XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 209 di giovedì 10 aprile 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 14,35.

DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 aprile 2014.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antimo Cesaro, Lotti, Pannarale e Schullian sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche (A.C. 2162-A/R) (ore 14,41).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, n. 2162-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche.
Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta di ieri – A.C. 2162-A/R).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2162-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.Pag. 2
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, il gruppo socialista voterà la fiducia. Voterà la fiducia perché siamo profondamente convinti che questo Paese ha bisogno di uno shock, ma non semplicemente di uno shock così come si dice in modo generico, ma ha bisogno di interventi importanti che rimettano in moto l'economia e che ridiano fiducia al Paese in quanto tale.
Questo Governo in questi ultimi tempi ha avuto una grande fiducia dai mercati e dal sistema istituzionale internazionale. In buona sostanza, sta creando e sta emettendo provvedimenti che vanno nella direzione di dare appunto quella credibilità e rimettere in moto lo sviluppo di questo Paese.
Purtuttavia, noi crediamo che è necessario intervenire su altri aspetti che ancora oggi non vengono ad essere messi in rilievo, vedi, per esempio, un intervento forte sulla pubblica amministrazione e quelle riforme strutturali che possono cambiare il volto del Paese e che ridanno fiducia alla gente, al mondo dell'impresa e, in buona sostanza, al rilancio dell'economia. E su questo provvedimento voteremo a favore perché vi sono aspetti importanti e che non riguardano semplicemente ed esclusivamente la città di Roma Capitale, anche se è giusto che la città di Roma Capitale abbia un occhio di riguardo.
Vi sono interventi importanti che riguardano, per esempio, le manutenzioni degli edifici scolastici, questioni che riguardano la modifica della Tasi, questioni che riguardano i problemi della gente come è per esempio...

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

LELLO DI GIOIA. ... quello delle cooperative delle pulizie nelle scuole. È un provvedimento importante. Noi lo voteremo convinti, sapendo – e con questo voglio concludere – che questo Governo ha imboccato una strada e, cioè, sta ridando credibilità e, soprattutto, sta riequilibrando un sistema economico e sociale.

PRESIDENTE. Grazie.

LELLO DI GIOIA. Infatti, fino ad oggi hanno pagato semplicemente i più deboli. Da oggi noi crediamo che debbano pagare coloro i quali non hanno mai pagato. E questo è quello che noi ci auspichiamo venga ad essere fatto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, signor sottosegretario, il voto di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, lo dico in anticipo rispetto alla richiesta di fiducia avanzata dal Presidente Renzi, è un voto negativo. Intanto, perché c’è bisogno di chiarezza in Italia e chi fa l'opposizione, quando comunque viene chiesta la fiducia, deve offrire un giudizio che prescinde dal provvedimento – di cui parleremo più avanti, ci sarà un'altra dichiarazione di voto e saremo più espliciti – e che, invece, riguarda l'andamento del Governo, la sua natura, la genesi con cui ha preso il sopravvento sul precedente Governo – giudizi già conosciuti, reiterati – e, ovviamente, anche i suoi primi interventi normativi, come questo, che viene erroneamente definito intervento o decreto d'urgenza «salva Roma». Poi, è stata anche ricorretta la denominazione, ma diciamo che la sua origine era questa: interventi tesi, come al solito, a garantire delle norme per la capitale estemporanei, straordinari, mai strutturali, mai organizzati, mai ordinatori. Per un Governo che si è distinto fin qui per aver messo al primo posto in classifica l'esigenza di riforme importanti e che anche sulla legge elettorale ha coinvolto persino dei piccoli settori dell'opposizione, io penso che sia indispensabile sottolineare ed evidenziare Pag. 3il fatto che non c’è un solo rigo dedicato allo status giuridico particolare di Roma Capitale.
In tutte le capitali occidentali c’è un trattamento, giustamente, straordinario che le norma. Noi abbiamo su Roma una concentrazione assoluta di eventi straordinari: parliamo delle sedi nazionali dei partiti politici, delle sedi nazionali dei sindacati, delle sedi nazionali dei sindacati di categoria e, quindi, delle categorie produttive; parliamo di una capitale all'interno della quale è ubicato uno Stato nello Stato, parliamo della capitale del mondo cattolico. Parliamo di una realtà che, da un punto di vista territoriale, è assai estesa – la più grande città d'Europa per estensione – e, quindi, che è anche impossibilitata, in buona sostanza, proprio a causa dei pesi che abbiamo fin qui solo vagamente e superficialmente ricordato, a provvedere autonomamente per sé.
È una capitale attraversata settimanalmente da manifestazioni nazionali, da cortei, a volte pacifici, talvolta violenti; una capitale che, ovviamente, è oggetto di concentrazione anche di eventi di carattere commerciale: è una grande vetrina, con tutto l'impatto che questo comporta dal punto di vista organizzativo, dal punto di vista dei trasporti, dal punto di vista del traffico, dal punto di vista dell'impatto con chi vi risiede e vi lavora; parliamo degli eventi anche straordinari legati al mondo dello spettacolo, come i grandi concerti rock; delle ambasciate che abbiamo trascurato e, comunque, ricordate in altre circostanze.
Non ci vuole certamente una scienza infusa per capire che tali eventi hanno una loro portata e non possano essere attenzionati soltanto per le questioni di «buchi» di bilancio, a fasi alterne, dai Governi che si susseguono alla guida della nazione. Penso che, dal 1946 ad oggi, magari, intervenire per modificare e dare autonomia e poteri straordinari alla capitale non doveva essere un grandissimo problema. Non è accaduto. Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale intende protestare per questo e stimolare Renzi ad una maggiore attenzione e concentrazione sullo status giuridico di Roma Capitale, in modo tale che la prossima volta si possa parlare qui, presso la Camera dei deputati e in Parlamento, di Roma Capitale e non dei pannicelli caldi dell'elemosina che viene richiesta dal sindaco di turno per tappare qualche buco, talvolta travisando la realtà.
Voglio rammentare, infatti, che in questo provvedimento, sempre per stare sul tema di Roma – poi, arriveremo anche alle altre questioni che sono comprese nel decreto-legge – è previsto un intervento straordinario che, di fatto, modifica l'assetto di una società gigantesca che opera non soltanto su Roma, ma direi in tutta Italia e, particolarmente, nel centro-sud; un'azienda che non è certo una municipalizzata, è un'azienda quotata in borsa; un'azienda, oltre tutto, che offre l'unica fonte extra imposizione fiscale per i cittadini di guadagno per Roma Capitale: parliamo dell'ACEA.
Il sindaco pro tempore Ignazio Marino, attraverso questo decreto-legge concordato con il Presidente Renzi, mette le mani su ACEA per provare a modificare il consiglio di amministrazione. Quindi, da un lato, i cittadini italiani, attraverso l'approvazione di questo decreto-legge, si mettono le mani in tasca per soccorrere alcuni enti locali, tra cui la capitale d'Italia, e, dall'altro, devono provvedere a pagare 8 milioni di euro di penale, perché questo si sancisce quando si interviene a «gamba tesa» per modificare, in corso d'opera, il consiglio di amministrazione di ACEA. Quindi, questo è un altro quesito che intendiamo porre al sottosegretario presente e, per interposta persona, al Presidente del Consiglio.
Ricordo che questa è la terza volta che questo decreto-legge arriva in Aula. Una prima volta lo portò Letta, fu licenziato e fu eccepito dal Presidente della Repubblica Napolitano per disomogeneità assoluta delle materie ricomprese all'interno di quel decreto; ogni tanto succede, non sempre, a fasi alterne, ma ogni tanto succede.
Poi ci è tornato una prima volta, il Presidente Renzi si era appena insediato e quindi, evidentemente, voleva vederci chiaro o forse, semplicemente, voleva introdurre nel provvedimento, come ha Pag. 4fatto, anche la città che lui amministrava visto, appunto, che la logica è quella dei provvedimenti «a pioggia». Forse, era questa la principale preoccupazione, in quella circostanza, del Presidente Renzi perché grandissime altre modifiche non le rileviamo; evidentemente quella era la sua preoccupazione.
Quindi siamo qui per la terza volta a discutere di questo decreto-legge sugli enti locali che tende una mano alle città che sono fuoriuscite dal Patto di stabilità. E si parla non soltanto, come dicevo, di Roma e, quindi, di Firenze, ma di Venezia, di Chioggia, si parla del soccorso al sistema quasi al collasso dei trasporti della regione Campania, ma anche delle regioni a statuto speciale.
Ma se ne parla sempre, esattamente come dicevo poco fa, con la logica, la mentalità, l'approccio dell'intervento emergenziale, senza alcuna organicità e senza che ci sia la possibilità, una volta per tutte, anche di una modifica di alcuni processi e, quindi, anche di una presa d'atto della difficoltà da parte degli enti locali che con questo provvedimento ancora una volta avranno la possibilità di aumentare le imposte.
Ricordo che Il Sole 24 Ore ha messo in evidenza di recente, forse proprio stamane, il fatto che le tasse locali sono aumentate dell'85 per cento negli ultimi anni; con l'invenzione della Tasi le cose peggioreranno ancora.
Io penso che per un Governo all'interno del quale esiste anche una forza che si autodefinisce di centrodestra, vedere questa lievitazione continua di tasse, ancorché mascherate da tasse locali, sia davvero incomprensibile, ingiustificabile anche nelle linee di sviluppo, nelle certezze labili che hanno contraddistinto il rapporto tra il Parlamento italiano, le forze politiche che ivi sono rappresentate e i cittadini in quanto tali.

PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, concluda.

FABIO RAMPELLI. Mi avvio a concludere, Presidente. Per questa serie di motivi, quindi, noi votiamo «no» alla questione di fiducia, anche se sul provvedimento, proprio perché non vogliamo assolutamente che paghino le conseguenze di questo disastro, di questo malgoverno, i cittadini delle località citate, viceversa ci asterremo. Ma con il voto di fiducia non si scherza; per noi la bocciatura di questi primi mesi di Governo Renzi è forte e chiara.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il «salva Roma» per il quale il Governo ha posto la questione di fiducia ha una storia poco nobile. Segue il «salva Roma 1», il decreto-legge n. 126 del 2013, che è stato ritirato dal Governo Letta dopo aver ottenuto la fiducia qui in questa Camera e segue il decreto-legge n. 151 del 2013 conosciuto anche come «salva Roma-bis» per intervento diretto dello stesso Presidente Renzi. Adesso arriviamo al «salva Roma-ter» e, qui, devo dire che il Presidente del Consiglio Renzi, che fa della velocità la propria cifra politica, che è abituato a spiazzare i propri avversari, soprattutto quelli interni al suo partito, e a rinsaldare i propri collaboratori attorno a sé con decisioni a volte spiazzanti, questa volta, invece, avrebbe fatto meglio a riflettere e a ponderare su questo decreto-legge che è assolutamente sbagliato, ingiusto, per certi versi anche immorale e assolutamente inutile.
Noi l'abbiamo ribattezzato «salva Roma» criticati anche da parte dei nostri colleghi della maggioranza e del Governo, che volevano nominarlo in qualche altro modo. Ma a pensarci bene è stato un titolo anche fin troppo ottimistico, perché magari salvasse Roma, magari salvasse Napoli, magari salvasse e desse veramente una svolta a quelle situazioni dei municipi italiani e delle regioni che sono strutturalmente deficitarie.
Questo decreto non fa assolutamente niente di tutto questo. Se l'avesse fatto, Pag. 5probabilmente avrebbe trovato forse, in uno slancio patriottico che di solito ci è estraneo, anche il consenso della Lega Nord.
È inutile perché non fa altro che fare delle regalie e, quindi, in qualche modo alimentare il problema invece che risolverlo e non salva affatto Roma, ma salva piuttosto quell'insieme di burocrati capitolini, quella classe dirigente assolutamente parassitaria che vive di prebende e vive di consigli di amministrazione, di collegi di revisione, di presidenze di quel conglomerato di partecipate del comune di Roma, di cui non si sanno neanche bene definire i confini.
Solo l'Acea, che è una delle venticinque società partecipate dal municipio di Roma, ha cinquanta partecipazioni in altre società: significa cinquanta consigli di amministrazione, significa cinquanta collegi dei revisori, significa cinquanta presidenti e cinquanta amministratori delegati. Per la sola Acea paghiamo 408 mila euro al presidente e oltre un milione 300 mila all'amministratore delegato; e scommetto che hanno preso anche i risultati di obiettivo, anche se la situazione è assolutamente deficitaria, tanto che sono stati capaci in cinque anni di raddoppiare la massa debitoria e da un miliardo l'hanno portata a due miliardi.
Ma fossero solo i 408 milioni che prende il presidente ! Poi queste persone – lo sappiamo bene, perché l'abbiamo visto anche nelle cronache recenti – fanno la collezione delle loro presidenze o delle presenze nei consigli di amministrazione, perché poi ci sono anche i sette consiglieri del consiglio di amministrazione che prendono 120 mila euro ciascuno. Ne collezionano a decine e, quando sono stanchi, loro pensano alla propria consorte che ne colleziona altrettanti, poi ai loro figli e ai parenti fino al sesto grado.
Ecco, noi con questo provvedimento diamo ossigeno a queste persone che non sono mai sazie di succhiare risorse dalla parte produttiva prima della capitale e poi, quando hanno esaurito queste risorse, si rivolgono allo Stato che deve pagare per la loro gestione assolutamente deficitaria e scandalosamente inefficiente.
E, allora, avanti di questo passo e avanti con questo tipo di provvedimenti, noi faremo della capitale non la capitale d'Italia ma la capitale del degrado, soprattutto del degrado civico della nostra nazione. E ne abbiamo avuti esempi nello stesso decreto, perché ovviamente, una volta che la capitale d'Italia fa da apri strada e si vede riconoscere una regalia di 600 milioni solo per il municipio – più altri 22 che sono stati aggiunti in un emendamento per risolvere i problemi della gestione dei rifiuti, che fra un po’ dovremo affrontare perché è di questi giorni la dichiarazione di Zingaretti, presidente della regione Lazio, che parla già di commissariamento, quindi non abbiamo risolto assolutamente niente – sulla scia dell'esempio dato dalla capitale Roma, ovviamente si accoda Napoli; e come facciamo a dargli torto ?
Il sindaco De Magistris giustamente rivendica qualcosa anche per lui. Ha portato a casa molto meno, ma come si fa a negarglielo, visto quello che è stato fatto per la capitale. E seguiranno altri «salva qualcosa», per non parlare del «salva Roma» che ci ritroveremo ad affrontare perché questo decreto assolutamente non prova neanche ad iniziare a risolvere i problemi strutturali della capitale.
A fronte di questa regalia importante di 600 milioni, chiede un piano triennale e chiede che venga stilato entro novanta giorni, ma poi non dà nessuna scadenza, nessuno obiettivo e nessuna data per raggiungere determinati obiettivi.
Solo grazie a un emendamento della Lega Nord si è chiesto almeno che venga fatta una revisione non solo sui conti della capitale, ma anche delle partecipate, che, come vediamo, sono la grossa parte del problema.
Il bello è che in Italia abbiamo l'esempio vero e virtuoso da seguire in casi del genere: ce l'abbiamo nella città di Alessandria, una città capoluogo che ha dichiarato default e, grazie a questa dichiarazione, ha avuto gli strumenti straordinari Pag. 6per cominciare a riportare sui binari dell'equilibrio di bilancio il proprio comune. Si tratta di strumenti che noi non diamo a Marino, ma che con questo decreto-legge consegniamo ancora di più nelle mani dei veri potenti, del vero potentato della capitale, che lo tiene sotto ricatto e che, oltre a tenere sotto ricatto lui, tiene sotto ricatto – lo abbiamo capito – anche il Governo.
Si tratta di un sindaco del Partito Democratico, che andava quindi valorizzato, Maria Rita Rossa, che ha pagato con una grave impopolarità le sue scelte. Era il sindaco, credo, meno amato d'Italia, ma ha messo, una volta tanto, gli interessi della collettività davanti agli interessi elettorali ed agli interessi della popolarità, cosa che non ha saputo fare questo Governo. Questo semmai era un sindaco da chiamare al Governo per dare una caratura e un senso civico superiore alla squadra di Governo, in luogo di altre scelte che noi non condividiamo fatte dal Presidente Renzi.
Gli interventi che questo sindaco ha fatto sono semplici, logici, naturali e di buonsenso. Ha diminuito del 20 per cento i contratti di servizio. Ha diminuito del 30 per cento (su 90 milioni, 26 milioni) la spesa corrente. Ha messo in cassa integrazione il personale in esubero; si è accorta che ad Alessandria, nella società di trasporto, più della metà delle persone erano ausiliari – e non quello che serviva, cioè autisti dell'autobus – e li ha messi in cassa integrazione. Ha cambiato un presidente di una partecipata che guadagnava 158 mila euro – che sfigura di fronte alle cifre che siamo abituati a vedere nelle società partecipate della capitale –; prendeva solo 158 mila euro e lo ha sostituito con una che si accontenta di 50 mila euro. Ecco, ha fatto tutte quelle cose che dovrebbe fare Marino e che lui si è dimostrato, anche in audizione, indisponibile a fare. Quindi paga chi ? Paga la collettività e si rimanda il problema allo Stato italiano.
Parliamo di esuberi. La sola Atac, su 11.600 dipendenti, pare abbia 5 mila esuberi (5 mila esuberi: siamo quasi alla metà del personale) e, nonostante questi 5 mila esuberi, è carente di personale degli autisti di autobus, tanto per dare una cifra di quello che è il livello di clientela che si è radicato come un tumore in questa capitale, che rischia di contagiare l'intera penisola.
Qual è la speranza da parte del Governo ? Certo non quella di affrontare i problemi per come andrebbero affrontati, ovvero per il verso giusto, come andrebbero affrontati, appunto. No, qui si rinvia e si auspica che qualcun altro ci pensi ! Infatti non è neanche tanto nascosta la speranza del Presidente Renzi il quale, da quando si è insediato nella poltrona di Primo Ministro, ha fatto varie puntate nel Veneto e, palesemente, ha detto che ripone molta speranza in questa regione, che possa tirare fuori dalle secche l'Italia con la sua capacità imprenditoriale e con la sua nota abnegazione per il lavoro. Invece, mi dispiace deluderlo, ma questa volta c’è una novità ed è questa: la gente del Veneto e della parte produttiva del Paese è stanca ed i ventiquattro venetisti che sono stati rinchiusi in carcere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) sono solo il primo campanello d'allarme di un malessere che è molto, ma molto più diffuso. Avete scomodato i ROS per questi ventiquattro Cristi, che sono finiti in prigione, padri e madri di famiglia. Avete scomodato il reato di terrorismo per queste persone, colpevoli solo di avere dimostrato amore per la propria terra e per il proprio popolo ed una passione per la storia della Serenissima. Bastava mandare i vigili urbani e contestargli l'abuso dell'attività di carrozzieri per risolvere il problema, senza scomodare i ROS (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
Come detto, questo è solo un sintomo di un malessere molto più diffuso e diciamo anche, in conclusione, che pure le istanze secessioniste assumono un valore etico: anche queste assumono un valore etico di fronte ad uno Stato che, come ha dimostrato con questo decreto-Pag. 7legge, ha superato tutti i limiti, anche il limite della decenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario, il gruppo Per l'Italia voterà responsabilmente la fiducia al Governo, anche se questo provvedimento non è esente da alcune critiche, sicuramente rispetto al metodo seguito. Pur contenendo molte norme importanti afferenti alla più generale materia dei tributi locali, è chiaro che anche mediaticamente il provvedimento, però, passerà alla storia di questa legislatura come la terza versione del decreto-legge «salva Roma», presentato dopo che il Governo aveva ritirato il «salva Roma bis» lo scorso 26 febbraio e che ha rischiato di complicarci ulteriormente la vita nelle ultime ore con alcuni emendamenti presentati dai relatori.
Sgombro il campo dalle facili polemiche: la responsabilità del debito di Roma sta sulle spalle delle amministrazioni che lo hanno creato, in misura diversa, e di una parte di cittadini che hanno preferito, come tanta parte del Paese, la propria forza contrattuale e rivendicativa di gruppi e categorie invece del risanamento e del bene comune. È un debito, però, che ha avuto un'accelerazione – era già esistente – e una crescita a dismisura nell'ultima amministrazione del centrodestra, che ha visto fenomeni oltre l'immaginazione di assunzioni a migliaia ad personam, clientele senza progetto invece del risanamento di aziende municipalizzate, che hanno continuato ad accumulare debito e inefficienze ai danni dei cittadini, alleati di chi – come abbiamo ascoltato ora intervenire – al nord ha in realtà coniato, per termini elettorali, il termine «salva Roma», e al nord ha assistito e ha partecipato a giunte che sono fra le più inquisite d'Italia.
Noi abbiamo voluto rompere con tutto questo, noi siamo nati per rompere con questa vecchia politica, ferma restando la responsabilità delle amministrazioni che si sono succedute nel tempo e dei governi che si sono succeduti nel tempo, perché non dimentichiamo che in questo stesso periodo Milano ha avuto fondi per due metropolitane in più e Roma per nessuna. Questa è la differenza ! Bene, questo decreto-legge chiamato «salva Roma» non graverà sulle casse dello Stato. Si tratta di risorse finanziarie già nella disponibilità del commissario. Gli italiani non pagheranno di più. A fronte di questo, Governo e comune hanno da tempo avviato un percorso esigente di risanamento, ma non può avvenire questo risanamento in un clima ostile del Paese o in un clima di semplificazioni populistiche in cui la responsabilità del disagio si fa sempre ricadere sugli altri. Per chi come me, come noi, ha sempre vissuto accanto e dentro la vita della parte più fragile del Paese e della città di Roma, ha a volte un amaro sapore surreale ascoltare – come abbiamo ascoltato poco fa – requisitorie da parte di chi ha governato per anni la città o il Paese come se sempre un altro avesse creato i problemi, incoraggiato le inefficienze e le cattive abitudini, o chi, arrivato adesso, da poco qui in Parlamento, parla con la convinzione che tutto lo sporco è prima e tutto il pulito è dopo. Non si salva né Roma né il Paese in questo modo.
Riserve su questo testo, a cui diamo la nostra fiducia, ce ne sono. Ce ne sono certamente nel balletto di decreti-legge semel, bis, e ter, che non sono certo dei fulgidi esempi di legislazione, necessitati da tempi un po’ confusi come i nostri. Come Parlamento, in futuro, chiediamo che il Governo porti testi compatti e coerenti: qui quello che è definito «salva Roma» salva pezzi di Expo, questioni rilevanti della Campania e altro. Non è comunque accettabile che vi sia in questo Parlamento a volte un partito anti-Roma trasversale, a priori, populista, come se fosse normale che Roma paghi costantemente il prezzo di un'usura aggiuntiva, di un traffico aggiuntivo, di problemi sociali aggiuntivi legati alla sua bellezza e al suo ruolo di capitale di un grande Paese europeo, centro mondiale di un umanesimo Pag. 8cristiano che va a vantaggio anche di tutto il Paese. In due settimane da oggi 3 milioni di persone saranno a Roma per la canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII; questo riguarda tutta l'Italia.
Roma Capitale non è un semplice comune: è la capitale della Repubblica, è il front office di un Paese e una porta unica per il mondo. Ora è il tempo di tirare una linea: questo provvedimento aiuterà a tirare questa linea, perché contiene anche precisi impegni da parte degli amministratori capitolini di oggi, che devono smantellare quel sistema clientelare annidato essenzialmente nelle società partecipate cui è riconducibile la causa primaria del disavanzo finanziario della capitale. Iniziamo a fare lo stesso, ci auguriamo, in tutte le regioni e i comuni d'Italia, dalla Lombardia alla Calabria.
Si tratta di una manovra che genererà decine di milioni di risparmi, taglierà cattivo management, permetterà in controtendenza – lo abbiamo chiesto direttamente al sindaco Marino in Campidoglio – di non fare nuovi tagli sociali. Noi abbiamo chiesto che parte della spesa sociale venga utilizzata per la popolazione anziana, che ha contribuito con coabitazioni, ospitalità, prestiti diretti alle generazioni più giovani nell'ultimo anno di crisi, per un valore pari solo a Roma a 3 miliardi di euro, sei volte il costo dell'IMU prima casa.
Il testo che oggi andiamo ad approvare, come detto, contiene anche altre importanti disposizioni in materia di tributi locali. Certo, sarebbe stato meglio non dover fare il «tagliando» continuamente a provvedimenti come IMU, Tasi e Tari, perché vuol dire che qualcosa non funzionava fin dall'inizio: avremmo dovuto non mettere in strada provvedimenti così fatti male. Detto questo, però, sono da apprezzare norme volte a tendere una mano a quei comuni che si trovano in difficoltà finanziarie, ma che ancora non hanno dichiarato lo stato di dissesto, concedendo semplicemente loro più tempo per la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale: questo è giusto. È importante, come si fa qui, permettere alle regioni e agli enti locali di provvedere al pagamento delle competenze retributive maturate senza l'applicazione delle sanzioni previste dalla legislazione vigente per chi è stato impegnato, per esempio, in progetti di lavori socialmente utili.
Allora mi avvio a concludere, segnalando che questo testo contiene anche altre nuove norme di buonsenso, come quelle che spostano al 30 aprile 2014 il termine generale per la revoca dei finanziamenti agli enti locali per i lavori di messa in sicurezza, ristrutturazione e manutenzione straordinaria degli edifici scolastici nel caso di mancato affidamento dei medesimi lavori entro la medesima data. O come la norma che proprio in occasione dei cinque anni da quei terribili giorni del terremoto de L'Aquila, esclude l'applicazione delle sanzioni previste dalla normativa vigente per il mancato rispetto del patto di stabilità interno nei confronti del comune de L'Aquila per l'esercizio 2013, e dispone la non applicazione per l'anno 2014 dei tagli derivanti dalla spending review nei confronti della provincia e del comune de L'Aquila, nonché degli altri comuni del cratere interessati dal sisma dell'aprile 2009. Chi non voterà la fiducia voterà contro questo.
Sempre in tema di eventi calamitosi del 2009, è da segnalare la destinazione di 50 milioni di euro al finanziamento del Fondo per le emergenze nazionali da utilizzare per gli interventi individuati con un provvedimento del capo del Dipartimento della protezione civile. Bene: anche per questo noi voteremo la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Signor Presidente, Governo, colleghi, la richiesta di un voto di fiducia sul decreto-legge in materia di finanza locale, avanzata dal Governo per accelerare i tempi di approvazione e di trasmissione del provvedimento Pag. 9al Senato, offre uno spaccato perfetto delle ragioni che rendono imprescindibile, accanto alla riforma del bicameralismo, anche quella dei Regolamenti parlamentari: possiamo e dobbiamo coniugare le esigenze di rapidità nell'approvazione delle leggi colle prerogative del Parlamento, il cui ruolo di legislatore non può essere compresso.
Nel merito, questa discussione arriva in una fase cruciale: il provvedimento in esame è il primo tassello della politica economica dell'Esecutivo Renzi, e giunge all'indomani della presentazione del DEF. Ciò consente, e forse impone, di esprimere un giudizio più ampio di quello riservato al solo decreto-legge sulla finanza locale.
Con il Piano nazionale delle riforme presentato con il DEF, il Governo ha indicato il quadro in cui intende muoversi. Passati gli anni più duri della crisi, abbiamo finalmente una prospettiva di riduzione della pressione fiscale per le famiglie e per le imprese, e ciò avverrà in virtù di misure precise di contenimento di spesa cui si accompagnerà un programma massiccio e coraggioso di privatizzazioni. Il Governo italiano si atterrà rigorosamente al 2,6 per cento di deficit sul PIL nel 2014, confermando gli impegni europei. La prudenza nelle stime relative all'andamento del PIL per il prossimo biennio, comunque positive dopo anni di recessione, rende più solida la posizione dell'Italia sul tavolo europeo e ci responsabilizza rispetto alle misure fiscali che adotteremo. È una linea che Scelta Civica ha sempre chiesto e difeso, è una scelta europea di rigore e di crescita.
Nell'immediato, i famosi 80 euro al mese e le prossime misure per gli incapienti, consentiranno maggiore reddito disponibile per milioni di contribuenti a vantaggio dei consumi. Il taglio dell'IRAP, che noi di Scelta Civica vorremmo ancora più coraggioso, darà ossigeno alla produzione, all'occupazione e alla ricostituzione del patrimonio delle aziende, ma saranno soprattutto le riforme della regolazione del lavoro e le liberalizzazioni la chiave di volta per la ripresa dell'economia. Le riforme a costo zero, che si scontreranno con indicibili interessi consolidati, di corporazione e privilegiati, saranno cruciali per i prossimi anni. Su questo fronte il Governo e gli italiani sanno di avere in Scelta Civica una sponda ad alto tasso di riformismo, la più coerente e credibile. Anche quando dovessero emergere nella maggioranza delle sacche di resistenza al cambiamento, noi saremo quelli che chiederanno sempre di più.
Sulle privatizzazioni, in particolare, è importante lavorare per intercettare il rinnovato interesse dei mercati e degli investitori internazionali per l'Italia, gli obiettivi previsti, 40-48 miliardi di introiti entro il 2017, sono «sfidanti» ma assolutamente alla nostra portata. Si contribuirà ad abbattere non marginalmente il debito pubblico ma anche ad iniettare capitali freschi e nuovi investimenti italiani ed esteri in settori cruciali per le prospettive di crescita e innovazione del Paese. Questa è la motivazione ad esempio di alcuni emendamenti qualificanti che avevamo presentato in Commissione e in Aula all'attuale decreto-legge. Proprio sulle dismissioni delle società partecipate avevamo proposto più coraggio: il decreto rimanda da aprile a dicembre 2014 il termine per la dismissione delle partecipazioni delle amministrazioni pubbliche in società non strettamente connesse a finalità istituzionali. È troppo, avevamo chiesto l'obbligo per i comuni soggetti al piano di riequilibrio finanziario, ed in particolare per Roma Capitale, di procedere alla dismissione e messa in liquidazione delle società partecipate che non risultino avere come fine sociale attività di servizio pubblico, nonché la valorizzazione e la cessione di quote di patrimonio immobiliare detenute. Non ci sono solo obiettivi di cassa nelle politiche di privatizzazione, ma di bonifica dei servizi pubblici locali da un certo malcostume che li ha purtroppo caratterizzati nel passato. I partiti debbono uscire dalla gestione dell'economia, la politica deve riservarsi il compito cruciale di fissare le regole ed i controlli, ma l'erogazione Pag. 10dei servizi pubblici può essere efficacemente offerta da società private in concorrenza fra loro.
Oltre allo stipendio dei manager, è il peso delle tariffe in rapporto alla qualità dei servizi erogati la vera misura dello scandalo a cui occorre porre rimedio. È incomprensibile agli occhi degli italiani ed è incomprensibile anche ai nostri occhi come si possa pensare di salvare Roma, Napoli o qualsiasi altro comune italiano con la fiscalità generale, senza che alle amministrazioni comunali sia imposta una cura dimagrante.
In materia di Tasi ci convince molto la concessione di maggiori margini di autonomia per i comuni che potranno determinare con più libertà le aliquote e i regimi di detrazione. È una forma importante di responsabilizzazione degli enti locali. Ci convince meno invece il fatto che il decreto si limiti a disciplinare la materia per il solo 2014. Stiamo modificando ogni anno la tassazione sulla prima casa, creando insicurezza nei contribuenti e nei comuni. A due mesi dal pagamento dell'acconto, solo il 10 per cento dei comuni italiani ha già fissato con certezza le aliquote e milioni di proprietari non sanno ancora quanto pagheranno.
Non è chiaro in che modo il peso della tassa sarà ripartito fra proprietari ed inquilini. Non riteniamo il Governo Renzi responsabile di questo stato di cose, le cui cause addebitiamo a chi volle improvvidamente cancellare l'IMU sulla prima casa per ragioni propagandistiche, ma lo invitiamo a procedere celermente.
Un obiettivo fondamentale di questa legislatura dovrà essere il riordino e la semplificazione della fiscalità e delle regole di contabilità dei comuni, dopo tante stratificazioni, modifiche e provvedimenti emergenziali. Ci sono misure nel decreto che apprezziamo e condividiamo: la riduzione al 20 per cento del Fondo svalutazione crediti, per consentire ai comuni che hanno risorse di svincolarle parzialmente per destinarle agli investimenti. Una maggiore possibilità per i comuni virtuosi di accendere mutui per opere pubbliche, interventi concreti per l'edilizia scolastica, su cui sta lavorando il Ministro Stefania Giannini. Infine, l'abolizione della insensata web tax, contro cui ci siamo battuti fin da subito. «A pensar male si fa peccato», ma c’è chi sostiene che lo scopo di quella misura, dannosa per piccoli e grandi operatori della rete, fosse la tutela di qualche gruppo editoriale vicino alla politica. Sul punto il Premier ha mostrato di essere al di sopra delle parti e, quindi, ha il nostro apprezzamento.
Mi avvio alla conclusione. Da oggi, a partire purtroppo dalle vicende giudiziarie che occupano le prime pagine dei giornali, siamo ormai in piena campagna elettorale per le europee, ma le forze responsabili, liberali e riformatrici che compongono la maggioranza hanno il compito di tenere l'Esecutivo e la sua azione al riparo dalle strumentalizzazioni, dalle resistenze al cambiamento e dalla demagogia antieuropea. Scelta Civica sarà in prima linea, sarà la punta più avanzata del fronte europeista e riformatore. Scegliere l'Europa significa scommettere sul futuro del nostro Paese. L'Italia non ha bisogno di soluzioni «straccione», come l'uscita dall'euro e il ritorno ad una moneta debole da gestire a colpi di svalutazione. Siamo un Paese ricco, che vuole tornare a produrre e a diffondere ricchezza, riconquistando un ruolo autorevole nell'alveo dell'Unione europea e dei consessi internazionali. Noi difendiamo l'euro, perché difendiamo i risparmi e i redditi degli italiani. Signor Presidente del Consiglio, è su queste basi e con questa visione di fondo che il gruppo di Scelta Civica accorderà, nuovamente e con convinzione, la fiducia al suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

PAOLO ALLI. Signor Presidente, vorrei fare due brevi premesse alle argomentazioni con le quali cercherò di motivare il voto favorevole che il Nuovo Centrodestra darà sulla fiducia al decreto sulla finanza locale. Farò appunto due brevi premesse. Pag. 11Credo che sia necessario per tutti noi lavorare insieme per l'uscita da questa crisi che sembra infinita, non soffocando quei pallidi segnali di ripresa che sembrano esserci. Per questo, serve il contributo di tutti e il contributo non soltanto in termini di contenuti, ma anche di velocità e di efficienza delle decisioni che prendiamo, perché una buona decisione presa fuori tempo rischia di essere un danno o, comunque, inefficace.
La seconda premessa che vorrei fare è che il Nuovo Centrodestra è nato e si muove all'insegna di un forte radicamento territoriale, quindi con una grande vicinanza e attenzione al mondo degli amministratori locali, nella direzione di un'applicazione vera del principio di sussidiarietà verticale, quindi della responsabilizzazione dei livelli di governo più vicini ai cittadini e più vicini al bisogno. Allo stesso modo, il Nuovo Centrodestra ha fatto e fa della semplificazione e della sburocratizzazione una delle battaglie principali sulla quale impegnarsi.
Ecco, allora, che il decreto sul quale ci apprestiamo a votare la fiducia al Governo si muove esattamente in queste direzioni, che ho voluto evidenziare in questa breve premessa: dare risposte ai nostri cittadini, ai corpi intermedi e agli enti locali e, soprattutto, dare risposte efficaci e veloci. In questo senso, come non essere d'accordo sul tema TARI e TASI, laddove si dà più autonomia ai comuni, agli enti locali, attraverso la possibilità di meccanismi di esenzione che non erano previsti in precedenza, per quanto riguarda la TARI, o una maggiore libertà rispetto all'uso dell'extragettito TASI ? Certo, maggiore autonomia e maggiore responsabilità significano anche che gli enti locali sono chiamati a una maggiore capacità di controllo sulle proprie azioni.
Come non essere d'accordo sull'approccio usato sul tema delle partecipate, quella galassia di quasi 8 mila aziende, la metà delle quali con bilanci in passivo, anche gravi; quella galassia che è considerata un buco nero. Mi permetta, Presidente, di esprimere, su questo, una mia valutazione: certo, molto spesso queste realtà risultano agli occhi dei cittadini, e magari lo sono, in parte, strumenti per distribuire prebende, poltrone, stipendi. Questo, ripeto, purtroppo è spesso vero, ma vorrei richiamare ai colleghi quanto il mondo delle municipalizzate abbia saputo esprimere anche in termini positivi nella storia del nostro Paese. Quindi, ritengo che non si debba mai fare di ogni erba un fascio. Anche in questo senso, bene fornire agli enti locali strumenti che facilitino e accelerino il muoversi in direzioni virtuose, come le dismissioni, nel caso di enti particolarmente in dissesto o, comunque, non più utili alla gestione dei servizi pubblici locali, per esempio, e quindi dare strumenti efficaci, ma senza intervenire facendo appunto di ogni erba un fascio. Certo, ci vorrà ancora tempo, molto tempo, per mettere ordine in questa galassia, e questo è solo un inizio, però è un inizio che noi riteniamo positivo.
Il tema di Roma: Presidente, sono nato anche io nella fertile, ricca e produttiva Pianura padana, a nord del Po, però non riesco a condividere alcuni toni apocalittici, tutte le volte che si parla di Roma, che taluni miei conterranei mettono in campo, magari, forse, più per ragioni propagandistiche che di reale convinzione. Credo che l'aiuto che viene dato alla città di Roma, come è stato sottolineato anche negli interventi di chi mi ha preceduto, sia un aiuto posto con condizioni precise nella direzione di costruire efficienza: controlli severi, dei quali, poi, si chiederà conto attraverso meccanismi che prevedono l'analisi delle cause dei disavanzi, la ricognizione di tutto quel sistema di società partecipate al fine di ottimizzarlo e la spinta verso politiche del personale virtuose. Certo, è chiaro che, anche qui, ci vorrà del tempo, però riteniamo corretto l'approccio, che non è, questa volta, soltanto la distribuzione indiscriminata di fondi, ma pone condizioni precise. Così pure sul tema degli altri enti in difficoltà finanziaria, la possibilità che questi abbiano un po’ di tempo in più, la possibilità che il Fondo di rotazione per la stabilità venga utilizzato per il pagamento dei debiti della Pag. 12pubblica amministrazione, che tutti quanti abbiamo riconosciuto e riconosciamo come un fattore anticiclico importante, ecco, anche questo approccio ci sembra positivo. In tutto questo contesto, nel quale anche il gruppo del Nuovo Centrodestra ha contribuito con emendamenti, con discussioni e con contributi nella discussione, veniamo al tema del perché votare la fiducia. Certo, non è mai auspicabile il ricorso alla decretazione d'urgenza e al voto di fiducia – lo abbiamo detto tante volte in quest'Aula, lo possiamo tranquillamente ribadire ancora oggi –, ma, ovviamente, non possiamo dimenticare che il ricorso a questi strumenti è assolutamente giustificato quando siamo costretti a dare risposte chiare e veloci; e, diciamocela tutta, i barocchismi e le inefficienze regolamentari di questo Parlamento non consentono alle nostre Aule di reagire nei tempi e nei modi che i nostri cittadini e i nostri amministratori locali si aspettano da noi. Chi mi ha preceduto ha già richiamato la necessità, da questo punto di vista, di rivedere aspetti regolamentari, ma è chiaro che anche il tema dell'eliminazione del bicameralismo perfetto, da questo punto di vista, non farà altro che portare nel sistema parlamentare una maggiore efficienza.
Dico questo perché, a seguito del lavoro di serio approfondimento che è stato fatto su questo decreto, che ha portato anche al miglioramento del testo, con ampi coinvolgimenti anche delle categorie produttive e degli enti locali, noi non riteniamo questo provvedimento di fiducia una mortificazione del dibattito, ma il necessario riconoscimento della necessità di dare risposte immediate a cittadini, enti locali e imprese sui temi che ho rapidamente percorso e anche su altri, come quello delle scuole, che certamente costituiscono priorità per i nostri amministratori locali.
Per queste ragioni, il gruppo del Nuovo Centrodestra esprimerà voto favorevole alla fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Gentile Presidente, signori del Governo, colleghi e colleghe, Sinistra Ecologia Libertà voterà «no» alla fiducia al Governo, mentre darà parere favorevole a questo provvedimento, perché risponde positivamente, anche se con molti limiti e contraddizioni, a una serie di urgenze e di emergenze della finanza locale, tra cui quelle di Roma capitale. Risponde ad una serie di emergenze legate a vari temi, tra cui quelle della necessità di garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche. Sui contenuti e sulla motivazioni che ci portano a dare parere favorevole alla conversione in legge di questo decreto-legge parlerà il collega Giovanni Paglia per SEL più tardi, non voglio quindi anticipare, né ripetere le considerazioni che poi svolgerà lui successivamente. Sicuramente però il modo con cui il Governo Renzi ha gestito la riproposizione per la terza volta di questo decreto legge ci porta – già questo – a negare la fiducia al Governo. Una gestione anche questa volta confusa e contraddittoria, disattenta nel rapporto con le Camere per la tempistica e con una maggioranza che con la sua mole di emendamenti ha reso più impervia la strada della discussione e della deliberazione definitiva di questo provvedimento.
Noi avevamo capito che il Primo Ministro voleva impostare in modo diverso il rapporto nel Parlamento, invece con il ricorso a questo voto di fiducia ci sembra che non cambia verso, anzi continua e usa lo stesso verso del passato; il verso della confusione politica della maggioranza, di un rapporto scorretto con le Camere, della sottovalutazione della complessità di provvedimenti come quello che voteremo più tardi.
Con la finanza locale anche questo Governo ha avuto un rapporto estemporaneo, opportunistico, strumentale e approssimativo. La stessa gestione delle nuove tasse sulla casa ci porta a considerare come lo stato confusionale nella previsione, Pag. 13nella predisposizione delle applicazioni delle norme, come il caso della TASI, complichi molto la vita ai cittadini e agli amministratori locali (tra l'altro una parte dei soldi che spenderemo per la TASI vanno a ridurre i benefici dei famosi 80 euro in una busta paga dell'IRPEF). In questo provvedimento si parla di disposizioni urgenti per la finanza locale, disposizioni che erano necessarie e che non potevano essere evitate. Ma in questi anni questo Governo, e i precedenti Governi, hanno utilizzato la finanza locale per fare cassa e per trasferire sulle spalle degli enti locali e sulle regioni il peso maggiore dei tagli e delle riduzioni della spesa pubblica. Gran parte si tratta di riduzioni di spesa sociale come il caso della sanità che, tra l'altro, il DEF taglierà di molto nei prossimi tre anni. Il caso eclatante è quello che noi abbiamo più volte ricordato – ma anche forze della di maggioranza hanno ricordato – ovvero il Patto di stabilità interno, che impedisce agli enti locali, anche a quelli virtuosi che hanno i soldi in cassa, di fare investimenti, di rilanciare così l'economia locale, di dare opportunità alle imprese, creare nuovi posti di lavoro garantire benessere ai cittadini. Niente ha fatto fino ad oggi questo Governo per allentare il Patto di stabilità interno e soprattutto niente ha fatto per portare una battaglia in sede europea che permetta, attraverso un allentamento del Patto, agli enti locali di investire e di usare risorse che magari hanno per rilanciare l'economia.
C’è la questione del cofinanziamento dei progetti e dei programmi europei con i Fondi strutturali. Approfitto di questa sede visto che ne stiamo discutendo (le Commissioni bilancio e quella sulle politiche dell'Unione europea voteranno il prossimo anno un parere), e che non ci sarà occasione di farlo in Aula in nessun modo, per evidenziare che noi abbiamo fatto una grande e brutta figura con la Commissione europea, che ci ha fatto ben 351 osservazioni all'Accordo di partenariato per l'utilizzo di 32 miliardi di euro di Fondi europei del periodo 2014-2020. La Commissione europea ci ha fatto dei rilievi non irrilevanti, perché ha parlato di mancanza di regia e di strategia, di assenza di trasparenza, di mancanza di capacità amministrativa, di vaghezza degli obiettivi, di assenza di strumenti per la valutazione, nonché una miriade di critiche puntuali e specifiche su aspetti concreti relativi agli obiettivi che il Governo, con l'Accordo di partenariato, aveva individuato.
Perché lo dico in sede di voto di fiducia su un decreto come quello che stiamo valutando ? Lo dico perché questi fondi europei possono essere una boccata d'ossigeno, sono un salvadanaio importante e consistente per quegli interventi, quei progetti, quei programmi che coinvolgono le autonomie locali e che hanno un impatto di benessere e di sviluppo importante, determinante per far fronte a questa crisi. E allora, il fatto che di questo non si parli, ad esempio in Aula, ma venga tutto discusso nelle Commissioni attraverso un parere su un accordo che tra l'altro è già vecchio – quello nuovo lo vedremo – ci indica la gravità della sottovalutazione di scelte importanti, in questo caso anche per la finanza locale, argomento che è al centro del decreto che stiamo discutendo.
È una questione che noi vogliamo denunciare, vogliamo rilevare con grande forza e che chiediamo al Governo per le prossime volte di tenere in adeguata considerazione.
Noi voteremo «no» alla fiducia a questo Governo perché con delle riforme istituzionali ed elettorali bonapartiste e centraliste di fatto umilia, deprime la democrazia e la rappresentanza anche a livello locale. Con la scusa della casta e dei costi della politica vengono abolite non le province, ma le elezioni per le province; con la riforma dello Stato e della legge elettorale un pezzo di Italia scompare dalla rappresentanza. La democrazia diventa ostaggio di oligarchie, di comitati elettorali, della manipolazione e dell'uomo solo al comando, sia che si trovi al Governo, che nel campo dell'opposizione. I tre populismi che oggi comandano e imperano in questo nostro Paese, quello di Renzi, di Grillo, di Berlusconi, cui aggiungere quello un po’ appassito della Lega, Pag. 14stanno imbarbarendo una democrazia, che non è più – come direbbe Habermas – il regime dell'apprendimento, ma rischia di diventare il simulacro della diseducazione al dibattito pubblico e più concretamente, l'arma contundente dell'ambizione e della traiettoria personale del destino politico del leader di turno, tra l'altro nemmeno eletto.
Il provvedimento che oggi votiamo, e noi voteremo «no» alla fiducia, ma «sì» a questo provvedimento, contiene misure urgenti anche per i servizi delle scuole, tra cui i servizi delle pulizie: sono provvedimenti necessari, che fanno fronte all'emergenza, ma anche emergenziali, non strutturali. Ci sono scuole che chiudono e che hanno chiuso, come nel caso della provincia di Venezia sessantacinque scuole hanno chiuso nel mese di gennaio per la sporcizia, per inadeguate condizioni igieniche solamente perché non c'erano i soldi per pagare le imprese di pulizia che avrebbero dovuto tenere pulite quelle scuole.
La situazione in quelle aree e in molte altre aree del nostro Paese è drammatica e bisogna trovare delle soluzioni che siano concrete, incisive e veramente efficaci per risolvere questo problema. Le misure del «salva Roma» sono necessarie, ma – come dicevo prima – temporanee e non strutturali, rischiano già da ora di essere licenziati migliaia di lavoratori e di lavoratrici delle imprese di pulizie e i nostri figli rischiano di andare in scuole non pulite, e poi c’è una vicenda che io vorrei ricordare: ci sono dei lavoratori qui fuori, i lavoratori della scuola, di quota 96, che non possono andare in pensione per un errore della legge Fornero. Noi chiediamo che il Governo risponda, risponda già la prossima settimana, come le Commissioni lavoro e bilancio hanno chiesto, per dare una risposta a 4 mila lavoratori che non possono andare in pensione e che hanno diritto di andare in pensione.
Concludo. Anche per questo, pur votando una misura che copre delle falle, noi crediamo che non possiamo dare la nostra fiducia al Governo; la nostra insoddisfazione è per come questo Governo sta affrontando anche questa emergenza, quella delle scuole. Anche per questo quindi, noi voteremo «no» alla fiducia e voteremo «no» alla fiducia a un Governo che nel Documento di economia e finanza, di cui parleremo la prossima settimana, non da ancora quelle risposte di cui il Paese avrebbe bisogno. A proposito della scuola, il Documento di economia e finanza che cosa ci dice ? Ci dice che non può rispettare gli obiettivi che l'Europa ci chiede. L'Europa ci chiede di portare al 3 per cento le spese per l'innovazione e la ricerca e noi, nel DEF, le rispondiamo che, al massimo, possiamo arrivare all’ 1,53 per cento. L'Europa ci chiede nella strategia Europa 2020 che la percentuale di abbandono scolastico nel 2020 arrivi al 10 per cento e noi, col DEF, le diciamo che al massimo possiamo arrivare al 16 per cento. L'Europa ci dice, sempre nella strategia Europa 2020, che per un'economia competitiva, dobbiamo avere almeno un 30 per cento di giovani laureati e noi, con il DEF, le rispondiamo che al massimo, se tutto va bene, arriveremo al 23 per cento.
È un DEF – ripeto, ne parleremo nei prossimi giorni – rituale e «continuista», che mette la polvere sotto il tappeto, non prevede una riduzione della disoccupazione vera e prevede coperture di spesa assai discutibili. Non vorremmo che, dopo aver discusso oggi un provvedimento, ovvero la sua conversione in legge, che reca come dizione: «Misure urgenti per la finanza locale», ci trovassimo, tra qualche mese, a discutere un nuovo provvedimento con un altro titolo: «Misure urgenti per la finanza pubblica», ovvero a fare una manovra correttiva per mettere a posto i conti.
Ecco perché – chiudo sul serio –, annunziando il voto favorevole al provvedimento, noi diciamo che voteremo «no» alla fiducia a questo Governo, i cui primi passi, a parte qualche fuoco d'artificio mediatico, stanno continuando sulla stessa strada del passato, quella della precarizzazione del lavoro, dei tagli alla sanità e al pubblico impiego, delle obbedienze alle politiche di austerità Pag. 15della trojka europea: ecco perché voteremo «no» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, il gruppo di Forza Italia voterà «no» alla questione di fiducia posta dal Governo su questo decreto e questa sera, nella dichiarazione di voto finale, il collega Palese, capogruppo in Commissione bilancio, esprimerà le nostre valutazioni critiche su tanti aspetti di questo provvedimento.
In questa sede di dibattito sulla fiducia, io farò due considerazioni tra loro intrecciate, una di carattere politico generale, direi strategico, e l'altra assolutamente interconnessa alla prima, legata alla questione TASI e, quindi, alla tassa sulla casa, che oggi viene assunta, ereditata e aggravata da questo Governo e si tratta del primo grande errore politico del Governo Renzi, che, peraltro, secondo quanto abbiamo letto e ascoltato, sarà presto seguito da un secondo errore, quello della tassazione aggravata del risparmio. E dico risparmio, non si parli di rendite, perché se ci sono anche i conti deposito bisogna parlare di risparmio.
Comincio proprio dalla TASI. Da oggi la TASI, l'odiata tassa sulla prima casa, reintrodotta sotto falso nome dal Governo Letta-Alfano durante – presumo – il dormiveglia delle cosiddette sentinelle antitasse, può anche essere chiamata «tassa Renzi» o, se si preferisce, «patrimoniale Renzi». Me ne dispiaccio, avendo noi indicato a Renzi un percorso fiscale diverso, fatto di veri tagli di spesa e di veri tagli di tasse, resi possibili da quella delega fiscale sulla quale noi di Forza Italia abbiamo lavorato in prima linea. Invece, il Governo – come dicevo – parte dalla conferma, e anzi dal peggioramento, della tassa sulla casa e poi minaccia di aggravare la tassazione sul risparmio: due cose – lo sottolineo a beneficio dei colleghi della maggioranza – che rischiano di vanificare l'effetto dell'intervento sull'IRPEF, che peraltro riguarda solo i dipendenti, mentre i proprietari di case sono l'80 per cento degli italiani.
Per questo, in Commissione abbiamo posto in discussione i nostri emendamenti al decreto sulla finanza locale su due piani rispetto a questa materia. Da un lato, verso l'obiettivo massimo dell'abolizione secca della tassa sulla prima casa. Noi ne abbiamo proposto l'abolizione in modo serio, con coperture ineccepibili: o attraverso la centralizzazione degli acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione o attraverso il taglio lineare di questi acquisti. Governo e maggioranza hanno detto «no» e devono, dunque, assumersi la responsabilità davanti agli italiani di una ingiusta tassazione sulla casa.
Dall'altro lato, abbiamo anche agito verso un obiettivo minimale di trasparenza contro un vero rischio di imbroglio sulle detrazioni. In Commissione, infatti, Governo e maggioranza, votando contro un nostro emendamento, si sono purtroppo rifiutati di vincolare integralmente alle detrazioni, come pure era stato promesso a parole più volte ai cittadini nella comunicazione pubblica delle scorse settimane, l'aumento ulteriore dello 0,8 per mille, quello deciso dal Governo Renzi. A questo punto – attenzione ! – i comuni possono destinare anche il ricavato di questo 0,8, o parte di esso, non alle detrazioni, ma ad altro, a spesa corrente, non alle detrazioni a beneficio di cittadini e famiglie. È una scelta che riteniamo grave e inaccettabile.
Ci si è detto da parte della maggioranza: ma state tranquilli, la norma c’è già. Sì, rispondiamo, ma è vaga. Ci si dice ancora: ma state tranquilli, i comuni non si esporranno a subire ricorsi. Rispondiamo: e perché mai dobbiamo aspettare i ricorsi, magari di milioni di italiani, in 8.100 comuni o aspettare 8.100 controlli o aspettare 8.100 interventi della Corte dei conti ? Non sarebbe stato meglio porre un argine prima, chiaro e condiviso da tutti ?
Mi spiego ancora una volta: io voglio prendere il caso di un sindaco in buona fede (perché è sempre dalla buona fede Pag. 16che occorre partire). Se, per fare detrazioni di livello a suo avviso accettabile, paragonabile a quelle della vecchia IMU, gli basta lo 0,3 rispetto allo 0,8 aggiuntivo, con la norma attuale, votata da voi, potrà utilizzare il restante 0,5 in spesa corrente. Quindi il risultato sarà: più spesa e più tasse, esattamente ciò a cui diciamo «no».
Così come diciamo «no» alla tassazione complessiva sulla prima casa: e qui sta la considerazione politica generale, direi strategica, che faccio senza polemiche, ma davvero in spirito di dialogo, come sanno i colleghi della Commissione finanze. E non ci si dica che la tassazione sulla prima casa c’è in tanta parte del mondo, perché in nessuna parte del mondo occidentale abbiamo l'80 per cento dei cittadini proprietari di prima casa, come in Italia. Quindi, da noi il paragone non regge e il danno di una tassa sulla prima casa è devastante.
Il punto – dicevo – è strategico. Se il Governo dice – e su questo è d'accordo con noi e noi con il Governo – che occorre una scossa positiva, uno shock economico positivo, e infatti pensa – a mio avviso è poco, ma va comunque bene – ai famosi 80 euro (ancora da vedere) sia pure per una piccola parte della popolazione, se fa questo, ma che shock e che scossa potrà mai realizzare se, contemporaneamente, all'80 per cento dei cittadini dà una botta sulla prima casa ? Gli autonomi avranno solo la botta e pure i dipendenti si vedranno togliere, con la mano sinistra, ciò che sarà stato loro dato con la mano destra. Lo dico sorridendo, ma sorridendo amaramente.
Renzi dice che ci sarà una quattordicesima ? Peccato che il giorno 16 dicembre, giorno del pagamento della TASI, sarà intanto tolta agli italiani la tredicesima (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
E nel 2015 sarà ancora peggio, con la TASI sulla prima casa che aumenterà ancora e potrà arrivare al triplo – avete capito bene: al triplo – della vecchia IMU. Per questo spero ci sia una riflessione, una marcia indietro dopo questo grave errore.
Forza Italia e, se consentito, anche chi sta parlando in questo momento, ci siamo impegnati per una linea liberale, tutte le volte in cui è stato possibile condivisa, anche sulla politica fiscale, con un lavoro straordinario in Commissione finanze prima sulla riforma di Equitalia a favore dei contribuenti e poi con l'approvazione della delega fiscale. In quella delega ci sono le condizioni per veri e consistenti tagli di spesa, collegati a veri e consistenti tagli di tasse.
Ora il Governo dice che si impegna ad attuarlo: benissimo, ma non puoi attuare la delega nei giorni pari e poi, nei giorni dispari, insistere con la tassa sulla casa e sui risparmi. È un errore grave, lo dico davvero con fiducia ai colleghi della maggioranza affinché ci riflettano e spero che, passati i fumi della campagna elettorale, che chiaramente incombe su di noi e sul Governo, il Governo abbia, dopo almeno, la serenità e la lucidità di comprenderlo e di riprendere un filo di dialogo liberale con noi.
Per queste ragioni, confermo con convinzione il «no» di Forza Italia al voto di fiducia di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, anche se il Presidente del Consiglio non è fisicamente presente in aula, è a lui che mi voglio rivolgere, perché ovviamente è lui che ritengo il principale responsabile degli atti del suo Governo ed è a lui che voglio far arrivare ben chiari i motivi del nostro «no» alla fiducia su questo decreto.
«Cambia verso»: mai spot fu più menzognero. Con lei, Presidente, non è cambiato proprio nulla: si usavano decreti-legge e fiducie à gogo con i precedenti Governi e lo stesso si fa con lei.
Una pratica oscena, a nostro dire, quella dell'abuso di decreti-legge, cominciata Pag. 17da Berlusconi, che, con lei, ha profonda sintonia, continuata dal suo predecessore e caro amico Letta, e ora subito utilizzata da lei, Presidente, non eletto, del Consiglio Renzi. Berlusconi, Letta, Renzi, nessuno ha avvertito qualche sostanziale cambiamento nel corso di questi avvicendamenti. Non certo gli italiani che da voi si aspettavano una mano, un aiuto, in questa situazione disastrosa. Ma mi chiedo e chiedo a tutti gli italiani: quale aiuto e quale soluzione vi aspettate dalle stesse persone che hanno ridotto l'Italia in queste macerie ? Come potete pensare che il problema possa generare soluzioni al problema stesso ? Lei si è insediato solo pochi giorni fa e ne ha già raccontate un sacco, di bugie, agli italiani: la finta abolizione delle province, la promessa non mantenuta di dimezzare gli F35, la finta, anzi fintissima abolizione del finanziamento pubblico ai partiti che, invece, continueranno a percepire illegittimamente fondi e per i quali è stato anche istituito il 2 per mille. Oppure potremmo parlare della promessa fatta ai tesserati del suo partito, il PD: con me finiranno le larghe intese, aveva detto.
E poi che cosa è successo, Presidente Renzi ? Che cosa è successo glielo diciamo noi: è successo che lei è andato a fare un accordo nelle segrete stanze proprio con Silvio Berlusconi per la nuova legge elettorale. Una legge che, tra l'altro, è peggio del Porcellum che vuole sostituire e molto probabilmente non vedrà mai la luce perché, nonostante sia una legge studiata appositamente per far scomparire il MoVimento 5 Stelle, in realtà rischia di decretare la fine di Forza Italia. Ci avete pensato che in questo modo molto probabilmente gli accordi presi al Nazareno sarebbero caduti ? Evidentemente no. Una legge scritta a quattro mani con Verdini. Ah, a proposito di Verdini: ieri il Senato, a scrutinio segreto, ha autorizzato la richiesta di utilizzo processuale delle intercettazioni telefoniche da parte dei magistrati che indagano sul Credito Fiorentino nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3. In tali intercettazioni, infatti, parla proprio il senatore Denis Verdini, braccio destro di Silvio Berlusconi con cui lei è andato a fare accordi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma dico io, si vergogna almeno un po’ ? Non si vergogna. Non si vergogna perché lei è come loro. PD e Forza Italia sono la stessa cosa, l'abbiamo sempre sostenuto e lo ribadiamo. A favore della richiesta hanno votato 148 senatori, 77 si sono opposti, mentre 2 si sono astenuti. Quindi, ancora una volta, solo grazie al voto decisivo dei portavoce del MoVimento 5 Stelle si è potuto procedere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Eh, sì, noi del MoVimento 5 stelle siamo stati decisivi ed è di questo che voglio parlare, è soprattutto di questo che voglio parlare ai cittadini italiani. Non delle sue menzogne, ma dei nostri risultati. Sì, perché mentre lei spende gran parte del suo tempo in tv a raccontare fantomatiche rivoluzioni, qui non è arrivato nessun atto concreto. Mentre lei si fa incensare dal quotidiano di proprietà del suo padrone Carlo De Benedetti, noi siamo qui a lavorare per gli italiani e a ottenere risultati per loro.
In questi mesi siamo stati coerenti con i principi con cui siamo entrati qui dentro. Avevamo detto che non avremmo fatto accordi con i partiti che hanno distrutto il Paese e non li abbiamo fatti; avevamo detto che avremmo rinunciato ai rimborsi elettorali e non abbiamo accettato 42 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); avevamo detto che ci saremmo dimezzati gli stipendi e lo abbiamo fatto, mettendo quei soldi in un fondo in favore delle piccole e medie imprese; avevamo detto ancora che avremmo combattuto Equitalia e abbiamo, con un nostro emendamento, ottenuto che le imprese che vantano dei crediti dallo Stato possano compensare quei crediti non pagando le cartelle di Equitalia; avevamo detto che ci saremmo battuti contro i privilegi come le pensioni d'oro e, se ancora esiste una disparità inaccettabile tra pochissimi pensionati a 20 mila euro al mese e moltissimi poveri anziani a 500 euro al mese, è solo ed esclusivamente colpa vostra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Siete voi Pag. 18quelli che non collaborano, siete voi che non ne volete sapere di trovare insieme delle soluzioni per i cittadini italiani, perché dovete tutelare gli interessi delle lobby che vi controllano. Insomma, siete voi che vi dovete scongelare.
Quante balle raccontate agli italiani, soprattutto sul nostro conto. Siete arrivati addirittura a far finta di non sapere che avevamo approvato un emendamento che istituisce l'8 per 1000 per l'edilizia scolastica, pur di non ammettere che il MoVimento 5 Stelle in Parlamento sta lavorando benissimo e sta raggiungendo grandi risultati da semplice forza di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Voi, invece, siete capaci solo di futile propaganda. Su qualsiasi argomento non fate altro che millantare risultati raggiunti, ma dietro i titoloni dei giornali a voi asserviti, cosa si nasconde ? Per esempio, cosa si nascondeva dietro l'approvazione dell'articolo 416-ter, il provvedimento contro lo scambio politico-mafioso ? Un abbassamento delle pene per chi si macchia di questo orribile reato. Ecco cosa si nascondeva. Neanche contro la mafia siete stati in grado di andare fino in fondo e di essere fermi e convinti nel combatterla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Neanche contro la mafia !
Il MoVimento 5 Stelle ha avviato una vera e inarrestabile rivoluzione. Noi siamo davvero vicini ai cittadini, così vicini che, da quando siamo entrati qui dentro, sottraiamo tempo ai nostri cari per andare ad informare, ogni fine settimana, i cittadini nelle piazze. E permettetemi questa volta di ringraziare pubblicamente i nostri cari, perché è anche grazie a loro se la rivoluzione che stiamo facendo si sta compiendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Siamo così vicini ai cittadini che, addirittura, abbiamo un appuntamento con loro in diretta on line ogni settimana. Un appuntamento nel quale chiunque è libero di farci domande o di criticare il nostro operato. Mentre lei, Presidente, si limita solo a chiedere con un tweet: «E tu cosa taglieresti» ? Bene, glielo diciamo noi cosa potrebbe iniziare a tagliare, e glielo diciamo con le parole di un cittadino italiano di nome Matteo Renzi. Lei, all'assemblea del PD del 15 dicembre 2013, ha dichiarato: «È sbagliato che il fondo a sostegno dell'editoria sia sei volte superiore a quello a sostegno delle famiglie». Benissimo, dia seguito alle sue parole e inizi a tagliare queste vergognose elargizioni ai giornali di partito. La nostra proposta di legge è già pronta – proposta che, tra l'altro, abbiamo discusso e scritto con i cittadini italiani – e permetterebbe di finanziare con 80 milioni di euro progetti di giovani giornalisti e, addirittura, abolendo l'obbligo di pubblicazione cartacea dei bandi farebbe risparmiare 3 miliardi di euro alle pubbliche amministrazioni.
Quegli stessi giornali, Presidente Renzi, che in questi giorni non hanno pubblicato una sola riga per denunciare la violenza dei numerosi commenti al suo tweet per Gianroberto Casaleggio. Commenti che auguravano a Casaleggio la morte e qualsiasi malattia. A differenza di quanto accadde nel caso del malore dell'onorevole Bersani, in quel caso, nonostante tutti noi avessimo ovviamente fatto i nostri auguri di pronta guarigione pubblicamente, il vostro bel partito pensò di utilizzare i mezzi di stampa a voi vicini per strumentalizzare l'idiozia di qualcuno e fare propaganda politica, anziché informazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Le do una notizia, Presidente Renzi: l'idiozia, purtroppo è trasversale, non ha colore politico. E chi vuole fare informazione o fare politica dovrebbe denunciarla sempre, a prescindere dalla convenienza elettorale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE BRESCIA. E, poi, vogliamo parlare di questi 80 euro, questa trovata geniale che dovrebbe risolvere tutti i problemi degli italiani ? Prima di tutto, facciamo sapere ai cittadini che non è pervenuto ancora nessun atto concreto dove si parla di queste detrazioni. In secondo luogo, se proprio dobbiamo parlare di Pag. 19queste voci di corridoio, si narra che in questo fantomatico Jobs Act, a fronte di quegli 80 euro che lei vorrebbe dare ad alcuni cittadini italiani, ce ne sono già 65 al mese che gli toglierete, armonizzando le detrazioni per il coniuge a carico. Se a questo aggiungiamo circa 35 euro di tasse e tariffe locali in più, ci accorgiamo che saranno gli italiani a darvi 20 euro in più ! Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Mi accingo a terminare. Lo sappiamo che a lei e al Partito Democratico non interessa fare il bene degli italiani: a voi interessa semplicemente esplodere quanti più fuochi d'artificio possibili in vista delle prossime elezioni europee. Dopo queste non ci sarà più nessuna traccia delle vostre promesse, ma segnatevi questa data: 25 maggio 2014. Quel giorno sarà il giorno in cui il MoVimento 5 Stelle vincerà le elezioni europee, l'ultimo giorno del suo Governo e del Governo dei partiti. Quel giorno chiederemo a Napolitano di sciogliere le Camere e di tornare alle urne, per restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti.

PRESIDENTE. Onorevole Brescia, concluda.

GIUSEPPE BRESCIA. Ho finito, Presidente. Quel giorno in molti faranno le valigie, i cittadini eletti dal MoVimento 5 Stelle, per volare a Bruxelles e cambiare l'Europa, e le farete voi perché finalmente gli italiani vi manderanno tutti a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, la conclusione dell'iter di questo provvedimento è una buona notizia per molti comuni italiani. Il Governo ha mantenuto quell'impegno che aveva assunto alla scadenza del precedente provvedimento di ripresentarlo e di migliorarlo, ed è un impegno mantenuto anche grazie al lavoro svolto dalla Commissione finanze e dal relatore, l'onorevole Fabio Melilli che, a nome del Partito Democratico, voglio ringraziare. Un impegno mantenuto che giunge proprio mentre si vara il DEF, che già dal prossimo venerdì produrrà un primo concreto provvedimento, con un decreto-legge del Governo sulla spending review, sui tagli per l'IRPEF e sulla tassazione delle rendite finanziarie.
Siamo ad un passaggio decisivo della vicenda italiana e non c’è più tempo per indugiare. L'accelerazione imposta dal Governo sulle riforme è l'unica strada percorribile, il tempo non è più una variabile dipendente del discorso.
In questo quadro, il tema della finanza locale è uno dei temi sui quali occorre esercitare un'azione di riforma. Anche in questa direzione, proprio pochi giorni fa, si è compiuto un passo avanti con il superamento delle province come enti elettivi di primo livello e la trasformazione in città metropolitane. Una riforma, in realtà, che era prevista, anzi era approvata, 24 anni fa, ma che non è stata mai attuata perché è rimasta a lungo sul tavolo delle cose da fare, mentre i processi reali andavano nella direzione opposta, con la crescita del numero delle province e con la resistenza di un sistema di apparati che hanno prodotto la moltiplicazione di posti e di costi.
Il provvedimento su cui ci apprestiamo a votare la questione di fiducia, fiducia sulla quale noi daremo il voto favorevole, come Partito Democratico, si iscrive perfettamente all'interno di questa cornice, contiene delle misure concrete, concordate con i comuni che puntano ad una redistribuzione della tassazione locale, ad un alleggerimento delle tasse per le famiglie meno ricche.
In questa direzione va la misura dell'aumento della TASI dello 0,8 per mille, ma solo a condizione che vengano finanziate detrazioni in grado di riprodurre la stessa geografia delle esenzioni totali e parziali della prima casa proprie dell'IMU. Cosa significa in concreto questa misura e chi vi si oppone ? È importante dirlo con chiarezza ai cittadini. Questa misura consente Pag. 20di esentare dal pagamento il 25 per cento delle famiglie italiane che hanno come prima casa una unità immobiliare di valore catastale abbastanza basso da rientrare in quelle che furono esentate nel 2012 dall'IMU, e chi si oppone a questa norma, a questa possibilità, non capisce o fa finta di non capire.
Mi riferisco in particolare a Forza Italia, al MoVimento 5 Stelle, che, dietro la propagandistica battaglia contro l'aumento delle tasse, agiscono in concreto contro l'interesse delle famiglie più povere o comunque meno ricche, dimostrando ancora una volta i danni non solo morali, ma anche materiali che produce il populismo (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente – Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Un'altra misura importante del decreto-legge è la possibilità per i comuni di approvare il bilancio con il termine spostato al 31 luglio, l'abbattimento dal 30 al 20 per cento degli accantonamenti al Fondo di svalutazione crediti ed un alleggerimento delle norme sanzionatorie relative alle deroghe sul salario accessorio adottate dai diversi comuni e regioni.
Infine, ci sono tanti miglioramenti che presiedono ai piani di riequilibrio strutturale dei comuni in cosiddetto pre-dissesto – Napoli, Catania, Messina – e norme per l'edilizia scolastica.
Come è chiaro, dunque, dalla molteplicità delle norme, le ricadute di questo provvedimento sono su tutto il territorio nazionale e la definizione di «salva Roma» è del tutto impropria. Le misure che riguardano la Capitale non sono che una parte, un articolo, del provvedimento, molto più complesso.
Tuttavia, le semplificazioni, la polemica politica, la narrazione giornalistica alla fine contengono un nucleo di verità, dietro il quale non ci si può nascondere ed è chiara la centralità del tema di Roma in questo provvedimento.
Grazie al lavoro che il Parlamento ha svolto, la norma su Roma supera alcuni limiti del precedente provvedimento e lega il trasferimento finanziario dal commissario a Roma Capitale ad un piano di rientro rigoroso, con varie opportunità di manovra che sono offerte al comune.
Ma, soprattutto, bisogna ricordare che si tratta di un'operazione a impatto zero: non è una regalia, cari colleghi della Lega, è un'operazione a impatto zero sui saldi di finanza pubblica. Perché ricordo che le risorse in discussione derivano, in massima parte, da risorse già pagate dai romani attraverso l'IRPEF, l'addizionale IRPEF.
L'amministrazione comunale si sta già adoperando per un piano di rientro, come annunciato dal sindaco Marino nei giorni scorsi, e tuttavia anche questa è un'occasione per una riflessione di fondo su due aspetti, che fanno da sfondo al provvedimento, e su questi due aspetti vorrei concludere la mia dichiarazione di voto.
Il primo riguarda Roma, il secondo le ragioni di fondo dell'indebitamento diffuso, più o meno grave, di gran parte dei comuni italiani. Parto da questo secondo aspetto. I comuni pagano soprattutto le conseguenze di due gravi eredità. La prima è il sistema di occupazione del potere e di molti posti chiave delle responsabilità amministrative e gestionali, con particolare riguardo alle aziende che erogano servizi pubblici e riscuotono tariffe da parte di cordate che sono politiche interne ai partiti, ma che sono anche spesso lobby che si organizzano dentro e fuori la politica.
La seconda è il caos che regna sovrano e in modo crescente da almeno trent'anni nella legislazione urbanistica italiana, che ha scaricato un contenzioso enorme sulle amministrazioni locali premiando invariabilmente una rendita urbana parassitaria e finanziarizzata che vive di ricorsi, di contenziosi, senza produrre ricchezza, che non paga né operai né maestranze per sostenere il ciclo edilizio, ma valenti avvocati e si dota non di staff tecnici, ma di studi legali.
Non c’è il tempo per approfondire questo discorso, ma per ricordare una cosa, questo sì: che questa è la storia di questi vent'anni, una storia per buona parte coincidente con chi ha sostanzialmente dominato il campo del Governo dal Pag. 211994. Le riforme della politica e delle istituzioni, delle competenze sul governo del territorio che il Governo ha innescato con la riforma del Titolo V apriranno uno spazio al superamento di questi vizi.
Infine, Roma. Roma, come Capitale d'Italia, riassume su di sé tanti di questi antichi e recenti retaggi e li moltiplica in forza della sua straordinaria estensione e complessità fisica. Quando sento dire che certi vizi della politica sono vizi romani, non posso non provare un grande fastidio e lo provo non solo perché amo la mia città, ma perché Roma sconta, tra i tanti oneri che la storia le ha assegnato come Capitale d'Italia, anche quello di riassumere simbolicamente su di sé i vizi e le nefandezze dell'intera politica italiana. Spesso si dice «romano» per indicare un centralismo deteriore, ma quanto è ingiusto tutto questo se si mettono di fronte la vita di centinaia di famiglie di cittadini romani, che tutti i giorni lavorano e producono con efficienza e con onestà, e chi magari insulta questa società, ma è stato capace di usare il denaro pubblico per feste, per gioielli e per farsi ristrutturare la casa o addirittura per comprarsi abbigliamenti intimi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il tema dunque non è Roma, non è la comunità di quasi 4 milioni di italiani, molti dei quali non sono romani, che vivono e operano nel territorio della Capitale, dove quasi un cittadino su dieci è titolare di una piccola impresa – altro che città parassitaria ! –, ma è la crisi morale che ha investito la politica in Italia e che ora si cerca di cancellare aprendo una straordinaria stagione di riforme che mette al centro la relazione tra bisogni e risposte. Vizi antichi e generali che Roma paga nel senso comune, ma anche vizi recenti, perché, cari colleghi, non si può giocare nella ricerca delle responsabilità di uno stato di indebitamento dell'amministrazione comunale di Roma, che negli anni che vanno dal 2008 al 2013 ha visto cadere verticalmente i livelli di efficienza delle aziende e della macchina amministrativa e salire vertiginosamente l'indebitamento, anche a causa di un incontrollato aumento dell'incorporazione di nuovi dipendenti non necessari e non in linea con una sana gestione.
Ho concluso: Roma sta voltando pagina ed il sindaco Marino con un'eredità pesantissima tenta di risalire la china. Questo è un provvedimento per l'Italia, non solo per Roma. Il rilancio di Roma non potrà avvenire solo attraverso provvedimenti di carattere finanziario, ma anche attraverso una nuova elaborazione culturale sul tema del rapporto tra lo Stato e l'Italia.
Oggi il Parlamento, votando la fiducia, si appresta a dare fiducia anche a molti comuni italiani. A Roma Capitale spetta il compito di ricambiare questa fiducia con un serio e rigoroso piano di risanamento.
Nella convinzione che questo passo non sia solo un atto isolato, ma un tassello importante di una strategia di riforma che il Governo Renzi sta conducendo per rilanciare il Paese, annuncio a nome del Partito Democratico il voto favorevole del nostro gruppo alla questione di fiducia posta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2162-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo ora alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, Pag. 22accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 16,25, sospenderò la seduta fino a tale ora.
Pur tuttavia, per agevolare le operazioni di voto, estraggo a sorte, prima della sospensione, il nome del deputato dal quale comincerà la chiama, in modo che alla ripresa si sappia già (Applausi). Troppo buoni !
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Moretto.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENTE. Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avendo già provveduto la Presidenza, prima della sospensione della seduta, all'estrazione a sorte del nome da cui avrà inizio la chiama, ricordo che la chiama avrà inizio dalla deputata Sara Moretto.
Invito, dunque, gli onorevoli segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Nel frattempo che vota Peluffo, noi salutiamo gli studenti e gli insegnanti del Liceo statale «Galileo Galilei» di Voghera, in provincia di Pavia, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

(Segue la chiama — Al momento della chiama, il deputato Prataviera espone il vessillo della Repubblica di Venezia sotto il banco della Presidenza).

PRESIDENTE. Onorevole Prataviera, la richiamo. Prego i commessi di invitare... Onorevole Prataviera, la richiamo all'ordine. Onorevole Prataviera, la richiamo per la seconda volta (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Prego, onorevole Caparini, vada avanti con la chiama.
(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti del Liceo socio-pedagogico Gianni Rodari di Prato, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Segue la chiama — Al momento della chiama, il deputato Caon espone il vessillo della Repubblica di Venezia sotto il banco della Presidenza). Onorevole Caon, la richiamo all'ordine. Prego i commessi di invitare... Colleghi, se si verifica di nuovo una cosa del genere sono costretto a espellere il collega che estrae la bandiera sotto il banco della Presidenza (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Prego, onorevole Caparini, non è così che funziona.
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Colleghi, liberiamo l'emiciclo. Permettiamo ai colleghi di passare.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,32)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di Pag. 23conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno risposto 325
Hanno risposto no 176

La Camera approva (Vedi votazioni).

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Agostini Roberta
Albanella Luisella
Alfano Gioacchino
Alfreider Daniel
Alli Paolo
Amato Maria
Amendola Vincenzo
Amici Sesa
Amoddio Sofia
Antezza Maria
Anzaldi Michele
Argentin Ileana
Arlotti Tiziano
Ascani Anna
Balduzzi Renato
Baretta Pier Paolo
Bargero Cristina
Baruffi Davide
Basso Lorenzo
Bazoli Alfredo
Bellanova Teresa
Benamati Gianluca
Beni Paolo
Berlinghieri Marina
Bernardo Maurizio
Bersani Pier Luigi
Bianchi Mariastella
Binetti Paola
Bini Caterina
Blazina Tamara
Bobba Luigi
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Bolognesi Paolo
Bonaccorsi Lorenza
Bonafè Simona
Bonavitacola Fulvio
Bonifazi Francesco
Bonomo Francesca
Borghi Enrico
Boschi Maria Elena
Bossa Luisa
Braga Chiara
Bragantini Paola
Brandolin Giorgio
Bratti Alessandro
Bray Massimo
Bressa Gianclaudio
Bruno Franco
Bruno Bossio Vincenza
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calabrò Raffaele
Campana Micaela
Cani Emanuele
Capodicasa Angelo
Capone Salvatore
Capozzolo Sabrina
Capua Ilaria
Carbone Ernesto
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carnevali Elena
Carocci Mara
Carra Marco
Carrescia Piergiorgio
Carrozza Maria Chiara
Caruso Mario
Casati Ezio Primo
Casellato Floriana
Casero Luigi
Cassano Franco
Catania Mario
Causi Marco
Causin Andrea
Cenni Susanna
Censore Bruno
Cera Angelo
Chaouki Khalid
Cimbro Eleonora
Civati Giuseppe
Coccia Laura
Colaninno Matteo
Cominelli MiriamPag. 24
Coppola Paolo
Coscia Maria
Costa Enrico
Cova Paolo
Covello Stefania
Crimì Filippo
Crivellari Diego
Culotta Magda
Cuperlo Giovanni
D'Agostino Angelo Antonio
Dallai Luigi
Dal Moro Gian Pietro
Dambruoso Stefano
Damiano Cesare
D'Arienzo Vincenzo
D'Attorre Alfredo
Del Basso De Caro Umberto
Dellai Lorenzo
Dell'Aringa Carlo
De Maria Andrea
De Menech Roger
De Mita Giuseppe
Di Gioia Lello
Di Maio Marco
D'Incecco Vittoria
Di Stefano Marco
Donati Marco
D'Ottavio Umberto
Epifani Ettore Guglielmo
Ermini David
Fabbri Marilena
Famiglietti Luigi
Fanucci Edoardo
Farina Gianni
Fassina Stefano
Fauttilli Federico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Alan
Ferro Andrea
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fitzgerald Nissoli Fucsia
Folino Vincenzo
Fontana Cinzia Maria
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Fossati Filippo
Fragomeli Gian Mario
Fregolent Silvia
Gadda Maria Chiara
Galgano Adriana
Galli Carlo
Gandolfi Paolo
Garavini Laura
Garofalo Vincenzo
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gasparini Daniela Matilde Maria
Gebhard Renate
Gelli Federico
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacobbe Anna
Gigli Gian Luigi
Ginato Federico
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giorgis Andrea
Giuliani Fabrizia
Giulietti Giampiero
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Greco Maria Gaetana
Gregori Monica
Gribaudo Chiara
Guerini Giuseppe
Guerini Lorenzo
Guerra Mauro
Gullo Maria Tindara
Gutgeld Itzhak Yoram
Iacono Maria
Iannuzzi Tino
Impegno Leonardo
Incerti Antonella
Iori Vanna
Kyenge Cécile
Laforgia Francesco
La Marca Francesca
Lattuca Enzo
Lauricella Giuseppe
Legnini Giovanni
Lenzi Donata
Leone Antonio
Leva Danilo
Librandi Gianfranco
Locatelli Pia Elda
Lodolini Emanuele
Lo Monte Carmelo
Lorenzin BeatricePag. 25
Losacco Alberto
Lotti Luca
Maestri Patrizia
Magorno Ernesto
Malisani Gianna
Manciulli Andrea
Manfredi Massimiliano
Manzi Irene
Marantelli Daniele
Marazziti Mario
Marchi Maino
Marguerettaz Rudi Franco
Mariani Raffaella
Mariano Elisa
Marrocu Siro
Marroni Umberto
Martella Andrea
Martelli Giovanna
Martino Pierdomenico
Marzano Michela
Matarrese Salvatore
Mattiello Davide
Mauri Matteo
Mazziotti Di Celso Andrea
Mazzoli Alessandro
Melilli Fabio
Meloni Marco
Meta Michele Pompeo
Miccoli Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misuraca Dore
Mognato Michele
Molea Bruno
Monaco Francesco
Monchiero Giovanni
Mongiello Colomba
Montroni Daniele
Morani Alessia
Morassut Roberto
Moretti Alessandra
Moretto Sara
Moscatt Antonino
Mura Romina
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Narduolo Giulia
Oliaro Roberta
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Pagani Alberto
Palma Giovanna
Paris Valentina
Parrini Dario
Pastorelli Oreste
Pastorino Luca
Pelillo Michele
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pes Caterina
Petitti Emma
Petrini Paolo
Piccione Teresa
Piccoli Nardelli Flavia
Piccolo Giorgio
Piccolo Salvatore
Piccone Filippo
Picierno Pina
Piepoli Gaetano
Pini Giuditta
Pisicchio Pino
Piso Vincenzo
Pizzolante Sergio
Plangger Albrecht
Pollastrini Barbara
Preziosi Ernesto
Quartapelle Procopio Lia
Quintarelli Giuseppe Stefano
Raciti Fausto
Rampi Roberto
Realacci Ermete
Ribaudo Francesco
Richetti Matteo
Roccella Eugenia
Rocchi Maria Grazia
Romano Andrea
Rosato Ettore
Rossomando Anna
Rostan Michela
Rotta Alessia
Rughetti Angelo
Saltamartini Barbara
Sanga Giovanni
Sani Luca
Sanna Francesco
Sanna Giovanna
Sberna Mario
Sbrollini Daniela
Scanu Gian Piero
Schirò Gea
Schullian Manfred
Scuvera Chiara
Senaldi Angelo
Sereni MarinaPag. 26
Simoni Elisa
Speranza Roberto
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Tancredi Paolo
Taranto Luigi
Taricco Mino
Tartaglione Assunta
Tentori Veronica
Terrosi Alessandra
Tidei Marietta
Tinagli Irene
Tullo Mario
Vaccaro Guglielmo
Valente Valeria
Valiante Simone
Vargiu Pierpaolo
Vazio Franco
Velo Silvia
Venittelli Laura
Ventricelli Liliana
Verini Walter
Vezzali Maria Valentina
Vignali Raffaello
Villecco Calipari Rosa Maria
Vitelli Paolo
Zampa Sandra
Zanin Giorgio
Zappulla Giuseppe
Zardini Diego
Zoggia Davide

Hanno risposto no:

Abrignani Ignazio
Agostinelli Donatella
Alberti Dino
Allasia Stefano
Archi Bruno
Artini Massimo
Attaguile Angelo
Baldassarre Marco
Baldelli Simone
Baroni Massimo Enrico
Basilio Tatiana
Benedetti Silvia
Bergamini Deborah
Bernini Massimiliano
Bernini Paolo
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Bonafede Alfonso
Bordo Franco
Borghese Mario
Borghesi Stefano
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brugnerotto Marco
Brunetta Renato
Buonanno Gianluca
Busin Filippo
Businarolo Francesca
Busto Mirko
Calabria Annagrazia
Cancelleri Azzurra Pia Maria
Caon Roberto
Caparini Davide
Capezzone Daniele
Carfagna Maria Rosaria
Cariello Francesco
Caso Vincenzo
Castelli Laura
Castiello Giuseppina
Chiarelli Gianfranco Giovanni
Chimienti Silvia
Ciprini Tiziana
Cirielli Edmondo
Colletti Andrea
Corda Emanuela
Corsaro Massimo Enrico
Cozzolino Emanuele
Currò Tommaso
Dadone Fabiana
Daga Federica
D'Alessandro Luca
Dall'Osso Matteo
D'Ambrosio Giuseppe
Da Villa Marco
Del Grosso Daniele
Della Valle Ivan
Dell'Orco Michele
De Lorenzis Diego
De Rosa Massimo Felice
Di Battista Alessandro
Di Benedetto Chiara
Dieni Federica
D'Incà Federico
Di Salvo Titti
Di Vita Giulia
Duranti Donatella
D'Uva Francesco
Faenzi Monica
Fantinati MattiaPag. 27
Farina Daniele
Fava Claudio
Ferraresi Vittorio
Fico Roberto
Fontana Gregorio
Fraccaro Riccardo
Frusone Luca
Furnari Alessandro
Gagnarli Chiara
Galan Giancarlo
Gallinella Filippo
Garnero Santanchè Daniela
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Giordano Giancarlo
Giordano Silvia
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Grande Marta
Grillo Giulia
Grimoldi Paolo
Guidesi Guido
Iannuzzi Cristian
Invernizzi Cristian
Kronbichler Florian
L'Abbate Giuseppe
Labriola Vincenza
Lacquaniti Luigi
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
Latronico Cosimo
Lavagno Fabio
Lombardi Roberta
Lorefice Marialucia
Maietta Pasquale
Mantero Matteo
Marcolin Marco
Marcon Giulio
Marotta Antonio
Marzana Maria
Matarrelli Toni
Melilla Generoso
Micillo Salvatore
Milanato Lorena
Molteni Nicola
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Mucci Mara
Nardi Martina
Nastri Gaetano
Nesci Dalila
Nuti Riccardo
Paglia Giovanni
Palazzotto Erasmo
Palese Rocco
Palmieri Antonio
Palmizio Elio Massimo
Parisi Massimo
Pellegrino Serena
Petraroli Cosimo
Petrenga Giovanna
Piazzoni Ileana Cathia
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pilozzi Nazzareno
Pini Gianluca
Pinna Paola
Piras Michele
Pisano Girolamo
Placido Antonio
Polidori Catia
Polverini Renata
Prataviera Emanuele
Prestigiacomo Stefania
Prodani Aris
Quaranta Stefano
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Rizzo Gianluca
Romano Francesco Saverio
Rondini Marco
Rotondi Gianfranco
Ruocco Carla
Sannicandro Arcangelo
Sarti Giulia
Scagliusi Emanuele
Scotto Arturo
Segoni Samuele
Sibilia Carlo
Sorial Girgis Giorgio
Spessotto Arianna
Squeri Luca
Tacconi Alessio
Tofalo Angelo
Toninelli Danilo
Totaro Achille
Tripiedi Davide
Turco Tancredi
Vacca Gianluca
Valente Simone
Valentini Valentino
Vallascas Andrea
Vella Paolo
Vito Elio
Zaccagnini AdrianoPag. 28
Zan Alessandro
Zaratti Filiberto

Sono in missione:

Alfano Angelino
Bindi Rosy
Biondelli Franca
Bocci Gianpiero
Bordo Michele
Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna
Brambilla Michela Vittoria
Brescia Giuseppe
Castiglione Giuseppe
Centemero Elena
Cesaro Antimo
Cicchitto Fabrizio
Costantino Celeste
De Girolamo Nunzia
Di Lello Marco
Di Maio Luigi
Di Stefano Manlio
Franceschini Dario
Galati Giuseppe
Giacomelli Antonello
La Russa Ignazio
Lupi Maurizio
Madia Maria Anna
Mannino Claudia
Martino Antonio
Meloni Giorgia
Merlo Ricardo Antonio
Migliore Gennaro
Mogherini Federica
Nicoletti Michele
Pannarale Annalisa
Pistelli Lapo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Ricciatti Lara
Rigoni Andrea
Rossi Domenico
Santerini Milena
Scalfarotto Ivan
Sisto Francesco Paolo
Spadoni Maria Edera
Taglialatela Marcello
Zanetti Enrico

PRESIDENTE. Poiché il rappresentante del Governo, che avrebbe dovuto dare ora i pareri sugli ordini del giorno, non è presente, sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,10.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2162-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2162/AR).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Moscatt n. 9/2162-AR/1 il Governo esprime parere favorevole. Sull'ordine del giorno De Micheli n. 9/2162-AR/2 il Governo esprime parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato nei termini seguenti: al terzo rigo, prima della parola «includere», inserire le seguenti: «a valutare la possibilità di». Inoltre, al quartultimo rigo, dopo la parola «in subordine», inserire le seguenti: «a verificare la possibilità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Basso n. 9/2162-AR/3 ed esprime parere contrario sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/2162-AR/4. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Taglialatela n. 9/2162-AR/5 e Paglia n. 9/2162-AR/6, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2162-AR/7, a condizione che la prima parte del dispositivo sia riformulata nel modo seguente: Pag. 29«a verificare la possibilità di concludere accordi con Poste italiane», in quanto per le banche il costo del bollettino è già gratuito. Inoltre, alla conclusione del periodo, aggiungere «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica».
Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Bossi n. 9/2162-AR/8 e Matteo Bragantini n. 9/2162-AR/9. Sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2162-AR/10 il Governo esprime parere favorevole, a condizione che sia riformulato sostituendo, al quarto rigo del dispositivo, le parole «escludendo dai» con le seguenti: «rendendo compatibile il programma stesso con i vincoli», e via dicendo.
Sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2162-AR/11 il Governo esprime parere favorevole, a condizione che sia riformulato sostituendo le parole «ad adoperarsi per una» con le seguenti: «a valutare la possibilità di disciplinare l'assegnazione», e via dicendo.
Sull'ordine del giorno Buonanno n. 9/2162-AR/12 il Governo esprime parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato inserendo l'espressione «a valutare la possibilità di» e sostituendo le parole «stato di salute» con «situazione».
Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2162-AR/13 ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Molteni n. 1/2162-AR/14, a condizione che il dispositivo si concluda alle parole «ordine pubblico», dunque eliminando la frase successiva.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Busin n. 9/2162-AR/15 ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Caon n. 9/2162-AR/16. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Attaguile n. 9/2162-AR/17 e accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Fedriga n. 9/2162-AR/18 e Invernizzi n. 9/2162-AR/19.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/2162-AR/20 ed esprime parere contrario sugli ordini del giorno Prataviera n. 9/2162-AR/21 e Gianluca Pini n. 9/2162-AR/22, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/2162-AR/23, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole «ad adoperarsi per una riforma» con le seguenti: «a valutare la possibilità nell'ambito della riforma».
Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Rondini n. 9/2162-AR/24 e Caparini n. 9/2162-AR/25, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Palese n. 9/2162-AR/26.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Latronico n. 9/2162-AR/27 ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Milanato n. 9/2162-AR/28, a condizione che sia riformulato sostituendo le parole «in ordine ai limiti» con le seguenti: «l'ambito temporale» e, dopo le parole «in premessa», sostituendo «ed» con le parole «anche per».
Sull'ordine del giorno Galati n. 9/2162-AR/29 il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/2162-AR/30 il parere è contrario.
L'ordine del giorno Sandra Savino n. 9/2162-AR/31 è accolto dal Governo come raccomandazione.
Sull'ordine del giorno Laffranco n. 9/2162-AR/32 il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno Faenzi n. 9/2162-AR/33 il parere è contrario.
L'ordine del giorno Fauttilli n. 9/2162-AR/34 è accolto dal Governo come raccomandazione.
Sull'ordine del giorno D'Ottavio n. 9/2162-AR/35 il parere è favorevole, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sopprimere le parole successive alla parola: «specificità», quindi dovrebbe concludersi con tale parola.
Sull'ordine del giorno Palmieri 9/2162-AR/36 il parere è favorevole, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo, in vista dell'adozione del provvedimento attuativo da parte dell'Agenzia delle entrate, a chiarire la portata interpretativa della norma, eliminando tutto il resto.
Sull'ordine del giorno Fabbri n. 9/2162-AR/37 il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno Baruffi n. 9/2162-AR/38 il parere è favorevole, purché Pag. 30riformulato nel senso di far precedere al dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità di».
Sull'ordine del giorno Fragomeli n. 9/2162-AR/39 il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno Marchetti n. 9/2162-AR/40 il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno Guerra n. 9/2162-AR/41 il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno Ginato n. 9/2162-AR/42 il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno Marzana n. 9/2162-AR/43 il parere è favorevole, purché il dispositivo sia riformulato nel senso che dovrebbe concludersi alle parole: «nelle istituzioni scolastiche», quindi sopprimendo il resto.
Sull'ordine del giorno Lavagno n. 9/2162-AR/44 il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno Carra n. 9/2162-AR/45 il parere è favorevole, purché sia riformulato facendo precedere al dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità di consentire che (...)» e nella parte conclusiva, a conclusione, aggiungendo le parole: «nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica».
Sull'ordine del giorno Lenzi n. 9/2162-AR/46 il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione degli ordini del giorno.

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signora Presidente, per quanto riguarda il gruppo del PD, noi accettiamo le riformulazioni proposte dal Governo e non chiediamo la votazione degli ordini del giorno su cui c’è il parere favorevole.

ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signora Presidente, per il gruppo di Forza Italia, non chiediamo la votazione degli ordini del giorno su cui i pareri espressi sono favorevoli ed accettiamo le riformulazioni.

PRESIDENTE. Passiamo adesso ai singoli ordini del giorno.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Villarosa n. 9/2162-AR/4, con il parere contrario del Governo.

FRANCESCO D'UVA. Signora Presidente, io e il collega Villarosa abbiamo presentato questo ordine del giorno che ha avuto il parere contrario del Governo e non riusciamo a capire bene il motivo; anzi chiediamo proprio al Governo, se fosse possibile, di avere dei chiarimenti al riguardo, perché ci risulta che ci siano grosse difficoltà a reperire medici ed infermieri che vogliano lavorare nelle isole minori. Insomma, gli ospedali delle isole minori in questo momento sono scoperti, hanno grosse difficoltà: per questo noi chiediamo, con questo ordine del giorno, di impegnare il Governo, con le sue competenze o con quello che può fare, ad istituire un tavolo tecnico con le regioni, per prevedere tariffe agevolate al riguardo.
Quindi, io invito i colleghi dell'Aula a votare favorevolmente a questo ordine del giorno, ma in generale chiedo al Governo una spiegazione riguardo al parere, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sottosegretario Legnini, prego.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signora Presidente, il parere contrario è motivato dal fatto che l'ordine del giorno si riferisce ad una speciale categoria di lavoratori, certamente meritevoli di attenzione e di sostegno. Il fatto che si provveda, solo per loro, ad attivare il tavolo tecnico e ad adottare provvedimenti nel senso auspicato potrebbe costituire, appunto, una ragione di esclusione di altre non meno rilevanti categorie di lavoratori. Purtuttavia, Pag. 31poiché non c’è nessuna contrarietà al merito dell'ordine del giorno, se l'onorevole Villarosa ritiene, sono disponibile a modificare il parere accogliendolo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole D'Uva, mi deve fare un cenno, altrimenti lo devo mettere in votazione.

FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, accettiamo che sia accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Taglialatela n. 9/2162-AR/5 e Paglia n. 9/2162-AR/6, accolti dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/2162-AR/7, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bossi n. 9/2162-AR/8, con il parere contrario del Governo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bossi n. 9/2162-AR/8, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Peluffo, Locatelli, Dellai, Vitelli, Bonomo, Iori, Rossomando, Ferranti, Losacco, Dell'Aringa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 417
Votanti 343
Astenuti 74
Maggioranza 172
Hanno votato
58
Hanno votato
no 285).

(La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/2162-AR/9, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dambruoso, Campana, Locatelli, Cariello, Micillo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 346
Astenuti 73
Maggioranza 174
Hanno votato
85
Hanno votato
no 261).

(La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Grimoldi n. 9/2162-AR/10, Allasia n. 9/2162-AR/11 e Buonanno n. 9/2162-AR/12, con il parere favorevole del Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2162-AR/13, con il parere contrario del Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2162-AR/13, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Bossa, Murer, Balduzzi, Giachetti, Dellai.
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 32
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 424
Votanti 348
Astenuti 76
Maggioranza 175
Hanno votato
33
Hanno votato
no 315).

Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Molteni n. 9/2162-AR/14, sul quale vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, io chiedo al Governo di accettare l'ordine del giorno senza raccomandazione e, quindi, di cambiare il proprio parere, perché crediamo che questo tema sia un tema estremamente delicato ed estremamente importante. Di cosa stiamo parlando ? Stiamo parlando...

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, il parere del Governo è favorevole con riformulazione, non è una raccomandazione la proposta del Governo.

NICOLA MOLTENI. Va bene, mi sia semplicemente consentito...

PRESIDENTE. Vuole risentire la riformulazione ? Prego, sottosegretario Legnini.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole con una riformulazione del dispositivo, che dovrebbe fermarsi alle parole: «quelle locali». Quindi, diventerebbe: «ad adottare quanto prima misure idonee a migliorare il coordinamento sul campo tra le forze di Polizia di Stato e quelle locali». Al più, se ritiene, possiamo aggiungere le parole: «in tal modo valorizzando anche il ruolo dei sindaci».

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, prego.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, non accetto ovviamente la riformulazione, perché lo spirito di questo ordine del giorno è quello di impegnare il Governo rispetto ad una manifestazione di volontà che il Presidente Renzi ha espresso e ha annunciato qualche settimana fa, ovvero quella di allentare e modificare le maglie del Patto di stabilità e, quindi, di passare dagli annunci ai fatti. Questo ordine del giorno va esattamente nella direzione di chiedere al Governo di poter togliere dalle spese del Patto di stabilità le spese dei comuni per la sicurezza.
È evidente che, se da parte del Governo non c’è un accoglimento integrale, non solo della prima parte, ma dell'ordine del giorno, il Governo contraddice il Presidente Renzi e, soprattutto, si manifesta in modo chiaro e lampante che le parole del Presidente Renzi non trovano riscontro negli altri parlamentari. Quindi, per il Partito Democratico, per il Governo e per il Presidente Renzi non c’è nessun interesse nella possibilità di modificare il Patto di stabilità e di allentare le maglie del Patto di stabilità per gli enti locali, almeno in tema di sicurezza. Quindi, con la modifica, chiediamo di votarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Legnini. Prego.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il dispositivo di questo ordine del giorno reca due impegni. Il primo è quello relativo al coordinamento delle attività delle forze di Polizia, e su questo il Governo ha detto «sì», così come dice «sì» ad una qualche forma di valorizzazione del ruolo dei sindaci, su cui, ovviamente, credo tutti ci troviamo d'accordo. Mentre, invece, lo stesso dispositivo non parla di forme di valutazione, ma parla di sottrazione dell'intero capitolo di spesa della sicurezza locale dal vincolo del Patto di stabilità, che è un impegno finanziario molto rilevante, che non mi risulta in questi termini sia stato assunto come un impegno cogente. Quindi, non c’è alcuna contraddizione: c’è la possibilità, la necessità Pag. 33di valutare nel contesto della riforma, della revisione delle norme del Patto di stabilità interno, anche questa problematica, ma non di impegnarsi oggi, qui, a sottrarre tout court queste spese dal Patto di stabilità. Questo non c’è.

PRESIDENTE. Mi pare del tutto chiaro: l'onorevole Molteni non accetta la riformulazione ed insiste per la votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/2162-AR/14, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Folino, Palma, Speranza, Cuperlo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 434
Votanti 359
Astenuti 75
Maggioranza 180
Hanno votato
59
Hanno votato
no 300).

Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Busin n. 9/2162-AR/15, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Caon n. 9/2162-AR/16, con il parere favorevole del Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Attaguile n. 9/2162-AR/17, con il parere contrario del Governo.
Passiamo quindi ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Attaguile n. 9/2162-AR/17, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Stumpo, Campana, Carfagna, Labriola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 434
Votanti 357
Astenuti 77
Maggioranza 179
Hanno votato
57
Hanno votato
no 300).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2162-AR/18, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2162-AR/19.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/2162-AR/19, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ventricelli, Folino, Velo, Milanato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 363
Astenuti 76
Maggioranza 182
Hanno votato
87
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marcolin n. 9/2162-AR/20, con il parere favorevole del Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Prataviera n. 9/2162-AR/21, con il parere contrario del Governo.

EMANUELE PRATAVIERA. Signora Presidente, mi aspettavo ovviamente che il Pag. 34Governo non accogliesse questo ordine del giorno, ma riterrei opportuno che l'Aula si esprimesse liberamente e, quindi, che ogni collega fosse libero di votare per il commissariamento delle amministrazioni comunali delle città che ricevono gli aiuti da questo provvedimento, perché è giusto che chi ha contribuito a creare i buchi che qui in qualche modo si vanno a risanare, vada a casa e vada a casa il prima possibile e arrivi qualcuno che tecnicamente rimetta a posto le cose.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prataviera n. 9/2162-AR/21, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Di Benedetto, Cassano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 363
Astenuti 74
Maggioranza 182
Hanno votato
32
Hanno votato
no 331).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2162-AR/22, con il parere contrario del Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/2162-AR/22.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Fanucci, Ventricelli, Zardini, Santanchè...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 362
Astenuti 75
Maggioranza 182
Hanno votato
62
Hanno votato
no 300).

Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Guidesi n. 9/2161-AR/23, accettato dal Governo, purché riformulato.

GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, io non accetto la riformulazione del Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Lenzi, bisogna che i banchi del Governo...

GUIDO GUIDESI. Dicevo che non accetto la riformulazione del Governo perché noi in questo ordine del giorno diciamo che nel caso in cui la più volte preannunciata...

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Scusate, qual è l'ordine del giorno ?

PRESIDENTE. È l'ordine del giorno Guidesi n. 9/2161-AR/23. Onorevole, lasci ascoltare il sottosegretario.

GUIDO GUIDESI. Nella più volte preannunciata riforma del Patto di stabilità, nel caso in cui parta l'iter della riforma del Patto di stabilità degli enti locali, noi diciamo di prevedere situazioni e una normativa più favorevole per quei comuni in cui il rapporto tra numero di dipendenti e numero di abitanti sia inferiore alla media nazionale. Noi vogliamo e chiediamo che rimanga l'adoperarsi rispetto a questa condizione, perché se no non riusciamo a capire come il Governo possa fare una riforma del Patto di stabilità interno se non tiene conto di questo principio, che ci sembra il principio più equo in assoluto.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

Pag. 35

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione era dettata esclusivamente dal carattere, diciamo così, perentorio, nel senso di prefigurare con un ordine del giorno il contenuto di una riforma che si deve fare e sulla quale siamo d'accordo; per questa ragione il parere è stato sostanzialmente favorevole. Provo a proporre all'onorevole Guidesi un'ulteriore riformulazione che va nel senso da lui auspicato, cioè togliendo questa clausola di rito «a valutare la possibilità» e scrivendo così: «impegna il Governo, nell'ambito della riforma del Patto di stabilità interno, ad assumere iniziative per una normativa più favorevole».

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori accettano questa riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Guidesi n. 9/2162-AR/23.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/2162-AR/24, sul quale vi è un parere contrario del Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/2162-AR/24, su cui c’è il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Rughetti, Tancredi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 435
Maggioranza 218
Hanno votato
137
Hanno votato
no 298).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2162-AR/25, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, mi ricollego anche a precedenti ordini del giorno....

PRESIDENTE. Scusate, bisogna che il sottosegretario Legnini ascolti in questo caso.

DAVIDE CAPARINI. ... tra cui quello del collega Molteni, che verteva sul Patto di stabilità o meglio ancora patto di stupidità. In questo caso parliamo del comune di Concesio.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Su quale ordine del giorno siamo ?

PRESIDENTE. Siamo sull'ordine del giorno Caparini n. 9/2162-AR/25.

DAVIDE CAPARINI. Esatto, Caparini n. 9/2162-AR/25 a pagina 16. Il comune di Concesio ha applicato una norma per un esproprio che la Corte europea prima e la Corte costituzionale poi hanno cancellato, riesumando una legge di centocinquant'anni fa. Quindi, la sentenza crea una situazione insostenibile per quel comune, che con il Patto di stabilità è vincolato e quindi si trova il bilancio con un gravissimo squilibrio.
Ora noi chiediamo, nello specifico e per questa tipologia... Quindi non è una deroga dettata da elementi endogeni, non è una deroga per una cattiva amministrazione, tutt'altro: le amministrazioni che si sono susseguite, sia di destra che di sinistra, hanno ben operato. Purtroppo è intervenuto un elemento esterno normativo, che ha creato un grandissimo disagio per quel tipo di bilancio. Quello che io chiedo è di rivedere l'ordine del giorno, al limite di renderlo più blando con una formula tipo: «a valutare gli atti che possono essere compiuti al fine di risolvere la situazione»; però comunque intendo porre la questione al Governo, dato che è una questione prettamente tecnica: io credo che possa in qualche modo interloquire con questi tipi di amministrazioni, a cui si è creato questo problema, Pag. 36perché Concesio non è la sola, ovviamente, in quanto l'annullamento della portata di quella norma, ovviamente anche su altri comuni ha creato medesime problematiche. Quindi mi rimetto alla valutazione del Governo per una eventuale proposta di riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Prego, sottosegretario.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il problema che pone l'onorevole Caparini è un problema fondato, non c’è nessun dubbio. Provo a proporgli una riformulazione. Innanzitutto nella premessa toglierei il riferimento al comune di Concesio, perché di situazioni come queste ce ne sono, credo, molteplici in giro. E poi alla parte dispositiva, proporrei «a valutare la possibilità di rivedere», perché bisogna vedere entro quali limiti e in quale misura, «la disciplina della contabilizzazione ai fini del rispetto del patto di stabilità interno», dopo le parole «le eventuali maggiori somme dovute dagli enti locali» togliendo «fino a 20 mila abitanti», «per la rivalutazione» eccetera eccetera. Quindi togliendo riferimenti specifici, e assumendo questo impegno come una segnalazione, nel senso di valutare la possibilità, perché effettivamente se un ente locale si vede gravato da una sentenza a volte recante condanne di enorme rilevanza, il problema del rispetto del patto è un problema serio.

PRESIDENTE. Se accetta la riformulazione, onorevole Caparini...

DAVIDE CAPARINI. Grazie, presidente.

PRESIDENTE. ...passiamo all'ordine del giorno Palese n. 9/2162-AR/26.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Palese n. 9/2162-AR/26, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Latronico n. 9/2162-AR/27, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Milanato n. 9/2162-AR/28, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Galati n. 9/2162-AR/29, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galati n. 9/2162-AR/29, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 438
Votanti 364
Astenuti 74
Maggioranza 183
Hanno votato
62
Hanno votato
no 302).

(La deputata Antezza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/2162-AR/30, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/2162-AR/30, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Malisani, Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 440
Votanti 365
Astenuti 75
Maggioranza 183
Hanno votato
63
Hanno votato
no 302).

Pag. 37

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sandra Savino n. 9/2162-AR/31, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Laffranco n. 9/2162-AR/32, non accettato dal Governo.

PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, velocissimamente per esprimere una qualche dose di sconcerto perché, a fronte delle reiterate affermazioni del Governo e del Presidente del Consiglio in ordine alla volontà di lavorare per andare verso una diminuzione della pressione fiscale anche in relazione al patrimonio immobiliare, io trovo un parere contrario addirittura rispetto a una formulazione che recita: a valutare la possibilità di finanziare, in prospettiva, le detrazioni sui servizi indivisibili. Credo che come impegno di massima, per la verità, sarebbe persino minimale. Non comprendo come si possa dare un parere contrario, a meno che tutte le affermazioni del Governo in merito non abbiano una finalità diversa da quella sostanziale, ovvero di mera propaganda. Quindi non so se il sottosegretario vuole rivedere il parere, altrimenti noi chiediamo di votare.

PRESIDENTE. Prendo atto che il sottosegretario non intende esprimere un parere diverso. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laffranco n. 9/2162-AR/32, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bianconi, la prego. Onorevole Giorgetti, cosa vogliamo fare ? Zampa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 441
Votanti 367
Astenuti 74
Maggioranza 184
Hanno votato
63
Hanno votato
no 304).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Faenzi n. 9/2162-AR/33, non accettato dal Governo.

MONICA FAENZI. Signor Presidente, signor sottosegretario, io le chiedo di rivedere il parere e di rileggere anche la formulazione letterale dell'ordine del giorno. Nel merito noi chiediamo che sia prevista un'esenzione dal pagamento della Tasi per i fabbricati rurali pertinenziali all'uso delle aziende. Dovrei leggere altrimenti il suo giudizio negativo sull'ordine del giorno come una scarsa attenzione che questo Governo pone nei confronti di un settore che svolge anche una funzione sociale e costituisce anche un importante presidio del territorio. Noi le chiediamo di valutare l'opportunità di aprire comunque un dialogo per cercare di vedere se è possibile arrivare ad uno sgravio di questa tassazione, che costituisce peraltro un grave nocumento per le aziende agricole italiane. Quindi invito anche i componenti della Commissione agricoltura a riflettere e a votare a favore dell'ordine del giorno.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, come l'onorevole Faenzi sa, questo tema è stato ampiamente dibattuto in occasione di più provvedimenti. Il parere contrario è stato dettato appunto dalla previsione dell'esenzione tout court per questa categoria di fabbricati. Io proporrei di eliminare queste parole «l'esenzione tout court del medesimo tributo», sostituendole con «la revisione della disciplina della Tasi per i medesimi fabbricati», Pag. 38punto; non per il corrente anno 2014 perché non siamo nelle condizioni di assumere impegni di questo tipo. Se la riformulazione va bene, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Faenzi n. 9/2162-AR/33, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Fauttilli n. 9/2162-AR/34, accolto dal Governo come raccomandazione.

FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, io vorrei chiedere al Governo la possibilità di approvare non come una raccomandazione ma come ordine del giorno questo testo, perché come sa il sottosegretario questo tema è stato dibattuto ampiamente sia in Commissione che nel Comitato dei diciotto. Peraltro i relatori avevano presentato un emendamento che poi è stato ritirato per un'intesa complessiva all'interno del Comitato dei diciotto.
Per cui, chiedo al Governo di accettare l'ordine del giorno.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo è disponibile e una lettura più attenta mi porta a riconsiderare il parere. Quindi esprime sull'ordine del giorno parere favorevole.

PRESIDENTE. Prendo quindi atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fauttilli n. 9/2162-AR/34.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno D'Ottavio n. 9/2162-AR/35 e Palmieri n. 9/2162-AR/36, accettato dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fabbri n. 9/2162-AR/37, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Baruffi n. 9/2162-AR/38, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fragomeli n. 9/2162-AR/39, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Marchetti n. 9/2162-AR/40, non accettato dal Governo.

GIAN MARIO FRAGOMELI. Signor Presidente, sottosegretario, non capisco la mancata accettazione di un ordine del giorno che ha un profondo carattere di necessità, perché sappiamo che su questo tema ci sono già state sentenze e pareri della Corte dei conti molto restrittivi sull'applicazione della spesa del personale e anche il carattere di una flessibilità transitoria che più volte abbiamo chiesto, perché quando parliamo di una sola e singola unità di personale in un piccolo comune, a quella corrisponde l'erogazione di un servizio e quindi crediamo che sia importante introdurre quella flessibilità nel rispetto dei vincoli della spesa delle personale, dei vincoli del Patto di stabilità, che consenta anche a un piccolo comune di poter sostituire quel dipendente, proprio in questa fase che ormai è prossima alle unioni dei comuni. Quindi nel medesimo ordine del giorno si chiede di ponderare anche una sorta di sterilizzazione della spesa, a fronte anche di una gestione associata che avanza.
Quindi, io chiedo di rivalutare questo parere contrario, perché oggettivamente mi sembra eccessivo e particolarmente lesivo dei piccoli comuni, dove – torno a Pag. 39dire – le unità di personale non sono solo un numero di matricola, ma corrispondono all'erogazione di un servizio alle proprie comunità.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere contrario è motivato dal fatto che l'ordine del giorno, nella parte dispositiva, si avvicina a un articolato normativo, prevedendo annualità, tempi e modalità, che ovviamente il Governo non può assumere come un impegno categorico perché, pur riconoscendo che il problema che pone l'onorevole Fragomeli, che non è la prima volta che solleva il tema, è un problema fondato.
Proverei a riformulare l'ordine del giorno, per superare il parere contrario, nel senso di eliminare l'articolazione della parte dispositiva – chiedo scusa, Presidente, se sono costretto ad improvvisare una riformulazione – nel seguente modo: «in considerazione della difficoltà che si registra nell'erogazione di servizi alla comunità, a valutare la possibilità di ampliare le possibilità assunzionali degli enti locali», sopprimendo le parole «a tal fine prevedendo» e facendo riferimento ai comuni di piccole e piccolissime dimensioni demografiche, perché li c’è il tema più rilevante – questo è noto – per effetto dei vincoli.
Quindi, conclusivamente, il Governo propone la seguente riformulazione: «in considerazione della difficoltà che si registra nell'erogazione dei servizi alla comunità, a valutare la possibilità di ampliare le possibilità assunzionali ai comuni di piccole e piccolissime dimensioni demografiche». Con questa riformulazione il parere può cambiare.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marchetti n. 9/2162-AR/40, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Guerra n. 9/2162-AR/41, accettato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Ginato n. 9/2162-AR/42 è stato ritirato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Marzana n. 9/2162-AR/43, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIA MARZANA. Signor Presidente, non ci meravigliamo che ci sia una riformulazione per accettare il nostro ordine del giorno, visto che evidentemente voi proponete delle soluzioni che siano a favore delle cooperative e non dei lavoratori, né tanto meno delle scuole.
Nel decreto-legge è prevista l'ennesima proroga dei contratti stipulati dalle scuole per l'acquisto dei servizi di pulizia e oltretutto si spenderanno venti milioni in deroga ai fondi già stanziati attraverso l'ennesimo saccheggio del fondo scolastico del miglioramento dell'offerta formativa.
Con questo ordine del giorno, vogliamo che il Governo metta fine al sistema perverso degli appalti dei servizi di pulizia alle cooperative che i partiti, con la complicità dei sindacati, continuano a mantenere da anni, incuranti delle vere necessità di lavoratori, studenti, personale scolastico e famiglie.
Precisiamo che costa di più appaltare il servizio alle cooperative che assumere il personale inserito in graduatoria. Infatti, avete speso 74 milioni in più nel 2010, 27 milioni nel 2012, 61 nel 2013. Questi sono i veri sprechi di soldi pubblici, Presidente Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
Lo stesso Governo Letta si era accorto che lo Stato spende di più con gli appalti e aveva ridotto i finanziamenti. Si è passati, infatti, da 390 milioni nel 2013 a 280 nel 2014, l'equivalente di quanto si spenderebbe utilizzando il personale ATA inserito in graduatoria. Peccato, però, poi che continuiate a prorogare l'esternalizzazione Pag. 40dei servizi di pulizia concedendo appalti al ribasso alle solite cooperative, che pur di mantenere lauti profitti assegnano poche ore ai dipendenti, li retribuiscono con salari irrisori e non mettono in condizione, questi lavoratori, di potere offrire un servizio efficiente e di qualità nelle scuole. D'altronde, con il presidente delle cooperative come Ministro del lavoro la musica non potrà cambiare, non accenna a cambiare.
È notizia di questi giorni l'accordo trovato con i sindacati, ormai parte di un sistema marcio, che prevede che i lavoratori, anche per quest'anno scolastico, svolgeranno le stesse poche ore di lavoro ma saranno messi in cassa integrazione per le restanti. Solo menti contorte come le vostre potevano concepire questa logica, che non è per niente a vantaggio delle condizioni dei lavoratori, né tanto meno delle scuole, che saranno ancora lasciate nella sporcizia. La vostra malefica genialità, però, raggiunge la massima espressione con il piano previsto per i prossimi due anni. Verranno, infatti, sottratti 450 milioni al piano dell'edilizia scolastica per l'impiego degli ex LSU, soldi che risulteranno un ennesimo regalo alle ditte di Poletti.
Il MoVimento 5 Stelle propone l'internalizzazione dei servizi di pulizia e l'inserimento degli ex LSU nelle graduatorie ATA, nel rispetto del personale già inserito, assicurando così condizioni economiche e contrattuali più vantaggiose rispetto a quelle che questi lavoratori hanno alle dipendenze delle ditte esterne. L'ordine del giorno che proponiamo ricalca la soluzione strutturale che il MoVimento 5 Stelle propone da tempo relativamente ai servizi di pulizia nelle scuole, già presentata in diversi decreti e di recente depositata come proposta di legge. Noi vogliamo tutelare questi lavoratori, così bistrattati, e porre fine al fallimentare sistema delle esternalizzazioni, così da produrre risparmi per le casse dello Stato, rispondere alle esigenze delle famiglie e garantire ai loro figli il diritto all'istruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, io invito il Governo veramente a rivedere un po’ la questione, perché francamente qui siamo di fronte alla follia. Come il Governo sta affrontando la questione della pulizia delle scuole è un piano folle, se non criminale. Allora, l'anno scorso si era deciso di ricorrere alle gare Consip per risparmiare. Il risparmio praticamente non è servito a nulla, perché non solo lo Stato non sta risparmiando, ma stiamo stanziando ulteriori risorse e probabilmente arriveremo a stanziarne di più di quanto si stanziava prima con un servizio che, però, è di fatto carente, perché noi abbiamo tante scuole che non solo hanno già chiuso, con interruzione, quindi, del servizio pubblico, ma che rischiano di chiudere ulteriormente. Quindi, il problema della pulizia delle scuole è un problema che perdura e che perdurerà ancora per molto tempo. E il Governo che fa ? Invece di stanziare soldi per migliorare il servizio paga gli stessi lavoratori per pagargli quelle ore che avevano precedentemente ma per la cassa integrazione ? Noi non riusciamo a comprendere quale sia la ratio che sta dietro a queste scelte del Governo. Quindi, il nostro appello, ulteriore, che noi portiamo avanti da mesi, è di rivedere la politica del Governo in merito a questo pasticcio che si sta verificando per quanto riguarda la pulizia delle scuole. Le gare Consip si stanno rivelando un fallimento. Il Governo non riesce a garantire la pulizia delle scuole, di tutte le nostre scuole sparse sul territorio, e sta spendendo di più di quanto aveva previsto di spendere e sta spendendo di più di quanto spenderebbe internalizzando il servizio.
Allora, c’è una legge che dice che le esternalizzazioni hanno senso e sono possibili solo di fronte a un risparmio per lo Stato. Quindi, il Governo, in questo caso, non solo non garantisce un risparmio per lo Stato, ma, esternalizzando il servizio, fa sì che i lavoratori non siano tutelati e Pag. 41vengano pagati pochi soldi. Oltretutto, con la questione della cassa integrazione, si tratta dell'ennesima beffa, perché lo Stato spende per garantire un monte ore che non corrisponde, però, a un reale servizio nelle nostre scuole.
Quindi, ripeto l'invito al Governo, non solo a rivedere questo ordine del giorno, ma a rivedere l'approccio alla questione della pulizia delle scuole; un approccio disastroso e sul quale si stanno continuando a produrre ennesimi disastri e pasticci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole Marzana e l'onorevole Vacca sanno, perché hanno fatto riferimento a questo nei loro interventi, che il Governo, dando seguito ad impegni che sono stati assunti nel corso dei mesi, ha stipulato di recente un accordo – che è stato negativamente connotato e qualificato dall'onorevole Marzana, ma, ad avviso del Governo, avendolo promosso, ovviamente, si tratta di un buon accordo – tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che prevede una precisa scansione temporale relativamente a un percorso finalizzato a restituire il diritto al lavoro a questi lavoratori impegnati nelle attività di pulizie.
Questo percorso, come gli onorevoli sanno, prevede un limitatissimo periodo di ammortizzatori sociali (non per tutti, ma per quelli eccedenti le disponibilità di risorse, ovvero i fabbisogni lavorativi), un'attività formativa, utilizzando i fondi a ciò dedicati, e la possibilità di ampliare, subito dopo l'attività di formazione, i servizi cui i lavoratori stessi sono addetti, in particolare, ma non esclusivamente, nella direzione delle attività manutentive delle scuole.
Poiché i problemi di copertura finanziaria sono noti a tutti, si è deciso di valutare la possibilità, per attività manutentive, quindi mantenendo la destinazione propria di quelle risorse, di utilizzare una parte dei fondi destinati all'edilizia scolastica. Appunto, trattandosi di fondi destinati all'edilizia scolastica, utilizzarli per attività manutentive non costituisce affatto una distrazione, ma un uso appropriato di quelle risorse. Questo è l'accordo stipulato nei giorni scorsi. Il Governo adesso è impegnato a tradurre in norma quell'accordo, ovvero a dare una disciplina adeguata a quell'accordo. In quella sede, le problematiche che sono state sollevate potranno essere eventualmente ridiscusse, anzi, saranno certamente ridiscusse e, se ritengono i colleghi, emendate. Quindi, sull'impegno a evitare ulteriori proroghe e quant'altro, la prima parte del dispositivo, vi è il parere favorevole.
Il parere non favorevole si riferisce alla parte relativa alla soluzione, che viene indicata, di assumere tutti questi lavoratori includendoli nelle graduatorie per il personale ATA, peraltro determinando anche un potenziale, anzi, un certo conflitto con i precari che sono inseriti in quelle graduatorie da molti anni. Questa è la ragione precisa per la quale il Governo ha dato un parere parzialmente favorevole sulla prima parte del dispositivo dell'ordine del giorno.
Per il resto, per evitare che su questo tema, che è un tema serio, ci si divida, mi auguro che i colleghi del MoVimento 5 Stelle che hanno presentato questo ordine del giorno possano accogliere la riformulazione, anche, eventualmente, rivedendo qualcosa, se c’è da rivedere, perché si tratta di un tema serio e si tratta di una condizione molto difficile di alcune migliaia di lavoratori in Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI. Signor Presidente, volevo ricordare intanto al Governo che quando si parla di costi si dovrebbe parlare Pag. 42anche di risparmi, perché non è opportuno calcolare solo i costi e mai i risparmi che si potrebbero ottenere da una diversa gestione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è matematica ed è molto semplice. Volevo però chiedere ai colleghi del PD, visto che abbiamo imparato durante la legge elettorale che qualcuno, soprattutto il Partito Democratico, non riconosce, perché non lo vede, il conflitto di interessi, di prendersi un minuto e guardare bene questa storia, che riguarda proprio un incancrenito conflitto di interessi che riguarda il vostro Ministro, quello che avete scelto ad hoc per tenere in vita quelle finte cooperative che mettete a gestire questi servizi. Allora, mentre gli date i soldi dovete per forza affossare i cittadini, i lavoratori, gli studenti e le famiglie. Ora fatevi i conti, i conti della «serva» – è matematica – e verificate quanto possano essere i risparmi, perché così come nelle privatizzazioni quando ci prendete in giro dicendo che le privatizzazioni diventano un risparmio per i soldi pubblici, qui è la stessa cosa: risparmiereste di più se invece di dare i soldi alle vostre cooperative, perché poi sono le vostre, hanno nomi, cognomi e facce, imparaste che ci sono dei modi migliori per gestire la cosa pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simone Valente. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE. Signor Presidente, io non capisco proprio la riformulazione che ha chiesto il Governo, perché nel nostro impegno chiediamo una cosa precisa, di attivarsi definitivamente per risolvere il problema delle pulizie nelle scuole. Il Governo ha chiesto una riformulazione eliminando la parte successiva ovvero: abrogando progressivamente le esternalizzazioni. È un punto cruciale questo. Noi l'abbiamo detto a maggio 2013 che non sarebbe stato conveniente per lo Stato, in termini economici, di lavoratori, di salute per i nostri bambini, per i nostri figli, non sarebbe stato conveniente. Nessuno ci ha ascoltato, continuiamo a mettere delle pezze, continuiamo a mandare avanti questa situazione e a gennaio per quattro giorni delle scuole del Veneto sono state chiuse perché mancavano le minime condizioni d'igiene. Questo è gravissimo, è gravissimo che un bambino nel 2014 non possa andare a scuola perché il Governo deve dare dei soldi alle vostre cooperative (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io vi dico che se non risolvete questa situazione la responsabilità ve la prenderete ora qui, ma davanti a tutte le famiglie che non possono mandare i propri figli a scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, io invito il Governo a valutare che questo è un ordine del giorno, non è vincolante. Tante volte sono stati approvati ordini del giorno anche più vincolanti. Però è un segno che si dà della buona volontà di cercare di risolvere questo problema.
Io vivo in Veneto, ho visitato insieme ai ragazzi della cultura, le nostre commissioni, le scuole, le condizioni in cui si trovano. Si parla delle scuole che cadono a pezzi, ebbene c’è anche quel problema lì, ma qui si parla di ordinario: non c’è la pulizia nelle scuole, i bambini soffrono di asma. Ho parlato con la Boldrini nei corridoi e anche lei si era interessata e si è dimostrata molto sensibile al tema; non capisco perché su un semplice ordine del giorno in questo modo non si possa cambiare parere. Visto che Renzi va nelle scuole, dovrebbe anche essere un suo vanto approvare un ordine del giorno del genere. Non capisco perché, semplicemente perché c’è la bandierina del MoVimento 5 Stelle, non si possa dare un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 43

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ottavio. Ne ha facoltà.

UMBERTO D'OTTAVIO. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché la risposta che il sottosegretario Legnini ha dato l'ho trovata molto importante, soprattutto perché ha risposto in modo adeguato ai contenuti dell'ordine del giorno, che tra l'altro non è l'unico sull'argomento (ne ho presentato uno anch'io che è stato accolto), perché sul tema della pulizia nelle scuole credo che non si possono fare interventi scherzosi come quelli che sono stati fatti prima.
A me pare che la soluzione non sia quella di proporre che la pubblica amministrazione aumenti i propri dipendenti. È chiaro che state proponendo questo, cioè si propone di aumentare il numero dei dipendenti pubblici.
Io trovo che sia molto serio, invece – e di questo ringrazio davvero il Governo –, aver trovato una soluzione difficile, aver trovato risorse in più per i numerosi dipendenti delle cooperative, che svolgono molto bene il proprio lavoro. Guardate, in tutta Italia e non solo nelle scuole, ma penso ai comuni e ad altre situazioni, dappertutto le pulizie sono appaltate con servizi esterni. Nessuna pubblica amministrazione, per svolgere le pulizie usa propri dipendenti. Quindi, la via è stata già tracciata, la via è stata già segnata.
Dobbiamo fare in modo che questo sia un servizio che venga svolto per bene. Devo dire che la risposta che il Governo ha dato va in quella direzione. Dobbiamo, nel corso di questo periodo, fare in modo che si trovino delle soluzioni. Io penso che la soluzione giusta, la soluzione più corretta sia quella di immaginare che non ci sia una gestione centralistica della questione, ma che vengano dati soldi alle scuole perché possano, le scuole, rispondere alle proprie esigenze, anche avvalendosi magari degli appalti Consip oppure trovando soluzioni particolari. Per esempio, in Piemonte tutte le cooperative che svolgono attività in questo settore occupano spesso persone a disagio, persone con problemi sociali, che hanno trovato un'occasione di riscatto. Non credo che si possa scherzare su queste cose, non credo che si possa dire che le cooperative non svolgano un servizio sociale importante. Pensateci bene prima di dire sciocchezze, in questo caso ! Pensateci bene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
Io devo dire che in queste settimane siamo stati insieme a questi lavoratori, che chiedevano di lavorare. Il Governo ha dato una risposta e il fatto che si è trovato un accordo è la prova che è la scelta giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, io intervengo per dire che voteremo a favore di questo ordine del giorno. E voteremo a favore perché credo che quando si parla di lavoratori esiste una cosa che va molto oltre i risparmi che si possono ottenere sul servizio, va molto oltre una questione meramente economica e va persino oltre la qualità del servizio, che però si accompagna a questo. Quello che va garantito è la dignità dei lavoratori, è il salario dei lavoratori, sono i diritti dei lavoratori.
Noi assistiamo in questo Paese a gare sui servizi che sono diventate semplici gare di intermediazione di manodopera per scaricare tutto il risparmio sulle spalle dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Quella che chiamate spending review ancora una volta è sempre e solo pagata dai lavoratori in questo Paese. Quindi, quando si chiede che vengano reiternalizzate le funzioni e i servizi si intende esattamente questo, che i risparmi non si fanno più in Italia sempre e solo sulle spalle di chi lavora. I risparmi si trovano altrove. Quindi, voteremo convintamente a favore di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

Pag. 44

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, io non capisco proprio come si possa esaltare questo ormai annoso processo di esternalizzazione dei servizi pubblici. Io non so quale esperienza hanno i colleghi, io posso portare l'esperienza della Puglia e quello che ha significato per i lavoratori pugliesi la esternalizzazione dei servizi presso le ASL. Noi avevamo delle vere e proprie società a delinquere, non delle cooperative, per i servizi di pulizia, per i servizi di ausiliariato, per i servizi di manutenzione, e potrei anche continuare.
In Puglia sono state create delle srl, delle società a responsabilità limitata, a completo capitale pubblico delle ASL, che oggi hanno assicurato delle cose: in primo luogo, servizi più efficienti; hanno salvaguardato la dignità dei lavoratori e hanno assicurato un grosso risparmio. Infatti, è matematicamente certo che le esternalizzazioni costano di più all'Erario pubblico. Non si può negare questa realtà. Infatti, ammesso e non concesso che questi signori pagassero i lavoratori a tariffa, bisogna sempre garantire poi a queste imprese l'IVA e anche il guadagno di impresa, perché altrimenti non si comprenderebbe perché qualcuno si dovrebbe cimentare nel prestare questi servizi intorno alle ASL, alle scuole e via discorrendo.
I processi di esternalizzazione è evidente che sono stati inventati per erodere a poco a poco la dignità dei lavoratori e la solidità della classe dei lavoratori, perché ormai, intorno alle Asl – e qui parlo soprattutto ai pugliesi – si era creata una giungla. Caro sottosegretario – o Ministro, non so bene, scusa se mi sbaglio – sai molto bene che noi, in Puglia, avevamo e abbiamo ancora, presso l'Asl per esempio di Foggia, delle strutture in cui era stato esternalizzato tutto.
Negli ospedali di pubblico c’è ancora soltanto, forse, la sala operatoria, perché se voi andate per le corsie vi trovate che le lenzuola e le federe sono prese in affitto, in locazione, in affitto sono prese queste strutture. C’è il lavanolo: che cos’è il lavanolo ? È l'Asl che si rivolge a ditta privata e prende in affitto tutte le lenzuola e quant'altro fosse necessario, il materiale per i letti, e poi queste strutture forniscono anche il lavaggio dei letterecci, come si chiamano in gergo. Questo è quello che accade. E allora è inutile che il Governo assicuri che prorogherà questi contratti: questo non deve avvenire. Altro che prorogare ! Bisogna smetterla, proprio perché siamo in un periodo di «vacche magre» e allora, se si vuole risparmiare, bisogna disboscare la giungla che gira intorno alle strutture pubbliche. Questa è la vera pratica di risparmio. Non ve ne è un'altra.
D'altra parte, il malaffare alberga lì dentro, perché è inutile negarlo: i politici, quando si presentano ad un datore di lavoro – che spesso, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, non sono delle cooperative, sono anche dei singoli imprenditori – quando si presenta a costoro il politico spesso ottiene il favore; pertanto, la ditta che fa ? Tu avevi 8 ore ? Anziché assumere, prende un lavoratore, lo riduce a 4 ore e poi ne assume un altro ancora a 4 ore.
Quando mi sono recato in alcune zone a fare questa operazione per tentare di internalizzare i servizi, molti hanno avuto paura ed hanno gridato: «Basta con le assunzioni !» e io non capivo che cosa volessero dire; poi l'ho capito, perché, da certe parti, da 8 ore si era passati prima a 4, poi a 2 ore. Questa è la verità, perché l'intreccio tra politica e servizi appaltati è veramente degenerato (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Vi sono altri deputati che hanno chiesto di intervenire. Poiché i gruppi hanno concordato di svolgere, dalle ore 19,30, in diretta televisiva le dichiarazioni di voto finale, chiedo ai gruppi di aiutarci a rispettare questo accordo.
Io darò la parola a chi l'ha chiesta, però non avrete cinque minuti a deputato, perché, altrimenti, non ci stiamo nei tempi. Vi chiedo, quindi, la massima sintesi.Pag. 45
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signora Presidente, io non mi lascerò andare nella polemica. Volevo solamente ricordare al Governo che dalle parti nostre, in Puglia – della quale parlava qualche momento fa il collega Sannicandro – in alcune scuole e in alcuni istituti ci sono dipendenti di cooperative sociali, con contratti fatti direttamente dal Ministero, che lavorano a 2 ore, un'ora e mezza o 2 ore e mezza. È la vergogna delle vergogne. Nel 2014 parlare con questa gente è diventato veramente umiliante, perché quando ti raccontano le storie personali e quando ti dicono come si fa a portare avanti una famiglia con 2 ore, io, politico, realmente non so che cosa dire. I risparmi non possono avvenire solo ed essenzialmente sui bidelli e sulla povera gente, allora il meccanismo è di rivedere totalmente il sistema dei servizi nelle scuole e negli istituti scolastici (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, in risposta all'intervento dell'onorevole Sannicandro di SEL, vogliamo far presenti tre aspetti. Uno: ormai è chiaro a tutti cittadini italiani che le esternalizzazioni creano clientele (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Due: tutti sanno che in Puglia governa Vendola da dieci anni. Tre: perché parlate di esternalizzazioni e l'onorevole parla di esternalizzazioni come se non fossero stati loro a farle ? Guardatevi allo specchio o chiamate Vendola, per favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duranti. Mi scuso, ma non l'abbiamo vista, per cui è difficile che io possa avere segnato un nome se non l'ho vista. Prego, ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, va bene, la ringrazio. Alcune cose sono già state dette dai miei colleghi di Sinistra Ecologia Libertà. Attraverso lei voglio rispondere al collega del PD che è intervenuto prima e che ha affermato che, con questo ordine del giorno, si chiedono le assunzioni nella pubblica amministrazione – sì, di questo si tratta: chiediamo le assunzioni nella pubblica amministrazione – e che la via è stata già tracciata. La via è stata tracciata in questi anni perché c’è stata una precisa volontà politica, la volontà politica di esternalizzare alcuni servizi fondamentali. La sanificazione e le pulizie delle scuole dove vanno i nostri bambini sono servizi fondamentali. Io voglio ricordare che, come Sinistra Ecologia Libertà, il 20 dicembre dell'anno scorso abbiamo presentato un ordine del giorno simile alla legge di stabilità e non se ne è fatto nulla. In questo caso, stiamo parlando di lavoratori che aspettano una soluzione da due decenni e nella stessa condizione si trovano altri lavoratori che svolgono gli stessi servizi di pulizia e di ristorazione e sono i lavoratori del Ministero della difesa. Un altro pezzo importante della pubblica amministrazione dove i lavoratori, in questi giorni, soprattutto nella città di Taranto, stanno occupando il ponte girevole perché o sono stati mandati a casa, perché gli appalti sono scaduti e il Ministero della difesa ha ridotto i fondi, oppure stanno lavorando ad una o a due ore al giorno. Secondo noi va chiusa questa vergogna, questo capitolo, una strada tracciata per volontà precisa. Cambiate la volontà, oltre che il verso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Mi raccomando con i tempi, altrimenti sforiamo. Prego, ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, sarò molto breve. Semplicemente per esprimere il mio dispiacere nel constatare che il collega del PD, D'Ottavio, Pag. 46che, tra l'altro, è collega di Commissione, ritiene scherzosi gli interventi di chi la pensa evidentemente in maniera diversa dalla sua forza politica. Infatti, dal nostro punto di vista, le esternalizzazioni non sono una cosa positiva, ma, in realtà, non lo sono davvero. Infatti, inizialmente erano pensate come un risparmio perché si andavano a risparmiare 100 milioni di euro nel decreto del fare passando da una spesa di 380 milioni di euro a 280 milioni di euro. Quindi, era giustificato. Ma hanno visto che non erano sufficienti quei soldi e li hanno dovuti aumentare ed aumentare e abbiamo superato i 380 milioni di euro. In questo momento, quindi, la spesa con le esternalizzazioni è superiore rispetto a quella che ci sarebbe senza le esternalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Molto semplicemente, quindi, noi chiediamo che si faccia un passo indietro. È un ordine del giorno, signori, come ha detto anche Fassina quando era Viceministro, è un ordine del giorno. Lo chiediamo al nuovo Governo: per favore, accoglietecelo, fate questo passo per gli italiani e per tutte le famiglie che ne hanno bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marzana. Ne ha facoltà.

MARIA MARZANA. Signor Presidente, io, tra l'altro, completo...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Marzana. Lei è la prima che è intervenuta su questo ordine del giorno. È un mio errore. Siamo sempre sullo stesso ordine del giorno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Matarrelli. Ne ha facoltà.

TONI MATARRELLI. Signor Presidente, molto rapidamente per rispondere al collega Baroni...

ROBERTO FICO. Ha riaperto la discussione !

PRESIDENTE. No, no, non ha riaperto. Si tratta di una dichiarazione di voto sull'ordine del giorno. Mi dispiace, non ha riaperto la discussione l'intervento del sottosegretario. Prego, Matarrelli.

TONI MATARRELLI. Signor Presidente, rapidamente per rispondere al collega del MoVimento 5 Stelle Baroni che non ha il diritto di mistificare e di capovolgere la realtà. La Puglia è l'unica regione che ha internalizzato i servizi sanitari e continua nel processo, tra l'altro. Siamo l'unica regione in Italia che ha attivato questo processo virtuoso che ha prodotto dei risparmi straordinari al servizio sanitario. Abbiamo 4 mila dipendenti che oggi non sono più assunti dalle ditte, ma assunti da una società in house che sono nate nelle singole ASL. Hanno, quindi, un posto pubblico e uno stipendio più alto. Inoltre, nell'insieme questo servizio produce un risparmio estremamente significativo. Esattamente l'opposto di quello che ha detto lei, collega (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Prendo atto che non c’è l'accettazione della riformulazione e che, dunque, l'ordine del giorno Marzana n. 9/2162-AR/43 verrà posto in votazione nella formulazione originaria.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marzana n. 9/2162-AR/43, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Incerti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 386
Votanti 380
Astenuti 6
Maggioranza 191
Hanno votato
124
Hanno votato
no 256).

Pag. 47

Chiedo all'onorevole Lavagno se insista per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/2162-AR/44, sul quale vi è il parere contrario del Governo. Onorevole Lavagno, deve parlare davvero per un minuto, altrimenti non possiamo rispettare l'accordo. Prego.

FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, parlerò anche meno di un minuto, se il Governo rivede il suo parere, che è un parere che ci stupisce sia per l'attitudine politica di questo Governo che per il merito. Un'attitudine politica ad essere, quanto meno, popolare o ad intuire certi strumenti comunicativi e sul merito, perché il merito di questo ordine del giorno è l'esenzione degli inquilini dalla TASI. Ammettiamo il fatto che, nella fase di discussione nelle Commissioni, sia stato respinto più di un emendamento che andava in questa direzione, però, allo stesso tempo, vogliamo riportare il Governo alla richiesta di un ordine del giorno che non è puntuale, ma rimanda ad un provvedimento più generale. Ciò proprio perché la TASI, per come è nata, in maniera confusa e raffazzonata a seguito del processo della promessa mancata dell'IMU, non può «scaricarsi» rispetto alle premesse del legislatore iniziale – che erano di andare a fare una vera service tax –, tramutandosi, in realtà, in una mera patrimoniale nei confronti di chi l'immobile non ce l'ha e andando a colpire le fasce più deboli.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO LAVAGNO. Quindi, l'invito che noi facciamo, proprio per la volontà di rispettare l'accordo tra i gruppi, è assolutamente di rivedere questo parere da parte del Governo, proprio perché non c’è un impegno puntuale, ma si rimanda ad un successivo provvedimento. È un impegno che richiama ad una giustizia generale, a non far pesare scelte politiche sbagliate – quelle dell'IMU e delle promesse elettorali di Berlusconi dell'anno scorso – sui cittadini che, invece, in qualche modo, non possono permettersi di pagare questo peso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non cambia il parere.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lavagno n. 9/2162-AR/44, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Tancredi, Caon.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 383
Votanti 381
Astenuti 2
Maggioranza 191
Hanno votato
127
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carra n. 9/2162-AR/45, con il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Lenzi n. 9/2162-AR/46, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

DONATA LENZI. Signor Presidente, chiedo se sia possibile, anche con una riformulazione, di accogliere almeno quelle che sono le premesse dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sottosegretario Legnini ?

GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con una riformulazione del dispositivo nel senso di impegnare il Governo «a tener conto, in sede applicativa, nella determinazione dei criteri, delle problematiche indicate in premessa», con questa frase, sostitutiva dell'intero dispositivo, il parere può cambiare in senso favorevole.

Pag. 48

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Lenzi accetta la riformulazione testé espressa.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Informo l'Assemblea che è nato il figlio del nostro collega Massimiliano Fedriga, Giacomo. Al bambino, al nostro collega e alla moglie, Elena, giungano gli auguri più sinceri di tutta l'Assemblea (Applausi).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2162-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentati dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, noi socialisti voteremo a favore di questo provvedimento perché riteniamo sia necessario attuare con urgenza le misure per salvare Roma e gli enti locali che, certamente per la rigidità del Patto di stabilità, ma in alcuni casi anche per la cattiva gestione di amministrazioni responsabili, si trovano in situazioni pericolosamente vicine al dissesto finanziario. Parliamo di Roma perché Roma è capitale, tant’è che questo trattamento speciale è riservato anche ad altre capitali europee; quindi, parliamo di Roma poiché è al centro della discussione per il suo stato di capitale e perché concentra il maggior numero di abitanti, di istituzioni ed enti nazionali e gran parte degli eventi più importanti del Paese. Il tema di Roma Capitale va dunque affrontato urgentemente nelle sue complessità e numerose criticità.
Il decreto-legge contiene anche una serie di misure necessarie ed urgenti che hanno a che vedere con la legge di stabilità, come quelle che riguardano il pagamento della Tasi, i fondi per la manutenzione degli edifici scolastici, la mobilità urbana di Napoli e di Aosta per rendere la vita più facile ai pendolari, i fondi per Lampedusa che è l'avamposto dell'Europa nel mediterraneo ed, infine, la proroga dei lavoratori precari addetti alle pulizie degli edifici scolastici. Un provvedimento che va, quindi, ben al di là di Roma e che ci trova d'accordo.
Prima di concludere, sottolineo con soddisfazione che in questo provvedimento è stato accolto una parte di un ordine del giorno presentato dalla componente socialista che posticipa dal 31 marzo al 31 maggio la possibilità di rottamare le cartelle esattoriali. Noi siamo soddisfatti, ma allo stesso tempo siamo convinti che, se il Governo avesse accolto l'intero ordine del giorno, lo Stato avrebbe incassato maggiori somme, quelle provenienti da cittadini che, a causa di difficoltà anche derivanti dalla crisi, non sono in grado di aderire alla sanatoria in un'unica soluzione e che l'avrebbero fatto se fosse stata loro consentita la rateizzazione. Il gruppo socialista voterà a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signora Presidente, intervengo per esprimere un voto favorevole del Centro Democratico carico di perplessità. Il pasticcio delle tasse sulla casa si afferma come una condanna su questa legislatura e non si può non esprimere la più viva preoccupazione sullo stato di incertezza in cui permane la finanza locale. Questo terzo decreto-legge, chiamato allusivamente «salva Roma», giunge dopo la caduta dei primi due appesantito dalla super Tasi introdotta per finanziare le detrazioni sulle abitazioni principali. Purtroppo, il pasticcio del rapporto malato tra tassazione locale e proprietà immobiliare, aggravato da un catasto irrealistico e ingiusto dopo le nefaste esperienze del 2012 e del 2013, continuerà anche nel 2014 con proroghe e rinvii. Sarebbe invece necessaria una riconsiderazione complessiva della finanza locale, Pag. 49ricostruendo le basi di una corretta autonomia impositiva che ripristini chiarezza nel rapporto tra sindaci e cittadini.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 19,35)

BRUNO TABACCI. Il federalismo fiscale è rimasto uno slogan senza alcun disegno organico, citato a partire da una certa data in maniera ossessiva e capace solo di produrre elementi di grave contraddizione senza un disegno organico e ne è scaturito un turbinio di regole su tasse e bilanci locali che hanno gettato chi amministra nella più totale provvisorietà. Queste incertezze hanno prodotto l'effetto di far venir meno la corrispondenza tra contribuenti e beneficiari dei servizi, scaricando quasi tutto il peso delle attività comunali su seconde case e immobili di impresa. Poi c’è il caos delle società partecipate, spesso un misto di inefficienze, clientele, esercizio brutale del potere che rispecchia e comprova il degrado della politica, quella che costa e non produce.
Credo che il Governo nella sua azione riformatrice che mi auguro vada avanti con forza e con qualche contraddizione in meno, debba mettere in conto che questo comparto della spesa pubblica locale e della tassazione locale non può più essere affidato a episodicità e a frammentarietà e si deve porre mano ad esso in modo organico. Queste sono le motivazioni che accompagnano il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà.

DANIEL ALFREIDER. Signora Presidente, i deputati della Südtiroler Volkspartei e del PATT voteranno a favore dell'odierno provvedimento, in coerenza con la fiducia che oggi abbiamo espresso con convinzione al Governo Renzi. Riteniamo correttamente rigorose le misure relative alle procedure di riequilibrio finanziario degli enti locali, in particolare per le realtà che presentano le maggiori criticità, nella prospettiva obbligata proprio di una riduzione dei costi e servizi, di una più efficace organizzazione degli organismi e delle società partecipate. In quest'ambito condividiamo l'obiettivo della dismissione delle partecipazioni in società non strategiche sul piano amministrativo. Siamo convinti, quindi, che la strada intrapresa sia quella giusta. Le riforme già avviate e quelle preannunciate vanno approvate e attuate. A tal fine tutta l'Italia ha bisogno della stabilità, alla cui conferma è rivolto il nostro odierno voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Signora Presidente, colleghi deputati, componenti del Governo, anche se, in questo preciso istante, mentre prendo la parola, non c’è nessun membro del Governo ai banchi, quindi parlo, per interposta persona, direttamente al Presidente del Consiglio, per quello che può valere, visto che quanto ho da dire lo riguarda in prima persona e riguarda comunque l'andamento del Governo stesso in questi primi mesi, in cui mi pare sia stato fatto praticamente l'esatto opposto di quanto dichiarato e promesso. Di quanto fosse ambizioso l'orizzonte su cui si stava incamminando il Presidente Renzi sono piene le pagine dei maggiori quotidiani nazionali, cioè una sorta di apoteosi mediatica intorno a questa specie di enfant prodige della politica italiana e nessuno mette in evidenza le cose che viceversa non vanno, a cominciare da questo provvedimento, di cui parleremo da qui a breve.
Ma voglio rammentare che tra i comportamenti indigeribili e comunque non condivisibili che hanno contraddistinto il Presidente Renzi, al di là del modo con cui si è affermato alla premiership – penso non si possa non ricordare in maniera adeguata, sottolineandolo, il fatto che comunque Pag. 50il Presidente Renzi non è stato scelto da un voto popolare ma è stato l'ennesimo Presidente del Consiglio frutto di una macchinazione di palazzo, frutto di una congiura autentica –, è ormai diffuso in tutta la rete e non soltanto, insomma ampiamente conosciuto l'adagio dello «stai sereno»; praticamente ormai non si può più dire a nessuno «stai sereno» perché diventa un cattivo auspicio indirizzato a una persona verso la quale magari ci sono anche o ci potrebbero essere buoni sentimenti.
Così come, immediatamente preso il ruolo di Presidente del Consiglio, Renzi ha fatto esattamente quanto aveva prima di lui fatto il Presidente Letta: si è recato alla «corte» della Cancelliera Merkel. È un altro episodio che noi vogliamo sottolineare per chi ci ascolta, perché non lo riteniamo affatto condivisibile. Siamo un popolo sovrano o almeno tale dovremmo essere. Dovremmo difendere – e per quel che ci riguarda, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale ha il desiderio di spendersi e impegnarsi per difenderle – la nostra libertà, la nostra autodeterminazione, la nostra indipendenza: principi importanti, per i quali si sono sacrificati fior fiore di generazioni nel corso dei secoli e che noi dovremmo almeno prendere l'abitudine a conservare e a difendere rispetto a degli attacchi che sono chiari e che provengono non tanto e non soltanto da alcuni Paesi «ricchi», che stanno imponendo una sorta di politica del rigore nei conti che penalizza non solo l'Europa meridionale – ormai anche la Francia – ma penalizza soprattutto alcune tipologie socio-economiche a cui si ascrive quella italiana; il manifatturiero, la capacità di puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità, sono attività che andrebbero tutelate e salvaguardate nel cospetto europeo. Invece, quello che abbiamo fatto è stato in buona sostanza andare a confermare tutti gli impegni che sono stati intrapresi al cospetto dell'Europa dai precedenti Governi, anche quei provvedimenti non solo non condivisibili, ma oggettivamente negativi per l'Italia e che ipotecano il suo futuro.
La nota questione dei cosiddetto Fiscal compact... Inutile tradurlo, perché comunque è uno scioglilingua irripetibile; comunque attiene molto semplicemente, traducendolo nel linguaggio comune, alla necessità per l'Italia di versare nelle casse dell'Unione europea ogni anno una quota oscillante tra i 30 e i 50 miliardi di euro: questione insostenibile, impraticabile quanto assolutamente ingiusta.
Ci troviamo di fronte ad un Presidente del Consiglio sostenuto non soltanto dalla sua legittima maggioranza di sinistra, anzi dalle forze politiche di sinistra, ma anche da un pezzo di Parlamento che si riferisce a valori presuntivamente identificabili con il centrodestra. Bene: il provvedimento che stiamo esaminando è un provvedimento che va ad incrementare ulteriormente la pressione fiscale negli enti locali, laddove Il Sole 24 Ore ha ampiamente riportato le notizie sull'incremento dell'85 per cento della pressione fiscale, contro quindi le famiglie, i produttori, il ceto medio, la povera gente; l'85 per cento di incremento ad oggi, al netto quindi di questo decreto legge che stiamo per riconvertire, che state per riconvertire, e quindi con grande dispendio di energie, con grande disagio per le persone appartenenti soprattutto ai ceti sociali più deboli.
Dunque questo decreto-legge è la terza volta che viene in Aula. La prima volta lo ha portato il Presidente Letta, ve lo ricorderete; fu anche licenziato, ma Giorgio Napolitano, il nostro Presidente della Repubblica, lo eccepì e lo rimandò indietro perché era un pot-pourri di episodi disconnessi tra loro, non diversi da quello che abbiamo letto, perché in questo decreto-legge c’è di tutto. È iniziato, l'iter di questo decreto-legge, parlando di Roma Capitale, tant’è che portava il nomignolo di «salva Roma»; è diventato una sorta di decreto-legge «marchettificio», dove si parla di tutto di più, dove c’è la sagra delle occasioni e dei campanilismi localistici, e dove non si risolve peraltro affatto il problema di Roma Capitale. Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale ha una sua predilezione per Roma Capitale, perché crede nell'unità d'Italia; e invece dal secondo dopoguerra ai giorni nostri Roma Capitale resta trattata dallo Stato italiano esattamente Pag. 51come fosse qualunque comune, quindi evidentemente ignorando le questioni, che pure sono evidenti, relative alla presenza di uno Stato nello Stato, la Città del Vaticano.
Così come Roma è la capitale della cristianità a livello planetario; così come Roma è sede nazionale dei principali sindacati di categoria, delle categorie produttive ma anche dei sindacati dei lavoratori; così come Roma Capitale è capitale anche della città politica, e quindi qui si concentrano non solo il Parlamento della Repubblica, Palazzo Chigi, ma talvolta anche le sedi di rappresentanza delle regioni. Noi sappiamo che ogni settimana Roma Capitale viene attraversata, giustamente, da cortei, da manifestazioni di massa; così come Roma è la città che ospita maggiormente eventi di carattere turistico, eventi del mondo dello spettacolo, i grandi concerti rock piuttosto che i grandi avvenimenti sportivi: e nulla, tranne l'elemosina, è data in cambio, infatti i sindaci sono in buona sostanza dei primi cittadini che vengono con il cappello in mano a elemosinare al Presidente del Consiglio di turno, ed è qualcosa che fa tristezza. Invece l'unica cosa che andrebbe non elemosinata, ma rivendicata a pieno titolo, è uno status giuridico particolare per Roma capitale, così come uno status giuridico particolare esiste in tutte le capitali del mondo occidentale.
Ecco, da questo punto di vista invece prosegue la cultura dell'emergenza, la cultura degli interventi straordinari, la cultura degli interventi a pioggia, che è la cultura dei clientes, che è la cultura dei soldi che vengono buttati al vento a discapito delle famiglie, che vengono poi tartassate dai provvedimenti come quelli che sono introdotti all'interno di questo decreto-legge.
Noi riteniamo che intanto sia stato un errore portare per la terza volta questo decreto-legge della nostra Aula. È un errore perché la Corte costituzionale ha già eccepito la impossibilità di portare più volte dei provvedimenti che sono stati o impugnati o respinti, e invece ci troviamo ancora una volta a prendere, a seconda delle necessità e delle convenienze, le sentenze della Corte costituzionale, e in questo caso, anche in questo caso, Renzi sta commettendo a nostro giudizio un errore imperdonabile.
Le ragioni per le quali anche stamani Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale ha espresso il suo giudizio profondamente negativo in ordine all'operato del Governo, in pillole, sono emerse già in queste prime battute, in questi pochi minuti che abbiamo a disposizione per esprimere le nostre ragioni. Stamattina ci è stato chiesto un voto di fiducia, e noi non possiamo certamente accedere positivamente a un voto di fiducia che significherebbe una solidarietà politica mentre invece riteniamo che nella democrazia dell'alternanza ci debba essere chiarezza nei ruoli, pensiamo che sia un errore mettere in piedi un Governo che abbia una conduzione, nella persona del Presidente Renzi, di un segretario del maggiore partito di sinistra che esiste in Italia e poi che ci sia la logica dell'inciucio, la logica delle ombre che prevalgono sulle luci, per cui anche settori che non sono di sinistra, guarda un po’ il caso, stanno lì che cercano di rendere stabile il Governo di sinistra. Ma resta un Governo di sinistra, e noi non potevamo e non possiamo, lo rivendichiamo all'insegna della chiarezza, della trasparenza, della linearità e della pulizia delle nostre decisioni, non potevamo sostenere il Governo Renzi, e lo abbiamo quindi bocciato stamani quando abbiamo detto un netto «no» alla richiesta di voto di fiducia; ma anche su questo provvedimento siamo fortemente perplessi. Su questo provvedimento noi ci asterremo non perché lo condividiamo, ma perché non vorremmo – concludo, Presidente – che al danno si aggiungesse la beffa per i cittadini amministrati negli enti locali da pessimi governi che li hanno ridotti in queste condizioni. Quindi questo provvedimento cerca di intervenire per risolvere alcuni problemi, e se noi votassimo contro sarebbe come se volessimo penalizzare i cittadini. Noi siano dalla parte dei cittadini e siamo contro quei Governi che li Pag. 52hanno messi in ginocchio, ed è per questo che ci asterremo nel voto finale del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, noi innanzitutto vorremo fare un po’ di chiarezza, perché questo, come qualcuno ha già detto, è il terzo tentativo, il «salva Roma ter», così definito. Gli altri due tentativi sono andati a vuoto, ma vorremmo fare un po’ di chiarezza, perché qui nessuno ha denunciato il motivo per il quale il Governo ha posto la questione di fiducia e allora siamo noi a fare una specie di auting rispetto a questa denuncia, a questa mossa del Governo di mettere la fiducia. Il Governo mette la fiducia perché la Lega ha presentato tanti emendamenti, dunque tutto questo per colpa della Lega, perché questo decreto non potevamo discuterlo, non si poteva discutere perché non è vero, come dice il Partito Democratico, che Roma non riceve soldi oggi, anzi, le vengono tutelati anche i soldi dei decreti che sono decaduti precedentemente, il primo e il secondo «salva Roma», con un artifizio di bilancio incredibile, fino ad arrivare a circa 600 milioni di euro. Fino all'ultima settimana di discussione in Commissione, dove il sindaco Marino si è accorto di non riuscire a raccogliere i rifiuti della sua città e allora è stato presentato un emendamento da parte del Partito Democratico per fare in modo di dargli qualche soldo perché provvedesse alla raccolta dei rifiuti.
Roma oggi è la capitale sì, ma del condono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Oggi voi a Roma condonate completamente tutto e noi siamo contro questa scelta, siamo contro anche perché – questo lo dico soprattutto a chi ci ascolta – in audizione il sindaco di Roma – abbiamo chiesto noi di invitare il sindaco di Roma in audizione – ha detto solo che lui ha una società partecipata dove ci sono certificati circa mille dipendenti che non vengono a lavorare, come se fosse assolutamente una cosa normale. È questa la condizione in cui è questa città. Noi siamo contro non solo per i motivi e per i contenuti di questo decreto, ma anche e soprattutto perché voi avete una strana interpretazione di equità, tanto ne avete parlato ma questa è la vostra equità, è dare uno schiaffo ulteriore a quei sindaci virtuosi, a quegli enti locali bravi e rispettosi, e dare una mano a chi invece ha sprecato ed ha sbagliato. Tutto questo senza trovare il responsabile e nascondendo le vere responsabilità di quello che è successo.
Questo però è il vostro metodo. Durante la discussione, ci avete parlato di bisogni e risposte.
Ecco, i comuni virtuosi avrebbero bisogno di svincoli dal Patto di stabilità, cosa che voi per due volte in questa Aula, presentando il programma di governo del Partito Democratico, prima quello del Presidente del Consiglio Letta e poi quello del suo successore Matteo Renzi, avevate detto che avreste fatto. Invece, scegliete di condonare a quegli enti e a quei comuni che hanno sprecato e che hanno usato male i soldi dei cittadini. Poi, equamente scegliete, tra tagli alla sanità e tagli delle prefetture, di tagliare la sanità. Con la stessa equità, scegliete che piuttosto che investire nella prevenzione per la sicurezza, voi mandate in giro circolari per tagliare i presidi di sicurezza sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Voi in questi mesi avete deciso cinque volte – ci risulta – che tra le vittime dei reati e i delinquenti, voi avete deciso di stare con i delinquenti, liberandoli dal carcere. Questa è la vostra equità.
E poi parliamo della vostra democrazia, la tanto conclamata vostra democrazia. Avete una democrazia tale che vi siete scelti un Presidente del Consiglio in casa, senza passare dal voto popolare. Con la stessa democrazia, non cancellate le province come avete detto, ma non date la possibilità ai cittadini di eleggere il presidente della provincia, ma ve lo autonominate Pag. 53in casa, con lo stesso metodo che avete utilizzato per arrivare alla Presidenza del Consiglio.
Poi, con la stessa democrazia, addirittura vi smentite perché la prossima settimana valuteremo il documento economico e finanziario in cui dite esattamente il contrario, con i numeri, di quello che ci avete detto l'anno scorso, dimenticandovi che è cambiato Presidente del Consiglio, ma che la maggioranza pare essere sempre la stessa.
Però, su una cosa il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ragione, cioè quando si era presentato dicendo: «con me sarà la fine delle larghe intese». È verissimo, perché la fine delle larghe intese c’è stata nel passaggio – pensiamo noi quasi ufficiale, oramai perlomeno ufficiale negli atti – del Ministro dell'interno al Partito Democratico, alla sinistra del Partito Democratico, Ministro dell'interno che, lo dico a lei – rappresentante del Governo –, noi stiamo aspettando in Aula ormai da circa dieci giorni. Lui fa politiche di sinistra, abroga il reato di clandestinità e si accorge che questo potrebbe provocare nuovi flussi migratori, tanto che stanno arrivando. Abbiamo trasformato le prefetture in centri di prenotazioni di alberghi per far soggiornare i clandestini che arrivano. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Ve lo dico nel rispetto di quei cittadini che sono in cassa integrazione, che non hanno un posto di lavoro. Qua vanno a finire i soldi dei cittadini.
Intanto, il Presidente del Consiglio ci chiede: «Ma voi cosa tagliereste» ? Guardi, Presidente del Consiglio, noi le diamo due soluzioni per trovare un po’ di soldi: inizi a tagliare tutte le prefetture, che sono degli enti inutili. Noi abbiamo presentato e presenteremo un referendum, e stiamo raccogliendo le firme per fare questo, e poi gli diciamo che in un conto spannometrico, il suo Governo spende circa 10 miliardi all'anno per gli immigrati. Ecco, cancelli quella spesa e li utilizzi per abbassare le tasse alle imprese e a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Questa è la vostra equità e la vostra democrazia.
E poi infine ci tengo a farlo perché voi, nella vostra democrazia e nel rispetto delle opinioni, considerate terroristi coloro i quali dicono che il Veneto possa provvedere alla propria autodeterminazione. Per voi, sono terroristi quelli, mentre i ladri e gli stupratori invece sono gente da mandare fuori dal carcere. Questa è la vostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Congratulazioni) !

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fauttilli. Ne ha facoltà.

FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, il gruppo Per l'Italia, dopo aver votato responsabilmente la fiducia al Governo, voterà a favore della conversione in legge di questo decreto.
È di tutta evidenza che la materia prevalente del decreto è rappresentata dalle disposizioni inerenti i tributi locali, settore questo che non può continuare a subire manutenzione alla normativa per produrre aggiustamenti a provvedimenti che la fretta o un'imprecisa valutazione portano ad approvare, creando una inutile e dannosa stratificazione legislativa.
Oltre a contenere, questo decreto, modifiche di norme varate dalle legge di stabilità in materia di IMU e delle sue cosiddette sorelle, TASI e TARI, questa è la terza versione di un decreto varato in dicembre da un altro Governo per la parte riguardante, appunto, Roma capitale, tema sicuramente complesso, controverso, molto strumentalizzato dalle opposizioni, ma al riguardo del quale vanno anche chiarite alcune cose. Se una gran parte delle cause del disavanzo della capitale sono ascrivibili a una gestione diciamo pure inaccettabile e condannabile, che non deve più ripetersi, soprattutto delle società partecipate, rispetto alle quali attendiamo una dettagliata relazione che questo provvedimento non solo richiede, ma impone, è vero Pag. 54altrettanto che si tratta di una colpa divisibile, anche se non equamente, tra tutte le forze che hanno amministrato la capitale nelle ultime tre o quattro consiliature, per ultima e non certo per meno responsabilità quella del sindaco Alemanno, onorevole Rampelli.
Quindi, noi vogliamo mettere da parte, però, ma non dimenticando, queste considerazioni di ordine politico e gestionale. Dobbiamo chiederci se questo tipo di intervento, che molti strumentalmente considerano un salvataggio, ma che poi così non è, sia giusto per Roma e non per altre città. La nostra risposta è affermativa, è «sì», perché su Roma, in quanto centro politico e istituzionale, gravano degli oneri imprevisti in termini di sicurezza, decoro, pulizia ed organizzazione dei servizi che settimanalmente – e alcune volte anche quotidianamente –, per cortei, manifestazioni, eventi e visite, si riversano sulle casse del comune che, peraltro, sconta contemporaneamente una riduzione di quegli incassi connessi alle attività produttive conseguenti alla crisi.
Da oggi, però, l'amministrazione comunale della capitale deve cambiare pagina in maniera definitiva e sono da apprezzare le dichiarazioni del sindaco Marino, apparse in questi giorni sui quotidiani e anche nell'audizione parlamentare che qui è stata ricordata dai colleghi della Lega Nord, rispetto alla sua volontà di procedere ad un massiccio piano di dismissioni, razionalizzazione e riorganizzazione delle aziende che potrebbero essere sottoposte alla cabina di regia sul piano di rientro in corso (questa riunione della cabina di regia è già nella prossima settimana). Si tratta di una manovra che genererà decine di milioni di risparmi, taglierà decine di poltrone e servirà anche a ripagare il Governo e il Parlamento della fiducia accordata alla capitale e ai suoi amministratori con l'approvazione di questo provvedimento che, è bene ricordarlo, non comporterà alcuno aggravio per le casse dello Stato, essendo queste somme già disponibili al commissario straordinario già prima del 2008.
Più che demonizzare il sistema delle aziende partecipate è d'obbligo condannarne la degenerazione che qui, come in altri comuni italiani, senza distinzione geografica, ha prodotto solo danni, facendole divenire non solo un refugium peccatorum, ma anche un veicolo di collocazione clientelare, a discapito della professionalità delle persone e della funzionalità delle aziende medesime.
Con questo decreto non risolviamo i problemi della finanza locale di numerosi enti dissestati, ma si tende sicuramente la mano a molti enti in predissesto, che potevano infilarsi in quel tunnel anche a seguito proprio della continua novellazione delle norme in materia di TARI, di TASI e di IMU, che ha prodotto un'incertezza nella previsione delle entrate e che, se non fosse stato per il rinvio al 31 luglio previsto dal decreto, avrebbe creato non poche difficoltà ai comuni per l'approvazione dei bilanci preventivi.
Credo che, senza alcune norme contenute nel provvedimento, da qui a poco avremmo parlato anche di un «salva Napoli», piuttosto che di un «salva Catania» o di un «salva Torino». Mi riferisco, in particolare, a quelle norme che consentono di mettere a disposizione dell'ente in difficoltà un tempo maggiore per la predisposizione e anche una rimodulazione e conseguente deliberazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale, in ragione stessa della complessità e quantità degli elementi che compongono il medesimo, o alla previsione, ai fini dell'assegnazione dell'anticipazione di liquidità, del pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, oltre che considerare anche i debiti fuori bilancio contenuti nel piano di riequilibrio finanziario pluriennale, ampliando la liquidità in mano ai comuni per pagare i loro debiti.
Mi corre l'obbligo anche di segnalare il tentativo dei relatori, da noi condiviso e fortemente sostenuto, di dare una mano anche ai comuni dissestati attraverso un emendamento che, se fosse stato approvato, consentiva loro di fare ricorso ad Pag. 55un'anticipazione di cassa per il pagamento dei debiti ammessi nei confronti delle imprese. Si trattava, in pratica, di estendere la medesima norma prevista per i comuni in predissesto a quelli che avevano già deliberato lo stato di dissesto finanziario, ma con l'obiettivo preciso di sostenere la grave crisi in cui versano le imprese creditrici e degli altri soggetti interessati e di dare impulso ai relativi sistemi. Emendamento, purtroppo, che non ha raccolto i consensi necessari per essere approvato. Ci attendiamo, però, ora, che il Governo valuti l'opportunità di mettere in campo uno strumento ad hoc, come proposto, peraltro, da un nostro ordine del giorno approvato questa sera in Aula, che possa dare a questi comuni la possibilità di rientrare dallo stato di dissesto, assicurando ai cittadini un'amministrazione in grado di garantire servizi essenziali ed adeguati alla loro necessità.
Comunque, il testo contiene anche altre norme di buonsenso, come quella che sposta al 30 aprile 2014 il termine generale per la revoca dei finanziamenti agli enti locali per i lavori di messa in sicurezza, ristrutturazione e manutenzione straordinaria degli edifici scolastici nel caso di mancato affidamento dei medesimi lavori entro la medesima data; o come quella che riguarda il terremoto de L'Aquila, proprio in occasione dei cinque anni da quei drammatici giorni, che esclude l'applicazione delle sanzioni previste dalla normativa vigente per il mancato rispetto del Patto di stabilità interno nei confronti del comune per l'esercizio 2013 e dispone la non applicazione, per l'anno 2014, dei tagli derivanti dalla spending review nei confronti della provincia e dello stesso comune de L'Aquila, nonché degli altri comuni del cratere interessati dal sisma dell'aprile del 2009.
Sempre in tema di eventi calamitosi del 2009, ci teniamo a segnalare anche la destinazione dei 50 milioni di euro al finanziamento del Fondo per le emergenze nazionali, da utilizzare per interventi individuati con provvedimento del capo del Dipartimento per la protezione civile. Concludo ribadendo, come detto in apertura di intervento, che sono necessarie, in materia di tributi, chiarezza, semplificazione, trasparenza, anche per non continuare ad alimentare quel clima di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni democratiche, che diventa sempre più benzina a basso costo per muovere la macchina dell'antipolitica (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, questo provvedimento è un provvedimento sfortunato, che ha avuto una serie di vicende sulle quali è inutile tornare e che nasce da una storia ancora più sfortunata, che è quella della tassazione sulla casa, della quale ci è toccato discutere per un intero anno. Quindi, non ritornerò su questo aspetto: è importante che questa vicenda sia finalmente – speriamo – arrivata alla fine.
Il provvedimento era necessario, viste le esigenze di finanza pubblica e le esigenze dei comuni in questa fase, ed è stato anche corretto alla Camera in maniera tale da migliorarlo. Sono stati previsti dei riallineamenti, sono state fatte delle correzioni dei termini, è stata prevista un'importante esenzione che era quella dei terreni agricoli della TASI. Sono stati fatti una serie di interventi che hanno avuto il pregio – si spera – di mettere fine a questa vicenda. Perché veramente uno dei problemi del nostro sistema fiscale di questi anni è stato proprio quello di essere condizionati dalla discussione sulla casa. Ancora oggi abbiamo sentito gli interventi dei rappresentanti di Forza Italia e dell'allora PdL che ci hanno costretto per un anno a parlare di questo e che, come già accadde nel 2011, hanno creato i presupposti per la tassazione, salvo poi uscire dalla maggioranza. Già nel 2011 si prevedeva di dover intervenire con una trentina di miliardi di tasse, li hanno messo i Governi successivi, poi quest'anno si è tornati e si è arrivati ad aumentare l'IVA per il solito tema della Pag. 56tassazione sulla casa, adesso speriamo che sia finita. Capisco anche che ci sia anche un certo nervosismo, perché è la prima volta che il DEF che arriva in Parlamento porta una riduzione delle tasse. Ora, si può discutere sull'ammontare, si può discutere se era meglio l'IRPEF o l'IRAP, ma sicuramente questa è la prima manovra che prevede una riduzione delle tasse e che prevede una riduzione della spesa. È stata sempre annunciata, sempre invocata dai Governi di centrodestra quando erano all'opposizione, non è mai stata attuata quando sono stati al Governo, quindi capisco che questo crei del nervosismo nell'opposizione.
Il provvedimento contiene anche una serie di altri interventi positivi, penso all'abolizione della web tax che era una normativa alla quale noi ci siamo opposti, penso agli incentivi fiscali per la cessione e lo scioglimento delle controllate degli enti locali che – ci tornerò – sono uno dei problemi del nostro sistema economico, alla possibilità data ai comuni di rifinanziarsi attraverso mutui per gli importi che hanno già restituito di mutui già esistenti e agli interventi relativi alla scuola che, ferme restando tutte le polemiche che ci sono state e che abbiamo sentito oggi quando abbiamo discusso gli ordini del giorno, erano sicuramente necessari.
E poi c’è Roma; l'intervento su Roma è un intervento che è stato sicuramente migliore di quelli che sono stati fatti negli anni passati, che erano sostanzialmente della aperture di credito in bianco. Sono state previste delle cose importanti, si è previsto, ad esempio, un piano di rientro, una responsabilizzazione dei dirigenti, si è previsto anche una previsione di fusioni tra le società che fanno le stesse cose. Tutte cose che dovrebbe essere logiche, che avrebbero dovuto avvenire già in passato. Non sono avvenute perché Roma è un comune che è stato spesso condizionato, come molti altri, da una presenza partitica pervasiva, spesso bipartisan, che ha impedito riforme vere. Noi abbiamo cercato in realtà di prevedere delle cose un pochino più coraggiose, non come si è detto più volte di intervenire sull'acqua, sull'ACEA, sull'elettricità. Noi abbiamo presentato degli emendamenti molto semplici che dicevano che gli enti dissestati e il comune di Roma dovrebbero cedere quelle società che non forniscono servizi di interesse generale. Questo non se sono in perdita, non se comportano un costo, ma in realtà anche se valgono qualcosa, perché non ha molto senso che i comuni che chiedono soldi in continuazione allo Stato continuino a detenere partecipazioni in società che non fanno nulla che abbia un reale interesse per i cittadini, ma svolgono sostanzialmente attività vicine all'attività di impresa.
Questo delle società partecipate è uno dei problemi principali del nostro sistema economico. Abbiamo visto gli ultimi dati pubblicati dal Ministero dell'economia e delle finanze che riportano oltre 30 mila partecipazioni in 7 mila società e di queste moltissime non fanno cose che abbiano qualcosa a che vedere con il servizio pubblico. Ci sono – mi pare – 2 mila società immobiliari, 5 mila società che fanno servizi professionali. Ora, tutte queste società svolgono attività che dovrebbero essere lasciate ai privati, spesso sono società che potrebbero essere agevolmente dismesse e i cui proventi potrebbero essere utilizzati o per ridurre i debiti o per fornire servizi ai cittadini, sono tenute in piedi esclusivamente perché sono il sostituto di quella che prima era la presenza dei partiti nel sistema statale, servono per i posti, servono per clientele, in taluni casi generano corruzione e su questi è assolutamente necessario intervenire.
Noi abbiamo cercato di prevedere, ad esempio, degli obblighi di dismissione a carico degli enti dissestati e del comune di Roma e ci è stato risposto che si interferiva con la libertà e con l'autonomia degli enti locali. Bene, io non so se – come qualcuno ha sostenuto – questo nasca da un problema costituzionale di ripartizione di competenze, anzi sono convinto che non sia così. Se lo fosse, sarebbe necessario intervenire nella riforma del Titolo V. Infatti, è assurdo che un comune dissestato, che non è in grado di rispettare gli obiettivi di finanza pubblica, opponga a Pag. 57decisioni ovvie e scontate l'argomento che la sua autonomia non può essere lesa.
Quindi, credo che sia uno degli elementi importanti del programma del Governo, come ha detto anche lo stesso Presidente del Consiglio, Renzi, dicendo che vuole intervenire sulle partecipate degli enti locali. Ecco, io credo che l'intervento debba essere un intervento teso a far sì che le società controllate dagli enti locali non facciano business, ma facciano servizio pubblico, direttamente o tramite privati, ma facciano servizi di interesse generale; gli altri servizi li lascino ai privati.
Restando sul tema dei difetti di questo provvedimento, l'ultimo argomento che vorrei toccare è quello delle norme non ad personam, sono probabilmente più ad situationem, cioè una serie di interventi che vengono fatti, attraverso emendamenti vari, con norme complicatissime, per risolvere quasi sempre problemi che sono o di sforamento del Patto di stabilità o di violazione di norme che comportano responsabilità contabile davanti alla Corte dei conti o addirittura, si ipotizza qualche volta, per fermare dei procedimenti. Ora, per gli ingenui parlamentari che sono in Parlamento da un anno spesso non è così facile riconoscere queste norme. Se poi si va su Internet si capisce però velocemente che cosa vuol dire quando si sente dire nelle discussioni in Parlamento «questo è l'emendamento Isernia», «questo è l'emendamento Molfetta», «questo è l'emendamento Rieti», «questo è l'emendamento Napoli».
Ora, nel cambiamento che il Presidente del Consiglio, Renzi vuole portare al nostro Paese e che ha detto mille volte di voler portare, è fondamentale che questa cosa finisca. E voglio dire che il PD dovrebbe essere il partito che dà l'esempio da questo punto di vista, perché è il partito di maggioranza, e, invece, purtroppo è spesso partecipe di queste cose.
Concludo dicendo che oggi – credo fosse oggi – il Presidente del Consiglio ha rilasciato un'intervista nella quale dice che vuole lanciare una piattaforma pubblica on line perché i cittadini possano denunciare sprechi, pasticci amministrativi e iniquità. Credo che sia il sistema delle partecipate gestite in questo modo senza sanzione sia i tentativi di proteggere chi gestisce male la cosa pubblica, attraverso emendamenti ad hoc, siano tra le prime cose sulle quali il Governo dovrebbe intervenire. Quindi, mi sento il primo «segnalatore» che risponde al Presidente del Consiglio. E, siccome siamo convinti che ci sia davvero un'intenzione di cambiamento e che davvero su queste cose il Governo interverrà, abbiamo oggi confermato la nostra fiducia e confermiamo il nostro voto favorevole su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, colleghi e colleghe, rappresentanti del Governo, come ha detto chi mi ha preceduto, questa norma interviene su due temi e due questioni molte dibattute, su cui c’è stato a volte un aspro confronto negli ultimi mesi. Mi riferisco naturalmente al problema di Roma capitale e al problema dell'IMU, della tassazione sulla prima casa.
Però, mi piace iniziare questo intervento in dichiarazione di voto su una norma che riguarda la finanza locale, salutando con favore, i timidi segnali di ripresa che si vedono in Europa ed anche, finalmente, cominciano a vedersi nel nostro Paese. Mi riferisco, ad esempio, all'aumento della produzione industriale in marzo, prima inversione di tendenza dopo un lungo periodo di dati negativi. C’è una timida ripresa anche sul mercato dell'auto, uno dei più colpiti dalla crisi, ed è di pochi giorni fa la notizia del rimbalzo del mercato dei mutui: i prestiti sono in crescita dall'inizio del 2014 del 18,5 per cento. C’è anche poi la soddisfazione per lo spread, che è sceso a livelli pre-crisi. Ricordo che le stime di risparmio sulla spesa per interessi sul debito, anche nel DEF, ammontano a circa 9 miliardi di euro: una cifra enorme, di cui beneficerà sicuramente il bilancio dello Stato.Pag. 58
Ma gennaio e febbraio sono mesi che hanno visto anche l'aumento delle entrate per l'IVA, che sapete che è legata ai consumi, ed, in generale, del gettito di tutte le imposizioni indirette, cioè quella legate ai consumi e all'economia, così come c’è stato anche un aumento del recupero di somme dall'evasione. Sono piccoli segnali congiunturali, che indicano però come, seppur debolmente, qualcosa anche nel nostro Paese si sta rimettendo in moto. E questa è la conferma che la scelta del Nuovo Centrodestra per la stabilità è stata una scelta giusta per il Paese, che altrimenti oggi si sarebbe ritrovato senza un Governo, in un conflitto politico permanente, in uno dei momenti più delicati della sua storia.
In questo momento, invece, grazie a noi, c’è un Governo, il cui compito è quello di assecondare ed incoraggiare questa ripresa.
Nel Documento di Economia e Finanza, infatti, su cui il Parlamento lavorerà a partire credo dalla prossima settimana, il Governo appunto mette alcune previsioni importanti: stima l'aumento del PIL per quest'anno allo 0,8 per cento (è una stima equilibrata rispetto all'1,1 del precedente Governo, in linea con i maggiori centri studi internazionali) e, nello stesso tempo, programma alcune misure di riduzione fiscale, di diminuzione della spesa e di semplificazione nella direzione del sostegno alla ripresa. Le conoscete: la più nota è quella della riduzione, in busta paga, per i lavoratori dipendenti, di 80 euro al mese.
Oggi, con il voto favorevole – voglio dirlo – del Nuovo Centrodestra, votiamo questo decreto, migliorato con il lavoro proficuo di maggioranza ed opposizione, perché, al di là dei toni che ci sono stati anche nel dibattito odierno ed anche nelle dichiarazioni di voto, l'opposizione ha avuto modo di esprimere quelle che erano le proprie posizioni, che in molti casi sono state anche inserite nelle norme all'interno dei lavori delle Commissioni riunite; decreto che risponde a quella che era l'urgenza di trovare una soluzione al problema di Roma capitale e che trova una soluzione nelle norme contenute all'articolo 16. Per la prima volta, queste impongono al comune di Roma una serie di passaggi: una ricognizione delle cause della formazione del disavanzo di bilancio di parte corrente negli anni precedenti (perché su questo bisogna far luce: insomma, non vale il gioco a rimpiattino delle varie parti politiche, perché comportamenti scorretti nella gestione dell'amministrazione romana e delle partecipate vengono da decenni e non si possono addebitare alle ultimissime amministrazioni, come qualcuno vorrebbe) e prevedono comunque un piano triennale per la riduzione del disavanzo e per il riequilibrio strutturale di bilancio. Un vero e proprio piano di rientro, simile a quello che hanno affrontato le regioni in dissesto. Un approccio diverso, virtuoso e premiale, che a fronte di erogazioni per sanare le partite debitorie, imposta un percorso di rientro dal deficit a scadenze precise, a cui il comune di Roma Capitale si dovrà sottoporre, sotto il rigido controllo del Ministero dell'economia.
Ed è, Presidente, lo stesso approccio che ispira alcune norme presenti nel decreto, introdotte anche da emendamenti in Commissione, che dispongono in merito ai comuni in dissesto. Non è possibile, infatti, che, a pagare il prezzo delle gestioni dissennate degli enti locali, siano i cittadini e le imprese residenti su quei territori; a questa logica sono ispirati alcuni interventi inseriti all'articolo 3 del decreto; siamo convinti, però, che si debba ancora lavorare per migliorare il complesso delle leggi che regolano questa fattispecie, senza nessun cedimento alla linea di rigore, ma aiutando ed accompagnando i comuni, che fanno parte del sistema Paese, nella predisposizione e nel rispetto dei piani di rientro. Voglio citare la norma inserita con un emendamento in Commissione, che permette il pagamento dei debiti alle imprese a quei comuni che, sì, vengono da uno stato di dissesto, ma stanno rispettando le tappe del piano di rientro. Credo che sia una norma sacrosanta, anche perché, viceversa, si andavano a penalizzare non gli Pag. 59amministratori che hanno causato i dissesti, ma le imprese che lavorano su quel territorio.
La stessa logica ispira l'articolo 4, che si occupa del mancato rispetto dei vincoli finanziari posti alla contrattazione integrativa, in particolare il delicato percorso attraverso il quale poter recuperare gradualmente le somme indebitamente attribuite.
Sono state anche introdotte, come si diceva poco fa, una serie di norme di dettaglio che vanno a sanare aspetti specifici. Accade sempre nell'iter di un provvedimento di questo tipo che ci si aggancino norme di dettaglio specifiche a sanare problemi comunque sempre provenienti dalle esigenze e dai bisogni del mondo degli enti locali e dai territori. Devo dire che il Nuovo Centrodestra in Commissione ha fatto anche da argine all'inserimento di altre norme, forse sanatorie troppo forti che, secondo noi, dovevano essere affrontate in maniera più organica e non con provvedimenti spot come qualche forza politica avrebbe voluto fare.
La parte conclusiva del mio intervento, però, la voglio dedicare ai primi due articoli del decreto-legge su cui molto e con tanta passione, secondo me mal riposta, si sono spesi gli amici della Lega Nord e di Forza Italia. Infatti, non vi è dubbio che le correzioni fatte rispetto alle norme della legge di stabilità riguardanti la Tari vanno comunque verso la proporzionalità del pagamento della stessa con la quantità di rifiuti conferiti da imprese e famiglie. C’è una proporzionalità tra il pagamento della tassa e quantità di rifiuti conferiti. Un concetto che è alla base anche della riduzione della produzione dei rifiuti. E questo obiettivo è stato condiviso da tutte le forze politiche. Non credo che siamo arrivati ad una soluzione finale che può essere soddisfacente, però penso che ci sarà bisogno di fare una riflessione ulteriore, insieme agli enti locali, per arrivare a dei criteri omogenei che possano dare certezze ai comuni e ai cittadini. Ma la direzione intrapresa, Presidente, credo che sia quella giusta e virtuosa.
Venendo poi alla Tasi, è assolutamente strumentale l'interpretazione secondo cui l'articolo 1 del presente decreto-legge generi un aumento della tassazione sulla prima casa. La norma, infatti, che è bene ribadire è frutto di un accordo con l'ANCI, con le rappresentanze dei comuni e del mondo degli enti locali, condiziona testualmente la possibilità dell'aumento dello 0,8 per mille relativamente alle abitazioni principali – e cito testualmente la norma – «a detrazioni di imposta o ad altre misure tali da generare effetti sul carico d'imposta Tasi equivalenti o inferiori a quelli determinatisi con riferimento all'IMU». Non c’è possibilità di interpretazione: i sindaci e le amministrazioni comunali non potranno fare diversamente. In aggiunta, viene incrementato il contributo ai comuni di 125 milioni di euro per le detrazioni Tasi, rispetto ai 500 milioni di euro già fissati nella legge di stabilità, in favore delle abitazioni principali. Inoltre, tra le varie esclusioni, si precisa definitivamente la non applicazione del tributo ai terreni agricoli. Un'altra nostra battaglia, del Nuovo Centrodestra. Rigettiamo totalmente, quindi, l'impostazione che vede questo decreto-legge come portatore di aumenti di imposizioni per cittadini ed imprese e di sanatorie per comuni per gestioni dissennate del passato degli enti locali. Sono una serie di norme, in realtà, concordate con gli enti locali che vanno a favorire dei cittadini e delle imprese e ristabiliscono un rapporto equilibrato e sano tra Stato centrale e mondo degli enti locali, in linea con lo spirito di una pubblica amministrazione più efficiente verso la semplificazione, la riduzione delle imposte e più vicina alle esigenze di famiglie e imprese. È per tutti questi motivi che annuncio il voto favorevole del Nuovo Centrodestra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, io vorrei cominciare col dire che questo decreto-legge ha avuto un buon percorso Pag. 60in Commissione e questo va riconosciuto, nonostante l'esito finale del voto di fiducia. Si sono, infatti, evitate improprie accelerazioni, non si è compresso il dibattito e si è permesso che la dialettica democratica tra le forze politiche ne confermasse l'impianto, ma allo stesso tempo ne migliorasse anche gli aspetti più discutibili. Si è applicato, insomma, un metodo che dovrebbe essere normale in democrazia, ma che, invece, non lo è, purtroppo, nella fase che stiamo attraversando, in cui la fretta, quasi l'ansia verrebbe da dire, diventano in realtà il primo obiettivo dell'azione legislativa, anche a prescindere dalle scelte che si compiono e dei loro effetti, che passano in secondo piano. La fretta porta poi spesso con sé la blindatura dei provvedimenti perché qualsiasi discussione, quando si permette che si apra, necessita che si dilatino gli spazi di approfondimento e di intervento. E questo non si può ovviamente permettere se si deve accreditare invece l'idea che qualcuno possa decidere per il bene di tutti.
Capita così che si possa approvare una legge elettorale fuori da qualsiasi dialettica democratica, e che, con lo stesso metodo, si voglia oggi approcciare la riforma della Costituzione. Si dirà che sono cose da nulla – forse, a qualcuno la legge elettorale o la Costituzione sembrano inezie – davanti all'importanza di un decreto sulla finanza locale; e, infatti, su questo si è fortunatamente scelta una strada differente, tanto differente da accettare che il Governo potesse essere di fatto messo in minoranza all'unanimità in Commissione sulla modifica della tassa dei rifiuti.
E, allora, noi cogliamo con piacere questa disponibilità a costruire dei buoni provvedimenti condivisi, tanto da votare a favore senza preclusioni, come accade tutte le volte che ci vengono consegnate leggi accettabili nel metodo e nel merito. Se, poi, voleste chiedervi come mai, nonostante questo atteggiamento di apertura, Sinistra Ecologia Libertà abbia votato quasi sempre contro nell'ultimo anno, potreste anche darvi una risposta sul tasso quasi nullo di efficacia dei provvedimenti che la maggioranza e tutti gli ultimi Governi hanno voluto portare qui dentro.
Noi voteremo a favore, perché questo decreto evita al nostro Paese il rischio di vedere andare in dissesto sul piano finanziario la Capitale, e questo non è interesse dei romani, ma di tutti gli italiani, anche di quelli che portano la camicia o la cravatta verde nei giorni di festa e che fingono di essere di un altro Paese, per non dire di un altro continente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
Roma, lo voglio dire con chiarezza, ha tutto il diritto di vedersi riconoscere compensazioni anche economiche, per il suo ruolo di capitale, e in questo senso questo decreto ha il significato anche della restituzione. Ha, inoltre, il diritto di essere governata dal sindaco che ha eletto, secondo linee e prospettive che appartengono agli impegni presi con le elezioni e bene, quindi, abbiamo fatto ad abbandonare immediatamente qualsiasi tentazione di blindare oltre misura gli indirizzi al piano di rientro, evitando in particolar modo di imporre insensate e fallimentari ipotesi di privatizzazione.
E siamo anche soddisfatti che sia stato accolto un nostro emendamento, insieme ad un altro analogo del Partito Democratico, che porta a 120 giorni il tempo disponibile per l'analisi della situazione data e per la predisposizione del piano di rientro, garantendo in questo modo semplicemente lo spazio necessario ad un lavoro che sia fino in fondo attendibile, che siamo certi l'attuale amministrazione della città saprà consegnare.
Ma detto questo, io credo che noi, a Roma, dobbiamo soprattutto una cosa, come la dobbiamo a tutti i comuni italiani, grandi o piccoli che siano, e questa cosa è la verità. La verità è ammettere che, se, oggi, la stagione di chiusura dei bilanci è drammatica per ogni consiglio comunale in questo Paese, la responsabilità non è dei nostri enti locali, ma anche e soprattutto delle politiche finanziarie a cui sono stati sistematicamente costretti da anni, attraverso la stretta mortale del Patto di stabilità interno e Pag. 61del taglio dei trasferimenti e delle risorse disponibili (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
Si potrà anche ammettere, infatti, che anche a quel livello, al livello dei comuni, si annidino sprechi grandi e piccoli, che ci siano spazi per razionalizzazioni, che talvolta si sia persino ecceduto in spesa corrente e anche per investimenti. Ma questo non ci può evitare di ammettere che, se in questi anni noi non abbiamo assistito a un fenomeno di default di massa dei comuni, è solo perché si è proceduto a politiche obbligate di dismissione di patrimonio immobiliare e non solo immobiliare, a privatizzazioni anche di beni comuni, a passi indietro sul piano del welfare municipale, ad aumenti dell'imposizione fiscale, a politiche urbanistiche spesso dettate dalla fame di oneri di urbanizzazione, anziché ad una sana e seria programmazione.
Si è perseguita, insomma, scientificamente, soprattutto da parte della destra al Governo, una pratica scientifica di generalizzazione delle colpe, che ha cercato di scaricare il peso delle proprie responsabilità di malgoverno sugli enti locali, generalizzando così la paternità dei sacrifici e dell'austerità.
Ora si insiste, sperando probabilmente che si arrivi a completare il disegno di svendita degli asset municipali pubblici, a partire da quelli che interessano i beni comuni, acqua ed energia, alimentando in questo modo l'espansione della rendita privata e disperdendo l'eredità che in alcuni territori i nostri nonni vollero lasciarci, costruendo garanzie democratiche esigibili di accesso ai beni e alle prestazioni fondamentali. Perché questo è il welfare municipale e questo sono le municipalizzate in Italia.
Quindi, noi oggi mettiamo in campo interventi che saranno utili a tamponare alcune emergenze e, forse, a risolverne altre, ma non saremo mai risolutivi, se non arriveremo a mettere in discussione, al punto da sfidarla apertamente, quella religione dell'austerità che sta distruggendo l'Italia e l'Europa. Questo i nostri amministratori locali lo sanno bene, indipendentemente dal colore politico, e io mi stupisco che il tema della restituzione ai comuni di un ruolo vero, che è anche ruolo di servizi e di investimenti, non sia fino in fondo al centro delle attenzioni di un Governo che è guidato da ex sindaci.
Di questo decreto-legge apprezziamo anche l'aver voluto fare chiarezza sulla tassa sui rifiuti, dopo che la legge di stabilità era riuscita nell'incredibile risultato di normarla due volte a distanza di venti righe, e soprattutto di risolvere la questione nella direzione giusta, al netto di un'impostazione che noi non condividiamo. Abbiamo infatti rischiato, se non fosse intervenuto il Parlamento, di veder sgravare del tutto o quasi dalla tassa le imprese, a partire da quelle medio grandi, per scaricarne integralmente il costo sulle famiglie, che avrebbero visto sostanzialmente raddoppiare l'attuale esborso che peraltro non è lieve. Questo, infatti, sarebbe stato l'esito dell'esclusione integrale per forza di legge dal pagamento di tutti i rifiuti speciali assimilati autonomamente destinati a smaltimento. Ora, più saggiamente, si parla di una scontistica sulla parte variabile proporzionata a quella parte di rifiuti avviati a riciclaggio – lo ripeto, a riciclaggio, attenzione – da determinarsi con regolamento comunale, lo stesso regolamento che interverrà anche sui coefficienti che un altro emendamento, anche nostro, ha ripristinato. È una cosa importante perché, in questo modo, si sono impediti aggravi anche del 1000 per cento su alcune categorie di imprese, come i bar, a fronte di forti sgravi che ci sarebbero invece stati per altre, casualmente le banche.
I nostri comuni si troveranno così a gestire una tassa che continua a essere costruita su parametri impropri, come i metri quadri, e continua a non essere incentrata su riciclaggio e riuso di materiale, non incentiva ancora la riduzione dei rifiuti prodotti, quello che noi penseremmo dovrebbe fare una tassa sui rifiuti, ma che almeno torna ad avere le condizioni minime di ragionevolezza e di equità. Requisiti di ragionevolezza e di equità che non appartengono, invece, minimamente Pag. 62all'altro corno della IUC, ovvero la Tasi, ovvero l'eterno ritorno dell'identica tassazione della prima casa, sotto mentite e peggiorate spoglie. La Tasi, lo abbiamo già detto, è la peggior tassa sulla proprietà immobiliare mai concepita in questo Paese, a partire dal fatto che si ha persino l'ipocrisia di spacciarla per tassa sui servizi indivisibili. Essa comporta un aggravio di costo, anche relativamente oneroso, per chiunque pagasse meno di 500 euro, e un risparmio, anche molto sostanzioso, per chi fosse sopra quella soglia, con un effetto di vantaggio crescente al crescere della base imponibile. È inversamente proporzionale all'equità fiscale che la Costituzione impone. Tutto questo facendo il calcolo sulla base del caso più frequente, cioè un'aliquota Tasi al 2,5 per mille contro una vecchia IMU al 5 per mille.
In altre parole, per non avere il coraggio di ammettere di aver ripristinato l'IMU sulla prima casa, chi ha votato l'introduzione della Tasi si è assunto la responsabilità di far pagare di più i deboli e meno i ricchi. Ma non è finita. Noi abbiamo chiesto dall'inizio, e siamo tornati a chiederlo in questi giorni con un emendamento, che si mettesse, almeno, fine alla più grande delle ingiustizie, quella di una tassa sul patrimonio, come l'ha definita la Corte dei conti, che colpisce chi quel patrimonio non possiede, ovvero gli inquilini. Si è detto di no, con la motivazione incredibile che se lo si fosse fatto, si sarebbe dovuto ammettere che la Tasi era uguale all'IMU, con questo scontentando una parte della maggioranza. Come a dire che per consentire alla politica di vivere nel mondo delle favole, nel mondo reale si alzano le tasse sui più deboli. Congratulazioni per questo.
D'altronde in questo decreto non si sarebbe nemmeno parlato di ciò, se non per il nostro tenace tentativo, che non finirà qui, di obbligarvi a parlarne. In questo decreto-legge di Tasi si parla solo per consentire ai comuni di alzare le aliquote di uno 0,8 per mille aggiuntivo, in deroga a quelli che erano i limiti inizialmente stabiliti, per finanziare quelle detrazioni altrimenti inesistenti, che dovrebbero consentire a chi ha case modeste di continuare a non pagare tasse sull'immobile.
Questa è, quindi, un'operazione che ci convince, se i comuni sapranno utilizzarla con saggezza ed equità, perché consente di scaricare maggiormente il peso sulle spalle più solide, sgravando chi magari possiede una casa solo per aver riscattato un alloggio popolare di 50 metri quadri. Certo è che non possiamo dimenticare che, a parità di gettito, si sarebbe potuto semplicemente lasciare pagare l'IMU a quel 30 per cento di popolazione più benestante, sgravando tutti gli altri. Ma, nonostante tutto, abbiamo promesso di stare oggi nel merito delle questioni, e il merito di questo decreto-legge è di mettere qualche cerotto, anche dove si è già operato con un salasso. Difficile dire di no, anche se non è esaltante (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, le disposizioni contenute nel decreto-legge in esame intervengono su materie già affrontate dal Governo nell'ambito dei precedenti decreti-legge, il n. 126 e il n. 151 del 2013, meglio conosciuti come «salva Roma 1» e «salva Roma 2» e che, come ricorderete, furono entrambi dichiarati decaduti per decorrenza dei termini di conversione, anche a seguito del semaforo rosso imposto dal Presidente della Repubblica che non mancò di dichiarare la sua contrarietà per l'introduzione di numerosi emendamenti estranei al contenuto originario del provvedimento che riguardava il riequilibrio del bilancio dissestato del comune di Roma.
Anche il decreto-legge «salva Roma ter», che è in discussione qui in Aula, è un provvedimento pasticciato, in quanto presenta evidenti contenuti non omogenei desumibili fin dal titolo, che accosta la materia della finanza locale a quella della Pag. 63funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche, per fare un esempio. Siamo pertanto di fronte, ancora una volta, all'esame di un decreto-legge che, come rilevato dalla questione pregiudiziale presentata dal gruppo Forza Italia, non ha alcuna caratteristica né di necessità né d'urgenza e che, tra l'altro, non rispetta le diverse sentenze della Corte costituzionale, che ha avuto modo di esprimersi chiaramente sull'illegittimità costituzionale della reiterazione dei decreti-legge non convertiti. Forza Italia denuncia per l'ennesima volta l'utilizzo smodato, anche da parte del Governo Renzi, della decretazione d'urgenza in formato omnibus a cui raramente le Camere hanno assistito con la riproposizione di norme all'interno di decreti-legge dopo un breve lasso di tempo.
Nello specifico, si passa dalle disposizioni in materia di fiscalità locale alla definizione dei rapporti finanziari tra Roma Capitale e gestione commissariale; dal trasporto ferroviario nelle regioni a statuto speciale ai servizi di pulizia e di ausiliarato nelle scuole e così via. È sufficiente leggere il comma 2 dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, che fa salvi gli effetti di tutti gli atti, i provvedimenti, gli effetti ed i rapporti giuridici sorti in base alle norme dei decreti-legge precedenti, quello del 31 ottobre 2013, n. 126 e 30 dicembre 2013, n. 151, per comprendere lo stato confusionale del Governo e della maggioranza che lo sostiene.
Questo decreto nel complesso si è rivelato tanto inutile per il Paese, in considerazione del fatto che non risolve strutturalmente i patologici problemi della finanza locale di numerosi enti dissestati, quanto deludente, se si valutano nell'insieme, le norme tampone e di mero rinvio, che altro non fanno che posticipare il problema anziché porre rimedio in via definitiva. Impostato principalmente per salvare Roma, nel corso dell'esame il provvedimento è diventato un decreto che estende un'ancora di salvezza anche per Milano e Torino, e si è tentato anche di favorire la città del Premier Renzi, Firenze, per la quale vi è stato un tentativo, poi bloccato, di una sanatoria sui vecchi contratti integrativi del personale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). E questo scandalo nello scandalo è stato evitato grazie a Forza Italia e ai gruppi di opposizione, che si sono tenacemente opposti in Commissione.
Siamo di fronte ad un provvedimento che tenta di introdurre dei correttivi alla legge di stabilità per il 2014, come ad esempio per quello che riguarda le disposizioni sulla Tasi e sulla Tari. L'urgenza di queste norme non è nella loro natura e nel loro contenuto, ma esclusivamente nella necessità di correggere in corsa errori che Forza Italia aveva già evidenziato al momento dell'approvazione della legge di stabilità, rimanendo inascoltati i nostri suggerimenti e le nostre denunce.
Quanto alle disposizioni che riguardano la Tasi, il nuovo tributo sui servizi indivisibili, che rappresenta di fatto nient'altro che un espediente nominalistico per reintrodurre l'IMU sulla prima casa, secondo quanto previsto dalla legge di stabilità, doveva avere come tetto massimo per l'abitazione principale lo 0,25 per cento calcolato sulla medesima base imponibile dell'IMU, mentre per le altre tipologie immobiliari, per le quali la vecchia IMU rimane viva e vegeta anche di nome, era previsto che la somma tra IMU e Tasi non potesse superare l'1,06 per cento. La regola scritta nel decreto-legge «salva Roma ter» consente invece ai comuni di applicare, senza nessun controllo e senza nessun limite, un'aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille sull'abitazione principale o sugli altri immobili, con lo scopo di finanziare le detrazioni sulla prima casa, non imponendo tuttavia – grave responsabilità del Governo della sinistra – il vincolo dell'utilizzo dell'extragettito per le detrazioni, che doveva essere così utilizzato. Si tratta, a nostro avviso, di un grande imbroglio, che dà mano libera ai comuni perfino sullo 0,8 per mille, che doveva essere interamente destinato, invece, alle detrazioni, così come stabilito dalla legge di stabilità. Un'ennesima «tosatura» per i contribuenti italiani, come giustamente affermato dal presidente della Commissione finanze, Capezzone, Pag. 64che si era fatto promotore di una proposta emendativa finalizzata ad imporre a tutti i comuni che applicavano la maggiorazione Tasi l'obbligo di allegare al bilancio consuntivo uno specifico prospetto, stabilito dal Ministro dell'economia e delle finanze, nel quale indicare, a difesa dei cittadini e delle tasche dei cittadini, analiticamente le maggiori entrate riscosse dall'ente locale a fronte dell'incremento dell'aliquota, nonché le modalità attraverso cui tali risorse sarebbero state destinate alle detrazioni; proposta che, purtroppo, non è stata approvata.
Un ennesimo inganno nell'ambito del ginepraio di nuove norme sulla fiscalità locale, introdotte dal Governo precedente e che proseguono attraverso un'impostazione legislativa così tortuosa e complicata anche da parte del Governo Renzi, che altro non determinerà se non un aumento ulteriore della pressione fiscale per il pagamento dei tributi locali. Pertanto ritengo sia opportuno che i contribuenti sappiano come a giugno la Tasi sarà più salata del previsto, in considerazione del fatto che la norma formulata dal precedente Governo e riproposta dall'attuale non prevede per la Tasi detrazioni fisse come quelle dell'IMU, che toglieva 200 euro a tutte le prime abitazioni e 50 euro per ogni figlio a carico con meno di 26 anni, ma lascia mano libera ai comuni, i quali tuttavia con la semplice maggiorazione non riescono a finanziare detrazioni tali da rispettare il dettato della legge. In pratica, una rapina di 3 miliardi di euro nei confronti dei poveri cittadini, inferta da parte del Governo e della sinistra !
Anche per le imprese non si annuncia nulla di buono in tema di tassazione locale. La legge di stabilità per il 2014, nella più totale confusione delle nuove norme introdotte sulla fiscalità locale, in tema di rifiuti forniva risposte contraddittorie, prevedendo la contemporaneità dell'esenzione e della possibilità di sconti da parte dei comuni. Questo decreto-legge aggiunge altra confusione ed altre penalizzazioni contro le imprese.
Peraltro la Corte dei conti, come è stato già ricordato ed evidenziato da chi mi ha preceduto in quest'Aula, in audizione in Commissione sulla Tasi ha espressamente dichiarato che si tratta di un'imposta di natura patrimoniale dettata dall'emergenza, che da quest'anno colpirà le abitazioni principali degli italiani, in alcuni casi persino in misura maggiore della vecchia IMU.
Per salvare Roma Capitale ed evitare un default più che certo, la terza versione del provvedimento prevede che il piano triennale per la riduzione del disavanzo e per il riequilibrio strutturale previsto dall'articolo 16 debba essere predisposto entro 120 giorni. Ma gli interventi di salvacondotto che hanno portato a battezzare il provvedimento, appunto, come «salva Roma ter» non si esauriscono qui. Nell'ampia categoria dei salvataggi, dominati naturalmente dalle regole per Roma, si prevede infatti una serie di norme all'apparenza agevolative per la Capitale, che intervengono in un campo minato, quale quello dello stock del debito accumulato nel corso degli anni dalle società municipalizzate, vera croce e delizia per Roma Capitale, che sono la fonte principale del dissesto finanziario del comune, ma che a lungo andare non risolveranno neanche questa volta il nodo strutturale derivante dal disavanzo di bilancio.
Forza Italia denuncia tutto ciò: determinerà sicuramente un inasprimento fiscale per i cittadini romani previsto da questo decreto-legge, da questa falsa sanatoria. Pertanto, signor Presidente, colleghi, mi avvio alla conclusione dell'intervento, preannunciando il voto contrario di Forza Italia, affidando un'ulteriore riflessione al rappresentante del Governo: nonostante questo decreto-legge rappresenti un'eredità del precedente Governo, non si può certamente non sostenere come esso costituisca, sia nella forma che soprattutto nella sostanza, un impianto normativo che segue una direzione nettamente sbagliata. Così come anche sul Documento economico predisposto, purtroppo siamo costretti dalle prime avvisaglie a confermare questa linea sbagliata da parte del Governo.

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PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROCCO PALESE. Al Governo Renzi spetta tracciare una strada che non sia quella di amministrazioni parallele a cui addossare debiti miliardari per alcune grandi città come Roma, mentre si negano uguali attenzioni a situazioni altrettanto gravi di altri enti locali. Noi diciamo basta all'aumento delle tasse locali ! Forza Italia dice basta alle patrimoniale mascherate, come ICU, Tasi, Tari: il Governo, se veramente vuole fare interamente l'interesse dei cittadini, agisca tagliando sprechi e sperperi della spesa pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Francesco Cariello. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, gentili colleghi, siamo alla terza puntata di un decreto-legge che nasce per risolvere la grave situazione di bilancio del comune di Roma, da cui appunto il nomignolo: «salva Roma».
A dicembre la prima versione del decreto fu ritirata grazie anche alla nostra forte opposizione e con il monito del Presidente della Repubblica per le numerose norme estranee alla materia principale. A febbraio ne è nata una seconda versione, che viene lasciata decadere dal Governo Renzi perché non convince appunto il nascente Governo. Ed eccoci qua alla terza versione, in cui viene prospettato il cambiamento. Un cambiamento che è un nulla di fatto, si passa dal «salva Roma» al «salva tutti» ! Le disposizioni di questo decreto infatti reiterano il precedente e confermano ancora l'eterogeneità. Si parte dalla tassazione locale nei primi articoli per poi passare al trasporto ferroviario nelle regioni a statuto speciale, al superamento delle conseguenze del sisma in Abruzzo, alla gestione commissariale di Roma, per finire poi alla prosecuzione dei servizi in ambito scolastico. Ma questo è anche il primo decreto del nuovo Governo, dove il Premier si gioca la credibilità.
Il Presidente del Consiglio, da un lato va in TV a promettere un abbassamento delle tasse, ma poi la prima cosa che fa è emanare un decreto che le aumenta. Infatti, dopo soli tre mesi dalla legge di stabilità che aveva istituito le nuove sigle Tasi e Tari, in questo decreto viene già rivisto l'impianto della Tasi. L'articolo 1 di fatto prevede un aumento della Tasi a discrezione dei Comuni, appunto. Proprio di fronte a ciò, siamo al solito giochetto: il Governo con una mano dice di dare e, intanto, con l'altra arraffa dalle tasche degli italiani per tramite degli enti locali.
Il Premier Renzi ha promesso un beneficio IRPEF di 80 euro mensili in busta paga ad appena 10 milioni di lavoratori dipendenti, che valuteremo quando sarà depositato in Parlamento perché al momento non si conoscono i dettagli. Intanto però, con questo decreto introduce un'aliquota supplementare della Tasi su prima e seconda casa. L'aumento delle aliquote è pari allo 0,8 per mille e riguarderà oltre l'80 per cento degli italiani che sono proprietari di un immobile. I pensionati vedranno aumentare le tasse sulla prima casa con questa Tasi, laddove con l'Imu erano protetti dalle detrazioni. Per loro non c’è alcun beneficio Irpef da un Premier che a parole dice di voler tagliare le pensioni d'oro mentre poi il suo partito, in Parlamento, vota in modo contrario.
In attesa di vedere come il Governo tradurrà in realtà le sue promesse elettorali, i cittadini si preparino ad una mazzata da circa 1,5 miliardi sul bene più prezioso che hanno, ovvero la casa, una mazzata che noi del MoVimento 5 Stelle avevamo proposto di cancellare tassando i signori del gioco d'azzardo che continuano ad essere protetti da Renzi come in precedenza dal Governo Letta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
La notizia la diamo a tutti gli italiani che ci seguono: anche questo Governo non può fare a meno di aumentare le tasse. Peraltro è reo confesso: infatti il dato è confermato nel Documento di economia e finanza in cui è chiaramente scritto che la pressione fiscale aumenterà quest'anno al 44 per cento nel 2015, Pag. 66mentre tornerà ai livelli attuali nel 2016 e nel 2017. Insomma, è la montagna della propaganda che non riesce nemmeno a partorire un topolino di fatti concreti. Il Governo, oltre a perdere la propria credibilità, tende anche a screditare il sistema che governa la contabilità del nostro Paese. Con l'articolo 3, appunto, si tocca l'apice togliendo la responsabilità ai cattivi amministratori andando contro il principio «chi dissesta paga» ma muovendosi proprio in direzione diametralmente opposta. In particolare l'articolo 3 rende nulle le procedure di controllo della Corte dei conti, mentre l'articolo 11 agisce sulla relazione di fine mandato dei sindaci.
La tendenza è quella di derogare o rendere nulle le norme vigenti in materia di controlli contabili con l'adozione di specifiche disposizioni ad hoc per favorire determinati enti locali. La Corte dei conti ha perfettamente chiarito in audizione che l'articolo 3 è stato pensato per il comune di Napoli. Come può essere credibile un sistema di contabilità che permette tutto ciò incoraggiando le irresponsabilità ? Dal punto di vista legislativo si riconosce il dissesto, ma si bloccano poi di fatto i poteri della Corte dei conti tali da rendere inapplicabili le sue stesse disposizioni. Cos'ha questo Governo contro la Corte dei conti ? Forse non piace, forse appare come un intralcio al controllo democratico sulle malefatte della politica clientelare ? Forse dà fastidio un organismo di rilievo costituzionale fondamentale ? Questo atteggiamento si riflette anche sul nascente Ufficio parlamentare di bilancio, il cosiddetto Fiscal council ovvero la longa manus dell’austerity europea sul Parlamento. Noi crediamo infatti che questo Governo in perfetta continuità con i precedenti Governi stia lavorando per esautorare la Corte dei conti e preferisce affidare il controllo sui provvedimenti finanziari, ad un organismo figlio del fiscal compact che ci toglie sovranità e che forse nascerà nel nome dell'ennesimo accordo incestuoso tra le parti.
Noi ancora confidiamo, e vigileremo, nell'indipendenza e autorevolezza che i nominati per l'ufficio parlamentare di bilancio dovrebbero garantire.
Voglio ricordare anche le ultimissime modifiche effettuate su questo decreto-legge, all'articolo 4, con le quali non si sono tuttavia risolte le criticità riscontrate, relative alla disapplicazione della clausola di nullità nei confronti dei Fondi costituiti dai comuni per il recupero delle somme che i comuni e le regioni hanno destinato alla contrattazione integrativa con i propri dipendenti. Una vera e propria sanatoria !
La ratio dell'intervento interpretativo è chiara: sanare situazioni di violazione dei vincoli di bilancio e sottrarre dall'accertamento contabile e giurisdizionale della Corte dei conti quegli enti che non hanno rispettato le norme in materia di spese ed assunzione di personale, dirigente e non dirigente. In pratica, per farlo comprendere ai cittadini, si recuperano le somme erogate nel mancato rispetto dei vincoli finanziari, ma si sana la responsabilità degli amministratori locali che ne hanno determinato gli effetti. Inoltre, la disposizione in esame, come dichiarato dalla Corte dei conti, rischia di provocare l'arresto e l'improcedibilità dei processi pendenti e delle indagini in corso in materia di danno erariale per la fattispecie in questione.
Vigileremo sugli effetti anche dell'articolo 5, che apre alla possibilità degli investimenti per i comuni, ricordando però il rispetto dell'articolo 119 della Costituzione che dà agli enti la possibilità di assumere nuovi debiti, ma solo nelle forme e modalità previste e, cosa molto importante, solo per la finalità degli investimenti e non per risanare debiti precedentemente contratti, cosa che è avvenuta troppo spesso in passato e che ha rilevato anche la Corte dei conti nell'analizzare questa norma.
Interessante e controversa è anche la norma riguardante disposizioni in materia di contributi ordinari per gli enti locali, l'articolo 9. Riduzioni del contributo, pensate, in relazione ai risparmi di spesa precisi, quali le riduzioni del numero di Pag. 67consiglieri comunali e provinciali che poi senza entrare nello specifico, tale norma, oltre ad essere iniqua verso alcuni comuni, cioè quelli che non sono andati alle elezioni, è applicata anche a coloro che non hanno ancora fatto elezioni per ridurre il numero dei parlamentari.
Ebbene, la cosa interessante è che nel disegno di legge sulla «finta» abolizione delle province la legge addirittura aumenta il numero di consiglieri comunali e degli assessori ed il tutto a costo zero, a detta del Governo. Quindi lavoreranno in più 31.000 persone, mentre nell'articolo 9 di questo decreto si riducono i trasferimenti ai comuni facendo leva sulla riduzione del numero di consiglieri. Un vero e proprio pasticcio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
L'intero decreto-legge si muove sempre sulla stessa falsa riga vista per gli altri articoli, ad esempio l'articolo 11 che rivede semplificando la disciplina che impone l'obbligo per province e comuni di redigere la relazione di fine mandato, bypassando il tavolo tecnico interistituzionale che avrebbe invece il compito del secondo controllo, quello più tecnico su aspetti prettamente di bilancio e amministrativi in generale.
Nel decreto-legge è prevista anche l'ennesima proroga dei contratti stipulati dalle istituzioni scolastiche statali per l'acquisto di servizi di pulizia: si stanziano altri 20 milioni rispetto a quelli già previsti attraverso l'ennesimo saccheggio del fondo scolastico del miglioramento dell'offerta formativa. Abbiamo ribadito più volte che costa di più appaltare il servizio alle cooperative che assumere il personale inserito in graduatoria; avete speso più di 74 milioni di euro nell'anno 2010, 27 milioni nel 2012, 61 milioni nel 2013: questi sono i veri sprechi di soldi pubblici ! Peccato però che voi continuiate a prorogare l'esternalizzazione dei servizi di pulizia, concedendo appalti al ribasso alle solite cooperative.
In pratica, ogni articolo sembra studiato ad hoc per alcuni comuni o situazioni particolari, allentando il monitoraggio che tra l'altro è opposto al resto di quello che ci suggerisce l'Europa, e perdere di vista quello che dovrebbe davvero essere l'obiettivo centrale del decreto, ovvero porre dei rimedi dove in passato si è sbagliato, per poter far ripartire in qualche modo l'Italia e di conseguenza tutti gli italiani verso una lenta ma progressiva ripresa.
Ed invece il Governo Renzi, ennesimo Governo non votato dal giudizio popolare, che tante soluzioni e rimedi alternativi aveva auspicato al suo ingresso, non ha fatto che ribadire i soliti giochetti proposti già in passato: sanatorie. Anzi oserei dire in maniera ancora peggiore facendo buon viso a cattivo gioco, mostrandosi un grande oratore dai contenuti politici poveri. Concludo dicendo che questo decreto è il tipico esempio di malgoverno italiano.
È approssimativo, mal pianificato, non fa altro che mettere in risalto lo scarso senso di responsabilità che caratterizza la politica e l'incapacità della stessa di amministrare nel pieno rispetto delle regole.
Pertanto, annuncio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mauro Guerra. Ne ha facoltà.

MAURO GUERRA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, i cittadini sanno che abbiamo avviato un complesso, ma urgente cammino di riforme. Una delle condizioni perché sia possibile che questo cammino prosegua è che ad ogni passaggio da parte nostra si mettano in campo responsabilità, trasparenza, obiettivi chiari e tempi definiti, coraggio di cambiare. Condizione generale è anche che questo Parlamento sia sempre meno il luogo di una recita teatrale a fini di propaganda e sempre di più luogo del confronto, anche aspro, sulle risposte che siamo chiamati a dare ai problemi e sulle strade da percorrere nell'interesse del Paese e, in particolare, delle sue fasce più deboli ed esposte.
Se accettassimo tutti questa condizione riconosceremmo insieme l'utilità e il valore Pag. 68di un lavoro delle Commissioni che, con il contributo di tutti, ci consegna oggi un decreto migliore rispetto alla sua versione iniziale, con una discussione – non è vero che è stata tranciata – di ben 400 emendamenti, presentati da tutte le forze e i gruppi politici nel corso dell'esame in Commissione. Se accettassimo tutti di partecipare ad un confronto sereno e aperto, se accettassimo tutti questa condizione allora, ad esempio, potremmo dire anche una banale verità e, cioè, che da questo decreto non vengono per Roma aggravi di oneri sulla finanza dello Stato, non ci sono nuove risorse finanziarie per Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, ad esempio, potremmo anche dire che questo decreto non è il nuovo regalo alla mitica «Roma ladrona», così cara ad una stanca retorica leghista che cerca in questo modo di coprire il fallimento delle sue risposte ai bisogni e alle aspettative del Nord di un Paese che la Lega ha lungamente e senza frutti governato in questi anni.
Così come sul fronte opposto delle critiche, che oggi abbiamo sentito, se rinunciassimo alla propaganda potremmo dire che questo decreto non ha nulla a che vedere neppure con il via libera al «massacro sociale» dei servizi pubblici per i cittadini di Roma o con i preannunci di batosta fiscale, denunciati qui dai colleghi del MoVimento 5 Stelle e dal collega Palese, di Forza Italia. No, fuori dal teatrino della propaganda questo decreto è una cosa seria e responsabile. È l'individuazione di un percorso che conduca insieme alla massima trasparenza possibile, attraverso la presentazione di un rapporto specifico sulle cause e sulle ragioni del disavanzo del bilancio creatosi negli anni al comune di Roma, e sull'entità e la natura della massa debitoria e, insieme, la redazione di un coraggioso e rigoroso piano triennale per la riduzione del disavanzo e per il riequilibrio strutturale di bilancio, con l'adozione di specifiche azioni amministrative da parte del comune di Roma e anche per le società partecipate.
Se si esce, insomma, dalla propaganda strumentale stupisce l'indignazione di quella Lega Nord che è la stessa che, al Governo con Berlusconi, non aveva certo costruito barricate, nel 2008 e nel 2010, sulla previsione della concessione al comune di Roma, allora guidato dal sindaco Alemanno, di 500 milioni di euro annui di contributo, che poi il Governo Monti ridusse a 350 milioni. Così come risulta curiosa l'opposta indignazione e opposizione del MoVimento 5 Stelle, sedicente unico cultore e vestale della sobrietà della finanza pubblica rispetto alla previsione di un rigoroso piano triennale per la riduzione del disavanzo e del riequilibrio strutturale del bilancio del comune di Roma.
Vedete, noi pensiamo ai comuni come a istituzioni che amministrano e curano gli interessi e la vita di comunità e a cui bisogna rapportarsi lealmente, pensando non ai propri interessi politici del momento, ma ai destini di quelle comunità, ai bisogni degli interessi delle donne e degli uomini che le abitano, e non in relazione all'appartenenza politica, più o meno amica, di chi temporaneamente le amministra. Si chiama, questo, senso delle istituzioni e dello Stato e consente di distinguere la lotta politica, anche aspra, dalla trasformazione delle stesse istituzioni, che sono un bene di tutti, in strumenti e luoghi di una permanente guerra per bande.
Ma in questo decreto non c’è solo Roma. Apprezziamo le misure contenute nel provvedimento e, tra le altre, quelle che individuano percorsi capaci di unire rigore e sostenibilità per accompagnare il difficile lavoro di risanamento e di riconquista di un equilibrio di bilancio di decine di comuni che si trovano in precarie condizioni finanziarie.
Un decreto che garantisce che vengano effettivamente spesi 150 milioni di euro stanziati per progetti di messa in sicurezza di edifici scolastici e, contemporaneamente, garantisce continuità e mette in sicurezza i servizi di pulizia e ausiliari nelle scuole, perché, mentre, finalmente, dalla legge di stabilità in poi, con le misure del Governo Renzi, mettiamo nuovamente, Pag. 69dopo troppi anni, risorse straordinarie per l'edilizia scolastica e la riqualificazione delle scuole dei nostri figli, non possiamo non garantirne la pulizia. Un decreto che esclude dai tagli il comune de L'Aquila e quelli del cratere del terremoto e che destina 50 milioni di euro al finanziamento del Fondo per le emergenze nazionali. E poi gli interventi sui tributi locali: non si tratta ancora di una risistemazione organica della finanza locale, alla quale è comunque indispensabile arrivare rapidamente, per dare certezza ad amministratori e cittadini, per semplificare e alleggerire il sistema dei tributi comunali, fondandolo su principi di autonomia impositiva e di responsabilità.
È ancora un intervento di emergenza, ma va nella direzione giusta. Con questo decreto si prevedono per i comuni risorse sufficienti, a condizione che siano utilizzate, prima di tutto, per definire detrazioni sulla TASI per le abitazioni principali e per quelle date in uso ai familiari, che consentano a chi, in virtù delle detrazioni, non pagava l'IMU, di non pagare neppure la TASI. Un sistema di aliquote e di detrazioni che consenta ai comuni di annullare completamente o di sgravare notevolmente il carico sui possessori di prime case non di lusso.
I cittadini, fuori dalla propaganda di chi qui ha strillato contro l'incremento delle tasse, pagheranno per la TASI meno di quanto pagavano per l'IMU (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E ancora, nel decreto vi sono misure che prevedono la possibilità di prevedere riduzioni della TARI per le imprese sui rifiuti da esse avviati al riciclaggio e l'esenzione dei terreni agricoli dalla TASI. E ancora, misure che possono liberare, per investimenti, risorse disponibili dei comuni; misure utili, misure di giustizia sociale, misure di buonsenso.
Nei prossimi giorni saremo impegnati nell'esame del Documento di economia e finanza presentato dal Governo, al quale oggi quest'Aula ha confermato la fiducia. Insieme lavoreremo sulle misure per il lavoro e l'occupazione, prima di tutto per i giovani, su misure per garantire il ristoro con gli 80 euro mensili delle buste paga dei lavoratori con redditi sino a 25 mila euro. E lasciatemi dire che è intollerabile la sufficienza con la quale chi gode di indennità come quelle parlamentari irride all'entità di questa cifra per la sua incidenza sui bilanci delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E lasciatemi anche dire che è insopportabile il «benaltrismo» di chi ci ricorda che questa misura è comunque rivolta ad appena – ho sentito poco fa – 10 milioni di lavoratori dipendenti. A chi ci ricorda che anche i pensionati e i disoccupati hanno bisogno di misure di sostegno al reddito; lo sappiamo, lo abbiamo ben presente, ma cominciamo, cominciamo da qui, e cambiamo il verso delle politiche economiche dei redditi di questo Paese.
E poi, misure per ridurre l'IRAP delle imprese e, in generale, il cuneo fiscale. Lavoreremo su interventi di riduzione della spesa, con tagli mirati, ma importanti, anche simbolicamente, come quelli sui costi, ma anche per la funzionalità del sistema politico istituzionale, dal superamento delle province sino a quello del bicameralismo perfetto, con la riforma del Senato, o come il tetto alle retribuzioni dei manager pubblici. Lavoreremo a misure di rilancio dei consumi e degli investimenti privati e pubblici, alla revisione del Patto di stabilità interno, che voi della Lega e del PdL avete esteso anche ai piccoli comuni, e oggi ci venite a tenere lezioni sulla necessità di superarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi rivedremo il Patto di stabilità !
Lavoreremo per garantire l'impiego di 117 miliardi di risorse che ci spettano nel quadro della programmazione europea 2014-2020 dei fondi per la competitività e la coesione territoriale. Oggi, con l'approvazione di questo decreto e con il voto favorevole che il gruppo del Partito Democratico darà, facciamo un altro passo avanti verso politiche insieme di responsabilità e di rigore, funzionali a riforme strutturali, e interventi mirati e immediati capaci di sostenere la ripresa, i consumi, Pag. 70la crescita economica e l'occupazione, a partire da quella giovanile; interventi capaci di ridare fiato e speranza a tanti che vivono male il presente e faticano a vedere un futuro per sé e la propria famiglia.
È una stagione difficile, ma che affrontiamo con la consapevolezza che solo il coraggio dell'ambizione di cambiare nel profondo questo Paese, il modo di essere e di funzionare del sistema politico-istituzionale, della pubblica amministrazione, del sistema economico sociale dentro il ridisegno di una nuova Unione europea, di nuove e diverse politiche europee, solo questo coraggio può portare l'Italia e i nostri cittadini fuori dal tunnel drammatico che stiamo attraversando in questi anni. Ne usciremo insieme, costruendo un'Italia migliore, più forte e più giusta, guardando in faccia i cittadini per ricostruire fiducia e speranza e per fare anche la cosa oggi più difficile: riconquistare la dignità di una politica che non serva a se stessa, ma serva al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Correzioni di forma – A.C. 2162-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento per una proposta di correzione di forma il relatore, deputato Melilli, prego, onorevole Melilli, ne ha facoltà.

FABIO MELILLI. Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Signor Presidente, all'articolo 2, comma 1, lettera d) del decreto-legge, in conseguenza della modificazione del termine approvata dalle Commissioni alla precedente lettera c), le parole: «31 marzo 2014» sono sostituite dalle seguenti: «31 maggio 2014».

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma avanzate ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 2162-A/R)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende, altresì, autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2162-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2162-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Malisani, Cani, Zardini, Luciano Agostini, Saltamartini, Dambruoso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Mancano due deputati per il numero legale (Commenti – Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi, per favore ! Colleghi ! Avverto che la Camera non è in numero legale per deliberare. A norma dell'articolo 47, comma 2, del Regolamento, rinvio la seduta di un'ora.

La seduta, sospesa alle 21,10, è ripresa alle 22,10.

PRESIDENTE. Allora, colleghi, dobbiamo nuovamente procedere alla votazione finale sul decreto-legge in materia di enti locali, nella quale, in precedenza, è mancato il numero legale.Pag. 71
Indico quindi la votazione finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2162-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno problemi a votare ? Cesa ? Può andare il tecnico ! Palma ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Nuovo Centrodestra e Per l'Italia — vedi votazioni).

«Conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche» (2162-A/R):

(Presenti 281
Votanti 280
Astenuti 1
Maggioranza 141
Hanno votato
279
Hanno votato
no 1).

Sono in missione 43 deputati.

(All'ingresso in Aula dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, dai banchi del gruppo del Partito Democratico si grida: «Buffoni ! Buffoni !»).

PRESIDENTE. Colleghi ! Per favore ! Non abbiamo terminato (Vivi commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) c’è una richiesta di intervento di fine seduta da parte del deputato Cariello (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sull'ordine dei lavori (ore 21,15).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Per favore, colleghi ! Ha facoltà di parlare il deputato Cariello.

FRANCESCO CARIELLO. Signora Presidente, vorrei richiamare l'attenzione di tutti perché l'argomento è abbastanza serio, signori (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! È possibile lasciar parlare il collega Cariello(Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ? Sì ! Per favore ! Prego.

FRANCESCO CARIELLO. Signora Presidente, questo intervento è per due persone, due lavoratori che hanno lasciato la loro vita e le loro famiglie, padre e figlio, Nicola e Vincenzo, che come altri 138 lavoratori, a contare solo dall'inizio di quest'anno, hanno lottato nel silenzio contro i pericoli quotidiani che si insinuano sui luoghi di lavoro.
Il rischio deve essere valutato da chi ne ha la responsabilità, ma a volte non viene eliminato del tutto per ragioni prettamente economiche.
In questo caso, per Nicola e Vincenzo questo rischio è stato fatale, nonostante il loro disperato tentativo di aiutarsi l'un l'altro. I controlli, le sanzioni, gli infiniti adempimenti non sono più sufficienti a garantire la sicurezza dei nostri lavoratori. Queste parole sono finalizzate al loro ricordo, al ricordo di tutte le vittime sul posto di lavoro, ma siano anche semi nella coscienza di tutti, dai quali far crescere una risposta politica più efficace, che renda la sicurezza non un costo, ma un valore aggiunto dell'impresa italiana, da salvaguardare ed incentivare (Applausi).

GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signora Presidente, oltre a stigmatizzare qualche parlamentare che – spero rimanga agli atti – urlava e continuava ad insultare sulla morte di due persone (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia e Libertà)... appunto, questa è la Pag. 72dimostrazione (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia e Libertà)...

PRESIDENTE. Onorevole D'Ambrosio, quando si è capito il tenore dell'intervento, hanno abbassato i toni.

GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, non si dovrebbe attendere il tenore dell'intervento, ma dovrebbe essere così sempre, normalmente.

PRESIDENTE. Però non bisogna neanche dire che c’è stata una sovrapposizione.

GIUSEPPE D'AMBROSIO. Va bene, Presidente.

PRESIDENTE. Prego, lei continui con il suo intervento.

GIUSEPPE D'AMBROSIO. Ma, a proposito di frapposizioni e di opposizioni, stasera – e voglio che questa cosa rimanga agli atti – ancora una volta prendiamo atto, nei fatti, di chi è la vera opposizione qui dentro perché nella prima votazione SEL e Forza Italia hanno tentato di salvare il numero legale e nella seconda votazione il numero legale si è tenuto grazie a SEL, la vera opposizione, ma, in realtà, la vera stampella di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). Allora, assumetevene le responsabilità e quando andate nei territori, non fate la finta opposizione perché siete i veri ipocriti in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Evitiamo di insultare altri gruppi !

ROBERTO FICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO FICO. Signor Presidente, questa sera il Governo è andato sotto di due persone con il numero legale e la maggioranza è andata sotto. Io ho sentito gridare «imbecilli» e «buffoni» contro il nostro gruppo parlamentare. Allora, io dico solo questo: noi facciamo l'opposizione, l'opposizione che questo Paese non ha avuto per vent'anni. Da questi banchi e da questa opposizione – lo dico anche con umiltà – c’è molto da imparare. Voi dovete garantire il numero legale e voi non c'eravate. Noi abbiamo fatto solo il nostro lavoro di opposizione. Voi stasera avete perso, avete dovuto richiamare le persone da fuori il Parlamento, perché non c'erano. Noi eravamo qui e abbiamo fatto il nostro lavoro e voi ci chiamate «buffoni», «coglioni» e che cos'altro ?

PRESIDENTE. Per favore.

ROBERTO FICO. «Imbecilli». Erano citazioni della maggioranza. Le dico solamente questo. E noi esigiamo rispetto nell'esercizio delle nostre funzioni, del nostro lavoro di opposizione. Tutto qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intanto per ricordare a quest'Aula, a noi, anche ai nostri assenti, ma pure agli altri gruppi, che conservare il numero legale e venire a lavorare in quest'Aula è un dovere di tutti i parlamentari, non solo di quelli di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Poi uno esprime il suo voto, a favore o contrario, ma esprime il suo voto, il suo consenso. Poi, io rispetto tutte le forme di opposizione che ci sono quando sono costruite in maniera legittima e sono rispettose dei colleghi.
Volevo segnalarle un episodio che è accaduto: l'onorevole Mantero ha aggredito un nostro collega parlamentare. Io le chiedo cortesemente che questo sia preso Pag. 73agli atti dell'Ufficio di Presidenza, vengano verificati i filmati e vengano presi i provvedimenti. Lo dico in maniera assolutamente serena, perché credo che, se ci sono state reciproche grida da una parte e dall'altra dell'Aula, che io non condivido fatte da nessuno, mai, in nessuna occasione, a questo non si può rispondere con aggressioni di tipo fisico, che sono un fatto completamente diverso e comunque non giustificabile in nessuna formula. La pregherei, quindi, di prendere provvedimenti in tal senso.

PRESIDENTE. D'accordo.

ILEANA CATHIA PIAZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, per chiarire, rispetto a quanto detto in quest'Aula, che Sinistra Ecologia Libertà ha partecipato convintamente alla votazione di questo provvedimento votando a favore perché, vedete, il problema è che c’è qualcuno che non vuole capire che esistono modi diversi di fare politica, modi diversi anche di fare opposizione. Noi non puntiamo allo sfascio di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico), puntiamo semplicemente a migliorarlo. Non puntiamo soprattutto a far sì che un'amministrazione di Roma, che ha vinto le elezioni sulla base, tra l'altro, di tante parole che si sentono spesso ripetere dai banchi del MoVimento 5 stelle, come la tutela dell'acqua pubblica, ma potrei citarne tante altre, si ritrovi ad affrontare il peso di un debito enorme accumulato da altre amministrazioni. E ciò senza gravare sul bilancio dello Stato. Infatti, questo lo voglio chiarire anche un'altra volta per i colleghi della Lega che su questo hanno fatto propaganda: si tratta di risorse che sono in capo ai cittadini romani. Tutto questo sforzo, con molti aspetti che a me non convincono, ma che è indispensabile per poter far proseguire il lavoro di rinascita di Roma Capitale, noi vogliamo sostenerlo. Ed è per questo che abbiamo votato a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia e Libertà).
Per finire, consentitemi di dire una cosa una volta per tutte: su questa questione degli insulti, io trovo veramente singolare che alcuni colleghi possano lamentarsi di alcuni insulti, quando io mi chiedo spesso se è normale passare le mie giornate in un luogo dove devo continuamente sentirmi dare del «ladro» (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico). Io non ho mai rubato nulla e pretendo rispetto, esattamente come lo pretendono quelli che, ogni tanto, pensano di dover fare i puri di spirito (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, stasera abbiamo visto quello che è questa maggioranza, già lo sapevamo. Io spero soltanto che i cittadini alle europee prendano la decisione giusta, perché effettivamente l'idea che ci possano essere degli assenti al Parlamento europeo, come è stato fino ad ora, è veramente disdicevole, devo essere sincero. Poi, che dobbiamo sentire tutti gli insulti che abbiamo avuto è veramente un'altra cosa disdicevole, signora Presidente. Dire che Mantero ha aggredito non è una cosa corretta, perché non ha aggredito proprio nessuno. Si è soltanto sentito insultare e, chiaramente, si è un pochino risentito. Quindi, chiediamo alla Presidenza di verificare quello che è successo in Aula, perché noi siamo convinti della nostra buonafede: non so se lo sia anche la maggioranza.

PRESIDENTE. La Presidenza verificherà i fatti, certamente, come è stato chiesto da più parti.

Pag. 74

DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, io vorrei puntualizzare due cose. La prima: durante la seduta del 4 dicembre, il sottoscritto era non presente vicino ai banchi del Governo, ma presente vicino ai banchi della Presidenza per dimostrare la propria opposizione nei confronti della ratifica dell'accordo trilaterale tra Grecia, Albania e Italia riguardo al gasdotto TAP. Dato che so che la Presidenza sta prevedendo delle audizioni in merito, gradirei anch'io essere audito in questo senso su questo argomento.
La seconda precisazione riguarda il fatto che spesso si scambiano gli insulti e le opinioni personali con dei fatti. Ora, quando la Corte costituzionale dichiara illegittimi i rimborsi elettorali, forse qualcuno ancora non se ne rende conto, perché in quest'Aula probabilmente si soffre molto della sindrome di Scajola, ma si è dei ladri, anche a loro insaputa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, a nome del gruppo dei Popolari Per l'Italia vogliamo ricordare la morte bianca di nostri due lavoratori a Molfetta. Credo che sia la cosa più importante questa sera, ricordare, ancora una volta, che in quella città, purtroppo, è costata la morte ad un padre e ad un figlio; un terzo si è salvato giusto per il rotto della cuffia.
In quest'Aula ne sentiamo dire tante: in questa occasione, forse, se avessimo ricordato meglio questo episodio, saremmo stati meno sgraziati a comportarci in questa maniera e saremmo stati più rispettosi del nostro ruolo (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

Trasmissione del Documento di economia e finanza 2014 e sua assegnazione alla V Commissione (ore 22,23).

PRESIDENTE. Chiedo al deputato segretario di dare la comunicazione all'Aula.

RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge:
Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera pervenuta in data 9 aprile 2014, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 7, comma 2, lettera a), e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e successive modificazioni, il Documento di economia e finanza 2014 (Doc. LVII, n. 2), contenente la relazione di cui all'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243. Alla sezione II del Documento è allegata la nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali, di cui all'articolo 10, comma 4, della citata legge n. 196 del 2009.
Al Documento sono altresì allegati: il rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità e finanza pubblica, di cui all'articolo 3 della legge n. 196 del 2009 (Allegato I); il documento sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome, di cui al comma 10 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Allegato II); la relazione sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, di cui al comma 9 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Allegato III); la relazione sui fabbisogni annuali di beni e servizi della pubblica amministrazione e sui risparmi conseguiti con il sistema delle convenzioni Consip, prevista dall'articolo 2, comma 576, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Allegato IV); il programma delle infrastrutture strategiche, previsto dall'articolo 1 della legge 21 dicembre 2001, n. 443 (Allegato V); la relazione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate, prevista dal comma 7 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Allegato VI). Pag. 75
Il Documento è assegnato, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 1, del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio) nonché, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Ricordo che il calendario dei lavori dell'Assemblea prevede che la discussione del Documento in Aula abbia luogo nella giornata di giovedì 17 aprile. Le Commissioni di settore dovranno pertanto concluderne l'esame in sede consultiva entro martedì 15 aprile; la V Commissione (Bilancio) dovrà concludere l'esame in sede referente entro mercoledì 16 aprile.

Annunzio di un'informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Avverto che nella seduta di mercoledì 16 aprile, alle ore 12, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sulle dichiarazioni del Ministro dell'interno relative ad un ingente incremento del flusso di migranti e sulle misure che si intende adottare per farvi fronte.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 11 aprile 2014, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 22,30.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2162-A/R - odg 9/8 417 343 74 172 58 285 44 Resp.
2 Nom. odg 9/2162-A/R/9 419 346 73 174 85 261 44 Resp.
3 Nom. odg 9/2162-A/R/13 424 348 76 175 33 315 44 Resp.
4 Nom. odg 9/2162-A/R/14 434 359 75 180 59 300 44 Resp.
5 Nom. odg 9/2162-A/R/17 434 357 77 179 57 300 44 Resp.
6 Nom. odg 9/2162-A/R/19 439 363 76 182 87 276 44 Resp.
7 Nom. odg 9/2162-A/R/21 437 363 74 182 32 331 44 Resp.
8 Nom. odg 9/2162-A/R/22 437 362 75 182 62 300 44 Resp.
9 Nom. odg 9/2162-A/R/24 435 435 218 137 298 44 Resp.
10 Nom. odg 9/2162-A/R/29 438 364 74 183 62 302 44 Resp.
11 Nom. odg 9/2162-A/R/30 440 365 75 183 63 302 44 Resp.
12 Nom. odg 9/2162-A/R/32 441 367 74 184 63 304 44 Resp.
13 Nom. odg 9/2162-A/R/43 386 380 6 191 124 256 44 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2162-A/R/44 383 381 2 191 127 254 44 Resp.
15 Nom. Ddl 2162-A/R - voto finale Mancanza numero legale NO
16 Nom. Ddl 2162-A/R - voto finale 281 280 1 141 279 1 43 Appr.