XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 612 di martedì 27 marzo 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 12.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 23 marzo 2012.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Ascierto, Bocci, Bongiorno, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Cimadoro, Cirielli, Commercio, Gianfranco Conte, Fava, Gregorio Fontana, Anna Teresa Formisano, Tommaso Foti, Giancarlo Giorgetti, Grassano, Iannaccone, Leo, Libè, Lombardo, Lucà, Lulli, Mazzocchi, Melchiorre, Migliori, Misiti, Nucara, Pecorella, Pisicchio, Rainieri, Stucchi, Valducci, Vico e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni (ore 12,04).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Interrogazione Garagnani n. 3-02024)

PRESIDENTE. La prima interrogazione all'ordine del giorno è la n. 3-02024 dell'onorevole Garagnani. Avverto che, su richiesta del presentatore, l'interrogazione in oggetto in data odierna è stata trasformata in interrogazione a risposta scritta.

(Elementi e iniziative in merito alle protesi al seno di tipo poly implant prothese (pip) - n. 3-01995)

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Renato Balduzzi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Binetti n. 3-01995, concernente elementi e iniziative in merito alle protesi al seno di tipo poly implant prothese (pip) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, questa interrogazione a risposta orale arriva opportuna nella sua trattazione per consentire di fare il punto su una questione che ha molto interessato da vicino, sia le persone portatrici di protesi mammarie, sia più in generale l'opinione pubblica, anche per le sue conseguenze più ampie relative a come vengono trattati negli ordinamenti, come il nostro, i dispositivi medici. Ricordo brevemente che, a fine dicembre, quando iniziarono a essere evidenti nell'opinione pubblica e negli atti di ordinamenti a noi vicini, in particolare quello francese, le necessità di provvedere in questa materia, emanai un'ordinanza di necessità e urgenza per l'adozione di provvedimenti in materia di protesi mammarie cosiddette PIP al fine di attivare un censimento in Pag. 2quanto noi non eravamo in grado di sapere esattamente quante protesi di quel genere fossero state impiantate.
Fin dall'inizio, peraltro - e con questo rispondo ad una delle preoccupazioni dell'interrogante - le evidenze in nostro possesso consentivano di escludere una maggiore presenza di pericolo di cancro per quanto riguarda queste protesi, rappresentando invece una loro suscettibilità a rotture o a esondazioni di materiale che poteva essere un materiale fortemente irritante anche a seguito dell'accertamento in base al quale si trattava di un silicone non adeguato per quel tipo di interventi. Il censimento prevedeva la notifica alle ASL delle informazioni relative alla data di intervento di impianto di protesi mammaria o la mancata effettuazione di questi interventi da parte di tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriale, pubbliche e private, che fossero accreditate o comunque autorizzate. Le regioni avrebbero dovuto fare il filtro, raccogliere le informazioni e inoltrarle a livello centrale. Questo è accaduto e 2.540 strutture sanitarie hanno compilato online il relativo modulo; tra le strutture che hanno dichiarato di avere effettuato interventi di protesi PIP, 121 sono strutture di ricovero e cura e 48 sono strutture ambulatoriali, di cui 47 sono ambulatori privati autorizzati non accreditati. Risultano effettuati 3.911 impianti di protesi mammarie PIP di cui 3.135 presso strutture di ricovero e cura e 776 presso strutture ambulatoriali.
Successivamente nel febbraio al fine di assicurare un omogeneo trattamento di queste situazioni nell'intero territorio nazionale abbiamo promosso, ed è stato sancito in sede di Conferenza Stato-regioni, un accordo dove si specifica che le prestazioni erogate dalle strutture accreditate dal Servizio sanitario nazionale (nell'ambito delle indicazioni cliniche che a suo tempo erano già state segnalate in un parere del Consiglio superiore di sanità recepito negli atti di urgenza da parte del Ministero) siano da intendersi ricomprese nei LEA, purché evidentemente vi sia l'indicazione clinica specifica e seguano le procedure ordinarie del Servizio sanitario nazionale.
A marzo ho emanato un'ulteriore ordinanza volta a favorire la conoscenza di ciò che accade a seguito della prima ordinanza, ma soprattutto a seguito dell'accordo in sede di Conferenza Stato-regioni quindi, avendo l'accordo Stato-regione e l'ordinanza di marzo previsto che le persone portatrici di protesi per effettuare i controlli possono rivolgersi al chirurgo o al centro presso cui è stato eseguito l'impianto, o ai centri eventualmente individuate dalle regioni, nell'ordinanza vado a dettagliare, il Ministero è andato a dettagliare esattamente le modalità attraverso cui devono essere rese le relative comunicazioni, perché tutte le strutture che ha abbiano effettuato interventi di impianto di protesi mammarie PIP devono notificare il numero delle persone richiamate, il numero di espianti e il numero degli impianti eventualmente fatti.
Le strutture che le regioni individuano come centri di riferimento sono naturalmente tenute a notificare le medesime informazioni. Si tratta dunque, per riassumere e andare verso la conclusione, di un lavoro che ha impegnato molto le strutture del Ministero e lo stesso organo di indirizzo politico amministrativo in questi mesi. D'altra parte si trattava, da un lato, di non favorire allarmismi del tutto ingiustificati alla stregua dei dati raccolti e delle evidenze scientifiche, dall'altro, di sottolineare anche all'opinione pubblica la delicatezza di questo dispositivi medici e in prospettiva anche l'opportunità che a livello comunitario vi siano delle regole più stringenti per quanto riguarda almeno alcune categorie di dispositivi medici, in particolare quelli cosiddetti impiantabili di classe terza. In proposito insieme ad altri colleghi di Paesi membri dell'Unione europea abbiamo avviato una iniziativa presso la Commissione europea investendo direttamente il Commissario John Dalli, per l'opportunità di modificare alcune regole contenute nella normativa comunitaria in ordine al controllo ed alla tutela nei confronti dei dispositivi medici, con particolare Pag. 3riferimento ad alcune categorie di essi. Devo aggiungere in conclusione - e spero di rassicurare in tal senso ulteriormente l'interrogante - che le proposte che noi abbiamo fatto, che alcuni Stati membri hanno fatto alla Commissione per migliorare il regime comunitario dei dispositivi medici sono in realtà largamente già presenti nella nostra legislazione. Noi abbiamo comunque un sistema di monitoraggio e di controllo per quanto riguarda naturalmente i dispositivi medici prodotti in Italia che è di livello e di standard già nella direzione auspicata, ma noi vorremmo, essendoci naturalmente la libera circolazione ed essendoci un sistema di notificazione che consente di avere un organismo cosiddetto notificato anche in uno Stato diverso da quello di produzione, che tutti gli Stati membri seguissero in materia di dispositivi medici un livello di standard simile al nostro e - se possibile - migliorare ancora il nostro livello.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, sono senz'altro soddisfatta non solo della risposta all'interrogazione ma anche del lavoro che c'è stato, del lavoro previo e della serietà e del rigore con cui sono stati raccolti tutti i dati, e di come si sia proceduto in una linea di effettivo interesse per i pazienti. Questo mi sembra uno di quegli elementi forti della garanzia a tutela della salute, in questo caso particolare a tutela della salute della donna, in un momento in cui noi abbiamo proprio bisogno di far sentire alle persone che anche in condizioni complesse come sono quelle che stiamo vivendo a livello del Sistema sanitario nazionale c'è comunque una tempestività immediata per reagire alle provocazioni che si possono creare come in questo caso. Quindi, mentre ringrazio davvero il Ministro ed esprimo la mia piena soddisfazione per la risposta vorrei sottolineare però un paio di passaggi che mi sono sembrati interessanti e che peraltro non sono nemmeno certa di aver colto bene.
La prima cosa è il fatto che molte di queste protesi - evidentemente non quelle rivolte a persone che avevano bisogno di una protesi per un tumore del seno, ma per persone che affrontavano un intervento di questo tipo per motivi più di natura estetica - sono state impiantate in regime ambulatoriale e in regime ambulatoriale non convenzionato con il Sistema sanitario nazionale. Mi interessa sottolineare ciò in questo momento perché mi sembra che la ragione alla base dell'utilizzo del silicone di scarsissimo livello qualitativo dell'azienda che ha costruito queste protesi sia proprio l'idea di aumentare i margini di guadagno riducendo i margini di sicurezza. Allora, quando in un sistema i costi crescono e le persone cercano di acquisire i prodotti a migliori condizioni economiche, senza rendersi conto dei rischi che corrono, questo mi sembra che esiga da parte di chi governa i processi un sistema di allarme molto più importante.
Non a caso - lo dico anche se direttamente non c'entra - l'episodio che vi è stato pochi giorni fa giù a Barletta rende l'idea di aver acquistato dei prodotti, che poi peraltro sono stati causa della morte di una paziente, per risparmiare una manciata di pochi euro (mi sembra di aver letto che non siano stati più di una ventina di euro). Quindi, quando i costi crescono, il rischio che si voglia fare economia sulla pelle delle persone è uno di quei rischi che credo che tocchi proprio ad un sistema sanitario nazionale vigilante, forte, e dalla parte davvero della persona più debole evitare, mantenendo molto alto il sistema dei controlli. Infatti, anche nel caso specifico di queste protesi, sappiamo che all'inizio la qualità del silicone utilizzato era buona. È stato poi l'innescarsi di un processo che faceva aumentare la richiesta che ha fatto supporre che si potessero aumentare i margini di guadagno riducendo la qualità del prodotto.
Da questo punto di vista la gestione di questo caso mi sembra del tutto esemplare, così com'è stata raccontata dal Ministro anche come sistema di allarmi positivi. Tuttavia, tra gli allarmi positivi dovrebbero Pag. 4rientrare quelli che riguardano proprio la cosiddetta educazione del paziente, perché non vada a cercare il prodotto più conveniente, a scapito della propria salute. È questo un po' forse il messaggio che mi sembra più importante che si possa raggiungere, dal momento che la tentazione di speculare sulla salute è una tentazione concreta, forte, reale e ne abbiamo avuto esempi in questi giorni.
Quindi tutto quello che il Ministro potrà fare a partire da questo caso, ma utilizzando questo caso come un modello, un modello culturale, un modello concettuale, ma anche un modello operativo ed oggettivo - perché credo che questo poi abbia anche favorito l'idea di avere il registro di tutte le operazioni, che era un altro degli obiettivi e che probabilmente non avrebbe avuto un'accelerata così veloce se non vi fosse stato anche questo caso, che quindi ha contribuito ad un miglioramento complessivo delle buone pratiche - in questo senso a garanzia della salute della donna (o dell'uomo, come è evidente) sarà davvero un grandissimo contributo per riconfermare che il sistema sanitario italiano resta uno dei migliori al mondo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge A.C. 3555 e gli altri punti all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Casini, Castagnetti, Jannone e Palumbo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

PRESIDENTE. Saluto i frequentatori del 27 corso di alta formazione della scuola di perfezionamento per le forze di polizia, con il generale Vincenzo Giuliani, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Sul grave attacco subito dal contingente italiano in Afghanistan.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo) Onorevoli colleghi, come è purtroppo a tutti noto, lo scorso 24 marzo, nel corso di un grave attacco compiuto contro la base operativa avanzata della Forza internazionale di sicurezza e assistenza nel Gulistan, ha perso la vita, mentre assolveva con onore al proprio compito, un altro militare impegnato nella missione italiana in Afghanistan. Si tratta del sergente Michele Silvestri, 33 anni, originario di Napoli, appartenente al 21 reggimento genio Pag. 5guastatori di Caserta. Nel medesimo attacco altri cinque militari italiani, fra cui una donna, sono rimasti feriti. Fortunatamente nessuno di loro risulta essere in pericolo di vita.
In questa triste circostanza sento il dovere di esprimere a nome di tutta l'Assemblea, in primo luogo alla famiglia del caduto e a tutte le Forze armate, il senso del più profondo cordoglio e della più sincera partecipazione al loro dolore, unitamente agli auguri di pronta guarigione per i militari rimasti feriti.
Desidero, altresì, rivolgere un pensiero di affettuosa vicinanza e viva solidarietà ai nostri numerosi militari tuttora impegnati nelle missioni internazionali, uomini e donne che, attraverso il loro quotidiano, coraggioso operato, contribuiscono alla realizzazione di condizioni di pace e di sicurezza nei Paesi martoriati dai conflitti. Alle nostre Forze armate, impegnate a sostenere il Governo afgano nella difficile opera di costruzione di un Paese libero e democratico, va ancora una volta il nostro appoggio convinto e costante.
Invito l'assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio. Generali applausi cui si associano i membri del Governo).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3555.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sottoindicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento: alla VII Commissione (Cultura):
Moffa ed altri: «Norme per promuovere l'equità retributiva nel lavoro giornalistico» (3555) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3174 - Conversione in legge del decreto-legge 27 febbraio 2012, n. 15, recante disposizioni urgenti per le elezioni amministrative del maggio 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 5049) (ore 15,36).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 27 febbraio 2012, n. 15, recante disposizioni urgenti per le elezioni amministrative del maggio 2012.
Ricordo che nella seduta del 26 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 5049)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 5049).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 5049).
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 5049), che è i distribuzione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 96, comma 7-bis, del Regolamento, l'emendamento Vanalli 1.1, già dichiarato inammissibile in sede referente, concernente la nomina del commissario del Governo per gli organi provinciali in scadenza, in attuazione della disposizione dell'articolo 23 del decreto-legge n. 201 del 2011, laddove il provvedimento in esame si limita ad anticipare i termini per la presentazione delle liste dei candidati per le prossime Pag. 6elezioni comunali, disponendo una deroga alle disposizioni normative che regolano tali termini.
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili le seguenti ulteriori proposte emendative, non previamente presentate in Commissione, che intervengono sulla stessa materia dell'emendamento 1.1: Vanalli 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.01, 1.02, 1.03, 1.04 e 1.05.
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 86, comma 1 e 96, comma 7-bis, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione, che, pur intervenendo in materia di procedimento elettorale, riguardano materie nuove ed ulteriori rispetto al contenuto del decreto in esame, nonché agli argomenti trattati in sede referente: Scilipoti 1.8, relativo all'indicazione dei candidati sui moduli per la raccolta delle sottoscrizioni; Scilipoti 1.9 e 1.10, riguardanti le pene applicabili al pubblico ufficiale per la falsificazione delle liste elettorali presentate in occasione delle elezioni comunali, nonché Scilipoti 1.11 che estende la medesima disciplina anche alle elezioni per la Camera dei deputati.

PIERGUIDO VANALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere non una cortesia, ma di valutare con attenzione gli emendamenti proposti, in quanto è pur vero che gli articoli del provvedimento recano le disposizioni per anticipare il deposito delle liste per le prossime elezioni amministrative, però è altrettanto vero che il titolo si riferisce esclusivamente alle elezioni amministrative del maggio 2012.
In queste elezioni amministrative si sarebbero dovute tenere anche quelle relative alle otto province che dovevano andare ad elezioni per l'appunto nel maggio 2012, senonché il Governo, con un proprio provvedimento, ha di fatto «commissariato» queste province e si prepara a sostituire il presidente della provincia e gli organi che compongono la giunta provinciale con un commissario. L'emendamento che avevamo presentato in Commissione, e che poi è stato riproposto per l'Aula, veniva da un ordine del giorno accolto dal Governo...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Vanalli. Pregherei i colleghi di consentire all'onorevole Vanalli di svolgere il suo intervento ed alla Presidenza di capire che cosa dice, onde rispondergli, se lo riterrà opportuno.

PIERGUIDO VANALLI. Grazie. Dicevo che è stato accolto al Senato, durante l'esame del provvedimento in prima lettura, un ordine del giorno con il quale il Governo si impegnava a dare attuazione a quello che con l'emendamento chiedevo.
Di fatto prendevo per buono l'impegno del Governo e cercavo di renderlo subito attuabile attraverso un emendamento al provvedimento, in modo da dare subito esecuzione a questo impegno affinché nelle prossime elezioni amministrative - quindi anche quelle provinciali - vi fosse la possibilità per gli attuali presidenti della provincia di poter continuare il loro mandato (come commissari in questo caso) fino alle prossime scadenze di tutti gli altri organi provinciali per uniformarsi al resto delle province, come ordine di grandezza, nelle successive votazioni.
Per questo mi sono ripromesso e ho riproposto per l'Aula il medesimo emendamento, con la speranza che questo fosse giudicato, diversamente che dalla Commissione, meritevole di essere discusso e quindi eventualmente approvato, stanti anche gli impegni che ho sentito in via ufficiosa dai colleghi degli altri partiti sulla bontà dell'emendamento medesimo. Detto questo, mi riservo comunque - come ho già fatto - di presentare un ordine del giorno che ripropone lo stesso tema, sul quale spero che il Governo possa, come d'altra parte ha già fatto al Senato, esprimersi in maniera positiva. Pertanto, attendo con fiducia le sue nuove determinazioni.

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PRESIDENTE. Onorevole Vanalli, come lei ha correttamente ricordato, la decisione della Presidenza, in analogia con la decisione assunta dalla Commissione di considerare inammissibile il suo emendamento, è stata relativa unicamente al rispetto dell'articolo 96-bis comma 7 e all'articolo 86, comma 1, del Regolamento. Le osservazioni che lei ha puntualmente svolto sono tutte osservazioni di merito relative al contenuto dell'emendamento, ma non posso, in ragione delle sue considerazioni, rivedere la decisione presa.
Poiché all'articolo unico del disegno di legge di conversione non sono riferiti emendamenti ammissibili, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5049)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 5049).
L'onorevole Vanalli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/5049/2.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, parte dell'illustrazione l'ho già fatta trenta secondi fa. L'ordine del giorno in questione riguarda, per l'appunto, l'impegno del Governo a fare in modo che il nominando commissario delle amministrazioni provinciali che sarebbero dovute andare ad elezioni nel maggio 2012 venga identificato nella figura dell'attuale presidente in carica delle stesse giunte provinciali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 15,44)

PIERGUIDO VANALLI. Lo ripeto: il medesimo ordine del giorno è stato accolto favorevolmente al Senato dal Governo con l'appoggio di tutti gruppi, per cui chiedo che lo stesso venga fatto anche alla Camera riservandomi, in caso di parere contrario del Governo, di chiedere la votazione in tal proposito.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIOVANNI FERRARA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Scilipoti n. 9/5049/1 e Vanalli n. 9/5049/2.

PRESIDENTE. Il Governo non accetta entrambi gli ordini del giorno presentati. Sta bene.
Constato l'assenza dell'onorevole Scilipoti: s'intende che abbia rinunziato al suo ordine del giorno n. 9/5049/1.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/5049/2, non accettato dal Governo.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, è vero che in Aula c'è un po' di confusione e di rumore, per cui posso sperare che il Governo abbia dato parere contrario al mio ordine del giorno perché non ha proprio fisicamente sentito quello che ho detto sia riferendomi all'emendamento non accolto sia rispetto all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Un attimo solo, onorevole Vanalli. Presidente Bruno, forse è bene che il sottosegretario ascolti l'onorevole Vanalli.
Prego, onorevole Vanalli.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, dicevo che probabilmente a causa della confusione proprio fisicamente non si è colto l'ordine del giorno che ho presentato, che è nient'altro che praticamente la fotocopia dell'ordine del giorno che è stato accolto al Senato e che riguarda lo stesso tema. Credo che forse semplicemente per una questione di «casino» d'Aula non ci siamo intesi con il Governo. Probabilmente il Governo modificherà il proprio parere.

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SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere al Governo di procedere ad una verifica su quanto diceva l'onorevole Vanalli perché consta anche a noi che questo ordine del giorno sia stato accolto nell'esame di questo provvedimento da parte dell'altro ramo del Parlamento. Quindi coerenza vorrebbe che, avendolo accolto il Governo al Senato, forse lo si possa accogliere anche alla Camera evitando di respingere un ordine del giorno che magari, almeno per quanto riguarda l'esame del Senato, rispetto al Governo aveva e forse ha ancora i requisiti per un accoglimento. Pertanto chiederei al Governo se non intenda procedere magari rapidamente ad una verifica ed eventualmente anch'io mi associo alla richiesta dell'onorevole Vanalli sull'ipotesi di poter cambiare parere.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIOVANNI FERRARA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, mi riferivo, con parere contrario all'ordine del giorno...

PRESIDENTE. Sottosegretario, le chiediamo di avvicinare il microfono.

GIOVANNI FERRARA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Mi riferivo, per il parere contrario di prima, all'ordine del giorno Scilipoti n. 9/5049/1. Avevo capito male, quindi, per quanto riguarda l'ordine del giorno sul presidente delle province, esprimo, conformemente a quanto abbiamo fatto al Senato, parere favorevole.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/5049/2, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5049)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, il voto del gruppo dell'Italia dei Valori sarà favorevole in quanto abbiamo riscontrato - e devo dire che è cosa rara in questa legislatura - i requisiti di necessità e urgenza di questo decreto-legge. Si potrebbe discutere all'infinito sulle altre date che si sarebbero potute individuare, ma ognuna di queste avrebbe probabilmente creato dei problemi.
Quindi, la fissazione di questa data (che faceva scadere il ventinovesimo e il trentesimo giorno precedente sulle festività di Pasqua e, quindi, avrebbe costretto gli uffici a lavorare in giornate festive, quindi con dei costi notevoli per l'erario pubblico) ha portato correttamente ad una anticipazione - soltanto per questa tornata elettorale - al trentatreesimo e al trentaquattresimo giorno.
Mi sia consentito solo di dire che in questa sede probabilmente si sarebbe potuto accogliere ciò che è stato approvato in sede legislativa dalla I Commissione del Senato, cioè la possibilità di far votare anche quei comuni che, non in base al censimento, ma insieme ai dati ISTAT, hanno già al 31 dicembre 2010 superato i quindicimila abitanti. Con la stessa urgenza si sarebbe potuto inserire questo concetto nel decreto-legge.
Ciononostante, essendovi tutti i requisiti e la ragionevolezza del provvedimento, il nostro voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.

GIORGIO CONTE. Signor Presidente, il provvedimento è sicuramente piccola cosa rispetto ad altri passaggi parlamentari e legislativi che hanno impegnato il Governo e l'Aula in queste settimane e, ancor di più, Pag. 9li impegneranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. È una piccola cosa, ma certamente apprezzabile e funzionale, per cui auspico e credo che ci sarà una ampia convergenza e, quindi, una unanime espressione positiva da parte dell'Aula.
Anticipare i termini di presentazione delle liste e i termini conseguenti per la tornata amministrativa di maggio al fine di evitare la coincidenza delle scadenze ordinarie disciplinate dalla legge con le festività pasquali è un segno di attenzione sia verso il procedimento elettorale stesso che nei confronti di tanti operatori e cittadini impegnati in questa tornata.
Come ho premesso, il voto di Futuro e Libertà sarà necessariamente favorevole, ma l'occasione - se mi consentite - è preziosa per inoltrare al Governo un suggerimento. Oltre alle numerose e faticose questioni delle quali si occupa ogni giorno, suggerisco un'analisi attenta delle norme che regolano il procedimento elettorale per valutare eventualmente anche l'opportunità di una sua complessiva revisione per eliminare inutili e antiche abitudini che mettono in evidenza, peraltro, molte sovrapposizioni.
Quindi, l'idea è quella di un testo unico semplificato che parta dal presupposto di accorpare e abrogare norme che risalgono addirittura al 1951, introducendo magari - perché no? - utili e indispensabili elementi di novità che anche la tecnologia informatica mette a disposizione. Ribadisco il voto favorevole di Futuro e Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, alcuni temi li abbiamo affrontati, oltre che in Commissione, anche in Aula ieri sera in un confronto con alcuni colleghi e con il sottosegretario Ferrara. Certamente, questo provvedimento è un dato scontato per quanto è in esso contenuto e perché riguarda semplicemente l'anticipo della data della presentazione delle liste.
Noi abbiamo fatto qualche riflessione che, rapidamente, in pochi minuti, voglio anche qui sottolineare. Ho detto più volte che bisogna essere anche attenti nel momento in cui si fa un provvedimento d'urgenza. Il Governo aveva previsto la data delle elezioni e non si è reso conto che vi era una scadenza che coincideva con le feste pasquali per quanto riguarda la presentazione delle liste.
Il primo ragionamento è che bisognava essere attenti a tutto questo, soprattutto da parte degli uffici. Non è che voglia dare responsabilità al sottosegretario e al Ministro, ma questi sono ovviamente aspetti che potevano essere risolti tecnicamente per evitare che si ponesse anche in atto un provvedimento d'urgenza, un decreto-legge, anche se poi abbiamo detto più volte che finalmente, dopo tanto tempo, questo è un decreto-legge che verrà approvato senza ricorrere al voto di fiducia - questo è un dato - e senza entrare nel merito di una discussione che sta venendo fuori, in questo momento nel Paese, per i ricorrenti voti di fiducia. Quando arrivano qui o nell'altro ramo del Parlamento i provvedimenti blindati abbiamo realizzato un monocameralismo perfetto, che sostituisce il bicameralismo perfetto. Non vi è dubbio che questa è anche una questione di politica complessiva generale, che riguarda le istituzioni, il nostro Regolamento e la Costituzione.
Un'altra riflessione è che quando in quest'Aula si è discusso molto per evitare l'accorciamento della durata della campagna elettorale tutto questo fu anche proposto e, quindi, fatto proprio dal legislatore, per evitare lungaggini nei confronti elettorali. Non è che due o tre giorni spostino molto, ma non vi è dubbio che vi è un vulnus rispetto a quell'arco di tempo che si era scelto allora e che era ritenuto idoneo perché si svolgesse la campagna elettorale dopo la presentazione delle liste.
Questo è un precedente che ci preoccupa, signor Presidente, signor sottosegretario. Se guardiamo questo provvedimento soltanto dal punto di vista tecnico, certamente lo si può approvare tre giorni prima o tre giorni dopo. Ovviamente, lo approviamo Pag. 10ed esprimeremo il voto favorevole. Ma non vi è dubbio che vi sono problemi e aspetti che dovevano essere sottolineati in questo momento, perché questo provvedimento crea certamente un certo sospetto in noi e soprattutto in me, perché vorrei capire come funzionano gli uffici del Ministero dell'interno. Se avessimo posticipato o anticipato la data delle elezioni di sette giorni non sarebbe morto nessuno, proprio per evitare la coincidenza con le feste pasquali.
Ciò detto, signor Presidente, non voglio andare oltre. Ripeto e ricordo che molti degli argomenti sono stati svolti anche ieri, durante la discussione sulla linee generali di questo provvedimento. Preannunziamo, dunque, il voto favorevole su questo provvedimento, con questo tipo di sollecitazione e con queste sottolineature, che ritengo siano necessarie.
Un provvedimento d'urgenza, un decreto-legge è sempre tale. O per un fatto tecnico o per lo spostamento di 24 ore o per l'anticipo di 24 ore si è sempre dinanzi a un decreto-legge e occorre certamente stare attenti prima di impegnare l'Assemblea della Camera dei deputati o del Senato della Repubblica in una discussione e in un impegno, anche legislativo, di cui si poteva fare a meno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Meroni. Ne ha facoltà.

FABIO MERONI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, anche il gruppo della Lega Nord per l'indipendenza della Padania valuta positivamente questa conversione in legge del decreto-legge n. 15 del 27 febbraio 2012. Il problema vero, come diceva l'onorevole Tassone - e che forse in questo rumore assordante dell'Aula non si riesce a comprendere bene -, è che per la prima volta per la conversione di un decreto-legge non viene posta la questione di fiducia e vi la possibilità di discutere in quest'Aula. Ma, guarda caso, una delle proposte più sensate, che poteva essere accolta anche tramite un ordine del giorno, è stata negata.
A cosa mi riferisco? Non mi riferisco alle esigenze dei comuni, che hanno necessità di avere meno spese per non tenere aperti gli uffici anche durante le vacanze pasquali. Ma il problema è che avete sbagliato la data. La legge è chiara e dice dal 15 aprile al 15 giugno. Invece, avete scelto una data inopportuna tecnicamente (e qualcuno può anche dare la colpa agli uffici).
È inopportuna politicamente perché, senz'altro, questa data è stata suggerita da quei partiti politici che non potevano permettersi di andare in campagna elettorale con i comuni che avrebbero dovuto svelare tasse come l'IMU che prossimamente cadranno sulla testa dei nostri cittadini: 1.017 comuni hanno la necessità di questa urgenza per revisionare le schede, controllare le firme e lasciare aperti gli uffici e, nonostante tutto ciò, non avete accettato - mi rivolgo a tutti i parlamentari presenti - un ordine del giorno di buon senso. Riteniamo che commissariare le province sia un atto incostituzionale e, allo stesso modo, per noi è incostituzionale che otto province e tre milioni di cittadini non possano esercitare il loro diritto-dovere di voto. Non avete neanche accettato un suggerimento di buonsenso, caro sottosegretario.
Cosa c'entra un commissario mandato dal Ministero dell'interno a gestire una provincia di 700 o 800 mila abitanti con le priorità, le peculiarità ed i progetti in essere di una amministrazione che magari sarebbe stata riconfermata dai cittadini? Non avete accettato questo ordine del giorno, approvato peraltro dall'altro ramo del Parlamento.
Ecco perché noi, con tutti i distinguo, siamo favorevoli alla conversione di questo decreto-legge, ma siamo contrari al modo con cui abusivamente questo Governo di tecnici ha, di fatto, eliminato dalla Costituzione la parola «province». Questo qualcuno, in qualche momento, dovrà affrontarlo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, questo provvedimento ci consente di fare una riflessione sull'uso del decreto-legge. Sappiamo perfettamente che il decreto-legge in materia elettorale non dovrebbe mai essere utilizzato: l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988 è chiarissimo a questo proposito.
Ma si tratta anche di capire esattamente cosa sia la materia elettorale: non ci troviamo oggi di fronte a un provvedimento che definisce un metodo e un modo per trasformare i voti in seggi, non ci troviamo di fronte ad un provvedimento che, in qualche modo, determina la volontà dell'elettore trasformando il suo voto in una rappresentanza, ma ci troviamo più banalmente e semplicemente a valutare le procedure con cui il voto si esprime.
Ci siamo trovati di fronte alla convocazione dei comizi elettorali per le elezioni amministrative di maggio con un inghippo temporale, quale la corrispondenza della data ultima per la presentazione delle liste con le giornate delle festività pasquali. È del tutto evidente quali problemi organizzativi questa coincidenza di date avrebbe provocato.
Molto opportunamente si è deciso di intervenire attraverso lo strumento del decreto-legge. In questo caso, i presupposti di necessità e urgenza ci sono tutti: si tratta di consentire la libera formazione delle liste, la possibilità di presentare le liste e la possibilità, da parte di tutti i cittadini, di competere in elezioni così importanti, quali saranno le elezioni amministrative del prossimo mese di maggio, senza che questo comportasse oneri o impedimenti di qualsivoglia tipo di carattere organizzativo.
È un provvedimento la cui semplicità è evidente, ma - ripeto - è un provvedimento che ci consente di affrontare in maniera seria il tema delle leggi di contorno della legge elettorale, che sono estremamente importanti. Come ricordavano già altri colleghi, è importante il modo in cui i voti si trasformano in seggi, ma sono importanti anche le procedure con cui si va ad elezioni.
Nella Commissione affari costituzionali è in corso una discussione che per il momento è stata rallentata, vista la possibilità di andare incontro ad una riforma della legge elettorale per la competizione nazionale e per l'elezione del Parlamento, che però evidenzia come in questa nostra Repubblica il rapporto tra il cittadino e la rappresentanza sia un tema serio.
Nel momento in cui l'ondata dell'antipolitica sembra avere la meglio sulla razionalità e la ragionevolezza, ci troviamo di fronte alla necessità di valutare l'utilità delle leggi di contorno, per consentire che l'espressione del voto possa essere davvero libera e non condizionata da fenomeni che sicuramente non possono consentire a questo Paese un confronto sereno e dignitoso.
L'esperienza di oggi, quindi, dovrebbe farci riflettere su come contano le leggi elettorali, ma anche come le procedure siano altrettanto importanti. Siamo abituati a considerare la raccolta delle firme e la presentazione delle liste come cose naturali, ma rappresentano invece, per la possibilità di definire la qualità del voto e la qualità della rappresentanza, passaggi sicuramente molto importanti.
L'esempio di oggi deve farci riflettere, al di là della semplicità e della banalità dell'evento che siamo chiamati a confermare con il nostro voto positivo. Vi è la necessità di riflettere su queste cose. Siamo fuorviati dal fatto che incombe su di noi la necessità di cambiare la legge elettorale per le elezioni politiche, ma altrettanto importanti sono le leggi di contorno, le leggi che consentono la raccolta delle firme, la presentazione delle liste, il finanziamento e il rimborso ai partiti che si sono presentati alle competizioni elettorali. Anche questo fa parte del clima democratico, della qualità della democrazia e del confronto civile che questo nostro Paese merita di avere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, anche io affronterò questo semplice decreto-legge, che è un provvedimento tecnico sul quale oggi esprimiamo il nostro voto. È un decreto-legge in materia di elezioni, che in effetti può sembrare anche un'anomalia, ma in questo caso si rende necessario. Svolgerò semplicemente un paio di riflessioni.
La prima è che, proprio per l'accorpamento che c'è stato, ogni anno il turno elettorale di primavera racchiude un numero significativo di enti locali che vanno al voto. Anche quest'anno, nonostante sia nota a tutti l'abolizione delle province, per cui non c'è alcuna provincia, né nelle regioni a statuto ordinario né in quelle a statuto speciale, che va al voto - ci sono soltanto 28 capoluoghi - sono chiamati al voto quasi dieci milioni di italiani. Pertanto, anche questo è un turno elettorale molto importante, per il quale la scelta della data rappresenta sempre un momento delicato per ogni Governo. Essendo legata, infatti, ad adempimenti ben precisi, la scelta della data a ritroso può far cadere gli adempimenti previsti per legge anche in festività, così com'è stato in questa occasione.
Personalmente, nel mio ruolo avevo indicato sommessamente al Ministro che la data a mio parere migliore per andare al voto sarebbe stata quella del 20 maggio, ma così non è stato. È stata indicata questa data, che per carità è sicuramente una data buona e opportuna, che tra l'altro fa cadere ancora il ballottaggio entro il mese di maggio, per cui in un periodo non festivo, ma che indubbiamente ci ha costretto a questo decreto-legge, al decreto legge n. 15 del 2012 e alla sua conversione. Proprio perché la scelta della data deve indubbiamente evitare che gli adempimenti coincidano con qualsiasi tipo di festività, si sapeva che considerando trenta giorni prima si sarebbe caduti nella Settimana Santa, nel venerdì e nel sabato di Pasqua. Perciò gli uffici del Ministro e il Ministro stesso hanno presentato questo decreto-legge che anticipa al 2 e al 3 aprile la presentazione delle liste.
Ebbene, se a questo punto vogliamo trovare qualcosa di positivo lo possiamo trovare proprio in questa scelta. Sappiamo bene che, essendo prestabilita la presentazione delle liste trenta giorni prima, normalmente avviene sempre di venerdì e di sabato, così come la presentazione dei ricorsi avviene di domenica, il che vuol dire far lavorare le amministrazioni durante il periodo festivo, con tutto l'aggravio, anche di costi, che in effetti per la pubblica amministrazione ci sono.
Ebbene, invece la scelta di lavorare nel periodo feriale, perché le liste si presentano il lunedì e il martedì, comporta sicuramente un minore aggravio anche del costo della presentazione delle liste di queste elezioni, che ci auguriamo che si svolgeranno con la serenità dovuta, per arrivare ad un voto nel quale, come sempre, liberamente, gli italiani sapranno scegliere i loro rappresentanti.
È per questo motivo che anche il Popolo della Libertà darà il proprio voto favorevole a questo decreto-legge e alla sua conversione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5049)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 5049, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marchignoli, Capano, Cambursano, Mussolini, D'Ippolito Vitale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: Pag. 13
S. 3174 - «Conversione in legge del decreto-legge 27 febbraio 2012, n. 15, recante disposizioni urgenti per le elezioni amministrative del maggio 2012» (Approvato dal Senato) (5049):

Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato 454
Hanno votato no 2
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Vessa e Lucà hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Inversione dell'ordine del giorno (ore 16,09).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per chiedere, ovviamente salvo la verifica che vorrà fare con gli altri gruppi, la possibilità di anticipare l'esame del punto 8 dell'ordine del giorno, relativo alle mozioni che riguardano iniziative per il potenziamento della medicina di genere.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Devo adesso sospendere la seduta per qualche minuto, perché, avendo invertito l'ordine del giorno, non abbiamo lasciato al Ministro della salute il tempo di raggiungere l'Aula. Evidentemente, è necessaria la presenza del Ministro competente. Sospendo, quindi, la seduta - per il tempo necessario, massimo dieci minuti -, che riprenderà alle ore 16,20.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la sospensione della seduta, dovuta peraltro ad un ritardo incolpevole del Ministro della salute, è stata provvidenziale perché, nel frattempo, è stato raggiunto un accordo sulle mozioni all'ordine del giorno.

Seguito della discussione delle mozioni Palagiano ed altri n. 1-00384, Binetti ed altri n. 1-00874, Martini ed altri n. 1-00897, Livia Turco ed altri n. 1-00900, Palumbo ed altri n. 1-00904, Stagno d'Alcontres ed altri n. 1-00917 e D'Anna ed altri n. 1-00919 concernenti iniziative per il potenziamento della «medicina di genere» (ore 16,31).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Palagiano ed altri n. 1-00384, Binetti ed altri n. 1-00874, Martini ed altri n. 1-00897, Livia Turco ed altri n. 1-00900, Palumbo ed altri n. 1-00904, Stagno d'Alcontres ed altri n. 1-00917 e D'Anna ed altri n. 1-00919 concernenti iniziative per il potenziamento della «medicina di genere» (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 12 marzo 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
Avverto che è stata testé presentata la mozione Palagiano, Binetti, Martini, Livia Turco, De Camillis, Stagno d'Alcontres, D'Anna ed altri n. 1-00974 (Vedi l'allegato A - Mozioni), il cui testo è in distribuzione, e contestualmente sono state ritirate le mozioni all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione testé presentata.

RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, la ringrazio per avere ricordato che non si è trattato, in realtà, di un mio ritardo. Mi era stato chiesto Pag. 14di essere presente in Aula alle 16,30, sono arrivato alle 16,15, quindi non si è trattato di un ritardo.
Comunque, ho acconsentito perché si realizzasse un auspicio che avevo rappresentato in sede di discussione sulle linee generali, ossia che, su questo importante argomento, le sei mozioni originariamente presentate potessero confluire in un'unica mozione, così da consentire al Governo la possibilità di assumere impegni precisi. Così è stato e non posso che rallegrarmi per il lavoro svolto dai proponenti.
Esprimo, dunque, il parere favorevole e l'impegno del Governo in relazione a tutti singoli punti della mozione unificata.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stagno d'Alcontres. Ne ha facoltà per tre minuti.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Signor Presidente, intervengo per esprimere soddisfazione ai colleghi Palagiano, Binetti, Palumbo ed altri che hanno voluto presentare un'unica mozione concernente la medicina di genere.
Ricordiamo che questa si occupa della specificità del genere maschile e femminile, quindi interessa in particolar modo la ricerca e, a nostro parere, anche l'assistenza.
Signor Ministro, in un momento in cui si chiudono i punti nascita, in cui vi sono vaste aree del nostro Paese abbandonate, meritano particolare attenzione le esigenze della donna non solo dal punto di vista della ricerca, ma anche da quello dell'assistenza e, dunque, sociale.
Vorrei solo precisare che non possiamo pensare di creare in Italia una materia di insegnamento che si chiami «medicina di genere» perché dobbiamo attenerci a quanto previsto dall'Unione europea, che già si è espressa favorevolmente sul fatto che vi sia una particolare attenzione per la medicina di genere.
Quindi, quello che chiedo al Governo è un impegno, soprattutto a livello europeo, affinché si possa considerare un percorso formativo di questo genere, che possa essere inserito nel corso di laurea di medicina e chirurgia. Questo vale anche per la specializzazione, anche se le unità materno-infantili già sono presenti nel Sistema sanitario nazionale in quanto già contemplate.
Sappiamo benissimo che, se esiste una medicina di genere, questa è orientata al rilievo che può avere l'aspetto strutturale e fisiologico della donna, legato alla sua componente ormonale e alle sue variazioni per cui, spesso e volentieri, le case farmaceutiche sono restie ad impegnarsi nella ricerca.
Un'ultima cosa volevo dire in conclusione. Chiedo al Governo di valutare la possibilità di prevedere incentivi per quelle ditte farmaceutiche che orientano la ricerca sul genere femminile e la documentano anche nella vendita poi del prodotto farmaceutico e, quindi, all'atto dell'immissione in commercio. Infatti, ciò veramente che crea grandi problemi è il limite della ricerca solo al sesso maschile e non al sesso femminile.
Per il resto, Grande Sud esprime la propria soddisfazione per la mozione e per l'attenzione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Grande Sud-PPA).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo rapidamente solo per ricordare che oggi alle 18,30 nell'Aula dei gruppi parlamentari vi sarà la proiezione del film di Liliana Cavani: «Troppo amore», anteprima del film che poi andrà in onda questa sera su Rai Uno.
Cito il fatto per un duplice motivo. Primo perché ritengo che sia un importante risultato da ascriversi prima di tutto a tutte le colleghe di tutti i gruppi di questo Parlamento, che con il loro impegno Pag. 15hanno sbloccato le resistenze della RAI alla trasmissione del film. Secondo perché, dopo aver fatto tutto questo, sarebbe davvero un peccato se l'organizzazione dei nostri lavori non consentisse a chi lo vorrà di essere presente alla proiezione di questo film.
Pertanto, mi permetto di segnalare una questione. Anche se non lo abbiamo mai detto esplicitamente, è accaduto in passato che avessimo organizzato i nostri lavori per consentire a chi lo volesse di assistere ad eventi sportivi o di altro genere di particolare importanza. In questo caso non solo è un evento di particolare importanza, ma è un evento che ha una valenza ben precisa di carattere sociale e politico.
Auspico, quindi, innanzitutto rivolgendomi a lei, signor Presidente, ma rivolgendomi a tutti i gruppi parlamentari, che così come si è fatto un buon lavoro tutti insieme nell'arrivare alla proiezione del film, si arrivi oggi anche ad un'organizzazione dei lavori che ne consenta la visione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Vedo che il consenso della parte femminile è abbastanza forte.

GIULIA BONGIORNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, intervengo per aderire a questa richiesta che è stata avanzata. Tra l'altro mi fa piacere - mi permetta di dirlo - che una volta tanto sia un uomo a farsi promotore di un interesse delle donne. Siccome c'è stato tra l'altro un consenso trasversale e, quindi, non si tratta di un interesse di un singolo gruppo, credo che una volta tanto, se dessimo spazio ad un fatto così rilevante, nessuno potrebbe dolersene (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Spero non sia per rimproverarmi per questioni sul Regolamento. Se invece vuole intervenire per chiedere la stessa cosa, rispondo che, se si accordano tutti i presidenti di gruppo, siamo tutti d'accordo. Prego, onorevole Giachetti, ha facoltà di parlare.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, era solo per dire che, se evitiamo di fare un giro di interventi per dire che siamo d'accordo, guadagniamo due minuti che possiamo utilizzare.

PRESIDENTE. Era esattamente il senso della mia lunga osservazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, sono trascorsi quasi due anni - era il giugno 2010 - da quando l'Italia dei Valori ha presentato questa mozione alla Camera. Quest'anno, in coincidenza della festa della donna, tutti i gruppi parlamentari - e sottolineo tutti i gruppi - hanno invitato il Presidente a calendarizzare questa mozione. Innanzitutto voglio specificare, per chi ci ascolta anche al di fuori di quest'Aula, che non stiamo parlando della medicina di genere in senso di medicina delle donne, ma di quella medicina che studia le diversità fra i due generi, garantendo quindi il miglior trattamento possibile sia alle donne che agli uomini. Si tratta quindi di una medicina che conviene a tutti.
Voglio fare degli esempi. Forse non tutti sanno che la principale causa di morte nei Paesi occidentali è data dalle malattie cardiovascolari. Ebbene, nell'ambito delle malattie cardiovascolari, dopo una certa età, sono le donne ad essere maggiormente colpite. In Italia, nell'ultimo anno, 33 mila donne hanno subito un attacco cardiaco e molte di esse sono morte. Ebbene, il farmaco principale, quello che viene usato per la prevenzione per le malattie tromboemboliche, sia cardiache che al cervello, è l'acido acetilsalicilico, cioè la cardioaspirina. In base ad una Pag. 16meta-analisi cioè uno studio degli studi, che prende in esame 23 trials compiuti su 100 mila donne, questo farmaco sarebbe meno efficace, se non poco efficace, sulle donne rispetto agli uomini.
Evidentemente vi sono delle interferenze endocrine che determinano un diverso metabolismo del farmaco. In sede di discussione sulle linee generali parlavo della differente metabolizzazione legata al tessuto adiposo che nell'organismo femminile è maggiore del 25 per cento. Vi sono dei farmaci lipofili, quelli cioè che vengono depositati nell'adipe sottocutaneo, che certe volte vengono immediatamente inutilizzati e quindi sono non più fruibili e poi vengono rilasciati, magari quando non servono più. Gli uomini, che hanno una maggiore concentrazione di acqua nell'organismo, per esempio, hanno una maggiore diffusione dei farmaci idrofili, quelli cioè che si riversano e si diluiscono maggiormente nell'acqua. Vi sono varie dimostrazioni del fatto che, per esempio, le malattie autoimmunitarie, in cui cioè l'organismo produce degli anticorpi contro costituenti self, contro costituenti propri - e mi riferisco in special modo alle tiroiditi, alle malattie tiroidee in generale, ma anche alla sclerodermia, al lupus eritematoso, all'artrite reumatoide - hanno una maggiore incidenza nelle donne, proprio a sottolineare la diversità del sistema immunitario della donna rispetto a quello dell'uomo. E se parlo del dolore, il dolore cronico, quello che affligge gran parte della popolazione, ovvero il 26 per cento, ebbene, il 56 per cento di questo 26 per cento sono donne. Non mi riferisco soltanto alla fibromialgia ma anche all'artrosi, all'artrite e alle malattie dolorose in generale che colpiscono maggiormente l'organismo femminile. Anche le malattie neurodegenerative come l'Alzheimer, per esempio, che si presenta con un'incidenza del 100 per cento in più, quindi il doppio nelle donne rispetto all'uomo, ma anche le allergie, le vene varicose, gli incidenti cardiovascolari, dicevo prima e il diabete, sono tutte patologie che interessano maggiormente le donne, proprio probabilmente per il doppio ruolo che la donna svolge nella società, al mattino in fabbrica o comunque nell'industria o nella scuola, e la sera e il pomeriggio a casa. Vi sono delle differenze che non possono essere più limitate soltanto all'apparato riproduttivo come si pensava una volta. In realtà, le donne che frequentano maggiormente gli ambulatori dei medici - si calcola che il 58 per cento dei «clienti», lo dico tra virgolette, dei medici di medicina generale sono donne - ebbene, le donne sono quelle che consumano più farmaci che sono però testati soltanto sull'uomo quindi viviamo in un paradosso in cui le industrie, proprio perché le donne rappresentano un soggetto poco stabile da un punto di vista endocrinologico, consumano più farmaci che vengono testati sugli uomini, perché le industrie considerano sconveniente il modello femminile. E questo è uno dei punti di questa mozione in cui diciamo che chi vuole venire a fare ricerca in Italia deve garantire un numero statisticamente significativo - ciò compare nell'ultima versione della mozione quella che hanno firmato tutti i partiti - che deve essere sicuramente di genere femminile, altrimenti le ricerche non hanno alcun senso. Ebbene, si possono fare molti altri esempi legati proprio al fatto che, nonostante le donne vivano più a lungo, in realtà hanno una qualità di vita sensibilmente inferiore e fruiscono di meno cure perché, lo ripeto, i farmaci non sono testati. Per queste ragioni non possiamo più ragionare come una volta e considerare la differenza di genere soltanto una differenza a livello dell'apparato riproduttivo. La differenza di genere è un dato di fatto, lo dimostrano molte ricerche e sicuramente oggi non possiamo più ragionare come un tempo ed è importante acquisire una sensibilità di genere per poter garantire il miglior trattamento possibile sia alle donne sia agli uomini, sia alle nostre bambine sia ai nostri bambini. Anche loro, lo ripeto, hanno bisogno di terapie specifiche e quindi è in gioco l'appropriatezza delle cure. Abbiamo perciò chiesto con la nostra mozione diverse cose al Governo. Ringrazio il Ministro, che è stato presente non soltanto in sede di Pag. 17discussione sulle linee generali ma anche quest'oggi, per aver accolto un po' tutte le richieste dei vari gruppi; ne voglio soltanto citare alcune e mi riferisco sicuramente ad un incentivo all'industria. Chi vuole venire a fare ricerca in Italia deve avere degli obblighi sicuramente di genere ma avere anche degli incentivi fiscali per essere in qualche maniera invogliato. Abbiamo fatto un discorso analogo, Ministro, per le malattie rare, se lo ricorda: c'è bisogno da parte del Governo della stessa sensibilità per queste cose che probabilmente non sono convenienti per le industrie ma sicuramente lo sono per il cittadino.
Abbiamo parlato anche di sensibilizzazione delle nostre università, non chiedendo cose grosse (dei corsi di laurea), ma soltanto di cercare di incidere nell'ambito del corso di laurea, come del corso di specializzazione, attraverso l'introduzione di una materia che possa spiegare agli studenti (cosa che oggi ancora non accade) quali trattamenti siano possibili per le donne, e quali magari per l'uomo; oppure quali trattamenti incidano sfavorevolmente sulla donna. Io ricordo le associazioni di farmaci, per esempio la pillola contraccettiva con alcuni antibiotici, che rendono la pillola inefficace. Quindi c'è sicuramente interferenza fra l'ambiente endocrino femminile e alcuni farmaci, gli antibiotici, gli antistaminici, gli oppiacei, gli antipsicotici. Sono dati di fatto, fanno parte della letteratura scientifica, e credo che gli studenti in medicina o gli specialisti debbano tenerne conto, e non solo studiare più come un tempo. Abbiamo anche chiesto con questa mozione un «percorso rosa», che possa garantire alle donne italiane sicuramente una tutela più stringente della gravidanza. Mi riferisco alla partoanalgesia, che è po' una nostra fissa, ma si cui noi vorremmo arrivare ad altri standard di livello europeo.
Le ricordo sempre - per la terza volta, Ministro - che a fronte di un 16 per cento di offerta della partoanalgesia in Italia, c'è una richiesta del 90 per cento, e bisogna fare qualcosa per rendere il parto indolore e per far sì che si abbia un abbattimento di quei numerosi tagli cesarei che dipendono, per esempio, dalla sofferenza del parto. I dolori più forti, lo dicevo prima, il dolore del cancro, il dolore del parto, il dolore della cefalea a grappolo, interessano le donne. Ci sono ricerche che dicono che gli oppiacei e gli oppioidi non sono altrettanto efficaci sulla donna. Vorremmo che all'università si insegnasse anche questa materia, anche attraverso dei master dedicati a chi desidera approfondire l'argomento. Abbiamo chiesto quindi una maggior appropriatezza terapeutica. Con l'approccio di genere si garantisce questa maggiore appriopriatezza terapeutica, ed il Sistema sanitario nazionale risparmia, perché attualmente potrebbero essere somministrate alle donne delle terapie inefficaci o addirittura che producono degli effetti collaterali maggiori e quindi dannosi sul loro organismo.
Credo che ignorare questa questione della medicina di genere non sia soltanto anacronistico, ma anche irresponsabile, irrazionale, ed antieconomico. Ministro, secondo il World economic forum, l'Italia è al settantaquattresimo posto per la cultura di genere, dopo il Bangladesh, il Ghana, e il Perù. Votando a favore di questa mozione l'Italia dei Valori si augura che l'Italia possa essere tra i primi paesi in cui la medicina di genere costituisce una priorità del Governo, nell'interesse non solo delle donne ma di tutta la collettività.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, sono felice oggi di poter richiamare alla mente uno degli uomini più illustri della medicina italiana, il professor Rasario, un illuminato clinico che già sessanta anni fa, quindi nel secolo scorso, dichiarava e scriveva in uno dei suoi libri, con i quali ci ha insegnato la medicina: non esiste la malattia, esiste il malato. Già sessanta anni fa lui aveva immaginato la medicina di genere, sapeva che c'è una differenza tra uomini, donne, omosessuali e transessuali. Sapeva già allora che c'era una differenza dal punto di vista anatomico, funzionale, Pag. 18di livello psicologico, sociale e culturale, e del ruolo delle tradizioni educative, sociali e quant'altro (già allora).
Finalmente oggi possiamo riprendere quello che allora questo illuminato scienziato ebbe a scrivere, e possiamo ringraziare il Ministro che ha accettato questa nostra mozione con la quale finalmente si può dare corso ad una ipotesi di medicina specifica. Ringrazio quindi il Ministro per quello che farà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Perina. Ne ha facoltà.

FLAVIA PERINA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, Futuro e Libertà per il Terzo Polo voterà a favore della mozione. Ringrazio davvero tutti i colleghi che se ne sono occupati per il lavoro importante di sintesi che è stato svolto. Considerando che la prima sperimentazione farmacologica riservata alle donne risale al 2002, cioè soltanto a dieci anni fa, l'Italia è in questo caso, a differenza di molti altri purtroppo, piuttosto tempestiva nel recepire un'innovazione che aiuterà le donne a curarsi meglio e, quindi, anche a vivere meglio. Concordo pienamente con l'idea di individuare incentivi per la ricerca farmaceutica orientata sulla medicina di genere perché questo è in realtà il nocciolo del problema. Sono motivi economici, infatti, che finora hanno consigliato le aziende farmaceutiche a effettuare la maggior parte delle sperimentazioni su soggetti maschi perché le donne, a causa di un sistema ormonale più complesso, prolungano i tempi della sperimentazione, richiedono studi più complicati e, quindi, presentano dei costi maggiori in questo tipo di sperimentazione. Ma, al di là del tema specifico, mi fa piacere anche notare che un segnale amichevole verso le donne italiane è importante in senso lato e, anche se non ha attinenza con il dibattito in corso, invito i colleghi a rifletterci sopra. Questo è un bel segnale che diamo all'Italia. Tra poco quest'Aula sarà chiamata a discutere altre cose che riguardano il genere, non la medicina di genere, ma il voto di genere. Spero davvero che si verifichi una maggioranza larga e trasversale come quella che si è verificata oggi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, effettivamente mi rallegro, insieme a tutto il mio gruppo, delle persone con cui abbiamo lavorato per giungere a formulare una mozione unitaria. La mozione unitaria significa la condivisione profonda di tutti i partiti, di tutte le coalizioni, nei confronti di un obiettivo assunto come strategico e condiviso a livello anche di questa nostra complessa attività parlamentare, che a volte sembra non riuscire ad avere quella capacità di senso e di significato che tutti noi auspicheremmo in un momento come l'attuale, come quello che stiamo vivendo. Aver trovato un punto di vista condiviso, e averlo trovato in funzione di quello che è stato percepito realmente come un bene comune, mi sembra un bel segnale anche sotto il profilo strettamente politico. Proprio perché le nostre mozioni convergono e, quindi, proprio perché nelle nostre mozioni vi sono molti punti che sono perfettamente coincidenti, mi permetto di considerare come dette le cose affermate dai colleghi e puntualizzarne tre che potrebbero essere perlomeno fuori dagli schemi finora utilizzati.
Il primo è il concetto dello stress a cui più frequentemente le donne vanno soggette, con tutta una patologia da stress che è difficile da mettere realmente a fuoco, e che molte volte viene un po' sottovalutata e riportata alla percezione di quella che è una sorta di stanchezza cronica, senza che al termine di «stanchezza cronica» si riesca a dare quella dignità eziopatologica che, invece, ne rappresenta la ragione di fondo, anche perché molte volte le donne che accedono agli ambulatori del medico di famiglia, rappresentano un numero di gran Pag. 19lunga maggiore rispetto agli uomini. Lo stress femminile è un fattore che nasce dalla complessità delle attività cui si confronta la donna e che nasce dall'attività professionale svolta molto spesso con grande senso di responsabilità e in un contesto di grande competitività. Sicuramente, inoltre, molto spesso si tratta di un'attività professionale che non ammette soste, che non riconosce interruzioni, perché viene in qualche modo ripresa quando si torna a casa e aggiunge, tra quegli elementi di stanchezza, quei dolori cronici che vanno sotto il nome di mal di schiena piuttosto che varie altre patologie di carattere osteoarticolare che, comunque, incidono molto sulla qualità di vita della donna. Infatti, se è vero che le donne vivono più a lungo, non è meno vero che la qualità di vita delle donne è considerata, dal punto di vista strettamente biologico, inferiore. Su questo influisce l'elemento dello stress. Mi auguro, quindi, che un approfondimento relativo alla medicina di genere sia anche un elemento di approfondimento che tocca gli stili di vita, toccando con essi anche la complessità dei ritmi e degli orari di lavoro e di impegno che riguardano il mondo femminile.
Un secondo punto che mi interessa sottolineare è uno degli elementi della specificità della medicina di genere ossia quella che concretamente vogliamo definire la medicina materna infantile.
È definita come specificità di medicina di genere, precisamente perché in quanto donna e in quanto madre, evidentemente questo è l'elemento di genere prevalente, l'elemento di genere dominante e determinante, ma è anche vero che tutto ciò che tocca la salute dei figli, ha immediatamente una serie di implicazioni e una serie di ripercussioni su quella che è la salute dei genitori, in particolare la salute della madre. Ora, immaginare un percorso che attraverso la vita degli ospedali tenga maggiormente conto di questa peculiarità della relazione materno-infantile, significa reimmaginare processi e reimmaginare percorsi in cui, ad esempio, l'organizzazione della clinica ginecologica o l'organizzazione della clinica pediatrica, o in particolare l'organizzazione della terapia intensiva neonatale, trovino un loro punto di convergenza forte, che permetta alla madre di essere realmente presente e accanto al bambino, nel momento in cui è malato, nel momento in cui questo diventa per lei un ulteriore eventuale fattore di stress, o comunque un elemento di riduzione del grado di salute, e anche un elemento di difficoltà.
Ma c'è una ragione in più che mi piace affiancare a quanto detto, ed è quella percezione del tutto particolare che hanno le madri rispetto alle condizioni di salute dei loro figli. Molto spesso noi sappiamo che le madri fanno presente le condizioni dei figli, degli elementi per così dire di stranezza, di peculiarità, nei comportamenti dei figli, che il medico non riesce a visualizzare in quel momento, per cui molte volte scatta l'elemento del dubbio, dell'incertezza, si enfatizza quella che è una sindrome ansiosa nella percezione dei problemi del figlio, dopo di che passa un tempo necessariamente troppo lungo, che invece avrebbe potuto essere più breve se chi ascoltava avesse prestato maggiormente attenzione a ciò che le madri venivano dicendo (quando la madre lamenta un ritardo del figlio, un disturbo di comunicazione, una difficoltà oggettiva a stabilire una qualità di rapporto tra la madre e il figlio e molte volte fa fatica ad essere capita, e ad essere interpretata).
Il terzo punto su cui mi voglio soffermare, a cui accennava prima anche il collega Donadi, è veramente il tema delle violenze. Non mi riferisco qui alle grandi violenze, le macroviolenze, quelle che magari poi attraversano la stampa, perché disgraziatamente culminano in esiti che sono fatali. Mi riferisco invece a quella microviolenza del quotidiano, alla microviolenza domestica, che passa anche attraverso la svalutazione, che passa anche attraverso una serie di umiliazioni che vanno a colpire soprattutto l'immagine di sé, che vanno a colpire quel sentimento di sicurezza personale indispensabile per misurarsi poi con le difficoltà oggettive che la vita presenta. C'è questa violenza del domestico che molte volte è alla base concreta Pag. 20poi di quelle richieste di separazione, è alla base concreta dei fallimenti di quei matrimoni e che ha bisogno di trovare un diverso ascolto, un diverso rispetto anche nella nostra società, proprio perché la logica con cui stiamo cercando di ragionare e di riflettere sulla medicina di genere, assumendo prevalentemente un'ottica non esclusiva, come è stato detto, ma prevalentemente femminile, trovi anche da questo punto di vista quell'elemento di stabilizzazione che fa della percezione del rapporto anche uno dei grossi fattori di coesione a livello familiare. Cosa vogliamo dire con tutto questo? Vogliamo dire che la medicina di genere ci dà l'idea della complessità di sguardo con cui noi guardiamo una persona. La stessa dimensione della sessualità ci dà l'idea di quanto abbia a che vedere, oltre che all'elemento biologico, anche a tutto quello che è l'elemento sociale, e culturale, e come questo però vada assunto all'interno di una prospettiva che è quella della specificità femminile, all'interno di quello che è il suo lavoro professionale, ma anche all'interno di quella che è la vita di famiglia, e di quella che è la relazione madre-figlio. Quindi io mi auguro che questa mozione, a cui il Ministro ha voluto riservare un'attenzione direi particolarmente apprezzata da tutti noi, perché è stata un'accoglienza a tutto campo di tutte le nostre richieste, ci auguriamo che non resti un'insieme di parole in libertà. Ci auguriamo che davvero da questa si possano far partire delle iniziative concrete.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17).

PAOLA BINETTI. L'ultimo punto della nostra mozione, quello relativo agli impegni che noi proponiamo al Governo, riguarda proprio la necessità di presentare al Parlamento ogni anno una relazione, in cui siano evidenziati in modo particolare gli elementi di conquista positivi che sono stati fatti in questo campo. Quindi non un'informazione generica, non un'informazione vincolata semplicemente a dei fattori occasionali, ma una relazione che tenga conto di obiettivi precisi che sono stati assunti, che sono stati perseguiti e che in qualche modo sono stati ottenuti. Ci piacerà arrivare alla fine del prossimo anno, quindi ad un anno da questa mozione, potendo davvero elencare in positivo le conquiste che sono state fatte a livello delle diverse regioni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martini. Ne ha facoltà.

FRANCESCA MARTINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, oggi, il fatto di poter discutere una mozione sulla medicina di genere che è stata sottoscritta e condivisa da tutti i gruppi parlamentari significa dare al Parlamento l'occasione per focalizzare un tema molto delicato e molto importante di cui, spesso, l'opinione pubblica non ha consapevolezza. Sempre di più si sente parlare di patologie e salute della donna e di patologie e salute dell'uomo, ma oggi vogliamo focalizzare la nostra attenzione su qualcosa di diverso; non, quindi, su patologie di genere, ma su un diverso impatto che la patologia ha sul genere. Oggi, infatti, abbiamo bisogno e urgenza di parlare di medicina di genere; medicina che non si identifica con le malattie delle donne e degli uomini ma cerca di capire come curare, diagnosticare, prevenire, approcciare le patologie rispetto al diverso impatto che hanno per la differenza di genere e che è, in realtà, il lavoro quotidiano che dovrebbero svolgere il medico di famiglia e il medico ospedaliero. Non a caso, lo scompenso cardiaco, le aritmie, l'infarto del miocardio, i tumori del colon e del polmone, le malattie infettive epidemiche, il dolore, le cefalee, le malattie gastroenterologiche e così via, sono ampiamente diffuse e, in letteratura, è stato dimostrato, scientificamente, come un diverso approccio migliora l'esito dei percorsi di terapia, diagnosi e cura che vengono messi in atto attraverso i servizi del Pag. 21Servizio sanitario nazionale nelle sue articolazioni territoriali. Questa, quindi, è una necessaria reimpostazione concettuale che deve partire dai percorsi formativi del medico; che deve passare dai percorsi di aggiornamento continuo in medicina; che deve passare attraverso i percorsi di rapporto tra Ministero della salute e regioni, con i loro assessorati regionali; che deve partire, deve passare da una riorganizzazione dei servizi che guardi alla possibilità di accedere a servizi dedicati alla medicina di genere; che possano fare da consulenza al medico specialista e al medico di famiglia.
Questi sono stati i presupposti con cui ho aperto il primo congresso nazionale sulla medicina di genere che ho organizzato e promosso con l'Università di Padova nel febbraio del 2009 in qualità di sottosegretario al Ministero della salute. La consapevolezza che la promozione della salute femminile rappresenta un obiettivo comune è una riflessione su cui credo che quest'Aula si debba soffermare; non è un caso che la salute riproduttiva femminile determini anche la salute della popolazione intera e che l'indicatore della qualità e dell'efficacia del sistema sanitario nazionale debba guardare a tutta la popolazione. Prendere coscienza che il genere è un fattore determinante e essenziale nella valutazione dei percorsi di salute ci permetterà di guardare con maggiore serenità anche ad una situazione generale della popolazione che vede nei due pilastri, quello oncologico e quello cardio-celebro-vascolare, i maggiori incidenti per quanto riguarda la mortalità, così come in tutti i Paesi industrializzati.
La letteratura scientifica ha dimostrato che la fisiologia maschile e femminile influisce profondamente sul modo con cui la patologia si sviluppa, sul modo con cui viene diagnosticata, curata e spesso affrontata anche dal punto di vista psicologico dello stesso paziente. Allo stesso modo l'aspetto della ricerca scientifica e della sperimentazione del farmaco, oggi, come è stato precedentemente evidenziato, ha, in realtà, sottaciuto questo elemento creando dei farmaci e quindi dei foglietti illustrativi che, a mio avviso, andrebbero rivisti. Per questo credo che oggi non dobbiamo pensare che questa mozione, come tante altre mozioni, sia una cosa da approvare e da dire: è fatta, la mettiamo nel cassetto.
Ma credo debba essere, anzi, un momento di riflessione profonda per il Ministero, per i Parlamento e per i cittadini che hanno la possibilità di ascoltarci in questo momento, per ripensare ad una medicina che sia davvero individualizzata, davvero capace di offrire al cittadino i percorsi di salute di cui ha bisogno. Vorrei ricordare, ancora una volta, che circa il 70-80 per cento delle risorse dei bilanci delle nostre regioni italiane sono destinate alla spesa sanitaria e che ancora oggi vi sono delle regioni sottoposte a piani di rientro, che non possono restare indietro su un settore come questo. Inoltre, bisogna pensare alla formazione e all'educazione continua in medicina e alla possibilità di valutare, anche attraverso i rapporti con la Commissione salute, uno sviluppo sul territorio attraverso servizi concreti ed effettivi di questo approccio. Ciò rappresenta senza dubbio una sfida, ma anche un valore aggiunto assolutamente irrinunciabile.
Parlavamo prima dell'incidenza delle patologie. Le patologie degenerative, senza dubbio alcuno, rappresentano un male della nostra epoca, legate spesso all'allungamento della vita e ai processi di invecchiamento. Però, il dato che prima abbiamo citato, cioè di un 100 per cento in più di presenza di patologia Alzheimer nelle donne, deve senza dubbio dar luogo ad una capacità di definire, attraverso la ricerca nazionale e mondiale, quali siano i percorsi di eziologia della patologia, così come per una maggiore fragilità rispetto alle patologie di tipo psichico e rispetto alla patologia depressiva. Per fortuna, attraverso la diffusione anche di campagne di informazione e di campagne di prevenzione, oggi è ben risaputo come l'osteoporosi incida profondamente sulla salute delle donne in post menopausa.
Tutto questo rappresenta un patrimonio che deve diventare oggetto non soltanto di campagne informative di diffusione Pag. 22e di interventi, ma anche e soprattutto di ricerca. Per questo credo che la proposta che abbiamo fatto di studiare forme - anche limitate, visti i tempi di crisi, ma presenti - di incentivi a favore di aziende e di gruppi, affinché sviluppino ricerche sulla medicina di genere, sia davvero un apporto molto importante che hanno dato gli estensori di questa mozione. Devo anche dire che l'inserimento della medicina di genere nei programmi dei corsi di laurea e la possibilità anche di dare avvio a dei master rappresenti un modo per seminare in una classe medica, che ancora oggi, purtroppo, è troppo avulsa da un approccio di questo tipo e da un contesto di questo tipo.
Allo stesso modo credo che non possiamo dimenticare che vi è una serie di patologie femminili su cui le politiche di screening, ancora troppo difformi come diffusione, ma soprattutto come risposta, sul territorio nazionale debbano rientrare in una valutazione di genere. Allo stesso modo, costruire un organismo di controllo e di valutazione dei risultati, che sia un osservatorio - ovviamente senza oneri per lo Stato -, che possa dare al Parlamento la possibilità di controllare e verificare quello che si è fatto, credo sia un aspetto importantissimo.
Per cui, il nostro è non soltanto uno stimolo ad una attività su cui, senza dubbio, la Commissione affari sociali della Camera dei deputati sarà presente, ma anche una volontà, davvero, di promuovere, al di là dei numerosissimi incontri a cui anch'io ho partecipato, la possibilità che il Ministero incida nelle relazioni con le regioni attraverso un accordo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, è sicuramente molto importante che si arrivi ad una mozione unitaria su un tema così rilevante, e anch'io ringrazio il Ministro per la sua presenza.
Lo ringrazio non soltanto per la sua attenzione, ma perché credo che questa discussione abbia un senso se si traduce poi in misure concrete. Perché, vedete, non è che si inizia oggi a discutere di medicina di genere e non è da oggi che si discute di provvedimenti per promuovere la medicina di genere. Nel 2008, nell'ambito della ricerca, stanziammo risorse per avviare un progetto di ricerca presso l'Istituto superiore di sanità che ha dato dei risultati importanti ed era stato siglato un accordo con il Ministero dell'università per poter avviare una sperimentazione che inserisse la medicina di genere nell'attività formativa e nei corsi di formazione del personale medico e infermieristico.
Era il 2008 e, quando si discuteva di medicina di genere e si proposero questi provvedimenti molto concreti, ricordo che questi venivano considerati, anche nell'ambito medico e degli operatori, più come una stravaganza femminista che non come politiche della salute efficaci al fine di renderle universalistiche. Quindi, sono molto contenta che oggi ci sia questa condivisione e la consapevolezza che «politiche di genere» significa misurarsi con quelle differenze che è necessario percepire e di cui avere consapevolezza per rendere gli interventi e le politiche della salute più appropriate, più personalizzate, più efficaci e dunque più universalistiche.
Però non vorrei - questo lo dico con molta franchezza - che quello che ieri appariva un vezzo femminista, oggi sia diventato un tema di moda. Infatti, sono stupita dal fiorire di numerosi convegni sulla medicina di genere. Mi sembra importante, dunque, che qui si sia acclarato che stiamo parlando di un determinante della salute essenziale per definire delle politiche per la salute efficaci, appropriate, personalizzate.
Tuttavia, proprio per evitare il rischio che questo diventi un tema «alla moda» e che si lascino le cose come stanno senza incidere sui concreti indirizzi di politica della salute, ci permettiamo di raccomandare al Ministro - avendone apprezzato la sua concretezza su altri temi, come le malattie rare, penso che questa raccomandazione Pag. 23verrà raccolta - che nell'anno che resta di questa legislatura si proseguano quelle iniziative concrete che erano state già avviate, che almeno non si torni indietro e che almeno non si interrompa un processo che era stato avviato.
Tale processo riguarda l'attività di ricerca e dunque quel finanziamento, quel progetto di ricerca dell'Istituto superiore di sanità, che ha dato dei buoni risultati, è bene che prosegua, così come è bene che prosegua l'accordo con il Ministero dell'università perché l'attività di formazione, nell'ambito delle università, rivolta a tutto il personale medico e paramedico prosegua. Allo stesso modo, è importante che questo indirizzo diventi parte del Piano sanitario nazionale e dunque sia condiviso con i decisori regionali che sicuramente hanno grande voce in capitolo.
Ci permettiamo di sottolineare questo aspetto di concretezza, oltre che l'impegno a far comprendere che il genere è un grande determinante della salute e che dunque stiamo parlando di qualcosa che ha a che fare con l'uguaglianza, con l'universalismo e con le cure più efficaci e più appropriate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, anch'io sono molto contento che si sia raggiunto lo scopo di una mozione unitaria su questo tema che mi è particolarmente a cuore avendo io stesso apposto la firma su una mozione che avevo presentato con i colleghi. Il tema della medicina di genere, come hanno già detto molti di coloro che mi hanno preceduto, non è nuovo. Potrei dire, essendo un ginecologo, di aver fatto nella mia vita quasi sempre medicina di genere. Potrei dire, anzi, di essere stato abbastanza monolaterale.
Tuttavia, ricordando i miei studi e anche le ricerche, qui mi fa piacere ricordare la presenza dell'onorevole Umberto Scapagnini, con cui abbiamo iniziato nel 1980 le ricerche sulla prolattina, che è un ormone caratteristico proprio delle donne che influiva su alcune patologie anche delle donne, e a quei tempi risalgono le sue prime scoperte. Insieme poi abbiamo condotto degli studi successivi che ci hanno in seguito portato anche a delle altre indagini in questo senso. La mozione di oggi non fa altro che recepire queste istanze, devo dire per la prima parte scientifiche, che inizialmente sono state fondate solo su delle cose che si vedevano naturalmente e praticamente su delle terapie che si applicavano nel genere femminile e nel genere maschile e che non avevano lo stesso tipo di reazione e di azione nell'ambito femminile e maschile.
Non vorrei infatti che qui si parlasse di medicina di genere come di quote rosa per la medicina, ma parliamo di genere - è importante che questo sia chiaro, come lo hanno già detto in molti - perché cerchiamo di finalizzare la ricerca, gli studi e le indagini in una medicina che agisca in maniera più efficace sia nel genere femminile e, conseguentemente, nel genere maschile. È ovvio che vi sono delle differenze di natura fisiologica e neurologica sin dalla nascita che distinguono l'uomo e la donna. Questo è un fatto ormai risaputo. Sembra che geneticamente tutti quanti inizialmente siamo donne, poi se vi è il cromosoma Y vi è un'influenza ormonale maschile che ci trasforma in uomini. Quindi in questo caso la Bibbia, secondo cui Dio creò l'uomo - non me ne voglia l'onorevole Binetti - e poi la donna, sembra dal punto di vista scientifico non essere scientificamente provata.
Ma al di là della battuta - non me ne vogliano - è ovvio che una donna che ha un imprinting ormonale per tutta la vita legato ai suoi ormoni, estrogeni e progesterone, mentre l'uomo al testosterone, è completamente diversa, dal punto di vista cerebrale, fisico, mentale e psicofisico e, direi, rispetto all'esistenza e anche all'azione dei farmaci che possono essere somministrati e alla vita stessa rispetto a tutto quello che deve subire. Per questo motivo la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha stabilito appunto che la Pag. 24medicina di genere venga inserita nell'equity act a testimonianza che questo problema di equità implica che la cura sia appropriata, la più appropriata e la più consona possibile al singolo genere, sia esso maschile o femminile. Questo è di grande importanza. Sono state ricordate, su questo tema, le prime cose realizzate in Italia. Vi sono stati già dei convegni di questo genere e, devo dire, che i promotori in genere sono stati i ginecologi, anche perché è evidente che essi siano più vicini a questo tipo di medicina di genere.
In questo senso, non me ne vogliano le donne, ma sono delle privilegiate. Infatti, la donna ha un suo medico, che è il ginecologo. L'uomo ha l'andrologo, ma l'andrologo non ha una specialità così onnicomprensiva come quella del ginecologo, poi c'è l'urologo - lo dico per esperienza personale - mentre la donna da sempre, fortunatamente dico, ha un suo medico che si dovrebbe occupare principalmente di queste cose. Volevo qui ricordare oltre l'onorevole Francesca Martini, che nel 2005 ha fatto questo, anche la senatrice Elisabetta Casellati, già sottosegretario al Ministero della giustizia, che nel 2005, quando era sottosegretario al Ministero della salute, organizzò un tavolo tecnico al Ministero della salute, primo in Italia e in Europa, sulla medicina di genere, e poi l'onorevole Livia Turco. Questi direi che sono, dal punto di vista politico e istituzionale, i primi tre atti che sono stati fatti.
Ora i tempi sono maturi perché si passi da questa iniziativa a delle iniziative ancora più concrete e importanti, che possono apportare sicuramente dei benefici alla salute delle donne, ma alla salute in genere, che è un problema importante, ma anche - credetemi - dei grandissimi risparmi.
Qui già sono stati fatti dei riferimenti sull'azione farmacologica di alcune sostanze che agiscono in maniera diversa nel corpo femminile e nel corpo maschile e viceversa. Se la ricerca può essere indirizzata in tal senso, è ovvio che ci sarebbero anche dei vantaggi sulla salute, ma anche di spesa, perché altrimenti si avrebbero sprechi sulla spesa sanitaria, farmaci prescritti inutilmente eccetera; mentre potremmo attuare un'azione di indirizzo con più attenzione su alcune cose in particolare.
Quindi, mi fa piacere ciò che il Ministro - sempre con la sua presenza e con la sua sensibilità, lasciatemelo dire - ha voluto sottolineare qui per sostenere i ricercatori, i medici, le istituzioni e tutti i singoli individui e per identificare i problemi proprio dell'assistenza di genere, migliorare il background culturale. Infatti, ancora non c'è giustamente questa visione, ancora vengono tutti accomunati insieme.
Invece, è necessario un aggiornamento professionale che crei soprattutto nella facoltà di medicina, ma anche in altre, una differenza tra l'approccio alla formazione degli esperti in medicina di genere. Inoltre, occorre promuovere l'introduzione delle tematiche di genere nei programmi e nelle istituzioni pubbliche e governative. Come ho già detto, è necessario sviluppare i centri di ricerca e la collaborazione con le società scientifiche.
Prima di chiudere, permettetemi di spendere due parole su questo aspetto. Dal 7 al 14 ottobre 2012 si svolgerà qui a Roma, per la prima volta nella storia della ginecologia mondiale, il congresso mondiale di ostetricia e ginecologia. È un evento per la società dei ginecologi e ostetrici italiani, perché non è mai successo che tale congresso si tenesse in Italia e a Roma in particolare. A questo congresso saranno presenti da dieci a quindicimila iscritti circa da tutto il mondo. Con la collaborazione della Camera dei deputati e anche dell'intergruppo parlamentare sulla medicina di genere, siamo riusciti ad ottenere una piccola sessione in cui alcuni parlamentari e alcuni esperti di medicina di genere parleranno di questo argomento proprio durante il congresso mondiale di ostetricia e ginecologia, per dare ancora più rilevanza scientifica e sociale a questo tipo di problema.
Quindi, vorrei ancora una volta complimentarmi con tutti coloro i quali sono i promotori della mozione e sperare che questo argomento non rimanga solitario, Pag. 25come spesso purtroppo accade con le mozioni, ma che possa essere portato avanti con il Ministro attuale (di questo sono sicuro), spero anche in futuro, perché questo argomento sta molto a cuore a tutti quanti, come vedo dai firmatari della mozione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli allievi della II media dell'Istituto comprensivo Calderisi di Villa di Briano, in provincia di Caserta, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, prendo la parola perché questi interventi mi hanno stimolato e non posso non chiudere questo argomento delicato ed importante. Sono chiaramente a favore di tanti interventi, però vorrei dire al Ministro in questa occasione che da tutti gli interventi abbiamo capito che l'essere donna è una condizione usurante (il ciclo, le gravidanze, la menopausa), e dovremmo solo per questo pagare meno tasse.
Vorrei ulteriormente dire che ci sono anche degli altri elementi, come per esempio le terapie ormonali. Non capisco perché le debbano fare sono le donne: è mai possibile che nessuna azienda farmaceutica abbia creato un «pillolone» per i maschi? Non credo che questo non sia fattibile.
Concludo, signor Presidente e signor Ministro, dicendo che noi abbiamo un altro problema, oltre alla medicina di genere.
Non esiste un prontuario farmaceutico pediatrico. Questo è un altro grande problema. Quindi, non vi è solo il fatto che i farmaci non sono testati sulle donne, ma non conosciamo, ovviamente, gli effetti dei principi attivi contenuti in seno ai farmaci sui bambini. Questo è un altro punto molto importante di cui poi dovremo discutere.
Però, pensateci. Oltre alla medicina di genere, anche le tasse di genere (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, Ministro, il mio intervento sarà brevissimo. Mi vorrei ricollegare a quanto detto dall'onorevole Binetti, cioè all'importanza anche dell'ascolto delle donne nella medicina di genere e non solo. Vi dico questo perché moltissime patologie di tipo neuromuscolare, ad esempio, fanno delle donne, in un certo senso, i cavalli di battaglia, che continuano a correre, mentre i maschi, purtroppo, vengono a morire molto presto.
Mi chiedo perché, ad esempio, in tutte le forme di distrofia muscolare, lì dove l'uomo quasi sempre muore prima della donna, venga sempre sperimentato comunque sull'uomo il percorso della qualità della vita e perché rispetto alle madri venga creato questa sorta - mi conceda il termine, anche se è improprio - di lutto rispetto alle responsabilità genetiche. Perché le madri si debbono sentir dire che sono loro portatrici del limite del proprio figlio?
Vi sono delle condizioni genetiche che non devono essere sottolineate. Non è giusto, perché tutte le madri vorrebbero dei figli belli e sani e nessuno li mette al mondo pensando di creare dei problemi. Pertanto, auspico anche l'attenzione verso queste donne, che sono portatrici non sapendo di esserlo, e che non vengono rispettate neanche nel momento dell'accoglienza verso i medici e la sanità.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Pag. 26
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palagiano, Binetti, Martini, Livia Turco, De Camillis, Stagno d'Alcontres, D'Anna ed altri n. 1-00974, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Paolini, La Malfa, Damiano, Andrea Orlando, Belcastro, Simeoni, D'Anna... Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 489
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

Prendo atto che i deputati Martella e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione delle mozioni Boccia ed altri n. 1-00902, Comaroli ed altri n. 1-00931, Iannaccone ed altri n. 1-00936, Corsaro ed altri n. 1-00937, Borghesi ed altri n. 1-00938, Cambursano e Brugger n. 1-00939, Tabacci, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00942 e Gianni ed altri n. 1-00945 concernenti iniziative relative alla delimitazione dei soggetti titolati a partecipare alle aste della Banca centrale europea (ore 17,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Boccia ed altri n. 1-00902, Comaroli ed altri n. 1-00931, Iannaccone ed altri n. 1-00936, Corsaro ed altri n. 1-00937, Borghesi ed altri n. 1-00938 (Nuova formulazione), Cambursano e Brugger n. 1-00939, Tabacci, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00942 e Gianni ed altri n. 1-00945, concernenti iniziative relative alla delimitazione dei soggetti titolati a partecipare alle aste della Banca centrale europea (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 19 marzo 2012, è stata presentata la mozione Gianni ed altri n. 1-00945 che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto, ancora, che la mozione Boccia ed altri n. 1-00902 è stata riformulata e con l'accordo dei presentatori deve intendersi a firma Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri. Il relativo testo è in distribuzione.
Avverto altresì che le mozioni Corsaro ed altri n. 1-00937 e Tabacci, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00942 sono state ritirate dai presentatori.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei riepilogare il quadro. Abbiamo, se non sbaglio, tre mozioni: una mozione unitaria e le altre due che si differenziano un po'nei relativi dispositivi.
Quindi, dovrei esprimere il parere sulla mozione Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00902 così come riformulata, Comaroli ed altri n. 1-00931 e Borghesi ed altri n. 1-00938 (Nuova formulazione). Me lo conferma, signor Presidente?

PRESIDENTE. Sottosegretario, dovrebbe esprimere il parere sulle mozioni Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00902 così come riformulata, Comaroli ed altri n. 1-00931, Borghesi ed altri n. 1-00938 (Nuova formulazione) - lei ha parlato solo di tre mozioni - ma anche sulle mozioni Cambursano e Brugger n. 1-00939, Iannaccone ed altri n. 1-00936 e Pag. 27Gianni ed altri n. 1-00945, che è stata presentata per ultima. Quindi, in tutto sono sei mozioni.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, innanzitutto pregherei l'onorevole Boccia, se fosse d'accordo, di addivenire ad una leggera riformulazione del dispositivo finale, che non sposta assolutamente i termini della questione. Tuttavia, trattandosi di un problema di carattere comunitario, si richiede lo sviluppo di un'iniziativa tesa a convincere anche gli altri partner comunitari a realizzare quanto disposto dal dispositivo della mozione.
Quindi, se i presentatori fossero d'accordo, proporrei di modificare il dispositivo della mozione nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo a promuovere in sede europea l'esclusione» con le parole: «impegna il Governo a sviluppare un'iniziativa in sede europea rivolta all'esclusione». Per la parte restante, la mozione rimarrebbe invariata.

PRESIDENTE. Sottosegretario, ha a disposizione la nuova formulazione della mozione?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vuole che esprima il parere su tutte le mozioni congiuntamente o su una alla volta?

PRESIDENTE. Su tutte, sottosegretario Polillo, ovviamente una per volta.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Va bene, Signor Presidente.
Anche con riferimento alla mozione Comaroli ed altri n. 1-00931, propongo una riformulazione che ho già fornito al presentatore...

PRESIDENTE. Aspetti, sottosegretario. Può tornare un attimo indietro? Forse sono io che non ho sentito, ma qual è il parere sulla mozione Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00902 così come riformulata?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Per quanto concerne la mozione Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00902 così come riformulata, ho proposto ai presentatori una riformulazione del dispositivo che non ne modifica la sostanza, ma è più rispettosa dei complessi equilibri che dobbiamo costruire a livello europeo. Non so se i presentatori siano d'accordo sulla riformulazione da me proposta...

PRESIDENTE. Va bene, sottosegretario Polillo. Vada pure avanti.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Anche con riferimento alla mozione Comaroli n. 1-00931, avevo proposto una riformulazione che non modifica la sostanza del ragionamento, ma traduce in positivo quello che invece è indicato in negativo nel dispositivo della mozione stessa.

PRESIDENTE. Sottosegretario, può leggere il testo?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, veramente il testo ce l'ha il presentatore.

PRESIDENTE. Tra l'altro, faccio gli auguri alla collega Comaroli, visto che oggi è il suo compleanno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Prego, signor sottosegretario.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il testo riformulato sarebbe il seguente: «impegna il Governo ad agire in sede comunitaria affinché si privilegino nelle operazioni di rifinanziamento le banche che sono in grado di Pag. 28sostenere al meglio famiglie ed imprese», mentre il secondo periodo andrebbe eliminato.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sulla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00936?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, chiedo scusa ma devo riordinare le carte. Anche qui i contenuti sono abbastanza simili rispetto alla precedente, quindi inviterei l'onorevole Iannaccone ad adeguarsi al dispositivo che abbiamo testé indicato. Anche qui, in pratica, si tratta di trasformare in positivo quello che invece viene indicato in negativo.

PRESIDENTE. Ricordo che la mozione Corsaro ed altri n. 1-00937 è stata ritirata.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, ho già ricordato che la sua mozione è stata ritirata. Deve precisare qualcosa?

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, siccome ho ritirato la mia mozione d'intesa con altri colleghi per presentare una mozione unitaria, che è quella a prima firma del collega onorevole Boccia, a maggior ragione vorrei che, anche per quanto riguarda le modifiche sulla prima delle mozioni, il Governo fosse un po' più esplicito. Ho sentito che si è rivolto al primo firmatario con una generica riformulazione di un pezzo che non conosco. Poiché ho rinunciato alla presentazione della mia mozione per aderire ad una mozione unitaria, nel momento in cui viene chiesta una modifica della stessa mozione unitaria, mi piacerebbe conoscerne gli elementi.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, visto che c'è qualche motivo di confusione, sospenderei la seduta per qualche minuto. È tutto tranquillo, ma ci sono delle cose da chiarire. Sospendo, quindi, la seduta per dieci minuti.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 17,50.

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con riferimento alla nuova formulazione della mozione n. 1-00902, firmata dagli onorevoli Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova, Bernardo, Fluvi, Ventucci, Baretta, Ciccanti e Tabacci, il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo, mentre si propone una riformulazione del secondo capoverso, sostituendo le parole: «siano subordinati alla loro effettiva destinazione» con le seguenti: «siano indirizzati prevalentemente al sostegno dell'economia reale».
Il Governo propone una riformulazione anche della mozione Comaroli n. 1-00931, sostituendo il primo capoverso del dispositivo con il seguente: «ad agire in sede comunitaria affinché si privilegino nelle operazioni di rifinanziamento le banche che sono in grado di sostenere al meglio famiglie ed imprese», mentre, con riferimento al secondo capoverso del dispositivo, si propone di sostituirlo con il seguente: «a farsi portavoce in sede comunitaria della necessità di escludere da future aste a tasso agevolato da parte della Banca centrale europea gli istituti a prevalente attività speculativa con attività prevalentemente nel campo dei derivati».
Il Governo esprime poi, con riferimento alla mozione Iannaccone n. 1-00936, parere contrario sulle premesse, mentre propone una riformulazione del dispositivo, che, anche se scritto in maniera diversa, converge con la nuova formulazione della mozione Boccia n. 1-00902. Quindi, nei limiti della convergenza, il parere è favorevole.

Pag. 29

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, quindi sulla mozione Iannaccone n. 1-00936 si propone sostanzialmente una riformulazione come la nuova formulazione della mozione Boccia n. 1-00902?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.
Per quanto riguarda la mozione Borghesi n. 1-00938 (Nuova formulazione) il Governo esprime parere favorevole, proponendo di riformularne il primo capoverso del dispositivo come proposto per la mozione Boccia n. 1-00902, nel testo riformulato, mentre si propone di sopprimere il secondo capoverso, non tanto per una ragione di natura politica, ma di natura tecnica, legata al funzionamento e al modo di operare dei flussi di liquidità a livello internazionale.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, per quanto riguarda le premesse?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sulle premesse della mozione Borghesi n. 1-00938 (Nuova formulazione).
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Cambursano n. 1-00939, perché sintetizza i dispositivi delle altre mozioni, mentre si propone una riformulazione della mozione Gianni n. 1-00945, anche in questo caso, invitando a convergere sul testo della nuova formulazione della mozione Boccia n. 1-00902. Mi pare che vi sia anche un riferimento al Mezzogiorno. In sostanza, vi è un'assoluta convergenza con la nuova formulazione della mozione Boccia n. 1-00902. In questo caso, se vi è la convergenza richiesta, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, quindi anche sulla mozione Gianni n. 1-00945 il Governo propone una riformulazione, nel senso di convergere sulla nuova formulazione della mozione Boccia n. 1-00902?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

ARTURO IANNACCONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, a dire la verità, non ho compreso bene quale sia la proposta definitiva del Governo rispetto alla nostra mozione. Se la proposta del Governo è, sostanzialmente, di convergere sulla nuova formulazione della mozione Boccia n. 1-00902, evidentemente non possiamo accettarla.
Vorrei comprendere meglio dal rappresentante del Governo qual è la proposta di riformulazione rispetto alla nostra mozione.

PRESIDENTE. Sottosegretario, vuole chiarire all'onorevole Iannaccone si vi sono diversità, specificità...

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, ho l'impressione che vi siano soltanto diversità di accenti. Per alcune mozioni, poiché stiamo trattando di argomenti che hanno rilievo anche di carattere internazionale, occorre avere, nella formulazione del dispositivo, un linguaggio adeguato alle procedure e anche ai riti del linguaggio internazionale.
Per esempio, trovo l'espressione «al fine di evitare un'alterazione della concorrenza a danno di altri operatori», inserita nel primo capoverso del dispositivo della mozione in oggetto, un po' troppo forte. Suona come una critica molto forte nei confronti del modo di operare. Poiché la sostanza non cambia, l'invito è di sostituire il dispositivo della mozione in oggetto, convergendo su quello della mozione Boccia n. 1-00902, nel testo riformulato. La sostanza è identica, vi è soltanto una diversità di accenti, ma, siccome stiamo affrontando un problema delicato che un Pag. 30domani può essere oggetto anche di osservazione in sede europea, l'invito è ad una certa prudenza.

PRESIDENTE. Dunque, sottosegretario, lei chiede una riformulazione nel senso che il dispositivo della mozione Iannaccone n. 1-00936 deve essere reso analogo a quello della mozione Boccia n. 1-00902 nel testo riformulato.
Qual è invece il parere del Governo sulle premesse della mozione Iannaccone n. 1-00936? Procediamo ad una riformulazione concreta.

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sulle premesse il Governo esprime parere contrario. Rileggo la riformulazione proposta dal Governo.
Per quanto riguarda il primo capoverso del dispositivo della mozione in oggetto si propone di riformularlo nel senso di impegnare il Governo «ad attivarsi nelle competenti sedi decisionali dell'Unione europea al fine di evitare che le aste della Banca centrale europea vadano a sostenere le società finanziarie dei gruppi industriali, riservando tali aste esclusivamente agli istituti di credito».
Per quanto concerne, invece, il secondo capoverso del dispositivo la riformulazione è la seguente: «ad attivarsi affinché l'erogazione dei prestiti che gli istituti bancari ricevono dalla Banca centrale europea al tasso agevolato dell'1 per cento sia indirizzata prevalentemente a sostegno dell'economia reale, in particolare delle famiglie e delle piccole e medie imprese».
Ripeto, la sostanza la stessa, ma la forma è più rotonda e quindi, nei riti del linguaggio internazionale, forse più opportuna.

PIPPO GIANNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, vorrei evidenziare al sottosegretario che il suo invito alla prudenza non deve essere rivolto a noi, ma alla Banca centrale europea che ha finanziato presunte divisioni bancarie di un asse franco-tedesco composto da BMW, Volkswagen, Renault e Siemens.
Mentre le grandi aziende franco-tedesche vengono finanziate anche con i nostri soldi, i nostri piccoli e medi imprenditori falliscono perché le grandi banche italiane non erogano i finanziamenti che dovrebbero erogare. Io sono d'accordo...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Gianni, non voglio interromperla, ma le ricordo che potrà entrare nel merito della mozione in oggetto successivamente. Può intervenire ora se deve chiedere qualcosa in ordine alla riformulazione e poi in sede di dichiarazione di voto in relazione a quanto stava affermando.

PIPPO GIANNI. D'accordo, signor Presidente, interverrò dopo.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, evidentemente non siamo soddisfatti della riformulazione proposta dal Governo perché con la nostra mozione sostanzialmente volevamo evidenziare due aspetti. Il primo è che, fin dall'origine dell'erogazione dei prestiti, i fondi della Banca centrale europea prendono strade sbagliate perché non solo non vengono dati alle banche, ma vengono dati a istituzioni finanziarie di gruppi privati che si finanziano con i fondi della Banca centrale europea ottenuti ad un tasso notevolmente inferiore.
È evidentemente un'operazione speculativa, che serve a portare ossigeno a quei gruppi industriali. Ciò si traduce in un danno, per quanto riguarda la concorrenza, nei confronti di altri gruppi industriali. Questo è il primo punto.

Pag. 31

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Iannaccone.

ARTURO IANNACCONE. Secondo punto. Noi volevamo evidenziare con la nostra mozione che le banche non stanno dando i soldi alle imprese ed alle famiglie. Questi fondi servono, invece, surrettiziamente a finanziare le banche, che prendono i fondi all'1 per cento, acquistano titoli di debito pubblico e poi non li immettono nell'economia reale.
Terzo punto. Noi vogliamo, signor rappresentante del Governo, che i tassi al sud siano gli stessi praticati al nord. Stamattina con l'onorevole Belcastro abbiamo fatto un giro presso piccole imprese del sud, che ottengono fondi a tassi del 12-14 per cento. Questo non è tollerabile. Il Governo rispetto a questo cosa intende fare?

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Iannaccone.

ARTURO IANNACCONE. Per tali ragioni non accettiamo la riformulazione del Governo e chiediamo che la nostra mozione venga messa ai voti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dichiarare di aver deciso di convergere sulla mozione a prima firma Boccia, i cui contenuti richiamano quelli da me presentati assieme ad altri firmatari.
La questione è posta correttamente. Si impegna il Governo a compiere tutte le azioni di monitoraggio che sono essenziali per verificare che l'azione delle banche sia corrispondente alla finalità, per la quale sia la Banca centrale europea che la Banca d'Italia hanno operato nell'arco di questi mesi.
Quello che è necessario considerare, rispetto ad alcuni toni apocalittici che vengono utilizzati, è che noi solo fino a qualche settimana fa non eravamo in condizione di decifrare il futuro con ragionevoli aspettative di fuoriuscita dalla crisi. Oggi si può guardare, non certo con definitiva risoluzione, alle questioni aperte, però sia l'azione della Banca centrale europea che quella della Banca d'Italia sono state svolte all'interno di un contesto certo difficile, ma che ci fa intendere che anche il credito possa meglio affluire nelle prossime settimane. E, secondo la mia opinione, ci sono già segnali di una certa relativa ripresa, che emergono da alcuni dati disaggregati dal settore dei consumi.
Tutto questo ci fa considerare che, pure all'interno di difficoltà enormi, ci sia uno spazio per un respiro diverso della politica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Aleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il tema è evidentemente oggetto del dibattito perché si permette alle aziende di credito di acquisire quei fondi e a quel tasso, mentre non è previsto alcun meccanismo per il quale poi questi fondi debbano essere investiti in un determinato modo. Quindi le banche, le aziende di credito, sono libere di fare sostanzialmente quello che vogliono.
È evidente che nel nostro Paese, in un momento in cui c'è una forte sottocapitalizzazione delle banche, queste li utilizzano per mettersi in condizione di migliorare i loro rapporti di liquidità, anche rispetto alle richieste che provengono dal meccanismo «Basilea 3». Conseguentemente ci troviamo in un Paese nel quale di fatto le imprese, soprattutto quelle piccole, non riescono a trovare credito e quindi ci troviamo esposti, più di altri Paesi, a questa problematica del non capire. A parte l'acquisto di titoli pubblici, che può anche essere sicuramente utile a tenere basso lo spread rispetto ai titoli tedeschi, non c'è un modo per spingere in qualche maniera le aziende di credito a fornire credito alle piccole e medie imprese. Pag. 32
D'altro lato poi scopriamo che tutte le aziende di credito, chi più, chi meno, anche quelle specialistiche, finiscono per utilizzarlo per credito al consumo ad esempio di imprese che forse dovrebbero non necessariamente avere lo stesso bisogno delle piccole e medie imprese per affrontare le problematiche di questa crisi. Ciò detto, penso che possiamo convergere tutti sul principio che è quello per cui si dovrebbero in qualche modo trovare le modalità per impedire che questa liquidità che viene data alle aziende bancarie venga utilizzata per impieghi che non siano rispondenti alle modalità per le quali quel credito è stato concesso. Ciò detto e per venire anche alla richiesta del sottosegretario, premetto che il sottosegretario ha espresso parere favorevole sul primo degli impegni, riformulandolo come quello previsto dalla nuova formulazione della mozione Boccia ed altri n. 1-00902, mentre mi ha chiesto di espungere il secondo impegno che aveva anche un significato perché tendeva a dire: attenzione che poi le aziende di credito restituiscono i soldi, li ridepositano alla Banca centrale e per il mancato uso di quella liquidità non pagano nulla, cioè lasciano i soldi fermi anziché impiegarli. Comunque capisco che tecnicamente questo rappresenterebbe un problema e quindi accetto di espungere quella parte. Il sottosegretario ha espresso parere contrario sulle premesse, chiedo quindi che vengano votate separatamente dall'impegno in modo che venga messo in votazione insieme alla nuova formulazione della mozione Boccia ed altri n. 1-00902.

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Cambursano?

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sulla mozione da me presentata e sottoscritta.

PRESIDENTE. Ha dunque chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, mi è stato chiesto se ero disponibile a convergere visto che la sostanza è la medesima, con la nuova formulazione della mozione Boccia ed altri n. 1-00902. Confermo - anche per le difficoltà che ho nell'esprimermi, come lei potrà ben sentire - che sarei assolutamente disponibile, con il seguente invito, però, al sottosegretario e anche ai proponenti della mozione Boccia ed altri n. 1-00902: meglio convergere prima e coinvolgere quei firmatari di mozioni che hanno le medesime premesse e convengono anche sui contenuti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pippo Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, mi scuso per prima. Signor Sottosegretario comprendo le difficoltà che abbiamo ma voi siete un Governo tecnico, il Presidente Monti è stato per anni commissario europeo e bisogna sottolineare una cosa molto semplice: i grandi gruppi, come dicevo, franco-tedeschi che hanno preso a mani basse le risorse che sono state messe in circuito dalla Banca centrale europea, non hanno reso giustizia al tessuto economico europeo che è costituito nel 90 per cento da piccole e medie imprese che qui in Italia sono l'asse portante della nostra economia, che sono almeno tre milioni, che hanno almeno dieci milioni di dipendenti. Quindi, è opportuno che con forza sia chiesto al Governo della Banca centrale europea rispetto alla nuova fleboclisi di liquidità che così come le prime due sono state date alle banche che hanno fatto man bassa e hanno fatto quello che hanno voluto, queste siano riservate alle micro, piccole e medie imprese, agli artigiani che hanno bisogno non di fallire o di suicidarsi ma di avere ossigeno tale da poter riprendere il cammino del rilancio economico ed occupazionale. Quindi, siamo d'accordo con riferimento al dispositivo con la mozione Boccia ed altri n. 1-00902 nel testo riformulato ma vogliamo che sia messo a verbale e sottoscritto il fatto che questo asse franco-tedesco ha preso le risorse che Pag. 33non avrebbe dovuto prendere a discapito delle micro, piccole e medie imprese italiane. Gliene faccio carico, signor sottosegretario, perché lei è al Governo e perché possa interloquire presso l'Unione europea e dare una risposta certa alle nostre micro, piccole e medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, le operazioni di rifinanziamento del sistema bancario europeo decise dalla Banca centrale europea nel dicembre dello scorso anno, avevano - come è stato osservato - due fini dichiarati e uno forse meno evidente. Il primo fine era quello di prevenire un credit crunch, che avrebbe aggravato la tendenza recessiva del ciclo economico. Il secondo era quello di stabilizzare con una iniezione poderosa di liquidità il sistema del credito soggetto, ahimè, ad una grave sottocapitalizzazione. Il terzo, ma forse principale fine dell'operazione, è stato quello di procedere ad una sorta di monetizzazione indiretta del debito sovrano di quei Paesi dell'Eurozona, tra cui purtroppo l'Italia, più esposti finanziariamente, ma impegnati comunque in ambiziosi obiettivi di stabilità.
Nel calo dei tassi di interesse dei titoli pubblici, a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane, è possibile leggere l'aspettativa dei mercati finanziari a che i finanziamenti a buon mercato della BCE agli istituti bancari privati servano a questo, a continuare cioè ad acquistare titoli di Stato, sostenendo gli sforzi dell'Italia, della Spagna e di altri Paesi impegnati maggiormente nel cosiddetto fiscal compact. L'operazione della Banca centrale europea, sapientemente guidata da Mario Draghi, ha certamente reso più solvibili sia i Paesi, sia le banche in maggiore difficoltà, riducendo per i primi il costo dell'indebitamento e consentendo alle seconde guadagni più facili in grado di compensare almeno in parte le perdite connesse alla svalutazione degli attivi di bilancio. È la liquidità della BCE ad avere spento, o comunque contribuito a spegnere, l'incendio degli spread, ma è bene sottolineare che non sarà l'iniezione di liquidità a raddrizzare quegli squilibri strutturali dell'economia dell'Italia, della Spagna e dell'Eurozona, che la crisi del debito ha evidenziato con grande chiarezza.
Non si cura il debito - colleghi - solo con la disciplina fiscale, e noi siamo i primi a saperlo, visto che non è stata solo una politica di avanzi primari e di contenimento del deficit a migliorare la nostra credibilità sui mercati internazionali. Il debito - lo sappiamo bene - si cura con il prodotto interno lordo, rafforzando il potenziale di crescita e l'utilizzo efficiente dei fattori produttivi. Da questo punto di vista, proprio perché la liquidità a buon mercato della Banca centrale è stata di fatto assorbita dalla ricostruzione del patrimonio delle banche stesse, ben poco ha raggiunto le imprese e le famiglie. Potevano o no le banche osare di più e investire una quota maggiore dando nuova linfa a vantaggio dell'economia reale? Poteva la Banca centrale europea condizionare con maggiore severità i suoi prestiti a impieghi diversi e magari provvedere all'emissione di liquidità ancora maggiore? Sono domande alle quali Governo e Parlamento, per coerenza con il principio di separazione della politica monetaria da quella fiscale, non possono rispondere con polemiche incendiarie e populiste come quelle che qualcuno ha portato avanti. È compito della politica assicurare che il mercato finanziario - lo riporta anche una delle mozioni sottoscritta, non a caso, dal gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo - e bancario, sia il più aperto e concorrenziale possibile, e che con politiche di autentica liberalizzazione si evitino abusi e cartelli.
La promozione di un mercato del credito più concorrenziale può e deve essere un obiettivo cruciale del Governo e della maggioranza che lo sostiene. Futuro e Libertà per il Terzo Polo ha in particolare Pag. 34apprezzato la misura contenuta nel decreto-legge sulle liberalizzazioni, che vieta incroci di poltrone nelle banche. I ruoli di gestione e di controllo di una banca vanno, infatti - e lo sappiamo bene -, tenuti rigorosamente lontani da quelli degli istituti concorrenti. Si può continuare su questa strada dimostrando che non c'è alcuna affinità particolare da parte di questo Esecutivo con il sistema bancario. L'affinità semmai è e deve essere sempre di più con chi chiede accesso al credito per fare sviluppo e buona occupazione. Mi riferisco agli imprenditori, soprattutto a quelli piccoli e medi. Per questo, colleghi, per tornare al cuore del problema affrontato dalla mozione, è bene che il Governo si impegni nelle sedi istituzionali europee a far sì che la disponibilità di credito per imprese e famiglie non sia sfavorita come oggi, ma anzi promossa grazie a procedure trasparenti di definizione e limitazione dei soggetti titolati a beneficiare delle linee di credito della Banca centrale europea, escludendo da tale novero le società finanziarie di gruppi operanti con finalità industriali.
Noi chiediamo al nostro Governo che si attivi in sede comunitaria affinché gli errori commessi nel passato non si ripetano. Se è comprensibile che una quota rilevante delle linee di credito della BCE venga assorbita dal finanziamento dei titoli di Stato, grazie ai quali noi possiamo continuare a finanziare le nostre scuole, gli ospedali e le pensioni, è necessario che una frazione sempre maggiore vada verso l'economia reale perché è l'unica chance che abbiamo per tornare a crescere e a prosperare e per allontanare definitivamente lo spettro del declino (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, con la propria mozione l'Unione di Centro per il Terzo Polo e tutto il Terzo Polo, hanno chiesto al Governo che le operazioni di rifinanziamento della Banca centrale europea siano indirizzate al sostegno di famiglie ed imprese attraverso i tradizionali canali delle aziende di credito. Abbiamo visto che su questa linea si collocano con accenti diversi tutte le altre mozioni, meno quella della Lega Nord Padania. È opportuno, quindi, che vi sia un'unica mozione. Comunque, l'Unione di Centro per il Terzo Polo converge sulla mozione a prima firma Boccia. La questione delle due aste di rifinanziamento svolte dalla Banca centrale europea, il 21 dicembre 2011 e il 29 febbraio scorso, così come deciso dal consiglio direttivo della BCE medesima e preannunciato dal Governatore Draghi l'8 dicembre del 2011, ha suscitato critiche e perplessità, sia nel mondo economico, sia in quello politico. Lo scopo della BCE di prestare denaro all'1 per cento, da restituirsi entro il 26 febbraio 2015, era quello di dare liquidità al sistema economico e rilanciare consumi ed investimenti, quale precondizione per il rilancio della crescita, visto il livello di incertezza su cui ci si stava avvitando per il congelamento della liquidità, che rischiava di diventare insolvibilità. Invece, ha destato qualche perplessità l'azione speculativa sui debiti sovrani, così come ha destato qualche meraviglia che operatori dell'economia reale e non del credito, riconducibili a ben note case automobilistiche, abbiano potuto usufruire di denaro all'1 per cento, con possibili ricadute negative sulla concorrenza di settore.
Ci riferiamo ai prestiti dati alla Peugeot, che controlla la Citroen, alla Volkswagen, alla BMW e alla Siemens, che hanno presentato regolari garanzie, così come alla Renault, che ha acquisito un finanziamento di 350 milioni, non per bisogno di liquidità, ma per approfittare dei tassi vantaggiosi. Precisiamo subito che l'acquisto di titoli di Stato del debito pubblico, nel caso delle banche italiane, è stato legittimo e per certi versi anche opportuno, perché ha raffreddato la speculazione dei grandi investitori stranieri, anche extracomunitari. Secondo i dati mensili della BCE, le banche italiane Pag. 35hanno acquistato bond governativi per ulteriori 21 miliardi di euro a gennaio, portando le consistenze da 260 a 280 miliardi. Questo prova anche il calo dei rendimenti sulla parte breve della curva, dove si registrano contrazioni di 200-300 punti base rispetto ai 585 punti dello scorso 8 novembre, giornata nera della storia dello spread tra BTP e Bund tedeschi.
Precisiamo anche che il ricollocamento presso la BCE di una parte dei prestiti, ancorché a tassi inferiori, che ha destato qualche scalpore, è giustificato nel breve periodo a causa di provviste cautelative in ragione delle scadenze di obbligazioni delle stesse banche. Precisiamo pure che la partecipazione all'asta di soggetti non propriamente bancari, i quali esercitano funzioni bancarie per conto di società industriali, come abbiamo visto operanti nella fabbricazione e vendita di automobili, in quanto erogatori di credito al consumo, è legittima, stando il possesso dei requisiti di copertura del rischio, ma diciamo a chiare note che non la condividiamo nel merito e ne chiediamo una rivisitazione.
Fatte le predette precisazioni, facciamo anche una lettura critica dell'andamento delle due aste citate. La prima osservazione è volta a ridimensionare il volume di liquidità immesso nel sistema economico. Si è parlato di un prestito, nella prima asta, di 489 miliardi a favore delle banche europee, di cui 116 miliardi sono confluiti nelle banche italiane. Si è parlato poi, per la seconda asta, di un ulteriore prestito di 529 miliardi alle banche europee, di cui 139 miliardi per le banche italiane. Si è parlato quindi complessivamente di un trilione di euro erogato dalla BCE in termini di liquidità a favore del sistema economico. Bisogna stare attenti però, perché lo stesso governatore Draghi ha ridimensionato l'operazione in termini di saldo netto, in quanto, tra restituzioni e garanzie, la liquidità vera a disposizione delle banche è stata di 200 miliardi nella prima asta e di 310 miliardi nella seconda asta.
Nella prima asta, alle banche italiane è rimasta una liquidità netta di 57 miliardi, di cui bisognerà capire bene la destinazione, mentre secondo una nota della Banca d'Italia del 29 febbraio scorso, nella seconda asta è stata di 80 miliardi la liquidità rimasta alle stesse banche, al netto del riassorbimento di operazioni di scadenze più breve. Sappiamo che la raccolta delle banche italiane è stata di soli 24 miliardi nel 2011, rispetto ai 130 del 2010, e che la raccolta estera si è ridotta di 50 miliardi nel 2011. Sappiamo che i costi della ripatrimonializzazione delle banche italiane in forza della direttiva dell'Autorità bancaria europea (EBA), sono stati finora di 31 miliardi. Sappiamo anche che i costi vengono ribaltati inesorabilmente sulla clientela, con l'aumento dello spread bancario rispetto all'Euribor.
Quello che non ci piace sapere però è della penalizzazione delle piccole e medie imprese, che subiscono un costo del denaro superiore a quello delle grandi imprese. Non ci piace nemmeno sapere che il costo delle commissioni bancarie italiane è superiore a quello di altre banche europee. Le banche italiane devono servire agli operatori economici e non servirsi di essi: «Basilea 3» già seleziona i creditori in base al loro rating; questo filtro è una garanzia verso le sofferenze, lamentate ed aumentate, se è vero che sono passate dal 2,5 per cento degli impieghi nel 2007 all'attuale 8,5 per cento. Si tratta di indirizzare meglio le linee di credito verso forme di investimento capital intensive, ossia verso un sistema produttivo ad alto valore aggiunto.
L'UdCpTP aveva richiesto, in più occasioni, il rinnovo del protocollo di intesa tra l'ABI e il sistema delle piccole e medie imprese che, finalmente, è stato sottoscritto lo scorso 28 febbraio e con il quale si interviene con finanziamenti per le aziende in bonis e con il rinnovo per 12 mesi di misure già in corso.
Un'altra osservazione critica che è oggetto di richiesta di impegno del Governo è la rimodulazione dei criteri di assegnazione dei prestiti della BCE; sia nella prima asta che nella seconda si è ampliata la platea dei richiedenti passando, rispettivamente, a 523 e a 800 banche rispetto Pag. 36ad un trend che si è sempre posizionato sui 200 richiedenti. Questo dato indica una partecipazione anche di piccole e medie banche che si ritiene siano più innervate nel tessuto economico territoriale con possibili, e auspicate, migliori ricadute sull'economia reale. Non si conosce ancora la geografia della nazionalità delle banche che hanno usufruito dell'ultima asta; sembra che le banche d'Italia e di Spagna siano in testa alle richieste così come fu nella prima asta (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia.

AMEDEO CICCANTI. La crisi del debito pubblico dei due Paesi lascia pensare molti osservatori che l'aumento del portafoglio intensifichi, anziché allontanare, il legame tra banche e debito pubblico a danno dell'economia reale (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, dobbiamo sospendere la seduta? Per cortesia.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente vorrei completare il mio intervento in pace. La BCE ha promosso un'indagine conoscitiva tra le banche per capire dove sono stati indirizzati i flussi finanziari ricevuti, al fine di ridefinire i criteri di assegnazione in futuri rifinanziamenti. Riteniamo che questa azione di trasparenza aiuti gli Stati membri a meglio definire le proprie strategie di intervento per sostenere la crescita e anche la Commissione europea a meglio puntualizzare il quadro finanziario 2013-2020.
Questa iniziativa si aggiunge all'istituzione dell'Osservatorio sull'erogazione del credito alle piccole e medie imprese da parte delle banche istituito con il decreto-legge n. 29 del 24 marzo scorso, di qualche giorno fa, il cosiddetto decreto-legge correttivo delle commissioni bancarie. Siamo quindi su una linea di equilibrio e di responsabilità che mira al sostegno della crescita e che insieme ad altre misure sull'apertura dei mercati e di riforma del mercato del lavoro riporti ricchezza e benessere al nostro Paese.
Signor Presidente la ringrazio e ritengo che sia stato molto ineducato, da parte dei colleghi, interrompermi durante l'intervento. Cosa, peraltro, che io non faccio mai (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il problema reale, unico, sul quale concentrarsi e al quale tutti noi dobbiamo porre rimedio per uscire dalla crisi economica è che le piccole e medie imprese sono allo stremo, soffocate da forti restrizioni creditizie. Le banche, purtroppo, hanno chiuso i rubinetti del credito e in una fase recessiva come quella che stiamo vivendo, corriamo il serio rischio che il nostro sistema produttivo, costituito prevalentemente da piccole e piccolissime imprese, collassi. A novembre 2011 i finanziamenti ai piccoli imprenditori erano vicini alla crescita zero, i tassi medi di interesse hanno raggiunto il 5 o 6 per cento, il valore più alto fra quelli dell'area euro, e questi aumenti dei tassi di interesse, non dimentichiamo, sono costati alle imprese 3,7 miliardi di euro. È ora di fare, davvero, qualcosa per le nostre piccole e medie imprese che rappresentano il 95 per cento del totale delle aziende italiane e che danno lavoro al 74,8 per cento del totale degli addetti delle imprese italiane. I tre quarti del mondo occupazionale! E che finora hanno sfidato la crisi in totale solitudine e senza alcun paracadute.
I cinque milioni di micro e piccole imprese rappresentano una quota molto importante delle imprese italiane e noi abbiamo il sacrosanto dovere di tutelarle. La nostra mozione chiede, proprio, di fare questo; è diretta a far sì che i prossimi prestiti agevolati della BCE vengano dati dalle banche alle piccole e medie imprese e alle famiglie.
Noi crediamo che questo denaro debba essere usato principalmente per rallentare la Pag. 37restrizione del credito e dare respiro all'economia reale. Infatti, nelle due tranche - la prima di 489 miliardi di euro, la seconda di 529 miliardi - la BCE ha immesso quasi 1.100 miliardi di euro di liquidità nel sistema bancario sotto forma di prestiti triennali e ad un tasso agevolato dell'1 per cento, cui hanno fatto ricorso circa 800 banche europee. Ma dov'è andata a finire tutta questa liquidità? A dispetto degli auspici e degli appelli un po' ipocriti della classe politica e dei tecnici affinché questi prestiti della BCE venissero utilizzati dalle banche per allentare il credit crunch che affligge imprese e famiglie, le banche italiane hanno utilizzato questi fondi solo per acquistare titoli di Stato, e il repentino calo dello spread nei giorni immediatamente successivi alle due operazioni sembra confermarlo. È dunque Draghi, più che Monti, il Mario giusto con il quale congratularsi, se lo spread fra BTP e bund tedeschi è sceso sotto quota 310 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si calcola che in minima parte, solo l'8 per cento del totale dei prestiti, si trasformerà in crediti alle imprese e alle famiglie. D'altra parte, a quel tasso e con criteri così generosi sui collaterali - cioè titoli di Stato che rendono fino al 5 per cento - tali prestiti rappresentano un investimento fin troppo facile per le banche. Perché darlo alle imprese o alle famiglie - e quindi soggetti a possibili insolvenze - quando possono ottenere massimi rendimenti a rischio zero? Anche il Financial Times non ha nascosto le sue perplessità: pochi giorni prima del secondo maxi prestito ha messo in guardia dal rischio di viziare le banche e ha anche evidenziato che la liquidità fornisce solo tre anni di anestesia, e non raggiungerà l'obiettivo dichiarato di finanziare l'economia reale.
Quindi, cosa succederà fra tre anni, quando i prestiti dovranno essere restituiti o rifinanziati? Vi è il rischio concreto di aver gettato i semi per la prossima crisi, anche perché se i Paesi in crisi non riusciranno a varare le riforme necessarie per rilanciare la crescita, l'operazione della BCE non avrà fatto altro che aumentare il rischio sistemico, dal momento che le banche, soprattutto quelle italiane e spagnole, si ritroveranno nei loro bilanci stock ancora più corposi di BTP e bonos tossici.
Dire - come purtroppo sembra suggerire Monti con la grande stampa ossequiosa al seguito - che la crisi è finita, che abbiamo fatto i compiti a casa, e continuare con questa estrema austerità fatta di pressione fiscale ai massimi, senza alcun massiccio taglio alla spesa pubblica corrente e senza alcun piano di dismissioni, significa scherzare col fuoco, proprio mentre il nostro sistema bancario sta incorporando ulteriore rischio sovrano. Proprio in questi mesi l'Italia e l'Europa intera stanno vivendo una nuova fase del dissesto del sistema finanziario mondiale originata da molti anni di politiche che hanno penalizzato le attività produttive a favore, invece, di un'espansione senza precedenti della bisca sui mercati finanziari internazionali.
Ora sono le famiglie e le imprese a pagare per le scelte sbagliate a livello macroeconomico che rischiano di minare il tessuto stesso della nostra società. Ci ripetono continuamente che gli interventi sono necessari per evitare un crack totale, ma la situazione non fa che peggiorare, poiché, mentre vengono immesse cifre stratosferiche per la finanza, le risorse non arrivano alla gente, alle famiglie, alle piccole e medie imprese. Tutto ciò accade perché i salvataggi sono stati concessi senza condizioni, non si è chiesto un cambiamento del comportamento delle grandi banche e non si sono adottate riforme incisive del sistema finanziario.
Il Presidente della BCE, Mario Draghi, esulta: abbiamo evitato un credit crunch ancora maggiore. Sarà, ma tra le imprese non si ravvisa l'ottimismo che sprigiona Draghi. Infatti, questa iniezione di liquidità ha creato un sollievo finanziario temporaneo, perché le banche ne hanno usato una gran parte per acquistare titoli di Stato. Noi crediamo che se si vuole veramente fare crescita e sviluppo si debba fare una norma affinché quella liquidità venga data alle famiglie, alle imprese, alle Pag. 38piccole e medie imprese, che sono solo loro che possono fare veramente la ripresa economica, e non essere trattenuta dalle banche e usata semplicemente per acquistare i titoli di Stato.
E pertanto, proprio con la nostra mozione, chiediamo di procedere ad un'esplicita modifica, ormai improrogabile, del Testo unico bancario, affinché sia previsto un obbligo per tutti gli istituti di credito che accedono a liquidità agevolata da parte della Banca centrale europea di destinare tale liquidità al finanziamento del credito per famiglie e piccole imprese con tasso agevolato, affinché il mondo produttivo possa finalmente ripartire e produrre e fare la vera economia.
È doveroso, inoltre, constatare purtroppo che già dai primi mesi più drammatici della crisi nei numerosi vertici internazionali si è persa l'occasione per adottare misure forti che avrebbero potuto rappresentare una rottura netta ed efficace con le politiche passate. Si tratta della netta separazione delle banche commerciali, che raccolgono i depositi dei cittadini ed erogano il credito agli individui e alle imprese, dalle banche d'affari, istituti che operano nei mercati finanziari attraverso l'emissione e la compravendita di titoli azionari ed obbligazionari e di strumenti speculativi in genere.
Gli effetti della crisi del sistema finanziario sarebbero stati più contenuti se il principio della separazione tra banca commerciale e banca d'affari fosse stato in vigore in Italia. Esistono dei colossi bancari che di fatto finiscono per rendere anche l'economia locale dipendente dai circuiti mondiali, altamente speculativi e rischiosi, ribaltando su noi poveri cittadini e sulle imprese i costi della crisi e delle loro operazioni speculative.
I nuovi accordi europei in tema di patrimonializzazione delle banche, necessari per tentare di ridare stabilità ad un sistema finanziario sull'orlo del collasso, stanno costringendo le banche a continue ricapitalizzazioni e stanno strozzando ancor di più le imprese. Con le regole di «Basilea 3» si rischia di contribuire ad accrescere la recessione in corso, aumentando i requisiti di capitale e rendendo più severe le regole di computazione dei mezzi patrimoniali, di governo e controllo, del rischio di liquidità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Ho finito il tempo?

PRESIDENTE. Deve concludere, ha venti secondi.

SILVANA ANDREINA COMAROLI. Concludo, signor Presidente. L'importante è proprio questo: finire con un'impostazione di comodo per queste grandi banche d'affari. Bisogna finirla, bisogna fare le regole che siano proporzionali ed adeguate a seconda delle dimensioni, delle finalità e del modello delle banche. È bene ribadire che proprio la fonte originaria della crisi che stiamo attraversando è stata la finanza speculativa, alimentata da banche di investimento internazionali e consentita nel recente passato da alcune zone d'ombra di applicazione delle norme.
Occorre stabilire regole chiare di separazione fra le banche ordinarie da quelle che operano nei mercati speculativi, così da farne un modello a livello internazionale. Occorre salvare l'economia reale dalla finanza speculativa. Proprio questa separazione sarà un primo passo essenziale. Per tali motivi chiedo all'Aula di votare questa mozione che è importantissima e salverà veramente la gente e le piccole imprese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, la mozione che sottoponiamo al voto dell'Aula e che ha visto un lavoro congiunto di gran parte dei gruppi parlamentari che sostengono il Governo Monti e di parte degli altri gruppi parlamentari, ha come obiettivo la delimitazione dei soggetti titolati a partecipare alle aste della Pag. 39Banca centrale europea. Signor Presidente, siamo arrivati alla scelta di sottoporre al voto dell'Aula una mozione perché la seconda long term refinancing operation LTRO, andata in asta il 29 febbraio, ha di fatto segnato alcuni aspetti che in parte in quest'Aula sono stati già offerti al dibattito da chi mi ha preceduto, ma che richiedono un approfondimento ulteriore.
La seconda long term refinancing operation, la seconda asta della BCE, è stata caratterizzata da una massiccia presenza di istituzioni finanziarie, presenza che non si era verificata mai prima, nemmeno nella prima. Sono due le operazioni - il collega Ciccanti lo ha ricordato nel suo intervento poco fa -, ma le istituzioni finanziarie accreditate alla Banca centrale europea sono circa 7.500. Di solito alle aste BCE partecipano alcune centinaia, di solito da 2 a 300 istituzioni finanziarie. Nelle due aste, quella dell'8 dicembre e quella successiva del 29 febbraio, hanno partecipato prima 523 istituzioni finanziarie, e già questo numero è stato un record, e poi il 29 febbraio addirittura 800 istituzione finanziarie.
Quindi intanto la mozione, signor sottosegretario, serve per dare forza al Governo italiano in sede europea e soprattutto per chiedere trasparenza sulle caratteristiche, sui profili e sui nomi delle istituzioni finanziarie che hanno partecipato a queste due aste, ma in generale alle istituzioni finanziarie che parteciperanno alle prossime aste BCE. Abbiamo infatti trovato assolutamente fuori luogo - e averlo scoperto ex post per il mercato finanziario italiano deve spingerci ad un'ulteriore riflessione - il fatto di aver scoperto la partecipazione di istituzioni finanziarie non proprio classificabili nell'accezione più tradizionale di banche al dettaglio, banche che fanno retail. Ciò ha lasciato un po' di sconcerto e un po' di disorientamento.
In particolar modo, lo hanno sottolineato i colleghi che mi hanno preceduto in questa mozione e lo abbiamo sottolineato con i colleghi Corsaro, Galletti, Della Vedova e Tabacci, come richieda una valutazione ulteriore quello che è successo in casa francese, dove una delle principali aziende automobilistiche europee, tra l'altro principale concorrente della nostra FIAT, ha avanzato attraverso la sua divisione bancaria una richiesta di prestito collateralizzato alla Banca centrale europea, presentando a questo fine una garanzia superiore ad un miliardo di euro per poter appunto partecipare a questa asta. Le stesse intenzioni hanno manifestato altre grandi aziende automobilistiche, in particolar modo facciamo riferimento a Volkswagen che ha confermato di aver richiesto e ottenuto un finanziamento di 350 milioni di euro.
Ovviamente queste imprese lo hanno fatto perché erano nella condizione, con loro divisioni finanziarie trasformatesi poi in banche, di poterlo fare. Ma ci chiediamo: aver ottenuto risorse all'1 per cento è servito in qualche modo ad intervenire sulla condizione oggettiva di disequilibrio che avevano alcune banche o in quei casi specifici quelle risorse saranno servite solo a finanziare le attività industriali delle stesse? È evidente che ci aspettiamo dal Governo che prenda una posizione su questi temi, soprattutto che, con la stessa Banca centrale europea e con i principali Governi europei, si arrivi a far sì che ci sia trasparenza nelle operazioni che caratterizzano o potrebbero caratterizzare le eventuali prossime long term refinancing operation.
Dico tutto questo per sottolineare che il fatto che operatori dell'economia reale non siano intervenuti direttamente nel campo del rischio di operazioni di rifinanziamento porterà certamente ulteriore espansione della categoria di offerta collaterale accettata dalla Banca centrale europea abbassandone, a nostro avviso, lo standard e alimentando un rischio del rialzo della pressione inflazionistica che non è certo la cosa di cui ha bisogno l'Eurozona.
Quindi, noi abbiamo chiesto e chiediamo al Governo di promuovere in sede europea l'esclusione in maniera chiara dalle aste BCE di quelle società finanziarie dei gruppi industriali che in qualche modo possano anche alterare principi di concorrenza Pag. 40a noi cari in qualsiasi settore. Abbiamo utilizzato questo come esempio in questo dibattito in Parlamento sia in sede di illustrazione della mozione che oggi in questo confronto sulla valutazione positiva che il Governo ha dato della mozione. Noi chiediamo al Governo di evitare una alterazione delle regole, non solo legate al mercato dell'auto, ma a qualsiasi settore industriale europeo.
Inoltre, noi chiediamo che in sede italiana il Governo si faccia partecipe e diventi protagonista di un accordo con ABI per definire l'ammontare delle risorse che, soprattutto dalla seconda operazione in poi, possano essere garantite all'ampliamento del credito alle imprese. Sappiamo che, da questo punto di vista, il Governo è impegnato e ha assunto anche un impegno relativo all'ultimo decreto-legge che riguarda la definizione di alcuni costi connessi alle transazioni sui conti corrente. Ma vorremmo che il Governo utilizzasse questa mozione, proprio perché si avvia ad essere votata dalla stragrande maggioranza del Parlamento, sia in sede europea con la stessa Banca centrale sia in sede nazionale con ABI, per far sì che la certezza di garantire una parte di quelle risorse all'ampliamento del credito sia un impegno collettivo.
È di oggi la dichiarazione dell'amministratore delegato di UniCredit che garantisce in qualche modo che parte delle risorse di tale banca saranno dirottate al credito alle imprese, ma siamo ancora nella fase degli impegni e delle intenzioni.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, la prego di concludere.

FRANCESCO BOCCIA. Concludo, signor Presidente. Ciò che chiediamo, sottosegretario Polillo, non è un immediato raccordo tra la differenza che c'è ed esiste tra raccolte e imprese perché sappiamo che in questo momento c'è un «delta» a sfavore degli impieghi. Il sistema italiano raccoglie 1.600 miliardi e ne impiega 1.900. I 130 miliardi netti, che ci ricordava il collega Ciccanti e che sono le risorse effettivamente entrate attraverso queste operazioni BCE nel nostro sistema bancario, non fanno altro che ridurre questo gap, ma certamente non lo colmano.
Sappiamo, quindi, che resta ancora ampia la forchetta tra raccolta e impieghi e sappiamo anche che, fino a quando non sarà colmata (ho concluso davvero, signor Presidente), le difficoltà di accesso al credito permarranno.
Proprio per questo noi ci aspettiamo che il Governo assuma questo impegno sia per rendere trasparenti i nomi delle banche che partecipano alle aste BCE, sia perché quei nomi poi possono assumere impegni in sede nazionale in un rapporto tra Governo e ABI (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, nel corso degli interventi che si sono succeduti sulle mozioni in esame, come era giusto e corretto che fosse, si sono abbracciati molti argomenti anche al di là dei temi inseriti nelle mozioni.
Voglio spendere i minuti di questo intervento per ritornare direttamente agli argomenti di cui stiamo trattando, all'argomento principale che sottende alla sensibilità che ha mosso le diverse forze politiche a sottoscrivere mozioni che, nel loro intento, hanno una forte parte di condivisione.
Il tema che stiamo affrontando è certamente quello dell'utilizzo delle risorse da parte del sistema bancario tutto - ma per quanto ci riguarda la parte del sistema bancario italiano, in particolare - e il ruolo di presenza e di monitoraggio che la comunità italiana, per il tramite dell'azione del proprio Governo - questo è l'auspicio contenuto nelle mozioni -, deve e dovrà continuare a svolgere all'interno degli organismi comunitari e nel rapporto e nelle relazioni con i livelli comunitari che determinano l'utilizzo e lo smistamento delle risorse finanziarie.
Signor Presidente, quello che è successo è facilmente sintetizzabile. La Banca centrale Pag. 41europea ha lanciato due finanziamenti straordinari, per il complessivo importo di circa 1.000 miliardi di euro, al tasso agevolato dell'1 per cento, per metterli a disposizione del sistema bancario, perché questo fosse in grado, da subito, di fare fronte, a livello continentale, alle emergenze di carattere finanziario e all'incapacità di rispondere alla domanda di liquidità che il mondo economico e le famiglie in tutta Europa stanno registrando, in sofferenza e in contestualità con la grave crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo. Le banche, destinatarie di questo finanziamento agevolato all'1 per cento, hanno, invece, risposto in un modo che, dal nostro punto di vista, pretende una maggiore attenzione, a partire dall'azione di controllo che chiediamo al nostro Governo di svolgere.
Signor Presidente, abbiamo scoperto, per esempio, che molti istituti di credito hanno sì avuto accesso ai finanziamenti agevolati, ma poi hanno, per esempio, reinvestito qualche cosa come 300 miliardi, sul totale di 1.000 miliardi a tasso agevolato messi a disposizione dall'Unione europea, nella Banca centrale europea stessa, cioè realizzando una partita di giro che non mette questi soldi a tasso agevolato a disposizione delle imprese e delle famiglie, ma che li utilizza nella stessa cassaforte da cui provengono, per pagare dei denari, che sono messi a disposizione dall'Europa appunto all'1 per cento, utilizzando tali fondi - ripetiamo pagati all'1 per cento - per fare investimenti a maggior rendimento. Vengono, cioè, utilizzati dei finanziamenti agevolati per nascondere le incapacità di gestione economica di larga parte del sistema degli istituti di credito nazionali e continentali che cercano, in questo modo, di utilizzare il finanziamento ricevuto, non per agevolare lo sviluppo del sistema economico, ma per coprire i propri disavanzi.
Vi è una volontà di usurpare il differenziale di interesse tra il tasso agevolato con il quale i soldi vengono presi, e quello che, invece, può essere garantito con investimenti diversi da parte di chi - il sistema bancario italiano, in particolare - ha potuto godere, da parte soprattutto del precedente Governo, signor Presidente - prima e più che in altri Paesi comunitari - della messa a disposizione di un sistema di garanzie che ha messo le nostre banche nella condizione di non fallire mentre questo accadeva, per esempio, ad altre banche del sistema comunitario.
Si tratta di banche, in particolare le nostre, che continuano a godere del rispetto e della credibilità della clientela, tanto da far cadere molti clienti - molti risparmiatori e molte famiglie - nell'inganno di sottoscrivere dei finanziamenti, rispetto ai quali la stessa Unione europea poi sta determinando delle scelte assai pericolose. Voglio solo, per menzione, fare riferimento al caso - sul quale insieme al collega Boccia e a tanti altri colleghi ci siamo impegnati nella sottoscrizione di un'interpellanza parlamentare che verrà discussa nei prossimi giorni - degli investitori che hanno sottoscritto titoli greci sulla base delle garanzie che venivano offerte dall'Unione europea e dall'intermediazione che veniva corrisposta dalle banche - alle quali i singoli investitori sono abituati a credere - per poi scoprire, all'ultimo momento, che questi titoli greci venivano decurtati nel loro valore nominale fino al 75 per cento, mettendo decine di migliaia di famiglie in mezzo ad una strada e nella condizione di avere bruciato, nel giro di pochi secondi e senza alcuna tutela, i risparmi di una vita.
Che cosa succede, oltre alla malversazione nell'utilizzo delle banche dei finanziamenti a tasso agevolato?
Succede ancora, signor Presidente, che abbiamo scoperto che, non in Italia, alcuni grandi gruppi industriali hanno, nella piena legittimità delle proprie potestà, fatto intervenire, a parziale utilizzo di questi finanziamenti a tasso agevolato, i propri gruppi finanziari, non evidentemente per destinare quelle risorse al loro scopo primigenio - che è quello del sostegno alla piccola impresa, allo sviluppo economico ed alle famiglie, che devono rispondere all'aumento della tassazione e dei livelli di interesse sui mutui, - ma, pur Pag. 42nella legittimità tecnica di quanto stavano facendo, per meglio finanziare i propri programmi industriali.
Non ci sarebbe nulla di male, se questo avvenisse in modo trasparente nel normale mercato delle opzioni finanziarie, ma c'è qualcosa di cui sospettare quando questo avviene utilizzando fonti finanziarie che vengono messe a disposizione dalle risorse europee, solo e soltanto per dare a chi ha meno potestà contrattuale - le piccole imprese e le famiglie, in prima battuta - la possibilità di rispondere alle emergenze della crisi.
È per questo, signor Presidente, che abbiamo sottoscritto, assieme ad altri gruppi, questa mozione, che chiede sostanzialmente due cose al Governo: l'attivazione, nelle sedi competenti dell'Unione europea, per evitare che le aste della Banca centrale europea vadano a sostenere le società finanziarie dei gruppi industriali, cioè per verificare che queste risorse arrivino esattamente alle destinazioni per le quali sono state individuate e messe a disposizione, e perché l'erogazione dei prestiti che gli istituti bancari ricevono dalla BCE a tasso agevolato, sia subordinata all'effettiva destinazione di sostegno dell'economia reale.
Da questo punto di vista, mi permetta, signor sottosegretario e rappresentante del Governo, di dire che l'eccesso di timore con il quale addirittura di fronte ad un impegno minimo che viene chiesto al nostro Governo, questo si è preso la briga di chiedere ai sottoscrittori di smussare ulteriormente questo impegno, e cioè di determinare lessicalmente una proposta che sia meno cogente come impegno che il Governo dovrà andare a portare con forza a livello europeo, ci dà un po' di timore. Non nego, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, che noi auspichiamo - proprio in questa fase di difficoltà e di emergenza finanziaria per i meno abbienti e per il sistema della piccole imprese, che particolarmente caratterizza l'ossatura economica e finanziaria dell'Italia assai più di quanto non avvenga negli altri Paesi europei -, auspicavamo, ci saremmo aspettati e continuiamo a volerci aspettare, che il nostro Governo sia in grado di andare in Europa facendo la voce grossa e a testa alta, a determinare le condizioni. Infatti, noi siamo azionisti importanti dell'Europa: questo significa che una parte significativa delle risorse della Banca centrale europea arrivano dallo Stato italiano.
Noi pretendiamo che il nostro Governo sia in grado di determinare le condizioni per cui nessuno utilizzi le risorse che anche lo Stato italiano conferisce alla Banca centrale europea, per fare il furbo sulle spalle delle piccole imprese e delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Un po' più di coraggio, signor rappresentante del Governo, e vedrà che la fiducia del Parlamento in questo Governo potrà essere meglio riposta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, gli interventi che abbiamo ascoltato sono tutti condivisibili, ma la nostra mozione contiene degli elementi di sostanza, che non sono perfettamente in linea con quanto previsto nelle mozioni precedentemente discusse. Sulla prima parte dell'impegno al Governo siamo perfettamente d'accordo, ma nella seconda parte, quando ci rivolgiamo al Governo, signori rappresentanti del Governo, lo facciamo per chiedere di tutelare, in modo particolare, le nostre imprese e le nostre famiglie.
Infatti, noi chiediamo che gli istituti di credito si impegnino a destinare una parte dei soldi che ricevono, alle famiglie e alle imprese ad un tasso agevolato. Questa è una condizione che, a nostro giudizio, è importante sottolineare, perché è vero che le parole sono belle e importanti, ma debbo ricordare a lei - e lei lo sa meglio di me - che gli istituti di credito e le banche non si sono mai comportati in modo corretto nei confronti degli italiani e delle piccole e medie imprese, vedi quello che è successo nel 1992 e nel 1993. Pag. 43
Per concludere la mia riflessione, l'impegno che noi chiediamo al Governo è che sia esplicito nel dire e nel condizionare coloro i quali avranno queste agevolazioni ad utilizzare una gran parte o la maggior parte di questi soldi per aiutare le famiglie e le imprese sul territorio nazionale a tasso agevolato.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
La prima mozione da porre in votazione è la n. 1-00902 a firma Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri. Avendo l'onorevole Borghesi accettato di riformulare il primo capoverso del dispositivo della sua mozione conformemente al primo capoverso della mozione Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00902, nel testo riformulato, sopprimendo il secondo, avendo l'onorevole Gianni accettato di riformulare la sua mozione rendendo il dispositivo identico a quello della mozione Boccia ed altri, ed essendo stata, altresì, chiesta la votazione per parti separate della mozione Boccia ed altri, porremo pertanto in votazione: dapprima, la premessa della mozione Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00902, nel testo riformulato; a seguire, congiuntamente il primo capoverso del dispositivo della mozione Boccia ed altri n. 1-00902 e gli identici primi capoversi dei dispositivi delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00938 e Gianni ed altri n. 1-00945, nel testo riformulato; infine, il secondo capoverso del dispositivo della mozione Boccia ed altri n. 1-00902 congiuntamente all'identico secondo capoverso del dispositivo della mozione Gianni ed altri n. 1-00945, nel testo riformulato. Avverto che, ove venisse approvata la mozione Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00902, come riformulata su richiesta del Governo, il primo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il primo capoverso del dispositivo della mozione Iannaccone ed altri n. 1-00936 ed il dispositivo della mozione Cambursano e Brugger n. 1-00939.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00902 nel testo riformulato, limitatamente alla premessa, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Scilipoti, Mondello, Coscia, Casini, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 486
Votanti 468
Astenuti 18
Maggioranza 235
Hanno votato
468).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00902, nel testo riformulato, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, congiuntamente agli identici primi capoversi dei dispositivi delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00938 (Nuova formulazione) e Gianni ed altri n. 1-00945, nel testo riformulato su richiesta del Governo, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calderisi, Scilipoti, Servodio, Pezzotta, Pisacane...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato
483).

Pag. 44

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boccia, Corsaro, Galletti, Della Vedova ed altri n. 1-00902, nel testo riformulato, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, ulteriormente riformulato su richiesta del Governo, congiuntamente all'identico secondo capoverso del dispositivo della mozione Gianni ed altri n. 1-00945, nel testo riformulato, accettati del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Girolamo, Mondello, Polidori, Vassallo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato
483).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Comaroli ed altri n. 1-00931, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pionati, Mondello, Paglia, Fugatti, Stradella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 483
Votanti 482
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato
482).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00936, per le parti non assorbite, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Moffa, Fugatti, Franceschini, Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 481
Votanti 472
Astenuti 9
Maggioranza 237
Hanno votato
23
Hanno votato
no 449).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00938 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marchioni, Boccia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 480
Votanti 441
Astenuti 39
Maggioranza 221
Hanno votato
15
Hanno votato
no 426).

Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cambursano e Brugger n. 1-00939 per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Scilipoti, Romele...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni). Pag. 45

(Presenti 478
Votanti 466
Astenuti 12
Maggioranza 234
Hanno votato
460
Hanno votato
no 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianni ed altri n. 1-00945 limitatamente alla premessa, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nola, Villecco Calipari, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 469
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato
469).

Prendo atto che il deputato Antonino Foti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,12).

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo solo un minuto.
Ho disciplinatamente votato ciò che il Governo ci ha proposto perché è il momento in cui bisogna mostrare grande unità. Vorrei però fare osservare - e che rimanga agli atti - che, ai termini del Trattato istitutivo della Banca centrale europea, quest'ultima è indipendente e non è conveniente che il Parlamento di uno Stato membro chieda al Governo di andare a dire alla Banca centrale europea stessa quello che deve fare.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 28 marzo 2012, alle 15:

1. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

2. - Seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00880, Iannaccone ed altri n. 1-00887, Miccichè ed altri n. 1-00928, Ossorio ed altri n. 1-00930, Cicchitto ed altri n. 1-00932, Occhiuto ed altri n. 1-00933, Commercio ed altri n. 1-00934, Aniello Formisano ed altri n. 1-00935, Ruvolo ed altri n. 1-00940, Versace ed altri n. 1-00941 e Briguglio ed altri n. 1-00972 concernenti iniziative per favorire gli interventi produttivi e l'occupazione nel Mezzogiorno.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Di Stanislao ed altri n. 1-00781, Gidoni ed altri n. 1-00861, Porfidia ed altri n. 1-00862, Moffa ed altri n. 1-00907, Misiti ed altri n. 1-00908, Rugghia ed altri n. 1-00909, Cicu ed altri n. 1-00920, Pezzotta, Sarubbi ed altri n. 1-00943 e Paglia, Bosi, Vernetti ed altri n. 1-00963 sulla riduzione e razionalizzazione delle spese militari, con particolare riferimento al blocco del programma per la produzione e l'acquisto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter (JSF) F-35.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Montagnoli ed altri n. 1-00896, Lombardo ed altri n. 1-00901, Fluvi ed altri n. 1-00910, Misiti ed altri n. 1-00911, Crosetto ed altri n. 1-00913, Borghesi ed altri n. 1-00916, Mosella ed altri n. 1-00924, Pag. 46Polidori ed altri n. 1-00929, Cambursano ed altri n. 1-00948 e Ciccanti ed altri n. 1-00970 concernenti misure a favore delle piccole e medie imprese in materia di accesso al credito e per la tempestività dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni.

5. - Seguito della discussione delle mozioni Servodio ed altri n. 1-00869, Delfino ed altri n. 1-00905, Bossi ed altri n. 1-00912, Beccalossi ed altri n. 1-00914, Di Giuseppe ed altri n. 1-00915, Misiti ed altri n. 1-00918, Di Biagio ed altri n. 1-00921, Commercio ed altri n. 1-00925 e Ruvolo ed altri n. 1-00926 concernenti iniziative in materia di uso e sviluppo delle agroenergie, con particolare riferimento agli impianti alimentati a biomasse.

6. - Seguito della discussione delle mozioni Esposito ed altri n. 1-00711, Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00804, Misiti ed altri n. 1-00944, Allasia ed altri n. 1-00961, Toto ed altri n. 1-00965 e Delfino ed altri n. 1-00966 concernenti iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione.

7. - Seguito della discussione delle mozioni Vincenzo Antonio Fontana ed altri n. 1-00855, Binetti ed altri n. 1-00927, Iannaccone ed altri n. 1-00958, Miotto ed altri n. 1-00959, Palagiano ed altri n. 1-00962, Lo Monte ed altri n. 1-00964 e Laura Molteni ed altri n. 1-00967 concernenti iniziative in ordine alle modalità di ammissione alle scuole di specializzazione in medicina.

8. - Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge:
AMICI ed altri; MOSCA e VACCARO; LORENZIN ed altri; ANNA TERESA FORMISANO e MONDELLO; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; SBROLLINI: Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni (C.3466-3528-4254-4271-4415-4697-A).
- Relatore: Lorenzin.

9. - Seguito della discussione della proposta di legge:
TENAGLIA ed altri: Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto (C. 2094-A).
- Relatore: Tenaglia.

La seduta termina alle 19,15.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 5049 - voto finale 457 456 1 229 454 2 46 Appr.
2 Nom. Moz. Palagiano e a. - 1-974 490 489 1 245 489 38 Appr.
3 Nom. Moz. Boccia e a. - 1-902 n.f. 486 468 18 235 468 36 Appr.
4 Nom. Moz. Boccia e a. - 1-902 n.f. p I 484 483 1 242 483 36 Appr.
5 Nom. Moz. Boccia e a. - 1-902 n.f. p II 484 483 1 242 483 36 Appr.
6 Nom. Moz. Comaroli e a. - 1-931rif. 483 482 1 242 482 36 Appr.
7 Nom. Moz. Iannaccone e a. - 1-936 481 472 9 237 23 449 36 Resp.
8 Nom. Moz. Borghesi e a. - 1-938 n.f. 480 441 39 221 15 426 36 Resp.
9 Nom. Moz. Cambursano e Brugger - 1-939 478 466 12 234 460 6 36 Appr.
10 Nom. Moz. Gianni e a. - 1-945 473 469 4 235 469 36 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.