XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 220 di martedì 29 aprile 2014

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

La seduta comincia alle 16.

DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 22 aprile 2014.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Borghi e Gozi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale (C. 2215-A/R) (ore 16,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2215-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2215-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, signor sottosegretario, il gruppo socialista voterà l'ennesima fiducia a questo Governo, perché riteniamo che, in un momento Pag. 2in cui vi è un minimo di ripresa, vi debba essere stabilità di Governo e soprattutto vi sia bisogno di tante riforme strutturali. Noi crediamo che questo Governo possa farle e possa farle con determinazione e con convinzione. Può dare in buona sostanza una risposta importante ai cittadini del nostro Paese.
Noi non riteniamo esaustivo questo provvedimento, ma lo riteniamo comunque importante, perché va a coprire un vuoto legislativo che si è determinato giustamente con «l'affossamento» di una legge liberticida, che è quella Fini-Giovanardi. Riteniamo che si possa fare e si debba fare di più.
Non è possibile non capire la società che sta cambiando: soltanto nel 2013, 3 milioni e 500 mila cittadini hanno usato la cannabis. Non è possibile non comprendere che ormai l'utilizzazione di questa sostanza è radicata soprattutto nel mondo giovanile. Certo, vi è bisogno di maggiore informazione, certo, bisogna fare più prevenzione per capire i danni che producono le sostanze stupefacenti, ma noi crediamo, come socialisti, come laici, perché siamo convinti della forza della ragione, e come liberali, perché crediamo nella libertà dell'individuo, che oggi più che mai vi sia la necessità di adottare sistemi di tolleranza – e mi avvio alle conclusioni –, sistemi che sono usati in altri Paesi democratici più avanzati del nostro Paese.
Bene ha fatto il Governo a non impugnare la legge dell'Abruzzo e bene noi pensiamo che si debba fare, se c’è la possibilità. E come socialisti saremo sentinelle per guardare con attenzione i provvedimenti che il Governo fa, perché non è possibile avere 26 mila detenuti in carcere per questioni di droga – e qui va un nostro saluto a Marco Pannella che sta facendo lo sciopero della fame e della sete –, perché il problema delle carceri è un problema di civiltà, è un problema di democrazia...

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

LELLO DI GIOIA. ... e noi crediamo che debba essere affrontato con grande determinazione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Signora Presidente, colleghi deputati e Ministro, meno di una settimana fa – era mercoledì – questo Parlamento ha votato una questione di fiducia sul decreto-legge in materia di lavoro, che conteneva la prima parte delle misure racchiuse sotto il titolo di Job Act, delle cui mirabilie il Presidente del Consiglio aveva cominciato a narrarci mesi fa. Eppure mercoledì scorso abbiamo dovuto approvare quel decreto-legge con il ricorso alla fiducia, proprio su uno di quei provvedimenti che dovrebbero essere alla base della strategia economica e sociale dell'intera azione di questo Governo e rispetto ai quali dovrebbe esserci la più piena condivisione tra le forze politiche che sostengono la maggioranza. Invece, a dispetto delle reiterate rassicurazioni sul fatto che il ricorso alla fiducia dovesse fungere solo da acceleratore per il provvedimento – che doveva ancora compiere il suo iter in Senato – era ed è evidente che su quel testo la maggioranza politica di questo Governo si stava spaccando. Ma tant’è. Oggi, a distanza di appena sei giorni, votiamo di nuovo una questione di fiducia e di nuovo, asseritamente, per ragioni di tempo.
Cari colleghi, si è detto e ridetto in quest'Aula della scorrettezza istituzionale rappresentata da un lato dal ricorso eccessivo, da parte del Governo, allo strumento del decreto-legge, e dall'altro dall'abitudine di far approvare questi provvedimenti con lo strumento della fiducia, una forzatura nella forzatura, uno strumento che strozza il dibattito parlamentare ed inibisce completamente le possibilità di un articolato percorso migliorativo del testo, per dare modo di raccogliere tutte le istanze delle forze politiche e non solo, che siedono in questo Parlamento o che sono fuori da questo palazzo.Pag. 3
Il provvedimento che ci apprestiamo a votare tra oggi e domani incarna perfettamente le due problematiche appena esposte. La sentenza della Corte costituzionale, infatti, caducando alcune disposizioni della cosiddetta legge Fini-Giovanardi, ha determinato, nella sostanza, la reviviscenza delle norme in vigore precedentemente all'emanazione di quella legge e le motivazioni dell'urgenza risiedono, quindi, esclusivamente nella necessità di fare salvi gli effetti degli atti amministrativi adottati in attuazione delle norme di quella legge e nella necessità di includere, nelle tabelle della legge n. 309 del 1990, ora tornata in vigore, circa 500 sostanze classificate come pericolose solo successivamente all'entrata in vigore della Fini-Giovanardi, posto che, come evidenziato nella relazione illustrativa, realizzare il predetto ripristino con atti amministrativi richiederebbe tempi incompatibili con la necessità di assicurare la tutela della salute.
Ci domandiamo, allora, come mai questo provvedimento invece incida anche su altri aspetti, quali ad esempio il regime sanzionatorio rispetto alla detenzione, al traffico ed al consumo di sostanze stupefacenti. Evidentemente perché questa maggioranza ha ritenuto di utilizzare la sentenza della Corte costituzionale come appiglio per intervenire in termini più generali sulla questione delle droghe e dei connessi fenomeni di dipendenza. Ma questo, secondo noi, sarebbe dovuto avvenire nell'ambito di un provvedimento di legge ordinario, un provvedimento che consentisse gli adeguati spazi di dibattito e di confronto su una questione tanto delicata e rispetto alla quale si registrano posizioni molto diversificate tra gli schieramenti politici. E ora il Governo, non contento di essere intervenuto sulla materia con un atto normativo di urgenza, pretende anche che su di esso il Parlamento si esprima con un voto di fiducia, comprimendo ulteriormente gli spazi per un serio approfondimento.
Peraltro non va dimenticato che, a due mesi appena dal proprio insediamento, il Governo è già dovuto ricorrere al voto di fiducia per l'approvazione di ben cinque provvedimenti: il decreto-legge sulle missioni internazionali, il disegno di legge Delrio sulle province, il decreto-legge salva Roma nella sua terza riedizione, il decreto-legge lavoro ed ora il decreto sulle sostanze stupefacenti. Una media di voto di fiducia – audite audite – ogni 12 giorni, in spregio a tutte le rassicurazioni fatte proprie dal Premier in merito ad un ricorso più contenuto ai decreti-legge ed ai voti di fiducia durante il suo Esecutivo. Le solite promesse da marinaio.
E anche oggi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale dirà «no» alla fiducia a questo Governo, un Governo che ha fatto moltissime promesse, ma stenta a mantenerle; un Governo che, per nulla discostandosi da quello precedente, pratica un ricorso massivo alla decretazione d'urgenza e alle votazione di fiducia, mortificando il Parlamento, per motivazioni che in realtà non risiedono affatto in banali questioni temporali, ma piuttosto nella scarsa coesione della maggioranza che lo sostiene. Questa è la verità. Noi voteremo contro questa fiducia, banalmente perché siamo contro questo Governo. E siamo contrari anche alla linea antiproibizionista in materia di droghe che pervade questo provvedimento in spregio all'elevata pericolosità sanitaria e sociale delle sostanze contenute nelle tabelle e in spregio alla fondamentale esigenza di tutela della salute dei cittadini e in particolar modo dei nostri giovani. C’è una distanza abissale che separa le posizioni della destra rappresentata in Parlamento da Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale rispetto a quelle forze che sostengono il Governo. La distanza è quella che intercorre tra chi vuole confermare che drogarsi non è lecito, che drogarsi fa male, che i nostri giovani e coloro che fanno uso di sostanze stupefacenti vanno accompagnati in un percorso di ricostruzione della personalità e di recupero attraverso l'azione degli operatori e delle comunità terapeutiche e chi, viceversa, ritiene che la cannabis di oggi, come ascoltavo poco fa dal collega che mi ha preceduto, sia pari pari allo spinello di quindici anni fa, ignorando completamente la vicenda dei Pag. 4principi attivi che ha contraddistinto, qualificandola, la legge Fini-Giovanardi perché è da lì che tutto nasce. Grazie a quella scelta si sono classificate le sostanze stupefacenti attraverso il metodo del principio attivo che in qualche modo assomiglia al tasso alcolico per una bevanda alcolica. A proposito di questo, noi abbiamo avuto la possibilità di vedere, con l'affermazione della valutazione e della misura del principio attivo, tutti i parametri di riferimento dell'uso, dell'abuso, del consumo, dello spaccio di sostanze stupefacenti in decrescita. E la cannabis di oggi, come è noto, attraverso la manipolazione, attraverso gli OGM, attraverso le coltivazioni che determinano diverse manipolazioni della cannabis stessa, e un uso dei suoi derivati, delle sue polveri, dei suoi oli, va, come principio attivo, ad incrementarsi di sessanta, settanta, ottanta volte rispetto all'antico spinello a cui si riferisce una certa cultura «fricchettona», che è ideologica perché non vuole comprendere che la società si è modificata e con essa si sono modificati i metodi di trattamento delle sostanze stupefacenti. La cannabis di oggi ha un principio attivo, diversamente da quello del 2,5 per cento di quindici anni fa, che oscilla tra il 16,4 e il 60 per cento. Questo significa che è scientificamente provato il danno irreversibile cui viene sottoposta la persona che ne fa uso. E di fronte a questo danno irreversibile, noi non possiamo rispondere con provvedimenti antiproibizionisti, con provvedimenti che si ispirano appunto alla cultura dello spinello del 1968, perché significa che non capiamo che c’è una sostanziale equiparazione che ispirò il legislatore con il varo e l'approvazione della legge n. 309 del 1990, quando soppresse la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti, così come soppresse l'uso della modica quantità perché ritenne che non era il problema della quantità di droga in possesso del consumatore il punto su cui intervenire, ma dovesse essere quello del principio attivo e della sua pericolosità. Su questo noi avevamo finalmente ottenuto dei risultati positivi nella lotta e nel contrasto alla droga e allo spaccio.
Oggi, invece, queste conquiste vengono vanificate da un provvedimento che, oltre ad avere delle difficoltà procedurali che io ho manifestato insieme ad altri colleghi, protestando per questo ennesimo tentativo di strozzare il dibattito e di impedire al Parlamento di fare il proprio mestiere, anche nel merito è comunque un provvedimento devastante, letteralmente devastante, perché significa andare in autostrada, in discesa, con il vento in poppa verso la depenalizzazione.
Anzi, il fatto di aver sostanzialmente cancellato il principio attivo, automaticamente consente ai giudici di ripristinate il perfido meccanismo della cosiddetta modica quantità che tanti danni aveva fatto perché consente al possessore di sostanze stupefacenti spacciatore di «spacchettarle» in monodosi per proprio uso personale e, quindi, di farla franca. Benvenuto a questo Governo di spacciatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluigi Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, il decreto-legge sul quale il Governo ha posto la fiducia nasce da due vicende molto recenti. Si tratta della sentenza della Consulta con la quale sono stati cancellati per vizi di natura procedurale due articoli della Giovanardi-Fini. Si tratta poi delle note vicende di cartello industriale che hanno riguardato Novartis e Roche, due multinazionali del farmaco, che hanno portato a far lievitare i costi per il servizio sanitario nazionale attraverso il riconoscimento, per un farmaco sedicente innovativo, di indicazioni che non erano invece riconosciute, anche se erano di fatto possedute, per un altro farmaco già autorizzato in commercio, seppure per altre finalità terapeutiche. Vicende che hanno indotto l'Autorità garante della concorrenza e del mercato a comminare pesanti sanzioni alle due aziende farmaceutiche.
Il decreto-legge, sul quale il Governo ha posto la fiducia, nasce dunque da due Pag. 5vicende contingenti ma indubbiamente ha il merito di aver allargato la prospettiva ad un orizzonte più vasto in ambedue i settori di interesse, sia quello degli stupefacenti sia quello riguardante il riconoscimento di nuove indicazioni per i farmaci già commercializzati. Per quanto riguarda questo secondo aspetto, il decreto-legge prende atto che l'industria farmaceutica, che pure ha grandi meriti nel promuovere la ricerca che porta allo sviluppo di nuove molecole utili in terapia, una volta ottenuta l'autorizzazione all'immissione in commercio, può non avere interesse ad investire in studi che portino al riconoscimento di nuove indicazioni terapeutiche, nonostante la segnalazione in tal senso da parte dei clinici che le hanno intraviste e che hanno iniziato a verificarle a loro rischio attraverso il cosiddetto uso off label. Senza arrivare a comportamenti scorretti quali quelli sanzionati dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato nella vicenda Avastin e Lucentis, il più delle volte l'industria può semplicemente non avere interesse ad investire nelle ricerche che portano a nuove indicazioni semplicemente perché il ritorno economico che potrebbe derivarne è giudicato insufficiente a coprire il rischio imprenditoriale di nuovi studi clinici. Ciò malgrado, per fortuna la comunità scientifica può accumulare nel tempo evidenze di efficacia e di sicurezza sufficienti ad autorizzare le nuove indicazioni. Grazie a questo decreto-legge e alle modifiche apportate in Commissione anche in risposta ai nostri emendamenti sarà ora possibile, quando queste circostanze si verifichino, liberare l'AIFA dall'obbligo di ulteriori sperimentazioni, permettendo di mettere a disposizione della comunità prodotti efficaci per nuove indicazioni a prescindere dall'interesse commerciale dell'industria ed evitando che l'industria possa chiedere indebite lievitazioni dei prezzi. Il decreto-legge permette poi alle regioni e, su nostra specifica proposta, anche alle società scientifiche del settore clinico di interesse, di promuovere studi per applicazioni innovative finanziandoli con i fondi previsti dall'articolo 48, comma 19, della legge n. 326 del 2003.
Per quanto riguarda la seconda parte, che poi sarebbe la prima del decreto-legge, quella sugli stupefacenti, il decreto-legge ha ripristinato sostanzialmente le tabelle in vigore prima delle legge Giovanardi-Fini, allargandole a comprendere le circa 500 nuove sostanze classificate a decorrere dal 2006.
Il gruppo dei Popolari per l'Italia condivide l'impianto generale del provvedimento e apprezza anche lo sforzo per ridurre la portata sanzionatoria dei reati legati al consumo e al piccolo spaccio delle droghe. Per quanto riguarda il piccolo spacciatore, infatti, il decreto-legge prevede una distinzione delle pene per i prodotti elencati nelle diverse tabelle nonché una riduzione delle pene tale da evitare la misura della custodia cautelare nella gran parte dei casi e la possibilità di usufruire, anche per questi reati, del nuovo istituto della messa alla prova. Per il piccolo spacciatore e per altri reati minori commessi dai soggetti farmaco-dipendenti è stata introdotta anche la possibilità di sostituire la detenzione o la multa con la condanna a lavori di pubblica utilità, anche se per un numero limitato di volte in caso di recidiva.
Per quanto riguarda l'uso personale, il provvedimento prevede che l'acquisto e la detenzione di sostanze non abbia rilevanza penale, ma sia soggetto solo a sanzioni amministrative di peso diversificato tra le droghe elencate nelle Tabelle 2 e 4 e quelle comprese nelle Tabelle 1 e 3. Ampi poteri discrezionali sono riservati al giudice nello stabilire l'entità della pena, con riferimento alla quantità e qualità delle sostanze spacciate, al tipo di sanzioni amministrative per l'uso personale, all'accertamento dei livelli di soglia perché possa effettivamente parlarsi di uso personale.
Tutte queste attenzioni configurano un impianto che, piuttosto che essere orientato ad una logica di sanzioni afflittive e riparative, vuole essere orientato all'educazione, al recupero, alla riabilitazione e, Pag. 6comunque, al sostegno anche nei casi in cui non si riesce a far uscire il soggetto dal tunnel della droga.
Questo impianto educativo appare in linea anche con la volontà, presente nel provvedimento, di evitare fuorvianti distinzioni tra droghe cosiddette pesanti e droghe cosiddette leggere, in linea in questo senso con il sentire della comunità scientifica, che non ammette distinzioni tra le droghe e non cessa di ricordarci la nocività per la salute anche delle droghe che qualcuno, abbassando il livello di guardia nella formazione delle giovani generazioni, vorrebbe sdoganare come leggere.
Tutte le droghe sono, infatti, pericolose e la loro pericolosità non dipende soltanto dalle intrinseche caratteristiche di tossicità e di potere di indurre dipendenza, ma dipende anche dalle dosi, dalla continuità d'uso e, soprattutto, dalla vulnerabilità fisica e psichica del soggetto che le assume; una vulnerabilità che può rendere pericolose anche le droghe cosiddette leggere.
Per questo proprio non abbiamo compreso il senso della bocciatura di un nostro emendamento, che mirava ad associare in Tabella 1, accanto al tetraidrocannabinolo di origine sintetica, di cui da tutti è stata giustamente riconosciuta la pericolosità, anche i derivati vegetali della cannabis che fossero ad elevato contenuto di tetraidrocannabinolo. Dovrebbe, infatti, essere lapalissiana l'affermazione secondo cui, se una sostanza chimica fa male quando è di sintesi, essa fa altrettanto male quando viene consumata con prodotti di natura vegetale che la contengano ad alte dosi. Che si tratti di pillole, quindi, o di spinelli, da questo punto di vista, non fa assoluta differenza.
Confidavamo che sarebbe stato possibile rivalutare questo aspetto durante il passaggio in Aula; purtroppo, la richiesta del voto di fiducia ha fatto decadere tutti gli emendamenti. Vale, tuttavia, la pena di ripetere in questa sede almeno che i derivati di cannabis, quando contengono alte dosi di tetraidrocannabinolo, fanno male all'organismo di chi li assume in modo non distinguibile dal tetraidrocannabinolo sintetico. Solo l'ideologia del piacere a buon mercato e solo la cultura dello spinello libero possono negare una tale evidenza. Non riconoscendolo per meri pregiudizi ideologici, noi parlamentari non facciamo un buon servizio a questo Paese. Come ho già detto, è lontana dal mio orizzonte di riferimento una concezione sanzionatoria, ma è altrettanto lontana la disponibilità a far passare un messaggio fuorviante nelle nuove generazioni.
Il gruppo dei Popolari Per l'Italia voterà, dunque, la fiducia a questo provvedimento, apprezzandone le finalità e l'impianto generale. Il gruppo ritiene, però, che permangano le nostre riserve per il fatto che il Governo non abbia voluto accettare l'inclusione, in Tabella 1, delle sostanze di origine vegetale ad alto contenuto di tetraidrocannabinolo, mostrando al riguardo una chiusura anche alla discussione, fino al punto di spingerci ad abbandonare per protesta i lavori delle Commissioni congiunte giustizia e affari sociali, un gesto che non avremmo voluto fare.
Riproporremo, dunque, al Senato il nostro emendamento, mentre chiediamo all'Esecutivo di voler considerare un aggiornamento delle tabelle, che tengano conto del fatto che gli incroci di piante consentono oggi di immettere sul mercato prodotti come il dannosissimo skunk, per non parlare della possibilità di estrarre resine ed oli vegetali ad alto contenuto di tetraidrocannabinolo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIAN LUIGI GIGLI. La comunità deve farsi carico delle prospettive di salute dei suoi giovani: ogni banalizzazione al riguardo sarebbe inaccettabile dal punto di vista medico, prima che da quello sociale e politico (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Davide Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, all'ennesima fiducia vedo che manca per Pag. 7l'ennesima volta il Presidente del Consiglio, che l'ha chiesta, e l'ha chiesta su presupposti soliti, quelli di un Governo che fa tante promesse e che poi, alla prova dei fatti, disattende costantemente.
Stiamo parlando dello stesso Renzi che soli pochi mesi fa ha promesso di istituire il reato di omicidio stradale, quindi di colpire coloro che, in stato alterato da stupefacenti o alcol, commettessero omicidi. Ora, contrariamente a quello detto da poco, licenzia un provvedimento che fa addirittura l'opposto, ovvero fa passare l'idea che ci sono droghe di serie A e di serie B, quelle leggere e quelle pericolose, abbassando l'asticella della legalità, della percezione della sicurezza. Ma è lo stesso Renzi che non tanto tempo fa – parlo del 2007 – da presidente della provincia di Firenze diceva che la migliore ricetta contro lo spaccio di sostanze stupefacenti non è la legalizzazione ma la tolleranza zero e i controlli fuori dalle scuole e nei luoghi di ritrovo dei giovani ? È lo stesso Presidente del Consiglio ? A me questa posizione sembra più simile a quella di Giovanardi, che è, sì, all'interno della sua maggioranza oggi, ma è colui che ha promosso la legge che la Corte costituzionale ha cancellato, e non l'ha cancellata nel merito – perché qui ho sentito dire anche questo – l'ha cancellata nel metodo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Non c’è stato alcun tipo di indicazione. E ancora una volta questo Parlamento, questa classe politica, questa maggioranza è supina e si fa fare le leggi dalla magistratura e da chi non dovrebbe farle.
Stiamo parlando dello stesso promotore, Giovanardi, e del suo capo di partito, Alfano, che ha avuto l'arroganza di dire su Il Messaggero: «Non voglio ma più vedere spacciatori davanti alle scuole dei bambini». Ipocriti ! Voi siete degli ipocriti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), perché state licenziando un testo che apre le patrie galere agli spacciatori ! Li state liberando, questo è quello che state facendo ! Io non capisco con quale capacità, con quale spirito e stato d'animo vi presenterete tra pochi giorni, fra poche settimane, di fronte agli elettori. Voi fate finta di non sapere che oggi in Nigeria passa tutto il traffico internazionale della droga che parte dal Pakistan, dalla Tailandia, dalla Colombia, dal Brasile e che da lì arriva in Europa; che la mafia nigeriana è in affari con la camorra ! Voi fate finta di non sapere che su quelle barche che andiamo a prendere alle frontiere del sud del Mediterraneo e che trasportiamo in casa nostra, in mezzo a tanti disperati, c’è la manovalanza, ci sono gli spacciatori che vengono qua a spacciare merda ai nostri figli ! È questo che voi state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

PRESIDENTE. Si può esprimere in maniera un po’ più consona, per favore, onorevole Caparini ! La prego. La ringrazio. Continui pure.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, io sono cresciuto in un periodo di questo Paese in cui la droga si chiamava col suo nome: merda, perché quello è (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Voi fate finta di non sapere che i narcotrafficanti colombiani, i cartelli che non solo producono in Colombia ma in Colombia portano la droga di tutto il Sudamerica, poi utilizzano l'Albania come piattaforma di distribuzione in Europa.
Voi fate finta di non sapere che i narcotrafficanti colombiani hanno stretto degli accordi con la ’ndrangheta, e fate finta di non sapere che gli spacciatori sono la manovalanza – tutti coloro che oggi voi avete liberato non con uno, non con due, ma con tre «svuotacarceri», e oggi date loro la spinta decisiva a tornare per strada – sono il meccanismo fondamentale su cui si basa la distribuzione degli stupefacenti nel nostro Paese.
Voi fate finta di non sapere queste cose. Siete degli ipocriti ! Non potete venirci a raccontare che con questa sentenza della Corte costituzionale noi ci adeguiamo alla società che si evolve. Ma quale evoluzione ? Nel caso voi vogliate veramente discutere di legalizzazione, partiamo da fatti concreti: parliamo dell'utilizzo della cannabis per scopi terapeutici. Ci sono Pag. 8alcune regioni che sono ben più avanti di noi, che applicano con grandissima difficoltà la legge nazionale, che è confusa e farraginosa. Pensate solo al Veneto ! Ma non solo, la Sicilia, l'Abruzzo, sono tante le regioni che si sono mosse nell'inerzia di questa classe politica. Volete veramente affrontare il problema della legalizzazione ? Affrontiamolo ! Però teniamo conto che l'utilizzo precoce della droga, leggera o pesante che sia, nuoce ai nostri figli, nuoce ai giovani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Non lo dico io, lo dicono gli studi !
Ormai purtroppo la bibliografia in materia, la documentazione in materia è tanta, fin troppa. Non sto parlando dell'ex sessantottino che si fa una canna pensando ai bei tempi e ascoltando Jimi Hendrix – pace all'anima sua –, io sto parlando dei giovani, dei ragazzi, dei bambini ! Io ho una figlia, ha dieci anni: l'anno prossimo inizierà le secondarie. Le statistiche – e l'abbiamo letto noi tutti, perché c’è un rapporto in questo Parlamento che questo illustra – dicono che i bambini il primo approccio alla droga, leggera o pesante, lo hanno a 11 anni: a 11 anni ! A mia figlia tra pochi giorni, tra pochi mesi, prima che andrà alle superiori, dovrò spiegare che alla fine del primo ciclo almeno la metà della sua classe avrà fumato una canna. A lei dovrò spiegare che la droga è droga ! La droga fa male ! La droga nuoce, distrugge le cellule cerebrali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Anche le canne, che sento tanto beatificare, sì, fanno bene: fanno male ! Fanno male in fase (Commenti)...Tu hai la tua bella età, puoi farti tutte le canne che vuoi, ci mancherebbe; poi i risultati si vedono, ma comunque puoi farti tutte le canne che vuoi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Il problema sono i nostri figli: dobbiamo tutelarli, dobbiamo educarli. Siamo in uno Stato che dovrebbe, perlomeno, fare un minimo di prevenzione, di istruzione, di formazione; dobbiamo spiegare loro che se fumano aumenta il rischio di ictus, addirittura fino a dieci volte. Dobbiamo spiegare loro che aumenta il rischio di contrarre malattie infettive, perché calano purtroppo le difese immunitarie.
Queste cose le dobbiamo spiegare loro; ma queste cose le dobbiamo sapere anche noi, perché io vi invito a guardare una TAC di un ragazzo, di un quattordicenne, di un quindicenne che assume regolarmente cannabis, quella che voi dite essere una droga innocua, innocua non è a quell'età.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DAVIDE CAPARINI. E allora qui non possiamo fare passare questi tipi di messaggi. Qui non possiamo aprire le carceri e lasciare liberi gli spacciatori, e poi andare di fronte agli elettori e dire che non vogliamo gli spacciatori fuori dalle scuole. Qui non possiamo usare due pesi e due misure ! La droga è droga e fa male, soprattutto in fase di crescita dei nostri ragazzi !
Allora, noi qui la nostra battaglia la combattiamo e la combatteremo sempre, per la legalità, contro l'utilizzo di qualsiasi droga essa sia. Noi siamo convinti che questa sia la strada giusta. Credo che, dopo questo voto, voi avrete invece qualcosa da rimpiangere ! (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pierpaolo Vargiu. Ne ha facoltà.

PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, colleghi deputati, personalmente esprimo l'adesione al voto di fiducia da parte del gruppo Scelta Civica che ritiene che, nel lavoro che è stato svolto in Commissione sul decreto che riguarda le sostanze psicotrope e stupefacenti e l'utilizzo dei farmaci off-label cioè fuori dalla prescrizione, le due Commissioni, giustizia, presieduta dalla collega presidente Ferranti, e degli affari sociali della Camera abbiano fatto un buon lavoro. Credo che si sia lavorato in Commissione con un ottimo clima e in un confronto tra posizioni Pag. 9spesso differenti che è stato sicuramente appassionato ma indubbiamente corretto, per cui anche le differenze di posizione più radicali hanno poi trovato un'espressione nel confronto che ha aiutato l'intera Commissione ad arrivare a un testo finale che è sicuramente equilibrato.
È un testo finale che non guarda indietro ma guarda davanti perché tiene conto di una cosa fondamentale: la valutazione, espressa durante tutte le audizioni che sono state fatte dalle due Commissioni riunite, che il carcere non sia utile per il recupero di chi fa uso di sostanze stupefacenti.
Oggi, ci sono delle note di agenzia che sono state proprio pubblicate in queste ore, il Consiglio d'Europa ci richiama, come sempre, al problema del sovraffollamento delle nostre carceri e sottolinea e ci fa notare come nelle nostre carceri il 38 per cento dei detenuti sia detenuto per reati che riguardano lo spaccio di droga, ma soprattutto il piccolo spaccio di droga, a fronte di percentuali europee che non eccedono il 17 per cento.
Si tratta di numeri che ovviamente fanno riflettere e che rimangono in associazione con le valutazioni che abbiamo più volte sentito ripetere e cioè che la funzione di rieducazione della pena, che è propria del nostro ordinamento ma anche credo della convinzione civile e sociale di ognuno di noi, chieda ed esiga che i drogati non stiano all'interno delle carceri, dove sicuramente il loro percorso di reinserimento sociale è problematico, ma stiano appoggiati a strutture, appoggiati a sistemi valoriali che ne possano consentire il reinserimento all'interno della società.
Credo che sia stato sicuramente questo il principio che ha ispirato le due Commissioni; così come è stato un principio di buonsenso quello che ci ha fatto intervenire sull'articolo 3, quello che riguarda l'utilizzo dei farmaci off-label, con una norma semplice e chiara che consente ad Aifa di intervenire per l'eventuale introduzione all'interno dell'elenco della 648 di farmaci che avessero un indice di appropriatezza e di economicità superiore rispetto agli all label, una autorizzazione all'intervento che consenta di evitare il ripetersi in Italia di casi come quello dell'Avastin e del Lucentis.
Credo che il lavoro sia stato ottimo, credo che sia un lavoro che meriti la fiducia della Camera e, quindi, credo che Scelta Civica non abbia nessun problema, ma anzi semmai orgoglio, nel poter votare in questa circostanza la fiducia.
Voglio utilizzare i restanti minuti che mi sono consentiti per l'intervento per fare un ragionamento invece più di tipo procedurale che vorrei porre alla riflessione di quanti dei colleghi avessero piacere di ascoltarlo, che parte dalla mia esperienza. Come il collega della Lega, ho una figlia unica che ha 16 anni e che ogni tanto cerca di capire che lavoro faccio nel senso che quando facevo il medico lo capiva bene e aveva anche un certo orgoglio sociale del lavoro che svolgeva il padre.
Oggi mi vede andare via la domenica notte, perché il lunedì spesso prendo aerei in orari in cui la mia famiglia ancora dorme, mi vede rientrare in Sardegna e girare per la mia Sardegna il venerdì e poi il sabato e la domenica mi vede attaccato al computer, al telefonino, ai device che oggi ci servono per comunicare, e vuol capire se questo mio lavoro produca qualcosa: «Cosa stai facendo papà in questi giorni a Roma ?». «Figlia mia io mi occupo di temi importanti, mi sto occupando del tema delle droghe». «Sì, ma che cosa state facendo sul tema delle droghe ?». «Sai adesso abbiamo la fiducia». «Papà cos’è la fiducia ?».
Ho cercato di spiegare, ho provato a spiegare a mia figlia – forse qualcun altro di voi l'ha fatto o lo fa costantemente con i propri familiari – che cosa facevo e mia figlia mi chiede, sul merito: papà, sulle droghe tu mi fai «la testa ad acqua» (noi diciamo così in Sardegna, significa «insisti molto sullo stesso ragionamento») sul fatto che non bisogna usare gli spinelli, sul fatto che comunque è una cosa sbagliata utilizzare, dal punto di vista valoriale, un sistema attraverso il quale si cerca qualche sensazione proibita, utilizzando sostanze stupefacenti. Ma c’è qualche tuo collega che l'ha pensa diversamente che avete Pag. 10tanto da discutere sul tema delle droghe ? E poi la fiducia, cosa vuol dire la fiducia ? Nella testa di mia figlia – credo anche nella testa delle vostre – la fiducia è quella che noi genitori diamo, chiedendo ai nostri figli che non tradiscano i principi valoriali che gli abbiamo trasmesso. Allora, mia figlia mi chiede: perché si chiede al Parlamento la fiducia ? Forse perché voi dite bugie, come qualche volta io dico, come qualche volta io racconto a voi ? Forse sulle droghe state cercando di dire delle bugie agli italiani ?
Insomma, non è facile dare una spiegazione a domande di questo genere. Mia figlia mi chiede anche, ogni tanto, se chiedo a Renzi quando viene a trovare la sua scuola e io ho difficoltà a dirle che non vedo Renzi perché non ho un rapporto quotidiano con Renzi. Credo che siano problemi che veramente ciascuno di noi ha nello spiegare il suo lavoro quotidianamente alla propria famiglia. Io ho iniziato con la «fiducia», ho cercato di spiegare a mia figlia che la Commissione, cioè il gruppo di colleghi che lavorano con papà, ha cercato, sul tema delle droghe, di arrivare ad una conclusione definitiva e che oggi è necessario che 300 persone dentro quest'Aula dicano che si sono fidati del lavoro che abbiamo fatto; e poi ho cercato di spiegare anche sulle droghe qual è l'atteggiamento che noi abbiamo avuto; ho cercato di spiegare che ci siamo divisi in due gruppi, un gruppo che era più preoccupato dei danni che si potevano fare ai ragazzi per l'uso delle droghe, un gruppo che pensa che tutte le droghe siano ugualmente pericolose e che vorrebbero più controlli, l'altro gruppo invece è anch'esso contrario in linea di principio all'utilizzo delle droghe però poi crede che ci sia più responsabilità da affidare all'individuo, che forse non tutte le droghe cosiddette fanno male allo stesso modo e che, alla fine, poi si cerca, nell'attività delle Commissioni, di trovare un punto di equilibrio. Le ho spiegato che si cerca un punto di equilibrio un po’ come fanno tuo padre e tua madre a casa, nel senso che ti abbiamo dato un sistema valoriale: quando poi esci di casa speriamo che rispetti il sistema valoriale che ti abbiamo dato; qualche volta siamo costretti a intervenire con dei divieti o addirittura con delle punizioni. Più o meno in Commissione si tenta di fare un ragionamento simile. Poi le ho spiegato che qui è più difficile mettere d'accordo tutti, perché i sistemi della democrazia sono diversi e perché, mentre mia figlia poi obbedisce, qui non è proprio così, perché poi, alla fine, qualcuno tira fuori spigole e branzini dalla giacca, qualcuno si attacca il codice a barre in fronte, qualcuno solleva cartelli, qualcuno dice le parolacce che si possono dire in Parlamento e che, a casa mia, non si possono dire: c’è un sistema valoriale diverso.
Bene, mia figlia mi ha ringraziato – forse anche i vostri, se date loro una spiegazione simile, vi ringraziano alla fine – e mi ha dato anche un suggerimento. Mi ha detto: guarda papà, ho capito, spero che poi trecento persone che si fidano di voi si trovano, così tu prendi un aereo e torni a casa, però aggiungo una cosa. Se posso darti un consiglio, noi abbiamo avuto nel nostro gruppo di amici un problema simile a quello che voi avete avuto in Commissione, nel senso che, quando dovevamo decidere la gita di Pasquetta, ci sono state discussioni infinite e avremmo potuto discutere per quindici giorni la sede della gita di Pasquetta. Poi ci sono quelli a cui non va mai bene niente, che per cento volte avrebbero ripetuto la stessa cosa, poi per mille, poi per diecimila. Alla fine – dice mia figlia – bisogna anche decidere, altrimenti a Pasquetta si rimane tutti a casa, e se tu resti tutta la settimana a Roma, almeno porta a casa qualcosa di buono alla fine per il tuo lavoro.
Ecco, mia figlia sarebbe potuta anche restare a casa a Pasquetta e non sarebbe stato un dramma, però la buona politica, colleghi, non può restare a casa a Pasquetta e non può nascondere sotto il tappeto la polvere dei problemi che non riesce a risolvere. Scegliere è compito della buona politica e Scelta Civica crede che, con questo provvedimento, la politica abbia Pag. 11fatto buone scelte (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Signora Presidente, su questo provvedimento sono stati espressi giudizi profondamente diversi, come è ovvio che avvenga nel dibattito parlamentare e nel confronto tra maggioranza e opposizione, ma sono state date anche interpretazioni contrastanti tra gli stessi partiti dell'area di Governo e temo che all'opinione pubblica non appaia chiaro quale sia stata la linea effettivamente seguita sulla disciplina degli stupefacenti, sulla nuova disciplina degli stupefacenti.
L'ambiguità, in verità, parte dalla stessa sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato l'illegittimità degli articoli 4-bis e 4-vicies ter del decreto-legge n. 272 del 2005, convertito con modificazioni dalla legge n. 49 del 2006, basandosi sull'accertamento di un vizio procedurale in sede di conversione. Però l'idea che è passata sui mezzi di comunicazione è stata un'altra, cioè che la Consulta abbia condannato in toto la legge Fini-Giovanardi, una condanna di merito, mentre nel merito la Consulta non è entrata, e non di forma.
Il problema – come spesso accade nel nostro Paese – è in buona parte ideologico e propagandistico. La legge Fini-Giovanardi è stata una legge simbolo, che testimoniava un atteggiamento privo di concessione alla cultura dello spinello libero, alla vulgata degli anni Settanta, per cui farsi la canna era un gesto di libertà, la trasgressione gioiosa ad un ordine costituito ipocrita e repressivo.
Su quella legge si è detto di tutto, sostenendo che mandasse in galera schiere di ragazzi incolpevoli, che fosse basata su un'equivalenza antiscientifica tra droghe leggere e pesanti (tra l'altro, la distinzione tra droghe leggere e pesanti non è mai stata recepita da numerosi Paesi anche europei), che fosse biecamente repressiva. La realtà era ed è molto diversa: negli anni successivi alla legge, il consumo di stupefacenti è calato in modo rilevante, secondo fonti non certo di parte, come per esempio il CNR, e se il consumo di cannabis oggi è di nuovo in ascesa, negli ultimi due anni in particolare, fra i più giovani, questo si deve soprattutto alle nuove forme di approvvigionamento, prima fra tutte Internet, che rende molto più semplice ed agevole reperire la sostanza.
Ma, come abbiamo detto, la legge Fini-Giovanardi è un simbolo e, come tale, è stata trattata senza andare troppo a verificare. Affermare che la si è smontata vuol dire agitare una bandiera, vuol dire sollecitare un riflesso condizionato, caro fra l'altro a una parte della sinistra.
In realtà, il provvedimento su cui oggi voteremo la fiducia non si discosta in modo significativo dalla legge precedente con i necessari aggiornamenti e adeguamenti. La legge Fini-Giovanardi, insomma, non è stata distrutta, spargendo il sale sulle rovine; non c’è stata nessuna depenalizzazione delle cosiddette droghe leggere, in particolare la cannabis; non c’è stato un indebolimento degli strumenti per la lotta al narcotraffico e, contrariamente a quanto è stato affermato da alcuni, l'accertamento dell'uso personale sarà legato a quantità massime stabilite da decreti ministeriali, come peraltro era precedentemente.
Con la riduzione delle pene per il piccolo spaccio, senza fare distinzione tra le diverse droghe, abbiamo seguito le indicazioni che ci sono state fornite da chi ha una lunga esperienza sul campo, cioè dagli stessi rappresentanti delle comunità di recupero e, tra l'altro, in questo modo abbiamo proseguito nella direzione intrapresa con i recenti provvedimenti approvati dal Parlamento dell'ampliamento delle possibilità di usufruire delle pene alternative.
Non c’è dunque una differenziazione tra droghe leggere e pesanti per quanto riguarda le sanzioni, e questa è anche un'indicazione di tipo culturale. Questo punto è forse quello che più ci sta a cuore. C’è infatti in Europa e in tutto il mondo occidentale un'emergenza educativa, uno Pag. 12spaesamento e un disorientamento giovanile che non ha nulla a che fare con la contestazione degli anni Settanta o anche con le forme attuali di protesta; è una perdita di riferimenti, di orientamenti certi, è un'incapacità di dare senso alle proprie esperienze, una difficoltà a costruire un progetto esistenziale e di crescita della coscienza.
Il messaggio che offriamo come legislatori deve essere chiaro: la droga, qualunque droga non aiuta. La cultura dello sballo è pericolosa e, se ogni sostanza ha un diverso grado di tossicità, produce effetti diversi sul piano della dipendenza e quindi va classificata anche in modo diverso, nessuna droga è «leggera» e nessuna va trattata, tanto meno assunta, con leggerezza.
Gli esperti auditi in Commissione hanno mosso alla cannabis, che è in assoluto la droga più diffusa tra gli adolescenti, gravi accuse, producendo documentazione scientifica e ricerche. La cannabis può provocare danni sul piano cerebrale, in modo particolare quando viene assunta dai giovani considerando che fino ai venticinque o ventotto anni il cervello umano non completa il suo sviluppo. Il panorama che ci è stato illustrato non consente superficialità.
Per questo ci siamo opposti fino ad abbandonare i lavori in Commissione quando si è stabilito di trattare in modo differente la cannabis geneticamente modificata, che contiene quindi circa il 20-25 per cento di THC, di tetraidrocannabinolo, dallo stesso THC quando invece viene prodotto in laboratorio. Ricordiamo che in origine la pianta non OGM, cioè non geneticamente modificata, contiene circa il 2,5 per cento di THC. Si tratta quindi di una percentuale dieci volte maggiore oggi di sostanza nociva rispetto a quella che è contenuta in origine dalla pianta. Come se un vino da tredici gradi di tasso alcolico passasse a 130: non potrebbe più essere classificato come un vino ma dovrebbe essere classificato come un superalcolico.
Il nostro obiettivo era differenziare in base alla quantità di sostanza nociva contenuta, in questo caso il THC, e non in base alle modalità del consumo, cioè fumo o pasticca, o in base alla provenienza della sostanza, cioè vegetale o di sintesi. La distinzione che è stata fatta è incoerente e ci appare irragionevole, oltre che priva di basi scientifiche, ma soprattutto ci sembra un'indicazione sbagliata ai potenziali consumatori, che sono in gran parte giovani, come abbiamo detto, i quali possono ritenere lo spinello come qualcosa di innocuo, mentre ormai sappiamo con certezza che non è così.
Noi voteremo la fiducia perché condividiamo l'impostazione generale della legge, come abbiamo detto, e gran parte del testo. Resta però questo punto critico che sarà affrontato ancora al Senato, dove un dibattito più approfondito immaginiamo dovrà logicamente portare – o almeno ce lo auguriamo – a ripensare e correggere una così evidente incongruenza (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

MARISA NICCHI. Signor Presidente, ci risiamo: tra un fuoco di artificio ed un altro del Presidente del Consiglio in materia di politiche sulle droghe, quindi questione complessa e delicata, si ripete il solito cliché visto e rivisto tante volte. Si usa un decreto, in questo caso strumento totalmente privo di presupposti costituzionali di necessità e di urgenza, e poi, dulcis in fundo, si tira fuori la mannaia della richiesta della fiducia. È la doppiezza di questo Governo: in apparenza c’è lo sfavillio del Presidente del Consiglio, sotto sotto si lascia agire la bassa cucina della sua maggioranza. Il Ministro è impegnata in una conversazione con il sottosegretario...

PRESIDENTE. Ministra.

MARISA NICCHI. La bassa cucina della sua maggioranza, che sta in piedi per un patto di potere, ma è divisa sui contenuti di fondo, divisione che si è manifestata Pag. 13subito, a fronte della sentenza della Corte costituzionale che ha proclamato la legge Giovanardi-Fini, Ministro Lorenzin, frutto di un atto illegittimo.
Infatti, proprio la Ministra della salute Lorenzin, dello stesso partito di Giovanardi, ha usato, sin dall'inizio, il decreto per ripristinare i contenuti della legge Fini-Giovanardi, legge cancellata dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 32 del 12 febbraio 2014, un tentativo restauratore in parte stoppato dal Ministro della giustizia Orlando, dando così inizio ad un tira e molla arbitrario sulle conseguenze della sentenza. Se il Governo avesse voluto rispettare doverosamente la sentenza della Corte costituzionale, avrebbe dovuto prevedere, da una parte, anche per decreto, una misura per rendere giustizia alle migliaia di condannati in via definitiva in base ad una legge incostituzionale. Quei condannati che oggi sono alla mercé del fatto che non tutti sono uguali davanti alla legge o meglio non tutti hanno le stesse possibilità, gli avvocati, per richiedere la rideterminazione della pena. Magari, si sarebbe potuto intervenire per modificare la norma sui fatti di lieve entità, contemplando una più scientifica e non ideologica, una moderna, aggiornata, differenziazione tra le droghe.
Il punto che rimane aperto è avviare politiche nuove sul piano legale e sociale per affrontare la questione delle droghe, attraverso un ruolo democratico del Parlamento in un rapporto con le esperienze sociali, le associazioni, il volontariato, quello che si è riunito di recente a Genova e ha stilato un manifesto sottoscritto da tanti soggetti da coinvolgere in una questione – ripeto – complessa che riguarda tante persone e le loro famiglie.
Un lavoro istituzionale e sociale per dare vita ad un'alternativa alle politiche proibizioniste; politiche che sono evidentemente fallimentari, visti i risultati, e anche in via di superamento in tante parti del mondo. Ma questa maggioranza è ipotecata dal partito di Giovanardi, ha scelto di dare ascolto alla parte più conservatrice, trasversale, e di limitare il ruolo delle componenti più democratiche e avanzate, che pure ci sono. Ha scelto lo strumento del decreto per reintrodurre dalla finestra quello che la sentenza della Corte aveva fatto uscire dalla porta. Allo scopo, si è voluto addirittura svuotare il significato della sentenza, facendo derivare la sua incostituzionalità, si dice, dal vizio di procedura, e non per i contenuti.
È una sentenza, invece, di importanza simbolica fondamentale: una condanna netta all'abuso di potere perpetrato con la legge Giovanardi-Fini (basti ricordare l'iter antidemocratico da cui è nata questa legge). Ed è tanto più sconcertante che un Governo che promette aria nuova dimentichi, invece, che la forma è sostanza, soprattutto quando si discute di principi della Carta costituzionale, e dunque che questo binomio, decreto prima e fiducia poi, fa parte della peggiore continuità con le vecchie maggioranze. Noi non vi diamo la fiducia che chiedete, perché questa richiesta viola la sovranità del Parlamento, mostra l'arroganza della dittatura della maggioranza.
Eppure, noi abbiamo visto e toccato con mano che il confronto serve, lo abbiamo praticato nel lavoro delle Commissioni, a cui questo gruppo ha contribuito con saggezza e lungimiranza. E mi rivolgo ai colleghi e alle colleghe della II e della XII Commissione, il cui lavoro ha migliorato il testo del decreto, cancellandone alcune delle parti che mostravano proprio quel tentativo sgangherato di far rivivere la Giovanardi-Fini.
Allora, ci chiediamo: è per bloccare ulteriori miglioramenti che il Governo mette la fiducia ? Per bloccare questa possibilità di andare avanti in questo lavoro che migliorava questo decreto ? Il lavoro delle Commissioni è stato proficuo: è stato riscritto, in meglio, l'articolo 3, quello che riguardava la regolamentazione dei farmaci off label; non viene più previsto per gli operatori del servizio pubblico e delle strutture private autorizzate l'obbligo di segnalare all'autorità tutte le delazioni commesse dalla persona sottoposta a programma terapeutico; si è coinvolto il Ministero della salute per l'approvazione delle tabelle delle sostanze soggette a controllo, Pag. 14escludendo l'improprio ruolo del Dipartimento antidroga, anche se continua a non essere previsto, come noi vorremmo, il coinvolgimento del Ministero della giustizia. Soprattutto, rimane aperta la domanda di come sarà coordinata la politica sulle droghe, di chi promuoverà una necessaria e indispensabile conferenza su questi temi che le associazioni che operano in questa materia richiedono con forza, una vera conferenza sulle droghe.
Si è cancellata la norma, una vera e propria spada di Damocle, che voleva condizionare dosaggi e durata del trattamento con metadone all'obbligo di avviare gli utenti ad un programma riabilitativo; norma che avrebbe messo in discussione le politiche di riduzione del danno, politiche che il Manifesto di Genova fonda sul principio «niente su di me senza di me».
Certo, il lavoro di miglioramento delle Commissioni doveva essere completato: rimanevano e rimangono in piedi inspiegabili pene, penali e divieti, come quello che riguarda la coltivazione ad uso personale della cannabis, il divieto di coltivazione e trasformazione anche e perfino a fini terapeutici. Oppure rimangono in piedi sanzioni amministrative stigmatizzanti che aggravano la marginalizzazione sociale e basta.
La legge Giovanardi-Fini ha provocato sofferenze umane e giuridiche, ha sovraffollato le carceri con le conseguenti violazioni dei diritti umani al loro interno. Più che ad un ripensamento critico delle scelte con essa compiute si è tentato, surrettiziamente, di reintrodurre un'ottica repressiva e criminalizzante. Più che aprire una fase nuova, il Governo si è prodigato a ritornare al passato, a prima della sentenza. Il tentativo è stato rintuzzato, ma si è persa un'occasione di cambiamento profondo. Non si è voluto cogliere il valore simbolico immenso della sentenza per avviare una politica più umana e giusta contro il traffico illecito, che sottragga le persone che usano le sostanze alla criminalizzazione e offra loro la possibilità di un uso consapevole e di un sostegno sociale. Poteva essere il Parlamento a farlo se avesse continuato a lavorare e a svolgere il suo ruolo, ma voi, Governo, avete chiuso il confronto.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARISA NICCHI. Voi, Governo, avete sfiduciato il Parlamento e noi siamo indignati perché, vedete – con questo concludo –, a questa tenace, pragmatica, opposizione, e risottolineo pragmatica, non piace gridare al «tanto peggio, tanto meglio», dimostrare la vostra ipocrita doppiezza.
Inoltre, noi riteniamo sterile, e anche cupo, strumentalizzare errori e difficoltà, come ha fatto, per esempio, Beppe Grillo a Piombino, senza rispetto anche degli operai del MoVimento 5 Stelle. Noi di SEL vorremmo contribuire concretamente, passo dopo passo, a risparmiare sofferenze inutili e inaudite a persone che sono state vittime di politiche proibizionistiche, politiche sbagliate, che salvano la vostra coscienza, ma non intaccano i traffici, il malaffare, mentre tolgono dignità e rubano la vita (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi giorni, subito dopo la discussione sulle linee generali del decreto-legge che andiamo a votare, e su altri provvedimenti come il decreto lavoro, ho avuto modo di leggere alcuni commenti, tra cui uno, in particolare, ha attratto la mia attenzione. Mi riferisco a quanto apparso sul sito Sel-Made in cui si parla di «toni depressi ma ugualmente aggressivi di Forza Italia» in Parlamento; dove «ugualmente» viene riferito all'atteggiamento dei colleghi del MoVimento 5 Stelle.
Voglio, innanzitutto, tranquillizzare i colleghi di SEL, e quanti ne condividano le preoccupazioni, che Forza Italia non usa toni depressi per la semplice ragione che l'idea stessa di depressione non le è mai Pag. 15appartenuta, né tantomeno le appartiene oggi. Forza Italia è più viva e attiva che mai e affronta sempre con positività ogni questione. Semmai la depressione colpisce quanti, pensando di aver eliminato dalla scena politica Berlusconi, oggi ne soffrono la ininterrotta e sempre più viva e determinata presenza. In quanto all'aggressività, verrebbe da dire: da che pulpito viene la predica, ma non intendo alimentare ulteriori polemiche. C’è oggettivamente il rischio che in questi giorni la discussione in Parlamento possa essere, in qualche modo, condizionata dalla naturale tensione della campagna elettorale per le europee.
Sul tema delle tossicodipendenze, però, il nostro gruppo non ha timore di essere tacciato di propaganda elettorale. La nostra posizione su questi temi è sempre stata identica, non si è mai interrotta, è stata sempre nota e non varia in funzione delle circostanze o in funzione dei vari Governi che si alternano.
Il decreto-legge in esame è diretto a fronteggiare situazioni di necessità e urgenza negli ambiti delle sostanze stupefacenti, psicotrope e dei farmaci off-label. Ancora una volta, però, la decretazione d'urgenza nasce da un provvedimento della Consulta.
La Corte costituzionale rappresenta ormai uno strumento per far rientrare dalla finestra ciò che esce dalla porta, con l'aggravante dei tempi biblici impiegati per arrivare a tali pronunciamenti. Lo abbiamo visto con la legge elettorale, lo stiamo verificando con il provvedimento sulle tossicodipendenze e lo vediamo con la legge n. 40 sulla procreazione assistita. È evidente che occorre una seria riflessione, che riguardi la stessa formazione delle leggi in riferimento al controllo preventivo sulla costituzionalità. Ma non guasterebbe rivedere i criteri con cui l'Alta Corte viene formata. Peraltro, non sfugge che in questo caso la sentenza della Corte abbia censurato esclusivamente i vizi procedurali e non gli aspetti sostanziali delle disposizioni dichiarate incostituzionali.
La Corte costituzionale ha, inoltre, reputato incostituzionale la classificazione delle sostanze stupefacenti operata dal Ministero della salute per cui, all'indomani della sentenza n. 32 del 2014, a fronte delle due uniche tabelle disciplinate dalla legge di conversione n. 49 del 2006, sono tornate in vigore le sei tabelle previste prima della riforma del 2006, in cui non sono ovviamente comprese le sostanze stupefacenti di ultima generazione, inserite nelle tabelle con decreti ministeriali di aggiornamento dal 2006 al 2013.
Siamo così pochi, vedo che non interessa a nessuno questa discussione, perché se ogni volta si pone la fiducia è normale che non riusciremo mai a fare un dibattito e non faremo mai partorire una legge degna di questo nome, caro Presidente. Però se può, anche a quei pochi che siamo, ai pochi intimi, consentire di esprimere il nostro giudizio, le sarei grato.

PRESIDENTE. Onorevole Chiarelli, prosegua, prego.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Un conto è intervenire sui rilievi mossi dalla Consulta, altro è stravolgere completamente la norma, approfittando per riformare radicalmente l'intero sistema, così come si è fatto, in un altro caso, ad esempio, depenalizzando il reato di immigrazione clandestina, le cui conseguenze già si vedono e sono note.
La questione, quindi, che attiene alla regolamentazione in materia di tossicodipendenze è sicuramente classificabile tra gli argomenti che più di altri ci separano, in termini di visione complessiva, dalla sinistra, da questa maggioranza. Vi sono questioni che ci dividono sul piano dei valori, valori in cui noi crediamo fortemente, che non sono assolutamente negoziabili né contemperabili, valori in cui noi crediamo fortemente e pertanto andremo avanti sempre con le nostre convinzioni. Il rispetto della vita innanzitutto per noi viene prima di ogni altro interesse.
Se si vuole la liberalizzazione delle droghe, lo si dica chiaramente senza rifugiarsi dietro motivazioni di natura sanitaria. Proporre per norma una distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti Pag. 16è assolutamente irricevibile ed improponibile. È un'idea che contrasta con quanto ci dice la scienza. Qualunque droga provoca assuefazione, danni alla salute, costi sociali. Sono diversi gli studi in materia che chiariscono la totale equivalenza delle droghe dal punto di vista dell'effetto assuefazione. Se osserviamo il problema dal punto di vista degli effetti sulla salute e sulla dipendenza, i due generi di droghe sembrano diversi, ma non è così. Droghe leggere e droghe pesanti sono ugualmente dannose. L'assuefazione è in continuità e questo ci conferma che quando cannabis e hashish vengono assunte con frequenza il passaggio a cocaina ed eroina può essere breve.
Lo stesso Dipartimento per le politiche antidroga ha messo a disposizione documentazione internazionale che dimostra i danni procurati dalle presunte droghe leggere. Lo stesso vale per la Società italiana di pediatria, che ha studiato le conseguenze negative sulle strutture cerebrali dei giovani in fase evolutiva. Senza dimenticare, ad esempio, i rischi legati all'attenzione: basti pensare agli adolescenti alla guida delle «macchinette» sotto l'effetto di questi stupefacenti, spesso con esiti purtroppo tragici.
La discussione in Commissione ha evidenziato con chiarezza la volontà della sinistra, del PD, di SEL e anche del MoVimento 5 Stelle, mascherata da presunte esigenze sanitarie e dalla sempre attuale emergenza carceri, di giungere ad una totale deregolamentazione che si traduce in libertà per piccoli e grandi spacciatori di delinquere e di distruggere impunemente la vita di tanti giovani. Chiunque spacci droga, pesante o leggera che sia, delinque e pertanto va punito.
Abbiamo provato, nel lavoro delle Commissioni, a far comprendere la gravità delle conseguenze che potrà avere l'approvazione di questo decreto. È evidente che, ancora una volta, la maggioranza non è disponibile ad alcun confronto. Noi non saremo sicuramente vostri complici.
Per questo, la nostra valutazione non può che essere assolutamente negativa e il voto di Forza Italia contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.
Allora, se riusciamo a recuperare il deputato Bonafede... Eccolo: prego.

ALFONSO BONAFEDE. Signora Presidente, è il quarto decreto che arriva con il Governo Renzi ed è la quarta volta che il Governo pone la fiducia: quattro su quattro.
Mi rivolgo a lei, sottosegretario, ed al presidente Matteo Renzi, in qualsiasi talk show egli si trovi in questo momento, dato che nemmeno questa volta si è degnato di presentarsi in Parlamento, così come non si è degnato di presentarsi nemmeno il Ministro per i rapporti con il Parlamento, al contrario di quanto faceva il suo predecessore, che almeno fingeva di interessarsi.
Il cosiddetto decreto stupefacenti non è una porcata, lo chiarisco, dato che finora eravamo abituati solo a decreti porcata; è soltanto drammaticamente mediocre, per i motivi che esporremo in dichiarazione di voto.
Di solito, nella vostra prassi, il Governo, per tagliare i tempi, pone la fiducia quando c’è un rischio di ostruzionismo; sia chiaro che, in questo caso, noi non avevamo intenzione di fare ostruzionismo, non lo avrebbe fatto Forza Italia..., figuriamoci ! È già grasso che cola se vengono in Parlamento o in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Ma allora, perché è stata posta la fiducia ? È semplice, è semplice, Presidente Renzi: perché lei ha paura del dibattito parlamentare; lei teme che la sua maggioranza, così fragile, crolli in Parlamento !
Ma vede, Presidente, in una democrazia, quando il Premier si accorge di non avere una maggioranza solida, va a casa, lui e la sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); in un sistema totalitario, invece, il Premier non eletto (come lei) elimina il dibattito Pag. 17parlamentare perché l'azione del capo non venga disturbata.
È questo il tema di oggi: l'ennesima questione di fiducia deve farci riflettere su quale e quanta democrazia sia rimasta in questo Paese.
Siamo di fronte alla cancellazione sistematica dei diritti dei cittadini che si vogliono vedere rappresentati in Parlamento. E quindi chiedo a tutti i parlamentari presenti: ma come rappresentanti dei cittadini non vi sentite mortificati e umiliati da un Governo per il quale il Parlamento è un mero decretificio in cui voi non contate più nulla ? Non vi dispiace essere considerati semplici «schiacciabottoni» dal Presidente del Consiglio e, mi rivolgo al PD, dal vostro segretario di partito ?
Probabilmente no, probabilmente ci siete abituati.
D'altronde, l'importante per voi non è pensare e decidere nell'interesse delle persone, ma rimanere su quella sedia più a lungo possibile, almeno fino al 2018, è questo il patto di Renzi con il suo partito e con la sua maggioranza: «State zitti e vedete di non disturbare che io vi faccio rimanere lì fino al 2018». E se sarete bravi, con l'Italicum, vi rinomino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Noi non le daremo la fiducia. È la quarta volta che lo ripetiamo da quando lei non è stato eletto Presidente del Consiglio e siamo pronti a ripeterglielo tutte le volte che vorrà.
Il disegno che state attuando è deplorevole sotto il profilo politico, ma soprattutto sotto quello morale. Voi dite ai cittadini: «C’è la crisi, non si può andare per il sottile, con la democrazia non si mangia, bisogna fare»; ma in realtà finora avete prodotto ben poco: un decreto-legge che precarizza la vita dei cittadini fino a renderli schiavi ed una legge, il 416-ter, che fa un favore ai mafiosi. In Parlamento arrivano o leggi-porcate o, nella migliore delle ipotesi, norme di una mediocrità disarmante, che comunque stanno facendo perdere tempo al Parlamento e all'Italia intera.
Il risultato è evidente: il Paese continua a sprofondare nella crisi e voi continuate ad usare il pretesto della crisi per non andare ad elezioni e restare attaccati alle vostre poltrone.
In altre parole, voi vi state cibando della crisi di noi cittadini per mantenere il vostro sistema. Per rimanere in tema con questo decreto-legge, vi state fumando l'Italia. Coelho scrive: «Ciò che fa annegare non è l'immersione, ma il fatto di rimanere sott'acqua». Ed è questo che sta accadendo: voi state facendo rimanere l'Italia sott'acqua. E lo potete fare soltanto perché le figure cosiddette super partes, in Italia, non esistono più. Il Presidente della Repubblica è il primo garante e promotore di un sistema incostituzionale basato sulle larghe intese; il Presidente della Camera trasforma le commemorazioni in comizi per riempirsi la bocca di parole come «democrazia» e «liberazione», ma poi non si indigna, né si scandalizza, né batte ciglio se la Camera che presiede è divenuta lo stuoino del Governo.
Potete stare certi, anzi, potete stare sereni: non assisteremo inermi mentre riducete in brandelli la democrazia e l'economia di questo Paese e ne demolite le colonne portanti. Perché, guardando bene, in quelle colonne trovate i sacrifici dei nostri padri e ancora di più il futuro dei nostri figli. Continuate a dire «smettetela di salire sui tetti», facendo finta di non accorgervi delle centinaia di proposte che depositiamo. Ma se proprio vogliamo parlare di tetti, il motivo per cui oggi Matteo Renzi, un condannato in primo grado per danno erariale, e Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale, un individuo socialmente pericoloso attualmente ai servizi sociali, non possono massacrare la nostra Costituzione è perché noi, con il nostro ostruzionismo e con le nostre manifestazioni simboliche, come quelle di salire sul tetto, abbiamo salvato l'articolo 138 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Continueremo a batterci contro il sistema marcio che rappresentate e vi do un consiglio: godetevi quelle poltrone fin quando potete; continuate ad immaginare Pag. 18di fare riforme che non farete mai con Silvio Berlusconi; continuate ad incassare i vostri stipendi e i finanziamenti pubblici mentre le imprese chiudono e i cittadini non arrivano nemmeno a metà del mese. Continuate a farlo, se volete, ma sappiate che la pacchia sta per finire. La bolla mediatica di Matteo Renzi si sta inesorabilmente sgonfiando perché, vedete, un castello di carte è sempre un castello di carte. A noi i castelli di carte non interessano perché l'Italia ha bisogno di ben altro.
Siamo pronti a costruire, insieme a tutti i cittadini, un Paese migliore e lo faremo qui, in questo Parlamento, e dal 25 maggio lo faremo anche dall'Europa. Infatti, per fortuna, almeno le prossime elezioni non le potete cancellare, né voi, né il Presidente Napolitano. E potete scommetterci: vinciamo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Amato. Ne ha facoltà.

MARIA AMATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci apprestiamo al voto di fiducia sul percorso di conversione in legge del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale. Ho voluto sottolineare il titolo della legge perché nel titolo stesso è contenuta la complessità degli argomenti trattati.
Il testo affronta due argomenti: stupefacenti e farmaci off-label. Comincio parlando del secondo.
I farmaci off-label sono frequentemente utilizzati, soprattutto in pediatria ed in oncologia, per patologie non contenute nelle indicazioni espresse nel foglio illustrativo, ma che hanno efficacia comprovata ed uso appropriato. Il testo norma l'uso di tali farmaci, la sperimentazione degli stessi, secondo criteri di maggiore economicità e di maggiore diffusione. Economicità e diffusione della cura, principi che ci appartengono, come ci appartiene l'affidabilità e il controllo di percorsi di ricerca e il sottolineare il ruolo di responsabilità e di centralità del medico prescrittore nell'approccio al piano terapeutico. Tutto questo è nella seconda parte del testo. Tutto questo mi appartiene personalmente perché io sono medico, oltre che essere deputato.
La prima parte del testo affronta il tema delle sostanze stupefacenti e psicotrope da due diversi punti di vista, come due sono state le Commissioni chiamate ad un lavoro di confronto e di miglioramento del testo: le Commissioni giustizia, e sanità e affari sociali. Giustizia, sanità e affari sociali: tre punti di vista diversi per uno stesso argomento, la tossicodipendenza, un argomento poliedrico, un argomento che non si può ridurre meramente in termini di pena. Il lavoro di confronto franco, ricco, anche con punte forti e al limite della chiusura, ha rimesso al centro la persona e la sua fragilità (questo in Commissione). E soprattutto ha riportato l'idea della necessità di cura senza mai presentare, in nessuno dei gruppi, la demagogia, che pure il MoVimento 5 Stelle anche oggi ha regalato all'Aula.
La riscrittura delle tabelle è il cuore vero del primo articolo, con una distinzione per gruppi di sostanza legata alla pericolosità dell'effetto psicotropo e alla capacità di dare dipendenza. Oppiacei e droghe pesanti separate da quei farmaci in cui l'effetto prevalente è fisico e non psichico. Tabelle complesse, anche farmacologicamente complesse, in cui ogni sostanza ha una sua specifica restrizione di legge, restrizione per l'uso da normativa nazionale ed europea. Le novità introdotte, di conseguenza sono l'annullamento del carcere per piccolo spaccio e l'annullamento delle sanzioni penali per uso personale di stupefacenti. Ma questo testo è anche un testo che rappresenta una buona base per una più ampia, successiva, franca e aperta discussione e confronto culturale che ci porti al superamento del muro contro muro tra proibizionismo e antiproibizionismo per poter affrontare con Pag. 19completezza e ragionevolezza, senza perdere il rigore, un problema che, prima che di giustizia, è di salute.
Auspichiamo che si possa riprendere la discussione ampliandola dal punto di vista dell'uso terapeutico delle droghe, in particolare della cannabis che vede l'attenzione del mondo scientifico e del mondo medico, oltre che nel trattamento del dolore, anche in ausilio di quelle patologie neurologiche in cui lo spasmo muscolare non è solo un sintomo, ma è quello che inficia la qualità della vita.
La prevenzione è nelle scuole, la prevenzione è nella informazione corretta, la prevenzione è nello stile di vita, che non può escludere alcool e fumo, considerando la sola droga nome unico per identificare un mondo variegato come la unica «bestia nera». Tutto questo deve trovare uno spazio in una discussione e in una legge che accolga tutto il percorso per l'utilizzo delle sostanze stupefacenti. Questo testo è una buona base.
Ma c’è dell'altro. C’è dell'altro in questo testo, che è caro al Partito Democratico, ed è il ruolo centrale dei SERT e la corretta regolamentazione pubblico o privato nel percorso riabilitativo: la valorizzazione di quegli operatori che, con un fermo e accogliente rapporto interpersonale, svolgono un ruolo sociale nodale. Gli operatori possono, grazie alle norme contenute in questo testo, rispettare il patto terapeutico con il paziente, senza essere costretti alla denuncia per atti che non lo rompano, cioè per quei comportamenti, che pure al limite, non sono ancora compromettenti il rapporto di fiducia tra terapeuta e paziente, un rapporto di fiducia che è esso stesso percorso di cura.
Ci è caro l'uomo, ci è cara la sua salute, ci è cara la sua dignità. Il recupero di un malato si fa con la cura, non con, o non solo con la coercizione o con la pena. Questo è il principio che ci fa dire che questo testo è un buon risultato, l'equilibrio di base tra la cura e le sanzioni e sicuramente il carcere non è il luogo appropriato di cura per la tossicodipendenza. Non ci vuole uno specialista a sottolinearlo.
Avere a cuore e prendersi cura dell'uomo: è questo il principio, è questa la lente attraverso cui vogliamo guardare al capitolo «abuso di sostanze». Le sanzioni sono di conseguenza. È a questo, all'uomo, alla sua centralità e alla sua fragilità, che il Partito Democratico guarda, chiedendo e ribadendo il suo convinto «sì» al voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 18, sospenderemo la seduta fino a tale ora.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,29).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di venti minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2215-A/R.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2215-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione, al fine di agevolare le operazioni di voto, procediamo ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Dell'Orco.

Pag. 20

La seduta è, dunque, sospesa per mezz'ora, fino alle ore 18.

La seduta, sospesa alle 17,30, è ripresa alle 18.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti né articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
Ricordo che, prima della sospensione la seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama. Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Con calma, onorevole Colletti. Faccia tranquillo, ce ne sono solo altri quindici che aspettano lei per votare...
(Segue la chiama).

È così conclusa la prima chiama. Invito i deputati segretari a procedere alla seconda chiama, non prima, però, di avere pregato, per favore, i colleghi che sono nell'emiciclo di spostarsi, in maniera di consentire di votare. Lo dico anche al sottosegretario Lotti, che è sicuramente tra i più popolari sottosegretari in Aula, però, se si sposta un pochino, riusciamo a consentire l'accesso al voto. E anche agli altri colleghi, che non ascoltano, provo con il campanello, se ci riesco: se vi spostate dall'emiciclo, è più facile votare. Grazie, ringrazio molto per la collaborazione. Prego, passiamo alla seconda chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti 521
Maggioranza 261
Hanno risposto 335
Hanno risposto no 186

(La Camera approva – Vedi votazioni).

Si intendono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Agostini Luciano
Agostini Roberta
Albanella Luisella
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Alfreider Daniel
Amato Maria
Amendola VincenzoPag. 21
Amici Sesa
Amoddio Sofia
Antezza Maria
Anzaldi Michele
Argentin Ileana
Arlotti Tiziano
Ascani Anna
Balduzzi Renato
Baretta Pier Paolo
Bargero Cristina
Baruffi Davide
Basso Lorenzo
Bazoli Alfredo
Bellanova Teresa
Benamati Gianluca
Beni Paolo
Berlinghieri Marina
Bernardo Maurizio
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bianchi Mariastella
Binetti Paola
Bini Caterina
Biondelli Franca
Blazina Tamara
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Bolognesi Paolo
Bombassei Alberto
Bonaccorsi Lorenza
Bonavitacola Fulvio
Bonifazi Francesco
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Boschi Maria Elena
Bosco Antonino
Bossa Luisa
Braga Chiara
Bragantini Paola
Brandolin Giorgio
Bratti Alessandro
Bray Massimo
Bressa Gianclaudio
Bruno Franco
Bueno Renata
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabrò Raffaele
Campana Micaela
Cani Emanuele
Capelli Roberto
Capodicasa Angelo
Capone Salvatore
Capozzolo Sabrina
Capua Ilaria
Carbone Ernesto
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carnevali Elena
Carocci Mara
Carra Marco
Carrescia Piergiorgio
Carrozza Maria Chiara
Caruso Mario
Casati Ezio Primo
Casellato Floriana
Casero Luigi
Cassano Franco
Castiglione Giuseppe
Castricone Antonio
Catania Mario
Causi Marco
Cenni Susanna
Censore Bruno
Cesa Lorenzo
Cesaro Antimo
Chaouki Khalid
Cicchitto Fabrizio
Cimbro Eleonora
Cimmino Luciano
Civati Giuseppe
Coccia Laura
Colaninno Matteo
Cominelli Miriam
Coppola Paolo
Coscia Maria
Costa Enrico
Cova Paolo
Covello Stefania
Crimì Filippo
Crivellari Diego
Culotta Magda
Cuperlo Giovanni
D'Agostino Angelo Antonio
Dallai Luigi
Dal Moro Gian Pietro
Dambruoso Stefano
Damiano Cesare
D'Arienzo Vincenzo
D'Attorre Alfredo
De Girolamo Nunzia
Del Basso De Caro UmbertoPag. 22
Dellai Lorenzo
Dell'Aringa Carlo
De Maria Andrea
De Menech Roger
De Micheli Paola
De Mita Giuseppe
Di Gioia Lello
Di Lello Marco
Di Maio Marco
D'Incecco Vittoria
Donati Marco
D'Ottavio Umberto
Epifani Ettore Guglielmo
Ermini David
Fabbri Marilena
Famiglietti Luigi
Fanucci Edoardo
Faraone Davide
Farina Gianni
Fassina Stefano
Ferranti Donatella
Ferrari Alan
Ferro Andrea
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fitzgerald Nissoli Fucsia
Folino Vincenzo
Fontana Cinzia Maria
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Fossati Filippo
Fragomeli Gian Mario
Franceschini Dario
Fregolent Silvia
Gadda Maria Chiara
Galgano Adriana
Galli Carlo
Galli Giampaolo
Galperti Guido
Gandolfi Paolo
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gasparini Daniela Matilde Maria
Gebhard Renate
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giacobbe Anna
Giacomelli Antonello
Gigli Gian Luigi
Ginato Federico
Ginefra Dario
Giorgis Andrea
Giuliani Fabrizia
Giulietti Giampiero
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Greco Maria Gaetana
Gregori Monica
Gribaudo Chiara
Guerini Giuseppe
Guerini Lorenzo
Guerra Mauro
Gullo Maria Tindara
Gutgeld Itzhak Yoram
Iannuzzi Tino
Impegno Leonardo
Incerti Antonella
Iori Vanna
Laforgia Francesco
Lattuca Enzo
Lauricella Giuseppe
Legnini Giovanni
Lenzi Donata
Leone Antonio
Leva Danilo
Librandi Gianfranco
Locatelli Pia Elda
Lodolini Emanuele
Lo Monte Carmelo
Lorenzin Beatrice
Losacco Alberto
Lotti Luca
Maestri Patrizia
Magorno Ernesto
Malisani Gianna
Malpezzi Simona Flavia
Manciulli Andrea
Manfredi Massimiliano
Manzi Irene
Marantelli Daniele
Marazziti Mario
Marchetti Marco
Marchi Maino
Marguerettaz Rudi Franco
Mariani Raffaella
Mariano Elisa
Marrocu Siro
Marroni Umberto
Martella Andrea
Martelli Giovanna
Martino PierdomenicoPag. 23
Mattiello Davide
Mauri Matteo
Mazziotti Di Celso Andrea
Mazzoli Alessandro
Melilli Fabio
Meloni Marco
Meta Michele Pompeo
Miccoli Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misuraca Dore
Mognato Michele
Molea Bruno
Monaco Francesco
Monchiero Giovanni
Mongiello Colomba
Montroni Daniele
Morani Alessia
Morassut Roberto
Moretto Sara
Moscatt Antonino
Mura Romina
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Narduolo Giulia
Nesi Edoardo
Nicoletti Michele
Oliaro Roberta
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Ottobre Mauro
Pagani Alberto
Pagano Alessandro
Palma Giovanna
Paris Valentina
Parrini Dario
Pastorelli Oreste
Pastorino Luca
Patriarca Edoardo
Pelillo Michele
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pes Caterina
Petitti Emma
Petrini Paolo
Piccione Teresa
Piccoli Nardelli Flavia
Piccolo Giorgio
Piccolo Salvatore
Piccone Filippo
Pini Giuditta
Pisicchio Pino
Pizzolante Sergio
Plangger Albrecht
Pollastrini Barbara
Porta Fabio
Preziosi Ernesto
Quartapelle Procopio Lia
Rabino Mariano
Raciti Fausto
Rampi Roberto
Realacci Ermete
Ribaudo Francesco
Richetti Matteo
Rigoni Andrea
Roccella Eugenia
Rocchi Maria Grazia
Romano Andrea
Rosato Ettore
Rossi Domenico
Rossomando Anna
Rostan Michela
Rotta Alessia
Rubinato Simonetta
Rughetti Angelo
Sammarco Gianfranco
Sanga Giovanni
Sani Luca
Sanna Francesco
Santerini Milena
Sberna Mario
Sbrollini Daniela
Scalfarotto Ivan
Schirò Gea
Schullian Manfred
Scopelliti Rosanna
Scuvera Chiara
Senaldi Angelo
Sereni Marina
Simoni Elisa
Sottanelli Giulio Cesare
Speranza Roberto
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Tancredi Paolo
Taranto Luigi
Taricco Mino
Tartaglione Assunta
Tentori Veronica
Terrosi Alessandra
Tidei Marietta
Tullo Mario
Vaccaro Guglielmo
Valente ValeriaPag. 24
Valiante Simone
Vargiu Pierpaolo
Vazio Franco
Velo Silvia
Venittelli Laura
Ventricelli Liliana
Verini Walter
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Vitelli Paolo
Zampa Sandra
Zanetti Enrico
Zanin Giorgio
Zardini Diego
Zoggia Davide

Hanno risposto no:

Abrignani Ignazio
Airaudo Giorgio
Allasia Stefano
Archi Bruno
Attaguile Angelo
Baldassarre Marco
Baldelli Simone
Barbanti Sebastiano
Baroni Massimo Enrico
Basilio Tatiana
Battelli Sergio
Bechis Eleonora
Benedetti Silvia
Bergamini Deborah
Bernini Massimiliano
Bernini Paolo
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Boccadutri Sergio
Bordo Franco
Borghesi Stefano
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brescia Giuseppe
Brugnerotto Marco
Brunetta Renato
Busin Filippo
Busto Mirko
Calabria Annagrazia
Cancelleri Azzurra Pia Maria
Caon Roberto
Caparini Davide
Cariello Francesco
Carinelli Paola
Caso Vincenzo
Castelli Laura
Castiello Giuseppina
Centemero Elena
Cesaro Luigi
Chiarelli Gianfranco Giovanni
Chimienti Silvia
Ciprini Tiziana
Colletti Andrea
Colonnese Vega
Cominardi Claudio
Corda Emanuela
Corsaro Massimo Enrico
Costantino Celeste
Cozzolino Emanuele
Crimi Rocco
Crippa Davide
Currò Tommaso
Dadone Fabiana
Daga Federica
D'Alessandro Luca
Dall'Osso Matteo
Da Villa Marco
Del Grosso Daniele
Dell'Orco Michele
De Lorenzis Diego
De Rosa Massimo Felice
Di Benedetto Chiara
Dieni Federica
D'Incà Federico
Di Salvo Titti
Distaso Antonio
Di Stefano Fabrizio
Di Stefano Manlio
Duranti Donatella
Fantinati Mattia
Farina Daniele
Fedriga Massimiliano
Ferrara Ciccio
Fico Roberto
Fontana Gregorio
Fraccaro Riccardo
Frusone Luca
Furnari Alessandro
Gagnarli Chiara
Galan Giancarlo
Galati Giuseppe
Gallinella Filippo
Gallo Luigi
Gallo Riccardo
Giacomoni Sestino
Giammanco GabriellaPag. 25
Giordano Giancarlo
Giordano Silvia
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Grande Marta
Grillo Giulia
Grimoldi Paolo
Guidesi Guido
Iannuzzi Cristian
Invernizzi Cristian
Kronbichler Florian
L'Abbate Giuseppe
Labriola Vincenza
Lacquaniti Luigi
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
Latronico Cosimo
Lavagno Fabio
Liuzzi Mirella
Lombardi Roberta
Lorefice Marialucia
Lupo Loredana
Marcolin Marco
Marotta Antonio
Marti Roberto
Martino Antonio
Marzana Maria
Matarrelli Toni
Melilla Generoso
Merlo Ricardo Antonio
Micillo Salvatore
Milanato Lorena
Molteni Nicola
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Mucci Mara
Nardi Martina
Nesci Dalila
Nicchi Marisa
Nuti Riccardo
Paglia Giovanni
Palese Rocco
Palmieri Antonio
Palmizio Elio Massimo
Pannarale Annalisa
Parentela Paolo
Parisi Massimo
Pellegrino Serena
Pesco Daniele
Petraroli Cosimo
Petrenga Giovanna
Piazzoni Ileana Cathia
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pilozzi Nazzareno
Piras Michele
Pisano Girolamo
Placido Antonio
Polidori Catia
Polverini Renata
Prataviera Emanuele
Prestigiacomo Stefania
Prodani Aris
Ragosta Michele
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Ricciatti Lara
Rizzetto Walter
Rizzo Gianluca
Romano Francesco Saverio
Romano Paolo Nicolò
Rondini Marco
Rostellato Gessica
Ruocco Carla
Sannicandro Arcangelo
Sarro Carlo
Sarti Giulia
Savino Elvira
Scagliusi Emanuele
Sisto Francesco Paolo
Sorial Girgis Giorgio
Spadoni Maria Edera
Spessotto Arianna
Squeri Luca
Tacconi Alessio
Terzoni Patrizia
Tofalo Angelo
Toninelli Danilo
Totaro Achille
Tripiedi Davide
Turco Tancredi
Vacca Gianluca
Valentini Valentino
Vallascas Andrea
Vella Paolo
Vignaroli Stefano
Villarosa Alessio
Vito Elio
Zan Alessandro
Zaratti Filiberto
Zolezzi Alberto

Sono in missione:

Adornato Ferdinando
Alli PaoloPag. 26
Bianchi Dorina
Bindi Rosy
Borghi Enrico
Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria Carla Anna
Brambilla Michela Vittoria
Bruno Bossio Vincenza
Capezzone Daniele
Causin Andrea
Cirielli Edmondo
D'Ambrosio Giuseppe
Di Maio Luigi
D'Uva Francesco
Fava Claudio
Garavini Laura
Giachetti Roberto
La Russa Ignazio
Lupi Maurizio
Madia Maria Anna
Mannino Claudia
Meloni Giorgia
Migliore Gennaro
Mogherini Federica
Pini Gianluca
Pistelli Lapo
Vecchio Andrea

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2215-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2215-A/R).
Non essendovi iscritti per l'illustrazione degli ordini del giorno, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato a domani, a partire dalle ore 9, con il parere del Governo e i voti sugli ordini del giorno. Alle ore 10,45 avranno luogo, con ripresa televisiva diretta, le dichiarazioni di voto finale, a cui seguirà la votazione finale.

TESTO AGGIORNATO AL 06 MAGGIO 2014

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

Testo sostituito con l'errata corrige del 06 MAGGIO 2014 PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha preso in esame gli episodi verificatisi nella seduta del 4 dicembre 2013, con riferimento alla posizione di alcuni dei deputati che vi hanno preso parte.
L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di giorni 4 di seduta, con decorrenza dalla giornata di domani, mercoledì 30 aprile 2014, ai seguenti deputati: Carinelli, Cominardi, Frusone, Lupo, Parentela e Pesco.
L'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha, inoltre, preso in esame gli episodi verificatisi nella seduta del 4 dicembre 2013. Al riguardo ha deliberato di irrogare, con decorrenza dal 15 maggio 2014, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 15 giorni di seduta ai seguenti deputati: Barbanti, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Brugnerotto, Carinelli, Caso, Castelli, Colonnese, Dell'Orco, De Lorenzis, Frusone, Gallinella, Silvia Giordano, Liuzzi, Lorefice, Mantero, Pesco, Sorial, Spadoni, Terzoni e Vignaroli.
L'Ufficio di Presidenza ha quindi preso in esame il comportamento tenuto dal deputato Buonanno nelle sedute dell'Assemblea del 1 e del 2 aprile 2014, deliberando al riguardo di irrogare la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 12 giorni di seduta, nonché il comportamento tenuto dal deputato Fedriga nella seduta dell'Assemblea del 2 aprile, deliberando di irrogare la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 2 giorni di seduta. Entrambe queste sanzioni decorreranno dalla giornata di domani, mercoledì 30 aprile 2014.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in Pag. 27tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha preso in esame gli episodi verificatisi nella seduta del 4 dicembre 2013, con riferimento alla posizione di alcuni dei deputati che vi hanno preso parte.
L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60, comma 3, del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di giorni 4 di seduta, con decorrenza dalla giornata di domani, mercoledì 30 aprile 2014, ai seguenti deputati: Carinelli, Cominardi, Frusone, Lupo, Parentela e Pesco.
L'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha, inoltre, preso in esame gli episodi verificatisi nella seduta del 24 gennaio 2014. Al riguardo ha deliberato di irrogare, con decorrenza dal 15 maggio 2014, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 15 giorni di seduta ai seguenti deputati: Barbanti, Baroni, Basilio, Battelli, Benedetti, Brugnerotto, Carinelli, Caso, Castelli, Colonnese, Dell'Orco, De Lorenzis, Frusone, Gallinella, Silvia Giordano, Liuzzi, Lorefice, Mantero, Pesco, Sorial, Spadoni, Terzoni e Vignaroli.
L'Ufficio di Presidenza ha quindi preso in esame il comportamento tenuto dal deputato Buonanno nelle sedute dell'Assemblea del 1 e del 2 aprile 2014, deliberando al riguardo di irrogare la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 12 giorni di seduta, nonché il comportamento tenuto dal deputato Fedriga nella seduta dell'Assemblea del 2 aprile, deliberando di irrogare la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 2 giorni di seduta. Entrambe queste sanzioni decorreranno dalla giornata di domani, mercoledì 30 aprile 2014.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in Pag. 27tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,40).

ELISA MARIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISA MARIANO. Signor Presidente, vorrei dedicare in quest'Aula un pensiero al professore Alberto Izzo, storico del pensiero sociologico venuto a mancare pochi giorni fa.
Alberto Izzo era nato il 27 gennaio 1933, il giorno in cui Hitler prese il potere in Germania, ce lo ricordava spesso durante le sue lezioni presso la facoltà di sociologia dell'università «La Sapienza» di Roma, dove ha insegnato ad esercitare il pensiero critico per oltre trent'anni. Di origini ebree, costretto ad abbandonare l'Italia ed emigrare in Olanda per non sottostare alle leggi razziali, è stato tra i fondatori della prima facoltà italiana di sociologia. Autore di numerosissimi saggi e di un pregevole manuale su cui si sono formate le menti migliori della sociologia italiana, Alberto Izzo lascia un vuoto incolmabile e al contempo un'eredità imprescindibile per tutti coloro che hanno a cuore la libertà del pensiero da ogni forma di distorsione ideologica come amava ripetere. Pochi mesi prima della sua scomparsa avere intrapreso l'ultima, purtroppo incompiuta, avventura intellettuale: la sua autobiografia sociologica.
La biografia di ogni singolo individuo sembrerebbe in apparenza irrilevante ai fini della comprensione delle più vaste trasformazioni sociali. Ma la sua vita – diceva – poteva testimoniare dei passaggi più significativi della maturazione civile e democratica del nostro Paese: dalla monarchia alla Repubblica, dalla tradizione alla modernità, dall'oppressione alla libertà.
Forse è per questo che quando gli veniva chiesto come fosse ancora possibile lottare per migliorare il futuro di questo Paese egli rispondeva sempre: «Ho fiducia nell'Italia. L'ho vista risollevarsi da condizioni anche peggiori di quelle attuali». Il futuro appartiene al mondo del possibile. Se saremo capaci di migliorarlo lo dobbiamo anche a uomini come lui, agli insegnamenti che ci ha lasciato, alle parole come le sue (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, nei prossimi giorni nel porto di Gioia Tauro avverrà il trasbordo dei componenti chimici che arrivano dalla Siria. Questi componenti, una volta sulla nave statunitense Cape Ray, verranno portati in acque internazionali e distrutte attraverso l'idrolisi.
In Calabria sin da quando calò dall'alto la decisione di utilizzare il porto di Gioia Tauro, i calabresi (soprattutto i cittadini della piana) sono impauriti e soprattutto arrabbiati, perché ci si ricorda della loro terra e delle eccellenze che la rappresentano solo in queste circostanze. Oppure ci si ricorda della nostra terra solo per sventrarla.
La piana di Gioia Tauro è stata sempre martoriata dalle vostre scelte illogiche. Tra le tante ricordo il rigassificatore di De Benedetti (tessera numero 1 del PD) nella zona più sismica del Paese: insomma, l'ennesima grande opera inutile che i calabresi non vogliono.
La Calabria, quindi, verrà utilizzata per l'ennesima volta come una pezza vecchia, per scelte delicate e pericolose senza un minimo di rispetto da parte delle istituzioni nei confronti dei cittadini. Questa volta non siamo solo al servizio dello Stivale, ma al centro di un'importante operazione internazionale di disarmo che potrebbe presentare dei rischi.
Nei giorni in cui fu comunicata la scelta del porto di Gioia Tauro, il MoVimento 5 Stelle si adoperò subito per Pag. 28pretendere da questo Governo e da quello precedente la massima trasparenza e sicurezza nell'operazione e chiese al Ministro Lupi di essere presente sul territorio, sia prima che durante il trasbordo, anche con un ordine del giorno approvato durante l'esame del decreto missioni. Non vorrei che il Ministro Lupi non venisse in Calabria perché impegnato con la campagna elettorale per le europee. D'altronde, dovrebbe conoscere benissimo il territorio calabro, anche perché un suo collega di partito, ovvero il condannato Scopelliti, è il governatore dimissionario della regione ed è anche lui candidato (guarda caso) alle europee.
Quindi, approfitto di questo spazio, Presidente, concludo, per chiedere al Ministro Lupi di onorare la sua promessa di presenza e di rispettare i cittadini della piana di Gioia Tauro. Questo Governo deve dimostrare la sua vicinanza ai calabresi, soprattutto in questi giorni e non la solita considerazione dimostrata in tutti questi anni. Presidente, pretendiamo rispetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

ALBERTO ZOLEZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente, si è celebrata ieri la giornata nazionale delle vittime dell'amianto. Purtroppo sembra siano ancora circa 5 mila i decessi all'anno per questo grave problema che la politica, a mio parere, ha fatto troppo poco per risolvere. E segnalo due situazioni: l'Isochimica di Avellino e la discarica di Montichiari, in provincia di Brescia, situazioni caratterizzate da illeciti importanti.
Pertanto riteniamo scandaloso che, a più di un anno dall'inizio della legislatura, non sia stata fatta ancora partire, a causa, in questo momento, della mancanza dei nomi, che dovevano fornire NCD e GAL, dei componenti la Commissione bicamerale illeciti legati al ciclo dei rifiuti, che cercherà di occuparsi di risolvere questi gravissimi problemi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle espongono cartelli raffiguranti un teschio all'interno di un triangolo).

PRESIDENTE. Per favore levate quei cartelli ! Onorevole Zolezzi, per favore levi il cartello ! Colleghi, per favore levate i cartelli ! Potete levare gentilmente il cartello ? Grazie.

CRISTIAN IANNUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRISTIAN IANNUZZI. Signor Presidente, intervengo per annunciare la presentazione di un'interrogazione del MoVimento 5 Stelle in cui si intende sollecitare il Ministero dell'interno affinché emani urgentemente il decreto che istituisce la commissione centrale per la definizione e l'applicazione delle speciali misure di protezione, di cui all'articolo 10 del decreto-legge 15 gennaio 1991.
Tale commissione prevede l'attuazione degli speciali programmi di protezione, di assistenza e di reinserimento nel contesto sociale e lavorativo dei testimoni e collaboratori di giustizia. Ad ogni cambio di Governo è costituita con decreto del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministro della giustizia.
Voglio ricordare ai colleghi che il 22 febbraio 2014 ha ufficialmente assunto l'incarico il Governo Renzi e ad oggi, a distanza di oltre due mesi dall'insediamento, ancora non è stato emanato il decreto apposito, impedendo di fatto alla commissione centrale di riprendere il normale svolgimento dei propri lavori. Si è così delineato uno scenario di insostenibile incertezza per la tutela dei testimoni e dei collaboratori di giustizia.
Sollecitiamo dunque l'intervento del Governo, poiché crediamo che la tutela dei testimoni e dei collaboratori di giustizia sia una priorità, in uno Stato che vuole davvero combattere e sconfiggere la criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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SEBASTIANO BARBANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, un gesto sacro e significativo dovrebbe essere condotto da una persona onesta, pura, limpida, trasparente, da un'anima buona. Così non avviene e sembra non avverrà a Paola, in provincia di Cosenza, il 2 maggio, quando il governatore dimissionario della Calabria, Scopelliti, condannato a 6 anni, sembra che debba accendere un cero, lo stoppino da ardere nella lampada votiva, riempita con l'olio donato da tre comuni calabresi in onore a San Francesco di Paola. Dico «sembra» perché, se davvero si è dimesso, visto che il valzer delle dimissioni continua, forse sarà la vicepresidente.
Ebbene, in ogni caso non solo noi, come MoVimento 5 Stelle, ma anche molti cittadini, paolani e non, si oppongono a questo scempio, così l'hanno anche definito, proprio perché questo rito sacro non può essere condotto da queste persone. Non è così che si ripulirà l'immagine agli occhi dei paolani e dei calabresi.
Volevo sensibilizzare lei e la Presidenza affinché questo atto venga, diciamo così, supervisionato e affinché ci sia un'anima pura e candida a fare questo gesto sacro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

FRANCESCA BUSINAROLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, intanto la ringrazio di avermi dato la parola, anche se l'ho chiesta così, alla fine della seduta, però è importante anche oggi ricordare che sono due giorni che 13 comuni della bassa padovana sono sott'acqua, ancora. Ancora perché è successo qualche mese fa ed è successo ancora sei mesi fa, sempre nelle stesse zone, sempre negli stessi posti. Adesso sono 13 i comuni sott'acqua. Acqua, perché, parliamo della pianura padana, è inaccettabile vedere un mare nella pianura padana. Tredici comuni con migliaia di abitanti, migliaia di aziende agricole, migliaia di persone sott'acqua, con gli scantinati pieni d'acqua. Allora, quello che chiedo è un impegno serio, vero del Governo, non come lo chiede Zaia, dei soldi. Dobbiamo rivalutare il territorio, dobbiamo salvaguardarlo e dobbiamo curarlo, non lasciarlo a se stesso, non cementificare. Basta cementificare, soprattutto in Veneto, basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

CHIARA DI BENEDETTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, pochi giorni fa, nel liceo «Giulio Cesare» di Roma, alcuni insegnanti hanno scelto di mettere in campo, nelle proprie classi, la strategia sui diritti LGBT, al fine di sviluppare una coscienza consapevole al rispetto delle differenze tra gli alunni. La strategia in questione riguarda un protocollo siglato tra UNAR e MIUR e sottoscritto anche dal Ministero per le pari opportunità. Ad ottobre 2013 abbiamo convertito nel disegno di legge cultura una norma che prevede l'aggiornamento del personale docente in materia di educazione all'affettività e al superamento degli stereotipi di genere, nonostante il MoVimento 5 Stelle chiedesse che tale norma fosse estesa anche ai programmi scolastici, nel pieno rispetto dell'età e dello sviluppo dell'alunno, come avviene già in diversi Paesi europei.
Il corpo docente del liceo «Giulio Cesare» è stato denunciato da parte dell'associazione «giuristi per la vita» e dall'associazione «pro vita Onlus» per aver letto il libro di Melania Mazzucco «Sei come sei».
In questo romanzo, edito da Einaudi e di certo di natura artistico-letteraria, si narra la storia di un'adolescente che perde uno dei suoi due papà e, non essendo Pag. 30riconosciuto il secondo padre a causa delle norme retrograde dell'Italia, viene affidata allo zio.
In questo libro viene spiegato il bullismo che la giovane è costretta a subire in classe dai suoi compagni per una scarsa sensibilità culturale che vige nel nostro Paese. Questa denuncia, oltre a mostrare un palese intento intimidatorio nei confronti degli insegnanti del liceo, a cui va la mia personale solidarietà e quella del gruppo del MoVimento 5 Stelle, evoca periodi oscurantisti di censura nei confronti di un'opera letteraria. Mi preme ricordare a questo Parlamento, oltre che al Governo in carica, che l'articolo 2 del protocollo di intesa, siglato il 30 gennaio 2013 tra il MIUR e il Ministro con delega alle pari opportunità, sancisce l'impegno preciso di questi ultimi a promuovere un piano pluriennale di attività comuni di sensibilizzazione e formazione volto a promuovere nei giovani la cultura del rispetto e dell'inclusione, nonché la prevenzione e il contrasto di ogni tipo di violenza e discriminazione.

PRESIDENTE. Deve concludere.

CHIARA DI BENEDETTO. Mi lasci concludere. Quindi, alla luce del ritardo mostrato dagli organi competenti e alla luce della sordità di questo Governo sui temi fondamentali come i diritti civili, chiedo che la cultura della differenza sia difesa con un'opportuna programmazione che dia l'opportunità a questi insegnanti di svolgere il loro lavoro di educatori. Abbiamo il dovere di prevenire simili denunce estremiste, dotando la scuola e, quindi, il futuro delle nostre generazioni di strumenti idonei affinché...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Benedetto. Deve concludere.

CHIARA DI BENEDETTO. ... compiano – sto terminando, grazie – un percorso verso il progresso di una cultura aperta alle differenze. È molto grave che ancora non si sia approvata una legge contro l'omotransfobia ed è molto increscioso che non vi sia un Ministro delle pari opportunità che dia una strategia netta su un fronte delicato ed urgente come i diritti LGBT che aspettano, da troppi anni, in questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, come lei ha elencato poc'anzi, prendiamo atto delle sanzioni che sono state assegnate al MoVimento 5 Stelle...

PRESIDENTE. Onorevole Di Stefano, non posso darle la parola su questo. Quindi, se è su questo, purtroppo non posso proprio darle la parola.

MANLIO DI STEFANO. Non parlo sulle sanzioni. Non voglio appellarmi...

PRESIDENTE. Allora, non ne parli. Parli di altro, ma non di questo.

MANLIO DI STEFANO. Sì, non voglio appellarmi alle sanzioni, voglio soltanto ricordare che grazie a quei gesti, per i quali siamo stati puniti, abbiamo avuto l'opportunità di far conoscere al Paese che, mentre si cantava «Bella ciao» in quest'Aula, si regalavano 7 miliardi e mezzo di euro alle banche. E grazie sempre a quegli atti, il 12 maggio andremo a San Foca a raccontare ai cittadini del leccese che distruggerete la loro costa, costruendo il TAP. E siamo soprattutto onorati che queste sanzioni ci siano arrivate da un Presidente che ritiene più grave sedersi a terra che picchiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Stefano.

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GIULIA NARDUOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA NARDUOLO. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula e del Governo sui fatti che stanno avvenendo appunto nei comuni della bassa padovana che sono anche i miei comuni. C’è una situazione effettivamente critica da un paio di giorni per una serie di eventi meteorologici assolutamente eccezionali. Sindaci, Protezione civile, anche prefetture, volontari e persone comuni stanno lavorando e sono allertati. Insomma, tutti gli strumenti territoriali e locali sono stati messi in moto. Vorrei, però, richiamare il Governo a dare seguito rapidamente agli impegni presi, anche recentemente, nelle ultime settimane, con il voto in quest'Aula sulle mozioni sulle recenti alluvioni purtroppo di poco più di due mesi fa che hanno colpito le stesse zone. E gli stessi provvedimenti sono stati richiamati e presi anche con il decreto che abbiamo sempre votato qui. Quindi, insomma, è solamente una richiesta di attivazione da parte del Governo per una zona che purtroppo è troppo martoriata ultimamente dagli stessi eventi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, in realtà mi pongo un quesito e ci poniamo un quesito: se per caso in quest'Aula, con la Presidenza Boldrini, sia stato cancellato l'articolo 21 della Costituzione, ovvero la libertà di parola. Infatti, a quanto sembra, anche dal suo comportamento, non c’è più libertà di parola in quest'Aula. Questa è una domanda retorica, non dovrà neanche rispondere, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Colletti, le rispondo molto volentieri. Se fa riferimento, come presumo, all'intervento del collega Manlio Di Stefano, ho spiegato che, non perché lo stabilisco io, ma perché lo stabilisce il Regolamento, sulle decisioni dell'Ufficio di Presidenza non si può aprire una discussione in Aula. L'ho precisato all'inizio dell'intervento dell'onorevole Di Stefano. Ho spiegato all'onorevole Di Stefano e l'ho fatto parlare. Quando è ritornato a discutere di queste cose, ho dovuto fare quello che è inevitabile: togliere (Commenti del deputato Colletti). ..l'articolo 21, ma c’è anche un Regolamento, onorevole Colletti, che lei conosce benissimo.

LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI GALLO. Signor Presidente, oggi registriamo dei fatti. Registriamo che in questo Parlamento per vent'anni c’è stato un delinquente, Berlusconi, e per vent'anni la casta politica ha difeso, in ogni modo, sulle intercettazioni, per qualsiasi atto giudiziario, gli altri politici appartenenti alla casta.
Registriamo un altro fatto: ora che si sono presentati nel Parlamento dei cittadini onesti, incensurati, senza carichi pendenti, vengono sbattuti fuori dal Parlamento e questa è storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 30 aprile 2014, alle 9:

1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni Pag. 32urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale (C. 2215-A/R).
— Relatori: Ferranti (per la II Commissione) e Vargiu (per la XII Commissione), per la maggioranza; Rondini, di minoranza.

(ore 15)

2. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20.