XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 237 di giovedì 22 ottobre 2009

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,35.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cota, Craxi, Crimi, Donadi, Fitto, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, Lo Monte, Martini, Meloni, Milanato, Angela Napoli, Pescante, Romani, Rotondi, Soro, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulle iniziative relative alla presenza di navi con carichi di rifiuti tossici affondate in prossimità delle coste calabresi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle iniziative relative alla presenza di navi con carichi di rifiuti tossici affondate in prossimità delle coste calabresi.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ci riferiamo alla vicenda della cosiddetta nave dei veleni. In particolare la procura di Paola, nel corso di indagini, ha rilevato con la collaborazione dell'ARPA la presenza di un relitto sui fondali marini al largo di Cetraro.
Proprio ieri, peraltro, la task force messa in piedi dal Ministero, anche con la mia presenza, ha potuto - ne parlerò più avanti - andare a rilevare de visu le operazioni in atto e l'impegno messo in campo dal Ministero.
È stata rilevata la presenza del relitto da parte dell'Arpacal (l'ARPA della Calabria) con l'utilizzo di una particolare strumentazione oceanografica che ha identificato, in particolare, le dimensioni e la posizione del relitto sommerso. Quest'ultimo giace in posizione sud-ovest, nord-est Pag. 2con una sagoma di circa 100 metri per una larghezza di 20 metri stimati, mentre l'altezza dal fondo è stata rilevata di circa 10 metri. Ciò è stato possibile anche grazie all'ausilio di uno robot munito di telecamera, il cosiddetto ROV, che ha effettuato una serie di riprese video. Ciò si è realizzato con i mezzi che fino ad allora ha messo in campo e potrà mettere in campo l'ARPA della Calabria.
Intorno al relitto sono adagiate strutture metalliche di vario tipo che sono verosimilmente riconducibili a materiale derivato dal ponte nave, quindi travi, funi, fusti e altro materiale che non è chiaramente identificabile. Si tratta di dati ricavati in profondità, ovvero a 283 metri di profondità e a 11,8 miglia dalla costa. Questa esplorazione è stata solo esterna in quanto non è stato possibile accedere alle stive che sono, peraltro, in buona parte insabbiate; né è stato possibile con quei mezzi effettuare un campionamento dei sedimenti per prove analitiche.
Si è supposto che si tratterebbe del mercantile Cunski, utilizzato dalla 'ndrangheta per il trasporto di rifiuti radioattivi, nave che sarebbe stata affondata nel 1992, almeno secondo quanto afferma il collaboratore di giustizia Francesco Fonti.
Le dichiarazioni del pentito (o cosiddetto pentito) Fonti, rese anche attraverso interviste giornalistiche, hanno sollevato, come è evidente, non solo l'attenzione ma un grave allarme sulla pericolosità derivante dalla vicenda. Per verificare quanto sopra detto e comprendere le reali ed effettive implicazioni della vicenda sull'ambiente, sono richieste indagini approfondite sia sulla terraferma (suolo e sottosuolo), sia nell'area marina interessata.
L'attività investigativa è partita con la collaborazione di tutti i corpi e le istituzioni competenti: CCTA, Comando generale delle capitanerie di porto e ISPRA.
La gravità dei profili emersi dalla vicenda richiede attenzione e precisione nella pianificazione degli interventi che il Governo intende attivare: attualmente si sta operando per le bonifiche sui siti, competenza del Ministero dell'ambiente, e ove venissero in luce i pericoli concreti ed attuali per la salute occorrerà procedere agli opportuni interventi di salvaguardia per la salute umana.
Le indagini su terraferma restano in capo alla procura di Paola, mentre le indagini nell'area marina sono guidate dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
Il Ministero, in questa fase, sta operando in supporto alla magistratura e di stretta intesa con essa nello svolgere tutte le attività che dalla stessa vengono delegate. Sulla terraferma, a seguito di sopralluoghi effettuati già in luglio dai corpi del CCTA di Catanzaro, su disposizione della procura di Palma, svoltisi in quattro aree ubicate nel comune di Aiello Calabro, in prossimità dell'alveo del fiume Oliva, è emerso un grave inquinamento, di cui do descrizione: in località Valle del Signore risulta una cava per inerti dismessa, ricavata all'interno di una collina e successivamente riempita con rifiuti di diversa tipologia; in località Carbonara, quindi nell'alveo del fiume Oliva, insiste invece un'area sottoposta a sequestro, ove risultano interrati migliaia di metri cubi di rifiuti urbani e industriali; in località Foresta (alveo del fiume Oliva) è presente un rilevato di circa duemila metri quadri per uno spessore di oltre tre metri dal piano di campagna, che risulta essere rifiuto composto prevalentemente da polvere di marmo, caratterizzato dalla presenza di metalli pesanti, con valori superiori ai limiti consentiti dalla legge per siti industriali (le misure radiometriche, infatti, effettuate sui campioni di carotaggio, hanno rilevato la presenza di cesio 137 nei limiti del fondo naturale del luogo); in località Foresta, a circa cento metri a valle del precedente punto, è presente una grande briglia in cemento, finalizzata ad arrestare i detriti portati dal fiume in piena, in stato molto precario, tanto che in più parti sembra sul punto di cedere, mentre in altre ha già ceduto. Sotto il predetto manufatto, a circa undici metri di profondità, è stata accertata la presenza di un contenitore in cemento, al cui interno è stata riscontrata la presenza di rifiuti Pag. 3con concentrazioni elevatissime di metalli pesanti (mercurio, cobalto, selenio e tallio).
Dagli accertamenti effettuati sino ad oggi dalla stessa Arpacal, dal nucleo speciale investigativo della Guardia costiera, confortata anche dagli esami curati dal NOE dell'Arma, pur trattandosi di rilevamenti di superficie, in quanto per operare in profondità occorrerà impegnare strumentazioni più sofisticate e complesse, è emerso un valore radioattivo da tre a sei volte superiore alla norma, oltre che la presenza di radionuclidi di natura artificiale e di altri elementi non radioattivi, ma fortemente inquinanti come il mercurio.
Il Ministero dell'ambiente, in relazione ai suddetti fatti, ha costituito una task force, composta dal capo e vice capo di gabinetto del Ministero, dal comandante del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente (il CCTA di cui dicevo), dal comandante del reparto ambientale marina della Guardia costiera (RAM), dal vicecommissario dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), dai tre direttori generali del Ministero dell'ambiente competenti per materia (salvaguardia ambientale, qualità della vita, protezione natura) e da due rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri, che tempestivamente ha pianificato gli interventi da attivare per la rilevazione e la gestione del rischio ambientale derivante dai fatti in oggetto: una nuova e stringente serie di accertamenti sulla terraferma; un intervento in mare, al fine di operare rilevamenti in profondità su ogni tipo di campione, in grado di fornire informazioni sulle tipologie e sulla diffusione degli inquinanti contenuti nella stiva del relitto, in modo da accertare la presenza e il livello di rischio per la salute e l'incolumità umana, e di formulare apposite proposte per la rapida messa in sicurezza del relitto; una campagna di monitoraggio, destinata alla più puntuale identificazione di eventuali altri relitti nelle acque della regione di cui la magistratura abbia notizie sufficientemente certe in termini di identificazione del punto di affondamento.
Il 17 settembre scorso, una delegazione della task force si è recata direttamente in Calabria, dove si è svolto un vertice con il procuratore di Paola e si è concordata una comune strategia di intervento. La procura, in particolare, ha incaricato il Ministero dell'ambiente di: individuare le diverse fonti di inquinamento, nelle quattro aree ricadenti nei comuni di Aiello Calabro e di Serra Aiello; effettuare le attività di caratterizzazione necessarie alla completa conoscenza della situazione ambientale delle aree citate, nonché dei sedimenti del torrente Oliva; programmare ed effettuare gli interventi urgenti di messa in sicurezza necessari; fornire una valutazione preliminare di eventuali profili di danno ambientale.
La task force impiegata dal Ministero dell'ambiente ha già effettuato quattro incontri operativi, cinque con quello di ieri, ai quali hanno partecipato anche le altre amministrazioni istituzionalmente coinvolte, dove sono state concordate le tappe delle operazioni da condurre, sia in mare che a terra.
Con riferimento alle operazioni di terra, le tappe sono le seguenti: il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha siglato un'apposita convenzione con l'ISPRA per pianificare le attività di bonifica relative al suolo e al sottosuolo nelle aree ricadenti nei comuni di Aiello Calabro e Serra Aiello. L'ISPRA, con la collaborazione dell'ARPA Calabria, ha predisposto il cosiddetto piano di caratterizzazione, ovvero il progetto delle operazioni da eseguirsi per la completa analisi dei terreni per quantificare esattamente il tipo di inquinamento. Il piano di caratterizzazione è stato presentato il 13 ottobre scorso al vaglio del procuratore della Repubblica di Paola, dottor Bruno, per procedere alla sua stesura definitiva, curata direttamente attraverso la direzione generale del Ministero competente in materia di bonifica.
Per le attività di rilevamento e bonifica dei siti oggetto di indagine, il Ministero, oltre a corrispondere alla richiesta del Pag. 4l'autorità inquirente, intende procedere ad una più ampia e sistematica indagine sull'area vasta del fiume Oliva.
In particolare, si esaminerà tutto il corso del fiume, da Aiello Calabro fino alla foce, analizzando le acque superficiali e la falda. Queste attività saranno funzionali anche per la valutazione preliminare sugli eventuali profili di danno ambientale.
Per ciò che concerne le operazioni in mare, occorre preliminarmente evidenziare che esse vanno qualificate come particolarmente difficoltose, in quanto si deve operare ad una profondità di ricerca 500 metri, al fine, innanzitutto, di dare un nome certo al relitto, di operare rilevamenti in profondità su ogni tipo di campione e fornire informazioni sulle tipologie e sulla diffusione degli inquinanti contenuti nella stiva, in modo da accertare eventuali rischi per la salute e l'ambiente e di procedere alla rapida messa in sicurezza.
La scorsa settimana è stato individuato il soggetto idoneo a condurre le attività di survey (indagini, perizie, rilevamento), come richiesto dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Si tratta, in particolare, della nave Mare Oceano, della società Geolab, l'unica in grado di operare anche in condizioni di mare forza 4/5 e dotata di un sistema di posizionamento dinamico e di sofisticate apparecchiature di prospezione acustica, nonché di un ROV (un'apparecchiatura robotizzata e computerizzata), work class di ultima generazione, che l'altra notte ha raggiunto il porto di Vibo Valentia per imbarcare i tecnici inviati al Ministero ed in particolare il personale designato dalla direzione distrettuale antimafia.
Proprio all'inizio di questa settimana sono iniziate, infatti, le operazioni nella zona del relitto. Come ho detto in precedenza, ieri (tra l'altro con la massima apertura e trasparenza, e dando accesso anche alla stampa), mentre a bordo della nave Oceano si effettuavano le operazioni di taratura delle macchine, degli strumenti e dei sistemi, si è voluto prendere visione di cosa verrà effettuato nelle prossime giornate e di cosa, in particolare, si dispone.
Si tratta di utilizzare diverse apparecchiature: il side scan sonar, il multi beam, il sub bottom profiler di ultima generazione. Si tratta di tutte operazioni preliminari al successivo invio in acqua del ROV (remotely operated vehicle) che avverrà nei prossimi giorni, a partire da domani.
Il ROV che verrà utilizzato è un mezzo di elevate caratteristiche tecniche, in grado di operare fino a duemila metri di profondità e dotato, oltre che di sofisticate apparecchiature di ripresa, anche di un rilevatore di radiazioni. Lo scopo delle attività che saranno condotte dalla nave è l'esecuzione di un'indagine preliminare di tipo batimorfologico dell'area del relitto, mediante l'utilizzo di sistemi di prospezione acustica di ultima generazione, al fine di localizzare esattamente il relitto e caratterizzare l'area circostante, e l'esecuzione di un'ispezione visiva strumentale a mezzo ROV del relitto e dell'area circostante, anche al fine di meglio dettagliare lo stato di conservazione del relitto, la presenza di elementi del carico e di parti della nave stessa ivi presenti.
Contestualmente, verrà effettuato, tramite la strumentazione imbarcata sul ROV, il rilevamento e la presenza di un'eventuale attività radioattiva. In pratica, dalla discesa del ROV otterremo la possibilità di verificare le attività radioattive ai diversi livelli di profondità e, attraverso le braccia meccaniche, di prelevare dei campioni di fondo marino, del sedimento, delle incrostazioni sullo scafo, e di prelevare del materiale da quello che pare essere un fusto spezzato.
Avremo la possibilità, attraverso le apparecchiature di visione, di ricostruire anche in tre dimensioni il profilo dello scafo in modo che, ove non fosse possibile imbattersi nel colpo di fortuna e quindi semplicemente leggere il nome dello scafo (ma dopo quindici o vent'anni di presenza in acqua è difficile si possa leggere, anche se il ROV è dotato di una sorta di pistola a spruzzo che potrebbe ripulire e in qual Pag. 5che modo rendere leggibile il nome, operazione preliminare per capire di che nave si tratti), noi avremo comunque la possibilità di comparare la ricostruzione tridimensionale effettuata con i disegni presenti presso il registro navale e, quindi, capire di che nave si tratti per davvero.
Durante le operazioni la cornice di vigilanza sarà comunque garantita dalla Guardia costiera presente sul posto con un pattugliatore Classe 900, una motovedetta di altura Classe 200, altri mezzi minori e un elicottero. Sarà presente anche il nucleo sommozzatori in aggiunta al personale del corpo imbarcato sulla Geolab. Solo dopo aver avere accertato la natura esatta del contenuto dei fusti trasportati dal relitto si potranno valutare le successive opportune operazioni da effettuare per la bonifica del sito, compresi l'eventuale rimozione dello scafo o la sua messa in sicurezza sul posto, e lo stoccaggio del materiale rinvenuto.
Di tali operazioni si sta interessando direttamente la direzione generale protezione natura del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e il coordinamento operativo delle operazioni di investigazione sottomarina del relitto che vengono effettuate da Geolab è stato affidato al comandante Crescenzi, capo del reparto marino del Corpo delle capitanerie di porto, che opera tra l'altro come ufficiale di polizia giudiziaria (quindi sulla nave) e che opera direttamente alle dipendenze del Ministero.
In questa fase si è impegnata a collaborare anche la Saipem, società del gruppo ENI, e due suoi tecnici sono a bordo della Geolab. È evidente dunque che queste operazioni richiedono competenze specialistiche, macchinari idonei, cautele operative tali che non si può procedere in forma improvvisata.
Deve esser ribadito l'impegno vivo e costante profuso in questa attività dal Ministro dell'ambiente e da tutti gli enti istituzionali coinvolti, che hanno messo in campo le migliori professionalità tecniche specialistiche. L'interlocuzione con la magistratura e con tutti gli enti interessati è quotidiana e serrata onde addivenire in tempi brevi alla completa bonifica dei siti contaminati, e corrisponde alla preoccupazione della popolazione residente.
Ieri dopo questo lavoro di cui vi dicevo si è tenuta presso la procura di Catanzaro anche una ulteriore riunione con il procuratore Borrelli della DDA di Catanzaro.
Anche la situazione economica che deriva da questi fatti - come è evidente - ha colpito soprattutto i pescatori della zona interessata. Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali si è già adoperato con esito positivo per l'estensione anche al settore della pesca degli ammortizzatori sociali ai fini della Cassa integrazione guadagni in deroga.
In considerazione poi della gravità della situazione anche sotto il profilo sociale ed economico si ritiene che ricorrano le condizioni per effettuare gli interventi previsti dal Fondo di solidarietà per la pesca. A tal fine è allo studio un apposito provvedimento che sarà sottoposto a breve scadenza per il parere della Commissione centrale consultiva per la pesca e l'acquacoltura.
Infine - in collaborazione con la regione Calabria e su intervento del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali - si è resa possibile la mobilitazione di risorse comunitarie.
Intanto si sta procedendo da parte della magistratura alla verifica della presenza in altre zone di ulteriori relitti di cui si sospetti un carico nocivo per la salute e l'ambiente. Sono certe le notizie inerenti l'affondamento di una nave carica di rifiuti tossico - farmaceutici ad opera della 'ndrangheta a largo delle coste livornesi, e la Guardia costiera, in stretto coordinamento con l'autorità giudiziaria ha già impostato un programma per la sua ricerca. Per tale operazione sarà impiegata la nave scuola CP 406 Scialoja, dotata tra l'altro di apparecchiature per il tracciamento dei fondali a scopo scientifico e di un radar in grado di rilevare qualsiasi massa ferrosa fino alla profondità di 300 metri.
Gli accertamenti sugli accadimenti citati relativi all'affondamento di siffatte navi nel nostro mare evidenziano l'esigenza Pag. 6di una lotta sempre più serrata verso le ecomafie oltre che la necessità di procedere a costanti operazioni di monitoraggio sui siti dei naufragi, con le coste e le aree limitrofe, al fine di provvedere tempestivamente a porre in essere gli interventi di messa in sicurezza e bonifica che si rendessero necessari.
In conclusione si ribadisce l'impegno costante profuso in tale attività in questa fase dal Governo e da tutti gli enti istituzionali coinvolti per addivenire in tempi brevi alla completa bonifica dei siti contaminati e corrispondere positivamente, quindi, alle legittime preoccupazioni della popolazione.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonino Foti. Ne ha facoltà.

ANTONINO FOTI. Signor Presidente, ci riteniamo soddisfatti delle indicazioni ma soprattutto delle informazioni che ci vengono fornite oggi dal Governo in relazione alla nota vicenda della nave dei veleni in Calabria. Infatti abbiamo anche avuto la conferma dell'informazione che anche sulla terraferma ci sono quattro cave - mi sembra abbia detto il sottosegretario - di rifiuti tossici, e quindi sono notizie ed informazioni che circolavano e che vengono confermate.
Io stesso la settimana scorsa, in questa sede, a nome di trenta parlamentari, ho illustrato un'interpellanza che riguardava anche le regioni Toscana e Liguria per le preoccupazioni soprattutto nel settore del turismo, e il Viceministro Fazio ci ha risposto sulla formazione di questa task force di cui parlava oggi il sottosegretario Menia, formata dal comandante dei Carabinieri, dalla Marina e da tutti gli organismi che hanno competenza proprio su questo intervento di sicurezza.
Apprezziamo quindi l'impegno del Ministero dell'ambiente, e non ultimo quello del nostro sottosegretario Menia, che proprio ieri si trovava a Cetraro, una località dell'alto Tirreno, al largo delle cui coste è stato ritrovato e affondato il relitto di cui parliamo, proprio quello contenente i fusti che si ritengono importanti anche per la vicenda della radioattività. I problemi provocati proprio da questa nave dei veleni stanno emergendo in tutta la loro gravità. Sono sicuro che il Governo ha chiaro quale sia lo stato di disagio che oggi vive la popolazione dell'area interessata: una popolazione già abbondantemente provata e angosciata dall'incertezza del futuro occupazionale delle proprie giovani generazioni, tradizionalmente già a rischio per l'alta presenza mafiosa, e che oggi si ritrova a vivere in un clima emergenziale in ragione del quale sono necessarie opportune e dovute garanzie sull'esistenza o meno di un effettivo stato di rischio della salute pubblica. Prova ne è l'inizio dell'attività della nave Mare Oceano, di cui parlava il sottosegretario, della società Geolab, specializzata proprio in rilievi geofisici ambientali, che grazie ad un sofisticato sistema di sensori acustici, i cosiddetti sonar, effettuerà la mappatura di quella che dovrebbe essere la nave Cunsky.
Solo dopo avere perfettamente disegnato la morfologia del relitto con la misura 3D, l'equipaggio, da quanto si apprende oggi, calerà il famoso robot ROV, dotato di telecamere e sensori, e capace di misurare la presenza di raggi gamma, che sono indicatori di radioattività, nei pressi del relitto stesso. A tal proposito, fermo restando il necessario impegno del Governo a garantire la bonifica del sito interessato, tenendo conto che sul ritrovamento dei relitti insiste naturalmente un'attività investigativa attualmente in corso della DDA, e superando sterili speculazioni e posizioni politiche assunte nei giorni scorsi anche da chi ha spinto alcuni nostri sindaci della Calabria proprio contro il Governo, ci sembra quindi che le preoccupazioni, le scelte e la prudenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare oggi sono da considerarsi quanto mai opportune.
Al momento infatti non è previsto che il robot subacqueo effettui prelievi di campioni Pag. 7poiché il contatto del ROV con eventuali fusti ed altri contenitori di sostanze radioattive potrebbe provocare lesioni microscopiche tali da determinare una possibile fuoriuscita di materiali. Proprio per questo il Ministero dell'ambiente ha optato per questa nave - ce lo diceva prima il sottosegretario Menia - anziché per quella messa a disposizione, come qualcuno ricorderà, proprio dal nostro Ente nazionale idrocarburi. Ci sembra che questo ci porti nella direzione giusta.
Alcune dichiarazioni rilasciate sul tema nei giorni scorsi, a margine proprio di quel noto sit in davanti a Montecitorio, hanno addirittura denunciato l'esistenza di una scarsa sensibilità istituzionale del Governo. Così non è: queste dichiarazioni - e concludo, signor Presidente - appaiono francamente fuori luogo, ispirate piuttosto ad un clima di campagna elettorale.
Riteniamo quindi che sia rischioso alimentare - come si fa spesso - questi allarmismi, che rischiano di far cadere in un drammatico sconforto la nostra collettività. I cittadini delle zone interessate dal ritrovamento del relitto non devono essere indotti da un certo modo di fare politica ad un senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni e del Governo. Il Governo - ne siamo certi - farà quanto necessario per rimuovere definitivamente dai fondali marini il relitto già trovato o alternativamente per adoperarsi tempestivamente per sottrarre ogni elemento chimico e fisico che possa essere comunque nocivo alla salute pubblica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per essere venuto a riferire in Aula. Penso che l'informazione al Parlamento su quanto sta accadendo debba essere continua e confermo la mia stima al sottosegretario Menia per la sua serietà.
Detto ciò, mi pare che finora la gestione di questa vicenda - voglio essere chiaro: è una vicenda che non nasce ovviamente con questo Governo, è una vicenda che viene da lontano - sia superficiale e sciatta. Non vi è coscienza della gravità della situazione. Vorrei ricordare che rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata in quest'Aula il Ministro Vito addirittura - e non è colpa sua, è colpa degli uffici - ha sbagliato nave e mare nell'indicare la situazione e che il Ministro Prestigiacomo qui, il 7 ottobre, aveva parlato di una nave che stava partendo in quelle ore da Cipro, della Saipem, che avrebbe operato gratuitamente: evidentemente, se non ha circumnavigato l'Africa, la nave non è mai partita e sappiamo che non si sta operando in maniera gratuita.
La situazione è molto grave e richiede una risposta a tutti i livelli, che non riguarda solo il Ministero dell'ambiente. Voglio essere chiaro: mi auguro che il relitto in questione non sia quello della Cunski e che sotto non vi siano materiali pericolosi; me lo auguro, però una cosa è chiara: in questo Paese, e non solo in Calabria, vi è stato negli anni passati un problema enorme che in parte è ancora in corso - vi sono stati anche quest'estate casi di affondamenti sospetti di container al largo dell'isola D'Elba - di traffici illegali di rifiuti pericolosi, che hanno interessato la terra, come ricordava il sottosegretario Menia, non solo a Serra Aiello, presso il torrente Oliva e in quelle aree, ma in molte zone del nostro Paese, traffici che sono stati gestiti spesso dalla malavita organizzata.
Per quanto riguarda la questione degli affondamenti delle navi non vi è dubbio che riguardi l'area sud del Mediterraneo e quindi largamente le nostre coste: infatti noi stiamo parlando oggi della situazione di un'area della Calabria, ma la questione riguarda sicuramente anche la Calabria, la Basilicata, la Campania, la Puglia e, come veniva ricordato, la Toscana e la Liguria. Il nostro Paese è stato interessato largamente da questi affondamenti sospetti, che erano incrociati talvolta con il traffico internazionale di armi - vi sono atti parlamentari in materia - e vi è il forte sospetto che la morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sia collegata a questi traffici, Pag. 8come pure vi sono sospetti sulla morte di Natale De Grazia, un valoroso capitano della capitaneria di porto che su questa vicenda stava indagando. Questi traffici sospetti, che hanno portato negli anni passati i Lloyd's di Londra, per esempio, a segnalare il fatto che vi erano affondamenti che avvenivano con mare calmo, senza lanciare l'allarme, senza che l'equipaggio venisse poi ritrovato, fanno capire che a tale questione - non solo alla questione che vi è oggi al largo di Cetraro, ma all'insieme della questione - è necessario dare una risposta, coinvolgendo lo Stato.
Non è un problema solo del Ministero dell'ambiente, lo ricordava lo stesso sottosegretario Menia: ad esempio, vi è un problema che riguarda le attività economiche colpite, a cominciare dalla pesca, a cui è necessario dare sostegno; è necessario inoltre coinvolgere le strutture sanitarie per dare certezza ai cittadini che il pesce pescato in quelle aree non sia un pesce contaminato. Questo non è un compito del Ministero dell'ambiente, è un compito dei NAS e delle autorità sanitarie: quelle autorità si devono muovere. Vanno coinvolti il Ministero dell'interno ed il Ministero della giustizia per coordinare le inchieste che sono in corso, il Ministero degli affari esteri ed il Ministero della difesa per valutare esattamente cosa vi sia in quell'area.
Non abbiamo la strumentazione, né le risorse adeguate: va chiesto un aiuto a livello internazionale, all'Europa ed anche agli organismi internazionali. Lo ripeto: in questo Parlamento, la Ministro Prestigiacomo aveva dichiarato che una nave della Saipem avrebbe operato gratuitamente, ma non è intervenuta. La Difesa ha mezzi in questo senso? Li mette a disposizione? La NATO ha mezzi in questo senso? Li mette a disposizione?
Oggi, per esempio, il problema non è tanto, e solo, quello di monitorare l'area, ma di tirare su uno di quei bidoni. A quanto mi risulta - così mi ha riferito il capogruppo in Commissione Bratti - oggi la Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che è in zona, chiederà il sequestro di uno di quei bidoni per capire cosa c'è dentro.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ERMETE REALACCI. È necessario dimostrare che lo Stato c'è, che non vi è solo il Ministero dell'ambiente, e che vi è una capacità - e concludo, signor Presidente - di rispondere ad una questione. È necessario dimostrare che lo Stato c'è, è vicino ai cittadini calabresi colpiti e a quelli che manifesteranno sabato ad Amantea, e che è espressione di un'Italia gentile e trasparente, ma fortissima nel difendere gli interessi dei cittadini, dell'ambiente, i suoi interessi nazionali e il suo onore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, vorrei esporre due questioni, perché oggi vorrei svolgere almeno qualche riflessione.
Innanzitutto, vorrei ricordare che la Commissione bicamerale d'inchiesta (fortemente voluta dai componenti della Commissione ambiente), che sta iniziando a lavorare non solo sui rifiuti, ma anche sul ciclo dei rifiuti (perché questo specificatamente è il suo compito), ha i poteri dell'autorità giudiziaria. Basta leggere i rapporti delle Commissioni delle legislature precedenti per capire che, volendo, attraverso quella Commissione è possibile fare molta chiarezza. Tutto ciò era già previsto nel 2001.
Alcune proposte presentate, in questi giorni, dal gruppo del Partito Democratico, ma anche da altri gruppi, chiedevano l'istituzione di una Commissione parlamentare speciale di inchiesta. Ciò non serve, perché esiste già una Commissione specifica. Alcuni suoi rappresentanti, oggi (sono partiti ieri alle 15), sono andati proprio in Calabria per verificare e svolgere indagini: possono interrogare e chiedere sequestri. Tuttavia, ricordo anche che Pag. 9Arpacal entro fine novembre deve dare delle risultanze, e pertanto sono in atto una serie di approfondimenti, attraverso la nave Astrea e strumenti geomagnetici, radar e sonar.
Devo dire che il Governo c'è e che ha dato dimostrazione di voler intervenire immediatamente. La presenza ieri in Calabria del sottosegretario Menia ha testimoniato questo e credo che l'aver reso oggi un'informativa urgente al Parlamento sia il migliore dei messaggi. In questo momento è necessaria un'unità totale, ma anche la consapevolezza che queste vicende non sono accadute ieri: non è una disgrazia o una calamità che è esplosa ieri in Calabria. Vi è un problema molto più vasto, parliamo del 1990, sono passati vent'anni. Vi sono le dichiarazioni del pentito Fonti, ma è necessario capire fino a che punto i pentiti siano pentiti: se per interesse, o per poter essere tutelati, dicono cose vere che hanno fatto, o se dicono, magari, cose vere sapute da altri. Sono sempre pentiti che, in qualche modo, hanno interesse a raccontare le cose, pertanto, ci vuole sempre un minimo di equilibrio e di delicatezza nel considerare le loro affermazioni. È vero che la nave esiste, anche se, secondo alcune risultanze precedenti, furono realizzati da un'azienda subacquea alcuni rilievi su coordinate che erano sbagliate. Pertanto, è necessario capire che è stato fatto molto pasticcio.
Sono preoccupato: sono, infatti, trentanove le navi a perdere, che non hanno lanciato un mayday, che sono state affondate nel nostri fondali negli ultimi vent'anni, presso sette regioni, non solo la Calabria. Questo può provocare un circuito: sappiamo che le aziende pagano per lo smaltimento in modo regolare dei rifiuti in Toscana e in Umbria, con costi altissimi. Tuttavia, ad un certo punto, scompaiono le bolle, i fusti e i rifiuti, che finiscono nella campagna della Campania - come qualcuno ci ha dimostrato ultimamente, ma lo sapevamo già dall'attività della Commissione - oppure vengono buttati nel mare, affondati, o portati in Somalia o in altri luoghi. Credo che sia giusto anche il ragionamento sull'omicidio brutale di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin o del capitano De Grazia, una morte sospetta.
Vi sono molti interrogativi, ma credo che non spetti a noi, in questo momento, svolgere questo lavoro: vi sono la magistratura e gli organi competenti. Il Governo è intervenuto in modo massiccio e credo che questo sia il più bello dei messaggi. Adesso, bisognerà fare in modo che il Parlamento aspetti le risultanze, perché credo che chiedere soldi ed interventi in questo momento sia la cosa più sbagliata da fare, se non sappiamo esattamente cosa vi è. Prima dobbiamo aspettare le risultanze a fine novembre, che la Commissione bicamerale ci dica quali sono le risultanze e su questo fare un piano, che sarà non solo di bonifica generale, ma anche di impegno politico: la 'ndrangheta va combattuta.
Mi rivolgo anche alle popolazioni calabre: a Chiaiano, quando la gente mi diceva che lo Stato c'accide perché doveva fare una discarica, la gente stava già morendo di tumore. Qui vi è un problema: erano vent'anni che la camorra buttava in quella cava abbandonata, che veniva usata come poligono di tiro, rifiuti radioattivi e pericolosi, e la gente vedeva i camion.
A mio parere, per quanto riguarda certe zone di questo Paese, dobbiamo metterci in testa che tutti devono collaborare e partecipare, perché è impensabile che nessuno abbia mai visto né sentito niente (io onestamente non ci credo): vi è un'omertà diffusa che riguarda spesso anche le istituzioni e che riguarda i cittadini. Bisogna che tutti, prima di dire «interveniamo», ci assumiamo una responsabilità. Lo dico da leghista disposto a dare una mano in regioni che, purtroppo, in questo momento, sono spesso in mano alla 'ndrangheta, alla camorra, alla Sacra corona unita, alla mafia. Lo sappiamo e lo diciamo da quarant'anni, ma se non cominciamo noi politici per primi a dare un messaggio forte, rischiamo di trovarci, tra quarant'anni, con altre cinquanta navi affondate senza che nessuno abbia fatto nulla. Pag. 10
Su questo, sono disposto a mettere tutto il mio impegno; credo che il Governo sia disponibile - e lo sta dimostrando - a mettere tutto il proprio impegno; il Parlamento, però, su questo, non si deve dividere per posizioni politiche...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANGELO ALESSANDRI. Il Parlamento deve fare un'operazione che porti, finalmente, a chiarire ciò che da vent'anni leggiamo negli atti delle Commissioni bicamerali di inchiesta e della procura, affinché questi non rimangano solo pezzi di carta, ma si traducano veramente in qualcosa di concreto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, mi rivolgo al signor sottosegretario, al quale ribadisco la massima stima personale: ci conosciamo e, da tempo, vi è un rapporto costruttivo. Vorrei anche dire due o tre cose - non so se semplifico dicendo così - in difesa del Ministero dell'ambiente, tuttavia qui c'è un problema, a mio avviso, molto più complesso: nel leggere una dichiarazione di ieri che, pur senza sapere cosa c'è nel fusto, parla solo di allarmismo ingiustificato, e poi sentire la relazione di oggi, qualche dubbio ci viene. Sono sicuro che le frasi vengono estrapolate da un contesto molto più ampio, tuttavia in questa sede, oggi, vorrei far riflettere su una cosa: noi non dobbiamo, oggi, in quest'Aula, andare a cercare le colpe storiche che ci sono e che sono anche datate, e si potrebbe capire chiaramente da dove e da quando non sono venute le risposte. Tuttavia, come ha detto il collega Alessandri, vi è una Commissione bicamerale d'inchiesta, della quale faccio parte, che deve assolutamente svolgere questo ruolo: ossia, verificare se vi sono, vi sono state e vi saranno - perché bisogna bloccare anche quello che potrà succedere - attività illecite. Oggi, però, la nostra preoccupazione è un'altra: è una preoccupazione che dovrebbe essere dei cittadini e, prima di tutto, di un Paese (in quanto non è un problema della Calabria, ma è un problema nazionale) che rischia di subire un'altra botta notevole e pesantissima sulla tutela del territorio e sulla difesa del proprio ambiente; si tratta di una botta economica, non è solo un colpo - sicuramente grave e importante - ai pescatori delle zone, è un colpo all'intero sistema, all'intero ecosistema, al sistema turistico del Paese Italia.
Pertanto, noi siamo un po' più per l'allarmismo, anche se fosse ingiustificato, perché dobbiamo correre immediatamente a dare certezze a quei cittadini e a questo Paese che, ricordiamoci bene, a marzo (e oggi siamo quasi a novembre) riprende e cerca di riavviare la propria stagione turistica. Siamo alla vigilia di mesi invernali che teoricamente - anche se è vero che il clima sta cambiando - ci portano ad avere dubbi e rallentamenti sulle operazioni che debbono avvenire in mare.
Dunque, al di là delle parole giuste e dei tempi (perché qui partiamo dal 12 settembre scorso), delle verifiche, del pentito credibile o meno, noi abbiamo bisogno di agire, agire subito e di recuperare anche un po' di tempo perduto. Da quanto mi sembra di capire, fino ad oggi le uniche operazioni vere e reali sono state fatte dall'ARPA Calabria, altri non sono intervenuti praticamente per dare una certezza a tutti questi cittadini e a tutti cittadini italiani (perché ne abbiamo bisogno), e quando c'è il dubbio, come dicevo, noi abbiamo bisogno di intervenire immediatamente. Se ho il dubbio che su una nave vi siano fusti di rifiuti tossici o, ancora peggio, rifiuti di un'elevatissima tossicità, finché non ho verificato non posso dire: «non facciamo allarmismo», ma devo intervenire subito per dare garanzie che quell'allarmismo era ingiustificato, specialmente adesso che non siamo in piena stagione turistica.
Dunque, abbiamo anche la necessità di farlo adesso e di non fare, magari, come suggeriva qualcuno prima, in modo che tutto finisca nel silenzio e poi il problema Pag. 11scoppia nuovamente a marzo e allora vedremo come questo Paese può affrontare un problema del genere.
Abbiamo bisogno di indagini rapide, ma che siano indagini sulla concretezza e sulla qualità di quello che c'è sotto quel mare e in quei territori, perché le voci giravano già da tempo e le abbiamo sentite. Signor sottosegretario, evitiamo ogni sottovalutazione, perché la sottovalutazione rischia davvero di non farci trovare soluzioni. Lei ci ha parlato dell'intervento di questa nave che è in attività da pochi giorni e che effettuerà dei rilievi di ogni genere, fino a cercare di scoprire anche il nome della nave.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Libè.

MAURO LIBÈ. Concludo, signor Presidente. Non è una battuta, lo dico sinceramente: se pure dovessimo sapere il nome della nave tra un mese ci interessa meno, adesso vogliamo sapere cosa c'è dentro e tentare di recuperare uno di quei fusti - in sicurezza, naturalmente - per capire bene quali siano i problemi; capisco che ciò, tecnicamente, possa essere più difficile, ma se ne occuperanno i tecnici.
Partendo da questo, accogliendo l'appello del presidente Alessandri e anche quanto detto da lei stesso, signor sottosegretario, occorre allargare immediatamente le ricerche a tutto quello che sospettiamo vi sia nel nostro mare; lei ha parlato di certezze, ma abbiamo anche tanti sospetti.
Noi abbiamo una sola vera risorsa, o forse due: quella dell'agricoltura e della pesca, l'abbiamo un po' ammazzata ultimamente e quella del turismo è una risorsa non delocalizzabile. Cerchiamo di non ammazzare completamente anche quella.
Abbiamo, dunque, il dovere di dare certezze ai cittadini, prima di tutto a quelli calabresi, sulla tutela della loro salute. Stimo tantissimo il sottosegretario Bertolaso, ma non sono un persona totalmente a favore degli interventi di emergenza; ciononostante, dobbiamo dare dei segnali. Il Governo ha dato dei segnali a L'Aquila e in Campania: stiamo attenti a non sottovalutare il problema calabrese, perché i cittadini calabresi hanno gli stessi diritti. Innanzitutto hanno dei doveri, ma in questo momento hanno gli stessi diritti dei cittadini di Napoli e de L'Aquila e magari dei cittadini di Palermo che in questo momento si trovano in condizioni disagiate.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Libè.

MAURO LIBÈ. Non facciamo differenze e interveniamo immediatamente. Se il Governo interverrà in questo modo, senza lasciare solo il Ministero dell'ambiente, ci troverà sicuramente al suo fianco, senza polemiche (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, sono 20 anni che si parla di queste navi che sono state affondate e che contenevano sostanze pericolose. Come è già stato messo in evidenza, quindi, non è un problema di questo Governo o del precedente; c'è tutta una classe dirigente che, secondo me, interviene solo dopo che la magistratura si muove o che qualche incidente provoca delle sciagure. Non c'è una cultura della prevenzione, non c'è una cultura dell'intervento programmatico e quindi il nostro Paese si trova ad affrontare, anche questa volta, una situazione drammatica.
La situazione drammatica non riguarda soltanto la Calabria, anche se la Calabria è in prima linea. È necessario dare sicurezza ai cittadini calabresi, non c'è dubbio, ma è una situazione che riguarda un po' tutto il territorio nazionale, se dobbiamo credere alle esternazioni e alle dichiarazioni del pentito Fonti.
Io, però, sono molto perplesso circa la relazione che ci ha presentato il sottosegretario e non si tratta di una critica a lui, ma agli uffici, a coloro che se ne sono Pag. 12occupati. Se la nave Mare Oceano, attraverso il ROV, davanti alle coste di Cetraro, ricorre al sistema di tirar su delle incrostazioni o qualche materiale che si trova intorno alla nave, a mio modesto parere, non è in grado di fornirci delle informazioni tali da farci stare tranquilli.
Il problema, quindi, non è solo di andare a vedere che cosa vi sia intorno alla nave ma bisogna anche sapere cosa vi sia dentro, ma contrariamente a quello che diceva Alessandri, vale a dire che prima dobbiamo vedere e dopo spendere soldi, nel nostro caso non si tratta di questo. Dobbiamo sapere cosa è presente all'interno di un fusto, ma anche il contenuto di tutti i fusti all'interno della nave perché, da una parte, possono esservi materiali non nocivi e, da un'altra parte, vi possono essere materiali assolutamente pericolosi contenuti, appunto, nella stessa nave.
Pertanto, a mio modesto parere, è necessario accogliere la richiesta dei sindaci e della regione Calabria, la quale, come giustamente veniva messo in rilievo, è l'unico ente che ha dato un contributo affinché si venisse a conoscenza, almeno, della nave presente in quella zona. Dunque, è necessario, a mio avviso, tirare fuori i soldi. In questa occasione, si deve dichiarare lo stato di emergenza, come chiedono 41 sindaci. Bisogna dichiarare lo stato di emergenza e tirare su i fusti e, possibilmente, il relitto perché, effettivamente, è necessario dare una certezza e si devono prendere a riferimento le perdite registrate in quella zona. Non si vende più niente. Quella è una zona dell'alto Tirreno - e non dell'alto Ionio - che era fiorentissima, una zona che praticamente viveva del mare. Oggi quella zona muore. Non è solo questo il problema ma vi è anche lo spauracchio, come veniva messo in rilievo anche dalla relazione, del fatto che ulteriori navi (la Jolly rosso) abbiano potuto rilasciare, grazie agli interessamenti delle organizzazioni malavitose, addirittura dei residui radioattivi nel letto del torrente Oliva.
Pertanto, l'investimento deve essere totale. Deve essere dichiarato lo stato di emergenza come si è fatto in altre situazione del genere ed è ovvio che la spesa si farà solo proporzionalmente a quello che si vuole raggiungere. Sappiamo pure che questo Parlamento si sta impegnando a fondo. La Commissione non deve certamente intralciare la magistratura, però è necessario che intervenga la Commissione bicamerale. Questo Parlamento, con una mozione diciamo così bipartisan, ha già affrontato il tema. Secondo me è necessario - e sono d'accordo - collaborare perché tutte le forze politiche si impegnino nella stessa direzione e si ponga fine al fatto che i grandi imprenditori e le imprese del nord vengano al sud o per prendere i fondi comunitari e andarsene oppure per lasciare e sotterrare residui tossici e radioattivi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, intanto dichiaro di essere soddisfatto dell'informativa resa risposta del Governo. Forse, sarebbe un andare oltre quello che è il nostro stato d'animo in questo momento, nella consapevolezza che la Calabria, ancora una volta, è stata utilizzata come una pattumiera e questa volta, ahimè, come pattumiera di pattume pericoloso. Quello che è stato scoperto in Calabria - devo dirlo - è avvenuto vent'anni fa, quando un magistrato coraggioso, Franco Neri, in un certo momento storico forse ha anche rischiato la pelle perché aveva tirato fuori certe cose. La Calabria, dunque, dopo vent'anni viene a sapere che Franco Neri aveva ragione e che i nostri territori e i nostri mari sono stati utilizzati non solo dalla 'ndrangheta, che è stata l'esecutrice materiale, ma anche dalle mafie del nord Italia e, probabilmente, del nord Europa come una pattumiera, allo stesso modo dei Paesi in via di sviluppo dell'Africa.
Questa è un'amarezza enorme con riferimento al passato. Ma la cosa che ci fa stare ancora più male è la consapevolezza che esiste un traffico di queste sostanze e Pag. 13di rifiuti tossici e radioattivi nel nostro pianeta che forse ha cambiato rotta. Il Governo non può non porsi anche questi problemi: come vengono smaltiti oggi i rifiuti tossici e come sono stati smaltiti negli ultimi 20 anni? Questi problemi devono essere affrontati e credo sia assolutamente necessario un maggiore rigore anche nelle norme che puniscono questo tipo di reato. Se per un omicidio, in certe circostanze, è previsto l'ergastolo, per questi tipi di reati - non vorrei tornare a posizioni che qualche anno fa aveva la Lega Nord - faremmo una cortesia alla società se eliminassimo coloro che ammazzano i nostri bambini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, ringraziamo il sottosegretario Menia e, per esso, il Governo. So che c'è stato un battibecco ieri con l'assessore regionale all'ambiente - che è mio amico personale e che stimo - ,il quale però sbaglia quando dice che il sottosegretario Menia non è rappresentativo del Governo. Infatti, gli si potrebbe rispondere facilmente che il sottosegretario di Stato non parla con l'assessore regionale. Mi dispiace per Silvio Greco, che è persona che stimo e che è capace.
Se la situazione in cui siamo arrivati, signor sottosegretario, e mi riferisco anche alla sua relazione, è tale per cui le responsabilità sono larghe, diffuse e lontane nel tempo e attraversano tutta la politica calabrese e tutta la politica italiana, è inutile dire che la colpa è di questo Governo. Apprezzo molto l'intervento del collega Realacci quando dice che il problema può essere più vasto.
Non sappiamo se quella nave contiene rifiuti radioattivi che sono scorie di Paesi della NATO o di Paesi europei o del mondo. Quindi, è bene che l'attività del Governo sia complessiva e coinvolga il Ministero dell'interno, il Ministero della difesa (come è stato detto), il Governo nel suo complesso e la regione Calabria, che ha la responsabilità del controllo del territorio. Ricordiamocelo: il controllo del territorio non è in capo al Ministero dell'ambiente, ma in capo alla regione Calabria.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO NUCARA. Un'ultima cosa: qui ho sentito affermare che il problema sarebbe il turismo e l'economia. Il problema, invece, è la salute: in Calabria già si muore molto spesso negli ospedali; evitiamo che si muoia anche mangiando il pesce, se questo non dovesse essere sano.
Quindi, il problema principale è la salute dei cittadini. Per quanto riguarda i 41 sindaci, farebbero meglio ad essere un po' più seri. Ero a largo Chigi, ieri, insieme a loro e sentire qualche sindaco - che non ha niente a che vedere con i sindaci di comuni affacciati sul mare - rivolgere parole oscene nei confronti del Presidente del Consiglio non credo sia il metodo migliore per risolvere i problemi della Calabria e di quelle popolazioni. Se invece si viene a ragionare, allora avranno tutto l'appoggio dei parlamentari calabresi e, come abbiamo sentito questa mattina, di gran parte del Parlamento italiano.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative nei confronti della Bielorussia per il rispetto della risoluzione delle Nazioni Unite sulla moratoria universale della pena di morte - n. 2-00517)

PRESIDENTE. L'onorevole Zamparutti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00517, concernente iniziative nei con Pag. 14fronti della Bielorussia per il rispetto della risoluzione delle Nazioni Unite sulla moratoria universale della pena di morte (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, la Bielorussia è l'ultima macchia nera per quanto riguarda l'applicazione della pena di morte in Europa, dal momento che pratica e applica la pena di morte secondo il rituale sovietico. Le informazioni sulla pena di morte in questo Paese sono infatti ancora considerate segreto di Stato. Ai familiari dei condannati non vengono comunicati la data e il luogo delle esecuzioni nemmeno dopo che il loro parente è stato giustiziato e il corpo non viene restituito alla famiglia, né viene reso noto il luogo della sepoltura.
Per questo comportamento e per questa prassi, il Presidente Aleksandr Lukashenko è stato aspramente criticato in Occidente per il suo ruolo autoritario, e nel 1997 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha sospeso la Bielorussia dallo status di invitato speciale anche a motivo della sua posizione sulla pena di morte.
La Bielorussia è a tutti gli effetti l'ultima dittatura d'Europa. È un Paese che sta promettendo di voler voltare pagina, con un Presidente, però, che dopo 400 esecuzioni e una sola grazia concessa dice di essere pronto a cambiare registro.
Questa interpellanza urgente, che abbiamo rivolto al Ministro degli esteri, riguarda un caso particolare di condanna a morte, la cui pronuncia da parte della Corte suprema ha sostanzialmente coinciso con la visita del Ministro degli affari esteri Franco Frattini in Bielorussia, alla quale poco tempo dopo ha fatto seguito il diniego della grazia da parte del Presidente Lukashenko.
Il caso riguarda l'ultimo degli ultimi, uno zingaro, Vasil Yuzepchuk, nato in Ucraina, che dall'età di 7 anni era in Bielorussia, non è mai andato scuola, non ha mai avuto un lavoro fisso, si guadagnava da vivere aiutando gli abitanti del villaggio a sbrigare alcune faccende, e che aveva certamente dei precedenti penali per furto di galline, ma una perizia lo ha ritenuto non completamente capace di intendere e di volere.
Su questa persona in Bielorussia è stata montata una campagna stampa che lo ha dipinto come un pericoloso serial killer, preparando così il terreno alla sua condanna a morte e nulla - come è tipico dei regimi dittatoriali - è stato però detto sul fatto che, una volta catturato, Vasil è stato picchiato e si è minacciato l'arresto dell'intera famiglia. Egli ha denunciato anche di essere stato tenuto a lungo in una cella di isolamento, senza luce né cibo, costretto anche a prendere delle pillole e a bere alcol prima di sostenere gli interrogatori.
Di tutto questo non si è voluto tener conto da parte del tribunale, né del fatto che egli avesse dichiarato che volevano che confessasse altri crimini. Quindi, mi pare evidente che è stato un facile capro espiatorio.
Il Ministro degli affari esteri Franco Frattini ha condotto la sua visita in Bielorussia con l'obiettivo di fare da apripista alla nuova politica europea di apertura verso questo Paese, che è sospeso da dodici anni dal Consiglio d'Europa. Al ritorno da tale visita il Ministro degli affari esteri ha dichiarato, in un'intervista rilasciata al quotidiano Avvenire, che ha riscontrato segni di apertura sui diritti umani e sulla democrazia interna in Bielorussia e che crede che l'Unione europea debba cogliere al volo questa occasione.
Il Ministro ha detto anche che una chiusura nei confronti della Bielorussia oggi non è più necessaria e che l'Europa, se vuole essere protagonista, deve in questa fase seguire e incoraggiare il cammino verso una svolta democratica.
Ora, noi siamo d'accordo sul fatto che si avvii un dialogo, ma crediamo anche che il dialogo debba misurarsi su fatti concreti. Oggi, dopo i pronunciamenti della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite e il pronunciamento dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, sappiamo che la pena di morte è una questione che attiene ai diritti umani, non alla giustizia Pag. 15interna, e quindi non vale l'alibi della sovranità interna da rispettare su questi temi.
Vogliamo sapere se, al di là dell'innocenza o meno di Vasil, il caso di questa persona, che rischia di essere giustiziata con un colpo di pistola alla testa, sia rilevante per il nostro Governo. Peraltro, è stata annunciata dal Ministro Frattini una visita del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi in Bielorussia, a fronte dell'interesse, sotto il profilo economico, di alcune nostre aziende, a rafforzare i rapporti con questo Paese. Vogliamo sapere se il caso di Vasil possa essere un primo urgente banco di prova delle buone relazione tra Roma e Minsk e del credito che è stato dato a quella che, a giudizio degli interpellanti, appare essere comunque una dittatura, l'ultima dittatura d'Europa.
Il nostro Paese - lo sappiamo - è stato impegnato sulla battaglia nell'ambito delle Nazioni Unite. Peraltro, questo caso è ora anche all'attenzione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, dove il 12 ottobre è stato presentato un ricorso da parte dello stesso Vasil Yuzepchuk. Si tratta quindi di capire la coerenza anche rispetto all'impegno a far rispettare quell'importante documento politico e di grande valore morale che è la risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, a partire proprio dalla Bielorussia. Infatti, sappiamo che la questione della pena di morte attiene allo sviluppo della democrazia, al rispetto dei diritti umani, all'affermazione dello Stato di diritto: più del 98 per cento delle oltre 5 mila esecuzioni compiute ogni anno nel mondo è praticato da Paesi totalitari e illiberali. Quindi, questo è un fronte di impegno imprescindibile, per noi, e ora sentiremo cosa ne pensa il Ministro della politica estera del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Enzo Scotti, ha facoltà di rispondere.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevole Zamparutti, l'Italia porta avanti da tempo la battaglia contro la pena di morte nella convinzione che la sua abolizione contribuisca alla protezione, alla promozione e al rafforzamento dei diritti umani. Non solo la pena capitale non ha alcun valore aggiunto in termini di deterrenza, ma ogni errore giudiziario è drammaticamente irreversibile quando un individuo viene privato del proprio diritto alla vita.
Ben noto è il ruolo che il nostro Paese ha svolto nel promuovere le risoluzioni sulla moratoria della pena capitale, approvate dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2007 e nel 2008. La nostra posizione viene ripetutamente espressa in ogni circostanza, sia a livello bilaterale che a livello multilaterale.
Sullo specifico e drammatico caso sollevato dagli onorevoli interpellanti, va ricordato che, in occasione della condanna a morte comminata contro Yuzepchuk il 28 giugno scorso, l'Italia ha sostenuto la démarche dell'Unione europea condotta l'8 luglio presso le autorità bielorusse. Con essa l'Unione reiterava la propria contrarietà alla pena capitale, considerata un trattamento inumano e degradante; ribadiva l'invito alla Bielorussia ad abolire la pena di morte e, in vista di questo obiettivo, sollecitava le autorità di quel Paese ad adottare una moratoria sull'esecuzione e a non applicare la sentenza di condanna comminata.
La posizione italiana ed europea viene ribadita ora che la Corte suprema della Bielorussia ha rigettato la richiesta di appello presentata dal condannato. L'Italia ha aderito con convinzione alla lettera che la Presidenza svedese, a nome di tutti i Paesi membri dell'Unione europea, sta inviando in queste ore alle autorità bielorusse e nella quale è contenuto un pressante appello al Presidente Lukashenko affinché la sentenza di morte venga commutata.
Sul piano generale, l'Italia è convinta che la Repubblica di Bielorussia debba proseguire il percorso di dialogo con le istituzioni europee e con i suoi membri e che l'auspicata decisione di una moratoria sulla pena di morte costituirebbe un fondamentale Pag. 16punto di svolta in un processo di riavvicinamento della Bielorussia all'Europa.

PRESIDENTE. L'onorevole Zamparutti ha facoltà di replicare.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, è avvilente ascoltare questa risposta. Mi dispiace davvero sapere che il mio Paese, che si è addirittura definito apripista per conto dell'Unione europea di una nuova politica di dialogo, anche sui diritti umani, nei confronti della Bielorussia, su un caso di questo genere si limiti ad aderire a démarche dell'Unione europea e che sul piano bilaterale, se ben comprendo, non è stato fatto nulla. Non è stato fatto nulla!
Per me questa è una risposta assolutamente insoddisfacente, ed è molto grave che si proceda sul fronte economico con la stipula di contratti con FIAT (si parla, a tal riguardo, dell'interesse di Finmeccanica) senza porre con fermezza e con rigore la questione della pena di morte. Credo che gli affari si facciano meglio e bene quando ci si fa rispettare in ordine ai propri convincimenti, ai propri principi; allora un Paese può avere un'interlocuzione seria anche sul piano economico, altrimenti è semplicemente «a ruota» e non ha né valenza politica né spessore morale.

(Iniziative per l'individuazione della sede della Scuola superiore della magistratura per le regioni meridionali nella città di Catanzaro - n. 2-00518)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00518, concernente iniziative per l'individuazione della sede della Scuola superiore della magistratura per le regioni meridionali nella città di Catanzaro (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, con questa interpellanza urgente portiamo all'attenzione dell'Aula di Montecitorio un'antica questione che riguarda la Scuola superiore della magistratura e concerne, soprattutto, non un problema territoriale o localistico, bensì la piena ottemperanza alla legge n. 150 che licenziammo nel luglio del 2005, quando furono istituite tre Scuole di magistratura nel nostro Paese: una doveva servire l'area del nord, un'altra l'area del centro e la terza l'area del sud.
Furono compiute delle scelte da parte dell'allora Ministro della giustizia Castelli, con un decreto controfirmato anche dal Ministro dell'economia e delle finanze dell'epoca (che è lo stesso della stagione che stiamo vivendo), Tremonti, che individuava Catanzaro come sede per l'area del sud.
Poi ci fu il cambio del Governo, che normalmente porta delle modifiche, molte volte in progresso, per l'evoluzione e lo sviluppo di un territorio o del Paese. Invece, le modifiche operate dall'allora Ministro della giustizia Mastella hanno riguardato una parzialità di interessi, ovvero un interesse soprattutto localistico. Quindi, Catanzaro fu sostituita da Benevento e poi ci fu la sostituzione di Latina con Firenze.
Vi è stato, inoltre, un dibattito in Aula e nel Paese in cui si è tentato di capire il motivo di questa decisione. Le decisioni si possono prendere quando sono motivate, ma per quanto ci riguarda quel provvedimento si distaccava dalla volontà del legislatore, non per la città di Benevento, ma perché oggettivamente era e appare una forzatura.
Mi dispiace per l'amico Mastella, al quale in questo momento debbo esprimere la solidarietà umana e personale, anche alla sua famiglia, per i tanti anni di conoscenza e, soprattutto, di consuetudine di lavoro e di impegno parlamentare, e non solo. Tuttavia, questa decisione mi è apparsa una grande forzatura, seppur comprensibile dal punto vista dell'allora Ministro della giustizia. Quest'ultimo, tuttavia, è chiamato a interpretare e, soprattutto, ad applicare la norma, ma non può stravolgerla. Il Ministro Castelli l'aveva pienamente Pag. 17rispettata, quindi mi chiedo perché creare una frattura tra territori e tra città.
La motivazione, inoltre, non andava a supporto del provvedimento, perché nelle Aule parlamentari l'allora Ministro della giustizia disse che Catanzaro non aveva messo a disposizione gli immobili. Questa dichiarazione non è risultata esatta, anzi è stata un falso e mi dispiace usare questi termini, ma non è stata veritiera, bensì un falso. Non c'è stata nessuna richiesta del demanio degli immobili al comune di Catanzaro, che peraltro aveva anche messo a disposizione degli immobili e dei siti.
Da allora non c'è dubbio che il dibattito si trascina. La legge approvata nel 2005, almeno per questo aspetto, non ha un futuro e una prospettiva. Da parte di Catanzaro c'è stato il ricorso alla giustizia amministrativa, accolto dal TAR, che gli ha dato ragione. Dopo c'è stato il controricorso di Benevento e, quindi, ora si procede innanzi al Consiglio di Stato.
Credo che il Ministro della giustizia abbia il potere di adottare un provvedimento di rettifica e quindi mi chiedo se dobbiamo aspettare il Consiglio di Stato o se è possibile una mediazione. Voglio capire, perché le mediazioni mi furono proposte anche in quest'Aula quando ci fu un certo dibattito nella scorsa legislatura, ovvero uno scambio. Ma non è un problema di scambio o di esigenze di un territorio. Il problema è capire il funzionamento della giustizia e dei suoi strumenti, ovviamente attraverso i servizi previsti dalla legge stessa.
Se il Governo mi dice che Catanzaro ha torto perché lì non serve la Scuola della magistratura, in quanto non serve per il Mezzogiorno, dato che questo è servito soprattutto da Benevento - quindi, quest'ultima città supporta il Mezzogiorno e il centro - ci dà una motivazione. Ma questa non è una materia disponibile per i cittadini e per le amministrazioni locali, in quanto deve riguardare l'interesse di carattere generale.
Perché si è spinto a mettere Catanzaro contro Benevento, con i gravi e drammatici problemi che vi sono nel Mezzogiorno?
Poco fa, abbiamo ascoltato un dibattito sulla cosiddetta nave dei rifiuti. Non entro nel merito di questa vicenda, perché ne ho già parlato io ed anche i colleghi, ma certamente il Governo ha pienamente sottovalutato tutta la vicenda. Così come si sta sottovalutando anche la vicenda, certamente di altro tipo, che riguarda la scuola di magistratura di Benevento o di Catanzaro, ma soprattutto lo strappo fatto allora nei confronti di Catanzaro.
Signor Presidente, voglio ricordare - lei lo ricorda certamente con lucidità - cosa è successo nel 1970 in Calabria: la battaglia per i capoluoghi di regione. Adesso trasferiamo questi contrasti localistici da una regione ad un'altra, ma è un fatto giusto? Il TAR ha deciso e riscontrato che è stato un atto ingiusto. Sarei deluso se il sottosegretario questa mattina mi dicesse che dobbiamo aspettare il Consiglio di Stato. Ma ci dobbiamo far governare dalla giustizia amministrativa e anche attraverso la giustizia ordinaria?
Ritengo che una valutazione vada fatta. Ho una grande considerazione nei confronti del Ministro Alfano, non ho difficoltà ad ammetterlo. L'altro giorno ci siamo trovati in un dibattito proprio a Benevento, dove io rappresentavo il mio partito, in cui si è parlato anche della questione della scuola di magistratura. Non ho accettato alcune sue affermazioni, poi ci sono state anche sue aggiunte, data la mia presenza, ma non mi ha tranquillizzato, anche se certamente sono convinto che il Ministro Alfano si ponga, per la sensibilità che gli riconosco, anche un problema che - lo ripeto fino all'esaurimento - non riguarda un territorio o un altro, ma rappresenta un atto di giustizia, di civiltà e di buon Governo, concernente una seria e corretta applicazione della norma.
Pertanto, non è uno scontro campanilistico. Se lo riduciamo a scontro campanilistico, lasciamo stare e si vada avanti così. Ritengo che il Ministro della giustizia, Pag. 18visto che non vi è più il riferimento alla grazia, perché è ovviamente un fatto borbonico, dovrebbe guardare a queste cose con assoluta oggettività.
Signor Presidente, mi fermo qui e attendo ovviamente le comunicazioni e la risposta del signor sottosegretario. Vediamo cosa ci dice il Ministero della giustizia, che potrebbe avere in mano la soluzione di un tema che riguarda tutto il Mezzogiorno e che, con la sua risposta, potrebbe dare un po' di vigoria e di colore alla presenza delle istituzioni, come si suol dire alla presenza dello Stato, nel Mezzogiorno e in Calabria, con motivi di credibilità, che sono sempre più insufficienti. Questo sarebbe un atto di giustizia, di credibilità e di buon Governo: non è poca cosa e va molto al di là della stessa scuola di magistratura, perché la credibilità delle istituzioni e il rispetto corretto della legge sono principi sacrosanti di libertà, di democrazia e di civiltà.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, la questione sollevata dagli onorevoli interpellanti circa l'individuazione della sede meridionale della Scuola superiore della magistratura impone, per mera esigenza chiarificatrice, perché in parte già richiamata anche oggi dall'onorevole Tassone, un excursus dei provvedimenti intervenuti.
Segnalo il decreto interministeriale del 30 novembre 2006, con il quale è stato stabilito che le sedi della Scuola superiore della magistratura siano ubicate nelle province di Firenze, Bergamo e Benevento, a modifica del precedente decreto interministeriale del 27 aprile 2006, che aveva individuato come sede centrale la provincia di Latina e come sedi decentrate le province di Bergamo e Catanzaro.
Con specifico riferimento alla sede di Benevento faccio presente, inoltre, che in data 24 febbraio 2009 è stato siglato un accordo di programma tra Ministero della giustizia, comune e provincia di Benevento e Università degli studi del Sannio, per l'insediamento della struttura nell'ex Caserma Guidoni, i cui locali sono stati oggetto di lavori di adeguamento, in gran parte già conclusi.
Sia la regione Calabria, che la provincia ed il comune di Catanzaro si sono opposti al mutamento di sede e, con appositi ricorsi proposti innanzi al tribunale amministrativo regionale del Lazio, hanno impugnato il decreto 30 novembre 2006 contestando la scelta della città di Benevento quale nuova sede meridionale della Scuola superiore della magistratura, in sostituzione di quella originariamente prevista nella città Catanzaro.
Con sentenza n. 3087 del 2009, il TAR Lazio ha accolto il ricorso presentato dalla provincia di Catanzaro che ha statuito sia la caducazione del predetto decreto interministeriale, nella parte in cui aveva individuato la provincia di Benevento in luogo di quella di Catanzaro, sia la vanificazione del successivo accordo di programma.
Avverso detta sentenza del TAR Lazio, la provincia di Benevento ha proposto appello innanzi al Consiglio di Stato; nel procedimento amministrativo, si sono successivamente costituiti con ricorso incidentale il comune di Catanzaro e la regione Calabria.
Attualmente il processo amministrativo pende dinanzi al giudice di secondo grado e non è stata ancora fissata l'udienza di discussione.
Condividendo gran parte delle considerazioni rappresentate dall'onorevole Tassone, appare, tuttavia, indubbio l'interesse ad una rapida definizione della controversia, non soltanto in vista della risoluzione dei confliggenti interessi coinvolti, ma anche in considerazione di un definitivo avvio del meditato progetto ministeriale che ritiene necessaria la dislocazione sul territorio delle sedi della Scuola superiore della magistratura.
Il Ministro della Giustizia è a conoscenza della tematica in questione, e la definizione delle problematiche ad essa Pag. 19connesse vede i competenti dipartimenti di questo Ministero impegnati in uno studio attento e ponderato.
Il Ministro valuterà le conclusioni dei diversi dipartimenti e si augura che la scelta successiva, che terrà conto anche di quanto rappresentato dagli onorevoli interpellanti, non dia luogo ad ulteriori contrasti, ritenendo urgente l'effettivo avvio dell'attività della Scuola.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, devo, innanzitutto, ringraziare il sottosegretario Caliendo, e lo faccio sinceramente per la sua disponibilità, correttezza, serenità e serietà (ci siamo più volte incontrati, a volte, anche con qualche piccolo scontro).
Signor sottosegretario, lei ci ha fornito una risposta che non so se definire negativa o positiva. Forse non è negativa nel momento in cui riscontra una qualche venatura di giustezza nelle argomentazioni che ho avanzato e nelle tesi che ho sostenuto.
Tuttavia, lei si è trincerato anche un po' sull'iter burocratico della giustizia amministrativa (mi riferisco all'appello, al giudice di secondo grado, ovvero al Consiglio di Stato), pur affermando, con molta chiarezza, che vi è tutto l'interesse del Ministero della giustizia a porre in essere questo strumento, questa struttura. Ritengo che sia proprio interesse del Ministero della giustizia, in quanto questo è parte di quel Governo del Paese, la cui azione, ovviamente, deve coincidere con l'interesse del Paese.
Noi altri non rappresentiamo Marte, rappresentiamo coloro che ci danno il mandato, coloro che ci onorano della loro attenzione e soprattutto della loro scelta.
Nella mia interpellanza avevo anche avanzato una proposta (non l'ho richiamata in sede di illustrazione dell'interpellanza né intendo farlo ora). Richiamo semplicemente quanto ho scritto e su questo credo che il Ministero avrebbe dovuto darci una risposta.
A tal proposito mi riferisco al Ministro competente di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, perché poi - signor sottosegretario - la cosa più esilarante è che il Ministro della giustizia di concerto con quello dell'economia e delle finanze, l'onorevole Giulio Tremonti nella XIV legislatura e nella XVI legislatura, si è trovato e si trova in una situazione alquanto difficile. Il Ministro Tremonti appose la sua firma con molta chiarezza su un provvedimento predisposto dall'onorevole Castelli. Il Ministro della giustizia, di concerto con quello dell'economia e delle finanze, senza dover apportare modifiche alla legge 30 luglio 2007, n. 111, in forza dell'articolo 3, può emettere un nuovo decreto ministeriale in cui individua le tre sedi della Scuola, specificando i territori regionali a cui ogni sede afferisce ed includendo nuovamente Catanzaro per il distretto meridionale.
Tutto questo - non c'è dubbio, signor Presidente, signor sottosegretario - farebbe cadere anche qualche elemento del contenzioso. Per carità, questa non nuova volontà del Governo, in quanto riprenderebbe quella originaria attraverso il decreto Castelli nella piena applicazione - come dicevamo poc'anzi - della norma del 2005, nel pieno rispetto della volontà del legislatore (con la presunzione non iuris tantum ma iuris et de iure della volontà del legislatore stesso), rispecchia gli interessi della collettività e dei territori.
Potremmo certamente operare in una direzione che mi sembra attualmente un po' dilatoria. Dilazioniamo continuamente e poi - signor Presidente, signor sottosegretario - questo Governo (non entro nel merito di questo argomento, e sarà oggetto di approfondimento di colleghi che si interessano di questi temi, come io mi interesso per la verità di aspetti riguardanti il piano istituzionale) si sta segnalando per fare la grande riforma della giustizia. Noi ci stiamo frenando su una vicenda che potrebbe essere risolta.
Qualcuno afferma che bisogna riformare la giustizia, anche con legge costituzionale, riferendosi all'articolo 138 della Costituzione. Perfetto, apriamo il dibattito, Pag. 20ma come la mettiamo su una piccola, ma grande vicenda? Piccola perché per noi era già risolta allora con il decreto Castelli, ma che è diventata grande per la miopia o per interesse localistico di un Ministro della giustizia.
C'è stata la questione degli immobili, ma poi c'è stato un falso - lo ripetiamo - in quanto gli immobili a Catanzaro c'erano, le aree c'erano. Ciò si è detto anche negli esposti, fatti continuamente anche presso la giustizia amministrativa, dunque tutti questi passaggi e queste argomentazioni sono stati ampiamente indicati.
Concludo Presidente perché oggettivamente non so cosa dire di più. I Governi al di là delle grandi posizioni che si assumono, anche esponenziali sul piano della propaganda o di un'attività mediaticamente centrata e pienamente utilizzata, si devono anche caratterizzare con atti di giustizia - lo dicevo poc'anzi - con atti di coraggio, con atti di serena linearità e di coerenza.
Questa vicenda della Scuola superiore della magistratura - si convinca, sottosegretario Caliendo - non fa onore al Governo della Repubblica. Non dico a questo Governo. Dico a questo Governo che non prende posizione: al Governo precedente e a questo Governo che non prende posizione. Non fa onore alle istituzioni, non fa onore alla credibilità democratica. Questo Governo prende la vicenda del Mezzogiorno e la utilizza come un fatto così di merce di scambio oppure di conflittualità (forse la conflittualità fa bene?). Non vi è dubbio che ciò non fa assolutamente bene e non dà alcun tipo di garanzia per il futuro.
Raccolgo la sofferenza che traspare anche dalla sua comunicazione perché lei dice che il Ministro Alfano è informato, fa una serie di valutazioni, siamo tutti informati. Bisogna scegliere. Non stiamo certo chiedendo oggi di riformare il Consiglio superiore della magistratura, che peraltro dovrebbe essere riformato se vogliamo essere credibili anche da questo punto di vista. Quando abbiamo esaminato in questa sede la riforma presentata dal Ministro Castelli purtroppo andò male perché fu impostata male sin dall'inizio.
Qui stiamo chiedendo l'ottemperanza di un provvedimento di legge e la coerenza rispetto ad un provvedimento fatto da un Ministro che certamente non aveva alcun interesse, che non era condizionato da nessuno, ma che operò una libera scelta, una scelta serena.
Quella di Mastella non è stata una scelta né libera, né serena né giusta né appropriata, ma semplicemente e ovviamente era determinata da un interesse particolare a cui faccio riferimento nella mia interpellanza urgente. Questo si evince con chiarezza e nei giudizi che tutti dobbiamo dare e tutti abbiamo dato.
Signor Presidente, non so cosa altro dire. Mi auguro che nel futuro - sono a conoscenza anche di un incontro che il Ministro Alfano intenderebbe avere con i parlamentari calabresi...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tassone.

MARIO TASSONE. Mi creda non è un problema di incontro con i parlamentari calabresi, ma è un problema di buon Governo che va al di là di un territorio e della rappresentanza di quel territorio. Infatti, la vicenda di Catanzaro deve riguardare la nazione, non è una vicenda della Calabria: mettetevelo in testa! Non è una rivendicazione territoriale. È un problema di buon Governo che riguarda il territorio nazionale e la credibilità di questo Paese anche nei confronti dell'Europa.

(Misure a favore dei dipendenti dell'Associazione nazionale combattenti e reduci, impiegati come guardie giurate presso la Federazione provinciale di Roma - Istituto vigilanza Urbe - n. 2-00489)

PRESIDENTE. L'onorevole Ciocchetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00489, concernente misure a favore dei dipendenti dell'Associazione nazionale combattenti e reduci, impiegati come guardie Pag. 21giurate presso la Federazione provinciale di Roma - Istituto vigilanza Urbe (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, ho presentato questa interpellanza urgente per segnalare al Governo una forma di protesta ormai ripetuta da parecchi mesi. Si tratta dei dipendenti che nel mese di agosto, mentre la maggioranza degli italiani erano in ferie in vacanza, sono saliti anche sul Colosseo per protestare nei confronti di una vicenda che oggettivamente ha dell'incredibile (ma ormai probabilmente in questo Paese non dobbiamo più meravigliarci di nulla).
Mi riferisco, come ricordava lei, signor Presidente, ai dipendenti dell'Associazione nazionale combattenti e reduci, ente morale formato e costituito con legge dello Stato. Nel corso degli anni, per finanziarie le attività dell'associazione, la federazione provinciale di Roma, direttamente dipendente dall'Associazione nazionale combattenti e reduci, organizzò il famoso Istituto di vigilanza dell'Urbe che in pratica da quattro anni è sottoposto ad una situazione assolutamente allucinante.
Infatti qualcuno, pensando di essere alla guida di un ente privato e non di un ente morale con finalità pubbliche - l'Associazione nazionale combattenti e reduci è chiaramente un'associazione che ha finalità pubbliche ed è nata con legge dello Stato - ha pensato di dover vendere ed alienare questo settore, senza fare un accordo serio non con i soliti sindacati confederali, ma con tutti quelli che da anni svolgono attività presso questa realtà.
Sono settimane di manifestazioni e sono ormai più di 300 i dipendenti che da cinque mesi non sanno più di chi sono dipendenti, non prendono lo stipendio, sono in una condizione di grandissima difficoltà, perché il commissario della federazione provinciale di Roma dell'Associazione nazionale combattenti e reduci di fatto ha venduto l'Istituto vigilanza Urbe ad un soggetto privato, cambiando totalmente gli scopi, le tutele, gli stipendi ed i contratti. Voglio ricordare al sottosegretario che i dipendenti dell'Istituto vigilanza Urbe sono iscritti per la loro previdenza presso l'INPDAP, che come tutti sanno è l'ente che regola i dipendenti pubblici e non i dipendenti privati, altrimenti sarebbero stati iscritti all'INPS e non all'INPDAP.
Quindi, non si riesce a capire perché le istituzioni, il Ministero della difesa - infatti l'ente morale Associazione nazionale combattenti e reduci dipende direttamente e riceve contributi pubblici dal Ministero della difesa - e il Ministero del lavoro non intervengano per risolvere una questione che sta diventando una questione sociale importante, che riguarda 300 dipendenti che sono senza stipendio e che dal mese di agosto vanno occupando vari luoghi in questa città, dal Colosseo, a piazza San Marco, a piazza Venezia. Adesso il prefetto ha impedito loro di continuare le manifestazioni presso piazza Venezia, come se fossero in qualche modo un rischio per la pubblica incolumità.
Credo che vi sia bisogno di un intervento non retorico e non formale, ma serio e concreto, che possa dare futuro a queste persone, dar loro una speranza ed un'opportunità. Vi sono stati incontri, anche successivi alla presentazione della mia interpellanza, presso il comune di Roma e presso la regione Lazio per tentare almeno di dare a questi 300 dipendenti la mobilità, visto che viene detto che tutti i lavoratori che perdono il posto di lavoro hanno la possibilità di avere la cassa integrazione e la mobilità. Il problema è che non si sa più chi è il loro datore di lavoro, e quindi non vi è nessuno in grado di richiedere questa mobilità, pur avendo la regione Lazio dato disponibilità a riconoscere questa opportunità. Almeno sarebbe stata una considerazione che avrebbe consentito a queste persone di trovare una soluzione anche giuridica (infatti, è in corso un esame da parte della magistratura, che come procura di Roma ha acquisito la documentazione inerente la vicenda ed ha disposto sequestri presso le sedi dell'Associazione nazionale combattenti e reduci). Almeno si sarebbe data a queste 300 persone la possibilità di avere una copertura finanziaria ed economica Pag. 22per la mancanza di introito mensile per uno stipendio che non viene loro riconosciuto e concesso.
Quindi interpello il Governo per chiedere se sia possibile fare un intervento serio e concreto, che dia una risoluzione definitiva a questa vicenda triste, che si sta sviluppando ormai da parecchi mesi, da troppi mesi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, sulla complessa vicenda dell'Associazione nazionale combattenti e reduci posta in evidenza dall'onorevole Ciocchetti sono stati acquisiti dati informativi presso gli uffici dell'Amministrazione che rappresento, della regione, dell'INPS, dell'INPDAP e dei competenti Ministeri della difesa e dello sviluppo economico, con le seguenti risultanze.
In primo luogo, appare opportuno premettere che l'Associazione nazionale combattenti e reduci, eretta in ente morale con regio decreto 24 giugno 1923, n. 1371, ha natura di persona giuridica privata, opera sotto la vigilanza del Ministero della difesa e ha la rappresentanza di interessi materiali e morali dei combattenti e reduci alla medesima iscritti. L'attività dell'Associazione, sulla base dello statuto approvato con decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1986, n. 127, è territorialmente organizzata in sezioni e in federazioni provinciali che hanno autonomia organizzativa e di gestione e svolgono la loro attività nell'interesse dei combattenti e reduci della provincia.
La predetta Associazione, fin dal 1932, è stata autorizzata all'esercizio dell'attività di vigilanza privata, svolta attraverso la federazione di Roma, con la denominazione di Istituto di vigilanza dell'Urbe (IVU), con propria autonomia organizzativa e di gestione. In particolare, il destinatario della predetta autorizzazione prefettizia è il presidente della federazione e non il presidente dell'Associazione nazionale combattenti e reduci.
Di fatto, l'Associazione cura la gestione patrimoniale dell'ente, mentre l'Istituto di vigilanza dell'Urbe-federazione provinciale di Roma gestisce l'attività economica attraverso l'attività di vigilanza privata. L'attività dell'Istituto di vigilanza è imprenditoriale, consistendo nella prestazione di servizi di vigilanza privata in concorrenza con le altre imprese operanti nel medesimo settore. Il rapporto di lavoro dei dipendenti dell'Istituto di vigilanza, come confermato, peraltro, dal parere reso dall'Avvocatura generale dello Stato, è «un normale rapporto di lavoro dipendente con un imprenditore commerciale». Nello svolgimento dell'attività di vigilanza privata, l'Istituto ha proceduto all'assunzione di dipendenti effettuata sulla base delle norme inerenti al rapporto di lavoro privato, ai quali dipendenti viene applicato il trattamento economico e normativo previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro per la vigilanza privata e dal contratto integrativo territoriale di Roma e del Lazio.
Per quanto concerne, più specificamente, l'aspetto sollecitato nell'atto parlamentare, il competente Ministero dello sviluppo economico ha comunicato di aver reso, in data 18 settembre 2007, al tribunale ordinario di Roma, sezione fallimentare, il parere ai sensi dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 270 del 1999, nell'ambito del procedimento per la dichiarazione dello stato di insolvenza dell'Istituto di vigilanza dell'Urbe-federazione provinciale di Roma dell'Associazione nazionale combattenti e reduci, avviato su ricorso dell'impresa stessa.
In quella sede, è stata evidenziata, alla luce del cosiddetto principio di effettività dell'esercizio dell'attività economica, l'esistenza di un'attività commerciale di fatto, con propria denominazione - Istituto di vigilanza dell'Urbe - e propri bilanci, caratterizzata da una diretta rilevanza imprenditoriale, improntata a criteri di economicità e di concorrenza sul mercato direttamente riferibile alla federazione Pag. 23provinciale di Roma dell'Associazione nazionale combattenti e reduci. Il tribunale ha, quindi, dichiarato con sentenza n. 283 del 2007 l'insolvenza della federazione provinciale di Roma dell'Associazione nazionale combattenti e reduci-Istituto di vigilanza dell'Urbe. Tuttora risulta pendente un'opposizione alla dichiarazione di insolvenza, ancora in fase istruttoria. Una prossima udienza è fissata per il 22 ottobre 2009. Successivamente, il commissario giudiziale, nominato con la precitata sentenza, ha depositato una relazione ex articolo 28 del decreto legislativo n. 270 del 1999. Il Ministero predetto ha dato parere favorevole all'ammissione dell'impresa dichiarata insolvente alla procedura di amministrazione straordinaria ed ha approvato un programma di gestione del complesso aziendale.
In esecuzione di tale programma, sono stati esperiti quattro tentativi per la vendita del complesso aziendale. Il quarto e ultimo tentativo ha avuto esito positivo, concludendosi con l'autorizzazione, in data 12 giugno 2009, ad accettare la migliore offerta pervenuta in esito alla procedura di vendita per l'acquisto dell'attività nazionale dell'Istituto di vigilanza, con l'impegno al mantenimento integrale dell'attuale livello occupazionale e a stipulare il contratto di compravendita. Tutte le sigle sindacali, compresi gli autonomi, hanno chiuso positivamente la procedura di consultazione ex articolo 26 della legge n. 428 del 1990, e successive modifiche ed integrazioni, sottoscrivendo il relativo accordo in data 9 luglio 2009. Una parte dei lavoratori avrebbe deciso di non transitare alle dipendenze dell'acquirente, chiedendo di permanere in carico all'ente morale Associazione nazionale combattenti e reduci.
In conclusione, gli atti compiuti dalla competente amministrazione e dal commissario straordinario in conseguenza dell'apertura della procedura di amministrazione straordinaria rappresentano esecuzione di specifiche previsioni normative.
Tuttavia, anche alla luce delle riflessioni conclusive dell'illustrazione dell'onorevole interpellante Ciocchetti, credo che, per la complessità della questione e per il rilievo che essa riveste, la migliore risposta possa e debba essere quella di verificare l'opportunità e la concreta possibilità in termini operativi di un tavolo dedicato che chiami i soggetti istituzionali e le parti sociali per verificare se ed in che misura si possano attivare anche quegli strumenti ai quali faceva riferimento l'onorevole Ciocchetti.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciocchetti ha facoltà di replicare.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, per quanto riguarda la prima parte della risposta del sottosegretario, quella letta, sono insoddisfatto, mentre per quanto riguarda la parte conclusiva, pronunciata a braccio, credo che possa essere l'unica soluzione per offrire un minimo di serenità a questi lavoratori.
Infatti, come ha detto il sottosegretario, la vicenda è complessa: è facile dire che un ente morale, costituito con regio decreto, il cui statuto è approvato con decreto del Presidente della Repubblica, che riceve finanziamenti dal Ministero della difesa e che ha svolto, nel corso degli anni, un'assistenza pubblica ad alcune categorie di cittadini di questo Paese, sia un ente privato. I suoi lavoratori sono iscritti all'INPDAP, non all'INPS: non è cosa di poco conto, perché all'INPDAP sono iscritti solo i lavoratori dipendenti pubblici; non a caso, l'INPDAP è stato creato fondendo tutti gli enti previdenziali - il collega Tassone ne può essere maestro - che riguardavano in qualche modo dipendenti pubblici.
Vi è un'altra questione che gli uffici non hanno considerato e che, tuttavia, sarebbe facile dimostrare: la busta paga che questi lavoratori hanno sempre avuto non riporta sopra la scritta «Istituto vigilanza dell'Urbe», ma riporta, quale mandante del pagamento, l'associazione nazionale combattenti e reduci, ed è siglata «ANCR»; così è stato, credo, per trenta, quarant'anni e ciò dimostra ulteriormente, come ha detto lei, che la vicenda è molto complessa. Pag. 24
Vi sono 300 famiglie coinvolte e, al di là del merito specifico di una controversia giuridica complessa che può essere chiaramente vista in vari modi, auspico che quanto lei ha affermato qui in Aula possa essere al più presto verificato con un'iniziativa diretta anche da parte del Ministero, che metta insieme il Ministero stesso, la regione ed anche gli enti locali (i quali sono intervenuti, perché anche il sindaco di Roma ha seguito e sta seguendo questa vicenda), affinché si possa trovare una soluzione che può consistere, nel breve periodo, nella copertura con ammortizzatori sociali nei confronti di questi dipendenti, e nel medio-lungo periodo nella possibilità, eventualmente, di assorbimento presso gli enti locali di questo nostro territorio. Questa è una delle ipotesi che non provengono dall'interpellante, ma sono state prospettate dal sindaco, dal presidente della regione, dal presidente della provincia negli incontri che i manifestanti hanno avuto con queste istituzioni. Pertanto, spero che l'impegno assunto qui in Aula dal sottosegretario Viespoli - conosco la sua serietà e la sua correttezza - possa essere al più presto portato avanti per restituire un minimo di fiducia e di speranza a questi lavoratori.

(Intendimenti del Governo in merito al coinvolgimento della Protezione civile nell'ambito degli interventi per la messa in sicurezza del centro storico di Agrigento - n. 2-00510)

PRESIDENTE. L'onorevole Vincenzo Antonio Fontana ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00510, concernente intendimenti del Governo in merito al coinvolgimento della Protezione civile nell'ambito degli interventi per la messa in sicurezza del centro storico di Agrigento (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, signor sottosegretario, desidero premettere che non sono più rinviabili gli interventi di cui necessita il centro storico di Agrigento per la realizzazione di una via di fuga che metta in sicurezza un'ampia area della parte più antica della città, la quale versa in condizioni di grave disagio e degrado, nonostante la presenza di manufatti di notevole pregio storico, artistico e monumentale.
Si tratta di un'area che è già stata colpita, nel lontano 19 luglio 1966, da un evento franoso di notevole intensità che ha interessato un'area molto ampia di circa mezzo chilometro quadrato, con notevoli danni nella parte ovest della collina franata, con molti piani viari dissestati e con danni a palazzi di recente costruzione, perché la frana ha interessato anche la parte che va più a valle della stessa città. Una frana, dunque, di notevoli proporzioni, che ha interessato una vastissima zona dell'antica città dove sorge il Duomo, il seminario, la zona antica della Bibbirria e altri cinque quartieri che si estendono a valle di questa collina. È un'area che i tecnici della Protezione civile, peraltro, conoscono molto bene per avere già effettuato degli interventi nell'ambito della via Duomo e per consolidare l'antica cattedrale, un'area che oggi presenta una situazione di grave pericolo sia per lo stato precario di conservazione di molte abitazioni, sia per le difficoltà che si riscontrano nella mobilità interna e verso l'esterno.
I tentativi finora esperiti per individuare una via di fuga dalla zona del Duomo non hanno trovato alcuna soluzione positiva e anche nell'ultima Conferenza di servizi, appositamente convocata per definire un progetto da parte della sovrintendenza ai beni culturali e ambientali, è stato espresso parere negativo, perché la pista appesantirebbe il pendio e metterebbe a rischio la stabilità della stessa cattedrale. Tale tesi, per la verità, è stata contestata dal dirigente provinciale della Protezione civile regionale, secondo il quale la via di fuga è, invece, un'opera di ingegneria naturale che verrebbe realizzata su un tracciato già esistente che non aggiungerebbe nulla al costone, sfruttando un sentiero già pronto per adattarlo a questo scopo. Pag. 25
Senza entrare nei dettagli tecnici, oggi non ci sono obiezioni che possano impedire di trovare una soluzione al problema salvaguardando da un lato le esigenze di tutela e di conservazione dell'area e dall'altro le esigenze di sicurezza di tante famiglie che abitano in quella zona. Tenuto conto dello stato di impasse in cui si trova un progetto che potrebbe servire a salvare tante vite umane, non si intravede altra strada che quella di un intervento diretto da parte della Protezione civile nazionale, che diventa fondamentale anche per il livello di efficienza e per la professionalità dimostrata, grazie anche al dinamismo e all'impulso del Governo Berlusconi che riesce ad assicurare assistenza e aiuti concreti sia nella fase dell'emergenza, sia nella fase della ricostruzione.
Il terremoto che ha recentemente colpito l'Abruzzo e la più recente frana di Messina impongono una presa di coscienza generale rispetto a una politica di prevenzione che è ineludibile in un territorio come quello agrigentino che ha già subìto eventi franosi (è quindi un territorio veramente a rischio) le cui tracce sono ancora ben visibili dopo oltre quarant'anni. Le immagini che in questi giorni sono sotto i nostri occhi suscitano sentimenti di partecipazione al dolore dei familiari delle vittime, ma soprattutto stimolano la volontà di voltare pagina e lavorare ad un grande progetto per rendere più sicuro il nostro territorio, un progetto che tranquillizzi un numero rilevante di famiglie che vivono uno stato di grande preoccupazione e angoscia, soprattutto quando le condizioni atmosferiche sono meno clementi e le piogge aumentano il rischio di cedimenti dei manufatti più fatiscenti e delle parti più fragili della collina. Tali stati d'animo hanno avuto un'eco molto forte nelle parole del nostro arcivescovo di Agrigento, monsignor Montenegro, che, a proposito dei ritardi nella messa in sicurezza della via Duomo, è arrivato a dire che si rifiuterebbe di celebrare funerali per morti annunziate e non evitate da indecisioni esiziali e ritardi burocratici incomprensibili ed inconcepibili.
Desideriamo, allora, sapere quale sia l'intendimento del Governo in merito al coinvolgimento della Protezione civile, nella persona del sottosegretario Guido Bertolaso che, peraltro, in altre occasioni ha dimostrato impegno e grande professionalità.
Ho avuto modo di incontrarlo anche nella mia lunga esperienza decennale di presidente della provincia e in tante occasioni è stato presente ed è riuscito anche a risolvere problemi che di primo acchito sembravano insormontabili.
Quindi abbiamo la necessità che vi sia un intervento della Protezione civile proprio nella persona di Guido Bertolaso che tra l'altro conosce benissimo il territorio al fine di velocizzare i tempi per la definizione di questo progetto della via di fuga dalla via Duomo e per il monitoraggio della zona attraverso una mappa di tutte le abitazioni che sono a rischio di crollo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, con riferimento all'atto di sindacato ispettivo si fa presente quanto segue.
Premesso che ai sensi della normativa vigente è il comune l'ente ordinariamente competente a redigere il piano di emergenza, sulla base di indirizzi e criteri emanati dalla regione, la realizzazione del progetto di una via di fuga dal centro storico di Agrigento è uno degli interventi previsti dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3450 del 16 luglio 2005, recante «Primi interventi urgenti di Protezione civile diretti a fronteggiare la situazione emergenziale inerente ai gravi dissesti idrogeologici con conseguenti movimenti franosi in atto nei territori dei comuni di Naro ed Agrigento».
Con detta ordinanza, successiva alla dichiarazione dello stato di emergenza, relativa ai fenomeni di dissesto idrogeologico che, per quanto riguarda il comune di Pag. 26Agrigento, hanno interessato anche edifici di culto quale la cattedrale, il seminario, la curia arcivescovile, la chiesa di sant'Alfonso e la chiesa dell'Itria, sono stati nominati commissari delegati il presidente della regione siciliana, per la realizzazione degli interventi diretti alla rimozione delle situazioni di pericolo nei comuni di Naro e Agrigento, inclusa la concessione dei contributi alla popolazione interessata e l'ingegner Claudio Rinaldi, per la salvaguardia degli edifici di culto sopra citati, situati nel territorio comunale di Agrigento.
In particolare, con l'articolo 1, comma 3, lettera d, si è affidata al Commissario delegato - presidente della regione siciliana - la realizzazione delle necessarie vie di fuga dall'aria della collina di ubicazione degli edifici ecclesiastici del centro di Agrigento.
Dalle informazioni della regione siciliana, pervenute al Dipartimento della Protezione civile, risulta che la progettazione di tale intervento è stata affidata al Dipartimento regionale della Protezione civile, in qualità di soggetto attuatore, per un importo di un milione e settecentomila euro, il quale dipartimento ha indetto, in data 29 novembre 2006, un'apposita conferenza dei servizi per acquisire i pareri, i nulla osta e le autorizzazioni sul progetto, previsti dalla normativa vigente.
Nel corso della conferenza, il rappresentante della sovrintendenza ai beni culturali e ambientali, ha rilevato la possibile interferenza dei lavori con le strutture monumentali presenti a monte, manifestando perplessità sulla pendenza e la larghezza della strada progettata e richiedendo l'acquisizione del preventivo parere dell'ufficio del Genio civile di Agrigento.
Quest'ultimo, tuttavia, si è dichiarato incompetente ad esprimersi sulla fattibilità di opere non disciplinate dalla legge 2 febbraio 1974, n. 64, recante «Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche».
Da quanto detto dalla Sovrintendenza e da ulteriori osservazioni formulate dai rappresentanti del comune di Agrigento, il Dipartimento regionale della Protezione civile ha rielaborato il progetto, integrandolo con un rilievo topografico, un plastico ed una verifica della stabilità del pendio e lo ha presentato, per l'esame, alla successiva Conferenza dei servizi del 10 dicembre 2008.
Nel corso di quest'ultima conferenza, come ha comunicato la regione siciliana, la soprintendenza dei beni culturali e ambientali ha reiterato il proprio parere negativo alla realizzazione dell'opera.
Successivamente, a seguito della definitiva scadenza dello stato di emergenza, avvenuta il 31 marzo 2008, e al venir meno delle condizioni richieste dalla legge n. 225 del 1992 per la concessione di un'ulteriore proroga dello stesso, nonché considerata la necessità di assicurare continuità alle attività già poste in essere per il superamento del contesto critico in questione, è stata emanata l'ordinanza di Protezione civile, non derogatoria dell'ordinamento vigente, n. 3739 del 5 febbraio 2009, con la quale il presidente della regione siciliana è stato confermato commissario delegato fino al 31 dicembre 2009, al fine di provvedere, in regime ordinario ed in termini di urgenza, all'attuazione e al completamento di tutte le iniziative necessarie tra cui la citata realizzazione della via di fuga.
Sempre sulla base di informazioni assunte dalla regione è attualmente in atto la predisposizione del progetto relativo all'individuazione di un eventuale tracciato stradale alternativo, proposto dall'assessorato alla Protezione civile del comune di Agrigento e condiviso dalla soprintendenza, la cui fattibilità tecnica è in corso di verifica attraverso appositi rilievi topografici, in collaborazione con l'ordine provinciale degli ingegneri. Detta soluzione progettuale alternativa, non appena individuata, sarà sottoposta alle autorizzazioni di rito in sede di apposita conferenza dei servizi.
Inoltre, la soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Agrigento, con nota del 13 ottobre 2009 indirizzata per conoscenza al Dipartimento della Protezione civile, ha reso noto che il 27 ottobre prossimo venturo si terrà, presso la prefettura Pag. 27di Agrigento, una riunione nel corso della quale il comune presenterà il piano di messa in sicurezza di tutto il centro storico. In questa occasione verrà affrontata, con la collaborazione di tutti gli enti interessati, la realizzazione di una pianificazione strategica che tenga conto delle arterie esistenti da utilizzare come via di fuga e dell'eventuale formazione di nuovi accessi nel centro storico, evitando la creazione di infrastrutture che potrebbero gravare sulla situazione preesistente.
Infine, si fa presente che nella già citata ordinanza n. 3739 è prevista, all'articolo 4, la trasmissione al Dipartimento della Protezione civile di una relazione conclusiva del commissario delegato sulle attività poste in essere, corredata dalla rendicontazione delle spese sostenute.

PRESIDENTE. L'onorevole Vincenzo Antonio Fontana ha facoltà di replicare.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, signor sottosegretario, sono soddisfatto della risposta testé data. Certo avrei preferito, per la verità, che vi fosse stato oggi in Aula il sottosegretario Bertolaso, responsabile...

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Anche io!

VINCENZO ANTONIO FONTANA. ..., appunto, della Protezione civile nazionale per avere così un colloquio ancora più efficace sulla materia visto che, come dicevo poco fa, è una persona che ha seguito tante vicende nell'agrigentino e, quindi, è un profondo conoscitore del territorio.
La risposta è assolutamente soddisfacente perché, se non altro, tutto questo servirà ad accelerare quei processi che in questo momento sono stati un po' frenati anche da conflitti di competenza, come ella stessa evidenziava poc'anzi, fra la sovrintendenza, il comune e la regione siciliana. Spero tanto che questa mia interpellanza urgente abbia stimolato un ulteriore interesse che possa servire a superare queste difficoltà. Devo dire che mi conforta molto quello che lei ha detto nella parte finale e cioè che già esiste un progetto alternativo per trovare una nuova soluzione sulla via di fuga che metta d'accordo tutte le istituzioni e che finalmente Agrigento e il suo centro storico, per buona pace sopratutto di tutti gli abitanti ma anche del nostro arcivescovo, possa finalmente trovare questa soluzione per dare serenità alla popolazione che è abbastanza intensa e che abita proprio in quella zona.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 11,45 è ripresa alle 19,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, i lavori dell'Assemblea per la prossima settimana (26-30 ottobre) sono stati così rimodulati:

Lunedì 26 ottobre (ore 16,30, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

disegno di legge n. 2775 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 settembre 2009, n. 131, recante ulteriore rinvio delle consultazioni eletto- rali amministrative nella provincia di L'Aquila (Approvato dal Senato - scadenza: 20 novembre 2009);

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proposta di legge n. 139 ed abbinati - Istituzione del «Giorno della memoria delle vittime di Nassiriya e di tutti i militari e civili italiani caduti in missioni internazionali».

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Realacci, Granata, Misiti ed altri n. 1-00252 concernente iniziative relative alla presenza di navi con carichi di rifiuti tossici affondate in prossimità delle coste italiane;

Soro ed altri n. 1-00256 concernente iniziative per la verifica dei presupposti per l'impugnazione della legge approvata dalla regione Sardegna in materia di sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e interventi per lo sviluppo.

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

n. 2552 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati Arabi Uniti relativo alla cooperazione nel settore della difesa (Approvato dal Senato);

n. 2765 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Moldova sulla cooperazione nel campo della difesa (Approvato dal Senato).

Martedì 27 (votazioni dalle 15,30 alle 20,30), mercoledì 28 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 29 ottobre (votazioni dalle 12,30 alle 18, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 30 ottobre):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:

disegno di legge n. 2775 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 settembre 2009, n. 131, recante ulteriore rinvio delle consultazioni elettorali amministrative nella provincia di L'Aquila (Approvato dal Senato - scadenza: 20 novembre 2009);

proposta di legge n. 139 ed abbinati - Istituzione del «Giorno della memoria delle vittime di Nassiriya e di tutti i militari e civili italiani caduti in missioni internazionali».

Seguito dell'esame delle mozioni:

Realacci, Granata, Misiti ed altri n. 1-00252 concernente iniziative relative alla presenza di navi con carichi di rifiuti tossici affondate in prossimità delle coste italiane;

Soro ed altri n. 1-00256 concernente iniziative per la verifica dei presupposti per l'impugnazione della legge approvata dalla regione Sardegna in materia di sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e interventi per lo sviluppo.

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

n. 2552 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati Arabi Uniti relativo alla cooperazione nel settore della difesa (Approvato dal Senato);

n. 2765 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Moldova sulla cooperazione nel campo della difesa (Approvato dal Senato).

Mercoledì 28 ottobre, alle ore 16, avrà luogo l'esame dei seguenti documenti:

doc. IV-ter, n. 10 - Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale, nei confronti dell'on. Patarino;

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doc. IV-ter, n. 11 - Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale, nei confronti di Gianantonio Arnoldi, deputato nella XIV legislatura;

doc. XVI, n. 1 - Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di deliberazione del sen. Matteoli.

L'esame della proposta di legge n. 2555 ed abbinata - Legge di contabilità e finanza pubblica (Approvato dal Senato), già previsto per la settimana 26-30 ottobre, potrà avere luogo la settimana successiva.

La Conferenza dei presidenti di gruppo ha deliberato, ai sensi dell'articolo 69, comma 2, primo periodo, del regolamento, la dichiarazione d'urgenza della proposta di legge n. 2624 ed abbinate - Disposizioni concernenti la commercializzazione di prodotti tessili.

Restano ferme le sedute di sindacato ispettivo già previste.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia relativi all'esame degli argomenti inseriti in calendario è pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 26 ottobre 2009, alle 16,30:

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 1773 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 settembre 2009, n. 131, recante ulteriore rinvio delle consultazioni elettorali amministrative nella provincia di L'Aquila (Approvato dal Senato) (2775-A).
- Relatore: Lorenzin.

2. - Discussione del testo unificato dei progetti di legge:
ASCIERTO e BERTOLINI: Istituzione del «Giorno della memoria delle vittime di Nassiriya e di tutti i militari e civili italiani caduti in missioni internazionali» (139-549-2799-A).
- Relatore: Laffranco.

3. - Discussione della mozione Realacci, Granata, Misiti ed altri n. 1-00252 concernente iniziative relative alla presenza di navi con carichi di rifiuti tossici affondate in prossimità delle coste italiane.

4. - Discussione della mozione Soro ed altri n. 1-00256 concernente iniziative per la verifica dei presupposti per l'impugnazione della legge approvata dalla regione Sardegna in materia di sostegno dell'economia mediante il rilancio del settore edilizio e interventi per lo sviluppo.

5. - Discussione dei disegni di legge:
S. 1500 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati Arabi Uniti relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Dubai il 13 dicembre 2003 (Approvato dal Senato) (2552-A).
- Relatore: Stefani.
S. 1756 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Moldova sulla cooperazione nel campo della difesa, fatto a Roma il 6 dicembre 2006 (Approvato dal Senato) (2765).
- Relatore: Malgieri.

La seduta termina alle 19,10.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI INSERITI IN CALENDARIO

Pdl n. 139 e abb. - Istituzione del «Giorno della memoria delle vittime di Nassiriya e di tutti i militari e civili italiani caduti in missioni internazionali»

Tempo complessivo: 11 ore, di cui:

Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 43 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 56 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 27 minuti 4 ore e 4 minuti
Popolo della Libertà 42 minuti 1 ora e 12 minuti
Partito Democratico 39 minuti 1 ora e 2 minuti
Lega Nord Padania 33 minuti 34 minuti
Unione di Centro 32 minuti 30 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 28 minuti
Misto: 30 minuti 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 3 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti,
Popolari
5 minuti 3 minuti
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Mozione n. 1-00252 - Navi con carichi di rifiuti tossici affondate in prossimità delle coste italiane

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozione n. 1-00256 - Impugnazione di una legge approvata dalla regione Sardegna

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Ddl di ratifica nn. 2552 e 2765

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatori 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 22 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 10 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 8 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti
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Doc. XVI, n. 1 - Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di deliberazione del sen. Matteoli

Tempo complessivo: 3 ore.

Relatore per la maggioranza 15 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 28 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 57 minuti
Popolo della Libertà 35 minuti
Partito Democratico 30 minuti
Lega Nord Padania 16 minuti
Unione di Centro 14 minuti
Italia dei Valori 13 minuti
Misto: 9 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 3 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti