XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 353 di giovedì 15 luglio 2010

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,30.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Boniver, D'Ippolito Vitale, Delfino, Mussolini, Strizzolo e Taddei sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Approvazioni in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di ieri, mercoledì 14 luglio 2010, in sede legislativa, sono state approvate le seguenti proposte di legge:
dalla VII Commissione permanente (Cultura, scienza e istruzione) Levi ed altri: «Nuova disciplina del prezzo dei libri» (1257);
dalla IX Commissione permanente (Trasporti): Zeller e Brugger; Contento; Formisano Anna Teresa ed altri; Meta ed altri; Carlucci; Lulli ed altri; Conte; Velo ed altri; Boffa ed altri; Velo ed altri; Vannucci; Lorenzin ed altri; Moffa ed altri; Minasso ed altri; Giammanco; Dussin Guido ed altri; Cosenza; Barbieri; Consiglio regionale del Veneto; Consiglio regionale del Veneto; Stasi; Bratti e Motta: «Disposizioni in materia di sicurezza stradale» (Approvata in un testo unificato dalla IX Commissione permanente della Camera e modificata dal Senato) (44-419-471-649-772-844-965-1075-1101-1190-1469-1488-1717-1737-1766-1998-2177-2299-2322-2349-2406-2480-B), con modificazioni.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative in merito alle prospettive occupazionali e di sviluppo connesse al recente piano industriale di Telecom Italia - n. 2-00789)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00789, concernente iniziative in merito alle prospettive occupazionali e di sviluppo connesse al recente piano industriale di Telecom Italia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, signor Ministro, con questa interpellanza urgente, che non casualmente ma molto opportunamente è stata firmata da deputati di tutti i gruppi parlamentari, si chiede al Governo di informare il Parlamento Pag. 2su quale sia la reale condizione dell'azienda Telecom Italia, non solo per come l'abbiamo appresa dagli organi di stampa e da come è arrivata attraverso le prime bozze di piano industriale che, in qualche modo, erano circolate attraverso le organizzazioni sindacali.
La preoccupazione che viene sottoposta al Governo, con questa interpellanza urgente, è seria e comincia con il gravissimo annuncio e con la decisione unilaterale di alcuni giorni fa, da parte dell'azienda, di firmare 3700 lettere di licenziamento. Tuttavia, inevitabilmente tale decisione ha spinto gli interpellanti a porre una serie di quesiti soprattutto in ordine alle strategie industriali, alle politiche, alla condizione del rapporto tra un'azienda che detiene il principale patrimonio di telecomunicazioni del nostro Paese e un mercato che, lo ricordo, in Francia consente a France Telecom, negli stessi giorni e nelle stesse settimane, di varare diecimila nuove assunzioni, e invece, in Italia, Telecom porta il sistema ad affrontare l'ennesima crisi di transizione. Si tratta - ed è bene ricordarlo - di una crisi di transizione che raggiunge il numero tre.
%Nel 2000 questa azienda aveva oltre 110 mila dipendenti, oggi siamo abbondantemente sotto i 70 mila, anzi rischiamo di arrivare sotto i 60 mila, dato che negli ultimi due anni l'azienda ha perso 6700 dipendenti e questo piano che noi abbiamo fortemente criticato prevedeva - almeno fino a ieri e oggi ci dirà lei cos'è successo - altri 6822 tagli.
Il quesito molto chiaro che abbiamo posto è soprattutto legato al rapporto tra il nuovo azionista di maggioranza, Telco (Telefonica), un operatore che ha gli stessi interessi dove storicamente ha operato Telecom Italia, e la struttura più generale delle nostre telecomunicazioni.
Quindi, chiediamo se il Governo non ritenga urgente predisporre un piano strategico nazionale per il rilancio dell'industria e delle infrastrutture di telecomunicazioni, così come a questo punto è necessario.
Chiediamo se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa affinché Telecom Italia debba contribuire al rilancio del settore. Una cosa inammissibile, che abbiamo posto all'attenzione di questa interpellanza, è che il debito di questa azienda ha avuto un'unica certezza negli ultimi dieci anni, cioè è cresciuto, e i dividendi non sono mai mancati agli azionisti. L'anomalia è che gli azionisti di questi ultimi due, tre anni sono soprattutto le principali banche italiane, e quindi questa contraddizione ci spinge ad avere ancora più dubbi sul piano industriale che è stato presentato e probabilmente congelato a partire da ieri, ci dirà lei in merito.
Chiediamo se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa di competenza affinché Telecom reinvesta una parte significativa di questi utili, che fino ad oggi vanno ai dividendi, nelle nuove infrastrutture di rete, con il conseguente superamento del digital divide.
Infine, chiediamo se il Governo, in particolar modo il suo Dicastero, non ritenga - mi pare di sì - urgente l'attivazione di un tavolo tecnico permanente che non sia legato solo al ritiro temporaneo delle lettere di licenziamento che, da quello che apprendiamo, fanno riferimento al 30 luglio, ma un tavolo tecnico permanente che induca l'azienda alla predisposizione di un nuovo piano industriale e di orizzonti sul settore che, anche con gli altri dicasteri competenti, consentano al nostro Paese di ritenere quel patrimonio, che resta un patrimonio tutto italiano della rete di telecomunicazioni, il punto dal quale ripartire per provare a sperare che nei prossimi anni possa accadere esattamente quello che sta accadendo in Francia in questi giorni.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ritengo in effetti molto significativo il carattere unitario dell'atto ispettivo che ci viene rivolto.
Il Governo condivide la gran parte delle considerazioni che sono alla base dei quesiti Pag. 3che ad esso sono rivolti. Invero questo settore - come è stato ricordato - ha una rilevanza in sé e costituisce volano più generale per lo sviluppo del Paese, rappresenta circa quasi il 3 per cento del prodotto interno lordo, ma soprattutto è la leva che deve consentire un adeguato sviluppo dell'economia nazionale.
Questo settore è caratterizzato dalla presenza di un soggetto imprenditoriale leader, in quanto ex monopolista, che opera come licenziatario in un mercato regolato dall'Autorità per le comunicazioni che deve favorire quanto più l'apertura di questo mercato in modo ordinato ed il competere dei soggetti. Questa ordinata competizione ovviamente deve collocarsi in una logica dinamica, cioè nel segno di investimenti innanzitutto privati.
Il Governo ha, da un lato, prodotto un primo piano, il cosiddetto piano Romani, per il superamento in senso stretto del cosiddetto digital divide.
Ha prodotto, chiesto e ottenuto dal Parlamento norme che hanno facilitato i lavori infrastrutturali delle reti a banda larga e ultralarga, da quelli per la posa in opera della fibra alla larga banda della telefonia mobile, dimezzando così i costi di implementazione. Parimenti, sono state approvate altre misure di semplificazione e facilitazione per lo sviluppo delle reti di comunicazione elettronica, che hanno ridotto a circa un terzo i tempi di infrastrutturazione nei territori comunali e provinciali e anche nei singoli condomini.
Molto importante è il tavolo che lo stesso Viceministro Romani ha promosso presso il Ministero dello sviluppo economico con i principali gestori con lo scopo soprattutto di realizzare un piano di investimenti dedicato ai cosiddetti new generation network, le reti di nuova generazione. Una delle decisioni assunte ieri su richiesta delle organizzazioni sindacali è stata di convocarle e coinvolgerle nella definizione di questo piano di investimenti che dovrà innanzitutto, come ho detto, vedere l'impegno responsabile dei gestori. Né possiamo considerare investimenti - lo dico subito - le opere di manutenzione, che poi sono sostenute dalle tariffe di cosiddetto unbundling che i gestori pagano a Telecom in quanto possessore della rete tradizionale.
Quindi, il Governo condivide quanto gli interpellanti affermano circa la necessità di un robusto quadro di investimenti solo nell'ambito del quale possono essere oggetto di considerazioni anche da parte delle stesse organizzazioni sindacali eventuali esigenze di razionalizzazione che possono riguardare anche la messa in condizioni di esubero strutturale di una parte dei lavoratori. Ciò richiede un negoziato che riparta su basi nuove ed è quello che in qualche modo penso ieri si sia prodotto. Noi abbiamo chiesto con le organizzazioni sindacali il ritiro della messa in mobilità di 3700 lavoratori. Si tratta di una procedura che, in una parola, conduce, come voi sapete, al licenziamento.
È un atto unilaterale che come tale il Governo ha contestato come ha fatto in altri casi e già con la stessa Telecom un anno fa, quando un'analoga procedura fu attivata e poi convertita in altro tipo di ammortizzatori sociali. L'azienda ha responsabilmente accolto questa richiesta e, nel contesto degli impegni ieri assunti, ha deciso di ritirare la procedura. È un atto significativo, tanto quanto significativo era l'atto di averla messa in opera. Il tempo assunto, non per concludere l'accordo, perché sarebbe un po' irragionevole, ma perché ciascuno degli attori di questo tavolo possa liberamente e responsabilmente trarre alcune prime conclusioni è di quindici giorni. Quindi, è un tempo breve, che verrà intensamente impiegato dalle parti e dal Governo che parteciperà al tavolo negoziale in quanto soggetto interessato non solo astrattamente alla mediazione fra le parti, ma soprattutto ai contenuti di investimento cui lei ha fatto riferimento.
Il Governo ha preso anche l'impegno a verificare la strumentazione idonea a proteggere il reddito dei lavoratori qualora fossero individuate, come dicevo, esigenze di esubero strutturale che in ogni caso debbono essere definite a valle della condivisione di percorsi di investimento. Pag. 4
Per questo motivo il tavolo negoziale si svolge, non a caso, presso il Ministero dello sviluppo economico, verrà condotto innanzitutto dal Viceministro Romani, ma vi parteciperà anche il Ministero del lavoro per l'intersecarsi dei profili di carattere industriale con quelli di carattere lavoristico, ma nei termini che poco fa ho descritto.
Mi auguro che davvero tra quindici giorni si possa verificare una volontà di tutti i soggetti a muoversi nella giusta direzione, così come mi auguro che nell'arco di quindici giorni il «tavolo Romani» dedicato alle reti di nuova generazione possa approdare ad alcuni primi risultati, e credo che ve ne siano le condizioni, in modo che tavoli tra loro separati, in realtà, possano alimentarsi reciprocamente della buona volontà del più grande gestore e della volontà condivisa di tutti i gestori per costruire per le reti di telecomunicazioni italiane uno sviluppo adeguato, tanto nella parte mobile quanto nella parte fissa, consapevoli tutti che rappresentano, come dicevo all'inizio, il volano determinante per la crescita, e la crescita con occupazione, del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per diverse ragioni: intanto per essere stato già nella giornata di ieri in quest'Aula a rispondere al question time proposto dal mio gruppo, da me e dai colleghi Cazzola e Moffa, rispettivamente vicepresidente e presidente della Commissione lavoro di questo ramo del Parlamento, per aver offerto al Parlamento le proprie considerazioni alla vigilia e nell'imminenza dell'incontro con le parti sociali che poi si è svolto nella giornata di ieri. La ringrazio, inoltre, per essere presente oggi a rispondere a questa interpellanza urgente sottoscritta, come ella Ministro ha sottolineato, da tutti i gruppi presenti in questo ramo del Parlamento, proprio a riprova dell'attenzione grande da parte delle forze politiche, oltre che delle forze sindacali, rispetto a questa vicenda, a questa vertenza, che per alcuni aspetti ha un impatto sociale, per altri ha anche un impatto strategico sul piano industriale e aziendale.
Credo, signor Ministro, che il tavolo di ieri abbia registrato un primo successo nel ritiro dell'atto unilaterale della lettera di licenziamento per 3700 lavoratori della Telecom. Riteniamo che a fronte di questo primo successo si debba continuare a mantenere alta la guardia, l'attenzione sia sul piano sociale, e quindi sul tavolo che ella ha illustrato presso il Ministero dello sviluppo economico e che monitorerà la questione della vertenza tra azienda e sindacati con una partecipazione anche attiva del Governo, sia sul tavolo che interverrà nella materia degli investimenti, cioè sulle reti di nuova generazione.
Crediamo che questo tavolo debba andare avanti parallelamente all'altra proposta del Viceministro Romani, anch'egli positivamente impegnato in questa vicenda in relazione all'iniziativa sul digital divide, e che anch'esso debba avere un ampio e lungo respiro, cioè protrarsi ben oltre il 30 luglio, ovviamente, perché le reti di nuova generazione sono elemento di stimolo di investimento industriale e aziendale. Riteniamo che da questo punto di vista gli investimenti non debbano essere soltanto pubblici, ma anche, e forse direi soprattutto, di natura privata.
Ci troviamo in una vicenda quasi paradossale: un'azienda ex monopolista con un miliardo e mezzo di utili che ha però una grande carenza di investimenti.
Esiste - a nostro avviso - una sovrapposizione che, in questo caso, deve essere raggiunta, implementata, consolidata, tra gli interessi dell'azienda ad un investimento maggiore, ad uno sviluppo maggiore e gli interessi dei lavoratori, tra i quali vi è soprattutto quello alla conservazione del posto di lavoro. A ciò si aggiunga anche l'interesse del Paese ad avere un gruppo che viva in una condizione di sviluppo competitivo e non soltanto in un'ottica di rendita di azionisti, di situazioni che fanno pesare continuamente - ormai con cadenza Pag. 5annuale - vertenze sindacali e sociali sul Paese, di cui il Governo e gli attori sociali debbono poi farsi carico.
Quindi riteniamo che, da questo punto di vista, questa vicenda debba continuare ad essere seguita molto da vicino. Da parte nostra - e credo di poter parlare anche a nome degli altri colleghi che hanno sottoscritto l'interpellanza - continuerà ad esserci attenzione sul piano parlamentare agli sviluppi di questa vicenda.
Riteniamo che il Governo - nelle persone del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Sacconi, e del Viceministro dello sviluppo economico, Romani - debba continuare con la stessa attenzione, con la stessa serietà e con la stessa metodicità a seguire questa vicenda. Crediamo che il Parlamento debba essere costantemente informato di quanto accade all'interno di questo tavolo, che è sotto gli occhi di tutti, sotto i riflettori.
Le ricordo l'invito del presidente Moffa a riferire anche in Commissione lavoro nei prossimi giorni, a seguito anche di sviluppi che possano esserci in relazione alla trattativa che andrà avanti su questo tavolo di cui abbiamo parlato. Crediamo che questa attenzione non potrà che giovare all'esito della vicenda sindacale da un lato, ma anche industriale dall'altro, con l'auspicio che questi maggiori investimenti possano realizzarsi nella consapevolezza che quando vi sono gli investimenti, quando vi è lo sviluppo, si innesca un meccanismo virtuoso, che poi conduce virtuosamente anche all'occupazione.

(Iniziative a tutela dei lavoratori italiani della base militare statunitense di Sigonella - n. 2-00790)

PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00790 concernente iniziative a tutela dei lavoratori italiani della base militare statunitense di Sigonella (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la Marina statunitense si appresta a ridurre entro il 2010 il personale civile americano e italiano impiegato nella base militare di Sigonella per un processo di riduzione del personale da loro definito adeguamento dell'organico.
Gli esuberi riguarderebbero personale non più necessario come supporto all'attività di comando e i posti di lavoro a rischio tra il personale italiano sarebbero sessantadue. La Marina statunitense ha anche sottolineato che l'adeguamento dell'organico verrà effettuato facendo ricorso a diverse strategie, tra cui: la possibilità di pensionamento per coloro che hanno raggiunto i requisiti; la ricollocazione del personale in altri posti di lavoro vacanti laddove le loro competenze lo consentano; in caso di approvazione, incentivi per la risoluzione volontaria del rapporto di lavoro e, ove possibile, la riqualificazione professionale.
Le parti sociali vengono informate degli imminenti licenziamenti nel corso di un incontro, durante il quale si stava discutendo del rinnovo del contratto di lavoro scaduto nel 2008. La notizia ha immediatamente provocato una serie di reazioni, prima fra tutte la presa di posizione dell'Assemblea regionale siciliana che, lo scorso 18 febbraio 2010, ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo ad attivare tutte le misure necessarie presso la Conferenza Stato-regioni, al fine di tutelare i lavoratori in esubero della base di Sigonella.
In tal senso, il presidente della regione siciliana ha ribadito il suo impegno affinché la Conferenza Stato-regioni accetti la proposta e, lo scorso 17 giugno, ha inviato una nota al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione affinché si promuova quanto prima un incontro teso a definire la questione, estendendo la normativa vigente per questa categoria di lavoratori. Le iniziative dei Ministri competenti sono certamente apprezzabili.
Vorrei, infatti, ricordare che il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione si è impegnato affermando che i lavoratori civili della base militare di Sigonella Pag. 6avranno accesso a tutte le misure di sostegno al reddito previste dalla legislazione in materia di ammortizzatori sociali in deroga, per la concessione delle quali il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha proceduto, il 4 maggio 2010, alla firma di un apposito accordo con le organizzazioni sindacali, ma queste non sono sufficienti a risolvere il problema. Anche le parti sociali si sono attivate e lo scorso 23 giugno è stato indetto uno sciopero di tutti i lavoratori delle basi NATO italiane. Proprio ieri il personale impiegato a Sigonella ha manifestato davanti alla Camera dei deputati e a Palazzo Chigi chiedendo che il Governo si attivi quanto prima per dare una risposta concreta non soltanto per la base di Sigonella, ma anche per le altre basi che si trovano nel nostro Paese.
Vorrei ricordare che il Parlamento, a seguito della sottoscrizione dei patti di intesa tra Governo italiano e Governo statunitense relativo alle infrastrutture in uso alle forze militari Usa, ha approvato la legge 9 marzo 1971, n. 98, e successive modificazioni ed integrazioni, la quale prevede che i cittadini italiani che prestavano la loro opera nel territorio nazionale alle dipendenze di organismi militari della Comunità atlantica, o di quelli dei singoli Stati esteri che ne fanno parte, che siano stati licenziati in conseguenza di provvedimenti di ristrutturazione degli organismi medesimi, se in possesso dei prescritti requisiti, in relazione al titolo di studio posseduto e alla diversa natura delle mansioni prevalentemente svolte, devono essere assunti a tempo indeterminato, nelle amministrazioni dello Stato.
Successivamente la legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008), all'articolo 2, commi 100 e 101, ha esteso i benefici della legge n. 98 del 1971, consentendo a chi avesse maturato un anno di servizio al 31 dicembre 2006 di accedere, in soprannumero e sovraorganico, all'interno della pubblica amministrazione, secondo uno speciale procedimento di accesso al pubblico impiego.
Con l'articolo 68, comma 6, lettera c), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, si è provveduto, in sede di riduzione degli organismi collegiali e di duplicazioni di strutture, alla soppressione della commissione per l'inquadramento del personale già dipendente da organismi militari operanti nel territorio nazionale nell'ambito della Comunità atlantica, di cui all'articolo 2, comma 2, della citata legge 9 marzo 1971, n. 98, e al passaggio di consegne al Dipartimento della funzione pubblica.
Infatti, in data 15 gennaio 2009 è stato emanato dal Presidente del Consiglio dei ministri uno specifico decreto (individuazione dei criteri e delle procedure per l'assunzione di personale civile di basi militari soppresse), che trasferisce le competenze al Dipartimento della funzione pubblica e definisce le procedure per l'inquadramento e la ricognizione dei posti, nonché i criteri e le procedure per l'assunzione del personale.
Da ultimo, vorrei evidenziare che i lavoratori italiani delle basi statunitensi in Sicilia, pur trovandosi al pari di altri lavoratori nelle condizioni previste dalla legge n. 98 del 1971 e successive modificazioni, rischiano di non potere trovare collocazione presso tutti i rami dell'amministrazione statale, in quanto nella regione sono pochissimi gli uffici periferici che rappresentano l'amministrazione statale, essendo molte competenze attribuite per statuto alla regione siciliana.
Chiedo allora quali iniziative si intendano porre in essere al fine di tutelare i 62 lavoratori della base militare di Sigonella, assicurando l'estensione a tutti loro dei benefici della legge n. 98 del 1971, e successive modificazioni ed integrazioni, e garantendo la ricollocazione, nel loro territorio, nell'ambito dell'amministrazione pubblica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Andrea Augello, ha facoltà di rispondere.

ANDREA AUGELLO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Pag. 7Signor Presidente, il Governo condivide le preoccupazioni espresse dall'interpellante, che tuttavia si inquadrano in uno scenario nazionale che non consente di affrontarle separatamente, ma vanno affrontate nel loro insieme.
Pertanto, è bene fare alcune precisazioni su questa situazione di insieme. Con nota del Ministero della difesa del 5 marzo 2010, il Dipartimento della funzione pubblica ha appreso che il comando delle Forze armate americane ha avviato le procedure di licenziamento, da completarsi entro l'anno, di sessantadue dipendenti del contingente in servizio presso la base di Sigonella.
I predetti lavoratori hanno chiesto l'applicazione del beneficio di cui alla legge 9 marzo 1971, n. 98, che prevede l'assunzione a tempo indeterminato nei ruoli organici del personale delle amministrazioni dello Stato dei cittadini italiani i quali, prestando la loro opera nel territorio nazionale alle dipendenze di organismi militari della Comunità atlantica, siano stati licenziati entro il 30 giugno 1969, in conseguenza di provvedimenti di chiusura o ristrutturazione degli organismi medesimi.
Successivamente, lo stesso beneficio è stato esteso più volte, con specifici interventi normativi, ad una platea ulteriore di destinatari. Da ultimo, l'articolo 2, comma 100, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, ha previsto l'applicazione della normativa speciale anche al personale civile alle dipendenze di organismi militari della Comunità atlantica operanti sul territorio nazionale, licenziato in conseguenza di provvedimenti di soppressione o riorganizzazione delle basi militari degli organismi medesimi, adottati entro il 31 dicembre 2006.
Ai fini delle relative assunzioni nelle amministrazioni dello Stato, la norma ha istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze uno specifico fondo, con una dotazione di 7,250 milioni di euro a decorrere dall'anno 2008. Ciò premesso, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 gennaio 2009 sono state trasferite al Dipartimento della funzione pubblica le funzioni e le competenze dell'apposita commissione per l'inquadramento del suddetto personale prevista dall'articolo 2, comma 2, della citata legge n. 98 del 1971.
Di conseguenza, il Dipartimento ha avviato e concluso con la prevista assunzione la procedura di attuazione del citato articolo 2, comma 100, della legge n. 244 del 2007, che ha interessato gli ex lavoratori della base militare de La Maddalena. Sono nel frattempo pervenute al Dipartimento, però, ulteriori analoghe segnalazioni relative a personale da ricollocare.
In particolare: 34 unità della base Nato di Verona segnalate dal Ministero della Difesa; 166 unità di personale licenziate dalle basi militari di Sigonella, Napoli, Gaeta, Pisa, Vicenza, Verona e Pordenone, segnalate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali; ulteriori 91 unità presso le basi di Napoli e Sigonella, per la decisione della Marina militare degli Stati Uniti di rivedere ulteriormente il proprio assetto organizzativo a far data da settembre 2010, segnalate dal Ministero degli affari esteri.
Al riguardo, il Dipartimento della funzione pubblica ha avviato in data 3 febbraio ultimo scorso un apposito tavolo di lavoro con i Ministeri competenti, per far fronte alle criticità rappresentate e superare i fattori ostativi all'applicabilità dei considerati benefici previsti dalla legge n. 98 del 1971 anche al personale interessato da tutti i nuovi licenziamenti.
Agli esiti del citato approfondimento, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, con nota del 23 aprile 2010, ha condiviso con le amministrazioni competenti l'opportunità di conoscere, primariamente, l'entità reale del fenomeno, che non può essere affrontato limitatamente alla situazione della base militare di Sigonella, ma va valutato unitamente a tutte le realtà, esistenti sul territorio nazionale, oggetto di analogo riassetto e ridimensionamento.
È chiara, quindi, la volontà del Governo di trovare soluzioni efficaci e pienamente soddisfacenti per i lavoratori interessati; tuttavia, è evidente che un piano Pag. 8di ricollocamento del personale civile delle basi militari NATO di tale rilevanza, suscettibile di generare ingenti oneri finanziari, allo stato non quantificabili, non può disporsi se non mediante un intervento legislativo speciale, che ne preveda l'adeguata copertura, da sottoporre al necessario e doveroso apprezzamento del Ministero dell'economia e delle finanze.
Si segnala, infine, nelle more della definizione dell'intera vicenda, che i lavoratori civili licenziati dalle basi militari NATO, come del resto ricordato anche nell'interpellanza, hanno comunque accesso alle misure di sostegno al reddito previste dalla legislazione in materia di ammortizzatori sociali.

PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di replicare.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, per completezza di informazione, ieri, dinanzi alla Camera, protestavano i lavoratori non soltanto di Sigonella, ma delle basi di Napoli, Pisa e Aviano, che potrebbero seguire le stesse sorti dei lavoratori di Sigonella; infatti, i posti a rischio sono complessivamente 91.
Sempre per completezza di informazione, da quanto emerge da documenti consegnatici dalle organizzazioni sindacali, le basi di Sigonella e Napoli non avrebbero alcun esubero; sempre per dovere di informazione, la stessa operazione è stata tentata in Spagna, ma il Governo spagnolo, a quanto abbiamo appreso, è riuscito a fronteggiare questa situazione e nessun lavoratore spagnolo è stato licenziato.
Sempre per dovere di informazione, intendo così rendere noto al Governo che le organizzazioni sindacali tra l'altro denunciano la violazione del SOFA agreement, cioè del patto tra il Governo americano e il Governo italiano che prevede che la manodopera all'interno delle basi sia tutta italiana. Diciamo, quindi, che complessivamente si sta determinando una situazione sulla quale il Governo deve innanzitutto fare una verifica puntuale e urgente, non abbassando ovviamente la guardia.
Ritengo che esistono tutte le condizioni, perché nessun lavoratore perda il posto di lavoro, e che si possano estendere i benefici della legge n. 98 del 1971 fino a tutto il dicembre 2010.

(Iniziative ispettive nei confronti della procura della Repubblica di Velletri in relazione ad un'inchiesta sulla casa di cura San Raffaele - n. 2-00787)

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00787 concernente iniziative ispettive nei confronti della procura della Repubblica di Velletri in relazione ad un'inchiesta sulla casa di cura San Raffaele (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'atto di sindacato ispettivo oggi alla nostra attenzione attiene a una vicenda giudiziaria che culminò nel febbraio del 2009, con l'emissione di una ponderosa ordinanza di custodia cautelare, ben 836 pagine, con la quale vennero applicate le misure cautelari degli arresti domiciliari e dell'obbligo di dimora.
La notizia ebbe notevole clamore mediatico, sia perché i destinatari delle misure cautelari erano noti esponenti di un gruppo imprenditoriale fra i più attivi nel settore della sanità privata, sia perché insieme a loro risultarono colpiti dal provvedimento restrittivo funzionari dell'assessorato regionale alla sanità del Lazio.
Colpì pure il fatto che i presunti fatti, aventi rilievo penale, risalissero ad anni prima (la contestazione li indicava come commessi tra il 2004 e il 2007) e che la richiesta di applicazione di misure cautelari appariva sproporzionata.
Addirittura per taluni indagati era stata richiesta la custodia in carcere, nonostante il quadro cautelare, a tanta distanza temporale dall'epoca di presunta commissione dei reati, non poteva ritenersi sufficientemente grave.
L'ordinanza sottoposta al vaglio del tribunale di riesame e della Suprema Corte di cassazione venne poi - come lei sa - parzialmente annullata. Pag. 9
Ma non voglio riferirmi alle vicende processuali o, meglio, procedimentali che hanno riguardato quelle indagini; esse sono evidentemente di competenza dell'autorità giudiziaria e delle parti, accusa e difesa, che si confrontano nelle aule dei tribunali, sedi a ciò deputate. Vero è anche - non posso tacerlo, se mi permette, prima di passare al merito dell'atto di sindacato ispettivo - che l'ordinanza di applicazione di misure cautelari cui si fa riferimento «brillava» anche, così per dire, perché, con un malvezzo tuttora imperante, riportava amplissimi strascichi di conversazioni intercettate tra persone estranee al procedimento, che si riferivano a fatti non rilevanti o comunque inconferenti rispetto alla vicenda e che, ripresi dagli organi di informazione, rendevano di pubblico dominio, in contrasto, come lei mi insegna, con l'articolo 15 della Costituzione, comunicazioni che, per definizione, sono e devono rimanere riservate.
Ma tanto è che con il sistema del copia e incolla si fa presto a rendere apparentemente corposi i provvedimenti giurisdizionali non sufficientemente motivati o rispetto ai quali il giudice, vuoi per pigrizia, vuoi per insufficiente preparazione o competenza, adempie solo formalmente all'obbligo motivazionale.
Ciò anche a voler tacere per amor di patria del malvezzo altrettanto diffuso - e gli esempi molto recenti lo confermano - di includere nelle ordinanze di custodia cautelare, per loro natura immediatamente pubbliche ed ostensibili, le intercettazioni telefoniche ed ambientali per la loro interezza, esponendo così anche le persone non indagate - e che non lo saranno mai - al pubblico ludibrio per fatti di natura personale, estranei al processo penale e per fini non sempre commendevoli. Questo però è un altro capitolo, che sia per la vicenda odierna che per altre vicende anche recenti affronteremo in un'altra occasione - spero molto presto - in quest'Aula.
Quanto al merito dell'interpellanza, signor sottosegretario, lo abbiamo scritto: la contestazione mossa agli indagati, ovvero l'essere partecipi di un'associazione per delinquere non qualificata dedita alla commissione di reati, al fine di truffa aggravata e falso, anche per induzione, è tra quelle che ai sensi della vigente normativa codicistica consente - e, si badi bene, non impone - una durata massima dell'indagine non superiore a due anni.
È un termine di durata ragionevolmente ampio, che nel caso di specie è ampiamente trascorso. I fatti in contestazione sono - come detto - risalenti agli anni dal 2004 al 2007 e, per come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, le indagini risultano essere in corso da almeno quattro anni.
Le intercettazioni, ad esempio, risalgono almeno al 2006-2007 e - laddove ve ne fosse ulteriore bisogno - dimostrano che le indagini si protraggono ormai in dispregio della legge ben oltre il termine fissato.
A nessuno certamente sfugge - e non bisogna essere fini costituzionalisti per comprenderlo - che ogni processo deve avere una ragionevole durata. L'interesse ad una pronta definizione del giudizio salvaguarda il diritto del cittadino sottoposto a procedimento penale, non colpevole fino a sentenza definitiva, a non subire surrettiziamente proprio il processo come una pena (pena che nella moderna società della comunicazione e per il fenomeno della spettacolarizzazione è inflitta in tempo reale).
Un processo di durata ragionevole è nell'interesse dello Stato a vedere affermata la propria pretesa punitiva sia in punto di efficacia che di concreta realizzazione. Si pensi al pericolo che con il passare del tempo le fonti di prova testimoniale possano vedere ridotta la loro credibilità ed attendibilità perché il ricordo si affievolisce, o al rischio sempre incombente della prescrizione che, per i delitti come quelli in questione, ex Cirielli o meno, si compie in sette anni e mezzo.
Tralascio ovviamente le conseguenze anche economiche, oltre che di immagine, che ricadono sul nostro Paese a causa delle condanne che le corti di appello e la Corte europea dei diritti dell'uomo hanno Pag. 10inflitto e continuano a infliggere all'Italia prima e dopo la legge Pinto per la durata irragionevole di un rilevante numero di processi.
Certo è però che l'esigenza di una rapida definizione diventa oltremodo stringente quando viene posta sotto accusa un'intera struttura produttiva come quella rappresentata dalla Tosinvest, che rischia pesantemente, proprio in ragione dell'impasse determinata dall'incomprensibile lungaggine delle indagini, di vedere compromessa la propria attività produttiva ed assistenziale, con la prospettiva emergente di una crisi irreversibile che sta mettendo in serio pericolo il lavoro di migliaia di dipendenti ed operatori sanitari che quotidianamente garantiscono l'assistenza a migliaia e migliaia di persone.
Tornando al profilo più propriamente giuridico e procedurale, le anomalie che abbiamo rappresentato nella nostra interpellanza si sostanziano in un atteggiamento assolutamente dilatorio della procura che, di proroga in proroga, ha a nostro parere illegittimamente ampliato i termini delle indagini preliminari, che allo stato non è dato sapere quando termineranno, con una palese violazione delle regole processuali.
I fatti - e vado a concludere - che sono oggetto dell'odierna interpellanza urgente al Ministro della giustizia impongono, a parere del sottoscritto e di tutti firmatari dell'atto, che sia svolta una doverosa ispezione ministeriale presso gli uffici giudiziari per i termini adottati all'esito dei provvedimenti di competenza sotto il profilo disciplinare nei confronti del titolare dell'indagine, il dottor Giuseppe Travaglini, che non è nuovo ad atteggiamenti simili già verificatisi in relazione a procedimenti che riguardavano pubblici amministratori tenuti sulla graticola per lunghissimo tempo per accuse che al vaglio dibattimentale si dimostrano poi infondate.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Con l'interpellanza urgente in discussione l'onorevole Laboccetta segnala presunte irregolarità addebitabili ai magistrati della procura della Repubblica di Velletri nella trattazione del procedimento penale iscritto nell'anno 2007 ed ancora pendente nella fase delle indagini preliminari, relativo all'attività della casa di cura San Raffaele di Velletri, gestita dalla Tosinvest.
In particolare, viene adombrato il mancato rispetto dei termini di durata delle indagini preliminari di cui al combinato disposto degli articoli 405 e 407 del codice di procedura penale, nonché la violazione dell'articolo 335 del codice di procedura penale che, come è noto, impone, contestualmente all'iscrizione nel registro di una notizia di reato, anche quella del nominativo della persona cui il reato è attribuibile.
Viene sollecitata pertanto al riguardo l'adozione delle opportune iniziative ispettive da parte del Ministro della giustizia.
In relazione a tali fatti ed alle dedotte anomalie endoprocedimentali sono stati immediatamente attivati i competenti dipartimenti del Ministero. È sulla base, quindi, delle notizie che sono state acquisite da fonti ufficiali che posso fornire, in questa sede, i dati concernenti le circostanze segnalate.
Nel mese di gennaio 2007 la procura della Repubblica di Velletri ha iscritto il procedimento penale n. 30/2007, relativo a presunte attività illecite realizzate dai responsabili di una struttura sanitaria operante in Anzio e non riconducibile alla gestione Tosinvest.
Le emergenze investigative successive hanno determinato un ampliamento dell'oggetto di indagine anche alla casa di cura San Raffaele, con la conseguente iscrizione, a partire dal mese di novembre 2007, dei responsabili della citata struttura nel registro degli indagati in relazione a diversi delitti, fra cui quello di cui all'articolo 416 del codice penale. Le indagini hanno subito una necessaria battuta di arresto - superiore all'anno - nel periodo intercorrente fra la data di deposito delle Pag. 11richieste di misure cautelari personali e reali a carico dei vari indagati formulata dal PM e quella di accoglimento ed esecuzione delle stesse da parte del locale GIP. Ciò, in considerazione della imprescindibile esigenza di evitare, in detto arco temporale, qualsiasi richiesta di ostensione di atti da parte dei difensori. Significativi sviluppi investigativi, anche in termini di ampliamento delle ipotesi accusatorie formulate dalla procura e del conseguente profilarsi di ulteriori illeciti penali a carico degli indagati, si sono registrati a seguito delle ulteriori perquisizioni e sequestri disposti nell'arco temporale 28 maggio 2009-19 giugno 2009 presso la casa di cura di Velletri, con conseguente possibile teorica dilatazione dei tempi di durata delle indagini, in relazione a tali ultimi fatti, sino al 25 febbraio 2011. Con riguardo, invece, alle notizie di reato la cui iscrizione è risalente al novembre 2007, i termini di durata delle indagini risultano scaduti nel febbraio 2010. A tal proposito, l'ufficio requirente ha evidenziato l'impossibilità, allo stato, di formulare le proprie conclusioni, essendo in attesa degli esiti delle consulenze disposte e ravvisando, comunque, l'opportunità di procedere unitariamente rispetto ai fatti successivamente contestati per ragioni di connessione oggettiva e soggettiva.
Nell'accingermi a concludere, intendo precisare che tali dati informativi sono attualmente al vaglio delle competenti articolazioni ministeriali le quali, peraltro, hanno ritenuto di dover procedere ad ulteriori approfondimenti per poter comunque formulare le conclusive valutazioni di competenza. Posso comunque rassicurare l'interpellante che, all'esito di detta fase istruttoria, le risultanze da essa emergenti saranno oggetto di attento vaglio e, compiute le necessarie valutazioni, il Ministro della giustizia potrà assumere ogni determinazione di sua competenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di replicare.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor sottosegretario, la ringrazio per la risposta, anche se devo dire con molta sincerità che resto meravigliato e non certo soddisfatto per la stessa, sebbene mi rendo conto e capisco bene che la risposta medesima è figlia di un comportamento opaco di un giudice scorretto che gioca sostanzialmente «a strascico» e che compie un lavoro molto perverso e pericoloso. Vede, mi sarei atteso una risposta più dettagliata e più incisiva, soprattutto sul merito delle iniziative che riteniamo necessarie per poter contribuire ad una pronta soluzione dei problemi che abbiamo sollevato.
Dicevo che c'è stato un gioco perverso e - lo ribadisco - anche pericoloso da parte di questo magistrato, perché con questa attività, che io definisco «a strascico» (un sistema che ha ben pochi precedenti nella storia delle attività che si svolgono in magistratura), si mette a rischio una grande realtà aziendale e soprattutto - è quello che mi preoccupa - migliaia di posti di lavoro. Allora, si assume una grandissima responsabilità la magistratura che segue ed eventualmente dovesse non condividere, o condividere con il suo silenzio, comportamenti di questa portata.
Vede, nella sua risposta - signor sottosegretario - mi pare di poter dire che il PM in questione faccia molta confusione e crei confusione volutamente. È per questo che sono preoccupato. Ella nella risposta ci ha informato che la procura di Velletri ha iscritto il procedimento penale n. 30 del 2007 - nel gennaio 2007 - relativo a presunte attività illecite realizzate da una struttura sanitaria in Anzio che non è riconducibile alla Tosinvest: allora di che cosa stiamo parlando? Poi sempre il prefato pubblico ministero gioca su dati, su tempi, e su elementi per giustificare - è la teoria del giustificazionismo - un comportamento, a mio modo di vedere, illegittimo ed illegale.
A mio parere vi sono tutti i presupposti per un'immediata ispezione e spero che il Ministro Alfano la disponga ad horas. Se non facciamo le ispezioni - signor sottosegretario - su casi del genere, mi domando quando le facciamo.

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(Chiarimenti in ordine all'utilizzo dei vaccini contro l'influenza A-H1N1 e ai costi sostenuti per fronteggiare l'emergenza influenzale - n. 2-00788)

PRESIDENTE. L'onorevole Pedoto ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00788, concernente chiarimenti in ordine all'utilizzo dei vaccini contro l'influenza A-H1N1 e ai costi sostenuti per fronteggiare l'emergenza influenzale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Martini, che è anche persona molto sensibile ed attenta, anche se avremmo gradito la presenza del Ministro qui, questa mattina. Avrei voluto, infatti, rassicurarlo, dirgli che questa non era una tirata d'orecchie, perché l'interpellanza che abbiamo presentato non vuole essere una di quelle col suono del «ve l'avevo detto io». Non vuole essere un'altra interpellanza sull'influenza, che si aggiungerebbe ad una lista peraltro molto lunga. In questo atto di sindacato ispettivo ci sono delle domande che meritano delle risposte, in quanto vogliamo evitare di ritrovarci qui, fra un anno, a fare il punto di un'emergenza che è finita in un flop.
Comprendo che nella gestione di una pandemia, di questa emergenza suina, sarebbe facile concludere puntando il dito sulla regia occulta delle lobby delle case farmaceutiche e su tutti quelli che, consapevolmente o inconsapevolmente, le hanno assecondate. Però - ribadisco - questa non vuole essere un'inchiesta. Oggi, qui, ci aspettiamo dei numeri, dei dati certi, perché vogliamo evitare, tra due o tre mesi, in autunno, quando si ripresenteranno le patologie influenzali, di rivivere quella telenovela, quella soap opera, quella Beautiful di notizie date e subito dopo smentite, con Topo Gigio nei panni del protagonista Ridge Forrester. Insomma, questa interpellanza è un po' un'interpellanza ex ante, come si usa dire di questi tempi. Un'interpellanza preventiva, quindi, finalizzata alla tutela della salute pubblica e del patrimonio pubblico. Vorremmo sapere quanto abbiamo speso, quanto abbiamo sperperato, quanto possiamo recuperare, con quali azioni possiamo farlo e, soprattutto, vogliamo farlo, vogliamo che ciò sia fatto. Riepilogo, in questo momento, qual è la situazione: ci risulta che abbiamo ordinato 24 milioni di dosi, consegnate 12 milioni, 3 milioni cedute al Terzo mondo, 1 milione utilizzato per la profilassi. Sembra che torneranno indietro circa 8 milioni di dosi ed ogni fialetta è costata circa 7 euro. La prima cosa, quindi, che vorremmo sapere è la ricognizione, ovvero quando il Ministero della salute intenderà rendere noti tutti i dati della ricognizione che dovrebbe - spero - essere in corso presso le Aziende sanitarie locali. Dosi consegnate, quindi, dosi distribuite, dosi utilizzate e dosi cedute. Posti letto: vorremmo sapere quanti erano i posti letto all'interno dei presidi ospedalieri.
Quei posti letto - parlo per coloro che non lo sanno - che sono stati individuati a suo tempo e attivati per fronteggiare l'emergenza pandemica che poi non si è verificata. Quindi vorremmo sapere quanti sono attualmente i posti letto che risultano assegnati a questa emergenza, quanto questo è costato allo Stato e alle regioni dall'inizio dell'emergenza ad oggi perché comunque questi posti letto sono stati attivati e sono mantenuti. Quante sono state invece le degenze utilizzate per altro, quanti sono stati quindi i posti letto attivati per altro, quanti sono stati disattivati, quanti resteranno in uso, se si intende revocarli e soprattutto per quanto tempo.
Riguardo alla Novartis, vorremmo sapere i termini del contenuto dell'accordo transattivo. Sappiamo che è stato fatto un contratto con la casa farmaceutica, ci sono state dosi che sono state ordinate e mai ritirate perché l'emergenza non c'è stata. Ci sono state dosi che sono state ordinate e non prodotte quindi sicuramente c'è stata una transazione con l'azienda e vorremmo conoscerne i termini perché vorremmo sapere quante risorse aggiuntive abbiamo speso per la transazione.
Vorremmo sapere anche quando il Ministero sarà in grado di avere e diffondere Pag. 13i dati del rapporto del gruppo di lavoro che è stato istituito presso l'Organizzazione mondiale della sanità che, come sappiamo, ha esaminato l'operato e le risposte che sono venute dai vari Paesi alle pandemie proprio perché vorremmo capire se i rischi sono stati sottovalutati oppure se si è generato nuovo allarmismo.
Vorremmo insomma sapere quanto è costato in tutto sino ad ora in termini economici e in termini di personale far fronte ad una emergenza che non si è verificata. Vorremmo dunque conoscere se ci sono stati sprechi e se ci sono stati danni per l'erario. Quindi prima di concludere ribadisco che vorremmo fatti reali, numeri e non vorremmo sentire storie che iniziano con «che cosa sarebbe accaduto se» perché le abbiamo già sentite molte volte dal momento che non è accaduto. Quindi vorremmo una valutazione e anche uno strumento agile, comprensibile e chiaro con cui ci viene detto chiaramente qual è la situazione. In poche parole quanto abbiamo speso per risorse non ben impiegate, per costi di vaccini non ritirati, vaccini in magazzino non usati, convenzione per posti letto attivati con un uso diverso da quello per cui erano stati individuati e rimasti attivi. Il sottosegretario Martini mi scuserà ma, in conclusione, suggerisco per la risposta che vorremmo la regola del giornalismo anglosassone: who, what, when, where, why.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Francesca Martini, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il mio ringraziamento va anche all'onorevole Pedoto per aver sollevato un tema che ha occupato per tanti mesi le prime pagine della cronaca del nostro Paese e su cui si interrogano anche tutti i cittadini. Ovviamente mi faccio portavoce di una relazione che è stata preparata dal Ministero. Ritengo che sia un tema su cui si potranno eventualmente anche acquisire nuove integrazioni rispetto alle puntuali richieste che lei ha fatto. In relazione ai quesiti comunque formulati con la sua interpellanza si forniscono gli elementi di valutazione per gli aspetti di competenza stretta del Ministero della salute.
Al 31 dicembre 2009 risultano consegnati alle regioni, province autonome e alle altre amministrazioni 10.270.496 dosi di vaccino pandemico A-H1N1 focetria. Nel maggio 2010, nel rispetto dell'impegno assunto dal Governo italiano, nella persona del Presidente del Consiglio, di donare all'Organizzazione mondiale della sanità per i Paesi in via di sviluppo, che non avrebbero accesso altrimenti a questo strumento di prevenzione, è stato donato un quantitativo pari al 10 per cento del vaccino pandemico A-H1N1 acquistato per la popolazione italiana, vale a dire 2.400.000 dosi. Sono stati acquisiti in totale circa 13 milioni di vaccini. Allo stato attuale sono state somministrate in totale 925.000 dosi di vaccino pandemico A-H1N1 focetria.
A luglio 2010 sono stati ritirati dalle regioni e province autonome 5.151.643 vaccini, altri 2.547.493 sono ancora da ritirare e una quota di 1.646.360 dosi è rimasta come residuo alle regioni. I posti letto per i ricoveri di malati di influenza A-H1N1 sono quelli disponibili presso le corsie di malattie infettive di tutte le strutture ospedaliere del nostro Paese. I primi casi diagnosticati come sospetti nel 2009 sono stati ricoverati in reparti ad alto isolamento già presenti nel territorio, quindi senza nuovi oneri. Il costo del vaccino acquistato ammonta a 184.800.000 euro comprensivi di IVA per 24 milioni di dosi.
In data 17 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri: con tale ordinanza il Presidente del Consiglio, considerato tra l'altro che le dosi di vaccino, sino ad allora consegnate allo Stato, già costituivano una riserva idonea a fronteggiare eventuali ondate epidemiologiche connesse alla predetta influenza pandemica, acquisita quindi una nota tecnica dell'Istituto superiore di sanità in merito, ha disposto la modificazione e revoca parziale - come lei ha citato - dell'ordinanza del Presidente Pag. 14del Consiglio dei Ministri del 31 luglio 2009, autorizzando conseguentemente la Direzione generale per la prevenzione sanitaria di questo Ministero a porre in essere le opportune iniziative.
Nel rispetto di quanto sopra riferito, con nota del 18 marzo 2010 la predetta direzione generale ha chiesto all'azienda Novartis di interrompere iniziative di programmazione e fabbricazione delle ulteriori dosi di vaccino da consegnare, come da contratto, il 21 agosto 2009. Allo stato è ancora in fase di definizione il rapporto con l'azienda. L'Italia sta partecipando alle riunioni internazionali per la valutazione critica e la gestione della pandemia. Le conclusioni, appena disponibili, saranno rese note. L'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la fase conclamata della pandemia nel giugno 2009, allorché effettivamente un nuovo virus influenzale si è diffuso su scala mondiale con un andamento iniziale dei casi e dei decessi che ha generato allerta. Poiché rispetto alle pandemie occorse nel secolo scorso (1918, 1957 e 1977) nel 2009 si disponeva di capacità tecniche e organizzative per produrre contro il virus pandemico un vaccino su misura, per ridurre l'impatto in termini di malati e decessi è stata dunque doverosa la scelta di investire nella sua produzione, anche in considerazione del possibile verificarsi di una seconda ondata pandemica, che a tutt'oggi non può essere scongiurata con assoluta certezza. Vale la pena di ricordare infatti che dal 1998, in occasione di un'influenza di elevata letalità diffusasi ad Hong Kong e con il diffondersi nel 2005 dell'influenza umana del virus A-H5N1 (meglio noto come influenza aviaria, anch'essa di elevata letalità), i Paesi sviluppati hanno elaborato un proprio piano di preparazione e risposta alla pandemia, più o meno simile, per il quale tutti i Paesi hanno previsto la programmazione e la realizzazione di una campagna vaccinale. Ne consegue che nel 2009 è stato doveroso, oltre che logico, considerata la disponibilità dei mezzi tecnici, puntare alla realizzazione e acquisizione di vaccini pandemici.
Pertanto il vaccino è stato ordinato dai Paesi sviluppati appena possibile, in un momento in cui si pensava servissero due dosi a persona per un'efficace protezione e quando i margini di incertezza sull'aggressività del virus erano ancora elevati. Tuttavia, non si poteva procrastinare la decisione di acquistarlo, in quanto i tempi di produzione richiedono cinque o sei mesi circa.
Nei termini di quanto sopra esposto il nostro Paese ha deciso di acquisire un quantitativo di vaccini in misura moderata, se confrontato con i quantitativi acquistati da altri Paesi dell'Europa occidentale, oltre che oculato perché frutto di più consultazioni tecnico-scientifiche che ne hanno supportato la scelta in un momento di estrema incertezza sul reale impatto dell'evento.

PRESIDENTE. L'onorevole Mattesini, cofirmataria dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, ringrazio la sottosegretaria Martini per la risposta. Tuttavia, devo dire, con estrema schiettezza, che è una risposta assolutamente insufficiente sia la prima parte in quanto ha fornito dati che già conoscevamo - erano esattamente quelli riportati nel testo della nostra interpellanza urgente - sia perché si è affermato, in modo molto chiaro, che questo Governo e questo Ministero non hanno ancora assolutamente cognizione di causa dei dati che abbiamo chiesto e reputiamo questo fatto assolutamente sbagliato (per essere gentili).
Aggiungo alcune valutazioni rispetto alla risposta stessa. Intanto, come diceva la collega Pedoto, sottolineo il fatto che questo grande allarme credo sia stato anche costruito e rafforzato da una campagna mediatica ai limiti della costruzione della paura. Ricordo che l'OMS ha fatto scattare il sesto livello di allarme più alto e, come diceva la collega Pedoto, tutti noi abbiamo rilevato (anche lo stesso Governo) che poi questo problema, in realtà, si è rivelato sostanzialmente un grande errore. Pag. 15Inoltre, le ASL e le regioni hanno dovuto affrontare il problema della conservazione delle dosi di vaccino, sopportando costi enormi e, tra le altre cose, regioni e ASL hanno dovuto investire anche nell'acquisto di nuovi frigoriferi, tanta era la quantità da conservare e la mancanza di strumenti adeguati.
Ricordo anche un altro fatto importante - e mi dispiace che questo non sia stato evidenziato - ossia che al momento della sottoscrizione del contratto tra il Ministero e la Novartis non era ancora garantita né l'efficacia del vaccino né la sua autorizzazione alla somministrazione al pubblico.
Voglio poi aggiungere altri elementi. Infatti, rispetto all'insufficienza e all'inesistenza delle risposte alle domande contenute nella nostra interpellanza urgente si aggiunge anche la vicenda che ha portato alla conclusione del contratto tra il Ministero e la Novartis. Infatti, il Ministero della salute - è bene ricordarlo - ha stipulato il contratto di acquisto in base ad un'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri. Si trattava di un'ordinanza mirata a fronteggiare i rischi di natura terroristica legati alla crisi internazionale e alla guerra irachena dell'epoca. Dunque, tale ordinanza ha permesso al Governo Berlusconi di acquistare i prodotti a trattativa privata anche mediante affidamenti diretti.
Si è, quindi, affrontata un'emergenza sanitaria che veniva effettivamente presentata come un'emergenza terroristica, consentendo di procedere secondo modalità riservate con riferimento sia ai contenuti sia naturalmente alle modalità del contratto. Faccio alcuni esempi rispetto a questioni che sono state a suo tempo anche sollevate - nel settembre del 2009 - dall'ufficio di controllo sugli atti dei Ministeri di servizi alla persona e dei beni culturali della Corte dei conti che ha chiesto, a suo tempo, il deferimento alla sede collegiale dell'atto sopra citato, al fine di fornire alcuni chiarimenti in ordine ad alcuni punti del contratto: intanto, nel contratto vi era la previsione dell'applicazione dell'IVA al momento della consegna e non al momento della stipulazione; l'articolo 3.1 prevede la possibilità del mancato rispetto di consegna del prodotto senza l'applicazione di alcuna penalità a carico di Novartis; l'articolo 4, inoltre, riguardante eventuali difetti di fabbricazione o danni fisici del prodotto, richiede l'accordo della Novartis sugli stessi. L'ultimo esempio che faccio - ma poi il contratto è composto da ben altri punti - è l'articolo 9.3, che prevede il pagamento di una somma pari a 24.080.000 euro ai fini della partecipazione ai costi nel caso di non ottenimento all'immissione in commercio del prodotto, senza specificazione alcuna in merito ai criteri di quantificazione del predetto importo.
Se teniamo insieme, appunto, il contratto, i suoi contenuti, le sue nebulosità, le modalità di conclusione del contratto - a trattativa privata - e la mancanza di risposte fino ad oggi viene davvero fuori un dato preoccupante.
Infatti - lo diceva anche prima la collega Pedoto - mi chiedo se c'era bisogno di una interpellanza urgente per avere una risposta (e, in questo caso, non avere risposte). Tra l'altro, preciso che io stessa ho presentato un'interrogazione in Commissione il 13 gennaio di quest'anno e non ho ancora avuto risposta proprio in merito alle questioni che sollevavo prima.
Credo che il dovere di un Ministero e di un Governo, nel momento in cui c'è un allarme sociale così grande come quello intorno a questa influenza, dovrebbe essere subito quello di dare risposte, di indicare in qualche modo anche gli sprechi, di motivare pubblicamente - così come si è fatto per allertare la popolazione - e di informare per dare conto ai cittadini della discrasia profonda tra l'allarme e poi quello che non è successo. Ciò non per fare mea culpa, ma perché questo riguarda l'efficienza di un sistema sanitario.
Infatti, laddove può ancora verificarsi un nuovo allarme, credo che, a fronte di una mancanza di informazione successiva all'allarme precedente, sia ancora più difficile e cioè risulterà in futuro inefficiente e inefficace qualunque nuova campagna di Pag. 16prevenzione proprio perché c'è questa modalità per cui si crea un allarme e poi sembra che questo sia in qualche modo svanito.
I cittadini hanno il diritto di essere informati perché laddove non ci sono i dati certi - insisto - c'è l'inefficienza di campagne preventive successive con nuovi sprechi. Inoltre, siamo in tempi - almeno teoricamente, da parte di questo Governo - di lotta agli sprechi, di tagli concreti alle regioni, alla sanità ad esempio. Nei piani di rientro di molte regioni, stiamo ragionando, per esempio, del tema dei posti letti e di come fare a tagliarli. Lo stesso Governo indica nel taglio dei posti letto una soluzione.
Penso che, prima ancora di andare ad indicare queste modalità, sia davvero rigoroso, anche per quanto è stato già messo in atto nelle ASL, dare conto di quanto ancora siano attivi i posti letto assegnati perché - come diceva anche lei - non risulta al Ministero che nelle ASL e nelle regioni siano stati assegnati nuovi posti letto con riguardo all'accoglimento di eventuali malati di influenza A-H1N1.
A me non risulta così, mi riferisco alla mia regione, ma anche in altre regioni mi risulta che, invece, non ci siamo soltanto limitati ad utilizzare i posti delle malattie infettive, perché le regioni e le ASL hanno territori molto ampi e soprattutto perché in molte regioni si è scelto proprio di assegnare e di individuare posti ad hoc dove poter fare ricoveri anche per evitare che ci fosse eventualmente una diffusione ulteriore della malattia soprattutto tra il personale.
Quindi, ci sono stati questi costi e impegni anche importanti per quanto riguarda l'utilizzo di tutto il personale che è stato assegnato specificatamente a questa eventualità di assistenza e che è stato - e dico anche giustamente - in parte sottratto ad un lavoro normale perché, se l'allarme si fondava almeno sulla necessità di non farsi trovare impreparati, c'è stato un impegno serio, dal punto di vista economico e dal punto di vista del personale, di tutta la struttura sanitaria, dalle regioni alle ASL.
È stato un costo non soltanto in termini di spese concrete per quanto ha riguardato i frigoriferi piuttosto che il personale assegnato, ma anche per tutto il lavoro preparatorio, come ho potuto verificare personalmente, perché mi sono occupata e mi occupo di sanità sociale. Il tempo, laddove si lavora, è anche denaro, perché si impegnano risorse e si sottrae tempo ad altro. È stato dedicato un tempo enormemente lungo a mille riunioni tra il Ministero e i direttori delle ASL, tra le stesse ASL e i comuni; cioè, si è impegnato su questa vicenda un tempo enorme che andava impegnato perché non dovevamo certamente farci trovare impreparati.
Tuttavia, proprio perché c'è stato un impegno serio e rigoroso, altrettanto serio e rigoroso sarebbe stato, da parte del Governo, rispondere e farsi carico subito della questione, non aspettare interrogazioni, fare subito questa ricognizione.
Intanto - ripeto - non per fare mea culpa ma per rigore e serietà perché, laddove ce ne sarà ancora bisogno, qualunque cosa metta in campo questo Governo rischia davvero di rendere inefficace ogni azione e soprattutto di non essere capace di valorizzare ancora una volta l'importante lavoro fatto a tutti livelli da chi si è occupato di sanità, dalle direzioni sanitarie agli assessori regionali, a tutto il personale medico e non medico che si è occupato di questo.
Credo, pur ringraziando per l'impegno, che non si possa davvero demandare e che dovremmo ritornarci sopra.
Perché abbiamo e avete il dovere di informare i cittadini, perché ci interessa non fare il mea culpa o mettere le dita negli occhi di qualcuno, ma ci interessa che qualunque azione sanitaria sia resa efficace, dal momento che ci interessa la salute dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Pag. 17

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 19 luglio 2010, alle 17:

Discussione congiunta dei disegni di legge:
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2009 (C. 3593).
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2010 (C. 3594).
- Relatore: Girlanda.

La seduta termina alle 10,50.