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PDL 4788

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4788



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato CONCIA

Istituzione di un Osservatorio permanente contro le discriminazioni, la violenza e il bullismo nelle scuole presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca

Presentata il 18 novembre 2011


      

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Onorevoli Colleghi! — Analizzando i dati degli studi internazionali in materia di contrasto ad ogni forma di discriminazione, si evidenzia come il periodo dell'adolescenza sia caratterizzato da forme di violenza e intolleranza specifiche, che spesso sfociano in fenomeni di esclusione sociale e di bullismo.
      Il bullismo consiste in atti di aggressione perpetrati in modo continuato e organizzato secondo un determinato copione relazionale ai danni di uno o più individui, generalmente membri del gruppo dei pari o compagni di scuola, stigmatizzati per una presunta o reale differenza etnica, sessuale o semplicemente di gusti, che non hanno la possibilità di difendersi a causa dell'asimmetria di status o potere. Anche nel fenomeno del bullismo è necessario prendere in considerazione diverse dimensioni interdipendenti: individuale, relazionale e culturale. La letteratura ha dipinto il prototipo del bullo in tempi non sospetti, come il personaggio di Franti, immortalato da De Amicis nel libro «Cuore», o lo spietato e aggressivo Jack de «Il signore delle mosche» di William Golding. Il fenomeno viene però per la prima volta studiato sistematicamente e codificato a partire dagli anni settanta.
      Il bullismo è considerato un fenomeno strettamente legato alla vita scolastica: lo studente, infatti, viene prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni (Olweus, 1970). E tuttavia fondato il sospetto che quello scolastico sia solo la punta di un iceberg di una fenomenologia
 

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del bullismo che non viene rilevata dalle statistiche ma che attraversa trasversalmente tutti gli aspetti della vita sociale dei nostri giovani, soprattutto in riferimento ai contesti extrascolastici (ad esempio il gruppo dei pari, gli ambienti sportivi e ricreativi).
      Il contesto scolastico rappresenta dunque il terreno privilegiato per i fenomeni di bullismo, in quanto costituisce il microsistema extrafamiliare che occupa gran parte dello spazio di vita dell'età evolutiva, ovvero nel periodo in cui i soggetti sono più vulnerabili. A scuola, il bullismo non si verifica soltanto nelle classi, ma in tutti gli ambienti che permettono le relazioni tra pari quali palestre, bagni, scuola bus, laboratori o all'esterno. In tali casi si pongono in essere dei comportamenti devianti tesi ad isolare un compagno e guadagnare il rispetto degli attendenti che, in tal modo, eviteranno di diventare a loro volta delle vittime designate.
      Il bullismo, a differenza del vandalismo e del teppismo, si presenta come una forma di violenza antitetica a quelle rivolte contro le istituzioni e i loro simboli (docenti o strutture scolastiche): queste ultime sarebbero esogene, mentre il bullismo è, invece, un fenomeno assolutamente endogeno.
      Perché un fenomeno di violenza e abuso di potere possa venire definito atto di bullismo è necessario che vengano soddisfatte tre condizioni:

          a) presenza di comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta;

          b) azioni reiterate nel tempo;

          c) coinvolgimento sempre degli stessi soggetti, di cui uno alcuni sempre in posizione dominante (bulli), uno o alcuni più deboli e incapaci di difendersi (vittime).

      A queste condizioni si aggiunge; in circa l'85 per cento degli episodi di bullismo, la presenza di altre persone in funzione di spettatori, in contemporanea o in differita rispetto all'esibizione del comportamento di prevaricazione.
      Le cause primarie di questo fenomeno sono da ricercarsi non solamente nella personalità del giovane bullo, ma anche nei modelli familiari sottostanti, degli stereotipi imposti dai mass-media, nella società che, oggi a volte, è disattenta alle relazioni sociali.
      Gli effetti che il bullismo può avere sulla psiche della persona e sul rendimento degli studenti possono essere devastanti. Senza menzionare i numerosi casi di suicidio o tentato suicidio, o gli episodi più noti alle cronache come i fatti avvenuti negli Stati Uniti, a Columbine nel 1999, quando due ragazzi armati di fucili e mitragliatori uccisero 13 persone e ne ferirono altre 24 per poi suicidarsi, le conseguenze più immediate possono essere una forte tendenza al calo del rendimento scolastico e una preoccupante esposizione all'abbandono del percorso di studi da parte delle vittime di bullismo.
      È dunque di fondamentale importanza che l'opinione pubblica riconosca la gravità degli atti di bullismo e delle loro conseguenze per il recupero sia delle vittime, che nutrono una profonda sofferenza, sia dei propri prevaricatori, che corrono il rischio di intraprendere percorsi caratterizzati da devianza e delinquenza. Inoltre, questi comportamenti violenti e vessatori, sono tali da provocare un profondo senso di frustrazione che si ripercuote direttamente sull'intera vita sociale, relazionale e psichica dell'individuo che li subisce. La scuola diventa un luogo insicuro e non protetto, nel quale si viene esposti a soprusi e umiliazioni di ogni genere, che vanno a colpire la sfera più intima della dignità umana. La mancanza di figure di riferimento a cui rivolgersi per chiedere aiuto fa crescere nel ragazzo vittima di bullismo un sentimento profondo di isolamento e di incomprensione. I docenti, infatti, spesso non hanno gli strumenti necessari per affrontare queste dinamiche che si sviluppano all'interno delle aule scolastiche, mentre tutti gli studi di settore segnalano il dialogo tra docente e minore come il migliore antidoto per prevenire gli atti di bullismo. Una menzione specifica merita di essere fatta nei

 

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confronti del bullismo omofobico, spesso considerato come una sottocategoria di bullismo specificamente rivolto contro persone che manifestano o sono comunque classificate come portatrici di uno specifico orientamento sessuale. Tuttavia, sarebbe più utile a una comprensione del fenomeno, descriverlo come la convergenza o sovrapposizione di due fenomeni diversi entrambi fortemente presenti nella società italiana: il bullismo e l'omofobia. Questa tipologia di bullismo, essendo legato alla sfera dell'identità di genere e alla sessualità adolescenziale, tocca le sfere più profonde della psiche sia della vittima che del persecutore. Gli atti di bullismo omofobico, infatti, sfociano nei casi più gravi in violenze a sfondo sessuale, compresi rapporti forzati. Dal punto di vista della vittima, invece, minano in profondità il benessere psico-fisico, fino al rischio della propria vita, come testimonia l'alta incidenza di suicidi tra gli adolescenti vittime di discriminazioni a sfondo omo-transfobico.
      L'istituzione dell'osservatorio permanente contro le discriminazioni, la violenza e il bullismo ha dunque come primo obbiettivo la realizzazione di un nuovo modello scolastico che mette al centro la crescita dei ragazzi e lo sviluppo sereno della persona umana. Guardando le migliori esperienze europee, sopratutto i modelli educativi dei Paesi scandinavi, si può notare come concentrarsi sui percorsi individuali e le dinamiche sociali di gruppo, oltre che sui percorsi educativi, significa esaltare le potenzialità e le abilità degli alunni, liberando energie positive che altrimenti potrebbero essere ingiustamente sacrificate.
      La dispersione scolastica, che nel nostro Paese registra performance molto preoccupanti, ben al di sopra della media europea e degli obbiettivi di Lisbona, comporta una forte perdita di competitività per il nostro capitale umano. Arginare i fenomeni di bullismo che possono generare episodi di abbandono scolastico, significa contrastare la dispersione scolastica, investendo sui nostri giovani e quindi sul nostro futuro. Inoltre, strutturare politiche attive di contrasto alle discriminazioni, partendo dalla scuola come luogo privilegiato di integrazione e tolleranza, è utile a rafforzare la coesione sociale di un Paese che vede gli episodi di intolleranza e paura delle differenze aumentare esponenzialmente.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Istituzione dell'Osservatorio permanente contro le discriminazioni, la violenza ed il bullismo nelle scuole).

      1. È istituito presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca l'Osservatorio permanente contro le discriminazioni, la violenza e il bullismo nelle scuole, di seguito denominato «Osservatorio», al fine di coordinare sul territorio nazionale le azioni promosse dagli istituti scolastici ed universitari a contrasto degli episodi di discriminazione, di violenza e di bullismo, in osservanza della legislazione vigente in materia, delle competenze concorrenti in materia tra Stato e regioni e dell'autonomia scolastica.
      2. L'Osservatorio agisce sotto il potere d'indirizzo e di controllo del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che ne nomina il responsabile e i componenti.

Art. 2.
(Funzioni).

      1. L'Osservatorio:

          a) promuove, all'interno dei percorsi di istruzione scolastica primaria e secondaria, la cultura del rispetto e del dialogo, contro ogni forma di violenza e di discriminazione, in armonia con i princìpi costituzionali e dell'ordinamento dell'Unione europea e diffonde la conoscenza dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, delle leggi e delle iniziative volte a difenderli, nonché dei princìpi anti-discriminatori e contro la violenza, previsti dall'ordinamento italiano, europeo e internazionale;

          b) favorisce il coordinamento dei progetti contro la violenza e il bullismo nel

 

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territorio nazionale, e coordina il rapporto con le associazioni e con gli organismi impegnati nella prevenzione e nella lotta contro le discriminazioni e il bullismo, con le amministrazioni interessate e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità;

          c) fornisce, su richiesta dei Ministri competenti, pareri, informazioni e studi;

          d) organizza annualmente, d'intesa con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali con delega alle pari opportunità, la settimana contro la violenza nelle scuole di ogni ordine e grado;

          e) informa sull'attività svolta, anche attraverso il sito internet istituzionale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la diffusione di pubblicazioni mirate, e pubblica un rapporto annuale, accessibile al pubblico gratuitamente, con le modalità di cui alla presente lettera, sui servizi e sulle risorse disponibili nonché sui risultati ottenuti;

          f) fornisce agli istituti scolastici, agli organismi che si occupano di istruzione e formazione e alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni, e le province autonome di Trento e di Bolzano, linea guida e materiale informativo in materia di contrasto delle discriminazioni, della violenza e del bullismo nelle scuole, organizza corsi di formazione, di preparazione e di aggiornamento per le categorie professionali che si occupano di istruzione e di educazione, curando il rapporto con gli eventuali albi professionali;

          g) collabora con gli enti competenti ed elabora iniziative per la prevenzione e per il trattamento dei casi di violenza e di bullismo nelle scuole, finalizzate anche a sviluppare nei minori la consapevolezza degli abusi subiti, promuovendo idonee campagne informative e pubblicitarie;

 

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          h) acquisisce dati e informazioni a livello nazionale e internazionale relativi alle attività svolte in materia di contrasto delle discriminazioni, della violenza e del bullismo nelle istituzioni scolastiche e universitarie, nonché alle strategie di contrasto programmate e realizzate anche da Paesi esteri;

          i) analizza, studia ed elabora i dati forniti, dalle istituzioni scolastiche e universitarie;

          l) promuove studi e ricerche.

Art. 3.
(Relazione alle Camere).

      1. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca presenta, entro il 31 dicembre di ogni anno, una relazione alle Camere sui risultati dell'attività dell'Osservatorio.


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