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PDL 4493

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4493



 

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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

d'iniziativa dei deputati

PASTORE, REGUZZONI, VOLPI, VANALLI, LUCIANO DUSSIN, BRAGANTINI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI

Modifica dell'articolo 133 della Costituzione, in materia di istituzione e soppressione delle province nonché di modificazione delle circoscrizioni provinciali

Presentata il 7 luglio 2011


      

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Onorevoli Colleghi! — La presente proposta di legge costituzionale riguarda la disciplina relativa all'ente provincia che, occorre ricordare, esisteva nel nostro ordinamento già prima della Costituzione repubblicana e la cui esistenza non è mai stata messa in dubbio neppure con le più recenti riforme, ivi compresa la riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione, che anzi ha affermato la pari dignità costituzionale di comuni, province, città metropolitane, regioni e Stato, quali elementi costitutivi della Repubblica, e ha sancito una garanzia costituzionale all'autonomia degli enti locali.
 

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      Nell'ambito del dibattito più recente relativo ai «costi della politica» è stata avanzata da alcune forze politiche, sia di centrodestra che di centrosinistra, la proposta di soppressione delle province, in considerazione di una loro presunta inutilità e per finalità di contenimento delle spese connesse ad apparati pubblici.
      Il dibattito sui costi della politica, che da alcuni anni si svolge nel nostro Paese, investe questioni che stanno particolarmente a cuore alla Lega Nord. È noto infatti che la Lega Nord da sempre ha svolto un'azione di denuncia contro gli sprechi e le rendite politiche, sostenendo con coerenza l'unico modello di riforma dello Stato, quello federale, in grado di assicurare l'utilizzazione razionale e trasparente delle risorse pubbliche.
      Proprio lo spirito federalista impone di guardare con attenzione a tutte le proposte di riforma dell'ordinamento che investono i diversi livelli di governo.
      A fronte dell'esperienza, che finora abbiamo conosciuto, di uno Stato centrale che non ha saputo gestire con efficienza ed economicità le funzioni ad esso assegnate e ciononostante ha creato un enorme debito pubblico, il riflesso automatico per un autentico federalista è sicuramente quello di opporsi a tutti i tentativi di denigrare l'azione svolta dai livelli di governo più vicini ai cittadini, e tra questi le province. Se anzi guardiamo proprio all'esperienza dei nostri amministratori locali, ci accorgiamo che gli unici elementi di vitalità e di cambiamento nel nostro sistema istituzionale sono proprio quelli che si registrano a tale livello. Se già oggi possiamo confrontare e mettere in limitata competizione il livello dei servizi erogati nelle diverse realtà territoriali, lo possiamo fare proprio perché, sotto la pressione della Lega Nord, si è assistito ad una progressiva devoluzione di materie ai governi periferici.
      Muovendo da un approccio disincantato alla questione, si evidenzia innanzitutto che attualmente le province svolgono servizi fondamentali per la vita dei cittadini, investendo ambiti che vanno dai trasporti, alla tutela del territorio, alle infrastrutture, all'istruzione, alla polizia amministrativa, alla pianificazione territoriale, allo sviluppo economico, al sostegno alle imprese, ai servizi sociali.
      Va altresì considerato che negli ultimi anni, secondo i dati raccolti nella relazione unificata sull'economia e sulla finanza pubblica per il 2008, la spesa è cresciuta del 7 per cento a livello centrale, del 5 per cento a livello regionale e solo del 3,4 per cento per comuni e province. Nel 2007 le spese sostenute dalle province sono state pari a 14 miliardi di euro, in flessione rispetto all'anno precedente (–60 milioni di euro rispetto al 2006).
      Questi dati ci dimostrano una «virtuosità» delle province che non è dato riscontare nello Stato centrale, dove si annidano le maggiori sacche di inefficienza. Basti considerare come la spesa dei Ministeri, alla quale pure questo Governo sta cercando di porre mano, sia molto spesso quasi integralmente assorbita dai costi per il personale.
      La posizione della Lega Nord non è mai stata quella della difesa dell'esistente e dell'acritico conservatorismo: in questo quadro si colloca, ad esempio, la nostra proposta di soppressione delle prefetture-uffici territoriali del Governo, che sono delle superate articolazioni dello Stato centrale, le cui funzioni proponiamo di affidare alle questure e agli amministratori locali, in particolare sindaci e presidenti delle province. Questa riforma fortemente federalista chiamerebbe perciò in causa, tra gli altri, anche le province.
      Nella stessa prospettiva di cambiamento la Lega Nord sostiene con convinzione i disegni di legge delega approntati dal Governo, sia per l'adozione della «Carta delle autonomie», sia per la definizione delle funzioni fondamentali degli enti locali. Dall'approvazione di questi testi e dei successivi decreti deriverà uno snellimento degli attuali apparati, anche attraverso l'eliminazione di duplicazioni e sovrapposizioni, come quella, ad esempio, tra province e città metropolitane, nonché la soppressione di molti enti di dubbia utilità proliferati intorno ai fondamentali
 

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livelli di governo regionale, provinciale e comunale.
      In questo quadro si inserisce la presente proposta di legge costituzionale che, se approvata, condurrebbe a una razionalizzazione dell'attuale assetto delle province, poiché innanzitutto si attribuirebbe alla regione la competenza a decidere sull'esistenza o meno delle province, sul loro accorpamento o sulla loro soppressione. Tale potestà regionale verrebbe tuttavia a dispiegarsi entro un confine costituzionalmente definito, in chiave di garanzia che la provincia non sia un livello di governo inutile, ma piuttosto un soggetto in grado di dispiegare efficacemente le funzioni di «area vasta», nell'interesse delle rispettive comunità territoriali. Per queste finalità si ritiene opportuno introdurre nella Costituzione criteri dimensionali e demografici tali per cui ciascuna provincia non possa avere una popolazione inferiore a trecentomila abitanti o un'estensione territoriale inferiore a tremila chilometri quadrati. In tal modo si renderà necessario procedere alla soppressione delle province di minore estensione che non sono perciò funzionali all'esercizio delle funzioni di governo di «area vasta» che devono essere proprie dell'ente provinciale.
      La razionalizzazione che si intende realizzare passa anche attraverso la previsione, contenuta nella presente proposta di legge costituzionale, che nelle aree metropolitane, in luogo della provincia e del comune capoluogo, le regioni, sentiti i comuni interessati, istituiscono la città metropolitana con un minimo di cinquecentomila abitanti. La città metropolitana esercita le funzioni della provincia e le funzioni comunali di ambito metropolitano. La finalità di questa disposizione costituzionale è evidentemente quella di configurare la città metropolitana come livello di governo alternativo alla provincia, nelle aree metropolitane, e di impedire perciò la sovrapposizione di una molteplicità di enti.
      La proposta di legge costituzionale si completa con una norma transitoria diretta a dare rapida attuazione alla ridefinizione dell'attuale assetto delle province, prevedendo che ciascuna regione, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge costituzionale, riordini, con propria legge, le circoscrizioni delle province esistenti in conformità ai nuovi criteri dimensionali e demografici. Decorso tale termine senza che la regione abbia provveduto, lo Stato, con propria legge, procede al riordino o alla soppressione.
 

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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1.

      1. L'articolo 133 della Costituzione è sostituito dal seguente:
      «Art. 133. – L'istituzione, la soppressione e la modificazione delle circoscrizioni e delle denominazioni delle Province sono stabilite con legge della Regione.
      Nessuna Provincia può avere una popolazione inferiore a trecentomila abitanti o un'estensione territoriale inferiore a tremila chilometri quadrati. Nelle aree metropolitane, in luogo della Provincia e del Comune capoluogo, le Regioni, sentiti i Comuni interessati, istituiscono la Città metropolitana con almeno cinquecentomila abitanti. La Città metropolitana esercita le funzioni della Provincia e le funzioni comunali di ambito metropolitano. La Regione, con la legge istitutiva della Città metropolitana, disciplina le eventuali variazioni territoriali delle altre Province.
      La Regione, sentite le popolazioni interessate, può, con proprie leggi, istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni».

Art. 2.

      1. Ciascuna regione, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale, riordina, con propria legge, le circoscrizioni delle province esistenti in conformità ai criteri previsti dall'articolo 133, secondo comma, della Costituzione, come sostituito dall'articolo 1 della presente legge costituzionale. Decorso tale termine senza che la regione abbia provveduto, lo Stato, con propria legge, procede al riordino o alla soppressione.


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