XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 97 di martedì 15 ottobre 2013

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

La seduta comincia alle 9,35.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Di Gioia, Fico, Galan, Gebhard, Gozi, Gutgeld, Giorgia Meloni, Meta, Mogherini, Pisicchio, Realacci, Sorial e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa del Ministro per le riforme costituzionali sulla relazione finale della Commissione per le riforme costituzionali (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa del Ministro per le riforme costituzionali sulla Relazione finale della Commissione per le riforme costituzionali (Per la Relazione finale della Commissione per le riforme costituzionali vedi l'allegato A).
Dopo l'intervento del Ministro per le riforme costituzionali interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro per le riforme costituzionali)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per le riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello.

GAETANO QUAGLIARIELLO, Ministro per le riforme costituzionali. Signor Presidente, onorevoli deputati, il tema delle riforme istituzionali è uno di quegli snodi centrali del programma sul quale il Governo ha ottenuto la fiducia delle Camere lo scorso maggio. Per adempiere in modo puntuale a tale mandato, il Governo stesso in data 11 giugno 2013 ha istituito una Commissione di esperti sulle riforme costituzionali con l'obiettivo di istruire in modo completo ma rapido le tematiche inerenti la riforma dei Titoli I, II, III e V della seconda parte della Costituzione e la connessa riforma della legge elettorale. Ed è per me un onore poter riferire oggi al Parlamento con un congruo anticipo rispetto alle scadenze prefissate sull'esito dei lavori di questa Commissione.
Vorrei subito dire che la Commissione ha svolto un'attività intensa, complessa, occupandosi di temi che sono da tanti Pag. 2anni al centro del confronto, spesso anche dello scontro politico, senza mai perdere di vista l'obiettivo di offrire analisi ed elementi di riflessione quanto più possibile argomentati.
Naturalmente il compito della Commissione non era certo quello di predisporre una proposta organica di riforma, la quale avrebbe potuto creare rigidità nel successivo sviluppo dell’iter istituzionale. Piuttosto, si trattava di agevolare l'esercizio del potere di iniziativa e di deliberazione spettante agli organi costituzionali, il Parlamento in primis, cui compete la responsabilità di varare le riforme necessarie per ammodernare le istituzioni repubblicane.
Con questo spirito la Commissione, composta da giuristi e studiosi con differenti sensibilità culturali e politico-istituzionali, si è sforzata preliminarmente di enucleare gli elementi di condivisione più che i punti di frattura, al fine di contrastare quelle tentazioni al conservatorismo costituzionale e all'accanimento modellistico che da decenni stanno paralizzando qualsiasi tentativo di riforma.
Il primo risultato di questo metodo è rinvenibile in una diagnosi ampiamente condivisa dei problemi da risolvere e degli obiettivi da raggiungere. In questo senso la Commissione ha svolto i suoi lavori nella consapevolezza della gravità e del carattere per molti versi non congiunturale della crisi italiana e dell'intreccio indissolubile e sempre più evidente tra la solidità e la qualità dell'assetto istituzionale e il perdurare di una recessione che incide sulla stessa coesione sociale.
Alle difficoltà del Paese non è estranea la debolezza delle nostre istituzioni, concepite in una fase storica molto diversa da quella attuale e risultate progressivamente inadeguate a fronteggiare con efficacia tanto le sfide derivanti dal mutato contesto economico mondiale tanto quelle connesse al processo di integrazione europea.
A differenza delle altre grandi democrazie dell'Occidente, da tempo attraversate da incisivi processi di riforma, il nostro Paese si è trovato privo di strumenti all'altezza delle decisioni da assumere in un contesto globale sempre più competitivo ed in una cornice europea in cui gli Stati, oltre a rispettare severe regole di bilancio, sono chiamati a concorrere alla definizione di strategie per lo sviluppo e l'occupazione e all'attuazione di politiche pubbliche che hanno un impatto crescente e pervasivo sulla vita dei cittadini e sull'operato delle imprese.
Politiche che si articolano oggi in un sistema di Governo multilivello tra Unione europea, Stato e autonomie territoriali, assai più complesso e articolato che nel passato e che necessitano pertanto di essere attentamente calibrate anche al fine di salvaguardare il quadro dei valori e dei principi fondamentali della Costituzione del 1947 e di non vanificarne l'impianto posto a tutela delle importanti conquiste raggiunte sul piano dei diritti civili e dei diritti sociali.
Su queste premesse di fondo che rendono non più eludibile il tema delle riforme, la Commissione ha approfondito le ragioni sottese alla fragilità del nostro sistema politico istituzionale, rinvenendo nella incapacità di esprimere nel lungo periodo un indirizzo politico stabile e radicato nel consenso del corpo sociale, uno dei più rilevanti elementi di criticità che è apparso a sua volta direttamente connesso a un processo di indebolimento del sistema dei partiti politici che in Italia ha assunto caratteristiche assai più marcate che in altri Paesi europei.
Come afferma nelle sue premesse la relazione finale della Commissione, approvata il 17 settembre scorso, i partiti senza i quali, è bene ricordarlo, un sistema democratico non è nemmeno concepibile, sono apparsi in seria difficoltà nell'assolvere le loro principali funzioni costituzionali di raccordo tra la società e le istituzioni, di selezione della classe dirigente e della elaborazione e attuazione di strategie politiche pubbliche di ampio respiro.
La crisi dei partiti, quali strumenti insostituibili attraverso i quali i cittadini concorrono a determinare la politica nazionale, si è riverberata direttamente sulle attribuzioni del Parlamento e del Governo, pregiudicandone il corretto funzionamento in termini di efficienza dei circuiti decisionali, Pag. 3stabilità dei Governi, efficacia delle politiche pubbliche, autorevolezza delle istituzioni e del corpo politico nel suo insieme.
La storia di questi ultimi anni testimonia con nettezza come tali difficoltà siano andate nel tempo ampliandosi e la situazione di stallo istituzionale che si è determinata dopo le ultime elezioni politiche ne ha offerto una plastica e drammatica rappresentazione.
Stiamo vivendo un paradosso: da un lato, lo stato di crisi dei partiti richiederebbe un incisivo intervento di riforma delle istituzioni in grado di restituire loro forza e legittimazione, dall'altro, costituisce un formidabile ostacolo alla sua realizzazione.
Negli ultimi vent'anni in Italia abbiamo coltivato l'illusione che per costruire una moderna democrazia decidente fosse sufficiente riformare in senso maggioritario la legge elettorale. L'effetto ultimo di tale approccio è stato quello di sospingere il quadro politico verso forme di alternanza senza tuttavia guadagnare nulla in termini di efficienza, equilibrio e resa complessiva del sistema.
Siamo così passati dalla immobile stabilità della prima parte della Prima Repubblica alla frenetica instabilità della seconda da parte della Prima Repubblica, dove i Governi durano forse un po’ di più, ma nemmeno tanto se si considera che la durata media negli ultimi vent'anni è di 19 mesi, ma la loro capacità realizzativa è anche minore di quella che si registrava in passato quando, pur in presenza di Esecutivi brevi e instabili, la sostanziale fissità degli equilibri politici e anche la persistenza della classe politica, consentiva strategie di riforma di più ampio respiro.
Occorre sgombrare il campo dall'illusione di poter porre rimedio ai gravi deficit di capacità decisionale, di stabilità e di rappresentatività con un ennesimo intervento sul solo sistema elettorale oppure affidandosi alle esclusive dinamiche spontanee dei partiti politici.
Le riforme servono anche a promuovere un processo di rafforzamento e rigenerazione dei partiti, che li renda capaci di dialogare al proprio interno e tra loro, facendo prevalere le ragioni dell'unità piuttosto che quelle del conflitto e della sterile e talvolta aprioristica contrapposizione.
Sul punto mi permetterei un'annotazione schiettamente politica. Nelle ultime settimane è stato da alcuni posto con forza il tema della difesa del bipolarismo, che sarebbe minacciato dall'esperienza delle larghe intese sulle quali si fonda il Governo presieduto dal Presidente Enrico Letta.
Ebbene, anch'io sono convinto che il bipolarismo, e con esso l'alternanza al Governo fra i diversi schieramenti politici, sia non solo un elemento acquisito in modo irreversibile alla nostra cultura politica, ma anche un fattore di trasparenza e di democraticità del sistema. Sono anch'io convinto che l'esperienza del Governo di larga intesa costituisca una parentesi, dovuta a circostanze politiche, economiche e sociali eccezionali, quelle nelle quali versa oggi l'Italia.
Credo però che il problema non sia quello di difendere il bipolarismo che abbiamo sperimentato negli ultimi vent'anni; il problema è piuttosto quello di disegnare le nostre istituzioni in modo tale da rendere possibile un bipolarismo ben temperato, nel quale a fronteggiarsi non siano due fazioni armate con l'unico obiettivo di distruggere il nemico, ma due schieramenti politici alternativi, reciprocamente rispettosi e uniti quando sono in discussione i valori fondanti della nostra comunità.
Tale obiettivo richiede, da un lato, un'evoluzione delle culture politiche e, dall'altro, una riforma delle istituzioni che la favorisca.
Abbiamo bisogno di un percorso che restituisca forza e autorevolezza alla rappresentanza politica e che, senza intaccare l'alternanza fra schieramenti diversi alla guida del Paese, agevoli il confronto sulle cose da fare nell'interesse del Paese e la costruzione del consenso sulla base di principi, ideali e proposte di Governo concorrenti e lungimiranti.Pag. 4
Se la diagnosi dei problemi e l'analisi degli obiettivi costituisce il filo rosso intorno al quale si sono dipanati i lavori della Commissione, le diverse sensibilità istituzionali e culture giuridiche in essa presenti hanno fatto emergere nei diversi ambiti di riforma posizioni talvolta unanimi, o lievemente divergenti, talaltra differenziate sulla base di opzioni alternative subordinate a talune scelte di fondo.
In particolare, la relazione finale della Commissione, articolata in sei capitoli sui quali ora mi soffermerò brevemente, ha individuato quattro principali ambiti di riforma costituzionale, la cui attuazione è stata unanimemente ritenuta necessaria. Tali ambiti sono: in primo luogo, il rafforzamento del Parlamento, attraverso la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo paritario, una più completa regolazione dei processi di produzione normativa e, in particolare, una più rigorosa disciplina della decretazione d'urgenza; in secondo luogo, il rafforzamento delle prerogative del Governo in Parlamento, attraverso la fiducia monocamerale, la semplificazione del processo decisionale e l'introduzione del voto a data fissa di disegni di legge; in terzo luogo, la riforma del sistema costituzionale delle regioni e delle autonomie locali, che riduca significativamente le sovrapposizioni delle competenze e si fondi su una maggiore collaborazione con una minore conflittualità; in quarto luogo, la riforma del sistema di Governo, che è stata prospettata in tre diverse opzioni. La prima: la razionalizzazione della forma di Governo parlamentare; la seconda: il semipresidenzialismo sul modello francese; e la terza: una forma di Governo che, cercando di farsi carico delle esigenze sottese a entrambe le prime due soluzioni, conduca al Governo parlamentare del Primo Ministro.
La relazione non tratta delle tematiche relative alla riforma della giustizia – che pure costituisce una parte importante del disegno di riforma dello Stato, direi una parte essenziale – considerato che gran parte dell'attuazione del principio del giusto processo, di cui alla riforma dell'articolo 111 della Costituzione, attende ancora di essere compiuta, e soprattutto tenuto conto delle indicazioni del Parlamento che con le mozioni approvate il 29 maggio scorso, ha delimitato l'ambito del processo speciale di riforma costituzionale disciplinato dal disegno di legge attualmente all'esame delle Camere per la seconda deliberazione.
Occorre inoltre considerare come il nucleo centrale della riforma della giustizia consiste in interventi che riguardano prevalentemente la legislazione ordinaria. Naturalmente tali considerazioni non intaccano in alcun modo la centralità del tema, che dovrà costituire il necessario completamento del processo di riforma delle istituzioni sul quale siamo impegnati.
A tal proposito, ho già avviato i necessari contatti con il Ministro della giustizia per istituire un tavolo di coordinamento che conduca il Governo a sottoporre al Parlamento le proprie proposte di riforma nel solco delle indicazioni formulate dal gruppo di lavoro istituito dal Presidente Napolitano nello scorso mese di maggio.
Torniamo alla relazione: non mi soffermerò sulle articolate valutazioni contenute in ciascuna delle sezioni. È stata mia cura trasmettere alla Presidenza della Camera copia della relazione e chiedo, signor Presidente, che venga allegata al resoconto di oggi, in modo che anche per i colleghi deputati ci sia la possibilità di consultarla con più semplicità. Io comunque l'ho fatta pervenire, i miei uffici l'hanno fatta pervenire, in vista della giornata di oggi, nelle caselle di tutti i parlamentari. In questa sede, ritengo piuttosto opportuno soffermarmi solo sui punti politicamente più sensibili, iniziando da quella parte della relazione che riguarda il superamento del bicameralismo paritario.
Per quanto riguarda la riforma dell'assetto del nostro Parlamento, la Commissione si è pronunciata in modo unanime in favore del superamento dell'attuale bicameralismo paritario e simmetrico, che costituisce ormai un unicum nel panorama costituzionale comparato e rappresenta un potente fattore di rallentamento dei processi decisionali e spesso anche di destabilizzazione Pag. 5della forma di Governo. Le virtù del bicameralismo perfetto, voluto dall'Assemblea costituente affinché nessuno potesse essere escluso del tutto dall'indirizzo politico, si sono trasformate con il tempo in criticità. Due Camere che devono entrambe votare la fiducia al Governo, con sistemi elettorali non coincidenti, elettorato attivo e passivo differenziato rendono precaria qualsiasi maggioranza. Quasi mille parlamentari che devono votare identici testi normativi rendono frequenti e defatiganti navette, favorendo il ricorso ad un ostruzionismo snervante che impedisce l'approvazione dei provvedimenti in tempi fisiologici.
In questo quadro, nel corso dei lavori della Commissione, è risultata prevalente l'ipotesi di introdurre una forma di bicameralismo differenziato nella quale alla seconda Camera venga assegnata la funzione essenziale di rappresentare il raccordo con le autonomie regionali e territoriali. Peraltro, ha raccolto alcuni consensi anche l'ipotesi di unificare le due Camere secondo il modello del monocameralismo, in cui le istanze di raccordo tra le autonomie territoriali sarebbero soddisfatte mediante la costituzionalizzazione del sistema delle Conferenze Stato-regioni-enti locali e che, ad avviso dei suoi sostenitori, avrebbe il vantaggio di semplificare il sistema istituzionale e stabilizzare maggiormente la forma di Governo, nonché il pregio di rendere più agevole un processo di riforma che, senza una scelta di prevalenza tra le due Camere, incontrerebbe presumibilmente minori resistenze.
Nell'ipotesi del bicameralismo differenziato – ripeto, maggioritario in Commissione –, una sola Camera sarebbe titolare del rapporto fiduciario e dell'indirizzo politico e la seconda Camera sarebbe rappresentativa degli enti territoriali, intesa sia come territorio, sia come istituzione. Questa opzione è motivata sia dalla necessità di garantire al Governo nazionale certezza di disporre di una maggioranza politica, maggiore rapidità nelle decisioni e dunque maggiore stabilità, sia dall'esigenza di portare a compimento il processo di costruzione di un sistema autonomistico coerente con una Camera che sia espressione delle autonomie territoriali e garantisca l'effettività del principio di leale collaborazione tra i diversi livelli di Governo.
In questo quadro, il Parlamento continuerebbe ad articolarsi in Camera e Senato, ma i due organi avrebbero funzioni e composizioni differenziate. Entrambe le Camere voterebbero le leggi secondo un diverso riparto di poteri legislativi definito nella Costituzione.
Inoltre, entrambi i rami del Parlamento eserciterebbero le funzioni di controllo dell'operato del Governo e di valutazione delle politiche pubbliche, anche se alla Camera, titolare in via esclusiva del rapporto di fiducia, si registrerebbe una prevalenza dell'esercizio della funzione legislativa, salvo limitate ipotesi di leggi bicamerali, e al Senato una prevalenza dell'esercizio delle funzioni di controllo.
Per quanto concerne la composizione del Senato, la Commissione si è soffermata in primo luogo sull'alternativa tra elezione diretta ed elezione indiretta dei senatori, valutando opzioni tra loro differenti, in una chiave di complessiva coerenza del sistema e alla luce dell'assetto delle funzioni e delle competenze legislative e amministrative tra Stato e autonomie. In ogni caso, la Commissione ha ritenuto in via assolutamente prevalente che i presidenti di regione debbano far parte del Senato come membri di diritto, senza tuttavia il riconoscimento di alcuna retribuzione, salvo il rimborso delle spese, né la possibilità di accesso per l'impegno nella istituzione di provenienza alle cariche interne al Senato (Presidenza, Uffici di Presidenza dell'Assemblea, delle Commissioni o delle Giunte).
Per quanto concerne il numero dei parlamentari, la Commissione ha rilevato in via preliminare come occorra distinguere il tema del costo delle attività politiche con quello dei costi della democrazia, sottolineando in particolare come la questione della riduzione del numero dei parlamentari discenda in realtà dalla moltiplicazione delle sedi della rappresentanza rispetto all'epoca della Costituente, Pag. 6nonché dalla necessità di rafforzare la competenza, il prestigio e la reputazione delle Assemblee elettive.
In ogni caso la Commissione ha rilevato che, in ragione della specificità della rappresentanza che sono chiamati ad assicurare i senatori, il loro numero debba essere stabilito regione per regione in proporzione agli abitanti, ritenendo congruo un numero complessivo dei senatori non inferiore a centocinquanta e non superiore ai duecento. Quanto alla Camera dei deputati, si potrebbe passare dall'attuale criterio di un deputato ogni 95 mila abitanti ad un parametro più in linea con gli standard europei di un deputato ogni 125 mila abitanti, dal quale deriverebbero un numero complessivo di 480 deputati. Qualora si intendesse seguire un criterio più restrittivo, si potrebbe invece prendere a riferimento e usare il parametro spagnolo, e quindi definire in Costituzione una composizione della Camera di 450 deputati.
Per quanto concerne la riforma del Titolo V della Costituzione, la relazione della Commissione conferma il giudizio critico sugli effetti del decentramento legislativo attuato con la riforma del 2001. A una devoluzione non inferiore, almeno sulla carta, a quella che caratterizza Paesi ad alto tasso di federalismo non hanno corrisposto idonei strumenti di coordinamento e di raccordo tra il Governo centrale e il sistema delle autonomie.
La gestione politica della complicata ripartizione di competenze legislative è rimasta appannaggio del sistema delle Conferenze, soluzione sufficiente per un decentramento solo amministrativo, non certo per quello legislativo. La mancanza di un'autentica sede di raccordo tra le autonomie territoriali ha così favorito l'esplosione di uno spaventoso contenzioso costituzionale, con il conseguente prevalere della frammentazione e dell'incertezza del diritto. Si è così determinato un policentrismo anarchico privo di coordinamento efficace, dove il diritto di veto rischia di bloccare qualsiasi decisione.
Nella prospettiva della razionalizzazione dell'attuale Titolo V della Costituzione, la relazione propone unanime una significativa riduzione delle sovrapposizioni di competenze, una maggiore cooperazione e quindi una minore conflittualità. È stata, ad esempio, condivisa la necessità di riportare alla competenza del legislatore statale alcune materie di interesse nazionale impropriamente attribuite alla legislazione concorrente: dalle grandi reti di trasporto e navigazione alla produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia, fino all'ordinamento della comunicazione.
Riguardo alle ulteriori prospettive di riforma, si sono invece registrate due ipotesi diverse. La prima ritiene opportuno semplificare con decisione i criteri di riparto della competenza legislativa, superando la competenza concorrente, assegnando alle regioni tutte le materie non attribuite espressamente alla competenza statale e prevedendo al contempo una clausola di salvaguardia a tutela dell'unità giuridica ed economica della Repubblica.
Ciò anche affinché la distribuzione della potestà legislativa tra Stato e regioni si ponga in termini di funzioni e obiettivi, piuttosto che secondo il criterio, ritenuto anacronistico, delle materie. Una seconda posizione, invece, propone di conservare la competenza concorrente per un limitato spettro di materie, come, ad esempio, il governo del territorio.
Si confermerebbe, così, in determinati ambiti dove non è possibile prescindere da un intreccio di esigenze di regolamentazione sia statali che regionali, il più tradizionale esercizio delle competenze regionali. Anche in questa prospettiva, in ogni caso, alla competenza residuale delle regioni su tutte le materie innominate si accompagnerebbe, comunque, la previsione di una clausola di salvaguardia.
Naturalmente, la Commissione ha esaminato anche ulteriori profili di grande rilevanza, anche se forse di minore impatto politico: la migliore regolamentazione dei rapporti finanziari tra Stato ed enti territoriali; la definitiva affermazione del meccanismo dei costi e dei fabbisogni standard quale principale criterio di perequazione, superando, così, sia la logica Pag. 7della spesa storica che quella dei tagli lineari; la soppressione delle province; la fissazione di una soglia dimensionale minima per i comuni. Non posso, naturalmente, ora soffermarmi su ciascuno di essi, ma credo che, nello sviluppo del lavoro parlamentare, occorrerà dedicare grande attenzione a tali profili.
La forma di Governo: naturalmente, il tema di maggiore delicatezza è stato rappresentato dalla rivisitazione della forma di Governo, che ha visto registrare, oltre alle opinioni differenti, anche importanti presupposti comuni nella diagnosi dei problemi. La Commissione è stata, infatti, unanime nel segnalare la necessità di introdurre quegli elementi di razionalizzazione e di stabilizzazione della nostra forma di Governo che i costituenti, pur ritenendoli necessari, non poterono adottare per la presenza di vincoli politici interni e internazionali. Si tratta di meccanismi istituzionali che assicurino all'Esecutivo maggiore stabilità ed effettiva capacità decisionale, favorendo, al contempo, l'autorevolezza del Parlamento e l'efficacia della sua azione.
A tal fine, le due principali opzioni discusse in tema di forma di Governo sono state la forma di Governo parlamentare razionalizzata e il semipresidenzialismo. I diversi auspici su cui ciascuna di esse si fonda sono richiamati nelle premesse della relazione.
Nel primo caso, si confida che i partiti politici siano in grado di superare l'attuale crisi e di tornare a svolgere correttamente una funzione di collegamento tra la sfera della società civile e quella delle istituzioni politiche, in un quadro costituzionale da rinnovare, ma che conservi i necessari elementi di flessibilità propri della forma di Governo parlamentare.
La seconda linea, invece, presuppone che i problemi possano risolversi innanzitutto con la creazione di istituzioni a investitura popolare diretta e l'eliminazione dei troppi poteri di veto, anche come presupposto per la rigenerazione del sistema dei partiti. In particolare, i componenti della Commissione che hanno sostenuto la forma del Governo semipresidenziale ritengono che questo modello istituzionale riesca più e meglio del tradizionale modello parlamentare a garantire unità, stabilità, continuità, flessibilità e responsabilità. Nel sistema semipresidenziale, infatti, è l'elezione del Presidente, quindi la scelta di una persona, che dà unità al sistema politico.
Il semipresidenzialismo assicurerebbe, dunque, continuità (la durata in carica del Capo dello Stato è fissata in Costituzione e non può essere abbreviata), stabilità, in quanto il sistema elettorale crea maggioranze sufficientemente coese, flessibilità, che si consegue sostituendo il Primo Ministro per sedare tensioni politiche e per rispondere a esigenze manifestate nell'opinione pubblica, nonché – aspetto certo non trascurabile – l'individuazione di un vincitore certo.
Il modello semipresidenziale, inoltre, presenterebbe un significativo tasso di innovazione, che potrebbe essere particolarmente gradito all'opinione pubblica, che chiede una riforma della politica.
Per quanto concerne i limiti derivanti dalla mancata presenza di una figura neutrale al vertice dello Stato, spesso invocati dagli oppositori di qualsiasi evoluzione in senso presidenziale della nostra Repubblica, anche all'interno dei lavori della Commissione, si è sottolineato come potrebbero essere superati con adeguati meccanismi e contrappesi, idonei a fugare i timori di possibili derive plebiscitarie, considerando anche che l'inserimento di gran parte delle democrazie del Vecchio Continente nella trama istituzionale dell'Unione europea rappresenta il più efficace antidoto contro i rischi di abuso del potere della maggioranza.
A tale riguardo, vorrei inoltre rilevare come l'argomento del ruolo neutrale e di garanzia del Capo dello Stato non sia in realtà ancorato a solide basi storiche e giuridiche. Il Presidente della Repubblica non venne affatto disegnato dai padri costituenti italiani come figura neutra, quasi notarile e priva di poteri di natura politica. Egli dispone infatti di alcuni poteri spiccatamente politici, dal potere di autorizzare la presentazione in Parlamento Pag. 8dei disegni del Governo al potere di rinviare al Parlamento le leggi approvate dalle Camere, fino al penetrante potere di intervento nella risoluzione delle crisi politiche, eventualmente decidendo lo scioglimento delle Camere.
Il punto è semmai comprendere fino a che punto i Presidenti che si sono succeduti abbiano esercitato i poteri che la Carta fondamentale riconosce loro. Non c’è dubbio che nella prima parte della prima Repubblica, nei primi decenni di storia repubblicana, i Presidenti hanno fatto un esercizio assai misurato di tali poteri. In quel periodo, la presenza di un sistema di partiti forte, strutturato e pervasivo rispetto alla dialettica istituzionale ha posto in secondo piano la funzione di indirizzo politico generale che la Costituzione indubitabilmente assegna al Presidente della Repubblica. Ma non è un caso che, non appena i partiti sono stati interessati dal vento del cambiamento e, da ultimo, sono stati travolti dalla tempesta dell'antipolitica, il ruolo del Presidente sia tornato a espandersi pienamente, rendendo chiara a tutti la natura intrinsecamente politica della sua funzione.
Sotto l'altro punto di vista, i sostenitori della forma di Governo parlamentare razionalizzata, muovono da un'analisi solo parzialmente coincidente con quella che ho appena espresso. Essi osservano, infatti, che sul piano istituzionale non vi è un fenomeno di endemica debolezza dell'Esecutivo, quanto piuttosto di complessivo squilibrio e confusione nei rapporti tra Esecutivo e Legislativo.
Il deficit di capacità decisionale effettiva del sistema politico istituzionale deriverebbe per lo più da altri fattori: sul piano politico, dai conflitti all'interno delle maggioranze e, soprattutto, sul piano attuativo, dai caratteri assunti dalla dimensione amministrativa, che non dipendono dalla forma di Governo, ma dalla debolezza del comando politico e dal moltiplicarsi delle sedi di influenza degli interessi particolari o corporativi, aspetti questi su cui appaiono decisivi i processi di effettiva riforma dell'amministrazione.
Il Governo parlamentare avrebbe inoltre, secondo i suoi sostenitori, il pregio di assicurare l'omogeneità di indirizzo generale tra Esecutivo e Legislativo, nell'ambito di un equilibrato sistema che abbia flessibilità, capace per questo di funzionare in presenza di contesti politici diversi e di adattarsi alle circostanze senza esasperare i motivi di tensione. Il presupposto di fondo è che le elezioni determinino un Parlamento nel quale si esprime una maggioranza corrispondente all'opinione prevalente nell'elettorato, che a sua volta esprime un Governo sulla base di indirizzi programmatici coerenti ed espliciti.
Da questo punto di vista, i sostenitori di tale modello sottolineano l'importanza di un sistema elettorale che contemperi le istanze di rappresentatività con le esigenze di facilitare convergenze ed evitare l'eccesso di frammentazione partitica. Gli eventuali mutamenti di Governo durante la legislatura rispondono al costituirsi di nuovi indirizzi della maggioranza o al formarsi di una diversa maggioranza esplicita, mentre, in assenza di tali condizioni, lo scioglimento anticipato della Camera, da configurare come prerogativa duale, che richiede cioè il concorso sia del Presidente che del Presidente del Consiglio, consentirebbe di risolvere la crisi con il ricorso all'elettorato.
Il corretto funzionamento del sistema e l'equilibrio fra le ragioni di conflitto e le ragioni di unità sono garantiti, secondo i sostenitori di questa soluzione, dalla figura di un Presidente della Repubblica dotato di poteri di controllo, di coordinamento e di influenza, legittimati dalla sua posizione super partes, che gli consentono altresì di operare un raccordo con gli altri poteri propriamente di garanzia (potere giudiziario e organo di giustizia costituzionale), nel rispetto dell'equilibrio costituzionale e dell'indipendenza reciproca dei poteri.
Naturalmente, anche la prospettiva del «parlamentarismo razionalizzato», come dimostra l'esperienza comparata, può essere in grado di soddisfare l'esigenza di stabilità di governo e di coerenza degli indirizzi politici, ciò a condizione che, Pag. 9rispetto al modello del parlamentarismo puro, vengano introdotti degli efficaci fattori di razionalizzazione.
Si tratta della riserva alla sola Camera del compito di dare e revocare la fiducia al Governo, con il vincolo della mozione di sfiducia costruttiva approvata a maggioranza assoluta; del rafforzamento del vincolo fiduciario con il Parlamento, attribuendo esplicitamente al Governo idonei poteri nell'ambito del procedimento legislativo che gli garantiscano tempi certi per le deliberazioni parlamentari rilevanti ai fini dell'attuazione del programma; del rafforzamento della posizione di primazia rivestita dal Presidente del Consiglio nell'ambito del Governo; della disciplina dello scioglimento della Camera secondo linee di chiarezza e di responsabilità.
Ma il lavoro della Commissione non si è limitato a un approfondimento delle due principali forme di Governo presenti in Europa, sulle quali fin qui mi sono soffermato. Nello sforzo di esaltare gli elementi di analisi e proposte condivise, di giungere per quanto possibile a una sintesi, la Commissione ha approfondito anche una terza ipotesi – e non è l'ipotesi sulla quale tutti sono confluiti ma è una terza ipotesi –, volta a coniugare le istanze organizzative e di radicamento sociale della politica con le esigenze di efficacia e di stabilità, preservando al contempo il ruolo di garanzia e di arbitro del Presidente della Repubblica – magari eletto da un collegio allargato, più largo di quello attuale – e restituendo al Parlamento funzioni e responsabilità perdute.
Si tratta della proposta di forma di Governo parlamentare del Primo Ministro, diretta a fare emergere dalla consultazione elettorale, non solo una chiara maggioranza parlamentare, ma anche l'indicazione del Presidente del Consiglio, in modo da incorporare la scelta del leader nella scelta della maggioranza. Tale opzione si prefigge di coniugare i vantaggi del modello semipresidenziale con quelli propri di un regime di tipo parlamentare, attraverso un connubio tra meccanismi costituzionali e regole elettorali tale da favorire l'affermazione sul continente di quel «modello Westminster» che l'Italia vanamente insegue da vent'anni. Esso consentirebbe alla forma di Governo parlamentare di stabilizzarsi, al corpo elettorale di scegliere veramente, non solo chi li rappresenterà in Parlamento, ma anche chi eserciterà la funzione di Governo e a un Governo così fortemente legittimato di guidare effettivamente i processi istituzionali e quindi di realizzare la sua funzione.
In questo modello a una legge elettorale da cui emerga la chiara indicazione del partito o della coalizione vincente e del leader che guiderà il Governo sono associati meccanismi incisivi di stabilizzazione e razionalizzazione del Governo parlamentare che riguardano sia la fase genetica del Governo, attraverso il rafforzamento del premier al momento della nomina dei Ministri e dell'ottenimento della fiducia parlamentare, sia l'attività del Governo durante il suo mandato, con il rafforzamento dei poteri del Governo in Parlamento, ad esempio rispetto alla formazione dell'ordine del giorno, sia alla fase della crisi politica, con meccanismi di sfiducia costruttiva e di richiesta di ricorso anticipato alle urne che rappresentano i migliori antidoti contro le degenerazioni del parlamentarismo e contro l'instabilità. Così configurata, la forma di Governo parlamentare del Primo Ministro rappresenta una variante del modello semipresidenziale rispetto alla quale conserva la funzione di garanzia e di interpretazione delle emergenze propria del Presidente della Repubblica. L'analogia tra il semipresidenzialismo e la forma di Governo del Primo Ministro è confermata dal fatto che il sistema elettorale che meglio si adatterebbe a tale modello è quello che prevede, dopo lo svolgimento del primo turno, un ballottaggio fra i primi due partiti o coalizioni, ciascuno dei quali indicherebbe il proprio candidato per la carica di Primo Ministro, il quale quindi otterrebbe dalla consultazione elettorale una legittimazione diretta.
Il sistema elettorale. Per quanto concerne la legge elettorale la Commissione ha affrontato il tema esclusivamente nella prospettiva della nuova forma di Governo Pag. 10e nella consapevolezza dello strettissimo rapporto di interazione che esiste tra forma di Governo e legge elettorale. L'intervento legislativo a Costituzione vigente indispensabile per assicurare al Paese l'agibilità democratica, cioè l'esistenza di una legge elettorale non soggetta a vizi di costituzionalità con la quale tenere le elezioni nel caso in cui ciò si renda necessario, non rientrava nei compiti della Commissione.
Sono ben cosciente del fatto che comunque è urgente un intervento di correzione della legge elettorale vigente per garantire la piena funzionalità istituzionale nel caso in cui la legislatura in corso dovesse interrompersi anticipatamente. Occorre, però, avere consapevolezza che tale intervento non potrà rappresentare una soluzione stabile ed efficace. Solo una riforma elettorale connessa a una più complessiva revisione del bicameralismo e della forma di Governo può, infatti, garantire quella stabilità e quell'efficacia istituzionale della quale il Paese ha bisogno.
Negli ultimi vent'anni tutto il peso della riforma del sistema politico-istituzionale nazionale è stato caricato di fatto sulla legge elettorale per le Camere. Si tratta di un peso che il sistema elettorale da solo non poteva e non può sostenere, a maggior ragione in presenza di una grave crisi del sistema politico e della sua forte frammentazione, con tre schieramenti e anche quattro di consistenza quasi equivalente. Se aggiungiamo l'anomalia di un bicameralismo paritario con due Camere che, oltretutto, presentano un elettorato attivo e passivo differenziato, si può ben comprendere come, a Costituzione vigente, sia illusorio affidare alla sola legge elettorale il compito di assicurare la governabilità ed evitare il rischio che il ricorso a Governi di larghe intese sia un'opzione stabile e in qualche modo obbligata. Questo rischio – è bene che tutti l'abbiano presente – può essere scongiurato solo attraverso una revisione costituzionale che riformi a un tempo la forma di Governo e il bicameralismo.
La scelta del sistema elettorale è strettamente connessa a quella della forma di Governo. Così, mentre nella prospettiva semipresidenzialista il sistema elettorale più idoneo è certamente il doppio turno di collegio con una «soglia severa» per accedere al secondo turno, la forma parlamentare «razionalizzata» è compatibile con diversi sistemi, dal modello tedesco a quello spagnolo, a quelli basati sul collegio uninominale maggioritario. Strettamente coerente con la terza ipotesi di forma di Governo, quella che abbiamo chiamato parlamentare del Primo Ministro, è stato ritenuto un sistema elettorale di carattere proporzionale con clausola di sbarramento molto selettiva e con un premio di maggioranza attribuito al primo partito o coalizione a condizione che abbia superato una soglia del 40 o del 50 per cento dei seggi e, in caso contrario, con il ricorso al ballottaggio tra i primi due partiti o coalizioni per l'attribuzione di un premio di maggioranza. Si tratta di un sistema attraverso il quale gli elettori scelgono direttamente e contestualmente la maggioranza e il relativo candidato alla carica di Primo Ministro. In ogni caso, tale opzione presupporrebbe il superamento del bicameralismo paritario e la forte razionalizzazione della forma di Governo parlamentare.
In via generale, la Commissione ha convenuto sulla necessità di superare il sistema di cooptazione previsto dalla legge elettorale vigente e di restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Al riguardo, sono state esaminate diverse possibilità: il collegio uninominale, il collegio plurinominale nel quale sia eletto un numero molto contenuto di parlamentari che consentono di conoscere preventivamente le qualità e le caratteristiche dei candidati, oppure il voto di preferenza, inclusa evidentemente la preferenza di genere, in circoscrizioni più o meno ampie.
La Commissione ha inoltre ritenuto che la scelta della legge elettorale debba essere sottratta alla discrezionalità delle maggioranze occasionali fissando alcuni principi Pag. 11in Costituzione ovvero prevedendo che essa sia eventualmente approvata con legge organica.
La Commissione ha espresso, altresì, un'unanime valutazione negativa sul funzionamento del voto degli italiani all'estero proponendo la soppressione della circoscrizione Estero, ma garantendo comunque l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero mediante strumenti idonei ad assicurare la libertà e la segretezza del voto ed eventualmente prevedendo, qualora il Senato fosse eletto direttamente, una rappresentanza al suo interno delle comunità degli italiani residenti all'estero.
In conclusione e da ultimo, vorrei segnalare che a breve il lavoro del Parlamento in tema di riforme istituzionali potrà giovarsi, oltre che delle indicazioni della Commissione degli esperti qui illustrate, delle risultanze della consultazione pubblica in tema di riforme lanciata l'8 luglio e conclusasi lo scorso 8 ottobre.
Essa ha fatto registrare una partecipazione elevatissima che ne fa la consultazione pubblica di maggiore successo tra quelle che finora si sono svolte in Italia e in Europa. Non appena sarà concluso il lavoro di verifica ed elaborazione statistica, i risultati confluiranno in un rapporto che sarà pubblicato on line, consegnato al Presidente del Consiglio e ai Presidenti delle Camere.
In conclusione non posso che ribadire ancora una volta come solo con un'adeguata revisione della seconda parte della nostra Costituzione, solo attraverso questa strada sia possibile recuperare le condizioni necessarie a restituire credibilità e autorevolezza al corpo politico, inaugurando così una nuova stagione nella quale la maggiore stabilità ed efficienza complessiva dell'assetto dei pubblici poteri potrà consentire di affrontare con successo le sfide che abbiamo di fronte, di agganciare in modo duraturo i segnali di ripresa dell'economia che, assai flebili, si prospettano all'orizzonte.
Naturalmente tocca ora al Parlamento e alla politica la responsabilità di assumere le decisioni ultime. Ciò che è certo è che non possiamo permetterci un ennesimo fallimento: un fallimento sulle riforme produrrebbe con ogni probabilità il ripetersi di una situazione di incertezza e di instabilità, che ha caratterizzato l'inizio dell'attuale legislatura, e ostacolerebbe la rimozione di quelle anomalie e forzate coabitazioni tra forze politiche diverse e distanti che impediscono oggi al nostro Paese di divenire una normale democrazia dell'alternanza (Applausi dei deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio, Ministro Quagliariello, per questa dettagliata informativa.

(Interventi)

FEDERICA DIENI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI. Signor Presidente, richiamo l'articolo 118 del Regolamento che disciplina le comunicazioni del Governo all'Assemblea. Questo stabilisce che: «In occasione di dibattiti in Assemblea su comunicazioni del Governo o su mozioni, ciascun deputato può presentare una proposta di risoluzione, che è votata al termine della discussione». Le comunicazioni all'Assemblea della Camera dei deputati pervengono normalmente dal Presidente del Consiglio dei ministri. I dibattiti che ne seguono sono normalmente soggetti a contingentamento in Conferenza dei presidenti di gruppo e, pertanto, si applica la regola della determinazione di un monte ore generale e della distribuzione dei tempi di intervento tra i gruppi in ragione della loro consistenza numerica. All'inizio delle sedute nelle quali interviene il Governo per dare comunicazioni alla Camera a norma dell'articolo 118, ciascun deputato può presentare una proposta di risoluzione. Essa viene annunciata all'inizio seduta dalla Presidenza e distribuita in Pag. 12quel momento ai deputati. Chiusi gli interventi a seguito delle comunicazioni del Governo, il Presidente del Consiglio riprende la parola per replicare. Se sono state presentate risoluzioni, il Governo esprime parere su di esse. Seguono le dichiarazioni di voto sulle risoluzioni stesse e, infine, il voto sulle risoluzioni.
Poiché il Regolamento non parla, invece, delle cosiddette informative urgenti in Assemblea da parte dei singoli Ministri, nella prassi sono disciplinate queste informative urgenti, in occasione delle quali i Ministri riferiscono alla Camera dei deputati soltanto in relazione a fatti di particolare gravità nonché urgenza. Dunque di carattere non prevedibili e non programmabili.
In realtà l'informativa di oggi del Ministro Quagliariello non è un'informativa urgente perché non ha un carattere eccezionale in quanto la richiesta è stata depositata già da metà settembre. Inoltre l'informativa è stata calendarizzata da tempo dalla Conferenza dei presidenti di gruppo nella riunione del 25 settembre 2013. Inoltre non è urgente perché non si tratta di un evento di cronaca eccezionale da affrontare con rapidità, ma si tratta di una riforma costituzionale e, quindi, una riforma che potrebbe prevedere anche un termine più lungo. Inoltre è indubitabile che a queste comunicazioni del Ministro Quagliariello non si debba applicare la prassi del dibattito rapido, quello previsto per le informative urgenti con interventi di soltanto cinque minuti a gruppo. Quella del Ministro, che è stata chiamata appunto informativa omettendo l'aggettivo «urgente», può semmai considerarsi una comunicazione del Governo prevista dall'articolo 118 del Regolamento. Partendo da questo diverso e corretto inquadramento ne consegue che il dibattito sulle comunicazioni del Governo doveva essere assoggettato ad un contingentamento a norma dell'articolo 24 del Regolamento. Inoltre non essendo stato stabilito il contingentamento in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo deve applicarsi la regola generale prevista dall'articolo 39, con interventi di massimo trenta minuti a disposizione di ciascun deputato.
In ogni caso, sarebbe opportuno presentare una risoluzione a inizio seduta, da discutere e votare al termine del dibattito su ogni informativa o comunicazione del Ministro. Sul momento entro il quale avanzare una proposta di risoluzione, la precisazione è appunto pervenuta in passato dal Presidente Fini nella scorsa legislatura. Quindi, noi intendiamo presentare una nostra risoluzione e, appunto, ci siamo appellati all'articolo del Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per dire che la collega del MoVimento 5 Stelle fa una proposta che poteva anche essere valutata in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo – assolutamente legittima – nel senso di aprire una sessione di dibattito su una comunicazione del Governo che arrivava sui temi delle riforme. Sarebbe stata una richiesta che noi avremmo valutato anche favorevolmente. Ma non è stato così: si è deciso di fare un'informativa urgente. Urgente nel senso che non riguarda un fatto impellente o un fatto avvenuto nelle circostanze, ma un fatto importante che riguardava un percorso. L'urgenza stava nel fatto che è finito il lavoro della Commissione dei «saggi» – come ha ben spiegato il Ministro Quagliariello, che è venuto a illustrarcene risultati – e, quindi, si è scelto un altro tipo di percorso. Altrimenti, avremo organizzato i nostri lavori in maniera diversa.
Siamo nel corso del dibattito di un decreto, abbiamo il finanziamento pubblico dei partiti che viene subito dopo, mi sembra assolutamente strumentale voler aprire una sessione adesso, con interventi di trenta minuti per deputato, con approvazione di un documento su una questione che, invece, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato deciso di Pag. 13tenere così. E non mi risulta che in Conferenza dei presidenti di gruppo vi sia stata alcuna obiezione al riguardo. Se poi il gruppo del MoVimento 5 Stelle cinque stelle vorrà aprire un'interlocuzione diversa con una discussione e la votazione di un documento sulle riforme, io penso che avremo la possibilità di valutare tutti insieme questo e non credo che la loro proposta verrà considerata non accettabile da parte nostra. Oggi, però, stiamo facendo un'altra cosa, che è quella programmata con il calendario previsto e deciso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, peraltro all'unanimità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Io penso che, di fatto, quanto richiesto sia assolutamente legittimo. Però c’è stata una Conferenza dei presidenti di gruppo, che ha deciso per l'informativa. Pertanto, la risoluzione che mi è stata consegnata è da ritenersi non ricevibile, poiché la modalità decisa è un'altra. Poi, la Giunta per il Regolamento, chiaramente, dovrà approfondire questo tema che è tra i tanti di cui si sta occupando. Quindi, direi di procedere...

ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, c’è stato già un intervento di un rappresentante del suo gruppo. Su che cosa vuole intervenire ?

ALESSANDRO DI BATTISTA. Sull'articolo 118 del Regolamento.

PRESIDENTE. Ma è lo stesso su cui è intervenuta la sua collega Dieni.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Per un altro richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Quindi, non è lo stesso della sua collega Dieni ?

ALESSANDRO DI BATTISTA. È lo stesso articolo, ma con un altro richiamo.

PRESIDENTE. Con un altro richiamo ? Prego.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Le ricordo, Presidente, che il Regolamento è più importante di una Conferenza dei presidenti gruppo e nessuna Conferenza dei presidenti di gruppo può violare il Regolamento. Questo è il concetto. Articolo 118 ! Non si può violare il Regolamento, l'informativa non è un'informativa urgente, per cui il fatto che sia stato discusso durante una Conferenza dei presidenti di gruppo non è più importante del Regolamento stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio per questa precisazione. Credo di avere già risposto. Quindi adesso continuiamo con gli interventi previsti.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianclaudio Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, io credo che sia molto importante essere qui oggi, perché con l'illustrazione del documento che apre il confronto sul merito, si pone fine ad un periodo stralunato e sconcertante, nel quale si è voluto in qualche modo blandire il popolo italiano, usando parole false e a volte anche violente, senza usare argomenti – non dico persuasivi, ma almeno veritieri – di confronto sul merito di una riforma costituzionale che è necessaria perché le nostre istituzioni sono in uno stato di profonda crisi, tale da compromettere anche l'attuazione dei principi fondamentali della prima parte della Costituzione.
È compito della cultura politica e costituzionale nazionale analizzare la durezza delle cose, non semplificarle, come ci ha ricordato in un bel intervento Mario Dogliani, citando San Tommaso. La relazione della Commissione lo fa con lucidità, non nascondendo anche le diversità di analisi e di proposte ma con responsabilità e lealtà costituzionali.
Tre brevi considerazioni di cui la prima sulla forma di Governo. La relazione ci consegna tre ipotesi coerenti: la razionalizzazione Pag. 14del Governo parlamentare, il Governo parlamentare del Premier, il semipresidenzialismo, spiegando pregi e difetti di ciascuna ipotesi. La nostra preferenza va alla razionalizzazione del Governo parlamentare o al Governo del Premier perché riteniamo siano più coerenti con la storia repubblicana nazionale e perché scommettono, ancora, sulla insostituibilità del ruolo dei corpi intermedi, dei partiti, come garanzie di partecipazione e presupposto per l'autonomia della sfera politica. Tuttavia, nella relazione si è anche motivato con argomenti forti che non vi può essere alcun pregiudizio sul modello semipresidenziale.
La seconda questione verte sul bicameralismo paritario: forse c’è bisogno di più coraggio per superarlo veramente; non si tratta di tornare alla nostalgia della centralità del Parlamento, ma di restituire potere al Parlamento. Carl Schmitt scriveva che la dittatura non è l'opposto della democrazia, ma essenzialmente la soppressione della separazione dei poteri, in altre parole, la fine della distinzione tra legislativo ed esecutivo. Chi pensa al futuro del parlamentarismo deve preoccuparsi di aumentarne lo specifico peso in termini costituzionali, cioè in termini di garanzia nei confronti del potere. «No» a paura di un Governo più forte, «sì» a paura di un Governo più forte come conseguenza di un Parlamento più debole, e per fare questo ci deve essere un Parlamento capace di iniziativa politica e parlamentare; per questo la nuova legge elettorale, quella legge elettorale che decideremo dovrà esserci per eleggere questo nuovo Parlamento, sarà decisiva. Tuttavia ci deve essere anche un Parlamento che continua nella sua funzione di autentico garante del principio repubblicano dell'unità e dell'indivisibilità delle libertà costituzionali – articolo 120 della Costituzione – e della garanzia su tutto il territorio nazionale dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, il secondo comma dell'articolo 117. Questa sostanza democratica viene fuori dalla dialettica tra una Camera espressione delle autonomie territoriali e una Camera con responsabilità politica generale; su questo forse una riflessione in più, anche rispetto alle cose dette dalla Commissione, varrebbe la pena di essere fatta.
L'ultima osservazione è la riforma del Titolo V. Il professor Cammelli ha parlato, in un suo recente saggio, di una doppia impasse, né regioni né regionalismo, solo un Paese accentrato ma ostinatamente senza centro. Non si può andare avanti così, ma non si può neanche ritornare al passato. No alla fuga dalle autonomie, il Paese non è più in condizione di permettersi i lussi anche istituzionali del passato per cui basta doppioni, sovrapposizioni, conflittualità. Va modernizzato il centro, va riorganizzato in funzione di indirizzo e di coordinamento di ciò che fanno le autonomie. Basta con i doppi circuiti, con centro e autonomie come entità separate e concorrenti; compito della riforma è rimettere insieme, unire Stato e autonomie in un rapporto nel quale le competenze di ciascuno non diminuiscano ma rafforzino le potenzialità dell'altro.

PRESIDENTE. Deputato Bressa, concluda.

GIANCLAUDIO BRESSA. Mi avvio a concludere, signora Presidente; solo così, recuperando questa ispirazione culturale e giuridica, possiamo impedire che la crisi finanziaria sia l'unico parametro che conta per riformare le istituzioni a colpi di accetta. Il viaggio è partito, il lavoro della Commissione ci ha indicato le possibili mete, sta a noi raggiungerle e le raggiungeremo orientati dall'unica bussola che conosciamo, la lealtà e la responsabilità costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringraziamo per l'informativa che ha svolto, anche se ci viene da aggiungere «alla buon ora», considerato che il documento sul quale ha ragguagliato l'Aula reca la data del 17 Pag. 15settembre ed era già stato oggetto di una conferenza stampa. La nostra posizione abbiamo avuto modo di manifestarla in maniera chiara durante l'esame della legge costituzionale per la costituzione del Comitato dei quaranta più due nominati. L'abbiamo fatta sia in quest'Aula che sopra quest'Aula. Il MoVimento 5 Stelle è fortemente contrario ad una riforma costituzionale che non rispetta la Costituzione, perché nelle sue modalità attuative deroga all'articolo 138, e su questo dovete ammettere che siamo in sintonia con molti illustri costituzionalisti che, seppure non gratificati dalla prerogativa della saggezza governativa, sono da considerarsi voci autorevoli della dottrina costituzionale italiana. Anche gli stessi saggi, nella relazione, a pagina 11, riferendosi alle procedure per l'approvazione delle leggi di revisione costituzionale, auspicano che rimanga in vigore la procedura attualmente prevista dall'articolo 138 della Costituzione. Siamo contrari ad un processo di revisione costituzionale nel quale protagonista è colui che tiene in mano l'inerzia della partita, e non è il Parlamento, ma il Governo. Siamo contrari a molte delle proposte messe sulla carte dai saggi e che oggi il Ministro ci ha illustrato.
Ho letto più e più volte, con attenzione, il testo della relazione e ho cercato di farlo senza pregiudizi. Ad ogni lettura, purtroppo, aumentavano i dubbi e le perplessità rispetto ai contenuti, poiché, come insegnante voi a noi, colleghi, in politica la forma è la sostanza. Mi permetto di dire che aver scelto Machiavelli e in particolare quella citazione dei Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, signor Ministro, tutto è tranne che di buon auspicio, perché aprire un documento sulle riforme costituzionali attese da anni con l'elogio del male minore o del meno peggio non predispone alla speranza né all'ottimismo ma, citazione per citazione, fa venire in mente la scritta che campeggia all'ingresso dell'inferno dantesco: «lasciate ogni speranza o voi ch'entrate». Per i saggi l'Italia, allo scoppio della crisi dei debiti sovrani e dell'economia, si è trovata in una condizione di maggiore fragilità rispetto agli altri Paesi a causa dei problemi lasciati irrisolti negli anni. Il sistema istituzionale non ha garantito stabilità, e dunque la riforma costituzionale, o meglio, determinate riforme della Costituzione, si impongono in un'ottica di efficientamento economico per meglio rispondere al processo di integrazione europea, che tradotto significa rispondere con solerzia alle comande che l'Europa ci ingiunge. Ma i saggi lo sanno o non lo sanno che l'Italia ha oltre 2 mila miliardi di debito pubblico, pari al 130 per cento del PIL ? Ma i saggi lo sanno che, proprio per adeguarci all'Europa, il Parlamento che ci ha preceduti ha inserito in Costituzione la follia dell'obbligo del pareggio di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che il nostro Paese si è andato a impiccare al fiscal compact, che quando entrerà a regime ci costringerà a svenarci ogni anno finché non rientreremo nel rapporto del 60 per cento tra debito e PIL ? Perché ci viene a dire, e lo si scrive in un documento ufficiale, che l'Italia ha rischiato di fallire per le riforme costituzionali mancate e non per il debito mostruosamente accumulato ? Ma di che parliamo ? Il problema, colleghi, è che un approccio economicistico verso la riforma della Costituzione, che il Ministro ha proposto fin da uno dei suoi primi interventi in Commissione, è ormai un mantra di questo Governo, e lo è a tal punto da avere inserito le riforme costituzionali all'interno della Nota di aggiornamento del DEF, che abbiamo approvato la scorsa settimana.
Uno dei motivi fondamentali del dissenso del MoVimento 5 Stelle verso la legge costituzionale che si sta approvando è sempre stato quello di un eccessivo protagonismo del Governo in un settore che dovrebbe essere di esclusiva pertinenza del Parlamento, come la riforma della Costituzione, e non è un caso che l'articolo 138 non contempli alcun ruolo da parte del Governo. Tornando al documento che stiamo analizzando, la relazione dei saggi è divisa in due parti, da un lato le linee di riforma, quale la decisione presa e data per assodata, dall'altro i temi Pag. 16sui quali non c’è accordo, fratture che riguardano stranamente le posizioni politiche dei partiti che compongono maggioranza e che sono sponsor di questo sprint riformatore.
Forse la memoria mi inganna, mi sembra di ricordare che solo qualche anno fa fu un Presidente del Consiglio a proporre, in una delle sue tirate contro le Aule parlamentari, di prevedere procedure accelerate per i disegni di legge del Governo, votazioni veloci alle quali partecipassero solo i presidenti di gruppo esautorando il Parlamento. Sempre se non mi sbaglio, queste parole destarono giustamente scalpore, e in prima fila a stracciarsi le vesti e ad accusare quel Premier di ogni peggiore istinto antiparlamentare che c’è in quest'Aula oggi è di gran lunga il gruppo più numeroso, che governa anche con questa persona.
Premesso che io non ho capito ancora, per rifarmi a una definizione del sottosegretario Bubbico, se sono incapace o disfattista o entrambe le cose, ma non mi sembra che la proposta dei saggi sia tanto lontana da quella che il Presidente del Consiglio...

PRESIDENTE. Deve concludere, ha terminato il suo tempo.

EMANUELE COZZOLINO. Al contrario mi sembra di aver cambiato giudizio a quella proposta da quest'Aula...

PRESIDENTE. Ha chiesto ora di intervenire il deputato Paolo Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, signor Ministro, da sempre appassionato dei problemi di metodo, mi permetterò di rammentare la natura di questo contributo con riferimento all'Aula, per evitare che il contenuto possa superare la genesi e la legittimazione ad esprimere la propria opinione.
La Commissione di esperti risulta nominata da un decreto del Presidente del Consiglio dell'11 giugno 2013 per approfondimenti sulle tematiche delle riforme costituzionali. Siamo quindi di fronte a consulenti del Governo che in qualche maniera hanno espresso, da esperti, il loro parere su approfondimenti di squisita, esclusiva e totale competenza parlamentare. Siamo di fronte, quindi, ad un parere che non solo non è vincolante ma non è neanche obbligatorio, per cui vorrei che fosse immediatamente chiaro che quanto oggetto di legittimo, puntuale e direi eccellente approfondimento da parte del Ministro, nella sua pur doverosa sintesi, costituisce soltanto un punto di discussione su cui il Parlamento si può esprimere in modo assolutamente libero, cioè non ci sono vincoli nell'ambito di queste conclusioni che possano impedire al Parlamento liberamente delle scelte diverse.
Questo, Presidente, anche per il criterio di scelta di questi esperti, che ha dato origine ad una serie di, come posso dire, screzi all'interno anche del mondo scientifico. Per cui è evidente che bisogna tener conto, in questo approfondimento, anche di pareri di altri esperti, non ultimi quelli che il Presidente della Repubblica il 30 marzo 2013 ha nominato, e che costituiscono un antecedente non soltanto logico a questo lavoro dei consulenti del Governo, e che esprimono delle opinioni che non ritengo assolutamente meno autorevoli.
Quindi, per carità, ben vengano gli approfondimenti, ben vengano le indicazioni, ma sia chiaro che ciascuno di noi è libero di esprimere liberamente, scusate il raddoppio non casuale, la propria opinione. Il tema è così costitutivo, così fondante, così, direi, essenziale, per cui si impone un altro passaggio metodologico, perché oggi di questo possiamo parlare, di approfondimento tematico, ma con un chiarissimo segnale di cautela metodologica.
La riflessione accurata: che nessuno pensi, neanche per un attimo, di imporre stress spazio-temporali a questa riflessione, che siano incompatibili con la necessità che il Parlamento esprima una compiuta opinione sul punto; cioè l'obbligazione di risultato, in questo caso, come Pag. 17il Presidente della Repubblica ha più volte sostenuto, va di pari passo con la possibilità di una compiuta indagine parlamentare su questi temi.
Questo bilanciamento fra efficienza e corretto pieno esercizio della democrazia parlamentare mi induce a due osservazioni, dando ovviamente per scontato quello che è il contenuto della relazione su cui avremo modo, in sede parlamentare, di riflettere compiutamente.
Una, l'ha affrontata già il Ministro Quagliariello, io la condivido in pieno, cioè è evidente che, come nel capitolo V del lavoro degli esperti è puntualizzato, la riforma elettorale non può che essere coerente con la riforma delle istituzioni. È evidente che cambiare modello necessita che la legge elettorale sia tagliata su questo modello e che ogni salto in avanti tenga conto della necessità che il modello prevalga su, come posso dire, emotività che possono invece mettere in qualche modo in discussione la stessa importanza della riforma.
Quindi che si possa intervenire sulla legge elettorale è possibile, ma è evidente che la legge elettorale va necessariamente modellata su quello che sarà il risultato delle riforme fondamentali.
Il secondo tema è il tema a me più caro, probabilmente, ma non soltanto a me, anche al Paese, ed è il tema dell'incredibile – non ho difficoltà ad utilizzare questo termine – mancanza in questo chassis di riforme del tema della giustizia, che viene in qualche maniera anticipato dagli stessi esperti con la consapevolezza dei propri limiti – è stato già citato il passaggio di Machiavelli –, ma è evidente che un tavolo di coordinamento, illustre Ministro, a me sembra uno strumento assolutamente insufficiente per poter...

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, la invito a concludere.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Mi deve dare venticinque secondi, signor Presidente. Il tema della giustizia diventa così una riforma forse impossibile – come dice Panebianco – e siamo di fronte invece ad un tema che paralizza il Paese e che corre il rischio, mancando in questa riforma, di renderla monca, tremebonda, con il rischio che non decida per evitare che il Parlamento possa fare giustizia.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Io su questo sono abbastanza rigoroso, mi sembra che questo esonero inspiegabile da una riforma universalmente ritenuta necessaria – come dice anche Di Federico nel corso dei lavori – corre il rischio – i referendum ne costituiscono la riprova, nascono i referendum perché non c’è nella riforma la giustizia – di non combattere efficacemente l'espansionismo giudiziario, la discrezionalità dell'azione penale...

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, concluda, per favore. Ha terminato il suo tempo.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Ho finito. Ottimismo e coraggio, sembra che se noi...

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Balduzzi. Ne ha facoltà. Prego i colleghi di attenersi ai tempi, per favore.

RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, signor Ministro, se dovessi guardare a questo emiciclo questa mattina non potrei non sottolineare che il nostro percorso di revisione costituzionale sembra oscillare tra sottolineature di indifferentismo costituzionale e sottolineature, per così dire, di aventinismo costituzionale. L'indifferentismo va bandito sempre, ovviamente, le preoccupazioni di uno stravolgimento della nostra Carta costituzionale sono invece preoccupazioni da fugare, da allontanare.
Ecco perché credo, signor Ministro, che dobbiamo essere chiari quando parliamo ad esempio di conservatorismo costituzionale, la nostra Costituzione è caratterizzata da un grande equilibrio tra la prima e la seconda parte, la seconda a garantire la prima e i diritti ed i doveri e all'interno Pag. 18di questa seconda parte un equilibrio che le prassi, i Regolamenti parlamentari, leggi elettorali improvvide hanno concorso a snaturare, al punto che poi abbiamo dovuto nel tempo utilizzare strumenti anche al di là della loro caratura costituzionale – sto pensando ai decreti-legge – per riequilibrare ciò che la prassi però aveva messo in discussione. Dunque, quando parliamo di conservatorismo costituzionale credo che dovremmo essere consapevoli di dover comunque realizzare un altro equilibrio nella seconda parte della Costituzione, all'altezza di quello dei costituenti.
Tra i molti elementi di interesse della relazione della Commissione dei saggi che lei ci ha riferito, direi che la rivisitazione dello stato delle autonomie è uno dei principali: un autonomismo responsabile, fondato su quell'articolo 5 della Costituzione il cui ultimo periodo dice che la Repubblica adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento. È un programma ancora da svolgere, anche noi in questo emiciclo siamo a volte sordi, spesso sordi, rispetto a questo imperativo costituzionale di adeguamento. Anche i nuovi modelli astratti che la Commissione fortemente ha sottolineato credo che valga la pena proprio di valorizzare. Noi dobbiamo trovare una nostra strada originale, questa strada originale credo che, anche nel suo intervento, signor Ministro, quando ha correttamente distinto tra il pensiero suo e quello della Commissione, possa aiutarci ad andare su questo cammino. Quando lei dice che i poteri neutrali del Presidente della Repubblica sono disegnati nella Costituzione in un certo modo, a me viene subito da osservare che quei poteri il Presidente della Repubblica li ha perché è di garanzia ed è di garanzia perché quei poteri sono disegnati in un certo modo.
Quindi, questo è un elemento importante dell'equilibrio costituzionale.
Una considerazione di metodo: credo anch'io che ci voglia da parte del Governo un atteggiamento di grande sobrietà nei confronti del Parlamento, una volta entrata in vigore la legge costituzionale sul percorso, in qualche misura lasciandosi ispirare da quell'atteggiamento attento e riservato che il Governo dell'epoca – anche se ogni confronto evidentemente è impossibile da fare – ebbe ad avere nei confronti dell'Assemblea costituente.
Questo significa anche però concorrere a rafforzare l'impegno di questo Parlamento – è iniziata nell'altro ramo del Parlamento, avrebbe potuto iniziare qui – per una nuova legge elettorale subito, una legge elettorale capace di mettere in sicurezza il nostro sistema rispetto a quello che può avvenire.
Sui rapporti tra legge elettorale, forma di Governo e bicameralismo, ricordo che è importante capire che viene prima la legge elettorale: non è stato un errore negli anni scorsi incentrarsi sulla legge elettorale, è stato un errore fare una legge elettorale con forzature, come la legge n. 270 del 2005, che una maggioranza impose a tutto il Paese, non concentrarsi sulla legge elettorale.
Questo è un elemento molto importante anche perché, signor Ministro – e vado verso la conclusione – una preferenza bipolarista, come quella che lei ci ha espresso, rende indispensabile un atteggiamento forte, che riguarda anche le cosiddette larghe intese. Noi potremmo avere una capacità di larghe intese solo e nella misura in cui riuscissimo a sostanziarle di contenuti, non a caso Scelta Civica insiste sul trattato di coalizione alla tedesca, ma appunto in un contesto tendenzialmente bipolare. Questo è ciò che serve e di cui c’è bisogno nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE. Signora Presidente, colleghe e colleghi, signor Ministro, credo che con la sua informativa di oggi – e io credo sia stato un bene che fosse solo un'informativa, per non accumulare troppo peso e responsabilità sulle spalle del Governo – si sia conclusa una fase, e credo che gli echi legati alle presenze e Pag. 19alle proposte che sono venute da questa Commissione di esperti, che ha voluto insediare il Governo, possano essere consegnati agli atti.
Ora la parola tocca al Parlamento, nella sua piena e totale sovranità: non esiste un'altra sede nella quale si possano prendere decisioni tanto importanti, e noi riteniamo che il compito precipuo di questo emiciclo e di questa Assemblea sia quello di tradurre l'interesse generale rispetto a quelli che sono i presupposti di una possibile riforma. Come sa, noi siamo – e continueremo ad essere – contrari al metodo che avete voluto portare in questa Aula, alla deroga all'articolo 138. Non siamo soli.
Mi è dispiaciuto che nella sua relazione – ma forse era anche da attenderlo – non ci sia stato nessun riferimento alle decine di migliaia di voci, persone, raccolte di firme, che sono state fatte per dire che questo metodo di revisione costituzionale non rispondeva alle esigenze di tanta parte della cittadinanza. Tant’è che io vorrei farmi portavoce qui di coloro i quali, in quella piazza che si è riempita all'inverosimile sabato scorso, hanno chiesto a questo Parlamento di non approvare con i due terzi questa deroga all'articolo 138 perché si potesse consentire a chi non è d'accordo, anche al di fuori di un accordo di maggioranza istituzionale e parlamentare, di esprimersi.
Vede, l'ispirazione di alcune delle proposte che sono contenute anche in questa relazione noi la condividiamo, e da sempre, e non siamo i soli. Ma se qui, invece di una relazione, fossimo già giunti con alcuni puntuali disegni di legge, in particolare sulla riforma del bicameralismo paritario e la riduzione del numero dei parlamentari, dove non a caso è stata raggiunta un'unanimità anche all'interno di questo autorevole consesso, saremmo già ad un punto molto più avanzato.
Saremmo anche nella condizione di dare delle risposte concrete.
L'ispirazione su cui si fonda invece questa idea della grande riforma con la «g» maiuscola è data dal fatto che si individua nel difetto istituzionale il difetto politico di questi anni. Ho avuto già modo di dirlo in altre occasioni. Guardi, se i piloti non guidano bene, non è che si può dare la colpa alla macchina, e questo sinceramente avviene ancora oggi con una perpetuazione di errori, che invece dovevano essere sanati individuando punto per punto, così come prevede la nostra Costituzione, quali riforme bisognava attuare.
Alcune delle sue affermazioni mi lasciano veramente perplesso, perché lei parla genericamente, come se fossimo a sei mesi fa, della coerenza tra riforma istituzionale e costituzionale e legge elettorale. Ma non scherziamo con il fuoco ! È dovere di questo Parlamento approvare la legge elettorale prima che si pronunci la Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) e la sua riforma non può essere demandata ad un iter successivo. Questo lei non lo ha detto con chiarezza. Eppure lei è il Ministro delle riforme. Io credo che sia una precipua competenza parlamentare, ma non si può far finta che questo problema non esista.
Poi manca tutta la parte – guardi, c’è una bella occasione e noi lo faremo – per esempio relativa ai Regolamenti parlamentari, almeno un accenno ad uno strumento fondamentale come la proposta di legge di iniziativa popolare, per darle certezza e avere il senso del rapporto con i cittadini. E poi vi è l'orientamento generale. Diceva un costituzionalista come Kelsen che la democrazia in Europa è la trasposizione nelle istituzioni del conflitto sociale, perché, come diceva Bobbio, la lotta alla disuguaglianza, se viene a mancare, manca anche la democrazia.
Se la vostra proposta è una proposta tutte ingegneristica con un retropensiero presidenzialista, non è che noi ci opporremo solo dentro quest'Aula, ci opporremo ovunque nel Paese, e vorremmo che una riforma giusta venisse prima, e secondo me meglio, approvata da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

Pag. 20

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, onorevoli Ministri, onorevoli colleghi, intanto vorrei replicare un attimo al collega Migliore quando ha detto che il Ministro non ha affrontato il tema dei Regolamenti parlamentari. Ci mancherebbe altro che un Ministro cominci a parlare dei Regolamenti parlamentari; è di competenza del Parlamento e, dunque, esclusivamente il Parlamento deve parlare di questa materia.
Io vorrei ringraziare il Ministro e la Commissione – nessuno si offenda, soprattutto tra i vari esperti del settore – di averci fatto questo bel «Bignami». Questa relazione infatti è un «Bignami» che ci dà una rinfrescatina di tutte le possibilità di riforma per lo Stato. Sono riforme che questo Stato sta aspettando da troppo tempo e che per certi versi avevamo già fatto, perché con la riforma della devolution noi avevamo già approvato e risolto molte di queste problematiche. Purtroppo delle forze politiche, per meri motivi elettorali, anche se era stato spostato il referendum a dopo le elezioni, appunto per evitare questo problema, hanno voluto cavalcare e bocciare quella importante riforma, che andava a risolvere i problemi del bicameralismo perfetto, dava un maggiore potere all'Esecutivo, e vi era una riduzione dei parlamentari.
Forse il problema di questo Stato è che, soprattutto nell'ultimo periodo – ed è stato accennato prima dal Ministro –, troppi stanno lavorando e stanno portando avanti le proprie battaglie per avere un maggiore consenso elettorale a breve, senza guardare qual è la soluzione per lo Stato nel lungo periodo, perché quando si fanno le riforme costituzionali si guarda non a elezioni fra due, tre o quattro anni, ma ad un percorso di venti, trenta o quaranta anni dello Stato.
E dunque io veramente auguro al Ministro un risultato, perché è in una coalizione dove, oltre alle contrapposizioni evidenti che vi sono tra le varie forze politiche che lo sostengono, vi sono delle grandissime tensioni, conflitti, diciamo discussioni, all'interno delle forze politiche e dei partiti su varie tematiche, ad esempio sulla legge elettorale. Ovviamente, la legge elettorale è conseguente al sistema di Governo e al sistema istituzionale, perché non si può fare prima la legge elettorale e dopo decidere qual è il sistema istituzionale di questo Stato: sarebbe veramente cominciare dal tetto e non dalle fondamenta !
Vi sono dei punti dei quali questo «Bignami» ci ha ricordato quali sono le possibili soluzioni, e ovviamente non poteva non essere un «Bignami», perché questa commissione non è stata eletta, non è fatta da politici, e sulle riforme costituzionali anche gli esperti di riforma costituzionale o di diritto costituzionale, ovviamente, hanno al loro interno delle visioni politiche differenti. Non vi sono delle regole auree che possono andare bene per tutti.
Vi sono molte tematiche che noi avevamo già sollevato ormai più di 20 anni fa. Vedo che l'unanimità, praticamente, è stata decisa o si è avuta solo su tematiche che già si sapevano, come la fine del bicameralismo perfetto; però, dopo, bisogna decidere qual è il bicameralismo che bisogna adottare, se una sola Camera o se una Camera delle regioni e una Camera normale.
Un altro punto su cui si sono trovati tutti d'accordo è quello dell'abolizione della circoscrizione estero, che è veramente un obbrobrio che esiste solo in questo Stato, senza togliere niente ai colleghi che vengono da questa circoscrizione. Non ce l'ho, ovviamente, con loro, ma non ha senso che vi siano questi parlamentari esteri che vengono a decidere su cosa deve fare lo Stato italiano, su quante tasse devono pagare i cittadini, su quali servizi devono avere, dal momento che loro non vivono in Italia.
Dunque, giustissimo e doveroso dare la possibilità ai cittadini italiani all'estero di esercitare il loro diritto di voto in modo segreto, ma, di sicuro, devono potere eleggere persone che vivono in Italia, che conoscono i problemi dell'Italia e che possono veramente dare un contributo a questo Stato.Pag. 21
Dunque, io vorrei ringraziare questa commissione di saggi, che, forse, ci ha un po’ rinfrescato la memoria. Adesso dovremmo veramente cominciare a lavorare e veramente auguro al Ministro di continuare con coraggio, anche se capisco che ha molte difficoltà.
Infatti, in un Governo che non si sa quanto va avanti, che continua ad avere tensioni e che ha i suoi partiti di maggioranza...

PRESIDENTE. Deputato Bragantini, concluda.

MATTEO BRAGANTINI. ...che si stanno lacerando in mille pezzi, capisco che guardare a 20 anni, a 30 anni, è difficile...

PRESIDENTE. Concluda.

MATTEO BRAGANTINI. ...però in bocca al lupo ! Se si faranno le riforme, la Lega è presente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, Ministro, noi non riteniamo particolarmente grave – lo avevamo già detto nel corso del dibattito precedente – che un comitato di esperti svolga una ricerca preliminare, in qualità, oltretutto, di consulenti del Governo, su una riforma costituzionale possibile. Uno studio, oltretutto, che si dichiara in premessa non essere vincolante, perché tutte le prerogative al riguardo – ci mancherebbe altro ! – restano parte integrante del lavoro, dell'autorità e della funzionalità del ruolo nostro e del Parlamento tutto.
Tant’è che, semmai, il tema, a nostro giudizio, dovrebbe essere diverso: dovremmo chiederci per quale ragione si siano scomodati fior fiore di costituzionalisti per fargli fare, in buona sostanza, una sorta di «riassuntino» di quello che è il dibattito degli ultimi 40 anni in ordine a questo tipo di riforme; una parte della Costituzione importante che, a nostro giudizio, non è più importante, tutt'altro, rispetto a quelle domande che, in buona sostanza, rappresentano i bisogni emergenti e rinnovati dei cittadini italiani, che disperatamente vengono consegnati alle istituzioni e che le istituzioni, invece, prendono e chiudono dentro un cassetto.
Per quello che ci riguarda, sarebbe stato utile e opportuno, certamente più pregnante, chiedere a questi esperti di entrare nel merito della prima parte della Costituzione.
Noi avremmo, ad esempio, immaginato – lo ho ascoltato anche poco fa e mi trovo d'accordo – che si potesse parlare di un tetto alle tasse da introdurre nella Costituzione per capire il rapporto che debba intercorrere tra il cittadino e i propri salari, i propri risparmi. Ci sarebbe piaciuto immaginare la possibilità, una volta per tutte, di bloccare quell'andamento che gravemente ha impoverito le generazioni attuali e quelle che verranno a causa di quelle generazioni che, prima delle attuali, hanno intrapreso un debito pubblico dal quale rischiamo di rimanere schiacciati. Sarebbe quindi opportuno l'inserimento di un principio di equità generazionale, che renderebbe di fatto impossibile anche quei fenomeni degenerativi che stiamo tentando di combattere, purtroppo fino ad ora senza particolari risultati positivi, come le pensioni d'oro, ossia quelle anomalie pari a 90 mila euro al mese di pensione a fronte di contributi versati che sono cinquanta volte inferiori rispetto alla predetta cifra.
Ci avrebbe fatto piacere che questi esperti, questi saggi avessero potuto esprimere un giudizio in ordine all'intangibilità, anche in fasi drammatiche come quella che stiamo attraversando, dei cosiddetti diritti acquisiti, dal momento che il diritto acquisito può esser tale solo e soltanto nella misura in cui non va a ledere i diritti di qualcun altro. In queste fasi storiche penso che non possa dichiararsi intangibile, come prevede la nostra Costituzione, un diritto maturato nel corso del tempo.
Così come ci avrebbe fatto particolarmente piacere e sarebbe stato interessante Pag. 22vedere, soprattutto in una fase in cui si assiste ad una cessione di sovranità da parte dell'Italia, del Parlamento e del Governo in favore di altre istituzioni sovraordinate, una norma di salvaguardia a tutela, nel mentre il Parlamento legifera, degli interessi nazionali; del resto, analoga norma esiste in altri Paesi europei. Invece siamo qui, in buona sostanza, a «smontare» pezzo dopo pezzo le nostre prerogative e la nostra sovranità nazionale, senza che vi sia una capacità di difesa. Penso che queste siano le domande che provengono dai cittadini, che questi siano gli argomenti che incidono quotidianamente nella vita, nelle sofferenze, talvolta nei drammi della nostra popolazione.
E invece siamo qui a raccontare le solite storie sul bicameralismo paritario, sulla forma di Stato, sul semipresidenzialismo, sulla rappresentanza parlamentare, sulla stabilità, sul premio di maggioranza, sulla necessità di vincolare ed ancorare la futura legge elettorale, diversamente da quello che pensa qualcun altro, alle riforme della Costituzione. Cose già dette, questo è il tema. Noi siamo stati d'accordo ad una deroga all'articolo 138 della Costituzione, ma forse questa deroga bisognava, per così dire, nobilitarla in altro modo cercando, appunto, di allargare il perimetro della ricerca.

PRESIDENTE. Deputato Rampelli, la invito a concludere.

FABIO RAMPELLI. Ora, la sensazione che resta è che il lavoro svolto sia un lavoro importante ma del tutto insufficiente. Ci sono alcune fasi in cui, quando la politica riesce a battere il passo, è come se il tempo gli corresse dietro; ma c’è un'altra fase in cui, invece, la sensazione è opposta, e cioè che il tempo non si riesce a fermare, a cavalcare, a gestire: questa è un po’ la sensazione, non positiva, che abbiamo rispetto al lavoro del Governo in questa direzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, senatore Quagliariello, credo che in due minuti non abbia grandi chance per raccontare la mia visione delle riforme, con riferimento all'importante documento che quest'oggi il Ministro ci ha sinteticamente ma efficacemente illustrato.
Peraltro, si tratta di un documento ricognitivo, perché questo hanno fatto i saggi, che si muove in linea di continuità con un altro documento ricognitivo fatto dagli altri saggi chiamati dal Capo dello Stato nelle giornate di Pasqua di quest'anno. Ed è un documento ricognitivo che si lega ad altri documenti ricognitivi fatti dai saggi ma fatti anche nel corso delle diverse legislature che hanno trattato questo fondamentale argomento delle riforme costituzionali, a partire dalla Commissione bicamerale Bozzi del, se non erro, 1983.
Quindi, materiale ne abbiamo, e ne abbiamo in abbondanza.
È evidente che questa documentazione, peraltro apprezzabilissima – buona parte del gotha del costituzionalismo italiano, ancorché con qualche distinguo in fase finale dell'attività dei saggi, si è impegnata nel fare un'analisi delle possibilità di riforma, indicando anche le opzioni esercitabili –, sarà oggetto, insieme ad altri documenti, di attenzione da parte del Parlamento, che rimane l'unico depositario delle scelte.
Presidente, una sola brevissima sottolineatura. Forma di Governo: noi siamo per un «parlamentarismo razionalizzato» e, dunque, è evidente che ci confronteremo su questo in Commissione. Siamo per spezzare il «bicameralismo simmetrico», ma pare che esista una convergenza; siamo per una sfiducia costruttiva; siamo – e concludo – anche per affermare l'anteriorità logica della riforma elettorale sulle riforme complessive, perché – è evidente, è evidente – non possiamo attendere di chiudere la riforma costituzionale per fare la riforma elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manfred Schullian. Ne ha facoltà.

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MANFRED SCHULLIAN. Signora Presidente, signor Ministro, come componente per le minoranze linguistiche, seguiremo e parteciperemo con grande attenzione alla riforma costituzionale, perché la nostra preoccupazione, ovviamente, è quella di avere la conferma e tutela dell'autonomia speciale riconosciuta alle province di Bolzano e di Trento, autonomia ancorata e basata anche su obblighi internazionali.
La sostituzione del modello di ripartizione di competenze per materie con un modello che si ispira a funzioni e obiettivi potrebbe essere una chiave flessibile e moderna per organizzare il rapporto tra Stato, regioni e province autonome. Condividiamo la necessità di migliorare e modernizzare il sistema, ma non a discapito delle autonomie, in generale, e della nostra autonomia in particolare.
Chiediamo, quindi, un'attenzione particolare alla necessità di contemperare esigenze di modernizzazione con esigenze di conservazione, di conservazione della nostra autonomia, come garante delle peculiarità anche linguistiche del nostro territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, signor Ministro, noi la ringraziamo per la sensibilità, che ha avuto, di venire qui in Aula, al di là delle polemiche, perché ovviamente questo significa dare rispetto alla centralità del Parlamento in quanto tale. Vogliamo però sottolineare, come socialisti, che arriviamo a questo appuntamento con grande ritardo.
Noi, come Socialisti Italiani, da oltre trent'anni stiamo sottolineando con grande forza che questo Paese ha bisogno di una grande riforma, riforma che oggi non c’è, per il semplice motivo che bisogna fare in modo che la nostra Carta costituzionale, la seconda parte, sia ovviamente agganciata ai mutamenti della società. Ed è per questo che in più di una circostanza abbiamo sottolineato che vi era la necessità di eleggere un'Assemblea costituente, che rappresentasse, appunto, le varie sensibilità politiche e culturali che vi sono all'interno del nostro Paese.
Abbiamo contestato la modifica dell'articolo 138, perché siamo dell'avviso che la riforma costituzionale – mi riferisco alla seconda parte – sia, appunto, una possibilità che tutti possano essere coinvolti. In questo caso, le minoranze all'interno di questo Parlamento, in questo caso il Partito Socialista, non è stato affatto coinvolto nella discussione che c'era.
Pur tuttavia, apprezziamo lo sforzo che sta facendo, siamo convinti che vi debba essere la centralità del Parlamento nella discussione sulla riforma costituzionale e quindi dare quelle informative che lei ci ha dato – e concludo – per fare in modo che il Parlamento possa rapidamente avviare questa discussione e modificare la seconda parte della nostra Costituzione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa del Ministro per le riforme costituzionali.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante Disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (A.C. 1544-A) (ore 11,19).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1544-A: Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante Pag. 24procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta.

La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 11,55.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1544-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A della seduta del 14 ottobre 2013 – A.C. 1544-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A della seduta del 14 ottobre 2013 – A.C. 1544-A).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A – A.C. 1544-A).
La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1544-A).
Avverto che il Governo ha presentato l'articolo aggiuntivo 11.0200 e che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 14.300. Tali proposte emendative sono in distribuzione e, con riferimento ad esse, il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 12,30 di oggi.
Avverto, inoltre, che le Commissioni hanno presentato il subemendamento 0.14.200.1, che è in distribuzione.
Ricordo che nella seduta del 14 ottobre 2013 sono stati accantonati gli emendamenti Laffranco 2.3, gli identici Rughetti 2.15 e Busin 2.16, Rubinato 2.17, nonché gli identici Pagano 6.26 e Guidesi 6.27.
Chiedo, quindi, al relatore per la V Commissione, onorevole Palese, se intenda riprendere l'esame del provvedimento a partire dagli emendamenti che sono stati accantonati.

ROCCO PALESE, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, è preferibile non partire dagli emendamenti accantonati, ma proseguire l'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. Allora mi dica da quale emendamento.

ROCCO PALESE, Relatore per la V Commissione. Eravamo agli identici emendamenti Pagano 6.26 e Guidesi 6.27.

PRESIDENTE. Sono stati accantonati, quindi riprendiamo dall'emendamento Caso 6.28.

ROCCO PALESE, Relatore per la V Commissione. Sì, dall'emendamento Caso 6.28, con la conferma del parere precedente.

PRESIDENTE. Sta bene.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solo sui tempi che ha dato per i subemendamenti. Poiché è arrivata in questo momento la copia dell'emendamento del Governo, chiediamo che al gruppo venga data più di mezz'ora per riuscire a leggere, a capire se c’è necessità di subemendare e, quindi, presentare i subemendamenti. Tenga anche conto che noi come gruppo dobbiamo chiedere la collaborazione anche degli altri gruppi parlamentari, perché non rappresentiamo trenta deputati. Quindi, se riesce a tener presente anche questo.

PRESIDENTE. Va bene alle ore 12,30 ?

MASSIMILIANO FEDRIGA. Era già alle ore 12,30.

PRESIDENTE. Facciamo alle ore 13 allora.Pag. 25
Passiamo all'emendamento Caso 6.28, su cui vi è un invito al ritiro. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.

VINCENZO CASO. Signor Presidente, non accogliamo l'invito al ritiro e spendo due parole per questo emendamento. Con questo emendamento noi vogliamo parlare del consumo di suolo, perché spesso ne sentiamo parlare, anche da altri colleghi, però appunto il consumo di suolo deve essere una filosofia che non può essere spesa solo ogni tanto, ma una filosofia che dovrebbe essere all'interno di ogni provvedimento. Per cui chiediamo, anche in questo caso, quindi per le agevolazioni che vengono date per i mutui, di applicarle unicamente nel caso in cui si tratti di abitazioni non di nuova costruzione, a meno che non siano nelle categorie A o A+, quindi guardando anche l'efficienza energetica.
Vi chiedo, quindi, di non riempirvi solo la bocca dello stop al consumo di suolo, ma di pensare seriamente alla votazione di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caso 6.28, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Cassano, Ruocco, Balduzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 430
Astenuti 29
Maggioranza 216
Hanno votato
109
Hanno votato
no 321).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Busin 8.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Busin 8.1 formulato dal relatore.

STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare questo nostro emendamento, che vuole sopprimere la possibilità per gli enti in dissesto di approvare entro il 30 novembre il bilancio previsionale, la cui scadenza è fissata oggi per il 30 settembre.
Crediamo che sia più che mai opportuno prevedere normative diverse a seconda della virtuosità e del buon governo degli enti pubblici, in quanto riteniamo che i comuni in dissesto non possano avere lo stesso trattamento di enti locali che sono stati ben amministrati e che hanno creato virtuosità. Quindi, riteniamo che in questo provvedimento debbano essere fatte distinzioni, perché non possiamo accettare che chi amministra bene, come sempre, venga penalizzato.
Tra le altre cose, è di queste ore la notizia (anche questa è un'ulteriore dimostrazione che il Governo non vuole andare in questa direzione) che verrà emanato un altro decreto-legge «salva-Roma», ossia che il Governo è pronto nuovamente, dopo il 2008, ad accollarsi debiti pari a 600 milioni di euro per la malagestione del comune di Roma.
Crediamo che questa non possa essere una politica accettabile. Riteniamo che chi ha ben amministrato debba avere agevolazioni normative mentre, al contrario, chi ha male amministrato debba essere penalizzato. Purtroppo, qui continuiamo a vedere che questa maggioranza e questo Governo fanno esattamente l'opposto, ossia continuano a penalizzare chi ben amministra e continuano a premiare chi, invece, continua ad aumentare i propri debiti, come nel caso del comune di Roma.

LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare per un richiamo all'articolo 8 del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 26

LAURA CASTELLI. Signor Presidente, continua a succedere, ormai è diventata prassi, che le Commissioni lavorino e votino mentre l'Aula dà inizio ai suoi lavori. Questa volta a noi delle Commissioni bilancio e finanze è andata bene perché il provvedimento era il nostro, ma la Commissione cultura, che si trova riunita a votare emendamenti su un decreto-legge, non può essere presente in Aula.
Pertanto, signor Presidente, riteniamo che lei, in base all'articolo 8 del Regolamento, debba assicurare il fatto che ogni deputato possa essere presente in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Le Comissioni sono sconvocate, questo dev'essere noto, sono sconvocate.

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che in questo caso la Commissione cultura è tutta qui in Aula e quindi, non so, forse qualcuno ha perso la strada.

PRESIDENTE. Come ho detto, le Commissioni sono state sconvocate. Andiamo avanti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Busin. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, intervengo con riferimento all'intervento del mio collega Borghesi e a quanto detto, ieri, nei termini critici in cui abbiamo parlato della maggiorazione Tares dello 0,30 per cento, che va indistintamente sul metro quadro e che genera un gettito per l'erario di circa un miliardo di euro. Adesso abbiamo capito, finalmente, questo miliardo che togliamo dalle tasche dei cittadini a favore di chi va ! Va a favore di Roma Capitale ! Dunque, oltre ai 12 miliardi di euro, che abbiamo già deciso di accollarci per la parte commissariale, abbiamo aggiunto anche i 600 milioni di euro previsti in questa legge di stabilità e, quindi, abbiamo capito i soldi prelevati, rubati dalle tasche dei cittadini, a favore di chi vanno: sempre di Roma Capitale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 8.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Grassi, Gregori, Calabrò, Martella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 474
Votanti 473
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
22
Hanno votato
no 451).

Passiamo all'emendamento Busin 8.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, noi non ritiriamo questo emendamento, perché io mi appello a coloro i quali oggi sono parlamentari, ma sono stati amministratori locali sui propri territori e magari hanno amministrato bene e con responsabilità. Noi nell'arco di quindici giorni ci siamo trovati con il taglio ai premi dei comuni virtuosi nell'ultima cosiddetta manovrina, e oggi ci troviamo in una situazione dove pare che in legge di stabilità siano ancora una volta premiati e sostenuti quegli amministratori e quei comuni che sono stati irresponsabili dal punto di vista amministrativo.
Noi abbiamo assolutamente bisogno di dare un segnale dal punto di vista della responsabilità istituzionale e di differenziare finalmente quei comuni e quegli amministratori locali che si comportano Pag. 27ammodo e con responsabilità rispetto ai soldi pubblici e ai soldi dei loro cittadini, e di dare un segnale, invece, a quei comuni e a quegli amministratori locali che si sono comportati, sin qui, irresponsabilmente. Se continuiamo come è stato fino ad oggi, continueremo ad avere amministratori irresponsabili, che tutte le volte saranno aiutati e sostenuti dall'aiuto pubblico dello Stato centrale. Questa cosa va a discapito degli amministratori responsabili e dei tanti sindaci e amministratori locali che ci sono su tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. Colleghi, siccome siamo in dichiarazione di voto e questo emendamento non sarà posto in votazione, chi vuole intervenire può farlo dopo, sugli altri emendamenti...

GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, noi insistiamo per la votazione...

PRESIDENTE. Ma è stato ritirato ! Guidesi, non aveva detto che intendeva ritirarlo ? Noi abbiamo tutti capito che lo ritirava...

GUIDO GUIDESI. Mi scusi, ci siamo capiti male, noi non lo ritiriamo.

PRESIDENTE. Non lo ritira ?

GUIDO GUIDESI. No, no, assolutamente.

PRESIDENTE. Benissimo. Allora, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRATAVIERA. Signora Presidente, vorrei leggere questa affermazione del sindaco Marino che si candida e, una volta vinte le elezioni, continua, coerentemente con quanto promesso in campagna elettorale, a non aumentare le tasse; ovviamente, quando lo Stato gli regala un miliardo di euro è difficile che poi le tasse le paghi. Mentre, da tutt'altra parte, in provincia di Padova, succede che un sindaco, coerentemente con quello che aveva promesso in campagna elettorale, si stufi e dica allo Stato: aumentatele voi le tasse perché noi non vogliamo più aumentarle. C’è una differenza però: a quel sindaco e a quei cittadini nessuno darà la copertura finanziaria; a tutti i sindaci e agli amministratori che vogliono continuare ad operare nell'interesse della propria gente nessuno darà una mano tranne che a Roma. Questo è un Paese profondamente ingiusto, riteniamo che questo sia un Paese assolutamente falso ed ipocrita, e tutti coloro che non voteranno questo emendamento si comporteranno coerentemente con quello che è questo Paese, cioè in modo falso e ipocrita !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Balduzzi. Ne ha facoltà.

RENATO BALDUZZI. Signora Presidente, certo che ad intervenire a questo punto rischio di farmi cadere addosso l'accusa di essere come il collega poco fa diceva, però dobbiamo ben riuscire almeno a cercare di capire i termini della questione, dopo di che ognuno, evidentemente, farà le proprie valutazioni. Anche io avevo inteso che l'emendamento non sarebbe stato ritirato anche se, in cuor mio, pensavo che fosse da ritirare perché la normativa che riguarda gli enti locali cosiddetti in dissesto è una normativa in chiaroscuro, da una parte dà strumenti all'ente locale per risollevarsi e dall'altra contiene delle penalizzazioni non giustificate che sono ancora più ingiustificate in quelle situazioni – ed è la generalità delle situazioni, perché normalmente dopo che un ente è andato in dissesto c’è un cambio di maggioranza politica oltre a provvedimenti di altri organi dello Stato – in cui una nuova maggioranza si trova ad ereditare un dissesto che viene da comportamenti e atti della precedente maggioranza, rispetto alla quale può non avere alcuna responsabilità. L'ordinamento fa fatica a distinguere in questo caso tra chi vuole rimettersi a posto, e quindi ha quelle caratteristiche di virtuosità – e ce ne sono molti comuni che sono in questa situazione, Pag. 28uno in particolare lo conosco molto bene – e dall'altra parte coloro che invece intendono approfittare delle sottigliezze del sistema per continuare con comportamenti disdicevoli. Nel momento in cui applichiamo alla generalità degli enti locali la disposizione in questione non possiamo non applicarla anche agli enti in dissesto, perché faremmo davvero qualche cosa di contraddittorio rispetto allo scopo della normativa sul dissesto, che è quello di dare a chi vuole riscattarsi gli strumenti per poterlo fare. So che questo mio invito cadrà nel vuoto, ma qui non è questione né di falsità né di ipocrisia, è questione di cercare – non è solo questa la sede, perché dovremmo ridare più coerenza a tutta la normativa in materia di dissesto – almeno noi di non aumentare incoerenza ad incoerenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signora Presidente, a me risulta difficile più che come deputato, come amministratore, vedere che c’è una città, un comune grosso come Roma, la Capitale, che ha una serie di debiti così grandi, e ha molte pretese, oltre ad avere delle regole diverse da tutti gli altri. Ad esempio il Patto di stabilità per Roma non esiste, tutti gli altri 8 mila e 102 comuni sono dei somari mentre a Roma il Patto di stabilità non esiste e fa quello che vuole. Oltre ad avere un sacco di debiti pretende anche di fare le olimpiadi ! Ma per chi ci avete preso ? Per chi ci avete preso ? Roma non si può permettere niente perché è piena di debiti. Se poi i debiti li ha fatti Tizio, Caio o Sempronio saranno problemi loro, non deve intervenire lo Stato, perché tutti gli altri sindaci non aspettano lo Stato per sistemare i loro bilanci, ma cercano di fare le loro cose all'interno del proprio bilancio.
Quindi non è Roma Capitale; secondo me Roma è da decapitare. Tagliamogli la testa a Roma. Non capitale, decapitare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, io farei un po’ di pulizia sull'argomento. Diciamo che è abbastanza scandaloso il fatto che si conceda agli enti locali di arrivare al 30 novembre a fare i propri bilanci previsionali. Partiamo da questo come presupposto, perché siamo in un assurdo in cui non solo non riusciamo a parlare di virtuosità degli enti locali, ma della loro totale capacità di programmazione rispetto ai proprio bilanci.
Poi, capisco anche l'ossessione che alcuni esponenti hanno nei confronti di Roma, ma non mi risulta che in questo provvedimento si faccia riferimento a Roma. A me interessano molto di più quegli enti locali che sono o in predissesto o già in dissesto dichiarato, che non stanno tutti al Sud, alcuni stanno anche nelle regioni del Nord, e alcuni sono capoluoghi di provincia, come la città di Alessandria, che vivono il peso di un dissesto, e che a chi sta cercando di mettere mano a questo peso di dissesto non gli viene consentito e viene, con questo genere di interventi, penalizzato ulteriormente. Io ricorderei agli esponenti che fanno riferimento a questo genere di pretesa di virtuosità, di verità rispetto alle gestione degli enti locali, che forse in quel caso hanno contribuito al dissesto delle casse di un comune importante come quello di Alessandria e che forse hanno espresso amministratori non proprio all'onor del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Io ricorderei quel presidente del consiglio comunale indagato per truffa nei confronti del comune di Alessandria, poi assurto alle cronache parlamentari. Io di questo vorrei parlare, perché sennò noi facciamo un cattivo mestiere e soprattutto non rispondiamo al nostro mandato di amministrare bene la cosa pubblica. Quindi, premiamo gli enti virtuosi, diamo la possibilità a quelli che vogliono rimettersi sulla giusta carreggiata di poterlo fare, non andando a rivendicare delle bandierine, che poco Pag. 29senso hanno in questi casi, perché le spese di questo non le fanno i pubblici amministratori che male hanno operato, ma lo fanno in primo luogo i cittadini e i lavoratori di quegli enti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che questa è proprio una polemica pretestuosa, perché l'oggetto dell'articolo è il differimento del termine per l'approvazione dei bilanci, e quindi non è una questione di finanziamenti dallo Stato centrale ai comuni. C’è una situazione complessiva degli enti locali per cui per le norme che si sono succedute c’è stata la richiesta di approvare i bilanci entro il 30 novembre. Quindi questo punto vale per tutti, non è che può valere solo per una parte e non per i comuni in dissesto. Secondo aspetto, i comuni in dissesto non sono solo in una parte del Paese, sono anche al Nord, se ne è fatto riferimento prima. Quindi, a maggior ragione, questa è una polemica della Lega Nord del tutto pretestuosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io vorrei ricordare ai colleghi che sono appena intervenuti che c’è un piccolo particolare non indifferente, che i comuni in dissesto differenti da Roma il dissesto se lo pagano, mentre Roma il suo dissesto devono pagarlo tutti cittadini di tutto il Paese, avendo anche in questo, la legge stabilità, la previsione di 600 milioni di euro regalati al comune di Roma. Adesso noi per questo vogliamo rimarcare anche in questa occasione, parlando del decreto IMU, trattando un articolo che parla del dissesto finanziario dei nostri enti locali, rimarcare questa criticità, perché voglio anche far presente alla Presidenza che dopo parleremo dell'articolo 11, per esempio, che parla degli esodati. Per quelli non ci sono i soldi, per i debiti di Roma, invece, si trovano sempre, anche da parte di questo Governo. Non ci stiamo più ! Lo diciamo con chiarezza e lo ribadiremo in tutta la discussione di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Caon. Ne ha facoltà.

ROBERTO CAON. Signor Presidente, in questo Stato le leggi mi sembra valgano solo da una parte. Vi sono 1.300.000 case non censite, che moltiplicate per l'ICI e l'IMU di tutti questi anni sarebbero un bella finanziaria. Oggi si arriva e si danno 600 milioni di euro a Roma. Ci sono comuni sicuramente indebitati per una cattiva gestione, di tutto il Paese, che però non hanno le stesse regole.
Oggi Roma, come sempre, arriva ad avere l'aiutino di Stato, quando gli altri comuni hanno solo il Patto di stabilità che vuol dire, tradotto, patto di stupidità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rughetti. Ne ha facoltà.

ANGELO RUGHETTI. Signor Presidente, soltanto per puntualizzare due aspetti. La prima è che bisogna distinguere i comuni dissestati dagli amministratori che li mandano in dissesto; questa è una norma che, se fosse approvato l'emendamento della Lega Nord, penalizzerebbe il comune e non gli amministratori, quindi è una norma sbagliata. Per quanto riguarda Roma ricordo che è vero, hanno ragione i deputati della Lega Nord: in passato sono stati fatti degli interventi a sostegno del comune di Roma, strano che però i deputati della Lega non ricordino che i ministri che fecero quegli interventi furono Calderoli e Tremonti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Argentin. Ne ha facoltà.

Pag. 30

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, su una questione personale, veramente due secondi, per dire che, da romana di Roma, trovo assolutamente scorretti questa demagogia e questo populismo che si tende a fare mettendo in discussione la Capitale sempre e comunque e non volendo ricordare quanto, in effetti, la nostra città racchiuda uno spazio così ampio da immaginarsi più di una regione, infatti Roma rappresenta tre, quattro regioni insieme se calcoliamo sia gli abitanti che il territorio.
E trovo che sia veramente demagogico continuare questo discorso, e trovo intollerabile la mancanza di rispetto per una città che contiene tanti cittadini che lottano e fanno battaglie come tutti gli altri ogni giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, fa piacere questa svolta molto rigorista della Lega Nord, perché volevo ricordare che nella scorsa legislatura, quando loro erano al Governo, i due comuni di Catania e Palermo, soprattutto, furono salvati attraverso un provvedimento da loro votato che, tra l'altro, ha tolto i quattrini da un progetto che a loro doveva interessare molto, e a noi interessava moltissimo, che era il progetto Valle Po. Questo vorrei ricordarlo ai colleghi più giovani: questa era la posizione della Lega nella scorsa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, in risposta sia al collega Bratti sia alla collega Argentin, devo dire che troviamo veramente scandaloso – adesso la collega Argentin è al telefono – anzitutto stravolgere un po’ la realtà, perché quello che ha detto il collega Bratti non corrisponde propriamente alla realtà, ma d'altra parte sono i 23 miliardi, non noccioline, con i quali sono stati ripianati i debiti di una città, Roma, in cui è stata fatta una sorta di bad company, di new company, con la famosa Roma Capitale, ma nonostante ciò ci ritroviamo dopo solo cinque anni un ulteriore buco di 800 o 900 milioni.
Allora, quello che troviamo scandaloso è il caso unicum, sì di Roma, perché sembra quasi, le rubo dieci secondi, una riedizione dell'operazione Alitalia: bad company, new company, ma alla fin fine il risultato non cambia. Ora mi chiedo: visto che British Airways giustamente fa ricorso alla Corte di giustizia europea, lo faranno anche gli altri comuni, a questo punto, per gli aiuti di Stato nei confronti di Roma ?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Boccadutri. Ne ha facoltà.

SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, davvero io trovo assurda questa polemica; noi ci dimentichiamo che Roma Capitale è costretta anche a sopportare spesso costi non dovuti alla normale città, ma dovuti anche alle manifestazioni, a quello che accade, ai ministeri, c’è tutta una attività intorno a questa città che non è come quella di altre. E vorrei aggiungere che, sullo stato in cui versa, forse dovremmo renderci conto di quello che è accaduto l'anno scorso, cosa è riuscita a fare probabilmente la vecchia amministrazione anche rispetto al bilancio. E allora far ricadere questo sull'attuale amministrazione mi sembrerebbe assurdo. Da questo punto di vista trovo davvero stucchevoli le polemiche su Roma Capitale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Rubinato. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Grazie Presidente, sedevo in questi banchi nella scorsa legislatura e, essendo io una deputato eletta in Veneto, vorrei ricordare a chi è intervenuto che anche i cittadini del Veneto sono abbastanza stanchi di sentire Pag. 31questo continuo rinfacciarsi questioni che attengono al fatto che in questo Paese anche chi ha avuto i voti per portare un federalismo responsabile nel funzionamento delle istituzioni della Repubblica purtroppo, quando è stato nella stanza dei bottoni, non è andato in questa direzione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

PRESIDENTE. Per favore, colleghi, lasciate terminare.

SIMONETTA RUBINATO. L'errore di fondo secondo me è stato uno ed uno soltanto: nel 2008 si è deciso di trovare questa nuova soluzione di una gestione commissariale ante per Roma e una nuova Roma che nasceva; bastava semplicemente applicare le norme generali per i comuni anche alla città di Roma e nel 2008 questa decisione è stata adottata dal Governo di centrodestra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcolin. Ne ha facoltà.

MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, a me sembra di essere lo sceriffo di Nottingham. Io sono un amministratore del mio comune di 6.400 abitanti e non ho i soldi per fornire i servizi. Vorrei dire a chi oggi è sindaco di un paese del Veneto e si scaglia, che quando ci si trova magari nei corridoi è contro il Patto di stabilità e non ha i soldi per tirare avanti perché le risorse vengono decurtate. Questa mattina mi hanno dato la notizia che solo ieri ci è stata riconosciuta la rata dell'IMU che ci dovevano dare molto tempo prima. Voglio dire semplicemente che non è che ce l'abbiamo con Roma Capitale, ma occorre che gestiscano bene i soldi. Per dire una cosa molto semplice: Roma ha quasi cinque milioni di turisti al giorno a due euro a pernotto, il che equivale ad una cifra interessante per poter risolvere le situazioni e gestire al meglio le cose. Credo che noi siamo veramente vessati da questa situazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 8.2, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paris, Zoggia, Patriarca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 467
Astenuti 5
Maggioranza 234
Hanno votato
17
Hanno votato
no 450).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.100 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Carbone, Palma, Lotti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato
477
Hanno votato
no 3).

Passiamo all'emendamento Cancelleri 9.1, sul quale c’è un invito al ritiro. Prendo atto che il presentatore non accetta l'invito al ritiro. Passiamo quindi ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cancelleri 9.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Giammanco, Iacono, Dambruoso...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 32
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
152
Hanno votato
no 327).

Prima di passare al prossimo, vi comunico che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento 8.100 delle Commissioni, l'emendamento Busin 8.3 si intende precluso. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Busin 9.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 9.2, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Carrescia, Baruffi, Benedetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
50
Hanno votato
no 427).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 11.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

TITTI DI SALVO. Signor Presidente, in questo emendamento si parla della «legge Fornero» sulle pensioni, si parla cioè dell'errore, dell'ingiustizia che quella legge ha determinato creando una condizione incredibile per molte persone, quella per la quale queste persone sono uscite da imprese in crisi o per licenziamento individuale e si trovano in virtù di quella legge senza stipendio e senza pensione. È una situazione che ha del paradossale. Ora noi consideriamo quella legge assolutamente ideologica, ma perché faccio questa premessa ? Perché il testo del decreto individua 6.500 persone da salvaguardare in più rispetto ai 65 mila e poi 55 mila e poi 10 mila cosiddetti salvaguardati.
Ora io penso che noi dovremmo ragionare nell'Aula se per quelle persone, per le quali è stato tradito un patto di fiducia tra di loro e lo Stato, debbano valere i piccoli passi, debbano valere cioè un percorso secondo il quale si definisce che cifra è a disposizione e poi si definiscono i criteri per far rientrare in quella cifra un numero di persone, e invece nello stesso provvedimento debbano valere i grandi passi, cioè noi siamo in presenza di un decreto che cancella l'IMU per tutti i possessori di prime case, indipendentemente dalle condizioni di reddito e di patrimonio di quelle persone. Non è possibile, io credo, che nello stesso provvedimento ci siano i piccoli passi per gli esodati e le falcate per i proprietari delle prime case. Naturalmente, se poi a questo si aggiunge il fatto che, dice la Ragioneria, i risparmi della «riforma Fornero» sono di 22 miliardi e, dice l'INPS, i risparmi sono di 93 miliardi in dieci anni, francamente non riusciamo di più a capire perché il contagocce debba essere usato per queste persone.
Lo voglio chiedere a tutti, lo voglio chiedere particolarmente ai colleghi del Partito Democratico. Io lo so quanto in Commissione lavoro ci «sbattiamo» su questo punto. Ma il tema non è la Commissione lavoro, il tema è se l'Aula rimane non sensibile a questo tema.
Se poi è vero, com’è vero, che nella legge di stabilità non ci fosse nessuna risorsa per ridurre le tasse ai pensionati, si continuasse a negare a loro la rivalutazione, si continuasse ancora però a non recedere dall'intenzione del decreto, io mi chiedo se quelle persone non abbiano il diritto di chiedere una rappresentanza. Siamo in un Paese in cui la rappresentanza è forte per i forti ed è negata ai più deboli. Io penso che questo sia un tema Pag. 33politico fondamentale rispetto al quale forse converrebbe aprire gli occhi e non semplicemente schiacciare il bottone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente, intanto vorrei cogliere l'occasione per fare presente a lei, Presidente, e tutta la Presidenza che ci troviamo notevolmente a disagio, quando il Governo – è da dieci giorni che se ne parla – ci presenta alle ore 12 un nuovo emendamento e in un'ora dobbiamo leggerlo per presentare i subemendamenti. Non abbiamo avuto il tempo nemmeno di discuterlo in Commissione lavoro per dare il parere; è da dieci giorni che se ne parla e tutti lo sapevano e a un'ora arriva in Aula con questo emendamento. Io ritengo che, vista la complessità della materia, visti i decreti omnibus che parlano di tutto, questo tipo di atteggiamento da parte del Governo penso sia diventato inaccettabile per l'Assemblea.
Oltre a ciò, vorrei ricollegarmi all'emendamento presentato da Sel che noi voteremo, come voteremo il nostro successivo, perché – come dicevo – si trovano – l'ho ricordato prima – 600 milioni nella legge di stabilità per Roma capitale, ma si continua ad abbandonare gli esodati. La invito anche, Presidente, a valutare perché da noi non è stato dichiarato ammissibile – a quanto ci è stato comunicato, nel comma 2 dell'articolo 11 non sarebbe stato modificato il testo, in realtà è stato modificato – un altro emendamento che andava ad includere nella salvaguardia anche i mobilitati che maturano il diritto al beneficio previdenziale finito il periodo di mobilità. La invito quindi con questa occasione anche a procedere ad una verifica se lo riterrà opportuno.
Oltre a questo, noi voteremo favorevolmente a questo emendamento perché riteniamo sia diventato indifferibile andare a includere nelle salvaguardie tutti quei soggetti che sono stati abbandonati da due anni a questa parte. Sentiamo drammaticamente fare delle promesse che regolarmente non vengono mantenute da tutti Governi, da quello Monti a quello Letta in questo momento: il Presidente Letta è intervenuto durante il suo discorso di insediamento dicendo che sarebbero state prese urgentemente delle misure strutturali per salvaguardare tutti gli esodati, i mobilitati e i licenziati, invece ancora adesso andiamo a rincorrerle, includendo pochissimi soggetti rispetto a tutti quelli che sono ancora esclusi.
Io ricordo ai colleghi, anche a quelli che in modo onesto intellettualmente hanno seguito la questione, che rimangono allo stato attuale all'incirca 240 mila soggetti esclusi dalle salvaguardie e noi siamo qua a vedere se ci sono 2 mila cinquecento soggetti in più o in meno. Ben venga ovviamente qualsiasi micropasso in avanti, ma vogliamo capire che è arrivato il momento di dare una risposta ? Vogliamo capire che non si può continuare a lasciare un'incertezza, che riguarda in modo veramente totale la vita di questi soggetti, queste persone che continuano a dover sopportare delle promesse mai mantenute ?
Chiedo anche al sottosegretario Dell'Aringa, che ha seguito e segue tutti i lavori della Commissione lavoro, se non ritiene arrivato il momento di intervenire veramente. Io penso che questo provvedimento e la legge di stabilità siano le ultime occasioni che abbiamo a disposizione, malgrado ci sia una proposta di legge – e adesso è stato fatto il testo unificato – anzi più proposte di legge in Commissione lavoro, la mia seria paura è che rimarranno «lettera morta» in quanto i lavori, vuoi per mancanza di copertura, vuoi per mancanza di intenzione del Governo di intervenire in tal senso, rimarranno lettera morta.
Per questo noi vogliamo batterci e vogliamo far sì che ogni emendamento che vada ad ampliare la platea venga accolto, perché è arrivato il segnale da dare anche politicamente da questo Parlamento che il Parlamento non può sottostare regolarmente ai voleri della Ragioneria dello Pag. 34Stato. Il Parlamento non risponde appunto alla Ragioneria dello Stato, ma risponde ai cittadini del nostro Paese.

PRESIDENTE. Capisco il disagio dei tempi ristretti per l'emendamento, quindi possiamo prevedere di ritornarci dopo la pausa, così avete più tempo per vagliarlo. Quindi, il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle 14, onorevole Fedriga.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 12,40)

WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, mi accodo a quanto appena riferito dall'onorevole Fedriga e dico semplicemente una cosa: in Commissione questo emendamento aveva la stessa copertura che è stata bocciata, se ben ricordo, in Commissione, ma questo tipo di copertura è appena stata partorita dal Governo. Quindi, quando una cosa viene partorita dal MoVimento 5 Stelle, viene bocciata, quando evidentemente viene partorita dal Governo, non si può fare più nulla rispetto a questa cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e dobbiamo chiaramente insomma assistere in maniera quasi militare a quanto sta accadendo. Dopodiché – e chiudo velocemente Presidente – io volevo parlare per pochi minuti rispetto al bancomat della manovra Fornero. Nel senso che in questo caso stiamo cercando di salvaguardare 6.500 persone però, come detto in Commissione lavoro, per decretazione, oserei dire, e di mese in mese, dopo qualche mese noi salvaguardiamo qualcun altro, probabilmente con la legge di stabilità ne salvaguarderemo qualcun altro. Allora io mi chiedo: è utile andare avanti con questo stillicidio di salvaguardati di mese in mese o è più utile abrogare in maniera definitiva la manovra Fornero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che ricordo essere una manovra ? Nel senso che, quando noi andiamo a fare una riforma, etimologicamente si riforma qualcosa per cercare di migliorarla. Ebbene, come detto prima, la manovra Fornero è stata un bancomat ai danni di disgraziati che hanno cercato con i loro soldi di salvare questo Paese disgraziato entro il quale abitiamo. Quindi, al posto di andare avanti – e chiudo – pian piano con questa agonia nei confronti di salvaguardati, di pensionati, di licenziati, di persone che non riescono neanche più ad immaginare il proprio futuro lavorativo, noi chiediamo con forza a questa Aula di prendere una posizione. Sappiamo perfettamente chi e come ha votato la manovra Fornero e devo dire che molti tra quelli che hanno votato la manovra Fornero adesso sono contro la manovra Fornero e sono qui seduti. Quindi noi proponiamo una riflessione generale da parte del Parlamento per arrivare ad uno scopo: l'abrogazione immediata della manovra Fornero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Ministro Giovannini non può risponderci in Commissione che non ci può essere una controriforma perché in questa fase drammatica noi non possiamo più andare a giocare sulla pelle, sui soldi e sulle pensioni di persone che per trenta o quarant'anni hanno onestamente lavorato e pagato le loro tasse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 11.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Manfredi, Venittelli, Spadoni, D'Incecco, Bernardo, Laffranco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 471
Votanti 371
Astenuti 100
Maggioranza 186
Hanno votato 50
Hanno votato no 321.

Pag. 35

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Passiamo all'emendamento Fedriga 11.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Fedriga 11.2, formulato dal relatore.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, anche questo emendamento è mirato ad ampliare la platea dei beneficiari delle cosiddette salvaguardie. Vorrei ricordare, oltretutto, sentendo anche gli interventi che hanno fatto i colleghi durante l'esame dell'emendamento precedente, che vi è proprio una proposta depositata, della Lega Nord, che prevede l'abolizione della riforma Fornero.
Al riguardo, invito i colleghi del MoVimento 5 Stelle anche a fare una riflessione sul voto a questo emendamento. Ovviamente, tutti saremmo più che felici che venisse abrogata quella norma che è andata a penalizzare principalmente i lavoratori del nord, perché nel nord sono principalmente le pensioni di anzianità, e non di vecchiaia, di cui è stata fatta piazza pulita dal ministro Fornero, e devo dire, rammaricandomi, con l'appoggio di molti colleghi di quest'Aula, presenti durante la scorsa legislatura, che hanno votato la stessa riforma.
Dico che quello, ovviamente, sarebbe l'obiettivo ottimale, però io credo che la nostra responsabilità sia quella di cercare di salvare più persone possibili con i mezzi che abbiamo a disposizione in questo momento. Infatti, questo emendamento va ad includere i soggetti salvaguardati, non tenendo in considerazione il momento del raggiungimento del trattamento previdenziale, e quindi il momento in cui si percepisce il trattamento previdenziale, ma il momento della maturazione del diritto stesso.
Questo per spiegare ai colleghi che non seguono le questioni previdenziali: con le cosiddette finestre mobili vi era un differimento di un anno dal momento della maturazione del diritto al momento del percepimento effettivo del trattamento previdenziale. In questo modo, noi andiamo a salvaguardare tutti quei soggetti che maturano il requisito entro i termini previsti dalla normativa in vigore. Quindi, sicuramente è un emendamento di buonsenso, sul quale ci auguriamo che anche i colleghi che si sono astenuti o magari – forse questa è un'illusione, però vogliamo essere ottimisti – anche i colleghi che hanno votato contro il precedente emendamento possano ravvedersi e votare favorevolmente all'emendamento stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, intervengo per dire che noi voteremo questo emendamento. Lo voteremo nello spirito di allargare il più possibile le tutele, ma nella consapevolezza che servirebbe il coraggio e le risorse che sono reperibili per ricostruire quel patto violato con le cittadine e i cittadini italiani. Questo Parlamento dovrebbe, tutto insieme, chiedere, una volta per tutte, che questo Governo, e l'INPS in particolare, ci dia il dato conclusivo e definitivo di quanti cittadini e cittadine italiane abbiamo lasciato senza tutela, dato che sembra essere uno dei segreti più custoditi da questo Paese.
Quindi, noi voteremo questo emendamento e chiediamo a tutti di sostenerlo, anche a chi prima si è astenuto, perché anche noi siamo per una riforma della controriforma Fornero, che ha danneggiato i cittadini e le cittadine che lavorano e che pagano per intero le tasse, a differenza di altri, però, pensiamo che ogni allargamento sia utile. Quindi, per favore, votiamolo tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, come MoVimento 5 Stelle volevamo Pag. 36precisare che non si può andare avanti in continuazione con le salvaguardie, perché è finita la stagione delle salvaguardie. Il problema della riforma Fornero, anzi, meglio, della manovra Fornero, rimane. Rimane perché comunque vi sono persone, lavoratori particolari. Per esempio, io non so se qualcuno ha esperienze di un certo tipo in quest'Aula; ad esempio, non so se qualcuno ha lavorato in un cantiere.
Ve la immaginate voi una persona di 67 anni che lavora sui tetti oppure un minatore o quei lavori usuranti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Parlare di salvaguardie è una presa in giro. Perché si è creato questo problema ? Perché vi è stato un errore, vi è stata questa «disgraziata» legge Fornero.
Come si fa a risolverlo ? Bisogna arrivare allo stato precedente e non creare categorie di diversamente penalizzati, perché rimane sempre fuori qualcuno dalle salvaguardie. Quindi, qui si prenda coraggio.
Voglio ricordare che questa manovra Fornero è stata votata da centrodestra e centrosinistra. Quindi, guardatevi allo specchio, prendete coraggio e abroghiamola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

TITTI DI SALVO. Signor Presidente, soltanto per dire che io adesso ho sentito l'onorevole Cominardi, Presidente, ma il nostro emendamento, rispetto al quale MoVimento 5 Stelle si è astenuto – non capiamo perché – dice quello che dice lui, perché non riguarda l'allargamento della salvaguardia, ma tutti. Quindi forse l'emendamento andava letto, prima di astenersi, perché diceva un'altra cosa (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 11.2, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

D'Incecco, Vecchio, Fanucci...Hanno votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 475
Votanti 375
Astenuti 100
Maggioranza 188
Hanno votato 50
Hanno votato no 325.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Dovremmo ora passare all'articolo aggiuntivo del Governo 11.0200. Come già precisato, tale proposta emendativa sarà esaminata alla ripresa pomeridiana della seduta. Il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 14.
Passiamo quindi all'emendamento Ruocco 12.1, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, delle Commissioni e del Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.

CARLA RUOCCO. Signor Presidente, come sappiamo l'articolo 12 riduce la detraibilità delle polizze assicurative. Questa è una operazione sbagliata, in termini fiscali. Intanto, perché assolutamente non è un incentivo alla compliance, cioè a quell'atteggiamento leale tra fisco e contribuente che consente di avere un rapporto trasparente e che incentiva, in qualche modo, la chiarezza anche nelle dichiarazioni, in quanto un contribuente comunque si avvale anche della possibilità di detrarre le proprie spese, come è giusto che sia. Ma, oltretutto, la nostra richiesta di copertura, alternativa e più, sicuramente, razionale, riguarda l'incremento Pag. 37dell'aliquota sui capital gain dal 20 al 25 per cento. Siamo sempre lì: le famose operazioni speculative ! Ecco, ieri chi ha detto che queste operazioni speculative, che si concludono nel giro di 48 ore, non sono tracciabili, ha detto una cosa scorretta. Questi infatti sono i capital gain derivanti proprio da quelle odiose speculazioni che drogano completamente la finanza e i capitali conseguiti anche, appunto, con operazioni più razionali e spalmate su un periodo superiore. Inoltre, il nostro emendamento non si limita a questo – ovviamente a trovare, come dicevo, la copertura alternativa ad una riduzione di detrazioni fiscali che grava sui contribuenti – ma introduce anche un'ipotesi di IMU che risponda maggiormente all'articolo 53 della Costituzione, vale a dire una tipologia di IMU maggiormente progressiva, che differenzi l'aliquota sulla base anche del numero, della consistenza del patrimonio di cui un soggetto passivo può essere titolare. Quindi, ancora una volta bisogna capire il Governo da che parte sta, se dalla parte delle speculazioni finanziarie oppure dalla parte della trasparenza e della compliance, dell'incentivo alla compliance, mediante la possibilità data, appunto, al contribuente di porre in detrazione le spese che sostiene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruocco 12.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ventricelli, Frusone, Gribaudo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 466
Votanti 452
Astenuti 14
Maggioranza 227
Hanno votato 129
Hanno votato no 323.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(I deputati Gianni Farina, Argentin e Pellegrino hanno segnalato che non sono riusciti a votare).

MARCO CAUSI, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, intervengo per far presente che l'emendamento 12.100 delle Commissioni, a parere dei relatori, assorbe gli emendamenti Sottanelli 12.2, 12.3, 12.4 e 12.5.

PRESIDENTE. Quindi il parere è contrario ?

MARCO CAUSI, Relatore per la VI Commissione. Li ritengo assorbiti. Quindi, esprimo un invito al ritiro poiché assorbiti dall'emendamento 12.100 delle Commissioni.

PRESIDENTE. Quindi, vi è un invito al ritiro.
Passiamo all'emendamento Sottanelli 12.2.

MARCO CAUSI, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI, Relatore per la VI Commissione. Le Commissioni con il Governo hanno lavorato a partire da questi quattro emendamenti e la sintesi che proponiamo è nell'emendamento delle Commissioni 12.100. Quindi, li ritengo assorbiti. Invito in caso i presentatori a tener conto di questo assorbimento e a ritirarli.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli emendamenti Sottanelli 12.2, 12.3, 12.4 e 12.5 formulato dal relatore.

GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, prendo atto delle decisioni del Governo e del Comitato dei diciotto e Pag. 38quindi ritiro i quattro emendamenti a mia firma perché vengono assorbiti dalla proposta del Comitato dei diciotto.

PRESIDENTE. Sta bene. Gli emendamenti Sottanelli 12.2, 12.3, 12.4 e 12.5 si intendono ritirati.
Passiamo all'emendamento Ruocco 12.6.
Prendo atto che i presentatori lo ritirano.
Passiamo all'emendamento Ruocco 12.8 su cui vi è un invito al ritiro.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

CARLA RUOCCO. Siamo sempre lì, quanto meno ci auguriamo che venga approvato uno spostamento di data in questo caso. Quindi insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruocco 12.8, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pilozzi, Murer, Fossati, Chiarelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato 114
Hanno votato no 355.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.100 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Lavagno, Carrescia, Lomonte, Luciano Agostini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 465
Votanti 357
Astenuti 108
Maggioranza 179
Hanno votato 355
Hanno votato no 2.

La Camera approva (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e la deputata Ciprini ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

Passiamo all'emendamento Boccadutri 13.1, su cui vi è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.
Prendo atto che i presentatori non lo ritirano.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccadutri 13.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Luciano Agostini, Gitti...
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato 126
Hanno votato no 335.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Pag. 39

Passiamo agli identici emendamenti Boccadutri 13.2 e Busin 13.3, su cui vi è un invito al ritiro altrimenti il parere contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signor Presidente, questo emendamento è volto a favorire la predisposizione dei bilanci di previsione 2014 delle regioni e si chiede di anticipare la data entro cui adottare la suddivisione delle risorse tra le tre sezioni del fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Boccadutri 13.2 e Busin 13.3, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Fossati, Piccolo, Gnecchi, D'Ambrosio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 471
Votanti 374
Astenuti 97
Maggioranza 188
Hanno votato 49
Hanno votato no 325.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 469
Votanti 371
Astenuti 98
Maggioranza 186
Hanno votato 367
Hanno votato no 4.

La Camera approva (Vedi votazioni).

(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Melilla 13.4, Fauttilli 13.5 e Marchi 13.6.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Melilla 13.4 formulato dal relatore.

GIANNI MELILLA. Signor Presidente, con questo emendamento cerchiamo di ottimizzare le risorse messe a disposizione per i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni, garantendone realmente l'impiego. Praticamente le somme che gli enti locali hanno ottenuto dalla Cassa depositi e prestiti con il riparto del 15 maggio 2013, ma che, poi, non hanno sottoscritto, rinunciandovi formalmente, vengono recuperate e, quindi, vengono destinate ad incrementare la sezione per assicurare la liquidità per il pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili degli enti locali per il nuovo riparto del 2014 disposto appunto dall'articolo 13 del decreto-legge.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Marchi 13.6 formulato dal relatore.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, ritiriamo l'emendamento 13.6.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Fauttilli 13.5 lo ritirano.
Passiamo ai voti.Pag. 40
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Melilla 13.4, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Agostini, Gregori, Fraccaro, Nuti, Lorenzo Guerini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato 148
Hanno votato no 323.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(I deputati Argentin e Fragomeli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto).

Dovremmo ora passare all'emendamento 14.300 delle Commissioni. Tuttavia, poiché il termine per la presentazione di subemendamenti, fissato per le ore 14 di oggi, non è ancora decorso, tale proposta emendativa si intende accantonata.

FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, a questo punto siamo arrivati all'emendamento su cui sta lavorando ancora il Comitato dei diciotto, chiederei quindi una sospensione.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, sospendiamo l'esame del provvedimento che riprenderà alle ore 15,30. Sospendo pertanto la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15,45.

PRESIDENTE. Chiedo scusa per il ritardo, ma è tuttora in corso una seduta della Giunta per il Regolamento.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balduzzi, Boccia, Brunetta, Dambruoso, Damiano, Dellai, Di Gioia, Gregorio Fontana, Formisano, Gebhard, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Leva, Meta e Pannarale sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Saluto, anche a nome dell'Assemblea, gli studenti e i docenti del Liceo ginnasio «A. Caro» di Fermo e dell'Istituto magistrale «Regina Margherita» di Palermo, che dalle tribune del pubblico seguono i nostri lavori, nel quadro del programma «Giornata di formazione a Montecitorio» organizzato dalla Camera d'intesa con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (Applausi).
Tale programma, che inizia oggi, proseguirà per l'intero anno scolastico.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1544-A)

PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni hanno presentato l'articolo aggiuntivo 2.0100, che è in distribuzione e con riferimento al quale il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 16,30.
Avverto, inoltre, che sono stati presentati dai deputati Fedriga e Di Salvo i subemendamenti 0.11.0200.1, 0.11.0200.2, 0.11.0200.3, 0.11.0200.4, 0.11.0200.5, Pag. 410.11.0200.6, 0.11.0200.7, che sono in distribuzione e dei quali la Presidenza si riserva di valutare l'ammissibilità.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento Melilla 13.4.
Passiamo ora all'emendamento 14.300 delle Commissioni.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni sull'emendamento 14.300 e sul subemendamento 0.14.200.1 delle Commissioni.

ROCCO PALESE, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo ?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.300 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Bonafede, Gnecchi, Ginoble, Paola Bragantini, Mauri, Vargiu, D'Incà, Cicu, Bonafè, D'Ambrosio, Sandra Savino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 420
Votanti 403
Astenuti 17
Maggioranza 202
Hanno votato 403.

La Camera approva (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.14.200.1 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Carrescia, Ventricelli, Vecchio, Paglia, Marantelli, Patriarca, Gentiloni, Cimbro, Gigli, Di Benedetto, Fratoianni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 427
Votanti 411
Astenuti 16
Maggioranza 206
Hanno votato 411.

La Camera approva (Vedi votazioni).

Passiamo all'emendamento 14.200 del Governo, con pareri favorevoli di Commissioni e Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI. Signor Presidente, la questione è legata alla storia ormai nota alla cronaca sulla tassazione delle slot machine. Chiaramente non possiamo accettare che questo Parlamento stia ancora una volta in silenzio e non possiamo non vedere che cosa ha fatto il Governo all'ultimo secondo rispetto a questa materia. Cosa ha fatto ? Dice semplicemente – lo ricordo, così chi magari non lo ha letto o non lo ha capito lo può capire meglio – che chi doveva pagare solo il 25 per cento della fantomatica sanzione che riguardava le slot, ora ne può pagare solo il 20 per cento. L'unica cosa che importa è che questo sia fatto in un'unica rata e sia fatto immediatamente rispetto ai termini stabiliti. Benissimo, lasciamo perdere per un momento il problema che riguarda il fatto che dal 25 per cento, che già era pochissimo, passiamo al 20 per cento, ma la cosa che fa sorridere e che ha fatto arrabbiare noi in Commissione bilancio, è la questione delle coperture perché, se è vero che esistono i criteri...

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce, per favore.

LAURA CASTELLI. Se è vero che esistono i criteri di bilancio e di finanza Pag. 42pubblica rispetto alla quantificazione, allora vogliamo delle risposte certe, perché la Corte dei conti quando è venuta in audizione ci ha detto delle cose ben chiare.
Oltretutto, ci ha spiegato con quanto imbarazzo loro hanno preso atto di questa azione del Governo, che di fatto si è interposta tra un primo e un secondo grado, e già questo a noi bastava per farci rimanere a bocca aperta. Ma non basta, perché la Corte dei conti ci ha spiegato quanto poco stanno pagando i concessionari. C’è un'ultima cosa che ci teniamo a sottolineare: quando in Commissione i nostri emendamenti chiedevano di aumentare questa percentuale, perché il 25 per cento non può bastare, e soprattutto non è lo stesso atteggiamento che questo Stato ha nei confronti della gente che paga le cartelle esattoriali, che paga le bollette, che paga le spese, che paga l'affitto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e quando siamo andati dal Governo a chiedere come mai i nostri emendamenti di aumento rispetto a questa percentuale fossero con parere negativo, la risposta è stata: il Governo ormai ha fatto un accordo e ha fatto una proposta ai concessionari.
A prescindere dal fatto che io mi chiedo quanti accordi dobbiamo ancora fare con questa lobby immensa delle concessionarie delle slot machine, ci chiediamo: allora si poteva rivedere questo contratto, si poteva rivedere questo accordo fatto con questa gigantesca lobby; e la risposta è stata: sì; infatti ora gli diciamo: non pagate il 25 per cento ma il 20. Secondo noi è arrivato il momento di farci due conti rispetto all'utilizzo delle coperture, perché ancora una volta nessuno ci ha spiegato come copriremo questo 5 per cento, e non ci può bastare la giustificazione che ci ha dato il Governo, che ha bollinato la Ragioneria generale dello Stato e secondo cui: ti faccio pagare di meno, tu denunci che sei un evasore e verrai a pagare. Ciò perché questo non è un criterio contabile, signori miei. Non è proprio un criterio contabile, mi dispiace (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, magari è il caso di sedersi in Commissione bilancio e in Commissione affari costituzionali e capire come questo Parlamento sta gestendo l'articolo 81 della Costituzione. Abbiamo capito che ve ne lavate le mani della Costituzione, che per voi è carta igienica, ma non è possibile. Basta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Poi, concludo dicendo che, giusto per togliersi il senso di colpa interverrà la clausola di salvaguardia, chi se ne frega ! Se i conti saranno stati fatti male non importa, ci sarà la clausola di salvaguardia che in ogni caso coprirà capra e cavoli e salverà la vita a questo finto Governo, perché tanto la tassazione indiretta aumenterà. Bene, che i cittadini lo sappiano. Noi ovviamente siamo assolutamente contrari, in primo luogo per il modo in cui il Governo ha lavorato rispetto a questo emendamento e il rapporto della Corte dei conti, che sembra essere non preso assolutamente in considerazione, in secondo luogo per l'educazione rispetto a quello che è il modo di gestire queste coperture di bilancio, di finanza pubblica. È inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, sempre in materia di contiguità tra Governo, Ministeri e concessionari delle slot machine, vorremmo segnalare che i dirigenti delle agenzie dello Stato sono nominati dal Consiglio dei Ministri, solitamente dietro le indicazioni del Ministro competente per l'area di attuazione. Tagliaferri, che ho avuto opportunità di nominare di fronte al deputato Causi, che mi ha detto che non lo conosce, è stato confermato al suo posto nonostante la condanna. Di quale condanna parliamo ? Parliamo della condanna del 17 febbraio 2012: 2,5 milioni di euro per Pag. 43Antonio Tagliaferri in quanto colpevole di gravi omissioni nell'esercizio dei poteri di controllo e di vigilanza sulle attività dei concessionari che erano titolari del servizio pubblico e responsabili del mancato collegamento al sistema centrale degli apparecchi di gioco. Facciamo presente che questo Governo, in prima battuta, in prima istanza, aveva comunicato alla Commissione finanze, all'inizio del 2012, di aver confermato Tagliaferri alla apicalità dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ruocco. Ne ha facoltà, per un minuto.

CARLA RUOCCO. Signor Presidente, mi ricollego all'ulteriore scandaloso sconto che dal 25 per cento porta addirittura la percentuale al 20 per cento di quanto lo Stato probabilmente introiterà dai concessionari.
È la risposta che il Governo dà ai cittadini, che già sono scandalizzati che da 98 miliardi si era passati a 2 miliardi e mezzo e poi a 600 milioni; ma con quale coraggio si chiede poi una severità da parte di Equitalia, a volte per pochi spicci che la gente deve allo Stato ? Con quale coraggio si va a pretendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Qui le pene sono assolutamente inversamente proporzionali all'entità della violazione commessa; cioè si è arrivati al paradosso che maggiore è l'importo che abbiamo sottratto all'erario, minore è la severità con la quale l'erario pretende i soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Taglialatela. Ne ha facoltà.

MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, colleghi, io mi rivolgo all'Aula affinché sia chiaro a tutti il senso dell'emendamento che è al voto. Sappiamo bene quale sia il problema di carattere sociale che la dipendenza dal gioco sta creando in tantissimi italiani; tra l'altro, voglio sottolineare all'Aula che recentemente il Governo ha dato il suo parere positivo rispetto ad un intervento che dovrebbe combattere la ludopatia e contemporaneamente, all'interno del decreto-legge che abbiamo in votazione, compare un emendamento che diminuisce la percentuale attraverso la quale le società concessionarie di videogiochi – perché sostanzialmente l'emendamento fa riferimento solo a questa fattispecie –, la frase è stata scritta ovviamente in maniera tale che non fosse chiaro per tutti quale sia il contenuto del testo dell'articolo, ma è bene che tutti sappiano che il riferimento è esclusivamente alla questione delle società concessionarie di giochi: la diminuzione della percentuale, di fatto, rappresenta un vero e proprio regalo che viene dato loro.
Io ho bisogno che qualcuno spieghi il senso dell'emendamento che noi stiamo per votare, e che qualcuno se ne assuma la responsabilità, perché non è affatto giusto che in questa Aula qualcuno riempia la propria coscienza attraverso la finzione di una lotta alla ludopatia e contemporaneamente si voglia approvare un emendamento che diminuisce la percentuale attraverso la quale pagando una multa di fatto si cancellano altre somme, ben più importanti, che sono state riconosciute come dovute da parte di soggetti privati.
Allora, l'appello all'Aula è di votare con grande coscienza, tenendo conto che stiamo facendo un regalo a chi sta creando, per colpa dello Stato e di scelte sbagliate dei Governi precedenti, una dipendenza dal gioco con una serie di implicazioni che cominciano a diventare estremamente pericolose e nocive per la solidità del nostro Stato, delle nostre famiglie e delle nostre città.
Io mi auguro che su questo emendamento vi sia una presa di coscienza individuale di ogni deputato.

Pag. 44

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, io credo che tutti quanti noi abbiamo presente l'ansia che si è velocemente diffusa davanti alla notizia dei tagli alla sanità. È vero che è una notizia che deve essere confermata, è vero che non è tutto chiaro, però tutti sappiamo che c’è nell'aria questa notizia ferale.
Difficilissimo, però, giustificare i tagli alla sanità con le facilitazioni date alla lobby di coloro che gestiscono il gioco d'azzardo. È praticamente impossibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non c’è argomentazione che tenga.
Possiamo, infatti, anche parlare di carenza di risorse, ma non possiamo credere che togliamo queste risorse alle persone più fragili, più povere, più malate, quelle che abbiamo anche qui, in piazza, davanti a noi, per poi, più o meno consapevolmente, più o meno surrettiziamente, favorire una lobby che davvero non ha nulla a che vedere con la tutela della salute, che, lo ricordo, come sappiamo tutti, è un diritto costituzionalmente garantito. Credo che ciò meriti, da parte delle persone che hanno dato parere negativo a una proposta emendativa di questo tipo, una giustificazione molto chiara, perché sarebbe insopportabile dire alla gente: ammalati e non ti curo, però, in compenso, se vuoi andare a giocare, c’è qualcuno che tutela coloro che gestiscono i giochi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, so di prendermi qualche rischio, ma sarei disposto, in termini di giochi, a proporre a questo Parlamento una scommessa sul fatto che questa vicenda si chiuderà per gli italiani con l'aumento della benzina. Lo dico perché, rispetto a una prima ipotesi che era già molto, che appariva a tutti noi moralmente azzardata e che chiedeva di chiudere una partita aperta davanti alla Corte dei conti con le società che gestiscono i giochi d'azzardo con il 25 per cento di pagato rispetto al dovuto ipotetico, evidentemente con questo subemendamento si va oltre e si arriva al 20 per cento, purché si paghi subito.
Quindi, la ratio di questo subemendamento è molto chiara: si ha paura che anche davanti allo sconto le società di giochi non aderiscano. D'altronde bisogna dire con molta chiarezza che le società dei giochi hanno già detto al Parlamento, in audizione, che non hanno alcuna intenzione di aderire, perché convinte delle loro buone ragioni. Noi sappiamo che le loro buone ragioni tali non sono e ne abbiamo l'assoluta convinzione, però qui stiamo parlando di una copertura.
Allora – e concludo –, non si può essere d'accordo al regalo ulteriore, e noi voteremo contro. Tuttavia – lo ribadisco – al popolo italiano va detta la verità: voi l'esenzione tout court dell'IMU la pagherete con l'aumento delle accise sulla benzina. E questo è assolutamente intollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Colletti. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, ebbene, prima del decreto-legge le società concessionarie dovevano pagare 2,5 miliardi di euro, dopo il decreto-legge dovevano pagare 625 milioni di euro, adesso 500, se magari votiamo domani, la cifra si abbasserà a 400. Ma, visto che in concomitanza stiamo votando l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, mi domando: nell'accordo di maggioranza quanta quota parte di questo sconto rientrerà nelle casse dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

Pag. 45

ANDREA CECCONI. Signor Presidente, con questo intervento vorrei rivolgermi ai membri del Governo. Siete francamente imbarazzanti: vi interponete tra un primo e un secondo grado di giudizio della magistratura, decidete che i concessionari del gioco d'azzardo non devono più pagare 2,5 miliardi di euro all'erario, ma solo 600 milioni, proponete un subemendamento per abbassare questa soglia ulteriormente dal 25 per cento al 20 per cento, poi però non vi fate assolutamente alcuno scrupolo a mandare Equitalia dai cittadini onesti di questo Paese, portargli via la casa, la fabbrica, in qualche caso anche la vita. Vi dovete semplicemente vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, penso sia opportuno distinguere, pur nelle legittime posizioni, tra una sensibilità generale, che fortunatamente sta crescendo, sugli effetti, talvolta devastanti, della diffusione del gioco. Ricordo che è stata approvata dal Senato una mozione che impegna il Governo a una revisione complessiva del proprio approccio sul tema.
Sappiamo che sulla ludopatia esiste l'esigenza di interventi molto più rigorosi e sulla linea generale, che è quella sulla quale stiamo anche riflettendo tutti insieme, di ridurre l'esposizione anche dello Stato su questo aspetto, tra questa linea generale condivisa e sulla quale si sta lavorando da quello che stiamo discutendo oggi. Oggi stiamo discutendo del recupero di risorse che sono state già messe in campo in questa discussione in queste settimane e che riguardano la copertura di un emendamento. Questo recupero di risorse porta sì che gli operatori pagano una certa entità, si è molto discusso sulla determinazione di questa entità ma vorrei ricordare che la stessa Corte dei conti nelle audizioni che sono state fatte anche nelle Commissioni ha fatto presente che vi era un punto di equilibrio che era più vicino tra l'altro alla percentuale che oggi proponiamo, rispetto a quella precedente, che poteva consentire una larga adesione. La verità è che la larga adesione c’è e che quindi questo consente di recuperare le stesse risorse che avevamo ipotizzato prima per un numero più largo di aderenti.
Quindi, se possiamo distinguere tra le due operazioni, quella di un ragionamento generale e questa di oggi, questa di oggi è confinata in un quadro specifico molto determinato che è quello di recuperare le risorse necessarie ad una certa copertura e non è incoerente con una linea generale perché comunque fino a ieri questi operatori non pagavano, adesso cominciano a pagare per una cifra che comunque serve a coprire e che indica una linea di riferimento generale che il Governo sta adottando. Queste sono le motivazioni per le quali abbiamo riformulato questo emendamento, non è affatto un ulteriore sconto, è una definizione di una cifra che è stata prima concordata e poi che si è visto, anche con l'aiuto della Corte dei conti, che è quella più realistica. Quindi, è evidente che se teniamo unite le due discussioni, capisco e comprendo le osservazioni che sono state fatte, ma se riusciamo a distinguerle nel senso che vi è una linea prevalente del Governo che è quella di ripensare complessivamente a questa strada, ma vi è un'emergenza che è quella di far pagare, di cominciare a far vedere che pagano, l'effetto di una non approvazione di questo emendamento sarebbe di tutta soddisfazione per coloro che comunque in questo momento sono obbligati, dalla legge che stiamo per approvare, comunque a intervenire e pagare.
Queste sono le motivazioni per le quali mi pareva giusto comunque dare una spiegazione di equilibrio rispetto a come ci stiamo muovendo.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO. Signor Presidente, prosegue il «do ut des» di basso rango della maggioranza, anche l'IMU è diventata oggetto di scambio. Alfano può sbandierare la cancellazione di una parola e il PD può dirsi soddisfatto perché ciò che esce dalla porta rientrerà presto dalla finestra sotto mentite spoglie.
Come al solito il Governo disprezza chi produce la ricchezza e si prepara a «gabbare» tutti i cittadini. Ora vorrei occupare la parte restante per guardarvi uno per uno negli occhi, visto che all'una e mezza di notte così avete fatto con me (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, alcune ulteriori riflessioni dopo quelle che ha già fatto il sottosegretario Baretta. Innanzitutto, come è stato sottolineato, siamo di fronte ad una materia che è oggetto di una profonda revisione. Il sottosegretario ricordava l'ordine del giorno del Senato.
Voglio ricordare qui l'approvazione da parte della Camera – e speriamo che avvenga presto da parte del Senato – della legge delega fiscale, dove una parte consistente, anzi la più innovativa rispetto a quanto avevamo già approvato nella scorsa legislatura, riguarda proprio i giochi, recependo molte delle valutazioni e delle osservazioni che erano state fatte in tanti disegni di legge, che volevano innovare profondamente questo settore, ponendoci l'obiettivo di intervenire in riferimento alla ludopatia anche dopo quanto previsto dal precedente Governo con il decreto Balduzzi. Quindi c’è una strada per innovare – io direi – soprattutto nella direzione di fare in modo che, da una parte, si restringa l'area del gioco, anche di quello lecito, perché sappiamo che anche in quello lecito c’è il filtro della malavita organizzata e, dall'altra, però, di fare in modo che allo Stato arrivino più risorse rispetto a quell'ammontare di gioco che si andrà a rideterminare perché gli ultimi decreti che hanno governato questa materia hanno fatto sì che aumentasse il fatturato, ma in proporzione non aumentasse l'entrata per lo Stato, che anzi diminuiva. Dopodiché c’è un'altra partita, che è quella che riguarda questo provvedimento.
Allora, io voglio dirlo subito: se si trattasse di un condono, noi saremmo i primi ad essere in disaccordo, anche se c’è una questione di recupero di risorse. Questo non è un condono innanzitutto perché non è materia tributaria, non c’è una questione fiscale, c’è un contenzioso di carattere contrattuale su cui è intervenuta in prima istanza la Corte dei conti; qualche volta anche in quest'Aula si è parlato di 90 miliardi – mi sembra, oggi no – e voglio ribadire che quella cifra non esiste non per una volontà politica dei Governi, ma perché in sede giurisdizionale quella cifra è stata rideterminata in un massimo di 2 miliardi e 400 mila, ma quel contenzioso è ancora aperto e non è che abbiamo la garanzia di incassare, se aspettiamo qualche mese, due miliardi e 400 mila. Quindi qui si fa un regalo perché, anche se fosse così, ovviamente ci sarebbero forti motivazioni per essere in disaccordo. Il problema è che si può arrivare a 2 miliardi e 400 mila, ma può essere anche a zero, può anche essere che il contenzioso si concluda a favore delle concessionarie. Non abbiamo nessuna certezza in questo senso, quindi già il primo provvedimento, il decreto, nella prima stesura, proponeva sostanzialmente una transazione contrattuale. La Corte dei conti ci ha detto che, fatta in quel modo, non essendoci una certezza per il tetto massimo, poteva anche finire che nessuno aderiva. Ci sono stati emendamenti in Commissione che sono andati in una direzione di maggiore certezza, è vero che in quella sede il Governo ci ha detto che a decreto già approvato, già in vigore non è opportuno intervenire, ma credo sia positivo che il Pag. 47Governo ci abbia ripensato. Questo emendamento può dare maggiori certezze: qui, dal punto di vista delle coperture finanziarie, le certezze o le probabilità, quanto meno, aumentano, la stessa platea degli interessati aumenta e potrebbe anche portare non a 600 ma a 700 milioni di entrate perché vanno dai due miliardi e 400 mila inizialmente previsti ai 3 miliardi e 600 mila gli interessati globalmente a questa vicenda.
Noi abbiamo approvato all'unanimità due subemendamenti, un emendamento al testo e un subemendamento, che – vorrei anche ricordarlo – da questo punto di vista, ci danno maggiori garanzie sul fatto che, se non si paga entro i termini, scade il decreto, quindi non c’è questo beneficio e il fatto che debba avvenire in un'unica soluzione se si sceglie questa strada del 20 per cento, in un'unica soluzione si deve pagare. Quindi, credo che ci siano le condizioni per poter approvare questo emendamento del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, io notoriamente non sono sospetto di collusioni con una certa demagogia dei miei amici e colleghi del MoVimento 5 Stelle. Devo però dire che questa volta la loro protesta si incrocia con un problema reale. Io capisco le ragioni che ci ha esposto il sottosegretario Baretta – e le condivido – ma c’è una questione che è ancora più a monte, quella della legittimazione che lo Stato dà al gioco d'azzardo, lanciando un messaggio che è distruttivo, al di là delle buone ragioni che per i conti dello Stato derivano da un concordato.
Diamo in realtà un concordato al gioco d'azzardo, gioco d'azzardo di cui conosciamo le commistioni con la criminalità, di cui conosciamo le indagini, le quali hanno mostrato che non esiste un confine così netto tra gioco legale e gioco illegale ma sono mescolati fra di loro e del quale sappiamo comunque che è causa, anche se perfettamente legale, anche se fosse tutto perfettamente legale, di rovina per almeno 800 mila o un milione di famiglie in Italia. Io ho sempre votato contro la nuova linea che abbiamo adottato sul gioco d'azzardo già dalla passata legislatura e, anche in dissenso dal mio gruppo, devo dire che voterò contro anche questa volta (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, contro la formulazione originaria dell'articolo 14 insieme al collega Sberna avevamo già presentato un emendamento soppressivo che è stato giudicato inammissibile. Ora ci ritroviamo un subemendamento che è ancora peggiorativo rispetto a quella che era l'originaria formulazione. Il sottosegretario Baretta ci ha detto che si tratta di un recupero di risorse, che vi è stata una larga adesione ad un provvedimento che in qualche modo voleva mettere fine ad un contenzioso. Sta di fatto però che l'articolo 14 prevede che, ai fini dell'applicazione delle disposizioni, deve essere presentata specifica richiesta entro il 15 ottobre, cioè entro oggi. Non si vede allora a che cosa serva un ulteriore bonus che viene dato a questi signori. Io sono contro questa disciplina e voterò contro, perché si tratta a tutti gli effetti di un condono fiscale, che già di per sé è inaccettabile, ancora più in una materia come questa che collide con la salute di tanti cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbanti. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, con questo emendamento abbiamo toccato il fondo. Non è una questione di coperture, questa è una questione di principio. Lo Stato deve pretendere ciò Pag. 48che gli è dovuto e non deve mendicare invece spiccioli come sta facendo. Non può fare il forte con i deboli e il debole con i forti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se i soldi non ci sono, abbia il coraggio il Governo di aumentare le accise, di ricorrere alle clausole di salvaguardia e mettersi davanti alle proprie responsabilità davanti ai cittadini. Chi ha presentato questo emendamento deve soltanto vergognarsi e deve chiedere scusa a tutti quei cittadini che fanno fatica ad arrivare a fine mese a discapito di queste lobby (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, nonostante gli apprezzabili tentativi di arrampicarsi sugli specchi del sottosegretario Baretta e del collega Marchi, qui siamo davvero alla massima rappresentazione della vergogna. Questo è un Paese in cui, dopo aver punito i cittadini che cercano di smettere il vizio del fumo, inventandosi una tassa sulla sigaretta elettronica – l'unico Paese al mondo il cui Governo, invece che compiacersi del fatto che i propri cittadini smettano di fumare, li penalizza perché avrebbero sottratto delle entrate al monopolio di Stato – siamo qui addirittura allo scontro predeterminato nei confronti di chi gestisce i giochi, nello stesso momento in cui si fa un gran parlare su tutto il territorio nazionale e nelle istituzioni, anche con riferimento ad alcuni episodi che citerò da qui ad un attimo, della necessità di combattere, per prevenire quello che può accadere in termini di impatto sulla salute dei cittadini italiani, il fenomeno della ludopatia. In queste stesse ore per esempio, signor Presidente, le segnalo che è in corso nel consiglio regionale della Lombardia una discussione che con tutta ragionevolezza consentirà questa sera l'approvazione unanime, indipendentemente dalle collocazioni di parte, di una norma contro la ludopatia in quella regione. Non più tardi di ieri sera il consiglio comunale di Milano, il cui sindaco come dire non è particolarmente contraddistinto per essere vicino politicamente a chi sta parlando ora in Aula, a larghissima maggioranza ha approvato una mozione nella quale chiede al Governo che nei provvedimenti finanziari non venga mai utilizzata come copertura per le entrate derivanti da transazioni con concessionarie di attività di gioco d'azzardo, per trovare gli equilibri finanziari.
Allora, al di là degli infingimenti, signor Presidente, perché poi mi rendo conto che la sacrale istituzionalità dell'Aula in cui parliamo ci induce, a volte, a dire solo meno della metà della metà della metà di quello che sarebbe necessario dire, il tema vero è il seguente, ed è la domanda che pongo al sottosegretario Baretta, di cui conosco e apprezzo le doti di serietà personale: signor sottosegretario, lei è in grado di affermare, in piena coscienza, che nessuno del suo Governo e della sua maggioranza sia stato avvicinato, come dire, non soltanto in forma dialettica, prima da parte delle multinazionali del tabacco e oggi da parte delle lobby dei giochi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
Oppure, se vogliamo rovesciare l'onere della prova al contrario, siamo in grado di sapere se, invece, è successo che qualcuno abbia parlato prima con le lobby delle macchinette e poi con le multinazionali del tabacco ? Siamo in grado di saperne nome e cognome ? E così, a scopo precauzionale, per metterci tutti il cuore in pace, siamo in grado di fare, ora per allora, un'analisi patrimoniale della situazione soggettiva di chi ha parlato, in nome e conto del Governo e della maggioranza, con i rappresentanti delle multinazionali del tabacco e dei gestori dei giochi ?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, si rimane un po’ interdetti a vedere quello che questo Governo tira fuori, come Pag. 49se fossimo ad aprile, con l'uovo di Pasqua. Vi è una sorpresa dietro l'altra, per cui vediamo che, con una sfacciataggine unica, riescono a fare degli sconti a chi ha truffato lo Stato.
Quando la Corte dei conti, quindi non l'ultimo di coloro che non sanno niente, ma la Corte dei conti – che, quando scrive ai comuni che le cose non vanno bene, obbliga i comuni, che correttamente si devono adeguare, ad andare su un certo binario –, scrive determinate cose su questa lobby delle macchinette e delle slot-machine, sembra che poi tutto debba essere messo, come gli struzzi, sotto la sabbia.
Allora, se si parla, come si parla, di cercare soldi, vedere questi sconti continui, adesso dal 25 al 20 per cento, mi ricorda un po’ la frase tipica che si dice: «pochi, maledetti e subito, dammeli». Infatti, se la scadenza è il 15 novembre, entro 30 giorni devono pagare. Ma se avessero così ragione queste società, secondo voi, regalerebbero 30, 40, 50, 60 milioni di euro, cioè quello che devono pagare per le multe ? O, forse, hanno talmente torto che, alla fine, gli va bene pagare tali somme ? Questa è la verità, altrimenti non si spiegherebbe perché il costo totale sia 2 miliardi e 400 milioni di euro.
E poi si viene qui, in quest'Aula, dove vi sono anche tutti gli altri miei colleghi, e che cosa si dice ? «Ci sono i tagli alla sanità ! Come possiamo fare per quanto riguarda gli esodati ? Ne possiamo mettere in salvo ancora qualcuno ?». Tanto avevamo visto, poi, la scenetta dell'allora Ministro Fornero, che piangeva e, nello stesso tempo, però, fregava tante e tante persone, che si sono trovate in mezzo alla strada, non avendo più né il lavoro né la pensione.
Ma la Fornero sta bene sia con il lavoro che con la pensione, e con lei il Governo delle banche con cui faceva il Ministro. E poi abbiamo la scuola: si parla tanto di scuola, il Primo Ministro è venuto qui a dire: «noi faremo molto di più». Infatti, stiamo vedendo in Commissione cultura quanto faranno molto di più per le scuole. Si vede !
Oppure vi sono i radical chic, quelli di sinistra, che vengono qui a parlare di scuola pubblica, però poi mandano i figli nella scuola privata; ma votano per quella pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Quanti ipocriti vi sono qui dentro, che mandano i figli alla scuola privata e vengono a parlare di quella pubblica ! Questo è un Parlamento di ipocriti, questa è la realtà !
E quando si parla di questi provvedimenti, lei, sottosegretario Baretta, ovviamente fa la parte di quel gatto che cerca di arrampicarsi sugli specchi e fa quello che può. Io non ce l'ho con lei, ci mancherebbe: lei è un kamikaze, qua ! È venuto a dire delle cose, poverino: si metta su anche l'elmetto e ha fatto tutto quello che doveva fare. In fondo, mi fa anche un po’ pena, sinceramente, perché è il suo mestiere.

PRESIDENTE. Andiamo avanti, non è il caso di...

GIANLUCA BUONANNO. Non ho detto niente di male ! Adesso non posso neanche più esprimere pena ! Lo avessi detto al plurale, capirei, ma ho detto «pena». Alla fine, mi scusi se dico una parola che però c’è nel dizionario, ma questo provvedimento è come quello che succede a Roma. Mi scusi, noi abbiamo parlato questa mattina di Roma.
Allora, a Roma il sindaco attuale (a noi non ce ne frega niente che si chiami Alemanno, che si chiami Marino, il problema è Roma ) appena chiede soldi (dobbiamo dargli ancora una marea di soldi) ha nominato sessantun consulenti, spende 9 milioni e mezzo di euro l'anno per questi consulenti e quali sono questi consulenti ? Naturalmente sono giornalisti, sono segretarie. E poi ci viene a chiedere i soldi ! Questo è il sindaco di Roma nuovo ? Complimenti ! Poi vedo sul giornale che, siccome il comune di Roma spende 52 milioni di euro di affitto l'anno perché non ha i locali, riesce però a Pag. 50prendere 0,73 centesimi l'anno per il Museo della civiltà romana dalla Sovrintendenza. Ma siete proprio furbi voi romani ! Capaci di spendere 52 milioni di euro e poi dopo pretendete solo 0,73 centesimi per il Museo della civiltà romana. Complimenti, Romani ! Voglio chiudere, signor Presidente, perché il mio tempo credo sia quasi ultimato. Questo è un provvedimento, onorevole Baretta, che mi ricorda la cloaca, questo è un provvedimento da cloaca e chi vota questo provvedimento fa la parte del sorcio, perché tutti quelli che voteranno questo emendamento sono dei sorci rispetto alla cloaca che ha presentato questo Governo (Commenti) ! Perché voi siete dei sorci a votare una porcheria del genere...

PRESIDENTE. Deputato, si rivolga con rispetto ai suoi colleghi !

GIANLUCA BUONANNO. ...su quello che riguarda questo provvedimento che è veramente una cloaca !

PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo, deputato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

FRANCO BORDO. Signor Presidente, signor Sottosegretario, la politica è fatta di atti e scelte concrete che incidono sulla vita dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese, del Paese. Però è fatta anche di atti simbolici, insieme alle scelte concrete. E questo, come lei sa e percepisce bene, è un atto simbolico negativo, molto negativo, nei confronti del messaggio che si dà al Paese, del messaggio che si dà ai sindaci, a quegli assessori, a quegli operatori sociali, alle associazioni del volontariato che lavorano, appunto, sul problema della dipendenza dal gioco d'azzardo. È una scelta negativa. È un messaggio, che io dico con quale faccia la Camera ospiterà fra otto giorni il convegno, la tavola rotonda presso le nostre sale, dal titolo Gioco d'azzardo e dipendenze. Fare cassa e salvare le anime ! Come conciliare gli interessi a vantaggio del Paese.
Ecco, rifletta un attimo: 100 milioni sono un atto simbolico che non può ricadere contro tutte le migliaia di persone che oggi sono impegnate (amministratori, volontari, operatori sociali) contro il gioco d'azzardo e anche contro le stesse indicazioni che ha dato questa Camera, perché se la delega fiscale cominciate a interpretarla così, bisogna essere molto preoccupati. Non va bene, dovete cambiare. Siete ancora in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà, per un minuto.

DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, io rimango un attimino basito perché mi sembra che alla fine della storia le società che gestiscono i giochi d'azzardo difficilmente pagheranno quello che devono e pertanto ci troveremo che tutto ciò graverà di nuovo sulle spalle della copertura della salvaguardia. Ma il gioco delle tre carte sulle coperture è allarmante, perché se da un lato io ho dieci monetine per comprare, mettiamo – esemplifico – una bistecca, non è che magicamente passando da 25 a 20, le monetine diventano circa otto, e io cosa faccio ? Con quelle otto monetine voglio comprare la stessa bistecca. Mi sembra palese che non ci si possa fidare di un termine «probabilmente ci saranno altri concessionari che in qualche modo accetteranno di entrare e quindi si allarga la platea». È inammissibile.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

DAVIDE CRIPPA. Con l'idea di qualcosa non si arriverà mai in fondo. Bisogna avere certezze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PRESIDENTE. Avendo altri dieci iscritti a parlare, vi chiedo di stare nei tempi.Pag. 51
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà, per un minuto.

DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, non soltanto questo emendamento è insostenibile dal punto di vista finanziario, è moralmente inaccettabile ! Io mi chiedo, noi ci chiediamo, quante catene ha questo Governo e soprattutto chi ha le chiavi di queste catene. È vero allora, non chiamatelo regalo, non chiamatelo donazione, non chiamatelo condono. Chiamatelo per quello che è: un furto, un furto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Un attimo, ci fermiamo. Sospendo un attimo la seduta. La deputata Bossa non si è sentita bene.

La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENTE. Prego di parlare il deputato Baroni, ha facoltà per un minuto.

MASSIMO ENRICO BARONI. Intanto i nostri auguri per il collega che si è sentito male.
Noi volevamo fare un'ulteriore segnalazione, gentile Presidente. Sempre per la serie «Dallasty», MEF e contiguità con le forze politiche, la Corte dei Conti ha chiesto un risarcimento anche ai Monopoli dello Stato nelle persone di Giorgio Tino – quindi dopo Antonio Tagliaferri ricordiamoci di Giorgio Tino – allora direttore generale dei Monopoli, della sua compagna, Anna Barbarito, e di Antonio Tagliaferri, quindi – come abbiamo detto – dirigenti dei Monopoli, in quanto ritenne che i tre avrebbero volontariamente concordato di non applicare la convenzione e la revoca delle concessioni. Nel caso di Tino per poter essere poi riconfermato dalla politica come direttore dei Monopoli. È qui sappiamo che c’è stato un interessamento di Laboccetta su Proietti. L'ex direttore dei Monopoli dello Stato fu sostituito e lasciò l'incarico ai Monopoli, facendo però una gran carriera. In soli 12 giorni...

PRESIDENTE. Deve concludere.

MASSIMO ENRICO BARONI. ...fu nominato presidente di Equitalia a Perugia, il 19 ottobre 2009, e consigliere di amministrazione di Equitalia Romagna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

PRESIDENTE. La ringrazio, ha esaurito il suo tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, tanto per non prenderci in giro il Governo dice che le concessionarie non pagavano e l'effetto è di farli pagare. Praticamente è la logica – diciamocelo chiaramente – del condono, senza «se» e senza «ma», e questo nonostante il deputato Marchi dica che non è un condono. Qui c'erano maggiori certezze contrattuali e non si capisce quali siano queste certezze, perché in questo momento non ci sono certezze di maggiori entrate. Allora io mi chiedo e vi chiedo – e parlo di giustizia, prima che economica, sociale e di giustezza morale – se questo tipo di giustizia noi lo vogliamo considerare ancora una priorità di questo Parlamento o se il Parlamento deve diventare la casa del condono, dell'amnistia, dell'indulto e di tutto ciò che alla fine mira a sanare l'illegalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto contrario a questo emendamento da parte del gruppo della Lega Nord, in quanto riteniamo non accettabile la definizione agevolata per contenziosi di questo genere con un versamento che riteniamo essere ridicolo, pari a una somma del 20 per cento di quanto contestato, soprattutto poi per una problematica così seria e così sentita nella nostra società in questo particolare momento.
Riteniamo questo emendamento iniquo e riteniamo che sia senza ombra di dubbio un «condono camuffato». Quindi, alla luce di ciò, annunciamo il nostro voto contrario. Anche sul fatto dell'eventuale copertura questo emendamento non dà assolutamente nessuna garanzia, in quanto è già stato poc'anzi ricordato che non è neanche detto che questo condono – così lo chiamiamo noi – di questo 20 per cento poi entri nelle casse dell'erario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà per un minuto.

CARLO SIBILIA. Signor Presidente, io volevo semplicemente dire al sottosegretario Baretta che è inutile che faccia da paravento a questo regalo che stanno facendo agli evasori lobbisti delle slot machine. Oggi a rispondere di questo emendamento in Aula ci dovrebbero essere Letta e Alfano, che prendono i soldi da questi signori delle slot machine attraverso la loro fondazione privata Vedrò. Sono loro che dovrebbero rispondere di questo. E soprattutto voi avete devastato quella che è la fiducia nelle Forze dell'ordine, perché chi ha denunciato il fatto – cioè il comandante del nucleo speciale antifrode Umberto Rapetto – è stato costretto a dimettersi. Quindi, vergognatevi per quello che state facendo ai cittadini italiani e alle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Signor Presidente, anche da parte mia è necessario sottolineare che le lobby dei giochi d'azzardo hanno effettivamente portato molto male a questo Paese. Questo è il mio Governo, l'ho sostenuto e continuerò a sostenerlo, ma non posso farlo, nonostante ho ascoltato le ragioni, anche in Commissione finanze, del sottosegretario quando giustificava la bocciatura e l'inammissibilità addirittura dell'emendamento che avevo presentato a proposito. Ragioni che ho ascoltato, che sono necessarie, ma non sono sufficienti. Ragioni che ho compreso, ma che non giustificano la scelta di condonare di fatto a chi ha trascinato e sta continuando a trascinare verso la povertà decine e decine di migliaia di persone in questo Paese. Costoro non meritano nessun giudizio positivo e, anzi devono certamente pagare per il male che hanno fatto e che continuano a fare. Perciò il mio voto è certamente contrario a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, esamino il caso da un altro punto di vista. È stato chiaramente confessato dal sottosegretario e dal collega Marchi che con questa normativa si vuole porre fine o rimedio ad un contenzioso. Non so se ci rendiamo conto della gravità di queste giustificazioni. Se una norma di tal fatta fosse stata introdotta in assenza di contenzioso, allora potrebbe apparire una norma di carattere generale. In altre parole, chi ad un certo punto paga una certa somma, può evitare come accade appunto nei condoni. Qui il Governo interviene Pag. 53su un contenzioso in atto, come è stato chiaramente detto. Mi avevano insegnato che la pubblica amministrazione non fa transazioni normalmente. È una vecchia scuola. O si vince la causa o la si perde, proprio per le ragioni di trasparenza e per evitare che un collega si alzi e sospetti, come è stato sospettato, che ci sia qualche altra cosa sotto questa normativa.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

ARCANGELO SANNICANDRO. Ho finito. Ora noi sostituiamo alla pubblica amministrazione, che talvolta ha il potere di fare transazioni, addirittura una norma giuridica. In altre parole, praticamente il Parlamento si sostituisce alla normale attività della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zanetti. Ne ha facoltà.

ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, sicuramente la normativa dei giochi richiede un ripensamento, parte del quale avrà luogo attraverso l'attuazione della delega fiscale, e sicuramente questo articolo 14, oltre che questo emendamento, ci piacciono poco. Devo, però, dire che stiamo discutendo di un emendamento del Governo, unico qui in discussione, il che vuol dire che non ne sono arrivati altri ammissibili da parte dei gruppi, compreso il nostro. Questo è il motivo per cui, pur trovando non condivisibile l'articolo 14 e anche questo emendamento, Scelta Civica per l'Italia comunque si limiterà a dare libertà di voto e di coscienza ai suoi singoli componenti. Per quanto riguarda il sottoscritto, mi asterrò proprio perché, nonostante ci abbia provato, non sono riuscito a trovare una proposta alternativa che non fosse l'aumento delle imposte e, a differenza di quello che altri fanno, noi non amiamo sparare a zero se non siamo capaci di costruire proposte alternative. La serietà della politica è anche questo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

DANIELE PESCO. Signor Presidente, io mi rivolgo a lei logicamente, però mi piacerebbe dirlo a tutti che ci sono dei complici, perché non è possibile che venga fatto uno sconto dell'80 per cento su una sanzione e questa offerta viene fatta dal Governo. Ma ci rendiamo conto ? Ma se qualcuno ci guardasse dall'estero, cosa penserebbe di quest'Aula, di un'Aula dove vengono discusse queste cose ? Non è assolutamente possibile. E poi ricordiamo una cosa. Ricordiamo che il gioco d'azzardo porterebbe allo Stato 16 miliardi di euro; in realtà non ne porta 16, ne porta solo 8, perché gli altri 8 li prende la filiera del gioco. In pratica, come se fossero proprio due soci d'affari, due complici, metà e metà. Ma non basta, non basta.
Infatti nel 2012 non bastavano 8 miliardi per la filiera del gioco: sono cresciuti. Addirittura i concessionari guadagnano più dello Stato. Quindi: guadagnano più dello Stato e, in più, gli facciamo gli sconti sulle sanzioni, sconti dell'ottanta per cento ? Questo non è possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Signor Presidente, l'emendamento in questione si configura come una vera e propria sanatoria che risolve il contenzioso con la lobby del gioco d'azzardo a favore di questa e il conto lo fate pagare due volte ai cittadini onesti. Da una parte facendo lo sconto su ciò che devono alla comunità e, quindi, ciò che lo Stato non incasserà da questa vera e propria marchetta lo pagheranno i cittadini comuni, i cittadini onesti che, dall'altra, pagano già un prezzo salato sulla propria pelle a causa della diffusione del gioco d'azzardo legale, con pesanti ricadute dal punto di vista sociale. Questo è un regalo ben confezionato che fate a chi Pag. 54vi ha dettato l'emendamento in questione. Andate a favorire chi lucra sul disagio che si è diffuso con la crisi e che porta uomini e donne, ma soprattutto anziani e le fasce della nostra popolazione più debole, a tentare oggi la fortuna. Dovreste provare almeno vergogna. Avete la responsabilità morale di provvedimenti come questi che incidono gravemente sulla salute...

PRESIDENTE. Deputato Rondini, concluda.

MARCO RONDINI. ... e la sicurezza della nostra comunità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale semplicemente per invitare il Governo ad un attimo di riflessione. Sono consapevole che il meglio tante volte è nemico del bene e che lo spirito dell'emendamento del Governo è di riuscire ad avere comunque introiti che altrimenti non ci sarebbero, andrebbe avanti il contenzioso e si rischierebbe di perdere queste risorse.
Ritengo tuttavia che tra questo emendamento e quanto è previsto nel testo si possa trovare una via di mezzo che non riduce l'adesione delle aziende all'accordo, ma ci consente di trarre un ulteriore beneficio da qualcosa che va a vantaggio delle tante famiglie e dei tanti ragazzi e dei tanti italiani, uomini e donne, che da questa lobby vengono quotidianamente rovinate. Pensi, quindi, il Governo se lo può riformulare o accantonarlo e, se non è possibile, ne prenderemo atto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, intervengo perché ancora una volta si ascoltano toni e accuse infamanti di alcuni colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché non si può dire in quest'Aula quello che è stato detto poco fa. Non si possono accusare il Presidente del Consiglio e il Vicepresidente del Consiglio di prendere i soldi dai concessionari delle slot machine. Non può essere accettata un'accusa di questo tipo in quest'Aula. Lei deve fermare queste persone nel momento in cui formulano accuse di questo tipo. Questo volevo dirle e spero che non succeda più (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nuti. Ne ha facoltà. Chiedo per favore di liberare i banchi del Governo, se è possibile.

RICCARDO NUTI. Signor Presidente, riepiloghiamo un attimo, colleghi. Prima la Guardia di finanza dà una multa di 98 miliardi. Va be’, avevano sbagliato: era eccessiva. Poi la Corte dei conti dice: 2,5 miliardi. Poi il Governo dice: va be’, 2,5 miliardi non ce li volete dare, datecene 640 milioni. Ora, nonostante ciò, arrivano in Aula e propongono l'emendamento con un ulteriore sconto a 500 milioni e ci sentiamo dire, da una parte, da un collega del PD: «Almeno questi soldi li incassiamo subito» e, quindi, viene da rispondere: ma allora perché dobbiamo continuare a pagare le tasse se, tanto, non pagandole diminuiscono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Diciamo semplicemente ai cittadini: continuate a non pagare le tasse perché, passando il tempo, ve le diminuiscono finché praticamente non vi sanzionano per niente.
Dall'altra parte il collega Zanetti di Scelta Civica dice: «Mi astengo perché non ho una proposta». La proposta seria è semplicemente di farsi dare i soldi immediatamente da questi concessionari, non di attendere da chissà quale emendamento un ulteriore sconto, perché altrimenti non andiamo avanti in questo Paese. Quindi la serietà sta semplicemente nel far applicare quello che applichiamo per gli altri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 55

PRESIDENTE. Vi informo che la collega Bossa è rientrata in Aula, quindi, penso che stia bene e siamo contentissimi (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.200 del Governo, come subemendato, con il parere favorevole delle Commissioni.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Colleghi, vi prego di abbassare il tono della voce. Chi non ha votato ? Mura.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 432
Votanti 414
Astenuti 18
Maggioranza 208
Hanno votato 231
Hanno votato no 183.

La Camera approva (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Dai banchi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si grida: «Vergogna !») (Vedi votazioni).

Colleghi ! Colleghi, vi richiamo all'ordine.
Passiamo all'emendamento Boccadutri 15.1.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Boccadutri 15.1 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boccadutri 15.1, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Gregari, Lavagno... Chi non ha votato ancora ? Currò, Della Valle, Venittelli, Luciano Agostini, Paolucci, Magorno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato 28
Hanno votato no 434.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo all'emendamento Nardi 15.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Nardi 15.2, formulato dal relatore.

MARTINA NARDI. Signor Presidente, forse non convincerò nessuno, però, siccome il tema è che non avete voluto che persone come me, come tutti quelli che sono in questa sede, pagassero l'IMU – e ce lo possiamo decisamente permettere – e avete deciso di non avere, quindi, i soldi per pagare i debiti della pubblica amministrazione, per coprire i debiti della pubblica amministrazione, avete deciso di tagliare 300 milioni di euro alla manutenzione del trasporto ferroviario. Quando parliamo di manutenzione di Ferrovie dello Stato parliamo delle tante, tantissime società, ditte, che con 300 milioni di euro avrebbero la possibilità di avere lavoro; parliamo, soprattutto, dell'innovazione di questo Paese, della manutenzione del nostro patrimonio ferroviario. Quindi, io penso e credo che abbiamo posto un'altra posta di bilancio rispetto alla copertura. Però tagliare 300 milioni di euro alla manutenzione dei nostri treni per non far sì che noi, che ce lo possiamo permettere, pagassimo l'IMU, credo sia oggettivamente indecoroso. Penso che tutti i pendolari d'Italia e i lavoratori di questo Paese ringrazieranno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 56
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nardi 15.2, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ventricelli, Taricco, Frusone, Della Valle, Gregori, Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 466
Votanti 375
Astenuti 91
Maggioranza 188
Hanno votato 47
Hanno votato no 328.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo all'emendamento Pilozzi 15.3.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Pilozzi 15.3, formulato dal relatore.

NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, con questo emendamento ci proponiamo di eliminare il taglio delle risorse per l'assunzione di membri delle forze dell'ordine, esattamente 55 milioni di euro, e proponiamo di finanziarlo mediante una leggera riduzione delle cosiddette tax expenditures, ovvero quelle agevolazioni fiscali di cui in Italia è diventata urgente una revisione e di cui spesso se ne perde anche il senso. Ovviamente, riteniamo di escludere le disposizioni a tutela dei redditi da lavoro dipendente o autonomo, dei redditi da pensione, della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate, del patrimonio artistico e culturale e della ricerca e dell'ambiente. Io lo dico a tutti i colleghi, noi ci riempiamo troppo spesso e troppo la bocca di sicurezza e poi ogni volta dobbiamo bloccare l'assunzione di nuove forze dell'ordine che garantirebbero non solo maggiore sicurezza, ma credo che garantirebbero anche una maggiore tenuta democratica di questo Paese, visto che ormai stiamo delegando sempre di più ai militari il ruolo che dovrebbero svolgere in questo Paese le forze dell'ordine. Io credo che noi dovremmo applicare la Costituzione repubblicana e dividere anche quelli che sono i compiti dei militari e i compiti delle forze dell'ordine. Quindi, facciamo uno sforzo che vada nel senso di gratificare le forze dell'ordine e di poter, anche, assumere nuovi ragazzi che possano, in un certo senso, servire lo Stato e dare a tutti noi un servizio e una necessità di cui tutti i cittadini sentono il bisogno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pilozzi 15.3, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Spadoni, Vignaroli, Dell'Orco, Palma, Picierno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato 45
Hanno votato no 418.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo all'emendamento Kronbichler 15.4.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Kronbichler 15.4, formulato dal relatore.

GIANNI MELILLA. Signor Presidente, sulla problematica dei vigili del fuoco c’è stato in quest'Aula un autorevole intervento del collega Rosato che io ho condiviso.
Con questo emendamento noi cerchiamo di eliminare il taglio delle risorse per il fondo da ripartire per l'assunzione del personale del comparto sicurezza, difesa e del Corpo dei vigili del fuoco. Proponiamo che la copertura corrispondente si realizzi mediante una leggera riduzione delle agevolazioni fiscali. Del Pag. 57resto, il sistema delle agevolazioni fiscali ha un urgente bisogno di essere riformato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Kronbichler 15.4, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Spadoni, Mura, Ventricelli, Galperti, Rossi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato 47
Hanno votato no 423.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo all'emendamento Nardi 15.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

TITTI DI SALVO. Signor Presidente, noi presentiamo un emendamento soppressivo, nel senso che chiediamo di eliminare il taglio previsto di 50 milioni di euro sul fondo per le assunzioni dell'amministrazione finanziaria. Ciò per una ragione semplice, e cioè pensiamo che lì ci sia la possibilità di agire, nell'amministrazione finanziaria, per contrastare l'elusione e l'evasione fiscale, perché ogni soldo investito in formazione e in presenze di quei lavoratori e lavoratrici in realtà porta indietro allo Stato molte risorse. Ricordo all'Aula che abbiamo votato insieme un ordine del giorno, per esempio, sugli ispettori INPS: è evidente che lotta all'evasione e all'elusione fiscale (17 per cento del PIL, 217 miliardi) si avvantaggerebbe di queste persone. Per questa ragione noi presentiamo un emendamento soppressivo di quei tagli e lo copriamo con un lavoro sulle agevolazioni fiscali, che sarebbe utile disboscare al più presto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nardi 15.5, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Piepoli, Tancredi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato 28
Hanno votato no 441.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.102 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Taricco, Boschi, Spadoni, Nesci, Moretti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 470
Votanti 375
Astenuti 95
Maggioranza 188
Hanno votato 347
Hanno votato no 28.

La Camera approva (Vedi votazioni).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Salvo 15.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi proponiamo con questo emendamento di eliminare il taglio delle risorse destinate al fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello. Nelle prossime ore vedremo che Pag. 58cosa produrrà l'intervento del Governo sulla legge di stabilità in termini di cuneo fiscale, in termini di disponibilità ai lavoratori; intanto, se riusciamo, evitiamo di tagliare quei contributi che consentirebbero ai lavoratori di avere nella contrattazione aziendale dei soldi freschi, da spendere, questi sì reali, e magari non pochi spiccioli al mese. Questo fondo è già stato tagliato per 250 milioni; con la proposta che viene fatta viene sostanzialmente azzerato e, in modo un po’ beffardo, questi tagli vengono utilizzati per finanziare la cassa in deroga. Traduco: i lavoratori si fanno solidarietà tra di loro, i soldi destinati ai loro sgravi vengono utilizzati per coloro i quali non hanno la cassa in deroga. Francamente mi pare un po’ poco, viste le difficoltà a cui sono sottoposti i lavoratori; per questo vi chiediamo di ripristinare il fondo e quindi di evitare questo taglio, almeno diamo dei soldi veri, da spendere, ai lavoratori, e sostegno al reddito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Salvo 15.6, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Fanucci, Bonifazi, Magorno, Verini, Palma...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 472
Votanti 378
Astenuti 94
Maggioranza 190
Hanno votato 29
Hanno votato no 349.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.100, delle Commissioni con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Totaro, Milanato, Lomonte, Paris, Gribaudo, Madia, Magorno, Gelmini, Nuti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 470
Votanti 351
Astenuti 119
Maggioranza 176
Hanno votato 319
Hanno votato no 32.

La Camera approva (Vedi votazioni).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.101 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Carrescia, Fraccaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 476
Votanti 454
Astenuti 22
Maggioranza 228
Hanno votato 453
Hanno votato no 1.

La Camera approva (Vedi votazioni).

(Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Marcon 15.7 (ex 15.8).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

Pag. 59

FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di non toccare i 300 milioni di euro e di individuare questa copertura da una revisione delle detrazioni fiscali. Ancora una volta proponiamo di toccare la tax expenditures, perché questi 300 milioni di euro sull'efficientamento energetico e sulle energie rinnovabili ci sembrano un tassello fondamentale, anche nelle dichiarazioni dello stesso Governo. Il Ministro Zanonato ci viene a dire del cosiddetto tagliabollette, ma a noi sembra che risorse dedicate in questo senso, nel momento in cui vengono prelevate, anche se in misura ridotta rispetto al fabbisogno, rispetto a questa necessità, possano invece andare nella direzione opposta rispetto a quella dichiarata dallo stesso Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon 15.7 (ex 15.8), con il parere contrario dalle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Calabria, Gribaudo, Piepoli, Garavini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato 125
Hanno votato no 349.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Currò 15.8 (ex 15.11), con il parere contrario dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Gribaudo, Malisani, Dambruoso, Preziosi, Murer, Segoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato 142
Hanno votato no 332

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Marcon 15.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, siamo all'apice di questo decreto-legge. È un decreto che parte sotto il segno dell'ingiustizia e ora arriviamo a quello della poca credibilità. La mancanza di credibilità riguarda la copertura prevista in questo decreto, con riguardo alla quale lo stesso Governo si dichiara incredulo, tant’è che pone la cosiddetta clausola di salvaguardia.
Poiché non crede alla lotteria del contenzioso con le slot machine neanche nel momento in cui viene ulteriormente condonato, ebbene, si pone una bella clausola di salvaguardia perché a quelle coperture nessuno crede, Governo compreso. Abbiamo realizzato la completa ingiustizia perché qui pariamo i grandi patrimoni, con una naturale propensione al risparmio degli italiani per quanto riguarda l'esenzione dell'IMU sulla prima casa. Arriviamo alla clausola di copertura.
Visto che la copertura e gli introiti dalle società che gestiscono le slot machine non si realizzerà, ebbene si adotterà un anticipo rispetto agli acconti dell'IRES e dell'IRAP ed è già pronto l'aumento sulle accise di tabacco, alcolici e benzina. Mi sembra un buon modo per concludere questo decreto e la discussione su questo decreto.Pag. 60
Pertanto noi vi proponiamo un altro tipo di copertura rispetto a questa clausola di salvaguardia e vi proponiamo di aumentare, nella misura che si renderà necessaria a seguito del monitoraggio previsto, l'aliquota dell'imposta sostitutiva sui redditi da capitale e i redditi diversi, dando così delle coperture che, qualora venissero aumentate del 3 per cento, sono di poco inferiori ai 900 milioni o, se si arrivasse al 27 per cento, ai 2 miliardi. Mi sembra una modalità un pochino più equa e un pochino più nella direzione costituzionale dell'equità e della progressività e della redistribuzione della ricchezza, a cui noi tanto ci siamo richiamati sulla discussione di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI. Signor Presidente, solo per dire che, quest'Aula lo sa, noi abbiamo fatto la pregiudiziale di costituzionalità, questo decreto è tutto sbagliato e nasce sbagliato proprio dalle coperture, nasce per tutte le questioni che ci siamo raccontati nelle settimane scorse ma, a proposito di questo emendamento, volevo chiedere ai colleghi SEL, che pensano di non aver capito con quanta forza noi chiediamo la tassazione delle rendite finanziarie, soprattutto alcune, che forse è l'ora di scriverlo un testo su questo argomento e che parlarne in maniera generica delle volte può fare più danni che fare un testo circostanziato con dei riferimenti specifici.
Quindi noi voteremo favorevolmente a questo emendamento e, con tutta la nostra forza, vi comunichiamo che sulle rendite finanziarie non ci sarà tregua, perché speriamo di fare un testo a breve (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marcon 15.9, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ginoble...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 472
Votanti 471
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato 142
Hanno votato no 329.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Si è così concluso l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 15. Ricordo che è stato presentato l'articolo aggiuntivo 2.0100 delle Commissioni, cui è riferito il subemendamento De Micheli 0.2.0100.1, e che sono state accantonate le seguenti proposte emendative: Laffranco 2.3 (pagina 1 e 2), identici Rughetti 2.15 e Busin 2.16 (pagine 2 e 3), Rubinato 2.17 (pagine 3 e 4), identici Pagano 6.26 e Guidesi 6.27 (pagina 4), articolo aggiuntivo 11.0200 del Governo.
A tale ultima proposta emendativa sono riferiti i subemendamenti Fedriga e Di Salvo 0.11.0200.1, 0.11.0200.2, 0.11.0200.3, 0.11.0200.4, 0.11.0200.5, 0.11.0200.6 e 0.11.0200.7, dei quali la Presidenza si era riservata di valutare l'ammissibilità.
A tale proposito avverto che, a norma dall'articolo 123-bis del Regolamento, in virtù del quale non sono ammissibili le proposte emendative che rechino nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, i subemendamenti Fedriga ed altri 0.11.0200.1, 0.11.0200.2, 0.11.022.3 e 0.11.0200.6 sono da considerarsi inammissibili per carenza di compensazione in quanto determinano oneri cui si fa fronte con mezzi di copertura che non appaiono congrui. Infatti, i subemendamenti estendono il numero delle unità interessate alle misure di salvaguardia Pag. 61pensionistica previste dall'articolo aggiuntivo, senza peraltro ampliare il limite di spesa già indicato dalla medesima proposta emendativa.
Quanto all'ammissibilità del subemendamento Fedriga 0.11.0200.4 osservo quanto segue.
La proposta emendativa del Governo interviene sull'articolo 24, comma 14, del decreto-legge n. 201 del 2011, che tratta la materia dei lavoratori cosiddetti esodati, al fine di estendere ai lavoratori che abbiano usufruito di congedi o di permessi per assistere i familiari affetti da disabilità grave, le disposizioni di salvaguardia ivi contenute.
Con riferimento ai subemendamenti, la Giunta per il Regolamento, da ultimo nella seduta del 28 febbraio 2007, ha chiarito che «il subemendamento, per sua natura, ha contenuto e portata più limitati dell'emendamento, incidendo soltanto su una parte del testo dell'emendamento cui è riferito (ed infatti non sono ammessi né subemendamenti integralmente soppressivi dell'emendamento, né subemendamenti interamente sostitutivi del medesimo)».
Il subemendamento in questione, essendo volto a modificare una parte del testo del citato articolo 24, su cui l'emendamento del Governo non incide, non rispetta i suddetti requisiti, non potendo pertanto essere ammissibile dalla Presidenza.
Sono invece ammessi alla votazione il subemendamento Fedriga 0.11.0200.5, ad eccezione dei commi 3-quater e 3-quinquies, che non hanno effetti di copertura, nonché il subemendamento 0.11.0200.7.
Invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.

MARCO CAUSI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, l'emendamento Laffranco 2.3 è assorbito dall'emendamento 2.0100 delle Commissioni.

PRESIDENTE. Al di là dell'assorbimento che viene dopo, ci dà il parere ?

MARCO CAUSI, Relatore per la VI Commissione. Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario sull'emendamento Laffranco 2.3 poiché questo è assorbito dall'emendamento 2.0100 delle Commissioni. Lo stesso vale per gli identici emendamenti Rughetti 2.15 e Busin 2.16, perché assorbiti dall'emendamento 2.0100 delle Commissioni. Le Commissioni invitano i presentatori al ritiro dell'emendamento Rubinato 2.17, perché anch'esso assorbito dall'emendamento 2.0100 delle Commissioni. Le Commissioni esprimono parere favorevole sul subemendamento De Micheli 0.2.0100.1 e raccomandano l'approvazione del loro emendamento 2.0100.
Sugli identici emendamenti Pagano 6.26 e Guidesi 6.27 le Commissioni si rimettono all'Assemblea.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'articolo aggiuntivo 11.0200 del Governo.
Le Commissioni invitano i presentatori al ritiro dei subemendamenti Fedriga 0.11.0200.5 e 0.11.0200.7.

PRESIDENTE. Il Governo ?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, osservo che sull'emendamento 2.0100 delle Commissioni esiste un problema di copertura. Ad ogni modo, il Parlamento è sovrano e sollevo una precisazione che consiglierei che, in qualche modo, fosse accolta e cioè che tra i tagli che sulle missioni di spesa di ciascun Ministero, fossero esclusi il Ministero della scuola e della ricerca, così come è nella linea praticata attualmente dal Governo.
Faccio anche presente che non è il Ministero dell'economia e delle finanze, ma il Ministero dell'interno che deve adottare i provvedimenti conseguenti.
Con queste osservazioni rilevo sempre che c’è un problema di copertura, ma il Parlamento è sovrano.

PRESIDENTE. In relazione alla seconda questione, questa si risolve con il subemendamento De Micheli 0.2.0100.1.
Do la parola al presidente della V Commissione se intende esporre il suo pensiero sulla questione delle coperture.

Pag. 62

FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, il Comitato dei nove ha affrontato l'aspetto connesso alle coperture e la valutazione che la Commissione ne ha dato è una valutazione positiva, nel senso che secondo la Commissione la copertura dei 18 milioni è una copertura che viene assicurata attraverso tagli lineari. Io penso che il contributo del sottosegretario Baretta vada accolto, perché è evidente che è opportuno evitare che ci siano tagli anche sulle amministrazioni centrali che non sono state mai oggetto di tagli nei provvedimenti che abbiamo alle spalle. La valutazione quindi viene fatta con piena cognizione di causa, nel senso che il sottosegretario Baretta ha fatto delle valutazioni e la Commissione ha deciso di rimettersi all'Aula per il voto finale. Penso che vada corretto però l'aspetto connesso alla copertura, che prevede tagli lineari sulle amministrazioni tranne per i dicasteri cui ha fatto riferimento il sottosegretario Baretta.

PRESIDENTE. Le chiedo presidente se per caso la Commissione abbia bisogno di riunirsi prima che l'Aula si esprima senza un parere sull'emendamento presentato dalla Commissione.

FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Sì signor Presidente, io le proporrei a questo punto di completare il dibattito su tutti gli altri emendamenti, accantoniamo quest'ultimo e poi sappiamo che è l'ultimo sforzo che dobbiamo chiedere all'Aula prima di chiudere. Siccome il sottosegretario Baretta ha dato i pareri iniziando da questo, ma c'erano anche gli altri, penso debba esprimere i pareri sulle coperture degli altri emendamenti. Completiamo il nostro lavoro, teniamo alla fine quest'ultimo emendamento e poi riuniamo il Comitato dei nove per qualche minuto.

PRESIDENTE. Il Governo dovrebbe ora esprimere i pareri sugli altri emendamenti.

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, per chiarezza. L'articolo 86, comma 5, del Regolamento prevede che, se non c’è copertura, al di là dei tempi e tutto il resto, è competente la Commissione. Qui abbiamo sentito parlare un po’ di Commissione, un po’ di Comitato dei nove. Chiederemmo cortesemente al presidente della Commissione bilancio di fare chiarezza, perché a noi la sua esposizione non ha assolutamente tolto i dubbi su quella che dovrebbe essere la legittimità della procedura.

PRESIDENTE. Il presidente della V Commissione ha qualcosa da dire su questo ?

FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, ribadisco che è opportuno che il Comitato dei nove si riunisca alla fine del dibattito. Il Comitato dei nove si riunirà, se è opportuno torniamo in Commissione. In questo momento sto chiedendo alla Presidenza di completare il nostro lavoro sugli altri emendamenti oppure se l'onorevole Pini vuole sindacare anche le valutazioni sugli altri emendamenti penso che non sia opportuno. Completiamo il nostro lavoro, così evitiamo di tornare sugli altri emendamenti, poi resterà quest'ultimo emendamento sul quale ci confronteremo prima nel Comitato dei nove e poi andremo in Commissione se il lavoro che sarà venuto fuori dal Comitato dei nove non sarà soddisfacente.

PRESIDENTE. Dovremo accantonare l'emendamento Laffranco 2.3, gli identici emendamenti Rughetti 2.15 e Busin 2.16, l'emendamento Rubinato 2.17 e quindi il subemendamento De Micheli 0.2.0100.1 e l'emendamento 2.0100 della Commissione.
Passiamo agli identici emendamenti Pagano 6.26 e Guidesi 6.27, su cui la Commissione si è rimessa all'Assemblea.
Il Governo ?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze.Pag. 63Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, io insisto rispetto a questo emendamento e chiedo anche una riflessione a tutti i colleghi. Infatti, come ho detto ieri, la correzione apportata dalla Commissione, per cui l'articolo come viene discusso oggi, sul quale noi abbiamo presentato l'emendamento di abolizione e di esclusione di un periodo, dice praticamente che il disagio sociale di un inquilino viene giudicato e graduato dal prefetto, per cui dallo Stato. Questo va a ledere un principio di proprietà privata e fa cadere anche il principio di un giudizio obiettivo di alcune situazioni che, giustamente, deve essere assolutamente dato dall'autorità giudiziaria. Abbiamo presentato l'emendamento perché non condividiamo i contenuti di questa correzione venuta fuori dalla Commissione, inoltre aggiungo anche due principi di non costituzionalità di quella correzione, giustificando così l'approvazione, il voto favorevole nei confronti del nostro emendamento. In primo luogo, la pubblica amministrazione non può avere il potere di non eseguire provvedimenti di sfratto del giudice poiché questo, oltre a comportare una confusione tra potere giudiziario ed esecutivo, viola il principio di difesa e di effettività della tutela dei diritti accertati in sede giudiziaria: al riguardo, cito gli articoli 24, 111 e 113 della Costituzione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,30).

GUIDO GUIDESI. Il secondo riferimento che do all'aula ed ai colleghi è che il differimento dell'esecuzione dello sfratto determinato dalla pubblica amministrazione, senza un ristoro economico e/o un termine preciso, tassativo e di durata, si configura come esproprio sostanziale della proprietà privata senza indennizzo, vietato dall'articolo 42 della Costituzione e dal diritto europeo. Non cito tutti gli altri esempi rispetto alla legislazione del diritto europeo, della Costituzione e delle sentenze varie; ad ogni modo, credo che oltre ai contenuti questo emendamento è supportato da una questione di anticostituzionalità che sarebbe opportuno tutti i colleghi valutassero, invitandoli al voto favorevole nei confronti dell'emendamento che noi abbiamo presentato.

PRESIDENTE. La ringrazio, è iscritta a parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, ho ascoltato con interesse la discussione che ieri abbiamo iniziato e che oggi ha ripreso il collega Guidesi. Intanto vorrei, come dire, rassicurare l'Aula che in questo provvedimento – mi riferisco al testo che è stato approvato dalle Commissioni – non c’è nessun accanimento nei confronti della proprietà edilizia. Al contrario, il fondo di garanzia che è stato istituito dal comma 5 dell'articolo 6 è una misura che va proprio a tutela della proprietà edilizia, in particolare della piccola proprietà edilizia, del rischio di morosità incolpevole. Con gli emendamenti che sono stati approvati dalla Commissione sono stati semplicemente meglio definiti i criteri di ripartizione del fondo, con l'obiettivo di renderlo meglio operativo e di favorire l'accesso ai contributi per contemperare in qualche modo le esigenze di chi si trova in una condizione di difficoltà, quindi ha l'aspettativa di non perdere l'abitazione con, naturalmente, l'esigenza dei proprietari di potersi tutelare dalla morosità degli inquilini. Nel testo approvato dalle Commissioni si precisa che queste risorse verranno destinate prioritariamente alle regioni che hanno già emanato delle norme per la riduzione del disagio abitativo e che hanno previsto dei percorsi di accompagnamento sociale nei confronti di soggetti sottoposti a sfratto. Varie realtà che sono presenti in diverse città ed aree del nostro Paese, le agenzie per la casa, sportello affitti. Come dice la norma – invito i colleghi a leggerla nella sua interezza – a tal fine, quindi in Pag. 64relazione all'accesso delle risorse e al fondo, e al percorso di accompagnamento sociale, le prefetture adottano misure di graduazione programmata esclusivamente dell'esercizio della forza pubblica per l'esecuzione delle procedure di sfratto.
È molto chiaro nella formulazione della norma che c’è questo agganciamento preciso all'istituzione del Fondo per la morosità e ai percorsi di accompagnamento sociale, e che non stiamo assolutamente parlando né di moratoria degli sfratti né di blocco delle procedure di sfratto. Tanto più, come, diciamo, riportano diverse sentenze, e la diversa giurisprudenza della Corte costituzionale, nel passato questi decreti che si sono susseguiti e che hanno in qualche modo determinato una moratoria degli sfratti, sono comunque stati giudicati in qualche modo legittimi. Qui stiamo intervenendo con una norma primaria, legata appunto all'applicazione dello strumento del Fondo per la morosità e io credo che sia opportuno, proprio a tutela sia dei piccoli proprietari che degli inquilini e mi permetto di dire anche dei comuni, sulle cui spalle graverebbe l'onere sociale di far fronte alla perdita della casa di famiglie che sarebbero interessate dall'esecuzione dei procedimenti di sfratto, credo che questa formulazione, così come è stata approvata dalle Commissioni, contemperi queste esigenze e rappresenti un punto di mediazione importante per affrontare e attutire l'impatto sociale del fenomeno crescente degli sfratti di morosità incolpevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, io desidero prima di ogni cosa ringraziare il Governo e i relatori che su questi emendamenti hanno scelto di rimettersi all'Aula. Io, personalmente, chiedo a tutti i colleghi, al di là delle distinzioni di schieramento, di maggioranza o di opposizione, di sostenere la proposta emendativa con un voto favorevole. Perché, vedete colleghe e colleghi, non è in causa solo il valore liberale del diritto di proprietà, ma è in causa anche il valore – che, credo, deve stare a tutti a cuore – della legalità e della certezza del diritto, che purtroppo il testo attuale, il testo che resterebbe se questi emendamenti non fossero approvati, non soddisfa per almeno tre ragioni. La prima ragione è che il testo attuale attribuisce di fatto alle pubbliche amministrazioni il potere di non...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Capezzone. Colleghi, facciamo un po’ più di silenzio, gentilmente. Grazie.

DANIELE CAPEZZONE. Grazie, Presidente. Dicevo, per tre ragioni. La prima ragione è che il testo attuale, il testo che si vuole invece correttamente emendare, conferirebbe alle pubbliche amministrazioni il potere di non rispettare un provvedimento di sfratto del giudice. Io cito, e penso che a molti colleghi stia a cuore, una sentenza delle Sezioni unite della Cassazione del maggio 1988, in cui si spiega che l'esecuzione non è un provvedimento discrezionale, ma un atto dovuto. Ancora: una sentenza della Corte costituzionale in cui si dice che il legislatore non può consentire al Prefetto di conoscere delle singole esecuzioni, con un provvedimento che a quel punto perderebbe il carattere della mera collaborazione all'esecuzione forzata. Quindi, attenzione: si sancirebbe il principio per cui si autorizza l'amministrazione a fare altro da ciò che un giudice ha stabilito. Il secondo motivo – c’è anche una giurisprudenza europea – è che se tu differisci senza un'indicazione temporale un'esecuzione, tu ledi profondamente il diritto di proprietà. L'Italia ha già subito una condanna su questo punto. Il terzo motivo – lo dico alla collega Braga – è che anche se tu circoscrivi il tema a coloro che sono incolpevolmente morosi, questo non risolve comunque il problema, perché, è vero, lo Stato può e magari deve farsi carico delle difficoltà del cittadino privato, ma deve farsene carico esso Stato, non può metterlo a carico di un altro cittadino privato. Vedete, questo è il tema: Pag. 65cosa deve fare un cittadino, lo dico a voi, sui temi della legalità ? Un cittadino proprietario che ha seguito il percorso legale, che ha avuto ragione una volta, due volte, davanti al giudice, che ora dovrebbe essere aiutato dallo Stato al rispetto della sua pretesa riconosciuta come giusta, e gli si dice «No, adesso vede il Prefetto !». Come «adesso vede il Prefetto» ? Si dice ancora da parte di alcuni colleghi ”Ma, nella prassi, già i Prefetti esercitano questa funzione di buonsenso. Ma un conto è l'esercizio di una funzione di buonsenso de facto, altro conto sarebbe codificarla in una norma scritta. Questo sarebbe un errore drammatico, fonte di contenziosi, di ricorsi.
Chiunque conosca questo tema in concreto sa quello che accadrebbe. Per questo dico, colleghe e colleghi, senza distinzioni, destra, sinistra, maggioranza, opposizione, consideriamo con favore questi emendamenti. C'erano ieri anche emendamenti di esponenti del gruppo socialista. Davvero è la buona occasione di votare a favore di questo emendamento per una ragione di certezza del diritto, non solo di rispetto del diritto di proprietà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, perché più e più volte su altri temi in quest'Aula – e non solo in quest'Aula – si è sentito ricordare dalla stessa parte politica a cui appartiene la collega Braga il fatto che le sentenze, soprattutto quelle definitive poste in terzo grado, sono definitive e vanno rispettate. Benissimo, allora io mi richiamo a questi specialisti, a questi professionisti dell'assoluta e rigorosa legalità, come possono in qualche modo permettere che una sentenza definitiva da parte di un giudice, o di un collegio addirittura, possa essere in qualche modo anche eventualmente stravolta da parte di un singolo rappresentante dello Stato, che in maniera spesso e volentieri singolare e senza conoscere in maniera approfondita il caso possa effettuare a tutti gli effetti quello che è un esproprio, perché, non solo può in qualche modo differire o annullare – se vogliamo – quello che è lo sfratto, ma non prevede minimamente neanche un risarcimento nei confronti della proprietà. Quindi io capisco benissimo che in qualche testa c’è ancora il concetto dell'esproprio proletario...

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIANLUCA PINI. Però quello che non posso comprendere è il differente atteggiamento nei confronti di sentenze definitive quando devono tutelare la proprietà privata rispetto a quando invece devono azzoppare qualche avversario politico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, stranamente proprio questa mattina abbiamo parlato di riforme costituzionali. Io mi chiedo come si possa con tanta disinvoltura chiedere di travolgere le norme della Costituzione: articoli 24, 111 e 113. Il prefetto può fare il giudice ? La risposta è «no», la Costituzione non glielo consente.
Noi stiamo consentendo con questo emendamento, se non fosse soppresso con questa norma, al prefetto di sovrapporsi al giudice. Io vi chiedo se questo è un modo corretto di porre la politica e se, a seconda dei casi, si passa consentire un travolgimento del genere.
Lo dico perché – e sia ben chiaro – allorquando noi invochiamo il rispetto dei principi dobbiamo avere il coraggio di invocarlo sempre correttamente, e non c’è assistenzialismo che tenga per legittimare la violazione della Costituzione.
Io chiedo all'Aula di ripristinare il corretto equilibrio dei poteri e di non consentire al prefetto di diventare giudice.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.

Pag. 66

MARTINA NARDI. Signor Presidente, io credo che non ci sia nessuna lesione di nessun diritto. Penso che non ci sia un altro grado di giudizio, come invece ho sentito in quest'Aula proferire dai miei colleghi. Penso invece – come ha detto l'onorevole Braga – che ci sia la consapevolezza di una crisi grande in questo Paese, che attiene a centinaia, a migliaia di famiglie in questo Paese, e c’è l'esigenza – ed è un'esigenza politica ed è un'esigenza sociale – di graduare l'esecuzione degli sfratti in funzione soprattutto di coloro che hanno accesso al fondo, che va anche a garanzia di coloro che sono proprietari di casa.
Quindi, non c’è nessuna lesione del diritto, ma c’è invece l'affermazione di un principio e – lì sì – di un diritto di chi ha anche la necessità di avere una casa, perché non esiste solo il diritto del proprietario di casa, ma anche di chi non c’è l'ha. E allora noi chiediamo a questo Governo – e lo facciamo anche attraverso questa discussione, e ringrazio l'onorevole Braga di averla posta in essere – che questo Parlamento affronti seriamente la questione della casa e della necessità che tante, tantissime famiglie in questo Paese hanno.
O siamo sordi o non vediamo e pensiamo solo che quello che esiste è il diritto di chi ha una proprietà e di chi ha una casa e non vediamo, invece, le tante famiglie che sono state travolte dalla crisi economica ? E quando uno è senza casa ed è senza lavoro, è povero sul serio, è povero sul serio. E, allora, noi dobbiamo vedere queste persone, queste famiglie, questi individui e dare una risposta a loro. Ce lo chiede la nostra Costituzione. Il diritto alla casa è un diritto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pelillo. Ne ha facoltà.

MICHELE PELILLO. Signor Presidente, per esprimere il mio voto favorevole a questo emendamento. Mi risulta davvero difficile immaginare che si possa attribuire ad un'autorità amministrativa, anche di livello elevato come quella del prefetto, la possibilità di intervenire su una decisione del giudice che è esecutiva e, quindi, è definitiva. È un principio basilare di civiltà giuridica e tutte le ragioni che sono poste che, ovviamente, dal punto di vista sociale sono assolutamente condivisibili, trovano, però, un ostacolo insormontabile. Il mio voto per questa ragione sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, io volevo fare una riflessione dopo aver sentito la collega di Sinistra Ecologia Libertà, perché per un attimo mi sono sentito ancora nell'epoca in cui c'era Stalin, Lenin e compagnia bella. Ma come si fa a parlare in questa maniera di chi è proprietario e di chi ha diritto a una casa ? Allora qua vige quello che mi ricordavo da bambino: quel che è mio è mio e quel che è tuo è mio. Questo è il comportamento e la mentalità dei comunisti che c'erano una volta e che evidentemente ogni tanto vengono fuori anche oggi. In altre parole, non è possibile che c’è un proprietario di appartamento che si comporta in maniera corretta e che trova qualcuno che in realtà si fa i cavoli suoi e continua o a non pagare quello che deve pagare o ci sono delle difficoltà all'interno dell'appartamento. Alla fine il proprietario è quello che ci sta dentro o è proprietario quello che paga le tasse, che ha fatto dei sacrifici per poter avere quel tipo di appartamento ? In altre parole, alla fine qua, se vogliamo ritornare al comunismo vero e proprio, invito i colleghi di Sinistra Ecologia Libertà ad andare nella Corea del Nord o a Cuba, e così potranno parlare di queste cose in maniera libera e felice.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io capisco anche le sensibilità Pag. 67diverse che ci sono nell'Aula. Da un lato, nel merito della procedura, ovviamente non si può che condividere che una decisione di un giudice non può essere disattesa da parte di un funzionario dello Stato, e, dall'altro lato, vorrei ricordare anche ai colleghi del SEL che so che sono sensibili pure alle tematiche sociali, un esempio concreto. Proprio ieri ho avuto occasione di conoscere un imprenditore che deve vendere un appartamento di sua proprietà per tenere in piedi la sua azienda e dare lavoro ai propri impiegati. Vuol dire permettere a più famiglie di mantenersi. Io mi domando se vogliamo dare la potestà decisionale libera rispetto anche alla persona, al soggetto singolo, di decidere di dire a questa persona che non può investire nella sua azienda, che vive la crisi, e dare un futuro ai propri dipendenti. Stiamo parlando di questo. Io penso che già il magistrato entri profondamente nel merito delle questioni e dei casi di estrema emergenza sociale, però non possiamo pensare che fuori da qualsiasi procedimento ordinario un singolo possa decidere su un fatto così grave.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pagano 6.26 e Guidesi 6.27, sui quali le Commissioni e il Governo si sono rimessi all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Picierno, Pini... Calma, calma. Colleghi, calma. Nardella, Narduolo, Invernizzi, Mura... Colleghi, possiamo abbassare leggermente il tono della voce ? Non capisco che cosa sta succedendo. Civati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 459
Votanti 456
Astenuti 3
Maggioranza 229
Hanno votato 213
Hanno votato no 243.

(La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

La Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Vedi votazioni). Onorevole Pini...
Passiamo all'articolo aggiuntivo 11.0200 del Governo, sul quale sono stati presentati due subemendamenti.... colleghi, colleghi, suggerirei di abbassare leggermente i toni....
I due subemendamenti che sono stati presentati sono: Di Salvo 0.11.0200.7 e Fedriga 0.11.0200.5... se riteniamo di dover sospendere la seduta per garantire il dibattito possiamo pure farlo...
Le Commissioni hanno formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sul subemendamento Di Salvo 0.11.0200.7. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non lo ritira.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Di Salvo 0.11.0200.7, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Cassano... Gregori... Taricco... Paola Bragantini... Mucci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 463
Votanti 364
Astenuti 99
Maggioranza 183
Hanno votato 56
Hanno votato no 308.

Pag. 68

La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Il deputato Lodolini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Passiamo alla votazione del subemendamento Fedriga 0.11.0200.5. Questo subemendamento è stato dichiarato inammissibile negli ultimi due commi, 3-quater e 3-quinquies; mentre sulla parte restante, che invece vive, le Commissioni hanno formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro del subemendamento Fedriga 0.11.0200.5, formulato dal relatore.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, ovviamente non lo ritiro, però, chiedo, se è possibile, un attimo di attenzione dell'Aula. Capisco il clima...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Fedriga, a prescindere dalla sua richiesta, sarebbe utile che noi riuscissimo almeno a capire cosa l'onorevole Fedriga sta dicendo. Sarebbe utile a tutti.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Sì, perché forse è utile anche a chi deciderà di seguire le indicazioni date dai relatori e dal Comitato dei diciotto, perché non vorrei che si pentisse troppo presto del voto che esprime.
Questo subemendamento, che vede anche una copertura adeguata in quanto reso ammissibile, prevede di ricomprendere, all'interno del conteggio dei giorni che valgono per il requisito relativo ai benefici previdenziali, anche i giorni di maternità volontaria. Allo stato attuale, la cosiddetta riforma Fornero ha escluso tutti quei genitori, tutte quelle madri – e qui ricordo le levate di scudi di molti colleghi e di molte colleghe a difesa delle donne –, molte madri che vanno in maternità volontaria, quindi, superati i cinque mesi di maternità obbligatoria. In questo caso, quei giorni non contano più per la maturazione del beneficio previdenziale, neanche come contributi figurativi. Questo subemendamento che ha copertura – quindi, qualcuno non voglia, magari, intervenire dicendo che non si approva non per mancanza di volontà, ma per mancanza di copertura –, questo subemendamento, ripeto, che ha copertura, vuole ricomprendere anche quelle madri che sono in maternità volontaria.
Adesso sia chiaro che, anche tutti i colleghi che fra poco esprimeranno il voto si prenderanno la responsabilità del voto che esprimono, perché delle volte è troppo facile dare la colpa alla Ragioneria dello Stato o al Governo che non ha ritenuto coperto un subemendamento. In questo caso, essendo coperto, è solo una scelta politica del singolo parlamentare non volere ricomprendere le donne in maternità volontaria. Dunque, invito al senso di responsabilità, invito i colleghi che tanto si sono battuti, sia nella scorsa legislatura che in questa, per rivedere le norme che ha introdotto malauguratamente il Ministro Fornero, ad assumere una presa di posizione consapevole riguardo questo subemendamento, firmato oltretutto, in modo assolutamente bipartisan, dalla Lega e dal gruppo di SEL.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

TITTI DI SALVO. Signor Presidente, intervengo per sostenere con forza il subemendamento su cui ha parlato adesso l'onorevole Fedriga. Naturalmente, l'argomento è che non è possibile immaginare che si paghi il prezzo della crisi attraverso un risparmio – che pare sia stato secondo l'INPS di 90 miliardi in dieci anni – e che questo risparmio avvenga a fronte di penalizzazioni nei confronti delle persone più deboli, in questo caso, a carico delle Pag. 69persone, delle donne – non solo donne, ma anche uomini che utilizzano i congedi parentali –, ma particolarmente delle donne che utilizzano il periodo facoltativo di maternità. Questo perché non vengono riconosciuti utili per maturare i requisiti pensionistici i contributi figurativi. Cioè: per maturare il diritto alla pensione i contributi figurativi, siccome si parla di contribuzione effettiva, non vengono riconosciuti.
Noi pensiamo che l'argomento, quello che dicevo prima, non sia demagogico, ma sia un argomento vero: se si pensa che i risparmi che sono stati definiti dalla Ragioneria in 22 miliardi – l'INPS dice essere più di 90 miliardi – si ricavano anche dal non riconoscimento, in queste situazioni, dei contributi figurativi, si capisce il senso dell'argomento che propongo, che non è assolutamente demagogico; è tutt'altro che demagogico.
Per questa ragione, sappiamo che il Governo ha deciso di modificare questo argomento per quanto riguarda le persone che utilizzano congedi per accudire ai sensi della legge n. 104 e per i donatori di sangue. Pensiamo che sia molto importante riconoscere questi argomenti, ma che lo sia altrettanto per la maternità. Non capiamo perché ci sia un riconoscimento per alcuni – giusto – e, invece, la negazione di questo riconoscimento per altri e, soprattutto, per altre.

PRESIDENTE. Saluto gli alunni e i docenti del liceo francese di Fénelon, di Clermont Ferrand, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e che ringraziamo (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, nel ribadire l'importanza di questa proposta emendativa, il fatto che ci sia una certa trasversalità nelle firme di questo emendamento è dimostrazione della bontà e del buonsenso della tutela di determinati diritti anche per chi ha usufruito di una maternità volontaria che è una delle tante categorie dimenticate dalla non compianta Ministra Fornero. Però, lo ripeto, è una questione di diritti; diritti che mi sembra in quest'Aula, proprio pochi minuti fa, siano stati totalmente sovvertiti dato che un terzo grado di giudizio, un giudizio definitivo da parte di un giudice, è stato, di fatto, stracciato. Questo è un unicum nelle democrazie compiute e, allora, a questo punto, faccio molto mestamente un invito al relatore o a chi ne ha la facoltà, per togliersi dall'imbarazzo anche in altre situazioni, magari di proporre un bel emendamento secondo il quale anche le sentenze passate in giudicato per certi avversari politici vengano rimesse nelle mani del prefetto di Roma, così evitiamo l'imbarazzo del voto di decadenza in Giunta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Signor Presidente, mi riferisco anche io alla maternità e all'aspettativa....

PRESIDENTE. Gentilmente, bisognerebbe lasciare libero il banco del Governo. Onorevole Fedriga e onorevole Gnecchi, per cortesia, sta parlando un collega.

MARIO SBERNA. Stavo accennando al tema della maternità e di questi permessi per accudire i figli in un Paese che come lei sa, signor Presidente, sta vivendo un vero e proprio inverno demografico; andare a penalizzare chi si è aperto alla vita e ha dato il futuro al Paese è veramente e particolarmente grave. Non più tardi di giovedì scorso il Ministro Giovannini, qui in Aula, rispondendo ad un'interrogazione proprio sul tema, si è detto disponibile, tra gli altri, a rivedere questa posizione lasciata aperta, anzi dimenticata, dalla riforma Fornero e invitando quasi l'interrogante, cioè il sottoscritto, a presentare emendamenti. Per cui ecco che da questo punto di vista sono certamente favorevole a restituire l'attenzione meritata a coloro che hanno messo al mondo il futuro del Paese.

Pag. 70

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, ciò che ci rende particolarmente favorevoli a votare questo emendamento è che la copertura viene da quei famosi e famigerati, in questo momento, giochi d'azzardo nei confronti dei quali noi abbiamo un contenzioso del tutto personale. Quindi, io ritengo che votare questo emendamento significhi da un lato dire di sì alla maternità e significhi dire di sì anche alla relazione di accudimento e, quindi, significhi anche dare ai legami familiari quella solidità, quella strutturazione forte e profonda che fa della famiglia il soggetto sociale più interessante e di riferimento più forte per tutti noi, ma nello stesso tempo significa ristabilire per giustizia quella che noi consideriamo una vera e piccola frode di Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, sulla stessa linea vorrei solo far notare come in questo Paese molte volte il ricorso all'aspettativa volontaria per maternità è legato al fatto che ci sia una carenza di servizi e quindi alla necessità di accudire la famiglia da questo punto di vista. Conseguentemente, ritengo che chi già si è sottoposto ad una sottrazione di reddito per poter accedere a questa aspettativa facoltativa non debba essere ulteriormente penalizzato dal punto di vista previdenziale.

ROCCO PALESE, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, chiedo formalmente che su questo subemendamento, ma anche sulla proposta emendativa precedente, relativa al problema che riguarda il comodato e quant'altro, c’è una proposta emendativa all'articolo 2, sia acquisito formalmente il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. Sulla precedente e su quella relativa al comodato il Governo aveva espresso dal punto di vista finanziario....

PRESIDENTE. Onorevole Palese, il precedente l'abbiamo votato, quindi adesso..

ROCCO PALESE, Relatore per la V Commissione. No, non è stato votato. È quello accantonato alla fine che dovremmo esaminare in sede di Comitato dei diciotto.

PRESIDENTE. Quello dunque deve essere valutato dal Comitato dei diciotto.

ROCCO PALESE, Relatore per la V Commissione. L'Aula deve acquisire il parere da parte del Governo per questi due emendamenti, sia per quello precedente sia per questo che stiamo discutendo, per quanto riguarda il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. Mi riferisco alla copertura finanziaria, perché qui non stiamo parlando della necessità o meno dei diritti della maternità e tutto il resto; noi vogliamo sapere, da un punto finanziario, da parte del Governo, se c’è il rispetto oppure non c’è.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Palese. Lei è il relatore di questo provvedimento, quindi presumo e deduco che lei mi sta chiedendo un accantonamento per fare una verifica con il Governo, in Commissione, della questione che lei ha posto rispetto all'articolo 81 della Costituzione, perché diversamente non capisco.

ROCCO PALESE, Relatore per la V Commissione. Non c’è dubbio che questa è la richiesta, ma sarebbe anche interessante che questo parere fosse formalizzato all'interno dell'Aula.

PRESIDENTE. Sì, ma questo lo deve fare in Commissione il Governo, nel momento in cui è accantonato questo emendamento. Pag. 71Poiché la Commissione dovrà acquisire, anche sotto questo profilo, il parere richiesto dal relatore, accantoniamo anche questo emendamento.

CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, posso anche premettere che simpatizzo molto per le ragioni che sono state portate per sostenere questo subemendamento, al punto tale che nell'ambito del Ministero del lavoro, d'accordo con il Ministro, abbiamo intenzione di provvedere a inserire questo allargamento del dispositivo, nel senso indicato dal subemendamento, in uno dei prossimi provvedimenti che noi assumeremo. Sul piano della copertura finanziaria, uno dei motivi che ha ritardato l'emendamento che il Governo ha presentato e che commenterò fra poco, è stato dettato soprattutto dalle difficoltà di trovare la copertura e di definire bene la platea dei beneficiari. Voi sapete come in questo campo si siano già presentati casi di interpretazione diversa sulla platea dei beneficiari, da parte del Ministero, da parte della Ragioneria generale dello Stato, da parte del Parlamento. Io non ho ufficialmente ricevuto quello che in gergo viene definito un «nulla osta», da parte della Ragioneria generale dello Stato, per la copertura di questo subemendamento. Non ho nulla in contrario a condividere con i relatori la possibilità di accantonare questo subemendamento nel caso non si formi una maggioranza che rifiuta questo subemendamento sulla base della premessa che il Governo si impegna a trovare una soluzione a questo caso, altrimenti si accantona e si fanno tutte le verifiche del caso per vedere se la Ragioneria generale dello Stato e il Ministero dall'economia sono in grado di trovare le coperture adeguate.

PRESIDENTE. La ringrazio, ma il problema è che non è «altrimenti», è che il relatore ha formalmente chiesto l'accantonamento al fine di avere una verifica che a questo punto non può che avvenire attraverso una scheda tecnica della Ragioneria che potrà indicare la copertura finanziaria, presumo, perché, diversamente, non so come funziona il procedimento.
Il piccolo particolare che segnalo al relatore, al Governo e al Presidente della Commissione è che non approvando e non passando al voto di questo subemendamento dobbiamo accantonare anche l'articolo aggiuntivo 11.0200 del Governo perché, ovviamente, non essendo stato votato il subemendamento, non può neanche essere votato l'articolo aggiuntivo. Quindi, attendo suggerimenti.

FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, le chiedo a questo punto trenta minuti di sospensione per poter affrontare tutti i temi che sono rimasti ancora in sospeso, grazie.

PRESIDENTE. Io spero che non ci siano obiezioni perché credo che, anche per l'economia dei lavori, sia utile che si faccia una sospensione per chiarire le varie questioni che sono in campo.

GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, chi è membro della Commissione Bilancio sa che dal punto di vista legale servono le note tecniche rispetto alle coperture; tutti sappiamo, Presidente, che queste note tecniche in mezz'ora non arrivano per cui o prendiamo in giro l'Aula e ci diciamo «Comitato dei nove, Commissione e tutto quello che vogliamo», ma il dato di fatto è che qui finché non ci sono le note Pag. 72tecniche su questi emendamenti sui quali è stato richiesto l'accantonamento da parte del relatore, come su quello precedente... perché non è che su quello precedente andiamo al Comitato dei nove e facciamo finta di niente. Trattiamo tutti allo stesso modo, secondo la legge, ci vogliono le note tecniche a livello legale e finché non abbiamo le note tecniche di copertura della Ragioneria io non so come possiamo fare a discutere.

PRESIDENTE. Allora, non poniamo limiti alla divina provvidenza, onorevole Guidesi, ma intanto la Presidenza deve fare riferimento alla richiesta che mi viene fatta dal presidente della Commissione e, a questo punto, se non vi sono obiezioni concederei questi trenta minuti al presidente della Commissione.
Tuttavia vorrei chiarire questo aspetto, avendo avuto delle richieste sull'ordine dei lavori, darei la parola sull'ordine dei lavori chiarendo che, se gli interventi sull'ordine dei lavori superano i 30 minuti o comunque il tempo che è necessario alla Commissione per questi approfondimenti, quando la Commissione ritorna in Aula sospendiamo gli interventi sull'ordine dei lavori e riprendiamo l'esame delle proposte emendative che stiamo esaminando.
Quindi, procediamo in questo senso: sospendiamo l'esame di questo provvedimento per consentire alla Commissione di riunirsi, ci sono degli iscritti a parlare sull'ordine...onorevole Castelli piuttosto che fare gesti, sto dando la parola. Il Comitato dei nove si riunisce in Sala ministri, questa è l'informazione...

LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI. Signor Presidente, magari se facciamo parlare i gruppi per sapere cosa ne pensano rispetto a una interruzione che vedrà una scheda tecnica fatta in 3 minuti: io mi chiedo com’è possibile che la Ragioneria faccia una scheda tecnica in 3 minuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora io voglio saperlo...

PRESIDENTE. Onorevole Castelli, quest'argomento lo abbiamo già superato.

LAURA CASTELLI. Non è superato ! Perché io...

PRESIDENTE. Onorevole Castelli, la pregherei intanto di ascoltare così può darsi che riusciamo ad intenderci. Il tema è superato perché il Comitato dei nove si sta già andando a riunire e stabilirà, lo stesso Comitato, perché non lo possiamo stabilire noi a prescindere e prima, se vi sono i tempi o meno. Può darsi pure che invece la Ragioneria offrirà subito la scheda tecnica. Adesso, onorevole Castelli, siamo nella fase degli interventi sull'ordine dei lavori su richieste che mi sono state avanzate. Quindi possiamo anche andare avanti e parlare. Prego, onorevole Castelli...

LAURA CASTELLI. Signor Presidente, vorrei semplicemente dire che il Comitato dei nove si sta riunendo perché questa Aula non ha potuto dire che cosa pensava su questo tema perché lei Presidente purtroppo non ha dato la parola a tutti i gruppi. Io non so qual è la procedura e qual è la consuetudine ma il Comitato dei nove, di cui io faccio parte, si sta riunendo perché qui c’è qualcuno che non ha potuto dire la propria su questa richiesta, tutto qua.

PRESIDENTE. Onorevole Castelli, provo a rispiegare la questione. Il relatore ha chiesto formalmente che la Commissione sia investita di una verifica sulla copertura finanziaria di un subemendamento, va bene ? Per fare questo è necessario che si riunisca ed acquisisca questo parere, se non c’è tale parere non si può andare avanti, onorevole Castelli. Non c’è un problema di volontà o chissà che cosa da parte della Presidenza. Per andare avanti bisogna vedere se è possibile acquisire tale parere su questa proposta emendativa e su tutte le altre proposte accantonate per le quali è stato posto un problema di copertura finanziaria. Al di là delle nostre volontà, c’è un fatto pratico Pag. 73onorevole Castelli. La pregherei, se lei fa parte del Comitato dei nove, di raggiungere tale Comitato per verificare se arrivano i pareri da parte della Ragioneria dello Stato. La ringrazio.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,15).

PRESIDENTE. Mi erano arrivate delle richieste sull'ordine dei lavori, vorrei precisare che sul medesimo argomento, anche perché il tempo che ci siamo dati ed abbiamo a disposizione è di mezz'ora, consento di intervenire ad uno per gruppo e per un tempo di due minuti. Prego, onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, sono momenti di grande tensione in queste ore nella cittadina laziale di Albano perché si stanno svolgendo i funerali del boia nazista Priebke...

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, le devo chiedere scusa, per un mio problema anche perché il momento non è stato semplicissimo. Ho errato io, prima di lei era iscritta l'onorevole Piazzoni. La pregherei, di avere la cortesia...le chiedo scusa. Prego, onorevole Piazzoni.

ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, in realtà credo che l'onorevole Fiano volesse dire anche perché interverremo tutti più o meno nella stessa direzione. Come stava dicendo poc'anzi il collega ad Albano laziale presso la confraternita ...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Prego, onorevole Piazzoni.

ILEANA CATHIA PIAZZONI. Si sono svolti i funerali di Erich Priebke più conosciuto come il boia delle Fosse Ardeatine dove, lo ricordo, 335 persone furono trucidate come rappresaglia all'attacco partigiano di via Rasella. Quattordici di loro provenivano dai Castelli Romani e tra loro io non posso fare a meno di ricordare per ragioni personali il Generale Lordi ma anche Marco Moscati che dei Castelli Romani non era ma vi guidava la resistenza.

PRESIDENTE. Mi scusi, potrei pregare il rappresentante del Governo, onorevole Baretta, le chiedo scusa...prego, onorevole Piazzoni.

ILEANA CATHIA PIAZZONI. A proposito di Governo ritengo un vero oltraggio alla memoria di costoro e di tutti coloro che sono rimasti agghiacciati dalla insensibilità della scelta del prefetto Pecoraro di autorizzare il passaggio della salma e quindi la celebrazione del funerale contro la volontà dei cittadini di Albano Laziale e di tutti i Castelli Romani, espressa chiaramente dal sindaco Marini con una ordinanza di divieto. Qui non si tratta di accanirsi su un cadavere, si tratta di rispettare il ricordo di giorni bui, di sofferenze indicibili di violenze e prevaricazioni inaudite per cui Priebke era e resta un simbolo. Ricordiamocelo sempre: lui della normalità e della giustezza di quei giorni bui e di quelle violenze, di quelle prevaricazioni è rimasto convinto sempre fino alla morte. Chiudo non è un caso, mi permetta, Presidente, che nonostante le rassicurazioni dell'avvocato di Priebke, dove si dichiarava che avrebbero fatto di tutto per non offendere nessuno, colui che ha celebrato il funerale si è permesso di dichiarare che era molto più grave dal suo punto di vista aver dato al comunione a Vladimir Luxuria piuttosto che celebrare, come se nulla fosse, il funerale di un criminale, di un criminale contro l'umanità. Io chiedo veramente al Governo di intervenire per fermare questa vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, prego può intervenire.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, noi siamo una Repubblica democratica nata dall'antifascismo la cui Costituzione è Pag. 74stata scritta da padri costituenti antifascisti. Io chiedo fino a quando dobbiamo sopportare che vi siano in questo Paese manifestazioni neofasciste e neonaziste.
Chiedo fino a quando dovremo sopportare che militanti di Militia abbiano atteso il feretro del maiale Priebke con il braccia teso destro alzato nel saluto romano, inneggiando a lui e al nazismo. Erich Priebke non era un soldato semplice, era un capitano delle SS, era l'aiutante di Kappler, colui che, condannato dai nostri tribunali militari, comandò l'eccidio delle Fosse Ardeatine che, ricordo, fu una decimazione: l'ordine di uccidere dieci civili italiani innocenti per ogni militare tedesco ucciso nell'attentato dei GAP di via Rasella.
Erich Priebke è il simbolo di coloro che hanno perso, perché se avessero vinto loro noi non saremmo qui oggi a parlarci tra di noi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia), a celebrare la democrazia, ad avversarci, a dire cose una diversa dall'altra. Per questo noi antifascisti italiani, di qualsiasi colore sia il partito che votiamo, per questo noi ci battiamo, ogni giorno di questa Repubblica, perché non sia dato spazio ai nipotini di coloro che per fortuna hanno perso, che vorrebbero riscrivere la storia, che vorrebbero, come Priebke ha fatto, dirci che a Mauthausen c'erano i bordelli degli ebrei e le cucine da campo al posto dei forni crematori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). Siccome non vogliamo che costoro tornino, noi siamo allibiti e scandalizzati per il fatto che si sia comunque permesso, in un comune italiano che non lo voleva e che con il suo sindaco aveva vietato quel funerale, ad un autobus, ad un pulman di neonazisti di andare lì a celebrare il maiale Priebke (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Colleghi, a questo punto io chiederei, se in Aula vedo l'onorevole Palmieri, l'onorevole Duranti, l'onorevoli Biffoni, Boccadutri e Lodolini, che erano colleghi che si erano iscritti per gli interventi di fine seduta, penso che avendo noi ancora una ventina di minuti prima che riprendano i lavori, se sono disponibili possono intervenire ora.
Prego, onorevole Palmieri, ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, questo pomeriggio a Milano hanno avuto luogo i funerali di Marco Zamperini. Per tutti coloro che si occupano di innovazione e di Internet, Marco Zamperini era un amico e un simbolo di come dovrebbe essere l'innovazione nel nostro Paese: competente, appassionata, accessibile e sorridente. Questo mio intervento...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Palmieri, colleghi, vi chiedo scusa, sta parlando un collega. Grazie.

ANTONIO PALMIERI. Questo mio intervento lo svolgo di fatto assieme anche al collega Stefano Quintarelli, che ancora sta completando il pieno recupero dopo un bruttissimo incidente stradale. Vogliamo lasciare agli atti il nostro dolore per la scomparsa di un amico, la vicinanza alla moglie Paola e alle figlie Blanca e Rebecca, e il rammarico per una perdita che è per tutto il Paese.
Quintarelli conosce Zamperini da 25 anni, io ho avuto modo di conoscerlo direttamente qualche anno fa. Entrambi abbiamo conosciuto un grande informatico ed esperto di innovazione, uno dei padri dello sviluppo dell'informatica e di Internet in Italia.
Zamperini ha avuto dal 1990 un'importante carriera, ricca di successi, in molte aziende, ma oltre a questi importanti successi professionali Marco è stato uno dei più importanti e attivi divulgatori dell'innovazione nel nostro Paese, teso a far appassionare i più giovani alla tecnologia, per rendere migliore il loro futuro. Univa alla grande competenza tecnica una straordinaria carica di simpatia e di umanità, ci metteva passione, cuore, acume e Pag. 75ironia, doti che lo rendevano davvero unico e non a caso tutti lo chiamavamo il «funky professor».
Termino Presidente, non so se in Paradiso hanno bisogno di innovatori, so che Marco vi si troverà a suo agio, perché Paradiso fa rima con sorriso, ingrediente che ha costituito parte essenziale dei cinquant'anni della vita terrena di Marco Zamperini (Applausi).

DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, io voglio sottoporre all'attenzione dell'Aula – e, per tramite suo, del Governo – una situazione che si sta consumando, un vero e proprio dramma occupazionale che si sta consumando sul territorio del tarantino. La multinazionale danese Vestas, che ha investito negli anni in tre fabbriche per la produzione di pale eoliche e di turbine nella città di Taranto oggi ha deciso di chiudere una delle tre aziende, decidendo appunto entro il 31 dicembre di mandare a casa 127 lavoratori.
Io penso che questo sarebbe l'ennesimo e inaccettabile scippo della possibilità di rilanciare l'economia nel territorio ionico e soprattutto di creare e consolidare una alternativa produttiva in quel territorio così drammaticamente colpito dalla deindustrializzazione. Io penso che il Governo italiano debba mettere in atto tutti gli interventi che ha a disposizione, intanto per dire alla multinazionale danese che l'Italia ha delle leggi, delle leggi che vanno rispettate, che quei lavoratori non possano essere lasciati a casa da un momento all'altro, che la multinazionale danese ha avuto già garanzie da parte della regione Puglia, che si è impegnata a finanziare anche la conversione produttiva di quello stabilimento e che, quindi, è necessario che appunto le istituzioni tutte, così come hanno già fatto il comune di Taranto e la regione Puglia, ma soprattutto il Governo e il Ministero dello sviluppo economico chiamino la multinazionale – e concludo, Presidente – alle sue responsabilità. Non è accettabile che 127 famiglie soffrano l'ennesimo dramma dell'occupazione e della deindustrializzazione, oltretutto in un settore produttivo quale quello delle energie rinnovabili, che potrebbe garantire crescita sociale ed economica al territorio tarantino.

MATTEO BIFFONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BIFFONI. Signor Presidente, il 15 ottobre è la giornata internazionale della consapevolezza della morte perinatale, vale a dire la morte dei piccoli poco prima o poco dopo la nascita.
Tecnicamente, si definisce morte perinatale la perdita di un figlio che avviene tra la ventisettesima settimana di gravidanza e i sette giorni dopo il parto. Si tratta di una commemorazione riconosciuta ufficialmente negli Stati Uniti d'America, Regno Unito e altri Paesi europei e che è purtroppo quasi del tutto sconosciuta in Italia, se non per l'operosità delle migliaia di famiglie colpite dal lutto e delle poche associazioni che si sono costituite per fornire loro supporto.
Voglio ricordare a quest'Aula che si tratta di un problema grave, che coinvolge uno su 250, 300 nascite nei Paesi industrializzati, dieci volte la frequenza della morte in culla.
Infatti, in Italia, ogni anno, più di 2.500 famiglie perdono il loro bambino nell'ultimo trimestre di gravidanza, o nei primi giorni di vita. Ma di questo evento si continua a parlare poco, sia sul versante sanitario, che su quello sociale, come se la causa di questi drammi fosse da rintracciare solo nella casualità, ignorando che spesso si nascondono patologie rare in alcuni casi, purtroppo e fortunatamente, in un numero limitato di altri casi, superficialità medica e spesso scarsa informazione tra le gestanti. L'istituzionalizzazione anche in Italia di un giorno della consapevolezza che ricalca la valida esperienza degli altri Paesi, potrebbe creare le Pag. 76basi per quel percorso di sensibilizzazione proficuo e concreto, di cui da troppo si sente il bisogno, che sappia partire dalle istituzioni e che riesca a coinvolgere attivamente le donne e le famiglie – concludo – superando la coltre di leggerezza, con la quale si è soliti affrontare questo dramma.
Molti genitori si sentono in colpa nei confronti del bambino e pensano di non essere riusciti a proteggerlo, di non essersi accorti in tempo di che cosa stava accadendo e di aver commesso qualche errore che ha causato la sua morte. Una condizione psicologica difficilissima. Noi oggi dobbiamo assumerci la responsabilità di invertire questo trend, partendo dalla legge che istituzionalizzi un giorno che sia di memoria e di conoscenza. Per questa ragione, ho voluto indossare anch'io il simbolo di questo giorno, un nastrino bicolore, a memoria di quei bambini volati via troppo presto e a tutela di quelle giovani vite che ancora possiamo salvare (Applausi).

SERGIO BOCCADUTRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a Serradifalco, un paesino nel cuore della Sicilia, da due mesi manca il pediatra. Vedete, è un paesino piccolo di 6 mila abitanti, ma soltanto i bambini tra zero e sei anni sono almeno trecento e noi sappiamo che i pediatri si occupano anche dei bambini almeno fino al tredicesimo anno di età. Ed è soltanto grazie all'attività di una associazione come la Auser che il servizio sarà ripristinato, anche grazie all'intervento dell'ex primario pediatra dell'ospedale di Canicattì ed ex presidente della provincia di Caltanissetta Lucio Dolce, che temporaneamente almeno ci sarà un presidio per i bambini. Ecco io penso che, nel momento in cui la sanità manca l'attenzione anche nei confronti dei più piccoli, abbiamo toccato il fondo. Su questo mi riservo di presentare anche un'interrogazione al Ministro, affinché i presidi minimi di garanzia e di salute sul territorio siano garantiti, a partire da quelli per i più piccoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lodolini. Ne ha facoltà.

EMANUELE LODOLINI. Signor Presidente, a quanto parrebbe, sembrerebbe che oggi il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti abbia siglato i decreti di nomina per i presidenti dell'Autorità portuale di La Spezia e Napoli. Lo scorso 18 settembre, con una specifica interrogazione, la n. 4-01851, avevo sollecitato il Ministro medesimo circa la necessità impellente ed urgente di provvedere alla nomina del nuovo presidente dell'Autorità portuale di Ancona, superando dunque la gestione commissariale che va avanti da troppo tempo, dando seguito alle disposizioni previste dalla legge n. 84 del 1994 e tenendo ovviamente conto della terna già predisposta dagli enti locali interessati e dalla Camera di commercio. Non ho avuto ancora risposta a quella interrogazione. Da quanto mi è dato modo di apprendere ha saputo oggi dei decreti firmati relativamente ai presidenti delle Autorità portuali di La Spezia e Napoli. Credo che occorra mettere le mani e nominare un nuovo presidente anche dell'Autorità portuale di Ancona, perché i porti rappresentano uno strumento fondamentale per rilanciare lo sviluppo, l'occupazione e il reddito e contribuire dunque alla ripresa del sistema economico tanto a livello locale, quanto a livello nazionale. Confido quindi in lei, signor Presidente, per far arrivare questo mio messaggio al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Signor Presidente, colleghi, volevo ricordare che domani, 16 ottobre, ricorrono i settant'anni dalla deportazione degli ebrei romani, avvenuta il 16 ottobre del 1943: 1.259 persone furono arrestate, ne partirono 1.021, ne sono tornate sedici. Credo che possa interessare i colleghi il fatto che domani Pag. 77qui alla Camera in un convegno non solo verranno ricordate le vittime, ma verranno presentati anche i progetti di trasmissione della memoria alle giovani generazioni, come cioè la Shoah, al di là dell'oblio o della vendetta, possa diventare invece un motivo di impegno civile, di educazione della cittadinanza e di rispetto dei diritti umani. Credo quindi che possiamo trarre da una delle pagine più buie della storia italiana, che domani appunto ricorderemo, ricordando le vittime, anche la possibilità di formare le giovani generazioni, affinché questo non si ripeta, non soltanto come un'ondata emotiva, ma come una scelta seria e rigorosa di impegno civile per la democrazia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scanu. Ne ha facoltà.

GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, la ringrazio, intervengo come laico. Essere laico significa essere portatore di dubbi e voglio denunciare questa mia condizione. Non ho dubbi riguardo al fatto che Priebke sia stato un criminale...

PRESIDENTE. Onorevole Scanu, lei mi mette in difficoltà. Ho chiarito che su tale argomento avrei concesso la parola ad un oratore per gruppo. E per il suo gruppo è già intervenuto l'onorevole Fiano, quindi non posso concederle la parola.

GIAN PIERO SCANU. Non fa nulla. Troverò altre modalità.

PRESIDENTE. La ringrazio per la comprensione.
Ha chiesto la parola l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad una interrogazione urgente – veramente urgente – che riguarda i lavoratori di Alcatel-Lucent Italia.
Si tratta di una questione che coinvolge seicento lavoratori e le loro famiglie, ma anche un settore strategico per il Paese. Ne abbiamo già parlato in quest'Aula e, purtroppo, avevamo fatto una previsione fin troppo facile: chiedevamo al Governo di tenerci informati su un piano che sarebbe stato successivamente presentato. Il Governo lo ha fatto e, purtroppo, tale piano (la scorsa settimana) prevede, sostanzialmente la dismissione degli investimenti di Alcatel-Lucent dall'Europa, ed in particolare dall'Italia.
Ebbene, il Governo è impegnato anche sul versante della cosiddetta agenda digitale e dobbiamo verificare cosa accadrà nelle prossime ore: saremo capaci di dare spazio a nuovi investimenti in questo settore o, invece lasceremo che questo abbandoni l'Italia e che i «cervelli» e le competenze, veramente di alto livello, anche internazionale, che abbiamo, come ad esempio nel reparto Optics, diventino delle risorse inutilizzabili ?
Giovedì si terrà un incontro al Ministero ed ho presentato un'interrogazione al riguardo, insieme ai colleghi Mosca, Cova e Fragomeli, ma credo sia un tema condiviso. Vorremmo che il Parlamento fosse rapidamente informato e che vi sia la massima attenzione da parte del Ministero del sviluppo economico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

CELESTE COSTANTINO. Grazie signor Presidente, sabato 19 ottobre alle 10,30, saremo in piazza Beccaria a Milano, per i funerali di Lea Garofalo. Dopo quattro lunghi anni di processi, depistaggi, e verità strazianti, si terrà finalmente una messa per Lea !
La sua storia, in questi anni, grazie alla determinazione della figlia Denise, ed all'appoggio delle associazioni antimafia e, talvolta, delle istituzioni, è stata una delle più importanti per raccontare il rapporto tra donne testimoni di giustizia e ’ndrangheta: una delle tanti morti di cui siamo responsabili, uccise o suicidate cambia poco ! Almeno rispetto al nostro ruolo.
Lo scorso maggio, la Corte d'assise di Milano ha confermato quattro ergastoli per Massimo Sabatino, Rosario Curcio e Vito e Carlo Cosco. Quest'ultimo la attirò Pag. 78in via Montello a Milano per parlare del futuro di Denise. Era una trappola ! Viene rapita, portata in un magazzino, interrogata, torturata per ore e strangolata. Il suo cadavere viene trasportato in un appezzamento di terreno vicino San Fruttuoso, bruciato dentro un bidone e poi sepolto !
Mi dispiace dover fare questo intervento proprio oggi che la Commissione antimafia non si è riunita per mancanza del numero legale. Però è importante ribadire che a Milano saremo al fianco di Denise e per ribadire che vi può essere una nuova vita (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VACCA. Grazie Presidente, intervengo per l'ennesima volta per sollecitare la risposta ad interrogazioni a risposta scritta. Secondo noi è veramente indecente che questo Governo continui a non rispondere alle interrogazioni.
Gli atti di sindacato ispettivo sono una prerogativa del Parlamento costituzionalmente prevista. Io personalmente attendo risposta a mie interrogazioni da marzo ! Sono passati sette mesi ed il Governo non si degna ancora di rispondere ! Ebbene, o si è stabilito che il Governo risponde soltanto al Question time e alle interrogazioni urgenti, e allora andrebbero eliminate le interrogazioni a risposta scritta, oppure l'Esecutivo si dovrebbe degnare di cominciar a rispondere !
Abbiamo già presentato una lettera alla Presidente Boldrini, che l'ha trasmessa al Ministro Franceschini, il quale si è a suo tempo giustificato dicendo che il Governo era in carica da poco tempo e che avrebbe provveduto a rispondere alle interrogazioni. A tutt'oggi così non è avvenuto. Non sappiamo più cosa fare quindi la prego di rivolgere l'ennesimo appello relativamente alle mie interrogazioni e quelle di tutto il Parlamento: ne va della dignità di tutto il Parlamento e non solo di alcuni parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Mi pare di capire che la Commissione ha terminato i suoi lavori. Vedo qui il Governo, nella persona del Sottosegretario Dell'Aringa. A questo punto, per consentire ai colleghi delle Commissioni e agli altri colleghi di entrare, sospendo per qualche minuto i nostri lavori,che riprenderanno alle 18,45. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,40, è ripresa alle 18,50.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1544-A)

PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo riprendere i lavori dopo la riunione del Comitato dei diciotto e darei subito la parola al presidente Boccia per illustrare all'Aula quali sono le determinazioni del Comitato dei diciotto che ha finito ora i lavori.

FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, ripartendo dall'articolo 2-bis, il Comitato dei diciotto ha chiarito che, trattandosi di un emendamento delle Commissioni, signor Presidente, non c’è bisogno di alcuna relazione tecnica. Con il Governo non c’è convergenza sulla tipologia delle coperture –, poi sarà il Governo in qualche modo a esprimersi – ma è evidente rispetto alle eccezioni fatte in Aula che non c’è bisogno su questo emendamento di alcuna copertura. Il Comitato dei diciotto all'unanimità ha anche consentito che non si aprissero i termini per i subemendamenti per la modifica richiesta – tra l'altro su suggerimento del sottosegretario Baretta – dai relatori, che in qualche modo evita che i tagli lineari incidano sugli stanziamenti iscritti nelle missioni «Ricerca e innovazione» e «Istruzione scolastica e istruzione universitaria».
Per quanto riguarda invece i subemendamenti, già il Comitato dei diciotto di Pag. 79questo pomeriggio li aveva respinti tutti e di fatto c'era il parere contrario dei relatori. Al parere contrario dei relatori si è aggiunto il parere contrario del Governo e quindi non c’è alcun bisogno di richiedere relazioni tecniche sui subemendamenti per i quali c’è il parere contrario. A questo proposito il Governo ha precisato che l'emendamento arrivato fuori tempo massimo, anche rispetto al dibattito che c’è stato sia nelle Commissioni di merito che in Aula, ma che era molto atteso da tutta l'Aula – immagino –, l'emendamento che ha consentito di risolvere il problema connesso alla platea degli esodati disabili, connessi alle persone che assistono disabili è un emendamento che ci consente di dare una risposta immediata a una platea che era oggetto di una grande sensibilità nel Paese. È evidente che a quella platea se ne aggiungono altre, ma le coperture che il Ministero del lavoro ha trovato – tra l'altro dalle proprie disponibilità – è una copertura che si lega esclusivamente a quella platea. C’è un impegno del sottosegretario Dell'Aringa a nome di tutto il Governo nel dare risposte immediate alle altre platee che, come noto, di provvedimento in provvedimento trovano delle risposte.
In fine sull'emendamento del Governo sugli esodati invece c’è la relazione tecnica che è nella disponibilità dei colleghi, ed è evidentemente una relazione tecnica che ha consentito ai relatori di dare parere positivo e ovviamente al Governo di dare parere favorevole.
Io penso che il quadro sia questo, non ci siano altri temi rimasti in sospeso e mi riservo, signor Presidente, di reintervenire alla fine del provvedimento per specificare, se dovesse essere utile, quali sono le caratteristiche connesse – cosa che ha già fatto il relatore Causi prima di me – all'articolo 2-bis.

PRESIDENTE. Chiedo al Governo, in particolare al sottosegretario Baretta, se intenda aggiungere altro.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, confermo che il dissenso non riguarda l'esistenza di coperture che...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Baretta. Colleghi, è una questione delicata che abbiamo affrontato poco fa. Se facessimo un po’ più silenzio... forse è anche comprensibile quello che sta accadendo.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie. Confermo che il dissenso non riguarda la presenza di coperture, perché coperture ci sono, ma la scelta di quelle coperture in quanto temiamo che, dato il residuo dell'anno, un taglio lineare sui Ministeri potrebbe determinare conseguenze di funzionalità. Quindi, su questo mantengo il parere contrario. Ma di conseguenza mi rimetto all'Aula sul subemendamento presentato dall'onorevole De Micheli 0.2.0100.1 per logica conseguente, sul resto esprimo parere conforme a quello del Presidente Boccia.

PRESIDENTE. Presidente Boccia, sottosegretario Baretta, colleghi, io provo a riassumere. Mi pare che, unendo le dichiarazioni di adesso con quelle di prima, vi sia sull'emendamento Laffranco 2.3, sugli identici emendamenti Rughetti 2.15 e Busin 2.16 e sull'emendamento Rubinato 2.17 un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, da parte delle Commissioni e del Governo. Sul subemendamento De Micheli 0.2.0100.1, invece, le Commissioni esprimono un parere favorevole, mentre il Governo si rimette all'Assemblea. Per quanto riguarda l'emendamento 2.0100 (Nuova formulazione) delle Commissioni vi è un parere contrario da parte del Governo. Su questo mi pare che i gruppi abbiano unanimemente rinunciato a presentare subemendamenti. Poi rimangono gli altri, che vedremo dopo, che sono quelli accantonati riferiti all'articolo 11. Ma li vediamo dopo.
Passiamo, dunque, all'emendamento Laffranco 2.3, su cui vi è un invito al ritiro. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro.

Pag. 80

PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, io, pur non essendo pienamente soddisfatto della formulazione trovata dalle Commissioni, intendo tuttavia ritirare questo emendamento nell'auspicio che, al di là del parere contrario del Governo sulla copertura, l'emendamento delle Commissioni sia approvato e soprattutto perché quanto contenuto nell'emendamento possa rappresentare, al di là della sua concreta attuabilità in queste poche settimane che ci separano dalla fine dell'anno 2013, un punto di ragionamento sin dalla prossima legge di stabilità per la particolarità contenuta nell'emendamento stesso, ovvero la possibilità di equiparare alle prime case le seconde abitazioni concesse in comodato d'uso gratuito ai parenti in linea retta con, ovviamente, tutto un lavoro che si potrà fare in ambito di legge di stabilità. Quindi, se l'emendamento delle Commissioni verrà approvato dall'Aula, credo che sarà comunque un passo in avanti e per questo, pur non del tutto soddisfatto, ritiro il mio emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Laffranco 2.3 si intende quindi ritirato.
Passiamo agli identici emendamenti Rughetti 2.15 e Busin 2.16, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.

ANGELO RUGHETTI. Signor Presidente, volevo ringraziare tutti i colleghi delle Commissioni, il presidente Boccia, il presidente Capezzone, per il lavoro che abbiamo svolto. Ringrazio il Governo anche per la sensibilità che ha dimostrato facendo pure delle formulazioni diverse rispetto alla versione definitiva. Mi piacerebbe che questo segnasse un po’ un nuovo passo perché, purtroppo, noi, con la disciplina dell'IMU, abbiamo cercato di definire a Roma questioni che andrebbero definite sui territori. Allora, nella speranza che la nuova service tax che prenderà piede come si spera dal 1 gennaio 2014 vada in questa direzione, io colgo l'occasione per invitare il Governo a ragionare in termini di maggiore autonomia, perché questioni come queste possano essere risolte dai comuni senza che poi siamo costretti a rincorrere con degli emendamenti. Ritiro l'emendamento, quindi.

PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Rughetti 2.15 si intende quindi ritirato. Onorevole Busin ?

FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, apprezziamo anche noi lo sforzo delle Commissioni, però non siamo completamente soddisfatti di questa riformulazione e teniamo il nostro emendamento e vorremmo farlo votare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Busin 2.16, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Vezzali, D'Ambrosio, Moretti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevole Vezzali, le chiedo scusa, purtroppo c’è stata un'incomprensione tra la macchina e il Presidente, ma recupereremo.

Comunico il risultato della votazione:

Presenti 423
Votanti 421
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato 21
Hanno votato no 400.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo all'emendamento Rubinato 2.17 sul quale vi è un invito al ritiro.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Rubinato 2.17, formulato dal relatore.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, lo ritiro sottolineando il fatto che, Pag. 81mentre lo scorso anno, per casi come quello che stiamo trattando in questo momento, vi era il pagamento del 4 per mille come aliquota sull'abitazione considerata principale e del 7,6 per mille come seconda casa sull'immobile dato in comodato gratuito ai figli, quest'anno si ritrovano con una misura di equità molto importante anche grazie a questo emendamento, che è stato frutto di una mediazione importante voluta dal Parlamento e accolta anche per la sensibilità dell'onorevole Baretta: si trovano ad avere l'esenzione totale per l'abitazione principale mentre si trovano ad aver pagato un'aliquota di circa 3,8 per mille sulla casa data in comodato ai figli.
Quindi diciamo che una battaglia, cominciata per alcuni di noi con il decreto-legge «salva-Italia», oggi vede un passo avanti verso l'equità in queste situazioni.

PRESIDENTE. L'emendamento Rubinato 2.17 si intende ritirato.

FRANCESCO RIBAUDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo ?

FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, in qualità di primo firmatario dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ricordo che non si può intervenire su un emendamento che è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento De Micheli 0.2.0100.1, con il parere favorevole delle Commissioni e sul quale il Governo si rimette all'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Spadoni... Baruffi... Ribaudo... Verini... Guerini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 429
Votanti 428
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato 424
Hanno votato no 4.

La Camera approva (Vedi votazioni).

(La deputata Petitti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e la deputata Rotta ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.0100 (Nuova formulazione) delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare il relatore Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, intervengo in modo molto sintetico e veloce per dire che questo emendamento, frutto del lavoro di tutti i gruppi parlamentari in Commissione, è un punto importante della conclusione della nostra discussione, perché sapete che in questo decreto-legge ampliamo l'assimilazione a prima casa di molte categorie ma, nel testo iniziale, non si era considerata la questione dell'assimilazione a prima casa per gli immobili concessi in comodato gratuito ai parenti in linea retta. Un tempo, fino al 2008, quando c'era l'ICI, questa materia era pienamente materia regolamentare dei comuni che la gestivano in autonomia.
Con l'arrivo dell'IMU dal 2012, invece, questa materia è stata sottratta all'autonomia regolamentare dei comuni. Dalle anticipazioni che abbiamo sulla legge di stabilità, la futura service tax restituirà in questa materia autonomia ai comuni. Con questo emendamento elaborato nelle Commissioni, che deriva dai testi di molti emendamenti presentati da tutti i gruppi politici, anticipiamo la nuova autonomia regolamentare per i comuni, dicendo che l'assimilazione a prima casa per i comodati gratuiti varrà fin dalla seconda rata IMU del 2013, con due paletti: un solo Pag. 82immobile per soggetto – quindi, non dieci immobili – e con i comuni che potranno regolamentare l'accesso a questo beneficio in base all'indicatore dell'ISEE. È un passo in avanti con cui, in qualche modo, questo Parlamento anticipa la futura service tax.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetti. Ne ha facoltà.

ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, anche per Scelta Civica questo è un emendamento importante, un emendamento che arriva a coronamento di un percorso che proprio Scelta Civica ha portato avanti nel tempo, ritenendo importante assimilare alle prime abitazioni i comodati gratuiti dati in uso ai parenti in linea retta. E la copertura di 18 milioni e mezzo che qui è stata individuata deve la sua quantificazione proprio a un'apposita interrogazione che è stata posta in Commissione finanze dal gruppo Scelta Civica, che ha portato all'individuazione di appena – per certi versi – 37 milioni come somma complessivamente necessaria su base annuale. Questo ha favorito, poi, il percorso che ha portato oggi all'individuazione dei 18 milioni e mezzo e, finalmente, almeno per questa seconda rata, ad una soluzione da lungo tempo attesa da molti cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, solo per dire che noi voteremo a favore di questo emendamento, perché riteniamo condivisibile il principio e la sostanza, cioè il fatto che la seconda casa, qualora abitata da parenti di primo grado, sia equiparata alla prima ai fini fiscali. Riteniamo che si sia prodotto anche un buon punto di compromesso con il richiamo all'ISEE. Non posso, però, evitare di sottolineare che su questo emendamento c’è un parere contrario del Governo, perché, a fronte di un provvedimento che mobilita oltre 2 miliardi e mezzo di risorse, qui non riusciamo a trovare le coperture ai tagli all'interno dei Ministeri per 18 milioni di euro. E questa è una cosa che dovrebbe far riflettere il Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.

GIROLAMO PISANO. Signor Presidente, noi potremmo anche condividere il principio, come diceva anche l'onorevole Paglia; il problema, però, è che, come al solito, cerchiamo equità, cerchiamo trattamenti uguali nel nostro Paese e, poi, invece, facciamo leggi che consentono disparità e disuguaglianze. Perché in questo emendamento, sostanzialmente, anche nell'articolo 2, si parla dei comuni che avranno la possibilità finanziaria, economica, di gestire un'assimilazione a prima casa per questi immobili dati in comodato d'uso gratuito a figli di contribuenti; invece, avremo comuni di «serie B» che questa possibilità non ce l'avranno. Per cui, come al solito, nei comuni e nelle regioni italiane dove c’è maggiore sofferenza della pubblica amministrazione ci saranno dei cittadini di «serie B» ai quali verrà applicata una trattazione penalizzante.
In più è penalizzante anche tra i comuni, cioè, c’è una disparità anche nei comuni che potranno applicare l'assimilazione, in quanto, comune per comune, vedremo utilizzare un parametro diverso in base al valore ISEE per fare oppure no questa assimilazione. Quindi, è un'operazione, secondo noi, del tutto iniqua e, come tale, noi voteremo contro. Saremmo stati eventualmente favorevoli almeno ad un'equiparazione sul territorio nazionale: quindi, tutti uguali e non qualcuno diverso dagli altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, noi sosterremo l'articolo aggiuntivo delle Commissioni perché è il frutto del Pag. 83lavoro che anche il nostro gruppo, con grande decisione, ha portato avanti nelle Commissioni bilancio e finanze per correggere e modificare in meglio il decreto-legge di cui stiamo parlando. Come è noto, della battaglia su una più equa tassazione degli immobili il Popolo della Libertà ha fatto una bandiera che però non è una bandiera a titolo meramente simbolico, ma si sostanzia con azioni politiche e atti parlamentari conseguenti. Quindi, per un verso, l'aver conservato l'abolizione dell'IMU sulla prima casa ne è certamente l'elemento principale, ma è importante anche questo intervento, questa azione volta a ripristinare una vecchia previsione normativa che esisteva ai tempi dell'ICI e che consentiva, a coloro che con grande sforzo e fatica avevano acquistato un'abitazione e la cedevano gratuitamente ai propri figli ovvero ai propri genitori che avevano, magari, una pensione da fame, di poche centinaia di euro, di equiparare tali abitazioni all'abitazione principale. Tale possibilità era stata inopinatamente tolta al momento dell'introduzione dell'IMU e oggi viene ripristinata.
Probabilmente è più corretta l'impostazione che le Commissioni hanno voluto dare lasciando ai comuni la facoltà di farlo. Dico ciò pur avendo sostenuto una tesi differente. Perché è meglio ? Perché in questo modo i cittadini potranno fare una valutazione più oggettiva del modo di amministrare il proprio territorio e la propria comunità da parte dei sindaci e delle amministrazioni comunali; se hanno lavorato bene, hanno risorse o hanno l'intendimento di premiare coloro che si trovano in situazioni di questo tipo, potranno valutarlo al meglio perché con le delibere e i consequenziali regolamenti comunali si potrà stabilire l'equiparazione a prima casa di queste seconde abitazioni per i parenti in linea retta, e io dico magari non soltanto in forza di sé, ma anche di valutazioni di equità, tant’è che nella proposta emendativa, che per il gruppo avevo presentato, prevedevo comunque un limite di reddito per il beneficiario. Cioè il genitore o il figlio non avrebbe comunque dovuto avere un reddito eccessivamente elevato, altrimenti il titolare della proprietà poteva tranquillamente pagare l'IMU sulla seconda casa.
Ecco, penso che sia stato necessario impegnarsi a fondo anche con questo lungo lavoro interlocutorio che ha portato ad accantonamenti vari, perché il principio era profondamente meritevole. In conclusione, noi continueremo su questa strada sin dalla prossima legge di stabilità allorquando andremo a verificare se questo principio viene recepito dalle indicazioni del Governo ovvero se sarà necessaria una nuova azione parlamentare forte al fine di sostanziare questo principio in nuove previsioni normative. Per queste motivazioni, noi sosterremo la proposta emendativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, questa è stata ed è una battaglia della Lega fin dal cosiddetto «salva Italia». Avevamo approvato vari ordini del giorno perché si andasse a levare questa ingiustizia. Oggi non andiamo a sanarla totalmente, andiamo a fare un piccolissimo passo, però quando vi sono dei piccoli passi bisogna farli, non bisogna stare fermi per dire che non sono sufficienti. Anche perché non riesco a capire, ad esempio, se il limite dell'indicatore della situazione economica equivalente va al proprietario o a chi è in comodato ? Questo non è un piccolo particolare, perché se il proprietario è una coppia di anziani che dà una sua proprietà ai sui figli e dopo loro devono pagare l'IMU, questo sarebbe un controsenso. Dunque, dovremmo veramente calibrare e andare all'equiparazione completa e totale perché è un'ingiustizia. Infatti, tutti i nostri genitori – o noi che lo diamo ai nostri genitori – hanno fatto dei sacrifici per fare, magari, una casa un po’ più grande oppure una bifamiliare per dare una mano ai figli e adesso che hanno fatto i sacrifici e hanno rinunciato alle vacanze, adesso che hanno fatto dei Pag. 84sacrifici per tutta la vita li andiamo a tassare come se fosse un bene di lusso.
Non è un bene di lusso, ricordiamocelo. Anzi, è semplicemente un ammortizzatore sociale fatto da moltissime persone che si sono sacrificate per i loro figli, pensando al futuro dei figli. Dunque, per questo dovremmo andare a trovare un'esenzione totale e fare modo che ci sia un'equivalenza, perché non è un segnale di ricchezza. Su questo, veramente, dopo quasi due anni, siamo riusciti a fare un piccolo passo. Non fermiamoci qua e facciamo che ce ne siano ulteriori, affinché veramente sia resa giustizia a tutti quei cittadini che hanno lavorato per tutta la vita, magari facendo sacrifici e pensando al futuro dei propri figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ribaudo. Ne ha facoltà.

FRANCESCO RIBAUDO. Signor Presidente, lei si ricorderà quest'estate, quando è uscito questo decreto sui giornali, i quali riportavano che alcuni nostri colleghi con questo provvedimento avrebbero risparmiato 2.700-3.000 euro. I giornali riportavano solo alcuni nominativi. Ecco, sarebbe stata una bella beffa sapere che colleghi risparmiano 2-3 mila euro e poi l'operaio che abita di fronte a me, operaio delle Ferrovie dello Stato, che è riuscito a fare una casa per sé e per i propri figli e che ancora non l'ha volturata, quest'anno avrebbe dovuto pagare 3.200 euro. Sarebbe stata una beffa, perché quella non è edilizia di speculazione, quella era una casa fatta per i propri figli. Ma la dico tutta veramente, Presidente, me lo consenta perché è importante. Con l'avvento dell'IMU tutte quelle situazioni che si potevano sanare, ciò le case che erano di proprietà dei genitori che hanno passato e fatto le volture a nome dei figli, chi è rimasto a non fare questo ? Chi non aveva i soldi, perché in questo momento c’è molta gente che non ha soldi. Il pensionato che non ha soldi per fare la voltura è costretto ad andare a pagare l'aliquota massima come seconda casa quando la casa è abitata dal figlio. Era un'ingiustizia terribile.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO RIBAUDO. Concludo veramente dicendo che alla fine l'emendamento...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Ribaudo.

FRANCESCO RIBAUDO. Concludo veramente. L'emendamento delle Commissioni alla fine è un punto di mediazione, è un segnale anche di equità. Io credo che tutti i comuni possano applicarlo come vogliono in base al reddito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI. Signor Presidente, noi siamo un po’ pedanti sulle questioni che riguardano le coperture e la Commissione. Appurato che non ci sono problemi di coperture, però è giusto far notare due questioni: la prima riguarda la quantificazione, che purtroppo, da che mondo è mondo, è uno dei criteri di finanza pubblica, mentre qui sembra che qualcuno ogni tanto se lo scordi; la seconda questione è che certo la copertura non serve, perché è vero che probabilmente serviranno più soldi, ma i soldi che serviranno non andranno a carico dello Stato, ma andranno a carico dei comuni. Quindi, anche qui invito i sindaci dei comuni italiani a ringraziare questo Governo per questa manovra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0100 delle Commissioni (Nuova formulazione), come subemendamento, con il parere contrario del Governo.Pag. 85
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Cera....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 437
Votanti 344
Astenuti 93
Maggioranza 173
Hanno votato 342
Hanno votato no 2.

La Camera approva (Vedi votazioni).

A questo punto ritorniamo all'articolo 11, colleghi, dove avevamo in sospeso il subemendamento Fedriga 0.11.0200.5 nella parte che non è stata dichiarata inammissibile, per il quale c’è il parere contrario del Governo e delle Commissioni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, appurato che il subemendamento essendo ammissibile è coperto, e questo vorrei che fosse chiaro a tutti i colleghi, vorrei anche capire per quale motivo la Commissione ha dato un parere contrario. Ha dato un parere contrario nel merito, ovvero è contraria a coinvolgere anche le donne che usufruiscono della maternità volontaria ? Oppure è contrario nelle coperture ? Ebbene le coperture sono l'aumento dello 0,95 dell'aliquota sugli immobili di banche e società assicurative e poi una negoziazione per ricavare altre coperture dai giochi pubblici online, dalle lotterie istantanee e dagli apparecchi.
Io capisco che questa Aula ha votato lo sconto per le imprese che lavorano proprio sui giochi d'azzardo, noi però crediamo che perlomeno un sacrificio a questa gente lo si possa chiedere per andare a tutelare una categoria che è stata abbandonata, come le donne in maternità volontaria, dalla riforma Fornero.
Io non credo quindi che ci possa essere una contestazione né nel merito del subemendamento né nelle coperture che abbiamo individuato. Ripeto, il subemendamento è coperto. E oltretutto mi sorprende ancora di più l'atteggiamento del Comitato dei nove che ha dato parere difforme dal relatore sull'emendamento precedente, mentre per le donne in maternità volontaria non hanno il coraggio di discostarsi dalla posizione del Governo.
Adesso, o il coraggio ce l'hanno oppure mi auguro che il coraggio ce l'avranno i colleghi e le colleghe soprattutto, con le quali ho avuto modo di parlare informalmente anche prima, e che rimarchino una posizione di diritto che è venuta a mancare dopo l'entrata in vigore della riforma Fornero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

TITTI DI SALVO. Signor Presidente, a me dispiace davvero, mi dispiace veramente tanto. Ho ascoltato anche le parole del sottosegretario Dell'Aringa, ho ascoltato l'impegno preso a nome del Governo per una verifica della possibilità in una sede diversa di porre rimedio a questa situazione, però io vorrei che fosse chiaro di cosa stiamo parlando.
Noi parliamo di una situazione in cui quelle persone, quelle donne, se andassero in pensione, avendo alle spalle periodi di contributi figurativi, maternità facoltativa appunto, verrebbero penalizzate per tutta la vita, e verrebbero penalizzate, quindi, per aver scelto o dovuto, dopo i cinque mesi di astensione obbligatoria per maternità, occuparsi dei loro figli avendo in quella situazione percepito una retribuzione del 30 per cento, secondo legge, e probabilmente avendo dovuto farlo, a volte per scelta, ma a volte avendo dovuto farlo perché non hanno trovato intorno a sé servizi che potevano compensare.
Allora io vorrei che fosse chiaro di che cosa stiamo parlando; da questo punto di vista intendevo sottolineare il fatto che non mi è sfuggito l'impegno del Governo, ma rispetto a quell'impegno qual è la certezza che noi abbiamo di fronte alle parole della Commissione ? Commissione Pag. 86che non mi pare si sia espressa allo stesso modo. Quindi, io invito l'Aula ad assumersi la responsabilità di un voto che ha questo significato e che, io sono sicura, tocca le corde di molti colleghi e molte colleghe.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, come qualcuno di voi saprà, anche in seno alla Commissione lavoro, il MoVimento 5 Stelle, molte volte e anche durante i voti di oggi, si è astenuto rispetto al voto stesso; ma si è astenuto per un motivo piuttosto semplice, per un motivo che a noi sembra del tutto razionale, nel senso che, per l'ennesima volta, noi non vorremmo – e il nostro voto bianco lo ha dimostrato – creare delle ulteriori categorie. Noi abbiamo detto: o tutti o nessuno, non ci sono delle categorie più virtuose o meno virtuose da salvaguardare. Devo dire che, però, in queste ore e grazie anche agli interventi dei colleghi – che, tutto sommato, hanno dimostrato buonsenso – nel caso di questo emendamento abbiamo cambiato idea; anche noi abbiamo sicuramente dimostrato buonsenso nel cambiare idea e, quindi, annuncio voto favorevole a questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Qui non è una questione di coraggio, come ci è stato chiesto. Sulla questione degli esodati, il Governo lo ha ribadito anche all'interno del Comitato dei nove, si è proceduto per step, con diversi provvedimenti; anche questo Governo l'ha fatto in più occasioni, lo ha già fatto con il decreto, l'ha fatto ampliando la platea con l'emendamento che ha presentato. C’è un impegno a prendere in considerazione proprio la tipologia che è stata proposta con questo emendamento nella prima occasione utile, potrebbe essere anche all'interno di uno dei decreti-legge che sono all'esame del Parlamento: quindi, c’è un impegno preciso ad andare in questa direzione. Per quanto riguarda poi le coperture attraverso i giochi, le modalità proposte sono quelle che in passato hanno fatto aumentare i giochi e ci hanno portato a quella situazione che, poi, spesso è stata oggetto di critica: per cui nella delega fiscale abbiamo rivisto completamente questa materia. Non è che, mentre facciamo questo, poi continuiamo a fare coperture come quelle del passato, che ci hanno portato alla condizione che, invece, vogliamo cambiare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, di nuovo devo dire al Governo che comprendo le sue ragioni e, tuttavia, noi parliamo sempre dei diritti della famiglia, è da lungo tempo che promettiamo politiche per la famiglia ma, sistematicamente, quando in concreto c’è da fare qualcosa per la famiglia, c’è sempre qualcos'altro che è più importante o, perlomeno, che è più urgente. Credo che, almeno simbolicamente, una volta questo Parlamento farebbe bene a dire che la famiglia è più importante di qualcos'altro, che le donne, le quali hanno dei figli e dedicano loro del tempo, svolgono un'attività socialmente utile che è importante per il Paese. Dovremmo trovare il modo di retribuire il lavoro educativo delle donne nella famiglia, quantomeno diamo loro un minimo di copertura assicurativa. Per questo valore simbolico, oltre che per la cosa in se stessa, io con alcuni colleghi non potrò accogliere la posizione del Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Fedriga 0.11.0200.5, nella parte ammissibile, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.Pag. 87
(Segue la votazione).

Gregori... Colleghi, abbiamo votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 428
Votanti 418
Astenuti 10
Maggioranza 210
Hanno votato 169
Hanno votato no 249.

La Camera respinge (Vedi votazioni).

Passiamo quindi all'articolo aggiuntivo 11.0200 del Governo, sul quale c’è il parere favorevole delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, prendo atto che questo Parlamento, molti colleghi del Partito Democratico, del Popolo della Libertà ed alcuni di Scelta Civica hanno preferito difendere le slot machine piuttosto che le donne in maternità.
Ne prendiamo drammaticamente atto, di questa apertura, ed evidentemente le scelte sono state ben chiare ed ognuno si assumerà le sue responsabilità, anche chi partecipa a convegni in Lombardia con 200 donne presenti e fa delle promesse che poi non rispetta in quest'Aula. Ovviamente chi ha partecipato capisce bene di cosa stiamo parlando.
Detto questo, Presidente, su questo emendamento del Governo, malgrado intervenga in modo limitato, malgrado la tattica del Governo utilizzata sia irrispettosa verso l'Aula e verso tutti quei parlamentari che hanno lavorato nelle Commissioni per affrontare la questione esodati, avendolo presentato all'ultimo aumento, e non mi dica che le copertura vengono fuori durante l'ultima ora di lavori, a mezzogiorno di oggi, perché è da quindici giorni, ripeto, quindici giorni, che se ne parla già in Commissione e tutti lo sapevano, quindi malgrado questo, noi, ovviamente, con senso di responsabilità, a differenza dei colleghi rispetto al voto precedente, voteremo favorevolmente all'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)

PRESIDENTE. Sottosegretario Dell'Aringa, hanno chiesto la parola altri deputati, lei vuole prendere la parola ora o alla fine ? Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, per dichiarare che la componente UdC all'interno di Scelta Civica per l'Italia ha votato con convinzione «sì».

PRESIDENTE. Darei ora la parola al Governo e poi al relatore, che l'hanno chiesta. Sottosegretario Dell'Aringa, ha facoltà di parlare.

CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio anche l'opposizione, per il senso di responsabilità, che voterà a favore di questo emendamento, nonostante debba dire che l'accusa di ritardo è dovuta solo al fatto che il Governo, e nell'ambito del Governo in particolare il Ministero del lavoro, ha continuato e continua e continuerà a svolgere questo ruolo di seguire le indicazioni del Parlamento per salvaguardare gruppi di lavoratori in difficoltà. L'ha fatto, ha trovato anche molte risorse, continuerà a cercarle e a trovarle. C’è un piccolo particolare, che tutte le volte il processo non è semplice, né trovarle e né soprattutto trovare il modo di delimitare in modo preciso la platea dei beneficiari. Non per escludere altro, ma in modo che sia chiaro, facilitare il processo, far sì che coloro che noi promettiamo di salvaguardare abbiano poi la speranza fondata di essere salvaguardati, cioè di andare in pensione con le regole previste prima della legge Fornero.
È un processo continuo questo, e in molti provvedimenti noi abbiamo inserito Pag. 88gruppi di salvaguardati, in questo ben due: prima i 6.500 e poi questi 2.500, che siamo riusciti a salvaguardare dopo un processo attento e anche un po’ lungo di confronto con la Ragioneria per trovare le coperture necessarie, e la copertura è certa, perché vengono prelevate risorse da quel prezioso Fondo sociale per l'occupazione e la formazione che il Ministero, come dicono le parole stesse, dedica alla formazione e alle politiche attive del lavoro. È un Fondo, quindi risorse limitate, da cui noi più di una volta abbiamo attinto proprio per questo motivo.
Ora, questa è l'illustrazione dell'emendamento che, come è stato già ricordato, estende la salvaguardia ai lavoratori i quali, nel corso dell'anno 2011, abbiano usufruito di congedi per assistere familiari con disabilità grave. Noi abbiamo aggiunto questi altri 2.500 oltre ai 6.500 di coloro che erano stati individualmente licenziati prima della fine del 2011 e andiamo avanti, è chiaro che poi dovremo sfruttare volta per volta i «veicoli» che l'attività parlamentare ci consente.
Noi consigliamo di non arrestare il processo di questi veicoli, come avremmo dovuto fare oggi se avessimo provveduto a trovare le risorse anche per quest'ultimo subemendamento su un punto importantissimo – l'ho già detto –, quello dei congedi parentali, per maternità e paternità volontarie, per questi periodi. Lo faremo, come faremo altre cose, salvaguarderemo altri gruppi, ma senza arrestare il normale processo di emanazione dei decreti, come avremmo dovuto fare oggi se avessimo dovuto inseguire un subemendamento, peraltro meritevole di essere assecondato. Tutto qui. Quindi, i ritardi ci sono stati, ma a fin di bene, abbiamo cercato di fare il più presto possibile. Questo subemendamento è stato bocciato, ma la bocciatura non riguarda il merito, ma solo una questione di tempi. Mi fa piacere che l'opposizione, con senso di responsabilità, almeno questo lo abbia capito.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, il problema dei tempi è vincolato anche dal momento in cui il Governo ha presentato il suo emendamento. In secondo luogo, visto che, presumibilmente, anzi certamente, nella giornata odierna non si procederà al voto finale, non capisco, se questa veramente era la volontà del Governo e la buona volontà del Governo, come mai non ha perso tempo per fare una verifica e approvare già in questo provvedimento la salvaguardia delle donne in maternità volontaria. Evidentemente, la volontà non è così chiara perché, se c’è la volontà per un altro emendamento, che oltretutto abbiamo condiviso, di forzare la mano e votare contro il parere del Governo, su quella antecedente questa volontà non c’è stata ed è una volontà politica, perché le coperture – ripeto – c'erano altrimenti, essendo questo provvedimento un collegato, non sarebbe stato ammissibile un subemendamento. Non prendiamo in giro l'Aula, o magari chi non conosce perfettamente i meccanismi: era coperto, perché altri subemendamenti non coperti nostri sono stati dichiarati inammissibili dalla Presidenza.
Dunque, ognuno si assume le sue responsabilità per quanto è avvenuto. Noi ci siamo assunti le nostre ad averlo presentato e ad averlo orgogliosamente votato, perché riteniamo che sia un'ingiustizia che questo Parlamento ha deciso che deve continuare a permanere. Ci continueremo a battere per risolvere questa questione – non preoccupatevi – e dunque mi auguro che i colleghi facciano anche un'opera di sensibilizzazione verso il Governo, perché queste prese di posizione della chiusura non solo contro le opposizioni, non sono contro la Lega, ma sono contro le donne che vivono la maternità e sono contro la famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 89

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, solo per chiarire, sempre distinguendo la verve polemica dai contenuti, che il subemendamento proponeva un allargamento della platea di 7.500 persone circa e, francamente, questa è la ragione che ci ha impedito, in questo momento, di dare una soluzione positiva alla copertura di questo emendamento. Poiché è del tutto evidente – perché è provato dai provvedimenti, come ricordava Dell'Aringa prima – che il Governo sta procedendo, di volta in volta, a risolvere... in questo provvedimento, ci sono ben due interventi a favore degli esodati, non uno, ma ben due interventi e ci sono stati in ogni provvedimento del Governo, quindi le coperture vanno trovate. Non è solo una questione di tempi, ma anche di quantità e questo – è stato dichiarato dal collega Dell'Aringa – è una delle priorità.
In questo momento, questo è il problema, quindi ridimensioniamo la questione. Lo dico anche all'onorevole Buttiglione, che prima ha fatto un ragionamento di merito. Come è evidente, c’è una linea che non è assolutamente penalizzante. Stiamo costruendo il pre-step e, con le risorse che abbiamo, ogni volta su questa questione c’è una risposta da parte del Governo. Prego di tenere in considerazione questo percorso e, anzi, di essere aiutati a trovare ogni volta un percorso di questo tipo. Francamente credo che questo vada almeno riconosciuto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, forse prima non sono stato molto chiaro.
Ringrazio il sottosegretario Dell'Aringa e anche il sottosegretario Baretta, che effettivamente però non soddisfano le nostre richieste, ovvero il MoVimento 5 Stelle non è che cambia idea in corsa rispetto alle salvaguardie. Il MoVimento 5 Stelle contesta proprio il sistema adottato da questo Governo e, a questo punto dalla maggioranza, rispetto alle salvaguardie «a tranche». Non siamo d'accordo su questo. È altresì chiaro che tra l'altro abbiamo votato l'emendamento proposto dall'onorevole Fedriga perché era addirittura antecedente alla riforma Fornero stessa. Quindi nessun cambio di idea, ma è un qualcosa che sarebbe dovuto andare rispetto al buonsenso di quest'Aula, perché noi, a differenza di qualcuno, le promesse elettorali le manteniamo. Quello che abbiamo detto in campagna elettorale, signori, noi lo manteniamo. Che cosa significa ? Significa che un nostro cavallo di battaglia in campagna elettorale: «nessuno deve rimanere indietro», noi qui dentro, in quest'Aula, lo sottolineiamo tutti giorni e così facendo invece (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) restano indietro delle persone, extra madri che devono andare in congedo per la maternità, ci mancherebbe altro. La manovra Fornero quindi ha creato delle categorie che stiamo cercando pian piano di annullare rispetto alla manovra Fornero stessa. Ricordo, e concludo, che il Ministro Fornero disse in un'intervista che il lavoro non è un diritto. Il primo articolo della nostra Costituzione recita che: «L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (...)», quindi a questo punto, maggioranza, fatevi delle domande e datevi delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

TITTI DI SALVO. Signor Presidente, il sottosegretario Baretta, e per la verità anche prima il sottosegretario Dell'Arringa, ha fatto affermazioni importanti e chiedevano che l'opposizione riconoscesse quelle affermazioni. Io le riconosco e le ho riconosciute anche prima. Naturalmente c’è un punto di vista diverso, perché io vedo nello stesso provvedimento la coperta sulla soppressione totale dell'IMU su tutte le case e invece su altri provvedimenti c’è il contagocce e la ricerca volta per volta di ulteriori risorse per coprirne ancora un pezzettino, ed è questa asimmetria che dal Pag. 90mio punto di vista, dal nostro punto di vista, stride moltissimo. Io sono certa, dal punto di vista di molti altri, non solo del nostro, ma è per questa ragione che i sottosegretari capiranno che non possiamo fare salti di gioia soltanto per un impegno futuro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 11.0200 del Governo, con il parere favorevole delle Commissioni.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Gasparini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato 419
Hanno votato no 1.

La Camera approva (Vedi votazioni).

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1544-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1544-A).
Avverto che è in distribuzione la versione corretta dell'ordine del giorno Gebhard n. 9/1544-A/60. Avverto altresì che l'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/1544-A/32 è stato ritirato dal presentatore.
Il deputato Stefano Allasia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1544-A/28.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, indubbiamente questo provvedimento ha avuto un lungo percorso, un lungo percorso, visto anche l'inserimento dei tanti emendamenti, ma soprattutto delle discussioni che vi sono state in queste giornate. Un provvedimento che possiamo definire, come tanti, omnibus, per aver visto all'interno dello stesso decreto sull'IMU altre competenze, competenze sicuramente tutte relative a situazioni attuali, di cui vi è necessità e urgenza, in cui il Paese aveva necessità e urgenza di discutere velocemente.
Come abbiamo sempre detto, questo Governo è un Governo del rinvio, che proroga costantemente qualsiasi decisione. E così è sempre stato dall'inizio, dal primo insediamento, abbiamo sempre evidenziato una politica molto confusionaria, forse dovuta alla frammentazione ed alle discussioni che vi sono state in questi mesi, nell'attuale maggioranza, fra PD e PdL. Indubbiamente quello che ci ha fatto più discutere all'interno del nostro movimento, come Lega Nord, sono state proprio le discussioni sul finanziamento di Roma Capitale. A più riprese, i colleghi del mio movimento hanno discusso più di una volta e fatto notare l'assoluta mancanza di disegno globale nel Paese per la ridefinizione globale di una finanza dei comuni, rivendicando una discussione aperta che sembrerebbe, a quasi tutti in questo emiciclo, una possibile discussione nell'immediato sul Patto di stabilità, cosa che si sente da «decenni», ma non che non si è mai potuta affrontare in modo equo, perché c'era un'assoluta mancanza di volontà politica.
In questo ordine del giorno indubbiamente c’è tanto da poter discutere, perché sarebbe la chiarezza da parte del Governo su questo provvedimento. Infatti abbiamo necessità di chiarire, anche in via amministrativa, quali siano le conseguenze in materia – nel caso di mancanza di deliberazione – dell'equilibrio di bilancio per i comuni che abbiano già approvato il bilancio preventivo alla data del 30 settembre 2013, in base a quanto disposto dal testo unico, secondo cui entro il 30 settembre Pag. 91gli enti locali, con delibera consiliare, debbono effettuare la ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi e verificare la permanenza degli equilibri generali di bilancio o, in caso di accertamento negativo, adottare contestualmente i provvedimenti necessari per il ripiano.
A causa dell'incertezza del quadro di riferimento necessario per redigere il bilancio 2013, è stato prorogato più volte il termine per l'approvazione del bilancio di previsione, inizialmente il 30 giugno, poi il 30 settembre e, da ultimo, il 30 novembre. Non è stato però chiarito, come è avvenuto in via amministrativa nei precedenti esercizi, che anche la dichiarazione sulla permanenza dell'equilibrio di bilancio per i comuni che il bilancio lo hanno già presentato deve essere posticipata al 30 novembre. In caso contrario, i comuni potrebbero trovarsi a dichiarare il falso, non avendo al momento contezza di quale sarà la definitiva legislazione in materia di seconda rata dell'IMU del 2013. Perciò, un chiarimento da parte del Governo su questo ordine del giorno. Non accettiamo assolutamente un Governo latitante su queste materie, perché abbiamo necessità di far capire al Paese e soprattutto agli amministratori locali qual è la politica futura per loro e soprattutto il loro futuro. Abbiamo già visto che non c’è futuro e non c’è certezza sulle province, non ci sarà certezza sicuramente sulle finanze sui comuni e sicuramente non ci sarà futuro per quei comuni che rimangono e continuano a rimanere virtuosi. Noi abbiamo necessità di differenziarci...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Allasia.

STEFANO ALLASIA. Ma avevo un quarto d'ora...

PRESIDENTE. No, ha cinque minuti.

STEFANO ALLASIA. Va bene, concluderò poi successivamente. Noi abbiamo necessità e ho necessità che il Governo valuti concretamente questo ordine del giorno, perché ci sia un impegno di tutta l'Aula, innanzitutto del Governo, per una presa di coscienza maggiore.

PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1544-A/30.

GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, l'ordine del giorno fa riferimento ad un emendamento che era stato presentato, facendo riferimento all'articolo 6 di questo provvedimento, che è l'articolo che riguarda i finanziamenti e i prestiti agevolati per le giovani coppie. L'ordine del giorno tende a disporre questa opportunità, privilegiando i soggetti che sono residenti da almeno cinque anni sul territorio regionale. Questo perché vogliamo dare completezza all'articolato e perché vogliamo fare in modo che, all'interno delle singole comunità, ci sia opportunità maggiore per le nuove generazioni di rimanere insediate all'interno delle comunità dove sono nate e dove risiedono. Nel contesto, il provvedimento tutto ci lascia molto perplessi, nel momento in cui la maggioranza sul voto di un nostro emendamento si è completamente spaccata. La determinazione di dare la possibilità ad un Prefetto dopo i tre gradi di giudizio di valutare se un inquilino vive un disagio sociale rispetto alla richiesta di sfratto che gli arriva dalla proprietà, per noi è un principio che va a ledere in assoluto la proprietà privata, ma va a ledere anche un principio costituzionale di tutela della proprietà privata. Per cui noi riteniamo che in alcuni casi la Commissione abbia peggiorato questo provvedimento, che è un provvedimento che doveva riguardare solo l'abolizione dell'IMU sull'abitazione principale e invece è andato a toccare svariati e svariati argomenti, tra cui anche – abbiamo notato in ultimo – la questione del lavoro, la questione relativa ai danni fatti dalla riforma Fornero, una riforma che ha devastato dal punto di vista sociale questo Paese e ha escluso dall'assistenza parecchie categorie di persone.
Noi ci aspettavamo che il Governo, così come aveva annunciato il Presidente del Pag. 92Consiglio nel momento dell'insediamento del suo Governo, rivedesse e affrontasse tutta la questione della riforma Fornero e invece non lo ha fatto.
Così come rimaniamo notevolmente perplessi dalla valutazione fatta sui comuni in dissesto finanziario rispetto a questo provvedimento, quando poi domani probabilmente scopriremo l'assistenza fatta da questo Governo nei confronti di un solo comune, il comune che poi, nonostante il deficit e nonostante il pessimo bilancio, tende a candidarsi per ospitare le Olimpiadi nel 2024. Questo perché noi riteniamo inopportuno che amministrazioni irresponsabili, amministrazioni che hanno lavorato male, che hanno gestito male i soldi dei loro cittadini vengano annualmente salvate e salvaguardate dal Governo centrale. Questo lo diciamo anche a tutela di quei piccoli o grandi amministratori in piccoli o grandi comuni di tutte le città del territorio nazionale che, invece, hanno amministrato bene i loro soldi, hanno amministrato bene i soldi dei loro cittadini.
Per cui riteniamo che questo Governo, che più volte dichiara anche di voler tutelare gli enti locali, di volere rivedere la questione del Patto di stabilità – l'altro giorno invece abbiamo scoperto che sono spariti i soldi dal finanziamento della premialità per i comuni virtuosi –, abbia abbandonato tutti gli enti locali. Per cui nel provvedimento in generale noi troviamo positiva l'abolizione dell'IMU sull'abitazione principale, ma riteniamo anche che si poteva fare molto di più e che certi argomenti dovevano essere affrontati in provvedimenti specifici, e parlo soprattutto della questione enti locali e della questione del lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni Farina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1544-A/9.

GIANNI FARINA. Signor Presidente, mi è sembrato giusto in una discussione così importante, che riguarda la tassazione delle proprietà immobiliari, fare un breve excursus sulla situazione della migrazione italiana nel mondo, sulla sua storia e porre all'attenzione del legislatore le vicende legate alla diaspora italiana, che è poi quell'esodo di massa degli anni cinquanta e sessanta che portò milioni di nostri connazionali a passare le Alpi e i mari per emigrare nelle terre d'Europa e del mondo. Sono stati milioni di uomini e di donne a cui l'Italia repubblicana deve molto, poiché contribuirono con le loro rimesse al riscatto economico e sociale del nostro Paese.
Nel frattempo soprattutto dall'Europa – ma non solo – ritornavano periodicamente in patria per brevi periodi di riposo, tenendo ben saldi il senso di appartenenza e i rapporti umani con le collettività di origine. La storia non è andata come essi avevano pensato e agognato. Una esigua minoranza ritornò delusa e sconfitta dalla nostalgia, dalla solitudine, dalle umiliazioni, dalla mancanza dei più elementari diritti nelle nazioni in cui pur ognuno dava il massimo dell'impegno lavorativo e umano. È celebre la frase, la riflessione del grande intellettuale scrittore Max Frisch: «Cercavamo braccia di lavoro, dimenticammo l'anima, i sentimenti, le aspettative dei loro cuori generosi».
Alcuni di noi – e il sottoscrittore del presente atto – li rappresentano al Parlamento repubblicano. Dandoci la fiducia ci hanno indicato la strada: rappresentare la nazione tutta entro e fuori i confini della Repubblica. È necessario difendere e rinsaldare il rapporto tra l'Italia e la stessa comunità italiana nel mondo e valorizzare lo straordinario patrimonio intellettuale, professionale e umano di cittadine e cittadini che ancora non hanno rotto il filo che li tiene legati alla terra di origine.
Rientrano periodicamente in patria i primi emigrati dal dopoguerra. Rientrano assieme ai loro figli e ai loro nipoti. Popolano di vita vera le abitazioni per la maggior parte dell'anno chiuse e vuote. Ed è così importante perché essi non chiedono privilegi ed esenzioni particolari a cui non sono oltretutto mentalmente assuefatti. Vivono in nazioni in cui è normale assolvere agli obblighi di cittadinanza e compiere il proprio dovere nei confronti Pag. 93delle istituzioni. Chiedono semplicemente di essere trattati come ogni altro cittadino in Italia, di saldare il dovuto, come ogni altro proprietario di una prima casa abitativa, o di essere esentato, come sta avvenendo in questo particolare contesto. Se ciò non avvenisse, grave sarebbe il pericolo di una definitiva rottura del rapporto tra la madrepatria e milioni di cittadini italiani e di origine. Sarebbe una sconfitta umana, una mancanza di riconoscenza verso chi chiede il massimo di sé per il nostro Paese.
Il Governo Letta – e sto concludendo, scusi Presidente – ha il sostegno convinto del sottoscrittore del presente atto e di milioni di cittadini italiani. Io chiedo, chiediamo e lo chiedo a nome dei nostri cittadini italiani all'estero, che, in occasione della prossima legge di stabilità, si adottino misure volte a correggere la tassazione discriminante come seconda casa, già applicata nella prima rata di luglio, verso i nostri cittadini emigrati, quale atto di giustizia che non può essere sottaciuto e negato.

PRESIDENTE. L'onorevole Baroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1544-A/62.

MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, colleghi, nel decreto-legge IMU un ulteriore regalo viene fatto all'industria del gioco d'azzardo. Stiamo parlando di un ordine del giorno che riguarda l'articolo 14. Da 2,5 miliardi di euro si passerà a circa 480 milioni, un misero piatto di lenticchie, tutto a discapito dei cittadini. Ricordiamo che in Italia chiudono circa trenta aziende al giorno e molti giocatori patologici sono precari e disoccupati che molto spesso si ritrovano a combattere con la Gerit Equitalia, mentre voi regalate illusioni nelle slot come unica soluzione da vent'anni a questa parte, solo per fare cassa e sradicare ogni possibilità di futuro.
Il gioco d'azzardo patologico si espande in tutta Italia favorito da una rete malsana di interessi che vede politici, industriali, lobby bancarie e mafie come stakeholders. C’è bisogno di sostituire norme più specifiche per il contrasto alla criminalità organizzata, alle infiltrazioni mafiose e al riciclaggio per impedire che...

PRESIDENTE. Pregherei di lasciare libero il banco del Governo, grazie.

MASSIMO ENRICO BARONI. ... questa rete di interessi continui a prosperare sulle spalle della salute e della dignità delle persone con l'allargamento delle norme in materia antimafia e con articoli specifici sulla tracciabilità dei flussi finanziari. Dentro questa rete ci sono diversi politici, ex politici, trombati della politica che escono dalla porta e rientrano dalla finestra come niente fosse, Amedeo Laboccetta e Giorgio Tino. Laboccetta fu uno dei politici la cui campagna elettorale fu aiutata economicamente da una delle industrie del gioco. Ricevette 50 mila euro da Atlantis, oggi Bplus, la multa più grande delle dieci concessionarie, 845 milioni di euro (vedi elenco delle concessionarie), che non solo è una multinazionale del gioco d'azzardo che ha sede nei paradisi fiscali delle Antille olandesi, ma che, con oltre 85 mila apparecchi, è anche la più grande concessionaria di slot machine del nostro Paese. L'Atlantis, oltre ad essere molto generosa con Laboccetta, lo scelse anche come successore di Giancarlo Lanna, consigliere di fondazione Farefuturo, per divenire il procuratore italiano per l'Atlantis che Laboccetta rappresentò fino al 2008. La delicatezza nel rapporto con l'Atlantis non si deve tanto al cognome del suo proprietario, bensì per due situazioni specifiche che suscitarono le attenzioni delle procure. Nella notte del 10 novembre 2011 la Guardia di finanza effettuò delle perquisizioni finalizzate ad accertare l'esistenza di dazioni, finanziamenti e rapporti di affari illeciti generati nell'ambito dell'associazione affaristico-criminale. Ma quando i militari arrivarono nell'appartamento di Francesco Corallo, a piazza di Spagna, qui dietro, il deputato Amedeo Laboccetta, dopo essersi qualificato invocando l'immunità parlamentare, rivendicò la proprietà di un computer portatile presente nell'appartamento e lo portò via con sé.Pag. 94
Solo tre mesi dopo, con il parere favorevole della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, lo consegnò alla Finanza. L'ipotesi degli inquirenti era che nel computer potessero esserci anche degli atti utili all'inchiesta sulla Banca popolare di Milano, inchiesta che, a febbraio 2013, ha fatto finire agli arresti domiciliari Onofrio Amoruso Battista, ex consigliere regionale PdL, accusato di aver ricevuto un pagamento di circa due spiccioli: 2 milioni di euro da parte della Bplus e altre società per agevolare alcune pratiche.
Insieme ad Amoruso l'indagine coinvolge Massimo Ponzellini, ex presidente della Banca popolare di Milano e il suo uomo di fiducia, Antonio Cannalire, che, guarda caso, era anche proprietario della Jackpoint Games che a Milano gestiva sale da gioco d'azzardo insieme alla Finanziaria Cinema, di proprietà di Marco Jacopo Dell'Utri, figlio del noto politico Marcello Dell'Utri del PdL.
La coincidenza vuole che gli apparecchi nella sale della Jackpoint Games fossero di proprietà della Atlantis BPlus. Ma tornando a Laboccetta, costui era finito nell'attenzione degli investigatori già nel 2005 quando, in un'intercettazione telefonica, chiedeva all'allora segretario di Gianfranco Fini, il famoso Proietti, di fare pressione sull'allora direttore dei Monopoli di Stato, Giorgio Tino, affinché fosse evitata la revoca della concessione delle slot machine ad Atlantis. L'Atlantis era solo una delle dieci concessionarie che in quel momento rischiavano grosso.
Amedeo Laboccetta e company si salvano grazie al programma cleaner: assurdo, sono state eliminate le tracce in profondità al fine di occultare l'effettiva del pc in capo a Francesco Corallo. Amara conclusione degli inquirenti: il proposito criminoso è andato per la più parte a buon fine perché, al di là delle vicende manipolative chiaramente emerse, non è stato possibile recuperare dal pc i dati cancellati. Il pc Francesco ha cambiato identità ed è come se fosse diventato il pc Amedeo prendendo altre strade. Questo succede quando l'immunità viene confusa con l'impunità. Questo succede quando l'onorevole Cleaner ripulisce il senso delle istituzioni. Ecco che entrano in gioco Giorgio Tino e Antonio Tagliaferri ma sarà motivo di una successiva esternazione....

PRESIDENTE. Deputato Baroni, concluda.

MASSIMO ENRICO BARONI. La ringrazio, signor Presidente. Questa era «Azzardopoli numero 4» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Bobba n. 9/1544-A/59 è stato ritirato dal presentatore. Avverto, altresì, che tutti i restanti deputati della Lega Nord e Autonomie che avevano chiesto di illustrare gli ordini del giorno hanno rinunciato ad intervenire.
A questo punto rimangono soltanto due richieste di intervento per illustrare gli ordini del giorno del MoVimento 5 Stelle, dell'onorevole Cecconi e dell'onorevole Rizzetto, ai quali chiedo se mantengono la richiesta di illustrare i rispettivi ordini del giorno.
Prendo atto che l'onorevole Cecconi non intende illustrare il suo ordine del giorno.
L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1544-A/70.

WALTER RIZZETTO. Signor Presidente Giachetti, non voglio tediare nessuno perché il fil rouge della conversazione di oggi è proprio questo. Con l'ordine del giorno n. 9/1544-A/72 il MoVimento 5 Stelle chiede qualcosa di assolutamente forte, ovvero un segnale che il Governo e la maggioranza che si sono già espressi a favore di questa proposta e all'interno della Commissione, la Commissione lavoro, ma anche in quest'Aula, ma anche parlando di politica in mezzo ai corridoi.
Quindi questo ordine del giorno è molto semplice quanto in parte provocatorio, se vogliamo, ovvero è quello di «impegnare il Governo ad adottare iniziative normative volte ad abrogare l'articolo Pag. 9524 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 202, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, ovvero l'abrogazione della riforma Fornero a favore di una controriforma» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Potremmo anche immaginare di ritornare al sistema pensionistico ante riforma Fornero, perpetrarlo per alcuni mesi all'interno dei quali ci debba essere una necessaria argomentazione parlamentare per poter quindi proporre una controriforma.
Noi chiediamo questo. Tutti ci diciamo che la riforma Fornero, la manovra Fornero è una cosa sbagliata, è una cosa da abolire: in questo caso, vediamo chi tra il Governo e la maggioranza ha il coraggio di votare contro questo ordine del giorno. Ne dovrà rispondere ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

TIZIANA CIPRINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Ciprini, purtroppo non posso darle la parola, perché l'ordine del giorno di cui lei è cofirmataria è quello che in questo momento ha illustrato l'onorevole Rizzetto, quindi è stato già illustrato. Purtroppo, non posso darle la parola.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, solo per chiederle come intende procedere la seduta, in quanto alle 20,30 sono convocate alcune Commissioni bicamerali e, quindi, capire, anche per i colleghi, soprattutto, che fanno parte di quelle Commissioni, se possono parteciparvi, se procediamo con i voti o ci fermiamo con l'illustrazione degli ordini del giorno.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fedriga. La Presidenza prenderà certamente una decisione, ma vorrei sapere se i gruppi hanno qualche valutazione in merito.

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, a me sembra che noi abbiamo due interessi: il primo è concludere questo provvedimento e, anche per consentire al Governo di esprimere il parere sugli ordini del giorno, va bene votare gli ordini del giorno domani mattina, esaurendo la fase dei pareri, visto che mi sembra che il sottosegretario Baretta sia pronto.
Noi abbiamo solo un'esigenza che è molto marcata e palesemente dichiarata in Conferenza dei presidenti di gruppo, che è quella di incardinare e di concludere, sperabilmente domani, il provvedimento sul finanziamento pubblico ai partiti. Questa è la nostra unica preoccupazione. Se vogliamo sospendere stasera e riprendere domani mattina, va bene. Io spero che ci sia un impegno da parte di tutti i gruppi per consentire che anche domani sul finanziamento pubblico dei partiti i lavori procedano spediti, come sono stati spediti su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Se ho capito bene, in maniera che se qualcuno poi chiede di intervenire sull'ordine dei lavori interviene su una proposta formale, un'ipotesi, mi pare, di accordo potrebbe essere quella che noi adesso proseguiamo con l'illustrazione degli ordini del giorno, diamo al Governo la parola per esprimere il parere sugli ordini del giorno, non votiamo gli ordini del giorno questa sera, ma li votiamo domani mattina, come previsto, con la seduta che inizia alle 9,30 e, poi, proseguiamo, ovviamente, con gli altri punti all'ordine del giorno, a cominciare dal provvedimento sul finanziamento pubblico dei partiti.
Quindi, se non vi sono obiezioni, proseguiamo in questo modo; se qualcuno non è d'accordo, è pregato di dirlo, in Pag. 96maniera che poi andiamo avanti. Non vedendo obiezioni, possiamo proseguire così.
L'onorevole Cecconi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1544-A/63.

ANDREA CECCONI. Signor Presidente, eravamo rimasti con il mio collega che parlava di Giorgio Tino e Antonio Tagliaferri.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cecconi. Colleghi, il fatto che abbiamo preso questa decisione comporta che, però, noi stiamo andiamo avanti con i lavori e che il collega Cecconi ha diritto di parlare possibilmente in un modo più tranquillo. Quindi, pregherei tutti coloro che intendono uscire di farlo senza brusio. Grazie.
Prego, onorevole Cecconi.

ANDREA CECCONI. Un'indagine della procura quantificò in 136 mila – su 207 mila allora presenti in Italia – le slot machine che non avevano trasmesso i dati ai Monopoli di Stato, dati che avrebbero consentito una chiara tassazione delle somme incassate.
Come prevedeva la concessione, le aziende rischiarono una sanzione complessiva che inizialmente venne stimata in 98 miliardi di euro (50 euro per ogni ora di mancanza di collegamento). La Corte dei conti chiese un risarcimento anche ai Monopoli di Stato, nelle persone di Giorgio Tino (allora direttore generale dei Monopoli), alla sua compagna Anna Barbarito e ad Antonio Tagliaferri, anch'essi dirigenti dei Monopoli, in quanto ritenne che i tre avrebbero volontariamente concordato di non applicare la convenzione e la revoca delle concessioni, nel caso di Tino per poter essere poi riconfermato dalla politica come direttore dei Monopoli (e qui l'interessamento di Laboccetta su Proietti).
Nel tempo e nei dibattimenti che seguirono la sanzione prevista calò costantemente, fino ad arrivare ad una richiesta di soli 800 milioni di euro (meno di un centesimo della somma iniziale).
La cosa curiosa fu che a fare i conti per la nuova sanzione fu una commissione voluta dal Ministro dell'economia Tremonti, alla presidenza della quale fu messo il ragioniere di Stato Andrea Monorchio, lo stesso Andrea Monorchio che dal 2006 siede anche nel consiglio di amministrazione di Almaviva, società che possiede Gmatica, una delle dieci concessionarie multate.
Ma vediamo la carriera di Giorgio Tino: l'ex direttore dei Monopoli di Stato fu sostituito e lasciò l'incarico ai Monopoli, facendo però una gran carriera. In soli dodici giorni fu nominato presidente di Equitalia Perugia, il 19 ottobre 2009, consigliere di amministrazione di Equitalia Romagna, il 27 ottobre 2009, e vicepresidente di Equitalia Gerit, che opera a Roma, il 29 ottobre dello stesso anno. Arriva la condanna per le concessionarie e per Tino e Tagliaferri. La Corte dei conti, con la sentenza del 17 febbraio 2012, condanna dieci concessionarie a una sanzione di 2,5 miliardi di euro e Giorgio Tino a 6 milioni di euro ed altri 2,5 milioni di euro per Antonio Tagliaferri, in quanto colpevoli di gravi omissioni nell'esercizio dei poteri di controllo e di vigilanza sull'attività dei concessionari che erano i titolari del servizio pubblico...

PRESIDENTE. Onorevole Cecconi, si può interrompere un attimo ? Quando ci sono le condizioni per poterla ascoltare andiamo avanti. Onorevoli colleghi, se non disturbiamo troppo... possiamo provare a riprendere. Onorevole Cecconi, prego.

ANDREA CECCONI. ... in quanto colpevoli di gravi omissioni nell'esercizio dei poteri di controllo e di vigilanza sull'attività dei concessionari che erano i titolari del servizio pubblico e responsabili del mancato collegamento al sistema centrale degli apparecchi di gioco. Sanzione, per Tino e Tagliaferri, molto alta: per tali ragioni il collegio reputa che ad essi vada addebitato l'1 per cento del danno complessivo, pari a euro 24 milioni 750 mila, riferito, in particolare, alle spese sostenute da AAMS per il servizio di gestione di Pag. 97Sogei, nonché alle spese per la campagna pubblicitaria sul gioco lecito. Per tali ragioni il collegio reputa giusto operare una riduzione del 70 per cento del danno addebitato ai funzionari AAMS. Ne consegue pertanto la condanna del dottor Tino al pagamento della somma di euro 4 milioni 800 mila e del dottor Tagliaferri alla somma di euro 2 milioni 500 mila. Anche queste somme devono considerarsi comprensive di rivalutazione monetaria.
Dal 5 settembre 2012 è stato nominato nuovo presidente di MobilMat Imel Spa, istituto di moneta elettronica autorizzato dalla Banca d'Italia. Solo nel gennaio 2013 viene sostituito da D'Aloia, già amministratore di Microgame Spa. Come scrive GiocoNews il 17 febbraio 2012 è ovviamente possibile, come probabilmente avverrà, per tutte le parti in causa, presentare ricorso in appello, nel quel caso il pagamento delle somme, pur essendo la sentenza immediatamente esecutiva, verrebbe sospeso. In ogni caso, ricorso o meno, sono necessari dei tempi tecnici ad AAMS per richiedere il pagamento delle sanzioni ai concessionari, e non è da escludere neanche la possibilità che nel frattempo la politica possa trovare una soluzione a una vicenda, quella del mancato collegamento alla rete telematica, nel primo periodo di operatività delle newslot, che rischia di avere serie conseguenze sulla operatività delle dieci concessionarie di rete.
Un'altra cosa preoccupò in modo rilevante le grandi multinazionali che gestiscono il gioco in Italia. Visti gli articoli del codice penale, 718, l'azzardo è punibile, 720, chi gioca viene arrestato, 721...

PRESIDENTE. Onorevole Cecconi, concluda, ha quindici secondi.

ANDREA CECCONI. Immaginavo... concludo dicendo che le slot machine non sono più i giochi di alea, ma sono diventati improvvisamente giochi in cui è fondamentale anche l'abilità del giocatore, per questo si può ringraziare l'altro politico o funzionario pubblico con le mani in pasta che si chiama Francesco Tolotti. Rien ne va plus, les jeux sont faits.

PRESIDENTE. Non ho altri iscritti per illustrare gli ordini del giorno, quindi a questo punto do la parola al Governo per esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, nell'entusiasmo generale dell'Aula, comunico che sugli ordini del giorno Pisano n. 9/1544-A/8 e Giancarlo Giorgetti n. 9/1544-A/37 il parere è: invito al ritiro, perché sono materie già affrontate...

PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario Baretta, se vuole gli ordini del giorno glieli indico io, perché ce li ho numerati dai primi.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Se a lei andasse bene, indico prima tutti gli ordini del giorno con parere contrario, poi quelli con invito al ritiro oppure...

PRESIDENTE. Quindi, lei mi dice solo quelli che hanno parere contrario ?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Come preferisce lei...

PRESIDENTE. Io glieli elenco e lei mi dice il parere. Proviamo a fare così ? Va bene, sottosegretario Baretta, sperimentiamo questa nuova procedura, chissà che non vada bene. Siamo innovativi, vede ?

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Pisano n. 9/1544-A/8 e Giancarlo Giorgetti n. 9/1544-A/37, per coincidenza...

PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario Baretta, così ci intendiamo. Per favore, silenzio, perché così riusciamo a capire. Allora, per quanto riguarda gli ordini del Pag. 98giorno Pisano n. 9/1544-A/8 e Giancarlo Giorgetti n. 9/1544-A/37 c’è una richiesta di invito al ritiro.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, Presidente. Poi, il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Zan n. 9/1544-A/21, Lacquaniti n. 9/1544-A/22, Marguerettaz n. 9/1544-A/29, Guidesi n. 9/1544-A/30, Rondini n. 9/1544-A/35, Molteni n. 9/1544-A/41, Melilla n. 9/1544-A/53, Baroni n. 9/1544-A/62 e Ragosta n. 9/1544-A/64. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Misiani n. 9/1544-A/1, Zanetti n. 9/1544-A/57, Gebhard n. 9/1544-A/60; su tutti gli altri, con la formula, «a valutare l'opportunità» e, laddove servisse, «compatibilmente con la finanza pubblica», esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Baretta, «laddove servisse» ce lo deve dire lei se serve.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Va bene. Glielo posso dire domattina, mano a mano che ci arriviamo ?

PRESIDENTE. No, domattina dobbiamo passare ai voti. Quindi, lei ci deve dire nel parere se quella riformulazione che lei ha letto prevede solo la prima frase o tutte e due.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Allora, per tutti vale «a valutare l'opportunità», dove non c’è. Per gli ordini del giorno Rigoni n. 9/1544-A/2, Nastri n. 9/1544-A/5, Gianni Farina n. 9/1544-A/9, Caruso n. 9/1544-A/10, Paglia n. 9/1544-A/18, Nicchi n. 9/1544-A/24, Grimoldi n. 9/1544-A/38, Invernizzi n. 9/1544-A/39, Busin n. 9/1544-A/43, Di Salvo n. 9/1544-A/45 e Villecco Calipari n. 9/1544-A/50 vale anche la formula «compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica» e per l'ordine del giorno Duranti n. 9/1544-A/52.

CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Per quanto riguarda gli ordini del giorno che riguardano l'articolo 11, sulla cassa integrazione e gli esodati, il parere del Governo sull'ordine del giorno Barbanti n. 9/1544-A/7 è favorevole; sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/1544-A/44, il Governo esprime parere favorevole a condizione che sia riformulato con «a valutare l'opportunità di intervenire»; sull'ordine del giorno Di Salvo n. 9/1544-A/45, il Governo esprime parere favorevole a condizione che sia riformulato con l'inserimento delle parole «nel rispetto dei vincoli di bilancio»; sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/1544-A/47, il Governo esprime parere favorevole a condizione che sia riformulato con con l'inserimento delle parole «nei limiti dei vincoli di bilancio»; l'ordine del giorno Attaguile n. 9/1544-A/48 è accolto come raccomandazione; sull'ordine del giorno Prataviera n. 9/1544-A/49 il Governo esprime parere favorevole a condizione che sia riformulato con con l'inserimento delle parole «a valutare l'opportunità di»; sull'ordine del giorno Bordo n. 9/1544-A/51, il Governo esprime parere favorevole a condizione che sia riformulato con l'inserimento delle parole «a valutare l'opportunità, nell'ambito»; sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1544-A/72, il Governo esprime parere contrario.

PRESIDENTE. Ringrazio molto il Governo, abbiamo sperimentato un sistema misto, però sicuramente riusciremo a fare qualcosa di più, e soprattutto l'onorevole Baretta, che ci ha aiutato con i numeri, la prossima volta sicuramente accosteremo anche i nomi. Abbiamo fatto un'operazione perfetta della quale beneficerà tutta l'Aula in termini di rapidità dei lavori.
Ovviamente ripeto a tutti i colleghi che comunque i pareri che sono stati letti questa sera li troverete pubblicati domani Pag. 99nel resoconto dei lavori dell'Aula, quindi sarà possibile avere maggiore chiarezza per chi non li ha potuti seguire.
Ovviamente per tutti quelli che non sono stati menzionati dal sottosegretario Dell'Aringa, valgono i pareri che sono stati forniti dal sottosegretario Baretta.
Interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Annunzio della costituzione della Commissione parlamentare per la semplificazione.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare per la semplificazione ha proceduto in data odierna alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente il deputato Bruno Tabacci, vicepresidenti i deputati Giovanna Petrenga e Taricco Mino, segretari i senatori Francesco Campanella e Pasquale Sollo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 16 ottobre 2013, alle 9,30:

(ore 9,30 e al termine del punto 8)

1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, recante disposizioni urgenti in materia di IMU, di altra fiscalità immobiliare, di sostegno alle politiche abitative e di finanza locale, nonché di cassa integrazione guadagni e di trattamenti pensionistici (C. 1544-A).
Relatori: Palese, per la V Commissione; Causi, per la VI Commissione.

2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore (C. 1154-A).
e delle abbinate proposte di legge: D'INIZIATIVA POPOLARE; PISICCHIO; DI LELLO ed altri; FORMISANO ed altri; LOMBARDI ed altri; GRASSI ed altri; BOCCADUTRI ed altri; NARDELLA ed altri; RAMPELLI ed altri; GITTI e VITELLI (C. 15-186-199-255-664-681-733-961-1161-1325).
Relatori: Fiano e Gelmini, per la maggioranza; Toninelli, di minoranza.

3. – Discussione delle mozioni Busto ed altri n. 1-00030, Zan ed altri n. 1-00188, Grimoldi ed altri n. 1-00189 e Borghi, Latronico, Matarrese ed altri n. 1-00193 concernenti iniziative in materia di utilizzo di alcune tipologie di combustibili solidi secondari nei forni dei cementifici.

4. – Seguito della discussione della proposta di legge:
COSTA: Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante (C. 925-A).
e delle abbinate proposte di legge: PISICCHIO; GELMINI ed altri; DAMBRUOSO ed altri; LIUZZI e BUSINAROLO; MOLTENI ed altri (C. 191-1100-1165-1190-1242).
Relatori: Costa e Verini.

5. – Seguito della discussione della proposta di legge:
DELL'ORCO ed altri: Modifica all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e altre disposizioni Pag. 100in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali (C. 750-A).
Relatori: Nardella, per la maggioranza; Dell'Orco, di minoranza.

6. – Seguito della discussione delle mozioni Molteni ed altri n. 1-00183, Braga ed altri n. 1-00013, Di Salvo ed altri n. 1-00204 e Pizzolante ed altri n. 1-00205 concernenti iniziative a favore dei lavoratori frontalieri.

(ore 15)

7. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

8. – Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Formisano (Doc. IV-quater, n. 2).
Relatore: Vazio.

La seduta termina alle 20,30.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1544-A - em. 6.28 459 430 29 216 109 321 65 Resp.
2 Nom. em. 8.1 474 473 1 237 22 451 62 Resp.
3 Nom. em. 8.2 472 467 5 234 17 450 61 Resp.
4 Nom. em. 8.100 480 480 241 477 3 61 Appr.
5 Nom. em. 9.1 480 479 1 240 152 327 60 Resp.
6 Nom. em. 9.2 478 477 1 239 50 427 60 Resp.
7 Nom. em. 11.1 471 371 100 186 50 321 60 Resp.
8 Nom. em. 11.2 475 375 100 188 50 325 60 Resp.
9 Nom. em. 12.1 466 452 14 227 129 323 60 Resp.
10 Nom. em. 12.8 470 469 1 235 114 355 60 Resp.
11 Nom. em. 12.100 465 357 108 179 355 2 60 Appr.
12 Nom. em. 13.1 463 461 2 231 126 335 60 Resp.
13 Nom. em. 13.2, 13.3 471 374 97 188 49 325 60 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 13.100 469 371 98 186 367 4 60 Appr.
15 Nom. em. 13.4 471 471 236 148 323 60 Resp.
16 Nom. em. 14.300 420 403 17 202 403 71 Appr.
17 Nom. subem. 0.14.200.1 427 411 16 206 411 71 Appr.
18 Nom. em. 14.200 432 414 18 208 231 183 68 Appr.
19 Nom. em. 15.1 463 462 1 232 28 434 68 Resp.
20 Nom. em. 15.2 466 375 91 188 47 328 68 Resp.
21 Nom. em. 15.3 463 463 232 45 418 67 Resp.
22 Nom. em. 15.4 470 470 236 47 423 66 Resp.
23 Nom. em. 15.5 469 469 235 28 441 66 Resp.
24 Nom. em. 15.102 470 375 95 188 347 28 66 Appr.
25 Nom. em. 15.6 472 378 94 190 29 349 66 Resp.
26 Nom. em. 15.100 470 351 119 176 319 32 66 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 37)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 15.101 476 454 22 228 453 1 66 Appr.
28 Nom. em. 15.7 474 474 238 125 349 66 Resp.
29 Nom. em. 15.8 474 474 238 142 332 66 Resp.
30 Nom. em. 15.9 472 471 1 236 142 329 66 Resp.
31 Nom. em. 6.26, 6.27 459 456 3 229 213 243 65 Resp.
32 Nom. subem. 0.11.0200.7 463 364 99 183 56 308 65 Resp.
33 Nom. em. 2.16 423 421 2 211 21 400 65 Resp.
34 Nom. subem. 0.2.0100.1 429 428 1 215 424 4 65 Appr.
35 Nom. em. 2.0100 n.f. 437 344 93 173 342 2 65 Appr.
36 Nom. subem. 0.11.0200.5 428 418 10 210 169 249 65 Resp.
37 Nom. em. 11.0200 420 420 211 419 1 65 Appr.