vorremmo chiedere al Governo effettivamente di impegnarsi perché dal basso arrivi una disponibilità maggiore e che non venga ostacolata, come, per esempio, con quello che è successo nella regione Lombardia, con questa penalizzazione degli albergatori. Ma ci arrivano notizie anche di albergatori di Sondrio che sono stati minacciati proprio perché impiegavano i profughi in attività socialmente utili; ci arrivano notizie di comuni o di associazioni che non vogliono impiegare in attività sportive i rifugiati. Insomma, ci chiediamo: a chi dà fastidio che quest'accoglienza diffusa impieghi utilmente i rifugiati e dia un'accoglienza dignitosa ? Chi vuole che il territorio italiano sia una sede di bivacco dei rifugiati ? Quindi chiediamo naturalmente maggiore impegno al Governo in questo senso.

(Iniziative volte ad assicurare politiche migratorie compatibili con il diritto internazionale e gli impegni assunti a livello europeo in materia di accoglienza di profughi e richiedenti asilo – n. 3-01713)

PRESIDENTE. L'onorevole Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01713 concernente iniziative volte ad assicurare politiche migratorie compatibili con il diritto internazionale e gli impegni assunti a livello europeo in materia di accoglienza dei profughi e richiedenti asilo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Nella mia provincia e nella mia regione, come in tutte le altre italiane, stanno arrivando i profughi e si stanno attivando azioni di accoglienza. L'assemblea dei sindaci del consorzio del Parco dei Colli ha messo a disposizione una struttura del parco, altri albergatori hanno messo a disposizione le loro strutture alberghiere, ma c’è stata la reazione di alcune figure istituzionali leghiste. Alcuni sindaci hanno minacciato di non pagare le quote del Parco; l'assessora regionale ha detto che taglierà i trasferimenti al Parco stesso e la recente legge regionale appena approvata contiene una frase che dice: non si darà sostegno alle strutture alberghiere il cui fatturato, negli ultimi tre anni, non sia stato integralmente legato ad attività turistica. Chiare misure, assolutamente chiare misure di rappresaglia (Applausi polemici del deputato Caparini).
La motivazione addotta dall'assessora: l'accoglienza non può e non vuole essere favorita in alcun modo in regione Lombardia. Allora chiedo al Governo, di cui condivido la linea su queste tematiche, quali iniziative intenda assumere perché non si disfi in Lombardia quello che Pag. 67giustamente fa il Governo in raccordo con le giuste decisioni europee che abbiamo contribuito a definire e il diritto internazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, innanzitutto informo che già da qualche giorno, esattamente dal 9 settembre scorso, la struttura di Ca’ Matta non è più destinata all'accoglienza dei migranti, e certo non per una protesta locale, quanto in ragione della stessa finalità d'uso della struttura, che è impiegata per periodi limitatissimi e come provvisorio punto d'appoggio in attesa di reperire migliori e più funzionali soluzioni alloggiative.
Ciò premesso, va ricordato come il nostro Governo sia il Governo che sta organizzando un sistema strutturato di accoglienza dei migranti, e che è riuscito ad ottenere a livello europeo che coloro i quali non sono richiedenti asilo, non sono profughi, devono essere rimpatriati con una soluzione di livello europeo. Con riferimento alla strategia del Governo, noi abbiamo tentato in tutti i modi anche una moral suasion attraverso i prefetti, un coinvolgimento delle amministrazioni locali, e tante amministrazioni stanno collaborando. Riscontro che, dove non collaborano le amministrazioni locali, le cose si complicano per i cittadini: non si complicano per i migranti, si complicano per i cittadini che hanno sicuramente un impatto peggiore, perché l'accoglienza poi diventa inevitabilmente peggiore, perché siamo chiamati a decidere noi, senza un coinvolgimento cooperativo degli enti locali, delle amministrazioni locali. Fortunatamente si tratta di eccezioni.
Il prefetto, anche in riferimento a Ca’ Matta, ha svolto nel 2014 una proficua attività di mediazione e di contenimento della protesta, quando il centro ospitò per soli dieci giorni, in attesa che si realizzassero le condizioni per una diversa sistemazione, un gruppo di richiedenti protezione internazionale composto da soli 25 migranti. In quell'occasione vi furono proteste vibranti, che culminarono anche nel dar fuoco alla bandiera europea, e nel 2015 è stato necessario fare ricorso per un periodo esiguo, dal 16 agosto all'8 settembre, a quella struttura, senza che in questo caso si siano registrati episodi di malcontento paragonabili a quelli passati. Non si hanno nemmeno ufficiali conferme riguardo alla circostanza che due amministrazioni comunali avrebbero interrotto il pagamento delle quote all'ente consortile di gestione del parco.
Altrettanto si può dire per quello che riguarda il taglio dei contributi regionali, che pure è stato oggetto di dichiarazioni alla stampa. In ogni caso si tratta di posizioni che non potrebbero mai compromettere la compatibilità delle politiche di accoglienza perseguite nel nostro Paese, e in particolare gli impegni assunti a livello europeo su questa materia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Relativamente invece alla legislazione regionale, è del tutto ovvio che se ne valuterà nel massimo rispetto dell'autonomia regionale lombarda, dal punto di vista legislativo, la compatibilità con la nostra Costituzione, e che noi siamo molto attenti all'uso delle nostre prerogative, riservate dall'articolo 127 della Costituzione quando si tratta di valutare i profili di legittimità delle leggi regionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Locatelli ha facoltà di replicare, per due minuti

PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio perché la sua risposta è stata davvero puntuale: è chiarissimo che la Ca’ Matta era usata come struttura transitoria, chiarissimo che i sindaci minacciano, che a volte si servono delle minacce come misura di propaganda, e poi magari non attuano. Il problema è che ci sono messaggi forti da una parte, ma sono messaggi che si riferiscono ad una piccola minoranza della realtà, ad esempio di Bergamo, che io conosco, dove Pag. 68non più tardi di una settimana fa una partecipatissima manifestazione ha avuto luogo a sostegno di un'accoglienza integrata: rigorosa, anche, perché chi non ha diritto di restare è giusto che venga «spedito».
Il problema sono i messaggi forti, come quello che ci ha trasmesso proprio ieri il nostro Presidente Mattarella dalla riunione del vertice informale dei dieci Capi di Stato in Turingia. Bisogna lanciare messaggi forti, perché questi fenomeni epocali vanno affrontati con lungimiranza, e non sono certamente i fili spinati né quelli metallici, nemmeno quelli metaforici come le minacce di rappresaglia che alcune istituzioni leghiste fanno, a risolvere il problema. Il problema è quello che succede a livello nazionale e quello che succede a livello europeo, c’è un parallelo: l'Europa prende delle decisioni e alcuni Stati, non tutti gli Stati, resistono, per la verità una minoranza; e alcune regioni resistono, sono una minoranza.
Allora messaggi culturali forti e vigilanza; e colgo questa occasione per chiedere al Ministro di vigilare in modo particolare su questa recente legge sul turismo, una legge quadro appena approvata dal consiglio regionale lombardo.
Chiedo, in particolare, un'attenzione all'articolo 72, che tratta proprio di questo non sostegno agli albergatori che non hanno svolto esclusivamente attività turistica.

(Iniziative per garantire la libertà di espressione politica degli appartenenti alla Polizia di Stato – n. 3-01714)

PRESIDENTE. L'onorevole Polverini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01714, concernente iniziative per garantire la libertà di espressione politica degli appartenenti alla Polizia di Stato (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, mi riferisco al caso che vede coinvolto l'assistente della Polizia di Stato, Giovanni Iacoi, in quanto, quale appartenente al Corpo della polizia di Stato, sarebbe sotto provvedimento disciplinare dopo una ripetuta insistenza da parte del dirigente generale dell'ispettorato di pubblica sicurezza presso la Presidenza del Consiglio dei ministri perché, a nostra conoscenza, avrebbe incarichi all'interno de «L'Esercito di Silvio», movimento politico di Forza Italia.
Questo provvedimento disciplinare sarebbe stato peraltro assunto rispetto ad un post cancellato – così almeno riporta il provvedimento – sul profilo facebook personale di Giovanni Iacoi, che invece risulta ai sottoscritti non essere stato cancellato, ma soprattutto risulta essere semplicemente nell'ambito del ruolo politico ricoperto da Giovanni Iacoi, quale coordinatore del Lazio de «L'Esercito di Silvio».
Chiediamo al Ministro se è a conoscenza di questo caso e quali provvedimenti intenda prendere nei confronti del dirigente.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, Presidente. La vicenda ha origine lo scorso 23 marzo, quando l'ufficio relazioni sindacali del Dipartimento della pubblica sicurezza ha trasmesso all'Ispettorato di pubblica sicurezza di palazzo Chigi una nota dell'organizzazione sindacale, cioè dell'UGL della Polizia di Stato concernente la delibera della decadenza da ogni incarico sindacale dell'assistente Iacoi in servizio presso lo stesso ispettorato.
Dalla nota, si evinceva che l'assistente di polizia si era reso protagonista di gravi esternazioni sul proprio profilo facebook contro l'ordine giudiziario e contro il Presidente della Repubblica. Sulla base di tali circostanze, il predetto ispettorato, senza manifestare alcuna valutazione, né tantomeno esercitare alcuna pressione, ha trasmesso per i profili di competenza tutto il carteggio al questore di Roma competente all'avvio dell'azione disciplinare.
Il 15 luglio scorso, lo stesso questore, dopo avere richiesto un supplemento di Pag. 69istruttoria ed accertamenti preliminari ha disposto l'avvio del procedimento disciplinare nominando il funzionario istruttore. Quest'ultimo, di propria iniziativa, ha proceduto inoltre a contestare all'interessato anche le attività svolte dallo stesso a sostegno del movimento politico «L'Esercito di Silvio», ravvisando in tale comportamento una violazione dell'articolo 81 della legge n. 121, norma che mira a salvaguardare l'assoluta imparzialità dell'azione degli appartenenti alla Polizia di Stato.
A conclusione dell'istruttoria, l'assistente, il 12 settembre scorso, è stato deferito al consiglio provinciale di disciplina, istituito presso la questura di Roma.
Per quanto riguarda, infine, il mancato rispetto del termine di avvio del procedimento disciplinare, va rilevato che esso non è normativamente fissato. Quello dei novanta giorni, a cui fanno riferimento gli interroganti, è il termine relativo alla conclusione del procedimento.
Intanto, va precisato piuttosto che l'articolo 120 del Testo unico sugli impiegati civili dello Stato è applicabile anche agli appartenenti alla Polizia di Stato. Il procedimento disciplinare, in base a tale norma, si estingue quando, decorsi novanta giorni, nessun atto sia stato compiuto, circostanza questa che non ricorre nel caso di specie.

PRESIDENTE. L'onorevole Polverini ha facoltà di replicare.

RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Risulta alla sottoscritta, anzi ai sottoscrittori dell'interrogazione, che il questore di Roma in una prima analisi aveva assolutamente non ravvisato i termini per un provvedimento disciplinare. Solo a seguito dell'insistenza del dirigente, di cui appunto parliamo nella interrogazione, ha chiesto un approfondimento.
Dopodiché, a me risulta che la Carta costituzionale preveda per i cittadini in uniforme, attraverso il combinato disposto di tre articoli che possano, anzi debbano, concorrere democraticamente all'esercizio della sovranità popolare, mentre mi risulta che per legge dello Stato gli appartenenti alle forze di polizia non possano esercitare la loro attività sindacale se non nell'ambito di sindacati di categoria e non confederali.
La categoria che lei richiamava, cioè l'UGL-Polizia di Stato, sa bene che è stata richiamata dal Capo della polizia perché al di fuori del dettato legislativo. Io stessa avevo chiesto il suo intervento, più volte l'intervento del Capo della polizia, perché si facesse chiarezza su quell'ambiguità rispetto ai ruoli organizzativi ricoperti da tanti esponenti della Polizia di Stato nell'ambito della confederazione dell'UGL.
Purtroppo, da quel punto di vista la circolare del Capo della polizia è arrivata con troppi mesi di ritardo, mentre vedo un'assoluta solerzia nel punire una persona che sta semplicemente svolgendo, appunto, ciò che il dettato costituzionale e la legge assegna ad ogni cittadino.
Mi auguro che possa, da questo momento, avere un'attenzione maggiore da parte sua, perché possa continuare ad esercitare, come un cittadino italiano e nell'ambito della legge che viene applicata anche ai pubblici dipendenti, il suo ruolo, appunto, nel partito, che vede l'Esercito di Silvio come movimento all'interno di Forza Italia.

(Elementi ed iniziative in merito ad una presunta truffa relativa alla richiesta di sottoscrizioni di abbonamenti ad una rivista apparentemente riconducibile ad un sindacato di polizia – n. 3-01715)

PRESIDENTE. L'onorevole Molea ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-01715, concernente elementi ed iniziative in merito ad una presunta truffa relativa alla richiesta di sottoscrizioni di abbonamenti ad una rivista apparentemente riconducibile ad un sindacato di polizia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

BRUNO MOLEA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, nel luglio 2015 nella città di Bologna la sede provinciale di un'associazione, Pag. 70l'AICS, e i suoi 350 circoli sono stati oggetto di telefonate da parte di sconosciuti che facevano riferimento a presunte organizzazioni sindacali riferite ai corpi di polizia, telefonate con le quali chiedevano, appunto, di stipulare abbonamenti a riviste facenti capo a questi organismi di polizia e utilizzando anche modi tutt'altro che tranquilli per cercare di convincere i presidenti a stipulare questi abbonamenti, che, fra l'altro, hanno un costo anche abbastanza elevato, pari a 140 euro. Talvolta si è giunti anche a velate minacce in questa direzione.
Si è cercato di capire con chi si aveva a che fare, tant’è che è venuto fuori anche il nome di un sindacato, il Coisp, che sembra essere effettivamente un sindacato della polizia, fra l'altro.
La cosa che preoccupa è che molti di questi presidenti, non avendo né una sede né un ufficio, hanno un cellulare di riferimento, che è quello personale. Quindi, ci si chiede anche come mai queste persone riescano ad avere i numeri di cellulare di persone private...

PRESIDENTE. Grazie...

BRUNO MOLEA. ...per esercitare quest'attività, che non sempre è molto legittima.
Le chiedo, signor Ministro, in che modo intende operare per cercare di stroncare questa attività, che risulta essere tutt'altro che lecita.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, Presidente. L'onorevole Molea ha già ricordato e ricostruito il caso, quindi non lo farò anch'io. Dico solamente che a seguito della denuncia, che è stata fatta proprio dall'AICS, la procura della Repubblica ha avviato un procedimento penale a carico di ignoti. Le prime attività d'indagine – ma sono ancora in corso – hanno dato una conferma che Serafino D'Onofrio, presidente dell'AICS, ha effettivamente ricevuto offerte telefoniche di abbonamento alla rivista PS sicurezza e polizia del sindacato di polizia Coisp.
Risulta, inoltre, che anche altri presidenti di associazioni affiliate all'AICS siano stati contattati con le medesime modalità da persone che si sono qualificate come appartenenti a un sindacato di polizia. In particolare, il presidente dell'associazione Fuoridea ha segnalato alla Polizia postale di essere stato vittima di un comportamento commerciale di vendita particolarmente aggressivo, teso a sollecitare la stipula di un abbonamento con la predetta rivista bimestrale del Coisp.
Le indagini svolte hanno consentito di accertare che i contatti telefonici provenivano dalle utenze della società promotrice della vendita della rivista. I recapiti dei soggetti contattati sarebbero stati reperiti attraverso il web.
Ricordo che già in passato la questura di Bologna aveva svolto attività investigative, coordinate dalla procura, grazie alle quali era stata accertata la responsabilità di alcuni legali rappresentanti di case editrici e relativi call center in ordine alle proposta di vendita, avvenuta con modalità particolarmente intrusive, di quella stessa rivista sindacale.
Va precisato, comunque, che il segretario nazionale del Coisp ha presentato all'autorità giudiziaria denuncia-querela contro ignoti a tutela dell'immagine del sindacato.

PRESIDENTE. L'onorevole Molea ha facoltà di replicare per due minuti.

BRUNO MOLEA. Signor Presidente, io ringrazio il signor Ministro per la risposta. Tuttavia, non ho motivo di dubitare che i massimi dirigenti di quel sindacato e il sindacato stesso probabilmente non adottino questo tipo di linee. È un atteggiamento questo, però, che non è soltanto riconducibile all'episodio che ha spinto il sottoscritto poi ad essere qui a interrogarla oggi, ma sono episodi che durano ormai da anni. C’è questo atteggiamento che è stato perpetrato.
Credo che, a tutela proprio dei cittadini, perché, poi, i presidenti dei circoli Pag. 71sono cittadini privati e gli stessi circoli sono privati, dovrebbe essere, in qualche modo, attivata una procedura che impedisca, ma, soprattutto, punisca in maniera seria chi continua a utilizzare, anche impropriamente, il nome, magari, di un sindacato che onorevolmente svolge il suo servizio – non ho dubbi su questo –, macchiando anche l'immagine dello stesso sindacato e di un Corpo, come quello della polizia, che, invece, ha tutt'altro bisogno che di essere ricondotto a questi atteggiamenti, per il nobile ruolo che svolge nel territorio.

(Iniziative volte a contemperare il diritto alla fruizione del patrimonio culturale con i diritti dei lavoratori del settore e il sollecito pagamento delle relative spettanze – n. 3-01716)

PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01716, concernente iniziative volte a contemperare il diritto alla fruizione del patrimonio culturale con i diritti dei lavoratori del settore e il sollecito pagamento delle relative spettanze (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

MARIA COSCIA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei sa perfettamente, il 18 settembre scorso il Colosseo e altri importanti siti archeologici romani, come Ostia Antica, sono rimasti chiusi per tre ore la mattina, determinando, per questo motivo, un notevole disagio a migliaia di turisti e anche provocando un danno di immagine al nostro Paese.
Ciò è accaduto perché è stata convocata un'assemblea dei lavoratori. Purtroppo, questo non è un primo episodio: è già accaduto in altre occasioni, come agli scavi di Pompei, alla Valle dei Templi e in altri momenti. Quindi, noi condividiamo la scelta del Governo di emanare un decreto-legge che riconduca i beni culturali, in modo particolare i musei, a prestazioni pubbliche essenziali.
Tutto questo va bene. Le chiediamo, però, anche di sapere oggi come contemperiamo tutto questo anche con un giusto equilibrio in avanti di tutela dei diritti dei lavoratori e, in questo caso, anche di capire bene, meglio, quello che è accaduto e perché i lavoratori stessi rivendicano degli arretrati che, a loro giudizio, non sarebbero stati erogati.

PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, onorevole Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Presidente, poiché vi sono più interrogazioni sullo stesso tema, chiederò scusa se, in qualche modo, divido la risposta nei minuti previsti per la risposta alle altre interrogazioni, partendo da quello che l'interrogante, l'onorevole Coscia, ha appena sottolineato, e cioè il fatto che si è valutato un danno. Non è la prima volta che accade, abbiamo sentito l'elenco: diverse volte vi sono state delle chiusure di siti, siti importanti, e quindi un danno ai turisti, che, magari, avevano organizzato il viaggio della loro vita per venire a vedere il Colosseo o Pompei e devono rinunciare a vederli, apprendendolo all'ultimo momento, e, soprattutto, un altro ulteriore danno di immagine al Paese, perché quelle immagini fanno davvero il giro del mondo, delle televisioni, e contribuiscono a danneggiare quel lavoro che, invece, stiamo facendo, con il pieno sostegno del Parlamento, che è, finalmente, dopo molti anni, tornare a investire nel nostro patrimonio culturale in termini di risorse, di valorizzazione e di riforma del Ministero.
Quindi, quelle immagini rischiano veramente di ridurre o vanificare quel risultato. Per questo, abbiamo deciso, dopo quell'assemblea, il giorno stesso – era già convocato un Consiglio dei ministri alle ore 18 –, di portare un decreto molto semplice. I retroscena sul fatto che fosse tutto pronto sono tutti molto sciocchi: il decreto è di una riga, come si è potuto vedere dopo la pubblicazione in Gazzetta Pag. 72Ufficiale, su un tema di cui si è discusso già molte volte, tutte le volte che era accaduto un episodio del genere, e prevede di aggiungere anche l'apertura al pubblico dei musei e dei luoghi della cultura previsti dal Codice dei beni culturali all'elenco dei servizi essenziali.
Mi pare una conquista, questa; mi pare un'applicazione dell'articolo 9 della Costituzione, un passo in avanti, riconoscere che in Italia, per la sua importanza, il proprio patrimonio culturale viene addirittura riconosciuto come servizio essenziale. Mi pare davvero una conquista di civiltà, che comporta delle conseguenze che non riducono per nulla il diritto dei lavoratori – ci mancherebbe altro – di fare uno sciopero o di fare un'assemblea.
Del resto, scioperano e fanno assemblee i lavoratori dei trasporti, i lavoratori della sanità e i lavoratori della scuola. Semplicemente, e mi sembra una cosa di buonsenso, in quei servizi, e quindi, dal decreto-legge, anche i beni culturali, in cui vi è un forte impatto sul pubblico, quando si decide di fare uno sciopero o un'assemblea, parte, secondo la legge, una serie di incontri e trattative con l'Autorità garante degli scioperi per decidere quali sono le modalità in cui svolgere quell'assemblea o quello sciopero, e quindi esercitare un diritto legittimo dei lavoratori, ma senza impattare negativamente sui cittadini, sull'utenza e sui turisti. Tutto qui: nessun attacco ai diritti sindacali.

PRESIDENTE. L'onorevole Manzi, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

IRENE MANZI. Grazie Presidente, signor Ministro siamo d'accordo con le osservazioni da lei fatte in merito al grave danno che si è prodotto tanto ai turisti, quanto all'immagine del Paese, rispetto a quanto avvenuto venerdì che è stato l'ultimo episodio, in realtà, il più eclatante, di una lunga serie di episodi analoghi verificatisi. Riteniamo che la soluzione adottata dal Governo porti con sé un principio importante, quello del contemperamento degli interessi. Da un lato, gli interessi dei lavoratori di veder riconosciuto, come il testo della nostra interrogazione, tra l'altro, precisa anche più dettagliatamente, quelli che sono dei diritti importanti, dal pagamento degli straordinari, al riconoscimento anche delle spettanze dovute, con l'altrettanto legittima aspettativa dei turisti a poter godere del nostro patrimonio culturale. È questa, in realtà, la previsione che è contenuta nel decreto-legge a cui lei faceva riferimento. Il fatto di riconoscere, in primo luogo, il nostro patrimonio materiale e immateriale e, soprattutto i musei e i luoghi della cultura, come un diritto pubblico essenziale. Il che vuol dire, da un lato, riconoscere e disciplinare, in maniera più specifica e più dettagliata (come del resto lo stesso Garante ha richiesto in questo senso), l'esercizio dei diritti sindacali dei lavoratori anche in questo ambito, anche in questa materia. Dall'altro, riconoscere – questo è un messaggio politico che riteniamo molto importante – i musei e il patrimonio culturale come un diritto essenziale per i cittadini che, quindi, va tutelato e riconosciuto.
Approfittiamo anche di questa sede per sottolineare che un diritto essenziale comporta anche, chiaramente, che ci siano degli investimenti importanti. L'azione del Governo in questo anno è stata un'azione importante con provvedimenti come l’Art bonus, come la riorganizzazione del Ministero, come la recente nomina dei direttori.
Chiediamo che gli investimenti, venendo incontro anche alle rivendicazioni dei lavoratori, siano adeguati a quello che realmente è un diritto essenziale. Ci auguriamo, ma lo ha auspicato lei stesso proprio poche ore fa, che anche nella legge di stabilità si possa avere un riconoscimento in questo senso.

(Intendimenti in merito all'apertura di un tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali in ordine al pagamento delle indennità di turnazione e al rinnovo del contratto dei lavoratori del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – n. 3-01717)

PRESIDENTE. L'onorevole Chimienti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 73n. 3-01717, concernente intendimenti in merito all'apertura di un tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali in ordine al pagamento delle indennità di turnazione e al rinnovo del contratto dei lavoratori del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Ministro, noi siamo profondamente indignati per quanto è accaduto il 18 settembre scorso, quando un'assemblea sindacale dei lavoratori del Colosseo e di altri siti archeologici romani ha ritardato di tre ore – tre ore ! – l'apertura al pubblico, causando all'Italia un danno d'immagine incommensurabile di cui il Governo è l'unico responsabile. L'assemblea è stata convocata dai lavoratori che da mesi attendono risposte circa il mancato rinnovo del contratto e il mancato pagamento degli straordinari a cui sono costretti per la forte carenza di personale. Lei Ministro, il Premier Renzi, il sindaco Marino, il sottosegretario Barracciu, avete addossato le colpe ai lavoratori vessati e vi siete permessi di usare la parola «reato» in relazione ad un diritto esercitato in maniera totalmente legittima.
Il MoVimento 5 Stelle chiede, quindi, di sapere quando il Ministero che lei rappresenta smetterà di sfruttare i suoi dipendenti e quando il Governo inizierà ad investire risorse sul prezioso patrimonio culturale italiano per evitare che i lavoratori siano costretti agli straordinari non retribuiti e i turisti alle delusione dei cancelli chiusi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Rispondo volentieri, ma fatico a trovare la domanda, nel senso che mi pare che sia stato un attacco politicamente molto diretto, come si fa all'opposizione, ma non c’è la domanda (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Comunque cerco di ricostruirla. Intanto quel richiamo alla parola «reato»: è stato utilizzato in un tweet, smentito alcuni secondi dopo, corretto alcuni secondo dopo dal sottosegretario dei beni culturali. Non c’è nessun reato, ovviamente, di nessun tipo. L'ho detto più volte, l'assemblea è stata convocata regolarmente, secondo le norme vigenti, tant’è vero che abbiamo ragionato dell'esigenza di cambiare le regole proprio perché quel danno di immagine, che riconoscete anche voi, deve essere corretto, facendo in modo che i diritti dei lavoratori non vadano in contrasto con i diritti dei cittadini e dei turisti di visitare un monumento, un luogo della cultura, e la modifica normativa va unicamente in quella direzione.
Detto questo, le ragioni della protesta erano parte delle ragioni, perché il documento del sindacato fa riferimento agli straordinari, ma fa riferimento ad altri problemi, come per esempio l'ostilità, per me immotivata, all'individuazione finalmente di un'area archeologica centrale unica, in cui si superino le differenze di proprietà tra comune di Roma e Stato, tra soprintendenza capitolina e soprintendenza dello Stato, un problema che da più di un secolo ostacola la fruibilità piena di quell'area. Abbiamo fatto un accordo di valorizzazione con il comune di Roma, che prevede un'autorità unica di gestione. Non capisco perché anche questo debba essere ragione di contrasto, quando questa è una cosa molto attesa da tempo.
Quindi, tra le motivazioni, c'era anche il fatto degli straordinari, che è un fatto reale. Però, come io ho detto alcuni giorni fa, ai sindacati era già stato comunicato prima dell'assemblea, con una lettera in data 11 settembre, una in data 14 settembre e una in data 17 settembre, cioè il giorno prima dell'assemblea, alle organizzazioni sindacali era stato comunicato formalmente che erano sbloccati completamente sia i compensi per gli straordinari che i compensi delle turnazioni, secondo tempi purtroppo lunghi, ma che non era stato possibile accelerare, perché il decreto Pag. 74del Presidente del Consiglio dei ministri di sblocco degli straordinari è stato di luglio e, quindi, i tempi successivi hanno consentito, a metà settembre, di sbloccare il compenso degli straordinari.
Stiamo anzi lavorando con il Ministero dell'economia e delle finanze per evitare che anche nel futuro si produca questo ritardo nel pagamento degli straordinari, da quando sono stati effettuati a quando vengono retribuiti. Quindi non soltanto gli arretrati, ma anche regole per il futuro. Detto questo, queste buone ragioni non sono ragioni sufficienti per creare un danno a quei cittadini e a quei turisti e creare un danno di questo tipo di immagine al Paese. E quindi abbiamo chiesto regole nuove. Il Parlamento dovrà esaminare il decreto-legge e vedremo se confermerà questa volontà del Governo o meno.

PRESIDENTE. L'onorevole Chimienti ha facoltà di replicare.

SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Ministro la domanda c'era ed era molto chiara: quando finirete di sfruttare i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Renzi bolla come irresponsabili i dipendenti che hanno tenuto chiuso per tre ore il Colosseo e vara il decreto che li precetta. Da sindaco, però, chiuse per tre ore Ponte Vecchio per la festa privata di Montezemolo, senza preavviso né autorizzazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Insomma, è cambiato il verso.
Eccolo il vero populismo ! Assimilate concetti che non c'entrano nulla l'uno con l'altro per ingannare l'opinione pubblica. I lavoratori convocano un'assemblea sindacale e voi la utilizzate come pretesto per emanare un decreto sullo sciopero. L'assemblea è disciplinata dai contratti collettivi, Ministro, non dalla legge.
Il problema poi per questo Governo non è mai la causa di un'azione, ma il suo effetto. Perché i lavoratori dei poli culturali romani hanno indetto un'assemblea autorizzata dalla soprintendenza ? Forse perché desideravano danneggiare l'Italia agli occhi del mondo ? O forse perché negli ultimi nove mesi non hanno ricevuto nessuna risposta da lei, che ha atteso proprio venerdì mattina per sbloccare i pagamenti ? E perché, invece che calpestare i lavoratori che davvero prestano un servizio essenziale, non ringraziate i 27 dipendenti del Colosseo, che con i loro straordinari non retribuiti consentono a 6 mila turisti al giorno, per undici ore al giorno e 360 giorni all'anno, di visitare il monumento più importante d'Italia ?
La retorica dei lavoratori che cospirano contro lo Stato è degna del peggiore regime ed è pericolosissima se diventa il pretesto per giustificare interventi normativi scellerati o punitivi, come la richiesta di consegnare alla soprintendenza i nomi di chi ha partecipato all'assemblea. Non permettetevi di usare un'assemblea legittima e autorizzata come pretesto per ridurre il potere di contrattazione dei lavoratori, raccontandoci che l'ingresso dei turisti in vacanza in un sito archeologico va immediatamente equiparato all'assistenza sanitaria ! Questo, Ministro, non lo possiamo accettare.
E ricordi alla sua collega Barracciu che l'unico momento storico in cui è esistito il reato di sciopero è stato il periodo fascista. Si esprima con la proprietà di linguaggio che il suo ruolo le impone, invece che twittare parole di cui non conosce il reale significato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Chiarimenti in merito ad asserite violazioni di legge derivanti dall'assemblea sindacale dei lavoratori dell'anfiteatro Flavio, del Foro romano e palatino, delle Terme di Diocleziano e del sito di Ostia Antica svoltasi il 18 settembre 2015 – n. 3-01718)

PRESIDENTE. L'onorevole Pannarale ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-01718, concernente chiarimenti in merito ad asserite violazioni di legge derivanti dall'assemblea sindacale dei lavoratori dell'anfiteatro Flavio, del Foro romano e palatino, delle Pag. 75Terme di Diocleziano e del sito di Ostia Antica svoltasi il 18 settembre 2015 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

ANNALISA PANNARALE. Grazie Presidente. Anche quest'interrogazione, Ministro Franceschini, ha come oggetto l'assemblea dei lavoratori che cinque giorni fa ha posticipato – solo posticipato – l'apertura del Colosseo al pubblico.
È un'interrogazione che vuole arginare la scomposta ondata mediatica che ha travolto quest'evento così ordinario e ripristinare fatti e ragioni reali, passate purtroppo in secondo piano. Questi lavoratori, a Roma come in altre città, si sono riuniti in assemblea sindacale per rivendicare i diritti fondamentali. L'assemblea è stata regolarmente convocata, comunicata al Ministero e autorizzata. Nonostante ciò, il Governo ha innescato una piena di accuse denigratorie nei confronti dei lavoratori sino alla pubblicazione di un decreto.
Le chiediamo, Ministro, quali violazioni siano imputate ai lavoratori che hanno agito a norma di legge e che, dopo aver garantito per mesi, senza compenso, le aperture straordinarie, sono anche diventati oggetto di dileggio a mezzo stampa da parte di chi, il Ministero, dovrebbe avere a cuore il benessere dei lavoratori che custodiscono un patrimonio così prezioso, garantendone la fruizione pubblica.

PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Mi chiedo quale dileggio, dove sia stato, che traccia vi sia stata e perché volere, nella legittima polemica politica parlamentare, attribuire agli altri parole o atteggiamenti non detti. Nessun dileggio di nessun tipo. Ho spiegato il giorno stesso, non soltanto oggi, che quella assemblea era stata regolarmente convocata, non autorizzata, perché c’è una presa d'atto, non essendo un servizio essenziale fino al decreto-legge.
Ma quella assemblea è stata scelta sapendo, evidentemente, che avrebbe avuto un certo impatto. Infatti, se chiudi il Colosseo il venerdì mattina, alla vigilia delle due Giornate del Patrimonio, con prenotazioni di tour operator di tutto il mondo, biglietti acquistati da anni, si sa esattamente l'effetto che produce quell'assemblea, ossia l'effetto che produce materialmente sui turisti e che produce nel circuito mediatico mondiale. Quindi, è stata una scelta legittima, ma è stata una scelta.
Io non ho mai parlato di irregolarità. Non ho mai dileggiato i lavoratori del mio Ministero. Non attribuitemi delle cose inesistenti. Io sono il loro rappresentante, non sono la loro controparte. Sono quello che, doverosamente, a nome del mio Ministero, nei tavoli della legge di stabilità e nei tavoli parlamentari chiede per il proprio Ministero e per i lavoratori più risorse (più risorse per gli straordinari – come ho fatto più volte, in parte ottenendo dei risultati – e più risorse per gli investimenti) e soprattutto la possibilità di assumere per avere un ricambio generazionale in un Ministero che ha un'età media che ormai è di 58 anni.
Detto questo, di fronte a un episodio di quel tipo, che non è il primo – perché è capitato tante volte, l'ultima il 23 luglio a Pompei, con lo stesso impatto internazionale –, avevamo detto che prima o poi avremmo dovuto riconoscerlo come servizio pubblico essenziale. Lo ripeto, non si sopprime nessun diritto dei lavoratori, anzi si richiede soltanto che, diventato un servizio pubblico essenziale, nei servizi pubblici essenziali l'esercizio del diritto all'assemblea – perché anche l'assemblea è regolata dal Garante degli scioperi, non soltanto lo sciopero –, l'assemblea o lo sciopero vanno discussi nelle modalità non con noi, non con il Governo, ma con l'Autorità garante degli scioperi per capire come si può esercitare quel diritto senza recare un danno agli utenti di quel servizio.

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PRESIDENTE. L'onorevole Pannarale ha facoltà di replicare per due minuti.

ANNALISA PANNARALE. Vede, Ministro Franceschini, è dileggio attribuire a dei lavoratori che sono legittimamente in assemblea la responsabilità di aver recato un danno enorme al Paese. Queste sono parole sue.
Io penso che non sia l'apertura ritardata di due o tre misere ore che crea disagio al Paese e ai turisti. È ben altro: è costringere questi lavoratori a dover rivendicare dei diritti fondamentali, a dover rivendicare retribuzioni, perché per mesi non vengono pagati da un Ministero, lo stesso Ministero che, anche grazie al lavoro di queste persone, celebra le sue iniziative a favore dei turisti. Il lavoro si paga, Ministro Franceschini, e i lavoratori si pagano anche adeguatamente quando si dichiara di avere a cuore il bene e l'immagine del Paese !
Non solo. Il Ministero non ha fatto nulla per informare i turisti e fare in modo che non ci fossero file lunghissime, nonostante spetti al Ministero e non ai lavoratori dare l'informazione all'utenza, a meno che non si stia puntando a montare un caso per introdurre delle norme restrittive. Peraltro, in altre capitali europee ci si riunisce tranquillamente nei luoghi della cultura, però non vengono avviate campagne – ribadisco – denigratorie nei confronti dei lavoratori.
Il punto è che in questo Paese quando bisogna individuare le responsabilità lo si fa sempre sulla pelle dei lavoratori e della democrazia. Abbiamo inserito l'apertura dei luoghi della cultura tra i servizi essenziali. Francamente, non è la stessa cosa entrare nel Colosseo o entrare in un ospedale per doversi curare. Ma allora, se si tratta di servizi essenziali dovrebbe essere innanzitutto essenziale investire risorse corpose; potenziare gli organici, invece di tagliarli; pagare i lavoratori con puntualità; garantire dei servizi di qualità. I custodi del Colosseo – solo i custodi del Colosseo sono 27 – sono chiamati ad accogliere migliaia di turisti. Perché, signor Ministro, non si assume nuovo personale ?
Non abbiamo sentito traccia di tutto questo. Nulla sulle sue responsabilità e sull'urgenza – questa sì, è un'urgenza, non quel decreto – di politiche culturali sistemiche. Ancora una volta si attaccano solo i diritti dei lavoratori. Se state pensando di attaccare anche il diritto di sciopero in questo Paese, troverete un'opposizione ferma non soltanto qui dentro, ma soprattutto fuori.

(Problematiche relative al contratto di concessione della bigliettazione e dei servizi di visita presso il Colosseo – n. 3-01719)

PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01719, concernente problematiche relative al contratto di concessione della bigliettazione e dei servizi di visita presso il Colosseo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente, Ministro Franceschini, noi vorremmo guardare la questione di cui si è trattato fino ad ora e che è balzata alla cronaca dei giornali e del circuito mediatico pochi giorni fa attraverso, appunto, la nota vicenda dell'assemblea sindacale, da un altro punto di vista, che è quello della concessione che è stata data – se vado errato, mi corregga, ovviamente – nel 1997 a fronte dell'unica gara con 14, 15 anni di proroghe. Siamo esattamente, quindi, nella fattispecie della cooperativa Buzzi, tanto per fare dei paragoni imminenti e recenti. Io penso che qualcuno ci dovrebbe spiegare la ragione per la quale non si sia mai proceduto per dare in concessione a un privato una parte importante. Pensiamo che il Colosseo, con il Palatino, eccetera, fanno, come lei mi insegna, oltre 50 milioni di euro di incassi. Ripeto: oltre 50 milioni di euro di incassi. E di questi 50 milioni di euro di incassi, quasi il 70 per cento viene incamerato da questa associazione Pag. 77temporanea di impresa che vive da 14 anni su proroghe e, quindi, su assenza di gara e su assenza di trasparenza, nonostante quanto è stato eccepito dalla Corte dei conti che ci ha anche detto che in buona sostanza il contratto è invalido perché viola tutte le norme sulla concorrenza stabilite dall'Unione europea.

PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Presidente, ringrazio l'onorevole Rampelli perché mi dà modo, rispondendo alla sua interrogazione, di dire quanto stiamo facendo. È vero quello che ha ricordato, non i numeri che ha detto, ma quello che ha ricordato rispetto al fatto che al Colosseo, come in molti altri luoghi della cultura, si è in presenza di servizi dati ai concessionari che sono in un regime di proroga da molto tempo. È esattamente la situazione che abbiamo trovato all'inizio di questa esperienza di Governo. Abbiamo valutato che fosse necessario mettere trasparenza e maggiore efficienza nelle gare e per questo abbiamo siglato un accordo con la Consip, che è la società pubblica che gestisce le gare per i servizi per la pubblica amministrazione, che, per una parte, è stato semplice, nel senso che sono già state bandite le gare per i servizi di pulizia, i servizi di guardiania e i servizi di base, invece, per una parte, ha dovuto richiedere addirittura una modifica normativa, che il Parlamento ha approvato, per poterci consentire di fare le gare per i servizi aggiuntivi, come i bookshop, i servizi didattici, le mostre, cioè quelle cose che sono legate profondamente all'attività scientifica del museo e che non possono essere fatte semplicemente con i criteri di un servizio di pulizia, ma devono essere fatte sulla base di un progetto scientifico fatto dal museo. E questo è il senso profondo della riforma del Ministero che abbiamo fatto, della Direzione generale musei e dei poli regionali museali, dei venti musei autonomi a cui sono stati chiamati come direttori, con una procedura straordinaria, venti persone, di cui diciannove vengono dal di fuori dalla pubblica amministrazione. Infatti, vogliamo investire sulla valorizzazione e riportare ai musei la progettazione scientifica. Pertanto, le gare Consip verranno fatte. Abbiamo dovuto aspettare e stiamo aspettando l'insediamento dei venti direttori per i musei autonomi e i direttori dei poli museali stanno già lavorando. La gara Consip, infatti, verrà fatta su un progetto scientifico predisposto dal museo e, quindi, sarà semplicemente una gara per affidarci ai concessionari esterni.
Aggiungo che l'anomalia vera, dalla legge Ronchey in poi, è che non è stata creata nessuna struttura pubblica in grado di gestire i servizi aggiuntivi. Se domani mattina il mio Ministero decidesse di gestire direttamente il bookshop di un museo o dell'altro, non avrebbe la struttura in grado di farlo ed è esattamente quello che stiamo cercando di fare attraverso una delle società in house del Ministero, per poter avere la scelta tra fare la gara o gestirlo direttamente e, quindi, anche comunque con un effetto di calmierare il mercato.
I numeri che lei ha detto per fortuna non sono esatti perché ad oggi la royalty che la sovrintendenza riconosce al concessionario è il 14 per cento dei proventi di bigliettazione e, quindi, l'86 per cento resta alla sovrintendenza. È più alta rispetto ai servizi del bookshop. È chiaro che io penso che un sistema di gare trasparenti, oltre a portare regolarità, porterà maggiori entrate da parte dello Stato sino al momento in cui noi saremo, come, per esempio, in Francia, in condizione di scegliere, per i servizi aggiuntivi, cioè la parte che tendenzialmente produce proventi per un museo, tra la gestione diretta o l'affidamento attraverso una gara trasparente ai concessionari, ma almeno lì avremo la possibilità di scegliere, finalmente.

PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di replicare per due minuti.

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FABIO RAMPELLI. Presidente, Ministro Franceschini, mi pare di constatare che effettivamente qualcosa che non funziona esiste e il fatto che lei si richiami, utilizzando il futuro, alla possibilità di andare in gara testimonia che probabilmente ci sarà un'altra proroga.
Noi auguriamo a lei e al suo Governo di non essere artefici di un'ulteriore proroga perché sarebbe per davvero vergognoso e vorremmo anche capire qual è il meccanismo che sovrintende alle vostre scelte perché noi qui stiamo parlando non esattamente di un bene culturale così, sperduto, una landa desolata, ma stiamo parlando del quadrante culturale che dà maggiori soddisfazioni dal punto di vista della bigliettazione al nostro Paese, anzi a tutto il mondo perché sicuramente è tra i luoghi classificati nel miglior modo possibile da questo punto di vista. Questo che cosa significa ? Significa che se Topo Gigio potesse gestire la bigliettazione farebbe esattamente gli oltre 50 milioni di incasso che fa questa royalty, come lei gentilmente la definisce. Se la gestisse lei, sarebbe la stessa cosa. Quindi, come mai lo Stato italiano, invece di incamerare il 100 per cento, l'80 per cento, il 90 per cento dagli ingressi nel Colosseo, nel Palatino, nel Foro romano introita solo una quota parte e oltretutto non si fa neanche artefice di chiedere ai soggetti privati che ha coinvolto una partecipazione, ad esempio, sul restauro cioè a dire che il signor Della Valle deve sponsorizzare il restauro del Colosseo, metterci altri quattrini per una partita di giro, come se il signor Della Valle desse dei soldi alla royalty cioè a due associazioni private di cui immancabilmente – figurarsi un po’ – una è una cooperativa rossa. Quindi c’è qualcosa di gravemente malato in questo meccanismo perché posso pensare di immaginare, non avendo come amministrazione pubblica delle risorse e quindi non potendo fare investimenti per tentare di valorizzare un luogo culturalmente importante ma comunque non centrale, non un baricentro, non eccezionale, di coinvolgere privati, di dargli una concessione novantennale, quindi di indurli ad un investimento e di dar loro la possibilità di ammortizzare la spesa, ma non posso immaginare di letteralmente regalare, di fare una marchetta e quindi regalare quattrini, che potrebbero incamerare il popolo italiano e lo Stato italiano, ad una cooperativa rossa accompagnata da un'altra azienda.

PRESIDENTE. Grazie.

FABIO RAMPELLI. Quindi le auguro, Ministro, di non fare proroghe perché noi saremo implacabili e ovviamente ricorreremo a tutti i mezzi disponibili da questo punto di vista.

(Iniziative volte a superare le criticità emerse a seguito dell'adozione del decreto ministeriale del 1 luglio 2014 in materia di contributi allo spettacolo dal vivo – n. 3-01720)

PRESIDENTE. L'onorevole Buttiglione ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Buttiglione ed Adornato n. 3-01720 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) concernente iniziative volte a superare le criticità emerse a seguito dell'adozione del decreto ministeriale del 1 luglio 2014 in materia di contributi allo spettacolo dal vivo.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, questo decreto ministeriale (Nuovi criteri per l'erogazione e modalità per la liquidazione e l'anticipazione di contributi allo spettacolo dal vivo, a valere sul fondo unico per lo spettacolo, il famoso FUS) è stato molto criticato fin dall'inizio. Adesso arrivano non le critiche ma le proteste di quelli che si considerano esclusi ingiustamente tra i quali anche alcuni dei nomi prestigiosi della cultura italiana: penso al Teatro Riccitelli di Teramo che tanto peso ha nella cultura regionale abruzzese. Qual è il problema ? Si indicano come sempre diversi criteri per arrivare ad un giudizio, ma un criterio alla fine assorbe tutti gli altri e permette di escludere chi si decida comunque di escludere: è il criterio della Pag. 79qualità artistica. È giusto ? Se avessimo la possibilità di definire oggettivamente cos’è qualità artistica sì, ma se c’è una cosa che è drammaticamente sottoposta al giudizio soggettivo e anche al pregiudizio politico e può essere distorta anche in funzione dell'interesse personale, questa è proprio la qualità artistica. Siamo sicuri che sia stata una scelta opportuna e che non meriti di essere meglio bilanciata ?

PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Ringrazio anche l'onorevole Buttiglione perché mi dà modo di spiegare quello che è successo e in qualche modo, rispondendo velocemente alla sua interrogazione, di rispondere anche alle molte sollecitazioni che ho ricevuto da parlamentari e da sindaci che hanno avuto in qualche modo nel loro territorio di riferimento istituzioni in particolare legate alla musica che hanno subito una diminuzione del contributo del FUS. Partendo da una considerazione: dopo tanti anni di tagli l'anno scorso il FUS ha avuto una cifra superiore rispetto a quella dell'anno precedente; quindi partiamo da un dato complessivamente positivo e da un secondo dato positivo: il fatto che dopo anni di richieste di modifica delle regole del FUS l'anno scorso, nel luglio 2014, è stato approvato un decreto ministeriale che ha passato tutti gli iter previsti, quindi Conferenza unificata, confronto con i comuni, con le regioni e con le categorie interessate, trovando un consenso generale.
Infatti, finalmente, superava il riferimento al dato storico, perché le accuse nei confronti del FUS erano più o meno, da parte di tutti, che chi ha avuto una cifra, continua ad averla all'infinito, chi non l'ha avuta non riesce a entrare nel FUS, non riesce ad entrare in modo sufficiente, perché la spesa storica prevale sempre. Quindi, servono nuove regole di ripartenza che consentano anche di dare più spazio alla qualità, addirittura si era parlato del 50 per cento di qualità, poi la quota oggi è del 25 per cento.
Seconda considerazione, si è sempre detto: la politica fuori ! Abbiamo fatto una commissione scelta con curriculum presentati su Internet dagli esperti, costoro si sono autocandidati; è stata fatta una selezione dei curriculum e una commissione è stata nominata fatta esclusivamente di esperti, secondo quella procedura. Il direttore generale dello spettacolo non vota più, non è più componente con diritto di voto di quella commissione; ci siamo affidati, come si è detto: fuori la politica e la parola ad una commissione tecnica e indipendente. Naturalmente la commissione, dovendo fare una programmazione triennale, perché questo è l'altro dato positivo del nuovo FUS – dai certezza che il contributo non è per un anno, ma, finalmente, per tre anni, quindi puoi programmare –, facendo una valutazione e dovendo farne una parte sulla qualità, ha fatto in modo che una parte prendesse di più e una parte prendesse di meno. Naturalmente, vi sono state le proteste di chi ha visto calare il contributo, pur avendo noi messo addirittura a cautela la regola che non si potesse prendere meno del 70 per cento dell'anno precedente, perché non si vedesse sparire il contributo; questo ha portato inevitabilmente al fatto che alcuni siano stati premiati secondo un giudizio in cui io non posso e non voglio entrare. Per questo rispondo anche a quelli che mi hanno sollecitato, compresi sindaci, ad intervenire e a cambiare le decisioni: io non posso cambiare le decisioni della commissione, ma non lo farei nemmeno, a maggior ragione dopo anni in cui si dice: la politica deve starne fuori.
Le scelte della commissione hanno portato in quella direzione, bisogna prenderne atto; penso che sia un dovere mio – anche nel confronto con il Parlamento, so che le Commissioni cultura sono interessate ad audizioni e confronti – capire, per esempio, sulla quantità del punteggio attribuito alla qualità, che cosa si può correggere per il futuro. Ma delle decisioni bisogna prendere atto.

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PRESIDENTE. L'onorevole Buttiglione ha facoltà di replicare, per due minuti.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie Presidente, Ministro, mi permetto di darle qualche suggerimento su quello che si può fare per il futuro. Non è che la scelta sia: o decide la politica o decidono gli «esperti»; ci sono dei criteri oggettivi: la capacità di parlare al pubblico, la quantità di biglietti venduti nel corso della stagione precedente, il livello di occupazione dei posti disponibili, il legame creato con la realtà di un pubblico; non vogliamo usare la parola «mercato», so che ad alcuni di coloro che siedono in questa commissione la parola «mercato» dà fastidio, diciamo il pubblico. L'arte deve sottoporsi al giudizio del pubblico, e questo è l'unico giudizio oggettivo, l'unico parametro oggettivo che possiamo avere, mentre il parametro artistico è ovviamente soggettivo, per natura sua. Tutta l'estetica moderna è fondata sul primato della soggettività. Uno decide che le sue escrezioni corporali sono un'opera d'arte e le presenta alla Biennale di Venezia con il titolo: «Merda d'artista». Ne capisco le ragioni, potrei spiegarle e non è che non le condivido, però capisco che sono assolutamente soggettive. È per questo che mettere tutto nelle mani del giudizio dei cosiddetti esperti è pericoloso, anche perché – se lo lasci dire da uno che è interno alla corporazione accademica – la corporazione accademica è fatta di uomini che hanno anche loro i loro legami, le loro preferenze ideologiche e non solo ideologiche; dare loro un potere così grande è eccessivo. Valutiamo anche quel criterio, ma temperiamolo con altri criteri e a me risulta, per concludere, però, che qualcuno il finanziamento lo ha perso in toto, trovandosi a non essere neanche rimborsato per le spese sostenute nella stagione precedente, è il caso appunto del Riccitelli che citavo all'inizio.
Vorrei pregare di riguardare questi casi, perché almeno occorre garantire una transizione pacifica dal vecchio sistema a quello nuovo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 16,10 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Artini, Bindi, Bonafede, Michele Bordo, Bratti, Cicchitto, Costa, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Gitti, Losacco, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Molea, Pes, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Rossomando, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sorial, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760, Carfagna ed altri n. 1-00827, Rondini ed altri n. 1-00692, Binetti ed altri n. 1-00483, Grande ed altri n. 1-00849, Bechis ed altri n. 1-00856, Preziosi ed altri n. 1-00857, Palazzotto ed altri n. 1-00859 e Rampelli ed altri n. 1-00862 concernenti iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi (ore 16,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Pag. 81Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760 (Nuova formulazione), Carfagna ed altri n. 1-00827, Rondini ed altri n. 1-00692, Binetti ed altri n. 1-00483 (Ulteriore nuova formulazione), Grande ed altri n. 1-00849, Bechis ed altri n. 1-00856, Preziosi ed altri n. 1-00857 (Nuova formulazione), Palazzotto ed altri n. 1-00859 e Rampelli ed altri n. 1-00862 concernenti iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 11 maggio 2015, sono state presentate la mozione Rampelli ed altri n. 1-00862, una nuova formulazione delle mozioni Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760 e Preziosi ed altri n. 1-00857 ed un'ulteriore nuova formulazione della mozione Binetti ed altri n. 1-00483, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto altresì che in data odierna è stata presentata una nuova formulazione delle mozioni Carfagna ed altri n. 1-00827 e Palazzotto ed altri n. 1-00859 (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Benedetto della Vedova, che esprimerà il parere sulle mozioni presentate.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor Presidente, sulla mozione Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760 (Nuova formulazione) il parere è favorevole come anche sulla mozione Carfagna ed altri n. 1-00827 (Nuova formulazione), nella riformulazione, naturalmente.
Sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00692 si propongono le seguenti riformulazioni del dispositivo. Riformulare, in particolare, il primo capoverso, nel senso di impegnare il Governo: «a promuovere l'istituzione di una giornata europea per ricordare coloro che sono stati uccisi a causa della propria fede religiosa»; il secondo capoverso, nel senso di impegnare il Governo «ad adoperarsi affinché il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, a partire dalla libertà religiosa, siano al centro delle politiche di aiuto allo sviluppo fermo restando il rispetto dei principi guida dell'aiuto umanitario, imparzialità, neutralità, indipendenza ed umanità»; il terzo capoverso, nel senso di impegnare il Governo «ad organizzare e partecipare ad incontri tra (...)» e poi resta uguale. Il quarto capoverso resta uguale. Si propone altresì di riformulare il quinto capoverso, nel senso di impegnare il Governo «ad assumere iniziative affinché parte degli aiuti destinati ad altri paesi siano devoluti a progetti per la promozione delle minoranze religiose con particolare attenzione all'educazione, fermo restando l'impegno dell'Italia a rispettare i principi guida dell'aiuto umanitario e imparzialità, neutralità e indipendenza e umanità» e si ferma qui, senza la parentesi; il sesto capoverso, nel senso di impegnare il Governo «ad esercitare nelle forme ritenute opportune un'azione di sensibilizzazione diplomatica verso quei paesi che non garantiscono e non tutelano il diritto alla libertà religiosa, in particolare delle minoranze perseguitate, a partire da quelle cristiane» e finisce qui; il settimo capoverso, nel senso di impegnare il Governo «ad adoperarsi affinché nella negoziazione di accordi internazionali le parti coinvolte, ove pertinente, si impegnano a garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, a partire da quella religiosa». Infine, nella riformulazione, proponiamo di espungere l'ottavo capoverso.

PRESIDENTE. Qual è il parere sulle premesse ?

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BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00692 la via che abbiamo scelto è quella di occuparci del dispositivo (poi spiegherò perché in un'altra mozione) e il parere è favorevole.
Sulla mozione Binetti ed altri n. 1-00483 (Ulteriore nuova formulazione) il parere è favorevole. Sulla mozione Grande ed altri n. 1-00849 si propongono le seguenti riformulazioni agli impegni. Leggo come verrebbe con le riformulazioni proposte dal Governo: «impegna il Governo ad adoperarsi affinché i diritti umani e le libertà fondamentali, a partire dalla libertà di religione, siano al centro delle politiche di aiuto allo sviluppo, fermo restando il rispetto dei principi guida dell'aiuto umanitario (imparzialità, neutralità, indipendenza e umanità) e affinché, nella negoziazione di accordi internazionali, le parti coinvolte, ove pertinenti, si impegnino a garantire il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, a partire dalla libertà di religione». Il punto 2: «ad organizzare e partecipare a incontri tra rappresentanti del Governo ed esponenti delle minoranze religiose» e per il resto resta uguale. Il punto 3 resta uguale. Il punto 4: «ad assumere iniziative affinché parte degli aiuti destinati ad altri Paesi siano devoluti a progetti per la promozione e la tutela delle minoranze religiose, con particolare attenzione all'educazione e ai diversi livelli di istruzione – aggiungendo – fermo restando l'impegno dell'Italia a rispettare i principi guida dell'aiuto umanitario (imparzialità, neutralità, indipendenza e umanità)». Il punto 5 diverrebbe: «a prevedere la possibilità di sviluppare ulteriori programmi di integrazione che riguardino anche l'ambito religioso in funzione di un'educazione alla tolleranza».
Sulla mozione Bechis ed altri n. 1-00856 tengo a ribadire che, in questo caso in particolare, la lunga e molto dettagliata premessa di questa mozione riporta valutazioni in merito ad episodi gravi di discriminazione religiosa che il Governo attribuisce al personale e rispettabile punto di vista degli onorevoli firmatari. Preciso quindi che il Governo non ritiene di doversi esprimere sulle premesse ma solo sulla parte dispositiva e nel caso della mozione Bechis ed altri il parere sarebbe favorevole se venisse accettata la seguente riformulazione. Punto 1: «impegna il Governo a sostenere nel quadro delle iniziative promosse dall'Unione europea a livello internazionale volte a riconoscere la persecuzione nei confronti dei professanti qualsiasi religione, come priorità – viene tolto «assoluta» – affinché sia condannata e contrastata con ogni mezzo». Punto 2: «a porre in essere, in coordinamento con i partner dell'Unione europea e internazionali, ogni iniziativa volta a rafforzare la capacità dei Paesi alleati e dei Paesi che sostiene con gli strumenti della cooperazione internazionale e di fornire adeguata protezione a tutti i fedeli di qualsiasi confessione religiosa e garantiscano il loro diritto ad esercitare e a professare la loro fede in sicurezza e libertà». Punto 3: «ad adottare ogni iniziativa utile a garantire la tutela degli appartenenti a tutte le minoranze religiose, anche attraverso azioni di assistenza umanitaria o con il coinvolgimento delle rappresentanze diplomatiche italiane e consolari anche nell'ambito di iniziative europee ed internazionali, fermo restando l'impegno dell'Italia a rispettare i principi guida della dell'aiuto umanitario (imparzialità, neutralità, indipendenza ed umanità)». Il punto 4 diverrebbe così: «a favorire, in coordinamento con i partner dell'Unione europea, un effettivo impegno degli Stati per la tolleranza e la libertà religiosa, in particolare delle minoranze perseguitate, laddove risulti minacciata o compressa». Punto 5: «ad adoperarsi affinché il rispetto dei diritti umani e quindi delle libertà di religione o credo siano al centro delle politiche di aiuto allo sviluppo dell'Unione europea e degli altri organismi internazionali, fermo restando il rispetto dei principi guida dell'aiuto umanitario (imparzialità, neutralità, indipendenza ed umanità)» e qui si ferma il punto 5 nella riformulazione proposta dal Governo. Il punto 6 resta com’è.Pag. 83
Sulla mozione Preziosi ed altri n. 1-00857 (Nuova formulazione) il parere è favorevole.
Sulla mozione Palazzotto ad altri n. 1-00859 parere favorevole nel testo riformulato.
Per quanto riguarda la mozione Rampelli ed altri n. 1-00862 si propone la seguente riformulazione relativa al secondo capoverso dell'impegno, che nella riformulazione proposta dal Governo diventa: «impegna il Governo a rendere il tema della reciprocità religiosa e del rispetto delle minoranze un tema centrale nell'ambito del dialogo politico e delle negoziazioni diplomatiche e culturali bilaterali con i Paesi dove questi diritti che non siano tutelati».

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, i socialisti e le socialiste da sempre sono schierati in difesa dei diritti umani e della libertà di manifestare il proprio credo religioso; libertà che, accompagnata dalla libertà di non manifestare alcun credo, è uno dei fondamenti dello Stato di diritto, che si è sviluppato in corrispondenza dell'affermazione del principio di laicità dello Stato. Al contrario, l'esistenza di una religione di Stato impedisce un pieno riconoscimento della libertà di religione dei singoli.
Si tratta di un principio sancito nei più importanti documenti costituzionali sin dal Settecento: dal primo emendamento della Costituzione nord americana del 1787, fino all'articolo 10 della Carta di diritti fondamentali dell'Unione europea. Nella nostra Costituzione le disposizioni di riferimento per la tutela della libertà di religione sono contenute negli articoli 19 e 20, e in base a questi articoli viene garantito a tutti, cittadini e stranieri, il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa sia in forma associata che in forma individuale; e questi principi li abbiamo già ribaditi nel luglio dello scorso anno, quando questa Camera ha approvato a grandissima maggioranza una mozione unitaria che aveva come oggetto la tutela della libertà religiosa, che ovviamente è ancora di piena attualità.
In questi ultimi anni, con la crescita dei movimenti fondamentalisti islamici e con l'affermarsi dell'Isis, abbiamo assistito e stiamo assistendo a gravissimi episodi persecutori nei confronti delle comunità cristiane in particolare, ma non solo di quelle cristiane; e non si tratta di semplice intolleranza o di impossibilità di manifestare la propria fede o di negare quella altrui, ma di atti di vera e propria barbarie. Ancora una volta, come è accaduto mille volte nei secoli, si invoca il nome di Dio per giustificare stragi, esecuzioni di massa, deportazioni, stupri ed eccidi: la religione viene distorta e piegata ad uso della distruzione e della guerra.
Oggi le vittime sono i cristiani, ieri gli ebrei, l'altro ieri gli islamici o gli indios americani: l’impia religio denunciata da Lucrezio nel sacrificio di Ifigenia è ancora spaventosamente attuale. Noi, socialisti e socialiste, siamo per la protezione ed il sostegno di tutte le persone perseguitate per motivi religiosi, qualsiasi fede o non fede esse professino; ed annunciamo quindi il voto favorevole alla mozione Preziosi ed altri n. 1-00857, che abbiamo sottoscritto convintamente, e a tutte quelle che ribadiscono questi principi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà. Non è presente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà. Anche l'onorevole Gigli non è presente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, intanto premettiamo che non accogliamo Pag. 84la riformulazione proposta dal Governo, e quindi chiediamo che la nostra mozione venga messa ai voti così com’è, come l'abbiamo presentata. Questo perché, sebbene da parte del Governo, in generale vi è stato il tentativo di accogliere tutte le mozioni, più o meno tutte le mozioni, molte di queste vengono ridimensionate negli impegni. Noi riteniamo invece che queste mozioni, che rappresentano una sorta di presa di posizione, avrebbero un significato se fossero accompagnate e sostenute da impegni precisi, come quelli che la riformulazione del Governo nella nostra mozione ha stravolto, o ha chiesto che venissero rimossi dal testo sul quale quest'ultimo dava il parere favorevole.
Riteniamo che impegni precisi sono quelli contenuti, ad esempio, nella nostra mozione, cioè il vincolo magari a stipulare accordi internazionali solo con la garanzia che la controparte assicuri la libertà religiosa e per il Governo di farsi promotore nelle sedi comunitarie e internazionali della sospensione di ogni accordo multilaterale verso i Paesi nei quali è applicata la legge islamica.
Noi riteniamo che, se non avremo il coraggio – e il Governo, riformulando le mozioni e respingendo gli impegni che noi abbiamo presentato ha dimostrato di non averlo – di prendere una posizione chiara, l'accoglimento delle mozioni si risolverà in un mero esercizio accademico, una dichiarazione di intenti che rimarrà agli atti, ma che sul piano pratico non produrrà nessun risultato.
È vero anche che il fenomeno epocale che stiamo subendo – complice la vostra politica, volta a garantire l'invasione di popolamento della penisola italica e dell'Europa, che ha un obiettivo ideologico, ossia l'annientamento della nostra identità – ha tra le cause l'avanzare in Africa e in Medio Oriente dello Stato islamico e i conflitti di matrice religiosa e quindi l'affermazione dell'Islam radicale, che porta con sé la persecuzione dei cristiani.
Ora, l'istituzione della giornata della memoria dei martiri cristiani ha un senso se si lavora per prevenire l'ecatombe di cui stancamente ci dà notizia la stampa e, se viene enfatizzato il dramma, che – ripeto – è agevolato dalla complice politica delle porte aperte, politica di resa incondizionata di fronte a un fenomeno che volete imporre all'opinione pubblica come ineluttabile e gestibile solo accogliendo indiscriminatamente tutti. Ebbene, ripeto, se da un lato enfatizzate le immagini dell'esodo dei clandestini, dall'altra, si dice che queste persone scappino genericamente dalla guerra e non, invece, come si dovrebbe, sottolineando con forza che è l'avanzata dell'Islam radicale a provocare questo esodo; è la fonte e la causa dei conflitti più sanguinosi.
Allora, l'unica strada che andrebbe percorsa è quella di una presa di posizione determinata ad agevolare magari un intervento per pacificare e bonificare quelle aree e la realizzazione dei campi profughi nei Paesi dai quali partono i viaggi della speranza.
Questo è il contesto chiaro all'interno del quale dovrebbero trovare spazio le mozioni oggi all'esame dell'Aula; altrimenti, a causa della vostra politica, che sta agevolando questa invasione accompagnata dalla ricerca miope di un dialogo con l'Islam, presto dovremo registrare una affermazione in Europa – e non più solo in Medio Oriente e in Africa – di episodi di vera e propria discriminazione religiosa ad opera degli appartenenti alla comunità musulmana, che cominceranno a controllare magari quartieri e città, parti importanti del territorio europeo, cosa che peraltro già avviene. E così fenomeni apparentemente irrilevanti e isolati hanno cominciato a saldarsi, fenomeni e isolati episodi, sottovalutati, al più segnalati come effetti collaterali del multiculturalismo, nel corso degli ultimi vent'anni, sono diventati una tragica realtà a casa nostra come le richieste magari di rimuovere i crocefissi dagli edifici pubblici, oppure quella di cambiare i menù che vengono somministrati nelle scuole per non offendere la sensibilità di chi appartiene alla fede islamica – e questi aspetti sono quelli meno pericolosi – mai però avremmo immaginato che potesse succedere di dover registrare che in Gran Bretagna operano dozzine Pag. 85di tribunali islamici che legiferano ed emettono verdetti sulla base della sciarìa, con corti che hanno già emesso decine di migliaia di sentenze.
Ebbene, purtroppo è un'inquietante realtà che esiste dal 1982. Mai avremmo pensato di doverci confrontare con l'aberrante pratica dell'infibulazione e l'Italia sembra essere il Paese in Europa con il più alto numero di donne che hanno subito questa mutilazione.
Mai avremmo pensato di dover leggere dell'azione di ronde islamiche in giro per le nostre città che fanno osservare il ramadan e aggrediscono coloro i quali, anche solo apparentemente, dovrebbero far parte della loro comunità per l'aspetto fisico, perché i tratti somatici ne denunciano le origini. È capitato anche questo a Torino, dove un egiziano cristiano copto, cittadino italiano, è stato aggredito perché non osservava il ramadan.
Questi sono solo alcuni esempi degli effetti provocati dall'utopia multiculturale e dal disarmante relativismo che purtroppo impera e informa il vostro agire politico. Ora, alla luce dell'avanzata anche in Europa di posizioni radicali dell'Islam, non possiamo abbassare la guardia e abbiamo il dovere di prevenire il lento affermarsi di una realtà con la quale non si può e non si deve scendere a compromessi. Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che è in atto uno scontro di civiltà che miete vittime non solo in Medio Oriente e in Africa ma anche in Occidente. Cosa altro sono, infatti, i morti causati in Europa da fanatici islamici che abbiamo magari coccolato e cresciuto, talvolta all'apparenza ben integrati, magari immigrati di seconda o terza generazione ?
Questi morti sono martiri, persone uccise e morte a causa di atti terroristici portati avanti e compiuti da chi si richiama all'affermazione di un Islam radicale che vede anche negli innocenti comunque dei nemici da combattere e da uccidere, perché hanno il torto, magari, di fare riferimento a una fede che non è la loro.
Solo all'interno di un contesto di presa di coscienza di una situazione drammaticamente reale ha un senso e un significato l'approvazione di queste mozioni, per non ridurre questa doverosa presa di posizione semplicemente a un esercizio sterile.
Concludo dicendo che oltre a non accettare la riformulazione proposta dal Governo sulla nostra mozione, perché – torno a dire – ne ridimensiona notevolmente gli effetti, dato che ne ridimensiona enormemente gli impegni, noi esprimeremo comunque voto favorevole su tutte le altre mozioni presentate, ad eccezione della mozione Palazzotto ed altri n. 1-00859.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.

GAETANO NASTRI. Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale accetta la riformulazione del Governo sulla propria mozione.
Ricordo che l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani riconosce ad ogni individuo «il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti».
La violenza a sfondo religioso è legata al declino della tolleranza religiosa, del pluralismo religioso e del diritto all'autodeterminazione religiosa e, soprattutto, nel mondo in via di sviluppo continua ad affermarsi la tendenza ad allontanarsi dal pluralismo religioso, mentre in varie parti del Medio e dell'Estremo Oriente inizia a comparire il fenomeno degli Stati monoconfessionali.
In base ai dati raccolti dalla Fondazione pontificia, nel rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, nel periodo compreso tra l'ottobre 2012 e il giugno 2014, il rispetto della libertà religiosa nel mondo continua a diminuire. Dal rapporto emerge, infatti, che in quasi il 70 per cento dei 196 Paesi analizzati si registra un Pag. 86preoccupante disprezzo per la libertà religiosa e che nel 30 per cento dei Paesi la situazione è peggiorata, anche in modo significativo, rispetto al biennio precedente. In totale, il rapporto ha identificato venti Paesi come luoghi di elevato grado di violazione della libertà religiosa, in quanto in essi la libertà religiosa non esiste, suddividendoli tra quelli in cui le persecuzioni a sfondo religioso sono legate all'estremismo islamico e quelli in cui le stesse sono perpetrate da regimi autoritari.
Ad oggi i cristiani continuano ad essere il gruppo religioso maggiormente perseguitato, sia a causa della loro presenza in quasi tutti i continenti, dove rappresentano spesso una minoranza all'interno di culture molto diverse dalla loro, sia a causa del fatto che molte delle terre in cui abitano da secoli, se non da millenni, sono oggi sconvolte dall'estremismo e dal terrorismo.
Secondo i dati pubblicati dall'associazione Open Doors International, in ben 34 nazioni la persecuzione dei cristiani è aumentata rispetto all'anno precedente, mentre solo in cinque è diminuita.
Anche i musulmani subiscono considerevoli persecuzioni e discriminazioni da parte di regimi autoritari e, soprattutto, di altri gruppi musulmani, tra le quali si inquadrano, in particolar modo, quelle che originano dallo storico contrasto tra sunniti e sciiti. Si registra, inoltre, una drammatica acutizzazione di violenze e persecuzioni per motivi religiosi nei territori in cui si è affermato lo Stato islamico, che ha cacciato tutti i gruppi religiosi, musulmani non sunniti compresi, concedendo ai cristiani, come unica alternativa per rimanere, quella della conversione forzata all'islamismo.
Le forme di estremismo e persecuzione contribuiscono in modo significativo al crescente fenomeno delle migrazioni di massa e, a fronte del fatto che le minoranze religiose mediorientali vanno riducendosi già da molti anni, negli ultimi anni la crisi umanitaria è drammaticamente peggiorata, portando, ad esempio, il numero di cristiani in Siria a un calo di oltre il 30 per cento in tre anni, e in Iraq la diminuzione è stata ancora più evidente.
È importante, a tale proposito, intraprendere interventi a sostegno di iniziative in ambito europeo ed internazionale volte a sostenere il rispetto della libertà religiosa nel mondo. È, altresì, fondamentale che il Governo eserciti forme di pressione diplomatica ed economica verso quei Paesi che non garantiscono o non tutelano il diritto alla libertà religiosa, se del caso non sottoscrivendo accordi con nazioni che non garantiscano il pieno esercizio di tale libertà.
Infine, esortiamo il Governo a condannare in ogni sede le violenze nei confronti delle minoranze religiose e ad adoperarsi affinché queste siano scongiurate attraverso le opportune iniziative internazionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fauttilli. Ne ha facoltà.

FEDERICO FAUTTILLI. Presidente, cari colleghi, è passato sicuramente troppo tempo da quando sono state presentate le mozioni che oggi finalmente arrivano al voto. I dati che allora venivano forniti per quel che riguardava la persecuzione a cui i cristiani vengono sottoposti solo per il fatto di essere cristiani in molte parti del mondo erano sicuramente allarmanti. Basti ricordare che nella mozione di cui anche noi siamo firmatari si scriveva che i cristiani al mondo che in questo momento subiscono persecuzioni sono stimati in non meno di 100 milioni e le uccisioni, secondo le valutazioni più prudenti, sono almeno 7 mila all'anno, ma, addirittura, qualcuno dice che si dovrebbe aggiungere uno zero.
E si affermava anche il timore che le sempre più frequenti violenze non suscitassero reazioni in Occidente, ma quasi una rassegnata acquiescenza a un dato di fatto: quello che in molte parti del mondo essere cristiani era di per se stesso motivo sufficiente per essere torturati e uccisi.
Nel corso dei mesi, le cose non sono certo migliorate: nel luglio scorso, infatti, Pag. 87la Caritas ha pubblicato un dossier dal titolo «Perseguitati. Cristiani e minoranze nella morsa fra terrorismo e migrazioni forzate», nel quadro generale del quale si evidenzia come sempre più allarmante la persecuzione.
Non si deve pensare, infatti, che solo le zone tradizionali di persecuzione, quelle, ad esempio, controllate dall'ISIS, costringano i cristiani a subire persecuzioni. Nella Corea del Nord tra 50 e 70 mila cristiani sono detenuti in campi di prigionia in condizioni spaventose per il fatto di essersi apertamente dichiarati cristiani. Gravissima anche la situazione in Somalia, in Iraq, in Siria, in Afghanistan, in Sudan, in Pakistan, in Iran, e non solo per l'aggressione sempre più violenta del cosiddetto Califfato.
Le violenze contro le comunità cristiane nel mondo non si sono mai fermate, ma oggi, in particolare, assistiamo a un fenomeno persecutorio più intenso, più grave, più metodico e anche più spietatamente ideologizzato. È evidente che il numero di eccidi delle minoranze cristiane d'Oriente, dall'Egitto al Pakistan, è aumentato esponenzialmente ad opera del fondamentalismo islamico, anche se i cristiani sono perseguitati in altri Paesi, dalla Cina all'India.
Essere cristiani in Nord Africa, in Medio Oriente o in Corea del Nord non significa tanto professare una religione minoritaria e diversa da quella ufficiale o dall'ateismo di Stato, bensì essere percepiti come il prolungamento invadente di un Occidente avvertito come nemico ed aggressore. Per questa ragione, i cristiani vengono eliminati in maniera sistematica, soprattutto se rappresentano politicamente gli ultimi baluardi di libertà religiosa e di pensiero di un intero Paese.
Si può dire che i cristiani attualmente sono il gruppo religioso maggiormente perseguitato al mondo a causa della loro fede in Cristo. Più di 100 milioni di credenti subiscono discriminazioni, persecuzioni o atti di violenza da parte di adepti di altre religioni o da parte dei regimi totalitari. I cristiani sono trattati spesso come cittadini di secondo rango, ai quali vengono negati persino i diritti umani più elementari. La persecuzione si manifesta attraverso offese, minacce, vessazioni attacchi fisici, violenze di ogni tipo, incarceramenti immotivati nei confronti, in questo caso specifico, di cristiani e comunità di chiese, con lo scopo di impedire la propagazione della loro fede e di estirparla perché ritenuta un'offesa al pensiero, alle tradizioni o alla religione dominante.
Secondo questa definizione, dunque, la persecuzione non è un evento casuale, ma organizzato volontariamente. Sempre maggiore attenzione negli ultimi tempi è stata riservata ai gravissimi fenomeni persecutori contro i cristiani da parte dei media nazionali e internazionali. La persecuzione dei cristiani è entrata oggi a far parte dell'agenda di molte entità politiche nazionali ed internazionali. Ciò che da decenni l'Open doors international-Porte aperte denuncia è oggi considerata una piaga e una preoccupante deriva dei diritti umani più elementari.
Troppo timida, quindi, appare la risposta della comunità internazionale. Certo non si chiede una risposta militare unilaterale, ma certamente l'Occidente non si spreca particolarmente in parole e azioni di sostegno.
Quindi, iniziative come questo dibattito non possono e non debbono ridursi a mero esercizio dialettico di stile, sarebbe un modo per lavarci la coscienza. Non basta «impegnarsi a», pure se si tratta di cose importanti, ci si deve muovere concretamente, ovviamente non da soli, per poter affrontare una situazione che è politica, ma anche culturale.
Quindi, il nostro gruppo, il gruppo Per l'Italia – Centro Democratico, apprezza la volontà del Governo e voterà favore delle mozioni che hanno avuto il parere favorevole, ma non si accontenterà e non ritiene che la vicenda possa finire oggi con il voto. Saremo attenti a che gli impegni presi vengano rispettati e torneremo in Aula quanto prima per discutere di nuovo di una situazione che non può essere considerata normale, quasi che l'essere cristiano, in larga parte del mondo, preveda, Pag. 88per obbligo, la persecuzione (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, signor Presidente. Questa mozione di cui sono primo firmatario mi ha convinto fortemente a una riflessione circa alcune circostanze che fondano anche l'assoluto parere favorevole che il mio gruppo esprime proprio sull'approvazione di questa mozione.
La libertà religiosa, infatti, è la madre di tutte le libertà e fa parte dei diritti fondamentali e inalienabili dell'uomo, quelli che toccano la sfera più intima, più personale, di ognuno di noi. La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo adottata dalle Nazioni Unite nel 1948 stabilisce, infatti, che ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, la libertà di manifestare isolatamente o in comune.
La storia dimostra, purtroppo, che non solo la libertà religiosa costituisce il fondamento di tutte le libertà, ma che l'intolleranza religiosa porta inevitabilmente alla violazione dei diritti fondamentali e molto spesso a conflitti cruenti e devastanti.
Purtroppo, come documentano troppi eventi, il diritto alla libertà religiosa è ancora oggi messo in discussione. Gli atti di violenza commessi in nome della religione continuano, infatti, a dominare la scena internazionale.
Se oggi l'affermazione di questi principi, come documenta purtroppo e tristemente la cronaca giornaliera, viene brutalmente disattesa, sarebbe un errore grave, imperdonabile, leggere tali fenomeni in modo semplicistico, pensando che si possano risolvere con soluzioni altrettanto semplicistiche o sventolando il vessillo della guerra di civiltà: un Occidente libero e un resto del mondo atavico, illiberale, composto esclusivamente da un terrorismo pronto alla violenza.
In molti Paesi vi sono ancora discriminazioni di ordine giuridico costituzionale oppure vere e proprie ostilità religiose spesso legate a tensioni tribali. Del resto, se diamo uno sguardo ai dati della libertà religiosa nel mondo, c’è più di un motivo per allarmarsi: circa il 74 per cento della popolazione mondiale vive in Paesi in cui la stessa è soggetta, più o meno, a gravi violazioni e limitazioni che spesso si traducono in tragiche vessazioni.
Recenti studi poi hanno dimostrato che per le persecuzioni, in giro nel mondo, a parte i cristiani, ce ne sono almeno 500 milioni che vivono in Paesi in cui si subiscono persecuzioni.
Il termine cristianofobia è quello che descrive più compiutamente questo fenomeno, Presidente, di portata universale e come tale è stato adottato proprio dalle Nazioni Unite nel 2003 e dal Parlamento europeo nel 2007. Con quest'espressione si vuole qualificare proprio la peculiarità di una persecuzione che si manifesta in modo cruento in Paesi dove il cristianesimo è in minoranza, ma trova fertile terreno anche in Occidente da parte di chi vuole negare l'appartenenza pubblica della fede cristiana.
Nel 2014 e nel primo trimestre 2015 i cristiani, purtroppo, si confermano come gruppo religioso maggiormente perseguitato: dalla Nigeria all'Africa subsahariana, dalla Siria all'Iraq e al Pakistan è lunga la scia di sangue che li vede sempre più sotto attacco con arresti, deportazioni, torture, stupri e decapitazioni.
La radicalizzazione dei gruppi fondamentalisti ha contribuito evidentemente ad alimentare il massiccio esodo dei cristiani dal Medio Oriente. Se appena un secolo fa essi rappresentavano circa il 20 per cento della popolazione mediorientale, oggi in Medio Oriente a stento vi è solo il 4 per cento di cristiani. Tra i fattori che spingono i cristiani ad abbandonare il proprio Paese vi è la concezione, tradizionalmente diffusa nelle società islamiche, che i non musulmani siano cittadini di seconda classe. Questa visione non di rado porta a gravi discriminazioni in ambito scolastico e lavorativo e perfino la disparità nell'applicazione Pag. 89della giustizia. Uno dei Paesi simbolo delle difficoltà cristiane nell'area è senza dubbio l'Iraq, che negli ultimi venticinque anni ha visto diminuire la propria comunità cristiana da un milione e mezzo di fedeli a poco più di 300 mila.
Con una dichiarazione approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stata condannata la sistematica persecuzione dei membri di minoranze e di quanti in Iraq rifiutano l'ideologia estremista dell'ISIS e dei gruppi armati associati. È stato ribadito che diffusi e sistematici attacchi diretti contro i civili a causa della loro etnia, del loro credo religioso e della loro fede potrebbero costituire un crimine contro l'umanità.
La conquista di vaste aree del Paese da parte dello Stato islamico rischia oggi di porre fine alla millenaria persecuzione cristiana. Più di 120 mila cristiani sono fuggiti nel Kurdistan iracheno ed ora versano in drammatiche condizioni, stipati nelle scuole, negli edifici abbandonati e condividendo in più famiglie una stessa abitazione.
Coloro che in questo momento subiscono persecuzioni sono stimati in non meno di 100 milioni e le uccisioni, secondo le valutazioni più prudenti, sono almeno 7 mila all'anno. È, inoltre, da rilevare che la persecuzione dei cristiani sta crescendo davvero esponenzialmente, persino in posti dove non era così marcata nel recente passato, come in alcune regioni dell'Asia, dell'America latina e specialmente nell'Africa subsahariana.
In occasione della messa degli armeni il Papa ha avuto modo di ricordare che oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall'indifferenza generale collettiva, una terza guerra mondiale a pezzi, in cui sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo e della loro appartenenza etnica vengono perseguitati.
Non possiamo rimanere indifferenti davanti a tutto questo, soprattutto in un momento storico in cui il fronte dell'intolleranza sta toccando così tante nazioni nei diversi continenti. Lo stesso principio di laicità dello Stato, che rappresenta una delle conquiste più importanti delle democrazie liberali e pluraliste, non implica indifferenza dello Stato dinnanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato stesso per la salvaguardia della libertà di religione in regime di pluralismo confessionale e culturale.
Ogni Stato dovrebbe poter garantire il rispetto e la possibilità di professare la propria fede, qualunque essa sia. La trappola degli estremisti è volerci fare credere che la religione sia fonte di divisione. Invece è – e deve essere – parte fondante della pace tra i popoli, unica vera garante di uno sviluppo umano ed economico globale.
Di fronte a ciò che sta accadendo, ancora a tutela dei principi che fondano le democrazie che la compongono, l'Europa, in particolare, ha il dovere di rivendicare con orgoglio i propri valori e la propria identità senza rinunciare ad affermare le sue radici giudaico-cristiane, con piena consapevolezza delle origini culturali, delle proprie idee e istituzioni democratiche.
Il Parlamento e il Governo italiano non possono chiamarsi fuori da questa sfida per la tradizione e l'identità universalmente riconosciuta del nostro Paese, come nazione impegnata nella costruzione della pace e del dialogo tra le religioni.
Ecco perché riteniamo quanto mai urgente impegnare il Governo a rendersi promotore nelle sedi europee e internazionali di ogni iniziativa necessaria ad assicurare la concreta protezione dei perseguitati per motivi religiosi, in coerenza con le numerose deliberazioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con gli indirizzi già approvati dal Parlamento italiano, ad assumere, in particolare, iniziative in sede europea e internazionale per la costituzione di una compagine aperta ai principali attori regionali, che reagisca alle violenze più efferate e tuteli le popolazioni e comunità oggetto di massacri e persecuzioni solo per ragioni di fede religiosa e, quindi ad aggiornare periodicamente la Camera dei deputati sullo stato dei lavori e sui risultati ottenuti.Pag. 90
Per tutte queste ragioni, Scelta Civica, che ha presentato, a mio nome, come primo firmatario, questa mozione, dichiara con convinzione, con maggiore convinzione, il proprio voto favorevole su questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dambruoso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signor Presidente. Noi ci troviamo in un momento storico probabilmente fra i più difficili tra quelli che ci siamo trovati ad affrontare. Ci troviamo davanti ad un nemico, forse uno dei peggiori nemici che l'umanità si è trovata ad affrontare, che è l'ISIS, che fonda esattamente sull'intolleranza e sulla persecuzione la sua stessa natura. E ancora una volta nella storia noi ci ritroviamo interi popoli che vengono perseguitati per la propria etnia e per la propria fede religiosa.
Noi riteniamo un errore focalizzare la discussione solo ed esclusivamente sulle persecuzioni ai cristiani, non perché non ne riconosciamo l'entità e la gravità, ma perché rischiamo di perdere il punto centrale della questione che oggi ci troviamo ad affrontare in questo dibattito e in quest'Aula. Ed è la recrudescenza di una idea di fondamentalismo, di intolleranza, di scontro di civiltà che si sta riproducendo per l'ennesima volta nella storia e di nuovo nel mondo.
Noi riusciamo a combatterla, se siamo capaci di guardare a quello che accade ovunque nel mondo e nei confronti di tutte le minoranze, di tutte le etnie, di tutte le fedi religiose.
È questo un punto non indifferente, perché nel dibattito e nelle parole di qualcuno anche in quest'Aula si fa riferimento alle persecuzioni dell'ISIS, anche in alcune mozioni, nel Kurdistan iracheno, e ci siamo scordati, abbiamo cancellato con un tratto di penna, invece, quella che è stata la tragedia che vivono le popolazioni yazide, che al contrario di quelle cristiane non hanno un'altra patria in cui fuggire. Esistono solo in quella zona del pianeta e in questo momento vengono sterminate. Le donne yazide sono il premio dei miliziani dell'ISIS, vengono schiavizzate, vengono stuprate e non hanno neanche la possibilità di convertirsi, perché in quanto yazide sono marchiate a vita.
Noi abbiamo il dovere di respingere questa idea di intolleranza perché l'intolleranza è il terreno su cui affondano le radici dell'antisemitismo e dell'islamofobia. Noi abbiamo bisogno oggi di contrapporre alle barbarie dell'ISIS la civiltà di un pensiero lungo. Abbiamo bisogno di contrapporre allo scontro di civiltà il multiculturalismo. Guardate, nel 2011, una delle più efferate stragi compiute in Europa aveva come movente la difesa della cristianità e la lotta contro il multiculturalismo. In altre parole, noi oggi ci troviamo, se vogliamo discutere della strage di Utoya, a scoprire che a muovere la mano assassina di Breivik sono state le idee che oggi in quest'Aula vengono professate dalla Lega Nord (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) quando dice che bisogna contrastare il multiculturalismo e bisogna in tutti i modi evitare che noi possiamo vivere in una società multiculturale (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

CRISTIAN INVERNIZZI. Presidente, non può dire che sono state le nostre idee ad avere armato una persona ! Ma come ti permetti !

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Onorevole Invernizzi, per favore.

ERASMO PALAZZOTTO. Abbiamo bisogno (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

PRESIDENTE. Prego, proceda.

ERASMO PALAZZOTTO. Capisco che le intenzioni sono assolutamente diverse Pag. 91da parte dei colleghi della Lega, però è utile che vi assumiate la responsabilità. Le parole, i pensieri e l'istigazione che voi mettete in campo ogni giorno nel discorso pubblico e dentro quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) sono quelli che poi hanno delle conseguenze che sono...

CRISTIAN INVERNIZZI. Smettila ! Smettila !

PRESIDENTE. Onorevole Palazzotto, si rivolga alla Presidenza !

ERASMO PALAZZOTTO. Mi rivolgo alla Presidenza. E, allora, colleghi, penso che se noi non vogliamo rendere sterile questo dibattito, se non vogliamo fare una discussione retorica sulla difesa delle radici cristiane dell'Europa o qualcosa del genere, abbiamo bisogno di capire quali sono gli strumenti di cui dobbiamo dotarci. E, allora, io penso che noi, come dicevo prima, dobbiamo contrapporre all'idea di scontro di civiltà che viene mossa in questo momento dal nostro nemico, un'idea di tolleranza e di società multiculturale, l'idea che noi possiamo contrapporre all'ignoranza su cui si fonda quel pensiero, un'idea di cultura diversa, per l'Europa e per il mondo. Noi abbiamo bisogno di contrapporre a chi pensa di cacciare via dalla propria terra e dalla propria casa qualcuno perché è di fede diversa, perché ha il colore della pelle diverso, un'idea di accoglienza e il dovere di accogliere chi fugge dalla guerra, altrimenti rischiamo qui di celebrare come eroi quelli che muoiono sotto le armi dell'ISIS e poi di farli diventare clandestini o pericolosi invasori quando arrivano a casa nostra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Noi abbiamo il dovere morale oggi di mettere in campo questo. Ed è per questo motivo che noi daremo un voto favorevole a tutte le mozioni che si rifanno al principio della tutela di tutte le fedi religiose e che hanno espressamente previsto il dovere di accogliere, così come previsto dalla Convenzione di Ginevra e dalle convenzioni dell'ONU, chi fugge dalla guerra per motivi religiosi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, giusto poco più di un anno fa, concretamente il 2 luglio, la Camera dei deputati ha approvato a grandissima maggioranza una mozione unitaria. Vorrei sottolineare questa espressione perché oggi, anche con la sfumatura che sta assumendo in questo momento il dibattito, mi sembra opportuno evidenziare che allora fu una mozione unitaria che aveva come oggetto la tutela della libertà religiosa. Allora parlavamo di tutela e potremmo dire che in qualche modo parlavamo di misure positive da prendere a difesa di un diritto ad esprimere la propria libertà religiosa in ogni contesto geografico. Lo vedevamo come un obiettivo che doveva garantire il più grande e il più profondo dei diritti dell'uomo. Oggi la nostra mozione, anzi le nostre mozioni, perché non siamo giunti a fare una mozione unitaria, invece hanno una caratteristica direi più drammatica: guardano, non tanto a una tutela come nel suo versante positivo di sostegno e di crescita, ma guardano piuttosto a una difesa contro quelle che sono vere e proprie persecuzioni. La distanza che c’è in questi 365 giorni tra le due mozioni segna anche il passo verso una situazione che non è andata migliorando, verso una situazione che evidentemente non ha impegnato adeguatamente, né il nostro Governo, né gli altri Governi, se è stato possibile che questa tragedia immane diventasse tale da accompagnarci tutte le sere davanti alle immagini che scorrono sotto i nostri occhi con i telegiornali o aprendo semplicemente un qualsiasi giornale.
Dobbiamo dire che questi giorni e questo anno concretamente non sono trascorsi per ridurre il danno e per migliorare la situazione ma quest'anno è passato lasciando tutti noi sempre più sgomenti e, Pag. 92sotto un certo aspetto, come se fossimo quasi impotenti davanti a questa tragedia che veramente si sta rovesciando non solo sull'Europa, perché si rovescia sull'Europa, ma in realtà proviene dai Paesi africani: penso in modo particolare alla Libia ma penso anche alla Nigeria, penso alla tragedia di Boko Haram ma soprattutto a quanto riguarda tutti i Paesi dell'Oriente. L'11 marzo 2015 Heiner Bielefeldt, relatore speciale sulla libertà di religione e di credo, durante la ventottesima sessione del Consiglio dei diritti umani a Ginevra, ha affermato: «Esistono violenze commesse in nome della religione e questo può portare a massicce violazioni dei diritti umani, compresa la libertà di religione o di credo» e tutta quanta l'analisi di questo rapporto non risparmiava accuse anche molto pesanti contro gli Stati, che implicitamente o esplicitamente appoggiano violenze commesse in nome della religione. Potremmo dire che non era ancora così tanto cresciuta quella realtà che, a mio avviso, appare tentacolare e nella sua infida manifestazione – ahinoi – ha assunto il nome di ISIS, come se fosse uno Stato islamico di nuova generazione che ha nei suoi obiettivi strutturali la cancellazione di qualunque altro senso religioso in quelle terre. Ma l'ISIS ha già detto più d'una volta che la sua guerra non è soltanto una guerra ai cristiani presenti in terra d'oriente, l'ISIS ha come obiettivo dominante anche una lotta ai cristiani lì dove stanno: non poche volte ha minacciato di giungere perfino in piazza San Pietro. Noi abbiamo questo incubo, che percorre veramente dall'oriente verso l'occidente: la distruzione di una cultura che si è andata radicando potremmo dire nelle ultime centinaia di anni e che ha prodotto poi, negli ultimi decenni, quella dimensione di pace che ha caratterizzato questi ultimi settanta anni dell'Europa. Quella dimensione di pace che ha avuto grande valore nel promuovere sviluppo, nel promuovere una crescita felice ma, nello stesso tempo, ha avuto anche una sua dimensione, potremmo dire, di anestesia rispetto a quello che è il senso religioso. Noi abbiamo assistito – li abbiamo sentiti, ci venivano raccontati – agli episodi di persecuzioni in Iraq, di persecuzioni in Pakistan, di persecuzioni in Siria, nei confronti dei cristiani in questi Paesi ma abbiamo in qualche modo pensato che non ci riguardassero così direttamente. Abbiamo ritenuto che sarebbe intervenuto qualche miracolo – lasciatemelo dire così – che avrebbe risolto ad un certo punto le cose senza che noi dovessimo prendere una posizione chiara, ferma e coraggiosa. C’è voluto questo esodo biblico di popoli che fuggono anche dalla loro persecuzione: inizialmente – insisto – da una persecuzione contro i cristiani e che ha coinvolto facilmente invece la persecuzione anche verso le altre dimensioni del mondo musulmano. Finché non abbiamo avuto tutti sotto gli occhi, direi di più finché non abbiamo avuto delle immagini che non potevano non stringerci il cuore, le immagini di un'infanzia violata, le immagini di un'intera generazione di bambini che in qualche modo sono scomparsi in queste ultime settimane, in questi ultimi mesi travolti di volta in volta vuoi dalle fatiche del trasferimento in treno vuoi dalle fatiche per mare vuoi da qualunque altro tipo di fatica, si è perso il senso profondo di quello che è la dignità umana. Quando in un certo senso si è ricostruita una diversa forma di unità e i perseguitati non siamo stati più soltanto noi ma i perseguitati sono stati anche i musulmani, soltanto in quel momento paradossalmente sembra che si sia di nuovo acceso l'interesse della realtà pubblica. Finché sono stati solo i cristiani qualcuno ha creduto che si potesse girare la testa dall'altra parte, qualcuno ha creduto che si potesse minimizzare il danno quando veniva impoverito tutto il territorio del Medio Oriente, laddove – non ci dimentichiamo – noi consideriamo essere stata veramente la cultura della primitiva chiesa, perché dopo la distruzione di Gerusalemme è stato in Siria, in Giordania che si sono spostati i primi cristiani, lì sono nate le prime chiese.
Abbiamo creduto che cancellare da lì i segni della presenza dei cristiani avrebbe potuto essere indolore per quei popoli, Pag. 93invece ci siamo resi conto che subito dopo la situazione è precipitata in dimensioni esponenziali dando luogo a questo esodo biblico che, dicevo, sorprende tutti i giorni, impegna tutti i Governi alla ricerca di soluzioni che appaiono, ogni volta, più complesse perché sappiamo bene che non si tratta soltanto di accogliere questi immigrati e questi perseguitati che vengono in Europa. Si tratterà poi di inserirli, di includerli, di offrire loro e alle loro famiglie l'opportunità di sviluppo, l'opportunità di una casa, di un lavoro, ma l'opportunità, una volta di più, di vivere la loro religione, di vivere la loro fede.
Sappiamo bene che i cristiani in fuga forse in qualche caso si aspettavano di ottenere e di trovare qui in Europa un'accoglienza forse più calda, animata da una stessa fraternità. Nello stesso tempo è buona cosa che noi, proprio per le nostre radici cristiane, conserviamo un atteggiamento di inclusione e di apertura verso tutti, senza distinzioni.
È buona cosa; è la cifra stessa del nostro essere cristiani, è la cifra stessa di quella fraternità che comunque fa, ancora oggi, a distanza di duemila anni, della religione cristiana un modello ineguagliabile: in nessun altra religione, in nessun altra cultura, in nessun altra civiltà si è capaci di un'accoglienza di questo tipo. È in noi. Se qualcuno di noi lo ricorda nell'anno del grande giubileo del 2000 lo slogan che accompagnava e tutti quanti i volontari del giubileo portavano scritto nei loro segni di riconoscimento era quella famosa frase: «ero straniero e mi avete accolto». Per noi è così. Ed accogliere lo straniero resta una delle opere di misericordia più tipiche che, immagino, saranno al centro anche di questo nuovo giubileo della misericordia che ci attende.
Quindi, l'accoglienza sì, l'inclusione sì, ma sappiamo che passata questa prima tappa bisognerà trovare davvero le forme positive di un meticciato culturale che si esprime attraverso il dialogo e la comprensione reciproca. Comprensione e dialogo che non possono caratterizzarsi per una sorta di anemia, per una sorta di perdita del senso identitario. Non si sarà più capaci di accogliere e di includere se si perderà il senso delle nostre radici cristiane. L'Europa, nonostante tutto, ha le sue radici cristiane, ed è per questo che è capace di accogliere e questi duemila anni non sono passati invano e proprio per questo è capace di guardare con magnanimità a chi arriva e di accoglierlo nonostante tutto e a qualunque condizione. Certo, questo è soltanto l'inizio di una nuova storia, è l'inizio di una nuova tappa per l'Europa, bisognerà vedere in che modo siamo capaci di costruire nel passaggio successivo, ma in questo momento il primo punto è dire «no» alle persecuzioni religiose, «no» a questo esodo biblico, «no» a questa perdita di generazioni. Qualcuno l'ha chiamato il nuovo genocidio; genocidio che non riguarda solo i cristiani.
Concludo, dicendo: o ricominciamo dalla consapevolezza della forza e della dignità e della profondità del messaggio evangelico o non andremo molto più avanti (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando parliamo di violazione della libertà religiosa, di discriminazioni e di violenze basate sulla fede professata, in particolare quando parliamo di persecuzione dei cristiani nel mondo non raccontiamo di fenomeni che appartengono al passato, ma parliamo di una triste e attuale realtà che oggi, in molti Paesi del mondo, vede coinvolte milioni e milioni di persone perseguitate, martirizzate e uccise solo perché decidono di non abbandonare la loro fede in Cristo.
Essere cristiani ancora oggi significa in molti Paesi del mondo essere bersaglio dell'intolleranza, del fanatismo, del fondamentalismo. L'estremismo islamico – la fonte principale di violenze e di stermini e di eccidi – non è l'unico.
All'origine delle persecuzioni religiose ci sono anche il fanatismo induista, buddista, Pag. 94comunista. In Corea del nord, per esempio, i cristiani prigionieri nei campi di detenzione sono tra i cinquantamila e i settantamila, mentre sappiamo che l'estremismo islamico ha due centri di gravità globale, uno nell'Africa subsahariana e l'altro nel Medio Oriente arabo, dove i cristiani sono entrati nel mirino di gruppi armati e organizzazioni terroristiche e vengono ridotti al silenzio, decapitati, crocifissi, arsi vivi, assassinati, costretti a fuggire dalle loro terre, da quelle stesse terre dove, magari, il cristianesimo è nato.
La persecuzione dei cristiani in Iraq e in Siria, ad opera dei miliziani dello Stato islamico, è di una crudeltà senza precedenti, tanto che Ban Ki-moon non ha esitato a definirla un crimine contro l'umanità. Proprio in Iraq, dove l'Italia ha dato un contributo determinante, anche in termini di vite umane, l'epurazione religiosa è stata, e continua ad essere, feroce. Dal 2003 il numero di cristiani iracheni è sceso da quasi un milione e mezzo a circa trecentomila e cinquecentomila sono i cristiani fuggiti dalla Siria, di cui centomila solo da Aleppo.
In tutto il mondo i cristiani perseguitati sono circa 100 milioni. Da novembre 2013 al 31 ottobre 2014 si calcola che i cristiani uccisi per ragioni legate alla loro fede siano stati 4.344, mentre le chiese attaccate per la stessa ragione 1.602. Questo è in estrema sintesi il quadro delineato anche da molti colleghi che mi hanno preceduto con cui ci troviamo a fare i conti. È crudo, è cruento, lo so, ma a volte per comprendere e per interiorizzare i contorni di un fenomeno come questo, bisogna conoscere le dimensioni e i numeri che ne determinano l'entità. La persecuzione dei cristiani esiste, è una realtà, di più, è un dramma senza fine.
Papa Francesco, nell'omelia della messa per la festività dei Santi Pietro e Paolo, denunciava per l'ennesima volta, cito testualmente: le atroci, disumane, inspiegabili persecuzioni ai danni dei cristiani, purtroppo ancora oggi presenti in tante parti del mondo, spesso sotto gli occhi di tutti e – diceva Papa Francesco – nel silenzio di tutti. Perché è anche e soprattutto questo il punto, quello che uccide, oltre alle violenze e alle efferatezze compiute, sono il silenzio e l'ignoranza.
Non si può più tacere, l'indifferenza con cui andiamo avanti in Italia, in Europa e nel mondo occidentale non è più accettabile e allora lo scopo di questa nostra iniziativa, della mozione e delle mozioni che abbiamo presentato, di questo nostro dibattere in Aula questo pomeriggio, vuole essere anche e soprattutto un colpo all'indifferenza ostinata dell'Italia, dell'Europa, spesso delle opinioni pubbliche. Mi auguro che questo nostro dibattito possa sollecitare adeguatamente le nostre istituzioni, affinché facciano tutto quanto è nelle loro possibilità per dare a questa vicenda la centralità, l'attenzione e l'impegno che merita. Il nostro dibattito di oggi e questa sequenza di mozioni mi auguro possano essere un momento importante di rivincita della responsabilità sull'indifferenza e mi auguro che a questo possa seguire un'azione ferma, decisa, efficace del nostro Paese per affrontare questo dramma con la giusta consapevolezza. Perché il Parlamento, i Parlamenti, da soli possono fare poco, possono fare ben poco, c’è bisogno di un'azione comune, coesa, sinergica a livello governativo ed è a quel livello che abbiamo il dovere di affrontare con la giusta fermezza e con tutti gli strumenti della politica e della diplomazia una questione che sta assumendo, sempre di più le proporzioni di un genocidio, di una pulizia etnica, di una tragedia umanitaria senza fine.
Perché, colleghi, i cristiani di Oriente e d'Africa non hanno bisogno soltanto delle nostre preghiere o della nostra compassione, ma più di ogni altra cosa hanno bisogno del nostro aiuto e del nostro impegno affinché vengano tirati fuori dall'inferno nel quale sono costretti a vivere o, peggio, nel quale sono costretti a morire; un impegno che deve derivare dall'Italia e dalle sue istituzioni e che non può che essere guidato dall'Europa. Dobbiamo capire, per esempio, che di fronte ad un'America meno interventista di prima, l'Europa deve assumersi oneri e responsabilità crescenti, non può accodarsi, non Pag. 95può stare a guardare, non può stare ad aspettare e l'Italia dovrebbe farsi promotrice in Europa di una missione diretta a questo scopo, quell'Europa che ha il dovere di parlare con una sola voce, ma ancor prima ha il dovere di rivendicare e di riaffermare con orgoglio i nostri valori, la nostra identità, quella stessa identità che qualcuno oggi vuole annientare e sottomettere.
Perché certo è difficile immaginare un ruolo guida per l'Europa se l'Europa rinuncia ad affermare con forza la sua identità giudaico-cristiana, i suoi valori universali, proprio nel momento stesso in cui questi valori vengono messi in discussione. Questo è quello che noi chiediamo con questa iniziativa, che l'Italia faccia la sua parte affinché l'Europa e la comunità internazionale si muovano, pretendendo, per esempio, che il Governo sostenga a livello europeo e internazionale ogni azione volta a riconoscere la persecuzione nei confronti dei cristiani come priorità assoluta e che come tale venga condannata e contrastata con ogni mezzo, così come chiediamo che il Governo ponga in essere ogni iniziativa volta a rafforzare la capacità dei Paesi alleati e di quelli che sosteniamo con gli strumenti della cooperazione internazionale nel fornire adeguata protezione a tutte le minoranze religiose affinché sia garantito il diritto di tutti ad esercitare e professare la propria fede in sicurezza e libertà. Chiediamo ancora che il Governo si adoperi affinché il rispetto dei diritti umani e quindi della libertà di religione e di culto siano al centro delle politiche di aiuto allo sviluppo dell'Unione europea e degli altri organismi internazionali.
Questa è la nostra risposta per contrastare quella che Papa Francesco – qualcuno lo ricordava prima – ha denunciato come la globalizzazione dell'indifferenza e non posso che esprimere soddisfazione per la posizione assunta dal Governo che con il suo parere favorevole ha voluto riconoscere a questa iniziativa un carattere unanime e corale. Non possiamo più scappare, non possiamo più voltare lo sguardo dall'altra parte, non possiamo più far finta che queste vicende non ci riguardino e non ci tocchino da vicino. Ecco perché mi auguro che anche tutte le altre forze politiche vogliano conferire con la loro adesione a questo impegno la forza della coesione e dell'unità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, la discussione delle mozioni sulla libertà religiosa giunge in Aula in un momento particolarmente complesso e difficile per il nostro Paese e per la comunità internazionale tutta. È ancora molto vicino il ricordo dei recenti attentati di matrice religiosa che hanno colpito e stanno colpendo il mondo, suscitando orrore e disprezzo al pari di una presa di distanza da qualsivoglia attore politico, religioso o morale. Nella dodicesima edizione del rapporto sulla libertà religiosa nel mondo nel 2014, redatto dalla Fondazione di diritto pontificio, è stato fotografato il grado di rispetto della libertà religiosa in 196 Paesi, in 116 dei quali si è registrato un preoccupante disprezzo per la libertà religiosa, ovvero quasi il 60 per cento. In 14 dei 20 Paesi dove si registra un elevato grado di violazione della libertà religiosa la persecuzione dei credenti è legata all'estremismo di matrice religiosa. In altri 6 Paesi l'elevato grado di violazione della libertà religiosa è legato all'azione di regimi autoritari. Ebbene, questo è il vero nodo del contendere: non stiamo parlando di religioni contrapposte o del famigerato e troppo spesso citato scontro di civiltà, ma di un rapporto di forza che spesso usa la religione come mezzo, come fine e come pretesto per dividere uccidere e distruggere. Tutto ciò è contrapposto al vero senso della religione che anzi dovrebbe unire, coinvolgere e aiutare.
A livello internazionale, la dichiarazione universale dei diritti umani all'articolo 18 stabilisce che ogni individuo ha Pag. 96diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare religione o di credo e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo e l'insegnamento nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
Questo perché la religione, essendo un moto spontaneo dell'uomo, non può e non deve essere compresso o forzato. Ogni uomo può trovare la propria fede nell'Essere supremo senza che questo abbia a che influenzare il proprio ruolo nella società, men che mai mettere in pericolo la vita stessa. Altro discorso è il concetto di fede e come questo influenzi la condotta dell'uomo, che inevitabilmente verrà influenzata dalle convenzioni e dai precetti della fede. Proprio qui, a nostro avviso, tutto può cambiare, e su questo specifico punto dobbiamo agire. La tolleranza, la conoscenza e soprattutto la tutela dell'altro deve essere promossa indipendentemente dalla fede religiosa. Ci è sembrato pertanto fondamentale impegnare il Governo a prevedere lo sviluppo di ulteriori programmi di integrazione nazionale che riguardino anche l'ambito religioso, in funzione di un'educazione alla tolleranza sia per gli italiani che per gli stranieri. Allo stesso tempo, un elemento chiave è poter organizzare con regolarità incontri tra rappresentanti del Governo ed esponenti delle minoranze religiose di diversi Paesi per acquisire informazioni dirette e poter realizzare interventi più efficaci per assicurare la concreta protezione dei perseguitati per motivi religiosi, come analizzare a fondo, nella sede di incontri internazionali durante gli incontri tra il Presidente del Consiglio e i Ministri degli affari esteri e i loro omologhi di altri Paesi, il tema del rispetto della libertà religiosa tra le tematiche da trattare, soprattutto se in questi Paesi tale diritto non è pienamente garantito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preziosi. Ne ha facoltà.

ERNESTO PREZIOSI. Presidente, colleghi, «la tolleranza verso coloro che hanno opinioni diverse in materia di religione – aveva già notato Locke – è a tal punto consona al Vangelo e alla ragione che appare una mostruosità che ci siano uomini ciechi di fronte a una luce così chiara». Sono parole illuminanti che dicono di un percorso lungo e di un percorso ancora non compiuto. Il contesto attuale, in cui ci troviamo a parlare di libertà religiosa, è, anche per il nostro Paese, del tutto differente dal contesto storico che abbiamo alle spalle, sia che ci riferiamo ai recenti decenni della storia d'Italia sia che il riferimento vada all'evoluzione della modernità, con la difficile acquisizione del principio della distinzione tra Stato e confessioni religiose. Non sembri inutile questo richiamo alla storia, perché ci può aiutare a cogliere ulteriori passi di un'evoluzione che non può che passare per una visione globale. La globalizzazione, infatti, sta modificando a fondo i confini della libertà religiosa, ponendo in primo piano la necessità di un'iniziativa nuova dei Governi dei Paesi, al pari di quella degli organismi internazionali, affinché nelle relazioni diplomatiche si ponga al centro il tema della libertà religiosa – tema prioritario della libertà e della dignità della persona –, utilizzando ogni strumento, anche nelle relazioni economiche, bilaterali o multilaterali, per favorire, per questo tramite, attraverso adeguati deterrenti, il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa.
Nei giorni scorsi, con la collega Berlinghieri, del Partito Democratico, ci siamo recati a New York, ad un incontro presso le Nazioni Unite che riguardava appunto la libertà religiosa. Si trattava di un panel cui hanno partecipato circa sessanta parlamentari di fedi e confessioni religiose diverse, provenienti da vari Paesi del mondo. In quel contesto abbiamo sottolineato come sia importante che in questi giorni alle Nazioni Unite, nella sessione dedicata agli obiettivi dello sviluppo sostenibile, si metta al centro anche il tema della libertà religiosa. È un obiettivo importante, finora non previsto all'interno di Pag. 97quel contesto, ma che abbiamo cercato di suggerire insieme ai colleghi che erano intervenuti dalle varie parti e da vari parlamenti internazionali. Un'ulteriore proposta che abbiamo portato in quella sede, che è contenuta nella nostra mozione che abbiamo portato al Parlamento, è quella di chiedere al Governo di usare i fondi della cooperazione del nostro bilancio per difendere e rafforzare la libertà religiosa nel mondo. È una proposta concreta che abbiamo voluto suggerire anche alle altre delegazioni internazionali. Infine, quella di valorizzare pienamente il ruolo di Lady PESC, il ruolo dell'Europa, in questo momento avente una presenza, come quella di Federica Mogherini, che potrebbe, in sintonia con il Governo e con il Parlamento italiano, svolgere un'azione ancora più incisiva. Perché dicevo che il contesto in cui ci poniamo è un contesto storico che chiede una grande crescita, una maturazione culturale perché questo tema non sia soggetto a strumentalizzazioni di parte ? Perché nel nostro Paese, a partire dagli anni Sessanta, si è avuta un'evoluzione importante in tema di libertà religiosa. È un approfondimento che è avvenuto su due piani: dal punto di vista dell'evoluzione e anche dell'interpretazione della Carta costituzionale, per quanto riguarda la vita dello Stato, e, per quanto riguarda la vita della Chiesa cattolica, con la celebrazione, nei primi anni Sessanta, del Concilio Vaticano II.
Se l'evoluzione della lettura anche costituzionale ha portato al principio del pluralismo religioso desumibile degli articoli 7 e 8, che lo garantiscono nelle istituzioni confessionali, l'aspetto confessionalistico-concordatario è stato in questo senso superato, e si sono avute a partire dagli anni Settanta le varie intese bilaterali con le varie confessioni religiose presenti. È un cammino importante, che riguarda la nostra storia, il nostro Paese, e che va continuato.
Nello stesso tempo, dicevo, da parte della Chiesa cattolica il percorso intrapreso con il Concilio Vaticano II ha portato a quell'importante documento che è la Dignitatis humanae: i principi su cui poggia la libertà religiosa affinché, come noterà Papa Montini con una sintesi efficace che credo sia ancora molto attuale, «nessuno sia impedito o costretto di credere».
È una prospettiva innovativa, che fa giustizia di atteggiamenti avuti dalla Chiesa cattolica lungo i secoli, e di cui la stessa Chiesa ha avuto il coraggio di chiedere perdono. Una prospettiva interessante, che apre alla prospettiva universale: «Non è forse un'idea affascinante – aveva notato Böckenförde – quella che la Chiesa e i cristiani si facciano difensori dell'universale libertà religiosa a partire dalla propria fede ?». Non quindi una libertà settoriale, corporativa, ma una libertà universale di religione.
La nostra mozione, così come le altre presentate, parte dalla denuncia di una situazione che va progressivamente aggravandosi, con l'esclusione delle religioni dal contesto pubblico e con un’escalation inimmaginabile che fa riferimento a forme di discriminazione e di persecuzione cruenta.
Di fronte a questi atti rivolti a più soggetti religiosi, ed in particolare ai cristiani (sicuramente il dato richiamato da più parti del milione di morti in quanto cristiani nel primo decennio di questo secolo è un dato allarmante), non dobbiamo dimenticare il contesto complessivo in cui agiamo. È un dato di fatto con cui fare i conti, senza peraltro dimenticare, come fa lo stesso Papa Francesco, che accanto ai martiri cristiani vi sono «uomini e donne, minoranze religiose non cristiane». Vi è, cioè, al fondo del problema un attacco alla dignità umana, all'ineliminabile diritto di professare o non professare un credo religioso, più ancora all'importanza e alla centralità della vita della persona. È una situazione di inedita gravità che chiede di agire con determinazione a difesa di ogni persona, senza distinzione di questa o quella confessione, per la piena garanzia di un libero esercizio di culto nella sua dimensione privata e pubblica.
Altro elemento da considerare, che apre scenari inediti, è il fenomeno delle Pag. 98migrazioni in continua crescita, che ha portato ad una presenza stanziale nei Paesi europei di una popolazione sempre più numerosa proveniente da altre parti del mondo, popolazione che mantiene ed anzi ricerca proprio nel contesto plurale i propri riferimenti religiosi come elementi identitari.
Accanto alle migrazioni si sviluppano fenomeni interni al grande processo di secolarizzazione della civiltà occidentale, che portano tra l'altro all'indebolimento del fattore religioso e ad una progressiva scomparsa della religione dal contesto pubblico, e aprono scenari nuovi nella relazione tra Stati e confessioni religiose, così come all'interno dello stesso pluralismo religioso che chiede, anche in aree in passato omogenee per tradizione, un nuovo atteggiamento di confronto e di dialogo: un dialogo che inevitabilmente si intreccia con quello del riferimento pubblico e statale.
L'accennata crescita della centralità dell'individuo come soggetto e artefice delle proprie scelte chiede alle religioni, a tutte le religioni prima ancora che agli Stati, un doveroso confronto sulla libertà stessa dell'atto di fede, che fonda e qualifica l'appartenenza religiosa. È anche su questa base che dovrà crescere il dialogo interreligioso, insieme a forme positive di tolleranza e di compresenza.
Sta qui la premessa di quelle che potremmo chiamare le conseguenze sociali della libertà religiosa, che possono conferire alle fedi, nella loro autonomia, nuova credibilità, così come evidenziare il contributo alla convivenza pacifica dei popoli. È un compito che attiene alle religioni non meno che alla sfera del pensiero e della cultura, ma che può vedere gli Stati, gli organismi internazionali e sovranazionali parte attiva, così come diciamo nella mozione, nel facilitare e sostenere questa relazione.
Allo stesso tempo, la realtà politica deve confrontarsi con quelle forze politiche che, più o meno convintamente, si ergono con frequente rischio di strumentalità, a paladini dell'identità religiosa di un popolo, delle sue tradizioni, che oggi, con ogni evidenza, nel contesto plurale, non possono che essere tutelate con un atteggiamento di apertura e di reciproco rispetto. Di più: di attenzione, di conoscenza comune e di dialogo, atteggiamenti che vanno coltivati, diffusi e favoriti in ogni modo perché il dialogo tra le religioni è già una prima tutela rispetto ai fondamentalismi, alle visioni ideologiche, più che religiose. Ma è una tutela anche rispetto a coloro che amano la religione per coprirsene e che, ancora oggi, sono capaci di lasciare un'orribile traccia di sangue, di morte e di divisione in luogo di quella traccia di vita, di senso e di significato, che dovrebbe essere il portato di ogni religione.
Vi è poi un ultimo aspetto che può essere sottolineato. Nel nuovo contesto globale si assiste ad una sorta di globalizzazione delle religioni, fenomeno di cui fanno parte insieme sia i processi di secolarizzazione, che l'insorgere di nuovi fondamentalismi.
Le tradizioni religiose non sono più legate in maniera specifica ad un territorio, ma convivono e si trasformano all'interno di un più generale fenomeno culturale; si frammentano in una mescolanza di popoli e di fedi. L'Occidente come il cristianesimo non sono più al centro del mondo e l'Europa stessa dovrà pensare a provincializzare la sua realtà, di ritenersi cioè parte di un mondo più grande.
Il dialogo delle religioni, il dialogo delle culture e il dialogo della politica è il fondamento perché una libertà religiosa intesa in senso non strumentale possa favorire una maggiore convivenza pacifica dei popoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.Pag. 99
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760 (Nuova formulazione), sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Folino, Cassano, Manciulli, Artini, Gitti, Marzana, Alberti, Del Grosso, Paolo Russo, Borghesi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 430
Votanti 361
Astenuti 69
Maggioranza 181
Hanno votato
361).

(Il deputato Magorno ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carfagna ed altri n. 1-00827 (Nuova formulazione), sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Tidei, Marotta, Albini, Cassano, Pizzolante, Casellato, Fabbri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 427
Votanti 332
Astenuti 95
Maggioranza 167
Hanno votato
332).

(La deputata Oliaro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Ricordo che i presentatori della mozione Rondini ed altri n. 1-00692 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Pertanto, il parere si intende contrario sulla mozione nella sua interezza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-00692, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Tancredi. Altri ? Tancredi è riuscito a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 428
Votanti 353
Astenuti 75
Maggioranza 177
Hanno votato
59
Hanno votato
no 294).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti ed altri n. 1-00483 (Ulteriore nuova formulazione), per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Colaninno, Massa, Mucci, Gelmini, Currò.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 435
Votanti 344
Astenuti 91
Maggioranza 173
Hanno votato
343
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 100Grande ed altri n. 1-00849, riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Casellato. Ci siamo ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 381
Astenuti 58
Maggioranza 191
Hanno votato
381).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bechis ed altri n. 1-00856, riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Patriarca, Archi, Sandra Savino. Onorevole Patriarca, provi a votare; allora, arriva il tecnico.
Il dispositivo si è sbloccato; perfetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 440
Votanti 365
Astenuti 75
Maggioranza 183
Hanno votato
365).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Preziosi ed altri n. 1-00857 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Brugnerotto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 367
Astenuti 72
Maggioranza 184
Hanno votato
367).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palazzotto ed altri n. 1-00859 (Nuova formulazione), per quanto non assorbita, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Raciti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 440
Votanti 408
Astenuti 32
Maggioranza 205
Hanno votato
389
Hanno votato
no 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00862, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 440
Votanti 362
Astenuti 78
Maggioranza 182
Hanno votato
362).

Pag. 101

Seguito della discussione delle mozioni Baldelli, Bernardo, Matarrese, Allasia, Gigli, Rampelli, Rizzetto ed altri n. 1-00967, Ricciatti ed altri n. 1-00984, Ruocco ed altri n. 1-00985, Allasia ed altri n. 1-00986 e Vargiu e Mazziotti Di Celso n. 1-00995 concernenti iniziative per la tutela dei diritti dei consumatori nei confronti degli operatori del mercato dell'energia elettrica e del gas (ore 17,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Baldelli, Bernardo, Matarrese, Allasia, Gigli, Rampelli, Rizzetto ed altri n. 1-00967, Ricciatti ed altri n. 1-00984, Ruocco ed altri 1-00985, Allasia ed altri n. 1-00986 e Vargiu e Mazziotti Di Celso n. 1-00995 concernenti iniziative per la tutela dei diritti dei consumatori nei confronti degli operatori del mercato dell'energia elettrica e del gas (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 14 settembre 2015, è stata presentata la mozione Vargiu e Mazziotti Di Celso n. 1-00995, che è già stata iscritta all'ordine del giorno (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Avverto, altresì, che in data odierna è stata presentata la mozione Benamati ed altri n. 1-00996. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni presentate.

SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, mi accingo ad esprimere i pareri sulle mozioni in discussione. Parto dalla mozione dell'onorevole Baldelli ed altri: in merito agli impegni uno e due richiesti al Governo, si propone l'accorpamento degli stessi con la seguente riformulazione. I punti uno e due, accorpati, diventano il seguente testo: «a favorire, per quanto di competenza, nel caso in cui l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ravvisasse comportamenti illegittimi da parte dei gestori dei servizi, che venga assicurato il diritto degli utenti a non effettuare il pagamento per conguagli considerati errati ovvero a ricevere tempestivamente il rimborso delle somme eventualmente già versate, ma non dovute».
Questa parte è coerente con il punto due, ma aggiungendo la seguente riformulazione. Essendo, come sapete, in corso da parte dell'Autorità modifiche anche sanzionatorie e regolatorie, immaginiamo l'inserimento del seguente testo: «inoltre il Governo si impegna ad istituire un tavolo tecnico presso il MISE con le associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti (CNCU), l'Autorità per l'energia elettrica e il gas e il sistema idrico e le associazioni maggiormente rappresentative degli operatori del mercato elettrico e del gas, al fine di individuare eventuali ostacoli tuttora esistenti alla fatturazione e al conguaglio di consumi difformi rispetto a quelli reali, valutando altresì l'adozione di un protocollo di autoregolamentazione che garantisca adeguate forme di rateizzazione degli importi conguagliati a carico del consumatore». Essendo in fase di attuazione recentissime modifiche regolatorie emanate dall'Autorità, abbiamo ritenuto che un tavolo tecnico presso il nostro Ministero, ma soprattutto alla presenza delle associazioni dei consumatori, insieme all'Autorità e alle associazioni maggiormente rappresentative del mercato, potesse essere il luogo di monitoraggio, per i prossimi sei mesi, di valutazione di scelte, anche normative, che in quel luogo dovessero manifestarsi necessarie per gli utenti. Le associazioni dei consumatori da noi individuate, anche come Ministero referente, ci sono sembrate l'interlocutore privilegiato per raggiungere questi obiettivi.
Per quanto riguarda il terzo capoverso, il Governo lo accoglie se riformulato in questo modo: «a prevedere iniziative normative, Pag. 102coordinate con procedimenti in corso, sia in sede governativa, sia in sede parlamentare, al fine di assicurare maggiore certezza dei tempi entro i quali un utente-consumatore può essere chiamato a sostenere spese per conguagli concernenti consumi precedenti la data di fatturazione». Perché questa riformulazione ? Perché il provvedimento che poteva essere, e può essere, un canale idoneo per allocare alcuni provvedimenti normativi è certamente il disegno di legge sulla concorrenza, ma senza una verifica presso questo osservatorio che ha una durata temporanea potevamo incorrere in qualche errore. Il provvedimento lo consente perché è un disegno di legge, per cui i tempi possono essere rispettati e le verifiche tecniche possono essere più pertinenti. Inoltre, le iniziative normative potranno essere valutate, ove richiesto dalle Commissioni parlamentari, proprio in occasione del parere che dovrà essere reso sullo schema del decreto legislativo correttivo del decreto legislativo n. 102 del 2014 in sede di esame del Parlamento, proprio al fine di assicurare in quella sede, quindi con l'espressione del parere da parte delle Commissioni, maggiore certezza dei tempi entro i quali l'utente-consumatore può essere chiamato a sostenere spese per conguagli concernenti consumi precedenti la data di fatturazione.
Vado avanti con le altre mozioni. Il Governo accoglie il primo capoverso del dispositivo della mozione Ricciatti ed altri n. 1-00984 se riformulato nel seguente modo: «ad adottare con urgenza ogni iniziativa, di competenza, finalizzata a rafforzare la tutela dei diritti degli utenti del mercato dell'energia elettrica e del gas chiaramente vittime di comportamenti scorretti operati ai loro danni».
Il secondo capoverso del dispositivo non è accolto. Il terzo capoverso del dispositivo è accolto con la seguente riformulazione: «ad attivarsi con le iniziative di competenza affinché il contesto competitivo nel settore della vendita dell'energia elettrica sul mercato libero impedisca il sorgere di posizioni dominanti a danno dei consumatori».
Per quanto riguarda la mozione Ruocco ed altri n. 1-00985, il primo capoverso del dispositivo è accolto.
Il punto due – che contiene le lettere a) e b) – si accoglie con la seguente riformulazione: «a monitorare, anche alla luce del documento emesso dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas e i servizi idrici per la consultazione sul quadro regolatorio del settore della fatturazione dei mercati retail, l'adozione dei provvedimenti di attuazione delle disposizioni del decreto legislativo n. 102 del 2014 e l'attuazione dei commi 6-ter e 6-quater dell'articolo 1 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, che prevedono rispettivamente: a) di rendere più facilmente confrontabili le offerte contrattuali rivolte ai clienti finali per l'acquisto di gas o energia elettrica, identificare le componenti di base di costo da esplicitare obbligatoriamente nelle stesse offerte e determinare le sanzioni a carico dei soggetti venditori in caso di inottemperanza;»
Per la successiva lettera b) – sempre nel secondo capoverso – si propone la seguente riformulazione: «b) i dati di lettura dei contatori stessi siano resi disponibili ai clienti in forma aggregata e puntuale, secondo modalità tali da consentire la facile lettura da parte del cliente dei propri dati di consumo, garantendo nel massimo grado e tempestivamente la corrispondenza tra i consumi fatturati e quelli con lettura effettiva dei valori di consumo ogni volta che siano installati sistemi di telelettura e determinando un intervallo di tempo massimo per il conguaglio nei casi di lettura stimata;»
Il terzo capoverso del dispositivo si accoglie con la seguente riformulazione: «a favorire, per quanto di competenza, nel caso in cui l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ravvisasse comportamenti illegittimi da parte dei gestori dei servizi, che venga assicurato il diritto degli utenti a non effettuare il pagamento per conguagli considerati errati ovvero a Pag. 103ricevere tempestivamente il rimborso delle somme eventualmente già versate ma non dovute».
Per quanto concerne la mozione Allasia ed altri n. 1-00986, in merito ai capoversi primo e secondo del dispositivo, il Governo propone l'accorpamento degli stessi con la seguente riformulazione: «a favorire, per quanto di competenza, nel caso in cui l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ravvisasse comportamenti illegittimi da parte dei gestori dei servizi, che venga assicurato il diritto degli utenti a non effettuare il pagamento per conguagli considerati errati ovvero a ricevere tempestivamente il rimborso delle somme eventualmente già versate ma non dovute».
Il terzo capoverso del dispositivo è accolto.
Per quanto riguarda la mozione Vargiu e Mazziotti Di Celso n. 1-00995, il primo capoverso del dispositivo si accoglie con la seguente riformulazione: «a favorire, per quanto di competenza, nel caso in cui l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ravvisasse comportamenti illegittimi...» – è la stessa frase che avete trovato anche nelle altre mozioni – «...da parte dei gestori dei servizi, che venga assicurato il diritto degli utenti a non effettuare il pagamento per conguagli considerati errati ovvero a ricevere tempestivamente il rimborso delle somme eventualmente già versate ma non dovute».
Il secondo capoverso del dispositivo si accoglie con la seguente riformulazione: «a valutare, anche all'esito delle verifiche di efficacia delle misure in corso di attuazione, di cui al decreto legislativo n. 102 del 2014, la necessità che la prova documentale dell'effettivo consumo addebitato in bolletta ed eventualmente inevaso sia sempre a carico del fatturante e non del consumatore».
Il terzo capoverso del dispositivo è accolto con la seguente riformulazione: «a monitorare la corretta attuazione delle misure contenute nel decreto legislativo n. 102 del 2014, al fine di avere una fatturazione dei consumi reali e non stimati». Si accoglie il quarto capoverso, con la seguente riformulazione: «a valutare l'adozione di ulteriori iniziative normative, al fine di potenziare il quadro sanzionatorio nei confronti delle imprese e dei gestori che adottano comportamenti commercialmente scorretti e/o sono responsabili di inadempimenti contrattuali nonché ad individuare uno schema equo di indennizzi risarcitori del consumatore finale».
Per il punto cinque e il punto sei si propone il seguente accorpamento, che è ripreso dalla riformulazione della mozione Baldelli, che recita: «a favorire per quanto di competenza un agevole canale di comunicazione tra gestore e consumatore anche attraverso l'istituzione di un tavolo tecnico presso il Ministero dello sviluppo economico con le associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale consumatori e utenti, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas e il sistema idrico, e le associazioni maggiormente rappresentative degli operatori del mercato elettrico e del gas, al fine di individuare eventuali ostacoli tuttora esistenti alla fatturazione e al conguaglio di consumi difformi rispetto a quelli reali, valutando altresì l'adozione di un protocollo di autoregolamentazione tra gli stessi che garantisca adeguate forme di rateizzazione degli importi conguagliati a carico del consumatore».

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18)

SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Dell'ultima mozione, Benamati ed altri n. 1-00996, il punto uno è accolto. Del punto due si propone la seguente riformulazione: «a promuovere l'emanazione di più congrue modalità e tempistiche di fatturazione e conguaglio, anche tenendo conto delle innovazioni tecnologiche (contatori e reti intelligenti, elettrotecnologie, domotica), che siano volte a ridurre, a vantaggio del cliente finale, i casi di fatture con consumi sottostimati cui facciano seguito conguagli d'importo elevato, così come i casi di fatture con consumi sovrastimati Pag. 104rispetto ai consumi effettivi e, prospetticamente, l'entità dei conguagli e il numero dei reclami presentati».
Inoltre, il Governo si impegna a «istituire un tavolo tecnico presso il MISE», lo ritrovate anche nelle mozioni precedenti, «con le associazioni dei consumatori presenti nel Consiglio nazionale consumatori e utenti, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas e il sistema idrico e le associazioni maggiormente rappresentative degli operatori del mercato elettrico e del gas, al fine di individuare eventuali ostacoli tuttora esistenti alla fatturazione e al conguaglio di consumi difformi rispetto a quelli reali, valutando altresì l'adozione di un protocollo di autoregolamentazione che garantisca adeguate forme di rateizzazione degli importi conguagliati a carico del consumatore». Il punto tre è accolto, il punto quattro è accolto, il punto cinque è accolto.

LARA RICCIATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LARA RICCIATTI. Grazie signora Presidente, io ringrazio il sottosegretario per il lavoro che ha svolto. Di fatto, però, ha riscritto tutte le mozioni che i gruppi parlamentari hanno presentato alla Camera. Ci accingiamo a fare delle dichiarazioni di voto ovviamente su delle riformulazioni non semplici e non corte. Chiederei, quindi, una breve sospensione dell'Aula per poter prendere atto di tutte le riformulazioni delle mozioni per poter esprimere un voto quantomeno più consapevole.

CARLA RUOCCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLA RUOCCO. Presidente, anche noi chiediamo la sospensione ed eventualmente vorremmo prendere possesso del testo per capire le riformulazioni.

ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Presidente, mi sembra condivisibile, atteso che tutto quello che i funzionari di quel Ministero hanno scritto è stato letto pure con le virgole e quant'altro senza nessun tipo di valutazione di natura politica sulle mozioni presentate, il che è di una gravità inaudita.

PRESIDENTE. Va bene. Allora, io penso che l'esigenza dei gruppi di prendere visione con un po’ più di calma delle riformulazioni sia del tutto condivisibile. Può bastare una sospensione di un quarto d'ora ?

STEFANO ALLASIA. Un'ora !

PRESIDENTE. No, un'ora no, non esiste, onorevole Allasia. Allora, sospendiamo fino alle ore 18,30, così i gruppi possono prendere visione delle riformulazioni proposte dal Governo. La seduta è sospesa fino alle ore 18,30.

La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,35.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di parlare la sottosegretaria Vicari a nome del Governo. Ne ha facoltà.

SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Grazie, Presidente...

PRESIDENTE. Un po’ di attenzione, un po’ di silenzio perché bisogna ascoltare. Prego.

SIMONA VICARI, Sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico. Gli approfondimenti con i firmatari, proponenti delle mozioni, sono stati molto utili; tuttavia, poiché il Governo ha assolutamente chiaro e condivide molte preoccupazioni che in quest'Aula sono state espresse attraverso le mozioni e sta cercando e vuole arrivare ad una definizione più unitaria possibile, soprattutto nell'interesse dei consumatori-utenti, vorrei chiedere all'Aula, Pag. 105a nome del Governo, un rinvio per fare questi ulteriori approfondimenti e operare uno sforzo che effettivamente sia concreto e utile nell'interesse dei cittadini tutti.
Pertanto, chiedo ufficialmente, a nome del Governo, un rinvio nelle sedute della settimana prossima o a quando quest'Aula riterrà opportuno, per darci la possibilità di formulare una mozione il più unitaria possibile.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni... In teoria dovrei dare la parola ad un deputato contro e ad un deputato a favore, tuttavia vi sono obiezioni sulla proposta del Governo di rinvio di questo punto dell'ordine del giorno ad altra seduta ? Mi sembra di no.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà. Parla contro o parla a favore ?

SIMONE BALDELLI. Presidente, semplicemente per un chiarimento perché ho capito che c’è la volontà del Governo di venire incontro ad un tema che diverse mozioni – per prima quella di cui mi onoro di essere primo firmatario e sottoscritta dai componenti di sette gruppi di quest'Aula ma anche mozioni sottoscritte da altri colleghi – pongono all'attenzione dell'Assemblea e del Governo, vale a dire quello delle megabollette e dei maxiconguagli.
Abbiamo assistito ad alcune richieste di riformulazione che sono state avanzate dal Governo. Ora il Governo ci dice che vuole venire incontro a tutte le richieste e credo che questo atteggiamento sia certamente apprezzabile e di buonsenso per alcuni aspetti.
In primo luogo, credo che dovremmo fare una valutazione su un accordo, su quando inserire di nuovo le mozioni all'ordine del giorno che ovviamente non è valutabile in questa sede. Tuttavia, ci deve essere la disponibilità a porre questo tema all'ordine del giorno in tempi non infiniti.
In secondo luogo, a questo punto, Presidente, vorrei capire se, a fronte di eventuali riformulazioni, unificazioni dei testi delle mozioni su proposta a questo punto del Governo (che, se è possibile, eviterei che avvenisse sul testo del PD) o evidentemente a fronte di un nuovo testo comune che può emergere e che il Governo può accettare, le richieste di riformulazione che sono state fatte in precedenza debbano ancora essere considerate valide oppure, se, nel rinvio di questo punto all'ordine del giorno, si ricominci a partire con nuovi pareri, stando così le mozioni.

PRESIDENTE. Mi sembra di interpretare l'intervento della sottosegretaria Vicari nel senso della sua seconda ipotesi. È evidente che la sottosegretaria, a questo punto, chiede un approfondimento per poter riformulare i pareri. Se nel frattempo da parte dei gruppi e da parte del Governo c’è la capacità anche di giungere ad un testo unitario questo è assolutamente ben venuto. La Presidenza garantisce che la nuova fissazione di questo argomento nel calendario avverrà il prima possibile, ma sarà concordata con il Governo e con i proponenti delle mozioni perché evidentemente dovete essere tutti presenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruocco. Ne ha facoltà.

CARLA RUOCCO. Grazie. Noi ci saremmo aspettati una risposta sicuramente molto più chiara e netta da parte del Governo già da oggi perché in fondo poi la nostra mozione non chiedeva altro che rendere giustizia ai consumatori, agli utenti finali affinché in qualche modo queste persone – veramente si tratta di interessi molto diffusi di imprenditori e famiglie – possano semplicemente consumare e pagare quanto consumato, non quindi sulla base di consumi presunti.
Ci sembrava una richiesta assolutamente semplice, quindi ci stupisce questa riformulazione così ridondante da parte del Governo. Accettiamo questa condizione a condizione però che con il rinvio si giunga a questa semplice e chiara definizione del problema, cioè che una società che eroga – è meglio specificare bene – una società che eroga i servizi energetici, Pag. 106fatturi all'utente ciò che l'utente effettivamente e puntualmente ha consumato, e basta.

PRESIDENTE. Bene, mi pare che il concetto e che il problema siano chiari e si intende che il seguito del dibattito sulle mozioni è rinviato ad altra seduta.

Seguito della discussione del disegno di legge S.1167: Delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto (Approvato dal Senato) (A.C. 2722) (ore 18,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2722: Delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto.
Ricordo che nella seduta del 21 settembre 2015 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge e degli emendamenti presentati.
Avverto che fuori della seduta gli emendamenti Oliaro 1.7 e 1.14 sono stati ritirati dalla presentatrice.
Informo l'Assemblea che in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Lega Nord e Autonomie è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi del punto 5.2) della circolare del 10 gennaio 1977, l'emendamento Caparini 1.29 in quanto è volto a modificare in tal modo del tutto frammentario e parziale disposizioni contenute in atti normativi non aventi forza di legge.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 2722).

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2722)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2722).
Se nessuno chiede di intervenire invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo unico segnalati per la votazione. Prego onorevole Tullo.

MARIO TULLO, Relatore. Grazie Presidente. Le proposte emendative presentate in Assemblea per lo più ripropongono i contenuti di quelle già esaminate in Commissione. Pur condividendo in alcuni casi le finalità delle modifiche proposte, io continuo ad invitare i colleghi ad un ritiro altrimenti il mio parere sarà contrario, perché abbiamo affrontato in Commissione, ed è stato ribadito anche in sede di discussione generale, l'importanza dei tempi dell'approvazione di questa...

PRESIDENTE. Onorevole Tullo, mi deve dare solo i pareri, non mi deve dare spiegazioni.

MARIO TULLO. Invio al ritiro altrimenti il parere è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Su tutti gli emendamenti, grazie. Il Governo ?

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Presidente grazie, il Governo esprime parere contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Va bene allora passiamo ai voti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bordo. Ne ha facoltà.

Pag. 107

FRANCO BORDO. Presidente, ritiriamo i due emendamenti Franco Bordo 1.1 e 1.2.

PRESIDENTE. Lei ha anche l'emendamento 1.25, si intende ritirato anche questo ?

FRANCO BORDO. Si, Presidente.

PRESIDENTE. Allora, se nessuno chiede di intervenire passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'emendamento Liuzzi 1.11 con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 18,50)

Tancredi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 383
Votanti 368
Astenuti 15
Maggioranza 185
Hanno votato
84
Hanno votato
no 284).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Terzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 390
Votanti 389
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato
100
Hanno votato
no 289).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caparini 1.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Patriarca, Librandi, Giachetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 401
Votanti 316
Astenuti 85
Maggioranza 159
Hanno votato
17
Hanno votato
no 299).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Paolo Russo, Magorno, Greco, Montroni, D'Alessandro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 411
Maggioranza 206
Hanno votato
107
Hanno votato
no 304).

(Il deputato Romanini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 108

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 410
Votanti 407
Astenuti 3
Maggioranza 204
Hanno votato
89
Hanno votato
no 318).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.22, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Malisani, Tartaglione, Bianchi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 410
Votanti 394
Astenuti 16
Maggioranza 198
Hanno votato 91
Hanno votato no 303.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Liuzzi 1.27, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Manfredi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 411
Maggioranza 206
Hanno votato 107
Hanno votato no 304.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caparini 1.28, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Palazzotto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 423
Votanti 408
Astenuti 15
Maggioranza 205
Hanno votato 20
Hanno votato no 388.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

A questo punto, dovremmo passare agli ordini del giorno. Siccome ne sono arrivati in questo preciso istante, sospendiamo la seduta per cinque minuti per dare la possibilità al Governo di valutarli e poi riprendiamo alle ore 19,05 con i pareri.

La seduta, sospesa alle 18,55, è ripresa alle 19,05.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2722)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2722).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Il Governo, Pag. 109esaminati gli ordini del giorno ed anche quelli suppletivi presentati pochi minuti or sono, in numero di venti, esprime parere favorevole all'accoglimento di tutti (Applausi).

PRESIDENTE. Evidentemente l'Assemblea ha accolto con una certa soddisfazione questo genere di posizione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno presentati, accolti dal Governo. È così esaurito lo svolgimento degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2722)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini, che però, forse sorpreso dall'accoglimento in toto degli ordini del giorno, è rimasto preso in contropiede. Prego, onorevole Caparini, ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Presidente, stavo semplicemente stampando l'intervento, che così posso consegnare a futura memoria (Applausi).

PRESIDENTE. Siamo in un momento di grande gioia dell'Assemblea.

DAVIDE CAPARINI. Ricordo, in particolare, che noi abbiamo posto l'attenzione sulla questione dell'equiparazione delle agevolazioni anche per la navigazione interna commerciale e di trasporto, quindi abbiamo a cuore un settore che purtroppo oggi viene penalizzato per una troppo restrittiva applicazione delle norme europee. Il resto lo leggerete domani nel resoconto stenografico. Immagino che tutti lo prenderete (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caparini. Ovviamente la Presidenza autorizza la consegna dell'intervento sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliaro. Ne ha facoltà.

ROBERTA OLIARO. Grazie, Presidente. Anch'io consegnerò il nostro intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti), ma volevo annunciare comunque il voto favorevole e soprattutto mettere in evidenza due punti che ritengo siano importanti, proprio perché questo settore che sta attraversando una crisi molto pesante da tanti anni ha la necessità che questa delega venga portata avanti in modo urgente e pertanto si ritiene che entro i dodici mesi possa essere concluso il provvedimento.
Inoltre, una cosa è che non è stata presa particolarmente in considerazione nel provvedimento di delega è quello che si riferisce alle navi da diporto ai fini commerciali. È da tanti anni che si aspetta un provvedimento attuativo affinché venga attuato un «registro bis» che porterebbe maggiore occupazione e sicuramente un rilancio al comparto della nautica da diporto (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Bordo. Ne ha facoltà.

FRANCO BORDO. Presidente, consegnerò anch'io l'intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti). Sollecito soltanto il Governo ad applicare velocemente questa delega, in modo coerente con quello che è stato il dibattito nelle due Camere del Parlamento, affinché appunto il settore possa essere effettivamente rilanciato e soprattutto superare quella fase di crisi che ha colpito pesantemente anche i lavoratori dei cantieri nazionali. Per cui, con questo auspicio il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà annuncia voto favorevole alla delega (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

Pag. 110

VINCENZO GAROFALO. Presidente, anch'io vorrei prendere l'applauso e quindi consegnerò la nostra dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti – Applausi).

PRESIDENTE. E l'applauso arriva spontaneo.

VINCENZO GAROFALO. Vorrei soltanto ribadire un concetto, cioè l'importanza degli effetti sociali della riforma di questo settore per un Paese come il nostro, che è interamente proiettato verso il mare. È assolutamente importante la ricaduta che ha nei confronti dell'economia e dell'occupazione e quindi anche riguardo alla cultura del mare. Ci sono più settori nei quali si esplicita questa cultura del mare, ma è importante che questa delega al Governo venga esercitata in tempi assolutamente brevi rispetto ai ventiquattro mesi. Quindi, anche noi auspichiamo che il Governo riesca in dodici mesi ad adottare i decreti legislativi. Per questo motivo e per tutti quelli che sono stati enunciati durante la discussione su leggi generali, anche il gruppo di Area Popolare ovviamente voterà favorevolmente questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nizzi. Ne ha facoltà.

SETTIMO NIZZI. Signor Presidente, colleghi, anche il gruppo di Forza Italia voterà favorevolmente la proposta di legge. Soltanto poche cose: lo snellimento burocratico; l'aiuto alla produzione e alla commercializzazione dei mezzi; ma soprattutto la riduzione dei controlli, che hanno così gravemente ridotto la possibilità per questo settore di avere ampia libertà alla stregua degli altri Paesi europei, vedi la Francia, la Croazia e tutti gli altri. E soprattutto, così come è stato messo nero su bianco per quanto riguarda la patente nautica, ancora oggi essa viene rilasciata in forma cartacea, scritta a mano. Siamo nel 2015: essendo lo stesso Ministero che rilascia le patenti, sia quelle di guida per automobili che per nautica, anche in questo caso potremmo dare un servizio adeguato a quella che è l'utenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Bianchi. Ne ha facoltà.

NICOLA BIANCHI. Signor Presidente, anch'io consegnerò il mio intervento. Volevo giusto precisare perché il MoVimento 5 Stelle si asterrà su questo provvedimento: visto e considerato che è arrivato blindato qui alla Camera, nonostante sia stato emanato già da due anni; fu Letta ad annunciare questo provvedimento. Quindi per noi è davvero scandaloso che non si sia trovato il tempo qui alla Camera per poter fare il nostro lavoro di deputati, quindi emendare il testo.
Poi un'altra cosa che mi premeva sottolineare, sempre relativa a questa fretta. Il discorso è molto chiaro: perché molto probabilmente il nostro Presidente vuole presentarsi all'apertura del Salone della nautica con in mano qualcosa. Il solito fumo negli occhi, visto e considerato che comunque questo provvedimento non è altro che una delega al Governo: il Governo avrà addirittura 24 mesi prima di emanare qualche decreto attuativo. Quindi queste sono le ragioni per le quali noi ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagani. Ne ha facoltà.

ALBERTO PAGANI. Signor Presidente, io sintetizzo molto; poi consegnerò anche io l'intervento.Pag. 111
Il provvedimento che ci accingiamo a votare rappresenta per il nostro gruppo uno strumento per semplificare e migliorare la normativa sulla nautica da diporto: quindi anche per sostenere la ripresa di un comparto produttivo, quello della cantieristica, importante per il nostro Paese. Anche in questo settore. come in altri. serve una politica pubblica per invertire il segno, ritrovare fiducia ed investire.
Da una lunga fase di recessione e di crisi economica non si può uscire per mezzo di una sola misura salvifica, perché non esiste una politica economica miracolosa che risolve immediatamente tutti i problemi. La ripresa economica dipende da molti fattori: tra questi vi ’è senz'altro tutto ciò che influenza la fiducia dei consumatori, positivamente o negativamente, e che permette o meno la ripresa dei consumi.
Anche per la cantieristica e per la nautica da diporto, pesantemente colpite dalla crisi economica di questi anni, si possono adottare misure che incoraggiano la ripresa o misure di segno contrario. Nel passato recente, ad esempio, sono stati compiuti degli errori: mi riferisco a quelle misure assunte da Governi da noi sostenuti, che si sono poi dimostrate sbagliate o dannose, errori dovuti ad ingiustificabili approssimazioni o improvvisazioni.
Mi riferisco all'errore di valutazione che fece pensare, ai tempi della legge finanziaria del 2007, che inasprire le tasse di possesso sulle imbarcazioni fosse un provvedimento di particolare equità e di giustizia sociale; oppure alla più recente tassa di stazionamento del Governo Monti, che istituì un'inesigibile tassa di stazionamento per le imbarcazioni nautiche. Queste misure sortirono effetti esattamente opposti a quelli attesi: niente introiti e fuga all'estero delle grandi imbarcazioni per un lato, sfiducia dei consumatori e crollo delle vendite per l'altro. Niente equità., quindi, e niente giustizia sociale, perché quando un comparto produttivo va in crisi le conseguenze peggiori ricadono sugli imprenditori che devono chiudere l'attività, sui lavoratori che perdono il lavoro, e sulle famiglie degli uni e degli altri che perdono un reddito necessario per vivere.
Oggi, con questo provvedimento, cambiamo impostazione.
Un provvedimento che nasce da una forte volontà parlamentare, e che offre al Governo una delega ampia per riformare l'istituto del codice della nautica. Un provvedimento che va nel segno della modernizzazione del settore, della semplificazione burocratica, del rilancio di un comparto produttivo. Nel periodo 2002-2008 gli occupati diretti del settore passarono da 16.000 a 39.000 e quelli indiretti arrivarono a 120.000, assorbendo risorse umane da settori in crisi, quali l'automotive, il metallurgico e anche parte della filiera dei mobili-arredo.
Nel 2009 il settore ha poi conosciuto, come dicevo, gli impatti della crisi economica mondiale, ma mentre nel 2010 per le aziende americane e nel 2011 per quelle nord europee arriva la ripresa, in Italia proprio in quella fase critica viene meno il sostegno di una politica pubblica, e nei due anni successivi si assiste alla decimazione vera e propria delle imprese e della capacità produttiva del settore. Solo alla fine di questo anno, forse, si rivedrà un timido segno positivo sul fatturato globale; fatturato che però, nel frattempo, ha visto la contrazione del 60 per cento dei volumi e l'azzeramento del mercato interno.
Un gap competitivo determinato oltre che dalla crisi intervenuta anche dalla paralisi del leasing nautico, dall'eccessivo peso fiscale, dalla mancanza di una politica industriale e dal fardello burocratico che grava sull'utenza. Mali noti in questo Paese purtroppo anche in altri comparti produttivi. Il valore della nautica per il nostro Paese è costituito innanzitutto dal grado di ricchezza ed occupazione reale che questo settore riesce a generare, conciliando due fattori di rilevante importanza: quelli dell'innovazione e della bellezza. Sono tutti fattori che caratterizzano e che consentono di esportare il made in Italy riconosciuto nel mondo come produzione di assoluta eccellenza.Pag. 112
Signor Presidente, il nostro gruppo per queste ragioni, per questi motivi, voterà, come si dice in queste circostanze, convintamente a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Chiedo, infine, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2722)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2722, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Lombardi... Romele... Palmizio... Malisani... Gandolfi... Invernizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1167 – «Delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto» (Approvato dal Senato) (2722):

Presenti 409
Votanti 337
Astenuti 72
Maggioranza 169
Hanno votato 335
Hanno votato no 2

La Camera approva (Vedi votazioni).

(Il deputato Falcone ha segnalato che ha erroneamente votato contro, mentre avrebbe voluto a favore).

Discussione dei disegni di legge: S. 2008 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 3304); S. 2009 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2015 (Approvato dal Senato) (A.C. 3305) (ore 19,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge, già approvati dal Senato: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2014; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2015.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 3304 e 3305)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per entrambi i disegni di legge, onorevole Fabio Melilli.
Colleghi, per favore, se riusciamo ad uscire in silenzio facciamo cosa gradita, le votazioni per oggi sono terminate, quindi, per favore ! Colleghi ! Prego, onorevole Melilli.

FABIO MELILLI, Relatore sui disegni di legge nn. 3304 e 3305. Signor Presidente, come è noto il rendiconto generale dello Stato è costituito da due parti: il conto del bilancio e il conto del patrimonio. Al rendiconto è allegata per ciascuna amministrazione una nota integrativa che è articolata per missioni e programmi. Il rendiconto è corredato dal rendiconto economico al fine di integrare...

Pag. 113

PRESIDENTE. Mi perdoni, collega. Colleghi, allora...altrimenti sospendiamo la seduta. Colleghi, per favore ! Ce la facciamo a fare un po’ di silenzio ? Intanto liberiamo dietro il banco del Comitato dei nove. Per favore ! Colleghi ! Colleghi, ripeto, non ci sono altre votazioni e nessuno è obbligato a stare in quest'Aula; quelli che rimangono in quest'Aula per cortesia stiano in silenzio. Liberiamo l'emiciclo, per favore. Colleghi, liberiamo l'emiciclo e il banco del Comitato dei nove. Per favore !
Prego.

FABIO MELILLI, Relatore sui disegni di legge n. 3304 e n. 3305. Grazie, Presidente. Il rendiconto, dicevo, è corredato dal rendiconto economico e questo, naturalmente, al fine di integrare la lettura dei dati finanziari con tutte le informazioni economiche che sono riferite dai centri di costo delle amministrazioni centrali dello Stato. Al rendiconto è allegata una relazione illustrativa delle risorse che sono impegnate per finalità di protezione dell'ambiente e l'eco-rendiconto dello Stato.
Venendo al contenuto del provvedimento, i primi tre articoli espongono i risultati complessivi relativi alle amministrazioni dello Stato per l'esercizio 2014 e sono riferiti, rispettivamente, alle entrate e agli accertamenti, che sono pari a 840.159,6 milioni di euro, mentre le spese sono pari a 810.587,4 milioni di euro e naturalmente la gestione finanziaria di competenza, che è intesa come la differenza tra il totale di tutte le entrate accertate e il totale di tutte le spese, evidenzia un avanzo di 29.572,2 milioni di euro.
Rispetto all'articolo 4, che espone la situazione finanziaria del conto del Tesoro, essa evidenzia, al 31 dicembre 2014, un disavanzo di 247.260,8 milioni di euro. Rispetto al patrimonio dello Stato al 31 dicembre 2014, di cui al conto generale del patrimonio, risulta un'attività per un totale di 968,6 miliardi di euro e passività per un totale di 2.660,1 miliardi di euro.
Gli articoli da 7 a 9 espongono, naturalmente, i dati relativi ai conti consuntivi delle aziende e delle amministrazioni autonome.
Nel loro insieme i risultati della gestione di competenza, pur evidenziando un miglioramento rispetto alle previsioni definite dagli stessi, così come indicati nella legge di assestamento 2014, denotano, però, un peggioramento dei saldi rispetto ai risultati conseguiti nel 2013. Il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato presenta un valore negativo pari a meno 52,8 miliardi di euro, con un peggioramento di circa 24,8 miliardi, ma un miglioramento rispetto alle aspettative che erano programmate per circa 10 miliardi, perché era previsto attestarsi, nel 2014, ad un valore negativo di meno 62,8 miliardi.
Rispetto agli altri saldi, si evidenzia la netta flessione registrata dal risparmio pubblico, che dopo essere sceso nel 2013 a 39,7 miliardi, rispetto ai 48,5 miliardi del 2012, si attesta a un valore positivo pari a 18,4 miliardi di euro. Così si conferma un'inversione di tendenza al miglioramento annuale del valore di segno positivo, che era iniziata nel 2009. Anche in questo caso, comunque, il risultato è migliore delle corrispondenti previsioni definitive.
Il dato del ricorso al mercato finanziario si attesta a 260 miliardi, in crescita consistente rispetto sia al 2013 sia al 2012 e, anche non considerando il minimo attinto nel 2011, è anche superiore ai livelli toccati nel biennio 2009-2010 (intorno ai 210 miliardi di euro). Se ne conferma comunque, anche per esso, il sensibile miglioramento rispetto alla previsione definitiva, che lo stimava in 289,7 miliardi. Ad ogni modo, sia il saldo netto da finanziare sia il ricorso al mercato, che sono stati registrati nel 2014, sono rimasti nettamente al di sotto del tetto che, come è evidente, è stato stabilito dalla legge di stabilità 2014.
Sulla base di un'analisi, seppur sintetica, del confronto 2013-2014 relativo all'andamento delle entrate fiscali accertate, che hanno raggiunto un valore pari a 550.187 milioni, si rileva innanzitutto il Pag. 114loro decremento per circa 3,8 miliardi, a fronte di un incremento pari a circa 8 miliardi registrato nel 2013 rispetto al 2012. Questo decremento è interamente dovuto a minori entrate correnti, sia sul versante delle entrate tributarie sia delle entrate extratributarie. A questa flessione si contrappone, però, un incremento di 2,1 miliardi rispetto al 2013 per le entrate relative al Titolo «Alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti».
Per quanto concerne l'andamento delle entrate tributarie, nel 2014 si evidenzia una riduzione sia delle imposte sul patrimonio e sul reddito sia delle imposte sulla produzione: queste riduzioni sono per 7,7 miliardi sulle imposte sul patrimonio e sul reddito e per 672 milioni (-1,9 per cento) sulle imposte sulla produzione. Risultano, però, in aumento le tasse e le imposte sugli affari di circa 3,5 miliardi (+2,3 per cento). Per le entrate extratributarie, i peggioramenti riguardano i proventi dei servizi pubblici minori e i recuperi, rimborsi e contributi. In miglioramento, però, per circa 1,1 miliardi di euro, sono gli accertamenti relativi agli interessi su anticipazioni e crediti vari del Tesoro. È notevole l'aumento delle entrate registrate in relazione all'alienazione e all'ammortamento di beni patrimoniali. Questo incremento è quasi interamente ascrivibile alla vendita di beni ed affrancazione di canoni.
Rispetto alle spese finali, si può osservare come la spesa di parte corrente abbia generato impegni per 526.195 milioni di euro (in aumento del 3 per cento), mentre quella in conto capitale è stata di 76.830 milioni di euro (in aumento del 7,9 per cento). Per quanto riguarda il conto dei residui, l'entità dei residui è rimasta su livelli consistenti, registrando, però, una diminuzione sul lato delle entrate, anche a seguito del processo di riaccertamento straordinario dei residui, che ha inciso in maniera molto rilevante nel sistema pubblico, e, con riguardo a quelli attivi, ha prodotto una diminuzione di quelli provenienti da esercizi precedenti.
In sintesi, il conto dei residui, al 31 dicembre 2014, espone residui attivi per 209.127 milioni e residui passivi per 113.253 milioni. Per la gestione di cassa emerge un andamento analogo a quella di competenza, con risultanze che, pur evidenziando un miglioramento rispetto alle previsioni definitive, denotano comunque un peggioramento dei saldi rispetto ai risultati conseguiti nel 2013.
Il Conto generale del Patrimonio comprende, come noto, le attività e le passività finanziarie e patrimoniali e la dimostrazione dei vari punti di concordanza tra la contabilità del bilancio e quella patrimoniale. Dai risultati generali emerge un'eccedenza passiva di 1.691,6 miliardi, con un peggioramento di 129,6 miliardi rispetto alla situazione patrimoniale a fine 2013 e da un aumento delle passività (+99,1 miliardi). Il risultato riconferma, peraltro, gli andamenti negativi registrati negli anni dal 2004 in poi, con l'eccezione del 2009.
Il totale delle attività ammonta a 968,6 miliardi, mentre il totale delle passività ammonta a 2.660,1 miliardi, e si riferisce, come è ovvio, interamente a passività di natura finanziaria. Rispetto alla chiusura dell'esercizio 2013, l'entità delle passività finanziarie ha registrato un incremento di 99,1 miliardi di euro. Rispetto alla legge di assestamento, che analizziamo insieme, nel disegno di legge di assestamento gli unici stati di previsione della spesa che sono stati interessati da rimodulazioni di fattori legislativi sono quelli relativi ai Ministeri dell'ambiente, della difesa e dei beni e delle attività culturali e del turismo. Nel corso dell'esame presso il Senato sono stati approvati alcuni emendamenti, che hanno riguardato gli articoli 2 e 3 del provvedimento e alcuni stati previsionali della spesa.
Rispetto ai saldi di competenza del bilancio dello Stato risultanti dal disegno di legge di assestamento, la relazione al provvedimento evidenzia, in termini di competenza, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un miglioramento del saldo netto da finanziare. Nel complesso, il saldo nelle previsioni assestate si attesta ad un valore di -52.334 milioni, rispetto ad una previsione iniziale di -53.647 milioni. Al netto delle regolazioni debitorie e contabili, Pag. 115il miglioramento del saldo rispetto alle previsioni iniziali, pari a 1.313 milioni di euro, è dovuto per 817 milioni alle variazioni per atto amministrativo e per 496 milioni di euro alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento che stiamo prendendo in considerazione.
Per quanto concerne gli altri saldi, il risparmio pubblico (il saldo corrente) registra un lieve peggioramento rispetto alla previsione iniziale, attestandosi a -18.153 milioni. Il ricorso al mercato, invece, evidenzia un miglioramento significativo di oltre 7 miliardi (naturalmente, questo dato comprende anche le regolazioni debitorie).
Passando alle variazioni di competenza proposte dal provvedimento, a nostro avviso le stesse risultano coerenti con il rispetto dei saldi di finanza pubblica indicati nel Documento di economia e finanza 2015 presentato ad aprile scorso. In termini di competenza, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, le proposte di assestamento del disegno di legge in esame determinano un miglioramento del saldo netto da finanziare, che è ascrivibile principalmente ad un'importante riduzione della spesa per interessi. Per la gran parte, però, questa riduzione è compensata da una riduzione delle entrate finali, ed in particolare di quelle tributarie, e da un aumento delle spese primarie.
La riduzione delle entrate, infatti, riguarda esclusivamente le entrate tributarie e l'aumento delle spese è dovuto a variazioni per atto amministrativo ascrivibili alle spese primarie. Oltre ai 7.300 milioni di maggiori spese derivanti dal decreto legislativo n. 175 del 2014, di cui abbiamo già detto, la relazione illustrativa evidenzia la rimodulazione nell'ambito della spesa di 983 milioni, per effetto dell'introduzione da parte del decreto legislativo n. 22 del 2015 in materia di ammortizzatori sociali. Ha inciso anche la prestazione di assicurazione sociale per l'impiego (NASPI), l'indennità di disoccupazione per i lavoratori Cocopro, del finanziamento dell'assegno di disoccupazione. Per contro, invece, la proposta di assestamento prevede una riduzione complessiva delle spese finali (-3. 586 milioni), su cui influisce in maniera preponderante la riduzione della spesa per interessi, che sconta l'aggiornamento del profilo dei tassi di interesse sui titoli di Stato per 5.434 milioni e la riduzione degli interessi passivi sui conti correnti di tesoreria per 2.600 milioni.
Nell'ambito delle entrate tributarie assumono un rilievo particolare le variazioni in diminuzione relative all'IRES (- 2.358 milioni), all'IVA (- 2.505 milioni) e all'accisa sui prodotti energetici (-1. 267 milioni) e gas naturali (- 478 milioni).
Per quanto riguarda, invece, le variazioni in aumento, ragionando sulle più significative, si segnalano quelle relative alle imposte sostitutive sui redditi da capitale e sulle plusvalenze (+ 891 milioni), all'IRPEF (+ 424 milioni), a quelle gravanti sui giochi ( + 600 milioni) e sugli apparecchi e congegni di gioco (+ 223 milioni).
La proposta di aumento delle entrate extra-tributarie deriva principalmente dalla partecipazione agli utili di gestione della Banca d'Italia e ai dividendi dovuti dalle società partecipate per 267 milioni.
Per quanto concerne le spese finali, le variazioni proposte dal provvedimento presentato dal Governo determinano una riduzione complessiva di 3.586 milioni di euro. Tale riduzione interessa prevalentemente le spese correnti. C’è una significativa proposta di diminuzione di quelle per interessi, che decrescono di oltre 7.789 milioni rispetto alle previsioni iniziali, grazie al più favorevole profilo dei tassi di interesse sui titoli di Stato.
Una ulteriore diminuzione della spesa per interessi, per 2.600 milioni, deriva da minori esigenze per gli interessi corrisposti sui conti correnti di Tesoreria, in parte correlata anche alla trasformazione di alcuni conti da fruttiferi a infruttiferi, per effetto delle norme contenute nella legge di stabilità 2015.
Questo andamento di spesa per interessi viene parzialmente compensato dalla proposta di aumento di altre spese correnti, che, al netto di quelle per interessi, salgono di 4.665 milioni.
Anche per le spese in conto capitale, la proposta di assestamento determina una riduzione di 462 milioni di euro.Pag. 116
In termini di cassa, il disegno di legge registra, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un peggioramento del saldo netto da finanziare, che si attesta a -136.581 milioni, con un peggioramento di 23.500 milioni rispetto alla previsione di bilancio.
Da ultimo, Presidente, rispetto ai residui, la consistenza dei residui passivi alla fine dell'esercizio finanziario 2014 presenta un incremento di 29.142 milioni rispetto all'analoga consistenza accertata alla chiusura dell'esercizio precedente (83.650 milioni alla fine del 2013).
L'aumento della consistenza dei residui finali è imputabile ad un incremento sia di quelli di parte corrente, sia di quelli in conto capitale e la maggiore consistenza dei residui passivi finali è correlata soprattutto alla maggiore costituzione di quelli di nuova formazione, che derivano dalla gestione della competenza nel 2014 e che ammontano a 76.226 milioni. Solo questi rappresentano il 67,6 per cento della consistenza complessiva dei residui finali.
A determinare questa consistenza, che è di grande significato, dei residui di nuova formazione di parte corrente hanno concorso gli aggregati relativi al complesso dei trasferimenti ad amministrazioni pubbliche per 32.723 milioni e alle famiglie per 5.863 milioni, le poste correttive e compensative delle entrate ed anche i redditi da lavoro dipendente e i consumi intermedi.
Per quanto concerne i nuovi residui di conto capitale, essi riguardano, soprattutto, i contributi agli investimenti ad imprese, determinati, in particolare, dalle Ferrovie dello Stato e da altri trasferimenti in conto capitale.
Con riferimento alla spesa complessiva l'ammontare dei residui passivi, compresi, naturalmente, quelli relativi al rimborso dei prestiti, risultanti alla chiusura dell'esercizio è pari a 113.254 milioni.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
È iscritto a parlare l'onorevole Giampaolo Galli. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO GALLI. Grazie Presidente. Il giudizio del gruppo del Partito Democratico sui documenti che ci vengono proposti oggi dal Governo, che sono stati or ora esposti dal relatore Melilli, ovvero il rendiconto 2014 e l'assestamento 2015, è un giudizio positivo.
Per il 2014, l'assestamento, che riguarda il perimetro dell'amministrazione dello Stato, conferma un dato che era già noto per quello che riguarda il perimetro più ampio della pubblica amministrazione, ovvero che l'indebitamento si è mantenuto entro il limite del 3 per cento, malgrado il cattivo andamento dell'economia che abbiamo avuto ancora nel 2014. E nel 2015 l'assestamento che stiamo discutendo è coerente con il dato contenuto nel documento di aggiornamento al DEF che discuteremo nei prossimi giorni, in base al quale il disavanzo del 2015 scende ancora al 2,6 per cento.
Il punto che vorrei sottolineare è che in termini strutturali siamo molto vicini al pareggio di bilancio e, anzi, secondo alcune stime, ad esempio quelle dell'OCSE, siamo già oggi in pareggio o addirittura in avanzo. In ogni caso, attendendosi alla valutazione ufficiale, il nostro indebitamento netto strutturale, ossia al netto del ciclo e delle una tantum, sarebbe pari a solo lo 0,7 per cento nel 2014 e allo 0,3 per cento del PIL nel 2015.
Questo significa una cosa molto chiara e molto importante. Basta un ritorno a condizioni di relativa normalità per quello che riguarda la crescita perché il nostro bilancio pubblico raggiunga il pareggio. In altre parole, lo sforzo aggiuntivo che dobbiamo fare è relativamente piccolo, appunto lo 0,3 per cento del PIL, secondo queste stime, e addirittura zero, secondo le stime dell'OCSE. Questi dati sono già reali, non sono proiezioni, sono già incorporati nei bilanci del 2014 e del 2015 e ci dicono che gli sforzi fatti negli anni scorsi non sono stati vani, che i sacrifici degli italiani non sono stati vani e ci dicono che siamo molto vicini al traguardo e che per raggiungerlo Pag. 117ciò che occorre essenzialmente sono riforme per spingere sulla crescita economica.
Peraltro sappiamo che la ripresa è in corso e il fatto che qualcuno sostenga che la ripresa sia tutta dovuta a fattori esterni è, per così dire, una tesi possibile, ma che non convince. Basta considerare degli scenari alternativi, per esempio uno scenario nel quale non si fossero fatte le riforme. Immaginiamo che nel corso del 2014-2015 non si fossero fatte le varie riforme: jobs act, Irap lavoro, decontribuzione per i nuovi assunti, banche, riforme istituzionali e via dicendo. Il minimo che si può dire è che l'Europa, in condizioni del genere, non ci avrebbe concesso la flessibilità di bilancio, di cui ora possiamo fruire. E, quindi, ci troveremmo oggi o con una dose maggiore di austerità oppure in un conflitto piuttosto grave con l'Europa. E vorrei sottolineare che l'Europa non ci avrebbe concesso la flessibilità per un motivo che si può condividere o non condividere, ma che è del tutto comprensibile. Non ce l'avrebbe concessa perché verosimilmente non ce l'avrebbero concessa i mercati. Perché, in assenza di riforme, non saremmo riusciti a recuperare la fiducia dei mercati e dei risparmiatori anche italiani e sarebbe prevalsa forse l'idea, peraltro assai diffusa fino a non molto tempo fa in ambito internazionale, secondo cui il debito pubblico italiano – quante volte abbiamo sentito dire questa frase sciagurata – era «tecnicamente insostenibile».
E dunque, in questo scenario, sarebbero rimasti vivi interrogativi di fondo, inquietanti, gravi, circa le prospettive del nostro Paese, la sostenibilità del debito, la sostenibilità della nostra permanenza nell'euro. Peraltro non sto parlando di cose lontane da queste Aule, perché il leader di uno dei gruppi politici qui presenti ha detto tante volte la frase «ormai siamo alla bancarotta», ed egli ci ha annunciato tante volte che non avremmo superato l'autunno o l'inverno.
A dire il vero da quando ha cominciato a dire queste cose abbiamo superato tanti autunni e tanti inverni. Ma vorrei essere chiaro. Non sto dicendo che queste tesi, per quanto fantasiose, fossero del tutto fuori dal novero delle cose possibili. Sto dicendo che le cose che abbiamo fatto hanno sostanzialmente eliminato o ci hanno lasciato alle spalle questo rischio. Il Movimento 5 Stelle, a cui mi sto riferendo, e altre opposizioni hanno fatto tutto il possibile, legittimamente, per impedire che si realizzassero le riforme necessarie alla crescita, ma non ci sono riusciti. Non sono riusciti ad impedire che in Italia tornasse un ragionevole clima di fiducia, che le famiglie ricominciassero a spendere, le imprese a investire. Il motivetto «tanto siamo già falliti», non va più molto lontano. E questo ci conferma ulteriormente che non è vero che è tutto e solo merito del quadro internazionale.
Ma c’è un altro scenario in cui la crescita non si sarebbe materializzata, a mio avviso, malgrado il miglioramento del quadro internazionale. È lo scenario in cui sul piano politico vi fosse stata la prevalenza, ad esempio alle elezioni europee, o in pur improbabili elezioni politiche anticipate, di forze politiche che auspicano l'uscita dell'Italia dall'euro e, come sappiamo, ce ne sono. In questo scenario, io credo che il patrimonio di fiducia che abbiamo faticosamente con sacrifici accumulato in questi anni si sarebbe dissolto. Su questo punto vorrei solo brevemente citare un personaggio per il quale non posso essere sospettato di avere alcuna simpatia e che – lo ridico, è stato già più autorevolmente detto da altri – per fortuna con le ultime elezioni in Grecia è sparito dal panorama internazionale. Mi riferisco ovviamente all'ex ministro delle finanze greche che ha spiegato – cito – che uscire dall'Euro equivale ad annunciare una rilevantissima svalutazione del cambio con un anticipo di oltre un anno, cioè il tempo che ci vorrebbe per cambiare la valuta. Un tempo questo più che sufficiente – egli spiega – per portare all'estero non solo i capitali ma tutti gli asset di una nazione. Ossia un tempo più che sufficiente per desertificare e dunque distruggere il tessuto produttivo di una nazione. Ed egli aggiunge una frase che mi ha colpito, devo dire, pur nel dissenso generale Pag. 118che ho nei confronti del pensiero di questo personaggio. Questa frase: «Una volta che un paese ha imboccato la strada dell'euro, quella strada svanisce, non c’è più, e il tentativo di ripercorrerla a ritroso, ossia di uscire dall'euro, può portare a fare un salto nel vuoto». Può non piacere, ma è così e ce lo dice uno che non può certo essere sospettato di filo europeismo di convenienza e soprattutto che ha potuto vedere molto da vicino il baratro delle banche chiuse, dell'economia paralizzata, della fuga dei depositi all'estero. L'Italia non è la Grecia. Siamo un paese molto solido, abbiamo un tessuto manifatturiero fra i più forti in Europa. Ma non dobbiamo sbagliarci. Se prevalessero le forze anti-euro, il rischio sarebbe che il baratro si riaprirebbe anche di fronte a noi, come è successo in Grecia.
Concludo con quello che a me pare il punto chiave che emerge dai dati di cui discutiamo oggi. Fino a poco tempo fa eravamo il problema dell'Europa. Eravamo, lo ricordiamo tutti, sorvegliati speciali. Eravamo il paese che, secondo il Fondo monetario internazionale, poteva mettere in crisi non solo l'Europa, ma l'intera economia mondiale. Oggi sull'Italia e in Italia prevale la fiducia, la tranquillità quanto meno. Prevale l'idea che siamo un paese normale, civile, in cui si può vivere e investire. Ciò accade malgrado i notevoli sforzi che, più che legittimamente, opposizioni non molto costruttive hanno fatto per impedirlo.
I documenti di bilancio che il Governo sottopone oggi alla nostra approvazione sono la testimonianza che l'Italia è un paese che si sta riprendendo. Un paese che è in grado di affrontare le sfide difficili, indubbiamente molto difficili, che ci stanno di fronte nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie Presidente, nel 2014 l'indebitamento netto dello Stato, secondo la Relazione sul rendiconto generale dello Stato per il 2014 del 25 giugno 2015 della Corte dei conti, è risultato di poco superiore a 51 miliardi di euro, quindi con un incremento di 5 miliardi di euro rispetto al 2013. Nel rendiconto finanziario, l'indebitamento ha superato di poco i 17 miliardi di euro in termini di competenza ed è stato di quasi 54 miliardi di euro in termini di cassa. L'avanzo primario che nel conto economico dello Stato raggiunge i 21 miliardi di euro, quindi di oltre 7 miliardi di euro inferiore rispetto al livello del 2013, supera, invece, nel rendiconto i 63 miliardi di euro in termini di competenza e i 27 miliardi di euro in termini di cassa.
L'affannosa ricerca di risultati si è tradotta, tra il 2008 e il 2014, nell'adozione di oltre settecento misure di intervento confuse e disomogenee in materia fiscale, di aggravio o di sgravio del prelievo. Ne è risultata sacrificata l'esigenza di una ragionata revisione strutturale del sistema fiscale che poteva consentire, invece, di pervenire ad una minore onerosità e ad una maggiore equità distributiva per le famiglie e per le imprese. La verità è che i risultati del 2014 delineano un allontanamento dal percorso concordato in sede europea, riflettendo le scelte compiute dal Governo in tema di impostazione della politica di bilancio. Nel corso dell'anno, infatti, il Governo è intervenuto due volte per rallentare la convergenza verso l'obiettivo di medio termine che per l'Italia è rappresentato dal pareggio del saldo strutturale. Ad aprile, con il DEF, il pareggio veniva posposto al 2016 e a settembre, con la Nota di aggiornamento, l'obiettivo veniva nuovamente posposto al 2017. Pertanto, lo scostamento in negativo della variazione del PIL rispetto alla media dell'area euro è stato superiore ai 2,5 punti in termini reali nel solo biennio 2013-2014. Un'ulteriore divaricazione cumulata di quasi un punto e mezzo si realizzerebbe, secondo le previsioni di primavera della Commissione europea, nel biennio 2015-2016. Come diceva Shakespeare, la realtà non può essere incantata dalle parole, né tantomeno dalla propaganda. Siamo ancora nel mezzo del guado.Pag. 119
Le osservazioni della Corte dei conti a questo proposito sono molto severe e io voglio riportarle, proprio per evitare anch'io di essere etichettato come uno che intende fare propaganda. Dice la Corte dei conti: «Sul fronte della spesa i margini d'azione sono meno ampi di quanto la percezione comune ritiene. Le stesse analisi condotte per la Relazione oggi resa pubblica confermano la difficoltà di realizzare pienamente il programma di spending review, a motivo degli ampi risparmi già conseguiti per le componenti più flessibili, redditi da lavoro e consumi intermedi (dove si è adoperata la scure), e per il permanere di un elevato grado di rigidità nella dinamica delle prestazioni sociali», di cui tutti naturalmente dobbiamo tener conto. Continua la Corte dei conti: «L'ampiezza dei dati raccolti sulla numerosità degli enti, sulle risorse statali assorbite, sulla consistenza e sui costi del personale ha permesso di analizzare un fenomeno crescente di deriva verso una nuova forma di organizzazione periferica dello Stato centrale che, in una prospettiva segnata dall'imperativo della spending review, richiede un attento ripensamento.
L'esternalizzazione di funzioni – noi aggiungiamo – da parte dei Ministeri, ad enti e società, talvolta coerente con il perseguimento di maggiore efficienza organizzativa, si traduce, in molti casi, nell'elusione dei vincoli rigidi imposti alla spesa pubblica e alla gestione del personale, con il rischio anche di generare duplicazioni di compiti, aggravio dei costi e riduzione del grado di efficienza nella prestazione dei servizi pubblici.».
«Poca attenzione è stata, infatti, rivolta al fatto che le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica richiedono, al nostro Paese, la costruzione di una traiettoria macroeconomica ambiziosa, caratterizzata da saggi di crescita del PIL e della produttività non inferiori all'1,5 per cento annuo e da un riassorbimento dei livelli della disoccupazione, che dovrebbe ridiscendere verso il tasso fisiologico del 7 per cento. Si tratta di uno scenario non conseguibile in assenza di interventi profondi – ci dice la Corte dei conti, ripeto, profondi – capaci di accelerare la dinamica della produttività totale dei fattori.»
Il rendiconto 2014 e l'assestamento sono poco più che la fotografia di manovre economiche tutto sommato scialbe nel solco delle politiche europee dell'austerità e incapaci di rimettere l'Italia sui binari dello sviluppo e della crescita dell'occupazione e quindi noi, avendo sempre votato contro le manovre di bilancio e finanziarie di questo Governo, con coerenza naturalmente voteremo anche contro il rendiconto 2014 e la manovra di assestamento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, non è esaltante per il Paese, per l'Aula, per la politica e per le istituzioni affrontare la discussione sulle linee generali su un provvedimento così importante per il Paese e per la finanza pubblica come il rendiconto 2014 e l'assestamento di bilancio per il 2015 con una presenza quasi inesistente rispetto ai seicentotrenta componenti di questa Assemblea. Questo ce la dice lunga anche in riferimento alla disaffezione dei cittadini nei confronti della politica.
Fatta questa premessa che mi duole e sono rammaricato di dover fare ma è inevitabile, va fatta qualche considerazione di carattere generale sulla situazione del rendiconto 2014 e anche sul provvedimento che il Governo ha predisposto sull'assestamento di bilancio per l'esercizio finanziario 2015. Ritengo che tale provvedimento sia abbastanza scorretto anche nell'ottica di rivisitazione della legge n. 196 del 2009, legge che disciplina e coordina le modalità con le quali gli strumenti contabili del Paese devono essere affrontati anche in riferimento alle nuove disposizioni del nuovo articolo 81 della Costituzione e agli adempimenti europei. È necessario ed è evidente anticipare per quanto è possibile la data di approvazione del rendiconto e anche eventualmente, chiaramente e conseguentemente Pag. 120quella dell'assestamento perché oggi ci troviamo nella antipatica, grande, disagevole circostanza che, a causa del ritardo con cui sia il rendiconto sia l'assestamento sono stati predisposti, del ritardo con cui il Governo li ha approvati e del ritardo con cui il Senato li ha approvati, un ramo del Parlamento, per motivi di scadenze inevitabili e da ottemperare, si trova nella circostanza di non poter procedere all'eventuale approvazione di qualche emendamento sull'assestamento.
È fin troppo evidente che il rendiconto è chiaramente inemendabile, ma l'assestamento no, l'assestamento è un provvedimento di bilancio su cui il Governo fa le sue proposte, le sue correzioni in base a quelli che sono gli andamenti non solo di finanza pubblica, delle entrate e delle spese, ma eventualmente anche a ciò che si è verificato nel corso del periodo dell'esercizio finanziario intercorso durante l'anno 2015 di spese impreviste, di situazioni imprevedibili che si sono potute verificare, nuove esigenze e quant'altro. Le correzioni sono state apportate, quindi questa critica di base – io mi auguro che nel prossimo esercizio finanziario il Governo e la maggioranza cerchino di evitare di ripetere la stessa, medesima circostanza temporale – ha necessità di essere corretta. Detto questo, io ritengo che al di là della parte prettamente contabile vera e propria, che ha pure una sua importanza, ma che rimando ovviamente ai documenti, rimando alle relazioni, c’è da fare una considerazione; i numeri parlano, stanno lì scritti, è per quello che ci sono i saldi contabili, ma ancora di più i numeri parlano rispetto alle scelte politiche di natura finanziaria, scelte politiche conseguenti che il Governo e la maggioranza hanno assunto nel corso del 2014. Ebbene, noi abbiamo una situazione che non può essere più tollerata per quello che riguarda le entrate, andiamo avanti ancora con una situazione di stime, non c’è un punto fermo. Sulla situazione di stime rispetto alla situazione delle entrate viene poi effettuata una serie di scelte dal punto di vista chiaramente della spesa e sul problema della cassa. Da questo punto di vista, sul problema cassa noi non abbiamo alcunché da dire perché quelle sono le uscite determinate dal Ministero dell'economia e relativamente invece alla situazione delle stime delle entrate qui sì che c’è parecchio da dire perché bisognerebbe andare ad una verifica vera e propria. Io mi auguro e auspico che relativamente a questo difetto che ha riguardato anche il passato, che ha riguardato altri Governi, altre maggioranze – bisogna essere onesti e corretti – bisogna affermare che però è arrivato forse il momento di mettere riparo a questa anomalia, non so se del tutto italiana oppure se comprensiva di altre situazioni di Paesi europei. Detto questo, non mi sembra che dal punto di vista delle raccomandazioni che ci sono state nel corso del 2014 e anche sulla situazione del 2015 da parte dell'Unione europea si siano determinate situazioni tali da ottemperare a quanto disposto dall'Unione europea in riferimento alla raccomandazione ad effettuare le riforme, in riferimento alla determinazione di modificare per quanto è possibile le politiche di sviluppo, di crescita e quant'altro e, soprattutto, anche in riferimento all'utilizzo dei fondi comunitari, in particolare del programma 2014 dell'attenzione sul Mezzogiorno. Evito di elencare le sei raccomandazioni che sono state più volte reiterate in tutto questo contesto. Ebbene, non mi sembra che il Governo si sia fatto carico di andare a verificare che cosa avviene rispetto ad una verifica che riguarda quanto il Governo e il Parlamento hanno proposto e legiferato. Mi riferisco in particolare alla situazione della spending review, alla cosiddetta razionalizzazione della spesa. Ebbene, io immagino che in un contesto di un rendiconto del 2014 debba necessariamente esserci una ricognizione di quelli che sono stati i provvedimenti della cosiddetta spending review quanto meno proposti negli ultimi tre anni e vedere se effettivamente è stata realizzata la spending review sulle proposte legiferate, se e in che termini sia stata legiferata, sia stata ottenuta, se si è verificata, se invece vi è stata un'inadempienza del tutto consistente.Pag. 121
Prendiamo, per esempio, quanto deciso, a suo tempo, in uno dei tanti provvedimenti del Governo Monti, se non mi sbaglio il decreto-legge n. 95, convertito poi in legge da parte del Parlamento nel 2012. Ebbene, quel malloppo di 700 pagine di Gazzetta Ufficiale era uno dei tanti presupposti su cui poi si è costruita la cosiddetta fuoriuscita dalla procedura di debito e di deficit eccessivo da parte del nostro Paese nei confronti dell'Europa. Quel provvedimento, tra le tante cose, prevedeva, per esempio, l'obbligo del risparmio in termini di spesa pubblica rispetto a settemila dipendenti pubblici che dovevano essere dichiarati in esubero o messi in mobilità da parte dello Stato; nessuno, per esempio, ne ha saputo più niente, nessuna notizia. Poi c’è anche da ricordare lo scempio che il Governo ha fatto e la responsabilità che si è assunto nonostante sia stato sollecitato più volte, mille volte nelle Commissioni, in Aula e un po’ dappertutto nei dibattiti che ci sono stati; mi riferisco alla falsa abrogazione delle province, dove, dal punto di vista formale, si è preso in giro il Paese, 60 milioni circa di abitanti sono stati presi in giro, perché si è detto in tutti i modi e in tutte le maniere che le province sarebbero state abrogate e non è vero, non solo che non sono state cancellate le province, ma, addirittura, si è proceduto poi a una rideterminazione, ristrutturazione delle stesse che, dal punto di vista della spesa pubblica, ha provocato un disastro non inferiore a quella malaugurata riforma della modifica del titolo V della Costituzione che a suo tempo la stessa sinistra fece e attuò nel 2000.
Veniamo al tema specifico, perché bisogna sostanziare anche le cose che si dicono. All'epoca fu detto – e concordato anche in questo caso con l'Unione europea, lo cito apposta – che un miliardo di euro sarebbe stato risparmiato dalla cosiddetta abrogazione delle province, poi trasformata nella cosiddetta legge Delrio sulle aree metropolitane e le aree vaste. A tutt'oggi la domanda che si pone al Governo è: il Governo ritiene di aver ottemperato a quanto concordato con l'Europa e a quanto proposto agli italiani sul risparmio di un miliardo di euro rispetto all'abrogazione delle province ? Non solo non c’è stato questo risparmio di un miliardo di euro, ma, addirittura, si è determinata una situazione di confusione tale che dal punto di vista della finanza pubblica c’è un danno enorme, non facilmente quantificabile, rispetto a quello che sta accadendo nelle province che si indebitano oppure che aumentano le tasse fino all'infinito. Avete visto cosa è successo, guarda caso, proprio nella città metropolitana che è presieduta dal sindaco Nardella che ha aumentato le accise sull'assicurazione della RC auto al massimo possibile, per poter continuare a reggere e a spendere, perché poi si aggiungono anche i tagli da parte del Governo in questo senso.
Per non parlare dei ventimila dipendenti pubblici delle province che non sanno che fare, ma che lo Stato continua chiaramente a pagare, che la finanza pubblica continua a pagare e a sostenere, per non parlare del contenzioso e dei disservizi a danno dei cittadini. I cittadini hanno ricevuto tre danni: primo, quello di essere presi in giro dal Governo e dalla sinistra; secondo, quello di aver avuto un danno dal punto di vista economico e finanziario perché sta aumentando la spesa pubblica (altro che diminuzione, altro che abrogazione delle province); terzo danno, il caos dei servizi e, quindi, la perdita di tanti servizi, sono numerosissime le scuole che non vengono pulite, le scuole provinciali, che dipendono dalle province, dove le pulizie non vengono fatte.
Peggio ancora ci sono stati dati anche dei suggerimenti in riferimento a questo, per esempio, quello di determinare una spaccatura, proprio una divisione di gestione tra ciò che sono state le vecchie province e ciò che sono adesso le aree vaste o le città metropolitane attraverso le gestioni liquidatorie. Non lo avete fatto; questa sarà una grave inadempienza del Governo, perché oltre a questo, state consentendo alle province di non fare nessun progetto contabile, nessun bilancio di nessun genere e si è capito solo adesso il Pag. 122trucco che sta utilizzando il Governo: non far fare i bilanci e lasciare tutto a piè di lista questo disastro, consente al Governo e, quindi, anche alle province di non fare i rendiconti, perché una volta fatti i rendiconti sono tutti in dissesto.
Quindi, perché non aver fatto le gestioni liquidatorie e aver cominciato una pagina nuova di gestione con le nuove province, così come fu fatto in passato con le vecchie USL nel passaggio del contesto del Servizio sanitario nazionale con le ASL ? Noi continuiamo a ripeterlo che questa sarebbe stata la strada maestra in riferimento ad una abrogazione vera e ad una pagina veramente nuova, invece si continua a ignorare tutto questo e la situazione di grande caos è sotto gli occhi di tutti. Cito questo perché è emblematico di una politica sbagliata da parte del Governo in riferimento al rapporto istituzionale.
Per non parlare di tutto il resto della spesa pubblica, che doveva essere necessariamente ridimensionata, ma noi abbiamo visto che del piano Cottarelli è sparito tutto, non si sa più niente. E qui continuiamo a nominare, conferendo anche poteri a commissari per la revisione della spesa pubblica, per cui abbiamo avuto Bondi, poi Canzio, poi Cottarelli e così via dicendo. Adesso ci teniamo un parlamentare ed un economista che stanno cercando di fare ogni sforzo, ma i risultati sono veramente deludenti da questo punto di vista perché di spending review non c’è assolutamente nulla, cosa che poi si innesca e si intreccia anche un'altra grandissima novità che viene utilizzata a iosa nel contesto della spesa pubblica e che riguarda le cosiddette norme di salvaguardia. Noi finanziamo nuove spese e nuove scelte attraverso, anche qui, un trucco contabile. Diciamo che la nuova spesa si riesce a sostenerla dal punto di vista finanziario con risparmi e con spending review che non avviene e se poi, nel caso, questa riduzione di spesa a copertura di nuove spese non avviene, chiaramente mettiamo le norme di salvaguardia, che sono arrivate ormai a 17 miliardi di euro e andiamo avanti portandoci dietro questo fardello che un giorno prima o poi dovremo affrontare come il debito pubblico, perché quella è una cambiale che il Governo sottoscrive.
Peggio, ancora una volta non si capisce quale giustificazione, se non quella di voler continuare a non cambiare niente, per cui si fanno annunci, il Presidente del Consiglio fa annunci e poi fa pubblicità agli annunci, poi rifà pubblicità agli annunci, ma poi alla fine non si riesce a ottenere assolutamente nulla in concreto, perché in questo caso noi non abbiamo nessun tipo di risparmi di spesa, ma abbiamo sicuramente una crescita ossia quello che sta avvenendo sotto gli occhi di tutti.
Inoltre, la riduzione e i tagli che sono stati fatti nei confronti dei comuni e degli enti pubblici derivati sul territorio hanno determinato di fatto un innalzamento delle aliquote che riguardano soprattutto la finanza locale. Anche qui è stata pubblicizzata per tanto tempo, signor vice ministro, la local tax. Avete detto che sarebbe stata un toccasana di tutto e ad oggi non abbiamo nessun tipo di novità se non l'annuncio, che ad onore del vero noi condividiamo che ci fosse un'abolizione vera per tutti della tassa sulla prima casa, perché una proposta portata avanti sempre dal centrodestra e da Forza Italia, che ribadiamo e diciamo già da subito di procedere su questo tipo di scelta, perché sicuramente la voteremo. Poi c’è anche da determinare una raccomandazione nel senso che ci sia una copertura effettiva in tutto questo e rispetto a un serie di situazioni.
Potrei continuare a lungo, ma faccio due considerazioni e il presidente Boccia condivide il fatto di cercare di arrivare alle conclusioni. Arriveremo, tanto poi domani ci saranno le dichiarazioni di voto. Uno dei punti cardine rispetto alla crescita, signor Presidente e signor viceministro, noi l'abbiamo raggiunto – qui sì con una serie di mozioni approvate da parte del Governo – con provvedimenti volti a cercare di diminuire quanto più possibile il divario con il Mezzogiorno.Pag. 123
Il Mezzogiorno è in una situazione veramente di grandissima difficoltà, con un fortissimo tasso di disoccupazione – enorme soprattutto quello giovanile –, con infrastrutture all'anno zero e un arretramento nel contesto dello sviluppo, tanto che non «non so chi», ma l'Unione europea, la BCE, l'OCSE e tutti vi hanno detto: guardate che uno dei problemi fondamentali per poter far riprendere la crescita nel vostro Paese è cercare di vedere che tipo di interventi dovete cercare di realizzare nel Mezzogiorno, che rappresenta 22 milioni di persone. Qui abbiamo avuto il Presidente Renzi che è venuto più volte a dirci che avrebbe fatto chissà quale battaglia – magari l'avesse fatta così come l'ha fatta per la Mogherini quando ha dovuto darle l'incarico in Europa – rispetto alla flessibilità del Patto di stabilità, in riferimento alla «nettizzazione» dei vincoli del Patto di stabilità sulla quota nazionale di cofinanziamento sui fondi europei, ma non mi sembra che ci sia stato un grande risultato, una grande azione, una grande rispondenza, se non il fatto che l'Europa inizia a porsi questo problema. Bene, ma noi vogliamo pure qualche concretezza, perché la stessa Europa non è che ci può fare la raccomandazione e dire che il Paese, il Governo, l'Italia, deve pensare a infrastrutturare, a far crescere il Mezzogiorno e a diminuire il divario per poi pretendere e dirci di giorno che ci sono anche i target di spesa annuale sui fondi strutturali e i fondi europei e poi, di notte, dire che non li possiamo spendere per il Patto di stabilità. Qui una scelta forte e una decisione forte da parte del Governo vanno prese, perché se vogliamo che la crescita possa essere veramente avviata nel nostro Paese – che c’è tanta necessità, lei, signor Viceministro, lo sa molto meglio di me, non ho alcun dubbio da questo punto di vista –, le uniche risorse pubbliche che veramente abbiamo all'interno del bilancio dello Stato come competenza e cassa, per poter essere spese, sono quelle dei fondi strutturali. Sono risorse che abbiamo senza avere la necessità di diminuire per quanto più possibile la spesa pubblica oppure attivare un aumento della tassazione. Sono le uniche risorse disponibili che abbiamo. Davanti a questa situazione, il Governo si pone o no il problema che siamo in una situazione drammatica e che per responsabilità periferiche delle regioni, dei comuni e quant'altro, ma anche del Governo e dell'Europa rispetto alla situazione del Patto di stabilità, come ricordavo prima, sul 2007-2013 forse riusciremo a perdere qualche miliardo di euro su questa spesa ?
Questo è un problema enorme, è un problema grosso, un problema di giustizia ! Ma è un problema su cui le tasche degli italiani chiedono vendetta, perché partecipiamo alla composizione e alla strutturazione del bilancio dell'Europa con 16 miliardi di euro all'anno con risorse dei cittadini e ce ne restituiscono 12 ! Ma se di quei 12 poi il Governo non è nelle condizioni di assicurare la possibilità di spenderli e di spenderli bene rispetto ai fondi strutturali, noi abbiamo fallito due volte ! Sul 2014-2020 la situazione è anche peggiore, perché dal 1 gennaio 2014 parte il programma. Siamo ormai a settembre, siamo ormai a venti mesi da quel programma e non c’è nessuna regione nel rispetto dell'obiettivo 1, e parliamo di una consistente dotazione di miliardi di euro per infrastrutture e quant'altro su questi fondi strutturali. Non che abbia speso, ma addirittura non c’è neanche un impegno ! Neanche c’è un impegno giuridicamente vincolante di spesa su quei fondi strutturali ! Come possiamo giustificare questo all'Europa ? L'Europa forse non ce le darà più le risorse dei fondi strutturali. Questa è veramente un'emergenza nazionale. Io non mi affeziono. Sarà pure un'emergenza, sarà pure un problema serio, signor Presidente e signor Viceministro, abolire il Senato, toglierlo così come è stato fatto pure per Cartagine e compagnia bella, ma è un'emergenza maggiore quella di dover spendere circa 14 miliardi di euro in questo biennio, dei quali non è stato neanche impegnato un euro ! Rischiamo di averli disimpegnati i fondi strutturali per il Mezzogiorno. Potrei veramente continuare, ma domani, nella dichiarazione di voto da parte del mio gruppo diremo altre Pag. 124cose e altre criticità che ci sono. Lo diremo con spirito costruttivo, perché è fin troppo evidente che per noi c’è una valutazione negativa e che voteremo contro. Ma qui serve soprattutto una grande proposta, una proposta per poter veramente far ripartire un po’ il Paese.
Ci sono delle cose in campo, che qui ho citato; ce ne sono anche delle altre, rispetto alla sburocratizzazione, allo snellimento e tutto quello che dovrebbe essere fatto e verificato per poter determinare una serie di situazioni; per non parlare poi delle incompiute, delle opere pubbliche che non partono mai, della corruzione e di tutto quello che c’è. Un grande impegno noi non l'abbiamo visto, soprattutto nell'azione da parte del Governo.
Due parole sull'assestamento. Anche qui non abbiamo nessuna possibilità di modifica: ho visto che il Governo e la maggioranza hanno presentato poche variazioni, però queste le ha fatte il Senato; a questo ramo del Parlamento, a causa delle scadenze e delle date viene precluso, perché il Governo esprimerà parere negativo su tutto, la maggioranza si adeguerà. Questa non è neanche una forma corretta: veramente in questo senso viene esautorato il Parlamento. E qui sì che c’è una lesione di quello che la Costituzione stabilisce: perché nel momento in cui un ramo del Parlamento non è nelle condizioni di operare alcun tipo di variazione, su una scelta precisa, perché noi parliamo delle risorse pubbliche, di 826 miliardi di euro all'anno, che sono risorse degli italiani che noi qui rappresentiamo, noi siamo disattivati, perché a causa delle motivazioni che ho detto non possiamo fare niente, nessun tipo di scelta.
Questa è una lesione totale del mandato parlamentare e di questo Parlamento, cui prima o poi dovremo mettere riparo. Io per onestà debbo pur riconoscere che non è un fatto nuovo, questo, signor Viceministro: purtroppo è un fatto che si è verificato anche nel passato; ma questo non esclude la gravità della nostra denuncia.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 3304 e 3305)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per entrambi i disegni di legge, onorevole Melilli, non intende replicare.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, molto rapidamente, qualche osservazione sugli interventi che ho ascoltato attentamente e per i quali ringrazio, a partire dall'intervento del deputato Melilla.
Melilla ha parlato di «scialbe politiche di bilancio nel solco della austerità imposta dagli organismi dell'Unione europea». È sembrato quindi orientare ad un certo punto il suo giudizio su questi documenti di bilancio in funzione di una valutazione negativa circa il fatto che il Governo avrebbe portato il nostro bilancio ad essere inutilmente e dannosamente ossequioso rispetto alle disposizioni europee. Ma, poco prima, nell'intervento dello stesso deputato Melilla si faceva una valutazione critica molto puntuale, utilizzando i dati della relazione della Corte dei conti, sopra il fatto che sarebbe stata una scelta negativa, quella del Governo italiano, di proporre, e anche di ottenere, di poter posporre il conseguimento dell'obiettivo di medio termine, cioè del pareggio strutturale prima al 2016, e poi ancora al 2017: scelta di cui almeno in parte, nel caso soprattutto dell'assestamento 2015, effettivamente questi documenti sono figli. Una contraddizione, in quell'intervento, che svela una continua oscillazione tra il desiderio di mettere in evidenza problemi che riguardano la gestione di finanza pubblica nel contesto delle regole europee, e la critica al fatto che saremmo troppo ossequienti.Pag. 125
La verità sta nel mezzo: la verità sta nel fatto che nel corso di questa fase di governo il Governo italiano, assieme ad altri Governi europei, e costruendo un consenso attorno a questa svolta, ha favorito un mutamento di orientamento delle scelte di politica fiscale e di politica economica in sede europea, di cui sono figlie le comunicazioni della Commissione circa i criteri per l'esercizio dell'attività di sorveglianza sui bilanci degli Stati membri.
Ciò in modo tale che noi abbiamo potuto proporre di conciliare meglio di quanto non fosse avvenuto in passato, quando iniezioni fortissime di consolidamento sono state imposte in piena recessione, le esigenze della stabilità e, dunque, del consolidamento con le esigenze del ritorno del nostro Paese alla crescita.
Quindi, credo che, da questo punto di vista, il giudizio formulato dal deputato Melilla mostri la corda nel momento in cui reca questa contraddizione che mi pare difficilmente risolvibile.
Passo rapidissimamente alle osservazioni che ha appena terminato di sviluppare il deputato Palese, il quale ha chiesto, secondo me fondatamente, che il Parlamento tutto, assieme al Governo, faccia un bilancio delle scelte che vanno sotto il nome, ormai da tempo, di revisione della spesa pubblica. Ciò per condurre una critica e, in qualche caso, anche un'autocritica circa le modalità e i risultati con cui ci presentiamo dopo anni di tentativi, più o meno riusciti, di effettuare operazioni di revisione della spesa.
Ora, io sono d'accordo circa questa esigenza e non c’è dubbio che l'occasione che abbiamo di fronte – cioè quella della discussione della Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza e quella immediatamente successiva (perché ormai mancano poche settimane) della sessione di bilancio – sarà una sede nella quale portare meglio a compimento questa riflessione circa le caratteristiche dell'operazione che abbiamo fatto e che chiamiamo «revisione della spesa» ( si può dire anche in italiano, senza dirlo in inglese). Ma io vorrei dire che è sbagliato, secondo il mio modestissimo parere (anche perché si è trattato di azioni che si sono sviluppate nel corso dell'attività di numerosi Governi, non soltanto di questo), sottovalutare i risultati che, da questo punto di vista, noi come sistema Paese abbiamo conseguito.
Non è vero, deputato Palese, che noi abbiamo fallito e che noi non presentiamo un bilancio almeno in parte positivo delle operazioni di revisione della spesa. Al netto degli interessi per il servizio del debito – che naturalmente non dipendono in larga misura da noi, se non sulla base di operazioni che riguardano le dimensioni del volume globale del debito e che devono essere sviluppate ma che hanno bisogno di tempo – se non si considera la spesa previdenziale, la quale ha continuato a crescere malgrado le strutturali misure di riforma che sono state adottate a causa della struttura demografica del nostro Paese e a causa dei criteri di calcolo delle prestazioni per i lavoratori che avevano al 1 gennaio 1996 più di 18 anni di contributi, spesa che dunque ha continuato a crescere malgrado queste riforme, se noi togliamo la spesa per interessi, quindi andiamo a valutare la spesa primaria e, all'interno della spesa primaria, consideriamo che, malgrado le riforme, la dinamica della spesa degli enti previdenziali si è mantenuta comunque elevata, malgrado la radicalità – insisto – delle riforme via via approvate dal Parlamento e messe in atto, noi vediamo che la nostra spesa corrente primaria si è ridotta per quasi tutti i settori addirittura in termini nominali e, in ogni caso, in termini reali in maniera particolarmente significativa.
Si tratta di un risultato che è stato conseguito sulla base di un lavoro che non è vero sia stato rappresentato soltanto da scelte relative a tagli lineari.
Abbiamo anche lavorato sulla base di misure che non si potevano gestire con l'accetta ma con il bisturi, il che non significa che in larga misura non si sia invece fatto ricorso al taglio lineare che presenta, come il deputato Palese sa meglio di me, il difetto di punire i migliori, nel campo delle pubbliche amministrazioni, Pag. 126e di premiare i peggiori nel momento in cui opera, appunto, tagli che riguardano tutti.
Perché è importante sottolineare il fatto che abbiamo ottenuto dei risultati ? Perché questo dimostra che si può: si può ottenere successo nell'operazione di revisione della spesa, come hanno fatto altri grandi Paesi nel mondo che hanno condotto, con coerenza per anni, operazioni di revisione della spesa, probabilmente meglio strutturate di quelle che abbiamo realizzato noi negli anni scorsi.
È importante sapere che si può, perché noi abbiamo di fronte un obiettivo fondamentale, che deve essere conseguito nell'interesse di tutti. In primo luogo, occorre annullare nel 2016 le clausole di salvaguardia, come lei ha giustamente ricordato, che si assommano in questo momento e che determinerebbero aumenti di pressione fiscale per più di un punto di prodotto interno lordo, particolarmente concentrato sulle imposte indirette. In secondo luogo, occorre condurre una nuova importante operazione nella direzione che lei ha richiamato, che è relativa alla prima casa, di riduzione della pressione fiscale sulle famiglie italiane.
Come finanziamo queste operazioni ? Se fosse vero che l'operazione di revisione della spesa presenta solo fallimenti, la risposta dovrebbe essere che non possiamo permetterci di farle, perché non siamo in grado di finanziarle. Le cose, invece, non stanno così. Siamo in grado di finanziarle sulla base dei successi del passato e sulla base di nuovi successi nell'operazione di revisione della spesa che sono raggiungibili con operazioni strutturali che sempre di più – e ho terminato – debbono assumere a riferimento la riforma della macchina pubblica. Se un difetto fondamentale c’è stato nelle operazioni di revisione della spesa che ci stanno alle spalle è stato quello di non associare sistematicamente obiettivi di revisione della spesa, cioè di risparmio della spesa, a operazioni di profonda e radicale ristrutturazione della pubblica amministrazione, compreso il ridisegno del campo occupato nell'economia e nella società italiana dallo Stato.
Ma abbiamo oggi una legge delega che il Parlamento ha conferito al Governo per la riforma radicale della pubblica amministrazione ed è, quindi, venuto il momento di superare anche questo limite dell'operazione di revisione della spesa, associando ad ogni misura importante di riforma della pubblica amministrazione un obiettivo di medio periodo di risparmio di spesa. Se faremo questo, a mio giudizio completeremo un'operazione che ha già ottenuto dei risultati e tanti di più può ottenerne domani associata, come è, ad operazioni di medio e lungo periodo di riduzione della pressione fiscale che quella riduzione di spesa finanzia.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data odierna, i deputati Ignazio Abrignani, Luca D'Alessandro, Monica Faenzi, Giuseppe Galati, Giovanni Carlo Francesco Mottola, Massimo Parisi e Francesco Saverio Romano, già iscritti al gruppo parlamentare Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,30).

LUIGI DI MAIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Pomigliano D'Arco è stato uno dei luoghi simbolo del riscatto del Sud. Per limitare l'emigrazione verso le fabbriche del Nord, agli inizi degli anni Settanta il presidente Giuseppe Luraghi decise di portare la produzione dell'Alfa Romeo nella mia città.Pag. 127
Pensi, Presidente, che furono stanziati 300 miliardi di lire, ma se ne spesero solo 25 per completare lo stabilimento. Altro che Sud sprecone ! Un tema ancora terribilmente attuale a distanza di 40 anni quello dell'emigrazione dei cittadini del Mezzogiorno e del ripopolamento industriale.
In quello stabilimento all'inizio lavoravano circa 20 mila persone. Oggi lo sa quanta gente ci lavora ? Neanche 5 mila. Dopo la vendita scellerata di quello stabilimento negli anni Ottanta alla famiglia Agnelli, la città ha iniziato il suo declino. Dopo avere comprato quella fabbrica per pochi spiccioli e avere incassato miliardi di soldi pubblici, la FIAT ha iniziato a delocalizzare selvaggiamente all'estero, con la compiacenza di politica e sindacati.
La città e il territorio hanno perso sviluppo, tornando a livelli di disoccupazione allarmanti e, quindi, – è statistica – è aumentata la criminalità.
Nell'ultimo mese a Pomigliano d'Arco c’è stata un’escalation di terrore:due rapine in un solo giorno a distanza di cinque minuti ad un'edicola ed un'impresa; pochi giorni dopo, nel paese accanto, i fratellastri rapinatori Ianuale e Di Lorenzo uccidono il giovane ucraino Anatolij Korol davanti alla figlioletta, colpevole di avere provato a sventare la rapina; sei giorni dopo a Pomigliano, a poche centinaia di metri dai luoghi di questa tragedia, cinque delinquenti armati di pistola, a bordo di due scooter e di un'auto, inseguono, bloccano e rapinano la titolare di una tabaccheria; nella stessa settimana, il sabato sera, un branco di teppisti adolescenti girava per le strade pestando per divertimento propri coetanei; una settimana fa veniva devastato il cimitero della città, oltre trenta lapidi spaccate e uno scenario raccapricciante; ieri sono scomparse addirittura le porte delle stazioni della circumvesuviana.
Presidente, non voglio fare allarmismi, ma annuncio che domani depositerò un'interpellanza urgente al Ministero dell'interno per chiedere che venga installato un sistema di video-sorveglianza serio su tutto il territorio comunale al fine di dare man forte alle forze dell'ordine, che in trincea cercano di fronteggiare questa situazione. Inoltre chiederò al Ministro se ha notizie del sindaco di Pomigliano, che fino a prova contraria dovrebbe tutelare i suoi concittadini. In questa settimana incontrerò anche il prefetto per sollecitare la questione della video-sorveglianza. Non lasceremo la città ai delinquenti.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 24 settembre 2015, alle 9,30:

1. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
S. 2008 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2014 (Approvato dal Senato) (C. 3304).
S. 2009 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2015 (Approvato dal Senato) (C. 3305).
Relatore: Melilli.

2. – Seguito della discussione delle mozioni Ciprini ed altri n. 1-00878, Di Salvo ed altri n. 1-00988, Polverini ed altri n. 1-00992, Airaudo ed altri n. 1-00994, Fedriga ed altri n. 1-00997 e Pizzolante ed altri n. 1-00998 concernenti iniziative volte a sospendere o revocare il blocco della contrattazione nel pubblico impiego.

3. – Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:
FEDRIGA ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza e Pag. 128di identificazione ed espulsione nonché sui costi del fenomeno immigratorio (Doc. XXII, n. 38-A).
Relatori: Ferrari, per la maggioranza; Invernizzi, di minoranza.

4. – Seguito della discussione delle mozioni Occhiuto ed altri n. 1-00923, Franco Bordo ed altri n. 1-00987, Parentela ed altri n. 1-00990, Barbanti ed altri n. 1-00991 e Dorina Bianchi ed altri n. 1-00993 concernenti iniziative per la conclusione dei lavori dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e il potenziamento del sistema dei trasporti della regione Calabria.

5. – Seguito della discussione del disegno di legge:
Legge annuale per il mercato e la concorrenza (C. 3012-A).
e delle abbinate proposte di legge: CAUSI e BENAMATI; MARCO DI STEFANO ed altri; MORETTO ed altri; COLLETTI ed altri; VIGNALI; RUSSO ed altri; SIMONETTI ed altri (C. 2437-2469-2684-2708-2733-3025-3060).
Relatori: Fregolent (per la VI Commissione) e Martella (per la X Commissione), per la maggioranza; Allasia, di minoranza.

La seduta termina alle 20,35.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI DAVIDE CAPARINI, ROBERTA OLIARO, FRANCO BORDO, VINCENZO GAROFALO, NICOLA BIANCHI E ALBERTO PAGANI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2722

DAVIDE CAPARINI. La Lega esprimerà un voto favorevole su questo disegno di legge delega. Un settore che ci vede all'avanguardia nel mondo con un patrimonio storico e culturale immenso che diventa occasione di sviluppo economico perché restiamo, sempre e comunque, i primi in campo commerciale per gli allestimenti, per la tecnologia specifica – ad esempio per quanto riguarda i maxiyacht.
Ci sono però evidenti criticità che con la delega in esame intendiamo aggredire al fine di ridurre il gap rispetto ad altri Paesi concorrenti. Se pensiamo che i francesi hanno la metà delle nostre coste ma hanno il doppio dei posti barca, capiamo che c’è qualcosa che non funziona. Certamente loro non hanno avuto un governo tecnico che ha distrutto il settore sommergendolo di tasse. Inoltre, secondo uno studio specifico in ambito europeo sull'incidenza economica del settore nautico sul prodotto interno lordo, nella relativa classifica, siamo collocati dopo i francesi e i tedeschi (e questo ci sta), dopo la Croazia e addirittura dopo la Confederazione elvetica. È paradossale che la Svizzera, un Paese delle montagne «ci dia la paga» sotto questo aspetto. Devo dire purtroppo che «ci dà la paga» anche in ambito sportivo, perché sono riusciti a portarsi a casa una Coppa America, con Alinghi, cosa che noi non siamo riusciti a fare. Anche in questo caso, devo purtroppo costatare che le realtà più importanti e con maggiore regolamentazione, sotto l'aspetto sportivo ed educativo, anche nelle scuole, troppo spesso non si trovano sul mare, ma sui laghi. Chi ha avuto modo di bordeggiare sul lago di Garda, sa che su quel lago abbiamo espresso dei grandi velisti.
Nel nostro Paese anche l'approccio del legislatore per quanto riguarda il settore è stato prevalentemente legato alla maggior vendita delle imbarcazioni e non alla cultura del mare, patrimonio ad esempio di altre Nazioni molto simili alla nostra come la Nuova Zelanda.
Purtroppo nel nostro Paese non funziona così. Per questo abbiamo voluto dare un apporto in questo disegno di legge delega istituendo, ad esempio, la Giornata del mare nelle scuole, che sembra una banalità ma non lo è, specialmente considerati gli 8.000 chilometri di coste che ha Pag. 129il nostro Paese. Dovrebbe essere una cosa normale dal nostro punto di vista, ma così non è, perché, purtroppo, c’è ancora questa mentalità, per cui, quando si parla di barche a vela, si pensa subito ai maxi yacht, a persone che hanno una disponibilità economica incredibile o a figure distaccate dalla quotidianità.
Noi speriamo che anche nel nostro Paese ci sia finalmente una svolta e che tutta la nautica da diporto e lo sport ad essa riferito, con riguardo anche ai nostri giovani, diventi consuetudine, diventi quotidianità, e che non sia una cosa per pochi eletti. Noi siamo certi che i benefici saranno molteplici innanzitutto in ordine economico. Sappiamo infatti costruire delle belle imbarcazioni e le sappiamo allestire meglio di altri. Dobbiamo avere quell'abbrivio, come si dice in codice nautico, per far sì che la nostra gente diventi sempre più consapevole di quanto possa dare questo Paese per quanto riguarda la nautica da diporto e di quanto non sappiamo prendere.
Per tali motivi, concediamo questa fiducia e questa linea di credito al Governo, ringraziando innanzitutto il relatore, il senatore Ranucci, che ha lavorato in maniera puntuale su questo disegno di legge delega e un po’ meno il Governo, anche se, per il momento, ci sembra che al riguardo abbia capito bene. Oggi siamo particolarmente predisposti e fiduciosi nel fatto che non è mai troppo tardi per capire; pertanto, confermo che la Lega voterà a favore di questo disegno di legge delega.

ROBERTA OLIARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo a votare rappresenta un passo importante ai fini del rilancio del settore della nautica, invocato ormai da diversi anni dal mercato e dalle associazioni di categoria.
Gli operatori professionali del settore si trovano impegnati a fronteggiare i pesanti effetti del momento recessivo che caratterizzano il mercato e la grave crisi economica e occupazionale che ha colpito la filiera dell'industria e del turismo nautico.
A distanza di otto anni dall'entrata in vigore del codice della nautica, è avvertita l'esigenza di avviare un organico processo di rivisitazione della disciplina di settore, che tenga conto dell'evoluzione del contesto economico e sociale con il quale gli operatori, l'utenza e le amministrazioni statali competenti si sono trovati a confrontarsi nel lasso di tempo trascorso.
L'approvazione di tale disegno di legge è dunque un provvedimento che certamente può fungere da stimolo sia per il settore che per l'intero indotto, contribuendo in maniera importante al prodotto interno lordo del Paese, nonché alla crescita occupazionale (ad oggi l'industria nautica occupa circa 18.000 addetti diretti e oltre 80.000 se si considera anche l'indotto e il turismo nautico).
Anche alla luce della concorrenza dei paesi limitrofi l'intervento regolatorio mira, attraverso la semplificazione, a dare un rilancio al settore della nautica da diporto per fornire nuova linfa al suo sviluppo, anche alla luce di una crescente concorrenza internazionale dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo in cui vigono standard regolamentari maggiormente liberali come ad esempio la Francia, la Slovenia e la Croazia.
L'industria nautica rappresenta un'eccellenza del nostro sistema produttivo, (con poli nel Nord-Ovest e nel Nord-Est del Paese, in Toscana, Emilia, Marche e Campania) rappresenta la quinta voce dell'export italiano, (con un fatturato di 3,5 miliardi di euro).
La nautica italiana è un vanto dell'industria manifatturiera e del made in Italy.
È uno di quei pochi settori che ci vedono leader indiscussi nel mondo e sui quali dobbiamo quindi puntare per far uscire il nostro Paese dalla crisi.
L'Italia resta il primo produttore mondiale di mega-yacht, le barche sopra i 24 metri, con oltre il 37% degli ordini mondiali, e in generale il secondo dopo gli USA. Un primato che affonda le sue radici in un terreno fatto di creatività, genialità e grande sacrificio.Pag. 130
I primi tre cantieri in classifica sono italiani (Azimut, Benetti Group, San Lorenzo e Ferretti Group), rappresentando da soli il 20% degli ordini mondiali.
Oggi esportiamo il 93% della produzione, siamo tra i primi Paesi del mondo a produrre componentistica per il diporto, che rende all'avanguardia anche le barche costruite dai nostri competitor internazionali.
La nautica è un settore economico attorno a cui gira la costruzione, il commercio, la manutenzione, la locazione e il noleggio di imbarcazioni, la costruzione e l'ammodernamento di porti e approdi turistici, il turismo, l'attività ricettiva nei porti e sulle imbarcazioni, tutte le attività legate agli sport nautici e tutti i servizi connessi alle attività citate. Ben si comprende quindi l'importanza di dare un tessuto normativo ed amministrativo lineare e semplice per contribuire allo sviluppo di un settore, che crea mercato, crescita e occupazione.
Da quanto esposto, risulta infatti rilevante avere, come si cerca di fare con il provvedimento, da una parte una normazione semplice e snella per dare impulso al settore nautico attraverso una riduzione degli adempimenti oltre che ad una riduzione del peso del fisco dall'altra, regole stringenti e puntuali per incrementare la sicurezza dei diportisti.
La nautica da diporto è stato oggetto, nel corso delle precedenti Legislature, di importanti provvedimenti assunti nel tempo anche in attuazione di direttive comunitarie.
Ora l'Europa ci chiede di adeguarci ai più recenti interventi normativi volti ad una strategia europea comune di ammodernamento del comparto anche ai fini di una crescita economica, occupazionale nonché alla realizzazione di infrastrutture per combustibili alternativi.
Il disegno di legge delega al nostro esame, necessario e condiviso, va nella direzione di una riscrittura, semplificazione e riordino della normativa vigente in materia di nautica da diporto, attualmente frammentaria e non organica.
Interviene per razionalizzare e semplificare alcuni aspetti della normativa di settore e i relativi adempimenti amministrativi, con riferimento alla navigazione, alle unità da diporto, comprese quelle adibite ad attività commerciali, alla navigazione temporanea delle unità in situazioni particolari, alla regolamentazione della locazione dei natanti, alla revisione dei requisiti per il conseguimento della patente nautica, al potenziamento dei dispositivi di sicurezza, all'installazione di sistemi di alimentazione con GPL, metano ed elettrici sulle unità da diporto di nuova costruzione o già immesse sul mercato.
Si prevedono anche accosti dedicati alle unità in transito, con particolare riguardo a quelli da riservare ai portatori di handicap, per questi ultimi riteniamo sia opportuno che tali prescrizioni siano regolamentate nelle concessioni demaniali che autorizzano la costruzione del porto nella misura coerente con le esigenze turistiche delle rispettive Regioni.
Il provvedimento interviene anche in materia di controlli, dettando criteri di razionalizzazione tesi a un risparmio di spesa per le forze di polizia destinate all'attività di controllo in materia di sicurezza della navigazione, affidando al corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera la pianificazione esclusiva ed il coordinamento dei controlli in mare, evitando lo spiacevole fenomeno delle sovrapposizioni di competenze che, in modo particolare, si verifica in mare. Il mancato coordinamento dei controlli avvenuto negli anni ha scoraggiato la navigazione in Italia e. per evitare che ciò avvenga ancora pensiamo che prima di un controllo in mare sia più efficace il controllo a terra mediante il confronto fra il titolo di proprietà risultante nei registri di iscrizione e la denuncia dei redditi.
Si prevede, inoltre, l'inserimento della cultura del mare e dell'educazione marinara nei programmi formativi scolastici, nonché l'istituzione nelle scuole della Giornata del mare.
È previsto l'inasprimento delle sanzioni per l'eccesso di velocità e, in generale, per tutti i comportamenti che possono mettere Pag. 131a rischio l'incolumità e la vita delle persone, specie se commessi guidando in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti, arrivando in questi casi anche al ritiro della patente e al sequestro dell'unità da diporto.
Infine, è previsto l'adeguamento alla nuova direttiva europea, presto in corso di recepimento, che fra l'altro prevede l'innalzamento dei requisiti tecnici e la limitazione delle emissioni sonore e gassose di scafi e motori.
Ritenendo questo provvedimento delega un importante passo nella direzione dell'ammodernamento della normativa di un settore, quello della nautica da diporto, che rappresenta e potrà rappresentare sempre più nel futuro, un'occasione di sviluppo per il nostro Paese e di lavoro per migliaia di persone vogliamo portare all'attenzione del Governo alcune riflessioni peraltro condivise con il nostro da poco ex collega Paolo Vitelli fra i più grandi capitani d'azienda di questo settore.
Si raccomanda che il Governo non disattendendo le aspettative di crescita e sviluppo del settore che da anni attende questa riforma addotti con le priorità individuate uno o più decreti legislativi di revisione della riforma del codice della nautica non entro 24 mesi ma entro 12 mesi.
Si auspica che il Governo intervenga sul tema della navigazione ai fini commerciali, poiché le navi da diporto (usate ai fini commerciali) sono prevalentemente iscritte in registri esteri poiché la normativa è più snella di quella italiana.
Se tali navi da diporto fossero iscritte in Italia creerebbero occupazione per equipaggi italiani, una grande opportunità per l'economia della nautica considerato l'alto valore del noleggio e delle capacità di spesa dei clienti imbarcati.
Tale flotta particolarmente qualitativa di bandiera italiana favorirebbe anche l'innovativa industria del refit and repair (riparazione navale) con evidenti benefici occupazionali.
I precedenti legislatori infatti già avevano individuato in questa attività una opportunità di rilancio introducendo nella legge 172/03 il principio che il registro commerciale bis, che tanto ha fatto per la navigazione commerciale, fosse utilizzabile anche per le navi da diporto.
Purtroppo a tale enunciato non ha fatto seguito una normativa applicativa che rendesse effettivamente utilizzabile questa iscrizione al contrario per esempio dell'amministrazione Inglese che adeguando la propria normativa ha reso le proprie bandiere ancor più competitive nello scenario internazionale.
Si esorta quindi il Governo a tornare ad occuparsi del tema per non perdere ulteriori posti di lavoro in questo ricco settore.
Crediamo quindi che con il provvedimento in esame si vada veramente incontro alla reale necessità di un comparto che negli ultimi anni ha sofferto pesantemente per la crisi e che sta cercando di ripartire tra grandi difficoltà. La nostra industria nautica, la cantieristica, l'artigianato applicato alle imbarcazioni da diporto hanno bisogno, ora più di ieri, di rassicurazioni e di iniezioni di fiducia. L'imprenditoria nautica ha intatte tutte le potenzialità tecnologiche, creative e di design.
Per queste ragioni, dichiaro il voto favorevole del Gruppo Scelta Civica al disegno di legge delega della nautica da diporto.

FRANCO BORDO. Nell'ambito dell'approvazione di questo disegno di legge «Delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto», penso che sia necessario evidenziare come il settore della nautica da diporto risulti particolarmente rilevante per l'economia italiana.
Secondo i dati contenuti nell'ultimo Rapporto sull'economia del mare del CENSIS, il contributo al PIL del turismo nautico si aggira sui 5 miliardi di euro.
Il turismo costiero e marittimo – nelle sue componenti di turismo balneare, nautico e di navigazione da diporto – è un motore economico fondamentale per molte regioni costiere e isole europee: occupa quasi 3,2 milioni di persone, genera complessivamente un valore aggiunto lordo di 183 miliardi di euro nell'economia Pag. 132dell'UE e conta per oltre un terzo nel prodotto lordo dell'economia marittima.
Voglio ricordare, inoltre, che si tratta di un settore che ha vissuto una crisi drammatica negli anni 2011-2012, anche in conseguenza della crisi economica generale.
Tale crisi, ha comportato la perdita di 18.000 posti di lavoro nella produzione e 20.000 nell'indotto turistico.
Il settore della nautica da diporto è attualmente anche oggetto di interesse da parte dell'Unione europea, nell'ambito della strategia europea per una maggiore crescita e occupazione nel turismo costiero e marittimo contenuta nella Comunicazione della Commissione europea COM(2014)86, presentata il 20 febbraio 2014.
Quando, come con questo provvedimento, si procede in una direzione che contribuisce non solo a salvaguardare le nostre coste e i nostri mari e a difendere i livelli occupazionali, ma anche a realizzare politiche che permettono azioni positive sul piano ambientale e di sviluppo del lavoro, lavoro buono che premia l'eccellenza e la qualità, Sinistra Ecologia Libertà non si tira indietro e dà il suo contributo.
È un terreno su cui noi, sistema Italia, dobbiamo sostenere la sfida e incoraggiare i nostri imprenditori del fatto che in questa direzione possono tenere e rilanciare i nostri cantieri. La nostra infatti è una tradizione straordinaria e unica, in crisi soprattutto negli ultimi anni, non solo per un fatto generale, ma anche per l'incapacità della politica di saper leggere l'importanza e la straordinarietà che questo comparto, insieme ad altre leve su cui dobbiamo agire, può rappresentare per la ripresa.
In questo provvedimento vi sono norme sulla sicurezza, sui controlli e sulla semplificazione. Nel prosieguo, soprattutto su questo aspetto, credo che dobbiamo e possiamo migliorare e affinare alcuni aspetti relativi agli operatori in alcune zone specifiche del nostro Paese, perché su questo fronte si può dare anche, una risposta ad aspetti persino drammatici della crisi (pensiamo alla Sardegna, ad esempio)”.
Ma già con l'approvazione di questa delega, sempre che il Governo la applichi con correttezza e celerità credo che possiamo mettere insieme un circuito virtuoso, che può derivare da queste politiche: qualità ed eccellenza delle nostre produzioni cantieristiche, tutela e valorizzazione dell'ambiente, del nostro patrimonio naturale, storico e archeologico, ulteriore spinta ad un turismo di qualità.
Capiamoci: quando dico turismo di qualità, non dico d’élite, ma di qualità a tutto tondo; il che significa, appunto, un rapporto sano e positivo con il nostro territorio e non di saccheggio del nostro straordinario ambiente, a cominciare dalle migliaia di chilometri di coste. Se mettiamo insieme questo circuito virtuoso, quindi, possiamo veramente vincere la sfida, l'unica che possiamo combattere: quella della qualità. Su quella non abbiamo da temere una concorrenza sleale che, a volte, può essere fatta a livello internazionale.

VINCENZO GAROFALO. Il dibattito parlamentare ha messo in evidenza come l'approvazione del disegno di legge delega per la riforma della nautica da diporto rappresenti l'occasione per mettere mano ad una vera riforma economico-sociale con effetti potenziali non irrilevanti sulla crescita economica, sia del settore della cantieristica che del turismo.
Inoltre, non sono trascurabili gli effetti sociali di una vera riforma di questo settore, per un Paese come il nostro, interamente proiettato (sia nelle sue tradizioni storiche che nel suo futuro) verso l'economia e la cultura del mare. È infatti assurdo e poco comprensibile che proprio in Italia esista una immagine diffusa della nautica da diporto come passatempo riservato ad una ristretta cerchia di privilegiati. Delle buone leggi – finalizzate a promuovere le filiere cantieristica, sportiva, turistica, infrastrutturale che ruotano Pag. 133intorno al diporto nautico – possono contribuire al superamento di questo pregiudizio.
Auspichiamo che – dato lo stato di crisi in cui ancora si trova il comparto nautico italiano – i decreti legislativi possano essere emanati al più presto, anche prima del termine di 24 mesi previsto.
Quanto ai contenuti del ddl e dei futuri decreti delegati, mi sia consentito esprimere alcuni auspici: è auspicabile che – nell'attuazione della delega – il Governo miri anche alla soluzione delle problematiche connesse all'uso di navi da diporto a fini commerciali, navi iscritte prevalentemente in registri esteri anche europei in quanto la normativa è molto più snella di quella italiana; quanto alla opportuna previsione nell'ambito di strutture ricettive della nautica, di un numero di accosti riservati ai portatori di handicap, si raccomanda la necessità che tali prescrizioni siano regolamentate nelle stesse concessioni demaniali che autorizzano la costruzione del porto; si raccomanda altresì che tutte le agevolazioni previste per la vela siano adottabili anche per le imbarcazioni a propulsione ibrida, a condizione che la fruizione avvenga in condizione di propulsione elettrica; quanto ai controlli in mare, vorrei ribadire quanto già emerso nel corso del dibattito: la crisi del mercato nautico in Italia è dovuta in buona misura alle continue e vessatorie fermate degli utenti da parte di più svariati organi dello Stato. È auspicabile che gli organi amministrativi ricevano precisi prescrizioni e limiti, non nel senso della riduzione della vigilanza, ma semplicemente dell'uso più efficiente di strumenti di controllo già ampiamente disponibili; segnalo infine una questione che ritengo importante e che ho fatto oggetto anche di un ordine del giorno: si tratta della opportunità di introdurre norme di regolamentazione del rimorchio in mare di imbarcazioni in difficoltà. La mancanza di tale disciplina ha effetti peggiorativi della sicurezza in quanto il rischio di speculazioni ha l'effetto di dissuadere il proprietario di imbarcazione in difficoltà dalla richiesta di rimorchio.
In conclusione, è urgente lasciarci alle spalle lo stereotipo del diportista come presunto evasore (che è falsa oltre che devastante per il settore) e fare di questa riforma (e del suo processo attuativo) l'occasione per un salto di qualità: un tassello di quel processo di modernizzazione del Paese, della sua cultura e della sua mentalità che è forse la missione più importante di questo Governo e di questa stagione politica.
Quella missione che ha motivato i deputati e senatori di AP a proseguire nell'azione di risanamento del Paese e che continua a motivarli a contribuire ai processi concreti di riforma, nell'interesse dei cittadini e delle imprese che aspirano a vivere in una società più libera, meno oppressa da gioghi burocratici e fiscali, più ricca di cultura di impresa.
Per questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo Area Popolare (NCD-UDC).

NICOLA BIANCHI. Gentile Presidente, colleghi, il codice della nautica da diporto il decreto legislativo n.171 del 2005, è di dieci anni fa. In questi dieci anni il nostro bellissimo Paese, che ha 7500 chilometri di costa e un potenziale illimitato di sviluppo nel settore della nautica, è rimasto indietro, ingarbugliato nei lacci e lacciuoli della burocrazia, come solo noi italiani sappiamo fare, e vittima di una crisi economica che ha devastato violentemente il comparto e che ha creato, purtroppo, la perdita di centinaia di posti di lavoro. La riforma completata nel 2005 con il decreto legislativo citato ha dato alla nautica da diporto il giusto riconoscimento come settore strategico per il sistema economico italiano. Oggi la normativa di settore necessita di una revisione, di uno snellimento e di un adeguamento ai tempi. Su questo credo che siamo tutti d'accordo.
In realtà l'esigenza di un intervento regolatorio in materia di nautica da diporto è stata già manifestata da più parti da diverso tempo e risulta pertanto incomprensibile, se ci poniamo dinanzi alla questione con gli occhi di un cittadino al di fuori delle istituzioni, la motivazione Pag. 134per cui arriviamo a questa votazione soltanto a due anni dalla presentazione del provvedimento. Ma risulta ancora più incomprensibile la ragione di questa fretta nell'approvare in questo ramo del Parlamento il disegno di legge in pochissimi giorni e senza nessuna possibilità per noi deputati di dare un contributo fattivo al provvedimento.
Ho già accennato brevemente nel mio intervento in discussione generale al fatto che il testo, nel corso dell'esame del Senato, è stato proficuamente modificato perché i senatori hanno avuto, come è giusto che sia e come dovrebbe essere sempre, modo per discutere e per far approvare i propri emendamenti. E vorrei ancora una volta ricordare che rilevanti modifiche al testo sono state apportate proprio grazie al contributo dei senatori del movimento 5 stelle. Nonostante non fossero favorevoli – come ovviamente non lo siamo neanche noi – al metodo utilizzato dal Governo per trattare l'argomento, vale a dire una delega a se stesso, hanno deciso di votare questa delega per il bene del Paese dopo aver fatto un ottimo lavoro in sede di esame del disegno di legge.
A noi deputati, invece, è stata negata questa possibilità sia in Commissione sia in Aula. Il testo del disegno di legge di delega per la riforma della nautica da diporto non è stato cambiato neanche di una virgola perché c’è fretta di portarlo a casa. Abbiamo avuto il contentino degli ordini del giorno e speriamo – ma non ne siamo affatto sicuri – che ciò che abbiamo chiesto sarà messo in atto. Ripeto: magrissima consolazione. Tutto questo perché ? Perché ci è stata negata ancora una volta la facoltà di svolgere il nostro lavoro in Parlamento ? Perché abbiamo dovuto fare, anche questa ennesima volta, i passacarte del Governo ? Tra le idee che mi sono venute in mente per dare a me stesso una spiegazione logica di risposta a questi interrogativi me ne è venuta una che, forse, può essere plausibile e devo dire che la mia sensazione è stata avvalorata dalle parole che ho ascoltato lunedì pomeriggio in quest'aula dai colleghi della maggioranza. Tra pochi giorni sarà inaugurato il salone della nautica e quale migliore occasione per il governo per presentarsi con una vittoria in mano ?
Poco importa se in realtà il testo non porta neanche la firma degli attuali ministri. Il disegno di legge, infatti, è stato presentato dal Governo Letta nel 2013. Poco importa se questo testo in realtà è per adesso soltanto una promessa, una delle parole preferite del nostro presidente del Consiglio. L'importante è vantarsi. E questa è un'occasione proprio ghiotta per un tweet con tanto di bella foto in riva al mare.
E veramente poco importa se la delega è una lunghissima delega di ventiquattro mesi nel corso dei quali tutto può succedere. E ancor meno importa se nella migliore delle ipotesi i decreti sulla nautica da diporto saranno adottati, se non ci saranno incidenti di percorso, tra due anni. La fretta è solo qui ed ora. Soltanto per negare a noi deputati la possibilità di fare il lavoro che i cittadini ci hanno chiesto di fare.
Avremmo voluto contribuire anche noi, come i colleghi del Senato, ad un miglioramento del testo, anche restringendo le maglie della delega. Ma come detto non è stato possibile. Oggi non ci resta che aspettare i decreti, sperando vivamente di avere un giorno delle norme sulla nautica che siano davvero dalla parte dell'Italia e dei cittadini italiani. Norme semplici, snelle ed efficaci che non siano di ostacolo per il rilancio che tutti ci aspettiamo di un settore fondamentale per l'economia italiana. Le potenzialità ci sono e i numeri sono oggi a nostro favore: ricordiamo che il fatturato nel 2014 è di 2,5 miliardi di euro. Non sprechiamo questa grande opportunità per l'Italia e sfruttiamo tutte le potenzialità di crescita e di occupazione che la nautica ci può offrire. I lavoratori del settore della nautica da diporto sono quasi ventimila ma questo numero potrebbe crescere notevolmente. L'Italia può vantare una grandissima ricchezza: chilometri e chilometri di coste meravigliose del continente e delle splendide isole che sono un patrimonio inestimabile e unico al mondo. Ma l'amore per la nostra terra si Pag. 135deve esprimere senza mai dimenticare che lo sviluppo di un Paese deve essere sempre coniugato con la salvaguardia del territorio e del mare. L'intervento di revisione del codice della nautica da diporto non deve infatti prescindere da una seria politica di tutela dell'ambiente, limitando al massimo gli impatti ambientali derivanti dalle nuove previsioni normative, vorrei ricordare brevemente il contenuto di alcuni ordini del giorno presentati da noi deputati della commissione trasporti del M5S.
Ad esempio, poiché l'implementazione del numero degli accosti potrebbe comportare delle ricadute in termini di impatto ambientale ci auguriamo che si tenga in grande considerazione nella stesura dei decreti il nostro ordine del giorno che impegna il governo nelle more dell'implementazione degli accosti riservati alle unità in transito all'interno delle strutture ricettive della nautica a rispettare la vigente normativa statale in materia di tutela di beni ambientali e naturali, i regolamenti di fruizione delle aree naturali protette di cui alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e successive modificazioni, nonché le altre vigenti disposizioni in materia di gestione e disciplina delle aree protette.
Sempre in tema ambientale ci auguriamo che si presti attenzione in modo particolare a quanto il Governo si è impegnato a rispettare accogliendo il nostro ordine del giorno, vale a dire l'impegno a rendere obbligatoria nei porti e negli approdi turistici destinati a servire la nautica da diporto la messa in opera e il regolare funzionamento di sistemi di raccolta di acque nere e di acque di sentina. E ancora, sempre secondo quanto accolto con un nostro odg, considerato che la lettera g), comma 2, del provvedimento in esame delega il governo a regolamentare puntualmente i campi di ormeggio attrezzati nelle zone di riserva generale, zone B o di riserva parziale, zone C, prevedendo una riserva di ormeggi alle imbarcazioni a vela e che soprattutto nelle zone citate occorre salvaguardare l'ecosistema e quindi ridurre al minimo l'impatto ambientale dovuto al transito e all'ormeggio delle imbarcazioni, ci aspettiamo una risposta concreta dal governo che si è impegnato a prevedere che una parte dei proventi ricavati dagli enti gestori dei medesimi campi venga destinata ad interventi che incrementino la protezione ambientale dell'area marina, con particolare riguardo ai servizi di pulizia e raccolta differenziata dei rifiuti nonché ai servizi di sorveglianza e prevenzione contro gli sversamenti e l'abbandono di rifiuti in mare.
Riassumendo, quindi, poiché siamo contrari alla costante prevaricazione del Governo sul Parlamento e poiché non abbiamo potuto dare il nostro apporto per il raggiungimento di un testo maggiormente condivisibile nei contenuti, dichiaro l'astensione del gruppo M5S sul provvedimento in esame.

ALBERTO PAGANI. Il provvedimento che ci accingiamo a votare rappresenta per il nostro gruppo uno strumento per semplificare e migliorare la normativa sulla nautica da diporto quindi anche per sostenere la ripresa di un comparto produttivo quello della cantieristica importante per il nostro Paese. Anche in questo settore come in altri serve una politica pubblica per invertire il segno ritrovare la fiducia ed investire.
Da una lunga fase di recessione e di crisi economica non si può uscire per mezzo di una sola misura salvifica perché non esiste una politica economica miracolosa che risolve immediatamente tutti i problemi.
La ripresa economica dipende da molti fattori e tra questi c’è senz'altro tutto ciò che influenza la fiducia dei consumatori positivamente o negativamente, e che permette o meno la ripresa dei consumi.
Anche per la cantieristica e per la nautica da diporto pesantemente colpita dalla crisi economica di questi anni si possono adottare misure che incoraggiano la ripresa o misura di segno contrario. Nel passato recente ad esempio sono stati compiuti degli errori. Mi riferisco a quelle misure assunte da Governi da noi sostenuti Pag. 136che si sono poi dimostrate sbagliate o dannose: errori dovuti a ingiustificabili approssimazioni o improvvisazioni.
Mi riferisco all'errore di valutazione che fece pensare ai tempi della legge finanziaria del 2007 che inasprire le tasse di possesso sulle imbarcazioni fosse un provvedimento di particolare equità e di giustizia sociale. Oppure alla più recente tassa di stazionamento del Governo Monti che istituì un'inesigibile tassa di stazionamento per le imbarcazioni nautiche. Queste misure sortirono effetti esattamente opposti a quelli attesi: niente introiti e fuga all'estero delle grandi imbarcazioni per un lato sfiducia dei consumatori e crollo delle vendite per l'altro.
Niente equità quindi e niente giustizia sociale, perché quando un comparto produttivo va in crisi le conseguenze peggiori ricadono sugli imprenditori che devono chiudere l'attività sui lavoratori che perdono il lavoro e sulle famiglie degli uni e degli altri che perdono un reddito necessario per vivere.
Oggi con questo provvedimento cambiamo impostazione.
Un provvedimento che nasce da una forte volontà parlamentare, e che offre al Governo una delega ampia per riformare l'istituto del codice della nautica. Un provvedimento che va nel segno della modernizzazione del settore, della semplificazione burocratica del rilancio di un comparto produttivo.
Un provvedimento quindi che si riallinea con le misure grazie alle quali la nautica nel nostro Paese iniziò a svilupparsi: mi riferisco all'introduzione del leasing nautico frutto del lavoro iniziato dall'allora premier D'Alema. e all'approvazione del codice della nautica – un testo unico, di cui oggi proponiamo la riforma – : che porta la firma dell'allora premier Berlusconi.
Nel periodo 2002-2008 gli occupati diretti del settore passarono da 16.000 a 39.000 e quelli indiretti arrivarono a 120.000, assorbendo risorse umane da settori in crisi, quali l’automotive, il metallurgico e anche parte della filiera dei mobili-arredo.
Nel 2009 il settore ha poi conosciuto, come dicevo, gli impatti della crisi economica mondiale, ma mentre nel 2010 per le aziende americane e nel 201 per quelle Nord europee arriva la ripresa. in Italia proprio in quella fase critica viene meno il sostegno di una politica pubblica e nei due anni successivi si assiste ad una decimazione vera e propria delle imprese e della capacità produttiva del settore.
Solo alla fine di quest'anno forse, si rivedrà un timido segno positivo sul fatturato globale: fatturato che però nel frattempo ha visto la contrazione del 60 per cento dei volumi e azzeramento del mercato interno.
Un gap competitivo determinato oltre che dalla crisi intervenuta anche dalla paralisi del leasing nautico italiano, dall'eccessivo peso fiscale dalla mancanza di una politica industriale e dal fardello burocratico che grava sull'utenza. Mali noti in questo Paese purtroppo anche in altri comparti produttivi.
Il valore della nautica per il nostro Paese è costituito innanzi tutto dal grado di ricchezza ed occupazione reale che questo settore riesce a generare conciliando due fattori di rilevante importanza quali quelli dell'innovazione e della bellezza.
Sono questi i fattori che caratterizzano e che consentono di esportare il Made in Italy, riconosciuto nel mondo come produzione di assoluta eccellenza.
Una realtà che è rappresenta dal meglio del design e del sapere industriale ed artigianale italiano dai maestri d'ascia alle produzioni avveniristiche studiate nelle gallerie del vento. Intelligenze creative e ingegneristiche che studiano nuovi e più potenti sistemi propulsivi ma al contempo anche le possibilità di renderli efficienti e più ecologici.
La manifattura italiana è apprezzata nel inondo per il valore delle sue maestranze e per le qualità originali e uniche delle sue produzioni. Nella nautica sono proprio questi i fattori su cui si può e si deve fondare la ripresa del comparto produttivo.Pag. 137
A questo si aggiunga la peculiarità di un Paese come il nostro e che più di qualsiasi altro sembra sposarsi perfettamente con le esigenze e le richieste di questo particolarissimo comparto. Dalla varietà delle coste alle bellezze naturali e paesaggistiche dalle ricchezze architettoniche alle qualità enogastronomiche. La nautica è quindi uno dei nostri brand di successo nel mondo. Per questo è un comparto che va tutelato e sostenuto.
Gli obiettivi che con questo provvedimento si chiede al Governo di perseguire sono molteplici: Vi è innanzitutto la semplificazione del regime amministrativo per la navigazione delle unità da diporto comprese quelle adibite ad attività commerciali e delle attività di controllo che oggi vedono ancora troppe sovrapposizioni fra diversi corpi di polizia all'aggiornamento della normativa di sicurezza.
Inoltre è prevista la semplificazione degli adempimenti a carico dei diportisti la destinazione d'uso per la nautica minore delle strutture demaniali che presentino caratteristiche idonee per essere utilizzate quale ricovero a secco di piccole unità la regolamentazione dell'attività di locazione dei natanti oggi rimessa a una moltitudine di ordinanze locali.
Con questo provvedimento si propone che la cultura del mare e l'insegnamento dell'educazione marinara siano inseriti nei piani formativi scolastici.
Non viene inoltre dimenticata la correttezza dei comportamenti in mare: è infatti previsto un inasprimento delle sanzioni per la guida pericolosa in stato di ubriachezza sotto stupefacenti o nell'ambito delle aree riservate alla balneazione.
C’è la previsione di accessi per i disabili nei porti turistici e la previsione di campi di ormeggio attrezzati, con l'impiego di tecnologie informatiche e telematiche, nelle zone di riserva e vi sono le sanzioni nei confronti di coloro che causano danni ambientali.
Infine, è previsto l'adeguamento alla nuova direttiva europea presto in corso di recepimento, che fra l'altro prevede l'innalzamento dei requisiti tecnici e la limitazione delle emissioni sonore e gassose di scafi e motori.
La riforma servirà anche al rilancio delle realtà e delle attività di gestione e di erogazione dei servizi di supporto alla nautica: una realtà che nel suo complesso può generare posti di lavoro qualificati anche nel settore dei servizi, dalle manutenzioni alle riparazioni e alle strutture portuali da diporto.
Con la delega al Governo auspichiamo anche il pieno e definitivo riconoscimento dei marina resort quali servizi di accoglienza e messa a disposizione dello specchio acqueo per il pernottamento dei turisti a bordo delle proprie unità da diporto una sorta di campeggi nautici che in quanto tali potranno applicare l'IVA al 10 per cento.
Una misura questa introdotta solo di recente nella nostra normativa. Andando per la prima volta a fare davvero concorrenza ai molti competitor che abbiamo nel Mediterraneo, misura che invitiamo il Governo a finanziare anche nel futuro. Altre risposte potranno venire ancora con l'approvazione della riforma dell'ordinamento portuale: mi riferisco in particolar modo alle previsioni urbanistiche circa la destinazione prioritaria alla nautica da diporto di aree non utilizzate nei porti, quale strumento di riqualificazione urbanistica che rappresentano una straordinaria occasione di riqualificazione del water front portuale.
Signor Presidente il nostro Gruppo per tutti questi motivi voterà come si dice in queste circostanze, convintamente a favore di questo provvedimento.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE N. 3304 E N. 3305

Ddl n. 3304 – Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per il 2014 e Ddl n. 3305 – Assestamento del bilancio dello stato per il 2015

Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale congiunta: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 6 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 16 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 58 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 34 minuti 4 ore e 12 minuti
Partito Democratico 52 minuti 1 ora e 2 minuti
MoVimento 5 Stelle 32 minuti 38 minuti
Forza Italia – Popolo della
Libertà – Berlusconi Presidente
32 minuti 32 minuti
Area Popolare (NCD - UDC) 33 minuti 19 minuti
Sinistra Ecologia Libertà 31 minuti 19 minuti
Scelta civica per l'Italia 32 minuti 18 minuti
Lega Nord e Autonomie – Lega
dei Popoli – Noi con Salvini
30 minuti 16 minuti
Per l'Italia – Centro Democratico 31 minuti 16 minuti
Fratelli d'Italia – Alleanza
Nazionale
30 minuti 14 minuti
Misto: 31 minuti 18 minuti
Alternativa Libera 13 minuti 7 minuti
Minoranze Linguistiche 7 minuti 4 minuti
Partito Socialista Italiano (PSI)
– Liberali per l'Italia (PLI)
6 minuti 4 minuti
MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 3 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2798-A ed abb. – voto finale 494 443 51 222 314 129 70 Appr.
2 Nom. TU pdl 2607 e abb.-A – em. 1.154 441 441 221 441 69 Appr.
3 Nom. em. 1.10 452 422 30 212 102 320 68 Resp.
4 Nom. em. 1.158 452 445 7 223 161 284 68 Resp.
5 Nom. em. 1.15 453 450 3 226 160 290 68 Resp.
6 Nom. em. 1.160 451 450 1 226 444 6 68 Appr.
7 Nom. em. 1.22 463 460 3 231 86 374 68 Resp.
8 Nom. em. 1.24 464 458 6 230 124 334 68 Resp.
9 Nom. em. 1.161 468 442 26 222 144 298 68 Resp.
10 Nom. em. 1.35 462 440 22 221 113 327 67 Resp.
11 Nom. em. 1.36 463 386 77 194 91 295 67 Resp.
12 Nom. em. 1.168 468 460 8 231 450 10 67 Appr.
13 Nom. em. 1.172 rif. 467 455 12 228 378 77 67 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.175 456 452 4 227 177 275 67 Resp.
15 Nom. em. 1.56 454 453 1 227 450 3 67 Appr.
16 Nom. em. 1.57 457 449 8 225 137 312 67 Resp.
17 Nom. em. 1.60, 1.181 460 453 7 227 445 8 67 Appr.
18 Nom. em. 1.185 455 373 82 187 373 67 Appr.
19 Nom. em. 1.186 458 453 5 227 173 280 67 Resp.
20 Nom. em. 1.191 465 458 7 230 352 106 66 Appr.
21 Nom. em. 1.94 464 456 8 229 135 321 66 Resp.
22 Nom. em. 1.300 464 457 7 229 449 8 66 Appr.
23 Nom. em. 1.96 465 465 233 463 2 66 Appr.
24 Nom. em. 1.98 467 462 5 232 184 278 66 Resp.
25 Nom. em. 1.198 rif. 464 460 4 231 457 3 66 Appr.
26 Nom. em. 1.106 451 447 4 224 179 268 66 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.109 454 448 6 225 172 276 66 Resp.
28 Nom. em. 1.200 458 453 5 227 447 6 66 Appr.
29 Nom. em. 1.204 462 458 4 230 456 2 66 Appr.
30 Nom. em. 1.205 464 460 4 231 380 80 66 Appr.
31 Nom. em. 1.400 462 456 6 229 455 1 66 Appr.
32 Nom. em. 1.500 464 379 85 190 359 20 66 Appr.
33 Nom. em. 1.116 459 452 7 227 146 306 65 Resp.
34 Nom. odg 9/2607 e abb.-A/2 410 410 206 153 257 65 Resp.
35 Nom. odg 9/2607 e abb.-A/7 422 342 80 172 75 267 65 Resp.
36 Nom. odg 9/2607 e abb.-A/8 424 416 8 209 148 268 65 Resp.
37 Nom. odg 9/2607 e abb.-A/19 422 333 89 167 69 264 65 Resp.
38 Nom. TU pdl 2607 e abb.-A – voto finale 409 308 101 155 308 66 Appr.
39 Nom. Moz. Dambruoso e a. n. 1-760 n.f. 430 361 69 181 361 92 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Moz. Carfagna e a. n. 1-827 n.f. 427 332 95 167 332 92 Appr.
41 Nom. Moz. Rondini e a. n. 1-692 428 353 75 177 59 294 92 Resp.
42 Nom. Moz. Binetti e a. n. 1-483 u.n.f. 435 344 91 173 343 1 92 Appr.
43 Nom. Moz. Grande e a. n. 1-849 rif. 439 381 58 191 381 92 Appr.
44 Nom. Moz. Bechis e a. n. 1-856 rif. 440 365 75 183 365 92 Appr.
45 Nom. Moz. Preziosi e a. n. 1-857 n.f. 439 367 72 184 367 92 Appr.
46 Nom. Moz. Palazzotto e a. n. 1859 n.f. 440 408 32 205 389 19 92 Appr.
47 Nom. Moz. Rampelli e a. n. 1-862 rif. 440 362 78 182 362 92 Appr.
48 Nom. Ddl 2722 – em. 1.11 383 368 15 185 84 284 91 Resp.
49 Nom. em. 1.15 390 389 1 195 100 289 90 Resp.
50 Nom. em. 1.16 401 316 85 159 17 299 89 Resp.
51 Nom. em. 1.17 411 411 206 107 304 88 Resp.
52 Nom. em. 1.21 410 407 3 204 89 318 88 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 56)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 1.22 410 394 16 198 91 303 87 Resp.
54 Nom. em. 1.27 411 411 206 107 304 87 Resp.
55 Nom. em. 1.28 423 408 15 205 20 388 87 Resp.
56 Nom. Ddl 2722 – voto finale 409 337 72 169 335 2 84 Appr.