XV LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 140 di martedì 3 aprile 2007

[frontespizio]
[elenco e sigle dei gruppi parlamentari]
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[allegato A]
[allegato B]

[riferimenti normativi]
Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI

La seduta comincia alle 9,30.

TEODORO BUONTEMPO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bosi, Donadi, Martino, Migliore, Monaco, Pinotti, Piscitello, Realacci, Rigoni ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1329 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali (Approvato dal Senato) (A.C. 2374) (ore 9,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato, da ultimo, votato l'emendamento Misuraca 4-bis.3.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2374)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 1), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 2).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 3).
Ricordo che le Commissioni ed il Governo hanno formulato un invito al ritiro di tutte le proposte emendative presentate; ove, dunque, queste ultime fossero mantenute, il parere deve intendersi contrario.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

Pag. 2

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2374)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4-bis.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, riprendiamo il dibattito sul mio emendamento 4-bis.4, il cui esame è stato rinviato nella seduta di ieri. Questa proposta emendativa è riferita all'articolo 4-bis del provvedimento, che è stato aggiunto nel corso dell'esame al Senato e, in particolare, alla questione del DURC. Nella serata di ieri, il dibattito ha coinvolto molti colleghi della maggioranza e dell'opposizione. Devo dare atto al collega Ricci di essere entrato nel merito dei due emendamenti che ho presentato. Tuttavia, dal momento che dovevamo concludere la seduta, non ho potuto replicare al suo intervento. Del resto, la mia sarà una replica molto pacata e volta solo a chiarire che con i nostri emendamenti noi non vogliamo assolutamente danneggiare le aziende agricole.
Proprio entrando nel merito, il collega ha evidenziato come questa disposizione aggiunta al Senato sia vessatoria. Noi intendiamo correggerla allorquando con questa proposta emendativa chiediamo all'INPS e all'AGEA di sospendere l'erogazione degli aiuti comunitari in attesa dei chiarimenti che l'impresa agricola può ottenere da parte dell'INPS. Quindi, non vogliamo arrecare alcun danno. Le sarà capitato, onorevole Ricci, come è capitato ad altri colleghi, di sapere che tante volte l'INPS crea alcuni problemi alle nostre imprese agricole per non avere aggiornato, anche in via telematica, la loro posizione. Questo è il motivo per il quale vogliamo correggere la disposizione in esame.
Signor Presidente, qualche obiettivo lo stiamo raggiungendo. Ieri sera, il dibattito è stato confuso e qualche collega ha fatto confusione nel corso del proprio intervento. Infatti, mentre discutiamo del DURC qualcuno pensa al cosiddetto condono previdenziale. Una notizia diffusa dall'Ansa ieri sera, intorno alle 19,30, ha rassicurato quanto meno le imprese agricole siciliane - mi rivolgo a tutti i colleghi siciliani - rendendo noto che l'INPS ha deciso di sospendere la riscossione dei crediti agricoli in Sicilia. Questo fatto è estremamente importante, è indubbiamente una conquista del ministro dell'agricoltura ma anche di tutto il Parlamento perché in sede di XIII Commissione - lo ricordo ai colleghi sia della maggioranza sia dell'opposizione - per arrivare a tale risultato ho dovuto presentare ben sei interrogazioni, al fine di impegnare il Governo a intervenire nei confronti dell'INPS e bloccare la riscossione.
Ci siamo riusciti e dobbiamo voltare pagina. Però, nel voltare pagina, questa proposta emendativa approvata al Senato ci fa veramente preoccupare. Signor Presidente, ieri non ho voluto fare il nome del senatore che ha presentato la proposta emendativa che, senza un dibattito e in sordina, è stata approvata. Pur continuando a non fare il nome del collega, mi sorge un dubbio riguardo al quale mi sono confrontato con altri colleghi e che vorrei denunciare quest'Assemblea. Colleghi della maggioranza, voi avete affermato, ieri, che c'è una crisi dell'agricoltura, una crisi delle imprese agricole e un passato contributivo che deve essere ancora sanato. Sono d'accordo, collega Zucchi, sulla considerazione che il DURC è utilizzato solo a partire dal 1 gennaio 2006. Però, le imprese agricole che non hanno il denaro per poter pagare anche dal 1 gennaio 2006 che fine faranno? Mi sorge un dubbio: chissà che non ci sia una manovra dei grandi latifondisti, che desiderano il fallimento delle piccole imprese agricole che non riescono a rimanere sul mercato per poterne acquistare la proprietà? Non si può fare questo sciacallaggio! Signor Presidente, questa norma avrebbe dovuto essere Pag. 3discussa in Parlamento e con le organizzazioni agricole, per capire se ci fossero o meno le condizioni per approvarla.
Avrei chiesto - e mi auguro che il Governo, ora distratto, prenda in considerazione la richiesta che inserirò in un mio ordine del giorno - che la decorrenza per la presentazione del DURC a partire dal 2006 fosse almeno concordata. Nell'ordine del giorno, che mi auguro sarà accettato dal Governo, chiederemo che la decorrenza della compensazione venga avviata quantomeno a partire dal 2008. Questo è quanto chiediamo nonché il motivo per cui abbiamo presentato gli emendamenti. So che essi saranno respinti e pertanto mi auguro che il Governo almeno accetti il nostro ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, purtroppo devo ancora richiamare l'attenzione dell'aula su questo argomento, visto che ciò non è accaduto durante la giornata di ieri. Siamo di fronte ad un problema non da poco.
Caro onorevole Misuraca, non sono soltanto le aziende siciliane ad essere coinvolte, bensì 560 mila aziende diffuse sull'intero territorio italiano, in particolare quelle di minori dimensioni, come accennato da lei poc'anzi. Stiamo parlando delle aziende più fragili, dislocate al sud ma anche sui territori montani, che fanno fatica a sopravvivere a causa delle poche aree coltivabili.
Mi rivolgo al collega di Rifondazione Comunista che ieri sera cercava di affermare che i titolari delle aziende agricole non pagano i contributi dei loro dipendenti. Ribadisco che abbiamo a che fare con aziende talmente microscopiche che il loro reddito reale è inferiore a quello fisso del dipendente in una fabbrica. È questo il dato di partenza. È inutile che lei scuota la testa per manifestare contrarietà. La invito a frequentare....

PRESIDENTE. Onorevole Romele, la invito a concludere.

GIUSEPPE ROMELE. ... le realtà del sud, ma anche quelle delle zone montane. In questo modo si renderà conto che la vita di queste persone non è quella che ha in mente. L'AGEA non può bloccare un trasferimento di diritto verso un imprenditore agricolo. Mi chiedo inoltre quale titolo in proposito abbia l'INPS. Sottolineo infine anche il problema di incostituzionalità. Infatti INPS non ha alcun titolo, pur in presenza di un provvedimento legislativo.

PRESIDENTE. Onorevole Romele, dovrebbe concludere.

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, mi scusi ma sto concludendo. Non si può motivare questa norma dicendo che si tratta di un decreto-legge blindato a causa del Senato. Se fuori di qui vi fossero 100-200 mila agricoltori, ragionereste diversamente. Ma attenzione perché su questo passaggio....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Romele. Le chiedo scusa, ma lei ha ampiamente sforato il margine del tempo previsto per un intervento a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, ho sperato fino all'ultimo che la notte portasse consiglio, inducendo la maggioranza ed il Governo a compiere un passo avanti su questa questione. Sono appena arrivato, ma a giudicare dall'ultimo intervento mi pare che così non sia.
Ricordo che sono in corso alcune note vicende che riguardano il Ministero delle politiche agricole e soprattutto l'accordo intercorso tra l'INPS, le società di riscossione e il pool di istituti bancari, che tende a superare positivamente la situazione. Alla luce di ciò, chiedo al Governo se potesse almeno accettare un ordine del giorno ed assumere l'impegno che questa norma sia applicata nel rispetto del suddetto Pag. 4accordo, come peraltro indicato negli emendamenti a firma Ruvolo, Delfino ed altri. Altrimenti con la norma si fa obbligo della trattenuta, della sospensione e del recupero dei crediti relativi ai sostegni comunitari.
L'altra mano del Governo, invece, sostiene che la questione viene risolta con una procedura di regolarizzazione che soddisfa, l'abbiamo sentito dire ieri da esponenti della maggioranza, signor sottosegretario, le organizzazioni sindacali agricole. A noi pare, quindi, che la situazione possa e debba essere recuperata con un impegno del Governo a modificare eventualmente questa norma che, come è stato ricordato sarà certamente impugnata, sostenendo l'applicazione di quell'accordo, di cui giustamente il ministro De Castro, se fosse vero, menava gran vanto.
Sottosegretario Grandi, io la pregherei di capire se c'è questo orientamento e questa disponibilità. Nell'attesa di un impegno in questo senso del Governo ovviamente il gruppo UDC vota a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FINI. Onorevoli colleghi, vorrei ricordarvi che motivo questo mio intervento a titolo personale perché è necessario tutelare gli agricoltori. Nei casi di irregolarità dal punto di vista previdenziale essi sono sollecitati dall'organo pagatore a mettersi in regola con l'INPS, che a sua volta ha avvertito in via telematica l'AGEA delle irregolarità commesse dal soggetto; nel frattempo il contributo comunitario viene sospeso.
Resta da chiedersi come potrà essere l'INPS così efficiente quando poi all'agricoltore rimane l'onere di effettuare le comunicazioni di assunzione di eventuali dipendenti all'INPS stesso, al Centro del lavoro e per l'impiego dell'INAIL. Chiediamo, quindi, al sottosegretario Grandi una particolare attenzione al problema nel tentativo di risolverlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà.

ANTONIO BUONFIGLIO. Anche io, come il collega Delfino, debbo constatare che la notte non ha portato consiglio, nonostante tutti noi sperassimo che la questione sollevata ieri toccasse il Governo. Vorrei ribadire un concetto: la compensazione, già prevista nella scorsa legislatura come l'ultima di una serie di norme che prima avrebbero dovuto regolarizzare il sistema contributivo previdenziale in agricoltura, opera peraltro una compensazione fra due crediti e debiti che non sono omogenei; quindi, molto probabilmente darà luogo ad una serie di problematiche anche in sede di Corte di giustizia europea. Ricordo ai colleghi, che tale Corte ha previsto la possibilità in astratto, quindi non siamo di fronte all'attuazione di un obbligo comunitario.
Vorrei sottolineare, inoltre, come si sia detto da più parti ieri che esiste la concertazione con le organizzazioni professionali, ma io ricordo che la possibilità di istituire il DURC faceva parte di un avviso comune firmato dalle parti e dal precedente Governo, ma solo a seguito di una riforma previdenziale e di una armonizzazione della normativa previdenziale agricola italiana a quella europea. Qui non siamo di fronte ad una platea di evasori, ma a delle persone che rispetto ai propri colleghi europei hanno una misura contributiva previdenziale maggiore.
Non approvare almeno questo emendamento, visto che ieri il Governo si è rifiutato di accantonare l'articolo 4-bis, che è stato inserito con un blitz al Senato senza alcuna possibilità di discussione, né in Commissione agricoltura del Senato né in quella della Camera, ci sembra veramente un accanimento contro gli agricoltori, che sono produttori di questo paese e non solamente degli evasori, come vengono descritti in questa sede.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

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GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. In questo brevissimo minuto chiedo un istante di attenzione da parte della Presidenza, come sempre, e anche da parte del Governo, per svolgere una argomentazione non tecnica, ma giuridica.
Per una sorta di nemesi storica, le forze della sinistra, che negli anni cinquanta e sessanta portarono all'approvazione della «legge Segni» e, quindi, al frazionamento del fondo, trovando sponda nella sinistra democristiana, oggi, con questa norma, stanno scrivendo la premessa affinché quei fondi frazionati escano definitivamente fuori mercato e per ricreare le condizioni dell'accorpamento fondiario.
Guarda caso, questo provvedimento è stato inserito nella programmazione dei lavori del Senato (mi ascoltino gli amici di Rifondazione Comunista) proprio da un «signorotto», perché così è (lo dico affettuosamente e senza malizia), che oggi milita nella sinistra, ma che ha alle spalle una storia familiare, personale ed anche patrimoniale ben diversa.
Questa nemesi storica è molto curiosa. Lo sto lasciando agli atti e chi desidera documentarsi, può farlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Signor presidente, vorrei tornare su una questione emersa ieri sera. Quello sul quale stiamo discutendo, di fatto, è un emendamento inutile, come lo è la pantomima che è stata montata sullo stesso. È inutile, perché prevede una comunicazione da parte dell'INPS del non effettuato pagamento e, in mancanza di detta regolarizzazione, la sospensione del pagamento dell'aiuto comunitario.
La norma attuale prevede che, qualora un'impresa agricola non sia in regola con i contributi dal 1 gennaio 2006, non possa ricevere i contributi comunitari. L'emendamento in oggetto, che voi, cari colleghi del centrodestra, chiedete di votare, è inutile, perché prevede la stessa misura, vale a dire la sospensione del pagamento dell'aiuto comunitario.
Ho sentito alcune bestialità nel corso di questa discussione che nascono dalla convinzione che il centrosinistra, attraverso questo provvedimento, voglia determinare la crisi delle piccole aziende per favorire la ricomposizione fondiaria di questo paese!

FILIPPO MISURACA. Sì!

CLAUDIO FRANCI. Ma cosa state dicendo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

FILIPPO MISURACA. Proprio questo!

CLAUDIO FRANCI. Cosa state dicendo! La cartolarizzazione in atto dei debiti delle 560 mila imprese agricole prima del gennaio 2006 è un saldo! Infatti, su sei miliardi di euro di debiti, è possibile sanare il 25 per cento di quei costi!
È una spinta alle aziende che, in questi anni, non hanno potuto pagare, per dirgli: regolarizzatevi, perché, in tal modo, potreste accedere al DURC, alle sovvenzioni comunitarie! Noi vi rendiamo agevole questo percorso!
Allora, smettiamola con la demagogia, smettiamola di lanciare al paese segnali in base ai quali è sempre possibile derogare alle regole e non intraprendere percorsi possibili di trasparenza e di innovazione! Certo che sono necessarie nuove politiche agricole che accompagnino la politica comunitaria, ma vorrei ricordarvi anche che, negli scorsi cinque anni, non siete stati in grado di affrontare un problema come questo! Allora, da parte vostra non vi era interesse per le piccole aziende, per i piccoli proprietari! Oggi, scoprite questi interessi.
Cari colleghi, credo sarebbe ora di smetterla con queste campagne demagogiche che su tale questione avete avviato (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 6
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misuraca 4-bis.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 379
Votanti 369
Astenuti 10
Maggioranza 185
Hanno votato
139
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che i deputati Buontempo e Lumia non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 4-bis.301.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, la maggioranza dell'Assemblea della Camera, ieri ed oggi, ha sostanzialmente detto «no» alle proposte emendative da noi presentate.
Su tale questione, l'onorevole Ruvolo ed i colleghi dell'UDC propongono un emendamento sostanzialmente diverso, ma a mio avviso meritevole di attenzione.
In primo luogo, chiedo di sottoscrivere l'emendamento Ruvolo 4-bis.301, che presenta un tratto peculiare. L'emendamento, di fatto, non disconosce, così come abbiamo fatto nella giornata di ieri e anche oggi con riferimento al precedente emendamento, la sostanza della norma, ma la riconosce, introducendo il principio della gradualità, vale a dire della misura massima di prelievo da parte dell'INPS per quanto riguarda i contributi comunitari.
Di fronte alla posizione debitoria delle aziende agricole, vi è la possibilità di una compensazione nella misura del 30 per cento dell'importo dovuto. Ciò sta a significare che è possibile svolgere un ragionamento diverso rispetto a quello svolto testé: mi riferisco al fatto che tali aziende hanno la possibilità di uscire da questo empasse, da questo momento di difficoltà, da questa sovraesposizione e di rientrare nella regolarità o legalità contributiva, così come è stata pomposamente definita dai colleghi del centrosinistra, attraverso una certa gradualità. Pertanto, di fatto, non si tratta di una norma così perentoria.
Mi sembra che la proposta dell'UDC (per tale motivo intendo sottoscrivere appieno l'emendamento) presenti alcuni aspetti positivi, perché comunque non modifica la norma, che per noi era, è e sarà deleteria, introdotta in maniera assolutamente speciosa in sede di dibattito al Senato; tra l'altro, le reazioni stizzite di qualche collega del centrosinistra dimostrano che le nostre osservazioni hanno colpito il cuore del problema: mi riferisco al tentativo perverso e pervicace della sinistra di andare contro gli interessi delle piccole e piccolissime aziende, favorendo fenomeni di accorpamento che possono essere di natura capitalistica o cooperativistica, ma sempre di accorpamento si tratta!
Evidentemente, l'idea delle piccole partite IVA, di mettere i piccoli agricoltori ed imprenditori nelle condizioni di continuare ancora ad esistere in questo Paese è estranea alla loro cultura ed alla loro mentalità!
Non vorrei tornare indietro nel tempo, ma in alcuni paesi dell'Est erano proprio i partiti che rappresentavano i piccoli contadini ad opporsi maggiormente ad una certa mentalità dilagante, nonché all'invasione dei paesi terzi. Non voglio tornare a quelle pagine di storia, ma non vorrei che vi siano ancora sovrastrutture di pensiero tali da produrre effetti di questo genere.
Pertanto, con questo emendamento si avrebbe l'opportunità di dimostrare tutto ciò. Diciamo, quindi, «sì» alla regolarità contributiva, nonché alla compensazione, ma che ciò avvenga con gradualità e non in maniera assolutamente rigida!
Ci stupisce il fatto che un emendamento del genere non possa essere accolto Pag. 7da parte della sinistra, perché su altre materie, come, ad esempio, quella previdenziale o quant'altro, i suoi esponenti sono paladini della gradualità! Allora, che siano paladini della gradualità fino in fondo e lo dimostrino, accettando questo emendamento!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, proseguendo in questo confronto che vede sordi la maggioranza ed il rappresentante del Governo, faccio rilevare che con questo emendamento intendiamo mettere un tassello normativo a riconoscimento indiretto di un accordo che, secondo le dichiarazioni rese ieri dall'onorevole D'Ulizia e dal collega Zucchi, sarebbe stato risolutivo della vicenda.
Allora, senza entrare nella dinamica di tale accordo «privatistico», vorrei segnalare che l'emendamento in esame recepisce, nell'ambito della compensazione prevista dalla normativa introdotta dal Senato, la fissazione di un limite. Mi riferisco ad un limite all'interno del quale, in base al citato «accordo» di cui si parla in questi mesi, le transazioni devono essere contenute entro il 30 per cento dell'importo complessivamente dovuto.
Quindi, signor Presidente, si tratta di una disposizione assolutamente di buonsenso, che risponde ad un modo di procedere «graduale», come diceva poc'anzi il collega Marinello, riconoscendo i contenuti del citato accordo.
Ciò, tuttavia, verrà deliberato coscientemente e consapevolmente dal Parlamento: quindi, costituirà anche un impegno nei confronti dell'intero settore agricolo. Come ho sentito affermare in quest'aula, infatti, sembra che il mondo agricolo sia concorde sull'adozione di tale procedura. Occorre muoversi, dunque, per fissare un importo non superiore al 30 per cento dell'ammontare dei crediti INPS, in quanto ciò è necessario per far «camminare» l'accordo in parola.
Credo veramente, quindi, che, su tale questione, il Governo debba intervenire ed assumere un impegno forte, come d'altra parte ha già fatto il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali presso la XIII Commissione agricoltura. L'Esecutivo, pertanto, dovrebbe spendersi in tal senso ed il Parlamento potrebbe supportarlo, eventualmente anche attraverso un ordine del giorno. Ciò affinché l'accordo di cui ho parlato sia veramente capace di far superare, a 500 mila e più aziende del settore, la difficile situazione debitoria in cui versano.
Occorre, inoltre, varare alcuni interventi seri, volti a garantire quelle certezze che a tutt'oggi, come è stato già affermato, non sono operanti. Infatti, vediamo che le concessionarie della società Riscossione Spa procedono ancora oggi con l'esecuzione delle ingiunzioni e delle procedure coattive di riscossione. Pertanto, per la serietà del Parlamento e del Governo, questa situazione deve cessare!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Colleghi del centrosinistra, dopo gli «affondi» del collega Franci, voi potete anche applaudirvi da soli, ma gli agricoltori non possono certo applaudirvi, ed è ciò che conta di più!
Infatti, togliere dalla tasca sinistra o da quella destra degli agricoltori vuol dire esattamente la stessa cosa! Non versare i contributi comunitari, oppure non erogarli mediante compensazione con i debiti previdenziali è, in termini monetari ed economici, assolutamente equivalente!
Il gruppo di Alleanza Nazionale, quindi, sostiene, con spirito di costruttiva concretezza, l'emendamento Ruvolo 4-bis.301. Il principio della gradualità, infatti, comporterebbe che voi non rinunciaste - non rinuncereste comunque - al pur iniquo principio di «espropriare» i contributi comunitari agli agricoltori, ma perlomeno attenuerebbe tale esproprio.
Si tratterebbe di una sorta di ammortizzatore nei confronti delle piccole aziende agricole. In pratica, attraverso Pag. 8l'emendamento in esame, si consentirebbe loro di rientrare progressivamente dal debito previdenziale, mediante il pagamento del 30 per cento dell'importo dovuto, lasciando tuttavia nelle loro mani il restante 70 per cento, al fine di poter fronteggiare quel «sottoprezzo» di quasi tutti i prodotti che gli agricoltori debbono soffrire.
Pertanto, anche se è una proposta emendativa «minimale», tuttavia essa risulterebbe fortemente utile per le imprese agricole, poiché si tratterebbe di una parziale «boccata d'ossigeno». Quindi, colleghi della maggioranza, dareste una dimostrazione di sensibilità se approvaste almeno l'emendamento Ruvolo 4-bis.301, il quale rappresenta sì un ripiego, ma di pregio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, ricordo che stiamo ancora pagando gli effetti negativi della cartolarizzazione del 1999. Oggi l'articolo 4-bis del decreto-legge in esame suscita forti perplessità, poiché riteniamo inaccettabile la compensazione automatica tra aiuti comunitari e contributi previdenziali da esso disposta, dal momento che verrebbero compensati crediti e debiti non omogenei.
Vorrei rammentare, a tale riguardo, che è ancora in atto un considerevole contenzioso tra numerosi coltivatori diretti e l'INPS; tale contenzioso riguarda sia l'an sia il quantum dovuto da detti coltivatori.
Questa compensazione rischia, togliendo ossigeno, togliendo denaro a tanti piccoli coltivatori diretti, di costringerli a chiudere la propria azienda per l'impossibilità di andare avanti.
L'emendamento in esame cerca di ridurre il danno che ricade su questi soggetti, prevedendo una compensazione non totale ma parziale. Se esso venisse approvato consentirebbe a tanti piccoli agricoltori di avere a disposizione del denaro, degli aiuti comunitari, da utilizzare per portare avanti le proprie aziende. L'emendamento in esame deve quindi essere considerato positivamente, perché quanto meno non chiude completamente i rubinetti ai piccoli coltivatori diretti, ma consente loro di andare avanti. La compensazione, lo ripeto, non è totale ma parziale.
Un segno di attenzione nei confronti di questi soggetti e, in generale, verso il mondo dell'agricoltura, è senz'altro dovuto. Per tale motivo, invito i colleghi a votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di sottoscrivere l'emendamento in esame e il successivo, Ruvolo 4-bis.302.
Per dimostrare che i precedenti non sono assolutamente strumentali e tenuto conto del silenzio sia dei relatori sia del rappresentante del Governo, mi rivolgo al collega Franci che, a quanto pare, è colui che in questo momento guida la maggioranza su questo provvedimento.
Onorevole Franci, l'emendamento Ruvolo 4-bis.301 si pone sulla falsariga di quanto lei sosteneva poc'anzi. Considerata la precedente proposta di condono previdenziale pari al 30 per cento, mi chiedo perché non aderire nella misura del 30 per cento all'anticipazione che le imprese agricole dovrebbero pagare dal 2006 in poi.
Personalmente ritengo che vi sia soltanto la volontà di non accettare l'emendamento in questione. Strappare applausi all'Assemblea e contrastare quello che noi diciamo non serve a nulla nel momento in cui si pone in essere una contraddizione palese con la filosofia del 30 per cento. Colleghi, le aziende agricole non possono pagare! Di ciò voi dovete assumervi la responsabilità!
Onorevole Franci, la invito a riprendere la parola e a contestarmi, così come invito Pag. 9i colleghi, se ci riescono, ad applaudirla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà.

ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, l'emendamento 4-bis.301 a firma dei colleghi Ruvolo, Delfino e Martinello va sottoscritto proprio perché con esso si chiede una compensazione, sia pure in forma graduata.
Gli emendamenti che abbiamo presentato, sia noi, sia i colleghi dell'UDC e di Forza Italia, vanno nel senso di quanto previsto dalla normativa comunitaria. Ricordo che la sospensione, così come la compensazione parziale proprio nella misura del 30 per cento, sono gli strumenti tipici con cui l'AGEA recupera generalmente l'indebita percezione dell'aiuto comunitario. Ciò, inoltre, darebbe all'agricoltore l'opportunità di instaurare un confronto con la stessa AGEA ed eviterebbe un inutile contenzioso perché, come sappiamo, si sta probabilmente facendo una compensazione tra crediti non omogenei.
Invitiamo, ancora una volta, il Governo a prendere una posizione, sperando che sia favorevole almeno sulla compensazione graduata prevista dall' emendamento in esame, ponendo in tal modo la parola fine sulla polemica in essere sui contributi previdenziali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, in questo particolare momento mi rivolgo, più che all'Assemblea, al rappresentante del Governo al quale chiedo, preso atto dell'impossibilità oggettiva di recepire le nostre proposte emendative e preso atto anche che l'ordine del giorno come tale ha valore di pressing politico, ma poca fattibilità concreta, se nelle norme applicative si possa riuscire a trovare su questa tematica forte - che abbiamo ripreso ieri sera e che abbiamo rilanciato anche questa mattina - una formula che aiuti ad uscire da quest'impasse. Come ci rendiamo conto tutti, il problema delle piccole imprese agricole esiste e non è un'invenzione.
Chiedo, infine, di sottoscrivere l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 4-bis.301 non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 399
Votanti 396
Astenuti 3
Maggioranza 199
Hanno votato
152
Hanno votato
no 244).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 4-bis.302.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'emendamento in esame ci consente di proseguire il confronto sull'applicazione di questo benedetto articolo 4-bis, comma 1, ed intende garantire gli agricoltori sul fatto che la compensazione, almeno, avvenga al netto degli interessi e delle sanzioni. Ciò per rendere, in qualche misura, meno pesanti le medesime, cercando, con un piccolo passo, di dimostrare la volontà concreta di stare al fianco degli agricoltori e di queste imprese agricole le quali, per vicende specifiche e tutte inerenti ad ogni singola realtà, si trovano in questa condizione.
Mi pare che non recepire, non manifestare neppure la disponibilità verso questo chiarimento normativo nell'ambito Pag. 10della norma in oggetto significhi esprimere una totale insensibilità e, soprattutto, ignorare quanto è stato fatto in quell'accordo di cui, più volte, abbiamo parlato in questi giorni.
L'emendamento è molto semplice: esprime l'esigenza di non far pesare un ulteriore fardello su queste aziende che hanno già una serie articolata di problemi da affrontare. In questa compensazione, anche se non risolutiva, proposta con l'emendamento si dimostra l'intenzione di stare vicino alle aziende in difficoltà (il più delle volte, peraltro, aziende marginali che lottano per sopravvivere). Far venire meno anche questo segnale, questa testimonianza da parte del Parlamento e del Governo nella direzione che proponiamo mi sembra veramente la prova più evidente circa la mancanza assoluta di volontà di confrontarsi per giungere ad una soluzione, che comunque non fa venire meno l'impianto generale del provvedimento.
Questo emendamento, infatti, non stravolge assolutamente il quadro, però, come già ricordava il collega Romele, almeno dimostra da parte del Governo, nella fase applicativa, la disponibilità a tenere conto di alcune misure che già si trovano in quell'accordo privatistico tra società che hanno dismesso il credito e pool delle banche che lo hanno rilevato. Ciò avverrebbe senza alcun danno patrimoniale per lo Stato e per l'INPS perché, in ogni caso, quell'accordo tiene conto dell'indicazione che si trova nell'emendamento. Insomma, non si va ad incidere sul complesso della spesa e degli introiti che l'INPS dovrebbe avere nell'ambito di questa procedura, già richiamata nel precedente dibattito riferito ad altri emendamenti.
Invito, quindi, l'Assemblea e il Governo a tenere conto di questo minimo segnale di attenzione che noi vorremmo dare a queste oltre cinquecentomila imprese agricole in difficoltà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, se la situazione non fosse drammatica, mi verrebbe financo di fare una battuta (anche per smorzare la serietà degli argomenti che stiamo affrontando).
Che il centrosinistra desse la felicità è stato già dichiarato, che portasse serietà nel paese e nel Governo è una questione sotto gli occhi di tutti, che leggiamo ogni giorno sui giornali, ma qui siamo andati ancora oltre: c'è la volontà di riuscire a tirare fuori il sangue dalle rate, perché di questo si tratta.
L'emendamento Ruvolo 4-bis.3.02, che sottoscrivo in pieno, sostanzialmente - lo ha spiegato bene il collega Delfino - non entra nel merito della questione: già ha superato la questione nel senso della direzione da voi proposta.
C'è la possibilità di compensazione: l'INPS può e deve rivalersi nei confronti delle aziende in stato di insolvenza contributiva, congelando e prelevando i fondi comunitari distribuiti tramite l'AGEA. Dunque, ciò che proponiamo con l'emendamento, vale a dire considerare queste somme al netto degli interessi e delle sanzioni, rappresenta un piccolo lenitivo che va nella direzione di rivolgere una certa attenzione nei confronti di queste piccole e piccolissime aziende.
Ieri abbiamo sentito qui in aula degli interventi, che non so se definire raccapriccianti o addirittura politicamente ridicoli! Non voglio offendere nessuno. Qualcuno addirittura ha parlato dello Stato, in particolare dell'ente di previdenza, che deve garantirsi. Ha parlato cioè del forte, che deve garantirsi, ma nei confronti di chi? Nei confronti del piccolo proprietario, del piccolo imprenditore, del bracciante agricolo, che è proprietario di un modesto appezzamento di terreno, che magari dovrebbe pagare qualcosa all'INPS ma è in ritardo e di fatto si vede congedato il contributo AGEA! Uno Stato che deve garantirsi nei confronti del piccolo coltivatore diretto!
Ho l'impressione che si stia perdendo il senso e la misura delle cose e questo proprio nei confronti di tutto questo Pag. 11mondo, oggi in grandissima difficoltà, che non soltanto è importantissimo per la storia dell'economia di larghissima parte dell'Italia, ma è determinante addirittura per la salvaguardia del territorio e dell'ambiente. A coloro i quali si riempiono la bocca di «salvaguardia del territorio e dell'ambiente» chiedo: che cosa sarebbe il territorio italiano - la campagna, la montagna, la collina ed altre zone ancora - se non ci fossero proprio queste microaziende, queste aziende gestite da gente eroica, che tra mille difficoltà, con situazioni economiche disagevoli e disagiate, riesce comunque ad andare avanti?
Ebbene, nei confronti di queste aziende noi non soltanto blocchiamo i contributi distribuiti dall'AGEA, ma addirittura ne aggraviamo la situazione debitoria con interessi e sanzioni! Allora non dare un segnale di apertura e di attenzione nei confronti di questa gente, di questi piccoli, piccolissimi imprenditori, vuol dire dimostrare ancora una volta l'insensibilità del Parlamento ma soprattutto l'insensibilità della vostra maggioranza e di questo Governo assolutamente distratto! Mi dispiace, onorevole Franci, sa quanto io la rispetti, ma qui non c'è demagogia! C'è solo consapevolezza e conoscenza delle condizioni delle campagne italiane.
Invito i colleghi della sinistra a girare per la nostra provincia e li invito a parlare con la gente e a toccare con mano la situazione. Evidentemente è molto più comodo stare nel Palazzo e provenire dalle segreterie politiche! Provate dunque a calarvi nella realtà e comprenderete che questo è un emendamento da approvare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE ROMELE. Io ho il «dramma» dell'intervento a titolo personale e quindi non posso mai svolgere un intervento un po' più completo; ad ogni modo questo mi compete. Allora vorrei innanzitutto sottoscrivere con piena convinzione questo emendamento. Inoltre vorrei lanciare un ulteriore messaggio e segnale ai partiti della sinistra, a quei partiti cioè che raccolgono in Emilia Romagna, in Toscana, nelle Marche e nell'Umbria - ma non solo, per la verità - grandi consensi.
Mi rivolgo inoltre, tramite questi «megafoni», proprio a quelle persone che votano in quelle zone prevalentemente DS o Rifondazione Comunista o comunque i partiti della sinistra. Ebbene, sappiano queste persone che è un assurdo che Forza Italia, assieme agli altri partiti della Casa delle libertà, debba stare qui a difendere quasi disperatamente le loro posizioni, mentre i loro rappresentanti storici e territoriali sono qui, muti e silenti, ad aspettare che il provvedimento esca dall'acqua, pronti poi a raccogliere chissà che cosa!
Questo è il mio appello: in tale occasione non so più cosa dire per dimostrare la gravità del problema. Cari amici della maggioranza, se ci siete, battete un colpo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Ruvolo 4-bis.302 e per parlare, alla fine di questa carrellata di questioni, dei piccoli agricoltori, come fa l'avvocato che, dopo aver portato in giudizio le prove, si rimette alla clemenza della corte.
Nell'ambito di una transazione credo che sia veramente minimale chiedere che non si corrispondano gli interessi e che vengano meno le sanzioni. Qualcuno ha già illustrato meglio di me la situazione in cui versano le 500 mila aziende che hanno problemi con l'INPS e che sicuramente devono regolarizzarsi: assolutamente non lo neghiamo. Però, facciamo in modo che queste persone lo facciano gradualmente: esse presidiano il territorio italiano, un territorio magnifico che va protetto e curato. Dimostriamo anche un minimo di spirito di solidarietà verso questo settore! Credo che, approvando questo emendamento, Pag. 12non si arrechi altro che un bene a tutta l'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, rassicuro i colleghi: siamo alle battute finali e vorrei che il relatore seguisse il mio ragionamento. Onorevole Baratella, siamo quasi giunti al termine dell'esame di questo provvedimento e vorrei rassicurare i colleghi su questa materia. Sono convinto che anche voi la pensiate come noi, ma il disegno di legge di conversione non può essere rinviato al Senato. Onorevole Baratella, mi rivolgo anche al collega Franci: noi che facciamo parte della Commissione agricoltura dobbiamo evitare che nei prossimi mesi la Commissione stessa si blocchi per una serie di interrogazioni di maggioranza e di opposizione sull'interpretazione dell'articolo 4-bis. Sarei dell'avviso di presentare un nostro ordine del giorno che raccolga le proposte avanzate - in particolare quella del collega Ruvolo - in merito alla possibilità di corrispondere un'anticipazione delle somme del 30 per cento e di non far pagare gli interessi. Ciò, se veramente si vuole mostrare disponibilità nei confronti delle aziende.
La mia non è una proposta polemica, bensì costruttiva: vorrei che fosse proprio il relatore ad interpretare il pensiero di noi tutti.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, non vi è alcuna polemica, non vi è alcun atteggiamento ostruzionistico. Vogliamo solo ed esclusivamente mettervi alla prova: chiedo che le nostre proposte vengano inserite in un ordine del giorno presentato dal relatore, così che vengano accettate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame e per portare un contributo a questo dibattito. Mi rendo conto che la maggioranza è costretta ad obbedir tacendo, ossia respingendo tutti gli emendamenti, perché ha ricevuto l'ordine di non rinviare al Senato questo disegno di legge di conversione. Ovviamente, ce ne rendiamo conto e anche per questo motivo cerchiamo di limitare gli interventi. Non credo che facciamo una bella figura e non credo che rendiamo un servizio al paese.
Peraltro, vorrei sapere cosa c'entra l'articolo 4-bis con la decretazione d'urgenza. Perché un nostro collega al Senato - che mi dicono essere abbastanza trasformista - ha aggiunto nel testo originario l'articolo 4-bis che poteva essere discusso in Commissione, inserito in una legge ordinaria ed esaminato in maniera seria e responsabile? Ci rendiamo conto di tutto questo, ma non possiamo accettare che qualcuno della maggioranza giustifichi questa imposizione con false argomentazioni! Si strappa l'applauso di chi ignora che sono argomentazioni false.
Delle due, l'una: se in sede di pagamento degli aiuti comunitari gli organismi pagatori sono autorizzati a compensarli con i contributi, tale previsione non può essere compatibile con quella secondo la quale, invece, l'accesso ai benefici e alle sovvenzioni comunitarie è vincolato e subordinato alla presentazione del documento di regolarità contributiva poiché, mancando quel documento, non si potrà procedere alla compensazione. Noi stiamo modificando l'articolo 12 della Costituzione per riconoscere alla lingua italiana carattere ufficiale; ebbene, la lingua italiana è chiara. Quindi, delle due l'una: o l'articolo 4-bis poteva anche non essere aggiunto perché superfluo oppure è vera l'ipotesi di cui all'articolo 4-bis.
Invece, invito il collega Franci a rileggere l'articolo 117 della Costituzione, secondo comma, lettera o), laddove si indica che la materia previdenziale è di competenza del Parlamento. Quindi, noi possiamo in effetti aiutare le aziende agricole; possiamo intervenire proprio per impedire questa compensazione e aiutare le imprese. Non è vero che esse abbiano tutti i dipendenti di cui riferiva il collega di Pag. 13Rifondazione intervenuto ieri sera; ne hanno appena 60 mila (120 mila sono «stagionali», per lo più extracomunitari). Quindi, si tratta soprattutto di aziende a conduzione familiare, dove lavorano per lo più anziani, marito e moglie, con qualche figlio o con qualche parente stretto, che si arrabbattono con grande difficoltà. Con questo articolo ne faremo chiudere un numero ingente, ma noi saremo qui a dirvi che chi ha condotto tale operazione se ne dovrà assumere tutte le responsabilità, anche dimettendosi; infatti, non si può, per così dire, fare di ogni erba un fascio. Non è possibile che questo Parlamento intervenga contro le classi più deboli.
Capisco tutto; capisco che siete obbligati a convertire il decreto-legge nei termini e a respingere quindi tutti gli emendamenti. Ma respingere anche un emendamento presentato dagli onorevoli Delfino, Ruvolo e Martinello e inteso solo a stabilire che la compensazione con i contributi avvenga «al netto degli interessi e delle sanzioni» vuol dire proprio avere un animus ledendi delle classi più deboli del nostro paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà.

ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, della serie di proposte riferite all'articolo 4-bis, quella in esame è, per così dire, l'ultima nell'ordine della gradualità dell'incidenza emendativa; si prevede appunto, come è stato ampiamente illustrato, la possibilità di compensare i contributi al netto degli interessi e delle sanzioni. Vorrei al riguardo rivolgere due domande ai colleghi. Considerato che questa stessa previsione - il fatto che non fossero previsti interessi e sanzioni - era stata approvata all'unanimità nella scorsa legislatura quando il creditore era l'INPS (ossia lo Stato), perché oggi non è possibile approvare questo emendamento quando il creditore è un pool di banche che ha acquistato questi crediti? Ecco il primo argomento.
Del resto, vorrei anche notare che, alla fine di tutta la questione sui contributi previdenziali, noi dobbiamo chiederci come mai, se stiamo trattando gli agricoltori come una massa di evasori contributivi, questo credito, dalla cartolarizzazione del 1999, pur con le difficoltà della riscossione, sia sempre cresciuto di valore, passando dall'INPS alla società di cartolarizzazione e venendo oggi pagato ad un prezzo maggiore da un pool di banche che notoriamente non sono degli enti mutualistici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Caro Presidente, caro sottosegretario, vorrei farvi riflettere su un aspetto che sembra banale, ma che è importante; l'azienda agricola, a differenza delle altre, ha come tetto il cielo. Allora, sapete bene che non ha una copertura né l'aria climatizzata; come tetto, ha questo cielo. Purtroppo, quando, alle volte, le annate non vanno bene, il piccolo imprenditore è costretto a fare dei debiti e non può assolvere impegni quali quelli di pagare eventualmente i contributi all'INPS.
Il Governo di questo paese, questo Governo strozzino e usuraio cosa fa? Invece di dare una mano al piccolo imprenditore agricolo, questo Governo, che voleva aiutare i piccoli e far pagare ai grandi, se la prende con questa categoria che al momento non può assolvere il debito e mette una bomba sotto queste aziende per farle saltare in aria, invece di dare la possibilità...

PRESIDENTE. La ringrazio. Il suo tempo è esaurito.

UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. ... di ottenere questo contributo, in modo tale che tutti possano risollevarsi e domani, possibilmente, pagare anche quei debiti. Questo è il Governo di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.

Pag. 14

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere anch'io la mia firma sull'emendamento che stiamo per votare e per svolgere una brevissima riflessione in conclusione dell'esame di emendamenti che hanno visto la maggioranza non considerare ancora una volta un aspetto importante del mondo dell'agricoltura. Al di là degli specifici emendamenti, all'inizio del vostro Governo, sei mesi fa, è stato presentato un disegno di legge proprio per l'adeguamento alle specifiche comunitarie. Avete inserito alcune disposizioni che riguardavano la caccia dicendo che, se non fossero state approvate, si sarebbe messo in discussione tutto l'impianto della PAC, vale a dire della contribuzione agricola. Questo la dice lunga sulla vostra affidabilità. Se noi vi avessimo seguito, oggi, non potremmo più andare a caccia in Italia.
Allo stesso modo, analoga questione viene posta per quanto riguarda la contribuzione. State dicendo delle cose che non stanno né in cielo né in terra e siete assolutamente inaffidabili. Il mondo dell'agricoltura se ne sta sempre più rendendo conto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, la prima questione riguarda l'accusa che ci viene mossa sul fatto che noi bocciamo tutti gli emendamenti poiché altrimenti il provvedimento dovrebbe tornare al Senato. Io replico sommessamente a chi ci fa queste accuse, dimostrando che non sono assolutamente vere. Noi non accettiamo questi emendamenti perché siamo convinti che siano sbagliati e peggiorativi, e lo dimostrerò.
La seconda questione attiene alla domanda: forse qualcuno in quest'aula ha dimenticato che è cambiato il sistema previdenziale per le imprese agricole? Forse qualcuno non ricorda che grazie ai nostri interventi la contribuzione previdenziale per le imprese agricole oggi è un terzo rispetto a prima? Allora, la questione si inquadra in modo tale che oggi dobbiamo chiedere alle imprese agricole di essere coerenti in quanto è la stessa contribuzione coerente!
Il richiamo che noi del centrosinistra facciamo alla sanatoria o alla cartolarizzazione - come la chiamate voi - è logico e consequenziale. Prima vi era una situazione straordinaria: i contributi previdenziali in agricoltura erano ritenuti non compatibili con l'economia agricola. Per questo, sono stati rivisti e ridimensionati. Oggi, le stesse organizzazioni agricole dicono che questi contributi sono compatibili e che le imprese possono pagare.
Allora, se noi espungiamo continuamente qualsiasi argomento dal quadro generale e dai riferimenti che noi stessi e il Governo hanno sottoposto a questa Assemblea, è chiaro che tutto appare disordinato, incoerente, dannoso per i produttori e per l'agricoltura. Invece è esattamente il contrario. Si tratta dell'opposto perché intanto noi dobbiamo essere coerenti con la disciplina comunitaria.
L'emendamento al nostro esame, sostanzialmente, dice che, anziché detrarre l'intera massa debitoria fino a contenimento, operiamo uno sconto e facciamo pagare il 30 per cento, pur avendo constatato che sussiste la massa debitoria. Scusate, ma questo è perfettamente incoerente con le leggi comunitarie e con la concorrenza comunitaria. Noi stiamo discutendo di omogeneizzare la legislazione italiana con quella comunitaria. Quindi, dobbiamo sempre tener presente il quadro di riferimento necessario per essere in regola e non continuamente sanzionati dalla Suprema Corte di Strasburgo. Quindi, delle volte si fa pura propaganda politica per mandare messaggi incoerenti e non tranquillizzanti a chi tutti i giorni deve operare sul mercato e vincere la sfida europea.
Cari colleghi, vi richiamo al clima che abbiamo creato nella Commissione agricoltura della Camera dei deputati: come si fa ad accusare il Governo e la maggioranza di incoerenza, mentre le questioni che vi stiamo proponendo sono assolutamente coerenti e funzionali alla disciplina Pag. 15comunitaria ? Di conseguenza, i vostri richiami a non utilizzare le questioni, a non mettere sul lastrico le piccole imprese che, come diciamo anche noi, tutelano il patrimonio ambientale, questi argomenti non possono esser usati strumentalmente! Dobbiamo lavorare perché la nostra agricoltura recuperi le perdite avvenute negli ultimi cinque anni. Ricordo che il PIL agricolo è in continuo decremento. La scommessa della maggioranza e del Governo è di portare il PIL agricolo, come quello generale, a crescere, a svilupparsi e ad essere competitivo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 4-bis.302, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 407
Votanti 404
Astenuti 3
Maggioranza 203
Hanno votato
157
Hanno votato
no 247).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 4-bis.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il mio emendamento si riferisce al secondo periodo dell'unico comma dell'articolo 4-bis, che recita: «(...) In caso di contestazioni, la legittimazione processuale passiva compete all'Istituto previdenziale».
In effetti, questo comporterebbe una serie di competenze territoriali che non garantiscono il monitoraggio del contenzioso. Allora, proprio per quello che abbiamo detto fino adesso, sarebbe opportuno ridare al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali la competenza del contenzioso passivo, ma solo al fine di poter svolgere il monitoraggio delle contestazioni, dalle quali poi possiamo comprendere le questioni al nostro esame. Infatti, stiamo parlando dei diritti e del recupero dei contributi comunitari, ma, fino a questo punto, non abbiamo fatto riferimento alle contestazioni, cioè ai ricorsi che gli agricoltori intendono proporre, secondo il testo in esame, dinanzi all'Istituto, laddove noi proponiamo di attribuire la competenza al Ministero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, mi dispiace intervenire a titolo personale, intanto perché sottoscrivo l'emendamento Gioacchino Alfano 4-bis.5 e questo, ancora una volta, ci consente di dimostrare che il testo lo vogliamo migliorare. Però, Presidente, ha ragione l'onorevole D'Ulizia: stiamo perdendo tempo. Ho letto alcuni atti parlamentari, ad esempio un ordine del giorno - non voglio fare una lista, ma mi permetto di citarla - presentato dagli onorevoli Tolotti, Zucchi, Cesini e Rotondo: ma quando questi colleghi andranno sul territorio, sapranno che hanno scritto un ordine del giorno che impegna il Governo a far pagare gli interessi in data retroattiva per il DURC? Ma da dove vengono? Gli onorevoli Rotondo, Cesini e Zucchi hanno preso atto di quello che hanno firmato? Onorevole D'Ulizia, lei vuole moralizzare: ne prendiamo atto, ma quando verrà con le sue cooperative a rappresentarle e a chiedere aiuti, noi porteremo avanti il suo dibattito che ha chiesto oggi in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 16Gioacchino Alfano 4-bis.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 416
Votanti 404
Astenuti 12
Maggioranza 203
Hanno votato
164
Hanno votato
no 240).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Misuraca 4-ter.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, l'articolo 4-ter costituisce il seguito del blitz fatto al Senato dallo stesso collega di cui parlavo con riferimento all'articolo 4-bis. Non voglio parlare del collega, ma mi rivolgo a quest'aula e, in modo particolare, ai componenti della Commissione agricoltura, della quale non so se sia presente il presidente.
In questi mesi abbiamo lavorato presso la Commissione e abbiamo dibattuto tanto sull'OCM vitivinicolo. Si ricorderanno, i componenti della Commissione agricoltura, che abbiamo svolto alcune audizioni, anche di organizzazioni professionali, e che abbiamo partecipato ad incontri anche con gli europarlamentari di tutte le appartenenze politiche, che ci hanno riferito su come stanno lavorando per la riforma dell'OCM vitivinicolo.
Abbiamo adottato atti di indirizzo e votato risoluzioni che impegnavano non solo il Governo nazionale, coinvolgendo anche i nostri europarlamentari, in un determinato modo.
L'introduzione di questo articolo ci induce a pensare che è come se in questi mesi non avessimo lavorato presso la Commissione agricoltura e ciò è mortificante. Il Senato, infatti - non il Governo - con un blitz e con un colpo di mano ha voluto per forza predisporre un registro dei diritti del reimpianto allo scadere del vecchio OCM. Non si poteva aspettare qualche mese, in attesa di capire quale sarebbe stata la riforma?
Signor Presidente, mi rivolgo a lei, perché il Governo e la maggioranza sono sordi: si faccia interprete anche nei confronti del Presidente della Camera affinché vi sia un giusto collegamento con il Senato, altrimenti questo bicameralismo è disordinato. Noi costruiamo e il Senato ci affossa! A mio avviso, se i due rami del Parlamento non si riescono a coordinare, il Governo deve bloccare i propri parlamentari che hanno degli interessi personali e che certamente non vogliono difendere la nostra agricoltura. Per questo motivo, chiediamo di appoggiare il nostro emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ho letto l'articolo 4-ter inserito dal Senato e vorrei porre una domanda da lasciare agli atti.
Il comma 1 si occupa di una questione molto particolare, ossia dei cosiddetti titoli speciali da soccida. Ritengo che si tratti di una questione assolutamente marginale nello stesso comparto agricolo, oggi nel 2007 e, tra l'altro, credo tale questione sia conosciuta veramente da pochissimi addetti ai lavori e da pochissimi parlamentari. Da questo elemento, emerge una domanda che desidero lasciare agli atti: a chi interessava, in maniera particolare, una norma di questo genere?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ULIZIA. Rispondo subito al collega Marinello. Egli dovrebbe leggere bene il decreto-legge del Governo, perché, quando si parla di domande di aiuto non corredate dall'assenso dei soccidari, si fa Pag. 17riferimento alla norma secondo cui la ripartizione viene fatta al 40 e al 60 per cento, qualora non vi fosse l'assenso. Quindi, se non vi è l'assenso, occorre fare riferimento alla norma che viene specificata, mentre, in caso contrario, la ripartizione può essere fatta in modo diverso.
Ciò serve agli uffici che liquidano i contributi per avere un'indicazione precisa in caso di mancato assenso dei soccidari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misuraca 4-ter.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 416
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
163
Hanno votato
no 253).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Misuraca 4-ter.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Questo emendamento è ancora più particolare del precedente. Con esso, infatti, chiediamo di sopprimere il comma 2 dell'articolo 4-ter, che, occupandosi dell'istituzione del registro pubblico informatico dei diritti di reimpianto del settore vitivinicolo, regolarizza e modifica le norme vigenti.
Ci poniamo un'ulteriore domanda su tale questione che, come ricordato da chi mi ha preceduto, è stata già approfondita dalle Commissioni competenti (la Commissione agricoltura e quella per gli affari comunitari), presso le quali si sono svolte audizioni di membri italiani del Parlamento europeo riguardanti tutte le tematiche attinenti l'OCM vitivinicolo. Le nuove linee di indirizzo sull'OCM vitivinicolo, per il periodo che va dal 2007 al 2011, verranno votate in via definitiva dal Parlamento europeo tra pochissimo tempo, probabilmente entro il mese di maggio. Allora, viene assolutamente logico domandarsi se sia opportuno intervenire su questa materia, che è in evoluzione, che sarà affrontata a breve dal Parlamento europeo e che potrà, quindi, subire notevoli modificazioni.
Tutti sappiamo che, sul tema dei diritti di reimpianto, si sta svolgendo un confronto tra posizioni diverse dei singoli Stati e tra parti politiche all'interno del Parlamento europeo. Sulla stessa, inoltre, vi sono interessi regionali diversi: alcune regioni europee vogliono fortemente tutelare l'attuale sistema, altre, invece, per opposti e legittimi motivi (non voglio in questa sede entrare nel merito), intendono andare in una direzione completamente diversa.
Nell'attesa, dunque, di capire quale sarà la volontà compiuta del Parlamento europeo e quale la norma europea di riferimento, che noi, come Parlamento nazionale, dovremo recepire, ci sembra di buon senso che venga approvato il nostro emendamento, volto a sopprimere il secondo comma dell'articolo 4-ter, sviluppando, in seguito, ragionamenti e confronti al riguardo.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi dispiace porre alla sua attenzione tale questione. Sui giornali di ieri, numerosi articoli si riferivano al bullismo nelle scuole, all'uso dei cellulari e dei filmati mandati in onda. Accade, poi, che, nonostante l'intervento dei questori della Camera dei deputati di queste ore, qua dietro, si possono trovare colleghi che fumano, e se ci si permette di dire loro con cortesia di smettere, si viene anche sbeffeggiati.Pag. 18
Vuol dire che prenderemo il telefono cellulare, li riprenderemo, divulgheremo il filmato attraverso You Tube e faremo così un bel quadro di quello che accade proprio sotto il cartello che intima: «vietato fumare».

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, ovviamente prendo atto di quanto lei evidenzia all'Assemblea. Di questo episodio riferiremo ai deputati questori, che sono competenti in materia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misuraca 4-ter.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 404
Votanti 368
Astenuti 36
Maggioranza 185
Hanno votato
131
Hanno votato
no 237).

Passiamo all'emendamento Gioacchino Alfano 4-ter.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, l'istituzione del registro pubblico informatico di cui si è detto finora è prevista senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Questa dizione può avere finalità diverse. Anche nel corso della precedente legislatura, molte volte abbiamo dovuto richiamare l'attenzione su questa circostanza e non sono mancate le critiche.
Vogliamo mettere in evidenza che il decreto-legge in conversione prevede come indispensabile l'istituzione di tale registro nel settore agricolo. Tuttavia, proprio perché non è possibile reperire fondi per poterlo finanziare, si stabilisce il principio che debba essere istituito senza risorse. È come dire che lo stabiliamo sulla carta ma, alla fine, non lo faremo: è un paradosso. Avevamo presentato alcuni emendamenti soppressivi proprio perché avevamo rilevato l'inutilità dell'istituzione di questo registro, quanto meno in questa fase, vista l'evoluzione che ha avuto la norma. Prevederne l'istituzione senza nuovi o maggiori oneri, che sono necessari, significa non istituirlo affatto. Se possibile, chiediamo di rimuovere questo paradosso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'emendamento in esame pone una questione relativamente all'aspetto finanziario dell'istituzione del registro pubblico informatico dei diritti di reimpianto del settore vitivinicolo. Se non si prevedono nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, qualora tali oneri emergessero come potrebbero essere sostenuti? Non vorrei che dietro questa formulazione si celasse una richiesta di contributo per un concorso alle spese a carico dei vitivinicoltori, che già hanno tanti problemi nel loro settore. Se questa disposizione significa soltanto che l'AGEA, nei limiti del suo budget annuale e razionalizzando la propria spesa, deve far fronte anche a questa nuova competenza, cioè all'istituzione del registro pubblico informatico dei diritti di reimpianto, allora la norma può andar bene anche così com'è. Tuttavia, quando si prevedono nuovi compiti e funzioni, di norma, ci sono anche nuovi oneri. Perciò, riteniamo che la proposta di soppressione di questo inciso abbia una finalità cautelativa rispetto ai produttori. Del resto, se la norma non prevede maggiori risorse per l'AGEA, è evidente che quest'ultima deve coprire anche gli oneri derivanti da questa nuova attività con le sue risorse di bilancio e, quindi, ci pare assolutamente pleonastico aggiungere questo inciso. Il suo inserimento ci induce a quel sospetto.Pag. 19
Per queste ragioni, condividiamo l'emendamento Gioacchino Alfano 4-ter.3, lo sottoscriviamo e dichiariamo il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.

LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, il mio sarà un intervento telegrafico svolto soltanto per dimostrare quanto alle volte siano strumentali le argomentazioni della minoranza. Colleghi, l'AGEA è l'ente che finanzia i reimpianti. Quindi obtorto collo deve tenere un registro nel quale annotare le imprese che effettuano un reimpianto vitivinicolo. Visto che già adempie a tale compito, siete voi che dovete spiegarmi in cosa consistano i nuovi costi. Il provvedimento in esame vuole codificare ed ufficializzare questo dato e questo ruolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 4-ter.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 417
Votanti 398
Astenuti 19
Maggioranza 200
Hanno votato
162
Hanno votato
no 236).

Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita a votare.
Prendo atto altresì che il deputato Pellegrino non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, all'articolo 5 sono riferiti una serie di emendamenti presentati dal gruppo della Lega Nord Padania su quella che varie volte abbiamo definito, anche nel corso dell'esame di precedenti decreti-legge discussi in quest'aula, un'imboscata tenuta dal Governo e dalla maggioranza sulla legge relativa all'emigrazione, cosiddetta Bossi- Fini. Ricordiamo assai bene che alcune settimane fa, durante la discussione di un decreto-legge presso la Camera dei deputatiche riguardava le banche, il sistema creditizio ed il sistema di vigilanza, il Governo tenne in proposito una vera e propria imboscata. Infatti, l'Esecutivo presentò in Commissione una serie di emendamenti, riferiti ad un provvedimento riguardante materia finanziaria e creditizia, relativi al settore dell'immigrazione. Tale settore è ad oggi disciplinato da un'apposita legge, la Bossi-Fini, che, piaccia o non piaccia, il Governo di centrodestra aveva approvato nel corso della scorsa legislatura con l'apporto determinante della Lega Nord e del ministro Umberto Bossi. Il Governo di allora aveva presentato un disegno di legge complessivo, dopo averlo analizzato all'interno della propria coalizione, decidendo di sostenerlo congiuntamente. Pertanto, esso era stato presentato alle Camere, discusso presso le Commissioni competenti e in aula ed infine approvato definitivamente, secondo quello che dovrebbe essere il normale iter di un serio progetto di legge come quello riguardante l'immigrazione.
Cosa ha fatto invece questo Governo a distanza di quasi un anno dalla sua entrata in carica? In campagna elettorale abbiamo ascoltato tante parole e tante chiacchiere sul fatto che la legge Bossi-Fini sarebbe stata abolita e che il centrosinistra avrebbe presentato autonomamente un proprio disegno di legge sull'immigrazione. Era stato detto che il centrosinistra sarebbe stato in grado di scriverla nel giro di pochi mesi perché si sarebbe trovato subito un accordo ed un consenso all'interno delle varie componenti la coalizione. Ebbene, tutto ciò non è accaduto. Al contrario, il centrosinistra non va d'accordo Pag. 20su nulla o quasi. Tuttavia, poiché bisogna in qualche modo accontentare le ali più estreme del Governo, si è deciso di intervenire sulle norme della legge Bossi-Fini a colpi di emendamenti, smantellando tale normativa colpo dopo colpo con interventi fittizi rivolti qua e là, su e giù, senza la presentazione di un progetto di legge serio, organico e funzionale alla corretta disciplina di un settore importante quale quello dell'immigrazione.
Già nel corso dei primi mesi abbiamo assistito ad una serie di varie interpretazioni sui diversi aspetti disciplinati dalla legge Bossi-Fini, che chiaramente facilitano maggiore immigrazione e minori controlli alle frontiere, tipici di un Paese che ha deciso di farsi invadere da chicchessia. Pertanto, si è proceduto con piccoli interventi di questo tipo, senza la presentazione di alcun disegno di legge serio e complessivo. Infine, nelle scorse settimane, durante la discussione di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge in materia bancaria e finanziaria, c'è stata questa nuova imboscata.
L'imboscata, tramite un emendamento presentato in Commissione finanze, prevedeva di abolire il permesso di soggiorno per coloro che avevano deciso di entrare in Italia per un periodo di tempo inferiore a novanta giorni. Noi abbiamo detto chiaramente che tutto ciò non ci andava bene, perché avrebbe potenzialmente aperto le porte a chiunque, in quanto il permesso di soggiorno veniva sostituito da una comunicazione alle autorità competenti - se non erro la questura - entro otto giorni dalla data in cui il soggetto era entrato all'interno del nostro Paese.
Sappiamo tutti come sarebbe andata a finire. La prima volta che la polizia avrebbe fermato lo straniero, magari dopo due mesi che si trovava nel nostro territorio, questi avrebbe sostenuto di avere ancora sette giorni di tempo per andare in questura a notificare la propria presenza attraverso la comunicazione. Il gruppo della Lega Nord Padania, sia in Commissione sia in Assemblea, ha deciso di fare un opposizione durissima che, fortunatamente, ha portato allo stralcio di questi emendamenti inseriti in un decreto-legge che parlava di istituti di credito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.

MARIA IDA GERMONTANI. Noi voteremo a favore degli emendamenti presentati dalla Lega Nord e dal collega Alfano. Anche negli interventi di ieri abbiamo rilevato che, se da una parte è doveroso ottemperare agli obblighi derivanti dalla partecipazione dell'Italia all'Unione europea in modo da superare il contenzioso che può derivare dalla violazione di tali obblighi, dall'altra occorre evitare comportamenti deboli e remissivi nei rapporti con le istituzioni comunitarie. Non è lecito, soprattutto, inserire surrettiziamente argomenti estranei alla riduzione del contenzioso europeo che è alla base del decreto-legge che oggi esaminiamo.
Tutto ciò ci porta ad intervenire sull'articolo 5, il cui testo originario, come ricordava il collega Fugatti, è stato modificata al Senato grazie ad una forte azione di tutti partiti dell'opposizione e riformulato così come è oggi al nostro esame.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,32)

MARIA IDA GERMONTANI. Sono state operate delle modifiche significative alla normativa che concerne la disciplina dell'immigrazione e le norme sulle condizioni dello straniero. In particolare, il riferimento è alla normativa in materia di soggiorno di breve durata degli stranieri extracomunitari, per i quali la legislazione italiana prevede l'obbligo della richiesta di soggiorno anche per periodi di permanenza inferiore ai tre mesi.
La prima formulazione limitava ai soggiorni di durata superiore a tre mesi l'obbligo di richiesta del permesso di soggiorno e, per i soggiorni di durata inferiore, richiedeva che lo straniero dichiarasse semplicemente la sua presenza all'ufficio Pag. 21di polizia di frontiera. Lo stesso articolo abrogava la disciplina che pone a carico di chi nel territorio ospiti e dia alloggio a stranieri l'obbligo di comunicazione, entro 48 ore, all'autorità locale di pubblica sicurezza. La lettera d) estendeva la disciplina dell'espulsione amministrativa ai casi in cui lo straniero non avesse compiuto la dichiarazione di presenza in questi termini, salvo il caso di forza maggiore.
Nel corso dell'esame del disegno di legge al Senato sono state apportate modifiche importanti. Sono state soppresse le lettere a), b) e c) del comma 1 e la lettera d) è stata completamente riformulata, applicando la nuova disciplina dell'espulsione amministrativa all'ipotesi in cui lo straniero non effettui nei termini prescritti la comunicazione di cui al comma 1-bis dell'articolo 27 del testo unico in materia di immigrazione.
In sostanza, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione al Senato, con un emendamento approvato in Commissione in sede referente sono state soppresse, ripeto, le lettere a), b) e c) del comma 1 dell'articolo 5 ed è stata riformulata la lettera d). La disciplina che è stata eliminata dal testo originario, tuttavia, in base a ciò che è stato concordato con i partiti dell'opposizione, ha formato oggetto di un disegno di legge già approvato in sede deliberante dalla Commissione Affari costituzionali del Senato.
Il nuovo comma 1-bis dell'articolo 27 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, prevede che, nel caso in cui i lavoratori, così come precedentemente individuati, siano dipendenti regolarmente retribuiti dai datori di lavori, persone fisiche o giuridiche, residenti o aventi sede in uno Stato membro dell'Unione europea, il nulla osta al lavoro sia sostituito (così prevede la nuova formulazione) da una comunicazione, effettuata dal committente, del contratto in base al quale la prestazione di servizi ha luogo. Unitamente a questa comunicazione, deve essere presentata una dichiarazione del datore di lavoro.

PRESIDENTE. Onorevole Germontani...

MARIA IDA GERMONTANI. Riteniamo che il disegno di legge già approvato al Senato ci consentirà di trattare (questo è il punto importante) un tema così rilevante e delicato in una sede più opportuna e soprattutto renderà possibile quel dibattito parlamentare che, invece, sarebbe stato costretto in sede di conversione del decreto-legge oggi al nostro esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 411
Votanti 401
Astenuti 10
Maggioranza 201
Hanno votato
166
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gioacchino Alfano 5.2 e Fugatti 5.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, mi riallaccio a quanto stavo affermando in precedenza.
Su un provvedimento riguardante la vigilanza bancaria e le finanze, il Governo, in Commissione, intervenendo «a gamba tesa», ha cercato di modificare la cosiddetta legge Bossi-Fini. Ovviamente, vi è stata l'opposizione da parte della Lega Nord. Gli emendamenti sono stati stralciati e sembrava - lo ripeto, sembrava - che la cosa fosse finita lì.Pag. 22
Invece, il Governo, attraverso il decreto-legge, di cui stiamo discutendo la conversione in legge, ha riproposto le stesse modifiche alla legge sull'immigrazione che aveva presentato precedentemente. In pratica, gli emendamenti che erano stati stralciati nella Commissione della Camera dei deputati sono stati ripresentati al Senato sotto forma di disposizioni all'interno del decreto-legge in oggetto.
Cosa prevedono queste disposizioni? Si stabilisce che non serve più il permesso di soggiorno a chi resta in Italia per meno di novanta giorni. Il permesso di soggiorno viene sostituito da una semplice comunicazione da trasmettere alle autorità competenti entro sette, otto giorni. Il clandestino che entra in Italia e vi resta meno di tre mesi, dunque, non viene considerato clandestino (infatti, è sufficiente che faccia la comunicazione), negando il concetto che è alla base della legge Bossi-Fini, cioè che chi arriva in Italia ha l'obbligo di possedere un permesso di soggiorno (altrimenti è clandestino), collegato alla presenza fisica e all'attività lavorativa; quindi, avrà di che sostenersi e la solidità finanziaria che gli viene garantita dal contratto di lavoro. Questo è il nucleo fondante della legge sull'immigrazione Bossi-Fini.
Al Senato, il nostro gruppo ha portato avanti una fortissima opposizione sia in Commissione sia in aula e, fortunatamente, anche questa volta, il Governo ha deciso di fare marcia indietro sulla gran parte delle disposizioni prevista nel testo originario del decreto-legge. Ha fatto marcia indietro sulla non necessità di possedere il permesso di soggiorno per chi resta in Italia per meno di novanta giorni. Questa parte è stata espunta grazie - lo ripeto - all'opposizione della Lega nord al Senato sia in Commissione sia in Assemblea. Si è trovato il modo per far sopprimere al Governo e alla maggioranza quanto previsto nel comma contestato. Si è, tuttavia, mantenuto un aspetto, a nostro avviso, negativo: si prevede per le imprese comunitarie che, ad esempio, erogano servizi in Italia, dopo aver vinto un appalto, la sostituzione del cosiddetto nulla osta, che era necessario per i lavoratori anche extracomunitari impiegati da tali aziende, con una semplice comunicazione del contratto.
Potrebbe accadere il fatto grave di un'impresa rumena che svolge attività di impresa in Italia, dopo aver vinto un appalto, e che può impiegare, senza il nulla osta, i propri dipendenti rumeni o lavoratori extracomunitari. Ciò potrebbe essere un escamotage per la loro permanenza sul nostro territorio.
Noi vogliamo denunciare un aspetto politico: questo Governo, dopo quasi un anno, non è ancora riuscito, nonostante i tanti annunci e le tante parole che sono state spese al riguardo, a predisporre un serio disegno di legge sull'immigrazione da esaminare all'interno delle Commissioni competenti per discuterlo complessivamente, senza colpi di «qua» e di «là», come stiamo assistendo in questa fase.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei unirmi alle considerazioni del collega Fugatti su questa materia controversa che spesso divide gli schieramenti a livello concettuale. In questo caso specifico, la si collega al tema del lavoro.
Non possiamo non stigmatizzare il fatto che vi sia stato da parte del Governo il tentativo, per nulla evidente e manifesto, anzi direi piuttosto subdolo, di modificare, attraverso l'introduzione in questo specifico articolo di una disciplina normativa che poi è stata espunta al Senato (quindi oggi non è in discussione la formulazione originaria di tale articolo), la normativa della cosiddetta legge Bossi-Fini che ha dato vita ad un confronto ampio e, a volte, aspro tra i diversi schieramenti; si tratta, tuttavia, di una normativa che è stata portata avanti con coerenza dal centrodestra nel corso dei cinque anni di Governo.
Crediamo che, in termini di metodo, non sia giusto né corretto! Peraltro, ci teniamo in questa sede a sottolineare che non è la prima volta che accade che su un tema come questo si introducano modifiche Pag. 23siffatte, inserendole tra le righe di un decreto-legge (prima il collega Fugatti ha citato la normativa sulla vigilanza bancaria dove in passato sono state inserite norme di questo genere da parte del Governo).
È stato affrontato non in maniera diretta, trasparente, serena e ampia, un tema che, a nostro avviso, merita, al di là delle posizioni che si scelgono di tenere sulla problematica dell'immigrazione, un confronto ampio, sereno, trasparente e pulito, senza prevedere l'inserimento delle relative disposizioni all'interno di una decretazione d'urgenza che contiene norme anche su materie che non riguardano questo tema.
È, pertanto, condannabile l'atteggiamento iniziale del Governo, anche se è apprezzabile il suo ripensamento, perché evidentemente vi è stata una presa di coscienza di una forzatura evidente su tale tema.
Crediamo che forzature di questo genere siano state compiute non solo su questo tema particolare, vale a dire l'immigrazione. Nel caso specifico, tali forzature erano finalizzate a far «saltare» il concetto di clandestinità, nonché la previsione di legare la presenza del soggetto extracomunitario, all'interno del territorio comunitario e del nostro, esclusivamente a ragioni di carattere e di natura professionale. Pertanto, si è un po' usciti dal seminato!
Vorrei osservare, peraltro, che si è cercato di fuoriuscire anche da quelle direttrici che possono collegare il provvedimento d'urgenza in esame a tale materia, vale a dire alla disciplina del lavoro ed ai rapporti di lavoro presso le imprese iscritte ai registri comunitari, anche se esse dovessero impiegare dipendenti extracomunitari.
Noi riteniamo che, oltre a questo, vi siano stati anche altri precedenti assai gravi. Ricordo che, fino a qualche tempo fa, discutevamo di come, all'interno del cosiddetto decreto-legge Bersani sulle liberalizzazioni (sul quale è stata successivamente posta la questione di fiducia), fossero state inserite proprio alcune brevi disposizioni che modificavano un assetto coerente, importante ed ampio del sistema scolastico.
Rilevo come sia legittimo dividersi su tale assetto, ma non operare in maniera subdola, come si è tentato di fare, attraverso l'introduzione di norme volte a stravolgere l'impianto della cosiddetta riforma Moratti. Alla stessa stregua, quindi, ci siamo ritrovati, in sede di esame da parte del Senato, lo stesso problema per quanto concerne la normativa in materia di immigrazione.
In linea generale, crediamo che, malgrado il ravvedimento del Governo, sia necessario, colleghi, far sempre presente tale questione agli amici dell'Esecutivo. In questo caso, il sottosegretario Grandi è una presenza isolata: infatti, almeno ieri aveva il conforto della vicinanza della collega Bonino...

PRESIDENTE. Deve concludere...

SIMONE BALDELLI. Oggi, invece, si trova ancora da solo; tuttavia, credo che potremmo fare appello alla sensibilità del sottosegretario di Stato Grandi per ricordare, ancora una volta, che nell'aula di Montecitorio viene avanzata una forte censura nei confronti del Governo, invitandolo a non apportare modifiche a riforme importanti attraverso «un paio di righe» contenute all'interno di decreti-legge che trattano tutt'altre materie!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di apporre la mia firma all'emendamento presentato, all'articolo 5 del decreto-legge in esame, dal collega Fugatti, della cui amicizia mi onoro. Intendo ribadire, inoltre, il nostro disappunto sull'articolo in oggetto, poiché il vostro disegno è ormai evidente.
Dopo aver fatto approvare il decreto-legge sulle liberalizzazioni, infatti, adesso volete far passare il presente provvedimento, in modo da annullare la società Pag. 24italiana! Ricordo che, la scorsa settimana, avete fatto approvare la modifica costituzionale che stabilisce che l'italiano è la lingua ufficiale della Repubblica; questa settimana, invece, volete...

PRESIDENTE. La prego di concludere!

STEFANO ALLASIA. ...annientare la società italiana annullando il lavoro italiano!
Pertanto, attraverso la richiesta di sottoscrizione dell'emendamento Fugatti 5.3, annunzio il mio sostegno a tale proposta emendativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gioacchino Alfano 5.2 e Fugatti 5.3, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
182
Hanno votato
no 236).

Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita a votare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 11,45)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 5.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, rilevo che stiamo valutando il comportamento di soggetti che non riescono ad adempiere ad una situazione soggettiva necessaria: quindi, con le precedenti proposte emendative, si è tentato di eliminare la parte del testo dell'articolo 5 del provvedimento che recitava: «(...) salvo che il ritardo sia dipeso da forza maggiore (...)».
Visto che non è possibile realizzare ciò, a mio avviso sarebbe opportuno, proprio nell'interesse dei soggetti coinvolti - vale a dire, onde evitare che il concetto di «forza maggiore» possa successivamente ingenerare equivoci -, sostituire le parole: «da forza maggiore» con le seguenti: «da eventi indipendenti dalla volontà del richiedente», come propone il mio emendamento 5.4.
Ciò perché, purtroppo, confondiamo spesso i soggetti che hanno la volontà di adempiere, anche se in ritardo, alle nostre richieste di regolarizzarsi con persone che, invece, non intendono farlo. Quindi, ritengo fondamentale, in questa fase, cercare di sostituire, all'interno dell'articolo 5, il periodo equivoco.
Signor Presidente, ho letto gli ordini del giorno presentati fino a questo momento. È stato detto, sin dall'inizio dell'esame del provvedimento, che tutte le proposte emendative che avrebbero potuto dare luogo a modifiche utili, ma che non avrebbero potuto essere approvate - per la sola ragione che il decreto-legge non può utilmente tornare al Senato -, sarebbero state trasformate in documenti di indirizzo al Governo.
Com'è noto, ciascun parlamentare può presentare un solo ordine del giorno. In questo senso, ho già sottoscritto e presentato, anche d'accordo con alcuni parlamentari della maggioranza, alcuni ordini del giorno.
Sarebbe interessante che qualcuno si facesse portavoce della situazione presa in considerazione dal mio emendamento in modo da tenere ben distinte le parole « da forza maggiore» - abbastanza opinabili - dalle parole «da eventi indipendenti dalla volontà del richiedente». L'approvazione del mio emendamento consentirebbe di salvare quegli stranieri, quegli extracomunitari che non adempiono nei termini previsti per cause oggettivamente impraticabili.

Pag. 25

REMIGIO CERONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, desidero segnalare - purtroppo, lo debbo fare alla Presidenza - un problema che ho in precedenza sottoposto all'attenzione dei commessi.
L'aria condizionata che giunge in direzione del settore in cui sediamo io ed altri colleghi rende la nostra presenza in aula assolutamente difficile. Ogni volta che torniamo a casa la sera abbiamo il naso chiuso. Ogni nostro precedente tentativo di risolvere il problema è stato finora vano.
Signor Presidente, vorremmo che l'aria condizionata fosse regolata in maniera diversa e, in particolare, che di essa si facesse a meno nei giorni in cui in aula non c'è calura particolare.
Sottopongo questo problema all'attenzione della Presidenza affinché essa se ne faccia carico (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Ceroni, gli uffici della Camera mi hanno informato di aver già contattato i tecnici per risolvere questo problema. Mi pare di capire, quindi, che gli uffici stiano lavorando a tal fine.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.

MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, chiedo di apporre anche la mia firma sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.4 perché con esso si chiede di sostituire le parole « da forza maggiore» con le seguenti: «da eventi indipendenti dalla volontà del richiedente», e, conseguentemente, apporta dei miglioramenti al testo del provvedimento.
Emendamenti come quello al nostro esame, oltre ad essere migliorativi del testo, sono da appoggiare e da sottoscrivere con l'obiettivo preciso di non abbassare la guardia su tale questione, al pari di come abbiamo fatto in precedenza quando è stato presentato all'esame dell'Assemblea un provvedimento avente carattere prettamente economico, il cosiddetto Basilea-2, in ordine al quale facemmo presente alla Presidenza della Camera la inammissibilità, poi riconosciuta, di un articolo che era esattamente dello stesso tenore di quello presentato al Senato in questo provvedimento.
Per il gruppo di Alleanza Nazionale la cosiddetta legge Bossi-Fini deve essere difesa; si tratta peraltro di una normativa che reca il nome del nostro presidente di partito. Noi non abbasseremo assolutamente la guardia e non permetteremo che in provvedimenti, che hanno tutt'altro contenuto e tutt'altro oggetto, siano inseriti articoli che vanno a minare il significato delle disposizioni contenute nella cosiddetta Bossi-Fini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo per annunciare la piena adesione e per chiedere di aggiungere anche la mia firma sugli emendamenti Gioacchino Alfano 5.2 e 5.4 rispetto ai quali ritengo opportuna e significativa una lettura combinata.
Si tratta, infatti, di rilevare l'impropria dizione utilizzata nel testo proposto in punto di diritto e di sottolineare invece la migliore aderenza della formulazione proposta con l'emendamento Gioacchino Alfano 5.4 perché rispondente a criteri di responsabilità personale, sicuramente rilevanti perché inerenti la qualificazione della condotta, virtuosa o meno, del soggetto.
In conclusione, stigmatizzo anch'io la scelta del Governo di modificare un'importante legge del passato Governo attraverso un percorso sicuramente improprio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Onorevole Presidente, mi chiedo se in questa aula ci siano Pag. 26dei comunisti. Non voglio ripercorrere la strada che hanno già percorso alcuni colleghi in ordine al meccanismo di elusione della legge Bossi-Fini.
Qui siamo di fronte ad un'ipotesi abbastanza seria, cioè, quella di prevedere che un'azienda - per esempio rumena - intraprenda un'attività in Italia e, ove non abbia un numero sufficiente di lavoratori di casa sua, assuma, con estrema facilità, lavoratori di casa nostra (cioè, che stanno in Italia, anche extracomunitari).
Il problema è semplicissimo: così facendo si vengono ad eludere cinquant'anni di lotta sindacale, condotta dalla sinistra in questo paese. Attraverso tale lotta si è ottenuto, per esempio, che l'articolo 36 della Costituzione, ritenuto originariamente in giurisprudenza un articolo prescrittivo (ossia tale da presupporre una legge che lo attuasse) fosse un articolo ad applicazione diretta: tutti i giudici, richiamando quell'articolo 36 della Costituzione, applicano i contratti collettivi di lavoro. Ebbene, ciò vale per tutti tranne che per i cittadini extracomunitari.
Quindi, con questo testo si arriverà ad una situazione paradossale per cui i cittadini extracomunitari che lavorano in Italia potranno legalmente essere sfruttati perché, in base a questa legge, non si applicherà più l'articolo 36 della Costituzione ma, al contrario, il contratto di origine. Una soluzione del genere penso sia non solo fuori dal mondo ma contraria ad ogni principio di buon senso, nonché ai principi di tutela del lavoratore, propri della sinistra, per cui, pongo nuovamente la domanda: qui dentro, ci sono dei compagni?
C'è qualcuno della sinistra che vede queste cose? Qualcuno pensa che forse i sindacati abbiano una loro utilità? Questa è la situazione e il risultato di questo provvedimento: ci saranno delle persone che potranno essere sfruttate! Ringrazio, quindi, le sinistre a nome dei datori di lavoro sfruttatori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 421
Maggioranza 211
Hanno votato
191
Hanno votato
no 230).

Avverto che della serie di emendamenti a scalare da Fugatti 5.5 a Fugatti 5.8 porrò in votazione il primo e l'ultimo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.5. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento perché lo spirito che ha portato alla presentazione del medesimo è lo stesso che ha portato all'attività emendativa con riferimento all'articolo 5 del provvedimento in esame.
Il contenuto di questo articolo per noi non va, posto che si tratta di un'ennesima norma di semplificazione per quanto riguarda l'ingresso di cittadini stranieri sul nostro territorio. Ogni giorno se ne inventa una, non per restringere le maglie ma per semplificare l'ingresso degli stranieri. Infatti, il nulla osta per l'ingresso dei dipendenti stranieri di datori di lavoro intracomunitari viene sostituito con una comunicazione. È ovvio che esiste una differenza tra nulla osta e semplice comunicazione. Insomma, tutto è preordinato per semplificare l'ingresso degli stranieri sul nostro territorio a vario titolo.
Non soltanto siamo contrari nel merito a questa norma, ma, soprattutto, non ne approviamo la forma, posto che si tratta di una modifica della legge Bossi sull'immigrazione. Non ci va bene il fatto che essa sia contenuta in un provvedimento totalmente eterogeneo.Pag. 27
Registriamo, da parte di questo Governo e di questa maggioranza, che poi ratifica i provvedimenti in Parlamento, un sistematico smantellamento dell'impianto della legge Bossi, attraverso una serie di atti - per la verità, anche di dichiarazioni - posti in essere dall'inizio di questa legislatura.
Aspettiamo con «ansia» anche la proposta di modifica complessiva, che è già stata annunciata ai quattro venti dal ministro Ferrero. I risultati di questa impostazione sono però sotto gli occhi di tutti. Abbiamo avuto un aumento degli sbarchi clandestini sul nostro territorio, un aumento delle presenze clandestine sul nostro territorio ed un peggioramento delle condizioni di sicurezza e di vivibilità all'interno delle nostre città. Questi fatti dimostrano come l'impostazione che voi state dando sia completamente sbagliata, contro gli interessi dei cittadini e come rappresentante della Lega dico soprattutto contro gli interessi dei cittadini del nord, che più di tutti patiscono gli effetti di un'immigrazione indiscriminata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Anch'io vorrei svolgere qualche considerazione a questo proposito, riagganciandomi all'intervento svolto dal mio collega, per denunciare che questa sinistra, pur di aprire le porte a questa immigrazione continua, a questo fiume, a questa valanga di immigrati, è anche disposta ad andare contro tutte le norme che tutelano i diritti dei lavoratori! Così come sono disposti a farli vivere nelle tane, come bestie, perché loro non amano gli extracomunitari. Loro vogliono soltanto stravolgere la nostra società, distruggerla. Vogliono portare la società italiana a non essere più quella delle proprie tradizioni, della propria storia e della propria cultura. Vogliono portare avanti una società priva di tutto questo, una società che i nostri figli fra qualche anno non riconosceranno più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Solo per registrare un dato di fatto. L'immigrazione è un problema in tutta Europa. Bisogna regolamentarla e credo che la Bossi-Fini abbia dato al riguardo un esempio in Europa, legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro. Quello che trovo quanto meno singolare è che per fare delle «marchette politiche» ad una componente della maggioranza si continua surrettiziamente ad aggirare l'impianto della Bossi-Fini in modo non ufficiale, ma ufficioso. Non si ha ancora il coraggio di fare proposte per garantire la regolamentazione dell'immigrazione in modo equilibrato e si cerca surrettiziamente con questi provvedimenti di aggirare la normativa vigente, semplicemente per fare delle «marchette politiche» di volta in volta all'estrema sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Con riferimento a questi emendamenti a scalare, che peraltro desidero sottoscrivere, vorrei evidenziarne il contenuto. Riteniamo infatti opportuno ridurre le tempistiche previste dalla norma e sarebbe cosa gradita che l'Assemblea si esprimesse a favore della riduzione più estrema, che dimezza il tempo previsto dalla norma. Ciò a favore esclusivamente del popolo italiano, del quale si fa in quest'aula tanta menzione, ma che poi viene dimenticato nelle concrete proposte avanzate in questi mesi dalla sinistra e viene danneggiato ulteriormente con questa disposizione. In tale disposizione c'è infatti un cavallo di Troia, che secondo la Lega va esclusivamente a danno dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

Pag. 28

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato
190
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che il deputato Mellano non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che il deputato Forlani non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per continuare il discorso svolto in precedenza. Noi abbiamo idee molto chiare in materia di immigrazione: non le abbiamo mai nascoste, le abbiamo sempre manifestate.
Fin dal momento in cui siamo andati al Governo, ci siamo seduti intorno a un tavolo, abbiamo definito la nostra linea e l'abbiamo proposta ai nostri alleati. Abbiamo cercato di trovare con i nostri alleati la cosiddetta «quadra», abbiamo predisposto un provvedimento, lo abbiamo presentato in Assemblea e lo abbiamo approvato.
Ormai, è passato un anno da quando il centrosinistra è al Governo; lo stesso centrosinistra che durante la campagna elettorale affermava che sarebbero state abrogate le cosiddette leggi Biagi e Bossi-Fini, nonché la riforma sulle pensioni. È passato tanto tempo e, siccome non sono in grado di trovare un accordo su nulla, tentano di modificare con interventi disorganici la legge sull'immigrazione.
Noi non condividiamo nulla di quanto sostenete in materia di immigrazione né le vostre intenzioni. Però, riteniamo che dobbiate seguire un processo più democratico, trasparente, lineare e corretto: presentare un disegno di legge alle Commissioni competenti e discuterlo in Assemblea. Se sarete in grado di trovare la «quadra» lo farete; altrimenti - come penso accadrà - non potrete farlo.
Tuttavia, riteniamo che agire in questo modo sia irrispettoso nei confronti dei cittadini e nei confronti di coloro che dovranno applicare tale normativa. Qui le leggi vengono modificate dalla mattina alla sera, i decreti-legge vengono convertiti in legge oppure non vengono convertiti e vi è incertezza anche sugli emendamenti da approvare: non c'è nulla di chiaro! Ciò è quanto sta accadendo in materia di immigrazione ad opera di questo Governo.
Manca una regia generale: si intraprendono azioni una tantum, tanto per accontentare qualche sensibilità particolare della sinistra, per far sì che si dica: guardate quanto siamo bravi, stiamo smantellando la legge Bossi-Fini! In realtà, non siete nemmeno in grado di mettervi d'accordo su un progetto di legge generale!
Per quanto riguarda la modifica in esame, riteniamo che le affermazioni dell'onorevole Brigandì siano vere.
Vi è poi un altro aspetto: secondo la legge nazionale le imprese italiane che assumono extracomunitari devono procurarsi il permesso di soggiorno che viene concesso se ricorrono determinate condizioni, anche restrittive, come stabilisce la cosiddetta legge Bossi-Fini.
Supponiamo che un'altra impresa comunitaria venga a lavorare sul nostro territorio, avendo vinto un appalto e fornendo, ad esempio, dei servizi. Prima della modifica che state proponendo, per i lavoratori extracomunitari di queste imprese si richiedeva un'autorizzazione e l'obbligo del visto d'ingresso. Ciò era quanto previsto dalle leggi precedenti ed era in linea con quanto si richiede alle nostre imprese. Pag. 29Esse sono tenute a richiedere i permessi di soggiorno, così come per i lavoratori extracomunitari impiegati nelle imprese comunitarie che lavorano in Italia occorreva richiedere un visto di ingresso. Ciò metteva sullo stesso piano tali imprese.
Oggi, può accadere che l'impresa italiana debba richiedere il permesso di soggiorno per i suoi lavoratori, seguendo, giustamente, tutte le trafile burocratiche ed adempiendo ai controlli necessari, mentre un'impresa comunitaria, proveniente da un paese in cui non sono previste normative specifiche per l'assunzione di extracomunitari, non sia più tenuta a presentare il visto di ingresso (perché voi state eliminando questo obbligo), essendo sufficiente una semplice comunicazione.
In altri termini, si facilita l'impresa comunitaria rispetto a quella italiana. Ciò in quanto noi - giustamente - abbiamo predisposto una legge sull'immigrazione restrittiva, la cosiddetta legge Bossi-Fini. Le nostre imprese che assumono lavoratori extracomunitari sono soggette a controlli maggiori rispetto a quelli riguardanti le imprese che lavorano in Italia e che provengono da paesi in cui le leggi sull'immigrazione per l'assunzione di soggetti extracomunitari sono meno restrittive. Crediamo che tale aspetto debba essere valutato in questa sede.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato
190
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Onorevole Presidente, intervengo anche per concludere il pensiero già espresso dianzi; ci troviamo, infatti, in una situazione abbastanza tragica, con un centrodestra guidato da un esponente del capitale ed una maggioranza anch'essa guidata da un rappresentante del capitale - un capitale diverso, ma si tratta pur sempre di capitale -, mentre ai lavoratori non pensa nessuno.
Speravo che in questa Assemblea vi fosse qualche comunista che vi pensasse, ma evidentemente non c'è. Se svolgo tale considerazione è dunque perché il provvedimento non ha previsto l'applicazione dell'articolo 36 della Costituzione alle aziende extracomunitarie che operano in Italia. Abbiamo riempito la letteratura in materia di contributi sulla stabilità del posto di lavoro e sull'applicazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori; abbiamo riempito altresì le campagne elettorali con gli argomenti di una retribuzione equa e dell'applicazione degli articoli 7 e 18 dello Statuto dei lavoratori, e via dicendo. Si tratta di una serie di garanzie sorte a tutela di un lavoro serio, libero e dignitoso; ma, al riguardo, si fronteggiano due interessi. Da un lato, si vorrebbe un ingresso indiscriminato degli extracomunitari in Italia, ritenendo che, una volta entrati e ottenuto il diritto al voto, costoro votino per il proprio partito; dall'altro, si vorrebbero, evidentemente, salvaguardare i principi affermati nel tempo dalle lotte dei lavoratori, principi risalenti già al 1948.
Nel confronto dei due interessi è prevalso quello di bottega. I comunisti non esistono più e quindi si fa in modo di avere, in questa Italia, lavoratori a due velocità delle quali una non implichi l'applicazione di tutte le guarentigie. Ciò è grave anche perché crea due pesi e due misure con riferimento allo stesso datore di lavoro; infatti, se quest'ultimo, pur essendo comunitario, proviene tuttavia da Pag. 30un Paese dell'Est, sosterrà costi del lavoro minori e potrà quindi occupare appalti e commesse, a tutto vantaggio, evidentemente, del suo Paese. Ciò peraltro non nuocerebbe nell'ambito di una concorrenza leale; evidentemente, infatti, la migliore organizzazione dell'azienda ne favorisce reddito e utili. In questo caso, però, emerge che l'utile viene realizzato non sulla base di un meccanismo che premia l'organizzazione, il mercato, l'inventiva e via dicendo: no, il meccanismo si basa, invece, sulla «pelle» di coloro che lavorano ovvero sulla pelle di quanti, pur lavorando nello stesso modo, percepiscono tuttavia una retribuzione inferiore. Ma la sinistra, dov'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, svolgerò una breve e veloce considerazione. Esiste ed è abbastanza diffuso il luogo comune secondo il quale le nostre imprese avrebbero necessariamente bisogno di lavoro extracomunitario. Ciò è in parte vero e in parte frutto di una distorsione.
Certamente, a volte le imprese preferiscono assumere personale extracomunitario perché ottengono dei risparmi, anche se non poi così rilevanti. Tuttavia, i risparmi sussistono semplicemente perché i costi sociali vengono posti a carico dello Stato, in particolare degli enti locali. Nei bei tempi andati, invece, l'imprenditore, quando doveva assumere molto personale, costruiva gli alloggi per gli operai; sarebbe forse il caso che, nel considerare questa operazione di trasferimento della forza lavoro qui da noi, gli imprenditori si facessero carico anche di ciò, senza scaricare i costi sugli enti locali. Infatti, da una attento ed approfondito esame emerge che l'operazione non è vantaggiosa e presenta anzi un costo molto rilevante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Onorevole Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento e, altresì, per dissentire da quanto detto dall'amico Garavaglia. Infatti, secondo la mia opinione, non bisogna fare in modo di offrire agli imprenditori la possibilità di avere manovalanza a basso costo; anzi, noi dobbiamo impedire che vi sia questa manovalanza a basso costo, soprattutto in nero.
Se la sinistra, non solo quella radicale, fosse coerente con i propri pensieri e con la propria filosofia, dovrebbe tutelare maggiormente il lavoro degli italiani in modo tale da non fare entrare in Italia gli extracomunitari o gli stranieri dell'Unione europea che lavorerebbero a basso costo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo solo per dimostrare - una volta di più - la malafede di questa sinistra. Voglio usare un termine ancora più forte: l'ipocrisia (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Infatti, la prova provata di queste mie parole - che di certo non invento io - noi l'abbiamo con l'affermazione del ministro Ferrero (Commenti) che proprio sui giornali ha rilasciato una dichiarazione...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

PAOLA GOISIS. È inutile che fischiate, so che la verità vi fa male (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Goisis, per cortesia!

PAOLA GOISIS. Il ministro Ferrero ha rilasciato alla stampa questa dichiarazione: ci vogliono gli extracomunitari nel nostro Paese perché costano la metà di quanto costa un lavoratore italiano. Solo questa affermazione basterebbe a dimostrare quanto siete falsi, ipocriti e in Pag. 31malafede (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 403
Votanti 401
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato
176
Hanno votato
no 225).

Prendo atto che il deputato Turco non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 5.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento Gioacchino Alfano 5.10, perché sembra chiarire meglio quanto previsto dal provvedimento. Tale emendamento propone di inserire la parola «legale», al comma 1, lettera b), capoverso 1-bis dell'articolo 5, dopo le parole «aventi sede». La norma dispone che «i lavoratori dipendenti, regolarmente retribuiti da datori di lavoro, persone fisiche o giuridiche, residenti o aventi sede in uno Stato dell'Unione europea» eccetera, senza specificare di quale sede si tratta. Non è una semplice sede, ma una sede legale.
L'emendamento dunque va nella direzione di una maggiore chiarezza. Pertanto, chiediamo che, all'interno di un provvedimento che non condividiamo nella sostanza, venga inserita una semplice modifica di questo tipo. È importante che si vada - lo ripeto: pur non condividendo questo provvedimento - verso una linea più chiara. Quello che volevamo comunque evidenziare con i vari interventi e che ho cercato di sottolineare anche prima è che può accadere - o potrebbe accadere o accadrà concretamente - che un'impresa italiana, nel momento in cui assume lavoratori extracomunitari, debba sottostare a tutta una serie di normative - ciò vale anche per i lavoratori italiani - riguardanti il mondo del lavoro, i sindacati, le questioni di igiene, e cosi via, diverse da quelle di tanti altri paesi anche «neocomunitari». Già questa è una differenza.
Si può considerare altresì l'ipotesi, anch'essa diversa, di un'impresa rumena che assume extracomunitari. La legge che noi abbiamo in materia, fortunatamente, è ancora rigida, grazie al fatto che la legge Bossi-Fini è comunque ancora in vigore, e speriamo lo sia ancora per molto. Non sappiamo quali siano le normative degli altri paesi in materia di immigrazione. Magari, sono più lassiste e semplici delle nostre.
Pertanto, la nostra impresa deve sottostare a normative - fortunatamente - restrittive, mentre le altre imprese che vengono in Italia, mentre prima dovevano avere il nulla osta (cosa che, in un certo modo, parificava l'impresa italiana con le nuova impresa), grazie a questo provvedimento, adesso potrebbero mettersi in regola con una semplice comunicazione. In altri paesi potrebbe capitare, invece, che si approvino leggi più blande e meno severe sul fronte dell'immigrazione.
Per questo, l'impresa italiana che assume extracomunitari potrebbe trovarsi in una situazione di disparità rispetto alle altre, che non è spiegata, né specificata, in questo provvedimento.
Questo è un aspetto che deve essere valutato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 32
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 431
Votanti 430
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato
193
Hanno votato
no 237).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, il mio l'emendamento 5.14 è volto ad inserire all'interno del provvedimento - che, non ci stancheremo mai di ricordarlo, noi non condividiamo - le caratteristiche più restrittive e, comunque, più serie rispetto a quanto previsto. Noi vogliamo inserire le parole «debitamente certificata dall'autorità nazionale competente in materia di politiche del lavoro» dopo le parole «prestazione di servizi ha luogo».
Ciò significa che un'impresa comunitaria, che può assumere lavoratori extracomunitari, deve sottostare a determinate normative - in questo caso, riguardano le politiche del lavoro - che, comunque, in Italia sono garantite. Infatti, dobbiamo sempre considerare che siamo un paese con una propria storia, un paese democratico, un paese che ha sempre considerato importanti i diritti dei lavoratori, i diritti sindacali, umani e civili, e, magari, nuove imprese neocomunitarie questi aspetti non li ha - noi diciamo sfortunatamente - ancora approfonditi come lo sono nel nostro paese. Quindi, gli emendamenti cercano di mettere sulla stessa linea, in debita uguaglianza, le nostre imprese rispetto a quelle neocomunitarie che verranno ad insediarsi nel nostro paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato
182
Hanno votato
no 235).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 428
Votanti 426
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato
188
Hanno votato
no 238).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento Fugatti 5.19 non può che essere approvato. Si tratta di capire come e perché c'è una situazione demenziale, dato che siamo qui a far finta di discutere una cosa sapendo che è già decisa. D'altronde, a parte l'indulto, è stato sempre così: mi dispiace per i colleghi di maggioranza che devono anche loro scaldare la sedia.
In questo caso, la questione è più rilevante e divertente al tempo stesso. La settimana scorsa abbiamo discusso ampiamente sull'ovvietà di inserire in Costituzione il principio secondo il quale l'italiano è la lingua ufficiale: ci pare una cosa abbastanza normale. Amica mia parle el Pag. 33milanes, quand sun chi parle l'italian: normalissimo, quanto a voler star al frances e ingles.
Venendo al merito dell'emendamento, qui si dice che la dichiarazione che devono effettuare i datori di lavoro deve essere fatta in lingua italiana. Quando si è discussa la questione, per noi assolutamente poco rilevante, dell'italiano inteso come lingua ufficiale, alla fine l'argomentazione più importante era che dovevamo fare in modo che l'italiano fosse la lingua ufficiale soprattutto nei confronti dell'esterno.
Questo è proprio un caso emblematico: se una ditta viene in Italia e vuole lavorare, per cortesia, che la sua dichiarazione venga fatta in italiano! Altrimenti, dovremo spendere dei soldi per fare la traduzione, che, soprattutto in enti di piccole dimensioni, non è logico né fattibile.
Pertanto, riteniamo sia necessario approvare questo emendamento. Si tratta di capire come ciò sia possibile, dal momento che questo decreto-legge è così blindato. Io non lo so, non è un problema nostro, ma della maggioranza, che ha deciso di governare in questo modo, approvando decreti-legge, ponendo questioni di fiducia e prendendo in giro tutti i parlamentari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.19 non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato
185
Hanno votato
no 243).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fugatti 5.22 e Gioacchino Alfano 5.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo brevemente perché questi emendamenti costituiscono la «prova del nove» dell'esattezza e della giustezza della impostazione che noi vogliamo dare a questo provvedimento.
Noi riteniamo che questo sia un meccanismo surrettizio per cercare di aumentare in ogni modo una immigrazione e, per l'esattezza, quella di cui questo paese non ha bisogno. Il segnale viene dato con questi emendamenti. Se è vero che i lavoratori servono all'azienda che viene da un altro paese comunitario e, quindi, se la comunicazione sostituisce il permesso di soggiorno, è chiaro che la liceità della permanenza sul territorio dello Stato da parte dello straniero, ammesso e non concesso che sia corretta l'impostazione generale di questo provvedimento, dovrebbe cessare nel momento in cui termina il rapporto di lavoro. Questa è una conseguenza logica.
Votare contro questi emendamenti significa andare allo scoperto, nel senso che questo provvedimento non ha il fine di regolamentare una certa situazione, ma quello di aprire le maglie della cosiddetta legge Bossi-Fini, che prevede, invece, una immigrazione corretta, secondo la quale in Italia possono entrare persone che hanno da dare e da ricevere e che intendano inserirsi in maniera seria nel nostro tessuto sociale, non quelle persone che vengono qui per altri fini, delinquenziali ed eversivi.
La logica vorrebbe, quindi, che alla cessazione del rapporto di lavoro consegua l'immediata cessazione della legalità della permanenza dello straniero in Italia, che deve tornare nella situazione quo ante. Una diversa impostazione farebbe emergere, evidentemente, l'indole vera del provvedimento, che ha il fine di provvedere agli ingressi illegali in questo paese. Per tali motivi, credo che questo emendamento debba essere approvato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 34

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, i soggetti chiamati in causa in relazione agli immigrati sono diversi, organi dello Stato e datori di lavoro, e a questi ultimi si riferiscono gli identici emendamenti in esame. I presupposti che autorizzano gli immigrati a permanere sul nostro territorio sono vari e i documenti necessari sono richiesti in base ai soggetti che li autorizzano a rimanere in Italia.
Gli identici emendamenti tendono a creare un rapporto diretto tra il datore di lavoro, che concede all'immigrato il documento per ottenere l'autorizzazione a rimanere in Italia per il periodo del rapporto di lavoro, e lo Stato. Nel momento in cui il rapporto tra il datore di lavoro e l'immigrato si interrompe, anche l'autorizzazione a permanere dovrà essere automaticamente rivalutata.
Possiamo dividere l'emendamento in due parti. La prima stabilisce il principio che si interrompa l'autorizzazione a permanere sul nostro territorio e che possa anche essere approfondita. Però, vi è una seconda parte, molto più importante, che stabilisce il principio della comunicazione agli organi competenti per far sapere che il presupposto che ha determinato l'emissione del documento a permanere è stato rimosso.
Per il bene dello stesso immigrato dobbiamo fare in modo che chi autorizza il soggetto a permanere in Italia debba sapere quale fine faccia e, allora, o stabiliamo il principio che una volta autorizzato l'extracomunitario a rimanere in Italia sulla base di un rapporto di lavoro esso rimane ugualmente, anche cessato tale rapporto, e il diritto originario fa in modo che il permesso rimanga o, poiché il permesso è funzionale ad un'attività di lavoro subordinato, nel momento in cui essa si interrompe cessa anche automaticamente l'autorizzazione a permanere sul territorio nazionale.
La seconda parte degli emendamenti che prevede la comunicazione da parte del datore di lavoro o di chi lo ha autorizzato è indispensabile, perché gli stessi soggetti che hanno ricevuto i documenti in funzione del rapporto di lavoro devono sapere se tale autorizzazione si interromperà automaticamente alla cessazione del rapporto di lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Gioacchino Alfano 5.23. Inoltre, nel fare mie le considerazioni svolte ora dall'onorevole Gioacchino Alfano, vorrei altresì sottolineare che si tratta di emendamenti diretti a ribadire la necessità di collegare la presenza degli immigrati all'effettiva esistenza di un rapporto di lavoro nella duplice preoccupazione di assicurare, attraverso adeguati controlli e precisi obblighi, piena tutela al lavoratore così come alla collettività.
Nel primo caso si tratta di una tutela che garantisca gli immigrati dal rischio di sfruttamento, di lavoro nero e, nel secondo caso, si tratta di una tutela con riferimento alla collettività, tenendo conto del rischio grandissimo che si corre di fronte ad una presenza clandestina non giustificata da ragioni rilevanti come l'esistenza di un rapporto di lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengono soprattutto in riferimento al precedente emendamento, che sottoscrivo insieme all'emendamento Fugatti 5.22. È necessario capire quali siano le motivazioni che hanno indotto la maggioranza a votare contro l'emendamento Fugatti 5.19, volto semplicemente a stabilire che le dichiarazioni fossero redatte in lingua italiana. Capisco che la sinistra cerchi di creare nuovi posti di lavoro, ma non Pag. 35bisognerebbe agevolare soltanto i traduttori con il provvedimento al nostro esame.
Provate a presentare una domanda in un altro paese, non dico gli Stati Uniti ma un paese del «blocco sovietico» o a Cuba, in lingua italiana per lavorare in quel territorio e vedrete se sarà accettata o presa maggiormente in considerazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, si noi no volemo che questo decreto sia la solita bufala della sinistra, è dovere di tutta l'Assemblea votare questo emendamento. Avete detto che il permesso di soggiorno è condizionato al posto di lavoro? È chiaro, quindi, che, venuto meno il posto di lavoro, deve decadere anche il permesso di soggiorno! Ma, mi gho un dubbio: quest'Assemblea, soprattutto una parte di essa, non voterà, dimostrando ancora una volta che la vera volontà della sinistra è di riempirsi ancora di extracomunitari, per cambiare la società della nostra penisola e renderla tutta di un colore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.

MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, è un vero peccato che questo provvedimento sia blindato, perché molti degli emendamenti presentati sono di buon senso e migliorativi dello stesso, essendo volti a garantire ulteriormente sia i cittadini italiani sia i cittadini stranieri ed extracomunitari, che vivono e regolarmente lavorano nel nostro territorio. Precisare che la sede delle persone giuridiche deve essere la sede legale o che la dichiarazione deve essere redatta in lingua italiana e sottoscritta da un traduttore abilitato sono tutti interventi migliorativi del testo. In particolare, poi, è di assoluto buon senso quanto indicato dall'emendamento Gioacchino Alfano 5.23, che chiedo di sottoscrivere: si intende precisare che il permesso di soggiorno, essendo condizionato all'esistenza del rapporto di lavoro che ne ha determinato la concessione, cessa quando cessa il rapporto di lavoro. Sono convinta che, se non avessimo la costrizione dell'urgenza sul provvedimento al nostro esame, da noi fortemente criticata per il fatto che si proceda in tal modo su questa materia, troveremmo la condivisione dei colleghi della maggioranza su alcuni di questi emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questi due emendamenti, per motivi leggermente diversi dai colleghi che mi hanno proceduto. Essi vogliono tutelare il lavoratore extracomunitario che cessa da un rapporto di lavoro dipendente e a non lasciarlo in balìa dei soliti kapò che li reclutano per il lavoro nero. Onorevoli colleghi, questa mattina, abbiamo ricevuto, quale gentile omaggio, da parte del senatore Pallaro, un libro che tratta dei nostri concittadini emigrati in Argentina, dal quale si evince che essi si sono integrati in quel paese, perché sono andati a lavorare lì seriamente e alla luce del sole, essendo riconosciuta loro la tutela di non lavorare mai in nero e sotto ricatto. Non possiamo permetterci di lasciare un lavoratore extracomunitario, quando gli viene interrotto il rapporto di lavoro, in balìa di organizzazioni «pseudocriminali o criminali», che li obbligano a lavorare sottocosto, in condizioni precarie e senza sicurezza. Abbiamo fatto venire gli extracomunitari? Allora, dobbiamo tutelarli ed impedire che siano sfruttati. Tra l'altro, il contrasto allo sfruttamento è un tema nostro, della sinistra riformista, e non certo dei padroni o degli sfruttatori.
È per tale motivo che vi invito a riflettere su questi identici emendamenti. Se sarà necessario, rinviamo pure questo provvedimento al Senato e facciamo lavorare i senatori un giorno in più, anche se dovessero stare in Parlamento nel giorno Pag. 36di Pasqua! In tal modo, potremmo augurare veramente una buona Pasqua ai lavoratori stranieri, che non saranno più sfruttati da organizzazioni di tutti i colori, che approfittano della loro debolezza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fugatti 5.22 e Gioacchino Alfano 5.23, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 430
Votanti 428
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato
187
Hanno votato
no 241).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, con questo emendamento si torna a discutere del tema del permesso di soggiorno. In base alla legge cosiddetta Bossi-Fini, il permesso è concesso a chi è presente nel nostro paese e svolge una attività lavorativa. Ancora oggi, fortunatamente, questa parte della legge è in vigore e non è stata cambiata. Stiamo parlando del principio cardine della disciplina dell'immigrazione: uno straniero, presente in Italia, deve avere un lavoro. Queste due circostanze portano alla concessione del permesso di soggiorno perché si ritiene che colui il quale, trovandosi in Italia, abbia un lavoro sia in grado di vivere del proprio, di sostentarsi e di mantenere la propria famiglia. Questo è il principio cardine della legge che, come sappiamo, lentamente sarà smantellato da parte della sinistra, per una pura ragione ideologica. Ciò creerà una serie di problematiche poiché, come afferma il ministro Ferrero, anche nel nostro paese gli stranieri verranno semplicemente alla ricerca di un lavoro, come se ci fosse lavoro per tutti, e non perché abbiano già un lavoro.
Tutto questo causerà gravi effetti soprattutto sulle comunità locali, che sono quelle che subiranno la maggiore presenza di extracomunitari. Non lo affermiamo per ideologia, ma basandoci su un dato di fatto: saranno gli enti locali e le popolazioni residenti a dover sopportare questo problema. So di non essere ascoltato, ma la realtà è questa. Facciamo un esempio, quello dei rom. Abbiamo, anzi, avete approvato in Assemblea una serie di disposizioni riguardanti i cittadini rumeni, a seguito dell'adesione della Romania all'Unione europea. Si tratta di una serie di facilitazioni per la loro circolazione all'interno del nostro paese. Però, andate a visitare le città italiane e andate a vedere quanti sono i rom insediati nelle baraccopoli! La loro presenza grava, oltre che sulle popolazioni residenti, anche sugli enti locali che in qualche modo li devono sostentare e devono trovare loro una sistemazione. Vi illustro l'esempio più evidente. Il sindaco di Trento, Pacher, dei Democratici di sinistra, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornali, a seguito delle proteste delle popolazioni dovute al continuo arrivo di rom, a causa delle leggi che voi avete approvato. Quel sindaco afferma che altri ancora ne arriveranno, perché queste sono le leggi che sono state volute dal Governo. Altri rom arriveranno e altri problemi ci saranno per le popolazioni residenti e per chi si trova a governare gli enti locali, i quali dovranno trovare il denaro, le strutture e un sistema per assicurare una vita decente a queste persone che abbiamo invitato nel nostro paese. Sono state abrogate alcune norme e queste persone sono state illuse sul fatto che avrebbero trovato anche un posto di lavoro, una casa o comunque una abitazione decente rispetto al nostro normale standard. Stanno nascendo baraccopoli non soltanto in alcune, ma in tutte le città italiane. Pag. 37
Questo lo dicono gli amministratori locali del centrosinistra, non lo diciamo noi, che siamo sempre descritti da voi come i soliti razzisti e i soliti ignoranti! Lo dicono, come ripeto, gli amministratori locali di centrosinistra! Oggi sta accadendo quello che noi, a suo tempo, quando è stato approvato il provvedimento relativo ai cittadini rumeni, prevedevamo sarebbe accaduto.
Accadrà lo stesso quando riuscirete - se riuscirete - a scrivere un disegno di legge sull'immigrazione, privo del collegamento tra il permesso di soggiorno e l'attività lavorativa. Accadrà lo stesso, ma non sarà il Parlamento a subirne gli effetti, bensì gli enti locali che quotidianamente devono scontare gli effetti delle norme pazzesche che state introducendo. Andatevi a leggere cosa dice il sindaco diessino di Trento sulle norme che avete approvato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento Fugatti 5.24 e ribadire la disapprovazione del gruppo Lega Nord Padania. Infatti, siamo assolutamente contrari al fatto che gli immigrati, venuti in Italia per lavorare, rimangano sul nostro territorio in assoluta latitanza nel periodo successivo. Vorrei rivendicare infine un vecchio motto piemontese: «Turna a cà tua!».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, la mia idea di immigrazione è molto diversa da quella dell'amico e collega Fugatti, perché ritengo che su di essa vada svolto un ragionamento molto ampio, in particolare sul suo collegamento al tema del lavoro. Inoltre, considero l'immigrazione uno degli elementi virtuosi perché permette l'allargamento della base dei posti di lavoro che, una volta regolarizzata, estende la contribuzione anche ai fini previdenziali. È in gran parte grazie alla presenza di molti immigrati regolarizzati che forse possiamo garantire un futuro ai nostri giovani.
Tuttavia, ciò che condivido dell'emendamento Fugatti 5.24 è proprio il fatto che esso è ispirato al buonsenso. Il testo dell'emendamento in oggetto parla da sé: «Il permesso di soggiorno è revocato all'atto di cessazione del rapporto di lavoro che ne ha determinato la concessione». A me sembra che si tratti di una posizione fin troppo illuminata, di fronte alla quale è difficile dire di no. La legge Bossi-Fini giustamente subordina la presenza sul territorio italiano dell'immigrato non clandestino al rapporto di lavoro. Pertanto, chi ha un rapporto di lavoro può restare sul nostro territorio ed ha diritto al permesso, mentre chi entra clandestinamente, a prescindere quindi da un rapporto di lavoro, deve ricevere una altro trattamento che non può ovviamente essere di accoglienza tout court. In questo senso, considero l'emendamento presentato dal collega Fugatti molto ragionevole e condivisibile. A questo punto cresce il sospetto che la maggioranza tenti in maniera subdola di modificare la normativa della legge Bossi-Fini tramite qualche norma introdotta tra le righe del testo del decreto-legge. Essa si rende conto di aver compiuto un eccesso ed una forzatura al Senato rispetto alle leggi attualmente in vigore, all'impostazione che disciplina l'intero settore dell'immigrazione, alle normative che comminano le sanzioni in caso di clandestinità ed alle norme che riguardano i lavoratori stranieri extracomunitari.
Si tratta evidentemente di un altro elemento che va messo sul piatto della valutazione politica sull'atteggiamento tenuto della maggioranza e del Governo, anche in ordine ad alcuni emendamenti non necessariamente soppressivi - interamente o in parte - di articoli, bensì migliorativi del testo. Le ragioni di tale atteggiamento vanno ricercate nell'impossibilità - denunciata sin dalla discussione generale dal nostro capogruppo in sede di Pag. 38Commissione finanze, onorevole Gioacchino Alfano, e da me personalmente ripresa in sede di intervento sul complesso degli emendamenti - di poter modificare il testo del decreto-legge. Infatti, la maggioranza ed il Governo hanno deciso di tenere in giacenza presso il Senato della Repubblica il provvedimento e di inviarlo alla Camera dei deputati giusto in tempo per la sua conversione, senza dare alcuno spazio alle proposte emendative migliorative.
È evidente che anche di fronte a questo emendamento, che io personalmente condivido anche se in parte distante dalla mia personale posizione in materia di immigrazione, sappiamo già, nel momento in cui lo andiamo ad illustrare, che vi sarà l'ennesima chiusura da parte del relatore e del Governo, non soltanto per questioni di merito, ma proprio per questioni di metodo. Questo provvedimento non può essere modificato di una sola virgola.
Presidente, se noi sfidassimo il Governo a modificare anche una sola virgola di questo provvedimento, per dare un segnale all'opposizione di una certa disponibilità ad accogliere proposte sensate, vedremmo il rappresentante dell'Esecutivo alzarsi e scusarsi di non poter modificare anche una sola virgola per non dover rimandare il testo al Senato per farlo approvare. Nei fatti abbiamo già superato il problema del bicameralismo perfetto, al di là di qualsiasi tentativo di riforma costituzionale che potremmo compiere, perché sappiamo ormai che una sola delle due Camere può approvare o modificare il testo di un decreto-legge, dal momento che il rimpallo dei testi legislativi tra Camera e Senato è abbondantemente superata dal mantenimento del decreto-legge fino quasi alla scadenza del tempo limite per fare in modo che la Camera successiva non possa modificarlo, approvandolo con una specie di voto di fiducia di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti delle classi III A e III B dell'Istituto Sacro Cuore di Trento, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bucchino. Ne ha facoltà.

GINO BUCCHINO. Ho seguito gli interventi dei colleghi della Lega Nord, in particolare quello dell'onorevole Fugatti, e vorrei chiedere loro se a loro avviso l'Italia faccia parte o meno dell'Europa o se invece si trovi in Africa, circondata da paesi africani piuttosto che da paesi europei. Ricordo all'onorevole Fugatti che i cittadini rumeni ed i cittadini bulgari sono entrati a far parte dal 1 gennaio di questo anno dell'Unione europea. Posso immaginare che cosa l'onorevole Fugatti vorrebbe fare dei rom, vorrei rilevare però che essi sono cittadini europei e che l'Italia si è adeguata ad un quadro normativo comunitario, recentemente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 marzo di quest'anno, relativo al diritto di soggiorno dei cittadini comunitari in altro Stato.
L'Europa è intervenuta al fine di evitare oneri eccessivi per il sistema di assistenza sociale dello Stato membro ospitante condizionando, quindi, il diritto di soggiorno dei cittadini comunitari al possesso di determinati requisiti. Segnalo che fino ad un periodo inferiore ai tre mesi è prevista la libera circolazione, mentre per un periodo superiore è stato riconosciuto il diritto di soggiorno senza obbligo di chiedere la carta di soggiorno quando il cittadino europeo è lavoratore subordinato o autonomo nello Stato ospitante, dispone di risorse economiche sufficienti, nonché di un'assicurazione sanitaria o altro titolo idoneo, o è iscritto presso un istituto pubblico o privato per seguire un corso di studi.
Voglio chiedere ancora all'onorevole Fugatti se sa che la Romania fa parte dell'Europa così come l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.

Pag. 39

GABRIELE FRIGATO. Anche io mi riferisco ad una frase che personalmente non posso assolutamente accettare. Un collega, parlando di temi così delicati come quello dell'immigrazione, ha detto, citando un vecchio proverbio: torna a ca' tua. Penso che si tratti di una frase che veniva rivolta a quei lavoratori che dal Sud del paese venivano verso il Nord. Signor Presidente e colleghi, credo sia giusto ricordare che le nostre città sono migliori anche con il lavoro, anche con il sacrificio e con l'impegno di tanti lavoratori che dal Sud del paese sono venuti a trovare fortuna, facendo la fortuna dell'intero paese, anche del Nord.
Cari colleghi della Lega, non è certamente cavalcando le paure che possiamo pensare ad un paese migliore!

PRESIDENTE. Onorevole Frigato...

GABRIELE FRIGATO. Per fortuna, il paese ha capito la vostra demagogia, la vostra incapacità di produrre qualcosa, di pensare qualcosa, di operare in una società pluralista, complessa e multirazziale!

PRESIDENTE. La prego...

GABRIELE FRIGATO. Colleghi, penso che, qualche volta, anche voi dobbiate fare conti con il tema dell'integrazione sociale (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor presidente, vorrei rispondere brevemente al collega Bucchino. È vero che la Romania è nell'Unione europea (infatti, i contributi comunitari destinati al meridione sono stati dimezzati, proprio a causa di questo allargamento), ma non è questo il tema.
Sappiamo che in Europa vi era la possibilità di una moratoria sugli accessi. L'Italia, a differenza di altri paesi europei, ha scelto di non applicare questa moratoria. Risultato: si prevede l'accesso in Italia di circa 250 mila fra rumeni e bulgari. In base a quanto risulta agli uffici della Camera dei deputati, ciò costa circa 60 milioni di euro. C'è chi afferma che così va bene. Noi sosteniamo che chi arriva in Italia ha il diritto di vivere in maniera civile, non nelle baraccopoli! Certamente, non risolviamo il problema dell'immigrazione facendo venire tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Armani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, sui giornali di oggi, buona parte della maggioranza si straccia le vesti perché Telecom rischia di non essere più italiana. Poco fa, avete respinto alcune proposte emendative. Conseguentemente, si consegnerà il mercato del lavoro del nostro paese agli imprenditori delle aziende interinali dell'Est. Eppure, inspiegabilmente, non si parla di italianità.
La settimana scorsa, in quest'aula, avete sottolineato l'importanza di parlare la lingua italiana. Eppure, poco fa, è stato respinto un emendamento che stabiliva che, per entrare nel nostro paese, occorre conoscere la nostra lingua. Ed ora, ci ricordate che la Romania è entrata in Europa.
Vorrei ricordare che anche la Gran Bretagna fa parte dell'Europa, anzi è uno dei paesi fondatori dell'Europa. Ciononostante, non ha aderito a Schengen e non fa la politica delle «porte aperte», senza alcun parametro, nei confronti degli immigrati, al fine di garantire, nel proprio paese, il rispetto delle proprie leggi, della sicurezza e del mercato del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, non dobbiamo dire alla manovalanza extracomunitaria: «Torna a casa Pag. 40tua!». Dobbiamo essere solidali e sicuramente dire: «Rimani a casa tua!». Infatti, il compito dell'Europa deve essere quello di favorire la permanenza sul territorio nativo di ciascun cittadino libero europeo.
Per questo motivo, il parere favorevole su questo emendamento deve essere espresso dalla maggioranza di questa Camera, affinché ciò possa significativamente migliorare e perfezionare questa norma.

STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo perché sono stato tirato in ballo.
Per quanto riguarda l'integrazione, sarebbe piacevole un'integrazione coerente ed omogenea, ma non mi sembra sia così, da quanto si evince dalle dichiarazioni dell'imam di Torino che ha fatto certe considerazioni, non solo sui piemontesi, ma, in generale, sugli italiani! Perciò, rimangiatevi le vostre parole!
Inoltre, sarebbe cosa gradita, da piemontese, che non fosse storpiata l'espressione dialettale «turna a cà tua!», che in italiano vuol dire: torna a casa tua. Io, che non storpio le altre lingue locali (napoletano, siciliano o lombardo), mi sento offeso come piemontese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Vorrei che la Presidenza riprendesse questi atteggiamenti offensivi nei confronti del grandioso popolo piemontese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 421
Votanti 409
Astenuti 12
Maggioranza 205
Hanno votato
167
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che la deputata Siliquini non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame è un corollario del precedente. Vorrei, tuttavia, che si svolgesse un ragionamento una volta tanto sereno e razionale sul tema dell'immigrazione.
Il testo della proposta emendativa risulta del seguente tenore: «L'Autorità di pubblica sicurezza monitora l'effettiva sussistenza del rapporto di lavoro presupposto della concessione del permesso di soggiorno e segnala tempestivamente la sua avvenuta cessazione ai fini della revoca».
Una certa parte di questo Parlamento è convinta che tutti i problemi si risolvano una volta che si giunge nel nostro paese, ma purtroppo non è così perché la soluzione ai medesimi si rinviene solo se la persona, dopo essere entrata in Italia, trova un lavoro ed una casa, integrandosi in modo effettivo.
Cosa succede, invece, a chi, non entrando in questo circuito, non trova un lavoro regolare? Delle due l'una: se cessa il suo rapporto di lavoro, deve trovarne un altro. È opportuno che lo si sappia per adottare i giusti provvedimenti, quanto meno per fornire aiuto nella ricerca di un nuovo posto di lavoro, altrimenti, l'immigrato che perde il posto di lavoro entra automaticamente in una condizione di irregolarità e diventa manovalanza della criminalità organizzata. Non penso che nemmeno la sinistra più estrema sia favorevole a questo processo! Figuriamoci poi per chi giunge in Italia, senza avere mai avuto un posto di lavoro! Che le Pag. 41autorità di pubblica sicurezza non debbano verificare questa condizione, ci pare assolutamente fuori da ogni logica!
Vorrei chiarire un concetto: la Lega Nord non è contro l'immigrazione in quanto tale o chi giunge in Italia, lavora onestamente e paga le tasse, contribuendo al benessere della Padania e del paese. Ci mancherebbe altro! Siamo contro chi giunge e rimane in Italia in maniera irregolare e, pertanto, vogliamo che entri nel nostro paese, vivendo in maniera civile e decente!
Vorrei fare un esempio. Nel mio piccolo comune sono stati istituiti due servizi a tutela e a supporto della maternità: un Centro Aiuto alla Vita (un CAV) ed un centro tutela minori, a supporto di coloro che sono allontanati dalle famiglie.
Ebbene, l'utenza di questi servizi è costituita al 90 per cento da immigrati. Quindi, noi non siamo cattivi e razzisti come amate dipingerci! Quando qualcuno giunge in Italia, cerchiamo di fare di tutto perché si integri veramente e viva in maniera decente.
Non vogliamo l'accesso indiscriminato, perché è assolutamente impossibile consentire a tutti di giungere in Italia e di vivere in maniera civile e decente. Per noi è talmente ovvio! Di solito la Lega porta avanti le battaglie che la gente vuole davvero, ma non vorremmo trovarci tra qualche anno a piangere sul latte versato, perché poi il fenomeno è completamente fuori controllo!
Cercate - magari in una sede più opportuna - di ragionare in modo sereno sull'immigrazione che non può essere solo vista come voto di scambio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.26, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 421
Votanti 401
Astenuti 20
Maggioranza 201
Hanno votato
163
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Prendo atto altresì che il deputato Ciro Alfano non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, mi sono assentato un attimo e so di essere stato citato da un collega. Mi sembra di aver compreso le motivazioni di tale intervento.
Per quanto concerne il problema dell'impostazione ideologica rispetto al fenomeno dell'immigrazione siamo tutti d'accordo. Infatti, da una parte vi è una sinistra che, ideologicamente, ragiona in termini di «frontiere aperte», poiché ritiene, in base alle proprie convinzioni, che possa esistere comunque una soluzione accettabile di vita; d'altra parte, invece, ci siamo noi, che sosteniamo che la permanenza sul territorio debba essere collegata al permesso di soggiorno.
Si è parlato dei rumeni, dell'Unione europea e di tante questioni. Vorrei osservare, tuttavia, che l'impostazione ideologica è una cosa, mentre le conseguenze pratiche - mi riferisco a chi subisce concretamente gli effetti di certe decisioni, le quali possono essere assunte dall'Europa ed avallate da Parlamenti nazionali o altro - sono un'altra!
Vorrei leggervi, visto che torniamo a parlare di rom, ciò che ha affermato un sindaco diessino (da me precedentemente solo ricordato) sulla situazione che si sta verificando a seguito dell'approvazione di Pag. 42alcune normative, da parte di questo Parlamento e di questa maggioranza, nei mesi precedenti.
Ricordo che, a Trento, esiste il fenomeno delle cosiddette baraccopoli, il quale è notevolmente aumentato negli ultimi mesi. Ebbene, il sindaco diessino ha dichiarato: «(...) Noi ci faremo carico di questa gente e dei problemi dei residenti» - perché vi sono anche le difficoltà dei residenti, i quali devono convivere con tale situazione! - «Ma non possono essere i comuni» - prosegue tale sindaco - «a fronteggiare un fenomeno così vasto e sappiamo che, appena trovata una sistemazione migliore a questi sessanta» - poiché questi rom sono una sessantina - «ammesso che la vogliano» - c'è anche un altro problema: bisogna vedere se la accettino, perché ormai non la vogliono! - «ne arriveranno altrettanti a sostituirli»!
Ebbene, questa è la situazione in cui si trovano gli enti locali, e non solo quelli governati dalla Casa delle libertà, dal centrodestra o dalla Lega, ma anche quelli amministrati dal centrosinistra. Questo fenomeno si verifica proprio a causa delle leggi approvate da questo Parlamento e dell'impostazione di questa maggioranza!
Ricordo che il mio collega Garavaglia ha già parlato del problema della moratoria. Ebbene, se proseguissimo di questo passo, eliminando il permesso di soggiorno - perché questa è la vostra impostazione! -, per gli enti locali la situazione peggiorerà sempre di più, perché sono proprio loro, assieme alle Forze dell'ordine, a dover gestire tale fenomeno, poiché voi sostenete una soluzione del tutto ideologica!
Si tratta soltanto del primo esempio: più avanti, ne porteremo degli altri!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).

MAURIZIO FUGATTI. Oooh!!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
Prego, onorevole Goisis.

PAOLA GOISIS. Accolgo con piacere le vostre «esternazioni» ogni volta che parlo! Evidentemente, vi do molto fastidio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, si rivolga alla Presidenza (Commenti)!

PAOLA GOISIS. A riprova (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Per cortesia, si rivolga alla Presidenza (Commenti)...!

PAOLA GOISIS. Va bene! Signor Presidente (Commenti)...!

PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente...!

PAOLA GOISIS. Grazie, Presidente!
A riprova di ciò, voglio accusare questa sinistra di razzismo (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) nei nostri confronti, cioè di noi veneti, lombardi, piemontesi e liguri, perché ci costringete a vivere da sudditi in casa nostra!
Questa è la prima questione! In secondo luogo, siete razzisti anche nei confronti degli extracomunitari, che voi fingete di voler tutelare, perché, in realtà, li obbligate ad essere sfruttati dai loro kapò, come avete dimostrato in precedenza, non accettando i nostri emendamenti!
Non solo: li obbligate a vivere nelle baraccopoli (Commenti)! Non solo: obbligate le loro ragazze e le loro figlie a fare le prostitute, per il vostro piacere (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi)!

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, per cortesia, si avvii a concludere!

PAOLA GOISIS. Ho capito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Vivi commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi)!

PRESIDENTE. Onorevole Goisis...!

Pag. 43

PAOLA GOISIS. E le destinate, ancora una volta, ad essere picchiate e magari uccise, come predicano i loro imam, che voi non mandate fuori (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

FRANCESCO TOLOTTI. Non può dire queste cose!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole...!

PAOLA GOISIS. Ma voglio ricordarvi che noi del Nord...

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, per cortesia!

PAOLA GOISIS. ...voemo essere paroni a casa nostra: ricordatevelo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, cerchiamo di ricondurre il dibattito su un piano di sereno confronto politico.

PAOLA GOISIS. Presidente, mi interrompono sempre!

PRESIDENTE. Lo dico per tutti. Lo dico sia per le esternazioni che vengono fatte nei suoi confronti, onorevole Goisis, sia anche per riportare serenità all'interno di quest'aula. Onorevoli colleghi, ovviamente siete pregati di non esporre...

PAOLA GOISIS. Presidente, lei deve tutelare tutti i parlamentari, anche quelli della Lega Nord!

PRESIDENTE. Onorevole Goisis, sto tutelando tutti! Con grande serietà tutelo tutti gli esponenti di questa Camera sia per quanto attiene al diritto di esporre le proprie opinioni, sia per quanto attiene alla necessità di riportare il dibattito in Assemblea su un terreno di sereno confronto.

FRANCESCO TOLOTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TOLOTTI. Signor Presidente, intervengo solo per richiamare, se possibile, l'attenzione sul fatto che nel corso del dibattito non è accettabile che una collega si rivolga ad una parte dell'Assemblea con le osservazioni che ha fatto adesso l'onorevole Goisis perché non si tratta di opinioni politiche (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Sono accuse gravi e pronunciate irresponsabilmente (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

DAVIDE CAPARINI. Ma cosa vuoi!

FEDERICO BRICOLO. Stai zitto!

PRESIDENTE. Se possiamo procedere...

PAOLA GOISIS. La verità fa male!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Colleghi, non è tollerabile questo comportamento! Per cortesia! Questo vale per tutti (Commenti)!
Onorevoli colleghi (Deputati del gruppo Lega Nord Padania si avvicinano al deputato Tolotti; i commessi si frappongono tra quest'ultimo e deputati del gruppo della Lega Nord Padania)! Onorevoli colleghi!
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,10 è ripresa alle 13,20.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, riprendiamo l'esame dell'emendamento Fugatti 5.27. Ovviamente, auspico che si intenda tornare ad un lavoro sereno nell'ambito del provvedimento che stiamo esaminando.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.27, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la Pag. 44V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 351
Votanti 348
Astenuti 3
Maggioranza 175
Hanno votato
136
Hanno votato
no 212).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5-bis.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 361
Votanti 359
Astenuti 2
Maggioranza 180
Hanno votato
145
Hanno votato
no 214).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5-bis.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 372
Votanti 370
Astenuti 2
Maggioranza 186
Hanno votato
155
Hanno votato
no 215).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5-ter.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato
158
Hanno votato
no 220).

Passiamo all'emendamento Gioacchino Alfano 5-ter.2.

GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene. È così esaurito l'esame degli emendamenti.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.30.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15,35.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Bimbi, D'Elia, De Simone, Donadi, Maroni, Mattarella, Pagliarini, Villetti e Zacchera sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 45

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zipponi, che per la verità aveva già chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori al termine della seduta antimeridiana. Ne ha facoltà.

MAURIZIO ZIPPONI. Ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori in quanto in questi giorni la stampa riferisce del pericolo che un'azienda strategica per l'Italia passi in mano straniera. Mi riferisco alla Telecom. La questione riguarda la proprietà della Telecom e della rete, cioè di quell'autostrada da cui passano, o passeranno, contemporaneamente Internet, telefono, TV e tanti altri servizi pubblici per i cittadini e per le imprese.
Gli investimenti sulla banda larga per raggiungere tutto il territorio italiano, in particolare il Mezzogiorno, sono fondamentali per sviluppare le attività e le relazioni, cioè sono un fattore di competitività del sistema. In Europa, a partire dalla Francia e dalla Germania, le reti di distribuzione dell'energia e delle telecomunicazioni sono e rimarranno sotto ferreo controllo pubblico. In Italia, la Telecom è stata invece venduta prima ai «furbetti» capeggiati da Gnutti, poi a Tronchetti Provera. L'acquisto è avvenuto indebitando l'azienda, con zero investimenti, tagliando i servizi ai dipendenti e mettendo in crisi tutto il sistema italiano delle telecomunicazioni, laddove gli azionisti in questi anni hanno continuato a percepire dividendi.
È strano, Presidente, che la magistratura non abbia nulla da dire su queste operazioni, lesive degli interessi dell'82 per cento degli azionisti, visto che Tronchetti Provera controlla Telecom con solo il 18 per cento delle azioni, lesive degli interessi nazionali, lesive per le imprese italiane, lesive per gli 80 mila lavoratori dell'azienda. La nostra proposta è quella di far valere l'interesse dello Stato italiano attraverso la verifica delle concessioni alla Telecom, visto che come per Autostrade Spa nulla è stato fatto per mantenere e sviluppare quell'azienda; anzi siamo in presenza di un degrado impiantistico e tecnologico anche della rete fissa. Ci fa specie che invece di considerare Telecom un errore clamoroso da non ripetere, forze interne al Governo e all'opposizione vogliono proseguire su quella strada fallimentare, ad esempio separando dall'ENI (azienda italiana con azionista pubblico) la rete del gas (Snam Rete Gas).
Perseverare nell'errore è semplicemente diabolico! Le aziende italiane dell'energia e delle comunicazioni sono un interesse collettivo nazionale, di cui il Governo e il Parlamento devono discutere. La rete delle telecomunicazioni deve tornare di proprietà pubblica, perché è un bene comune, che intreccia anche questioni delicatissime, come le intercettazioni, sottoposte in questi mesi ad indagini da parte della magistratura. Non possiamo permettere che il nostro paese diventi una colonia e perda sovranità sui fondamentali del sistema economico. Per questo motivo, signor Presidente, chiediamo che il Governo riferisca e discuta in Parlamento di questo argomento, indicando quali scelte industriali e di sviluppo vogliamo perseguire (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

PRESIDENTE. Onorevole Zipponi, ho consentito che lei terminasse il suo intervento, sebbene la questione da lei posta sia di merito e non attenga all'ordine dei lavori. Vorrei tuttavia evitare di aprire adesso un dibattito sull'argomento. Lo dico anche per gli onorevoli che hanno chiesto la parola.
Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, per la verità sono sorpreso dal fatto che la Presidenza abbia consentito un intervento di così ampia motivazione alla giusta richiesta avanzata dal collega.
Anch'io mi associo alla richiesta che il Governo riferisca al più presto sull'argomento, ma naturalmente, se dovessi intervenire nel merito, non una delle parole pronunziate dal mio autorevole collega Pag. 46sarebbe da me condivisa. Anzi, ritengo si tratti di un'impostazione esiziale per il nostro paese e mi auguro che il Governo voglia distanziarsi profondamente da quelle parole, dalle parole che ha pronunziato il Presidente di questa Camera che sono veramente molto gravi sul piano istituzionale e politico.

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, vorrei associarmi, nel merito e nella forma, all'intervento svolto dal collega La Malfa. Egli mi ha preceduto e condivido il senso delle sue parole.

GIORGIO JANNONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, accogliendo il suo invito, cercherò di svolgere un breve intervento.
Senza entrare nel merito della questione, non posso certamente non contraddire il percorso logico e dialettico svolto dall'esponente del gruppo di Rifondazione Comunista.
Vorrei ribadire anche io il nostro totale dissenso dalle considerazioni espresse, convinti che sia il mercato a dover stabilire determinate logiche di acquisizione. Non deve essere certo lo Stato ad intervenire in ordine a problemi e decisioni che spettano ad un consiglio di amministrazione di una società che oggi è privata.
È vero che il comparto delle telecomunicazioni è delicato, ma è anche vero che sarebbe un gravissimo errore un'interdizione da parte dello Stato su decisioni di questo tipo.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, rappresenterò al Presidente della Camera le riflessioni svolte in ordine alla questione sollevata.

AUGUSTO ROCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, deputate e deputati, Alite Cardella, 59 anni, vedova, due figli. È l'ennesima tragica morte sul lavoro di oggi. In una grande azienda di Castelplanio, l'industria del pollo Arena, questa mattina si è verificato un grave infortunio sul lavoro. Un incendio ha distrutto parti dello stabilimento e questa lavoratrice ha perso la vita.
Siamo ormai di fronte ad una strage quotidiana di lavoratori e lavoratrici. È un fatto gravissimo che non può essere affrontato con apatia, considerandolo come l'inevitabile ed ulteriore tragico avvenimento di morte sul lavoro.
Si tratta di un'azienda di 600 dipendenti, il cui organico è costituito per la metà da dipendenti con contratto a termine: non una piccola azienda qualsiasi, ma una grande industria nella quale, per tali condizioni di lavoro e di sicurezza, è accaduto un fatto così drammatico.
Ho chiesto la parola per sottoporre con forza all'Assemblea non solo fatti così drammatici, ma anche per sollecitare il Governo ad intervenire celermente, affinché vengano adottati un Testo unico sulla sicurezza del lavoro, uno strumento legislativo capace di intervenire efficacemente nell'ambito della prevenzione degli infortuni per la realizzazione di strumenti di sicurezza sul lavoro, nonché una legge che superi definitivamente l'uso abnorme del contratto a termine che determina situazioni di precarietà. Queste problematiche devono essere affrontate e superate nel paese!
Rivolgo, quindi, un richiamo urgente al Governo, affinché intervenga a livello legislativo per fare in modo che i provvedimenti di cui si sta discutendo nelle varie Commissioni vengano trasmessi all'Assemblea per il loro esame ed approvazione.
Infine, credo che si debba manifestare da parte di tutti la solidarietà alla famiglia, ai lavoratori di quell'azienda ed a tutti i lavoratori italiani colpiti così drammaticamente da questo ennesimo tragico episodio (Applausi).

Pag. 47

PRESIDENTE. Onorevole Rocchi, prendo atto dei gravi fatti da lei segnalati, di cui riferirò al Presidente della Camera.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2374 (ore 15,45).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la fase dell'esame degli emendamenti.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2374)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2374 sezione 4).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Tolotti n. 9/2374/1.
L'onorevole Gioacchino Alfano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/16.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, ieri ci siamo soffermati a lungo sulle nostre richieste di modifica dell'articolo 1 del provvedimento in esame. Già durante l'esame dei singoli emendamenti avevamo preannunciato che avremmo trasfuso il contenuto di alcuni di essi negli ordini del giorno. Inoltre, avendo la facoltà di presentare un solo ordine del giorno, ho cercato di fare in modo che le diverse questioni affrontate potessero essere oggetto di ordini del giorno presentati anche da altri colleghi. Procederò, quindi, ad illustrare il mio ordine del giorno n. 9/2374/16, riservandomi di intervenire anche su altri ordini del giorno.
Il mio ordine del giorno n. 9/2374/16 riguarda le società che saranno sottoposte al pagamento delle imposte riferite a un periodo durante il quale originariamente erano esenti. Si tratta di quelle società nate dalla trasformazione delle aziende municipalizzate.
Ieri, in più occasioni, ho messo in evidenza la difficoltà di questi soggetti giuridici a reperire le risorse necessarie per il pagamento e la mia valutazione andava al di là dell'ingiustizia perpetrata. Infatti, le aziende municipalizzate si sono trasformate in società per azioni in vista di un beneficio previsto dalle leggi dello Stato italiano, quale l'esenzione dalle imposte. Dopodiché, è stata avviata una procedura di infrazione comunitaria.
Oggi, per evitare che lo Stato italiano paghi la sanzione, chiediamo a queste imprese di corrispondere l'imposta per quegli anni. Ciò avendo anche puntualizzato che allora i soggetti avevano beneficiato di un reddito lordo. Infatti, i proprietari delle quote di allora, qualora fossero stati distribuiti degli utili, hanno beneficiato del reddito senza l'imposta. Peraltro, in questa fase risulta difficile individuare i legittimi destinatari di quegli utili.
Il problema è che le società che oggi sono chiamate al pagamento possono incontrare diverse difficoltà. In primo luogo, possono non avere le risorse finanziarie con cui far fronte al pagamento (tra l'altro gli uffici impositori hanno già emesso i documenti per la riscossione). In secondo luogo, si incontrano molte difficoltà a chiedere ai legittimi destinatari degli utili le quote pagate.
Allora, il mio ordine del giorno impegna il Governo a creare un meccanismo di recupero nei confronti di tali società. In realtà, il testo predisposto in Commissione e riproposto in Assemblea non era quello riportato nel fascicolo degli ordini del giorno: era più dettagliato e più impegnativo per il Governo. Ho ritirato il mio emendamento per evitare che la questione venisse abbandonata. In questa fase, con la collaborazione del Governo, ho evitato di utilizzare una formula troppo impegnativa che avrebbe portato al non accoglimento del mio ordine del giorno e, quindi, alla ratifica di questa ingiustizia.
Si suggerisce per il futuro una soluzione per il recupero degli aiuti di Stato rispetto agli anni 1996/1999 (ossia gli anni Pag. 48assoggettati all'imposta): mantenendo questo impegno, lasciamo aperta una possibilità.
Mi auguro che il Governo tenga presente le richieste contenute nel mio ordine del giorno. Un'eventuale approvazione dello stesso dovrà indurre il Governo stesso a dare applicazione, nell'ambito di un provvedimento compatibile con questa materia (ve ne sono molti prossimi all'approvazione), ad una norma indispensabile.
Ci siamo convinti tutti, forse, del fatto che i comuni, e quindi gli enti locali, poiché le società interessate dal provvedimento derivano da aziende municipalizzate, hanno le risorse per effettuare i pagamenti. Non immaginiamo che, paradossalmente, la sentenza della Corte di giustizia, pur volendo rimarcare il principio della concorrenza, di fatto oggi lo mette in discussione; se infatti è vero che l'Unione europea ha voluto riportare una sorta di eguaglianza tra i soggetti interessati stabilendo il principio...

PRESIDENTE. Deve concludere...

GIOACCHINO ALFANO. ... che le aziende devono essere tutte quante tassate - concludo, Presidente -, oggi, tuttavia, «carica» queste società, rispetto alle concorrenti, di una spesa talora insopportabile.

PRESIDENTE. L'onorevole Germontani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/10.

MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, ho presentato questo ordine del giorno dopo avere ritirato uno specifico emendamento; con questo atto di indirizzo si vuole impegnare il Governo a prevedere la possibilità di una riscossione frazionata e graduale di quanto dovuto dalle società ex municipalizzate nell'ambito dell'applicazione della decisione dell'Unione europea che prevede il recupero degli aiuti di Stato in forma di esenzioni fiscali e prestiti agevolati.
Infatti, il secondo comma dell'articolo 1 del decreto-legge in esame stabilisce espressamente che «(...) Non sono applicabili gli istituti della dilazione dei pagamenti e della sospensione in sede amministrativa (...)». Per regola comunitaria di carattere generale, peraltro espressamente riportata anche nella decisione de qua, l'attività di recupero è disciplinata dalle procedure del diritto nazionale; ciò in particolare con riferimento alle garanzie apprestate dall'ordinamento per tutelare le posizioni giuridiche dei soggetti privati.
Rileviamo nelle premesse dell'ordine del giorno che la non applicabilità di una dilazione dei pagamenti e della sospensione in sede amministrativa avrebbe conseguenze particolarmente critiche e preoccupanti sui bilanci delle società partecipate dai comuni (molte delle quali sono quotate in borsa) e quindi sui bilanci degli stessi comuni.
Con l'ordine del giorno a mia prima firma chiediamo che il Governo effettui un monitoraggio sugli effetti applicativi delle disposizioni citate in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative finalizzate alla riscossione frazionata e graduale; ciò per rendere meno gravi gli effetti sui bilanci delle società partecipate dei comuni e quindi, come già detto, sui bilanci dei comuni stessi.

PRESIDENTE. L'onorevole Baiamonte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/44.

GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, l'articolo 5-bis del decreto-legge reca disposizioni relative all'attuazione degli adempimenti previsti dal regolamento CE concernente le sostanze chimiche. L'autorità competente per il nostro Paese dovrebbe essere - anzi, è senz'altro - il Ministero della salute; a quest'ultimo, dunque, fanno capo determinati e importanti compiti. Il Ministero, infatti, nomina le autorità competenti che devono effettuare controlli e agire di conseguenza nell'interesse del cittadino. Tuttavia, le risorse destinate all'espletamento di tali compiti sono molto esigue. Chiediamo dunque, con questo ordine del giorno, che il Governo si impegni a destinare risorse necessarie e Pag. 49sufficienti affinché il Ministero della salute possa realmente creare una rete di controlli efficienti ed efficaci in maniera da potersi coordinare dal punto di vista esecutivo con l'agenzia chimica europea. Quindi, chiediamo al Governo di impegnarsi a destinare adeguate risorse a tale scopo.

PRESIDENTE. L'onorevole Fedele ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/23.

LUIGI FEDELE. Intervengo per illustrare il mio ordine del giorno, ma anche per ribadire che in questi giorni abbiamo assistito ad un dibattito inutile in quest'aula, dal momento che ci è stato impedito di apportare qualsiasi modifica al provvedimento in esame. Pertanto, abbiamo discusso senza recare alcuna utilità non certo a noi, ma alle categorie interessate.
Infatti, sono stati presentati tanti emendamenti da parte dei colleghi della maggioranza - ma anche da noi dell'opposizione - che avrebbero migliorato il testo. Visto che è stato impossibile farlo, abbiamo parlato del nulla.
Adesso stiamo cercando di rimediare con qualche ordine del giorno - come quelli già illustrati da altri colleghi, ma anche come quello di cui mi accingo a parlare ora - pur rendendoci conto che gli ordini del giorno lasciano il tempo che trovano.
Ricordo che l'articolo 1 prevede il recupero degli aiuti equivalenti alle imposte non corrisposte e dei relativi interessi calcolati ai sensi dell'articolo 3, terzo comma, della decisione. 2003/193/CE della Commissione, del 5 giugno del 2002, in esecuzione della sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee, resa in data 1 giugno 2006 nella causa C/207/05; l'Agenzia delle entrate, sulla base delle comunicazioni trasmesse dagli enti locali e delle dichiarazioni dei redditi presentate dalle società beneficiarie (ai sensi rispettivamente dei punti 2) e 3) del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate 1 giugno del 2005) liquida le imposte con i relativi interessi. Tuttavia, nei casi di mancata presentazione delle dichiarazioni, l'Agenzia delle entrate liquida ugualmente le somme dovute sulla base di elementi direttamente acquisiti. L'Agenzia delle entrate, pertanto, provvede al recupero degli aiuti notificando entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto apposita comunicazione, in relazione a ciascuna annualità interessata dal regime agevolativo.
Questo è in effetti ciò che prevede il decreto-legge. Noi vorremmo impegnare il Governo a valutare l'opportunità - e non mi sembra di richiedere qualcosa di strano - di adottare iniziative normative volte ad ampliare i termini del rinvio delle notifiche e, più in generale, tutti i termini di restituzione delle imposte non corrisposte di cui all'articolo 1. Questo certamente è nell'interesse delle aziende e degli enti che vantano questi crediti. In questo modo, essi troverebbero maggiore soddisfazione nel poterli recuperare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/4.

CAROLINA LUSSANA. Presidente, il mio ordine del giorno insiste sull'articolo 5 del disegno di legge di conversione del decreto-legge e, ancora una volta, stigmatizza l'atteggiamento di questa maggioranza e quello del Governo. Infatti, con riferimento alla materia dell'immigrazione si sta cercando, mediante l'utilizzo del sistema «a macchia di leopardo», vale a dire intervenendo su singoli provvedimenti legislativi, di smantellare completamente il Testo unico in materia di immigrazione, vale a dire la legge voluta e approvata dal Governo della Casa delle libertà, la Bossi-Fini.
Allora, ancora volta, stigmatizziamo l'atteggiamento di chi rifiuta il confronto aperto nelle aule parlamentari e decide di intervenire in maniera parcellizzata. Magari, in questo modo, l'opinione pubblica si accorgerà di meno dei disastri che state facendo e del fatto che ormai interpretate Pag. 50la politica in materia di immigrazione nel nostro paese come un «colabrodo». Si tratta di una politica delle frontiere aperte e del «tutti qua, tutti dentro».
Allora, è chiaro che questo atteggiamento si accosta alle anticipazioni che leggiamo dalla stampa e agli intendimenti del ministro Ferrero.
Quest'ultimo ha dichiarato di voler smantellare completamento la legge Bossi-Fini. Lo sta facendo con piccoli provvedimenti ad hoc e, anche per quanto riguarda la disciplina più organica, vediamo un atteggiamento simile, in quanto non ci si confronta apertamente in Parlamento, ma si sceglie la via del disegno di legge delega. Noi su questo faremo le barricate perché, se volete smantellare la legge Bossi-Fini, se volete smantellare il sacrosanto diritto che sul nostro paese si entra e si ha un permesso di soggiorno solo se si possiede un contratto di lavoro, troverete sicuramente la Lega Nord sulla vostra strada: su questo sicuramente non faremo sconti a nessuno ed attiveremo una dura opposizione.
Anche l'articolo 5 del presente decreto è in perfetta tendenza con le indicazioni del ministro Ferrero, il quale vuole abrogare il contratto di lavoro: quindi, alla fine le quote annuali non serviranno più, tutti saranno liberi di entrare nel nostro paese con un permesso di soggiorno ed avranno un anno di tempo per trovarsi un lavoro. Ma se in questo lasso di tempo non riusciranno a trovare un lavoro, che cosa faranno? Graveranno ancora una volta sulla collettività. Allora, ci sembrano molto stonate le parole del ministro Ferrero quando dice che gli immigrati sono una risorsa o, addirittura, un risparmio per lo Stato, perché forse si dimentica degli enormi costi sociali dell'immigrazione.
Quindi, si elimina il permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro e per venire nel nostro paese basterà la sponsorizzazione del datore di lavoro, ma, siccome questo sarebbe stato eccessivamente gravoso, pensiamo ad un'autosponsorizzazione, alla solita autocertificazione. Con l'articolo 5, con la scusa di semplificare la procedura, si vuole eludere e sostituire in maniera pericolosa ed errata (con una soluzione di cui non sarà poi facile prevedere le conseguenze) l'attuale sistema del nulla osta - previsto dall'articolo 22 del Testo unico in materia di immigrazione, che occorre ai lavoratori stranieri che siano dipendenti da datori di lavoro residenti o aventi sede in uno Stato membro dell'Unione europea - con una semplice comunicazione da effettuarsi da parte del committente, da presentare allo sportello unico della prefettura, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno.
Questo vuol dire che, in barba alla disciplina attuale per quanto riguarda le quote, in Italia potranno entrare lavoratori extracomunitari alle dipendenze di imprenditori comunitari e, quindi, al di fuori delle «maglie» previste dal nostro ordinamento giuridico. Alla fine, non so di quanta manodopera straniera continueremo ad avere bisogno e, quindi, chiediamo chiarezza al Governo. Voi in questo modo smantellate completamente il regime delle quote annuali, che non sono state stabilite a caso, che non vengono ipotizzate sul fabbisogno ideale degli immigrati, ma sulla base di richieste concrete, di una domanda effettiva di lavoro. Adesso voi non valuterete più la domanda di lavoro ed attuerete, invece, il principio secondo cui chiunque potrà entrare e cercare lavoro nel nostro paese, anche se non ce ne sarà bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Segnalo che assistono ai nostri lavori gli studenti e i docenti dell'istituto di istruzione superiore Primo Levi di Vignola (Modena). La Presidenza e l'Assemblea vi salutano (Applausi).
L'onorevole Grimoldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/5.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, il mio intervento è sempre inerente a quanto contemplato nell'articolo 5 del presente decreto, il quale prevede che i lavoratori stranieri che siano dipendenti da datori di lavoro residenti o aventi sede in uno Stato membro dell'Unione europea Pag. 51potranno semplicemente sostituire il nulla osta con una comunicazione effettuata dal committente, da presentare presso lo sportello unico della prefettura.
La norma citata, nell'intento dichiarato di rimuovere gli ostacoli all'erogazione di servizi da parte di imprenditori comunitari nel territorio italiano, potrebbe avere l'effetto opposto di porre gli imprenditori italiani in una condizione di svantaggio, in virtù della disciplina dei contratti di lavoro assai più vincolistica alla quale essi sono soggetti secondo la normativa italiana.
Questo ordine del giorno, quindi, mette in evidenza che i nostri imprenditori, i quali devono subire una pressione fiscale superiore, una maggiore burocrazia, la mancanza decennale di infrastrutture e l'inefficienza della stragrande maggioranza degli enti pubblici, comprovata quasi quotidianamente, dovranno anche fare fronte ad una concorrenza sleale da parte di imprenditori provenienti da altre zone di Europa, che potranno gestire contratti di lavoro sicuramente meno vincolanti.
Riteniamo ancora più grave e vogliamo denunciare il fatto che i lavoratori subiranno le conseguenze maggiori, perché, se teniamo ai diritti dei nostri lavoratori e ai contratti di lavoro nazionali che vigono nel nostro paese, dobbiamo considerare che la normativa degli altri paesi europei, per certi versi, è sicuramente più snella e meno burocratica ma, per altri versi, dà molti meno diritti e molte meno garanzie ai lavoratori.
Si fa finta di non capire questo aspetto e di non pensarci. Si tratta, invece, del più becero sfruttamento del lavoro dell'uomo. Fa specie che proprio dall'estrema sinistra non ci sia nessuno che si alzi in piedi a denunciarlo. Nessuno si ricorda della direttiva Bolkestein, se non quando c'è da recepire certe questioni che, evidentemente, per «marchette politiche» in altri ambiti, fa comodo non denunciare. Ne pagheranno le conseguenze i nostri datori di lavoro, le nostre imprese e i nostri lavoratori.
Con questo ordine del giorno si chiede quanto meno di impegnare il Governo a monitorare e a riferire periodicamente al Parlamento sugli effetti della norma citata, sul piano della garanzia della concorrenza nell'erogazione di servizi all'interno del sistema economico nazionale, affinché si possa avere una «cartina di tornasole» per correre eventualmente ai ripari prima che sia troppo tardi, tutelare le nostre aziende e, soprattutto, il mercato del lavoro e i nostri lavoratori.

PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/25.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, il mio ordine del giorno pone un problema che ormai è sotto gli occhi di tutti sin dagli albori di questa legislatura. Basta aver preso cognizione, anche solo superficialmente, di questo provvedimento per capire come le norme in esso contenute siano di una eterogeneità spaventosa, il che pone tutta una serie di problemi.
Il problema principale è legato alla non rispondenza dei requisiti previsti dall'articolo 77 della Costituzione per l'emanazione di un decreto-legge. Tra l'altro, possiamo puntare il dito su questo provvedimento e sulla sua architettura perché mai come in questa occasione l'attuale maggioranza non ci può dire che lo abbiamo fatto anche noi nella scorsa legislatura. Noi, infatti, non abbiamo mai usato la decretazione d'urgenza per il recepimento di obblighi comunitari. Ciò è sempre stato fatto attraverso l'emanazione di una legge comunitaria, magari anche all'ultimo momento o inserendo una serie di argomenti che tra loro erano sicuramente estranei, ma non si trattava di un decreto-legge. Si trattava della famosa legge comunitaria, che viene adottata da tanti anni e raccoglie tutte le necessità di recepimento di direttive comunitarie.
Tutto questo non può essere realizzato attraverso due decreti-legge. Infatti, tra l'altro, questo è il secondo decreto-legge con il quale affrontiamo la questione. Ciò significa che, evidentemente, non solo c'è un ritardo, ma siamo anche di fronte ad una incapacità di governo in questa materia. Si aspetta di adottare un decreto-legge, Pag. 52evitando di portare all'attenzione del Parlamento una «tranquilla» legge comunitaria, per infilarci tutta una serie di argomenti che potrebbero anche non essere in discussione presso questo ramo del Parlamento se non esistesse il Senato.
Questo è l'altro problema che vorrei sottoporre all'attenzione dell'Assemblea con questo ordine del giorno.
In questo provvedimento, infatti, da parte del Senato sono stati aggiunti ben cinque articoli che qui non sarebbero mai stati approvati, perché non sarebbero stati considerati ammissibili. Ciò non perché noi siamo più cattivi rispetto al Senato, ma perché in questo ramo del Parlamento, evidentemente, si osservano con maggiore attenzione i principi di costituzionalità che sono alla base di un decreto-legge.
Dunque, con quest'ordine del giorno si impegna il Governo ad utilizzare, per il futuro, una normalissima e tranquillissima legge comunitaria per dare attuazione agli obblighi comunitari, senza fare ricorso, in modo difforme dal dettato costituzionale, allo strumento del decreto-legge.
Non dimentichiamo, inoltre (per la verità, ciò risulta anche da un altro ordine del giorno presentato dal gruppo di Forza Italia), che lo stesso Comitato per la legislazione ha espresso numerosi rilievi e critiche all'impianto di questo eterogeneo provvedimento. È emerso un problema (ecco perché andrebbe valutata attentamente tale possibilità e mi rivolgo, in particolare, a chi sta seguendo i lavori in sede di Giunta per il regolamento, al fine di uniformare le nostre decisioni con quelle del Senato) che è sotto gli occhi di tutti, anche della Presidenza della Camera dei deputati. Del resto, non basta la buona volontà della Presidente Bertinotti; bisogna mettere mano, in modo definitivo, a strumenti logico-normativi, regolamentari al fine di allineare le decisioni del Senato con quelle della Camera. Infatti, mai come in questo provvedimento si è verificato il fenomeno per cui proposte emendative di cui alla Camera sarebbe stata dichiarata l'inammissibilità al Senato sono state ritenute ammissibili e sono entrate nel corpo del testo.
Con quest'ordine del giorno (e sono sicuro che il sottosegretario Grandi, che è molto attento a ciò che sto affermando, è favorevole all'accoglimento di questo impegno), si invita il Governo a legiferare in materia di recepimento degli obblighi comunitari non più attraverso la decretazione d'urgenza, ma, serenamente, attraverso la legislazione che definirei «obbligata», vale a dire la legge comunitaria.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Fava: s'intende che abbia rinunciato all'illustrazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/6.
L'onorevole Fugatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/7.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in oggetto verte su un argomento che è stato ampiamente discusso in sede di esame delle singole proposte emendative presentate al provvedimento.
L'articolo 1 del decreto-legge in esame, riguardante il recupero degli aiuti di Stato, stabilisce che le esenzioni fiscali e i prestiti agevolati (che poi sono stati dichiarati, appunto, aiuti di Stato da parte della Comunità europea) siano risarciti dalle aziende ex municipalizzate che ne abbiano usufruito nel corso del triennio 1997-1999.
Tali aziende, a suo tempo, non pagarono l'IRPEG (oggi IRES) non per propria iniziativa: lo stabiliva la legislazione allora vigente. Quindi, non hanno fatto altro che attenersi a quanto previsto dalla normativa allora vigente.
A seguito dell'orientamento comunitario, il provvedimento prevede il recupero di tali somme dalle aziende in questione. Nella relazione tecnica, si parla di circa 60 milioni di euro che devono essere recuperati da queste aziende. Si parla di circa quaranta, cinquanta società (almeno questo è stato dichiarato nel corso delle audizioni svoltesi in sede di Commissioni riunite), tuttavia, altre quaranta, cinquanta società (piccole e medie), ad oggi, sono all'oscuro del fatto che debbano pagare. Questo fatto è stato denunciato durante le audizioni ed è ritenuto molto negativo.Pag. 53
Il provvedimento in esame prevede che queste società, oltre a pagare le imposte non versate, debbano anche rimborsare gli interessi su quanto non pagato. In altri termini, alle società che, in base alla normativa vigente, avevano usufruito di esenzioni fiscali oggi chiediamo di pagare anche gli interessi su somme che non erano dovute. In sede emendativa abbiamo cercato di intervenire al riguardo, ritenendo giusto far pagare le imposte, se sono dovute. Tuttavia, imporre alle società che avevano usufruito dei benefici previsti dalla legislazione allora vigente il pagamento degli interessi su imposte non dovute ci pare sbagliato.
Per tale ragione avevamo presentato alcune proposte emendative che, però, sono state respinte. Le avevamo presentate anche perché, dalle dichiarazioni dei responsabili di quelle società, pubblicate su vari giornali di settore nelle ultime settimane, si profilano già oggi alcuni ipotetici ricorsi a motivo del fatto che esse ritengono non dovuti gli interessi sulle imposte non versate. Le nostre proposte emendative tendevano, appunto, ad evitare i ricorsi già annunciati, sgravando dette società dell'onere del pagamento degli interessi. La cifra di circa 60 o 70 milioni di euro, riferita alle imposte che dovranno essere versate, ci sembra almeno in parte sottostimata, in base a quanto ci è stato riferito nelle Commissioni riunite in sede di audizioni. Ad esempio, nella regione da cui provengo, il Trentino, le società interessate sono tre e solo per queste ultime già si parla di un rimborso che ammonta a 5 milioni di euro. Perciò, la cifra di 60 milioni di euro, ragionando «a spanne», ci sembra sottostimata.
Dobbiamo anche dire che molte società sono all'oscuro di tutto questo. Ci hanno riferito, infatti, i rappresentanti della Confservizi che ci sono società che non sanno che dovranno pagare e per loro sarà una sorpresa. Per lo più, sono ubicate nel centro-nord e, in particolare, in Padania.

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti...

MAURIZIO FUGATTI. Per questi motivi abbiamo presentato un ordine del giorno che impegna il Governo a porre allo studio tutte le misure compatibili con la normativa europea per limitare l'esposizione finanziaria e agevolare l'accesso al credito delle società colpite da questa decisione, prevedendo la possibilità di non applicare gli interessi sulle somme da restituire.

PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/8.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, ci ritroviamo per l'ennesima volta a sviscerare un decreto-legge che, quale strumento legislativo volto al recepimento di obblighi comunitari, ci lascia alquanto perplessi. Allo stesso modo, ci ha lasciato perplessi l'assegnazione di questo provvedimento non alla Commissione politiche dell'Unione europea ma ad altre Commissioni. Questi provvedimenti solo a livello di facciata possono risultare in qualche modo funzionali ad una maggiore competitività dei mercati. Infatti, la formulazione originaria dell'articolo 4, comma 3, del decreto-legge prevedeva l'abrogazione del divieto per le aziende operanti nei settori dell'energia elettrica e del gas naturale che abbiano in concessione o in affidamento la gestione di servizi pubblici locali di esercitare attività nel settore dei servizi post-contatore. Si tratta di servizi, quali la manutenzione delle caldaie e degli impianti elettrici e di illuminazione, che sono successivi all'erogazione e sono prestati a beneficio sia di privati, sia di enti pubblici. Abrogando totalmente questo divieto, si apriva un baratro soprattutto per quei piccoli artigiani che esercitano la loro attività professionale prevalentemente nel settore della manutenzione degli impianti di riscaldamento. Come sappiamo bene, ogni tanto in questa Assemblea ci si alza in piedi per ricordare qualche morte avvenuta a causa della esplosione di una caldaia o di una fuga di gas, puntando sempre il dito sulla scarsa manutenzione e sulla scarsa professionalità.
È vero che il comma 3 dell'articolo 4 è stato riformulato e che questa completa Pag. 54deregolamentazione dei servizi post-contatore è stata, se non proprio sterilizzata, quantomeno limitata, tuttavia, è altrettanto vero che una questione resta tuttora irrisolta. Infatti, nel mercato del gas per riscaldamento chi garantisce sul fatto che i fornitori - che traggono profitto dalla vendita del combustibile - rendano efficienti al massimo grado gli impianti di riscaldamento al fine di consumare il meno possibile? Dal momento che i fornitori sono anche i gestori dei servizi post-contatore, essi possono (non dico in maniera fraudolenta, anche se il dubbio potrebbe effettivamente sorgere) tarare il consumo del gas affinché esso sia maggiore, lucrando conseguentemente introiti sempre più elevati.
Lo stesso discorso va ripetuto per l'energia elettrica, soprattutto laddove i servizi post-contatore vengano svolti nei confronti degli enti locali. Stiamo parlando di quei servizi post-contatore che potranno rientrare tra le attività dell'Enel, azienda che, con la sua società controllata Enel Sole, realizza gli impianti di illuminazione all'interno degli enti locali. Quindi, siamo un po' preoccupati sia per la sicurezza che per la riduzione dei consumi. Si parla tanto del Protocollo di Kyoto, ma non esistono garanzie sul fatto che chi vende il servizio - e in qualche modo controlla anche la reale efficienza degli impianti - vigili sul risparmio energetico e quindi sulla salvaguardia dell'ambiente.
Pertanto, abbiamo presentato l'ordine del giorno in oggetto e ci auguriamo che il Governo intenda accettarlo. Infatti, esso è ispirato a criteri di esclusivo buonsenso e non certo di contrapposizione a carattere ideologico e riguarda la sicurezza degli impianti, il risparmio energetico e la tutela dell'ambiente. In conclusione, nella parte dispositiva impegniamo il Governo a porre allo studio tutte le misure compatibili con la normativa europea in tema di libertà di stabilimento e di prestazione di servizi, per non penalizzare le piccole aziende artigiane attive nel settore dei servizi e per vigilare sulla corretta applicazione del comma 3 dell'articolo 4 del decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. L'onorevole Garavaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/9.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'ordine del giorno in oggetto concerne la lettera a) del primo comma dell'articolo 5-ter. Secondo l'attuale formulazione questa disposizione consentirà ai centri di elaborazione dati di fornire assistenza con il contributo di un solo consulente del lavoro. Rispetto alla normativa precedente, secondo la quale i CED erano obbligati a prevedere al loro interno almeno un consulente del lavoro, in futuro sarà sufficiente la consulenza esterna fornita da un professionista iscritto all'albo.
La nostra preoccupazione in merito a questo articolo consiste nel fatto che temiamo possa verificarsi una diminuzione della qualità del servizio. Ricordiamo che tale servizio è molto importante perché attiene alla gestione del personale. La formulazione della norma in oggetto è molto generica e, pertanto, nella parte dispositiva dell'ordine del giorno impegniamo il Governo a chiarire con circolari o con opportuni decreti le modalità concrete di assistenza che il consulente esterno dovrà fornire ai CED, i centri di elaborazione dati, allo scopo di garantire la massima qualità del servizio verso le piccole imprese ed anche verso i lavoratori.
Spieghiamo allora nel dettaglio l'ordine del giorno che ho testé letto. Innanzitutto, si tratta di una materia complessa e delicata. Chi ha un minimo di dimestichezza sa quanti e quali sono gli errori che si riscontrano nella stesura dei cedolini delle paghe; errori ed omissioni spesso involontari, anzi sicuramente involontari nella stragrande maggioranza dei casi, che comportano però delle penalizzazioni, se non corretti, nella retribuzione dei dipendenti, nella assegnazione delle ferie o nel conteggio delle malattie. Oltre a questo compito Pag. 55i centri elaborazione dati svolgono anche un ruolo di assistenza più generale molto importante per i datori di lavoro e anche per i dipendenti, qualora lo richiedano. Ad esempio, ciò può verificarsi in materia di contrattazione e di rapporti con le parti sindacali. Anche in questo caso la preparazione della società che fornisce questo servizio è fondamentale.
Vediamo di entrare più nel dettaglio in quanto la complessità della materia è sotto gli occhi di tutti, anche perché vi sono continue e caotiche modifiche della normativa in materia di lavoro. Che cosa dovranno fare questi consulenti esterni nel loro rapporto con i nuovi CED così configurati? Dovranno, ad esempio, vistare le singole pratiche? Dovranno fare dei controlli a campione sui cedolini per vedere se sono stati compilati correttamente? Oppure dovranno semplicemente rispondere a quesiti «spot» fatti da chi materialmente svolge il lavoro? In questo caso vi è il rischio che, se colui che svolge materialmente il lavoro non è sufficientemente aggiornato, la domanda non la faccia; perché se uno non si aggiorna quotidianamente in tema di normative riguardanti il lavoro può prendere delle cantonate. Ebbene, vi è il rischio che uno non aggiornato non faccia neanche la domanda al consulente esterno. Oppure, semplicemente, questi consulenti daranno delle indicazioni di carattere generale ai dipendenti dei CED? O, ancora, niente di tutto questo, in quanto si limiteranno ad un'azione di consulenza pro-forma per rispettare la normativa che richiede questa consulenza esterna?
Spero di avere esemplificato la materia; mi auguro, comunque, che il Governo vada ad esplicitare questa consulenza almeno nelle sue componenti essenziali.

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/19.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno riguarda un tema particolarmente delicato, quello del settore energetico. Come sappiamo, nel corso di questa legislatura, sono stati adottati diversi provvedimenti che hanno parcellizzato - si tratta di iniziative che io definirei tampone - la soluzione di un problema che riguarda da vicino le nostre famiglie, con il cosiddetto caro bolletta, ed il mondo delle imprese.
Noi sappiamo che su questo argomento si gioca la partita estremamente importante della competitività del sistema Italia e siamo in attesa che da una parte il disegno di legge del ministro Bersani sul riordino del settore elettrico, dall'altra il disegno di legge in materia di servizi pubblici - che credo stia causando momenti di conflitto tra i membri dell'attuale maggioranza - riescano, forse, a dare risposte compiute ad un argomento così delicato.
Nel presente ordine del giorno vengono considerate quelle aziende che operano nel settore dell'energia elettrica e del gas e che hanno in concessione o in affidamento la gestione dei servizi pubblici locali. Ecco perché facevo riferimento anche alla cosiddetta riforma Lanzillotta sui servizi pubblici, che non so se registrerà un vero momento di discussione a partire dal Senato.
Come sapete, la legge di riferimento entrava anche nel merito di ciò che significhi per queste realtà esercitare attività indirette nel settore dei servizi post-contatore, al di là delle formule giuridiche adottate a seconda delle aree geografiche.
Inoltre, per quanto concerne la libera concorrenza, sapete che l'Unione europea in diverse occasioni si è espressa anche nei confronti del nostro paese e da lì sono derivate le diverse iniziative che abbiamo dovuto adottare, a cominciare dalle competenti Commissioni fino all'Assemblea, per rispondere a chiari inviti contenuti in direttive che avremmo dovuto recepire nel corso di questi ultimi anni e, in particolare, di questi ultimi mesi.
Pertanto, se da una parte si va incontro alle esigenze della libera concorrenza e del libero mercato relativamente ad imprese pubbliche, ex municipalizzate ed imprese private che operano nei settori cui facevo Pag. 56riferimento in precedenza, dall'altra, occorre considerare la ricaduta che potrebbe avere un atteggiamento poco consono rispetto alle liberalizzazioni, alle tariffe e, dunque, al ruolo che gioca il sistema Italia nel settore elettrico ed energetico.
L'ordine del giorno in esame - che ritengo debba essere accettato dal Governo, anche perché rientra nelle sue competenze - invita a segnalare all'Autorità per l'energia elettrica e il gas le direttive che questo organismo dovrebbe emanare, anche al fine di sanzionare quelle procedure che appaiono incompatibili con la parità di condizioni sul mercato e che nel merito toccano nervi scoperti dei nostri concittadini. Infatti, ciò potrebbe determinare un innalzamento delle bollette elettriche e del gas, incidendo sul più ampio aspetto della competitività nel campo delle politiche energetiche.
Per tale motivo ritengo che il Governo non possa non condividere questo ordine del giorno, segnalando all'autorità di competenza l'opportunità di emanare le direttive delle quali siamo in attesa da diverso tempo.

PRESIDENTE. L'onorevole Misuraca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/31.

FILIPPO MISURACA. Signor Presente, colleghi, con riferimento al presente decreto-legge, si sono svolti diversi interventi sull'articolo 4-bis. Abbiamo cercato di indurre il Governo a rivedere la sua posizione, ma non ci siamo riusciti, pertanto abbiamo presentato diversi ordini del giorno, tra i quali quello in esame, che può considerarsi riassuntivo degli emendamenti presentati. Infatti, siamo estremamente preoccupati in ordine all'applicazione del suddetto articolo 4-bis.
La nostra preoccupazione deriva da diversi motivi. In primo luogo perché l'AGEA può non aver ancora predisposto il collegamento telematico con l'INPS e inoltre per quanto riguarda la verifica con l'Unione europea. Per tale motivo impegniamo il Governo a valutare l'opportunità di gestire l'applicazione di questo articolo 4-bis.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo - magari ciò che affermo resta agli atti e qualcuno leggerà -, può anche capitare che, dopo la conversione di questo decreto-legge, l'AGEA possa avere ancora in corso i pagamenti dei contributi comunitari. Allora, verrebbe inferto un vulnus, nel senso che l'AGEA, in assenza di indicazioni ben precise, non saprebbe come agire, e potrebbe perfino giungere a bloccare l'erogazione dei contributi comunitari. Tutto ciò, evidentemente, getterebbe nel panico gli imprenditori agricoli. Erano questi, dunque, i motivi per cui le nostre proposte emendative proponevamo di differire i termini di applicazione della normativa in questione.
Non ci siamo riusciti, e quindi, con il mio ordine del giorno n. 9/2374/31, chiediamo il differimento dell'applicazione dell'articolo 4-bis del decreto quantomeno al 1 gennaio 2009. Infatti, occorre indubbiamente del tempo per effettuare le opportune verifiche, nonché per concedere ai soggetti interessati la possibilità di proporre contestazioni, anche se ciò non è riportato nel testo. Sono certo, tuttavia (e non potrà essere diversamente), che alle imprese agricole verrà indicato un termine per poter verificare, eventualmente, se la contestazione dell'INPS sia reale o meno.
Sono queste, dunque, le ragioni per cui abbiamo chiesto di differire i termini di applicazione della citata disposizione. Ci riusciremo? Auspico che il rappresentante del Governo accetti il mio ordine del giorno, anche perché le procedure informatiche per lo scambio di informazioni tra l'INPS e l'AGEA - e, come già detto, si tratta dell'aspetto che mi preoccupa di più - sono ancora da attivare.
Ecco perché vorremmo che venisse effettuata un'ulteriore verifica. Infatti, in sede di pagamento degli aiuti relativi alla PAC, gli organismi erogatori, dovendo procedere alla compensazione, devono anche compiere una valutazione circa la compatibilità con la normativa comunitaria. Pertanto, signor Presidente e signor rappresentante Pag. 57del Governo, mi auguro che il mio ordine del giorno n. 9/2374/31 venga accettato.
Vede, sottosegretario Grandi, credo intimamente che ciò accontenterebbe ogni deputato sia della maggioranza, sia di opposizione, poiché concederemmo, con serenità, la possibilità di applicare tale norma (visto che, ormai, il decreto-legge sarà convertito tra breve) consentendo, altresì, alle aziende agricole di prepararsi non dico economicamente - perché si tratta di un altro problema -, ma almeno «psicologicamente». È questo il motivo per cui auspico, in conclusione, che il Governo accetti il presente ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Falomi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/50.

ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di considerare l'ordine del giorno in esame sottoscritto dall'intero gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.
Il documento di indirizzo presentato dal nostro gruppo, a mio avviso, rende chiara l'insussistenza, nonché la strumentalità delle polemiche scatenate dal gruppo Lega Nord Padania a proposito dell'articolo 5 del decreto-legge in esame.
Ciò perché le comunicazioni di cui è tenuto il datore di lavoro, ai sensi della lettera b) del comma 1 dell'articolo 5 del provvedimento, non rappresentano la versione «italiana», come in questa sede si è cercato di far credere, del principio del «paese di origine» contenuto della cosiddetta direttiva Bolkestein. Tale direttiva, infatti, contemplava il principio del paese di origine, ma essa, anche grazie alle battaglie che il gruppo cui appartengo ha condotto nel Parlamento europeo, nel paese ed anche nel Parlamento italiano, è stata profondamente modificata, anche se tale modificazione non ci soddisfa.
Infatti, questa modifica non è andata nella direzione che avremmo auspicato, tuttavia ha sicuramente eliminato il principio del paese di origine. Quindi, se tale principio non è previsto, non sussiste nemmeno il pericolo, paventato per tutta la mattina in questa sede, che possa esservi l'applicazione, a livello italiano, dei contratti di lavoro e della legislazione vigenti in un paese dell'Unione europea.
L'ordine del giorno di cui sono primo firmatario, pertanto, serve a chiarire che la disposizione recata dal decreto-legge in esame è semplicemente tesa ad eliminare quella sorta di «corsa ad ostacoli», predisposta dalla cosiddetta legge Bossi-Fini, volta ad impedire ad un lavoratore straniero di poter operare in Italia: niente di più e niente di meno!
Il presente ordine del giorno, quindi, rende chiaro sia all'Assemblea, sia anche al Governo che le comunicazioni cui è tenuto il datore di lavoro, concernenti la regolarità delle condizioni di residenza e di lavoro del cittadino che viene fatto venire a lavorare nel nostro paese, non esimono lo stesso datore di lavoro dal rispetto della legislazione e dei contratti vigenti in Italia.
Ciò per rendere chiari i termini di una questione che è stata molto agitata, ma sulla quale si è fatta molta confusione.

PRESIDENTE. L'onorevole Antonio Pepe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/13.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo molto brevemente solo per invitare il Governo a valutare positivamente l'ordine del giorno di cui sono primo firmatario.
L'articolo 87 del Trattato della Comunità europea vieta agli Stati membri di concedere aiuti che possano falsare la concorrenza tra gli Stati membri stessi. A questo principio generale vi è una deroga che riguarda gli aiuti minimi, esigui, quelli che vengono definitivamente indicati come aiuti de minimis.
Il decreto-legge che stiamo oggi esaminando, all'articolo 1, interviene, in esecuzione della sentenza della Corte di giustizia del giugno 2006, sugli aiuti comunitari e disciplina le modalità per accedere al recupero di questi aiuti equivalenti ad Pag. 58imposte non corrisposte, recupero cui viene delegata l'Agenzia delle entrate, e di cui vengono individuati i termini, i tempi, i modi. È chiaro che tale recupero non potrà interessare quelli che abbiamo definito aiuti de minimis, perché tali aiuti non sono vietati dall'articolo 87 del Trattato CE.
L'articolo 1 del decreto-legge in esame affronta il problema, prevedendo che non occorre l'iscrizione a ruolo definitiva per tali aiuti, ma impone alle società interessate di presentare all'Agenzia delle entrate una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, nella quale deve indicare i motivi per cui l'Agenzia non dovrà procedere al recupero. Alla società viene però dato un termine molto breve per presentare tale dichiarazione sostitutiva: solo quindici giorni, compresi anche quelli festivi; e penso, ad esempio, ad una società il cui rappresentante legale è fuori sede e non può quindi preparare tale dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà.
È questo il motivo per cui presentiamo il nostro ordine del giorno, che invita il Governo ad ampliare il termine di quindici giorni previsto dall'articolo 1 del decreto-legge in esame, oppure a individuare altre iniziative normative per non danneggiare le società, che, altrimenti, si vedrebbero costrette a rimborsare imposte delle quali, invece, anche alla luce del diritto comunitario, avrebbero potuto beneficiare.
Invito, dunque, il Governo ad esaminare attentamente l'ordine del giorno in questione, ricordando che avevamo presentato alcuni emendamenti che andavano verso questa direzione e che non sono stati accolti. Spero che almeno con l'accoglimento dell'ordine del giorno si possa dare una risposta, anche se attenuata, considerando l'importanza e la funzione dell'ordine del giorno, a tali società (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/3.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato riprende una problematica che è già stata sollevata durante il dibattito sul provvedimento in esame con riferimento all'articolo 5: l'uso di strumenti di carattere eterogeneo per disciplinare una materia molto delicata, quale quella dell'immigrazione e del diritto di asilo.
Noi riteniamo che, con riferimento a tale materia, debba predisporsi un testo organico (presentato dal Governo, se lo ritiene), da sottoporre poi all'esame del Parlamento, e non utilizzare strumenti diversi, quali il decreto legislativo, come è già stato annunciato, cioè con la predisposizione di criteri generali da parte del Parlamento e di una attività di normazione che il Governo andrà poi a svolgere successivamente.
Ciò dico perché - lo ripeto - la materia dell'immigrazione e del diritto d'asilo è molto importante, e, se affrontata in un determinato modo, potrà preservarci in futuro da una immigrazione schiacciante ed incontrollata. Viceversa, se verrà gestita come fino ad oggi hanno fatto il Governo e questa maggioranza, gli scenari non saranno certo incoraggianti.
Come dicevo stamani, sono aumentati gli sbarchi e le presenze di immigrati clandestini sul nostro territorio ed anche dal punto di vista della sicurezza la situazione è peggiorata, perché, a seguito dell'indulto approvato da questa maggioranza, molti extracomunitari pericolosi sono usciti dalle carceri. Insomma, serve una politica organica improntata ad esigenze di rigore con le quali non appare sintonizzata, oggi, questa maggioranza.
Per questo motivo, intendiamo impegnare il Governo, dal punto di vista tecnico, a non utilizzare più lo strumento del decreto-legge - nel caso di specie addirittura quello volto a dare attuazione agli obblighi comunitari - per innovare in una materia così importante.

PRESIDENTE. L'onorevole Romagnoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/29.

MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e Pag. 59colleghi, nell'ordine del giorno che ho presentato insieme ad altri colleghi faccio presente, innanzitutto, che l'articolo 2-bis del provvedimento in esame istituisce il registro nazionale delle «varietà da conservazione» e consente agli agricoltori il libero scambio delle sementi su base locale, al fine di garantire tutela alle varietà da conservazione e creare le condizioni per preservare le sementi tradizionali, che altrimenti rischiano l'estinzione.
Signor Presidente, signori del Governo, da più parti si segnalano, oltre a questo, i pericoli della brevettabilità della vita e si ritiene opportuno escludere le specie iscritte nel registro nazionale in quanto tipiche del nostro paese.
Signor Presidente, il mio ordine del giorno impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a stabilire che il patrimonio genetico delle varietà iscritte nel registro di cui all'articolo 2-bis, comma 1, del provvedimento in esame non è brevettabile e che la sua fruizione deve essere libera.
Signori del Governo, è assurdo che, nel 2007, la fruizione del patrimonio genetico di cui trattasi incontri ostacoli; vi invito a leggere con attenzione il mio ordine del giorno n. 9/2374/29: vi renderete conto che può essere accettato.

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzaracchio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/42.

SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno ha lo scopo di coinvolgere maggiormente le regioni, pressoché ignorate in quanto non incluse tra gli organismi chiamati ad esercitare le funzioni di tutela e di vigilanza concernenti la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche. Infatti, oltre al capofila Ministero della salute, l'articolo 5-bis del decreto-legge menziona il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'economia e delle finanze e la Presidenza del consiglio: c'è di tutto, tranne le regioni!
Orbene, noi abbiamo votato a favore del provvedimento in Commissione, ma con la raccomandazione che fossero coinvolte anche le regioni. Peraltro, è all'attenzione del Governo una risoluzione volta al potenziamento dei predetti organismi (sarà data maggiore valenza anche al comitato scientifico, che diventerà consiglio scientifico, con un conseguente potenziamento anche dal punto di vista numerico). Se tutto questo è il quadro sul quale possiamo trovarci d'accordo, non possiamo ignorare le regioni!
Ho presentato l'ordine del giorno n. 9/2374/42 proprio per ottenere un coinvolgimento anche delle regioni: credo che ciò possa essere accettato da tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Romele ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/40.

GIUSEPPE ROMELE. Vorrei richiamare il Governo e l'Assemblea sulla necessità di tornare su quella che io definirei una iattura, che il Governo ha provocato nell'equilibrio delicatissimo dell'economia dei piccoli imprenditori agricoli. Voglio sottolineare che si tratta di piccoli imprenditori agricoli, perché quelli grandi se la vedono comunque da soli e non hanno problemi di versamenti all'INPS e neanche magari problemi di dovere incassare in tempi veloci i supporti AGEA.
Pertanto, visto che il Governo e la maggioranza non hanno voluto trovare una via d'uscita in sede emendativa, vorrei riproporre la necessità, direi quasi l'urgenza, di trovare in sede di applicazione di questo decreto degli escamotage tecnico-giuridici, affinché anche se non si riesce ad eliminare in toto la compensazione tra contributi AGEA e contributi INPS, almeno non si vada oltre il 30 per cento dell'importo dovuto nell'effettuare questa compensazione.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 16,50)

GIUSEPPE ROMELE. Ciò affinché il grosso dei finanziamenti AGEA sia comunque ancora disponibile per i piccoli imprenditori agricoli, in modo tale che essi possano, essendo appunto i soggetti più deboli e più fragili, farne motivo di supporto e di sostegno ulteriore alla loro attività.
Chiedo dunque uno sforzo al Governo e in particolare al Ministero dell'agricoltura, che non vedo però rappresentato sui banchi del Governo, affinché su questo argomento essi non siano soltanto spettatori, bensì siano attenti veramente, perché 560 mila imprenditori agricoli non sono un numero da poco: sono un forte motore economico, tramite il quale l'economia primaria, ammesso che l'attività agricola si possa ancora così definire, potrebbe rimettersi in moto adeguatamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. La deputata Milanato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/26.

LORENA MILANATO. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un provvedimento che non rispetta minimamente quei presupposti di necessità ed urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione. Ancora una volta abbiamo visto come al Senato siano state introdotte modifiche sostanziali che non hanno questi presupposti di necessità ed urgenza. Sulla materia del presente decreto-legge avevamo la possibilità di intervenire mediante la legge comunitaria, ma non si capisce perché ciò non sia stato possibile e si sia dovuti arrivare al provvedimento in esame, che peraltro non è certamente eccezionale per questo Governo, visto che ormai ci ha abituato al fatto di intervenire per decreto-legge anche in assenza di necessità ed urgenza e che dunque per l'attuale Governo questa è diventata ormai una consuetudine consolidata.
Noi lo abbiamo più volte denunciato, ma le nostre parole non hanno trovato ascolto. In questo modo, colleghi, si finisce per spogliare le Commissioni competenti del loro lavoro e si svilisce il lavoro del Parlamento. Siamo costretti ancora una volta a sottolineare come nell'esaminare il provvedimento siano stati usati criteri decisamente difformi tra Camera e Senato. È noto come questi criteri difformi abbiano già creato situazioni di imbarazzo a questo ramo del Parlamento, con provvedimenti assolutamente modificati dal Senato: ne cito uno per tutti, il cosiddetto decreto «mille proroghe», che è arrivato alla Camera completamente stravolto.
Con questo ordine del giorno, quindi, vogliamo porre in evidenza come sia assolutamente necessario arrivare urgentemente ad un'intesa tra i Presidenti della Camera e del Senato, affinché venga attuata una tecnica di legislazione conforme nei due rami del Parlamento. È per questo che chiediamo al Governo di impegnarsi, proprio per il rispetto che è dovuto al ruolo dei due rami del Parlamento. Auspichiamo quindi che il Governo, accogliendo la nostra richiesta, si impegni a rispettare i criteri di omogeneità dei decreti-legge, a presentare provvedimenti urgenti e necessari nel rigoroso rispetto dell'articolo 77 della Costituzione e soprattutto a non introdurre «in corso d'opera», come è avvenuto con questo provvedimento, modifiche emendative che non rispettino i criteri costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Marinello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/37.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno a mia prima firma riproponiamo una questione già posta all'attenzione dell'Assemblea con due emendamenti, uno dei quali è stato ritirato proprio per avere la possibilità di utilizzare lo strumento dell'ordine del giorno.
Il comma 3 dell'articolo 4 del provvedimento in questione, sopprimendo il comma 34 dell'articolo 1 della legge n. 239 del 2004, sembra dare la possibilità che si Pag. 61creino nel nostro paese, al di là delle sbandierate liberalizzazioni, fenomeni di concentrazione soprattutto nel mercato delle aziende concessionarie di energia elettrica e di gas, escludendo dal mercato le piccole e medie aziende e, addirittura, almeno per quanto riguarda i servizi cosiddetti post-contatore, le imprese artigiane.
Riteniamo che non possa essere questa la reale volontà del Parlamento, perché se fosse così, sarebbe estremamente grave. Infatti, qual è la ratio di un atteggiamento che intende ridurre continuamente lo spazio di manovra delle piccole e medie aziende italiane? Quale può essere la ratio di un provvedimento che vuole escludere concretamente dal mercato le imprese artigiane, che hanno realizzato la storia d'Italia e che, con la loro struttura, continuano ad arricchire il tessuto economico e produttivo del nostro paese?
Nelle settimane appena trascorse abbiamo ascoltato le organizzazioni di categoria e il mondo del lavoro e ci siamo convinti della bontà delle loro argomentazioni, di cui ci siamo fatti carico. Abbiamo posto all'attenzione dell'Assemblea un emendamento, sul quale si è articolato un interessante dibattito. Oggi, con l'ordine del giorno a mia firma ripropongo appieno la questione che è, a nostro avviso, meritevole di attenzione e, soprattutto, di una risposta positiva che deve andare bene al di là del merito della questione posta, perché non sarebbe soltanto una risposta positiva alle aziende artigiane che si occupano dei servizi post-contatore, ma un segnale di attenzione verso il mondo delle partite IVA e dell'artigianato da voi così tanto misconosciuto, pressato e vessato, soprattutto in momenti importanti come durante l'esame della legge finanziaria o del collegato fiscale o dei provvedimenti delle cosiddette liberalizzazioni, che rappresentano il classico esempio di chi vuole essere forte con i deboli e, invece, è debole, anzi debolissimo, con chi è veramente forte nel nostro paese.
Nel riproporre tali argomentazioni, invito il Governo a dare una positiva soluzione alla questione e, comunque, ad un benevolo accoglimento dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il deputato Martinello ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Delfino n. 9/2374/41, di cui è cofirmatario.

LEONARDO MARTINELLO. Signor Presidente, intendo illustrare l'ordine del giorno Delfino n. 9/2374/41. Esso prende il via dalla legge n. 248 del 2005, che ha esteso al settore agricolo l'obbligo di presentare il documento unico di regolarità contributiva per accedere ai benefici ed alle sovvenzioni comunitarie. Conseguentemente a ciò è stato definito un accordo nel settore agricolo tra istituti bancari e la società titolare dei crediti cartolarizzati per regolarizzare la posizione contributiva di oltre 500 mila aziende agricole.
Al riguardo, vi è anche un accordo dell'INPS volto a normalizzare la situazione.
L'articolo 4-bis del provvedimento in esame prevede la compensazione degli aiuti comunitari con i contributi previdenziali che gli agricoltori debbono allo Stato. Tale norma crea qualche problema e rende necessaria la definizione dell'ambito attuativo di intervento, che non è molto chiaro.
Come UDC con questo ordine del giorno impegniamo il Governo a valutare l'esigenza di adottare le necessarie disposizioni affinché l'applicazione della normativa prevista dal provvedimento in esame sia coerente e rispettosa con gli accordi richiamati nella premessa - ossia gli accordi tra Istituti bancari e la società titolare dei crediti cartolarizzati -, condivisi anche dalle organizzazioni professionali agricole, che rispondono alla necessità di un'equa soluzione del gravoso problema riguardante i contributi previdenziali. Come UDC da tempo chiediamo che tale questione venga definitivamente risolta, ma essa ancora langue nelle pieghe delle leggi e, soprattutto, tra i problemi del mondo agricolo.

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PRESIDENTE. Il deputato Turco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/46.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno riguarda espressamente la questione della politica agricola comune. Abbiamo votato secondo le indicazioni del collega Franci che è stato puntualissimo nell'illustrare il merito del provvedimento. Egli, però, ha dato anche il senso delle analisi svolte dai colleghi Marinello, Romele e Misuraca sulla situazione dei piccoli imprenditori agricoli. Mi sarei aspettato che il collega Romele presentasse un ordine del giorno volto a dare una risposta strutturale a tale problema. Invece, ancora una volta, si ricorre a degli escamotage che portano il nostro paese e gli agricoltori a dover affrontare problemi enormi, come è avvenuto, ad esempio, rispetto alle quote latte.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17)

MAURIZIO TURCO. Abbiamo presentato un ordine del giorno con il quale impegniamo il Governo a farsi promotore presso il Consiglio dell'Unione europea di una proposta di riforma che, progressivamente, porti alla soppressione degli aiuti all'esportazione. Tali aiuti, infatti, sono causa di distorsioni sul mercato internazionale dei prodotti agricoli. Con essi si svolge un'azione di concorrenza sleale, in particolare nei confronti dei paesi in via di sviluppo ai quali l'Unione europea destina ingenti risorse per cercare di contenere i danni procurati a seguito dei pesanti interventi volti a favorire l'agricoltura europea.
In secondo luogo, con il nostro ordine del giorno impegniamo il Governo a sostenere unicamente ma adeguatamente gli agricoltori che svolgano la propria attività direttamente ed in via esclusiva o la cui azienda sia ubicata in zone disagiate o a rischio di dissesto idrogeologico o ambientale.
È infatti vero che il 90 per cento delle risorse comunitarie destinate agli agricoltori è intercettato dall'1 per cento degli agricoltori stessi. Non a caso, i maggiori beneficiari della politica agricola comune sono il principe Carlo D'Inghilterra e la regina Beatrice d'Olanda. In Italia, il 70 per cento degli agricoltori riesce ad intercettare solo il 10 per cento delle risorse e riceve al massimo 1.250 euro l'anno. È di tutta evidenza la sussistenza di un problema strutturale; problema che deve essere affrontato non in questa sede ma in quella europea, dove si decide della politica agricola comune.
So che il Governo non potrà accettare questo ordine del giorno; mi auguro, però, che sia almeno disposto a trasmettere al Consiglio dell'Unione europea l'atto se eventualmente questa Camera dovesse approvarlo. Chiederò, dunque, all'Assemblea di esprimere un voto favorevole su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Boscetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/20.

GABRIELE BOSCETTO. Presidente, colleghi, l'ordine del giorno a mia prima firma prende in considerazione le violazioni degli obblighi di tecnica legislativa già evidenziate dal Comitato per la legislazione; questo provvedimento, infatti, non è corredato né della relazione sull'analisi tecnico-normativa (ATN) né di quella sull'analisi di impatto della regolamentazione (AIR). Quindi, mancano entrambe; ci chiediamo per quale ragione vengano scritte disposizioni che recano tali norme se poi questo Governo non le rispetta mai. Come possiamo chiedere ai cittadini di adeguarsi alle leggi quando il Governo per primo non le rispetta? Sono questioni che noi stiamo portando avanti da mesi; mi riferisco alla normativa che, in materia di decreti-legge, pone il divieto di conferire deleghe legislative sia con decreti-legge sia con provvedimenti di conversione degli stessi e che disciplina i caratteri dell'oggetto dei decreti-legge e dei relativi emendamenti, nonché la coerenza Pag. 63di materia. A tale ultimo proposito, ad esempio, accade che, pur facendo riferimento il titolo del decreto-legge a determinate materie, poi il decreto-legge ne disciplini altre del tutto diverse. Tutto ciò continua ad accadere dai tempi del provvedimento sullo «spacchettamento» dei ministeri, quando si cominciò a violare tutto il violabile; ma ancora oggi si continua a porre in essere siffatti interventi.
Noi chiediamo al Governo - e al sottosegretario presente, cui va tutta la nostra stima - perché si perseveri in un tale spregio di tutte le norme vigenti in materia di formazione delle leggi (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Forza Italia: Vergogna!) Possiamo anche comprendere, caro sottosegretario, che non si possa rispondere ad una tale questione, neppure da parte di chi ha una favella illuminata come la sua; la questione, infatti, non riguarda l'oggetto specifico di un provvedimento ma concerne invece un sistema. Voi vi siete sempre riempiti la bocca di moralità e di aderenza alla legge; da quando siete al Governo, tuttavia, non avete rispettato in alcun modo questi canoni. D'altro canto, il fatto che lei, dei cento sottosegretari di questo Governo, sia qui da solo ad affrontare le tante e diverse materie in esame, ci fa domandare dove siano gli altri sottosegretari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Cosa fanno? Il provvedimento tratta di pubblico impiego, di immigrazione, di agricoltura e di altre varie e diverse materie. Però, è presente solo lei - con la sua competenza, grande ma specifica -, per rispondere alle questioni che noi stiamo ponendo o, meglio, se mi permette, signor sottosegretario, per non rispondere, perché noi abbiamo posto in essere una serie analitica di confutazioni delle vostre posizioni.
Se qualche risposta - pur rarissima - è arrivata, l'abbiamo ottenuta dai banchi dell'opposizione, da qualche parlamentare di quelle file, che ringraziamo. Non abbiamo avuto da lei, e cioè dal Governo, nessuna risposta a tutti i nostri interventi. Il Governo, nella sua persona, è rimasto silente. Quando su un problema che lei stesso condivideva noi abbiamo chiesto al Governo di accogliere al riguardo un ordine del giorno, ha detto che non sarebbe stato certamente lei ha suggerircene la formulazione e che ce li saremmo dovuti preparare da soli. Ma da dove nasce un'impostazione arrogante di questo genere?
Il Governo, quando l'opposizione prospetta un problema serio, si fa in quattro per suggerire la redazione di un ordine del giorno. Noi li abbiamo redatti e depositati comunque, perché di certo non abbiamo bisogno del vostro aiuto. Tuttavia, questo fa capire quanto sia poca la vostra collaborazione...

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole.

GABRIELE BOSCETTO. Vi lamentate di un ostruzionismo dell'opposizione che non c'è! Noi facciamo soltanto opposizione costruttiva in una situazione nella quale questo provvedimento non potrà essere cambiato per una questione di tempi!

PRESIDENTE. Onorevole, per favore!

GABRIELE BOSCETTO. Dobbiamo lavorare senza poter ottenere alcun risultato! Io vi dico ancora una volta: abbiate il coraggio di proporre una modifica della Costituzione per cui la conversione dei decreti-legge (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, per favore!

GABRIELE BOSCETTO. ... avviene in 90 giorni! Se non la cambierete, non potrete (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole. Andiamo avanti.Pag. 64
L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2374/47.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, credo di poter continuare il ragionamento del collega Boscetto, in ordine alla curiosa interpretazione del nostro bicameralismo perfetto. Infatti, come diceva giustamente il collega Boscetto, anche con la presenza di un solo sottosegretario - seppur preparato - dei tanti che sono stati nominati, assistiamo a questo curioso meccanismo per cui una sola delle due Camere ha la facoltà di modificare ed intervenire su provvedimenti spesso molto importanti (pensiamo a quello sulle liberalizzazioni o su altre materie di grande interesse generale).
L'ordine del giorno di cui ho l'onore di essere primo firmatario attiene ad una questione che probabilmente il sottosegretario Grandi non conosce bene, ma è conosciuta bene dal collega Pagliarini, presidente della Commissione lavoro pubblico e privato di questa Camera. Oltre al presidente, altri colleghi della Commissione lavoro, di maggioranza e di opposizione, stavano esaminando una proposta di legge a sua firma, di cui è relatore il collega Burgio, il giorno 14 marzo. In tale giorno, nello stesso momento, presso l'altro ramo della Camera, il Senato della Repubblica, veniva depositato da parte del Governo un emendamento che ricalcava interamente il testo della proposta di legge Pagliarini era attinente alla nuova normativa, inserita all'interno dell'articolo 5 del decreto-legge attualmente in fase di conversione, relativa alla disciplina dei consulenti del lavoro e dell'esercizio di tale professione.
È evidente, colleghi della maggioranza, esponenti del Governo e onorevole Presidente della Camera, che ci si trova di fronte ad una grande anomalia.
Infatti, da un lato il Governo utilizza lo strumento della decretazione d'urgenza per andare incontro ad esigenze che ci vengono poste con una certa forza, con procedure di infrazione e sanzioni, dall'Unione europea, utilizza cioè non il meccanismo proprio della legge comunitaria annuale, ma un provvedimento d'urgenza, con tutte le incognite legate a tale modo di legiferare, come la frettolosità e via dicendo; dall'altro lato, onorevoli colleghi, noi rileviamo - anche al netto dell'eventuale necessità di rivedere il meccanismo della legge comunitaria - una sostanziale sovrapposizione tra i ruoli del Parlamento e del Governo.
Quando, ed è già successo con un'iniziativa legislativa del collega Capezzone della Rosa nel Pugno, un presidente di Commissione, un collega della maggioranza o dell'opposizione - ma in questo caso, stranamente, parliamo di due colleghi della maggioranza e di due presidenti di opposizione - avviano un'iniziativa normativa appetibile, il Governo automaticamente inserisce tale normativa, facendola propria, all'interno di un decreto o di un disegno di legge. In questo modo, si fanno lavorare a vuoto le Commissioni e i commissari, che magari affronterebbero quel provvedimento in sede referente o in sede legislativa, mentre debbono affrontarlo in sede consultiva, perché, tra l'altro, questa normativa viene affidata solo in sede consultiva alla Commissione lavoro e in sede referente alle Commissioni finanze ed agricoltura.
Quindi, noi vorremmo che il Governo rivedesse questo meccanismo per evitare di sovrapporsi e che vi fosse maggior coordinamento tra i propri membri, anche perché - come molti di voi sanno - i sottosegretari nascono nell'ordinamento inglese con la funzione di collegare le aule parlamentari al Governo, poiché i ministri non avevano facoltà di accesso nelle aule delle Commissioni parlamentari.
Se i singoli sottosegretari non hanno contezza di quello che fanno gli altri sottosegretari o il Governo sulla stessa materia negli altri rami del Parlamento, che cosa ci vengono a fare nelle Commissioni parlamentari? Perché non si rispetta l'iniziativa legislativa, non solo dei presidenti di Commissione della maggioranza, ma di tutti i deputati ? A maggior ragione noi diciamo dei presidenti di Commissioni della maggioranza, dei quali forse, amici del Governo, dovreste avere ancora più Pag. 65rispetto per una questione di coordinamento politico, di rapporti interni alla maggioranza. Con questo atteggiamento avete dato prova non solo di fregarvene del Parlamento, ma dei vostri stessi compagni di strada, di partito, di quelli che vi fanno approvare le leggi in Commissione, e troppo spesso stanno zitti - come in questa Camera - anche quando avrebbero delle modifiche da apportare, perché sanno che le modifiche in questa Camera non si possono fare: questo è il vostro bicameralismo perfetto e di questo bicameralismo dovreste vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!

PRESIDENTE. È così esaurita l'illustrazione degli ordini del giorno.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta gli ordini del giorno Tolotti n. 9/2374/1 (Nuova formulazione), e Vichi n. 9/2374/2, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cota n. 9/2374/3. Il Governo accetta gli ordini del giorno Lussana n. 9/2374/4 e Grimoldi n. 9/2374/5, mentre non accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/2374/6.
Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Fugatti n. 9/2374/7, purché venga riformulato nella parte dispositiva sopprimendo alla fine le parole: «prevedendo la possibilità di non applicare gli interessi sulle somme da restituire». In sostanza, l'ordine del giorno Fugatti n. 9/2374/7 dovrebbe essere riformulato nel senso di mantenere soltanto il primo periodo della premessa e la parte dispositiva senza la parte finale di cui ho dato lettura.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pini n. 9/2374/8 ed accetta l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2374/9. Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Germontani n. 9/2374/10, purché venga riformulato sostituendo nella parte dispositiva le parole: «al fine di adottare» con le seguenti: «al fine di valutare la possibilità di adottare» e, nella riga successiva, aggiungendo alle parole: «ulteriori iniziative normative», le seguenti: «compatibilmente con le disposizioni comunitarie,».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Leo n. 9/2374/11, mentre accetta l'ordine del giorno Mungo n. 9/2374/12. Accetta inoltre l'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/2374/13, purché venga riformulato nel dispositivo, aggiungendo, dopo le parole: «tempo congruo», le seguenti: «subordinatamente al rispetto dei tempi per le procedure di recupero fissati dalla Commissione europea». Il Governo accetta gli ordini del giorno Frias n. 9/2374/14, Stradella n. 9/2374/15 e Gioacchino Alfano n. 9/2374/16.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fundarò n. 9/2374/17, se riformulato nel senso di sopprimere, nell'ultima parte del dispositivo, le parole da: « in particolare» fino alla fine del periodo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/2374/18, se viene accolta dai presentatori la riformulazione che il Governo riproporrà anche rispetto all'ordine del giorno Marinello n. 9/2374/37. In particolare, il dispositivo risulterebbe del seguente tenore: «nell'ambito della discussione dei provvedimenti di riordino e liberalizzazione dei settori dell'energia elettrica e del gas naturale e per il rilancio del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili a confermare ed a rafforzare, nel rispetto della normativa comunitaria, provvedimenti atti alla salvaguardia del mercato per tutti i soggetti economici, con particolare attenzione alle imprese artigiane ed alle piccole e medie imprese del settore del cosiddetto postcontatore, evitando che soggetti che godono di posizione dominante nel settore della distribuzione e vendita di energia utilizzino tale situazione di monopolio, ad ogni livello territoriale, a danno del tessuto imprenditoriale artigiano, realizzando, in ogni caso, l'obiettivo di garantire un'effettiva parità di opportunità sul mercato». Ho letto per intero il dispositivo per rendere in modo chiaro la riformulazione proposta.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Bernardo n. 9/ 2374/19, Boscetto Pag. 66n. 9/2374/20 e Carfagna n. 9/2374/21; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2374/22; accetta l'ordine del giorno Fedele n. 9/2374/23 (di contenuto analogo all'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/2374/13). Accetta altresì l'ordine del giorno Lazzari n. 9/2374/24, se riformulato nel senso di sostituire dalle parole: «regio decreto» fino alla fine del dispositivo, con le seguenti: «decreto legislativo n. 22 del 2007 che recepisce la direttiva 2004/22». Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Leone n. 9/2374/25, Milanato n. 9/2374/26, limitatamente al dispositivo, e Minardo n. 9/2374/27; non accetta l'ordine del giorno Napoli n. 9/2374/28; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Romagnoli n. 9/2374/29 e non accetta l'ordine del giorno Fabbri n. 9/2374/30.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Misuraca n. 9/2374/31, se il dispositivo è riformulato nel modo seguente: «a valutare l'opportunità di gestire con flessibilità i tempi ed i modi di applicazione della norma di cui all'articolo 4-bis del decreto-legge n. 10 del 2007, fermi restando gli obblighi comunitari e verificando le esigenze connesse con la predisposizione delle opportune e concordate procedure - a tutela delle aziende agricole - nello scambio di informazioni tra INPS e AGEA».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Santelli n. 9/2374/32; non accetta l'ordine del giorno Verdini n. 9/2374/33; accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bertolini n. 9/2374/34; non accetta l'ordine del giorno Fontana n. 9/2374/35, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nan n. 9/2374/36. Il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/2374/37, con la stessa riformulazione indicata con riferimento all'ordine del giorno Quartiani n. 9/2374/18, eliminando anche la premessa. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/2374/38, mentre accetta l'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/2374/39, a condizione di sopprimere l'ultimo capoverso del dispositivo.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Romele n. 9/2374/40, mentre accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/2374/41, se nel dispositivo le parole: «a valutare l'esigenza di adottare le necessarie disposizioni» sono sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare disposizioni». Il Governo accetta l'ordine del giorno Mazzaracchio n. 9/2374/42 e accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/2374/43, a condizione che nella premessa vengano soppressi gli ultimi due capoversi e che il dispositivo sia sostituito dal seguente: «a controllare le procedure di concessione del visto di ingresso, in particolare attraverso adeguati accertamenti in ordine alla esistenza delle condizioni previste». Il Governo accetta l'ordine del giorno Baiamonte n. 9/2374/44, se riformulato nel senso di aggiungere, nel dispositivo, dopo le parole: «ulteriori finanziamenti» le seguenti: «, compatibilmente con le esigenze di bilancio,». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/2374/45, che persegue le stesse finalità dell'ordine del giorno Leo n. 9/2374/11, nella formulazione in distribuzione, con il seguente dispositivo: «a valutare la possibilità di opportune iniziative legislative volte a dare piena attuazione alla decisione della Commissione europea 2003/193/CE del 5 giugno 2002, per prevedere le opportune soluzioni dei problemi eventualmente creati dalle procedure di recupero, come previsto dal paragrafo 126 e, in particolar modo, per le cosiddette "società in house"».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Turco n. 9/2374/46; accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Baldelli n. 9/2374/47 e Campa n. 9/2374/48; non accetta l'ordine del giorno Elio Vito n. 9/2374/49; infine, accetta l'ordine del giorno Falomi n. 9/2374/50, nella formulazione in distribuzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.

GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, certamente, il gruppo di Forza Pag. 67Italia non potrà esprimere voto favorevole su questo provvedimento, per tutte le ragioni che abbiano illustrato. D'altro canto, l'accoglimento di quasi tutti gli ordini del giorno da parte del Governo ci fa comprendere quanto fossero e siano fondate le nostre ragioni. A sua volta, il Governo ha compreso, nella sostanza, che questo provvedimento sta arrivando al voto definitivo senza che siano state tenute in considerazione le importantissime modifiche suggerite dall'opposizione, ma anche dalla maggioranza. Nel contenuto degli ordini del giorno presentati, ci sono ragioni espresse dall'opposizione, ma anche ragioni espresse dalla maggioranza. Si è compreso che si sta arrivando alla definitiva approvazione di un provvedimento che contiene tutte le pecche legislative delle quali abbiamo parlato, che è imperfetto e che non è nell'interesse dei cittadini, i quali dovranno dolersi della gran parte di esso.
Bisogna ricordare che la parabola legislativa, in un sistema democratico come il nostro, che prevede un bicameralismo perfetto, deve avere compiutezza nell'uno come nell'altro ramo del Parlamento. Invece, noi ci siamo trovati, per troppe volte, a subire da parte vostra la posizione della questione di fiducia in un solo ramo del Parlamento e, per troppe volte, a causa di tempi ormai ristretti siamo stati impediti nell'affrontare il procedimento legislativo con la pienezza dei poteri che competono a ciascun ramo del Parlamento. Purtroppo, ciò è avvenuto, quasi sempre e troppo spesso, alla Camera dei deputati, in quella Camera che, in base ai progetti di riforma della Costituzione, dovrebbe essere la più importante, quella che dovrà accordare la fiducia al Governo, lasciandosi al Senato delle regioni la possibilità di intervenire sulle materie di competenza regionale e locale. Il rispetto per la Camera dei deputati è assolutamente limitato e questo ci fa preoccupare per la nostra democrazia! È possibile che questa Assemblea debba ridiventare, prevedibilmente, un luogo nel quale non si realizza la libera e totale discussione? 630 parlamentari con le briglie e con la cavezza, alcuni dei quali costretti a esprimere voto favorevole su proposte emendative provenienti dal Senato e già dichiarate inammissibili - a mio avviso giustamente - dalla Presidenza della Camera dei deputati! Non si può continuare così. Non si può proseguire in questa attività di presentazione di testi legislativi sostenendo che si tenterà di regolamentare in modo univoco l'attività della Camere e del Senato, senza farlo mai. Ma è così difficile modificare un regolamento parlamentare?
È così difficile riuscire a rendere omologhi i due regolamenti parlamentari? Facciamoci carico di queste problematiche, non continuiamo a sostenere che non bisogna intervenire sulla Costituzione, se non per alcune sue parti.
Riguardo alla norma sui decreti-legge specifichiamo i limiti, che debbono divenire costituzionali, relativi all'ammissibilità degli emendamenti.
Se un decreto-legge deve rispondere a requisiti di necessità e di urgenza in via straordinaria, anche gli emendamenti relativi alla legge di conversione debbono essere costituzionalmente tutelati; in caso contrario, si realizzano spregi legislativi di tutti i generi, causati dal disequilibrio fra deputati e senatori e dalla mancata rappresentanza del nostro popolo. Cosa veniamo a fare in questa storica Camera se non possiamo sostenere le nostre ragioni e quelle dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)?

PRESIDENTE. Onorevole Boscetto, la invito a concludere il suo intervento.

GABRIELE BOSCETTO. Noi siamo coloro che portano avanti le loro istanze e i loro bisogni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boscetto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baiamonte. Ne ha facoltà.

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GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente, mi rivolgo in maniera molto sommessa e pacata al rappresentante del Governo affinché riveda la sua posizione. Infatti, il sottosegretario ha detto che avrebbe accettato l'ordine del giorno n. 9/2374/44 da me presentato, se riformulato aggiungendo la frase «compatibilmente con i fondi a disposizione».
Signor sottosegretario, lo ripeto in maniera molto pacata: la prego di rivedere il suo giudizio perché questo ordine del giorno contempla un argomento molto delicato per la salute pubblica. Questo Governo ha a cuore i problemi ambientali, si occupa delle conseguenze sui cittadini legate all'uso di prodotti agricoli trattati chimicamente?
Signor sottosegretario, in questo ordine del giorno, riferito all'articolo 5-bis del provvedimento, si suggerisce di adeguarsi al regolamento CE concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche. Il compito del controllo è affidato al Ministero della salute poiché sul territorio è presente un'organizzazione che deve essere collegata con l'Agenzia chimica europea.
Signor sottosegretario, si tratta di problemi molto delicati perché se non vengono considerati la registrazione, il controllo e la restrizione dei prodotti chimici, questi andranno ad inquinare le acque, l'ambiente, i prodotti agricoli: si tratta di tutta una serie di problemi che non possono essere accantonati, soprattutto dal Ministero della salute.
Quindi, signor sottosegretario, la ringrazio di aver preso in considerazione il mio ordine del giorno, ma la pregherei di accettarlo così come è stato presentato, senza l'aggiunta della frase «compatibilmente con i fondi a disposizione».
Signor sottosegretario, mi scusi ma questi fondi bisogna trovarli perché ciò rappresenterebbe una garanzia per noi cittadini e per la Comunità europea.
La ringrazio e la invito di nuovo a rivedere la sua posizione, in ogni caso la ringrazio per aver preso in considerazione il mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,35)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzaracchio. Ne ha facoltà.

SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Governo per aver accettato il mio ordine del giorno n. 9/2374/42, che lo impegna a rafforzare il ruolo di vigilanza delle regioni, assieme ai Ministeri della salute dell'ambiente, dell'economia e delle finanze, e alla Presidenza del Consiglio. Ciò significa che finalmente si ha una vera presa di coscienza dei problemi provocati dalla trascuratezza registrata in passato, quando si è messo in disparte un argomento così importante, causando, lo ripeto, seri problemi. Si pensi, infatti, che la mancata vigilanza dei bacini chimici - nell'etichetta non era specificato se il mangime fosse di origine animale o vegetale - ha provocato il fenomeno della cosiddetta «mucca pazza», che ha determinato le conseguenze che tutti conosciamo: la «mucca pazza» ha causato nell'uomo conseguenze gravissime, sino alla morte, come è stato testimoniato dal mondo scientifico. Il Parlamento ha preso oggi coscienza di tale problema ed il Governo si è dimostrato sensibile nell'affiancare a tutti gli organismi preposti le regioni che, come è noto, hanno comunque una valenza nel campo sanitario e dell'ambiente. Credo pertanto che oggi abbiamo compiuto un buon lavoro tutti insieme, maggioranza ed opposizione, al servizio dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Intervengo in merito agli ordini del giorno che sono stati Pag. 69sottoposti all'attenzione dell'Assemblea in precedenza e su cui è stato successivamente espresso il parere da parte del Governo. Molti di tali ordini del giorno sono stati accolti, soprattutto - e fortunatamente - quelli presentati dal nostro gruppo, perché forse il Governo li ha letti e si è reso conto che erano sensati ed apportavano alcuni miglioramenti al provvedimento in esame.
Mi volevo soffermare sull'ordine del giorno n. 9/2374/6, dell'onorevole Fava, della cui amicizia mi onoro, che si riferisce all'articolo 2 del provvedimento in esame: «Promozione della candidatura della città di Milano all'Esposizione universale 2015». Faccio una premessa: da buon torinese avrei gradito di più che fosse stata Torino ad ospitare tale manifestazione, ma considerando che il nostro «amatissimo» sindaco Chiamparino non ha - ingiustamente - lottato per riuscire ad ottenere almeno la candidatura per la ricordata esposizione internazionale, siamo in questa sede a discutere sull'Expo Milano 2015, cosa buona, perché si svolgerebbe sempre in Padania e si tratterebbe di finanziamenti di cui beneficerebbe il territorio padano. Mi meraviglio, tuttavia, delle modalità con le quali è stato scritto l'articolo in questione, perché mi ricordo che, sia in campagna elettorale, sia nei primi giorni di questo Governo, nel territorio torinese la sinistra ha fatto campagna propagandistica contro il provvedimento adottato nel 2001 dal Governo Berlusconi, sull'Agenzia Torino 2006, con cui si esautoravano tutti gli enti pubblici, per attuare tutte le infrastrutture e le strutture necessarie alle Olimpiadi che si sono svolte nel 2006 in provincia di Torino ed in Piemonte.
In questo caso, si sta facendo una cosa analoga: nei primi giorni di Governo avete approvato una legge per cancellare totalmente l'Agenzia Torino 2006.
A seguito di ciò si è creato lo scompiglio nella provincia di Torino e in Piemonte, in quanto si è scoperto che dietro questa Agenzia vi erano buchi miliardari. Noi della Lega Nord possiamo denunciarlo tranquillamente perché non abbiamo mai avuto a che fare né con l'Agenzia 2006 né con il Toroc. Anche in questa occasione state esautorando gli enti locali attribuendo competenze all'ente Expo-Milano 2015.
L'ordine del giorno Fava n. 9/2374/6 impegnava il Governo a fare in modo che tra l'ente e la regione Lombardia, la provincia di Milano e il comune di Milano, interessati a questa esposizione, vi fosse collaborazione. Non avendo accettato questo ordine del giorno riproponete quanto accaduto con riferimento all'Agenzia Torino 2006 proposta dal Governo Berlusconi nel 2001 per sviluppare le Olimpiadi a Torino.
In realtà, vi dovrebbe essere un po' di coerenza; infatti, se l'Agenzia 2006 non era proponibile in quanto non coinvolgeva gli enti locali, lo stesso dovrebbe valere per l'ente Expo-Milano 2015. Pertanto, avremo materiale a sufficienza per fare campagna elettorale sul nostro territorio!
Non costituiscono un problema le riformulazioni proposte dal Governo sugli altri ordini del giorno presentati dalla Lega, infatti sappiamo bene qual è la sorte degli ordini del giorno, a cui quasi sicuramente non viene dato seguito.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Allasia.

STEFANO ALLASIA. La maggioranza dovrebbe leggere con maggiore attenzione gli articoli e gli emendamenti e non seguire pedissequamente quanto viene affermato dai relatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, occorre evidenziare che con questo decreto-legge, che dovrebbe dare attuazione ad obblighi comunitari, si approfitta ancora una volta per innovare la disciplina nazionale in materia di immigrazione, lanciando il sasso e nascondendo poi la mano e, in particolare, esautorando il Parlamento Pag. 70delle proprie competenze. In tal modo il Governo dimostra di avere la coda di paglia, in quanto si sottrae alla sua responsabilità di proporre al Parlamento uno specifico provvedimento in materia di immigrazione e di asilo politico, cercando di risolvere la questione attraverso piccoli aggiustamenti inseriti in diversi decreti-legge.
Occorre ricordare che siamo in un Parlamento! Probabilmente, la sinistra crede che siamo tutti ingenui e che pensiamo che, in questa sede, si debba soltanto parlare! Vorrei ricordare, invece, che il Parlamento, oltre a «parlare» (come dice il nome stesso), deve anche legiferare, perché è questo il suo compito. Non possiamo farci prendere in giro! Quindi, sono qui a denunciare, ancora una volta, questa presa in giro da parte della sinistra e del Governo.
D'altra parte, vorrei sottolineare che, in tal modo, si vuole subdolamente «svuotare» la cosiddetta legge Bossi-Fini. È chiaro, tuttavia, che abbiamo gli occhi ben aperti e che ci accorgiamo di tali azioni, che oserei definire anche sleali! Ancora una volta, infatti, si vuole determinare, per l'appunto in modo surrettizio, l'aumento indiscriminato della presenza dei lavoratori stranieri all'interno della nostra penisola; ciò, naturalmente, al di fuori delle quote previste dalla citata legge Bossi-Fini.
Abbiamo già visto quali sono stati i risultati di queste azioni: immigrati che continuano ad arrivare in modo indiscriminato e le cosiddette carrette del mare! Vorrei evidenziare che questa sinistra, nonché una parte di questo Parlamento, ha contribuito anche ad aggravare ulteriormente la situazione, facendo passare, all'interno di un altro decreto-legge, il principio dell'asilo politico. In base a tale principio, dunque, tutti coloro che hanno problemi, di qualunque natura, in giro per il mondo sanno che possono venire da noi e che qui troveranno «braccia aperte» per potersi rifugiare. D'altra parte, con l'indulto abbiamo visto una marea di extracomunitari uscire dalle carceri e tornare ancora a delinquere; naturalmente, la metà di loro vi è già rientrata!
Voglio tuttavia sottolineare un altro aspetto. Con il decreto-legge in esame, infatti, si è voluto anche mettere in una condizione di svantaggio i nostri imprenditori, i quali già si trovano vessati da una tassazione vergognosa. Ricordo che, ultimamente, abbiamo visto nelle nostre città negozi e bar chiudere, essere esposti alla «gogna mediatica» - addirittura con cartelli fuori dai loro esercizi - ed essere accusati di aver eluso tre scontrini fiscali; perché sappiamo che anche tali norme sono state approvate da questa sinistra!
La mancata emissione di tre scontrini fiscali, infatti, fa chiudere i negozi per tre, quattro o cinque mesi e mette addirittura alla «gogna mediatica» gli esercenti. Non credo si tratti di un atteggiamento che faccia onore a questa maggioranza ed a questo Governo!
Gli imprenditori del nostro paese vengono posti in condizione di svantaggio perché è chiaro che i vincoli della normativa italiana in materia di lavoro sono molto più cogenti e duri, come abbiamo appena detto. Al contrario, i lavoratori stranieri possono venire tranquillamente in Italia, sono chiaramente pagati in nero e vengono anche a «illuminare» il nostro ministro Ferrero, il quale ha affermato che i lavoratori stranieri costano la metà rispetto a quelli italiani: è questo il motivo per cui dobbiamo farli venire da noi!
Tuttavia, come ho già avuto modo di affermare nella parte antimeridiana dell'odierna seduta, tale atteggiamento è doppiamente grave, perché anche questi lavoratori vengono sfruttati. Pertanto, vengono portati qui da noi non certo per amore o per solidarietà; anzi, direi che vengono fatti venire per una solidarietà «pelosa», poiché si tratta di una solidarietà falsa...

PRESIDENTE. Si avvii a concludere...!

PAOLA GOISIS. ...che, in realtà, li pone in una condizione di sfruttamento.Pag. 71
È chiaro, allora, che non possiamo accettare tutto ciò: dunque, vogliamo garanzie anche sul piano della concorrenza!

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Goisis!

PAOLA GOISIS. Concludo subito, Presidente.
I nostri imprenditori, infatti, risultano essere svantaggiati anche su tale piano, a fronte di altri, i quali sono legittimati, invece, a far lavorare...

PRESIDENTE. Grazie...!

PAOLA GOISIS. ...i loro operai «in nero»!

PRESIDENTE. La ringrazio!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.

LORENZO BODEGA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervenendo anch'io per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati, ricordo che la maggior parte di essi è stata accettata dal Governo, è stata accolta parzialmente oppure ne è stata proposta una riformulazione o una modifica.
Nel prendere atto positivamente dell'accoglimento di molti ordini del giorno, mi viene però da pensare al motivo per cui gli emendamenti che proponevano gli argomenti trattati - e sono stati tanti quelli trattati in questa giornata sulla materia in discussione - siano stati respinti, nonostante in alcuni casi vi fosse anche un consenso trasversale, mentre sotto forma di ordine del giorno le stesse materie e gli stessi argomenti sono stati accolti. Capisco bene che un ordine del giorno è meno restrittivo e vincolante rispetto ad un emendamento, anche perché poi bisognerebbe, dal punto di vista procedurale, ripercorrere un determinato iter burocratico.
Tuttavia, penso che una riflessione debba essere fatta e che questo sistema abbia urgente bisogno di essere rivisitato, ridefinito e ridisegnato, in modo tale che le procedure che vengono poste in atto in questa Assemblea, come pure al Senato, possano essere molto più snelle, semplici e utili per l'intero paese.
Fatta questa prima riflessione, vorrei ricordare brevemente come tanti siano stati gli argomenti trattati negli ordini del giorno in esame e come, in modo particolare in quelli presentati dalla Lega, si sia invitato il Governo a valutare l'opportunità di non utilizzare in futuro - so bene che non è una cosa semplice da attuare - lo strumento del decreto-legge per attuare gli obblighi comunitari.
Sappiamo bene che, quando si parla di attuazione di obblighi comunitari, di infrazioni, di sentenze della Corte di giustizia, di procedure avviate per la mancata attuazione da parte dell'Italia di determinati adempimenti, si registra un atteggiamento sul quale qualche volta manca una certa criticità da parte della maggioranza stessa.
Naturalmente, la minoranza, facendo il proprio dovere, assume una posizione molto critica nei confronti di questo provvedimento e noi ci troviamo di fronte ad un secondo intervento legislativo dal carattere urgente in materia comunitaria.
Quindi, a mio giudizio, occorre riflettere e verificare come mai vi siano e si registrino questi ritardi e se essi siano dovuti ad inghippi, o a questioni di carattere legislativo interno, o siano imputabili agli uffici che istruiscono le pratiche o allo scarso coordinamento fra lo Stato italiano e l'Unione europea, la quale, fra l'altro, ci contesta di infrazioni comunitarie rispetto alle quali alcune delle norme presenti nel decreto-legge in esame mirano a porre riparo: ma non è detto che la Commissione europea abbia sempre ragione.
Gli ordini del giorno nel loro complesso favoriscono, se così vogliamo dire, un diverso atteggiamento nei confronti della collettività, dei cittadini italiani, affinché possano comunque usufruire positivamente di quello che l'Assemblea delibera.
Dunque, oltre a valutare la possibilità di non utilizzare più la formula del Pag. 72decreto-legge per questa materia, vogliamo invitare il Governo e chi per esso, nonché chi ha il potere di controllo, a monitorare tutto questo affinché si possa anche riferire periodicamente al Parlamento. In particolare, sapete bene a cosa ci riferiamo noi della Lega: il riferimento è ai lavoratori extracomunitari che, venendo assunti da ditte che poi realizzeranno opere nel nostro paese, potrebbero essere «agevolati» nel rilascio del permesso di soggiorno.

PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere!

LORENZO BODEGA. Concludendo, Presidente, nel prendere atto che la maggior parte degli ordini del giorno è stata accolta, il nostro atteggiamento resta comunque fortemente critico nei confronti del progetto di legge in esame.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Fedele, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romagnoli. Ne ha facoltà.

MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, ho presentato un ordine del giorno che riguarda un particolare aspetto disciplinato da una direttiva della Comunità europea in materia di «varietà da conservazione», onde consentire agli agricoltori il libero scambio delle sementi su base locale. La direttiva europea intende per «varietà da conservazione» le varietà, le popolazioni, gli ecotipi, i cloni e le coltivazioni di interesse agricolo relativi alle seguenti specie di piante: 1) autoctone e non autoctone, mai iscritte in altri registri nazionali, purché integratesi da almeno cinquanta anni negli agroecosistemi locali; 2) non più iscritte in alcun registro, purché minacciate da erosione genetica; 3) non più coltivate sul territorio nazionale e conservate presso orti botanici, istituti sperimentali, banche del germoplasma pubbliche o private e centri di ricerca, per le quali sussiste un interesse economico, scientifico, culturale o paesaggistico a favorirne la reintroduzione.
In particolare, il mio ordine del giorno n. 9/2374/29 vuole chiarire la non brevettabilità del patrimonio genetico delle «varietà da conservazione» che ho appena elencato, iscritte nel registro nazionale. Infatti, la logica brevettale ha permesso alle aziende agrochimiche e farmaceutiche di ottenere il diritto di brevettare anche organismi viventi ed ogni loro parte, compresi tessuti, cellule e geni, come se qualunque essere vivente o una sua parte fosse un'invenzione di qualche ricercatore o di qualche azienda. Su questi aspetti ha espresso più volte perplessità anche il Comitato nazionale per la bioetica.
Con la locuzione «brevetto biotecnologico» si intende la protezione commerciale sia di un organismo geneticamente modificato, comprese le tecniche per ottenerlo e riprodurlo, sia di geni, cellule o tessuti di qualunque organismo utilizzati per scopi commerciali.
Il concetto di brevetto, caro Presidente, si applicava un tempo soltanto ad oggetti inventati, non ad organismi viventi o a scoperte, dato che un organismo, anche se geneticamente modificato, come del resto ogni sua parte ed ogni suo gene, non è un'invenzione ma, tutt'al più, una scoperta. Gli organismi non sono né macchine né oggetti inventati; tuttavia, la loro equiparazione agli utensili permette una loro più vasta mercificazione.
Le multinazionali hanno già brevettato, e stanno brevettando, non solo geni di piante utilizzate nella medicina e nell'agricoltura tradizionali, senza coinvolgere i popoli che per secoli hanno utilizzato queste piante con una vera azione di bioterapia, ma anche geni e cellule umani. La logica brevettale sta diventando, dunque, la strumento per privatizzare la vita del pianeta in favore di chi possiede i soldi per trasformare un bene comune in profitti privati senza alcuna attenzione ai diritti umani ed alla difesa della salute e dell'ambiente. Chi possiede i brevetti detiene Pag. 73un enorme potere non soltanto economico, grazie a condizioni di monopolio, ma anche di ricatto a livello politico e sociale.
Pertanto, chiedo che il mio ordine del giorno n. 9/2374/29 sia accettato, non semplicemente accolto come raccomandazione, affinché il Governo si impegni a stabilire che il patrimonio genetico delle «varietà da conservazione» iscritte nel registro nazionale non è brevettabile e, quindi, la sua funzione deve essere del tutto libera. A meno che il registro nazionale non nasconda, signor Presidente, un altro emendamento a favore di qualche cooperativa...!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, è importante intervenire in fase di dichiarazione di voto sugli ordini del giorno perché stiamo assistendo ad uno spettacolo che in questo Parlamento si ripete da mesi e mesi.
È al nostro esame un disegno di legge di conversione di un decreto-legge che, esaminato ed approvato dal Senato, è giunto all'esame della Camera a tempo quasi scaduto. Peraltro, mi sembra che si faccia volutamente passare il tempo per avvicinarsi alla scadenza: la maggioranza non ha voglia di accelerare i lavori perché i decreti legge devono essere approvati, qui alla Camera, con il sistema del voto blindato! Il motivo di ciò è ovvio: questa maggioranza teme eventuali ulteriori letture, anche migliorative, al Senato proprio per la sua debolezza intrinseca, per quella sorta di grande male che sta avvelenando non soltanto la legislatura, ma anche e soprattutto la democrazia nel nostro paese. Insomma, avete difficoltà a ritornare al Senato a causa delle divisioni e delle contraddizioni che contraddistinguono la vostra maggioranza!
Lo abbiamo visto. Ancora una volta si è presentato questo scenario davanti a noi. Questo decreto-legge contiene una serie di norme assolutamente non omogenee tra loro e spesso contraddittorie. Sono state poi inserite, come catapultate all'interno del provvedimento, specie all'articolo 4, una serie di norme che entrano a gamba tesa su alcune questioni: mi riferisco alle norme che hanno riguardato l'agricoltura, l'ormai famigerato DURC (documento unico di regolarità contributiva), nonché tutta una serie di norme che hanno inciso sul provvedimento nella sua interezza.
Abbiamo assistito alla chiusura più assoluta della maggioranza, rispetto alle questioni da noi sollevate. E non mi si dica che nessuna delle nostre proposte emendative fosse assolutamente non meritevole di accoglimento! Addirittura, abbiamo ricontrollato il resoconto stenografico, dove autorevoli esponenti della maggioranza - mi riferisco anche all'onorevole Realacci, tra l'altro presidente di una Commissione - su specifici punti da noi sollevati hanno colto la serietà e la bontà delle nostre osservazioni: per esempio, con riferimento al mio emendamento che riguardava i cosiddetti servizi «post contatore», si riconosce la bontà dell'argomentazione, al punto che uno dei rappresentanti de L'Ulivo, facente parte del direttivo di tale gruppo, riconosce la bontà delle mie argomentazioni e si aggancia alle stesse attraverso il meccanismo della presentazione degli ordini del giorno.
Allora è inutile nascondersi dietro un dito! Tra le nostre proposte c'erano sicuramente delle proposte buone, di buonsenso, accoglibili. Si tratta semplicemente di un vostro «no» pregiudiziale e pregiudizievole, ma soprattutto è questa vostra paura ad affrontare il nocciolo delle questioni, per paura di dover tornare nell'altro ramo del Parlamento, a mettervi in questa condizione di assoluto e continuo diniego. Ecco il perché, dunque, di questo dell'ordine del giorno.
Abbiamo anche notato la seria difficoltà del sottosegretario Grandi - una difficoltà innanzitutto dovuta al fatto di dover seguire da solo i lavori, in perfetta solitudine, quando parecchi sottosegretari Pag. 74ed anche qualche ministro (lo dico, perché ci risulta) sono già in vacanza, addirittura già all'estero - di dover seguire un provvedimento così complesso e di dover tra l'altro prestare attenzione ad una serie di questioni non di propria competenza. Abbiamo visto le sue difficoltà anche nel dover valutare e accettare gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, la invito a concludere.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. A questo punto, non mi resta che sollecitare al sottosegretario un'ulteriore attenzione per il benevolo accoglimento di una serie di questioni.
Infine, Presidente - questo non è un intervento nel merito, ma quasi un intervento sull'ordine dei lavori -, non mi resta altro che sollecitare la Presidenza della Camera ad avere un'attenzione particolare nei confronti del Governo e del ministro per i rapporti con il Parlamento, affinché questi ordini del giorno, specie se accolti o se votati, abbiano poi un seguito, perché fino ad ora, per quanto riguarda la nostra esperienza, così non è stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi. Mi rivolgo a lei, signor Presidente, perché anche in questa occasione un mio ordine del giorno è stato «bocciato» dal Governo. Al di là del fatto che si vogliano abrogare con un decreto-legge, in particolare con l'articolo 4-ter del decreto, delle norme precise sulla vitivinicoltura, questo è un vero danno, perché siamo reduci da una vetrina internazionale, quale quella del Vinitaly, cioè la vetrina più importante al mondo, dove noi esibiamo i nostri prodotti e dove noi non vendiamo solo una bottiglia di vino, ma vendiamo un'etichetta, che è una cultura, che è una storia, che è un pezzo del nostro territorio.
Stiamo discutendo in Commissione agricoltura il nuovo OCM vino. E mi chiedo per quale motivo si intervenga oggi, quando siamo alla scadenza del precedente OCM vino, mettendo dei paletti. È un vero controsenso, qualcosa di innaturale.
Nel settore primario vi sono problemi climatici (abbiamo parlato di emergenza idrica), ma anche questioni riguardanti la globalizzazione, con nazioni come la Nuova Zelanda, l'Africa del sud, il Cile e l'Australia che cominciano a produrre vini che ci fanno concorrenza. Presto, arriverà anche la Cina con i propri vini. Si tratta di uno dei prodotti più importanti, un prodotto principe nel paniere delle qualità italiane, insieme all'olio con le sue 300 varietà e ai nostri formaggi. Dietro questi prodotti vi è l'Italia, la sua eccellenza. I ristoratori e i ristoranti italiani sono riconosciuti in tutto il mondo, da Pechino a New York, da Londra a San Paolo. Per non parlare dei formaggi.
Ebbene, l'ordine del giorno n. 9/2374/38 a mia firma non è stato accettato senza alcuna spiegazione, solo perché, forse, nella fretta della predisposizione del decreto-legge presentato al Senato, nell'articolo 4-ter, sono state inserite alcune norme che inficiano le buone pratiche per lo svolgimento della viticoltura italiana. Ora, non si può più emendare il testo mancando i tempi, ma la fretta è incomprensibile su questioni riguardanti questo settore.
Era il caso di fare valutazioni più attente. Pochi, forse, mi ascoltano, ma si tratta di questioni importanti. Ho cercato di porvi l'accento. Con l'ordine del giorno a mia firma chiedevo soltanto che il Governo facesse una ricognizione più attenta della situazione, ma neanche questa sollecitazione è stata accettata. Ringrazio il Presidente per la sua cortese attenzione.

PRESIDENTE. È doverosa...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Milanato. Ne ha facoltà.

LORENA MILANATO. Signor Presidente, ci troviamo nella fase finale dell'esame Pag. 75di un provvedimento di conversione di un decreto-legge e, ancora una volta, l'iter seguito è un cliché al quale la maggioranza e il Governo ci hanno, purtroppo, abituati.
Se, come avvenuto, si propone un provvedimento che, già di per sé, è discutibile per la sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza che dovrebbe contenere e se, come avvenuto, ci viene detto che per mancanza di tempo non sarà possibile emendare il testo e ci viene suggerito di presentare ordini del giorno, ci saremmo aspettati da parte del Governo una maggiore attenzione per gli ordini del giorno presentati, mentre alcuni sono stati soltanto accolti come raccomandazione.
A pochi minuti dal voto finale, non ci rimane che rivendicare il ruolo della Camera che, nell'iter del provvedimento, ha visto ancora una volta spogliare le Commissioni e la stessa Assemblea del proprio ruolo.
Pertanto, signor rappresentante del Governo vorrei insistere con lei affinché riprenda in considerazione la possibilità di accettare l'ordine del giorno a mia firma n. 9/2374/26. Con esso si chiede l'impegno del Governo per risolvere un problema più volte affrontato dall'Assemblea, essendo stato sollevato dall'opposizione - e non solo da essa - anche al di fuori di quest'aula. Tale ordine del giorno impegna il Governo a rispettare in futuro i criteri di omogeneità dei decreti-legge esaminati dai due rami del Parlamento, il Senato e la Camera dei deputati.
Come è stato sottolineato da alcuni colleghi - lo vorrei ricordare ancora una volta al rappresentate del Governo - nel nostro sistema le due Camere contano allo stesso modo e il bicameralismo dovrebbe essere perfetto. La parola «dovrebbe» è d'obbligo, perché in questo momento ciò non sta accadendo.
Pertanto, signor sottosegretario, insisto perché voglia prendere in considerazione un serio impegno del Governo, rivedendo il parere espresso sul mio ordine del giorno n. 9/2374/26.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, nel corso di questa valutazione riassuntiva degli ordini del giorno presentati, molti colleghi hanno messo in evidenza come il Governo abbia accettato molti di essi, quasi a dire che le proposte emendative che avevamo presentato già in sede di Commissioni riunite erano volte al miglioramento del testo. Purtroppo, lo abbiamo detto diverse volte: il Senato non sarebbe riuscito ad approvare il testo così come avremmo voluto modificarlo.
Il collega Giuseppe Fini ha svolto una valutazione che andava al di là di questa considerazione, con riferimento al comportamento del Governo in ordine agli impegni assunti. Al riguardo, nel breve tempo che mi è concesso vorrei invitare ad evitare il continuo ricorso ai decreti-legge per dare attuazione alle norme comunitarie.
La nostra nazione con orgoglio è protagonista dell'attività svolta in seno all'Unione europea e spesso le questioni oggetto delle procedure di infrazione non sono di questi giorni, ma risultano abbastanza datate nel tempo.
Abbiamo approvato la legge comunitaria e siamo intervenuti sulla materia comunitaria già altre quattro volte. È quindi opportuno che, una volta per tutte, cerchiamo di mantenere un equilibrio fra le disposizioni europee ed il comportamento dello Stato italiano.
Nei nostri ordini del giorno, per la maggior parte dei casi, abbiamo fatto riferimento alle materie trattate, anche se all'interno del provvedimento sono state inserite questioni che non erano così urgenti. Peraltro, questa è un'altra valutazione che abbiamo svolto in merito agli ordini del giorno.
È imbarazzante assumere una posizione di contrarietà rispetto a richieste che sembrerebbero automatiche. In altri termini, da due giorni stiamo avanzando richieste di modifica rispetto ad una normativa che dovrebbe essere adottata automaticamente. Pag. 76Non interveniamo con una legge ordinaria, attraverso il percorso previsto; interveniamo, oltre che con la legge comunitaria, con decreti-legge, con provvedimentidichiarati urgenti. Inoltre, all'interno di questi provvedimenti aggiungiamo materie - quelle richiamate negli ordini del giorno - che fra loro non sono omogenee.
Il Senato ha deliberato questo provvedimento in poche ore perché sembrerebbe abbiano trovato un accordo sulla eliminazione di una parte della normativa. Mi viene da pensare che è pericoloso usare l'infrazione come pretesto per attivare una procedura d'urgenza, ricorrere ad un decreto-legge, disciplinare con esso materie complesse ed eterogenee per poi convertire quel provvedimento ed eliminare le norme introdotte, sapendo di doverlo fare.
Con questa tattica arriviamo a svolgere sedute - come quella di oggi e quella di ieri - in cui non sfugge a nessuno che vi è uno sforzo di denuncia, senza alcuna speranza di modifica.
Come membro della Commissione finanze, che ha lavorato congiuntamente con la Commissione agricoltura, posso testimoniare che, nel poco tempo che abbiamo avuto a disposizione, abbiamo svolto un buon lavoro: era un lavoro di principio su materie anche condivise, che poi, anziché essere inserite nel testo, sono state riportate negli ordini del giorno.
Per questo motivo, nei pochi minuti a mia disposizione, vorrei cogliere l'occasione per raccomandare al Governo di impegnarsi per evitare di ritrovarci tra breve (non si parla di un tempo molto lontano) ad esaminare altri decreti-legge che seguono una corsia preferenziale (in quanto atti dovuti) e che disciplinano materie che potrebbero benissimo essere valutate ed inserite in provvedimenti autonomi.
Commettiamo quindi due errori: anzitutto, diamo, degli obblighi scaturenti dal nostro rapporto con l'Europa, un'attuazione disordinata che non segue ad un adeguato approfondimento; inoltre, inseriamo all'improvviso in tali provvedimenti disposizioni che meriterebbero di essere tempestivamente discusse ma dopo una più ampia riflessione; disposizioni, soprattutto, che meriterebbero un attento esame in sede di Commissione di merito. Peraltro, anche se nel caso di specie il provvedimento è stato assegnato alla competenza di due Commissioni (le Commissioni finanze e agricoltura), sapevamo benissimo che le questioni affrontate dal decreto investivano anche le competenze di altre Commissioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo anche al sottosegretario, che ha seguito il dibattito nel corso di questi due giorni. Purtroppo - ahinoi! -, ci «tocca», come opposizione, intervenire, deputato dopo deputato, per ribadire alcuni principi. Ciò significa certamente, in un'Assemblea come questa, mettere in risalto quanto avvenuto nel corso di questi dieci mesi con gli interventi di carattere legislativo a mezzo di decretazione d'urgenza. Sappiamo le difficoltà della maggioranza nel passaggio dell'esame dei provvedimenti da una Camera all'altra e nell'immaginare di dovere alimentare un dibattito che, ovviamente, comincia in Commissione ma poi prosegue in Assemblea, dove, se si tratta di provvedimenti di urgenza, finisce spesso per arenarsi. Un dibattito, dunque, che legittimamente dovrebbe svolgersi anzitutto nelle singole Commissioni di merito per poi, successivamente, continuare in Assemblea.
In occasioni come questa, si devono però ribadire concetti fondamentali per la vita del paese; ritengo sia opportuno rivolgere al Governo ed ai ministri competenti la raccomandazione che il nostro sistema paese possa giovarsi della particolare attenzione che la Comunità europea ha sempre dedicato ai paesi membri. Basti pensare a materie delicate per l'Italia quali il sistema agroalimentare o l'iniziativa di candidare Milano a sede dell'Expo 2015. Talune iniziative sono state promosse anche Pag. 77con alcuni ordini del giorno importanti, in parte accettati dal Governo. Per quanto mi riguarda più direttamente, anzi, colgo l'occasione per ringraziare il sottosegretario presente oggi. Peraltro, era forse naturale accettare un ordine del giorno che non poteva essere che condiviso riguardando temi estremamente delicati che «toccano» in generale la sensibilità dei nostri concittadini e del mondo delle imprese.
In più occasioni abbiamo sentito affermare che la presentazione di ordini del giorno o anche di emendamenti importanti e salienti rappresenterebbe, in un'Assemblea come questa, una forma di ostruzionismo; ma, dal momento che, purtroppo, come sappiamo bene, in Commissione l'esame subisce un'accelerazione, quale allora, se non l'Assemblea, è il luogo in cui il dibattito su argomenti estremamente delicati, con ricadute importanti sul sistema delle categorie e delle singole famiglie, deve alimentarsi? Ci si ritrova, quindi, a doversi confrontare in Assemblea sul merito dei provvedimenti.
Ecco poi perché, purtroppo, la stragrande maggioranza degli emendamenti non vengono approvati; sono comprensibili le ragioni vere e reali di tale reiezione: il timore di dover trasmettere nuovamente i testi al Senato mettendo così a rischio la tenuta del Governo. Così però si blocca l'esame e si perde un po' la vera legittimazione che i singoli parlamentari hanno e vorrebbero esprimere; voi stessi, forse, vorreste esprimerla come maggioranza.
Si arriva così agli ordini del giorno; se ne sono presentati tanti, in parte accolti e in parte no. Ciò mette in evidenza come probabilmente, se fossero stati approvati gli emendamenti più caratterizzanti per un decreto-legge di questo tipo, ci si sarebbe adeguati agli obblighi comunitari. È per questo che all'inizio del mio intervento sottolineavo un aspetto importante che mi auguro il Governo possa recepire affinché il nostro paese possa giocare un proprio ruolo, all'interno del contraddittorio con gli Stati membri, come del resto avviene al di là dei nostri confini, su un argomento come questo, mettendo in evidenza quanto importante sia la difesa del sistema paese.
Ecco perché ormai da mesi ci siamo abituati ad un contraddittorio che poi si esaurisce in poco tempo; la sensazione che noi diamo è che non si riesca a raggiungere l'obiettivo di mettere assieme, al di là delle appartenenze e delle esperienze culturali, momenti salienti che caratterizzano provvedimenti legislativi importanti. Quindi, assistiamo ad un rincorrersi in questa direzione. Per questo - e concludo, Presidente - vi è l'esigenza di un dibattito nuovo e rinnovato tra maggioranza ed opposizione su argomenti delicati come questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, interveniamo per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno presentati, partendo da quello a mia firma n. 9/2374/7, che il Governo ha dichiarato di accettare con una riformulazione, sopprimendo l'ultima parte del dispositivo, che prevede il seguente impegno: «prevedendo la possibilità di non applicare gli interessi sulle somme da restituire».
La motivazione di questo ordine del giorno risiede nel fatto di avere imposto alle ex municipalizzate di pagare taluni tributi - prevalentemente IRPEG - che nel triennio 1997-1999 erano state esentate grazie a specifiche agevolazioni fiscali. Oggi, infatti, a seguito di una direttiva comunitaria, queste imposte devono essere restituite in quanto considerate aiuti di Stato. Sulle stesse imposte, inoltre, vengono applicati gli interessi.
Noi lo abbiamo detto varie volte, anche in fase emendativa nella quale abbiamo predisposto emendamenti ad hoc per criticare il fatto che vengano richiesti interessi su imposte non pagate non tanto perché le imprese contribuenti non le abbiano voluto pagare, bensì perché la legge, a quell'epoca, ne garantiva l'esenzione. Per tale motivo, appare non corretto imporre anche il pagamento degli interessi su tali imposte.Pag. 78
Inoltre, da varie dichiarazioni rese dai soggetti interessati, già da oggi si profilano numerosi ricorsi, considerato altresì il fatto che si chiede il pagamento di imposte all'epoca non dovute, oltre agli interessi - ed è questo il punto più controverso - sulle medesime imposte.
Pertanto, l'ordine del giorno che abbiamo predisposto punta ad impegnare il Governo a prevedere tutta una serie di misure per facilitare il pagamento delle imposte da parte delle imprese interessate dal provvedimento in esame. Inoltre, si impegna il Governo a prevedere la possibilità di non applicare gli interessi su tali imposte.
Ci è stato comunicato che il nostro ordine del giorno verrebbe approvato, qualora venisse riformulata la parte dell'impegno nella quale si prevede la non applicabilità degli interessi. Chiaramente, ciò non ci trova d'accordo e valuteremo in un successivo momento se accettare la riformulazione o meno. Tuttavia, il continuo ricorso agli ordini del giorno, come altri colleghi hanno ribadito, svilisce la portata del ruolo legislativo che dovrebbe avere quest'Assemblea.
Molte volte in Commissione abbiamo sentito colleghi della maggioranza non essere d'accordo su alcuni punti di questo provvedimento, ma di fronte al «muro» e alla mancanza di volontà di trattare alcune modifiche di questa legge da parte del Governo, abbiamo dovuto rassegnarci a presentare degli ordini del giorno. È vero che questi ultimi sono importanti, ma sappiamo che si tratta di cosa ben diversa dal prevedere analoghe disposizioni all'interno di proposte emendative.
Pertanto, alcuni aspetti che si sarebbero voluti modificare in questo provvedimento e rispetto ai quali sono stati presentati emendamenti non solo da parte dell'opposizione, ma anche della maggioranza, non sono stati accolti. Assistiamo pertanto a questo grande numero di ordini del giorno e alla corsa a presentarne i più disparati, sapendo che anche qualora venissero accettati sono comunque cosa ben diversa da una previsione di legge che entra in vigore.
Questo svilisce in maniera importante il ruolo di ogni singolo parlamentare, delle Commissioni e di questa Assemblea. Tutto ciò svilisce il ruolo dell'opposizione - ma noi non abbiamo i vostri numeri all'interno di questo ramo del Parlamento, non abbiamo un numero di deputati tale da poter incidere sulle scelte importanti di questo Governo all'interno della Camera dei deputati -, però credo che, vedersi ogni volta preclusa la possibilità di emendare e di intervenire in maniera costruttiva e di critica positiva sui vari provvedimenti, sia uno svilimento anche per i colleghi della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/2374/5, che è stato accettato dal Governo, chiede che l'Esecutivo si impegni a monitorare e a riferire periodicamente al Parlamento sugli effetti della norma contemplata nell'articolo 5 del presente decreto, sul piano della garanzia della concorrenza nell'erogazione di servizi all'interno del sistema economico nazionale. Vista la lunga serie di ordini del giorno presentati, tanti dei quali accolti, spero che soprattutto quelli accettati non restino sulla carta, ma che quanto garantito dalla maggioranza trovi corrispondenza nei fatti.
Tuttavia, credo vada denunciata la ragione della presentazione di così tanti ordini del giorno anche da parte di esponenti della maggioranza: il provvedimento in esame è tornato alla Camera assolutamente «blindato». Sapete benissimo che ogni modifica costringerebbe il provvedimento a tornare all'esame del Senato e duole constatare che il nostro lavoro è solo quello di ratificare provvedimenti che arrivano dall'altro ramo del Parlamento.
A mio avviso, ciò è dovuto a due motivazioni. In primo luogo, al Senato della Repubblica le elezioni politiche voi le avete perse per 300 mila voti circa e, quindi, una maggioranza vera non può sussistere; in secondo luogo, le divisioni Pag. 79all'interno della stessa maggioranza, evidenziate anche dagli ordini del giorno presentati da alcuni suoi esponenti, sottolineano che il provvedimento non è condiviso in toto da tutta la compagine di Governo.
Inoltre, noi registriamo un dato di fatto del provvedimento all'interno della legge comunitaria, cioè come surrettiziamente si sia aggirata, almeno in parte, la legge sull'immigrazione vigente nel nostro paese (la legge Bossi-Fini), normativa che crediamo di buonsenso, che è stata anche «copiata» in ampie parti d'Europa e che lega il permesso di soggiorno al contratto di lavoro.
Non ci preoccupa quello che creerete quando avrete il coraggio di modificare alla radice la legge sull'immigrazione, ma ci spaventa maggiormente la constatazione dei segnali che state dando all'esterno del nostro paese, con le quote di ingresso e con i provvedimenti che, sostanzialmente, dicono: «venite nel nostro paese, le porte sono aperte, è cambiata la maggioranza di Governo, noi siamo buoni, belli e bravi, e vi accogliamo tutti». Peccato però che, alla prova dei fatti, sappiamo bene di non poter garantire un lavoro a tutta questa gente. Non si risolve il problema della clandestinità mandando messaggi, dicendo di venire perché le porte sono aperte e abolendo - come avete intenzione di fare - il reato di clandestinità. Noi crediamo che l'immigrazione vada regolata, che occorra dare delle certezze e che, soprattutto, aprire le porte indiscriminatamente, significhi soltanto favorire la criminalità organizzata, perché, chi è senza un lavoro, inevitabilmente qualche via, legale o meno, per procurarsi da vivere dovrà trovarla anche a casa nostra.
Tra l'altro, su questo aspetto richiamiamo le cifre e le statistiche che ci danno obiettivamente ragione su tutti i punti di vista. Basta farsi un giro nelle nostre carceri per constatare quanto l'immigrazione non regolamentata produca problemi di ordine pubblico e di criminalità sul nostro territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato i pareri del Governo sui nostri ordini del giorno e su quelli dei colleghi della Lega e di Alleanza nazionale, nonché il parere contrario sull'ordine del giorno Turco n. 9/2374/46, della Rosa nel Pugno.
Ci sorprende - forse non più di tanto, ma crediamo che in questa sede sia necessario stigmatizzarlo - il fatto che ancora un volta ci troviamo a poter discutere soltanto gli ordini del giorno. La disponibilità del Governo in questo senso è lodevole, ma assai riduttiva, perché il dibattito, che pure c'è stato nel corso dell'esame di questo decreto-legge, non è stato finalizzato ad alcuna modifica del testo da parte di quest'Assemblea e, tanto meno, da parte delle Commissioni. Si tratta di un testo che origina da un decreto-legge e che è mirato a compensare alcune sanzioni che l'Unione europea ha comminato all'Italia, oltre ad affrontare alcune procedure di infrazione in ordine alla violazione di direttive europee.
Noi crediamo che il ruolo di un Parlamento sia più alto e nobile di quello di una semplice assemblea in cui si può dibattere su ordini del giorno di varia natura e su diverse materie. Crediamo che il Parlamento abbia il diritto di intervenire per modificare le leggi e che debba permettere ai propri componenti di esprimere la loro opinione e quella dei propri gruppi e delle coalizioni cui appartengono, che pure si dividono su tanti argomenti nell'ambito di una delle due Camere.
Crediamo anche che il Parlamento abbia tutto il diritto di modificare questo provvedimento, come dicevamo precedentemente in sede di illustrazione degli ordini del giorno. Se ci fosse stata anche solo la disponibilità a cambiare mezza virgola, il Governo in questa sede, offrendo la propria disponibilità, avrebbe smentito quanti tra di noi paventavano questa situazione sin dalla discussione sulle linee generali e sul complesso degli emendamenti Pag. 80e, successivamente, nell'esame dei singoli emendamenti che sono stati posti all'attenzione dell'Assemblea, sui quali è sempre stato espresso un parere contrario da parte dei relatori e del Governo, che aveva sostenuto giustamente la teoria secondo la quale era impossibile modificare in questa sede il decreto-legge.
Il fatto di non essere smentiti non è per noi un elemento positivo. Ci piacerebbe ogni tanto che questo Governo ci offrisse un guizzo, un colpo d'ala, e che ci desse una speranza di essere smentiti ogni qual volta, di fronte ad un provvedimento che giunge al nostro esame, facciamo previsioni negative e vediamo nubi nere all'orizzonte.
Non si tratta di assenza di confronto, perché nel confronto crediamo si riesca a crescere, sia noi, opposizione in Parlamento e maggioranza nel paese, sia voi, maggioranza in Parlamento e minoranza nel paese. Una riprova di questo fatto è costituita dal decreto Bersani, rispetto al quale avete avuto la capacità di compiere un'ottima operazione di marketing elettorale, ormai poco credibile rispetto al vecchio decreto Bersani, perché già smentito nei fatti da una finanziaria ricca di tasse.
Anche durante l'esame del decreto Bersani il relatore e il Governo dimostrarono che ci poteva essere una certa sensibilità nell'accogliere alcune iniziative emendative motivate da parte dell'opposizione. Ciò perché era comodo per la maggioranza affrontare più lungamente in questa Camera l'esame del provvedimento e poi «blindarlo» al Senato, magari attraverso la posizione della questione di fiducia, così come si è verificato.
In questo caso, il meccanismo è diametralmente opposto.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli...

SIMONE BALDELLI. Concludo, signor Presidente.
Questo provvedimento è stato affrontato con una certa pigrizia e con tempi molto lunghi al Senato mentre in questa Camera è stato reso immodificabile. Pertanto, credo si debba riflettere a lungo anche sui pareri che sono stati espressi dal Governo sugli ordini del giorno, benché in larga parte siano stati piuttosto favorevoli su questioni sollevate a pieno titolo e legittimamente dai colleghi dell'opposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, se non ricordo male, il Governo ha accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/2374/25.

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, è accolto come raccomandazione.

ANTONIO LEONE. Stando così le cose, chiedo al signor sottosegretario di spiegarmi, quanto meno, il motivo della scelta compiuta tra l'accoglimento come raccomandazione e l'accettazione. Conosco la lealtà e la trasparenza del sottosegretario Grandi e quindi credo non abbia timore, nel momento in cui addivenisse all'idea di accettare questo ordine del giorno, di considerarla quasi un riconoscimento di colpa. Vorrei ricordarle, signor sottosegretario, che nel dispositivo si chiede al Governo un impegno ad utilizzare per il futuro la legge comunitaria annuale per dare attuazione agli obblighi comunitari e si esprime l'auspicio di non utilizzare in materia lo strumento del decreto-legge, in modo difforme dal dettato costituzionale. In altri termini, il mio ordine del giorno è di grande linearità, non incolpa il Governo di aver fatto quello che non poteva fare e non chiede, per il futuro, un adeguamento al suo dispositivo. Si esprime solo un auspicio e non vedo, quindi, perché il Governo non debba accettare un impegno così trasparente e così attinente ad una corretta maniera di legiferare, al rispetto delle norme costituzionali e alla prassi, secondo la quale il recepimento degli obblighi comunitari avviene sempre con il ricorso ad una legge ordinaria e non ad Pag. 81un decreto-legge. Non comprendo, al riguardo, la differenza tra accettazione e accoglimento come raccomandazione. Vorrei ricordare al signor sottosegretario che con questo ordine del giorno non si chiede e non si afferma che non è possibile usare lo strumento della decretazione d'urgenza per il recepimento di direttive comunitarie. Non è assolutamente così anche perché, in passato, il decreto-legge già è stato utilizzato. Tuttavia, ciò è avvenuto quando si stava per incorrere in procedure di infrazione comunitaria e quando per sette o otto anni sono rimasti nei nostri cassetti adempimenti cui eravamo obbligati nei confronti della Comunità europea. In quel caso, si è fatto ricorso alla decretazione d'urgenza ed è chiaro che in quel caso nessuno avrebbe potuto puntare il dito sulla scelta dello strumento del decreto-legge. Non vedo perché, invece, avendo tempo, serenità e tranquillità, non si possano recepire le direttive comunitarie per mezzo dello strumento principe, cioè la legge comunitaria, che è una legge ordinaria. Per quale motivo ricorrere alla decretazione d'urgenza, se non si è in ritardo e non si teme che discutendo una legge ordinaria il Parlamento possa interferire? Tra l'altro, ciò è avvenuto ugualmente perché al Senato ben 5 articoli sono stati aggiunti al provvedimento che il Consiglio dei ministri aveva emanato. Se ne evince, evidentemente, che il Governo vuole blindare anche questo tipo di norme e farle passare attraverso un decreto-legge, non attraverso una legge ordinaria. Non comprendo ancora il motivo per cui, con tutta tranquillità e trasparenza, il signor sottosegretario non si alzi - per la verità è in piedi da due giorni, per ragioni fisiche che capisco benissimo - e non dichiari di accettare questo ordine del giorno, dato che così deve essere. Non avete colpe e nessuno ve le vuole addebitare, ma il nostro auspicio riteniamo che sia in linea con quello di un buon Governo e di una buona legiferazione. Attendo un chiarimento, seppur breve, da parte del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, come al solito ci troviamo a discutere di ordini del giorno per tentare, attraverso di essi, di modificare un provvedimento che, in realtà, sappiamo non più modificabile.
A questo punto, sorge spontanea una domanda: siamo ancora in una democrazia parlamentare? Il Parlamento è nato - ricordiamo gli Stati nazione - per la necessità di approvare il bilancio dello Stato, di decidere assieme quante tasse applicare e come utilizzarne il ricavato; si cercava cioè di spendere al meglio i soldi prelevati ai cittadini.
Già negli ultimi anni, riguardo alla legge di bilancio, si è verificata la ricorrente distorsione del voto di fiducia. Quest'anno vi è stata un'esagerazione in questo senso poiché si è raggiunto un tale livello di forzatura della norma tanto che tutti ormai concordano sul fatto di dover ovviare a questa tendenza; tra l'altro, bisognerà anche capire le modalità, i tempi, i modi e gli obbiettivi di questi interventi.
Prassi costante di questo Governo, di questa pseudomaggioranza, è di decidere non attraverso il Parlamento, ma attraverso altre modalità.
L'indulto si è rivelato un'operazione assurda e demenziale, portata avanti da molte forze politiche in Parlamento tranne, ovviamente, la Lega Nord e Alleanza Nazionale. Invece, tutti gli altri provvedimenti dotati di una qualche rilevanza sono stati approvati attraverso la forzatura rappresentata dalla questione di fiducia e dal decreto-legge. In particolare, l'utilizzo della decretazione d'urgenza dà alquanto fastidio poiché, al di là dell'urgenza, che non sussiste, non si intravede un modo di agire razionale. Non è neanche il Governo a decidere - anche se, attraverso i suoi 103 componenti, potrebbe essere paragonato ad un piccolo parlamentino, un surrogato della democrazia parlamentare, una sorta di oligarchia abbastanza Pag. 82numerosa -, ma sono i segretari di partito a stabilire il contenuto dei decreti-legge. Questo modo di agire segna la fine della democrazia parlamentare, anche se dispiace doverlo ammettere; non solo si contrattano gli articoli dei provvedimenti, ma si agisce anche per mezzo di bizantinismi per consentirne l'approvazione. Infatti, quando un articolo dà fastidio, casualmente lo si mette in fondo; in questo modo, poiché l'opposizione, brutale e cattiva, fa il suo mestiere attraverso un po' di ostruzionismo, gli articoli finali non si discutono mai, si arriva al voto di fiducia e, con buona pace della democrazia parlamentare, è l'oligarchia delle segreterie di partito a decidere sulla testa dei deputati dell'opposizione e su quella di alcuni deputati della maggioranza che trovano tutta la mia solidarietà anche se, onestamente, sono in Parlamento solo per scaldare le loro sedie.
L'esempio lo abbiamo avuto grazie all'ultimo decreto sulle liberalizzazioni: sugli spinosi articoli 12 e 13, sulla riforma della scuola e sul ritiro delle concessioni relative alla TAV non vi è stata discussione poiché non vi era tempo, quindi, con questo ricatto, è stata posta la questione di fiducia e il provvedimento è stato approvato cosi com'era.
Ebbene, la Lega Nord ha è stanca di questo modo di agire, assolutamente antidemocratico, contrario non solo alla Padania, ma, a questo punto, a tutto il paese. Faremo di tutto per farvi smettere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei ritornare brevemente sull'intervento svolto in precedenza dal collega Allasia sul mio ordine del giorno n. 9/2374/6. Torno su questo tema perché mi aspetto perlomeno che il Governo abbia il buon gusto di motivare la mancata accettazione di un ordine del giorno che probabilmente non è stato letto. Infatti, non accettare un ordine del giorno di tale natura rischia di configurarsi come l'ennesimo precedente che dà il senso e la misura di quale sia l'atteggiamento di questa maggioranza nei confronti delle autonomie. Credo che quando, in un paese come il nostro, si cerca di interpretare un sentimento diffuso - ad onor del vero, un sentimento molto diffuso soprattutto nei territori dai quali provengo, anziché in altre parti del paese, ma sicuramente ormai un sentimento comune -, ossia quello delle autonomie locali, del desiderio di rilancio delle funzioni delle stesse autonomie, del coinvolgimento delle medesime nel processo, sia decisionale sia gestionale, si devono avere ben presenti le azioni conseguenti. Mi auguro che il sottosegretario Grandi abbia la volontà, nel prosieguo della discussione, di leggersi il mio ordine del giorno n. 9/2374/6, con il quale chiedo semplicemente di impegnare il Governo, badate bene, «a valutare l'opportunità (...)». Quindi, credo che già il tono ed il modo con cui il quale è stato scritto tale ordine del giorno sia di natura assolutamente possibilista. Conosciamo, infatti, i vostri usuali pretesti e non abbiamo voluto darvi la possibilità di proporre una riformulazione di tale ordine del giorno, perché ormai si è arrivati al punto in cui non si vuole dare soddisfazione ad alcuno, in quest'aula. Dicevo che tale ordine del giorno voleva impegnare il Governo a valutare l'opportunità di coinvolgere, nel modo più ampio possibile, ed anche al riguardo la discrezionalità è ampia...
Gradirei che il sottosegretario ascoltasse per un attimo, ma constato che è più impegnato a dibattere di qualcos'altro. Sappiamo che i congressi de L'Ulivo incombono, in particolare quello dei DS e comprendiamo che vi siano altri interessi che catalizzano maggiormente l'attenzione degli esponenti del Governo in questa fase, ma, quantomeno per onorare l'impegno preso nei confronti dei cittadini, sarebbe opportuno dare anche un minimo di contributo in termini formali, e pertanto mi auguro che il Presidente voglia richiamare il Governo a prestare attenzione. Stavo dicendo che l'ordine del giorno in questione Pag. 83voleva impegnare il Governo a valutare l'opportunità, lo ripeto ancora, di coinvolgere nel modo più ampio possibile, nell'attuazione delle iniziative di promozione della candidatura di Milano all'Expo 2015 la regione Lombardia, la provincia di Milano ed il comune di Milano, nell'ambito dei principi federalisti e della corresponsabilità e collaborazione tra Stato ed enti locali. Vorrei capire cos'è contenuto in un ordine del giorno di questo tipo che configuri un atteggiamento negativo da parte del Governo. Non so: forse si dovrebbe dire, una volta per tutte, che si vogliono ripristinare, di fatto, uno Stato centrale ed un Governo centrale e centralista, e che si vuole, in tutti i modi, ostacolare un processo di decentramento in atto, che se non sarà assecondato dal Governo in carica, prima o poi, sarà realizzato direttamente dai cittadini, a dispetto di voi e delle vostre scelte politiche sbagliate! Non si vuole ammettere, in questa sede, che vi è una necessità politica, nel paese, di dare rappresentanza ai territori ed alle autonomie locali e che la politica deve interpretare tale necessità nel migliore dei modi, ossia ascoltando le istanze territoriali e coinvolgendo i soggetti sul territorio.

PRESIDENTE. Onorevole Fava, la invito a concludere.

GIOVANNI FAVA. Ebbene, se ci si dice che, in questo momento, tutto ciò non solo non è importante per questo Governo, ma è suscettibile di essere respinto dallo stesso anche se proposto attraverso un ordine del giorno, allora si dica chiaramente ai cittadini che, da parte di questo Esecutivo, non esiste nessuna volontà di decentramento, di autonomia, di federalismo.
Tutto questo ricorre in modo strumentale durante le campagne elettorali...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fava.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, ancora una volta siamo costretti a ricorrere a meri strumenti di indirizzo, come gli ordini del giorno, per richiamare l'attenzione dell'Assemblea e del Governo su un vulnus che ormai sta divenendo costante.
In questi giorni al Senato si tratta della violenza negli stadi e ciò avviene in poche ore, in quanto la maggioranza non ha i numeri sufficienti e, sempre più spesso, in entrambi i rami del Parlamento si fa ricorso alla decretazione d'urgenza, non rispettando il ruolo delle Camere, perché questo Governo è in difficoltà su ogni materia. Pertanto, uno strumento poco importante come quello degli ordini del giorno diventa l'unico momento di ipotetico confronto in aula.
Signor Presidente, intendo richiamare l'attenzione su un atteggiamento che vanifica il ruolo di questa Camera ormai in maniera sistematica. Infatti, su ogni provvedimento, le proposte dell'opposizione - e anche di una parte considerevole della maggioranza - non assumono alcun significato, né pratico, né tecnico, né politico, perché il Governo ritiene che non vi debba essere nessun momento di confronto reale e che i provvedimenti debbano essere accettati tout court senza apportare alcuna modifica, pur nella consapevolezza che le modifiche proposte hanno una loro precisa ragion d'essere.
Abbiamo presentato una serie di emendamenti, nelle Commissioni riunite e in Assemblea, riferiti in particolare agli aspetti di matrice fiscale contenuti nell'articolo 1, volti ad attenuare gli effetti negativi per le imprese municipalizzate.
Anche in questo caso non si è ritenuto opportuno prendere in considerazione modifiche normative che avevano una ratio ben precisa. Tra l'altro, non si comprende perché si sia utilizzato lo strumento del decreto-legge su una materia di carattere comunitario che aveva scadenze già conosciute dal Governo e dalla maggioranza.
Detto ciò, anche in questo caso, è evidente la volontà di saltare a piè pari le nostre proposte. Avevamo presentato proposte emendative non aventi carattere ostruzionistico, ma dirette a migliorare Pag. 84l'intero articolato e, in particolare, gli articoli 1 e 2... Presidente, chiedo se sia possibile avere l'attenzione del sottosegretario!

PRESIDENTE. Onorevole Jannone, lei si rivolga al Presidente, che la sta seguendo con molta attenzione.

GIORGIO JANNONE. Infatti, Presidente, mi sono rivolto a lei!

PRESIDENTE. Il Governo è presente; prosegua pure il suo intervento, onorevole Jannone (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).

GIORGIO JANNONE. Nel merito ribadisco le mie perplessità in ordine all'utilizzo dello strumento del decreto-legge su un argomento che era ben conosciuto, anche nella tempistica, da parte della maggioranza e che quindi non richiedeva questa tipologia di intervento.
Nel metodo, non si comprende egualmente perché tutto ciò che viene proposto da questi banchi diventi mera materia di discussione, senza che tuttavia vi sia alcuna possibilità di interloquire con il Governo.
Riteniamo dunque, signor Presidente, di dover sottoporre alla sua attenzione, a quella dell'Ufficio di Presidenza ed alla rappresentanza più alta degli organi costituzionali questo sistema di legiferare davvero iniquo, il quale svilisce, in ogni atto...

PRESIDENTE. La prego di concludere...

GIORGIO JANNONE. ...il nostro ruolo!
Detto questo, signor Presidente, la ringrazio, ritenendo tuttavia opportuno un intervento serio da parte sua (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casero.
Invito i colleghi a fare silenzio. Prego, onorevole Casero, ha facoltà di parlare.

LUIGI CASERO. Signor Presidente, oggi, con il provvedimento in esame, il Governo riesce a concludere in modo molto casuale quel percorso sulle privatizzazioni iniziato negli anni Novanta. Devo riconoscere che, proprio in questi giorni, si evidenziano due aspetti relativi al fallimento di tale politica. La politica di privatizzazione, infatti, avrebbe potuto essere molto importante per il futuro del paese, poiché sarebbe dovuta servire non solo a «far cassa» - vale a dire, a garantire risorse al Ministero dell'economia e delle finanze -, ma anche ad intraprendere una politica industriale diversa, capace di favorire lo sviluppo del paese verso la fine degli anni Novanta e nel decennio successivo.
Ho detto «in modo molto casuale» perché, come avete visto, la vicenda Telecom di questi ultimi giorni - quindi, il definitivo fallimento della privatizzazione di tale impresa -, da una parte, e il provvedimento concernente l'imposizione fiscale sugli utili delle ex aziende municipalizzate, dall'altra, fanno sì che le azioni intraprese verso la metà degli anni Novanta si siano dimostrate vane e fallimentari.
Ciò, in primo luogo, perché, come avete potuto riscontrare, non è sorto un sistema industriale più forte; in secondo luogo, perché le aziende municipalizzate, che avevano privatizzato sperando di beneficiare di una politica fiscale più favorevole (quindi, godendo di un regime di esenzione di imposta), a fronte di un intervento dell'Antitrust comunitaria, nonché del decreto-legge in esame, si vedranno costrette a restituire tali utili, realizzati, come detto, in esenzione di imposta. In tal modo, dunque, si andrà a vanificare un'azione cominciata circa un decennio fa.
Devo riconoscere che, su tale argomento, l'Esecutivo, che ricordo essere sostenuto dalla stessa maggioranza che aveva avviato tale politica alla fine degli anni Novanta (forse si trattava del primo Governo Prodi), avrebbe potuto agire prima dell'adozione di questo intervento comunitario, ponendo a carico dello Stato le Pag. 85imposte non pagate; invece, ha pensato bene di scaricare sulle ex aziende municipalizzate tali oneri, facendo pagare loro anche i relativi interessi.
Ricordo che, su tale questione, abbiamo cercato di presentare una serie di proposte emendative, che tentassero perlomeno di non far pagare tali interessi alle aziende, ponendo il relativo onere a carico dello Stato, che prima aveva varato la norma in oggetto, ma che adesso, a fronte di un intervento comunitario, la cambia completamente.
Forse si sarebbe potuta contestare meglio la decisione comunitaria. A tale riguardo, infatti, vorrei ricordare che altri paesi membri dell'Unione europea possiedono aziende di Stato che «scorrazzano» sui mercati comunitari, ma che sicuramente non rispondono ai dettami sulla concorrenza stabiliti dall'Antitrust europea, che anziché colpire le «pesanti» imprese pubbliche di altri paesi, pensa di toccare queste ex aziende municipalizzate. Tali imprese, grazie alla fiscalità di vantaggio sugli utili realizzati, possono sicuramente aver ottenuto dei benefici ed aver distorto la concorrenza, ma osservo che ciò è avvenuto nell'ambito di un mercato che di concorrenziale ha ben poco!
Pertanto, le proposte emendative e gli ordini del giorno presentati hanno cercato e tentano tuttora di limitare un po' il danno che il provvedimento in esame potrà arrecare a tali ex aziende municipalizzate, anche se abbiamo visto che il Governo non ha accettato alcun emendamento. Spero che l'Esecutivo sia disposto almeno ad accogliere i nostri ordini del giorno, i quali vanno nella direzione di sostenere tali imprese, nonché lo sviluppo dell'intero paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verro. Ne ha facoltà.

ANTONIO GIUSEPPE MARIA VERRO. Signor Presidente, vorrei innanzitutto unirmi alle argomentazioni svolte dai colleghi negli interventi precedenti in ordine alle perplessità, che già sono emerse nel dibattito generale, sul ricorso allo strumento della decretazione d'urgenza, circostanza - a mio modo di vedere - ancora più grave in una occasione come questa, cioè di recepimento degli obblighi comunitari.
Vorrei soffermarmi anch'io sugli emendamenti e sugli ordini del giorno presentati, in particolare da Forza Italia, volti ad attenuare gli effetti maggiormente negativi per le imprese, effetti che, a mio modo di vedere, traggono origine da falsi e sbagliati processi di liberalizzazione che il centrosinistra iniziò a metà degli anni Novanta e di cui ancora oggi si pagano le conseguenze.
L'obiettivo fondamentale della presentazione degli emendamenti era quello di attenuare per le imprese municipalizzate gli effetti negativi derivanti, in particolare, dall'obbligo di restituzione delle agevolazioni fiscali sancito dall'articolo 1 del presente provvedimento.
Gli emendamenti presentati da Forza Italia non avevano assolutamente carattere ostruzionistico, ma, come dicevo, si ponevano l'obiettivo di migliorare il testo sotto alcuni profili: in primo luogo, erano volti a modificare il meccanismo di recupero degli aiuti previsto dal comma 2 e a tener conto delle eventuali distribuzioni di utili operate dalle imprese municipalizzate; inoltre, le nostre proposte emendative miravano ad ampliare i termini per la notificazione delle ingiunzioni di pagamento da parte dell'Agenzia delle entrate, nonché il termine entro il quale i soggetti interessati sono chiamati a inviare all'Agenzia la documentazione contenente le informazioni relative agli aiuti de minimis.
Voi siete stati sordi rispetto a tutte queste proposte emendative e a questi ordini del giorno, perché ci avete accusato di ostruzionismo e vi siete rifiutati di entrare nel merito, dileggiando in tal modo il Parlamento e gli sforzi dell'opposizione che, come hanno cercato di dimostrare gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, sono stati rivolti all merito dei singoli articoli e dei singoli emendamenti, presentati al solo scopo, Pag. 86purtroppo vano per la vostra rigidità, di cercare di contribuire al miglioramento del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, ovviamente vogliamo anche noi dare un contributo sugli ordini del giorno e ringraziare i colleghi che li hanno presentati, che, per così dire, hanno attenuato, mitigandola, la conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali, che era un decreto-legge, ancorché urgente, molto pesante.
Credo sia questo il motivo per cui il sottosegretario Grandi sta in piedi, perché talmente pesante è quella conversione che, se si sedesse, non si alzerebbe più: quindi, credo che faccia benissimo a stare in piedi data - ripeto - la pesantezza di questa decretazione.
Ovviamente, noi non condividiamo il continuo ricorso alla decretazione d'urgenza: è la seconda volta che il Governo ricorre ad essa per garantire l'adempimento di obblighi comunitari, oltreché internazionali, sebbene disponesse dello strumento della legge comunitaria con cui avrebbe potuto benissimo ottemperare agli obblighi che gli derivavano dai vari richiami della Commissione europea e della Corte di giustizia. Fra l'altro, la legge comunitaria l'abbiamo approvata in questa Camera poche settimane fa e quindi vi si poteva ben ricomprendere anche quanto stiamo discutendo adesso, senza ricorrere, appunto, alla decretazione d'urgenza.
L'urgenza è stata artatamente creata - così crediamo noi - dal Governo e dal Senato. Diciamoci chiaramente, colleghi deputati, che non esiste il bicameralismo; vi è un'unica Camera che decide: il Senato della Repubblica! Noi siamo qui a dare «sostegno» a quello che i nostri colleghi del Senato decidono di fare o disfare. Approvando alcune proposte emendative, al Senato si sono permessi di aggiungere cinque nuovi articoli che cambiano completamente il provvedimento d'urgenza e che pongono nel nulla l'attività svolta da due Commissioni (i cui presidenti, espressione della maggioranza, hanno la solidarietà mia e di tutti gli altri componenti): dopo che avevano discusso per mesi, dopo che avevano tenuto numerose audizioni, le Commissioni agricoltura ed attività produttive hanno visto ricomprendere le tematiche che stavano approfondendo in un decreto-legge! Un senatore di cui non conosco il nome ha presentato un emendamento, dopo di che, a seguito delle pressioni del Governo e della maggioranza, il Senato ha operato un blitz e noi siamo rimasti con un palmo di naso! Quindi, la dittatura del Senato prevarica il bicameralismo costituzionale: non c'è rispetto per la Costituzione!
Il Governo ha accolto alcuni ordini del giorno che hanno contenuto eterogeneo ed il cui elemento unificante è rappresentato esclusivamente dalla finalità di adempiere ad obblighi comunitari che risalgono agli anni 2003, 2004 e 2005 e che, quindi, potevano già essere assolti. A tale proposito, mi viene in mente - concedetemelo, onorevoli colleghi - la famosa scena di un film che vede protagonisti Totò e Peppino: nel dettargli una lettera, Totò invita Peppino ad abbondare con la punteggiatura ed a chiudere una frase con il punto, con il punto e virgola, con un secondo punto e con un secondo punto e virgola. Sembra di assistere alla stessa scena: con gli ordini del giorno accolti si vuole modificare la «punteggiatura» di un decreto-legge che è stato già modificato dal Senato; un'abiura che va contro qualsiasi logica e qualsiasi aspettativa e contro l'interesse del paese.
È per questi motivi che noi, ovviamente, voteremo contro il provvedimento...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIO BARANI. ... proprio perché non ha le caratteristiche...

PRESIDENTE. Grazie!Pag. 87
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, anche noi di Alleanza Nazionale siamo assolutamente insoddisfatti per il metodo adottato dal Governo relativamente a materie che, come hanno sottolineato i colleghi, hanno a che fare con adempimenti nei confronti dell'Unione europea che potevano e dovevano essere gestiti in modo diverso. Quindi, anche il riferimento che il Governo ha fatto, in qualche passaggio, ad una politica ostruzionistica dell'opposizione viene assolutamente rigettato. Comportandosi in maniera corretta, Alleanza Nazionale ha chiaramente ribadito in Commissione, attraverso gli interventi e le iniziative di Maria Ida Germontani, che alcuni emendamenti migliorativi avrebbero ridato dignità al Parlamento, a questa Camera, avrebbero dato un ruolo significativo, com'è giusto in un sistema bicamerale, a questo ramo del Parlamento, consentendogli di migliorare il testo.
Allora, cari colleghi, anche per quanto riguarda gli ordini del giorno nei quali è stato trasfuso il contenuto di emendamenti ritirati, come richiesto dal Governo, voglio sottolineare che quest'ultimo non ha dimostrato adesione e disponibilità piene, ma si è limitato all'accoglimento come raccomandazione.
È evidente che, su questo tema, constatiamo una chiusura completa dell'Esecutivo davanti alle nostre proposte, una chiusura che rende manifeste, signor Presidente, caro sottosegretario Grandi, le contraddizioni, in generale, sulle politiche di liberalizzazione e di privatizzazione.
Come è stato detto da più colleghi, in questi anni si sono succedute normative attorno al tema del futuro delle municipalizzate: aziende che storicamente appartengono al territorio, che hanno determinato ricchezza e che producono servizi importanti nei confronti dei cittadini, ma che da parte dei Governi di centrosinistra precedenti sono state...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, consentite all'onorevole Grandi di ascoltare l'oratore! Prego, onorevole Giorgetti.

ALBERTO GIORGETTI. ...sono state portate avanti con logiche di palese contraddizione.
Oggi abbiamo una discussione all'interno della maggioranza e del Governo sul tema Telecom. Al tempo stesso si aggravano i bilanci delle municipalizzate, che si sono avvalse comunque degli strumenti di intervento di agevolazione fiscale - per adempiere a percorsi di trasformazione e di crescita aziendale, per cercare di dare risposte più efficienti ai cittadini -, senza avvalersi di quella che poteva essere una trattativa e una normativa legata ad un percorso di possibile rateizzazione o a strumenti che comunque avrebbero potuto alleggerire l'impatto sui bilanci di queste aziende.
Quindi, da una parte si tende a dire che Telecom non deve poter andare in mani estere, e così dicendo non si rispettano le leggi del libero mercato; dall'altra parte, si scarica sulle aziende municipalizzate degli enti locali una problematica che poteva essere gestita in modo molto diverso.
Vi è poi una contraddizione palese anche nei confronti del dibattito legato al tema più generale del cosiddetto «tesoretto»: le risorse create grazie alla buona condotta e al sostegno all'economia sviluppato dal Governo di centrodestra, di cui ha beneficiato oggi questo Governo e i conti pubblici nel loro complesso e che più volte si è dichiarato, a livello di intenti da parte di questa maggioranza, di volerle destinare al sostegno dell'economia e delle famiglie.
Ebbene, se si dice che si vuole sostenere l'economia, bisogna tenere conto che le aziende municipalizzate e le attività di servizi ad esse connessi sono sicuramente strumenti importanti di crescita per il nostro territorio, di crescita per l'economia, oltre che risposte concrete in termini di servizi. Invece questo decreto potrebbe portare ad un inasprimento delle tariffe, cari colleghi della maggioranza, voi che richiamate più volte la necessità di interventi Pag. 88per ridare potere d'acquisto alle famiglie! Penso anche alle posizioni assunte dal Governo dell'allora opposizione, durante i cinque anni di Governo di centrodestra, attorno per esempio al tema dell'articolo 35, con riferimento al quale nella prima legge finanziaria il centrodestra aveva sviluppato politiche che prevedevano percorsi responsabili di privatizzazione, in capo comunque a un territorio che aveva i tempi e i modi per valutare i percorsi di aggregazione, mantenendo comunque la responsabilità delle scelte in capo al territorio stesso.
Concludendo, Presidente, questo atteggiamento sugli ordini del giorno e più in generale sugli emendamenti presentati da parte di Alleanza Nazionale è un atteggiamento che osteggiamo perché ribadiamo con forza che questo provvedimento d'urgenza va in spregio del territorio, degli enti locali, del travagliato percorso di privatizzazione dei servizi legati alle utenze dei cittadini, tema che interessa la nostra forza politica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo innanzitutto fare mie le lagnanze già portate avanti dall'onorevole Maria Ida Germontani, che ci ha rappresentato così bene nel Comitato dei nove. Esse riguardano preliminarmente la palese violazione posta in essere...
Presidente, non si può parlare...!

PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di smobilitare i drappelli che hanno formato e di lasciar parlare l'onorevole Consolo nell'attenzione del rappresentante del Governo, sottosegretario Grandi, che è molto interessato e deve essere messo in condizione di poter ascoltare.
Prego, onorevole Consolo, prosegua pure.

GIUSEPPE CONSOLO. Il Governo è palesemente responsabile della violazione dell'articolo 77 della Costituzione. Non si può andare avanti a colpi di decreti-legge quando non ci sono quei presupposti di necessità ed urgenza, più volte richiamati dal Capo dello Stato e dal giudice delle leggi, cioè dalla Corte costituzionale.
Il punto che ci sta a cuore riguarda la decisione dell'Unione europea che, come noto, ha dichiarato illegittime l'esenzione triennale del pagamento dell'IRPEF e dell'IRES, così come le agevolazioni e la possibilità di stipulare prestiti a tassi agevolati con la Cassa depositi e prestiti, che erano state concesse dallo Stato italiano alle cosiddette aziende municipalizzate.
La Commissione europea, infatti, ha giudicato questi interventi come aiuti di Stato considerati illegittimi all'articolo 87 paragrafo 1 del Trattato istitutivo della Comunità europea, proprio per tutelare un principio sacrosanto di libera concorrenza, quella libera concorrenza che con i vostri provvedimenti economici avete agevolato solo a parole, in quanto incompatibili con il mercato comune e in violazione del principio comunitario.
L'Italia deve recuperare queste agevolazioni e su ciò, colleghi, non vi è problema. Siamo d'accordo che le agevolazioni devono essere restituite, ma bisogna restituirle nei tempi e nei modi compatibili con il conto economico delle aziende che non possono, tout court, restituire gli aiuti di Stato. Anche il buonsenso porterebbe a considerare realizzabili dilazioni nel pagamento degli importi o la sospensione degli importi stessi in via amministrativa.
Il decreto-legge vieta la rateizzazione in materia di tributi e, addirittura, la sospensione cautelare. Dovremmo, quindi, consentire che le aziende paghino immediatamente, salvo poi (fatto veramente singolare) rivalersi, ad eccezione dei due casi classici previsti dall'articolo 700 del codice di procedura civile, cioè in presenza dei due presupposti richiamati dall'onorevole Germontani nel suo intervento, il fumus bonis juris e il periculum in mora.
La dizione del pagare senza indugio non mi sembra che metta un «cappio al Pag. 89collo». È uno degli altri motivi per cui voteremo contro la conversione del decreto-legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancuso. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente intervengo per unire la mia voce a quella dei colleghi del gruppo di Alleanza Nazionale e degli altri colleghi dei gruppi della Casa delle libertà che hanno evidenziato alcune anomalie nel percorso del provvedimento in esame. Esso, infatti, non rispetta i presupposti di necessità e di urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione e va sottolineato, inoltre, che al Senato sono state introdotte modifiche sostanziali che non hanno tali presupposti.
Si evince, dunque, che i due rami del Parlamento nell'esame delle modifiche emendative si comportano in modo dissimile, attuando criteri di ammissibilità degli emendamenti assolutamente difformi tra loro.
È nota, peraltro, la propensione e facilità del Senato di ammettere emendamenti, ma non può essere accettata una prassi di questo tipo nel provvedimento in esame. È necessario evocare il rispetto dei criteri di omogeneità dei decreti-legge e l'obbligo di presentare provvedimenti urgenti e necessari nel rigoroso e assoluto rispetto dell'articolo 77 della Costituzione.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Giorgio Conte che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che gli onorevoli Misuraca, D'Ippolito Vitale e Bellotti rinunciano ad intervenire.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno presentati. Passiamo, dunque, ai voti.
Secondo la prassi e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Invito i colleghi a prendere posto. Mi sembra che l'onorevole Marinello abbia raggiunto il suo posto e, quindi, possiamo procedere...
Ricordo che gli ordini del giorno Tolotti n. 9/2374/1 (Nuova formulazione) e Vichi n. 9/2374/2 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Cota non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/3, accolto come raccomandazione dal Governo. Ricordo che gli ordini del giorno Lussana n. 9/2374/4 e Grimoldi n. 9/2374/5 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Fava insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/6, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/2374/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 443
Astenuti 17
Maggioranza 222
Hanno votato
188
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che l'onorevole Fugatti accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/7.
Prendo atto che l'onorevole Pini non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/8, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2374/9 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Germontani accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/10.Pag. 90
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Leo n. 9/2374/11, accolto come raccomandazione dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leo n. 9/2374/11.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato
205
Hanno votato
no 255).

Ricordo che l'ordine del giorno Mungo n. 9/2374/12 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/2374/13.

ANTONIO PEPE. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ricordo che gli ordini del giorno Frias n. 9/2374/14, Stradella n. 9/2374/15 e Gioacchino Alfano n. 9/2374/16 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Fundarò accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/17. Prendo atto, altresì, che l'onorevole Quartiani accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/18.
Ricordo che gli ordini del giorno Bernardo n. 9/2374/19, Boscetto n. 9/2374/20 e Carfagna n. 9/2374/21 sono stati accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2374/22, accolto come raccomandazione dal Governo. Ricordo altresì che l'ordine del giorno Fedele n. 9/2374/23 è stato accettato dal Governo.
Onorevole Lazzari, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2374/24?

LUIGI LAZZARI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi rivolgo all'onorevole Leone: lei ha sollevato dei problemi rispetto ai quali non posso dare una risposta positiva, se non confermando l'accoglimento del suo ordine del giorno n. 9/2374/25 come raccomandazione. Per mutare il mio parere le dovrei chiedere alcune modifiche talmente rilevanti che, per ragioni di rispetto nei confronti del ruolo che lei riveste in Assemblea, francamente non ritengo di poter pretendere. Pertanto, la inviterei a non insistere per la votazione del suo ordine del giorno, accolto dal Governo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Leone, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/25, accolto come raccomandazione dal Governo?

ANTONIO LEONE. Non insisto, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Milanato n. 9/2374/26, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo.
Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Minardo n. 9/2374/27, accolto come raccomandazione.Pag. 91
Prendo inoltre atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/2374/28, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/2374/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
202
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Romagnoli n. 9/2374/29, accolto come raccomandazione.
Prendo atto altresì che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/2374/30, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fabbri n. 9/2374/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
205
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che l'onorevole Misuraca accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/31.
Ricordo che l'ordine del giorno Santelli n. 9/2374/32 è stato accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Verdini n. 9/2374/33, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Verdini n. 9/2374/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 467
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato
207
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bertolini n. 9/2374/34, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fontana n. 9/2374/35, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fontana n. 9/2374/35, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
203
Hanno votato
no 258).Pag. 92

Prendo atto che la deputata Mondello non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto, altresì, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nan n. 9/2374/36, accolto come raccomandazione.
Onorevole Marinello, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2374/37?

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo. Gradirei tuttavia che l'impegno del Governo venisse comunque sottoposto al voto dell'Assemblea per dare maggiore forza al dispositivo dell'ordine del giorno che comunque il Governo stesso accetterebbe nel testo riformulato. Insisto, pertanto, per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

PRESIDENTE. In via eccezionale, la Presidenza lo consente, essendoci precedenti in tal senso.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marinello n. 9/2374/37, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).

(Presenti 453
Votanti 430
Astenuti 23
Maggioranza 216
Hanno votato
318
Hanno votato
no 112).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/2374/38, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giuseppe Fini n. 9/2374/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato
214
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che l'onorevole Licastro Scardino accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/39.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Romele n. 9/2374/40, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Romele n. 9/2374/40, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
192
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che l'onorevole Delfino accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/41.
Ricordo che l'ordine del giorno Mazzaracchio n. 9/2374/42 è stato accettato dal Governo.
Onorevole Borghesi, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2374/43?

Pag. 93

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per osservare che avevamo predisposto un testo maggiormente vincolante per il Governo in quanto anche noi nutriamo qualche preoccupazione in ordine a quanto potrebbe succedere. Potrebbe capitare infatti di non riuscire più a trovare chi, entrato nel nostro paese, dichiarasse di restare per trenta giorni; mi pare tuttavia che la formulazione proposta dal Governo vada comunque nel senso giusto e perciò accettiamo la riformulazione e non insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Baiamonte, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2374/44?

GIACOMO BAIAMONTE. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Ceccuzzi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2374/45, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Turco n. 9/2374/46, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Turco n. 9/2374/46, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 464
Astenuti 4
Maggioranza 233
Hanno votato
216
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che gli onorevoli Baldelli e Campa insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno n. 9/2374/47 e n. 9/2374/48, accolti dal Governo come raccomandazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/2374/47.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato
205
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Campa n. 9/2374/48.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 411
Votanti 408
Astenuti 3
Maggioranza 205
Hanno votato
184
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che i deputati Lenzi, Tenaglia, D'Ippolito Vitale e Laratta non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Elio Vito n. 9/2374/49, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Elio Vito n. 9/2374/49, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 94

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 462
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato
203
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Galletti non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Ricordo che l'ordine del giorno Falomi n. 9/2374/50 è stato accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2374)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, a nome dei gruppi parlamentari del centrosinistra, annunzio il voto favorevole sul provvedimento in esame. Sono tante, rilevanti ed approfondite le considerazioni che il provvedimento merita e che sono a fondamento della nostra valutazione positiva. Tuttavia, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto finale (Applausi).

PRESIDENTE. Un ottimo buon esempio! Onorevole Mancini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, non ho un testo scritto, ma intervengo solo per annunciare...

PRESIDENTE. Lo può sempre scrivere e consegnare successivamente...

GIAN LUCA GALLETTI. ...il voto di astensione del gruppo dell'UDC sul disegno di legge di conversione in esame.

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.

MARIA IDA GERMONTANI. Presidente, intervengo anch'io per annunciare il voto di astensione di Alleanza Nazionale, per i motivi esposti nel corso dei precedenti interventi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.

DANTE D'ELPIDIO. Annuncio il voto favorevole del gruppo Popolari-Udeur e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto finale.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà (Commenti).

LUCIO BARANI. Signor Presidente, è inutile che i colleghi mi dicano di consegnare, perché questo è un Parlamento, non un «consegnamento» (Commenti). Sarò breve, ovviamente per permettere ai colleghi milanisti di andare a vedere la partita!
Noi del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista annunciamo il nostro voto di astensione perché riteniamo che si sarebbe dovuto fare di più per cercare di coinvolgere tutto il Parlamento e non lasciare solo al Senato l'onore e l'onere di fare leggi. Non possiamo qui - ed è questo l'invito che faccio alla maggioranza - vedervi sempre silenti e con la testa china. Pag. 95Non vogliamo che vi vergognate di questo ramo del Parlamento, ma intendiamo spronarvi a contribuire all'attuale bicameralismo perfetto. Anche la Camera deve dare il suo contributo.
Oggi abbiamo ascoltato la vostra voce solo quando l'onorevole Evangelisti ha detto al Presidente che fuori stavano fumando... Mi sembra un po' poco rispetto al contributo che occorre dare al paese. Allora, forti di questo, noi ci asteniamo.
In questo modo cerchiamo di far sì che l'onorevole Grandi rimanga in piedi e non abbia il peso di questo decreto, che lo spinge sempre più in basso a sedersi e a non alzarsi più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, per accogliere la sollecitazione generale dell'Assemblea, intanto comunico il voto di astensione del gruppo di Forza Italia sul provvedimento, ma contestualmente chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lion. Ne ha facoltà.

MARCO LION. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi voterà a favore del decreto-legge in esame. Sinceramente, avremmo preferito cambiare alcune parti; penso a quelle relative all'agricoltura. Alcuni ordini del giorno accettati o accolti come raccomandazione dal Governo vanno in questa direzione.
Nell'annunciare, comunque, il voto favorevole del gruppo dei Verdi, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, per le motivazioni che abbiamo già espresso precedentemente, annuncio il voto contrario del gruppo Lega Nord Padania.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mungo. Ne ha facoltà.

DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole sul provvedimento in esame del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, chiedo anch'io che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

NICOLA CRISCI, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA CRISCI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per ringraziare i funzionari e il personale della Camera e delle Commissioni per la puntuale assistenza, nonché i componenti delle Commissioni, sia di maggioranza e soprattutto di opposizione, per il contributo costruttivo, serio e responsabile che hanno fornito nel corso della discussione del provvedimento (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza si associa.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 96

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2374)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2374, già approvato dal Senato, di cui si è testè concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1329 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 febbraio 2007, n. 10, recante disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali (Approvato dal Senato) (2374):

Presenti 448
Votanti 281
Astenuti 167
Maggioranza 141
Hanno votato 255
Hanno votato no 26

(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Tocci e Burchiellaro hanno erroneamente espresso un voto contrario mentre avrebbero voluto votare a favore.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 4 aprile 2007, alle 9,30:

(ore 9,30 e al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata)

1. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
MAZZONI; MASCIA ed altri; BOATO e MELLANO; DE ZULUETA: Istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani e del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (626-1090-1441-2018-A/R).
- Relatore: Mascia.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicità degli atti di indagine (1638-A).

e delle abbinate proposte di legge: JANNONE; MIGLIORE ed altri; FABRIS ed altri; CRAXI ed altri; NAN; MAZZONI e FORMISANO; BRANCHER ed altri; BALDUCCI (366-1164-1165-1170-1257-1344-1587-1594).
- Relatore: Tenaglia.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Giovanardi ed altri n. 1-00112, Mura ed altri n. 1-00117, Meta ed altri n. 1-00118, Leone ed altri n. 1-00121, Maroni ed altri n. 1-00122 e Beltrandi e Villetti n. 1-00124 sulle iniziative per contrastare il fenomeno delle cosiddette «stragi del sabato sera».

4. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
REALACCI ed altri; CRAPOLICCHIO ed altri; LA LOGGIA ed altri: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (15-1752-1964-A).
- Relatori: Vannucci, per la V Commissione e Iannuzzi, per la VIII Commissione.

(ore 12,30)

5. - Votazione per l'elezione di quattro componenti effettivi e di quattro componenti Pag. 97supplenti della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti.

(ore 15,30)

6. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19,40.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI GIACOMO MANCINI, DANTE D'ELPIDIO, IDA D'IPPOLITO VITALE, MARCO LION E DONATELLA MUNGO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2374

GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'approvazione di questo provvedimento, che contiene disposizioni volte a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali ha lo scopo di introdurre quelle misure «necessarie» per ridurre il contenzioso tra l'Italia e l'Unione europea. Dunque, il provvedimento in discussione persegue un obiettivo che dovrebbe essere considerato comune a tutte le forze politiche. Il rilancio dell'integrazione europea non può prescindere dall'applicazione tempestiva delle direttive comunitarie e dall'adempimento degli obblighi comunitari derivanti da sentenze della Corte di giustizia o da procedure di infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano. Doveva essere evidente, quindi, agli occhi di tutti la necessità di ridurre, in tempi celeri, l'eccessivo contenzioso aperto con l'Unione europea, sia per dare un segnale inequivocabile della serietà e della sensibilità del Parlamento italiano alle questioni comunitarie, sia perché la mancata risoluzione di tale contenzioso avrebbe creato una situazione di incertezza in ordine al quadro normativo vigente in diversi e cruciali settori dell'ordinamento italiano, danneggiando così, tanto le imprese quanto i cittadini. Il nostro Paese ha partecipato, sin dagli albori, al processo d'integrazione europea, portando avanti un obiettivo che è stato concepito dai padri della nostra Costituzione. Le nostre imprese, i nostri cittadini fanno parte di un sistema che travalica i confini nazionali. La difesa della concorrenza e quindi dei consumatori e delle imprese, il rispetto dei diritti dei lavoratori, siano essi italiani o immigrati, trova espressione nelle disposizioni comunitarie, disposizioni che intendono promuovere la crescita e lo sviluppo del sistema italiano all'interno del macro-sistema europeo e nel rispetto delle decisioni condivise.
Spesso, purtroppo, la minoranza ha usato considerazioni prive di fondamento per far credere che il centrosinistra e il Governo volessero andar contro alcune categorie, per fare un esempio, come le piccole imprese e l'artigianato. Vi è stata l'intenzione di far apparire il provvedimento contrario a qualcuno, quando invece l'obiettivo primario era trovare il modo di realizzare la concorrenza tra le imprese, per permettere a queste ultime di crescere, ai consumatori di scegliere e di usufruire di prodotti e servizi migliori, cercando allo stesso tempo di tutelare i diritti dei lavoratori là dove erano minacciati (faccio in particolare riferimento alla questione del DURC).
Pochi giorni fa è stato celebrato il cinquantennio del Trattato di Roma istitutivo della Comunità economica europea, proprio per potenziare e promuovere il ruolo propositivo dell'Italia all'interno dell'Unione sono state presentate delle mozioni sul rilancio del processo costituzionale europeo. Da più parti è stata sottolineata l'importanza di fornire all'Unione a 27 un'architettura costituzionale che consenta all'Europa di funzionare, ossia di predisporre e attuare tempestivamente politiche condivise. In quest'ottica non è perciò indifferente il contributo che i singoli Stati danno alla costruzione dell'Europa attraverso il recepimento corretto delle direttive comunitarie e la tempestiva applicazione delle decisioni assunte dagli organi della giustizia europea. Vi è anche un'evidente ragione sostanziale per cui l'Italia doveva provvedere repentinamente alla conversione in legge di questo decreto; a tale proposito, faccio in particolare riferimento a quanto previsto dall'articolo 1, in base al quale, lo Stato italiano, attraverso l'Agenzia delle entrate, ha la responsabilità del recupero degli aiuti indebitamente ricevuti dalle imprese. Considerando che, ogni giorno che passa, si registra un aumento degli interessi dovuti sulle somme che devono essere restituite, l'impegno del Parlamento per il recepimento delle disposizioni comunitarie doveva essere chiaro e deciso. La presentazione da parte dell'opposizione di un consistente numero di emendamenti ha confermato un persistente quanto controproducente (per il nostro Paese) euroscetticismo che è sfociato nel palese tentativo di ritardare l'approvazione di un provvedimento licenziato dal Senato con significative e costruttive modifiche. L'Europa rappresenta un'opportunità; appare quindi evidente l'esigenza di snellire le procedure ed i tempi di attuazione della normativa comunitaria e occorre rilevare che la conversione del decreto-legge in esame, nonostante la ristrettezza dei tempi, costituisce comunque un importantissimo momento di partecipazione del Parlamento italiano alla fase discendente di attuazione delle norme comunitarie e di adempimento degli obblighi derivanti da sentenze della Corte di giustizia. Per questo motivo la discussione in Parlamento sulla conversione di un decreto-legge volto a dare attuazione ad obblighi comunitari ed internazionali deve sempre cercare di rimanere alta e non essere soggetta a facili e non proficue strumentalizzazioni.
L'eliminazione delle incompatibilità con il diritto comunitario costituisce, per il nostro Paese, impegnato - direi «da sempre» - ad esprimere un sostegno forte e costruttivo al processo di integrazione europea, un obbligo da assolvere con la massima responsabilità. Per questo ribadendo il convinto impegno dell'unione del centrosinistra in tal senso e la convinta e sincera vocazione europeista di questo Governo, esprimo il voto favorevole dell'intera coalizione di centrosinistra.

DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voteremo a favore del provvedimento oggi in discussione anche in considerazione dei motivi di urgenza che hanno indotto il Governo ad utilizzare lo strumento del decreto-legge.
I contenuti del provvedimento sono solo apparentemente eterogenei, ma resi unitari dal comune scopo di provvedere ad obblighi ed impegni di fronte all'Europa. Riteniamo che il numero rilevante delle disposizioni legislative contenute nel decreto non sia elemento di criticità come è stato sostenuto: è vero il contrario; è un fatto positivo. Dimostra la volontà politica del Governo e della maggioranza di ridurre i ritardi rispetto al processo di adeguamento.
Bisogna infatti ricordare i meccanismi che regolano il recepimento della normativa europea attraverso lo strumento legislativo. La legge comunitaria contiene infatti le norme che dettano criteri specifici di delega per singole direttive e quindi in favore del Parlamento che introduce principi direttivi, norme per chiudere procedure di infrazione in corso e norme per adempimenti di altri obblighi comunitari.
Essendo ormai molteplici gli obblighi comunitari, è emersa con forza, nel corso degli anni, la necessità di adeguare il nostro regolamento ai temi comunitari con una apposita sessione legislativa, superando le difficoltà procedurali e la sfasatura temporale tra i documenti al nostro esame.
Questa è la grande riforma che auspichiamo dovrà essere fatta dal punto di vista regolamentare in questa legislatura. Risultano ancora aperte infatti un numero elevato di procedure d'infrazione. Dobbiamo raccogliere l'invito della Commissione europea di ridurne il volume del 50 per cento entro i prossimi anni. C'è un peggioramento da parte di alcuni Stati e progressi da parte di altri. Il tasso di mancato recepimento di direttive sul mercato interno è del 3,6 lontano dall'obiettivo dell'1,5 fissato a Lisbona.
Sul terreno delle specifiche materie il decreto contiene: definizione dei criteri da adottare per il recupero degli aiuti concessi dallo Stato alle società a totale o prevalente partecipazione degli enti locali («ex-municipalizzate»), dichiarati illegittimi Pag. 99dalla Corte di giustizia delle Comunità europee; interventi contabili per assicurare i mezzi finanziari per la promozione della città di Milano quale sede dell'Esposizione universale del 2015; adeguamenti a decisioni comunitarie in materia fiscale e societaria (tra cui l'integrale abrogazione dell'articolo 2450 - Golden share - del codice civile, che allo stato attuale risulta privo di attuazione concreta nel sistema societario ed è in contrasto palese con i capisaldi del diritto comunitario in quanto consente a soggetti pubblici la possibilità di ingerirsi nella gestione e nel controllo di società di cui non sono neppure soci); adeguamento a procedimenti di infrazione in materia di pubblicità del tabacco; accesso a reti di comunicazione elettronica; servizi di post contatore dell'energia elettrica e del gas; protezione del diritto d'autore per le opere di disegno industriale; modifiche al testo unico sull'immigrazione (in materia di permessi brevi di soggiorno per lavoro temporaneo).
Per concludere, noi Popolari-Udeur, signor Presidente, ci ripromettiamo di svolgere un ruolo propositivo nella fase successiva in cui il Governo dovrà nuovamente confrontarsi con le Commissioni e consideriamo questo di oggi un primo avanzamento verso una maggiore partecipazione delle Assemblee elettive alla definizione della normativa comunitaria al fine di creare una vera Europa unita, coerente e pronta a raccogliere la sfida economica lanciata dai paesi emergenti dell'Estremo oriente e ad avere un ruolo di primo piano sullo scenario internazionale quale potenza portatrice di pace e di sviluppo.
Per tutti questi motivi voteremo convintamente per l'approvazione di questo decreto-legge.

Testo sostituito con errata corrige volante IDA D'IPPOLITO VITALE. Il decreto-legge al nostro esame registrerà il voto di astensione del gruppo di Forza Italia.
È una conclusione coerente con le posizioni, più volte e a più voci, espresse in sede di discussione generale, prima; nella presentazione degli emendamenti e degli ordini del giorno, dopo; questi ultimi, peraltro, in gran parte accolti dal Governo, a testimonianza e conferma, ove ve ne fosse il bisogno, della bontà delle correzioni proposte dalla opposizione in un ottica di positivo contributo, mai di ostruzionismo.
I cogenti termini di scadenza del decreto e la difficoltà di un nuovo passaggio al Senato hanno indotto l'Esecutivo a blindare il provvedimento con evidente e non condivisibile - almeno in linea di principio! - compressione del dibattito parlamentare e, quel che è peggio, della possibilità di migliorare un testo che appare affollato, vera miscellanea, non troppo coerente, di normative attinenti a problematiche assai diverse tra loro.
Già questa considerazione basterebbe a rendere legittime le perplessità sull'impianto strutturale del decreto che il nostro gruppo ha espresso con grande senso di responsabilità.
Materie diverse, infatti: dai recuperi di aiuti di Stato in forma di esenzioni fiscali e prestiti agevolati, alla candidatura di Milano all'Expo 2015; dall'attuazione del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura, alla pubblicità e sponsorizzazione dei prodotti del tabacco, alla protezione del diritto d'autore, fino alle modifiche alla disciplina dell'immigrazione.
Solo alcuni esempi questi - ne potrebbero seguire ancora altri! - con il rischio, però, di risultare pedanti; tuttavia sufficienti a qualificare il decreto come omnibus, debolmente giustificato dalla circostanza che le norme introdotte attengono complessivamente all'attuazione di obblighi comunitari ed internazionali dello Stato.
Del resto, proprio la necessità di corrispondere ad obblighi comunitari derivanti da sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, da procedure di infrazioni pendenti nei confronti dello Stato italiano e dal rispetto degli impegni assunti in ambito internazionale in merito alla candidatura di Milano all'Expo 2015, ha rappresentato per la maggioranza la ratio giustificativa del ricorso allo strumento della decretazione d'urgenza.Pag. 100
Uno strumento in se utile, a patto di non essere abusato o addirittura distorto dalla sua funzione costituzionale!
Risulta «infatti» evidente la forzatura del Governo, ancor più ove si consideri la natura del provvedimento saldamente ancorata ad obblighi comunitari, perciò stesso da immaginare all'interno di un normale iter legislativo, in adesione, peraltro, all'auspicio più volte dimostrato di avviare una stagione di approfondito dibattito parlamentare su una legge comunitaria, finalmente esaustiva delle questioni sul tappeto e lontana dalla logica di una frammentazione tanto pericolosa, quanto espressiva di una carenza di cultura europea, oggi più che mai necessaria anche nella ordinaria attività legislativa, cui il Parlamento è chiamato.
Il decreto ha posto in evidenza questioni rilevanti, ma aperte a contraddizioni difficilmente giustificabili: il repentino inserimento al Senato, tra la distrazione dei più, della norma che prevede la compensazione diretta ed immediata degli oneri contributivi INPS non pagati con i crediti AGEA.
Una norma di sospetta legittimità, posto che, a nostro avviso, i fondi comunitari devono obbligatoriamente pervenire ai legittimi detentori del diritto, quindi alle aziende; aziende che, per le note difficoltà strutturali e contingenti delle imprese agricole, hanno - il più delle volte - già monetizzato tali crediti e magari ceduti ad istituti bancari finanziatori.
Una norma perciò ampiamente contestata, non solo per le ovvie ragioni di perplessità sulla sua fondatezza legale, ancor più per la sostanziale irragionevolezza, mirata come appare a rendere di fatto impossibile il proseguimento delle attività di impresa già in difficoltà.
E che dire sui casi di irregolarità contributiva dovuta al contenzioso fra aziende ed istituti di previdenza?
La disattenzione del Governo appare più manifesta, proprio in assenza di previsione di norme che affrontino tale difficile fattispecie.
Ed ancora, come si pensa di tutelare la sopravvivenza di un tessuto economico fragile, ma indispensabile?
Ancora una volta vediamo provvedimenti che, in linea di principio, mirano alla coesione sociale, ma ripropongono - di fatto - tensioni che rischiano di riportarci indietro nella storia e ad una anacronistica lotta di classe.
In questo contesto assumono pregnanza e rilevanza i tanti ordini del giorno proposti, alla fine di un appassionato, quanto deludente, confronto sul merito degli emendamenti presentati e non accolti.
Essi segnano infatti, senza ombra di dubbio, la tenace volontà dell'opposizione di non demordere e di salvare con determinazione le buone ragioni di quegli emendamenti - ahimè - respinti, senza appello. Una volontà costruttiva, frustrata appunto dalla scelta, non condivisa e di sospetta costituzionalità, della decretazione d'urgenza, che ha consentito - ad esempio - di porre una materia delicata e dibattuta, ma non ha consentito a questo ramo del Parlamento di entrare nel merito in modo approfondito ed adeguato, con ciò lasciando sul tappeto una seria questione, tutta da risolvere.
Il ripiegamento sugli ordini del giorno, proposto dal Governo, a fronte della difficoltà di modifica del testo del decreto, pur accolto dall'opposizione, se ha rappresentato per esso un percorso obbligato, a nostro avviso - lo diciamo con forza! - non risponde pienamente all'etica parlamentare.
Tuttavia, per la rilevanza delle questioni poste, ci auguriamo che questi ordini del giorno rappresentino per la maggioranza un'occasione di riflessione seria; per il Governo di concreto impegno in direzione di possibili, quanto necessarie, integrazioni, correzioni, soluzioni. Non il rituale «contentino», ma l'inizio di una serie di azioni utili a prevenire analoghe situazioni future e a garantire pronte e coerenti risposte normative, rispettose anzitutto delle regole democratiche del confronto parlamentare, oltre che dell'efficienza e del buon governo.Pag. 101
Concludo, esprimendo l'amarezza di un'altra occasione perduta di dialogo costruttivo tra maggioranza ed opposizione; altresì, confermo il voto di astensione di Forza Italia.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Il decreto-legge al nostro esame registrerà il voto di astensione del gruppo di Forza Italia.
È una conclusione coerente con le posizioni, più volte e a più voci, espresse in sede di discussione generale, prima; nella presentazione degli emendamenti e degli ordini del giorno, dopo; questi ultimi, peraltro, in gran parte accolti dal Governo, a testimonianza e conferma, ove ve ne fosse il bisogno, della bontà delle correzioni proposte dalla opposizione in un ottica di positivo contributo, mai di ostruzionismo.
I cogenti termini di scadenza del decreto e la difficoltà di un nuovo passaggio al Senato hanno indotto l'Esecutivo a blindare il provvedimento con evidente e non condivisibile - almeno in linea di principio! - compressione del dibattito parlamentare e, quel che è peggio, della possibilità di migliorare un testo che appare affollato, vera miscellanea, non troppo coerente, di normative attinenti a problematiche assai diverse tra loro.
Già questa considerazione basterebbe a rendere legittime le perplessità sull'impianto strutturale del decreto che il nostro gruppo ha espresso con grande senso di responsabilità.
Materie diverse, infatti: dai recuperi di aiuti di Stato in forma di esenzioni fiscali e prestiti agevolati, alla candidatura di Milano all'Expo 2015; dall'attuazione del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura, alla pubblicità e sponsorizzazione dei prodotti del tabacco, alla protezione del diritto d'autore, fino alle modifiche alla disciplina dell'immigrazione.
Solo alcuni esempi questi - ne potrebbero seguire ancora altri! - con il rischio, però, di risultare pedanti; tuttavia sufficienti a qualificare il decreto come omnibus, debolmente giustificato dalla circostanza che le norme introdotte attengono complessivamente all'attuazione di obblighi comunitari ed internazionali dello Stato.
Del resto, proprio la necessità di corrispondere ad obblighi comunitari derivanti da sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, da procedure di infrazioni pendenti nei confronti dello Stato italiano e dal rispetto degli impegni assunti in ambito internazionale in merito alla candidatura di Milano all'Expo 2015, ha rappresentato per la maggioranza la ratio giustificativa del ricorso allo strumento della decretazione d'urgenza.Pag. 100
Uno strumento in se utile, a patto di non essere abusato o addirittura distorto dalla sua funzione costituzionale!
Risulta «infatti» evidente la forzatura del Governo, ancor più ove si consideri la natura del provvedimento saldamente ancorata ad obblighi comunitari, perciò stesso da immaginare all'interno di un normale iter legislativo, in adesione, peraltro, all'auspicio più volte dimostrato di avviare una stagione di approfondito dibattito parlamentare su una legge comunitaria, finalmente esaustiva delle questioni sul tappeto e lontana dalla logica di una frammentazione tanto pericolosa, quanto espressiva di una carenza di cultura europea, oggi più che mai necessaria anche nella ordinaria attività legislativa, cui il Parlamento è chiamato.
Il decreto ha posto in evidenza questioni rilevanti, ma aperte a contraddizioni difficilmente giustificabili: il repentino inserimento al Senato, tra la distrazione dei più, della norma che prevede la compensazione diretta ed immediata degli oneri contributivi INPS non pagati con i crediti AGEA.
Una norma di sospetta legittimità, posto che, a nostro avviso, i fondi comunitari devono obbligatoriamente pervenire ai legittimi detentori del diritto, quindi alle aziende; aziende che, per le note difficoltà strutturali e contingenti delle imprese agricole, hanno - il più delle volte - già monetizzato tali crediti e magari ceduti ad istituti bancari finanziatori.
Una norma perciò ampiamente contestata, non solo per le ovvie ragioni di perplessità sulla sua fondatezza legale, ancor più per la sostanziale irragionevolezza, mirata come appare a rendere di fatto impossibile il proseguimento delle attività di impresa già in difficoltà.
E che dire sui casi di irregolarità contributiva dovuta al contenzioso fra aziende ed istituti di previdenza?
La disattenzione del Governo appare più manifesta, proprio in assenza di previsione di norme che affrontino tale difficile fattispecie.
Ed ancora, come si pensa di tutelare la sopravvivenza di un tessuto economico fragile, ma indispensabile?
Ancora una volta vediamo provvedimenti che, in linea di principio, mirano alla coesione sociale, ma ripropongono - di fatto - tensioni che rischiano di riportarci indietro nella storia e ad una anacronistica lotta di classe.
In questo contesto assumono pregnanza e rilevanza i tanti ordini del giorno proposti, alla fine di un appassionato, quanto deludente, confronto sul merito degli emendamenti presentati e non accolti.
Essi segnano infatti, senza ombra di dubbio, la tenace volontà dell'opposizione di non demordere e di salvare con determinazione le buone ragioni di quegli emendamenti - ahimè - respinti, senza appello. Una volontà costruttiva, frustrata appunto dalla scelta, non condivisa e di sospetta costituzionalità, della decretazione d'urgenza, che ha consentito - ad esempio - l'ingerenza del Senato in una materia delicata e dibattuta (articolo 4-bis), ma non ha consentito a questo ramo del Parlamento di entrare nel merito in modo approfondito ed adeguato, con ciò lasciando sul tappeto una seria questione, tutta da risolvere.
Il ripiegamento sugli ordini del giorno, proposto dal Governo, a fronte della difficoltà di modifica del testo del decreto, pur accolto dall'opposizione, se ha rappresentato per esso un percorso obbligato, a nostro avviso - lo diciamo con forza! - non risponde pienamente all'etica parlamentare.
Tuttavia, per la rilevanza delle questioni poste, ci auguriamo che questi ordini del giorno rappresentino per la maggioranza un'occasione di riflessione seria; per il Governo di concreto impegno in direzione di possibili, quanto necessarie, integrazioni, correzioni, soluzioni. Non il rituale «contentino», ma l'inizio di una serie di azioni utili a prevenire analoghe situazioni future e a garantire pronte e coerenti risposte normative, rispettose anzitutto delle regole democratiche del confronto parlamentare, oltre che dell'efficienza e del buon governo.Pag. 101
Concludo, esprimendo l'amarezza di un'altra occasione perduta di dialogo costruttivo tra maggioranza ed opposizione; altresì, confermo il voto di astensione di Forza Italia.

MARCO LION. Il provvedimento in oggetto è finalizzato a dare attuazione e soluzione rapida a sentenze comunitarie o comunque a problemi che derivano da obblighi comunitari internazionali, ed ha bisogno di un'approvazione inderogabile, anche in ragione del fatto che il procrastinarsi della situazione di vacanza normativa comporta, tra l'altro, oltre che inadempimenti, ingenti costi.
La base della necessità e urgenza del provvedimento di cui l'Aula della Camera dei deputati si sta occupando, concernono gli obblighi al rispetto di vincoli comunitari ed internazionali. Si tratta di un provvedimento che contiene misure fra loro indubbiamente eterogenee, ma sono accomunate dal proposito di dare urgenti risposte a impegni di fonte sovranazionale, per porre termine a diversi contenziosi già in atto in sede comunitaria.
In tal senso l'articolo 1 riguarda il contenzioso comunitario legato agli aiuti concessi dallo Stato alle società cosiddette ex municipalizzate, attualmente giunto a un livello di assoluta urgenza. Il comma 1 dell'articolo 1 dà attuazione alla decisione della Commissione europea, che aveva riconosciuta come aiuti di Stato l'esenzione triennale dall'imposta sul reddito (l'IRPEG ora IRES) concessa a favore di società per azioni a partecipazione totale o maggioritaria degli enti locali.
La finalità dell'articolo 1 è quella di porre fine al contenzioso pendente tra la Repubblica italiana e la Commissione europea. In particolare, il comma 1 dispone che sia attribuita all'Agenzia delle entrate il compito di recuperare gli aiuti concretizzatesi nella mancata corresponsione di imposte, nonché i relativi interessi, in relazione a ciascun periodo di imposta nel quale l'aiuto è stato fruito.
Il comma 2 autorizza l'Agenzia dell'entrate a liquidare gli importi, le imposte con i relativi interessi, da restituire all'amministrazione finanziaria. La liquidazione avverrà sulla base delle comunicazioni trasmesse dagli enti locali e delle dichiarazioni dei redditi presentate dalle società beneficiarie delle esenzioni fiscali accordate. Restano escluse dall'iscrizione al ruolo automatica le posizioni il cui importo oggetto di recupero rientra nei limiti delle regole definite, cosiddette del de minimis, come indicato nei commi 4, 5, 6, 7 e 8 del medesimo articolo 1.
Le società che intendono avvalersi di tale regolamentazione, ai sensi di quanto dispone il comma 9, dovranno produrre apposita istanza corredata dalla documentazione prevista e poi, entro quindici giorni dalla notifica, presentare la comunicazione all'ufficio che ha adottato l'atto, come indicato nel successivo comma 10.
Il quadro delle disposizioni contenute nei diversi commi dell'articolo 1 riguarda una platea di interessati, che è riconducibile complessivamente a oltre 182 soggetti, per un complesso di 400 annualità interessate.
Va evidenziato che si riscontrano problematicità nel determinare una previsione delle somme che saranno oggetto di questa restituzione, perché ciò sarà il risultato delle procedure di riscontro e di iscrizione a ruolo delle dichiarazioni dei soggetti interessati. A tal proposito, bisognerà verificare quale ambito di applicabilità potrà avere la regolamentazione del de minimis per una più appropriata valutazione dell'effettivo ammontare degli aiuti che vengono così recuperati.
L'articolo 2 prevede sostanzialmente la messa a disposizione delle somme necessarie per promuovere la candidatura della città di Milano all'esposizione universale del 2015.
L'articolo 2-bis, introdotto durante l'esame al Senato, detta disposizioni per l'attuazione degli articoli 5, 6 e 9 del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura. Per tali fini è disposta l'attuazione degli articoli 5, 6 e 9 del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura mediante novella integrale dell'articolo 19-bis della legge 25 novembre 1971, n. 1096, che prevede particolari modalità di registrazione per le risorse fitogenetiche definite come «varietà da conservazione».
In particolare, tale articolo 2-bis sostituisce il citato articolo 19-bis della legge n. 1096 del 1971, il cui nuovo testo è così strutturato: il comma 1 prevede l'istituzione, in attuazione degli impegni discendenti dagli articoli 5, 6 e 9 del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura, di un apposito registro nazionale delle «varietà da conservazione»; l'istituzione del registro è affidata al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, sentita la Conferenza Stato-regioni. Si fa presente che l'articolo 3 della legge 6 aprile 2004, n. 101, di ratifica del Trattato sopra citato, ne affida l'esecuzione alle regioni, riservando allo Stato il monitoraggio degli interventi regionali e la funzione di riferire sul piano internazionale in ordine allo stato di applicazione del Trattato. Il comma 2 reca una analitica definizione di «varietà da conservazione», intendendo per tali le varietà, le popolazioni, gli ecotipi, i cloni e le cultivar di interesse agricolo, relativi a piante: autoctone e non, mai iscritte nei registri nazionali, purché integratesi da almeno 50 anni negli agrosistemi locali; non più iscritte nei registri e minacciate da erosione genetica; non più coltivate sul territorio nazionale e conservate presso strutture di ricerca, ove sussista un interesse economico, scientifico, culturale o paesaggistico a favorirne la reintroduzione.
Il comma 3 affida al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ed alle regioni e province autonome, secondo le rispettive competenze, la tutela del patrimonio agrario di cui al comma 2, come previsto dalla Convenzione internazionale sulla biodiversità, ratificata ai sensi della legge 14 febbraio 1994, n. 124.
I commi 4 e 5 dettano disposizioni relative alle procedure e condizioni per l'iscrizione delle «varietà da conservazione» nel registro di cui al comma 1.
Il comma 6 detta disposizioni volte a favorire la vendita diretta in ambito locale da parte dei produttori agricoli di modiche quantità di sementi o materiali da propagazione relativi a «varietà da conservazione».
Il comma 7, in analogia a quanto disposto dal comma 2 del testo vigente dell'articolo oggetto di modifica, prevede la possibilità di restrizioni quantitative per l'iscrizione nei registri «ordinari» di cui all'articolo 19 della legge n. 1096 del 1971, con riferimento alle sementi di specie e varietà prive di valore intrinseco per la produzione vegetale, ma sviluppate per la coltivazione in condizioni particolari.
Il comma 8 esclude dal campo di applicazione dell'articolo in commento le varietà geneticamente modificate.
Il comma 9 autorizza la spesa annua di 30 mila euro a decorrere dal 2007 per il funzionamento del registro di cui al comma 1, allo scopo utilizzando parzialmente l'accantonamento di competenza del Ministero delle politiche agricole e forestali sui fondi speciali di parte corrente per l'esercizio in corso.
L'articolo 3 detta disposizioni di adeguamento a decisioni comunitarie in materia fiscale e societaria. In particolare, il comma 1 abroga l'articolo 2450 del codice civile, recependo così l'indicazione della Commissione europea che aveva avviato una procedura d'infrazione, mettendo in mora l'Italia per violazione degli articoli 43 e 56 del Trattato della Comunità europea sul diritto di stabilimento e sulla libera circolazione dei capitali.
Come indicato nella relazione illustrativa del Governo, l'articolo 2450 del codice civile risulta attualmente privo di concreta attuazione nel sistema societario e, per di più, a fronte di tale sostanziale inutilità, esso appare in palese contrasto con la normativa comunitaria, caratterizzato com'è dall'attribuzione a soggetti pubblici della possibilità di ingerirsi nella gestione e nel controllo di società di cui non sono neppure soci; pertanto, se ne prevede l'abrogazione.
I commi 2 e 3 sono finalizzati a recepire le indicazioni fornite dalla Commissione europea in merito alla corretta trasposizione della direttiva concernente il regime fiscale comune applicabile ai pagamenti di interessi e di canoni tra società consociate di Stati membri diversi, la cosiddetta direttiva sugli interessi e le royalties, che il Governo italiano aveva a suo tempo, nel 2005, recepito; è stata avviata però una procedura di infrazione, in quanto si è giudicato che la scelta operata con il decreto legislativo n. 143 del 2005 avesse ridotto l'ambito applicativo delle norme comunitarie e fosse sproporzionata rispetto alla finalità di prevenire eventuali abusi.
In questo contesto si evidenzia come le norme di cui ai commi 2 e 3 dell'articolo 3 si uniformano alle citate prescrizioni e disciplinano le modalità di recupero anche tramite la previsione della compensazione delle ritenute così restituite. Secondo quando recato dal comma 4, in cui si stabiliscono i compiti assegnati all'Agenzia delle entrate, le attività correlate all'attuazione del presente articolo, devono essere svolte con risorse umane e finanziarie assegnate a legislazione vigente, quindi senza maggiori oneri per lo Stato.
Il comma 5 prevede che agli oneri derivanti dalle disposizioni di cui ai commi 2 e 3, che sono stimati in 26 milioni di euro per l'anno 2007, si provveda con una parte delle maggiori entrate derivanti dalle norme di cui all'articolo 1, da far affluire in un'apposita contabilità speciale intestata al Dipartimento per le politiche fiscali del Ministero dell'economia e delle finanze.
In questo caso il provvedimento, recando una modifica all'articolo 11 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, provvede ad adeguare la legislazione interna alle numerose pronunce della Corte di giustizia delle Comunità europee in tema di tasse di concessione governativa sulle società. Ci si riferisce, in particolare, alle diverse pronunce di illegittimità dei tributi previsti per l'iscrizione delle società nel registro delle imprese, i quali non abbiano carattere remunerativo di operazioni imposte dalla legge per uno scopo d'interesse generale quale è quello della pubblicità degli atti sociali. In questo modo ci si uniforma a disposizioni e a criteri di carattere europeo.
Per quanto concerne il comma 7-bis di tale articolo 3, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, esso interviene in materia di tassa di concessione governativa per le iscrizioni nel registro delle imprese, al fine di recepire i rilievi espressi dalla Corte di giustizia delle comunità europee con la sentenza 11 maggio 2006, nella causa C-197/03.
Per quanto riguarda l'articolo 4, comma 1, esso tratta delle norme di adeguamento a decisioni comunitarie in materia di pubblicità e sponsorizzazione dei prodotti del tabacco ed abroga la disposizione che prevedeva l'inapplicabilità dei divieti di sponsorizzazione di eventi o attività quando questi si svolgevano esclusivamente nel territorio dello Stato.
Secondo la relazione governativa, l'abrogazione di tale norma si è resa necessaria per dare immediata risposta ai rilievi formalizzati dalla Commissione europea, dapprima con una procedura di infrazione e quindi con ricorso alla Corte di giustizia. Secondo la Commissione europea la legislazione italiana introduce una deroga al divieto di sponsorizzazione non prevista dalla direttiva, che vieta appunto la sponsorizzazione di eventi o attività che coinvolgano o abbiano luogo in vari Stati membri o che producano in altro modo effetti transfrontalieri.
Ancora per quanto riguarda l'articolo 4, il relativo comma 2 tratta delle reti di telecomunicazione. Anche in questo settore esiste una procedura d'infrazione perché il nostro ordinamento, ai sensi delle parole aggiuntive che sono state introdotte all'articolo 50, comma 1, del decreto legislativo 1 agosto 2003, n. 259, contempla una norma che pone dei costi aggiuntivi al diritto di accesso. Detta procedura d'infrazione, pertanto, è sanata con l'abolizione delle parole di cui al comma 2.
Al comma 3, invece, l'abrogazione è propedeutica a superare gli impedimenti che le società che producono, trasportano e vendono energia possano accedere ai servizi cosiddetti post-contatore. Il comma 4, infine, concerne il diritto d'autore per allineare il nostro Paese alle disposizioni vigenti nell'Unione europea.
L'articolo 4-bis, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, reca modifiche alle disposizioni di cui all'articolo 01, comma 16, del Decreto legge 10 gennaio 2006, n. 2, convertito con modificazioni dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, relative all'obbligo di presentazione del documento unico di regolarità contributiva (DURC) per le imprese agricole per accedere ai benefici e alle sovvenzioni comunitari. Questo articolo introdotto dal Senato, aggiungendo due periodi alla fine del richiamato articolo 01, comma 16, del decreto-legge n. 2 del 2006, prevede che, in sede di pagamento degli aiuti comunitari, gli organismi pagatori possono procedere alla compensazione di tali aiuti con i contributi previdenziali dovuti dall'impresa agricola beneficiaria, comunicati dal competente istituto previdenziale all'AGEA tramite strumenti informatici.
Viene precisato inoltre che, qualora dovessero sorgere contestazioni sull'effettuazione di tale procedura di compensazione, la legittimazione processuale passiva compete all'Istituto previdenziale.
È qui il caso di sottolineare, come anche fatto osservare dai competenti uffici della Camera, si presti a dubbi interpretativi il rapporto tra la presentazione del DURC al fine di accedere agli aiuti comunitari di cui al vigente articolo 01, comma 16, del decreto-legge n. 2 del 2006, e l'autorizzazione alla compensazione tra aiuti comunitari e contributi previdenziali dovuti introdotta dall'articolo in esame. Pertanto, in particolare, andrebbe chiarito se la mancata certificazione della regolarità contributiva da parte delle imprese agricole impedisca in assoluto di accedere agli aiuti comunitari o, al contrario (come sembrerebbe desumersi dalle disposizioni introdotte dall'articolo in esame) se l'essere non completamente in regola con il versamento dei contributi previdenziali comporti solamente la decurtazione in maniera corrispondente degli aiuti comunitari.
Passando all'articolo 4-ter, relativo all'attuazione di disposizioni comunitarie in materia agricola, questo dispone che anche per le domande di aiuto relative al 2005 l'assegnazione a soccidante e soccidario del pagamento unico previsto dal reg. CE 1782/2003, in caso di mancato accordo tra le parti, venga fatta attribuendo a ciascuno il 50 per cento dell'importo dovuto. Più precisamente il pagamento richiamato dalla disposizione in commento si riferisce ai «titoli speciali da soccida», che debbono essere ripartiti dagli organismi pagatori sulla base dei medesimi criteri stabiliti dal decreto-legge n. 2 del 2006, articolo 1-bis, comma 6.
Il comma 2 dello stesso articolo 4-ter prevede l'istituzione di un registro pubblico informatico dei diritti di reimpianto del settore vitivinicolo, definiti dalle disposizioni comunitarie come il diritto di piantare viti su una superficie equivalente, in coltura pura, a quella in cui ha avuto luogo o deve aver luogo una estirpazione alle condizioni stabilite (articolo 7 del regolamento (CEE) n. 1493/99).
L'articolo 5 concerne l'immigrazione e si divideva, nel decreto originario, in due parti: la prima parte concernente i permessi di soggiorno brevi, per visite, affari, turismo e studio, la seconda parte relativa alla possibilità per le imprese comunitarie di assumere e di trasferire in qualsiasi parte dell'Unione europea personale anche se extracomunitario affidando la legittimazione soltanto alla dichiarazione e non al permesso di soggiorno.
L'articolo 5-bis, relativo all'attuazione di norme comunitarie in materia di sostanze chimiche, provvede ad affidare al Ministero della salute il compito di provvedere (di intesa con i Ministeri dell'ambiente, dello sviluppo economico e con il Dipartimento per le politiche comunitarie della Presidenza del Consiglio dei ministri) agli adempimenti previsti dal regolamento (CE) n. 1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) e designa lo stesso Ministero della salute quale «autorità competente» ai sensi dell'articolo 121 del citato regolamento.
I commi 3 e 4 di tale articolo 5-bis, demandano ad un decreto del Ministero della salute l'approvazione di un piano di attività riguardante i compiti di cui al comma 1 e l'utilizzo delle risorse di cui al comma 5, in tal senso adottando un decreto il cui schema sia trasmesso alle Camere ai fini dell'espressione dei pareri da parte delle competenti Commissioni parlamentari, da rendere entro venti giorni dalla data di trasmissione. Successivamente si dispone che, per l'esecuzione delle attività previste al comma 1, l'autorità competente si avvalga del supporto tecnico-scientifico dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (APAT) e dell'Istituto superiore di sanità (ISS) che per tale fine deve istituire, nell'ambito delle proprie strutture, il Centro nazionale delle sostanze chimiche (CSC).
Infine, comma 5, per l'attuazione delle disposizioni del presente articolo, sono autorizzati i seguenti limiti di spesa: 2,1 milioni di euro per l'anno 2007; 4,4 milioni di euro per l'anno 2008 e 4,6 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009.
L'articolo 5-ter introduce norme di adeguamento a decisioni comunitarie sulla professione di consulente del lavoro. Anche in questo caso le norme di cui trattasi sono tese a porre rimedio all'incompatibilità della normativa italiana concernente i consulenti del lavoro con i principi comunitari di libera circolazione dei lavoratori e di libero stabilimento all'interno della Comunità e ad evitare quindi la condanna dell'Italia da parte della Corte di giustizia.
Alla luce dei contenuti del provvedimento e delle pur importanti misure che reca in materia di agricoltura, auspicando altresì che le eventuali asperità, che in tale materia ad ogni modo potrebbero rischiare di sorgere, si possano correggere tramite pertinenti regolamenti di attuazione o, se del caso, con successive norme di correzione legislativa, dichiaro il mio voto favorevole.

DONATELLA MUNGO. Presidente, rappresentanti del Governo, deputate e deputati, il provvedimento in esame si qualifica come un doveroso intervento per sanare alcune infrazioni, sanzionate dalla Corte di giustizia europea, e per dare attuazione a normative comunitarie proprio al fine di evitare future sanzioni.
Il livello della vertenzialità fra il nostro Stato e l'Unione europea è notevole ed espone il nostro paese a procedure di infrazione che generano multe molto salate, che pesano sui nostri conti. Un livello di conflittualità che questo Governo dovrà impegnarsi ad abbassare, producendo una legislazione che, senza rinunciare alla necessaria autonomia legislativa, propria dei paesi membri, sia però armonica e non in contrasto con le decisioni assunte in sede comunitaria.
Il provvedimento, ampiamente modificato dall'esame del Senato, si occupa di questioni diverse fra loro, caratteristica tipica dei provvedimenti di adempimento ad obblighi comunitari. Per quanto ciò sia comprensibile, e in taluni casi inevitabile, invitiamo il Governo, per il futuro, a far sì che il più possibile gli argomenti siano omogenei, così da consentire alle Commissioni di merito di entrambi i rami del Parlamento di poter intervenire con cognizione di causa e con il pieno utilizzo delle competenze ad esse attribuite. Colgo anche l'occasione per invitare il Governo ad adoperarsi per ridurre il ricorso alla decretazione d'urgenza, sia pur giustificata nel caso di specie, al fine di consentire al Parlamento una valutazione piena e consapevole dei provvedimenti, soprattutto quando essi prevedano interventi rilevanti per la vita dei nostri cittadini, per l'economia, per i diritti.
Mi si perdoni questo breve pistolotto, ma ritengo che sia compito anche dei gruppi e dei parlamentari di maggioranza, non solo di quelli di opposizione, quello di chiedere e di rivendicare un più equilibrato e sereno rapporto fra Governo e Parlamento.
A nome del mio gruppo, dichiaro che avremmo voluto intervenire a modificare qualche aspetto del decreto. Ad esempio, Pag. 106avremmo voluto finalmente poter approvare la formulazione - già concordato in sede di finanziaria, poi fatta propria dal Consiglio dei ministri alla fine di dicembre e infine riproposto al Senato in prima lettura - relativa ai finanziamenti sulle fonti alternative e rinnovabili (cosiddetta questione CIP6); avremmo voluto che l'articolo 5 fosse ripristinato nella sua formulazione originale, modificata dal dibattito al Senato, nella parte che riguardava i cosiddetti permessi di breve durata per le persone residenti fuori dalla UE; oppure, ancora, avremmo voluto che relativamente all'articolo 1 si fosse prestata maggiore attenzione alla posizione dei comuni soci delle aziende ex municipalizzate, affinché si potesse minimizzare l'impatto economico che discende dall'adeguamento alla normativa comunitaria. Su questi punti, sono stati accolti ordini del giorno, del mio gruppo e non solo, che impegnano il Governo ad intervenire successivamente per venire incontro alle esigenze da noi segnalate.
Non si può tacere però il fatto che il lavoro emendativo svolto al Senato ha determinato effetti positivi, soprattutto per ciò che concerne: le tutele previdenziali dei lavoratori in agricoltura; l'attuazione degli articoli 5,6 e 9 del Trattato sulla tutela delle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura; le procedure di controllo che riguardano autorizzazione, registrazione e circolazione delle sostanze chimiche; infine, la modifica della normativa relativa ai servizi post-contatore nel campo della vendita, trasporto e distribuzione di energia elettrica e gas.
Siamo in presenza, dunque, di un decreto-legge certamente perfettibile, ma che alla fin dei conti mette in campo interventi necessari e importanti, realizzando sia l'adeguamento alle prescrizioni europee, sia il contemperamento degli interessi toccati dalla normativa.
Per questi motivi, dichiaro, a nome del mio gruppo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, il voto favorevole al provvedimento in esame.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 28 marzo 2007, a pagina 13, seconda colonna, dodicesima riga, le parole «25 agosto 1998» si intendono sostituite dalle seguenti: «25 maggio 1998».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2374 - em. 4-bis.4 379 369 10 185 139 230 81 Resp.
2 Nom. em. 4-bis.301 399 396 3 199 152 244 81 Resp.
3 Nom. em. 4-bis.302 407 404 3 203 157 247 81 Resp.
4 Nom. em. 4-bis.5 416 404 12 203 164 240 81 Resp.
5 Nom. em. 4-ter.1 418 416 2 209 163 253 81 Resp.
6 Nom. em. 4-ter.2 404 368 36 185 131 237 81 Resp.
7 Nom. em. 4-ter.3 417 398 19 200 162 236 80 Resp.
8 Nom. em. 5.1 411 401 10 201 166 235 81 Resp.
9 Nom. em. 5.2, 5.3 418 418 210 182 236 81 Resp.
10 Nom. em. 5.4 421 421 211 191 230 80 Resp.
11 Nom. em. 5.5 429 429 215 190 239 79 Resp.
12 Nom. em. 5.8 422 421 1 211 190 231 79 Resp.
13 Nom. em. 5.9 403 401 2 201 176 225 79 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 5.10 431 430 1 216 193 237 79 Resp.
15 Nom. em. 5.14 417 417 209 182 235 79 Resp.
16 Nom. em. 5.15 428 426 2 214 188 238 79 Resp.
17 Nom. em. 5.19 428 428 215 185 243 79 Resp.
18 Nom. em. 5.22, 5.23 430 428 2 215 187 241 79 Resp.
19 Nom. em. 5.24 421 409 12 205 167 242 78 Resp.
20 Nom. em. 5.26 421 401 20 201 163 238 78 Resp.
21 Nom. em. 5.27 351 348 3 175 136 212 78 Resp.
22 Nom. em. 5-bis. 1 361 359 2 180 145 214 78 Resp.
23 Nom. em. 5-bis. 2 372 370 2 186 155 215 78 Resp.
24 Nom. em. 5-ter. 1 379 378 1 190 158 220 78 Resp.
25 Nom. odg 9/2374/6 460 443 17 222 188 255 78 Resp.
26 Nom. odg 9/2374/11 460 460 231 205 255 78 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 38
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/2374/28 464 463 1 232 202 261 78 Resp.
28 Nom. odg 9/2374/30 463 462 1 232 205 257 78 Resp.
29 Nom. odg 9/2374/33 470 467 3 234 207 260 78 Resp.
30 Nom. odg 9/2374/35 462 461 1 231 203 258 78 Resp.
31 Nom. odg 9/2374/37 453 430 23 216 318 112 78 Appr.
32 Nom. odg 9/2374/38 468 468 235 214 254 78 Resp.
33 Nom. odg 9/2374/40 471 470 1 236 192 278 78 Resp.
34 Nom. odg 9/2374/46 468 464 4 233 216 248 78 Resp.
35 Nom. odg 9/2374/47 465 465 233 205 260 78 Resp.
36 Nom. odg 9/2374/48 411 408 3 205 184 224 78 Resp.
37 Nom. odg 9/2374/49 465 462 3 232 203 259 78 Resp.
38 Nom. ddl 2374 - voto finale 448 281 167 141 255 26 78 Appr.