XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 451 di mercoledì 23 marzo 2011

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 10,35.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 marzo 2011.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Barbi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Frassinetti, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Messina, Miccichè, Migliavacca, Leoluca Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vernetti, Vito, Volontè e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera in data 22 marzo 2011, il deputato Luigi Muro, già iscritto al gruppo parlamentare Popolo della Libertà, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Futuro e Libertà per l'Italia.
La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,40).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, al primo punto all'ordine del giorno vi è la discussione del testo unificato dei progetti di legge concernente norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, ossia la riforma della legge comunitaria. Credo che per l'esame di questo provvedimento, nonché in previsione della legge comunitaria in quanto tale, il cui esame seguirà la prossima settimana o, al massimo, quella successiva ancora, vada posta con forza la questione del Ministro per le politiche europee che manca da mesi. Pag. 2
Credo che da parte di tutto il Parlamento non si possa che segnalare il disagio. Ovviamente non mi riferisco alla presenza del sottosegretario Scotti di cui conosciamo l'esperienza e il valore; ciò non è in discussione; va tuttavia messo in discussione il fatto che il Governo di questo paese è tranquillamente, senza ragione alcuna, da quattro o cinque mesi, senza Ministro per le politiche europee. Ciò si aggiunge ad altre «latitanze» di altre posizioni ministeriali in passato e di altre posizioni di Governo nella situazione attuale.
Ritengo che si tratti di una situazione insostenibile e credo che questo sia uno degli elementi che portano al venir meno dell'autorevolezza con la quale un Paese fondatore come l'Italia dovrebbe agire in sede comunitaria.
È chiaro che si può rimanere senza Ministro dieci giorni, quindici giorni, un mese, ma non c'è alcuna ragione al mondo per cui non si provveda alla sostituzione del Ministro che si è dimesso.
È chiaro che in questo contesto internazionale non possiamo neanche avanzare l'altra richiesta che dovrebbe andare de plano, ossia che venga il Ministro attualmente in carica ossia il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a seguire i lavori. Il fatto tuttavia che venga incaricato un sottosegretario, anche se di un Dicastero prestigioso come quello degli esteri, non può farci tacere sul problema di fondo che è un problema politico, istituzionale e - lo ripeto - è anche un problema di autorevolezza con cui l'Italia si pone nelle sedi comunitarie.
Si decida che non vi è bisogno di un Ministro per le politiche europee dopo tanti anni e si nomini un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega specifica, se lo si ritiene opportuno, ma se, come io auspico, il Governo italiano continua a ritenere centrale la funzione del Ministro per le politiche europee, non si deve aspettare un giorno di più.
Evito, in conclusione, di spingermi fin dove si spingono le cronache giornalistiche, cioè nella polemica sul fatto che l'incapacità da parte del Presidente del Consiglio di avviare la procedura di nomina del nuovo Ministro sia legata a ragioni di bassa cucina politica, in base alle quali per ogni posto vacante vi sono cinque persone appese alla promessa. Evito anche di dire che sarebbe ridicola, se fosse vera, la proposta, da parte del Governo, di allargare per legge la compagine governativa perché c'è tanto da lavorare, perché in questo caso la battuta sarebbe troppo semplice: se c'è da lavorare, cominciamo almeno a riempire i posti vacanti. Concludo, facendo presente al sottosegretario Scotti il disagio che non riguarda minimamente il merito della questione in esame rispetto alle quale c'è stata la nostra partecipazione, come gruppo Futuro e Libertà e come deputati che oggi sono anche direttamente coinvolti - ad esempio l'ex Ministro Ronchi - proprio nella redazione di questa legge di riforma delle procedure di recepimento delle direttive europee.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Quindi non è in discussione il merito. Credo che nel merito la responsabilità e il decoro istituzionale debbano far sì che il Governo al più presto completi il proprio organico a partire dal Ministro vacante delle politiche europee (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, il collega Della Vedova ha posto ovviamente una questione seria che, per quanto noi cerchiamo di estrapolarla dalla contingenza, inevitabilmente è legata all'attualità delle vicende politiche, a quelle - se è consentito - un po' più misere che riguardano la spartizione all'interno della maggioranza. Signor Presidente, certamente questo è un film che abbiamo già visto perché, quando si dimise il Ministro Scajola, occorsero parecchi mesi e anche Pag. 3autorevoli pronunce (per prima quella del Presidente della Repubblica) in proposito all'assenza di un Ministro nella compagine di Governo; fatto che non pone preoccupazioni per le sorti personali di qualcuno, delle quali ci interessa poco, attenendo invece alla piena attuazione degli impegni del Governo, anche in termini di rappresentanza.
Questo argomento senza dubbio nel contesto comunitario è un fatto di particolare rilievo. Anch'io ovviamente non tolgo nulla al rispetto per il lavoro del sottosegretario Scotti, ma domando peraltro, atteso che a sostituire il Ministro vacante c'è un sottosegretario agli affari esteri, se a questo punto non sia il caso che lo stesso Ministro degli affari esteri sia presente in questa occasione. Non mi si dica che, vista la situazione internazionale, il Ministro degli affari esteri è particolarmente impegnato, perché lo abbiamo visto qui, insieme al Ministro della difesa, a quello della giustizia, come «un soldatino» solo la settimana scorsa quando addirittura si doveva votare un'inversione dell'ordine del giorno della seduta, ovvero quando si doveva votare contro una norma sensata come quella concernente l'election day. Quindi in quei casi, malgrado gli impegni internazionali dei signori Ministri (e non solo in quelli da quando il Governo non ha più sostanzialmente una maggioranza), questi ultimi sono costretti a venire a votare fiducie, questioni procedurali e questioni di merito, perché diversamente il Governo non avrebbe la maggioranza. In questo caso, ritengo forse sarebbe stato non solo utile ma anche opportuno che il Ministro degli affari esteri in persona avesse presenziato a questa discussione. Purtroppo - lo ripeto - ci troviamo in una condizione nella quale sappiamo perfettamente che non sono stati assegnati i posti di Governo vacanti a causa delle dimissioni dell'ex Ministro Ronchi e anche di altri deputati e senatori, non perché sia particolarmente difficile sostituire l'ex Ministro Ronchi (che pure ha svolto un ottimo lavoro finché ha ricoperto quel ruolo) ma perché vi sono problemi interni. Leggiamo tutti i giorni, sulle agenzie e purtroppo anche attraverso la loro diretta voce, di soggetti che fanno delle conferenze stampa e poi ricevono telefonate per cui modificano la loro opinione sul Governo e sulla loro presenza. Insomma, la miseria della politica che nel Governo e nella maggioranza si sta realizzando in questo momento ci offre anche questo spettacolo. Di questo - concludo - non può pagare il prezzo il Parlamento e soprattutto l'autorevolezza e la credibilità delle istituzioni democratiche, e - se consentito - anche della politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, la scorsa settimana, proprio prevedendo che la situazione di oggi, così descritta dai due colleghi, si avverasse, il presidente Casini, da questi banchi, richiamò il Governo a nominare il Ministro per le politiche europee, anche a fronte degli argomenti che si discutono oggi in Aula e di quelli che lo saranno prossimamente. Purtroppo, quella richiesta, frutto della preoccupazione per il nostro Paese, non è stata esaudita. È una preoccupazione perché sappiamo che le politiche comunitarie sempre più incidono non solo nel contesto dei Paesi che ne fanno parte, ma, soprattutto sul tessuto produttivo e quant'altro del nostro Paese. Non avere, quindi, un riferimento che sia costantemente e quotidianamente presente sui problemi non fa altro che far rischiare al nostro Paese sempre di più. Viviamo, in questo periodo, un momento difficilissimo - pensiamo a Lampedusa, alla Libia e al Giappone - e, quindi, evidentemente gli uomini di Governo sono, per le loro competenze, impegnati a 360 gradi. E da un certo periodo a questa parte, il Presidente del Consiglio detiene gli interim su tantissime materie delicatissime. Credo che anche se è un marziano o un robot pronto a tutto, egli non possa fisicamente, umanamente e politicamente seguirle tutte; per Pag. 4cui è ancora più preoccupante, per quanto ci riguarda, questo atteggiamento, che è un po' anche una sfida a questo Parlamento, una sfida che avviene troppo spesso e per troppo tempo, che umilia ed offende la democrazia che, qua dentro, dovrebbe trovare la massima espressione nel nostro Paese.
Ciò dimostra una volta di più, quindi, una maggioranza debole che produce una politica debole e, dunque, fa rischiare sempre di più tutto il Paese. Non è che rischia questa maggioranza, non è che rischia questo Governo, ma rischia il Paese che è già in grandissima difficoltà. Per cui ritengo che il nostro peso, che diventa insignificante rispetto al contesto europeo, sia frutto di una serie di sommatorie di superficialità e negligenze che denotano - e concludo, signor Presidente -, una volta di più, che non si può governare il nostro Paese con una maggioranza che è diventata «raffazzonata» e che non distribuisce quelli che sono i momenti di gestione del potere di questo Governo. Anche noi, come gruppo dell'UDC, dopo averlo fatto con preoccupazione e soltanto come richiamo, come dicevo all'inizio, il presidente Casini la scorsa settimana, vogliamo sottolineare oggi che siamo realmente preoccupati per quello che può accadere al Paese per questa continua mancanza di presenza in posti chiave, frutto non di una situazione comprensibile, ma di una mancanza di capacità politica dell'attuale maggioranza. Spero che la questione possa chiudersi in tempi brevi. Suggerimenti è inutile darli, se non queste considerazioni, perché quelli dati con responsabilità e con equilibrio da questi banchi non sono mai stati recepiti.

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo per associarmi alle parole con cui l'onorevole Della Vedova ed altri colleghi hanno sottolineato l'anomalia di una situazione per la quale, mentre discutiamo un provvedimento volto a precisare il profilo della partecipazione italiana all'Unione europea e che ha al suo centro il ruolo del Ministro per le politiche europee, il Governo, che porta avanti tale provvedimento dinanzi al Parlamento, è privo esattamente di quel Ministro le cui funzioni vengono definite meglio dal medesimo provvedimento. È una contraddizione di cui, peraltro, il Paese paga le conseguenze perché il Trattato di Lisbona ha modificato la struttura del Consiglio affari generali e una parte di queste materie vengono affidate ai Ministri degli esteri, ma un'altra parte ai Ministri incaricati degli affari europei e l'Italia, da molti mesi, è priva del Ministro per le politiche europee. Si tratta, quindi, di una sollecitazione al Governo perché si sbrighi istituzionalmente a colmare un vuoto che è dannoso sia internamente che dal punto di vista europeo.

Discussione del testo unificato dei progetti di legge: Buttiglione ed altri; Stucchi ed altri; Gozi ed altri; Pescante ed altri; d'iniziativa del Governo: Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea (A.C. 2854-2862-2888-3055-3866-A) (ore 10,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato dei progetti di legge di iniziativa dei deputati Buttiglione ed altri; Stucchi ed altri; Gozi ed altri; Pescante ed altri; d'iniziativa del Governo: Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempia è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. Pag. 5
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Gottardo, ha facoltà di svolgere la relazione.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi il Parlamento è chiamato e ha l'opportunità di scrivere davvero una bella pagina non soltanto perché ci occupiamo di come consentire al nostro Paese di adempiere in modo compiuto al processo di formazione degli atti dell'Unione europea, di adeguarsi alle nuove disposizioni del Trattato di Lisbona ma soprattutto di rendere più efficace l'azione del sistema Italia, che - è noto - non comprende solo lo Stato ma anche le regioni e le autonomie locali, nelle diverse articolazioni, nella fase ascendente cioè quella fase che l'Europa vuole per consentire una partecipazione dei cittadini alla maturazione degli atti che dispone e che propone; ciò anche per consentire nella fase discendente una più attenta scrittura e adeguamento delle norme e dei comportamenti alla cultura europea. Questo è un Paese che ha costruito l'Europa, un Paese che ha nel suo DNA i valori che hanno costruito l'Europa ed è un Paese che può tornare ad essere pienamente attore, pienamente partecipe delle decisioni europee che spesso, se dovessimo giudicare dal numero delle procedure di infrazione che ci vedono «maglia nera» in Europa, dovremmo pensare che sono decisioni che in questo Paese non sono gradite.
Il provvedimento in esame è finalizzato ad introdurre, anche in ragione delle novità recate dal Trattato di Lisbona, una riforma organica delle norme che regolano la partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa europea, attualmente contenuta nella legge n. 11 del 2005. Sin dall'inizio della legislatura, la Commissione politiche dell'Unione europea, unitamente al Governo rappresentato dal Ministro Ronchi nell'articolata fase, ha avviato una riflessione approfondita sulla necessità di aggiornare la normativa riguardante la partecipazione dell'Italia al processo normativo europeo. A tal fine, è stata avviata, a partire dal luglio 2008, quindi immediatamente dopo l'insediamento di questa nuova legislatura, nell'ambito del Comitato permanente per il monitoraggio sull'attuazione delle politiche dell'Unione europea, un'apposita indagine conoscitiva, con le audizioni dei responsabili della struttura di missione presso il dipartimento delle politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Comitato interministeriale per gli affari comunitari europei presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dei rappresentanti della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative delle regioni e delle province autonome, della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, dell'ANCI, dell'UNCEM, dell'UPI nonché dei rappresentanti della Confindustria. Sono stati inoltre ascoltati il direttore generale per l'integrazione europea del Ministero degli affari esteri, il capo della rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea, i rappresentanti di Confartigianato e il Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
In esito a tale approfondimento e a seguito dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che ha reso ancora più evidente la necessità di un aggiornamento e di un adeguamento al nuovo testo istituzionale della legge n. 11 del 2005, che è stata una legge sicuramente molto innovativa, sono state presentate da parte di quasi tutti i gruppi parlamentari proposte di legge volte ad aggiornare tale provvedimento (ricordo la proposta Buttiglione e altri n. 2854, la Stucchi ed altri n. 2862, la Gozi ed altri n. 2888 e la Pescante ed altri n. 3055).
Il 27 luglio 2010 è stato, quindi, avviato l'esame congiunto delle proposte di legge in XIV Commissione e si è pervenuti, il 22 Pag. 6settembre 2010, all'approvazione all'unanimità di un testo unificato delle quattro proposte di legge presentate.
Successivamente il Governo ha presentato sulla medesima materia il disegno di legge A.C. 3866, che è stato abbinato nella seduta del 1 febbraio 2011. Nella medesima data è stato nominato un Comitato ristretto con il compito di elaborare un nuovo testo unificato comprensivo dei contenuti della proposta governativa. Tale nuovo testo è stato adottato dalla XIV Commissione in data 1 marzo 2011 e nella seduta del 16 marzo 2011 la XIV Commissione ha recepito alcune delle condizioni ed osservazioni formulate dalle Commissioni in sede consultiva.
Sul nuovo testo unificato hanno espresso parere favorevole e nulla-osta le Commissioni II, IV, VI, X, XI e XIII, mentre hanno espresso parere favorevole formulando condizioni ed osservazioni il Comitato per la legislazione e le Commissioni I e III. La V Commissione (Bilancio) renderà il parere di competenza direttamente per l'Assemblea.
Nella seduta del 16 marzo 2011 il testo è stato modificato in modo da recepire alcune condizioni ed osservazioni formulate. In particolare la XIV Commissione ha recepito pressoché integralmente i pareri del Comitato per la legislazione e della I Commissione, mentre non ha ritenuto di dover dare seguito alle condizioni ed osservazioni espresse dalla III Commissione, in quanto non in linea con l'impianto di riforma concordato all'unanimità dai gruppi in Commissione con il consenso del rappresentante del Governo con delega agli affari esteri ed è questa, a mio giudizio, una delle cose più positive che oggi noi possiamo presentare all'esame del Parlamento, cioè una proposta, un testo che è il frutto di un lavoro congiunto di tutti i gruppi parlamentari e del Governo, non per trovare mediazioni al ribasso, ma per poter davvero produrre una proposta fortemente innovativa in alcune parti rispetto a quei nuovi processi che a nostro giudizio sono indispensabili per fare in modo che il sistema Italia, così com'è articolato nel Titolo V della Costituzione, e anche la società civile ed il mondo socio-economico possano partecipare alla costruzione delle decisioni europee.
In più vi è il ruolo del Parlamento rispetto al processo ed al controllo di sussidiarietà, il controllo del Parlamento rispetto alle modifiche possibili del Trattato, per l'attivazione del «freno di emergenza»: in altre parole, il Parlamento diventa centrale rispetto alla politica europea. Il fatto che qui venga presentata una proposta all'unanimità su una materia così complessa e così vitale per i rapporti del nostro Paese con l'Unione europea significa creare delle condizioni e delle regole che sono da tutti condivise e quindi di ottimo auspicio poi per la loro applicazione.
Quanto al contenuto, il nuovo testo unificato in esame consta di 58 articoli, suddivisi in nove capi. Il capo I (articoli 1 e 2) reca le disposizioni di carattere generale. L'articolo 1 presenta le finalità della legge, volta a disciplinare il processo di formazione della posizione italiana nella predisposizione degli atti dell'Unione europea (cosiddetta fase ascendente) e a garantire l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea (cosiddetta fase discendente).
Le disposizioni dell'articolo 2 riguardano il Comitato interministeriale per gli affari europei (CIAE), così ridenominato in relazione all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Rispetto alla disciplina vigente, si stabilisce che alle riunioni del CIAE il Ministro degli affari esteri sia assistito dal rappresentante permanente presso l'Unione europea o dal rappresentante permanente aggiunto e, qualora siano trattate materie di rispettivo interesse, vi partecipino (sistematicamente, anziché su invito del Presidente) il presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni e i presidenti dell'ANCI, dell'UPI e dell'UNCEM.
Il capo II (articoli da 3 a 13) disciplina la partecipazione del Parlamento al processo di formazione degli atti e delle politiche dell'Unione europea.
L'articolo 3, in particolare, dispone in merito agli obblighi di informazione del Pag. 7Governo al Parlamento tenendo fermo, in particolare, l'obbligo di riferire ai competenti organi parlamentari prima delle riunioni del Consiglio europeo e, su loro richiesta, prima del Consiglio dell'Unione europea. Innovando, quindi, rispetto alla disciplina vigente, si prevede che il Governo informi tempestivamente i competenti organi parlamentari di iniziative relative alla politica estera e di difesa comune e si rinvia alle modalità previste dalla legge n. 196 del 2009 ai fini della consultazione delle Camere su atti e documenti relativi alla procedura del «semestre europeo».
L'articolo 4 riguarda gli obblighi di trasmissione ed informazione del Governo alle Camere su progetti di atti legislativi dell'Unione europea, sugli atti preordinati alla formazione degli stessi nonché sui documenti di consultazione. Rispetto alla disciplina vigente, si dispone che il Governo accompagni, se del caso, i progetti di atti normativi con una nota illustrativa della valutazione del Governo stesso e che, in relazione ai medesimi progetti, l'amministrazione competente predisponga, entro venti giorni dalla trasmissione, una relazione tecnica che dia conto del rispetto dei principi dell'Unione europea in materia di competenze, delle prospettive negoziali nonché della valutazione dell'impatto sull'ordinamento interno.
L'articolo 5 ribadisce l'obbligo del Governo di assicurare che la posizione rappresentata dall'Italia in sede di Unione europea sia coerente con gli indirizzi definiti dalle Camere. Nel caso in cui il Governo non abbia potuto attenersi a tali indirizzi, dovrà riferire ai competenti organi parlamentari, fornendo adeguate motivazioni.
L'articolo 6 rinvia ai Regolamenti parlamentari la definizione delle modalità per l'esercizio da parte delle Camere del controllo di sussidiarietà sui progetti di atti legislativi dell'Unione europea, ai sensi dell'apposito Protocollo allegato al Trattato di Lisbona. Sottolineo e, in particolare, evidenzio il fatto che, affinché il provvedimento in oggetto trovi, poi, effettivo adempimento, sarà necessario aggiornare il Regolamento della Camera dei deputati.
L'articolo 7 disciplina la riserva di esame parlamentare stabilendo, rispetto alla disciplina vigente, che essa sia apposta, anziché sistematicamente, su richiesta di ciascuna Camera in merito a progetti di atti dell'Unione europea su cui essa abbia avviato l'esame. Resta ferma la possibilità per il Governo di apporre di sua iniziativa la riserva su atti di particolare importanza politica, economica e sociale. In entrambe le fattispecie, la riserva ha una durata massima di venti giorni.
L'articolo 8 concerne le prerogative delle Camere in merito alle procedure semplificate di revisione dei Trattati nonché alle decisioni dell'Unione europea, la cui entrata in vigore sia subordinata alla preventiva approvazione degli Stati membri. In relazione a tali ultime decisioni, si richiede la deliberazione positiva di entrambe le Camere; per le decisioni del Consiglio europeo relative alla revisione semplificata dei Trattati nonché alla definizione di una difesa comune europea si dispone l'approvazione con legge.
L'articolo 9 stabilisce che, ove entrambe le Camere adottino un atto di indirizzo in tal senso, il rappresentante dell'Italia in seno al Consiglio è tenuto ad attivare il cosiddetto «freno di emergenza», chiedendo che la questione sia sottoposta al Consiglio europeo, in relazione alle decisioni in ambito PESC, in materia di libera circolazione dei lavoratori, di riconoscimento reciproco delle sentenze e di introduzione di ulteriori sfere di criminalità per le quali possono stabilirsi norme minime relative a reati e sanzioni.
L'articolo 10, riproducendo la normativa vigente, dispone la presentazione alle Camere da parte del Governo di due relazioni annuali sulla partecipazione all'Unione europea, una programmatica, entro il 31 dicembre, e l'altra di rendiconto, entro il 28 febbraio.
L'articolo 11 disciplina gli obblighi di informazione del Governo alle Camere sulle procedure giurisdizionali e di pre-contenzioso. Rispetto alla norma vigente si Pag. 8prevede che, nel caso in cui una direttiva non sia stata recepita alla scadenza del termine da essa previsto e non sia stata ancora avviata una procedura di infrazione, il Governo trasmetta alle Camere una relazione che dia conto dei motivi addotti dalle rispettive amministrazioni a giustificazione del ritardo nel recepimento.
L'articolo 12 introduce l'obbligo per il Governo di informare tempestivamente le Camere dell'avvio di ciascuna procedura di infrazione; entro venti giorni da tale comunicazione, il Ministero competente trasmette alle Camere una relazione illustrativa delle ragioni dell'inadempimento contestato, indicando le attività svolte e le azioni che si intendono assumere ai fini della positiva soluzione della procedura stessa. Le Camere possono assumere tutte le opportune deliberazioni in conformità con i rispettivi regolamenti. Sottolineo l'importanza di questo articolo 12 alla luce del fatto che il nostro Paese è tuttora all'ultimo posto nella graduatoria dei 27 Paesi, per il numero di procedure di infrazione aperte.
L'articolo 14 introduce una specifica disciplina per l'informazione alle Camere su proposte di nomina o designazione, da parte del Governo, dei membri italiani della Commissione europea, della Corte di giustizia, della Corte dei conti europea e della Banca europea per gli investimenti. Le Commissioni competenti possono procedere all'audizione delle persone proposte o designate.
Il capo III, dall'articolo 15 all'articolo 19, reca disposizioni in materia di coordinamento della partecipazione italiana al processo normativo dell'Unione europea disciplinando, in particolare, l'attività del Dipartimento per le politiche europee (articolo 15), del Comitato tecnico permanente per gli affari europei (articolo 16), della Segreteria per gli affari europei (articolo 17), dei nuclei europei di nuova introduzione con questa legge (articolo 18) e degli esperti nazionali distaccati (articolo 19).
Le disposizioni del capo IV, dall'articolo 20 all'articolo 25, riguardano la partecipazione delle regioni, delle province autonome e delle autonomie locali al processo di formazione degli atti dell'Unione europea. In particolare: gli articoli 20, 21 e 22 riproducono le vigenti disposizioni relative, rispettivamente, alla sessione europea della Conferenza Stato-regioni e della Conferenza Stato-città ed autonomie locali nonché alla partecipazione di regioni e province autonome alle decisioni relative alla formazione di atti normativi dell'Unione europea; l'articolo 22 stabilisce che, in relazione a progetti di atti legislativi dell'Unione europea che rientrano nelle materie di competenza regionale, il Dipartimento per le politiche europee trasmetta alla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome e alla Conferenza dei presidenti delle assemblee regionali la stessa relazione tecnica predisposta per le Camere; l'articolo 23 concerne la partecipazione delle assemblee dei consigli regionali e delle province autonome al controllo di sussidiarietà, stabilendo che i rispettivi presidenti possono far pervenire ai Presidenti delle Camere, tramite la citata Conferenza, le osservazioni delle rispettive assemblee; l'articolo 24 disciplina la partecipazione degli enti locali alle decisioni relative alla formazione di atti normativi dell'Unione europea; l'articolo 25 disciplina la nomina dei rappresentanti italiani presso il Comitato delle regioni adeguandola alle innovazioni introdotte dal Trattato di Lisbona.
Le previsioni del capo V, all'articolo 26, disciplinano il coinvolgimento delle categorie produttive e delle parti sociali nella fase di formazione della posizione italiana su iniziative dell'Unione europea.
Il capo VI, dall'articolo 27 all'articolo 38, concerne gli adempimenti e gli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea e introduce due provvedimenti per la trasposizione del diritto europeo nell'ordinamento nazionale, in sostituzione dell'attuale legge comunitaria (articolo 27): la legge di delegazione europea, da presentare alle camere entro il 28 febbraio, e la legge europea, per la quale non viene stabilito un termine specifico di presentazione essendo la relativa presentazione eventuale e non necessaria. Pag. 9
Per quanto riguarda il contenuto, con la legge di delegazione europea si dovrà assicurare l'adeguamento dell'ordinamento nazionale a quello dell'Unione europea indicando le disposizioni di delega necessarie per il recepimento delle direttive comunitarie. La legge europea conterrà, invece, le disposizioni modificative o abrogative di norme interne oggetto di procedure di infrazione o di sentenze della Corte di giustizia, quelle necessarie per dare attuazione agli atti dell'Unione europea ed ai trattati internazionali conclusi dall'Unione europea e quelle emanate nell'ambito del potere sostitutivo (articolo 28).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. L'articolo 29 disciplina la procedura per l'esercizio delle deleghe conferite al Governo e viene poi previsto un termine di scadenza della delega legislativa. Le ulteriori disposizioni del capo VI riguardano le deleghe per il recepimento di direttive contenute in leggi diverse dalla legge di delegazione europea.
Il capo VII detta norme in materia di contenzioso, disciplinando il ricorso alla Corte di giustizia e il diritto di rivalsa dello Stato nei confronti delle regioni e degli altri enti pubblici responsabili di violazioni. Gli altri articoli riguardano, prevalentemente, norme relative al buon funzionamento degli organi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Concludo, signor Presidente, dando atto a tutti i gruppi di aver svolto, con le loro proposte, un lavoro straordinario, avendo dato ognuno utili spunti per il contenuto di questo progetto di legge. Ovviamente, il lavoro del Governo è stato fondamentale. Credo che il consenso unanime registratosi in Commissione sia il consenso che, auspicabilmente, questo progetto di legge, potrà ricevere dall'Aula.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, devo dire che questo progetto di legge merita una particolare attenzione, per due motivi: il primo è che noi dell'opposizione siamo soliti lamentarci per il fatto che il Governo inonda la Camera di decreti, tanto da ridurre praticamente a nulla lo spazio della autonoma iniziativa parlamentare. Accade, però - e questo lo dico come un'autocritica di un parlamentare dell'opposizione - che, quando invece il Governo smette di inondarci di decreti, non sappiamo che fare. Anche in quest'Aula abbiamo visto sforzi disperati di dare l'impressione di fare un uso utile del tempo, approvando mozioni, che talvolta raccolgono una unanimità di consensi che è proporzionale alla genericità dei loro contenuti.
Questa volta, invece, abbiamo una proposta di legge di iniziativa parlamentare che è una importante riforma di sistema. Sono grato a tutti i colleghi che fanno parte della Commissione, perché abbiamo lavorato veramente insieme, in uno spirito che dice che la politica europea è per eccellenza materia bipartisan: nelle politiche europee non è possibile riprodurre gli scontri che sono propri della politica nazionale, perché o si vince tutti assieme o si perde tutti assieme, come Italia, o anche, come ha detto poco fa il relatore Gottardo, come sistema Paese. Devo dire che questo non sarebbe stato possibile senza la direzione signorile, prudente e anche qualche volta umoristicamente «svagata» del presidente della Commissione. Devo dare atto del grande impegno che ha profuso il relatore: credo abbia fatto una cosa buona per il Paese.
La seconda osservazione che vorrei fare è che questo progetto di legge, sostanzialmente, ha una filosofia interna che riassumerei in questi termini: le politiche europee non sono politica estera e non sono politica interna, ma l'Unione europea esercita una sovranità di tipo particolare, ancora non adeguatamente definita, perché, forse, è ancora un work in progress: Pag. 10si sta costituendo. Tuttavia, non la si può inquadrare all'interno delle categorie della politica estera, tutto il progetto di legge lo dimostra: abbiamo costruito un sistema di consultazione che coinvolge lo Stato, le regioni, le province, i comuni e le forze sociali. Si tratta di un sistema che è impensabile all'interno della politica estera, la quale prevede che il sistema Paese abbia un unico contatto con la realtà esterna, che è il Ministero degli affari esteri. Ci possono essere altri punti di contatto, ma è meglio che non vi siano, ed è bene che tutti passino attraverso quell'unico punto di interfaccia, se si vuole una politica efficace e un coordinamento efficace.
Qui abbiamo articolato un'interfaccia che non è riferibile a un unico Ministero, se non la Presidenza del Consiglio nella sua funzione di coordinamento, perché le politiche europee coinvolgono con responsabilità specifiche tutto il sistema Italia.
Lo sforzo che è stato fatto per dare una copertura organica e completa di questa interfaccia tra Italia ed Europa dice quanto ciò fosse necessario. All'inizio ero un po' dubbioso su questo, perché avrei preferito forse una legge più breve e più semplice, che integrasse alcuni punti della legge n. 11 del 2005, che ha anticipato alcuni passaggi poi avvenuti a Lisbona, ma ovviamente non poteva anticiparli tutti.
Alla luce del Trattato di Lisbona e anche dello sviluppo che è avvenuto considerando nei fatti il sistema federale italiano dopo la riforma costituzionale dell'articolo 117, è sembrato giusto (e probabilmente lo è stato) avanzare un'ambizione più complessiva di copertura di questa intera area. La politica europea non è politica estera. I Paesi europei non sono stranieri, ma sono Paesi ai quali ci lega una comunità di destino, che ha trovato anche un'espressione istituzionale, ma che affonda le sue radici nella storia e nella cultura, in una fratellanza che ci impone oggi di ripensare il progetto europeo come progetto politico.
A volte corriamo il rischio di pensare l'Europa semplicemente come un progetto economico e facciamo dei calcoli, qualche volta meschini, su chi guadagna di più e chi guadagna di meno. Per l'amor di Dio, bisogna difendere con energia gli interessi italiani in Europa e questa legge serve anche a questo. Tuttavia, non bisogna dimenticare mai che il progetto europeo è prima di tutto politico e riguarda la pace in Europa e nel mondo; riguarda la costruzione di una comunità che abbraccia 500 milioni circa di abitanti di questo nostro continente.
Veniamo al provvedimento. Il capo I è in fondo centrato sul Comitato interministeriale per gli affari europei. Qui si riprende e si rafforza una prescrizione già contenuta nella legge n. 11 del 2005. Signor Presidente, il sistema istituzionale europeo è - diciamo la verità - inutilmente complicato. È un sistema di tipo federale con una serie di complicazioni teoreticamente inutili, poi praticamente sono servite ad ottenere il consenso, quindi vanno bene.
Abbiamo un Parlamento europeo che rappresenta il popolo europeo. Nel Parlamento europeo ognuno di noi vota secondo il principio «una testa un voto». Non è proprio così però perché i Paesi più piccoli hanno considerevoli vantaggi e un deputato di Malta ha dietro di sé molti meno voti di un deputato italiano, ma grosso modo il Parlamento rappresenta il popolo europeo.
C'è un Consiglio dei ministri che rappresenta i popoli europei, come del resto anche negli Stati Uniti c'è la Camera dei rappresentanti che rappresenta il popolo americano e il Senato che è la Camera degli Stati: sono rappresentati gli Stati in modo non proporzionale e lo stesso facciamo anche noi. Infatti, nel Consiglio dei ministri sono rappresentati gli Stati. Ciò avviene in un modo un po' complicato, perché, mentre in America ogni Stato ha due voti, da noi invece ogni Stato ha un voto solo, ma occorre la doppia maggioranza: quella degli Stati e quella della popolazione rappresentata.
Il Consiglio dei ministri ha un numero infinito di composizioni possibili. In genere sono dodici composizioni diverse, ma potrebbero essere anche di più. Ciò accade Pag. 11perché ogni volta si convoca il Ministro competente per materia a seconda dell'ordine del giorno. Quindi, abbiamo il Consiglio dei ministri del mercato interno, dell'industria, l'ECOFIN e tutti i consigli dei ministri con varie composizioni variabili di volta in volta. Il risultato è che è molto difficile esercitare una vera e forte pressione europea.
Gli Stati che vogliono fare veramente politica europea definiscono priorità e noi abbiamo cercato di fare la stessa cosa. Il Comitato interministeriale mette insieme i ministri competenti per i diversi settori, definisce priorità e poi idealmente il Ministro per le politiche europee dovrebbe mettersi in aereo e fare il giro di tutte le capitali per confrontare le nostre priorità con quelle degli altri, in modo da arrivare al Consiglio dei ministri avendo in qualche modo precostituito delle maggioranze.
Questo vuol dire che dove stabiliamo una priorità saremo fermi. Dove riteniamo che i nostri interessi non siano poi così forti o prioritari saremo disposti, invece, a cedere alle ragioni degli altri nella misura in cui gli altri cederanno alle nostre ragioni.
Questo è il processo negoziale. Il Consiglio dei ministri europeo è un processo negoziale continuo. Con il capo I del provvedimento in esame cerchiamo di attrezzare l'Italia per partecipare in modo adeguato a questo processo negoziale. Pertanto, vi è il Comitato dei ministri e al di sotto di esso abbiamo poi previsto una segreteria tecnica che dia allo stesso Comitato dei ministri la possibilità di funzionare in modo efficace. Direi che questo è un pilastro importante della politica europea. Non sempre ho visto funzionare bene quel tanto di coordinamento che era già contenuto nella legge n. 11 del 2005. Abbiamo bisogno di rafforzare il tema del coordinamento europeo e per questo motivo è realmente preoccupante il fatto che non abbiamo un Ministro per le politiche europee. Anche se il Capo del Governo riunisse oggi il Comitato interministeriale, chi andrebbe a condurre questo complesso processo negoziale? Rimane il punto interrogativo.
Il capo II pone un altro pilastro, ossia la partecipazione del Parlamento alla definizione della politica europea dell'Italia e al processo di formazione degli atti dell'Unione europea. Su questo punto abbiamo avuto finora un problema fondamentale. Gli italiani non si sentono europei e parlano spesso dell'Europa come se fosse una potenza estranea e straniera, come quando a Milano si aspettavano che arrivassero gli ordini di Maria Teresa sapendo che le decisioni si prendevano a Vienna e che non coinvolgevano il Lombardo-Veneto. L'esempio, in realtà, non è del tutto corretto e sarebbe meglio parlare di Francesco Giuseppe, in quanto al tempo di Maria Teresa il Lombardo-Veneto contava molto nell'impero. Comunque, il meccanismo è quello. Si decide lì e noi siamo sudditi e non partecipi. Non è vero! Noi siamo partecipi, abbiamo i nostri rappresentanti nel Parlamento europeo e partecipiamo al Consiglio dei ministri.
Perché vi è questa mentalità diffusa? Forse perché la nostra presenza non è sufficientemente incisiva. Gli italiani non sono informati del dibattito e delle posizioni che il Governo italiano assume. Ma non è tutto, perché spesso il Governo italiano ha assunto posizioni che si fondano unicamente sulla propria responsabilità. Invece, buona parte della legislazione si produce a Bruxelles, nel Consiglio dei ministri e nel Parlamento europeo, ma in questa legislazione, prodotta in tale sede, il Governo italiano molte volte ha agito senza che il Parlamento fosse informato. Anzi, questa è stata la regola sino al 2005. Non vi era nessuno strumento che costringesse il Governo a rispondere al Parlamento, che è il primo modo di rendere il popolo italiano consapevole di quello che si decide.
Questo sistema è stato usato, a volte, anche per prendere decisioni giuste ma amare, imposte al popolo italiano dicendo che era l'Europa ad imporle. Vorremmo, con questo capo II, sottrarre alle classi dirigenti domani questo alibi. Il bilancio dello Stato va tenuto in ordine non perché lo impone l'Europa, ma perché altrimenti dichiariamo fallimento. È un interesse nostro. Pag. 12È previsto anche dai Trattati europei e giustamente i Governi italiani hanno aderito a quei Trattati, tuttavia, è un interesse italiano nell'ambito di un comune interesse europeo.
Dunque, vengono istituiti importanti obblighi di consultazione e di informazione. Il Parlamento deve sapere ciò che accade a livello europeo. Viene stabilita la possibilità per il Parlamento di porre una riserva e di rivolgersi così al Governo: «Attento. Vai, discuti, tratta, ma non esprimere un voto definitivo. Se esprimi un voto, avverti che si tratta di un voto provvisorio». Nel caso che il Parlamento decida di porre questa riserva, il Governo può esprimere il voto definitivo solo dopo avere informato il Parlamento. Se il Governo avverte che non è riuscito a fare quello che il Parlamento voleva che facesse, che non è stato in grado di ottenere il risultato alla fine del processo negoziale e rende noto il massimo risultato che ha potuto ottenere, sarà il Parlamento ad autorizzare il Governo.
Tale procedura, con l'articolo 8, è poi particolarmente rafforzata in un caso.
Qui noi abbiamo fatto i conti con la vicenda tedesca - che credo tutti quanti conosciate - del ricorso di alcuni parlamentari alla Corte costituzionale. Ciò è avvenuto perché ci sono procedure di revisione semplificata dei trattati, le quali attirano nell'ambito del criterio della decisione a maggioranza decisioni che precedentemente erano assunte soltanto all'unanimità. Quando si stabilisce che si decide all'unanimità, lo Stato non cede sovranità perché se non vuole il provvedimento non si approva: nulla che lo vincoli viene approvato senza la sua partecipazione.
A tale proposito, voglio ricordare il caso molto discusso - di cui anch'io ho fatto una volta le spese - del diritto di famiglia. È evidente che decidere cosa è matrimonio e cosa non lo è, chi si può sposare e chi non può farlo è prerogativa che appartiene al diritto nazionale. Si può legiferare a livello europeo in tale materia, ma all'unanimità. Se il Governo dà il proprio voto e contribuisce all'unanimità senza che il Parlamento ne sia informato? Ciò non è possibile. Se dà il proprio voto senza che il Parlamento abbia deliberato? Ciò non è accettabile.
Questo è ciò che è emerso nel dibattito tedesco in occasione della recente sentenza della Corte costituzionale e questo viene recepito giustamente anche nel nostro ordinamento, ricordando a questo proposito - l'articolo 8 tocca questo profilo, ma non solo questo - che nella gerarchia delle fonti del diritto, come sappiamo, il diritto dell'Unione europea prevale sul diritto nazionale. Quindi, dobbiamo essere molto attenti a non legiferare a livello nazionale in contraddizione con il diritto europeo. Questo è anche uno degli elementi di quella sovranità di informazione di cui parlavo prima. Tuttavia, prevale sempre il diritto europeo? Non sempre. È stato Carlo Azeglio Ciampi non proprio il primo, ma fra i primi a considerare questo problema con il sostegno della nostra Corte costituzionale: quando sono in gioco i principi supremi dell'ordinamento o i principi costituzionali fondamentali essi non possono essere derogati neanche dal diritto europeo.
Pertanto, abbiamo cercato di articolare un sistema che consenta di tenere conto in modo adeguato di questo complesso bilanciamento di sovranità, che diventa particolarmente delicato quando si tratti delle procedure semplificate di modifica dei trattati. A questa tematica attiene anche il meccanismo del «freno di emergenza», ma il tempo non mi consente di soffermarmi anche su questo aspetto.
Passiamo allora al capo seguente, concernente il coordinamento della partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea. Ho già spiegato, parlando del capo I, l'importanza del coordinamento: qui viene in qualche modo dettagliato il principio contenuto in nuce nel capo I, definendo, oltre al ruolo del CIAE, quello del Comitato tecnico permanente per gli affari europei, che sostanzialmente è il tavolo tecnico che sta sotto il CIAE e dà continuità e concretezza a quanto viene deciso, istituendo anche un'apposita segreteria. Pag. 13
Qui noi veniamo a colmare un vuoto che era contenuto nella legge n. 11 del 2005: essa aveva previsto un comitato, ma la possibilità effettiva di funzionamento del comitato era limitata perché sotto il comitato non c'era nulla. Mi viene in mente il titolo di un film che adesso è in circolazione: «Sotto il vestito niente», allo stesso modo sotto il comitato, che teoricamente garantisce il coordinamento, c'è il volante, ma non c'è la macchina.
Molto importante in questo ambito è l'articolo 18, che istituisce i nuclei europei. Di cosa si tratta? Voi tutti sapete - l'ha ricordato anche il relatore - che l'Italia è il ventisettesimo Paese su 27, sia per le infrazioni, sia per il ritardo nel recepimento della normativa europea, con grandi problemi che da questo derivano, anche di disordine normativo.
La normativa europea è immediatamente vigente, non lo diventa con la legge comunitaria, ma lo è già prima della sua approvazione, per cui non è possibile fare il furbo prima che la norma venga recepita. Ricordo un caso risalente ad alcuni anni fa, riuscii fortunatamente a fermare in tempo - almeno nella grande maggioranza dei casi - alcuni enti locali che volevano assegnare gli appalti con affidamenti diretti - non più possibili sulla base della direttiva appalti - e che si apprestavano a procedere. Infatti, se si agisce in contrasto con la normativa europea, l'atto risulta nullo, ma si tratta di una nullità relativa, perché il soggetto che agisce sulla base dell'affidamento ottenuto ha il diritto di citarti per il risarcimento. Quindi, se dai un affidamento in contrasto con la normativa europea, sei responsabile del danno che ne emerge, sei tenuto a non eseguire quanto promesso, ma devi pagare per il danno causato dal mancato mantenimento della promessa.
Tutto ciò si riconduce da un lato al fatto che abbiamo bisogno di specialisti di diritto europeo presso le pubbliche amministrazioni più di quanti ne abbiamo adesso - e qui c'è un problema che riguarda anche l'università, dove andrebbe rafforzato potentemente l'insegnamento del diritto comunitario - e dall'altro al ritardo nel recepimento della normativa.
I nuclei europei hanno importanti funzioni di monitoraggio, riferite sia alla fase ascendente che a quella discendente. Per la verità non sono molto soddisfatto dell'articolo 18, avrei voluto presentare un emendamento, ma non l'ho fatto proprio perché abbiamo lavorato tutti assieme - come vedrete, gli emendamenti sono assai pochi e nessuno è stato presentato da membri della Commissione -, però presenterò un ordine del giorno per chiedere di precisare meglio la funzione di questi nuclei. Io li vedo come nuclei che seguono sia la fase ascendente sia quella discendente, perché è molto più facile scrivere la normativa di trasposizione per chi ha seguito tutta la fase della contrattazione precedente. Infatti, se si lascia perdere per uno, due o tre anni, quando qualcun altro scrive la disciplina di dettaglio costui non saprà nemmeno quali siano gli spiragli per l'adattamento dell'ordinamento italiano ottenuti attraverso la contrattazione. A volte una virgola, spostata un po' più in qua o un po' più in là, apre la possibilità a normative di dettaglio che salvano importanti interessi nazionali, ma questo lo sa chi ha trattato, non lo può sapere chi viene incaricato di redigere la normativa di dettaglio dopo lungo tempo.
Ci guadagna così anche la rapidità nella trasposizione. Per favorirla abbiamo anche recepito in questo testo unificato molti dei criteri direttivi con i quali si accompagnano le deleghe che siamo soliti dare al Governo per la trasposizione.
Cosa accade? Le direttive teoricamente sono delle leggi delega, quindi dovrebbero essere ampie in modo tale che il Parlamento nazionale possa inserire ulteriori specificazioni dei criteri di delega. Quello che accade oggi per la verità è diverso: le direttive molto spesso non sono vere leggi delega, ma contengono dei criteri così precisi e così definiti che è davvero difficile immaginare ulteriori criteri di delega nazionali, salvo alcuni criteri generali.
Recependo gli usuali criteri di delega all'interno di questo testo unificato, vorremmo facilitare nei Ministeri il fatto che Pag. 14si cominci a scrivere la normativa di trasposizione immediatamente dopo la fine del processo negoziale. Ci potranno essere casi in cui il Parlamento inserirà ulteriori criteri di delega, ma per come sono fatte le direttive oggi sappiamo che saranno casi abbastanza limitati e, pertanto, con buona tranquillità chi ha partecipato alla fase ascendente potrà immediatamente procedere alla trasposizione e guidare la fase discendente. Credo che questo sia l'unico modo per fare riguadagnare rapidamente posizione all'Italia, uscendo da quel vergognoso ultimo posto nel quale adesso siamo confinati.
Qualche parola merita l'articolo 19, anch'esso contiene una riforma importante che riguarda gli esperti nazionali distaccati. Cosa accade oggi? Come dicevo prima, non abbiamo una quantità sufficiente di personale con qualifica da giurista europeo o anche da esperto di organizzazione europea.
Questo è uno dei motivi delle difficoltà che abbiamo riguardo alle procedure di infrazione, ma anche a volte del fatto che i nostri progetti non vengono recepiti come sarebbe auspicabile e necessario. Noi utilizziamo troppo poco un istituto fondamentale che è previsto a Bruxelles. Secondo i Trattati, possiamo mandare per due anni rinnovabili, quindi per quattro anni, nostro personale a lavorare nella Commissione e con la Commissione. Questa è una straordinaria esperienza formativa. Noi la utilizziamo poco, mandiamo poche persone e a volte la selezione viene fatta, più con l'intenzione di togliersi dai piedi qualcuno che dà un po' fastidio, che non con quella di dare un contributo forte alla presenza dell'Italia nelle istituzioni comunitarie.
Qual è la conseguenza? Non solo abbiamo un deficit di personale ma ogni qualvolta c'è una vacancy, un concorso a livello europeo per una posizione di rilievo, altri Paesi hanno cinque, sei, sette o otto candidati di qualità, che hanno già lavorato lì. Noi facciamo fatica a trovare i candidati e a volte, anche se i candidati sono buoni - prendiamo un bravo ordinario di politiche comunitarie e lo proponiamo per un posto importante - si sceglierà sempre quello che già si conosce, perché si conosce il carattere, perché si sa che si adatta bene al lavoro di squadra, perché si sa già dove metterlo. È difficile che chi proviene totalmente dal di fuori, a meno che non sia clamorosamente superiore agli altri, venga selezionato.
Questo è uno dei motivi per i quali abbiamo tra i funzionari nei livelli alti della Commissione un numero limitato di rappresentanti. Sono bravissimi, ma troppo pochi. Istituzionalizzare l'invio dei nostri esperti nazionali ci consente di creare sia un parco ampio cui attingere per i concorsi, sia di avere a disposizione la quantità di personale di cui effettivamente abbiamo bisogno. Questo riguarda l'amministrazione nazionale, ma anche le regioni, le province autonome e le autonomie locali, perché serve anche a loro, perché hanno responsabilità rilevanti.
La normativa europea tocca un mare di questioni per le quali in Italia la competenza non è dello Stato, ma delle regioni. Quindi, dovrebbero essere le regioni ad elaborare la normativa corrispondente. Ogni regione dovrebbe fare la sua legge di delega europea e la sua legge europea. Buona parte delle infrazioni che abbiamo derivano da inadempimenti a livello regionale. È vero che abbiamo provveduto a mettere in sicurezza il sistema Italia, dando allo Stato la possibilità di formulare la normativa anche in materie di competenze regionali, con la condizione che questa normativa sia flessibile e cedevole. Quando la regione si decide a normare il tema, la normativa regionale sostituisce la normativa nazionale.
Questo è vero, tuttavia capite come sarebbe assai meglio che la regione fosse in grado di intervenire in prima battuta e che, comunque, quando interviene, avesse una piena consapevolezza degli orizzonti normativi all'interno dei quali la sua attività si colloca.

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, la prego di concludere.

ROCCO BUTTIGLIONE. Ho già finito il tempo a mia disposizione?

Pag. 15

PRESIDENTE. Il tempo passa e lei, onorevole Buttiglione, da filosofo lo sa.

ROCCO BUTTIGLIONE. Mi rendo conto e mi fermo qui. Credo che insieme abbiamo fatto un buon lavoro al servizio dell'Italia, perché le questioni di politica europea sono questioni nelle quali vince o perde tutto il Paese (Applausi).

Sull'ordine dei lavori (ore 11,45).

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo svoltasi ieri, è stato stabilito che nella giornata di oggi, alle ore 16, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sulla situazione dell'isola di Lampedusa, in relazione all'accentuarsi del flusso di immigrazione.
È stato altresì stabilito che domani, giovedì 24 marzo, alle ore 10, avranno luogo comunicazioni del Governo sulla crisi libica. È previsto un contingentamento dei tempi per complessive quattro ore. L'esame delle mozioni sulle iniziative conseguenti alla crisi libica, previsto per questa settimana, non avrà luogo. L'organizzazione dei tempi per lo svolgimento delle comunicazioni e del successivo dibattito sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.
Onorevole Gozi, le faccio i complimenti per la maratona, ora si appresta ad affrontare una maratona oratoria.

SANDRO GOZI. La ringrazio, signor Presidente. Quanto tempo mi concede, tre ore e trentadue minuti?

PRESIDENTE. No, onorevole Gozi, ha solo quindici minuti a disposizione.
L'onorevole Buttiglione ha tentato di insidiarla, ma lei ha molto meno tempo, essendo sempre veloce anche se, ovviamente, sempre meno del Presidente. Prego, svolga il suo intervento.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, vorrei, innanzitutto, sottolineare il lavoro di squadra - questo è stato condiviso da tutti, ma tengo anch'io a farlo - che si è svolto, sia tra i vari rappresentanti dei gruppi di maggioranza e di opposizione sia con il Governo.
È un lavoro importante, perché la riforma organica in oggetto credo sarà una delle poche che approveremo in questa legislatura, quindi spero vada in porto. Quando bisogna scrivere delle nuove regole, queste, i parlamentari responsabili, in una democrazia matura, le devono scrivere insieme. Questo vale, ancora di più, quando si tratta di questioni così legate all'interesse nazionale come il modo di fare politica europea dell'Italia in Europa e, quindi, in sostanza, il modo del nostro Paese di stare in Europa.
Voglio, quindi, innanzitutto ringraziare il Presidente Pescante per il modo in cui, sin dall'inizio, ha voluto portare avanti questo lavoro di riforma, preceduto da un'approfondita analisi svolta nell'ambito di un'indagine conoscitiva. Questo aspetto mi permette di ringraziare anche l'onorevole Consiglio, presidente del Comitato che si è occupato di questo argomento, il relatore Gottardo, che è sempre stato attento alle esigenze del gruppo del Partito Democratico, e l'onorevole Formichella, capogruppo del Popolo della Libertà in Commissione politiche comunitarie.
Voglio anche sottolineare l'atteggiamento collaborativo dei colleghi dell'opposizione e del Governo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,50)

SANDRO GOZI. In questo caso, va riconosciuto un tributo, innanzitutto, all'allora Pag. 16Ministro Andrea Ronchi, che ha sempre tenuto un atteggiamento molto aperto e cooperativo nella materia in oggetto con l'opposizione, e al sottosegretario Scotti che, in una fase delicata e difficile di conclusione del negoziato in Commissione, ha, anch'egli, dato prova di lungimiranza nel favorire un accordo condiviso come deve essere per una riforma di questo genere.
È evidente che tutto questo rende ancora più urgente e grave la nomina di un Ministro per le politiche comunitarie ed europee, ma durante la prossima settimana, quando parleremo della legge comunitaria, avremo modo di confrontarci su questo punto, anche se forse in maniera meno condivisa.
Credo che con questa riforma organica stiamo veramente contribuendo alla creazione di un pezzo di costituzionalismo democratico europeo; ciò, perché stiamo ponendo questo Parlamento e questo Paese nella condizione di partecipare di più e meglio ai processi decisionali europei, quindi stiamo permettendo all'istituzione parlamentare di assumere una nuova centralità nella politica europea dell'Italia.
Un nuovo costituzionalismo democratico europeo che deve essere inclusivo e nel quale il Parlamento nazionale deve muoversi, certamente, al centro, ma al centro di una rete che coinvolga il Governo, le altre assemblee regionali, le parti sociali e gli enti locali. È questo sistema a rete, che deve crearsi attorno alla centralità dell'istituzione parlamentare in politica europea, che viene organizzato attraverso la riforma in discussione. In sostanza, se le forze politiche ed il Governo sapranno utilizzarlo, questo è uno strumento importante per fare emergere in Italia un vero e proprio dibattito pubblico europeo che, dopo tutto, è la vera essenza della democrazia.
Con la riforma in esame abbiamo la possibilità di democratizzare, attraverso il dibattito pubblico, la politica europea. Se questo accadrà avremo veramente attuato il Trattato di Lisbona. Per attuarlo, infatti, non basta ratificare l'atto modificativo o attuare le singole disposizioni, ma bisogna interpretare lo spirito in base al quale i Parlamenti nazionali entrano a pieno titolo nello spazio politico europeo e nell'architettura istituzionale dell'Unione europea.
Questo è un ruolo dei parlamenti nazionali che si sostanzia, innanzitutto, nell'esercizio di poteri di intervento diretto nel processo decisionale europeo, ma che implica anche un nuovo potere di indirizzo e di controllo dei parlamenti nei confronti dei governi nazionali.
Quindi era giusto, opportuno ed inevitabile anche se non lo avessimo voluto, rivedere la legge n. 11 del 2005 nel momento in cui è entrato in vigore il Trattato di Lisbona e dunque disciplinare in maniera diversa i rapporti tra il Governo e le due Camere. Ciò non solo per riadattare talune definizioni e riferimenti al Trattato, ma anche per ridefinire e rafforzare forme di coordinamento e di raccordo tra le Camere e l'Esecutivo nei processi decisionali dell'Unione europea.
Questo è il primo punto, molto importante, che questa riforma prevede: rafforzare il dialogo politico, il confronto tra le Camere e il Governo anche al fine di aumentare la consapevolezza della crescente importanza della politica europea, che è autonoma. L'altro filo rosso che lega questa riforma e le forze politiche che la hanno sostenuta e la sostengono è che essa permette di sancire in maniera formale l'autonomia della politica europea e la sua originalità. La politica europea non è politica estera, lo diceva prima il Presidente Buttiglione, è una politica a se stante ed è soprattutto la parte più rilevante delle grandi questioni di politica interna. Infatti la politica europea incide profondamente sulle decisioni economiche, sullo stato delle finanze pubbliche, sulla legge finanziaria (che non che chiamiamo più legge finanziaria), sulle scelte in materia di immigrazione, in materia di sicurezza e in materia di ambiente. Non c'è una materia su cui ci confrontiamo, e ci scontriamo anche in questo Parlamento e nel Paese, che riguardi il dibattito politico nazionale Pag. 17che non abbia una sua origine o una sua dimensione sempre più rilevante nella politica europea.
Era tempo che il Parlamento prendesse atto di questa autonomia e di questa originalità della politica europea e mettesse il Paese in condizioni di parteciparvi pienamente. Certamente ciò vuol dire rafforzare il dialogo tra Camere e Governo e vuol dire rafforzarlo migliorando i flussi informativi e i momenti di confronto, ma vuol dire anche dare un contributo per migliorare la qualità e la tempestività dell'attuazione della normativa europea in Italia. E ciò non foss'altro perché il Trattato di Lisbona, tra l'altro, rende molto più rapido il rischio di una condanna, con tanto di sanzione pecuniaria, nei confronti dello Stato membro che non recepisse questa o quell'altra direttiva o che violasse questa o quell'altra norma europea.
Dato che queste sono le sfide che abbiamo di fronte e gli altissimi obiettivi politici del Trattato di Lisbona, non potevamo seguire un approccio minimalista, ma dovevamo procedere ad un riassetto generale degli strumenti di partecipazione delle Camere alla formazione e all'attuazione delle politiche dell'Unione europea. Abbiamo fatto questo guardando anche ai modelli migliori - a nostro modo di vedere, almeno come Partito Democratico - dei rapporti tra Parlamento e Governo che esistono nei vari Stati membri, che tra l'altro fanno scelte concrete di politica europea di tipo diverso. È noto che la politica europea del Regno Unito non è quella della Germania, ma Regno Unito, Germania e Paesi nordici, i nuovi Stati membri che hanno guardato ai modelli più efficaci di rapporto tra Parlamento e Governo hanno tutti dei sistemi che sono molto più stringenti nel rapporto tra Parlamento e Governo - sia nella cosiddetta fase ascendente che anche nella fase di controllo discendente - rispetto a quello che noi oggi abbiamo, ma che ci accingiamo a modificare.
Quindi, l'altro obiettivo politico è quello di creare un circolo virtuoso perché è evidente che più c'è dialogo e confronto politico tra Parlamento e Governo, tra Parlamento e amministrazione nella fase dell'elaborazione della politica europea dell'Italia, più sarà facile e efficace il momento del recepimento delle norme europee quando saranno adottate. Quindi, non bisogna guardare in maniera distinta la fase ascendente da quella discendente, in quanto entrambe fanno parte di un circolo - che deve diventare sempre più virtuoso - di rapporti di cooperazione tra Parlamento e Governo, tra Parlamento e regioni, tra Governo e regioni, Governo, regioni ed enti locali. E tutto ciò non solo al fine di migliorare il modo in cui l'Italia si presenta ai negoziati europei e non solo per - permettetemi il termine - rendere più italiano, per italianizzare quello che esce da Bruxelles.
Bruxelles infatti non impone nulla, non è un'entità astratta, Bruxelles siamo noi, i nostri rappresentanti del Governo, del Parlamento, delle regioni e del Comitato delle regioni. Siamo anche noi, quindi abbiamo la possibilità di rendere più simile, più vicino al nostro interesse nazionale quanto esce da Bruxelles (il prodotto delle politiche comunitarie), e anche di essere più efficaci e di rendere più semplice, nel momento in cui abbiamo negoziato meglio, il recepimento delle direttive.
Tra l'altro, il sistema che noi introduciamo avrà anche il merito di rendere più edotto il Parlamento del contenuto della direttiva nel momento in cui la deve recepire, dato che l'ha seguita in un dialogo proficuo e aperto con il Governo sin dall'inizio del negoziato. Vi è certamente un altro punto molto importante che noi non dobbiamo assolutamente trascurare. Noi parlamentari dobbiamo piegarci ad un compito, certamente impegnativo e duro, che è quello di contribuire alla costruzione del diritto comunitario, alla costruzione del diritto e della politica europea, senza dare inizialmente carta bianca al Governo, che spesso vuol dire anche disinteressarsi di quanto avviene a Bruxelles, salvo poi svegliarsi, spesso inutilmente, al momento del recepimento e scoprire il contenuto delle norme comunitarie. Questo certamente è un altro aspetto molto importante. Pag. 18
C'è poi un punto chiave nella logica di Lisbona, al quale noi diamo una risposta a nostro parere - come Partito Democratico - soddisfacente perché riteniamo di avervi contributo in maniera particolare. Mi riferisco al rapporto tra Parlamento e Governo nel momento in cui in base al Trattato di Lisbona si deve procedere a delle modifiche del Trattato. Questa riforma mira a creare un sistema a intensità diversa riguardo i casi in cui il Parlamento deve autorizzare il Governo quando, ad esempio, si deve procedere ad una revisione in maniera semplificata dei Trattati, oppure quando si deve procedere alla decisione di creare uno o più strumenti di difesa comune. In questi ultimi casi, attraverso questa riforma, il Parlamento, con legge, deve autorizzare il Governo a procedere in tal senso. È normale che di fronte a una decisione così fondamentale come quella di avanzare e approfondire la politica di difesa comune dell'Unione europea ci sia una previa autorizzazione legislativa da parte del Parlamento. Vi sono altri casi, come ad esempio quello della riforma delle politiche, riforma contenuta nella Parte III del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea - quello che riguarda le politiche - nei quali si può avere una revisione in via anche semplificata di queste politiche. È evidente che il Parlamento deve previamente autorizzare - a seconda dei casi, con legge o con un atto di indirizzo politico - il Governo ad accettare la revisione di una determinata politica, perché è una clausola talmente aperta questa del Trattato di Lisbona che si potrebbe arrivare anche alla soppressione o al cambiamento radicale dell'impostazione di una certa politica. Penso, solo per fare un esempio macroscopico, alla politica agricola comune; è evidente che ove capitasse questo caso il Parlamento dovrebbe previamente autorizzare il Governo ad accettare una riforma del genere.
Ci sono altri casi invece disciplinati in maniera più specifica: penso ad alcuni aspetti del diritto del lavoro o in materia sociale in cui abbiamo ritenuto, con questa riforma, sufficiente l'atto di indirizzo politico e non la legge, proprio perché sono abbastanza definiti e quindi basta una autorizzazione, non necessariamente legislativa, del Parlamento nei confronti del Governo. Questo è un altro aspetto certamente molto importante, che apporta dei miglioramenti, anche nell'interesse del Governo. Infatti, avere un Parlamento attivo in materia di politiche europee, avere la possibilità per il Governo di fare presente nei negoziati europei qual è la posizione dei rappresentanti dei cittadini del proprio Paese - a mio parere - non rappresenta un aggravio, ma uno strumento negoziale in più.
Si tratta di uno strumento negoziale in più per far valere quella che è la linea tradizionale, e che noi vogliamo confermare, della politica europea dell'Italia, che consiste nella volontà di approfondire l'integrazione politica, di puntare ad un'Europa federale, di rafforzare la dimensione sovranazionale e politica dell'Unione europea. Ebbene, il fatto di sapere che c'è un Parlamento che deve autorizzare una certa riforma - a mio parere - rafforzerà anche il Governo nel momento in cui dovrà negoziare con altri Governi che sempre fanno riferimento alla posizione del loro Parlamento, spesso - ahinoi - per un imporre una certa soluzione. Penso a Westminster e al Parlamento britannico, penso sempre di più anche all'atteggiamento del Governo tedesco rispetto al rapporto con il Bundestag e il Bundesrat. Penso che anche da questo punto di vista si fa un servizio al Paese e si rafforza dopo tutto la posizione negoziale del Governo proprio perché occorre l'autorizzazione del Parlamento.
Poi c'è un altro aspetto, che non riguarda il rapporto legislativo-esecutivo, ma riguarda...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Gozi.

SANDRO GOZI. ...il ruolo del Governo e il potere di coordinamento. È fondamentale, in questo Paese, rafforzare il ruolo di coordinamento della Presidenza del Consiglio e del Dipartimento delle Pag. 19politiche europee in materia di politica europea. È fondamentale per le ragioni che dicevo prima, perché la politica europea ha una propria autonomia; noi abbiamo, giustamente, votato a favore di un emendamento presentato dal Governo che faceva salve, in maniera esplicita, le prerogative del Ministero degli affari esteri nelle materie che devono essere gestite dal Ministero degli affari esteri medesimo, ossia la PESD e la PESC, ma, in generale, è evidente che è nella Presidenza del Consiglio e attraverso un ruolo di coordinamento più forte, che si potrà fare più e meglio politica europea a livello delle amministrazioni in questo Paese (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, questa è una delle poche volte che mi sento di dire, in questa legislatura, come gruppo Italia dei Valori, che abbiamo svolto un ottimo lavoro, che durerà nel tempo e di cui sicuramente ne gioveranno sia le istituzioni italiane che, nel complesso, le istituzioni dell'Unione europea. Il provvedimento in esame, che stiamo trattando, reca un'organica disciplina della partecipazione dell'Italia al processo normativo comunitario, in sostituzione di quella che era contenuta nella legge 4 febbraio 2005 n. 11. Rispetto a quest'ultima legge, il provvedimento che stiamo trattando, il testo in esame, tiene conto delle novità introdotte, nell'ordinamento comunitario e nel ruolo dei Parlamenti nazionali, dal Trattato di Lisbona e rafforza ulteriormente il ruolo delle Camere. Ciò che appare, comunque, evidente nelle intenzioni dei presentatori delle cinque proposte di legge che noi abbiamo condiviso e condividiamo, è lo snellimento della stessa ricca disposizione di dettaglio e, quindi, particolarmente complessa sotto il profilo procedurale, per consentire sia la semplificazione del testo al fine di renderne più agevole la lettura, sia per mettersi maggiormente in sintonia con il processo normativo europeo alla luce dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
È stato, altresì, evidenziato, in sede di dibattito nella Commissione competente, che il salto di qualità che presuppone questa riforma si è reso necessario proprio perché la maniera in cui si fa oggi politica europea nel nostro Paese non appare adeguata a quelle che sono le esigenze dell'Italia e dei nostri interessi. Il presupposto è anche quello di sostenere e favorire un maggior protagonismo dei Parlamenti nazionali, così come previsto dal Trattato di Lisbona, nella definizione delle procedure decisionali dell'Unione europea, in funzione di un più solido processo di integrazione europea. C'è da rilevare positivamente, poi, che, sul testo unificato, si è raggiunto un punto di equilibrio tra le varie forze politiche con un sostanziale accordo unanime sulla proposta di riforma. Adesso vediamo quali sono le principali modifiche che sono state introdotte con il testo unificato. Ferma restando l'attuale ripartizione di competenze tra il nostro Ministero degli affari esteri e il Dipartimento per le politiche europee, la più rilevante novità del nuovo testo unificato è introdotta dall'articolo 27 con il quale vengono previsti, in luogo dell'attuale legge comunitaria - quella che discuteremo, tra l'altro, in questi giorni, la prossima settimana -, due nuovi strumenti per adeguare l'ordinamento italiano a quello dell'Unione europea: la legge di delegazione europea e la legge europea, entrambe da presentare in Parlamento entro il 31 gennaio di ciascun anno.
La legge di delegazione europea limita il conferimento di delega al Governo per il recepimento di direttive e decisioni quadro, ovvero per l'attuazione, ove necessario, di altri atti giuridici, mentre la legge europea prevede l'attuazione di sentenze della Corte di giustizia, procedure di infrazione e altre tipologie di obblighi per i quali non è utilizzabile il ricorso alla delega legislativa. L'introduzione della legge di delegazione mira, quindi, ad assicurare uno strumento agile, dall'iter parlamentare rapido e snello, per dare tempestiva attuazione soprattutto alle direttive, prevenendo così il rischio dell'avvio di procedure di infrazione che, in caso di Pag. 20mancato recepimento delle direttive, può, oltre ad essere rapido, portare all'immediata condanna, da parte della Corte di giustizia, al pagamento di ammende, come tutti sappiamo, viste, tra l'altro, le diverse procedure di infrazione che sono in atto.
Un primo snellimento può essere apprezzato con la soppressione della lettera c) dell'articolo 1, comma 1, della legge n. 11 del 2005 relativa all'adempimento degli obblighi che conseguono all'emanazione delle decisioni-quadro nell'ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria. Questa operazione è giustificata dal fatto che con il Trattato di Lisbona era stata già soppressa la distinzione tra i tre pilastri: il pilastro comunitario, il pilastro della politica estera e di sicurezza comune e il pilastro della cooperazione giudiziaria in materia penale e di polizia, i quali rientrano adesso oggi complessivamente nell'ambito dell'Unione europea.
Un altro intervento di modifica apprezzabile in questo testo base è quello previsto all'articolo 2 del capo I che riguarda l'istituzione del rinnovato e accresciuto Comitato interministeriale per gli affari europei (CIAE). Questo penso sia stato l'unico punto di dissenso che abbiamo dibattuto in Commissione con i colleghi membri e con il presidente Pescante, perché la proposta emendativa 2.1 del relatore Gottardo, approvata successivamente, prevede che alle riunioni del Comitato interministeriale per gli affari europei, il CIAE, partecipi tra gli altri anche il Ministro degli affari esteri assistito dal Rappresentante permanente d'Italia presso l'Unione europea e non più da questi accompagnato, come era previsto nel testo unificato, e che il funzionamento del CIAE sia disciplinato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta di entrambi i Ministri per le politiche europee e degli affari esteri.
Qui avevamo avuto un punto di dissenso. Mi ero permesso di eccepire che, se così doveva essere, «assistito» e non «accompagnato», considerata tra l'altro la puntualizzazione che il sottosegretario Scotti qui presente aveva fatto adducendo come motivazione che si tratta di un organo politico, avevo chiesto - ma poi ci siamo in ogni caso accordati - che, se così fosse, non era ritenuto importante e si poteva coerentemente espungere la previsione della presenza del Rappresentante permanente dalla riunione del CIAE. In ogni caso, l'emendamento è stato approvato, noi ci siamo astenuti insieme al PD e la proposta così è passata e abbiamo accettato la nuova formulazione del testo unificato.
Come dicevo prima, con questo Comitato interministeriale per gli affari europei, è previsto il coinvolgimento di esperti nazionali distaccati presso l'Unione europea e di soggetti provenienti dalle amministrazioni statali e regionali, nuclei europei operanti in collegamento con il Dipartimento per il coordinamento delle politiche europee presso la Presidenza del Consiglio dei ministri così come sollecitato da più gruppi compreso il PD e pienamente accolto poi dalla Commissione. Tali strutture innovative fortemente specializzate e dotate di un certo margine di autonomia organizzativa sono intese ad assicurare, senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, l'effettiva partecipazione di ogni amministrazione centrale alle funzioni di fase ascendente e discendente di rispettiva competenza.
L'ultimo punto che volevo sottolineare è un altro aspetto che ritengo interessante previsto all'articolo 36, comma 1, e all'articolo 38 del testo unificato, ed è la nuova definizione dei rapporti tra Parlamento, Governo, regioni ed autonomie locali con riferimento in particolare modo al controllo di sussidiarietà, tenendo anche conto della previsione contenuta nell'articolo 5 della legge La Loggia che obbliga il Governo ad intervenire, qualora ciò sia richiesto dalla Conferenza Stato-regioni, a maggioranza assoluta delle regioni e delle province autonome.
Va ricordato, peraltro, che alle regioni nelle materie di propria competenza legislativa spetta recepire le direttive, dare attuazione diretta alle sentenze della Corte di giustizia e l'adozione di misure di attuazione di regolamenti nonché di atti delegati dall'Unione europea, al fine di Pag. 21dare una più compiuta attuazione all'articolo 117 della nostra Carta costituzionale, tenendo conto sia della tipologia della produzione normativa europea sia delle nuove disposizioni previste dal Trattato di Lisbona. A queste prerogative viene anche ribadito il principio della responsabilità delle regioni poiché ove queste, ad esempio, fossero causa di procedura di infrazione non si potrebbe infatti far ricadere la relativa responsabilità unicamente sullo Stato.
Queste sono tre parti di modifica, che ritengo le più significative e principali. Nel complesso, come dicevo in premessa, penso che abbiamo svolto un ottimo lavoro che sicuramente tornerà utile. Vi sono una serie di innovazioni e modifiche che, rispetto al testo precedente che era già un ottimo testo, la legge n. 11 del 2005, portano, come avevo avuto modo di accennare, ad uno snellimento delle procedure e ad una più attenta analisi e sintesi delle questioni che vanno trattate.
Pertanto, come Italia dei Valori già da adesso - poi lo ribadirò in sede di dichiarazione di voto - esprimo grande soddisfazione e la nostra posizione favorevole, poiché ritengo, come ho detto prima, di aver svolto, insieme a tutti gli altri colleghi, un ottimo lavoro (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Formichella. Ne ha facoltà.

NICOLA FORMICHELLA. Signor Presidente e onorevoli colleghi, anch'io mi unisco ai ringraziamenti che sono stati fatti dagli altri gruppi per il lavoro svolto in questi due anni e mezzo, e cioè dal luglio del 2008, quando abbiamo iniziato a discutere di riforma della legge n. 11 del 2005; abbiamo iniziato a discuterne per un motivo molto semplice: perché capivamo che vi era l'esigenza parlamentare di dover riformare una legge che veniva superata dal trattato di Lisbona e da altre esigenze. Quindi ci siamo responsabilmente messi a lavorare insieme, attraverso le audizioni che sono state portate avanti - e qui ringrazio l'onorevole Consiglio - e anche attraverso uno scambio di opinioni e di idee, per poi arrivare alla presentazione di quattro progetti di legge, che sono stati unificati, come ripeto, in maniera responsabile, sotto la guida del presidente Pescante.
La riforma della legge n. 11 del 2005 costituisce quindi uno strumento essenziale per adeguare gli strumenti di partecipazione del Parlamento, del Governo, ma anche di tutto il sistema Paese alle nuove esigenze derivanti dal processo di integrazione europea. Sia il relatore Gottardo sia gli altri colleghi che mi hanno preceduto hanno già illustrato i punti qualificanti e le principali novità del testo predisposto dalla XIV Commissione. Io pertanto vorrei soffermarmi brevemente sull'approccio e sui principi che hanno ispirato la stesura del provvedimento in esame.
In primo luogo, credo sia utile richiamare l'attenzione dei colleghi sul titolo stesso del testo al nostro esame: norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea. Rispetto al titolo della legge n. 11 del 2005 ci si riferisce dunque non solo al processo normativo europeo, ma anche alle politiche europee nel loro complesso. Si tratta di una scelta precisa, che trova riscontro in numerose disposizioni del provvedimento e risponde alle esigenze di una più sistematica e coerente partecipazione di tutto il sistema Paese, nelle sue articolazioni istituzionali e non istituzionali, alla formazione non soltanto di singoli atti o progetti di atti dell'Unione europea, ma della politica europea dell'Italia nel suo complesso. In altri termini, abbiamo voluto rafforzare il ruolo delle Camere e le istanze di coordinamento sia in seno al Governo sia tra Stato e regioni, anzitutto nell'ottica dell'elaborazione di posizioni condivise su tutte le grandi priorità e scelte dell'Unione europea, quali quelle relative ad esempio alla riforma della governance economica, del bilancio europeo, della politica di coesione, nonché dell'attuazione della strategia di Lisbona e degli altri grandi interventi strategici dell'Unione europea. Pag. 22
Un secondo importante merito del provvedimento in esame è quello di dettare norme per rafforzare il ruolo del Parlamento nella fase di formazione delle politiche e della normativa europea, partendo non dalla retorica, purtroppo diffusa, che ha accompagnato l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, ma da un'analisi accurata e soprattutto in un'ottica di sistema. La lettura superficiale del trattato di Lisbona ha prodotto infatti un pericoloso paradosso: l'attenzione quasi ossessiva dedicata alle nuove prerogative di intervento diretto nel processo decisionale europeo - e in particolare mi riferisco al controllo di sussidiarietà - ha fatto passare quindi in secondo piano le responsabilità primarie dei Parlamenti nazionali nei rispettivi ordinamenti.
Il nuovo trattato invece non attribuisce soltanto ai legislatori nazionali nuovi ed espressi poteri di intervento, ma presuppone soprattutto un rafforzamento delle funzioni di indirizzo e controllo di ciascuna Assemblea sull'azione del rispettivo Governo nelle sedi decisionali europee. Il rafforzamento del controllo parlamentare negli ordinamenti nazionali è anzi un contrappeso istituzionale necessario per salvaguardare, nella nuova logica dei trattati, la legittimità democratica, a fronte della profonda riarticolazione di rapporti tra le istituzioni dell'Unione, tra questa e gli Stati membri e tra gli stessi Stati membri che consegue al nuovo trattato.
È questo il senso dell'integrazione, affermata formalmente nel nuovo articolo 12 del Trattato dell'Unione europea, dei Parlamenti nazionali nell'architettura istituzionale europea, come giustamente posto in rilievo dalla sentenza del tribunale costituzionale federale tedesco del 30 giugno 2009, concernente la ratifica da parte della Germania del Trattato di Lisbona, e dalle leggi approvate nel settembre 2009 dal Parlamento tedesco in attuazione di tale sentenza che, appunto, hanno posto in rilievo questo aspetto.
Partendo dalla giusta premessa per cui l'Unione europea continua a trarre la propria legittimazione prevalente dagli organi costituzionali, quali i Parlamenti che nei singoli Stati membri agiscono sulla base della sovranità popolare, il tribunale ha affermato la necessità che le responsabilità connesse all'integrazione, alla luce dell'estensione delle competenze dell'Unione e del rafforzamento delle istituzioni, siano esercitate adeguatamente dal Parlamento nazionale, non solo attraverso i nuovi poteri previsti dal Trattato, ma anche mediante appropriati strumenti di diritto interno.
Non si tratta, quindi, di una lettura riferibile al solo ordinamento tedesco. Ciò è dimostrato dal fatto che anche in altri Stati membri si è proceduto, all'atto o successivamente alla ratifica del Trattato di Lisbona, all'adozione di disposizioni costituzionali, legislative e regolamentari volte, oltre che all'applicazione ovviamente delle nuove prerogative conferite ai Parlamenti nazionali dal Trattato, ad un più generale consolidamento del raccordo tra Parlamento e Governo in materia europea. In altri Paesi, l'adozione di tali di misure è in fase avanzata.
La riforma della legge n. 11 del 2005 si colloca dunque, coerentemente, in questo contesto europeo, essendo volta a riaffermare il principio per cui è attraverso il controllo sul rispettivo Governo che ciascun Parlamento nazionale può contribuire al rilancio dell'integrazione europea, rafforzando la legittimità del processo decisionale europeo e sviluppando un reale dibattito pubblico europeo che avvicini i cittadini alle decisioni dell'Unione. Al tempo stesso, il provvedimento detta specifiche disposizioni per rendere più efficace l'esercizio del controllo di sussidiarietà e delle altre prerogative previste dal Trattato di Lisbona.
Un terzo ed ultimo merito del testo in discussione consiste nel fatto che esso si pone in linea di continuità con l'azione europea della Camera e del Governo in questa legislatura. La riforma, infatti, si inserisce in un contesto caratterizzato, già in base alle procedure legislative e regolamentari vigenti, dal rafforzamento del ruolo del nostro Paese e, in particolare, del Parlamento nella fase di formazione e di attuazione della normativa europea. Pag. 23
È sufficiente al riguardo menzionare due dati. Il primo è costituito dall'aumento esponenziale dell'attività della Camera in materia europea. In questa legislatura, abbiamo esaminato oltre 80 progetti di atti dell'Unione europea ed adottato oltre 40 atti di indirizzo sul merito e 11 documenti sulla sussidiarietà. Tutte le questioni di maggiore rilevanza sono state così esaminate, privilegiando, peraltro, l'approfondimento e la qualità dell'istruttoria, piuttosto che la quantità. In questo modo, abbiamo anche consolidato il dialogo politico con le istituzioni dell'Unione europea, a cui trasmettiamo tutti gli atti di indirizzo adottati dall'inizio di questa legislatura.
Il secondo dato è costituito dall'adeguamento, mediante due pareri della Giunta per il regolamento, delle procedure regolamentari. La Camera è stata tra le prime Assemblee dell'Unione europea ad introdurre una specifica procedura per il controllo di sussidiarietà, affidandolo alla competenza esclusiva della Commissione politiche dell'Unione europea. È stata, inoltre, istituita una vera e propria sessione di fase ascendente collocata all'inizio di ogni anno, in cui valutare e confrontare le priorità politiche e legislative del Governo e delle istituzioni europee, aprendo un autentico dibattito pubblico su questi temi nel Paese.
In conclusione, vorrei ribadire l'apprezzamento mio e del gruppo del Popolo della Libertà per un provvedimento di cui auspico una rapida approvazione nel testo adottato dalla nostra Commissione (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, questo - l'abbiamo visto negli interventi che si sono fin qui susseguiti - è un provvedimento molto importante che presenta anche molti aspetti di natura tecnica. Tuttavia, se lo si osserva più da vicino - voglio dare questo taglio un po' diverso al mio intervento - si comprende, al contrario, che esso tratta di un grande tema, un tema evocatore nel tempo di grandi entusiasmi e di periodiche disillusioni: l'Europa o, meglio, l'Unione europea.
Qui, se ne parla come istituzione, la presente proposta di legge riguarda proprio il rapporto, le relazioni fra le istituzioni comunitarie e quelle nazionali. Lo sfondo, però, è costituito dall'obiettivo di un'Unione europea intesa come unione dei popoli europei, un'avventura iniziata esattamente 54 anni fa, in questi giorni, qui, a Roma, che procede con lentezza, a volte eccessiva, ma che in ogni caso è riuscita, in mezzo secolo, a fare dei notevoli passi in avanti.
Mi piace parlarne in questo luogo che rappresenta il cuore della democrazia della nostra nazione, signor Presidente, proprio nei giorni che hanno visto le partecipate celebrazioni del centocinquantenario dell'Unità d'Italia. Simbolicamente credo che parlare oggi, qui, di un tema che attiene all'Unione europea sia un buon auspicio per un futuro che vedrà i popoli del nostro continente cittadini degli Stati Uniti d'Europa perché qualche volta bisogna darsi degli obiettivi alti. È esattamente l'unione politica dell'Europa la grande causa che deve mobilitare l'impegno futuro delle nuove generazioni, e la proposta di legge della quale parliamo oggi è incanalata, penso, sia pure in un ambito di semplice e prevalente natura regolamentare, proprio lungo quella via.
In queste ore drammatiche e dolorose - perché un'iniziativa militare, anche quando motivata da nobili scopi e, come questa sui cieli libici, autorizzata dalle Nazioni Unite, è sempre un'azione umana tra le più tormentate perché comunque reca con sé una compagna terribile, la morte - nelle quali aerei europei bombardano postazioni militari libiche, speriamo senza commettere errori, si avverte un qual certo disagio, per lo meno io lo avverto, e so di non essere il solo, nel percepire che alcuni Stati sono alla guida della missione e altri al traino, alcuni Stati sono molto motivati, altri assai meno. Lascia comunque un po' perplessi il dubbio che, dietro l'interventismo di alcuni, vi Pag. 24siano inconfessati obiettivi di natura specificatamente economica che mal si concilierebbero con le motivazioni ufficiali e vere della missione che sono orientate a proteggere un popolo dalla barbarie del suo tiranno.
Ecco, se l'Europa fosse unita politicamente queste distinzioni e queste conseguenti perplessità non avrebbero motivo di sorgere e di scavare nei meandri del dubbio. Allora, questo grande disegno di una Europa unita deve riprendere con più forza il suo cammino a cominciare da qui, da quest'Aula; ecco perché ho ritenuto opportuno evocarlo in sede di discussione sulle linee generali su questa proposta di legge che giunge all'ordine del giorno dei lavori della Camera, votata, come abbiamo detto sin qui, unitariamente dalla Commissione di competenza, un segnale positivo di come si possa fare talvolta un lavoro buono, tutti insieme nell'interesse comune, nell'interesse del nostro Paese.
Del resto parlare di Europa unita non è così peregrino in un momento storico che vede progressivamente spostare il suo baricentro altrove, in una decade al termine della quale nessuno degli Stati europei singolarmente, fatta forse eccezione per la Germania, sarebbe membro di un ipotetico G7, del quale invece oggi è parte la stessa nostra Italia.
«L'Europa potrà ancora contare sulla scena mondiale, potrà ancora dare il suo apporto peculiare e insostituibile all'evoluzione dell'ordine globale, solo se riuscirà ad affermarsi come entità politica unitaria»; lo dico con le esemplari parole del Presidente della Repubblica pronunciate in occasione degli Stati generali dell'Europa, tenutisi a Lione nel giugno del 2008. Questa consapevolezza, signor Presidente, deve muovere i nostri passi, perché il futuro stiamo cominciando a viverlo già adesso; i moti che hanno sconvolto parte del nord Africa in questi primi mesi del 2011 altro non sono che la conferma che quel processo di globalizzazione di cui si parla da oltre un decennio non è solo di natura economica o finanziaria, in realtà è più complessivo, più largo, davvero più generale.
In questi giorni abbiamo ricordato il primo Presidente del Consiglio dell'Italia unita, Camillo Benso di Cavour, che a quegli ideali dedicò la propria vita e mise al servizio la sua alta competenza politica. Ebbene, il primo Presidente del Consiglio dell'Italia repubblicana uscita dalla Costituente e dal referendum istituzionale, Alcide De Gasperi, si dedicò alla ricostruzione del proprio Paese distrutto, ma sempre affidò al sogno di una Europa unita che potesse cancellare definitivamente gli orrori della guerra fra europei lo scopo ultimo della sua missione politica.
Non paia eccessivo, oggi, il richiamo a questi grandi statisti; la politica infatti torna nobile e capace di cambiare il mondo quando sa suscitare queste speranze, sa evocare emozioni, sa produrre impegno e passione civile.
Dal Parlamento e dai parlamenti nazionali deve allora levarsi una voce forte a supporto di questo alto obiettivo che è l'unità europea. Dal Parlamento, perché spesso, i Governi, nell'inevitabile gestione del contingente, non possono - ma talvolta non vogliono - rilanciare il tema, anche se è bene rammentare che i grandi leader politici guidano i loro Paesi pensando sempre anche al lungo periodo, all'interesse delle generazioni future e non solo al breve. Dal Parlamento, perché è questo il luogo della democrazia e il luogo dei cittadini. Dobbiamo ridare pienezza a questo ruolo e per prima cosa dobbiamo crederci. È il nostro compito, perché solo così, solo dandosi obiettivi alti e ambiziosi, e agendo coerentemente con essi nella gestione legislativa della quotidianità, i cittadini torneranno a credere nella politica, e nella politica svolta nei luoghi delle istituzioni.
Il Trattato di Lisbona ci offre una grande opportunità in questo senso, perché esso assegna ai Parlamenti nazionali un ruolo importante, volto a favorire - è scritto nell'articolo 12 - il buon funzionamento dell'Unione. Cioè, l'Unione europea opera in quanto i Parlamenti nazionali svolgono compiutamente la loro parte. È importante: essi devono venire informati circa i progetti di atti legislativi dell'Unione, Pag. 25vigilando sul principio di sussidiarietà e partecipando allo spazio di libertà, sicurezza, giustizia e ad ogni eventuale procedura di revisione dei Trattati. Insomma, il rafforzamento del ruolo dei Parlamenti nazionali è senz'altro uno degli elementi più innovativi e significativi del processo di riforma istituzionale dell'Unione europea.
Assume pertanto una portata prioritaria ed urgente la definizione delle modalità di applicazione delle disposizioni del Trattato aventi implicazioni per i Parlamenti nazionali, e, inoltre, occorre considerare che il Trattato implica un più generale rafforzamento in ciascun ordinamento nazionale del ruolo di indirizzo e di controllo dei Parlamenti nei confronti dei rispettivi Governi. Questo è un aspetto assai importante e, come sappiamo, anche delicato.
Ciò premesso, occorre dire che il testo predisposto dalla XIV Commissione - presentato in Aula dal relatore Gottardo - non si limita al mero adeguamento di singoli istituti a innovazioni contenute nel Trattato di Lisbona, perché, al contrario, interviene in modo mirato su aspetti critici da lungo tempo emersi, ben prima dell'entrata in vigore del Trattato. Accanto alle disposizioni espressamente e direttamente intese a disciplinare le nuove prerogative delle Camere il testo opera un riassestamento complessivo, sia dei rapporti tra Parlamento e Governo, sia delle stesse procedure e strutture di intervento delle amministrazioni centrali, delle regioni, degli enti locali e delle parti sociali nella formazione e nell'attuazione della normativa delle politiche europee.
Questo perché, nella scrittura del testo, si è partiti dall'analisi empirica del funzionamento della partecipazione italiana all'Unione europea, alla luce delle risultanze dell'approfondita indagine conoscitiva - voglio qui ricordarlo - svolta sull'attuazione della legge n. 11 del 2005 e dell'esperienza maturata nelle ultime legislature.
Questa analisi ha evidenziato tre principali elementi di debolezza della nostra partecipazione al processo di integrazione: innanzitutto la fragilità del raccordo tra Parlamento e Governo che, nonostante la crescita esponenziale dell'attività delle Camere in fase ascendente, rimane ancora flebile e occasionale, pregiudicando, obiettivamente, la capacità stessa dell'Italia di concorrere efficacemente alla formazione della normativa dell'Unione, come pure alla sua attuazione. Comparando la nostra situazione con quella di altri Paesi - tutti i principali dell'Unione - appare evidente come, in questi ultimi, il sistematico coinvolgimento dei Parlamenti nella formazione della posizione nazionale ha sia rafforzato la posizione negoziale di quei Paesi, sia migliorato la qualità e la tempestività dell'attuazione della normativa europea. È infatti evidente che, se il Parlamento partecipa all'elaborazione della regolamentazione europea, provvederà poi più agevolmente alla sua attuazione in via legislativa, o la delegherà con maggiore rapidità e ampiezza al Governo.
Nel nostro ordinamento, al contrario, sino ad oggi, si registra una cattiva attuazione di alcuni importanti strumenti di raccordo tra Parlamento e Governo, previsti pure dalla legislazione vigente e dal Regolamento, quali: la riserva di esame parlamentare, la trasmissione da parte del Governo di informazioni qualificate e relazioni tecniche alle Camere in merito ai progetti legislativi dell'Unione, le informazioni fornite sulle procedure di infrazione e giurisdizionali relative all'Italia.
Un secondo elemento di debolezza è insito nell'assenza di un autorevole e sistematico coordinamento in seno al Governo nella fase di formazione della posizione italiana, che rimane farraginosa e non di rado tardiva, complicando la difesa degli interessi nazionali. Il CIACE, come istituito dalla legge n. 11 del 2005 a questo scopo, si è dimostrato - ahimè - inadeguato per la mancanza da un lato di una chiara volontà politica e dall'altro di risorse atte a renderlo sede di un reale coordinamento della posizione italiana.
Da ultimo, non si può non rilevare l'inadeguatezza (non posso, né voglio entrare nel merito delle cause e delle responsabilità, ma non posso non evidenziarlo Pag. 26in questa sede) delle amministrazioni responsabili per la formazione e l'attuazione della normativa europea, dimostrata in modo lampante dal fatto che quasi un terzo delle 140 procedure di infrazione ancora pendenti (sono state ricordate anche prima) nei confronti del nostro Paese non discende da inadempienze o ritardi del legislatore, ma dalla mera inerzia dei ministeri competenti nell'adozione di normative tecniche di recepimento di direttive in via amministrativa.
Queste ultime criticità solo in parte sono addebitabili alla debolezza delle strutture di Governo deputate alla trattazione degli affari europei, sia in seno al Ministero degli affari esteri e al Dipartimento delle politiche europee, sia in seno ai ministeri di settore. In buona parte, però, credo che l'inerzia delle amministrazioni discenda da un ritardo culturale che porta a considerare gli adempimenti europei non come una priorità, ma come una «pratica da sbrigare», magari frettolosamente, e comunque spesso solo nell'imminenza di una procedura di infrazione o sentenza di condanna. È questo il dato più grave. Con la riforma della legge n. 11 del 2005 abbiamo voluto allora affrontare senza reticenze questi e altri elementi di criticità, ponendo le basi per un rilancio complessivo del nostro ruolo in Europa.
Ecco perché la legge è importante. Mi limito, per concludere, a ricordare al riguardo tre principali innovazioni: il miglioramento dei flussi informativi e degli strumenti di raccordo tra il Governo e le Camere (necessario per l'esercizio di alcuni dei poteri derivanti dal Trattato di Lisbona e per rafforzare più in generale la posizione nazionale nelle sedi negoziali europee), l'adeguamento della disciplina della legge comunitaria e degli altri strumenti di attuazione della normativa dell'Unione la cui inefficacia è divenuta palese - credo - ormai a tutti dopo l'esame ritardato e infinito delle ultime leggi comunitarie, infine, l'adeguamento dell'organizzazione del Governo in materia europea rafforzando il ruolo di coordinamento del Comitato interministeriale per gli affari europei e della Presidenza del consiglio sia nella fase ascendente che in quella discendente.
Non tutto in questa nuova legge sarà perfetto naturalmente, ma senz'altro essa ha il merito - e non è poco - di avere affrontato con decisione i problemi emersi nel corso del quinquennio alle nostre spalle nella gestione della legge n. 11 del 2005. Ritengo, quindi, che - come i miei colleghi hanno detto - si sia fatto un buon lavoro. Al tempo stesso è necessario riconoscere che la nuova norma non sarà sufficiente per sconfiggere i mali endemici che indeboliscono la partecipazione italiana all'Unione europea. È necessaria, ma non sufficiente.
Restano ora da sciogliere i nodi che richiedono al di là di qualsiasi modifica normativa un salto culturale nel Parlamento e nel Governo. Si tratta di quel salto culturale che solo la consapevolezza di essere parte attiva di un grande processo politico, come ho cercato di dire all'inizio di questo mio intervento, potrà favorire. Questa è la sfida che oggi assumiamo a 54 anni esatti dalla firma del Trattato di Roma in questa sede e in quest'Aula così densa di storia italiana (Applausi).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Gottardo.

ISIDORO GOTTARDO. Relatore. Signor Presidente, ritengo di contenere in poche battute la replica, anche perché condivido praticamente tutto ciò che è stato detto.
Vorrei approfittare di questo diritto di replica innanzitutto per apprezzare - e lo dico davvero, anche alla presenza del sottosegretario per gli affari esteri - il contributo che il Governo ha fornito nella fase vitale della conclusione dei lavori sul Pag. 27testo unificato, in sede di Comitato ristretto, perché si è trattato di assumere alcune decisioni che, obiettivamente, introducono elementi di riforma nell'ordinamento.
Abbiamo una preoccupazione che ho già espresso come relatore. La cooperazione rafforzata, prevista dal Trattato di Lisbona, poteva far pensare - e io ero fra questi - che fosse necessaria o fosse stata pensata per consentire ai Paesi storici, fondatori dell'Unione europea e ai Paesi che appartengono da molto tempo all'Unione europea, di non rimanere «ingabbiati» nel voto unanime rispetto a un'Europa dei 27 che ha via via maturato opinioni e concezioni diverse sullo scopo e sulla natura dell'Unione europea.
Dobbiamo constatare, invece, che la cooperazione rafforzata, soprattutto nel processo dei nove e poi nel numero necessario per l'approvazione, è diventata uno strumento utilizzato in particolare da alcuni Paesi europei, che per consuetudine hanno un rapporto con questi grandi Paesi, volto a creare non un'Europa più avanzata nell'attuazione europea quanto un'Europa più capace, dentro questa Unione europea, di condizionare le decisioni.
Abbiamo vissuto la questione del brevetto europeo che si è risolta con una sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee che dichiara non essere materia di cooperazione rafforzata e che, dunque, in realtà ha risolto la questione per la quale avevamo presentato ricorso alla Corte. Rifletto su tale questione perché essa sta in capo alla necessità di come coordinare l'attività più complessiva del Governo italiano con la rappresentanza italiana. Come ha ricordato bene prima il presidente Buttiglione nel suo intervento, costruire interessi comuni in una fase di cooperazione rafforzata ha un suo significato. Pensiamo al Mediterraneo. È evidente che se alcuni Paesi hanno attivato la cooperazione rafforzata su questioni per loro importanti, è anche vero che da tempo vi è la necessità di porre all'attenzione dell'agenda europea il tema del Mediterraneo (la Presidenza francese lo fece con molta determinazione).
Abbiamo, inoltre, il problema dell'immigrazione, il problema della gestione dei clandestini e altri mille problemi politici e operativi sul Mediterraneo. Tuttavia, nonostante questo, stentiamo a trovare delle procedure di cooperazione rafforzata sulle questioni che sono a noi più attinenti.
Pertanto, queste osservazioni sono state analizzate con consapevolezza, credo anche nelle discussione effettuate nelle diverse Commissioni. La Commissione affari esteri ha sollevato una serie di osservazioni al testo, che la XIV Commissione non ha accolto, non rifiutandole senza una valutazione approfondita, ma solo perché ritenevamo che quanto previsto nel testo, che qui è stato presentato, cercasse di rispondere non a questioni che oggi si devono risolvere, ma rispetto alle quali vi deve essere uno sforzo maggiore in termini di attenzione e di coordinamento.
Altri aspetti li abbiamo ricordati qui prima.
Noi abbiamo un problema, signor Presidente, ed è molto interessante parlarne un minuto solo: si tratta della questione delle procedure di infrazione. La prossima settimana arriverà in quest'Aula la legge comunitaria, che è stata introdotta per evitare le conseguenze dell'apertura di procedure di infrazione molto fastidiose rispetto all'Italia. La questione non riguarda il mancato recepimento di una direttiva, né la mancata approvazione di decreti attuativi, né la mancanza di atti che stabiliscono di chi è la competenza del controllo, ma il fatto che il controllo non avviene e nulla è cambiato nonostante il recepimento della direttiva e dei decreti legislativi, e quant'altro.
Noi abbiamo esaminato le procedure di infrazione aperte perché volevamo capire la causa oggi, allo stato attuale, del motivo per il quale l'Italia ne abbia oltre cento - adesso non ricordo il numero esatto - ed è interessante esaminarle per capire che il 60 per cento di queste stanno in capo a due amministrazioni dello Stato, il Ministero dell'ambiente e il Ministero della Pag. 28salute e riguardano materie nelle quali lo Stato non ha competenza esclusiva - molto spesso si riferisce a materie di competenza regionale - e, complessivamente, per il 70 o l'80 per cento, non dipendono dal mancato recepimento di direttive, cioè da inerzia legislativa, ma da inerzia attuativa delle direttive recepite, cioè mancano gli atti conseguenti.
Abbiamo lavorato, abbiamo analizzato anche con il Governo come poter rimediare ad una situazione che ha bisogno di una maggiore attenzione dal punto di vista politico e legislativo e siamo giunti alla conclusione che era opportuno creare un deterrente rispetto a questi fenomeni, introducendo il principio che l'apertura della procedura di infrazione va notificata contestualmente anche al Parlamento, in modo quindi da assegnare al Parlamento un diritto-dovere di controllo sulle cause della procedura di infrazione. Si attribuisce così al Parlamento, attraverso la trasparenza e attraverso il fatto che comunque il Parlamento si dovrà giustificare e rendere conto del motivo della procedura di infrazione, una presunta - almeno da parte nostra - possibilità o volontà di creare un deterrente. Sono fiducioso sul fatto che già questo renda consapevoli tutti che il problema non è - mi si consenta - di «forze a noi estranee», la cui responsabilità non è a noi attribuibile, ma molto spesso vi sono delle responsabilità precise di ordine politico o di altro genere.
Sottolineo il fatto che nel testo, signor Presidente e colleghi - e concludo -, si introduca il principio che le conseguenze delle penalità che lo Stato italiano è chiamato a subire devono essere poste a carico di chi le ha prodotte, regioni incluse.
Noi siamo in un periodo in cui abbiamo prodotto legislazione concorrente, abbiamo aumentato i poteri delle regioni e stiamo parlando di federalismo fiscale sulla base del principio della responsabilità.
È chiaro che l'autonomia deve essere accompagnata dalla responsabilità: se chi ha avuto l'autonomia non ho saputo gestirla con responsabilità, producendo un danno, è giusto che sia chiamato a riparare.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Voglio ricordare che quando le regioni non provvedono - il più delle volte si tratta di atti amministrativi -, si determinano procedimenti di accertamento della responsabilità degli amministratori di cui siamo perfettamente consapevoli. Credo che, se gli amministratori non si attivano nel recepimento di una direttiva per paura di produrre impopolarità nella propria regione e provocano un danno allo Stato - che si rivarrà -, è inevitabile che la Corte dei conti, a volte, accerti anche le responsabilità dirette. Quindi credo che andiamo a generare, anche rispetto al processo europeo, atti di responsabilità.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli deputati, mi associo anch'io al ringraziamento del presidente della Commissione, del relatore e di tutti i membri della Commissione - consentitemi di dire - per lo straordinario lavoro che è stato compiuto, sulla base di quattro proposte di legge dell'onorevole Buttiglione, dell'onorevole Stucchi, dell'onorevole Gozi, dell'onorevole Pescante e del disegno di legge presentato a suo tempo dal Ministro Ronchi. È stato un lavoro complesso, che aveva implicazioni costituzionali difficili, che doveva armonizzare il nuovo Trattato con l'ordinamento interno del nostro Paese, anche alla luce del processo di trasformazione federale del nostro sistema politico e amministrativo.
Il risultato è eccellente, perché segna un punto di equilibrio fra l'istanza del Parlamento e l'istanza del Governo e, segnatamente, all'interno del Governo, dei compiti e delle responsabilità del Presidente del Consiglio, dei singoli ministri e, specificamente, del Ministro degli affari esteri. Non dimentichiamo - lo ha ricordato l'onorevole Gozi - che l'Unione europea ha responsabilità crescenti nel Pag. 29campo della politica estera e di difesa esterna e quindi andavano salvaguardate responsabilità e competenza del Ministro degli affari esteri in questa area e armonizzato il tutto con l'architettura istituzionale che ne è venuta fuori.
Il perno di questa architettura istituzionale è dato dal Comitato interministeriale per gli affari europei: è questo il motore e il punto essenziale di coordinamento. Il fatto che sia presieduto dal Presidente del Consiglio e quindi che rientri nei poteri costituzionali di coordinamento del Presidente del Consiglio è fondamentale, perché il coordinamento, se non ha un'autorità sovraordinata che lo presiede, non risponde all'obiettivo di mettere insieme una volontà unica.
Importanti sono la sua partecipazione e la sua presenza accanto al Ministro degli affari esteri: senza intaccare minimamente la collocazione istituzionale e le responsabilità di dipendenza gerarchica della rappresentanza a Bruxelles, ciò ne assicura un rapporto diretto nel Comitato - che resta un comitato politico - con i membri politici e la rappresentanza di Bruxelles.
Anche questa è stata una soluzione che ha impiegato un lavoro aperto, non per difendere delle competenze, ma per salvaguardare l'ordinamento, perché dobbiamo essere attenti al dato istituzionale. Molto spesso mettiamo mine all'interno delle istituzioni, creando confusioni, sovrapposizioni e soprattutto aree di irresponsabilità, quando non sono precisi la collocazione e il ruolo di ciascuna istituzione all'interno di decisioni complesse.
L'ordinamento italiano è cambiato profondamente nel corso degli anni e i funzionari della pubblica amministrazione si trovano sempre più di fronte a decisioni complesse, che implicano una compartecipazione di livelli diversi di governo e di diversi settori del Paese. Non c'è più una competenza settoriale, ma esiste una competenza sistemica, che è ancora più forte nei confronti dell'Europa.
Il disegno di legge che aveva presentato il Ministro Ronchi - l'ho ricordato - era un punto importante in questo processo di elaborazione e ha trovato compimento nel lavoro della Commissione. Ecco perché credo che sia importante il risultato che è stato raggiunto. Non devo ripetere le cose che sono state sottolineate qui negli interventi e che mi trovano profondamente d'accordo. Credo che se gli interventi si sommassero insieme, vi sarebbe un unico intervento con accenti diversi, ma con un'unica struttura concettuale ed un'unica proposizione legislativa.
Questo non è il risultato di un compromesso. Voglio sottolineare che non c'è stato un compromesso tra maggioranza e opposizione, ma c'è stato un lavoro congiunto di maggioranza e opposizione che ha approdato ad un risultato, a mio avviso, istituzionale. Non siamo di fronte ad una normativa particolare. Siamo di fronte ad una normativa che tocca il modo di essere e di funzionare dello Stato all'interno di un processo.
Presidente Buttiglione, certamente l'Unione europea è una costruzione ed è molto diversa sia dallo Stato nazionale sia dallo Stato federale. È una novità. Ciò che facciamo fatica ancora a capire è che siamo di fronte non ad un modello storico, ma ad un modello che si sta costruendo. Per questo è importante che anche la legislazione interna segua questo processo di adeguamento costante all'evoluzione che si porta avanti in Europa. È questa la difficoltà di questo provvedimento, cioè mettere insieme un processo dinamico, senza riferimenti a modelli consolidati nel passato, guardando al futuro senza cadere sulla disarticolazione, ma cercando di rafforzare invece l'articolazione dell'ordinamento interno.
Questo è stato il lavoro e questo è l'approdo con cui oggi noi chiudiamo questa fase. Mi esprimerò successivamente nel merito dei singoli emendamenti e mi auguro che siano ritirati (spiegherò poi le motivazioni specifiche) perché credo che l'equilibrio sia stato sapientemente costruito e che l'introduzione di un elemento, anche al di là della bontà dell'espressione, rischi di mettere in gioco un equilibrio istituzionale estremamente delicato. Pag. 30
Credo che abbiamo raggiunto l'obiettivo che volevamo. Il Governo si è espresso in Commissione, tornerà a farlo in Aula sugli emendamenti, ma il problema più difficile è quello che nasce dopo: riuscire ad attuare la legge. La complessità della legge richiederà estrema attenzione per non cadere in tentazioni burocratiche di cristallizzazione.
Questa legge in esame, infatti, andrà gestita dinamicamente con riferimento non alla creazione di modelli rigidi, ma alla creazione di modelli che sappiano accompagnare il processo di crescita.
È una sfida molto grande per le regioni, per il Governo nazionale e per il Parlamento, che è chiamato a svolgere un ruolo non di interdizione, ma di contributo all'elaborazione della posizione nazionale, sia in termini ascendenti, sia in termini discendenti.
Ringrazio ancora tutti: lei, signor Presidente, la Commissione e il Ministro Ronchi per l'impulso che ha dato. Credo che possiamo essere soddisfatti del fatto che, nonostante la bufera politica che incombe tra maggioranza ed opposizione, vi sia il senso istituzionale di qualcosa che si fa non per questo o per quel Governo, ma per il nostro Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Realacci ed altri; Zacchera; Marchi ed altri; Fava ed altri; Stradella e Carlucci; Luciano Rossi ed altri; Razzi ed altri: Disciplina dell'attività di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura edilizia (A.C. 60-496-1394-1926-2306-2313-2398-A) (ore 13).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Realacci ed altri; Zacchera; Marchi ed altri; Fava ed altri; Stradella e Carlucci; Luciano Rossi ed altri; Razzi ed altri: Disciplina dell'attività di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura edilizia.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 1 marzo 2011.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il Presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la Commissione VIII (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, onorevole Lanzarin, ha facoltà di svolgere la relazione.

MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'iter del provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea è iniziato il 25 febbraio 2009 ed è il risultato di approfondite valutazioni svolte nell'ambito del Comitato ristretto, sede in cui, tra l'altro, sono state unificate quattro proposte di legge presentate sia dalla maggioranza che dall'opposizione.
Si tratta, nello specifico, delle proposte di legge: n. 60 d'iniziativa dei deputati Realacci ed altri, n. 496 d'iniziativa del deputato Zacchera, n. 1394 d'iniziativa dei deputati Marchi ed altri, n. 1926 d'iniziativa dei deputati Fava ed altri, n. 2306 d'iniziativa del deputato Stradella e Carlucci, n. 2313 d'iniziativa dei deputati Luciano Rossi ed altri, n. 2398 d'iniziativa dei deputati Razzi ed altri, tutte vertenti sulla disciplina dell'attività professionale di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura edilizia.
In data 1 marzo 2011 si è concluso l'esame in sede referente. Il nuovo testo, come risultante dalle votazioni degli emendamenti, si compone ora di diciassette articoli. Pag. 31
Occorre premettere che una nuova disciplina del settore dell'attività professionale in edilizia - termine questo che sintetizza la definizione dei principi fondamentali dell'attività professionale di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura edilizia - è ritenuta di estrema necessità e che il Parlamento ha iniziato a discuterne già a partire dalla XIV legislatura con l'atto Camera n. 5315, presentato il 30 settembre 2004, il cui iter non si è concluso, poi ripreso nella passata legislatura con l'atto del Senato n. 491, presentato il 23 maggio 2006.
Pertanto, l'argomento del provvedimento in esame è quanto mai urgente e sentito, anche in considerazione del fatto che il settore dell'edilizia, proprio per la mancanza di regolamentazione, è sempre stato considerato come un bacino di accoglienza di manodopera poco qualificata la quale, tagliata fuori da altri settori strategici dell'economia, cerca di realizzare un profitto mettendosi a lavorare in proprio anche senza la dovuta preparazione, con ripercussioni negative sulla tutela del consumatore.
Sotto questo profilo si osserva, infatti, che è sempre più consistente la frammentazione delle imprese che operano nel settore, molte delle quali offrono una scarsissima qualità dei prodotti, evadono le tasse e creano occupazione non regolare, a svantaggio dell'intero comparto.
Inoltre, come evidenziato anche nelle relazioni introduttive delle citate proposte di legge, la concorrenza sleale delle imprese che operano abusivamente sul mercato, l'incremento dell'evasione fiscale e la conseguente riduzione degli standard qualitativi dei prodotti e della sicurezza nei cantieri rappresentano gli ostacoli più grandi alla crescita del mercato, allontanandoci dai livelli competitivi raggiunti da altri Paesi europei.
Senz'altro questa tendenza, volta a una maggiore trasparenza, è sostenuta dalla proroga delle agevolazioni fiscali - IRPEF ed IVA - attuate dal Governo in materia di ristrutturazioni. Si tratta di agevolazioni che per la loro struttura e modalità di applicazione si pongono anch'esse contro il lavoro nero e l'evasione fiscale.
Pertanto, per superare una situazione che rischia di diventare inaccettabile, è necessario introdurre per coloro che intendono operare nel settore il possesso di alcuni requisiti di carattere tecnico-professionale, correlati a specifici requisiti di onorabilità e, con riferimento alla struttura organizzativa e gestionale dell'impresa, ad appositi requisiti di capacità organizzativa e finanziaria, il tutto con la principale finalità di tutelare il consumatore finale, ossia il committente del lavoro edile, da imprese di scarsa qualità tecnico-professionale o di dubbia correttezza.
In definitiva ribadiamo come il tema della riqualificazione professionale nel settore dell'edilizia costituisca un primo passo verso la qualificazione delle imprese e che la nuova disciplina che stiamo per approvare consente di investire nella qualificazione delle imprese in un'ottica di contrasto del lavoro nero e di tutela di una concorrenza basata sulla qualità delle prestazioni piuttosto che sul costo del lavoro e sul meccanismo del massimo ribasso delle gare di appalto.
Quanto al contenuto del provvedimento, l'articolo 1 reca i predetti principi e le finalità delle proposte in esame. Il comma 2 stabilisce, inoltre, che l'esercizio delle attività professionali in edilizia rientra nella sfera della libertà di iniziativa economica privata, ai sensi dell'articolo 41 della Costituzione. Il medesimo comma prevede che la disciplina proposta è volta ad assicurare l'adozione di criteri di omogeneità dei requisiti professionali e la parità di condizioni di accesso delle imprese e degli operatori professionali del settore al mercato, nonché a garantire la tutela dei consumatori e dei lavoratori per i relativi aspetti legati all'esercizio dell'attività professionale. Il nuovo comma 3 fa salve le competenze costituzionalmente riconosciute alle regioni ai sensi del Titolo V, parte seconda, della Costituzione e prevede forme di concertazione ed intesa con le autonomie regionali ai fini dell'applicazione della disciplina in esame. Pag. 32
L'articolo 2 definisce il campo di applicazione della legge, comprendendovi (comma 1, lettera a)) gli interventi di costruzione, ristrutturazione, restauro, risanamento conservativo e manutenzione ordinaria, nonché (comma 1, lettera b)) i lavori di completamento e di finitura. Restano escluse dall'ambito di applicazione le attività di promozione e di sviluppo di progetti immobiliari e le attività di restauro, conservazione e manutenzione di beni culturali. Ai sensi del comma 4, l'accesso alla professione di costruttore edile è subordinato al possesso di una serie di requisiti definiti nei successivi articoli della proposta, fermo restando quanto previsto dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi.
L'articolo 3 prevede l'istituzione, presso ciascuna Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, della sezione speciale dell'edilizia, alla quale sono tenuti a iscriversi tutti coloro che esercitano una delle attività previste.
L'articolo 4 disciplina i requisiti di idoneità professionale del responsabile tecnico e responsabile per la prevenzione e la protezione di cui agli articoli 31 e seguenti del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, che possono coincidere in un unico soggetto a ciò designato.
L'articolo 5 riguarda i requisiti di onorabilità, che devono essere posseduti dal titolare, dal legale rappresentante pro tempore e dagli amministratori nel caso di società, e dal responsabile tecnico.
L'articolo 6 riguarda in particolare i requisiti morali del responsabile tecnico, mentre l'articolo 7 reca i requisiti di idoneità professionale che il medesimo deve possedere.
Ai sensi dell'articolo 8, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con la Conferenza Stato-regioni, sentite le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale, sono definiti i programmi di apprendimento, i livelli di approfondimento, le modalità per la formazione delle commissioni d'esame e per l'accreditamento degli enti autorizzati allo svolgimento dei corsi e al rilascio dell'abilitazione professionale del responsabile tecnico. Successivamente, le regioni provvedono alla regolamentazione dei corsi, alle prove d'esame nonché all'accreditamento degli enti autorizzati, attribuendo priorità agli enti bilaterali del settore edile tra le associazioni di categoria dei datori di lavoro e dei lavoratori firmatarie dei contratti collettivi nazionali e comparativamente più rappresentative a livello nazionale.
I corsi di apprendimento, differenziati nella durata e nel livello di approfondimento, dovranno riguardare le seguenti materie: urbanistica ed edilizia; normativa tributaria; normativa contrattuale di settore per i lavoratori e legislazione previdenziale ed assistenziale; salute e sicurezza sul lavoro, prevenzione e protezione dei rischi negli ambienti di lavoro; normativa ambientale; normativa tecnica; uso dei macchinari, delle attrezzature e degli impianti; tutela dei consumatori; contrattualistica privata; organizzazione e gestione di impresa. Il nuovo comma 5 prevede i poteri sostitutivi del Presidente del Consiglio di cui all'articolo 120, secondo comma, della Costituzione, in caso di mancata adozione delle disposizioni regionali.
Ai sensi dell'articolo 9, all'atto dell'iscrizione alla sezione speciale dell'edilizia deve essere dimostrato il possesso, o la disponibilità attraverso locazione finanziaria o noleggio, dell'attrezzatura necessaria all'esercizio dell'attività edile che, limitatamente alle attività di cui all'articolo 1, comma 2, lettera a), deve assumere un valore minimo di 15 mila euro.
L'articolo 10 attribuisce alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura i seguenti compiti: verifica dei requisiti richiesti per l'iscrizione al registro dell'edilizia; controllo periodico, mediante verifiche annuali anche a campione, sulla sussistenza dei requisiti; coordinamento e funzionamento del sistema del registro dell'edilizia; comunicazione alla Cassa edile di riferimento competente dell'avvenuta Pag. 33iscrizione. Ai relativi oneri si provvede con il diritto di prima iscrizione e un diritto annuale determinato in modo da garantire la copertura dei nuovi o maggiori oneri.
Con l'articolo 11 si autorizzano le regioni, sentite le imprese del settore, a prevedere sistemi premianti a favore delle piccole e medie imprese che partecipano alla realizzazione di progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro previsti all'articolo 11, commi 3-bis e 5 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. Gli articoli 12 e 13 regolano, rispettivamente, le modalità di sospensione e decadenza dell'attività nonché il periodo transitorio, nel quale la prosecuzione dell'attività delle imprese già operanti nel settore è subordinata alla comunicazione del nominativo del responsabile tecnico.
Gli articoli 14 e 15 regolano le sanzioni amministrative, destinando il 50 per cento delle relative entrate prioritariamente per l'organizzazione dei controlli sull'attività edilizia da parte dei comuni, mentre la restante parte è devoluta alle regioni per essere destinata all'organizzazione e al funzionamento dei corsi di apprendimento. L'articolo 16, al fine di assicurare una costante attività di monitoraggio sull'applicazione della legge, affida ai comuni un onere di comunicazione tempestiva di tutte le violazioni accertate alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura territorialmente competente. Il nuovo articolo 17 reca la clausola di neutralità finanziaria. In conclusione rilevo che le attività esercitate nel settore edile richiedono iniziative indirizzate non tanto ad accrescere i controlli burocratici quanto ad individuare gli strumenti sostanziali in grado di far crescere le capacità culturali e le competenze tecniche professionali degli operatori e degli stessi imprenditori del settore.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, esprimo innanzi tutto la soddisfazione per un lavoro congiunto e unitario che ha permesso, sia in Commissione VIII che con il contributo delle altre numerose Commissioni coinvolte, di giungere ad un testo unitario condiviso partendo da sette proposte di legge. È la dimostrazione che il dialogo e il confronto in Parlamento sono possibili quando c'è la volontà politica, quando la maggioranza o il Governo non procedono con forzature o a colpi di fiducia, e che il Partito Democratico è sempre disponibile a dare il suo contributo di merito. Affrontiamo un tema importante e sentito, come dimostra anche il fatto che le stesse associazioni di categoria maggiormente interessate hanno avanzato loro proposte. Quindi abbiamo avuto un dialogo con le parti sociali che ha occupato in termini rilevanti il lavoro di istruttoria e di approfondimento. Stiamo operando per dare una disciplina all'attività professionale di costruttore edile e all'attività professionale di completamento e finiture in edilizia. Un settore privo di regole per l'accesso e di requisiti per svolgere l'attività imprenditoriale, e che riteniamo abbia bisogno di regole con un obiettivo fondamentale, cioè far sì che chi avvia e svolge una attività imprenditoriale nel settore dell'edilizia abbia le competenze necessarie per garantire la sicurezza dei lavoratori e degli utenti.
Parliamo di un settore fondamentale per lo sviluppo del Paese come quello dell'edilizia. La discussione su questa proposta di legge e, poi, la presentazione delle singole proposte, sia in questa, che, come veniva ricordato dalla relatrice, nelle precedenti legislature, si sono avviate in una fase economica certamente molto diversa da quella attuale. Eravamo al culmine di una fase di forte crescita del settore delle costruzioni, una fase in cui l'interrogativo Pag. 34era sulla sostenibilità ambientale e sociale di un'espansione edilizia urbanistica molto consistente. Poi la crisi economica ha colpito in modo rilevante l'edilizia; siamo di fronte, in tante realtà, all'invenduto e all'arresto di progetti precedenti. Si potrebbe pensare che questa legge non sia più necessaria, ma non credo sia così. La forte crescita del settore si era manifestata anche in termini di numero delle imprese iscritte, un elemento che testimoniava, da una parte la vitalità del settore e una propensione all'imprenditorialità, che è una caratteristica del nostro sistema produttivo, ma, contemporaneamente, era anche l'espressione di una crescita senza regole che ha portato, accanto alla presenza di operatori qualificati, a tanti che si sono improvvisati imprenditori edili. Non mancavano, ma al contrario erano consistenti, le presenze di aziende con un solo operatore, l'imprenditore stesso, e con un livello organizzativo del tutto inadeguato. Si è parlato di falsi lavoratori autonomi; «Autonomi per finta» si intitolava un convegno della FILCA-CISL dell'Emilia-Romagna tenutosi a Modena alla fine del 2008.
Sappiamo che l'edilizia è uno dei settori in cui maggiormente si manifestano fenomeni degenerativi che sfociano in concorrenza sleale basata sull'illegalità. Abbiamo, quindi, evasione fiscale, evasione contributiva, non rispetto delle normative, lavoro nero, da cui derivano vari aspetti negativi: concorrenza sleale, in cui sono penalizzate le imprese che rispettano le leggi e le diverse regole; effetti rilevanti sulla sicurezza dei lavoratori in termini di perdite di vite umane e di gravi incidenti ed infortuni sul lavoro; rischi per gli utenti, per i consumatori, in riferimento alla qualità del prodotto. Aggiungo che l'edilizia è uno dei settori in cui maggiormente si registrano infiltrazioni e radicamenti delle organizzazioni criminali mafiose, un fenomeno che non riguarda solo alcune regioni del Mezzogiorno, ma, come ci segnalano tutti rapporti della DNA e della DIA, ormai si manifesta, in un modo sempre più preoccupante, in tutto il territorio nazionale. La crisi fa superare questi problemi? Non credo e, quindi, credo vi sia la necessità di questa legge perché proprio la crisi provoca rischi maggiori di difficoltà per le aziende che cercano di operare con professionalità, competenza, qualità e rispetto delle regole. Oltre a ciò, questo settore non potrà riprendere come prima; sempre più deve avere come riferimento la riqualificazione dell'esistente, a partire dagli interventi per aumentare l'efficienza energetica degli edifici. Sempre più c'è bisogno di qualità e, allora, non possiamo più permetterci che non vi siano requisiti richiesti per questa attività imprenditoriale. Occorre darsi strumenti per ripulire il mercato dagli operatori abusivi o poco qualificati che fanno concorrenza sleale alle imprese sane, quelle che pagano le tasse e i contributi ai loro dipendenti, che rispettano le misure di sicurezza previste dalla legge e che adempiono a tutti gli obblighi che le normative vigenti impongono.
La normativa che viene proposta ha dovuto affrontare diverse questioni complesse, tra cui l'equilibrio tra le competenze dello Stato, nell'ambito della legislazione esclusiva in materia di tutela della concorrenza e di legislazione concorrente in materia di professioni, e le competenze delle regioni e il ruolo delle Camere di commercio il rispetto dell'articolo 41 della Costituzione, in riferimento alla libertà di impresa. Così come è stato significativo il lavoro per una precisa individuazione delle attività a cui sono rivolte le disposizioni della legge. Un punto qualificante della legge è la previsione secondo la quale, per l'iscrizione alla sezione speciale dell'edilizia presso le Camere di commercio, chi esercita questa attività indichi un responsabile tecnico, cioè una figura che deve essere in possesso dei requisiti di idoneità professionale, conseguiti nei processi scolastici o universitari, di un'esperienza lavorativa, accompagnata dalla frequenza a corsi di apprendimento o con idonei corsi di formazione professionale.
Sono altresì importanti i requisiti di onorabilità richiesti per l'esercizio della professione di costruttore edile e i requisiti morali richiesti al responsabile tecnico. In Pag. 35tal senso la legge ha bisogno per la sua attuazione di programmi di studio e apprendimento, la cui attuazione viene demandata ad intese del Ministro dello sviluppo economico e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome. Non di minor conto sono i requisiti richiesti sul piano della capacità organizzativa. Sono requisiti - ritengo - minimi di valore almeno pari a 15 mila euro per quanto riguarda attrezzature di lavoro e mezzi d'opera. È importante tuttavia, anche se minimi, che sia stabilito questo principio accanto ad altri tre: le attrezzature di lavoro e i mezzi d'opera devono essere conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla legge sulla sicurezza del lavoro, devono essere adeguati in relazione all'attività da esercitare e devono essere stati acquisiti con modalità stabilite dalla legge.
Sono scelte qualificanti di questa proposta di legge anche il ruolo di controllo delle camere di commercio; la possibilità per le regioni di sistemi premianti per le aziende che si contraddistinguono nel campo della sicurezza sul lavoro; gli aspetti relativi alla sospensione e decadenza delle attività e alle sanzioni. La legge prevede anche un periodo transitorio congruo per le aziende già operanti per adeguarsi alle nuove normative.
Aggiungo una considerazione conclusiva: l'articolo 17 concerne la clausola di neutralità finanziaria e prevede che, fatto salvo quanto previsto agli articoli 8, 10 e 14 - e cioè che gli oneri derivanti dall'organizzazione dei corsi di apprendimento e delle prove di esame siano posti a carico dei soggetti richiedenti, che agli oneri sostenuti dalle camere di commercio si faccia fronte con i fondi introitati con il diritto di prima ispezione e con un diritto annuale corrisposto alle stesse e che l'utilizzo delle sanzioni debba andare per il 50 per cento all'organizzazione dei controlli da parte dei comuni sull'attività edilizia e la restante parte alle regioni per i corsi di apprendimento - le amministrazioni competenti provvedono all'attuazione della legge nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Credo si possa andare oltre rispetto a questa clausola di neutralità finanziaria nel senso che, se ben applicata, questa legge può contribuire a ridurre l'evasione fiscale, l'evasione contributiva e il lavoro nero e, quindi, a produrre più entrate per lo Stato. Può far crescere l'economia sana e regolare e la legalità e costituire un piccolo argine contro la criminalità organizzata; tutto ciò ha effetti positivi anche per la finanza pubblica. Può contribuire all'osservanza delle norme sulla sicurezza sul lavoro con minori costi umani, sociali e finanziari. Anche per questo è una proposta di legge che merita di essere approvata e a cui il Partito Democratico ha dato il suo rilevante contributo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, mi associo a quanti hanno valutato con favore il lavoro compiuto su questa proposta di legge, un lavoro costruttivo che ha trovato un'ampia, amplissima condivisione in Commissione. Anche questa volta si è dimostrato che molte volte le tensioni dell'Aula non si riflettono nelle Commissioni parlamentari, che lavorano con serenità per trovare soluzioni a problemi che tutti noi, ognuno dal proprio punto di vista, viviamo, sui quali riceviamo sollecitazioni, che osserviamo parlando con gli operatori e, proprio perché la conflittualità certe volte non ce ne dà la possibilità, non vengono risolti. Questo è un caso diverso e ne siamo soddisfatti anche perché, in ogni grande Paese, le difficoltà legate alle crisi economiche si sono sempre risolte proprio sostenendo e rilanciando il settore dell'edilizia.
Evidenzio solo una piccola parte critica: vi sono le grandi opere ferme, il piano casa che, al di là delle parole, non è stato avviato. Invece oggi con la proposta di Pag. 36legge in esame abbiamo una luce, perché era necessario dare ordine ad un comparto che, oltre a vivere le difficoltà economiche del momento, vive e si trascina problemi che, ogni giorno, si amplificano, problemi che riguardano direttamente le modalità di operare in un settore che vede - è già stato detto anche prima - la possibilità di infiltrazioni di illegalità o di mobilità di lavoro al di fuori delle regole molto più forte che in altri settori.
Era necessario dare ordine, anche perché noi vediamo in questo campo troppe imprese che nascono dal nulla, troppe imprese che partecipano magari anche a tante gare, troppe imprese che muoiono prima di dare realizzazione compiuta alle opere. Questi - lo voglio ricordare - sono costi che non ricadono solo sul privato, ma, nel complesso, su una società che si trova tante opere fatte a metà, perdite di tempo, lavori che poi alla fine costano e non danno servizi. Ciò vale un po' per tutti, perché la questione della concorrenza sleale ha portato ad un abbassamento di livello qualitativo del lavoro, oltre a tutte le implicazioni che riguardano il lavoro nero, dal problema fiscale, l'evasione, al problema della sicurezza, perché sono troppi i morti che ogni giorno si riscontrano in questo Paese - un Paese avanzato, poiché è una delle potenze del mondo - per problemi non di eventualità non calcolabili, ma proprio per malafede, incapacità ed altre volte anche per modalità di lavoro che vanno ben oltre. Infatti vorrei ricordare che sono tanti, dico troppi, perché le cose vanno dette come stanno, i lavoratori indisciplinati, sono tanti anche questi, ma sono tanti anche i lavoratori costretti a lavorare in condizioni di non sicurezza.
In ordine a tale aspetto dico per inciso al sottosegretario che dobbiamo lavorare rapidamente anche sulla riforma del sistema degli appalti, che è complicato, farraginoso e molte volte premia i più furbi, che poi per recuperare competitività si rivalgono con questo sistema dei subappalti, costringendo proprio i subappaltatori a lavorare in condizioni che sono fuori da ogni regola e che portano alle disfunzioni che abbiamo tutti enunciato.
Dunque, è importante il provvedimento in esame ed è importante la modalità con la quale è stato affrontato. Saranno importanti le modalità di applicazione, perché ci vorrà equilibrio, ci vorrà rigore in tutto e in ogni parte del Paese, ci vorrà un controllo territoriale vero. Tutti i giorni in televisione si mostrano servizi - e li viviamo anche direttamente - su controlli non effettuati, specialmente in questo settore. Dunque, abbiamo bisogno di controlli seri e di un'applicazione vera di una legge importante. Infatti, le regole servono, sono necessarie, non devono distruggere quello che vi è di buono, devono regolamentare, perché la parola responsabilità non è solo una parola ma dovrebbe essere un modo di vita e, se la responsabilità diventa un modo di vita, automaticamente ciò significa dare, nel rispetto delle regole, in un mercato che viene sottratto all'illegalità di cui dicevamo prima, un'opportunità vera ai giovani.
Sono tanti i giovani che, in questo settore, vorrebbero operare e fare qualcosa, che hanno frequentato scuole che esistono in ogni regione, ma che, purtroppo, non riescono, perché la concorrenza sleale - il termine «sleale» è quasi un eufemismo, perché è una concorrenza brutale - in questo campo non glielo permette.
Dunque, si tratta di un passo in avanti importante, anzi, oserei dire molto importante. Non è che con una legge risolviamo tutto: dobbiamo impegnarci tutti quanti per far sì che questo momento - che si concluderà oggi o domani, almeno nel nostro ramo del Parlamento - diventi un segnale di fiducia per tutti coloro che, in questo Paese, vogliono vivere, rispettando le regole. Vale per tutte le aree del nostro Paese, ma vale principalmente al fine di dare una speranza a quei giovani che vedono ancora, in una storia che si richiama ai 150 anni dell'unità d'Italia, un grande futuro per questo Paese. E vorrei ricordare che sono la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tortoli. Ne ha facoltà.

ROBERTO TORTOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema della riqualificazione professionale nel settore dell'edilizia rappresenta un primo passo verso la qualificazione delle imprese. La nuova disciplina prevista dal provvedimento in discussione contiene, a mio giudizio, una serie di disposizioni innovative e contemporanee volte ad investire nella qualificazione delle imprese, in un'ottica di contrasto del lavoro nero e di tutela di una concorrenza basata sulla qualità delle prestazioni, piuttosto che sul costo del lavoro o sul meccanismo del massimo ribasso nelle gare d'appalto. Un primo passo, quindi, per disciplinare meglio l'attività delle imprese di costruzione che, negli anni passati, avevano sofferto di una grave mancanza di regole.
Il presente provvedimento, pertanto, intende delineare un sistema di selezione per l'accesso alla professione di costruttore edile, esclusi, quindi, coloro che effettuano mera attività di promozione immobiliare, finalizzato a garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori, la compatibilità ambientale degli interventi, la sicurezza della qualità e della durata dei prodotti finali, nonché la soddisfazione delle esigenze dei consumatori.
Il testo unificato, come risultante dagli emendamenti e articoli aggiuntivi approvati dalla Commissione di merito, mira, quindi, a definire i principi fondamentali dell'attività professionale di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura in edilizia - denominate «attività professionali in edilizia» - nell'ambito delle competenze attribuite allo Stato dalla Costituzione in materia di tutela della concorrenza e delle professioni.
In particolare, l'articolo 1 reca i predetti principi e le finalità, specificando che il presente provvedimento, nell'ambito della legislazione esclusiva in materia di tutela della concorrenza e della legislazione concorrente in materia di professione di cui all'articolo 117 della Costituzione, reca i principi fondamentali di disciplina per l'accesso all'attività di costruttore. Si stabilisce che l'esercizio delle attività professionali in edilizia rientra nella sfera della libertà di iniziativa economica privata, ai sensi dell'articolo 41 della Costituzione, prevedendo che la disciplina proposta sia volta ad assicurare l'adozione di criteri di omogeneità dei requisiti professionali e la parità di condizioni di accesso al mercato delle imprese e degli operatori professionali del settore, nonché a garantire la tutela dei consumatori e dei lavoratori per i relativi aspetti legati all'esercizio dell'attività professionale.
L'articolo 2 definisce il campo di applicazione della legge, escludendo le attività di promozione e di sviluppo dei progetti immobiliari, nonché le attività di installazione di impianti. Ai sensi del comma 3, l'accesso alla professione di costruttore edile è subordinato al possesso dei requisiti di cui ai successivi articoli 4, 5, 6, 7 e 9, fermo restando quanto previsto dall'articolo 27 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi.
L'articolo 3 prevede l'istituzione della sezione speciale dell'edilizia, stabilendo che, presso ciascuna Camera di commercio, industria, artigianato ed agricoltura, sia istituita la sezione speciale dell'edilizia articolata in due subsezioni.
L'articolo 4 disciplina i requisiti di idoneità professionale del responsabile tecnico e del responsabile per la prevenzione e la protezione, di cui agli articoli 31 e seguenti del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, che possono coincidere in un unico soggetto a ciò designato.
Più specificatamente, il comma 1 prevede che l'esercizio della professione di costruttore edile sia subordinato alla designazione, all'atto dell'iscrizione alla sezione speciale dell'edilizia di cui all'articolo 3, del responsabile tecnico.
L'articolo 5 prevede che l'esercizio della professione di costruttore edile sia subordinato al possesso di alcuni requisiti di onorabilità; è necessaria, in sostanza, l'assenza Pag. 38di procedimenti in corso per l'applicazione di misure di prevenzione e non devono sussistere sentenze definitive di condanna, decreti penali di condanna irrevocabile o sentenze di applicazione della pena su richiesta delle parti, per delitti contro la pubblica amministrazione e delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio, per i delitti di ricettazione, riciclaggio, emissione di assegni a vuoto, insolvenza fraudolenta, bancarotta fraudolenta, usura, sequestro di persona a scopo di estorsione e rapina. È da rilevare inoltre come la Commissione Ambiente, nel corso dell'esame del provvedimento, abbia inserito tra i predetti requisiti anche il fatto di non aver riportato condanne per reati che offendono beni ambientali, paesaggistici e archeologici.
L'articolo 6 invece indica in particolare i requisiti morali del responsabile tecnico, prevedendo il divieto di esercitare l'attività qualora abbia riportato una condanna accertata con sentenza passata in giudicato.
L'articolo 7 dispone che il responsabile tecnico deve essere in possesso di una serie di requisiti di idoneità professionale che non vado ad elencare.
Ai sensi dell'articolo 8, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sono definiti i programmi di apprendimento, i livelli di approfondimento, le modalità per la formazione delle commissioni di esame e per l'accreditamento degli enti autorizzati allo svolgimento dei corsi e al rilascio dell'abilitazione professionale del responsabile tecnico.
L'articolo 9 detta i requisiti inerenti alla capacità organizzativa, prevedendo in particolare che, all'atto dell'iscrizione alla sezione speciale dell'edilizia, sia documentata la disponibilità di attrezzature di lavoro e di mezzi d'opera conformi ai requisiti di sicurezza, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, adeguati in relazione all'attività da esercitare ed acquisiti mediante contratti di vendita, noleggio, concessione in uso o locazione finanziaria che, limitatamente alle attività previste dall'articolo 2, devono avere un valore minimo di 15 mila euro. L'articolo 10 attribuisce alla camera di commercio, industria artigianato e agricoltura i seguenti compiti: verifica dei requisiti della presente legge richiesti per l'iscrizione al registro dell'edilizia; controllo periodico mediante verifica annuale, anche a campione, sulla sussistenza dei requisiti; coordinamento e funzionamento del sistema del registro dell'edilizia; comunicazione alla cassa edile territorialmente competente dell'avvenuta iscrizione. Agli oneri derivanti dal presente articolo si provvede con il diritto di prima iscrizione che viene determinato per il 2010 in 500 euro e sarà aggiornato annualmente in base alla variazione dell'indice dei prezzi.
Con l'articolo 11 si autorizzano le regioni, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, a prevedere sistemi premianti a favore delle piccole e medie imprese del settore che partecipano alla realizzazione di progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro previste dalle vigenti disposizioni legislative.
Gli articoli 12 e 13 regolano, rispettivamente, le modalità di sospensione e decadenza dell'attività nonché il periodo transitorio, nel quale la prosecuzione dell'attività delle imprese già operanti nel settore è subordinata alla comunicazione del nominativo del responsabile tecnico.
L'articolo 14 regola le sanzioni amministrative, destinando il 50 per cento delle relative entrate prioritariamente per l'organizzazione dei controlli sull'attività edilizia.
L'articolo 15 prevede, al comma 1, una serie di responsabilità per il direttore dei lavori che rappresenta il soggetto responsabile del controllo della sussistenza dell'iscrizione alla sezione speciale dell'edilizia di cui all'articolo 3, e definisce le relative sanzioni.
Con l'articolo 16, al fine di assicurare una costante attività di monitoraggio sull'applicazione della legge, si affida ai comuni l'onere di comunicazione tempestiva di tutte le violazioni accertate. Pag. 39
Infine, l'articolo 17, aggiunto dalla Commissione di merito rispetto al testo precedentemente trasmesso, reca la clausola di neutralità finanziaria, prevedendo che, ad eccezione degli articoli 8, 10 e 14, le amministrazioni competenti provvedano all'attuazione della legge nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
In definitiva, a mio giudizio, attraverso l'introduzione delle disposizioni contenute dal presente provvedimento, e nonostante una serie di perplessità espresse dalla Commissione bilancio della Camera dei deputati - in ordine agli aspetti finanziari e alle eventuali conseguenze sull'organizzazione delle Camere di commercio derivante dall'istituzione delle sezioni speciali per l'edilizia - nonché ulteriori criticità, ugualmente di carattere finanziario, che richiederebbero un ulteriore approfondimento del testo, sarà possibile rendere più attuale ed efficiente la disciplina professionale del costruttore edile attraverso il raggiungimento dei seguenti obiettivi, che il provvedimento in esame, a mio parere, complessivamente, indica, e cioè: una maggiore qualificazione delle imprese a garanzia dei cittadini consumatori, l'emersione del lavoro nero e, quindi, l'eliminazione della concorrenza sleale e una migliore sicurezza sul lavoro, obiettivo importantissimo dato che l'incidenza di gravi infortuni sul lavoro nel settore edilizio è ancora molto elevata (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Sardelli, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato. È iscritto a parlare l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, ha spiegato già bene la relatrice che il progetto di legge in discussione è frutto del lavoro della Commissione VIII, su ben quattro diversi testi presentati da parlamentari della maggioranza e da parlamentari dell'opposizione. In particolare, voglio citare i due testi che hanno come primi firmatari i deputati del Partito Democratico, Realacci e il collega Marchi.
Nel corso dei lavori della Commissione sono state audite le diverse associazioni di categoria, che hanno partecipato con attenzione ai nostri lavori, e che hanno prodotto suggerimenti, anche di carattere emendativo, rispetto ai testi iniziali. Proprio la numerosità dei progetti di leggi e l'attenzione delle associazioni di categoria - in particolare ricordo l'ANCE, la CNA e la Confartigianato - sono sintomo dell'attesa che l'intero settore ha, in qualche modo, tributato nei confronti di questa proposta di legge. Si pensi, peraltro, che sono già tre le legislature nelle quali si è cercato di approvare un disegno di legge analogo, sin qui senza successo. Speriamo che questa sia davvero la volta buona.
Questo progetto di legge colma un vuoto, anche importante: oggi, in sostanza, è possibile per chiunque inventarsi costruttore edile. Nessun requisito è previsto, nessuna garanzia bisogna fornire sia all'utilizzatore finale sia ai lavoratori dipendenti sia in materia di sicurezza sul lavoro. Eppure, in Italia, per mestieri altrettanto nobili, ma certamente meno impattanti sulla società stessa del nostro Paese, oltre che sull'economia, si richiedono corsi di formazione e veri e propri esami: basti pensare a lavori come quelli per manicure o dei parrucchieri, mentre nulla di tutto questo sin qui si chiede a chi voglia svolgere la propria professione di costruttore edile.
Lo sottolineava la relatrice, voglio ripeterlo anch'io: quali sono le conseguenze di un lavoro svolto in questo settore da soggetti dequalificati? Nessuna tutela per il consumatore, l'aumento del rischio di incidenti sul lavoro - a volte mortali e molto gravi - e rischi anche per la responsabilità penale della committenza, che, spesso ignara, si affida al costruttore senza sapere delle conseguenze che il committente stesso può avere in materia di sicurezza sul lavoro, qualora l'impresa non esegua in maniera corretta i lavori stessi. Inoltre, vi sono conseguenze penali e civili anche per altri professionisti che Pag. 40intervengano nella realizzazione dell'opera, penso alla direzione dei lavori o al responsabile per la sicurezza dei lavori stessi.
Un operatore dequalificato rischia anche di scegliere materiali non idonei, magari selezionati con l'unico criterio del risparmio o di utilizzare tecniche obsolete e non all'altezza dei tempi. È facile ricordare quali conseguenze può avere, ad esempio, la scelta di materiali carenti. Lo vediamo ogniqualvolta l'Italia è interessata da fenomeni sismici. Lo abbiamo visto in episodi tragici che ancora costituiscono ferite aperte nel cuore degli italiani, penso alla casa dello studente a L'Aquila o alle scuole in Molise.
C'è, inoltre, una conseguenza sul piano contributivo e fiscale. Lo diceva bene poco fa il collega Marchi. I lavoratori abusivi e in nero non pagano tasse, in questo modo deprivando lo stesso erario di un contributo utile per il bilancio dello Stato. C'è un film bellissimo dello scorso anno di un regista italiano Daniele Luchetti, si intitola La nostra vita, che rappresenta benissimo e in maniera decisamente migliore di quanto i nostri discorsi possano fare le realtà dei lavoratori del settore delle costruzioni dequalificati, abusivi e in nero con conseguenze effettivamente disastrose sulla nostra società.
Mi ha impressionato un dato fornitoci dagli uffici della Camera come sempre puntuali. Secondo il Cresme, la quota di mercato abusivo rappresenta il 60 per cento del valore della produzione di tutto il settore delle costruzioni. Il 60 per cento del mercato totale è affidato agli abusivi. C'è davvero da tremare e questo non è degno di un grande Paese come l'Italia. Peraltro, parliamo del 60 per cento di un settore niente affatto secondario per la nostra economia. Vediamo qualche numero. Il valore totale della produzione è pari a circa 200 miliardi di euro all'anno, 2 milioni di addetti pari all'8 per cento degli occupati di tutti i settori economici e pari al 28 per cento degli occupati nell'industria. Di questo stiamo parlando, quando parliamo del settore delle costruzioni.
Si tratta di un settore in crisi e non sarebbe giusto non utilizzare questa occasione anche per riflettere sulla crisi delle costruzioni e dell'edilizia in Italia questo momento. Secondo una recente indagine dell'ANCE nel 2009 si è assistito ad una riduzione della produzione del comparto pari al 6,8 per cento e, in particolare, meno 9,2 per cento per la nuova edilizia abitativa, meno 7,3 per cento per le opere pubbliche, meno 7 per cento per le costruzioni non residenziali private e meno 4 per cento per gli interventi di manutenzione delle abitazioni. Il tutto, considerato anche l'indotto, ha prodotto un calo complessivo di ben 200 mila addetti. Questi sono i dati del 2009 e per il 2010 e per il 2011 la tendenza non è sicuramente in senso migliorativo.
La gravità della situazione ha condotto ad una grande manifestazione tenutasi lo scorso autunno, i cosiddetti stati generali dell'edilizia. Si sono ascoltate grandi parole e grandi impegni, ma di fatto nulla è cambiato. Personalmente non disconosco al Ministro Tremonti il ruolo pure utile per i conti pubblici di «cerbero» controllore delle nostre finanze. Ma sono altrettanto certo che nessuna ripresa economica è possibile, nessuno sviluppo duraturo può essere assolutamente conseguito se non si investe nel settore economico anticiclico per eccellenza che, appunto, è l'edilizia.
Invece, nella situazione attuale la legge obiettivo è sostanzialmente ferma, in particolar modo al Mezzogiorno. Assistiamo a delibere CIPE che si susseguono sostanzialmente riprogrammando sempre gli stessi soldi. I finanziamenti però non si erogano, gli investimenti non avvengono, i cantieri non aprono, le opere non si realizzano.
Il piano del sud ad oggi è un ulteriore libro dei sogni. Anzi, abbiamo incontrato con un gruppo di deputati del Partito Democratico una delegazione dell'ANCE che ci ha esternato il rischio che si corre nel momento nel quale si pensa di riprogrammare le risorse del FAS nel Mezzogiorno per circa 30 miliardi di euro. Fare una riprogrammazione significa perdere mesi, se non anni, e, di conseguenza, non Pag. 41erogare soldi. Potrebbe anche essere questo l'obiettivo nascosto del Ministro Tremonti, ma sarebbe un obiettivo veramente dannoso per il comparto.
Che dire poi degli interventi per la messa in sicurezza del territorio per i dissesti idrogeologici? Una previsione di una legge approvata a fine 2009 che, fino ad ora, non ha prodotto nessun risultato: nessun appalto in questo settore è stato da quel momento ad oggi aggiudicato.
Il piano casa, propagandato anni fa da questo Governo come panacea di tanti mali, è ancora sostanzialmente fermo. Analoghe considerazioni valgono per il piano di edilizia scolastica e per quello di edilizia carceraria. Potremmo continuare questo elenco, perché in Commissione sono ferme le proposte di legge sul governo del territorio, sul sistema casa qualità e sulla riqualificazione dei centri storici. L'unica misura che ha prodotto un qualche beneficio è il credito del 55 per cento in materia fiscale, relativo a interventi per la riqualificazione energetica degli edifici. Si tratta di un intervento - voglio ricordarlo - della scorsa legislatura, del Governo Prodi, proposto, in particolar modo, dal gruppo del Partito Democratico.
Insomma, qual è la situazione? Vi è una grave difficoltà per l'assenza di investimenti pubblici e una grave difficoltà per i ritardi di pagamento. Con ciò vado a toccare un altro punto dolente di questo momento economico nel nostro Paese. Infatti, gli stati di avanzamento vengono pagati, qualche volta, a sei mesi, a nove mesi o a dodici mesi, con le conseguenze facilmente immaginabili per le imprese che hanno anticipato il materiale e che hanno pagato la manodopera. È evidente che le imprese solide annullano i guadagni, mentre le imprese più precarie rischiano di fallire, a maggior ragione quando l'impresa magari si è aggiudicata la commessa con il sistema del massimo ribasso e con ribassi che alcune volte superano il 50 per cento.
Altro problema serio è quello del sistema creditizio. Le imprese non riescono a ottenere credito dalle banche perché le banche sanno che lo Stato pagherà tardi le imprese stesse. Mi raccontava un imprenditore della mia città che, tanti anni fa, quando un'impresa si vedeva riconosciuto il certificato di pagamento da un ufficio appaltante, le banche la inseguivano per cercare di far sì che la stessa impresa portasse presso quegli sportelli il certificato, in maniera tale da scontarlo e da ottenere un beneficio. Oggi neanche quando vanno con un certificato di pagamento la banca anticipa i soldi, perché neppure le banche si fidano più dello Stato. Trovo questo fatto gravissimo.

GABRIELE CIMADORO. Bravo!

SALVATORE MARGIOTTA. Insomma, il settore soffre per il blocco degli investimenti, per le carenze e i ritardi della pubblica amministrazione, per l'inadeguatezza e la non collaborazione del sistema creditizio. Soffre molto, dal mio punto di vista, anche per un sistema di regole che andrebbe rivisto anche sulla scorta di un recente libro verde sugli appalti pubblici messo a punto dall'Unione europea.
In questo contesto, trovo intelligente e lungimirante che attraverso questo provvedimento il sistema delle imprese anzitutto miri a riformare se stesso. I soggetti economici acquisteranno così ulteriore credibilità e maggior titolo per pretendere che lo Stato faccia bene la propria parte. Abbiamo lavorato, come dicevano prima i colleghi, in maniera unitaria a questo testo in Commissione. Credo che il testo che ne è venuto fuori sia buono. Credo, altresì, che sia migliorabile e abbiamo presentato degli emendamenti, che poi illustreremo in sede di esame degli emendamenti stessi, in maniera particolare in relazione ai requisiti sulla capacità organizzativa e sulle caratteristiche del responsabile tecnico.
Un solo emendamento mi preme sottolineare anche qui e riguarda la cosiddetta tassa di prima iscrizione alla Camera di commercio. Penso che tale tassa vada eliminata. Penso che, appunto, per le difficoltà del settore che ho provato ad evidenziare, creare questo ulteriore diritto di prima iscrizione - così è scritto nel testo - sia assolutamente da evitare. D'altra Pag. 42parte, le imprese che si iscrivono alla Camera di commercio pagheranno i diritti annuali e, quindi, ogni anno pagheranno quanto è dovuto e che vi sia questa sorte di una tantum iniziale mi sembra inutile, vessatorio e controproducente in un momento così delicato, come quello che ho provato a descrivere.
Concludo, signor Presidente. Mi piace pensare che approvata questa norma tutto quanto visto nel film La nostra vita, che ho citato in precedenza, diventi un ricordo, un angosciante ricordo di anni trascorsi, trascorsi, se approveremo la legge, non invano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, siamo qui a discutere di una prossima legge e credo che l'intento di tutti sia quello di andare incontro un po' alle esigenze del sistema Italia.
Questo gruppo omogeneo di proposte di legge pare che giacesse in Parlamento da un po' di anni ormai, da cinque o sei anni. Noi dell'Italia dei Valori ci chiediamo anche se, dopo sei anni, rispondere in questa maniera sia il sistema migliore che possiamo adottare.
Ci siamo, anche in questa legislatura, più volte confrontati su uno snellimento della burocrazia, sulle modalità di fare impresa in un giorno. Qualche regione magari nella propria autonomia legislativa ha affrontato tale problema anche in modo più deciso, altre invece non se ne sono proprio interessate o preoccupate. Io guardo e fotografo questo sistema e dico che il mondo dell'edilizia è in crisi totale, perde più di 300 mila posti di lavoro, perde quote di mercato, perde capacità di concorrenza anche all'estero, quindi di penetrare anche su mercati che vanno fuori dal sistema Italia.
Ci sono imprese, centinaia di imprese per ogni singola provincia, che sono in liquidazione o in procedura di fallimento perché, pur avendo un po' di lavoro, non riescono più a riscuotere, specialmente quelle piccole, quelle che nascono con uno, due o tre imprenditori, tre addetti o quattro o cinque o dieci, che decidono di fare impresa. Probabilmente le grandi imprese in qualche maniera, vuoi per l'acconto del ponte sullo stretto di Messina che, anche se non si realizza, egualmente riescono a riscuotere, vuoi per altre strade in qualche maniera si salvano, a volte perché le stesse imprese sono partecipate o dirette da una banca o da banchieri e quindi in qualche maniera se la cavano. Tuttavia, il grande sistema delle imprese nel settore edilizio è in affanno, sta veramente portando i registri in tribunale.
Noi invece pensiamo ad una lotta al lavoro nero attraverso questo strumento, come se quelli che abbiamo adottato fino ad oggi non fossero efficaci. Credo, invece, che se avessimo più controlli, più risorse umane ed economiche predisposte a fare questi controlli probabilmente questo avverrebbe meno. Non si può leggere che il 60 per cento del lavoro in edilizia sia in nero. Credo che non sia colpa delle piccole imprese.
Rifletto anche sul fatto che il sottosegretario - vengo dalla terra lombarda, che il sottosegretario conosce benissimo e mi consenta, tra virgolette, frequenta anche un clan di vedove, se la cava in questo settore - sa bene che probabilmente molte delle regioni e delle province del nord, se non avessero avuto il modo di accedere al mondo dell'impresa con facilità, con l'iscrizione e la partita IVA e con una carriola e un martello, sarebbero molto, ma molto più povere di quanto sono adesso.
È vero che c'è una legge quadro dell'artigianato, che prevede che per fare il parrucchiere o per aprire un'attività del genere bisogna avere almeno cinque anni di esperienza, eppure questo è un lavoro molto più complicato. Tuttavia il legislatore ci aveva, a mio avviso, già dotato di strumenti quali la sicurezza sul luogo del lavoro, corsi di formazione continua per poter essere titolari della sicurezza sia delle imprese che dei luoghi di lavoro, la Pag. 43necessità di avere direttori di lavoro o di cantiere iscritti abilitati e perseguiti anche dal punto di vista sanzionatorio, qualora non rispettino le norme. Abbiamo anche un sistema di certificazione della qualità delle imprese e, attraverso la certificazione delle varie categorie delle imprese, abbiamo limitato la partecipazione a gare o cantieri complessi.
Abbiamo anche un sistema di controllo abbastanza veloce della regolarità contributive INAIL e INPS, il DURC (documento unico di regolarità contributiva), ma se non utilizziamo gli strumenti di cui disponiamo e pensiamo che tutti i mali oggi derivino dal fatto che si stanno creando imprese semplicemente perché molti extracomunitari, per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, non avendo più un lavoro subordinato e quindi una capacità di produrre reddito, si inventano un'impresa, allora questa questione va sicuramente affrontata, perché non va bene inventarsi dei palliativi e creare delle imprese solo per dare loro un pezzo di carta che gli consenta di soggiornare un anno in più sul territorio.
A proposito della questione delle fatturazioni false o di tutto quanto c'è attorno a un mondo di questo tipo, credo che non sia causato da queste piccole imprese ma da una non capacità di verifica sul campo del volume d'affari effettivo delle imprese e, quindi, dai sistemi di controllo incrociati che oggi probabilmente il sistema informatico ci permette.
Siamo sicuramente molto critici rispetto ad una soluzione di questo tipo. Abbiamo affrontato in questi tre anni il piano casa 1 e il piano casa 2 e qualcuno adesso invoca poteri centrali sostitutivi da parte dello Stato nei confronti delle regioni perché è colpa delle regioni che non sanno applicare le leggi che noi approviamo così bene, sono negligenti e dobbiamo fare tutto noi in Parlamento, come se fossimo così bravi. Non ci saremmo trovati in questa situazione, se il legislatore a Roma avesse fatto così bene il suo dovere di stimolatore del mercato.
A proposito della questione degli appalti pubblici, signor sottosegretario, ricordo che ad inizio legislatura avevamo ottenuto non ricordo più quanti miliardi di euro dalla BEI, la Banca europea per gli investimenti, erano 15 o 16 miliardi: ne avete visto uno speso in opere pubbliche? Oltre che annunciarli e segnarli in piani e programmi di Governo, vorremmo vederli concretamente.
In merito alla necessità di rispondere anche a direttive europee sulla regolarità dei pagamenti - e torno sulla questione del sistema bancario - ricordo che oggi, quando una ricevuta bancaria, una tratta, una cambiale - perché sono tornati a firmare le cambiali - vengono mandate indietro e non vengono pagate, le banche chiudono la disponibilità economica anche a imprese sane che si trovano in quel momento a incappare in un lavoro che incide magari per il 10, 20, 30 per cento e che non riescono a incassare - molto spesso anche in relazione a lavori pubblici - e sono condannati a chiudere per una situazione malata.
Quindi se il sistema è malato dobbiamo curarlo, magari anche chirurgicamente, e arrivare a produrre soluzioni diverse da queste. Ormai è una materia quasi completamente di competenza regionale e ci chiudiamo sugli albi; noi vogliamo liberalizzarli, rendere un po' più semplice l'accesso alle forme di impresa e invece ci chiudiamo dietro queste blindature.
Abbiamo naturalmente proposto una serie di emendamenti migliorativi, abbiamo fatto uno sforzo anche per dare un po' più corpo al provvedimento, sicuramente durante la votazione degli emendamenti anche nel Comitato dei nove faremo la nostra parte affinché si riesca a correggere in parte questo provvedimento che oggi è un provvedimento palliativo, che non va a incidere assolutamente su un settore agonizzante, che non vede una luce né una prospettiva nei prossimi mesi.
Invito pertanto il Governo a prendere seriamente in considerazione proposte più concrete e più efficaci di queste, che risultano di soddisfazione popolare ma sono effimere, come dice il mio collega Cimadoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

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ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, rubo solo un minuto perché mi sembra giusto anche riportare un attimo questo provvedimento, che racchiude alcune proposte di colleghi, al lavoro che è stato fatto in Commissione in questi due anni.
Non parte - lo dico all'amico Piffari - da proposte di legge ferme nel cassetto, ma invece è stato scritto di sana pianta due anni fa, su un'iniziativa di alcune associazioni di categoria che rappresentavano il settore edile, che però non è da confondersi né con il Piano casa né tanto meno con l'urbanizzazione presente all'interno dei nostri comuni. Se facciamo questa confusione, allora non abbiamo capito cosa vuol dire questo provvedimento, che invece vuole ridare dignità, importanza e garanzie ad un settore, quello dell'edilizia, da quella spicciola a quella grande. Pertanto, non c'entra nulla neppure la logica degli appalti in questo caso. Esso cerca di dare quella dignità che è venuta a mancare ad un settore che è controllato ma mai abbastanza, perché è un settore che ha avuto un boom incredibile negli ultimi anni. Ci sono colpe gravi anche per questo boom che oggi provoca la perdita di 300 mila posti di lavoro all'anno. Quando in una città che può ospitare settemila abitazioni, se ne costruiscono 20 mila, alla fine c'è questa grande bolla speculativa che prima o poi finisce. Oggi abbiamo città con PSC in approvazione per 10 mila nuovi alloggi, quando ve ne sono 10 mila ancora da vendere, sicché ci si chiede perché li andiamo a costruire.
Questa grande bolla dell'edilizia ha creato un arrivo di lanzichenecchi nel settore edile che ha provocato una perdita di dignità, di qualifica e di valore per chi questo lavoro l'ha sempre fatto seriamente e continua a farlo seguendo le regole e le leggi. C'è stata un'invasione anche di lavori in nero, di lavori non controllati, di lavori in subappalti strani. Tutto è stato una conseguenza di errori fatti nel passato. Noi vorremmo ridare questa dignità, con il coinvolgimento della Camera di commercio, la garanzia anche per l'utente finale di avere un'impresa che sia certificata, il che prevede magari quel minimo di scartoffie in più all'inizio, ma poi l'imprenditore a quel punto potrà dire di essere certificato e qualcuno riconosce il suo lavoro. Lo dico perché credo di essere l'unico artigiano edile in questo Parlamento e da tale...

GABRIELE CIMADORO. Partigiano edile.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Non partigiano, ma artigiano. Devo dire che il settore è un settore di grande dignità che però l'ha persa. Allora, vogliamo ridare questo spunto. Proprio questa richiesta veniva da chi tutti i giorni è impegnato a lavorare.
Lo hanno fatto diversi gruppi parlamentari, quasi tutti abbiamo presentato proposte di legge che se andate a leggere sono molto simili. Si differenziano di pochissimo. Il lavoro in Commissione è stato eccezionale insieme al Governo e insieme alla relatrice Lanzarin che è stata disponibile ad ascoltare ogni tipo di suggerimento. Abbiamo audito tutto il mondo che ruota intorno a questo settore e tutti si sono detti convinti che una regolamentazione di dignità andava fatta. Credo che in luogo delle polemiche politiche contro il Governo, oggi dovremmo dire che il Parlamento in Commissione e oggi in Aula ha fatto un grande sforzo e un grande lavoro per ridare dignità a un settore. Io di questo sono orgoglioso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 60-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Lanzarin.

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MANUELA LANZARIN, Relatore. Signor Presidente, non ho molto da replicare. Assistendo agli interventi abbiamo visto che il lavoro fatto in Commissione ha poi portato a questo testo unificato. È un testo che effettivamente mette in evidenza lo scopo di questa legge, ossia di regolamentare un settore in cui c'era una deregulation totale in questo momento. Sappiamo le conseguenze che ha avuto negli ultimi anni il fatto che non ci fossero delle regole certe regole e precise a cui attenersi. Quindi, credo che anche gli interventi che mi hanno preceduto abbiano messo in evidenza come effettivamente si vuole mettere mano a questo settore e si vogliono porre dei paletti. Ma non vogliono essere paletti che una volta sono stati letti come un po' troppo restrittivi, perché siamo consapevoli che è un settore molto variegato, in cui c'è un patrimonio artigianale fatto anche di molte piccole imprese familiari, che hanno una loro dignità, ma anche una loro specificità, che devono essere sicuramente salvaguardate tanto quanto le grandi imprese che operano in questo campo. Quindi sicuramente il provvedimento va in questa direzione, quella di rendere effettivamente anche più sicuro questo settore. Proprio il discorso della sicurezza nei cantieri è stato citato da più parti. Abbiamo ribadito anche il contenuto del decreto legislativo n. 81 del 2008 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, consapevoli che questa è una cosa molto importante, proprio per non dover affrontare poi gli incidenti che giornalmente dobbiamo affrontare anche come politici e come amministratori.
Credo sia molto importante anche la competenza che si è voluta riconoscere al territorio con la previsione delle casse edili e territoriali, degli enti bilaterali che, ricordiamo, sono gli enti che conoscono maggiormente la specificità e le caratteristiche di questo settore per quanto riguarda l'aspetto della formazione, ma anche ai comuni stessi nel senso che si è previsto, in prima fila, un controllo da parte di questi che, sicuramente, conoscono maggiormente il territorio e, quindi, sanno esercitare un controllo qualora si dovessero verificare incongruenze e irregolarità.
Per quanto riguarda l'ultimo intervento del collega Piffari dico che, sicuramente, la proposta di legge in esame doveva arrivare molto prima. Abbiamo già ripercorso il fatto che si tratta di una proposta di legge che ha subito degli stop e che, quindi, si è fermata per più legislature, ma non credo che ciò, in questo momento, sia un palliativo. È un primo passo rispetto ad un settore importante per l'economia del nostro Paese che vuole, effettivamente, essere regolamentato per poter superare - mi sembra che alcuni segnali in questo senso vi siano - quella crisi che ha sicuramente coinvolto questo settore e tutti i settori che di conseguenza, a cascata, si ricollegano al costruttore edile, all'impresa edile e, quindi, alla costruzione in generale (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, Mario Mantovani.

MARIO MANTOVANI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, svolgerò una brevissima replica solo per condividere il plauso emerso da parte di tutti gli intervenuti su una proposta di legge di prioritaria importanza per quanto riguarda gli aspetti della ripresa economica, ma, soprattutto, di una regolamentazione interna del settore.
Mi volevo complimentare, naturalmente, con il presidente della Commissione e con la Commissione intera per l'iniziativa assunta. Quella in esame è una proposta di legge sottoscritta da oltre sessanta parlamentari provenienti dalle diverse composizioni della Camera e, quindi, è sicuramente un provvedimento di grande interesse.
Mi complimento anche con il relatore. Poi, condivideremo oggi pomeriggio le questioni che riguardano gli emendamenti.
Non farei alcuna replica, ma solamente qualche chiarimento, visto che sono stati Pag. 46tirati in causa il Piano casa da parte degli onorevoli Libè, Margiotta e Piffari e la questione dell'edilizia scolastica da parte dell'onorevole Margiotta. Poiché si tratta di due argomenti che seguo direttamente, mi limito a fare una brevissima comunicazione.
Sul tema del Piano casa devo dire che in tre anni abbiamo investito 1 miliardo 656 milioni di euro. Francamente, trovo che sia un investimento di grande rilievo in relazione ad un tema al quale abbiamo dedicato, fin da subito, grande attenzione ed interesse, dimostrato non ultimo dal fatto che, con l'erogazione di 200 milioni di euro per l'ERP, sono già assegnati, approvati ed in costruzione circa 5.000 alloggi in tutte le regioni d'Italia.
Per quanto riguarda i 377 milioni di euro già impegnati siamo pronti per porli nella disponibilità del CIPE non appena verrà convocato. Sono stati distribuiti già in quattordici regioni, trovati gli accordi e, per questo, avremo la certezza della realizzazione di oltre ventimila alloggi che partiranno entro l'anno.
Per quanto concerne, infine, le questioni relative al tema dei Fondi di investimento, a maggio inaugureremo il primo progetto del Fondo stesso che riguarda un Fondo immobiliare d'investimento per 130 milioni di euro per 852 appartamenti che si realizzeranno a favore delle famiglie a basso reddito; la posa della prima pietra è prevista a maggio. Si tratta del primo progetto della legge n. 133 del 2008 che, come sapete, abbiamo approvato nei primi cento giorni di Governo e, quindi, credo che anche questi appartamenti facciano parte di una ripresa dell'attività del Piano casa.
Non ultimo, vi è il fatto che sul tema dell'edilizia scolastica, onorevole Margiotta, con riferimento ai 1.700 progetti che sono stati approvati per l'erogazione del primo stralcio di 358 milioni, sono già state firmate oltre mille convenzioni (mi riferisco all'intesa dell'anno scorso). È già in cassa il 45 per cento del primo stralcio, 358 milioni, e sono già partiti i lavori nelle scuole dove è possibile intervenire.
Dove non è stato possibile intervenire, perché trattasi di lavori interni, si aspetta giugno, ma sono già state firmate le convenzioni e, siccome lei sa che i fondi sono stati erogati direttamente ai sindaci e ai presidenti delle province, che sono i proprietari degli immobili, sono già in corso gli appalti, perché entro 60 giorni, quindi entro giugno, sicuramente partiranno.
Credo che sia un provvedimento non da poco, perché è la prima volta, credo, nella storia della Repubblica che nel giro di un anno dallo stanziamento dei fondi - sto parlando del miliardo per la sicurezza delle scuole, quindi dell'edilizia scolastica - cominciano i lavori nei comuni interessati.
Si tratta di un passaggio su cui, a titolo informativo, do queste notizie: parte adesso il secondo stralcio di 400 milioni (essendo fondi FAS, nelle otto regioni del sud) e abbiamo una direttiva della Commissione della Camera per quanto riguarda il bilancio sui 115 milioni che sono già stati istituiti e programmati e che saranno presto inseriti nel piano economico del Governo.
Questo per quanto concerne l'edilizia scolastica. A proposito di investimenti abbandonati, onorevole Piffari, mi sento di ricordarle che quelli che ho trovato fermi - parlo dei 550 milioni per l'ERP - lei sa che erano annunciati e non erano riscontrabili nel bilancio dell'anno scorso, anno di riferimento; comunque, 200 milioni li abbiamo investiti.
Ho trovato 100 milioni fermi da parte del precedente Governo per quanto riguarda le aree a tensione abitativa e sono stati già tutti distribuiti. Infine, ho trovato 311 milioni per quanto riguarda alcuni comuni, sempre a tensione abitativa, e sono stati tutti distribuiti. Sto parlando, forse, di piccoli interventi per quanto riguarda un tema importante del mio Ministero, che, però, credo facciano la differenza. Per il resto, non posso che congratularmi e ringraziare, anche per le scuse sul clan delle vedove che mi ha rivolto l'onorevole Piffari.

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PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative di competenza del Ministro della salute in materia di ospedali psichiatrici giudiziari - n. 3-01531)

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01531, concernente iniziative di competenza del Ministro della salute in materia di ospedali psichiatrici giudiziari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, nell'illustrazione sarò brevissima, perché mi riservo il tempo per la replica. Parliamo di OPG, che è non è una sigla famosa, ma è una sigla molto triste: ospedali psichiatrici giudiziari; parliamo di un monitoraggio condotto dalla Commissione di inchiesta del Senato e parliamo di una trasmissione, Presa diretta, che è andata in onda domenica sera su Raitre, dove è stato trasmesso il filmato che la Commissione - fortunatamente - ha girato, denunciando uno stato, che definire vergognoso è poco.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Anna Teresa Formisano.

ANNA TERESA FORMISANO. Mi auguro che il Ministro Fazio abbia visto la trasmissione.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Anna Teresa Formisano, le confermo di avere visto non la trasmissione, ma il filmato in audizione insieme con il Ministro Alfano, con cui abbiamo a fondo discusso la questione, della quale è anche al corrente il Presidente della Repubblica cui ho anche relazionato lo stato della vicenda.
Ricordo l'attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1 aprile 2008 in materia di ospedali psichiatrici giudiziari e mi riferisco al quesito specifico posto dall'onorevole interrogante, ovvero quale sia adesso l'iter per la chiusura di tre dei sei ospedali ipotizzata dalla Commissione di inchiesta. L'iter consiste in un piano che mira al superamento degli attuali istituti - ciò in base al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1 aprile 2008 - con l'istituzione di nuove strutture sempre dedicate agli internati che devono scontare una misura di sicurezza.
Sono previste tre fasi. Vi è una prima fase, già avviata, in cui la responsabilità viene assunta interamente dalle regioni in cui gli istituti hanno sede e di cui parleremo tra un momento. Contestualmente i dipartimenti di salute mentale, nel cui territorio di competenza esistono questi ospedali psichiatrici giudiziari, provvedono alla stesura di un programma operativo, che permette le dimissioni degli internati e di riportare nelle carceri di provenienza quelli che hanno manifestato disturbi psichici durante l'esecuzione delle pene e di assicurare che le osservazioni per l'accertamento di infermità siano espletate negli istituti ordinari.
Questi primi provvedimenti prevedono un primo sfoltimento del carico di riferimento, Pag. 48che poi deve rendere possibile una migliore gestione personalizzata. Vorrei ricordare che, mentre la gestione sanitaria quanto a responsabilità è in carico alle regioni, la gestione per così dire alberghiera, ovverosia di quello che è il decoro e la pulizia degli ambienti, è in carico attualmente, in attesa della dismissione, all'amministrazione penitenziaria.
La seconda fase a distanza di un anno secondo la normativa prevede una distribuzione degli attuali internati in modo che ogni OPG si possa configurare come sede per ricoveri di internati delle regioni limitrofe. Questo è il primo passo per poi spostarli sul territorio, perché il programma alla fine prevede uno spostamento su tutto il territorio e una presa in carico da parte delle regioni, che deve essere fatalmente graduale, così peraltro come previsto dalla norma, sulla base, naturalmente, della salute mentale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Fazio.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Vi è poi la terza fase che è in corso di svolgimento. È chiaro che questa operazione implica delle responsabilità dirette da parte delle regioni. Il Ministero ha intanto stanziato 5 milioni di euro per migliorare le condizioni e 10 milioni di euro sono stati stanziati dal Ministero della giustizia. Vi è poi un'apposita Commissione - ricordo che questa è materia di competenza dello Stato e delle regioni - afferente alla Conferenza Stato - regioni che si occupa nello specifico del rispetto dei tempi del trasferimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, dalle parole del Ministro mi accorgo che quando è stato trasmesso quel filmato o era distratto o lo ha visto male. Sento parlare di un anno, che è un tempo infinito per le persone che sono lì dentro, che vengono trattate come cani e legate come bestie. Io mi sono vergognata, signor Ministro, nel guardare quella trasmissione, di essere un componente di questo Parlamento. E non venite a dirmi che c'è la competenza delle regioni o del Ministero. Si tratta di fare un intervento immediato perché parliamo di dignità umana, non di altro. Non venite a dirmi che sono elementi pericolosi perché anche su questo ci sarebbe da dire e da fare immediatamente.
Allora, signor Ministro, signor Presidente, mi rivolgo a voi, perché parliamo di persone che stanno passando anni infernali per aver minacciato un'edicola e rubato 7 mila lire con una pistola di plastica, dichiarate incapaci di intendere e di volere e trattate come cani. Invito tutti i colleghi a vedere quel filmato. Mi permetto, signor Ministro, di ricordarle due cose: so bene che c'è una Conferenza Stato-regioni, per essere stata per 11 anni impegnata come amministratore e per 5 come assessore ai servizi sociali della regione Lazio. La invito pertanto insieme al suo collega del dipartimento penitenziario, a effettuare una ricognizione di tutti gli ospedali che le regioni stanno dismettendo, perché la parola ospedale in questo caso è un abuso.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Anna Teresa Formisano.

ANNA TERESA FORMISANO. Parliamo di tutt'altro, di prigioni e di persone trattate come cani.
Riconvertiamo, quindi, questi ospedali che stiamo chiudendo nelle regioni con le misure di sicurezza necessarie e soprattutto con i medici.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANNA TERESA FORMISANO. Lì si reca uno psichiatra ogni 300 persone per 4 ore a settimana. Io mi vergogno, fatelo pure voi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

(Iniziative in relazione ai rischi per la salute connessi all'utilizzo di imballaggi e contenitori di plastica per alimenti o bevande - n. 3-01532)

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 49n. 3-01532, concernente iniziative in relazione ai rischi per la salute connessi all'utilizzo di imballaggi e contenitori di plastica per alimenti o bevande (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, semplicemente volevo ricordare quanto più volte è stato sostenuto all'interno di quest'Aula e fuori, ovvero che gli imballaggi di plastica, in modo particolare quelli definiti contenitori alimentari (volgarmente detti bicchieri, piatti e posate di plastica), contengono sostanze altamente tossiche. Avevamo segnalato tale questione per dare la possibilità, a tutela dei nostri concittadini, di ritirare dal commercio questi contenitori perché con i cibi caldi, oleosi e ghiacciati potrebbero comportare il rilascio di ftalati e altre sostanze altamente tossiche.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, preliminarmente vorrei segnalate che dal 1 maggio 2011, in applicazione del regolamento (UE) n. 10/2011, il settore delle materie plastiche a contatto con gli alimenti verrà disciplinato a livello comunitario. In particolare, la normativa definisce le liste positive dei monomeri e degli additivi che possano essere utilizzati per la preparazione di articoli di plastica e sono anche previste limitazioni e restrizioni eventuali per i controlli analitici che devono essere effettuati. Naturalmente, le imprese produttrici devono essere tenute a controllare la rispondenza dei prodotti alle norme.
Un altro aspetto riguarda i materiali, che devono sempre essere accompagnati da una dichiarazione scritta del produttore che ne attesta la conformità alle norme vigenti. Quindi, ove necessario, gli organi deputati ai controlli ufficiali possono identificare e quindi rintracciare il produttore. Nell'ambito dei controlli ufficiali, le analisi sono affidate normalmente a laboratori pubblici, in particolare presidi multizonali, agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, agenzie sanitarie locali e istituti zooprofilattici. Quindi, attualmente, nell'ambito delle attività di controllo effettuate da queste autorità, non è pervenuta al Ministero della salute alcuna segnalazione riguardo la non congruità sanitaria nell'uso di contenitori in PVC che è poi il cloruro di polivinile. Per quanto riguarda invece gli ftalati, sono stati disciplinati a livello internazionale con specifiche restrizioni che sono proprio volte a limitarne l'uso a livello precauzionale. Quindi, la materia è normata anche in accordo con la disciplina comunitaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di replicare.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, ritengo, anzi so perfettamente - come sanno in molti - che lei è persona stimabilissima, persona che ama i nostri concittadini, però le posso assicurare che molti prodotti che vengono oggi utilizzati - volgarmente definiti, come le dicevo poco fa, come bicchieri, piatti e posate di plastica - oltre a contenere ftalati, contengono cloruro di polivinile, che è una sostanza altamente tossica. Lei ha ragione quando dice che la materia è normata, però ciò vale per quanto riguarda tutti i prodotti che sono all'interno della nostra Italia, dell'Unione europea, cioè le plastiche che vengono prodotte all'interno del nostro Paese. Tale materia non è normata per quanto riguarda tutte le plastiche provengono da Paesi al di fuori dell'Europa. Si tratta di plastiche che contengono di tutto, e non so con quale procedura e con quale sistema si ritrovano sul mercato italiano e su quello europeo.
Come fa l'italiano ad essere garantito del fatto che quelle plastiche non contengano sostanze altamente tossiche? L'unico sistema - a mio giudizio - in questo momento, in attesa di una normativa specifica e di un controllo generale, è far sì che almeno nelle mese scolastiche e ospedaliere, i cui utenti sono malati e bambini, non vengano utilizzati contenitori di plastica, Pag. 50perché questi ultimi rilasciano quelle sostanze di cui parlavamo prima e che, accumulandosi all'interno dell'organismo, potrebbero dare danni irreversibili. Quei danni irreversibili si chiamano - come lei ben sa, e lo sa meglio di me - malattie degenerative, malattie che si possono pagare a caro prezzo.
Siccome so perfettamente - come sanno gli italiani - che lei è persona stimabilissima e che ama molto gli italiani, le chiedo di provvedere in un modo o nell'altro, di intervenire direttamente per far sì che la tutela del cittadino e dell'essere vivente sia salvaguardata più di quanto non sia fatto in questo momento.

(Iniziative del Ministero della salute in merito al cosiddetto fascicolo sanitario elettronico - n. 3-01533)

PRESIDENTE. L'onorevole Bocciardo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01533, concernente iniziative del Ministero della salute in merito al cosiddetto fascicolo sanitario elettronico (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, l'interrogazione ha lo scopo di conoscere dal Governo quali siano le attività e le iniziative che il Ministro della salute intenda adottare sulla messa a regime e sui tempi previsti del fascicolo sanitario elettronico, un pilastro per dare un miglior servizio al cittadino, una carta di identità sanitaria su cui vengono registrati tutti i dati sanitari del paziente, a disposizione quindi di ogni medico che può controllare in tempo reale l'anamnesi del paziente stesso.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Bocciardo, fino a tre anni fa l'Italia era assai indietro per quanto attiene alla sanità elettronica. In questi ultimi tre anni insieme al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta - cui dobbiamo dare grande atto - è stato fatto un importantissimo lavoro per cui oggi l'Italia ha radicalmente cambiato la propria posizione e si trova ai primi posti nella sanità elettronica. In particolare, sono state prese disposizioni per il CUP, codice di unico di prenotazione, i certificati on line, di cui molto si è sentito parlare e che oggi hanno copertura quasi completa sul territorio, le ricette on line, che è un lavoro che sta andando avanti, la telemedicina e le prenotazioni on line. Per quanto attiene al fascicolo sanitario elettronico, il 10 febbraio 2011 è stata sancita un'intesa Stato-regioni proprio per un documento recante il titolo Il fascicolo sanitario elettronico - Linee guida nazionali. Le linee guida nazionali sono importanti perché rendono omogenee le linee guida delle singole regioni dei fascicoli sanitari elettronici, e praticamente consentono un decollo omogeneo degli held su tutto il territorio nazionale. Il fascicolo contiene una serie di dati importanti come i dati anamnestici, ma, essendo multimediale, contiene tutti i dati - per esempio - relativi ad analisi diagnostiche per radiografia ed altri. Un altro aspetto importante è che il fascicolo sanitario elettronico può essere uno strumento preziosissimo per delle indagini epidemiologiche.
Oggi noi, per fare riparto del Fondo sanitario nazionale, non possiamo utilizzare il criterio principe - in realtà, non può farlo nessun Paese al mondo - che è quello della prevalenza delle malattie. Non lo possiamo utilizzare perché abbiamo solo i dati delle cartelle cliniche, delle SDO, ossia delle schede di dimissioni ospedaliere. Non abbiamo i dati territoriali. Il fascicolo sanitario elettronico, entro due anni, ci consentirà di avere anche i dati territoriali. Proprio a questo scopo, in un disegno di legge che abbiamo approvato in Consiglio dei ministri e che incardineremo presto in Parlamento, proprio in questi giorni, abbiamo previsto un articolo in cui il fascicolo sanitario elettronico, nell'ambito delle azioni, anche concordate con il Pag. 51Garante, può esser utilizzato come database proprio per avere questo tipo di informazioni. Questo è un settore, quindi, in cui l'Italia ha progredito molto grazie proprio all'accordo fra diversi Ministeri di questo Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Bocciardo ha facoltà di replicare.

MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, la risposta del Governo è esauriente e dimostra quanto sia forte l'impegno del Governo e, in particolare, del Ministero della salute, anche, chiaramente, in accordo con il Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, come ci ha ricordato il Ministro Fazio, affinché si modernizzi proprio il flusso di informazioni utili per la tutela della salute del cittadino. Sarà più importante, però, su questo fronte di grande innovazione tecnologica, l'impegno delle regioni, ma non ho dubbi che ogni regione si impegnerà al massimo per attuare le linee guida del Governo. Alcune, come sappiamo, lo hanno già fatto, anticipando i tempi, come la Lombardia, la Toscana, l'Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna. Mi permetto di raccomandare al Governo di vigilare e monitorare con grande attenzione l'adozione di questa carta sanitaria elettronica, in modo che non vi siano disparità tra regioni del nord e del sud e siano rispettati i principi costituzionali dei livelli minimi di assistenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Intendimenti del Governo in ordine alla revoca della scelta a favore del nucleare ed alla promozione di investimenti nelle energie da fonti rinnovabili - n. 3-01534)

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Donadi n. 3-01534, concernente intendimenti del Governo in ordine alla revoca della scelta a favore del nucleare ed alla promozione di investimenti nelle energie da fonti rinnovabili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro Romani, vengo subito al dunque visto che lei sicuramente ha letto la nostra interrogazione. Il dunque è che l'Italia dei Valori chiede al Governo di revocare immediatamente la scelta del nucleare. Un sondaggio dell'Osservatorio Mediawatch la dice lunga su come la pensano gli italiani sul nucleare: il 17 per cento ha cambiato idea sulla sicurezza delle centrali nucleari e ben il 68 per cento, invece, dice «no» al nucleare in Italia. Siamo alle stesse percentuali del referendum del 1987. Cosa aspettate, quindi, a revocare quello che avete fatto sinora? Volete prendere ancora una volta in giro gli italiani con una moratoria? Spero che davvero lei ci dica qualcosa di nuovo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, vorrei premettere che, come Governo, non prendiamo in giro nessuno né tantomeno gli italiani, ma la tragedia di Fukushima ha aperto una profonda riflessione, a livello europeo, e non solo, sulla sicurezza dell'energia nucleare. Questo, però, non autorizza né speculazioni, né allarmismi, né strumentalizzazioni.

FABIO EVANGELISTI. Abbiamo raccolto le firme un anno fa!

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Vorrei fugare ogni dubbio: le scelte del Governo si fondano sul fatto che non esiste calcolo economico o strategia energetica che, per quanto necessaria, venga prima della sicurezza e della tutela della salute dei cittadini. Alla luce di questo, il Consiglio dei ministri, questa mattina, ha approvato una moratoria di un anno sul ritorno all'energia nucleare. Voi sapete che vi sarà un decreto-legge che congelerà gli effetti del decreto legislativo n. 31 del 2010. La decisione Pag. 52adottata sta a significare che non saranno predisposti gli atti necessari per dare avvio alle procedure relative alla realizzazione degli impianti nucleari e che il Governo non procederà all'attuazione del programma nucleare se le iniziative, già avviate a livello di Unione europea, non forniranno elementi in grado di dare piene garanzie sotto il profilo della sicurezza. Non sono, tuttavia, venute meno le ragioni concernenti la sicurezza e l'economicità dell'approvvigionamento energetico e l'esigenza di ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, che avevano indotto il Governo a riconsiderare l'opzione nucleare. È evidente che, quali che siano le scelte in materia di strategia nucleare, queste dovranno collocarsi in una ridefinizione complessiva della politica energetica nazionale.
Per quanto riguarda in particolare le fonti rinnovabili, il decreto legislativo recentemente adottato conferma l'importanza che il Governo attribuisce a questa fonte di produzione di energia. Le misure contenute nel decreto sono infatti finalizzate a far sì che queste fonti possano rappresentare sempre di più una reale alternativa, rendendole sostenibili economicamente per il Paese, assicurando prospettive di pianificazione di lungo periodo alla filiera produttiva e garantendoci di usufruire dell'innovazione tecnologica che determinerà sempre maggiore efficienza nella produzione. A questo riguardo le aggiungo che noi la settimana scorsa abbiamo fatto un incontro con tutti i consumatori e i produttori di energia e proprio ieri abbiamo avuto un incontro con tutte le regioni italiane. Proseguiamo oggi con un incontro con i sindacati.
Quindi, stiamo aprendo una discussione e un dibattito tra tutti coloro che producono e tutti coloro che consumano perché il decreto legislativo che emaneremo adesso a prolungamento per dare certezza definitiva al settore per anni e non per mesi, come è accaduto con i tre conti-energia, possa essere fatto in maniera tale che sia di supporto, di promozione e di stimolo all'industria delle energie rinnovabili, ma non sia di costo eccessivo rispetto alle bollette dei cittadini italiani e delle imprese italiane.

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di replicare.

RENATO CAMBURSANO. Ministro, non sono stato convocato io. Sono un consumatore di energia come 60 milioni di italiani. Non accettiamo, noi, di essere definiti speculatori e di creare allarmismi e strumentalizzazioni. Noi abbiamo raccolto le firme contro il nucleare esattamente un anno fa ed è stato ammesso il referendum. Lei lo vuole affossare con questa ridicola messa in scena della moratoria. Quindi glielo dico subito che non sono affatto soddisfatto anzi sono in...cavolato perché lei continua a prendere in giro gli italiani! La Merkel è decisa ad accelerare l'addio al nucleare. Vuole spegnere tutte le centrali nucleari entro il 2026 - invece voi volete costruirne entro il 2020 - e per intanto ne spegne il 75 per cento: diciassette su ventuno. Eppure la Germania è la quarta potenza mondiale; è la prima potenza economica europea. Punta tutto sulle energie alternative, che voi invece frenate. Non è vero che con l'ultimo provvedimento le volete rilanciare, tant'è che le manifestazioni contro quel provvedimento sono tante. Voi pensate soltanto agli appalti: d'altra parte, le registrazioni dei comunicati tra l'ambasciata americana e gli Stati Uniti dicono chiaro cosa c'è: ci sono tangenti, corruption payment.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Cambursano.

RENATO CAMBURSANO. Ecco perché questa moratoria viene letta, in modo corretto, semplicemente come un modo per distogliere gli italiani da andare a votare per i referendum. Avete paura degli italiani, ma vi affosseranno molto presto, perché sceglieranno ancora una volta il «no» al nucleare e avrete fatto un cattivo servizio a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

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(Iniziative per la costituzione di un comitato scientifico in materia di sicurezza degli impianti nucleari - n. 3-01535)

PRESIDENTE. L'onorevole La Malfa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01535, concernente iniziative per la costituzione di un comitato scientifico in materia di sicurezza degli impianti nucleari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, la decisione che il Ministro ha annunziato, di una moratoria nella costruzione del programma nucleare italiano era inevitabile dopo il grave incidente di Fukushima, in Giappone. E lo dico come esponente di un partito, il Partito repubblicano, che in linea di principio ha sempre difeso il nucleare, ma che vuol sapere se è possibile rendere sicuri gli impianti nucleari costruiti in un Paese avanzato come può essere il Giappone o come domani può essere l'Italia. Quello che non si capisce, signor Ministro, è perché un anno, che può essere molto o poco. Cosa farete durante quest'anno? La mia proposta è che voi dovreste nominare una commissione di scienziati di altissima indipendenza, di altissimo prestigio, italiani e affidare loro lo studio di questo episodio...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole La Malfa.

GIORGIO LA MALFA. ...e sapere quando essi sono pronto a riferire al Governo e al Parlamento cosa poi possiamo fare.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, alla luce dei tragici eventi che stanno accadendo in Giappone, il Consiglio dei ministri ha adottato la moratoria di un anno sul ritorno all'energia nucleare. È una decisione che corrisponde pienamente alla pausa di riflessione di cui pochi giorni fa avevo sottolineato l'esigenza. Abbiamo scelto la moratoria perché riteniamo giusto e doveroso, nella situazione che si è creata, concentrare la nostra attenzione sul tema essenziale e prioritario della sicurezza.
La riflessione tuttavia deve essere svolta in primo luogo a livello europeo, perché il mondo intero si sta interrogando sulla sicurezza dell'energia nucleare. Il Consiglio Energia che si è tenuto a Bruxelles lunedì scorso ha già avviato importanti iniziative per verificare la sicurezza degli impianti già esistenti, ai quali si applicheranno gli stress test da effettuare entro il 2011.
Al tempo stesso saranno definiti i nuovi standard di sicurezza condivisi relativi all'incidenza di catastrofi naturali, tipologia dei reattori ed età di ciascun impianto.
Queste attività qui in Italia, un Paese circondato da centrali nucleari, alcune anche di prima generazione, forniscono un apporto rilevante. Saranno organizzate e dirette da un gruppo costituito da esperti rappresentanti delle autorità nazionali sulla sicurezza nucleare, che può avvalersi del supporto delle più qualificate competenze in materia presenti a livello europeo e mondiale.
Dall'Unione europea potranno venire anche proposte di revisione della legislazione nazionale per assicurare livelli elevati ed omogenei di sicurezza nei Paesi dell'Unione. I risultati delle iniziative assunte a livello di Unione europea saranno determinanti in relazione alle scelte che il Governo adotterà in merito all'attuazione del programma nucleare.
Per quanto riguarda la specifica richiesta dell'onorevole interrogante sulle modalità con cui sarà formalizzata la sospensione posso anticipare che, sulla base di quanto deciso questa mattina dal Consiglio dei ministri, è stata adottata un'apposita disposizione legislativa nell'ambito di un provvedimento a carattere di urgenza. Tale previsione comporterà che le amministrazioni non procedano a predisporre e ad adottare gli atti necessari per dare Pag. 54avvio al complesso di procedure che dovrebbe portare alla realizzazione degli impianti nucleari.
Le decisioni che il Governo, sulla base delle analisi e delle verifiche che saranno effettuate, assumerà in merito al programma per il nucleare dovranno in ogni caso collocarsi nell'ambito di una ridefinizione complessiva della strategia energetica nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole La Malfa ha facoltà di replicare.

GIORGIO LA MALFA. Signor Ministro, devo dire che la sua risposta non mi rassicura, perché il riferimento all'Europa - anche se è chiaro che siamo tutti europeisti - non è in questo campo il riferimento più sicuro per l'opinione pubblica italiana. Infatti, i Paesi europei hanno situazioni diverse: sono Paesi - lei stesso lo ha detto - che hanno centrali nucleari molto antiche, molto vecchie, ed il rischio che si corre è che alla fine l'Europa trovi una posizione che tenga conto sia dei problemi sia delle realtà esistenti. L'Italia deve decidere se riavviare il programma nucleare.
Io penso che sarebbe meglio se il Governo si prendesse integralmente le responsabilità e decidesse con le forze scientifiche che esistono in questo Paese, le quali, sentito tutto quello che deve essere sentito, dicessero al Parlamento, al Governo e all'opinione pubblica, quando le circostanze di Fukushima fossero tutte ben conosciute e studiate, se è possibile e a quali condizioni riprendere il programma nucleare.
In questo modo si può rassicurare l'opinione pubblica. Infatti, con una procedura così (un anno di rinvio delle procedure e vediamo cosa dirà l'Europa) l'opinione pubblica, quella contraria e quella che è divenuta contraria, secondo me manterrà i suoi dubbi.
Quindi, ho l'impressione, signor Ministro, che il Governo abbia dato l'addio al programma nucleare con la stessa superficialità con cui due anni fa ha dichiarato che riprendeva il programma nucleare, senza preparare le condizioni per convincere gli italiani che questa tecnologia è utile, necessaria, economica e sicura, cosa che è il problema di fondo del nucleare in tutto il mondo.

(Iniziative per favorire lo sviluppo di alleanze e sinergie tra le aziende operanti in Italia volte a promuovere i settori primario e manifatturiero nel mercato globale - n. 3-01536)

PRESIDENTE. L'onorevole Torazzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01536, concernente iniziative per favorire lo sviluppo di alleanze e sinergie tra le aziende operanti in Italia volte a promuovere i settori primario e manifatturiero nel mercato globale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ALBERTO TORAZZI. Signor Ministro, la concorrenza del mondo globalizzato si realizza tra le economie dei diversi Stati attraverso il controllo delle aziende e dei settori chiave, escludendo così dal know-how i concorrenti. Nelle ultime settimane molta inquietudine tra gli operatori del settore agroalimentare sia primario sia secondario e delle relative catene di fornitura (pensiamo alle migliaia di allevatori padani e a tutti i loro subfornitori) ha destato la notizia sulla sorte di Parmalat. È assolutamente vitale mantenere e sviluppare un polo italiano del latte e tale visione strategica non può prescindere dalla sorte di Parmalat e dalle sue future alleanze e/o integrazioni. Non si può pertanto non guardare con preoccupazione alle manovre di Lactalis e di fondi di investimento stranieri: oggi le notizie dicono che hanno raggiunto il 29 per cento.
Tra l'altro, vorrei segnalare al Ministro che questo 29 per cento rappresenta, in termini legali, il raggiungimento di un'intesa e che, quindi, ciò è vietato espressamente dall'articolo 2 della legge italiana antitrust.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

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ALBERTO TORAZZI. Chiediamo di sapere quali iniziative il Governo, dal punto di vista legislativo, intenda assumere per garantire che questi sistemi non si ripetano e che la nostra competitività sia garantita.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, la Parmalat è un'azienda italiana strategica per la filiera agroalimentare nazionale, in considerazione sia della sua dimensione industriale sia della relazione con il sistema lattiero-caseario, che incide per il 9 per cento sull'intera produzione agricola italiana.
Il gruppo, risanato dal commissario Bondi in seguito al crack finanziario del 2003 attraverso un concordato, è una delle poche, grandi multinazionali alimentari italiane, fra i leader mondiali nella produzione e distribuzione di latte e dei suoi derivati, con 69 stabilimenti produttivi in sedici Paesi del mondo, di cui dodici in Italia.
Il fatturato complessivo del 2010 è di circa 4,3 miliardi di euro, di cui circa un miliardo prodotto in Italia. Dal punto di vista societario, Parmalat è una public company, con un azionariato diffuso e con un ruolo importante svolto da alcuni fondi esteri.
In vista del rinnovo del consiglio di amministrazione in occasione dell'assemblea dei soci convocata per il prossimo mese di aprile, risultano presentate quattro liste, espressioni delle componenti più significative dell'attuale azionariato, anche se, nel corso degli ultimi giorni, sono in atto - come risulta da notizie di stampa - operazioni sul mercato dei capitali che sembrerebbero modificare, in modo sostanziale, gli equilibri interni al gruppo.
Il forte interesse manifestato dagli investitori internazionali riguarda sia l'aspetto industriale sia l'ingente liquidità - circa 1,4 miliardi di euro - di cui la società dispone per effetto delle attività di recupero poste in essere dalla procedura di amministrazione straordinaria e trasferita alla nuova Parmalat per effetto del concordato stesso.
In particolare, negli ultimi giorni, è emerso l'interesse da parte della società francese Lactalis - gruppo industriale con un fatturato mondiale di circa 10 miliardi di dollari - che, grazie ad un'acquisizione sul mercato e un accordo con i principali fondi azionisti, ha già raggiunto una quota significativa del capitale - ciò che lei, onorevole Torazzi, ricordava nella sua interrogazione - e, comunque, sufficiente per acquisire il controllo sostanziale del gruppo Parmalat.
Il Ministero, consapevole dell'importanza di questo settore, sta naturalmente seguendo con grande attenzione la vicenda, con l'obiettivo di salvaguardare la produzione entro i confini nazionali e l'integrità dell'intera filiera produttiva collegata al ciclo del latte.
Per questo motivo, si sono svolti incontri con i principali operatori del settore, anche al fine di stimolare la creazione di una «cordata», che veda protagonisti finanza ed imprenditoria italiana e che abbia l'obiettivo di far nascere un polo alimentare nazionale in grado di competere sul mercato globale.
Segnalo, infine, che il Consiglio dei ministri, questa mattina, ha approvato un decreto-legge che proroga il termine per la convocazione delle assemblee societarie. È una misura che permetterà di valutare se sia opportuno introdurre altri interventi normativi che potranno interessare anche il gruppo Parmalat.

PRESIDENTE. L'onorevole Torazzi ha facoltà di replicare.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto della sua risposta, tuttavia, vorrei tornare sulla possibilità di sensibilizzare l'Antitrust, in quanto, con l'acquisizione del 29 per cento, si configura - lo ripeto - una situazione di intesa tra due imprese concorrenti che dominano il mercato e, di conseguenza, una violazione dell'articolo 2 della legge italiana antitrust. Pag. 56
Secondariamente, signor Ministro, vorrei richiamare la sua attenzione sulla situazione dei piccoli azionisti, che giustamente verranno aiutati dal provvedimento che lei ha appena illustrato, ma che si sono visti sbarrare la possibilità della presentazione di una propria lista con il supporto delle necessarie deleghe in assemblea, in quanto le banche, alla richiesta dei nominativi degli azionisti, hanno richiesto un costo esorbitante: parliamo di 200 mila euro per il caso della Parmalat.
Ciò ha letteralmente inficiato il diritto dei piccoli azionisti che, come ricordava giustamente lei, signor Ministro, avrebbero anche l'interesse a difendere il miliardo e 300 milioni di euro, che è stato recuperato dall'amministratore Bondi proprio attraverso le cause condotte nei confronti delle banche e degli operatori che avevano truffato gli obbligazionisti, che, spesso, sono gli stessi piccoli azionisti.
Quindi, esprimo il mio plauso per l'azione del Governo, ma voglio anche invitarla, signor Ministro, ad intervenire presso la Consob e presso l'Antitrust, perché già adesso presso quest'ultima vi sono i termini per bloccare il diritto di voto della società Lactalis (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Problematiche riguardanti la disciplina e l'organizzazione del comparto difesa della pubblica amministrazione, con particolare riferimento alla «Difesa servizi Spa» - n. 3-01537)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01537, concernente problematiche riguardanti la disciplina e l'organizzazione del comparto difesa della pubblica amministrazione, con particolare riferimento alla «Difesa servizi Spa» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, eviterò di illustrare la mia interrogazione per poi poter brevemente replicare.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Di Biagio, le rispondo dando lettura degli elementi di risposta che sono stati forniti dal Ministero della difesa al quale è stata rivolta la sua interrogazione a risposta immediata.
L'articolo 535 del decreto-legislativo n. 66 del 15 marzo 2010 ha previsto, al comma 5, che lo statuto della società «Difesa servizi Spa» sia approvato con decreto del Ministro della difesa adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.
Il medesimo comma 5, presumibilmente per ragioni di economicità degli atti, ha stabilito che i componenti del consiglio di amministrazione del collegio sindacale siano nominati, per il primo periodo di durata dell'esercizio, con lo stesso decreto con il quale si procede all'approvazione dello statuto della società.
Il comma 7 dello stesso articolo, in analogia con quanto operato per altre società pubbliche come la società «Patrimonio dello Stato Spa», ha disposto che la pubblicazione del decreto di approvazione dello statuto nella Gazzetta Ufficiale tenesse luogo dei citati adempimenti.
Il Ministero della difesa afferma che la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale prevista dalla norma è quindi riferita solo a quella parte del decreto recante l'approvazione dello statuto della società.
Ad ulteriore conferma di ciò il Ministero della difesa evidenzia che le nomine dei componenti dei citati organi successive a quelle disposte con il decreto di approvazione dello statuto saranno sempre stabilite con decreto del Ministro della difesa di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze per le quali non è contemplata la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale così come avviene per le altre società pubbliche.
Ciò premesso, il Ministero della difesa comunica che i dati relativi ai componenti del consiglio di amministrazione del collegio sindacale della società «Difesa servizi Spa» sono comunque già pubblici giacché risultanti dal registro delle imprese della camera di commercio, industria, artigianato Pag. 57e agricoltura di Roma nel quale la medesima società è registrata con codice fiscale e numero di identificazione 11345641002.
Quanto alla configurazione giuridica della società essa è definita dalla legge e ricalca esattamente quella di altre società in house da tempo costituite, fatta salva la riconducibilità al Ministero della difesa anziché a quello dell'economia e delle finanze.
Nell'articolo 535 del codice dell'ordinamento militare è indicato l'oggetto della società definito in particolare nel comma 3. Nello statuto, approvato con decreto del Ministro della difesa di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze in data 10 febbraio 2011 e pubblicato per intero nella Gazzetta Ufficiale, all'articolo 4, sono state compiutamente definite le attività della società.
Quanto al controllo, la legge prevede che la società sia soggetta a controllo analogo così come definito dalla normativa e dalla giurisprudenza comunitaria (comma 6, lettera c), del citato articolo 535 del codice dell'ordinamento militare).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Concludo, signor Presidente, dicendo all'onorevole Di Biagio che il Ministero della difesa rileva, infine, che gli indirizzi strategici della società nell'ambito delle attività individuate dallo statuto saranno definiti con decreto del Ministero della difesa di concerto con quello dell'economia e delle finanze già in fase di concertazione interministeriale.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio innanzitutto per la risposta presentata che avrebbe l'ambizione di fornire almeno qualche elemento di chiarimento su un versante in cui purtroppo regna una totale confusione alternata a qualche indiscrezione di stampa né confermata né smentita.
Comprendo le esigenze di ottimizzare ed efficientare l'operatività amministrativa oggetto di inutili farraginosità, ma da qui a mettere un Ministero nelle maglie del libero mercato mi sembra un eccesso paradossale e pericoloso. Faccio fatica a credere che fatturare i servizi del Ministero attraverso l'erogazione di questi da parte di una Spa possa essere una soluzione ai problemi di bilancio della nostra amministrazione.
Purtroppo, signor Ministro rimangono dei nodi da sciogliere la cui complessità credo risulterà ancora più chiara in corso d'opera. Si è detto che i componenti del consiglio di amministrazione sono stati nominati tra esperti di indubbia affidabilità scelti secondo rigorosi criteri, ma il margine di discrezionalità è indiscutibile oltre che pericoloso per il corretto espletamento delle funzioni amministrative.
È inutile girarci attorno, le funzioni rimarranno di natura amministrativa sebbene in una cornice privatistica. È qui che emerge il paradosso che questa risposta purtroppo non ha superato.
Chiedo pertanto al Ministro, facendosi referente al Dicastero competente, che in quest'Aula avvenga un'informativa ufficiale da parte del Ministro La Russa, poiché siamo dinanzi ad una radicale trasformazione della pubblica amministrazione fatta in sordina, eseguita senza il minimo coinvolgimento del Parlamento e senza che questo venisse informato degli aspetti peculiari. Ciò anche per sfatare i dubbi legittimi sorti tra i parlamentari sul fatto che, forse, il Governo intenda fare business con interlocutori scelti in maniera discrezionale e arbitrabile con gli strumenti della pubblica amministrazione.

(Elementi in merito a tentativi di infiltrazione della 'ndrangheta nel comune di Bollate (Milano) e orientamenti del Ministro dell'interno circa l'avvio della procedura per la verifica dei presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale - n. 3-01538)

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Peluffo Pag. 58n. 3-01538, concernente elementi in merito a tentativi di infiltrazione della 'ndrangheta nel comune di Bollate (Milano) e orientamenti del Ministro dell'interno circa l'avvio della procedura per la verifica dei presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, ci riferiamo, come base di partenza, agli esiti delle ordinanze del tribunale di Milano relative alla indagine definita «infinito», quella resa famosa dai 300 arresti del 13 luglio dell'anno scorso, che ha riguardato le infiltrazioni 'ndranghetiste nella regione Lombardia - e ovviamente anche in Calabria - e in molti comuni della provincia di Milano: Cormano, Bollate, Bresso, Corsico, Legnano, Limbiate, Solaro, Pioltello, Rho ed altri ancora.
Ci riferiamo, per l'esattezza, alla vicenda che riguarda il comune di Bollate, dove numerose intercettazioni telefoniche dimostrano il tentativo di infiltrazione della 'ndrangheta in occasione della competizione elettorale amministrativa comunale per l'elezione del sindaco di Bollate nell'aprile dell'anno scorso.
Chiediamo, a questo proposito, viste le risultanze dell'ordinanza, che sia dato avvio ad una commissione di accesso da parte del Governo, per verificare la consistenza di questi tentativi di scioglimento del consiglio e di interferenza sulle attività comunali del consiglio comunale di Bollate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, dò lettura all'onorevole Fiano e all'onorevole Peluffo, che replicherà, degli elementi di risposta forniti dal Ministero dell'interno, al quale è stata correttamente rivolta l'interrogazione.
Il contrasto alla criminalità organizzata, in particolare ai tentativi di infiltrazione mafiosa nelle amministrazioni locali, costituisce una delle priorità nell'azione del Governo. L'attività della direzione nazionale antimafia e delle forze di polizia è costantemente protesa ad individuare ogni possibile turbativa al libero esercizio del diritto di voto, alla legalità e trasparenza dell'azione amministrativa degli enti locali.
Nel corso di vaste e articolate attività di indagine sulla 'ndrangheta calabrese e sulle proiezioni extraregionali - ivi compreso il territorio lombardo richiamato nel documento parlamentare - sono emerse ipotesi di reato, tuttora al vaglio dell'autorità giudiziaria per la complessità degli elementi raccolti.
In particolare, riporta il Ministero dell'interno che, nel corso dell'operazione «infinito» - portata a termine nel luglio dello scorso anno - sono state eseguite 154 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal giudice per le indagini preliminari di Milano a carico di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso ed illecita detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Secondo il Ministero dell'interno l'operazione costituisce l'epilogo di diversi filoni investigativi tra loro collegati, che hanno dato conto di strategie, modalità operative e assetti organizzativi della criminalità organizzata calabrese, sia nei territori di origine che nel nord Italia.
Per il Ministero dell'interno il quadro accusatorio che avanza per la Lombardia è l'ipotesi di gruppi stanziali, organizzati, con un certo grado di indipendenza dalle 'ndrine calabresi. Tali gruppi, ai fini di un maggior controllo del territorio, avrebbero tentato di infiltrarsi nelle amministrazioni locali. In tal modo - riporta il Ministero dell'interno - anziché operare con le modalità tipiche della criminalità organizzata, avrebbero messo in piedi una rete di interessi diretta a utilizzare il territorio per le proprie lucrose attività.
Per quanto riguarda la specifica realtà del comune di Bollate, il Ministero dell'interno conferma che, nel corso delle Pag. 59indagini, è emerso l'interesse ad avere una rappresentanza in seno al consiglio comunale.
In conclusione, il Ministero ribadisce che il procedimento penale è ancora nelle fasi delle indagini preliminari e, pertanto, coperto da segreto istruttorio. Qualora all'esito delle indagini dovessero emergere sintomi di condizionamento dell'attività del comune da parte della criminalità organizzata, il Ministero dell'interno assicura che verranno attivate tutte le misure necessarie per il ripristino delle condizioni di legalità.

PRESIDENTE. L'onorevole Peluffo ha facoltà di replicare.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, dichiaro la nostra insoddisfazione nei confronti della risposta alla nostra interrogazione letta - per questo lo ringrazio - dal Ministro Vito. Tale interrogazione, lo voglio ricordare, recepisce il contenuto di un medesimo atto di sindacato ispettivo rivolto sempre al Ministro dell'interno e depositato il 28 settembre 2010, riguardo al quale, fino ad ora, non vi era stata risposta. Tale atto era stato presentato a seguito dall'indagine Infinito, le cui intercettazioni e i cui atti d'inchiesta dimostrano i tentativi del boss della 'ndrangheta di Bollate di condizionare le elezioni amministrative della scorsa primavera.
Nel frattempo, il boss, che era sfuggito alla cattura nel luglio dello scorso anno, dopo una latitanza in provincia di Milano, è stato arrestato a San Giuliano Milanese ed è già stato trasferito dal carcere di San Vittore a quello di Ancona. Signor Ministro, le forze dell'ordine hanno fatto il loro dovere ottenendo un importante risultato in termini di repressione. Voglio ricordare i capi d'accusa che pendono sul boss della 'ndrangheta di Bollate: associazione a delinquere di stampo mafioso, usura e turbativa di consultazione elettorale.
Quindi, con la risposta di oggi il Governo dimostra di non fare fino in fondo il proprio dovere, in ragione della mancata sollecitazione della Commissione d'accesso per verificare cioè se ci siano stati condizionamenti del voto amministrativo. I cittadini bollatesi hanno diritto di sapere se il proprio voto è stato sporcato e inquinato dalla 'ndrangheta. Il problema è che non stupisce la risposta, perché la scelta del Ministro è già stata la medesima per quanto riguarda il comune di Borgarello in provincia di Pavia, dove il sindaco è stato arrestato in seguito ad un'indagine della DIA. Anche in quel caso non è stata attivata la Commissione per l'accesso, così come a Desio, dove il comune è stato sciolto semplicemente per le dimissioni contestuali della maggioranza dei consiglieri comunali.

PRESIDENTE. Onorevole Peluffo, la prego di concludere.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Quindi, il Ministro dell'interno e il Governo aprano gli occhi, rileggano l'ultima relazione della Direzione nazionale antimafia che definisce la Lombardia colonizzata dalla 'ndrangheta e seconda regione per infiltrazioni. Faccia tutto il possibile per prevenire, utilizzi gli strumenti dell'accesso e, quindi, mandi la Commissione per l'accesso a Bollate e in tutti i comuni dove serve (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla situazione nell'isola di Lampedusa in relazione all'accentuarsi del flusso di immigrazione.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Informativa urgente del Governo sulla situazione nell'isola di Lampedusa in relazione all'accentuarsi del flusso di immigrazione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente Pag. 60del Governo sulla situazione nell'isola di Lampedusa in relazione all'accentuarsi del flusso di immigrazione.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per l'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, fin dall'inizio della crisi nel nord Africa l'Italia sta sostenendo uno sforzo straordinario per mettere in campo tutti gli strumenti necessari, sul piano organizzativo e finanziario, per fronteggiare la grave emergenza migratoria. Dall'inizio di gennaio fino a oggi complessivamente sono sbarcati sulle coste italiane - e i dati sono aggiornati alle ore 10 di oggi - 15.160 migranti. Di essi, 14.174 sono sedicenti tunisini e di essi, ancora, 69 sono donne e 334 minori.
Fra questi oltre 14 mila - per la precisione 14.033 - sono sbarcati a Lampedusa. Vorrei segnalare questo numero - poi mi permetterò di riprenderlo tra qualche istante - perché nel 2010 ne erano giunti appena 27. In data odierna si registrano, sempre alle 10 di questa mattina, 4.876 presenze di migranti a Lampedusa, ma nel corso della giornata ne verranno trasferite, con i mezzi aerei, 670 unità nei centri di Bari (470), Crotone (100) e Foggia (ancora 100). Inoltre, per circa 600 sono in corso le operazioni di imbarco sulla nave della Marina militare San Marco. Complessivamente, dall'inizio della crisi dall'isola sono stato trasferite, verso altre località nazionali, quasi 10 mila persone.
Finora è emerso, dalle interviste rilasciate da una larga parte di coloro che sono arrivati, che i controlli sul litorale tunisino sono inesistenti, a causa della sostanziale inattività degli uffici di polizia delle varie località di partenza.
La partenza dei natanti avviene dai litorali di Hammamet, Zarzis, Monastir, Mahdia el Kebab. Il costo della traversata varia e il pagamento viene effettuato non solo in denaro ma anche in cambio di preziosi, veicoli o altro. Pur se sui natanti è stata accertata finora la presenza solo di sedicenti tunisini, intenzionati a raggiungere le coste italiane per motivazioni di carattere prevalentemente economico e lavorativo, non si esclude che in futuro persone di altre etnie possano giungere in Italia, partendo proprio dalla Tunisia.
È emerso, inoltre, che tra i partecipi del traffico dei clandestini vi sono alcuni criminali evasi dalle carceri tunisine. Le richieste per ottenere i loro cartellini fotosegnaletici sono state già presentate da tempo alle autorità tunisine.
Gli immigrati sbarcati a Lampedusa, sin dal loro soggiorno sul molo e poi all'interno del centro di accoglienza, sono assistiti dagli operatori dell'ente gestore e dalle organizzazioni internazionali - l'Acnur, L'OIM e la Croce Rossa - che sono partner del Ministero dell'interno nel progetto Praesidium. Tale progetto è diretto a rafforzare la capacità di accoglienza e di gestione rispetto ai flussi migratori ed è in vigore da cinque anni. Le attività poste in essere dalle organizzazioni umanitarie si sono svolte sempre nel quadro di un raccordo con l'operato delle istituzioni nazionali e locali, nonché dei gestori dei centri.
Sin dai primi arrivi degli immigrati le organizzazioni internazionali, presenti a Lampedusa con i propri rappresentanti, hanno svolto, in particolare: l'OIM, informazione e orientamento legale sulla normativa italiana in materia di immigrazione e sulla tratta degli esseri umani; l'Acnur, informazioni in termini di protezione internazionale e di presentazione della domanda di asilo; Save the Children, l'assistenza e il sostegno alle donne e ai minori stranieri. Pag. 61
Il sovraffollamento del centro di Lampedusa non ha impedito la fornitura di beni e servizi agli ospiti. I servizi offerti sono: assistenza sanitaria, mediazione linguistica-culturale, kit vestiario e igiene, fornitura pasti.
A proposito, in modo particolare, delle questioni inerenti la sanità, al momento degli sbarchi il personale medico e infermieristico dell'ente che gestisce il centro è presente con un'ambulanza per effettuare il triage sanitario. Viene svolto un primo screening medico mirato all'individuazione delle patologie che necessitano di un più approfondito esame da effettuarsi al locale poliambulatorio per disporre, nei casi più gravi, il trasferimento in elisoccorso in ospedale. Il presidio del centro è munito di idonee e sufficienti scorte di medicinali per fornire assistenza sanitaria a quegli immigrati che non hanno necessità di ricorrere alle strutture ospedaliere. Tutto ciò dà ragione alla valutazione svolta, da ultimo, ieri dal Ministro della salute secondo cui al momento non vi è segnalazione di rischio epidemie. Tra le varie patologie segnalate: stati influenzali, cefalee, coliche renali, gastroenteriti e così via. Per avere un'idea della mutazione che vi è stata da quando il livello dei controlli era operativo, in piena attuazione dell'accordo tra l'Italia e la Tunisia, e la condizione che si è manifestata dal mese di gennaio fino ad oggi, oltre al numero relativo ai clandestini arrivati - ripeto, oltre 14 mila a fronte dei 27 pervenuti in tutto il 2010 - mi permetto di portare all'attenzione dell'Aula anche i seguenti dati: dall'1 gennaio ad oggi i natanti sequestrati sono stati 159, nel 2010 ve n'è stato uno soltanto, gli arresti di scafisti e di altre persone coinvolte nel traffico al momento sono stati 32, ma si stanno svolgendo ulteriori accertamenti, nel 2010 non erano stati effettuati arresti, i clandestini ripresi in carico dalle motovedette tunisine sono stati finora 621, nessuno nel 2010.
Per la gestione dell'emergenza umanitaria sono state adottate alcune iniziative che elenco: con l'ordinanza del Presidente Consiglio dei ministri del 18 febbraio il prefetto di Palermo, dottor Caruso, è stato nominato commissario delegato per la realizzazione di tutti gli interventi necessari a superare lo stato di emergenza con poteri in deroga alla normativa vigente. Si è riaperto il centro di prima accoglienza a Lampedusa, è stata rafforzata la presenza del personale di polizia necessario alle operazioni di identificazione, di vigilanza nei centri di accoglienza e di supporto nelle operazioni di trasferimento dei migranti verso i centri dislocati nel territorio nazionale. Sono state inoltre costituite pattuglie miste per le necessarie attività di intelligence. Il commissario delegato si avvale di un contingente militare delle Forze armate di 200 unità per il concorso nei servizi di vigilanza e sicurezza nei centri di accoglienza siti nelle province di Agrigento e di Catania. Sono state attivate nel contempo le strutture di accoglienza esistenti su tutto il territorio nazionale. È stata attivata una struttura destinata ad accogliere i circa duemila richiedenti asilo individuata nel comune di Mineo, in provincia di Catania. La struttura, il residence degli aranci, è stata requisita con un provvedimento del 2 marzo da parte del commissario delegato per l'emergenza, è stato completato l'allestimento di 2.000 posti letto e sono attualmente accolti nella struttura 1.070 richiedenti asilo. La Croce rossa e le altre organizzazioni umanitarie stanno assicurando i necessari servizi assistenziali.
A proposito delle misure messe in campo per far fronte ai gravi disagi della popolazione di Lampedusa, nel corso dell'ultimo Consiglio dei ministri, il 21 marzo scorso, si è disposto l'affidamento al sottosegretario onorevole Sonia Viale, del coordinamento delle misure compensative di carattere economico per l'isola, con il coinvolgimento dei ministri competenti e dei rappresentanti politici locali. Oggi è giunta a Lampedusa la nave San Marco della Marina militare, messa a disposizione dal Ministero della difesa per decongestionare l'isola e nella mattinata sono state avviate le operazioni di trasbordo sulla stessa di circa seicento migranti da destinare ad altra località. Si Pag. 62tratta di donne, di minori accompagnati e di richiedenti asilo, la cui destinazione è il residence di Mineo.
La nave San Marco in questo modo svolge per queste particolari categorie di migranti funzione di affiancamento al ponte aereo che ha funzionato ininterrottamente fin dall'inizio della crisi.
È stato attivato un tavolo tecnico di coordinamento tra rappresentanti del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, con la presenza di rappresentanti delle regioni, dell'ANCI, dell'UPI, che ha effettuato, sulla base delle comunicazioni pervenute dai prefetti del territorio, una prima ricognizione delle possibili soluzioni di accoglienza.
Il Ministro dell'interno, considerata l'intensità di tale fenomeno migratorio, anche in relazione allo scenario che si profila per effetto di possibili sviluppi della situazione politica libica, ha presentato alla Commissione europea una serie di richieste. Prima di elencare queste richieste, ripeto che tutti coloro che sono arrivati dal 1 gennaio ad oggi a Lampedusa e sulle coste italiane sono partiti dalla Tunisia e sono in larghissima maggioranza cittadini tunisini, ma è agevole prevedere che l'attenuazione del conflitto in Libia - che tutti auspichiamo - avrà come immediato effetto la possibilità di partenza dalle coste libiche, in assenza di controlli di sicurezza. È stata fatta una previsione attendibile circa l'entità delle partenze che si aggira intorno alle 50 mila unità.
Le richieste formulate all'Unione europea: innanzitutto di intervenire sul Governo tunisino per impedire le partenze di immigrati verso l'Europa e facilitare il rimpatrio dei clandestini finora giunti in Italia; rafforzare le capacità di Frontex in operazioni di pattugliamento per intercettare le imbarcazioni di migranti e garantirne, in sicurezza e d'intesa con la Tunisia, il rientro nei porti di partenza; reperire risorse per l'emergenza anche al di fuori del settore sicurezza - il cosiddetto GAI, Consiglio giustizia e affari interni - che nell'ambito dei fondi esistenti - i fondi rifugiati, il fondo frontiere esterne e il fondo rimpatri - presenta disponibilità ridotte, per cui abbiamo chiesto di valutare l'istituzione di un fondo di solidarietà; promuovere meccanismi effettivi di cooperazione tra Stati membri con la distribuzione di immigrati irregolari, richiedenti asilo e rifugiati secondo il sistema del cosiddetto burden sharing.
Dopo impegnative trattative condotte soprattutto dal Ministero degli affari esteri e in attesa degli interventi dell'Unione europea, sulla collaborazione con la Tunisia il Governo italiano ha avviato contatti con la nuova compagine governativa per ripristinare i termini della collaborazione nel cui ambito la questione migratoria gioca da sempre un ruolo cruciale. Da parte italiana è stato già ripetutamente chiesto alle autorità tunisine di riattivare il controllo delle frontiere marittime e di collaborare nella riammissioni dei cittadini emigrati, ed è stata offerta la disponibilità a rilanciare la cooperazione in materia migratoria con un pacchetto comprendente migrazione legale e programmi di assistenza tecnica e di formazione. Nella prospettiva di ristabilire le condizioni di contorno sulla base di una negoziazione e quindi di questa offerta di disponibilità da parte del Governo italiano, venerdì 25 con molta probabilità vi sarà in Tunisia una missione dei nostri Ministri degli affari esteri e dell'interno.
Nella prospettiva di bloccare le partenze dei clandestini ed il traffico degli esseri umani da parte delle organizzazioni criminali e di riammettere i cittadini tunisini giunti in Italia dall'inizio della crisi, si è chiesto all'Unione europea di ottenere la collaborazione con l'agenzia Frontex in operazioni di pattugliamento congiunto. Per i migranti non richiedenti asilo, la cui collocazione è da prevedere nei CIE, dovranno essere individuate ulteriori strutture oltre quelle esistenti, distribuite razionalmente sul territorio nazionale con oneri a carico del Governo.
Nell'ambito del tavolo costituito fra il Ministero dell'interno e gli altri enti territoriali, si è tenuta ieri una riunione presieduta dal Ministro Maroni a cui Pag. 63hanno partecipato il governatore delle regioni e i rappresentanti dell'ANCI e dell'UPI, in cui tutti hanno manifestato ampia disponibilità nella ricerca di soluzioni condivise in merito all'accoglienza dei richiedenti asilo, prendendo atto nel contempo della competenza del Governo in merito all'accoglienza dei non richiedenti asilo, cioè dei clandestini.
Ciò è in linea con l'auspicio formulato dal Capo dello Stato, teso ad una ripartizione equa e proporzionale dei pesi dell'accoglienza, con riferimento in particolare ai richiedenti asilo in tutto il territorio nazionale. Da ultimo, signor Presidente, per far fronte all'emergenza umanitaria vi è necessità di risorse economiche. Da una prima sommaria stima, emerge che, se ipotizziamo un costante trend di afflusso dei migranti, la proiezione degli oneri fino al 31 dicembre di quest'anno ammonta a circa 213 milioni di euro. Le spese già sostenute ammontano a 21 milioni di euro. Per quanto riguarda l'individuazione delle risorse finanziarie necessarie, in considerazione della portata nazionale dell'emergenza migratoria, nell'ultimo Consiglio dei ministri si è deciso di provvedere all'integrazione del Fondo nazionale di protezione civile destinato all'emergenza umanitaria con la somma di 500 milioni di euro da destinare alla gestione delle emergenze.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vincenzo Antonio Fontana Ne ha facoltà.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono passati ormai due mesi dall'inizio degli sbarchi a Lampedusa e ieri sera il numero degli immigrati presenti, come diceva bene il sottosegretario, era di circa 4.800 unità. Si tratta quasi esclusivamente di uomini tunisini di giovane età, mentre la percentuale delle donne e dei minori è veramente ridotta al minimo.
La situazione dell'isola è difficilissima per svariate ragioni. Prima fra tutte la continuità e la concentrazione dei flussi in arrivo. I lampedusani, popolazione non razzista, che da sempre ha dimostrato al mondo intero la propria cultura dell'ospitalità e della solidarietà, oggi protestano, perché la situazione che si è determinata è diventata realmente insostenibile e rende invivibile la quotidianità nella stessa isola. Immaginate, dunque, il senso di insicurezza dei cittadini lampedusani nel vedere il proprio paesino, che conta 5.500 residenti, con questa massiccia presenza di uomini, circa cinquemila, distribuiti in ordine sparso su tutti i marciapiedi al centro della città. Immaginate il disagio e la preoccupazione per tutte le donne e i ragazzi nel dover fare i propri gesti quotidiani sotto gli occhi di centinaia di uomini sconosciuti, che hanno invaso da un giorno all'altro l'intera città e tutti gli spazi pubblici. Immaginate anche le condizioni igieniche di questi uomini e degli ambienti nei quali sono costretti a vivere. Eppure i cittadini di Lampedusa hanno ancora una volta mostrato grande senso di responsabilità e spirito di comprensione nel sacrificarsi per consentire e dare il tempo necessario allo Stato di mettere a punto una macchina logistica in grado di sopportare l'impatto di un fenomeno così concentrato nel tempo e nello spazio.
A loro ritengo che debba andare il grazie di tutta l'Italia per lo sforzo umano profuso nella gestione di questa emergenza. Il Governo si è adoperato subito. La prima risposta è quella di decongestionare l'isola con provvedimenti immediati. Già dall'incontro di regioni, province e comuni ieri al Viminale con il Ministro Maroni, come diceva bene il sottosegretario, si conta di uscire con una lista di strutture per l'accoglienza che sono state messe a disposizione di tutte le aree del Paese. L'obiettivo è quello di avere un maggior numero di posti disponibili per distribuire così i migranti, svuotare il centro di accoglienza che ormai è al collasso e allentare la tensione di tutti residenti. L'altro intervento messo a punto dal Governo riguarda invece una serie di misure per Pag. 64compensare gli abitanti dell'isola dei pesanti disagi subiti con gli innumerevoli sbarchi dall'inizio dell'anno, che hanno raggiunto quasi quindicimila unità. Misure che debbono risarcire l'isola per il danno di immagine subito e contribuire al rilancio delle attività economiche, con particolare attenzione al settore del turismo, che è la vera risorsa di tutti i lampedusani. Il Governo in questo senso - e questo mi conforta tanto sia come agrigentino che come componente del coordinamento per Lampedusa - ha deciso di farsi carico del grave disagio dei lampedusani, definendo misure compensative di carattere economico e strutturale per compensare l'isola di quanto sta subendo.
Dal Consiglio dei ministri, infatti, come ha aggiunto il Ministro della giustizia Angelino Alfano, è arrivato un messaggio chiaro: Lampedusa non è sola. A livello di sicurezza il Ministro Maroni ha comunicato che, riunito in seduta permanente il Comitato nazionale antiterrorismo, è stata intensificata l'attività investigativa per proteggere gli obiettivi sensibili, sono stati elevati i controlli contro il rischio di infiltrazioni terroristiche sugli sbarchi che continuano a verificarsi a Lampedusa e che egli si recherà a Tunisi, non appena possibile, per risolvere la difficile e complessa crisi migratoria che affligge l'intera area del Mediterraneo.
Come confermato anche dal Ministro della difesa Ignazio La Russa, la nostra partecipazione all'intervento militare in Libia non ha aumentato il rischio di ritorsioni per l'Italia. Del resto, dopo la risoluzione dell'ONU, le nostre basi erano indispensabili per la missione e ciò avrebbe comportato lo stesso rischio di eventuali reazioni senza avere la solidarietà della comunità internazionale.
In questo momento difficile ci conforta, davanti alla situazione e alle proporzioni del fenomeno migratorio, la manifestata volontà di collaborare tra gli enti istituzionali e la sicurezza che non potrà non esserci un ruolo più attivo dell'Unione europea per un'azione che salvaguardi i diritti dei migranti come quelli dei cittadini lampedusani.
In ultimo, ma non per ultimo, voglio riconoscere la grande dignità di una popolazione che ha dimostrato grande sensibilità nei confronti di un fenomeno di proporzioni non più fisiologiche, ma con caratteristiche di vera emergenza umanitaria. Il Governo si è mobilitato subito e, dopo una prima fase di rodaggio della macchina logistica, ha messo a punto un ponte aereo che, mentre inizialmente è stato dimensionato su due o tre voli giornalieri, adesso ne prevede addirittura cinque o sei, con una capacità di circa 600 immigrati per volo. La nave San Marco, che è giunta oggi a Lampedusa, come ricordava anche il sottosegretario...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. ...sta per imbarcare almeno 600 uomini, per portarli sulla terraferma e consentire la loro distribuzione in tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È necessario...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vincenzo Antonio Fontana. Le chiedo scusa, ma ha avuto oltre un minuto e mezzo rispetto al tempo previsto.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Vincenzo Antonio Fontana, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà, per cinque minuti

MARCO MINNITI. Signor Presidente, la cosa che colpisce molto in questa discussione è che ci troviamo di fronte ad una gigantesca contraddizione. Da un lato, abbiamo un Governo che da settimane sta pompando segnali di allarme, di preoccupazione e di paura, utilizzando il solito meccanismo che ha impiegato in questi anni per quanto riguarda il tema dell'immigrazione; Pag. 65dall'altro lato, al momento del dunque, esso appare drammaticamente impreparato.
L'impreparazione del Governo, questa distanza tra le parole e i fatti emerge icasticamente dalla vicenda di Lampedusa, dove abbiamo una situazione drammatica di quella comunità e di quell'isola. Penso che sia dovere del Parlamento oggi non soltanto far sentire la vicinanza agli abitanti di Lampedusa, ma dire una cosa con grande chiarezza: Lampedusa è la porta dell'Italia e dell'Europa, ma non può essere costretta a farsi carico da sola di un grande evento, che avrà dimensioni significative e che probabilmente durerà nel tempo.
Signor Presidente, signor sottosegretario, Lampedusa è sempre stata e deve essere un luogo di mero transito: chi arriva lì deve essere subito spostato verso altre località. Deve essere chiaro che se vi sono delinquenti essi vanno rispediti nei Paesi di origine, se vi sono clandestini vanno avviati ai centri di identificazione e di espulsione di altre regioni italiane, se vi sono richiedenti asilo o rifugiati politici devono essere trattati come persone che hanno bisogno del sostegno e dell'aiuto del nostro Paese.
Tutto questo non è stato fatto.
Posso dire, signor Presidente della Camera, che ho il dubbio che si sia giocato volutamente a creare un'emergenza a Lampedusa per rendere evidente l'invasione che era stata paventata. Infatti non sfugge a nessuno e non posso pensare che un Governo del nostro Paese non sia in grado di smaltire nelle quattro settimane migliaia di immigrati, che sono tuttavia un numero molto minore rispetto a quelli che sono arrivati in questi anni.
Un punto va detto con grande chiarezza: questa deve essere una responsabilità dell'Italia, non può essere una responsabilità né di Lampedusa né della sola Sicilia! Mi ha colpito per esempio il fatto che sia arrivata stamattina a Lampedusa la nave San Marco. Si è verificata una situazione kafkiana: per cinque ore la nave San Marco è rimasta in porto a Lampedusa perché non sapeva dove doveva portare gli immigrati. Non lo sapeva! Sono stati poi portati in un centro della difesa, ma anche in questo caso sarà un centro permanente.
Posso dire con grande chiarezza che l'incontro che si è tenuto avantieri con le regioni e con le province italiane andava fatto settimane fa. Si è arrivati molto in ritardo. Soprattutto bisogna comprendere che la vicenda dell'immigrazione a Lampedusa è una grande questione dell'Italia. Sarebbe un grave errore - lo dico con grande nettezza - che da questo punto di vista si pensasse di poter chiudere tutto quanto nella vicenda di Mineo, perché lì si dà la sensazione di un'Italia che si scarica la responsabilità e concentra tutto sulla responsabilità dei siciliani, che già pagano un prezzo drammatico.
Mi sia consentito, per finire, di affrontare un altro tema. Qui è stato detto che l'Europa deve fare la sua parte. Sono d'accordo, ma vorrei fare una considerazione agli amici della maggioranza: quell'Europa, che oggi non si fa carico delle richieste che voi avanzate, è l'Europa della paura ed è l'Europa che voi avete costruito in questi mesi e in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Nel momento in cui si manifesta qui in Aula un grande egoismo nel nostro Paese, come si può chiedere all'Europa di farsi carico del problema, quando noi qui e il Governo innanzitutto è protagonista di una politica improntata al più gretto egoismo?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Minniti.

MARCO MINNITI. Sto per concludere, signor Presidente. Vi è un problema nel rapporto con la comunità internazionale di autorevolezza e di credibilità. Ma la credibilità e l'autorevolezza sono un bene prezioso e sono in qualche modo come il coraggio di Don Abbondio: se uno non ce l'ha, non c'è nessuno che lo possa dare a tavolino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

Pag. 66

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, credo che l'informativa del Governo fosse necessaria e che il sottosegretario Mantovano sia stato puntuale. La realtà, contrariamente a quanto dice lo «stratega» Minniti, è a nostra conoscenza da un sacco di tempo. Consiglierei forse il Governo di cogliere l'occasione per assumere lo stratega, che già aveva visto dal passato e proiettato verso il futuro come bisognava risolvere questo grave problema.
Ma il fatto che noi abbiamo già tenuto un paio di riunioni, non ultima quella di ieri con le regioni, per valutare come assorbire questo flusso, ed il fatto che sono arrivate oltre 15 mila persone a Lampedusa, di cui 10 mila sono già state ridistribuite e a Lampedusa ne rimangono 5 mila, sono fatti concreti che nessuno ci può negare.
Da anni noi della Lega Nord subiamo la crisi morale di essere i «razzisti», quelli che non riescono a capire che il mondo ha bisogno di queste esperienze e quindi di spostarsi da un territorio all'altro. Siamo però anche quelli che orgogliosamente diciamo che l'uomo non può globalizzare l'uomo. Pertanto è giusto aiutare la gente a casa loro. Ricordo, infatti, nel passato cosa è successo in Puglia, quando ci fu quella che chiamo l'invasione albanese. Caso strano, affrontavano un canale e passavano il mare, ma non passavano una frontiera a piedi. Vai a sapere come mai! L'Albania, infatti, confinava con la Grecia eppure in Grecia non andavano. Così pure i marocchine ad esempio, che si trovavano a due passi da quella famosa Spagna che doveva accettare il mondo, non andavano in Spagna, ma venivano da noi, ovvero da noi si passava attraverso Lampedusa.
Vedo D'Alema che sorride, l'uomo che è amico di Gheddafi insieme a Berlusconi, quindi ha poco da sorridere anche lui, con la sua grande politica estera, che certe volte lascia dei grossi dubbi, ma va bene. A Lampedusa è da anni che abbiamo una signora, oggi senatrice, che aveva previsto cosa sarebbe successo, che ha combattuto e ha persino lanciato una provocazione dicendo che Lampedusa voleva diventare provincia di Bergamo per significare che c'era un problema grave e oggi è ancora più grave perché a Lampedusa sbarcano tutti.
Il problema è, sottosegretario Mantovano, che, in effetti, come dice lei, dalla Tunisia non arrivano gli esiliati di questa guerra così approvata dai guerrafondai che ne avevano già fatto una nel Kosovo. Non dimentichiamo, infatti, che questa guerra parte velocemente, non si capisce, c'è una situazione che si scoperchia nel nord Africa e nessuno cerca di interpretarne i motivi. Poi, è evidente, le cose precipitano e vanno veloci, i francesi le hanno accelerate e noi siamo lì a pagarne le spese.
Noi dobbiamo assolutamente fare intervenire l'Europa perché non ci possiamo accollare - lo diciamo da anni - questo flusso che non finirà mai se non viene assunta una posizione da parte dell'Europa in maniera seria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del Popolo della Libertà). Soprattutto, il Governo italiano non può non attuare questa azione pesante con l'aiuto di tutti, non che qui qualcuno prima fa il guerrafondaio, poi tira indietro la mano e comincia a fare i distinguo.
Dobbiamo assolutamente fermare questa situazione perché non possiamo più permettere che in questa «piazza Italia», dove siamo già in tanti, ne vengano altri. Voi non potete pensare di risolvere il problema di questo flusso attraverso Lampedusa che poi scarica su tutte le regioni. Ma dove li mettiamo? La gente ha paura, seriamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non siamo razzisti, abbiamo una chiara matrice cattolica!

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Chiappori.

GIACOMO CHIAPPORI. Quindi non ci venite ad insegnare niente, voi che avevate paura dei preti! Noi siamo persone che ce lo abbiamo dentro questo argomento e allora diciamo fermamente di stare attenti, perché l'Italia non riuscirà a sopportare quello che sta per diventare veramente un Pag. 67percorso biblico, un flusso che non controlliamo...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Chiappori.

GIACOMO CHIAPPORI. ...mi scusi, signor Presidente, sto per concludere, di persone che per adesso non hanno niente a che vedere con il problema libico perché arrivano dal Bangladesh, dal Pakistan, dall'Egitto, dalla Tunisia, dal Senegal e da mezza Africa. E lo fanno passare per un flusso di questi poveri disgraziati libici che hanno a che fare con Gheddafi!

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIACOMO CHIAPPORI. Non commettiamo questo errore. Abbiamo un problema reale, la gente lo sa e state attenti, perché vi sta guardando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, signor sottosegretario, condividiamo alcune delle proposte che lei ha formulato a quest'Aula e condividiamo l'accordo che è stato raggiunto con le regioni, che mostra che siamo un grande Paese e non abbiamo bisogno di creare intorno ai migranti un'ossessione. Siamo d'accordo con le richieste che il Governo formula all'Europa e scegliamo anche di tacere dal fare qualche obiezione perché al clima di solidarietà e di unità di cui c'è bisogno in questi momenti ci crediamo davvero. Non vorremmo essere gli unici, però. Le chiediamo soltanto di non lasciare da sola Lampedusa, perché lì ci sono i ritardi che Minniti ha osservato, perché non possiamo comportarci con Lampedusa come l'Europa si comporta con noi e quindi lasciare Lampedusa a protestare con il nostro Governo mentre il nostro Governo protesta con l'Europa: è una scatola cinese di proteste che non può funzionare. Occorre coinvolgere la regione Sicilia e inventare anche qualcosa di nuovo nella presenza dello Stato sul territorio, in un posto che - vogliamo dirlo ufficialmente in questa sede - non può essere abbandonato a se stesso (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro ).
Detto questo, e quindi condividendo quello che ha detto, vorremmo fare tre osservazioni di cornice. Non ci sfugge che intorno a questa vicenda dei migranti, soprattutto da parte dei colleghi della Lega, è stato messo in moto una specie di coro di tragedia greca per il quale accanto ai problemi seri che ci sono, e noi - la prego di credermi - non li sottovalutiamo affatto, sembra che siamo di fronte a questo cataclisma che ci riguarda: i migranti contro l'Italia. Non ci sono più i giovani dell'Egitto e della Tunisia, non ci sono le donne, non c'è la primavera araba che sta nascendo in quei posti. No, ci sono solo i migranti, che peraltro non sono esseri umani, sono numeri che ci assediano, che ci assaltano. Non può essere, questa signor sottosegretario, la visione di un grande Governo occidentale. Non può essere questa la mitologia, l'ideologia che facciamo passare, un'ossessione da Il deserto dei tartari. Lo ripeto, siamo un grande Paese, il problema è grave, è molto grave, ma siamo un grande Paese capace di risolverlo. Questo è il messaggio che deve passare presso gli italiani, e le cose che anche lei stesso ha detto vanno in questa direzione. Dunque, notiamo anche una contraddizione tra la sua comunicazione e certe mitologie che la Lega vuole proporre.
Seconda osservazione, che non riguarda direttamente questo aspetto: non possiamo non parlare anche di quella che è l'attualità dell'operazione che ci coinvolge in Libia mentre parliamo di questi sbarchi, che possono essere ancora più numerosi a causa di quanto sta succedendo proprio in quel Paese. Ebbene, vogliamo usare anche questo spazio - lo abbiamo già detto - qui alla Camera per dire che non pensavamo mai che risolto il problema del legittimo impedimento nelle aule dei tribunali il Premier scoprisse il legittimo impedimento a partecipare anche Pag. 68ai lavori dell'Aula di Montecitorio (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Questo rovesciamento di posizioni non ce lo aspettavamo. È inaudito che il Presidente del Consiglio non sia qui - se deciderà in ultimo di farlo avrà fatto una buona scelta - mentre discutiamo di questo e anche delle cose di cui discuteremo domani, anche perché c'è un punto di fondo che riguarda anche la discussione che svolgiamo qui oggi. Lo abbiamo già detto, lo ha detto il nostro Presidente: Berlusconi è addolorato per la sorte di Gheddafi; noi siamo addolorati per la sorte delle sue vittime e anche per la sorte di quegli uomini, di quegli esseri umani che sbarcano, laddove non c'è un'intenzione criminale, sulle nostre coste.
Questa è una questione dirimente perché verrà il tempo domani di chiedersi, ma qui lo vogliamo anticipare: da che parte sta l'Italia? Questo è un dubbio perché il sentimento, specie per una persona come il Presidente del Consiglio, conta parecchio. E se un sentimento va e se il cuore va verso la sorte di Gheddafi certamente non può andare verso la sorte di coloro che sono le sue vittime. Allora, qui si pone un problema che non è solo della NATO, delle operazioni che si svolgono, problema che ci auguriamo si risolva, così come ha detto il Presidente Napolitano. C'è il problema dell'esito che si vuole determinare, e del ruolo che l'Italia vuole svolgere nell'esito che si vuole determinare. Sia chiaro che noi siamo per la sicurezza di questo Paese, siamo per la sicurezza dei civili libici, siamo per la sicurezza del Mediterraneo, ma siamo anche perché insieme alla parola sicurezza campeggi sulla nostre bandiere la parola libertà, che insieme alla parola sicurezza, è la bandiera che noi vorremmo fosse del Governo italiano e che forse abbiamo il dubbio non lo sia fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, per governare i fenomeni sociali c'è bisogno di conoscerne la natura, le ragioni e l'entità, e nel caso degli sbarchi d'immigrati clandestini a Lampedusa, drammaticamente aumentati nei giorni scorsi e destinati con ogni probabilità a intensificarsi nelle settimane a venire, c'è un grosso rischio. C'è il rischio che una certa retorica, quella che abbiamo appena sentito, della Lega in particolare, ma anche quella di chi ha come principale preoccupazione quella di non contrariare il Carroccio, distolga l'attenzione dell'opinione pubblica e della classe politica dalla vera natura del fenomeno, dalle sue ragioni e dalla sua entità. Anzitutto, cosa sta accadendo a Lampedusa? Ovviamente la crisi politica tunisina ed egiziana e poi l'esplodere della guerra civile in Libia hanno ridotto o azzerato la capacità di controllo del traffico marittimo da parte delle forze di polizia di quei Paesi, e i disordini e la guerra spingono molte di quelle centinaia e centinaia di cittadini subsahariani da tempo presenti in Libia ad imbarcarsi per l'Europa, e quindi ad accelerare il viaggio della speranza.
E a questi si aggiunge, appunto, un certo numero di cittadini maghrebini. Ma un fatto, onorevoli colleghi, deve essere chiaro, per evitare allarmismi e strumentalizzazioni: Lampedusa è in uno stato di estrema difficoltà, ma non siamo ancora alla crisi umanitaria. Durante la guerra nella ex Iugoslavia - lo voglio ricordare a me stesso ed ai colleghi -, dal 1992 fino alla pace, circa 700-800 mila profughi si rifugiarono in Europa. Ovviamente, siamo molto lontani da quei numeri, ma, per evitare che quel fenomeno si ripeta in Libia, magari in dimensione ancor più massiccia, non serve affatto, a nostro avviso, fare la voce grossa e la faccia feroce che questa maggioranza prova ad avere nei confronti dei barconi in arrivo a Lampedusa e non serve nemmeno minacciare l'annessione di Lampedusa alla provincia di Bergamo, ma serve, invece, una seria e responsabile politica di intervento nella crisi libica, radicalmente opposta all'ambiguità che il Governo sta dimostrando. Quanto prima Gheddafi sarà rimosso, tanto prima potremo lavorare alla Pag. 69pacificazione ed alla stabilizzazione di quell'area. E questo sarà il grande, vero deterrente all'emergenza umanitaria. Ben prima di invocare la comunitarizzazione del problema dei clandestini in arrivo sulle coste italiane, adottiamo noi, come Paese, un approccio europeo ed occidentale alla soluzione della crisi libica. La questione dei migranti a Lampedusa, cui il TG1 in particolare, dà uno spazio enorme, ingigantendo il fenomeno, va, invece, affrontata con molto realismo e pragmatismo. Non va usata ai fini di propaganda politica.
La situazione ha di fatto bloccato ogni attività di pesca e delle importanti mariniere di quella splendida isola ed ha aumentato i problemi che già attanagliano quel settore. E, allora, è opportuno che il Governo attui un intervento straordinario in favore dei pescatori e non sarebbe certamente assistenzialismo, ma un'autentica redistribuzione nazionale dei costi della solidarietà. Spero che il Ministro competente, oggi l'onorevole Romano, appena nominato, seppur con la riserva del Quirinale - cosa senza precedenti nella storia del Paese -, adotti azioni concrete e conseguenti essendo, tra l'altro, egli un politico siciliano. Per consentire a Lampedusa di tornare alla sua normalità, vanno accelerati i tempi di smistamento dei migranti in arrivo sull'isola nelle varie aree territoriali del Paese. E come già avvenuto in passato in occasione di importanti ondate migratorie, come quella proveniente dall'Albania, è opportuno che il Governo eviti fenomeni di eccessiva concentrazione. Da questo punto di vista, valutiamo positivamente l'intenzione del Ministro Maroni di predisporre un piano dettagliato - che è, poi, in linea con la proposta che abbiamo avanzato come Futuro e Libertà per l'Italia, depositata in una mozione non ancora discussa -, che speriamo sia anche trasparente, di distribuzione dei migranti...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lo Presti.

ANTONINO LO PRESTI. ...nelle varie aree del territorio nazionale. Per ora - e concludo, signor Presidente -, fa il male di Lampedusa chi confonde i problemi dell'isola e del suo centro di identificazione con la guerra in Libia e la possibile emergenza sanitaria che ne potrà derivare. Aiutiamo Lampedusa e i suoi abitanti, non usiamoli per una spicciola politica di speculazione (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, le crisi politiche e sociali che hanno interessato il Maghreb ed ora la Libia, hanno creato una gravissima emergenza umanitaria che si è rivolta essenzialmente nei confronti della Sicilia e, in particolare, dell'isola di Lampedusa. Sono oltre 5.400 i profughi a Lampedusa e, di fatto, possiamo dire che sono pari o, addirittura, più della stessa popolazione dell'isola. Gli abitanti di Lampedusa, da sempre ospitali, e l'amministrazione comunale, hanno richiesto di non essere lasciati soli. Gli sbarchi hanno interessato anche il catanese, dove sono sbarcati qualche centinaio di egiziani e libici. Appare evidente che non ci troviamo di fronte ad una crisi contingente, ma che è reale il rischio che gli sbarchi aumentino a dismisura.
Lampedusa e la Sicilia non possono essere lasciate da sole ad affrontare l'emergenza umanitaria, ma è necessario che il Governo attui iniziative che, coinvolgendo l'Unione europea, così com'è avvenuto con le regioni, consentano di far fronte agli sbarchi. Abbiamo accolto con favore quanto dichiarato dal Ministro Maroni relativamente all'impegno del Governo a farsi carico del disagio creato agli abitanti Lampedusa con misure compensative che sostengano l'economia. Per quanto riguarda le misure di sostegno all'economia se si vuole essere efficaci, sottosegretario Mantovano, è necessario procedere ad atti concreti, tra i quali la moratoria dei mutui, l'esenzione fiscale, l'istituzione della zona franca, la fiscalità di vantaggio almeno fino a tutto il 2011, atti che consentano agli abitanti di Lampedusa, Pag. 70e non solo di verificare nel concreto l'impegno ribadito dal Ministro Maroni. In tale contesto, chiediamo al Ministro Tremonti di procedere ad uno stanziamento di risorse immediate che consentano di affrontare i primi interventi a favore dei residenti di Lampedusa. In merito più strettamente agli sbarchi, i centri di accoglienza sono letteralmente al collasso, ma non appare coerente la predisposizione di tendopoli, tra l'altro obiettivamente invise alla popolazione residente. A nostro dire, si deve procedere a far diventare effettivo il sostegno creato dall'Unione europea nei confronti dei Paesi, principalmente l'Italia, interessati ai flussi migratori. Appare altresì evidente che si debba passare dall'enunciazione ai fatti. L'Italia, grazie anche all'accordo tra Governo e regioni, che faranno la loro parte, deve predisporsi e prepararsi ad accogliere cinquantamila richiedenti asilo distribuendoli equamente tra le regioni. All'Unione europea chiediamo la stessa cosa, di passare dalla solidarietà espressa nella riunione dei Ministri degli esteri alla disponibilità ad accogliere i richiedenti asilo.
Ancora una volta intendiamo sottolineare come, a fronte di una situazione di estrema difficoltà, con migliaia di persone che sbarcano sulle nostre coste, il Governo si è attivato immediatamente riuscendo a coinvolgere sia l'Unione europea sia le regioni. La nostra soddisfazione la esprimiamo anche per la capacità del Governo nel procedere, come è successo oggi, alla distribuzione di profughi in altre regioni e in altre zone della Sicilia. Questa è la strada giusta per rispondere alle richieste pressanti degli abitanti di Lampedusa, che hanno il diritto di vedere la presenza dello Stato.
Inoltre, Ministro, mi permetto di sottolineare un fatto di non minore importanza. Voglio segnalare la questione relativa all'aeroporto di Trapani, ora utilizzato per le operazioni relative alle azioni in Libia della coalizione. L'utilizzo dell'aeroporto ha prodotto il licenziamento di 70 persone e ha provocato un ulteriore duro colpo al turismo dell'isola. Anche in questo contesto riteniamo doveroso richiedere un intervento affinché la città di Trapani non sia lasciata sola ad affrontare tale situazione (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, ebbene le comunicazioni del sottosegretario Mantovano a mio giudizio hanno il sapore del bollettino di una disfatta, munito peraltro di un elenco di buone intenzioni, che tali rimangono, con una sensazione - mi sia consentito dirlo - di affanno e di ritardo. I dati che ci sono stati snocciolati, se non passano così, sotto silenzio, sono veramente drammatici: 15 mila migranti da gennaio ad oggi, 14 mila tunisini, 14 mila a Lampedusa. Da gennaio ad oggi, in circa tre mesi. Ebbene, ben un terzo, circa 5 mila - ci viene detto - sono ancora a Lampedusa. Si tratta di capire se questo affanno e questo ritardo sono dovuti a dolo o a colpa. Se è un fatto di superficialità e di insipienza o se è un fatto voluto. Crediamo tutti e due. Seicento soltanto trasferiti in aereo, seicento sulla San Marco, si dice oggi, non si sa in quanti giorni. Ne rimangono pur tuttavia oltre 3 mila.
Ci viene detto che i controlli sulle coste tunisine sono inesistenti, che potrebbero ora imbarcarsi e venire altre etnie, che vi sono criminali evasi dalle carceri tunisine e noi non riusciamo con la Tunisia ad instaurare un rapporto che ci consenta di avere le foto segnaletiche.
Ebbene, signor sottosegretario, mi consenta di dire che la debolezza di questo Governo traspare evidente dalle sue parole. Io temo che la debolezza italiana a livello internazionale sia poi la responsabile del poco ascolto che - lei stesso ci sta dicendo - l'Europa ci sta dando, forse perché - è stato ben detto - ci siamo dimostrati un Governo egoista e quindi la comunità internazionale così ci ripaga. Forse stiamo pagando il prezzo dell'ambiguità che abbiamo tenuto a livello internazionale. Certo, non ne stiamo uscendo bene. Pag. 71
Lei stesso ci confessa che non parliamo di profughi. ma perlopiù di immigrati clandestini e non vi sono libici in questo gruppo di migranti. Vi è un timore che si arrivi a 50 mila migranti. Ci viene detto - e ci piacerebbe capire per quale ragione - che nei prossimi 9 mesi spenderemo 213 milioni di euro, ma oggi in tre mesi, senza che vi sia alcuna proporzionalità, ne abbiamo spesi soltanto 21 milioni.
Io credo che la priorità, se riusciremo mai a farci ascoltare dall'Europa per la nostra debolezza, per la vostra debolezza e per la vostra ambiguità, sia di ottenere pattugliamenti congiunti, sia di ottenere dall'Europa che si carichi quote di ospitalità, sia di ottenere dall'Europa aiuti economici. Forse tutto ciò è stato chiesto tardi, è stato chiesto male, è stato chiesto in un ambito di estrema debolezza. Non vorremmo che venisse fatto un uso del problema Lampedusa per nascondere le divisioni che vi sono all'interno del Governo, per nascondere i problemi del Premier e per nascondere quello che si sta facendo, per esempio, in Commissione giustizia. Non vorremmo che questo Governo, che agisce così lentamente, così blandamente e così male, volesse cinicamente far scoppiare il problema di Lampedusa, tenerlo sui giornali in maniera cinica, agitandolo senza risolverlo o risolvendolo lentamente e male, per avere quanto più a lungo possibile, magari fino a dopo il 6 aprile, un'arma di distrazione di massa.
In tutto questo, le nostre regioni, i nostri comuni, quelle regioni e quei comuni che proprio oggi con l'approvazione in I Commissione delle misure sul federalismo regionale sono stati ancora una volta massacrati economicamente, perché oltre alle tasse nazionali vengono imposte, con questa normativa, delle tasse regionali, si sono solidalmente e bonariamente accollate delle quote dei 50 mila migranti previsti.
Quindi, davanti ad una società che produce, che resiste, che accoglie, un territorio buono e generoso, vi è un Governo che francamente non sta facendo bene e, ripeto, non sappiamo se lo stia facendo per colpa o per dolo o forse per tutti e due, che è anche peggio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà, per due minuti.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Mantovano soprattutto per la notizia che le regioni si stanno assumendo un pezzo della responsabilità: è un atto che ci rincuora e, nelle condizioni date, ci fa ben sperare.
Il 16 febbraio io sono intervenuto con un'interrogazione a risposta immediata ed è venuto il Ministro Maroni a rispondere: riguardava proprio le misure del Governo in merito all'emergenza sbarchi, con particolare riferimento all'isola di Lampedusa. Ebbene, in quella risposta vi erano alcune parole che lette oggi francamente ci fanno riflettere: «L'obiettivo nostro» disse il Ministro «è quello dell'assistenza adeguata e di valutare l'eventuale status di rifugiato, immigrato, eccetera e di rimpatriare quelli che non hanno lo status, ma soprattutto» disse «faremo fronte all'emergenza».
Noi riteniamo, come gruppo Misto-Alleanza per l'Italia, che sia stato compiuto un atto negativo: litigare con l'Europa, alzando il tono e la voce e aprendo un conflitto; crediamo che l'Italia sia un Paese ricco in termini di competenza umanitaria, abbiamo risorse umane, progetti e anche mezzi, volendo, per dispiegare un'azione degna e rispettosa di questa emergenza. Sto pensando alla Protezione civile, che ha insegnato a mezza Europa e ad alcuni Paesi del mondo; sto pensando alla Croce rossa italiana; sto pensando all'Esercito, che ancora non ha perso quello spirito di popolo sul quale, nel secolo trascorso, ha fondato la propria crescita e il proprio sviluppo: si è professionalizzato, certamente, ma non ha perso quello spirito.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 72

DONATO RENATO MOSELLA. Pertanto, crediamo che dimostrare all'Europa di farcela e di avere i mezzi, le idee e i programmi - sono stati qui elencati i protocolli delle cose da fare in queste ore - sarebbe un ottimo segno per incentivare gli altri Paesi europei a scendere in campo e a confrontarsi sul saper fare con noi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Passiamo all'esame dei successivi argomenti, per i quali ricordo che sono previste votazioni.

Missioni (ore 17).

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bruno, Caparini, Castagnetti, Gregorio Fontana e Tenaglia sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche
(ore 17,01).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,02).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo solo per far rilevare che, poiché in questo Paese non ci facciamo mai mancare niente, da oggi abbiamo anche l'onore di avere un Ministro indagato per reati di mafia.
Credo che questo la dica lunga su un Governo, con riferimento al quale, da un lato, non si fa carriera se non si ha qualche problema con la giustizia, e dall'altro lato, appare ormai evidente che il Presidente del Consiglio non ha più il controllo della sua maggioranza e dell'indirizzo del Governo e deve vivere, giorno dopo giorno, sul ricatto dei partiti che compongono la sua coalizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, intervengo in quest'Aula per richiamare l'attenzione - sono certa di farlo, interpretando il sentimento di tutti i componenti della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza - non solo di quest'Assemblea, ma anche del Governo - e sono lieta che sia presente il sottosegretario Mantovano - sul tema dei minori non accompagnati che sono a Lampedusa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,04)

SANDRA ZAMPA. Lunedì, cioè l'altro ieri, sono andata sull'isola e ho potuto verificare di persona in quale condizione si trovano i minori: credo che l'aggettivo «deplorevole» sia il minimo che si possa usare.
Questi ragazzi - che, in questo momento, sono circa 220 - sono tutti tunisini, hanno un'età media tra i 16 e i 17 anni, ma tra loro vi sono molti piccoli di 11 e 12 anni; dormono a terra, non hanno il materasso, non hanno le coperte e, soprattutto, non hanno dove lavarsi. Sono riparati alla Marina protetta, dove sono stati portati per essere sottratti dalla promiscuità del centro di accoglienza, perché Pag. 73lì si stavano affollando, in un numero spropositato, gli adulti che sbarcavano.
Save the Children, che si sta occupando di loro, ha chiesto al sindaco un posto, che è stato individuato nell'unico luogo possibile - così ci è stato riferito - cioè la Marina protetta, un ex piccolo museo marino, dove vi sono due bagni, che significa due lavandini; non possono farsi la doccia e alcuni di loro sono lì da dieci, undici, dodici giorni. Chiedono disperatamente di potersene andare.
Credo che non si possa non denunciare che si tratta di una violazione della Convenzione ONU - che tutela i diritti dell'infanzia - assolutamente palese.
Sono cose che ho visto con i miei occhi in compagnia di altre due persone.
Chiedo al Governo di farsi carico il prima possibile di questo problema, di portare, come è nel loro diritto, questi minori nelle case di accoglienza; chiedo anche, l'ho già chiesto e lo chiederò formalmente alla Commissione bicamerale per l'infanzia e alla presidente Mussolini di farsi a sua volta carico di questa questione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, mi tocca andare addirittura oltre rispetto a quanto detto dall'onorevole Zampa perché è noto quello che sta accadendo a Lampedusa: siamo impegnati in una guerra folle, dannosa e pericolosa contro la Libia a scopo umanitario buttando delle bombe! Le stanno gettando Sarkozy ed altri e non ci occupiamo invece del lato umanitario, di come sono trattate quelle persone a Lampedusa! Questa è una follia, e bisogna dirlo molto chiaramente.
D'Alema chiedeva: dove le dobbiamo portare tutte queste persone? È molto semplice: bisogna salvare i bambini, i minori che ci sono e che devono essere immediatamente allontanati e portati nelle case protette, nelle case famiglia, e gli altri vengano mandati con una nave da Sarkozy in Francia, perché è lui che sta facendo la guerra, non noi, una guerra folle a cui io sono contraria (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, non so se l'onorevole Zampa era presente fin dall'inizio dell'informativa ma, nella stessa, si faceva stato che nella nave San Marco che sta per partire da Lampedusa prendono posto in via privilegiata minori accompagnati, donne (Commenti del deputato Zampa)... perché dice di no, scusi? Dicevo che prendono posto minori accompagnati, donne e richiedenti asilo e sono diretti a Mineo, in una struttura dove troveranno tutta l'accoglienza con gli standard più elevati.
Poiché stiamo parlando di una vicenda che ha i numeri che prima sono stati descritti, si sta affrontando anche questo aspetto della vicenda, tenendo presente che le priorità sono i bambini, sono le donne, sono coloro che si trovano nelle difficoltà maggiori.

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, vorrei segnalare a quest'Aula che circa un ora e mezza fa a Gerusalemme è esploso un autobus. C'è un morto, ci sono 31 feriti di cui alcuni molto gravi che adesso sono operati nel tentativo di essere salvati. Questo attacco, che certamente non suona nuovo alle nostre orecchie, segue però ad un periodo di calma e ci riporta tutti quanti al periodo spaventevole della seconda Intifada in cui esplodevano uno o due autobus al giorno con grandi stragi della popolazione.
Pag. 74
L'attacco dei missili da parte di Hamas su Sderot, Beer Sheva e Ashkelon, cioè su tutta la parte meridionale del Paese, è stato nei giorni passati molto più severo e drammatico del consueto. Lo shock della popolazione è grandissimo, la reazione dell'esercito israeliano è in corso anche se molti la considerano ancora interlocutoria.
Vorrei solo aggiungere un commento di trenta secondi: da una società in cui viene dedicata una piazza a Dalal Mughrabi, 37 uccisi quando ha fatto saltare per aria un autobus, non viene altro che un incitamento deciso a far saltare per aria autobus.
Quello che vedo adesso è un incitamento continuo ed incessante; un padre di Hamas, solo recentemente, e la cosa è stata fotografata, ha regalato al suo bambino quando ha compiuto due anni un costume da terrorista suicida con la fascia e la cintura esplosiva. Nient'altro può scaturire da questo.
Il nostro compito, in questo momento in cui tutto il Medio Oriente prende fuoco, deve essere quello di cercare di spegnere questi fuochi malefici, intervenendo, per quanto possiamo, su questo tema, quello dell'incitamento, che è basilare e che seguiterà a creare orribili disastri di questo genere. Non vogliamo di nuovo vedere Israele diventare terreno minato, in cui esplode un autobus al giorno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANITA DI GIUSEPPE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, vorrei tornare un attimo sull'argomento dei minori non accompagnati. Mi associo anch'io alle parole dette dall'onorevole Zampa, perché, circa due mesi fa, quest'Aula ha approvato una mozione riguardante proprio i minori non accompagnati, che è stata votata all'unanimità e accolta dal Governo.
Mi auguro che venga presa in considerazione quella mozione, che contiene dei criteri importanti proprio per tutelare i diritti dei minori non accompagnati. Infatti, ve ne sono molti in Italia, ne arrivano ancora e, probabilmente, ne arriveranno ancor di più. È, quindi, importante che venga presa in considerazione quella mozione, considerato che è stata votata all'unanimità e quindi accolta anche dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, anch'io mi associo a quanto detto dall'onorevole Zampa. E mi dissocio come membro del Parlamento - certo che si tratta di un Governo rispetto al quale noi siamo all'opposizione - dal buon senso delle parole dell'onorevole Mantovano, quando ha detto che queste persone vengono trattate con «il più alto degli standard». Sarebbe interessante vedere almeno una fotografia o un filmato di ciò che il sottosegretario intende per «il più alto degli standard».
Infine, signor Presidente, se mi ascolta un momento, vorrei che mi confermasse che l'onorevole Mussolini è tuttora presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia. Da come si è espressa con veemenza contro l'onorevole Zampa - che difendeva i bambini - mi pare che si sia dedicata ad altre attività (Commenti della deputata Mussolini).

Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge: Buttiglione ed altri; Stucchi ed altri; Gozi ed altri; Pescante ed altri; d'iniziativa del Governo: Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea (A.C. 2854-2862-2888-3055-3866-A) (ore 17,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge di iniziativa dei deputati Buttiglione ed altri; Stucchi ed Pag. 75altri; Gozi ed altri; Pescante ed altri; d'iniziativa del Governo: Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea.
Avverto che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore e del rappresentante del Governo.

(Esame degli articoli - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).
In particolare, la Commissione bilancio ha espresso sul testo del provvedimento un parere favorevole, con tre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, che verranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
La Commissione politiche dell'Unione europea ha presentato gli emendamenti 2.100, 3.100, 17.100, 18.100, 29.100 e 51.100, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione dei termini per la presentazione di subemendamenti.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, l'emendamento Lo Presti 29.10 è stato ritirato dal presentatore.
Avverto, infine, che gli emendamenti Dozzo 1.10, 2.10, 3.10, 10.10, 14.10, 16.10, 16.11, 16.12 e 28.10 sono stati sottoscritti dall'onorevole Stefani.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Signor Presidente, invito il presentatore a ritirare l'emendamento Dozzo 1.10, diversamente il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, tutto il progetto di legge è orientato a garantire il contributo del Parlamento al buon funzionamento dell'Unione europea. Vorrei, quindi, pregare gli onorevoli Dozzo e Stefani di ritirare l'emendamento, altrimenti il parere del Governo è contrario.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Dozzo se accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, ho ascoltato l'invito al ritiro da parte del relatore e del Governo sul mio emendamento 1.10 e penso che il parere possa essere il medesimo sugli ulteriori emendamenti a firma mia e del presidente Stefani.
Signor Presidente, questi sono emendamenti che hanno riproposto il parere condizionato che la III Commissione (Affari esteri) ha approvato la settimana scorsa con il voto favorevole di tutti i gruppi parlamentari presenti in Commissione. La XIV Commissione (Unione europea) ha valutato di non recepire quel parere rafforzato e condizionato. È cosa strana, signor Presidente, da quando siedo su questi banchi, che una Commissione non recepisca nessuna condizione posta in un parere da una Commissione di merito come in questo caso la III Commissione. Quindi, abbiamo ritenuto di presentare in Assemblea quelle condizioni sotto forma di emendamenti.
Signor Presidente, posso ritirare tutti gli emendamenti. Tuttavia, se mi permette, vorrei fare un ragionamento politico dato che poi ci sono degli emendamenti che Pag. 76miravano a far sì che, per esempio, il Ministro degli affari esteri non venga posto sotto tutela da subordinati, quali i funzionari del dipartimento degli esteri. In altre parole: prevedere in una legge che il Ministro degli affari esteri in un comitato interministeriale debba essere per forza accompagnato da funzionari ministeriali mi sembra sia veramente un paradosso.
Posso capire - e qui mi rivolgo al sottosegretario Scotti - che la burocrazia per quanto riguarda la Farnesina può premere e indirizzare su questo versante. Non mi si venga a dire che questo fa sì che magari ci sia una migliore prospettiva per quanto riguarda i dossier che vengono formulati in Commissione europea e, quindi, una maggiore divulgazione di notizie. Sappiamo benissimo che dentro la legge c'è il Comitato tecnico interministeriale e tale divulgazione dei dossier può benissimo essere fatta all'interno di tale comitato.
Ma non solo: le condizioni che avevamo posto rafforzavano il potere del Parlamento nell'ambito del Trattato di Lisbona e, ancora, miravano a risolvere l'annosa questione per quanto riguarda le relazioni parlamentari che ogni anno, nel numero di due, vengono fatte sullo stesso tema. Veniva introdotta una semplificazione e con un emendamento facevamo sì che vi fosse un'unica relazione.
In III Commissione avevamo proposto tutto questo per migliorare il testo. Ho notato che questo non è possibile, mi rammarico e vorrei capire come mai il Ministro Frattini abbia «ingabbiato» se stesso e i suoi successori in questa burocrazia. A questo punto, ritiro tutti gli emendamenti a firma del presidente Stefani e mia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Quindi, gli emendamenti Dozzo 1.10, 2.10, 3.10, 10.10, 14.10, 16.10, 16.11, 16.12 e 28.10, sottoscritti anche dall'onorevole Stefani, si intendono ritirati.
A questo punto dovremmo passare alla votazione dell'articolo 1, ma manca un minuto al decorso del termine previsto per il preavviso e, quindi, dovremmo sospendere la seduta per un minuto. Direi di aspettare un attimo, se siamo d'accordo. Dovremmo votare l'articolo 1, ma mi sembra che al riguardo vi sia un ampio consenso. A questo punto aspettiamo che i colleghi entrino in Aula e subito dopo procediamo alla votazione dell'articolo 1.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, siccome vedo che manca un minuto al decorso del termine previsto dal Regolamento per l'inizio delle votazioni e che lei stava cercando di prendere tempo, vorrei aiutarla chiedendole di mettere al corrente l'Aula, se possibile, su come proseguiranno i nostri lavori e fino a che ora proseguirà la seduta.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, mi sembra una domanda molto realistica e interessata. Dovremmo almeno arrivare alla conclusione di questo provvedimento e mi auguro che questo possa essere fatto considerato che, a quanto consta alla Presidenza, vi è un consenso molto ampio e trasversale sul provvedimento.
Comunque, sono trascorsi i venti minuti previsti dal nostro Regolamento.
Passiamo, pertanto, ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Essendo la prima votazione possiamo aspettare che tutti i colleghi entrino in Aula... onorevoli Nizzi, Razzi, Iannarilli, De Girolamo... Ministro Vito... onorevole Calderisi... vi aspettiamo... onorevole Polledri, presidente Buttiglione, Ministro Romano, intanto le facciamo gli auguri... onorevoli Scanderebech, Tempestini, Mario Pepe (IR), Pag. 77Lusetti... dopo che ha votato... onorevoli Franceschini, Leo, Simeoni, Giammanco... ancora gli onorevoli Franceschini, Leo e Giammanco... l'onorevole Leo ha votato... presidente Franceschini voti, l'aspettiamo... se sblocchiamo l'apparato del presidente Franceschini... Ministro Romano ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
510).

Prendo atto che i deputati Rigoni, Samperi e Burtone hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Presidente Casini... onorevoli De Girolamo, Granata, Calearo Ciman, Marsilio, Gianni, Goisis, Bianconi, Sposetti, Cesare Marini... ancora l'onorevole Bianconi... onorevole Moroni, vuole votare? L'aspettiamo... onorevole Bianconi, se è sollecito... gli onorevoli Moroni e Bianconi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato
518).

Prendo atto che i deputati Samperi, e Burtone hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Rampelli e Brandolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto a titolo personale. Sull'articolo 2 mi asterrò, dato che questo contiene la norma che citavo prima, in virtù della quale il Ministro degli esteri viene messo sotto tutela in un Comitato interministeriale. Quindi, non ritengo di esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bernardo, Della Vedova, Calearo Ciman, Cesare Marini, Sposetti, Castagnetti, Foti, Centemero, Capano, Sardelli, Jannone...

Pag. 78

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 505
Astenuti 18
Maggioranza 253
Hanno votato
505).

Prendo atto che i deputati Samperi e Burtone hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castagnetti, Presidente Leone, onorevoli Pagano, Perina, Scelli, Vaccaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato
526).

Prendo atto che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, non è facile parlare bene dell'Europa in questo momento in cui registriamo un'assenza e una sorta di evaporazione sulla scena internazionale, ma la responsabilità non è delle istituzioni dell'Unione europea, ma della politica. Siamo in questa situazione perché quando si scelgono dei leader, cercandoli tra le persone che possono dare meno problemi, meno difficoltà, tra le persone di minor spessore, poi arriva il momento - come quello che stiamo attraversando - in cui si paga il prezzo di scelte così inadeguate. Dal punto di vista istituzionale invece credo che si possa dire bene delle istituzioni dell'Unione europea perché questa in qualche modo ha promosso un modello dinamico e moderno di democrazia decidente e in una qualche misura anche coinvolgente. Basti pensare al processo decisionale così come avviene dal concerto delle istituzioni europee. Si parte dal Consiglio dei ministri, si coinvolge la Commissione, si arriva al Parlamento, se non c'è intesa tra la soluzione del Parlamento e quella della Commissione e del Consiglio interviene la comitologia e cioè il comitato che cerca di concertare una soluzione. Insomma, sono delle modalità decisionali assolutamente originali, che non sono presenti negli ordinamenti democratici nazionali.
Di fatto, poiché ci troviamo di fronte a questo dato, i colleghi parlamentari dovrebbero riflettere sulla circostanza che quasi il 70 per cento delle decisioni dei parlamenti nazionali sono indotte da decisioni precedenti delle istituzioni europee.
Pag. 79
Ci capita quindi di dover ratificare delle direttive o di dover dar corso, ripeto, a delle decisioni prese in sede europea. È qui che nasce il problema che ritengo si possa descrivere in questo modo: le decisioni vengono prese dal Consiglio europeo o dal Consiglio dei ministri, cioè dai rappresentanti dei governi nazionali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Quelle decisioni per lo più inducono a una ratifica anche il Parlamento europeo - che non ha enormi poteri per contrastare quelle decisioni, se non in sede di bilancio - e ricadono sui parlamenti nazionali che debbono ratificarle perché si trovano di fronte a delle decisioni che non possono essere messe in discussione. A questo punto si registra una dissipazione di democrazia, una dissipazione di sovranità: dov'è che conta la volontà popolare in una processo decisionale così fatto, visto che parte dal collegio dei rappresentanti dei governi nazionali, quindi solo rappresentanti di governi e visto che arriva in Parlamento dove è depositata la sovranità nazionale che però è nelle condizioni di dover ratificare e di non poter discutere?
Quindi c'è stata una dissipazione della volontà popolare, perché la volontà popolare non interviene mai, pertanto è chiaro che le istituzioni europee sono destinate a subire tutte le colpe, tutte le accuse, nessuno ha mai nessuna responsabilità, i governi rappresentati nel Consiglio europeo e nel Consiglio dei ministri sono i primi a guidare la reazione contro le decisioni, dimenticando la loro responsabilità assunta in sede europea, e così ci troviamo di fronte ad una contraddizione enorme, è da anni che a livello europeo si pone l'esigenza di intervenire con degli innesti di democrazia e di partecipazione in questo processo decisionale.
Pertanto nell'articolo 3 e nei successivi articoli 4 e 5 si tende a correggere questa che è più di un'anomalia, senza mettere in discussione l'architettura istituzionale europea con questo provvedimento si tenta di intervenire - noi possiamo farlo - sul nostro Governo, sui rappresentanti del nostro Governo che andranno a decidere poi in sede europea. Con questo provvedimento vogliamo parlare prima ai rappresentanti del nostro Governo, vogliamo condizionarli con degli atti di indirizzo. Purtroppo in questo testo unificato c'è un abuso di verbi poco impegnativi, si parla di consultazione e di informazione da parte dei Governi, non proprio di una partecipazione alle decisioni, ma è già qualcosa rispetto alla situazione attuale in cui si deve prendere o lasciare senza mai poter dire la propria.

PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, la invito a concludere.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. In questo caso, dopo l'approvazione del testo unificato, il Parlamento avrà la possibilità di dire la sua in tempo utile, cioè prima che si formi la decisione a livello europeo, decisione determinata anche dall'iniziativa dei rappresentanti del Governo italiano. In questo senso, siamo favorevoli perché finalmente si fa qualcosa nella direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Patarino, Paolo Russo, De Girolamo, Rampi, Barbieri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 528
Votanti 527
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato
527).

Pag. 80

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio e Paladini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 529
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
529).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Amico, Brandolini, Motta e Zeller...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 529
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
529).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, la verifica del rispetto del principio di sussidiarietà, di cui tratta questo articolo, da parte dei Parlamenti nazionali rappresenta una delle novità più rilevanti fra quelle introdotte dal Trattato di Lisbona, soprattutto sotto il profilo del pieno coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nell'architettura delle istituzioni europee, che poi è il tema principale di queste nostre proposte di legge. L'inserimento di questo elemento di primaria importanza nella nuova legge è pertanto essenziale e non solo doveroso. Stiamo qui parlando di uno dei punti maggiormente qualificanti dell'architettura della costruzione europea. In virtù del principio di sussidiarietà, sappiamo che l'Unione europea interviene nei settori che non sono di sua competenza esclusiva soltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dell'azione prevista non possono essere sufficientemente raggiunti dagli Stati membri, sia a livello centrale che regionale o locale. Il conferimento ai Parlamenti nazionali di una funzione di vigilanza rispetto all'applicazione di questo fondamentale principio negli atti legislativi è pertanto di grande importanza. Ogni proposta di tali atti, nonché ogni proposta modificata deve essere infatti trasmessa ai Parlamenti nazionali e deve essere motivata appunto in merito al rispetto del principio di sussidiarietà attraverso l'indicazione Pag. 81di elementi circostanziati, in modo da consentire una valutazione dell'impatto finanziario e le conseguenze quanto all'attuazione nazionale, qualora si tratti di una direttiva. L'articolo 6 quindi se ne fa carico, rinviando peraltro ai Regolamenti parlamentari - del resto non potrebbe essere altrimenti, stante il principio degli interna corporis - la definizione delle modalità e l'esercizio da parte delle Camere del citato controllo del rispetto del principio relativamente ai progetti di atti legislativi dell'Unione europea, così come previsto dal Protocollo n. 2, allegato al Trattato di Lisbona. Il Protocollo prevede, infatti, che i Parlamenti nazionali possono inviare alle istituzioni europee pareri motivati in merito alla conformità al principio di sussidiarietà di ciascun progetto di atto legislativo relativo a materie di competenza concorrente dell'Unione europea, il cosiddetto allarme precoce. Qualora i pareri motivati raggiungano determinate soglie, il progetto dovrà essere riesaminato e potrà essere confermato, modificato o ritirato dai presentatori, nonché bloccato dal legislatore europeo. Importa inoltre rilevare - è opportuno che l'Aula lo sappia - che la Giunta per il regolamento della Camera, nei due pareri adottati nell'ottobre 2009 e nel luglio 2010, ha attribuito in via sperimentale alla Commissione politiche dell'Unione europea la verifica della conformità al principio di sussidiarietà dei progetti di atti legislativi dell'Unione europea, verifica che deve concludersi entro quaranta giorni dall'assegnazione.
Alla discussione presso la XIV Commissione è invitato normalmente il relatore nominato dalle Commissioni di settore. Signor Presidente, quanto ora si prevede con l'articolo 6 di questa proposta di legge viene già esercitato, seppur in via sperimentale, dalla XIV Commissione da un certo periodo di tempo e con pieno successo. Motivo in più per l'approvazione di questo articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Contento, Giammanco, Tocci, Scilipoti, Zinzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato
530).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sardelli, Calearo Ciman, Cesario, Grassi, De Girolamo, Calderisi, De Camillis, D'Ippolito Vitale, Chiappori, Catone... Onorevole Razzi, per favore si sieda, perché non riesco a vedere se l'onorevole Catone ha votato. Va bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 534
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato
533
Hanno votato
no 1).

Pag. 82

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, con l'articolo 8 affrontiamo un tema fondamentale sia nella costituzione, diremmo da europeisti, dell'architettura costituzionale dell'Europa sia nel complesso rapporto tra Parlamento nazionale, Governo nazionale e sede comunitaria.
L'intendimento dei nuovi articoli dei Trattati europei che prevedono forme di revisione semplificata è chiaramente quello di far fare un passo avanti all'Europa verso un modello comunitario e federale.
Si è voluto prevedere che alcune modifiche dei Trattati, pur se attraverso una procedura prudente e garantista delle volontà degli Stati, potessero evitare la trafila dei processi di ratifica ordinaria e potessero essere adottate attraverso decisioni del Consiglio europeo assunte all'unanimità e semplicemente approvate dai singoli Stati conformemente alle rispettive norme costituzionali.
Non solo, si è segnata la via per facilitare il passaggio dall'unanimità alla maggioranza qualificata nel sistema di voto del Consiglio, sempre da decidere con l'assenso dei Governi e con la possibile opposizione di blocco da parte dei Parlamenti nazionali. È chiaro che si tratta di disposizioni di enorme rilievo politico e tra le poche di reale portata nel testo di Lisbona, meno ambizioso di quello che in molti avremmo voluto.
Qui, in nuce, è contenuto il potenziale approfondimento della costruzione europea, che passa per una cessione di sovranità, e quindi per la rinuncia allo strumento, tipicamente internazionalista, della ratifica in favore di una forma nuova di condivisione e approvazione delle decisioni europee per così dire meno intergovernativa e più vicina a una vera comunità di popoli e Stati.
È stata proprio l'attenzione del gruppo del Partito Democratico a voler definire concretamente le forme e le procedure dal Trattato sull'Unione europea lasciate ai singoli sistemi costituzionali, perché il Parlamento esprima la sua voce.
La soluzione trovata a me pare risponda al necessario bilanciamento tra prerogative nazionali e ispirazione europea, tra la necessità di favorire la devoluzione di sovranità verso Bruxelles e quella di mantenere il controllo e la responsabilità democratica del Parlamento nazionale. È convincente la scelta di ricorrere alla legge, con tutto l'aggravio in termini procedurali che ciò implica, per approvare decisioni europee che riguardano l'istituzione di una difesa comune europea e che, quindi, attengano ad interessi vitali dello Stato, la cui valutazione non può non richiedere una deliberazione attenta e approfondita.
Eguali forme di garanzia nell'approvazione sono correttamente richieste per revisioni semplificate che innovino circa l'assetto e le competenze europee relative alle politiche interne. Mi pare giusto infine prevedere che negli altri casi, in luogo della ratifica o dell'approvazione tramite la legge, si subordini l'approvazione della decisione europea a una deliberazione conforme delle Camere che, senza essere elemento di freno per il migliore funzionamento dell'Unione europea, garantisca ruolo, controllo e peso politico del Parlamento.
Non è fuori luogo notare che se fosse stata già in vigore questa legge, la procedura con cui è stato istituito il «Fondo salva Stati europeo», tanto a livello comunitario quanto a livello italiano, non avrebbe avuto tante incertezze giuridiche e soprattutto il ruolo del Parlamento non avrebbe potuto essere aggirato e poco considerato dal Governo, colpevolmente restio nei temi relativi alla definizione delle nuove regole di governance economica Pag. 83europea e ad informare per tempo e con completezza il Parlamento dello stato delle negoziazioni a Bruxelles.
Proprio la rapidità degli avvenimenti che caratterizza ormai il nostro mondo, l'integrazione delle economie europee e la necessità di dare risposte rapide impongono di garantire, accanto all'efficienza e alla tempestività dell'azione, la valorizzazione di tutti gli strumenti della democrazia rappresentativa di cui il Parlamento rimane il cuore. Questo provvedimento e questo articolo sono in tal senso un passo in avanti che noi apprezziamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Giammanco, Lisi, Golfo, Mariarosaria Rossi, Rugghia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato
526).

Prendo atto che il deputato D'Antoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, l'articolo 9 disegna il cosiddetto meccanismo del «freno di emergenza», cioè disciplina la possibilità per il Parlamento di un'esplicita e selettiva interazione nel processo decisionale del Consiglio europeo.
Un indirizzo oppositivo del nostro Parlamento, con un voto di entrambe le Camere, quando siano precisati rilevanti motivi di politica nazionale, diventa impegnativo per il rappresentante italiano presso il Consiglio europeo, che sarà tenuto ad opporsi ad una decisione del Consiglio stesso. È bene intendersi che questa disposizione non configura un classico potere di veto, come quello che ha segnato e paralizzato l'ultimo decennio dell'Europa intergovernativa, contribuendo tra le altre cose ad assegnarle quel profilo di burocrazia e di mistero che ne ha logorato l'immagine. Questo potere di freno, che non è un potere di blocco, rappresenta invece una positiva, trasparente, salutare e aperta iniezione di democrazia nel processo decisionale.
Per queste ragioni abbiamo espresso un giudizio positivo in sede di Commissione e abbiamo concorso a definire la riforma in esame perché noi assegniamo, insieme alla centralità dell'Europa e del Parlamento ruoli e funzioni imprescindibili nella vita politica. Ciò vuol dire che un Paese come l'Italia e in special modo il suo Parlamento, d'ora in poi potrebbe interagire con l'Europa non più solo passivamente, attraverso il recepimento di regolamenti e direttive ma, maggiormente responsabilizzato, potrà cominciare dalla fase ascendente ad intervenire in modo autorevole nel processo di formazione delle decisioni, nel quale si determinano gli indirizzi politici generali per tutti gli europei.
Ha già detto il collega Castagnetti che la norma e l'articolato in esame rappresentano un concreto passo avanti nella direzione indicata dal Trattato di Lisbona, che assegna ai Parlamenti nazionali un ruolo più forte, incisivo e cogente rispetto al processo legislativo e di integrazione comunitario. È giusto riaffermare, in questa occasione, il senso del Trattato di Lisbona, cioè quello di introdurre più partecipazione, più politica e insomma più democrazia nella vita istituzionale dell'Europa, dandole in qualche modo un'anima Pag. 84nella fase ascendente, quella di formazione della legge come in quella discendente, di recepimento della medesima. La riscoperta di questa centralità è la condizione per realizzare un processo vero di integrazione europea.
Un maggior peso dei Parlamenti nazionali, tuttavia, non vuole e non deve essere una rinazionalizzazione della comunità europea anzi, se possibile, dobbiamo utilizzare questo strumento per invertire quel processo che dura da tanti anni di riframmentazione nelle politiche degli Stati nazionali, che hanno tolto l'anima e la cultura dell'unione politica europea, un sogno al quale ci siamo per molte generazioni alimentati particolarmente nel nostro Paese.
Il provvedimento in esame vorrebbe essere qualcosa che va esattamente nella direzione opposta. Approvando l'articolo 9 diamo il segno che l'Italia vuole invertire il trend dell'ultimo decennio. Il provvedimento in esame obbliga tutti noi a un supplemento di impegno, sia la maggioranza e il Governo che l'opposizione. Potrei fare una considerazione comparativa con la centralità del Parlamento nel nostro ordinamento.
Mi limito ad auspicare che così come oggi apriamo la strada per rimettere al centro il ruolo del Parlamento nell'ordinamento comunitario, sarebbe bene venisse nella coscienza di tutti i parlamentari italiani la necessità di riproporre la centralità del Parlamento, da qualche anno desueta, nell'architettura istituzionale italiana. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Si affretti l'onorevole Delfino. Onorevole Cesare Marini, onorevole Soglia, onorevole Pini, onorevole Barbaro. Onorevole Pezzotta, si affretti. L'onorevole Pini ancora non ha votato. Si affretti l'onorevole Franceschini.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 534
Maggioranza 268
Hanno votato
534).

Prendo atto che la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, l'articolo 10 interpreta in maniera in molto autentica lo spirito di questa riforma, che valorizza il ruolo del Parlamento in quanto introduce una modifica che peraltro il Partito Democratico ha fortemente voluto, richiesto e sollecitato anche in passato, in occasione dell'approvazione delle precedenti leggi comunitarie.
È un articolo che distingue finalmente i due atti informativi generali che il Governo deve rendere al Parlamento: da una parte, l'atto informativo che ha finalità d'indirizzo politico sull'attività europea politica legislativa dell'anno successivo; dall'altra, il resoconto, che invece ha finalità di valutazione e di controllo, dell'attività svolta dal Governo a Bruxelles nell'anno trascorso.
La prassi che invece fino ad oggi è invalsa prima di questa riforma, e che questa riforma modificherà, era che le due relazioni arrivavano accorpate, per di più accorpate alla legge comunitaria. Ciò ovviamente ne ha sempre fortemente svalutato la funzione perché ha impedito il dibattito sull'attività di indirizzo e di controllo e ha sminuito così il ruolo propriamente politico del Parlamento, sottraendogli Pag. 85anche la possibilità di confrontarsi invece con il Governo sulle prospettive politiche dell'integrazione europea, sullo stato dell'Unione e sul ruolo e il peso politico che il nostro Paese deve avere in Europa.
Si comprende - in questi giorni soprattutto, vorrei dire - l'importanza di queste attività e il valore, il grande valore di queste attività. Invece nei prossimi giorni noi avremo di nuovo prova di quanto questa riforma sia necessaria, perché ci troveremo ad affrontare con la consueta prassi la sessione comunitaria. Ci troveremo quindi una Relazione sulla partecipazione dell'Italia a cui verrà dedicato ben poco spazio e ben scarsa attenzione.
Possiamo dire che questa è l'ultima volta, e dobbiamo perciò salutare con favore la fissazione del principio di separazione delle due relazioni con la previsione di contenuti e di tempi distinti. Questo, appunto, grazie ad una battaglia che il Partito Democratico ha fortemente condotto per arrivare a questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Frassinetti, onorevole Golfo, onorevole Cesare Marini, onorevole Castellani, onorevole Repetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 520
Astenuti 1
Maggioranza 261
Hanno votato
520).

Prendo atto che il deputato Nicolais ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Goisis, onorevole Mazzuca, onorevole Pugliese, onorevole Soglia, onorevole Barani, onorevole Cavallaro, onorevole Tempestini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato
524).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tommaso Foti, onorevole Lo Monte, onorevole Repetti, onorevole Miotto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato
525). Pag. 86

Prendo atto che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman... onorevole Cesare Marini... onorevole Cesario... onorevole Leo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato
528).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Papa... onorevole Gianni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato
530).

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman... onorevole Di Stanislao... onorevole Marsilio... onorevole Zinzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 531
Maggioranza 266
Hanno votato
531).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente sull'articolo 16, ma, in realtà, anche sull'articolo 17, per sottolineare un aspetto molto importante e, cioè, che, con questi due articoli, noi ci diamo finalmente degli strumenti di vero coordinamento amministrativo per la politica europea, sia attraverso il Comitato che attraverso la Segreteria per gli affari europei. Un Comitato che, finalmente, potrà avere un rapporto diretto con la nostra Pag. 87rappresentanza permanente a Bruxelles e non mediato da questa o quell'altra amministrazione perché privo di senso; un Comitato che, finalmente, coinvolge, nell'elaborazione della posizione di politica europea dell'Italia, le regioni e gli enti locali, laddove necessario. Anche questo, nel rispetto delle prerogative regionali, è un altro passo in avanti. E, tra l'altro, si tratta di un Comitato che trova un punto di riferimento nella nuova Segreteria per gli affari europei. Per il presente modello ci siamo ispirati al modello francese che ha una segreteria molto efficace. Voglio sottolineare un aspetto: avevamo proposto di dare anche le risorse necessarie a questa Segreteria; avevamo proposto un aumento di 80 unità, dato che, al momento, sono solo 15 funzionari in Italia che fanno il lavoro che, ad esempio in Francia, è svolto da 250 funzionari per le stesse attività di coordinamento. Siamo arrivati ad ottenere un aumento di 20 unità; certamente, è al di sotto delle nostre aspettative e questo comporterà una necessità di attuare pienamente tutti quelli che sono i meccanismi di dialogo e di coordinamento e di valorizzazione delle risorse, all'interno delle varie amministrazioni, perché altrimenti anche questa nuova Segreteria farà fatica ad assicurare l'efficace coordinamento per cui è preposta. Certamente, quindi, dovremmo vegliare sulla piena attuazione, non solo da parte della Presidenza del Consiglio, ma anche da parte di tutte le amministrazioni, della legge e degli aspetti di coordinamento che la legge stessa prevede (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Centa... onorevole Marchignoli... onorevole Castellani... onorevole Stefani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato
526
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 17.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Aprea...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
522). Pag. 88

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Papa... onorevole Motta... onorevole Minniti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato
525).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 18.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 18.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole su entrambi gli emendamenti presentati.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pescante... proprio lei... onorevole Gasbarra... onorevole Di Stanislao... onorevole Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato
528).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani... onorevole Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato
528
Hanno votato
no 1).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, qui si parla dei cosiddetti nuclei europei all'interno delle amministrazioni: anche questo è un elemento molto importante ed innovativo del provvedimento in esame. Infatti, proprio per assicurare la più efficace partecipazione dell'Italia alla formazione del diritto dell'Unione e anche la puntuale attuazione dello stesso nell'ordinamento interno, la presenza negli uffici delle amministrazioni statali di competenze specifiche è altamente necessaria.
In effetti, la creazione di nuclei europei presso tutti i Ministeri costituisce il rimedio più efficace alla carenza di competenze in seno alle amministrazioni centrali Pag. 89e nei punti effettivi di raccordo tra le stesse ed il dipartimento delle politiche europee, carenza che, anche alla luce dell'indagine conoscitiva da noi svolta in Commissione ed anche dall'esperienza consolidata, è una delle principali ragioni di una certa debolezza che ha l'Italia sia nella formazione sia nell'attuazione della normativa europea. Se noi guardiamo all'esperienza di altri Paesi, soprattutto dei principali, essa dimostra la necessità di creare, nell'ambito di tutte le amministrazioni centrali, nuclei che stimolino, coordinino e controllino tutti gli adempimenti inerenti all'attività europea delle rispettive amministrazioni. Sia sufficiente menzionare un dato, che è molto importante e del quale la Camera dovrebbe occuparsi: circa un quarto, anzi un po' di più, delle 140 - dicasi 140 - procedure di infrazione pendenti nei confronti dell'Italia è addebitabile alla mera inerzia di alcuni Ministeri nella predisposizione di misure di recepimento in via amministrativa di direttive tecniche. La presenza di questi nuclei europei dovrebbe - almeno si spera - prevenire casi simili in futuro e quindi migliorare decisamente la situazione del nostro Paese da questo punto di vista.
Rilevo che come gruppo del Partito Democratico avevamo peraltro proposto una disposizione anche più articolata di quella che è giunta alla votazione dell'Aula, contenuta anche nel primo testo approvato in Commissione lo scorso settembre, ma comunque abbiamo ritenuto utile nell'insieme accettare di riconoscere maggiore discrezionalità a ciascuna amministrazione nell'ambito dell'accordo complessivo tra i gruppi ed il Governo, che ha trovato l'approvazione unanime del provvedimento in XIV Commissione e che ora stiamo positivamente valutando in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Giachetti... onorevole Cristaldi... onorevole Capano... onorevole Faenzi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato
516).

(Esame dell'articolo 19 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 19.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento della Commissione 19.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo... onorevole Gianni... onorevole Stefani... onorevole Paladini.
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 90
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato
526).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gatti... onorevole Motta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato
529).

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gasbarra... onorevole Nizzi... onorevole Latteri... onorevole Capano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato
529).

(Esame dell'articolo 21 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bergamini... onorevole Repetti... onorevole Zinzi... onorevole Paladini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato
532).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani... onorevole De Girolamo... onorevole Calearo Ciman... onorevole Motta... onorevole Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato
526).

Pag. 91

Prendo atto che i deputati Ronchi e Calderisi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 23 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scalera... onorevole Proietti Cosimi... onorevole Germanà... onorevole Cenni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 525
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato
525).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scalera... onorevole Lainati... onorevole Gianni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato
531
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vernetti... onorevole De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato
530).

(Esame dell'articolo 26 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo, Cesario, Gasbarra, Piccolo, Castellani....
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 92
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 533
Maggioranza 267
Hanno votato
532
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Gnecchi e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, noi stiamo approvando questo testo unificato in un clima d'Aula che, per quanto consapevole, mi sembra sottovalutare un poco l'importanza di questo provvedimento: non è questa una legge come tante altre.
Devo dire, e posso farlo con una certa tranquillità, che questa forse, per ordine di importanza, è la terza legge che noi abbiamo approvato in questi tre anni. Abbiamo approvato il provvedimento sul federalismo fiscale, abbiamo approvato la riforma della legge di contabilità e stiamo approvando ora il testo unificato di modifica della legge n. 11 del 2005 che ha una grande valenza perché è dettato a seguito dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona. È, quindi, una legge che lascerà qualche segno significativo e del resto per coglierne l'importanza basta scorrere, sulle prime due pagine, i nomi di coloro che hanno presentato le proposte di legge, signor Presidente, e lei è firmatario di una di queste. Del resto la legge che ci accingiamo a modificare recava il suo nome insieme a quello dell'onorevole Stucchi. Non che le leggi vadano con i nomi delle persone, ma certamente anche questo è significativo.
Oggi stiamo affrontando questo provvedimento e devo ringraziare subito il presidente Pescante perché sostanzialmente siamo in presenza di una legge non solo importante, l'ho detto, ma di una legge anche scritta bene, cosa non frequente di questi tempi. È stata scritta anche meglio, scusate questa citazione, a seguito del parere del Comitato per la legislazione che è stato quasi integralmente recepito.
Nel Capo VI, del quale stiamo parlando, noi affrontiamo la questione della cosiddetta fase discendente. Cos'è la fase discendente? È la fase nella quale si attuano gli adempimenti e gli obblighi comunitari. Finora, questo lo sanno tutti molto bene, noi facevamo fronte a questi adempimenti con una legge che si chiamava legge comunitaria. Devo dire che la legge comunitaria è una legge significativa, era una legge significativa perché da questo momento in poi la legge comunitaria si divide in due; anzi, non è che si divide ma si raddoppia, perché la legge comunitaria aveva qualche problema. Lo sanno alcuni dei colleghi perché praticamente, anche se se ne faceva una all'anno, questa veniva approvata con un certo ritardo. Noi abbiamo finora approvato due leggi comunitarie e siamo a tre anni di legislatura, ci accingiamo ad approvare la terza ma sempre con un inevitabile ritardo di quasi un anno; da otto mesi ad un anno di ritardo.
Questo non è un fatto statistico, vuol dire che attuiamo anche in ritardo le direttive comunitarie e quegli obblighi che ci scaturiscono dall'appartenenza all'Europa. Ora dirò semplicemente che il farsi in due o meglio il raddoppiarsi significa che d'ora in poi ci saranno due strumenti probabilmente più snelli.
Vi sarà, cioè, la legge di delegazione europea, che è simile alla comunitaria, ma alleggerita, perché non dovrà ripetere una serie di aspetti che sono contenuti in questa legge, la quale funziona, rispetto alle comunitarie - parliamo al plurale - come una specie di legge madre. Essa, Pag. 93infatti, contiene al suo interno una serie di principi e criteri direttivi, un po' come la Bassanini nel 1997, la quale prevedeva, all'articolo 20, i principi della semplificazione, che sarebbero venuti dopo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, siccome ho chiesto di parlare anche successivamente, rispetto il suo campanello. Devo dire che questa impostazione è già molto felice. Poi dirò il perché (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Girolamo, La Loggia, D'Antoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
506).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 28 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28. Avverto che l'unica proposta emendativa ad esso presentata è stata ritirata (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Pepe, Di Stanislao, Lo Moro, Barbato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
512).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 29 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati). Ricordo che l'emendamento Lo Presti 29.10 è stato ritirato.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si tratta di una condizione posta dalla Commissione bilancio. Per questo motivo la Commissione raccomanda «a malincuore» l'approvazione del proprio emendamento 29.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 29.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 94

Onorevoli Scarpetti, Calderisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

Passiamo alla votazione dell'articolo 29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, stavo dicendo che d'ora in poi non avremo più una legge comunitaria, ma una legge di delegazione comunitaria e una legge europea. Ciò lo abbiamo stabilito con questa precisazione: la legge di delegazione europea sarà ricorrente tutti gli anni con le caratteristiche della legge delega (al riguardo dirò qualcosa tra un attimo). La legge europea è un po' diversa, perché fa fronte non tanto all'attuazione fisiologica delle direttive secondo un flusso ordinario di attuazione corretta, quello che grosso modo è oggi nella legge comunitaria. La legge europea, che è eventuale e che non è detto che sia fatta ogni anno, prevede sostanzialmente un meccanismo per adempiere a quegli obblighi che si sono protratti nel tempo e che hanno determinato una responsabilità dello Stato italiano e, quindi, anche l'apertura di una procedura di infrazione o addirittura anche per dare seguito a sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, tanto per fare un esempio.
Da questo punto di vista, se prima ho detto che le leggi sono diventate due, sarebbe il caso che dicessi che sono addirittura tre. Infatti, oltre alla legge di delegazione e alla legge europea, come negli anni passati, noi potremo continuare ad avere dei decreti-legge - li abbiamo avuti in passato - per adempiere in casi di estrema urgenza a degli obblighi improcrastinabili.
Quindi, come si vede, l'impalcatura da un punto di vista ordinamentale è molto rilevante. Prima dicevo che si tratta di una legge importante perché stiamo disciplinando la produzione normativa. Quindi, lo so che è una cosa che non appassiona i più, ma appassiona coloro che vogliono capire come si traducono nell'ordinamento interno gli obblighi comunitari. Qui ci sono una serie di tempi, perché guardate che noi - anche questo lo sanno in pochi, ma è il caso di ricordarlo - ogni anno in un periodo anche più lungo approviamo una legge comunitaria e poi diverse leggi di delega. Fino a questo momento, abbiamo approvato 13 leggi di delega. Qualcuno potrebbe pensare che è normale, ma è meno normale che abbiamo approvato 290 disposizioni di delega.
Anche il nucleare, che è stato approvato in una di quelle disposizioni di delega, fu approvato in un'Aula come oggi abbastanza distratta e poi ci rendiamo conto che arriviamo ai referendum.
Quindi, è molto bene avere consapevolezza delle deleghe che noi licenziamo, anche perché - lo ricordo - in questa Camera si approvano undici disposizioni di delega al mese. Lo ripeto: undici al mese. Viceversa, il Governo approva circa quattro decreti legislativi. Quindi, questo Parlamento approva molte più deleghe di quanto il Governo onori con decreti legislativi.
Quindi, occorre grande attenzione su questa materia. Vi dirò che c'era un emendamento che ha ritirato l'onorevole Lo Presti per fare in modo che ci fosse una scansione temporale molto precisa. Qui bisogna stare molto attenti perché l'onorevole Lo Presti aveva chiesto che, quando si arrivasse con i termini troppo a ridosso della scadenza, fosse dato un termine maggiore di sei mesi per adempiere la delega. Questo emendamento non è stato accettato, secondo me sbagliando, ma comunque c'è un clima ecumenico, quindi accettiamo anche questo che, a mio avviso, è un errore. Infatti, il problema è che, se scade un termine di delega (e a volte può scadere perché ci sono dei pareri di Conferenza unificata, di Commissioni e l'intervento del Capo dello Stato), quel decreto legislativo non si può più fare e, quindi, bisogna ripartire da capo con il procedimento di delega.

Pag. 95

PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, la prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. Comunque, mi auguro che anche la procedura qui descritta venga rispettata e, quindi, possiamo onorare le deleghe che il Parlamento approva con la legge di delegazione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Formisano, Motta, Soglia, Gianni, Cirielli... l'onorevole Dal Lago ha votato... ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

(Esame dell'articolo 30 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, rinuncio al mio intervento. Non c'è problema. Posso parlare dopo.

PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, non si faccia intimidire. Sappiamo che il suo spirito professorale regge a ben altre sfide. Comunque, prendo atto che interverrà successivamente.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Brandolini, Giachetti, Perina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
506).

Prendo atto che i deputati La Loggia e Tassone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 31 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Bellanova, Farina Coscioni, Grassi... ci siamo tutti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
499).

Pag. 96

(Esame dell'articolo 32 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Porta, Cesario, D'Antoni... l'onorevole Porta ancora non ha votato... ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato
513).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 33 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 33 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, sull'articolo votato precedentemente non ho espresso dichiarazioni di voto perché vi era una norma, a mio avviso, molto positiva, ma volevo che la maggioranza non se ne avvedesse. Pertanto, ho rinunziato ad evidenziarlo. Tuttavia, abbiamo già votato.
Tutto questo provvedimento, signor Presidente, rappresenta - e vorrei che ciò fosse chiaro in questo che è il mio ultimo intervento - una specie di pagina virtuosa di come dovrebbe essere il Parlamento.
A lei sembrerà strano, ma per chi in questi giorni sta seguendo i provvedimenti sul federalismo fiscale, sta leggendo una pagina - con riferimento agli atti regolamentari - che potrebbe meravigliare - uso un'espressione molto prudente - coloro che si occupano del Parlamento, delle fonti normative, del rapporto fra le leggi e i regolamenti.
L'articolo 33 invece è sostanzialmente una pagina virtuosa, quando prima non sono intervenuto si diceva semplicemente che le leggi comunitarie devono avere dei principi e criteri direttivi, quello che è scritto nell'articolo 76 della Costituzione; in questo caso, si dice una cosa molto importante, e cioè come si devono attuare. Infatti, in alcuni casi le direttive non importa farle con legge, si possono fare con regolamento, con regolamenti di delegificazione che abbassano il livello della disciplina normativa. Qui c'è tutto quello che il Parlamento virtuosamente dovrebbe fare: regolamenti di delegificazione quando non si tratta di materia coperta da riserva di legge assoluta; regolamenti ministeriali quando si tratta di materia riservata alla legge dove si può intervenire anche con regolamenti; regolamenti fatti come si deve, con i pareri del Consiglio di Stato, delle Commissioni parlamentari e con l'emanazione da parte del Presidente della Repubblica. Insomma, con ciò voglio dire che per quanto riguarda l'articolo 33 va tutto bene.
Lo sostengo, e qui concludo i miei interventi, perché questo testo simboleggia una sorta di ritorno al Parlamento. Questo testo unificato rappresenta una boccata di ossigeno per coloro che tutti i giorni sono costretti a misurarsi con degli atti regolamentari atipici, con dei decreti di natura non regolamentare, con dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che nessuno aveva ipotizzato in quelle materie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 97
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 33.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Duilio, Giachetti, Cuomo, Fontana, Vannucci, De Torre, Desiderati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

(Esame dell'articolo 34 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 34 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 34.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
503).

(Esame dell'articolo 35 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 35 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 35.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scandroglio, Briguglio, Mazzuca, Repetti, Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
511).

(Esame dell'articolo 36 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 36 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 36.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Perina, Di Caterina, Calearo Ciman, Pippo Gianni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
508).

(Esame dell'articolo 37 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 37 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 37.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Motta.
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 98
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
508).

Prendo atto che il deputato Farinone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 38 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nola, Motta, Lisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
510).

Prendo atto che il deputato Ronchi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 39 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 39 (Vedi l'allegato A -A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 39.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Antonino Russo, Repetti, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato
513).

Prendo atto che i deputati Reguzzoni e Mazzuca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 40 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 40 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 40.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Caterina, Calearo Ciman...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
512).

Prendo atto che i deputati Reguzzoni e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 41 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 41 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti. Pag. 99
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 41.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Villecco Calipari, Garagnani, Lisi, Vernetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 516
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato
516).

(Esame dell'articolo 42 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 42 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 42.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata e Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
509).
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 43 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 43 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 43.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 504
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato
504).

Prendo atto che i deputati Zaccaria e Naro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 44 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 44 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 44.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

Pag. 100

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 44.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ciccanti, Bossa, Sardelli, Concia e Capano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 44, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghiglia, Armosino e Pippo Gianni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
517).

(Esame dell'articolo 45 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 45 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 45.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Murer, Garagnani e Armosino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
517).

(Esame dell'articolo 46 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 46 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 46.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nicolucci, Nizzi, Castagnetti e Rainieri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 517
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato
516
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 47 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 47 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 47.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 101

Onorevoli Sardelli, Gianni, Sbai, Farina Coscioni, Vincenzo Fontana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato
518).

(Esame dell'articolo 48 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 48 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 48.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Foti, Lehner, Repetti, Garofani....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato
516).

Prendo atto che il deputato Narducci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 49 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 49 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 49.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lo Monte, Gava, Rosato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 512
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato
512).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 50 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 50 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 50.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Frassinetti, Palmieri, Stefani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 514
Maggioranza 258
Hanno votato
514).

(Esame dell'articolo 51 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 51 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 102

ISIDORO GOTTARDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 51.100.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 51.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vernetti, Garagnani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato
516).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 51, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sardelli, Pizzolante, Bossa, Vernetti, Vassallo....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 52 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 52 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 52.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Repetti, Mazzuca, Pizzolante, De Angelis, Mosella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

(Esame dell'articolo 53 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 53 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 53.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rivolta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
509).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

Pag. 103

(Esame dell'articolo 54 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 54 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 54.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Frassinetti, Sbai, Pizzolante, Sardelli, Porta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
509).

(Esame dell'articolo 55 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 55 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 55.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Girlanda, Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato
513).

Prendo atto che il deputato Alessandri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 56 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 56 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 56.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sbai, Sardelli, Bianconi, Lo Monte, D'Amico... l'onorevole Bianconi non riesce ancora a votare... ancora anche l'onorevole D'Amico... onorevole Nicola Molteni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

Prendo atto che i deputati Zinzi e Palagiano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 57 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 57 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 57.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... Onorevole Franzoso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 104
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
511).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 58 - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 58 (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 58.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 511
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
511).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2854-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Buttiglione n. 9/2854-A/1. In esso, lei,signor Presidente, che ne è il primo firmatario, ripropone un tema che è stato ampiamente discusso in sede di Commissione e che ha formato oggetto di un'intesa equilibrata. Pertanto ella, saggiamente, in Commissione, ha ritirato gli emendamenti che proponevano quella soluzione. Vorrei pregarla di avere la stessa saggezza ritirando l'ordine del giorno in esame perché credo sia inutile, nella linea che abbiamo adottato, arrivare a una divisione su un tema sul quale l'equilibrio è stato raggiunto.
Il Governo accoglie invece come raccomandazione l'ordine del giorno Zinzi n. 9/2854-A/2 perché esso si colloca proprio nella linea del Governo, che ne condivide pienamente l'impostazione.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/2854-A /3 purché il dispositivo sia riformulato aggiungendo le parole: «d'intesa con la Commissione europea» dopo le parole: «necessità di verificare», ed espungendo le parole: «in modo particolare per la regione Campania». Infatti la relazione che l'ordine del giorno contempla vale per tutte le regioni del Mezzogiorno pertanto mi sembra inutile enfatizzare la posizione particolare della regione Campania. Pregherei quindi il presentatore di accettare la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Buttiglione n. 9/2854-A/1 formulato dal Governo.

ANGELO COMPAGNON. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zinzi n. 9/2854-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANGELO COMPAGNON. No, signor Presidente.

Pag. 105

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo infine atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/2854-A/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcino. Ne ha facoltà.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, intervengo velocemente anche perché una parte del mio intervento l'ho già svolta stamattina durante la discussione sulle linee generali. Come gruppo dell'Italia dei Valori voteremo a favore sul provvedimento in esame. Come ho avuto modo di ribadire stamattina, ritengo sia una delle poche volte che, nel corso di questa legislatura, possiamo dire, come gruppo dell'Italia dei Valori, di aver collaborato, partecipato e votato a favore di un provvedimento che, in effetti, segna un punto di svolta e un passo importante per i prossimi anni.
Si tratta di un provvedimento che reca un'organica disciplina della partecipazione dell'Italia al processo normativo comunitario, in sostituzione di quella che era contenuta nella legge 4 febbraio 2005, n. 11.
Rispetto a quest'ultima legge il testo in esame tiene conto delle novità introdotte nell'ordinamento comunitario e nel ruolo dei Parlamenti nazionali dal Trattato di Lisbona, e rafforza ulteriormente il ruolo delle Camere. Volevo soltanto soffermarmi sulle principali modifiche del testo unificato che andiamo ad approvare; mi limiterò ad enunciarne solo tre.
Per quanto riguarda la prima, ferma restando l'attuale ripartizione di competenze tra Ministero degli affari esteri e Dipartimento delle politiche comunitarie, la più rilevante novità del testo unificato che andiamo ad approvare è introdotta dall'articolo 24 con il quale vengono previsti, in luogo dell'attuale legge comunitaria, due nuovi strumenti per adeguare l'ordinamento italiano a quello dell'Unione europea: la legge di delegazione europea e la legge europea, entrambe da presentare al Parlamento entro il 31 gennaio di ciascun anno.
Giusto per chi ci ascolta, la legge di delegazione europea limita il conferimento di delega al Governo per il recepimento di direttive e decisioni-quadro ovvero per l'attuazione, ove necessario, di altri atti giuridici; mentre la legge europea di cui dicevo prima prevede l'attuazione di sentenze della Corte di giustizia, procedure di infrazione e altre tipologie di obblighi per i quali non è utilizzabile il ricorso alla delega legislativa. L'introduzione della legge di delegazione mira dunque ad assicurare uno strumento agile all'iter parlamentare per dare tempestiva attuazione sopratutto alle direttive, prevenendo così il rischio dell'avvio di procedure d'infrazione che in caso di mancato recepimento - come tutti sappiamo - porta all'immediata condanna da parte della Corte di giustizia e al pagamento di ammende.
Il secondo punto che mi pare utile e importante citare è un intervento apprezzabile in questo testo base, quello previsto dall'articolo 2, capo 1, che riguarda l'istituzione del rinnovato e accresciuto Comitato interministeriale per gli affari europei (il CAE) attraverso il coinvolgimento di esperti nazionali distaccati presso l'Unione di europea e di soggetti provenienti da amministrazioni statali e regionali, nuclei europei operanti in collegamento con il Dipartimento per il coordinamento delle politiche europee presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Così come sollecitato da più gruppi (compreso il nostro), tali strutture fortemente specializzate e dotate di un certo margine di autonomia organizzativa sono intese ad assicurare senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato l'effettiva partecipazione di ogni amministrazione Pag. 106centrale alle funzioni di fase ascendente e discendente di rispettiva competenza.
L'ultimo, il terzo ma non il meno importante, aspetto previsto da questa riforma è l'articolo 36, comma 1, e l'articolo 38. È la nuova definizione dei rapporti tra Parlamento, Governo, regioni e autonomie locali, con riferimento in particolar modo al controllo di sussidiarietà, anche tenendo conto della previsione contenuta all'articolo 5 della «legge La Loggia» che obbliga il Governo ad intervenire qualora ciò sia richiesto dalla Conferenza Stato-regioni a maggioranza assoluta delle regioni e delle province autonome. Come dicevo in premessa e come ho detto stamattina, signor Presidente, noi riteniamo di aver svolto un ottimo lavoro con gli altri colleghi. Abbiamo all'unanimità trovato convergenze su questo provvedimento, che riteniamo molto significativo e importante per gli anni a venire, per cui confermo in dichiarazione di voto il nostro voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, sono trascorsi poco più di due anni dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, l'ultimo capitolo di un lungo processo d'integrazione che ha registrato numerose tappe e molti traguardi: nel 1986 è stato firmato l'Atto unico europeo; nel 1992 il Trattato sull'Unione europea, meglio noto a tutti come il Trattato di Maastricht; nel 1997 il Trattato di Amsterdam, poi quello di Nizza nel 2001; infine nel 2009 l'importante e travagliato varo del Trattato di Lisbona.
È evidente dunque che con una media di un trattato ogni cinque anni i Governi dei Paesi dell'Unione europea hanno impresso, dalla seconda metà degli anni Ottanta in poi, una sostanziale accelerazione al processo di integrazione soprattutto dal punto di vista legislativo.
Tuttavia occorre in questa sede chiederci se, a distanza di poco più di un anno dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona e dopo un percorso storico così lungo, si possa parlare di un medesimo livello di integrazione tra cittadini europei e quali passi in avanti sono stati compiuti nel percorso di affermazione sostanziale di una comunità politica e culturale.
Come ben sappiamo, il Trattato di Lisbona ha apportato delle modifiche al Trattato sull'Unione europea e al Trattato che ha istituito la Comunità europea. Il nuovo trattato, che, comunque, non ha sostituito i precedenti, ha munito l'Unione europea di quegli strumenti giuridici utili a rispondere alle esigenze sempre maggiori poste dai cittadini che hanno colto, forse più dei governanti, l'importanza e la lungimiranza del processo di integrazione. In questo senso, Lisbona ci restituisce, o meglio ci dovrebbe restituire, un'Europa con un maggiore tasso di democrazia e di partecipazione interna grazie al rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e all'ulteriore coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nei processi decisionali che attengono alla vita dell'Unione europea. Da ciò ne discende, o ne dovrebbe discendere, una maggiore partecipazione dei cittadini, ai quali vengono riconosciute ulteriori possibilità di incidere sulle decisioni adottate dall'Unione europea.
Il testo unificato dei progetti di legge oggi all'esame di quest'Aula è un passo necessario compiuto in questo senso e nasce dall'esigenza di adeguare il nostro ordinamento giuridico alle nuove disposizioni introdotte dal Trattato di Lisbona. Infatti, il Governo, per mano dell'ex Ministro Ronchi e del Ministro degli esteri Frattini, ha posto in evidenza l'esigenza di modificare la legge n. 11 del 4 febbraio del 2005 che, attualmente, regola i rapporti tra Italia ed Unione europea conformandola al nuovo trattato entrato in vigore il 1 dicembre del 2009.
Un atto più che dovuto, dunque, che, però, va al di là di tecnicismi legislativi e propone all'attenzione del Parlamento una riforma complessiva del sistema normativo che regola i nostri rapporti con l'Unione europea. Vorremmo, pertanto, esprimere il nostro apprezzamento, non solo per la Pag. 107sostanziale celerità con la quale il Governo ha approntato questo provvedimento, ma, in particolare, per il fatto che esso non si limita unicamente a modificare la legge n. 11 del 2005, ma elabora una nuova legge di sistema che interviene anche su aspetti che esulano dalle competenze della citata normativa. E così, ad esempio, si è rivisto l'impianto della legge comunitaria, tenendo in debita considerazione la necessità di conseguire una velocizzazione nel procedimento di recepimento delle direttive per evitare, come accaduto nel passato, di dover subire condanne per via del ritardato o, addirittura, del mancato adeguamento del nostro ordinamento. Sono state semplificate le disposizioni che disciplinano la definizione della posizione del nostro Paese nelle trattative necessarie all'adozione degli atti dell'Unione europea e sono stati rivisti i meccanismi che consentono il coinvolgimento delle Camere nel processo decisionale europeo, introducendo norme sul controllo di sussidiarietà e sulla partecipazione alle procedure di revisione semplificata del diritto dell'Unione europea. Insomma, una rivisitazione complessiva dell'intero sistema di norme che disciplinano i rapporti dell'Italia con l'Unione europea.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Iniziativa Responsabile voterà a favore dell'approvazione del presente provvedimento, ma vogliamo, tuttavia, cogliere questa occasione per porre all'attenzione dell'Esecutivo e di questo Parlamento il fenomeno, sempre più presente in Europa, delle disuguaglianze tra regioni benestanti e zone povere e depresse dal punto di vista economico. È il caso del nostro Sud, la cui economia è, purtroppo, sempre più lontana da quella del Nord. L'arretratezza delle regioni meridionali è fin troppo evidente e non possiamo non chiederci come adoperarci per rendere più efficienti gli interventi derivanti dall'intensità dell'integrazione comunitaria e dalle risorse che l'Unione europea assegna alle sue zone più svantaggiate. È evidente che la crisi economica ha accentuato queste divergenze determinando una ripresa sostanziosa dell'emigrazione, un aumento della disoccupazione, lo spopolamento delle piccole realtà e un processo di deindustrializzazione che non può che allarmarci seriamente.
Una situazione insomma di grande difficoltà rispetto alla quale l'Unione europea non può rispondere soltanto con misure di emergenza. Il problema va evidentemente affrontato, anche in questo caso, in maniera strutturale auspicando nelle sedi comunitarie il potenziamento di un Governo europeo dell'economia che sappia e possa coniugare l'esigenza di sviluppo dei territori svantaggiati con le rigidità del Patto di stabilità. Non possiamo e non dobbiamo consentire che anche l'Unione europea si rassegni ad un continente diviso tra zone benestanti e zone depresse. Siamo certi che questo Governo, dopo il varo del piano per il sud si adopererà, anche in sede comunitaria, per evitare che continui ad esistere un'Italia a due velocità (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronchi. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI. Signor Presidente, membri del Governo, il provvedimento di cui stiamo trattando e che tra qualche istante approveremo è frutto di un lungo e complicato lavoro iniziato subito qualche giorno dopo il mio mandato di Ministro per le politiche europee. E permettetemi di dire che sono particolarmente felice che oggi qui si superi il primo passaggio parlamentare e soprattutto, signor Presidente, mi permetto di sottolineare l'appoggio unanime di tutte le forze politiche. Non è stato un lavoro al compromesso, ma è stato il frutto di un lavoro comune, sincero e profondo, nel comune segno degli ideali dell'Europa, tra maggioranza e opposizione. Mi permetto di dire, signor Presidente, una bella pagina di questo Parlamento. Le questioni europee, infatti, costituiscono e debbono restare un patrimonio comune della nostra Italia e di questo Parlamento ed era questo lo spirito con il quale sin dai primi momenti abbiamo Pag. 108cominciato a lavorare a questo lungo lavoro di riordino. Sono lieto che questo spirito si sia mantenuto durante tutto il percorso parlamentare alla Camera dei deputati. Per questo motivo voglio ringraziare il presidente della Commissione, l'onorevole Pescante (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia), al quale va dato atto di un lungo, faticoso e incessante, prezioso e qualificato lavoro, e tutti i membri della Commissione, insieme al relatore, Isidoro Gottardo, che voglio ringraziare, come voglio ringraziare l'onorevole Gozi, l'onorevole Formichella e tutti coloro i quali hanno operato a nome del Governo, anche stamattina per le parole che ha voluto usare nei miei confronti il sottosegretario Scotti, il quale - devo dire - ha assolutamente compreso lo spirito, il lavoro, le finalità di questo nostro provvedimento.
Il testo oggi all'esame di quest'Assemblea rappresenta dunque una sintesi che definirei eccellente tra il disegno di legge d'iniziativa governativa e le quattro proposte parlamentari di riforma che sono state presentate. Rappresenta anche un esempio di costruttiva collaborazione, come ho detto prima. Questa legge, la legge n. 11 del 2005, la cui disciplina andiamo oggi a modificare, è stata concepita nel quadro dei precedenti Trattati europei e l'entrata in vigore, il 1 dicembre scorso, del Trattato di Lisbona ha reso urgente ed indispensabile un intervento legislativo di riforma, come ho detto prima, al fine di una completa rilettura di questa legge.
Abbiamo inteso così cogliere l'occasione per realizzare una nuova legge di sistema dei rapporti che intercorrono tra Italia ed Unione europea, che mira a concretizzare una maggiore e più efficace e funzionale sinergia tra fase ascendente e fase discendente e a consolidare in un unico testo le norme, oggi contenute ancora in leggi diverse, che debbono disciplinare le istanze del coordinamento a fini europei delle amministrazioni centrali e locali dello Stato. Il Trattato di Lisbona, come voi ben sapete, ha profondamente innovato e semplificato il sistema, mediante il riassorbimento della comunità nell'Unione europea e la conseguente abolizione della distinzione in pilastri. È pertanto necessario adeguare la legge n. 11 del 2005, anche apportando adattamenti linguistici dovuti alla successione dell'Unione europea alla Comunità europea e ai mutamenti relativi alla denominazione delle istituzioni.
Ma soprattutto è indispensabile recepire le grandi, importanti innovazioni istituzionali che sono state introdotte dal Trattato di Lisbona: queste attengono a rilevanti e sostanziali aspetti istituzionali ed in particolare - è stato più volte sottolineato durante questo dibattito - al coinvolgimento diretto dei Parlamenti nazionali, uno dei pilastri di questo Trattato, in alcuni aspetti del funzionamento della nostra Unione ed in particolare nel controllo da parte dei nostri Parlamenti, dei Parlamenti nazionali, del rispetto di quel principio fondamentale di sussidiarietà nell'attività legislativa dell'Unione europea. Questa è una delle novità infatti più importanti, permettetemi di dire, più qualificanti del Trattato di Lisbona.
L'occasione di adattare la legge n. 11 del 2005 al nuovo assetto istituzionale ci ha indotto anche ad apportare alla legge una serie di miglioramenti. La prassi ha evidenziato infatti la necessità - che anche col presidente Pescante più volte, in occasione delle nostre riunioni in Commissione, avevamo avuto modo di sottolineare - di modificare e semplificare sotto più di un aspetto le norme ed i meccanismi previsti sia per quanto riguarda le procedure di formazione della posizione italiana da sostenere a Bruxelles sia per quello che concerne gli strumenti di attuazione degli obblighi posti dal diritto dell'Unione.
Un profilo innovativo estremamente importante riguarda infatti gli strumenti di adeguamento agli obblighi comunitari - lo ha rilevato prima correttamente l'onorevole Zaccaria, che ringrazio - in luogo dello strumento rappresentato dalla legge comunitaria annuale. Infatti, la riforma prevede una sorta di sdoppiamento, che si articola in due fasi distinte: la legge di delegazione europea e la legge europea. Pag. 109Più precisamente si prevede di presentare al Parlamento entro il 28 febbraio, come voi sapete, un disegno di legge recante esclusivamente deleghe legislative ed autorizzazioni all'attuazione in via regolamentare ed un altro, eventuale, da presentare al Parlamento, anche disgiunto dal primo, recante le disposizioni di attuazione diretta.
Infatti come voi sapete, cari colleghi e caro Presidente, l'esperienza negli ultimi anni ha dimostrato che i lunghi, lunghissimi tempi - anche più volte sottolineati dall'amico e collega Farinone - di approvazione in Parlamento della legge comunitaria derivavano essenzialmente da un forte ritardo da parte delle numerose norme comunitarie e quindi dal fatto che l'amministrazione procedeva con ritardo e quindi consequenzialmente si verificava il fatto che si poteva incorrere con grande facilità sotto la tagliola delle infrazioni, un vero e proprio disastro per quanto riguarda poi il bilancio dello Stato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (Ore 19,25).

ANDREA RONCHI. Sono convinto che il provvedimento in esame, più snello, dovrebbe garantire un iter parlamentare più celere, più veloce, più concreto, più aderente alle aspettative europee, consentendo così ai vari Governi di attuare in tempi più rapidi gli atti dovuti dell'Unione europea. Penso dunque che oggi stiamo scrivendo una pagina importante per la credibilità dell'Italia: proprio in un momento così difficile e di scarsa credibilità dell'Unione europea, noi stiamo scrivendo una pagina importante, proprio per ribadire che l'Italia crede fortemente nell'istituzione europea.
Ringraziando tutti, mi auguro anche che al Senato si possa trovare lo spirito, tra maggioranza ed opposizione, per far sì che l'Italia possa essere presente con forza e con credibilità in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, desidero aggiungere la mia voce a quella di quanti hanno sottolineato l'importanza del lavoro che è stato fatto con questa grande riforma della nostra politica di partecipazione alle istituzioni comunitarie. Non so se abbia ragione l'onorevole Zaccaria, che ha detto che è la terza più importante riforma della legislatura, so che è una riforma importante e so che ha anche un valore politico rilevante, che vorrei qui sottolineare.
Noi siamo abituati ad un Governo che sommerge la Camera dei deputati ed il Senato con una valanga di decreti, tanto che alla fine ci lamentiamo sempre che il diritto di iniziativa parlamentare è praticamente annullato dalla prevaricazione del Governo, che occupa tutti gli spazi possibili. Poi succede che quando il Governo si ferma, si fermano anche le istituzioni parlamentari, perché non siamo più attrezzati o forse non abbiamo più voglia di esercitare quel diritto di iniziativa legislativa che invece è un elemento costitutivo dell'identità di un Parlamento democratico.
Devo dire che in questi ultimi tempi vi è un fenomeno interessante: leggi importanti vengono preparate in Commissione e poi vengono approvate in Aula per iniziativa parlamentare.
Questo è quello che è avvenuto anche in questo caso. Si tratta di un provvedimento importante, che nasce dall'iniziativa parlamentare e dalla collaborazione di forze politiche diverse. La politica europea non può essere una politica nella quale si ripropongono meccanicamente le contrapposizioni e gli scontri della politica nazionale. La politica europea deve avere di mira un interesse nazionale per sua natura bipartisan, se non sempre, almeno di regola, perché in Europa o si vince tutti come Italia o si perde tutti come Italia.
Devo dire che, in Commissione, si è costruito questo clima: voglio ringraziare tutti i membri della Commissione e, in Pag. 110modo particolare, il presidente, perché è in larga misura dovuto alla sua signorilità, sensibilità e al suo calore umano il fatto di aver creato la possibilità concreta di lavorare in questo modo, rendendo, credo, un servizio importante al Paese.
Questo provvedimento, signor sottosegretario, ha una filosofia; capisco che essa fatichi ad essere accettata per intero, perché è fortemente innovativa, ma corrisponde alla realtà dei fatti: la politica europea non è politica estera. La politica europea si svolge all'interno di uno spazio che non è più lo spazio del rapporto fra Stati sovrani sostanzialmente estranei l'uno all'altro. Una volta, il Ministero degli affari esteri era il punto di contatto fra sistemi sovrani indipendenti l'uno dall'altro. Oggi non è così, basta leggere la legge che abbiamo costruito.
È evidente che la superficie di contatto fra il sistema Italia e il sistema Europa non passa da un punto solo: abbiamo dovuto regolare il modo in cui si raccordano con l'Europa le regioni, le province, i comuni e le forze sociali. È un'area ampia, perché sta nascendo una realtà nuova, senza precedenti nella storia. Qualche precedente forse vi è: penso agli Stati Uniti d'America prima della guerra di secessione o alla Svizzera prima della guerra del Sonderbund. Sistemi nei quali non era chiaro quanto fossero confederali e quanto fossero federali; sistemi nei quali uno stato federale era in gestazione.
Vorrei ricordare che questo era anche il sogno di De Gasperi, di Adenauer, di Schumann, quello di una collaborazione sempre più stretta fino a configurare un'identità politica. Oggi ci siamo abbastanza vicini, certo, in una fase ancora in cui molte incertezze sono possibili e passi indietro sono possibili.
Il provvedimento in oggetto è anche una scommessa politica sull'ideale europeista: questo vuol dire che abbiamo tentato di costruire un sistema di adesione dell'Italia alle istituzioni europee che, forse, è animato dalla volontà di spingere anche in avanti il percorso delle istituzioni europee. Credo che possiamo essere soddisfatti del lavoro fatto.
Vorrei tornare sul tema del mio ordine del giorno, che non ho potuto difendere perché, in quel momento, svolgevo un'altra funzione. Credo che la rappresentanza italiana a Bruxelles debba essere messa alle dipendenze funzionali del Ministro per le politiche comunitarie o del Presidente del Consiglio. Perché lo credo? Per una ragione semplicissima: noi poniamo a carico del Dipartimento per le politiche comunitarie obblighi molto forti, obblighi di informazione, di trasmissione e di indirizzo politico. E qual è il terminale operativo di tali obblighi? È la rappresentanza a Bruxelles. In questo momento, rischiamo di far fare alle carte un giro inutile e di disorientare la gente, mentre, come spiegava un grande filosofo inglese, Ockham: «Entia non sunt moltiplicanda sine necessitate». Creiamo una duplicazione di passaggi e di funzioni che non serve all'efficienza della nostra pubblica amministrazione.
Sarebbe stata possibile un'altra scelta, signor sottosegretario, molti anni fa. Quando fu istituito il Ministro per le politiche comunitarie, sarebbe stato possibile prevedere un Viceministro degli affari esteri e collocare lì il coordinamento delle politiche comunitarie. Era una scelta possibile, allora più possibile che adesso, lei ricorda bene quella vicenda di cui fu protagonista. Si fece, invece, una scelta diversa, una scelta più carica di futuro, una scommessa più forte sull'Europa.
Credo che questa scommessa sull'Europa adesso vada realizzata, non è possibile iniziare a porre il coordinamento in un posto e poi non trarre tutte le conseguenze, creando tutte le condizioni perché la politica europea possa avere un coordinamento efficace, perché in politica europea il coordinamento è tutto. Noi abbiamo una politica europea con un Consiglio dei ministri europeo che ha dodici formazioni diverse e forse anche di più, in cui ogni volta il Ministro competente per settore conduce le sue battaglie e in genere le perde, vince quelle piccole e perde quelle grandi. Perché perde quelle grandi? Perché per vincere le battaglie europee bisogna avere un luogo, e questo provvedimento Pag. 111ce lo dà, che stabilisca chiaramente le priorità della politica europea italiana, quello che l'Italia vuole assolutamente avere. Dopodiché ci vuole un Ministro per le politiche europee che prenda l'aereo e vada in giro in 27 capitali diverse in ognuna delle quali deve tentare di costruire il consenso sugli interessi fondamentali dell'Italia, essendo disponibile anche ad offrire sostegno dove non sono in gioco fondamentali interessi italiani per la realizzazione di obiettivi di questi Paesi amici. Solo in questo modo si può arrivare ai Consigli dei ministri avendo in qualche modo già precostituito una maggioranza, avendo creato le condizioni perché la voce dell'Italia venga sentita.
Per questo insisto su questo tema del coordinamento in cui anche la questione della rappresentanza non è una questione secondaria se vogliamo contare in Europa come un grande Paese. Altrimenti corriamo il rischio di essere in Europa marginali, di non riuscire a far sentire la nostra voce con forza sufficiente e questo è una metà del nostro problema, l'altra metà sapete qual è? È che gli italiani, avendo la percezione che l'Italia in Europa non conti abbastanza, tendono a pensare che l'Europa sia estranea, che in Europa facciano le loro scelte non prendendo in considerazione gli interessi italiani, che l'Europa sia fondamentalmente una colonia. Gioca qui anche un malvezzo della classe politica italiana che, incapace di spiegare al Paese scelte amare, scelte difficili, se ne scarica dalle spalle il peso dicendo: è l'Europa che ce lo impone, non possiamo spendere e spandere, dobbiamo osservare una disciplina di bilancio; i politici italiani hanno il coraggio di dire: perché è giusto così altrimenti andiamo in rovina? No, dicono: è l'Europa che ce lo impone. Dobbiamo rispettare un minimo di normativa ambientale, perché? Perché è l'Europa che ce lo impone e così l'Europa diventa sempre più antipatica. Più l'Italia conta in Europa più gli italiani saranno europeisti, più sentiranno di essere giustamente cittadini europei. Per far questo ci vuole iniziativa politica e io non posso, in questa sede non osservare che questo provvedimento costruisce lo spazio, lo strumento dell'iniziativa politica, e lo costruisce attorno a due perni: il Parlamento e, con un minimo di «patriottismo di Commissione», mi permetto di dire la XIV Commissione da un lato e dall'altro il Ministro per le politiche europee. In questo stesso momento, signor Presidente, e qui concludo, un Ministro per le politiche europee non ce l'abbiamo e sembra che questo Governo non senta l'urgenza di dotarsi di un Ministro per le politiche europee. Allora, di cosa stiamo parlando? Questo provvedimento non funzionerà se non ci sarà consapevolezza politica nell'utilizzare gli strumenti che veniamo costruendo, se non ci sarà la voglia, poi, con quegli strumenti di mettersi al lavoro per rendere più grande, più forte la presenza dell'Italia in Europa e per rendere più presente, più forte la presenza dell'Europa nel cuore degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, indubbiamente la riforma della legge n. 11 del 2005 è una delle riforme più importante di questa legislatura. Importante per i contenuti, ma indubbiamente importante anche per il metodo con cui si è raggiunto un testo condiviso da tutti. Pertanto devo ringraziare il presidente Pescante, il relatore Gottardo, ma più in generale, tutti i componenti la Commissione che hanno portato il loro contributo nella discussione del testo.
La Lega Nord ha dato il suo contributo fattivo sin dall'inizio, tant'è vero che il testo contiene la firma di Stucchi, Caparini, Consiglio, Gibelli, Pini e Reguzzoni. Sin da subito abbiamo quindi creduto nella necessità di riformare la legge n. 11 del 2005 e crediamo che il risultato raggiunto sia soddisfacente. Ci siamo prefissati sin dall'inizio l'obiettivo di coinvolgere maggiormente il Parlamento nazionale, Pag. 112perché esso rappresenta la gente e la popolazione. Oggi è più che mai indispensabile far sì che gli atti che arrivano dall'Unione europea siano fortemente collegati a quanto vuole la gente e a quanto la gente ci chiede.
Pertanto, abbiamo spinto in questa direzione, e credo che i contenuti dell'articolo 8 rappresentino davvero un ottimo risultato raggiunto. Abbiamo poi chiesto e ottenuto - e di questo devo ringraziare il relatore - un articolo all'interno del provvedimento che apre una discussione sulla questione che le direttive dell'Unione europea non vengono recepite nel nostro Paese. Devo ricordare, ahimè, in questa sede, che il nostro Paese è ultimo - all'interno dell'Unione - tra quegli Stati che, appunto, vanno a recepire in modo efficiente e pronto le direttive. Questo porta ad una amara considerazione: questo Paese rischia di diventare europeista a parole, ma poi non nei fatti.
Il testo tenta di correggere questo andamento, e siamo convinti che approvarlo rappresenti un passaggio fondamentale per il ruolo che questo Paese deve avere nell'Unione europea e per come i testi normativi dell'Unione europea possano trovare applicazione all'intero di questo Paese, nel rispetto dei relativi ruoli e autonomie.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 19,40)

MARCO MAGGIONI. Per questi motivi annuncio il voto favorevole del gruppo Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor presidente, io direi: forse imperfetta, certamente insperata. Si tratta di una frase che è stata usata per testi molto importanti a livello europeo, ma credo valga certamente anche per il testo che abbiamo votato. Infatti, tutti i testi sono perfettibili e non abbiamo la presunzione di aver adottato il testo perfetto, ma, certamente, nel contesto politico generale in cui si trova l'Italia oggi, per due anni siamo riusciti a fare un lavoro utile, nell'interesse nazionale ma anche nell'interesse europeo.
Infatti, dopo tutto, fare meglio politica europea fa bene all'Italia ma fa bene anche all'Unione europea, e questo è certamente un contributo importante. Contributo per cui voglio certamente ringraziare l'atteggiamento costruttivo che il Governo ha tenuto, prima con il Ministro Ronchi e poi con il sottosegretario Scotti. Inoltre, voglio ringraziare anch'io - perché veramente lo sento come dovuto e meritato - il presidente Pescante, per come ha condotto questi lavori in questi due anni, il relatore Gottardo e tutte le forze di maggioranza e di opposizione.
Si tratta, infatti, di una riforma organica, e in questa legislatura è veramente raro poter dire che almeno un ramo di questo Parlamento adotta una riforma organica, e, ancora più raro, che si tratti di una riforma di iniziativa parlamentare. Ho infatti ringraziato il Governo, che ha certamente capito l'atteggiamento che vi era nella XIV Commissione, ma questa è una riforma che è nata, che è stata concepita e che è stata portata avanti in Parlamento, come, a mio parere, dovrebbe essere per tutte le riforme sistemiche.
Noi del Partito Democratico abbiamo avuto un ruolo propulsivo, che in questa legislatura ha già portato a vari risultati concreti.
Penso, ad esempio, anche all'interpretazione (che sappiamo essere in via formalmente transitoria) dei regolamenti per quanto riguarda la sussidiarietà. Siamo riusciti a rompere un immobilismo in politica europea in Italia che durava da troppo tempo.
Tra i risultati che rivendichiamo c'è certamente anche questa riforma insieme alle altre forze politiche. Si tratta di una riforma organica per un grande progetto politico. Infatti, noi siamo convinti che ancora l'Europa sia un grande progetto politico, che sia ancora da perseguire Pag. 113l'obiettivo di un'Europa federale, ed è federale lo spirito e il filo rosso che lega vari aspetti di questa riforma.
Soprattutto, questo è un testo che permette al Parlamento italiano di entrare finalmente in maniera concreta e non solo formale nell'Europa del dopo Trattato di Lisbona. È un'Europa più democratica, almeno a livello di strumenti. È un'Europa più parlamentare, perché riconosce un ruolo nuovo e formale ai Parlamenti nazionali nel sistema politico europeo, ma è anche un'Europa più esigente, che mette in concorrenza ancora di più tra di loro i vari sistemi Paese e che, quindi, richiede riforme organiche istituzionali che permettono ad ogni Paese di essere all'altezza della nuova sfida europea.
Dopotutto gli Stati europei sono a sovranità autolimitata. Noi decidiamo di limitare parte della nostra sovranità per agire meglio e insieme a livello europeo. È evidente che a questa autolimitazione debbano corrispondere degli strumenti politici per approfittare appieno dell'Unione europea. Tra questi certamente vi sono le nuove prerogative del Trattato di Lisbona, ma vi è soprattutto un nuovo rapporto politico più maturo tra Parlamento e Governo sulla scorta dei migliori esempi europei del Regno Unito, della Germania, dei Paesi nordici e di quei Paesi in cui la politica europea certamente viene presa molto più seriamente nel rapporto tra legislativo ed esecutivo.
Questa riforma è l'affermazione di un punto che è già stato sottolineato, ma che anch'io voglio sottolineare dell'autonomia della politica europea. La politica europea non è politica estera. Da tempo non lo è più, semmai lo fosse stata. Quindi, ha bisogno di strumenti politici e di soluzioni istituzionali che ne riconoscano la propria autonomia.
Del resto, non solo la politica europea è autonoma, ma è sempre la parte o più rilevante o centrale dei grandi dibattiti politici che noi facciamo in questo Parlamento e in questo Paese. Non c'è tema fondamentale, che vede anche dividere la maggioranza e l'opposizione, che non abbia un'origine o che non trovi una soluzione nella politica europea. Penso alla politica economica, alle questioni dei conti pubblici, della crescita, dell'immigrazione, della sicurezza e della politica ambientale. Onorevoli colleghi, tutto questo è innanzitutto politica europea ed è innanzitutto una nuova politica totalmente autonoma dalla tradizionale politica estera.
Ecco perché abbiamo scelto di dare seguito a livello istituzionale a questa che è una constatazione ovvia se pensiamo alle priorità che abbiamo davanti.
Si tratta di una riforma che instaura un circolo virtuoso tra quelle che noi chiamiamo fasi ascendente e discendente. Infatti, è chiaro che un maggiore coinvolgimento del Governo, delle regioni, degli enti locali, del Parlamento e un migliore dialogo tra Parlamento e Governo nel momento nel quale si elabora la politica europea assicura anche un miglior recepimento, più tempestivo, più completo e più adeguato delle direttive.
Insomma, fino ad ora noi abbiamo negoziato in Europa con dei Paesi come la Danimarca e il Regno Unito, che a Bruxelles sono definiti negoziatori difficili, ma esecutori bravi ed affidabili. Noi italiani siamo sempre stati negoziatori piuttosto facili e degli esecutori inaffidabili e ritardatari. Noi vogliamo invertire la cosa: essere anche difficili nel negoziato a Bruxelles, se c'è da tutelare l'interesse nazionale, ma vogliamo essere affidabili e tempestivi, nel momento in cui dobbiamo dare esecuzione ai nostri obblighi di politica europea.
L'altro aspetto fondamentale che affrontiamo è il tema del coordinamento. Lo ha detto lei, signor Presidente, nella dichiarazione di voto a nome del suo gruppo. Non si può essere influenti ed efficaci in Europa se non si migliora il coordinamento di politica europea. Infatti, la politica europea ha una propria autonomia, ma ha un carattere orizzontale che incide sull'attività e che richiede il contributo di tutte le amministrazioni dello Stato.
È evidente che per questo occorrono dei nuovi strumenti di coordinamento che vanno per forza collocati alla Presidenza Pag. 114del Consiglio, perché il punto centrale di coordinamento di questa politica nuova deve essere necessariamente il Presidente del Consiglio.
Per questo nella nostra proposta di legge vi era anche l'idea di inserire una dipendenza funzionale del rappresentante permanente dell'Italia a Bruxelles nei confronti della Presidenza del Consiglio, perché ciò ci sembrava perfettamente coerente con questa modifica e con questa nuova centralità, anche istituzionale, che si vuole dare alla Presidenza del Consiglio.
Del resto, è foltissima la letteratura anche di analisi sull'Europa che racconta come, a causa dello scarso coordinamento italiano, spesso i nostri rappresentanti a Bruxelles, siano essi Ministri, diplomatici o funzionari delle amministrazioni settoriali, non hanno istruzioni. Spesso il nostro rappresentante permanente esce dalla sala in cui si negozia e finge di ricevere una telefonata da Roma, perché deve mostrare almeno ai suoi colleghi di avere delle istruzioni.
Infatti, mentre i colleghi francesi, inglesi e tedeschi hanno sempre delle istruzioni molto efficaci noi, invece, sino ad oggi, a causa di questo scarso coordinamento, spesso non siamo stati in grado di assicurare, appunto, un coordinamento.
Dunque, vogliamo, compensare e colmare questi vuoti e aiutare l'Italia ad essere più efficace a livello europeo, riconoscendo anche un altro aspetto fondamentale dell'Europa di Lisbona, ossia l'aspetto regionale e territoriale. Le regioni e gli enti locali diventano dei soggetti politici riconosciuti nell'Europa di Lisbona ed è giusto, pertanto, che in questa riforma si sottolinei il ruolo delle regioni e degli enti locali.
Insomma, con questo provvedimento, signor Presidente, rivediamo il funzionamento della macchina europea. È chiaro che la macchina europea, come tutte le automobili, corre su quattro ruote. La prima ruota, in parte, possiamo pensare noi stessi a migliorarla. Penso alla Presidenza del Consiglio e al dipartimento delle politiche europee, ma è evidente che, se il Governo poi non nomina il Ministro delle politiche europee, i nostri sforzi saranno molto probabilmente vanificati da questa inerzia.
La seconda ruota è evidentemente l'atteggiamento che gli altri Ministeri e soprattutto i Ministeri più esposti all'Europa, come il Ministero dell'economia e delle finanze, cioè il Ministro Giulio Tremonti, terranno nell'attuazione di questa riforma. I segnali che sono venuti oggi, attraverso gli emendamenti della Commissione bilancio, non mi fanno sperare del tutto bene e in maniera positiva e, quindi, certamente veglieremo se il Senato vorrà adottare questo provvedimento, affinché esso venga finalmente varato.
Infine, signor Presidente, veniamo al tema dei regolamenti. È evidente che con questa riforma facciamo tutto il possibile modificando la legge n. 11 del 2005. Ma finché non si apre anche il tema dei regolamenti della Camera è evidente che avremo sempre dei blocchi e sempre un funzionamento abbastanza barocco della legge comunitaria. Del resto, questo passaggio degli emendamenti tra la XIV Commissione e le Commissioni di merito è del tutto obsoleto e dovrebbe essere superato.
Insomma, con questa riforma, signor Presidente, possiamo fare in modo che la politica europea sia sempre meno la politica degli altri, della Commissione europea, della diplomazia e delle amministrazioni, e sia sempre di più, invece, la politica dei rappresentanti dei cittadini, cioè innanzitutto la politica di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formichella. Ne ha facoltà.

NICOLA FORMICHELLA. Signor Presidente, colleghi, la riforma della legge n. 11 del 2005 che oggi andiamo ad approvare in prima lettura costituisce il coronamento dell'azione europea della Camera e del Governo. È utile sottolineare che questa riforma non è il frutto di un compromesso ma di un lavoro di squadra iniziato nel luglio del 2008, quando ci Pag. 115siamo resi conto di un'esigenza che il nostro Paese aveva, cioè l'esigenza di essere più efficienti nel processo di integrazione europea.
Dunque, abbiamo iniziato a lavorare su questa esigenza, senza schemi preconcetti né modelli teorici da seguire. Abbiamo avuto, in un certo senso, un rapporto concreto con le altre forze politiche presenti nella XIV Commissione, abbiamo ricevuto un impulso importante da parte dell'allora Ministro Ronchi e vi è stato, soprattutto, un presidente di Commissione, l'onorevole Pescante, che ha da subito creduto in questa riforma.
Allora io credo che se oggi abbiamo visto per 58 volte approvare all'unanimità i 58 articoli, ciò significa che il lavoro di due anni e mezzo, svoltosi anche attraverso un'indagine conoscitiva approfondita, è stato accurato ed è stato frutto di una riflessione accurata.
Per quanto riguarda le previsioni relative al ruolo del Parlamento, abbiamo inteso consolidare ulteriormente i progressi già conseguiti in questa legislatura e dimostrati dall'aumento dell'attività della Camera in materia europea. Come ricordavo questa mattina, abbiamo esaminato 80 progetti di atti dell'Unione europea, abbiamo adottato oltre 40 atti di indirizzo ed esaminato 11 documenti sulla sussidiarietà. Quindi, la Camera ha lavorato moltissimo in questa direzione.
Le disposizioni del capo II della legge non costituiscono pertanto una mera rivendicazione di un maggiore intervento parlamentare in adesione alla retorica del deficit democratico, ma definiscono procedure e strumenti necessari a rendere più sistematico il raccordo tra Camere e Governo nella formazione della normativa e delle politiche europee.
Con riferimento alle disposizioni sull'organizzazione e il coordinamento in materia europea, insieme al Governo abbiamo tenuto conto, oltre che delle risultanze dell'indagine conoscitiva, di criticità emerse nel concreto funzionamento delle singole amministrazioni e delle sedi di coordinamento esistenti, criticità che abbiamo riscontrato attraverso una costante interlocuzione con il Governo in merito sia alla formazione, sia all'attuazione della normativa europea.
Quindi, il provvedimento che ci apprestiamo ad approvare risponde ad un approccio pragmatico ed ambizioso che ha sempre caratterizzato l'attività europea del Governo e del Parlamento. Per queste ragioni esprimo - a nome del gruppo del Popolo della libertà - un convinto voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PESCANTE, Presidente della XIV Commissione. Signor Presidente, non vi preoccupate: chiedo solo due minuti di ascolto, non di più. Questo provvedimento - come ha detto il collega Formichella - è frutto di un lavoro che è iniziato al principio della legislatura, lavoro che è partito con la presentazione di ben cinque proposte di legge da parte del Governo e dei gruppi del Popolo della Libertà, del Partito Democratico, della Lega e dell'Unione di Centro. Ci siamo impegnati per arrivare ad un testo unificato, che ci ha portato a deliberazioni unanimi e soluzioni consensuali. Per arrivare a questo testo unificato e quindi per fare passi avanti, i vari proponenti - tra i quali lei, Presidente Buttiglione - sono stati costretti a fare qualche passo indietro, ma l'abbiamo spuntata. Nessun compromesso tra opposizione e maggioranza, vi è stato solo un lavoro congiunto! Pertanto, permettetemi di ringraziare i presentatori delle proposte confluite poi nel testo unificato, l'ex Ministro delle politiche europee Andrea Ronchi, che è stato l'elemento propulsore di questa legge, il Presidente Buttiglione, l'onorevole Sandro Gozi, l'onorevole Giacomo Stucchi e l'onorevole Formichella, che ha collaborato alla stesura della mia proposta di legge. Un Pag. 116sentito ringraziamento anche all'onorevole Consiglio, presidente del sottocomitato per l'attuazione delle politiche comunitarie, i funzionari della Camera e quindi un particolare e doveroso riconoscimento al nostro relatore, onorevole Gottardo.
Il risultato è di grande soddisfazione per la nostra Commissione, soprattutto in questo momento in cui le soluzioni condivise, signor Presidente, sono merce assai rara nel nostro Parlamento. Infine, concludo il mio intervento con due ringraziamenti sinceri e sentiti ai rappresentanti del Governo, all'onorevole Ravetto, che ci ha seguito per la prima parte, e quindi direi alla determinazione e soprattutto all'opera di grande mediatore svolta durante la fase conclusiva dal sottosegretario Enzo Scotti, che voglio sinceramente ringraziare a nome di tutta la Commissione (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - 2854-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato dei progetti di legge nn. 2854-2862-2888-3055-3866-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Nola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea) (2854-2862-2888-3055-3866-A):

(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato
454).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Annunzio delle dimissioni di un Ministro, della nomina di due Ministri e della cessazione dalla precedente carica di uno di essi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 23 marzo 2011, la seguente lettera:
«Onorevole Presidente, La informo che il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data odierna, adottati su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dal senatore dott. Sandro Bondi dalla carica di Ministro per i beni e le attività culturali, ha nominato Ministro del medesimo dicastero il dott. Giancarlo Galan, il quale cessa dalla carica di Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, ed ha infine nominato l'onorevole dott. Francesco Saverio Romano Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali». Firmato Silvio Berlusconi.

Facciamo i nostri auguri ai colleghi chiamati a questi alti incarichi.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge (ore 20,03).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di Pag. 117domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla II Commissione (Giustizia):

S. 307. - Senatore CENTARO: «Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento» (Approvata dal Senato) (2364).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

A tale proposta di legge sono abbinate le proposte di legge: LA RUSSA ed altri: «Modifiche all'articolo 20 della legge 23 febbraio 1999, n. 44. Interpretazione autentica della nozione di evento lesivo per l'ammissione ai benefici della sospensione o della proroga di termini in favore delle vittime di richieste estorsive e di usura» (728), LOSACCO ed altri: «Disposizioni per il superamento delle situazioni di sovraindebitamento delle famiglie, mediante l'istituzione della procedura di concordato delle persone fisiche insolventi con i creditori» (1944) e VOLONTÈ: «Disposizioni per il superamento delle situazioni di sovraindebitamento delle famiglie, mediante l'istituzione della procedura di concordato delle persone fisiche insolventi con i creditori» (2564).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 24 marzo 2011, alle 10,15:

1. - Comunicazioni del Governo sulla crisi libica.

2. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge C. 2364 ed abbinate.

3. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
REALACCI ed altri; ZACCHERA; MARCHI ed altri; FAVA ed altri; STRADELLA e CARLUCCI; LUCIANO ROSSI ed altri; RAZZI ed altri: Disciplina dell'attività di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura edilizia (C. 60-496-1394-1926-2306-2313-2398-A).
- Relatore: Lanzarin.

4. - Seguito della discussione della proposta di legge:
REALACCI ed altri: Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (C. 54-A).
- Relatori: Vannucci, per la V Commissione; Guido Dussin, per l'VIII Commissione.

(al termine delle votazioni)

5. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

II Commissione (Giustizia):
S. 307. - Senatore CENTARO: «Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento» (approvata dal Senato) (2364).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo)

A tale proposta di legge sono abbinate le proposte di legge: LA RUSSA ed altri: «Modifiche all'articolo 20 della legge 23 febbraio 1999, n. 44. Interpretazione autentica della nozione di evento lesivo per l'ammissione ai benefici della sospensione Pag. 118o della proroga di termini in favore delle vittime di richieste estorsive e di usura» (728), LOSACCO ed altri: «Disposizioni per il superamento delle situazioni di sovraindebitamento delle famiglie, mediante l'istituzione della procedura di concordato delle persone fisiche insolventi con i creditori» (1944) e VOLONTÈ: «Disposizioni per il superamento delle situazioni di sovraindebitamento delle famiglie, mediante l'istituzione della procedura di concordato delle persone fisiche insolventi con i creditori» (2564).

La seduta termina alle 20,05.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO VINCENZO ANTONIO FONTANA IN SEDE DI INFORMATIVA URGENTE DEL GOVERNO SULLA SITUAZIONE NELL'ISOLA DI LAMPEDUSA

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Sono passati ormai due mesi dall'inizio degli sbarchi a Lampedusa.
Ieri sera il numero degli immigrati presenti sull'isola era di circa 4.800. Si tratta quasi esclusivamente di uomini tunisini, di giovane età.
La percentuale di donne approdate a Lampedusa è inferiore all'uno per mille. Pochissimi i minori.
La situazione nell'isola è difficilissima per svariate ragioni, prima fra tutte la continuità e la concentrazione dei flussi in arrivo.
I lampedusani, popolazione non razzista, che ha da sempre dimostrato al mondo intero la propria cultura dell'ospitalità e della solidarietà, oggi protestano perché la situazione che si è determinata è diventata realmente insostenibile e rende invivibile la quotidianità nell'isola.
Immaginate dunque il senso di insicurezza dei cittadini lampedusani nel vedere il proprio paesino che conta 5.500 residenti.
Questa massiccia presenza di circa 5.000 uomini, distribuiti in ordine sparso su tutti i marciapiedi del centro, immaginate il disagio e la preoccupazione per tutte le donne e i loro figli nel dover fare i propri gesti quotidiani sotto gli occhi di centinaia di uomini sconosciuti che hanno invaso da un giorno all'altro tutti gli spazi pubblici; immaginate le condizioni igieniche di questi uomini e degli ambienti nei quali questi uomini vivono.
Eppure i cittadini di Lampedusa hanno, ancora una volta, mostrato grande senso di responsabilità e spirito di comprensione nel sacrificarsi per consentire e dare il tempo necessario allo Stato di mettere a punto una macchina logistica in grado di sopportare l'impatto di un fenomeno cosi concentrato nel tempo e nello spazio.
A loro ritengo che debba andare il grazie di tutta l'Italia per lo sforzo umano profuso nella gestione di questa emergenza.
Il Governo si è adoperato subito, la prima risposta è quella di decongestionare l'isola con provvedimenti «immediati» e già dall'incontro con regioni, province e comuni al Viminale il ministro Maroni conta di uscire con una lista di strutture per l'accoglienza, messe a disposizione in diverse aree del Paese.
L'obiettivo è quello di avere il maggior numero di posti disponibili per distribuire così i migranti, svuotare il Centro di accoglienza, che ormai è al collasso e allentare la tensione dei residenti. L'altro intervento messo a punto dal Governo riguarda invece una serie di misure per compensare gli abitanti dell'isola dei «pesanti disagi» subiti con gli innumerevoli sbarchi dall'inizio dell'anno di quasi quindicimila immigrati.
Misure che debbono risarcire l'isola per il danno d'immagine subito e contribuire al rilancio delle attività economiche con particolare attenzione al settore del turismo, vera risorsa per i lampedusani.
Il Governo - in questo senso, e questo mi conforta tanto sia come agrigentino che come componente del Coordinamento per Lampedusa - ha deciso di farsi carico del grave disagio dei lampedusani, definendo misure compensative di carattere economico e strutturale per compensare l'isola di quanto sta subendo. Pag. 119
«Dal Consiglio dei ministri - infatti, come ha aggiunto il Ministro della giustizia, Angelino Alfano - è arrivato un messaggio chiaro: Lampedusa non è sola».
A livello di sicurezza il Ministro Maroni ha comunicato che è riunito in seduta permanente il Comitato nazionale antiterrorismo, che è stata intensificata l'attività investigativa per proteggere gli obiettivi sensibili e sono stati elevati i controlli contro il rischio di infiltrazioni terroristiche sugli sbarchi che continuano a verificarsi a Lampedusa e si recherà a Tunisi per risolvere la difficile e complessa crisi migratoria che affligge l'intero Mediterraneo.
Come confermato anche dal Ministro della difesa, Ignazio La Russa, «la nostra partecipazione all'intervento militare in Libia non ha aumentato il rischio di ritorsioni per l'Italia».
Del resto, dopo la risoluzione dell'ONU, le nostre basi erano indispensabili per la missione e ciò avrebbe comportato lo stesso il rischio di eventuali reazioni senza avere la solidarietà della comunità internazionale.
In questo momento difficile, ci conforta, davanti alla situazione e alle proporzioni del fenomeno migratorio, la manifestata volontà di collaborare tra gli enti istituzionali e la sicurezza che non potrà non esserci un ruolo più attivo dell'Unione europea per un'azione che salvaguardi i diritti dei migranti come quelli dei cittadini lampedusani.
In ultimo, ma non per ultimo, voglio riconoscere la grande dignità di una popolazione che ha dimostrato grande sensibilità nei confronti di un fenomeno di proporzioni non più fisiologiche, ma con caratteristiche di vera emergenza umanitaria.
Il Governo si è mobilitato subito, e dopo una prima fase di rodaggio della macchina logistica ha messo a punto un ponte aereo che mentre inizialmente era stato dimensionato in due/tre voli giornalieri, già da martedì scorso è diventato di cinque/sei voli giornalieri con una capacità di circa 600 immigrati.
La nave San Marco, oggi a Lampedusa, risulta decisiva per trasportare nelle altre regioni un migliaio di extracomunitari ed evitare l'uso di strutture precarie che non possono avere altra funzione che quella di supportare l'assistenza sanitaria sull'isola che desta non poche preoccupazioni (nave da assalto anfibio con grandi capacità logistiche, che per le sue dotazioni viene utilizzata anche in missioni di protezione civile, in questo caso di evacuazione di civili) con la quale saranno trasportati circa 500/600 immigrati a viaggio.
D'altro lato, tuttavia, occorre sottolineare che il fenomeno non accenna a fermarsi pertanto, messa a punto la rete delle destinazioni di trasferimento degli immigrati, occorrerà un ulteriore potenziamento dei ponti aereo e navale da Lampedusa per consentire lo svuotamento dell'isola e comunque la riconduzione a dimensioni di sostenibilità del fenomeno delle presenze.
Infatti, ricondotta ad un numero congruo la dimensione delle presenze, la capacità di ricezione del centro di accoglienza di Lampedusa che è di ottimo livello sia infrastrutturale che organizzativo, potrà garantire la gestione in sicurezza del fenomeno con un duplice effetto: il ritorno alla vita normale della comunità lampedusana; il miglioramento delle modalità di trattamento degli immigrati.
Tutto ciò rappresenta, tuttavia, la gestione dell'emergenza.
Cosa ben diversa e non meno importante è la gestione del problema socio-economico scaturente da questa emergenza e che certamente non può gravare su una comunità isolana che vive di turismo e che fonda la propria produzione di reddito e dunque la propria sussistenza annua sull'andamento della stagione turistica che oggi è certamente compromessa dal fenomeno in questione.
Dobbiamo distinguere due livelli di azione distinti sia in termini di modalità operative che di tempi.
Il primo obiettivo, infatti, dovrà essere quello di mettere a punto una serie di azioni per tentare di salvare la stagione turistica 2011, e questo dovrà essere fatto immediatamente. Pag. 120
Il secondo obiettivo, quantificato l'effetto di questo fenomeno sulle condizioni socio-economiche dell'isola dovrà essere quello di mettere a punto una. serie di azioni concrete atte a rimuovere tali negativi effetti e a rimettere l'isola in condizioni di gestire e programmare il proprio futuro economico e produttivo.
Per quanto riguarda il problema degli immigrati sbarcati a Lampedusa, continuiamo a sperare che la comunità internazionale, allo stesso modo e con gli stessi sentimenti di solidarietà, si faccia anche carico delle conseguenze del nostro intervento umanitario, sobbarcandosi il peso del flusso migratorio che già è iniziato.
Per queste considerazioni che sono indicative della serietà con la quale il Governo Berlusconi sta affrontando questa emergenza, sono certo che il coordinamento degli interventi per il superamento dell'emergenza, nonché delle misure compensative, che è stato affidato al sottosegretario Sonia Viale, con il pieno coinvolgimento dei Ministri competenti e dei rappresentanti politici locali, con il coinvolgimento della senatrice Angela Maraventano e del sottoscritto, potrà dare al più presto risposte concrete per restituire serenità ai lampedusani e per farli sentire meno soli e per restituire a tutta la popolazione locale la speranza di ritornare presto ad una vita normale.

Pag. 121

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE COMUNICAZIONI DEL GOVERNO SULLA CRISI LIBICA

Comunicazioni del Governo sulla crisi libica

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore, così ripartite:

Governo (intervento e replica) 30 minuti
Gruppi (discussione) 1 ora e 49 minuti
così ripartiti:
Popolo della Libertà 25 minuti
Partito Democratico 23 minuti
Lega Nord Padania 12 minuti
Unione di Centro 11 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 10 minuti
Iniziativa
Responsabile
10 minuti
Italia dei Valori 10 minuti
Misto 8 minuti (2 minuti per ciascuna componente)
Gruppi (dichiarazioni di voto) 1 ora e 21 minuti 10 minuti per gruppo + un tempo aggiuntivo pari a 11 minuti per il gruppo Misto, così ripartiti:
Alleanza per l'Italia 4 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Interventi a titolo personale 20 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. pdl 2854 ed abb.-A-articolo 1 510 510 256 510 40 Appr.
2 Nom. em. 2.100 518 518 260 518 40 Appr.
3 Nom. articolo 2 523 505 18 253 505 39 Appr.
4 Nom. em. 3.100 526 526 264 526 38 Appr.
5 Nom. articolo 3 528 527 1 264 527 39 Appr.
6 Nom. articolo 4 530 529 1 265 529 39 Appr.
7 Nom. articolo 5 530 529 1 265 529 39 Appr.
8 Nom. articolo 6 530 530 266 530 39 Appr.
9 Nom. articolo 7 535 534 1 268 533 1 39 Appr.
10 Nom. articolo 8 526 526 264 526 39 Appr.
11 Nom. articolo 9 534 534 268 534 39 Appr.
12 Nom. articolo 10 521 520 1 261 520 39 Appr.
13 Nom. articolo 11 524 524 263 524 39 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 12 525 525 263 525 39 Appr.
15 Nom. articolo 13 528 528 265 528 39 Appr.
16 Nom. articolo 14 530 530 266 530 39 Appr.
17 Nom. articolo 15 531 531 266 531 39 Appr.
18 Nom. articolo 16 527 527 264 526 1 39 Appr.
19 Nom. em. 17.100 523 522 1 262 522 39 Appr.
20 Nom. articolo 17 525 525 263 525 39 Appr.
21 Nom. em. 18.300 528 528 265 528 39 Appr.
22 Nom. em. 18.100 529 529 265 528 1 39 Appr.
23 Nom. articolo 18 516 516 259 516 39 Appr.
24 Nom. em. 19.300 526 526 264 526 39 Appr.
25 Nom. articolo 19 529 529 265 529 39 Appr.
26 Nom. articolo 20 529 529 265 529 39 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 21 532 532 267 532 39 Appr.
28 Nom. articolo 22 526 526 264 526 39 Appr.
29 Nom. articolo 23 527 525 2 263 525 39 Appr.
30 Nom. articolo 24 532 532 267 531 1 39 Appr.
31 Nom. articolo 25 530 530 266 530 39 Appr.
32 Nom. articolo 26 533 533 267 532 1 39 Appr.
33 Nom. articolo 27 506 506 254 506 39 Appr.
34 Nom. articolo 28 512 512 257 512 39 Appr.
35 Nom. em. 29.100 515 515 258 515 39 Appr.
36 Nom. articolo 29 499 499 250 499 39 Appr.
37 Nom. articolo 30 506 506 254 506 39 Appr.
38 Nom. articolo 31 499 499 250 499 39 Appr.
39 Nom. articolo 32 513 513 257 513 38 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 33 500 500 251 500 38 Appr.
41 Nom. articolo 34 503 503 252 503 38 Appr.
42 Nom. articolo 35 511 511 256 511 38 Appr.
43 Nom. articolo 36 508 508 255 508 38 Appr.
44 Nom. articolo 37 508 508 255 508 38 Appr.
45 Nom. articolo 38 510 510 256 510 38 Appr.
46 Nom. articolo 39 513 513 257 513 38 Appr.
47 Nom. articolo 40 512 512 257 512 38 Appr.
48 Nom. articolo 41 517 516 1 259 516 38 Appr.
49 Nom. articolo 42 511 510 1 256 509 1 38 Appr.
50 Nom. articolo 43 505 504 1 253 504 38 Appr.
51 Nom. em. 44.300 515 515 258 515 38 Appr.
52 Nom. articolo 44 517 517 259 517 38 Appr.
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. articolo 45 517 517 259 517 38 Appr.
54 Nom. articolo 46 518 517 1 259 516 1 38 Appr.
55 Nom. articolo 47 518 518 260 518 38 Appr.
56 Nom. articolo 48 516 516 259 516 38 Appr.
57 Nom. articolo 49 513 512 1 257 512 39 Appr.
58 Nom. articolo 50 514 514 258 514 39 Appr.
59 Nom. em. 51.100 516 516 259 516 39 Appr.
60 Nom. articolo 51 515 515 258 515 39 Appr.
61 Nom. articolo 52 516 515 1 258 515 39 Appr.
62 Nom. articolo 53 509 509 255 509 39 Appr.
63 Nom. articolo 54 509 509 255 509 39 Appr.
64 Nom. articolo 55 513 513 257 513 39 Appr.
65 Nom. articolo 56 516 515 1 258 515 39 Appr.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 68)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. articolo 57 511 511 256 511 39 Appr.
67 Nom. articolo 58 512 511 1 256 511 39 Appr.
68 Nom. T.U. pdl 2854 ed abb-A-voto finale 454 454 228 454 39 Appr.