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PDL 3953

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 3953



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

CALEARO CIMAN, CAZZOLA, CESARIO, FOGLIARDI, MOFFA, PELINO, SBROLLINI, VERSACE

Modifiche all'articolo 2 della legge 17 agosto 2005, n. 174, e all'articolo 4 della legge 4 gennaio 1990, n. 1, concernenti la disciplina del contratto di lavoro autonomo per l'esercizio delle attività di acconciatore e di estetista presso le imprese del medesimo settore

Presentata il 10 dicembre 2010


      

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Onorevoli Colleghi! — Gli acconciatori e gli estetisti, nel nostro attuale ordinamento giuridico, possono intraprendere e gestire un'attività solamente a condizione che l'esercizio della stessa sia realizzato in «forma di impresa» e pertanto è preclusa la possibilità della prestazione d'opera come lavoratore autonomo.
      La normativa vigente, infatti, non prevede che un salone di acconciatore o un istituto di estetica possa cedere in locazione, ovvero «affittare», parte del proprio spazio di lavoro a un professionista esterno (cosa che avviene peraltro da anni in altri Paesi membri dell'Unione europea, nel Regno Unito ad esempio).
      Nella nuova realtà, prospettata dalla presente proposta di legge l'imprenditore titolare, acconciatore o estetista può mettere a disposizione degli spazi che rispettano gli standard sia urbanistici che igienico-sanitari a un altro soggetto non imprenditore in possesso dell'abilitazione professionale e della partita IVA, pattuendo con lo stesso un valore percentuale sugli incassi da riconoscere per la
 

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quota parte di utilizzo dello spazio lavorativo.
      Tale nuova prospettiva lavorativa andrebbe a favorire il miglioramento della qualità delle prestazioni realizzate all'interno delle aziende dei comparti interessati che in questo modo potrebbero proporsi alla clientela con una gamma di servizi di natura specialistica non proponibili e sostenibili dalle singole imprese.
      In questo modo potrebbero nascere centri di acconciatura e di estetica più grandi e strutturati, in grado di ottimizzare i costi fissi offrendo, per contro, maggiori specializzazioni e gamme di proposta anche in ordine all'orario di lavoro soddisfacendo i più diversi bisogni dell'utenza.
      Se fino a ieri nei settori interessati la prospettiva naturale degli operatori era quella che vedeva l'apprendista in bottega che diveniva poi lavorante per avviare a sua volta una propria impresa, questo tipo di cliché diventa sempre meno proponibile nell'attuale contesto di mercato, anche in relazione alla crisi della nostra economia che certamente non favorisce i consumi dei servizi.
      Risulta allora necessario realizzare alcune riflessioni sulle reali prospettive che ha chi decide di intraprendere una nuova attività imprenditoriale in questi settori economici: occorre rilevare innanzi tutto come oggi, per le nuove imprese che si affacciano sul mercato, sia necessario un investimento iniziale cospicuo (50.000 - 80.000 euro) che unitamente ai costi di funzionamento, ai contributi previdenziali e alle imposte fanno sì, stando a recenti studi, che la maggior parte delle nuove attività avviate nei settori chiudono entro un paio di anni.
      Tale prospettiva negativa è poi favorita dalle difficoltà di accesso al credito bancario, che risulta non sempre possibile per i giovani imprenditori che non sono in grado di offrire adeguate garanzie.
      A ciò va aggiunto anche che trovare o mantenere un posto come dipendente presso un'impresa non è così facile, considerato che in periodi di recessione gli imprenditori sono sempre meno propensi ad assumere nuovo personale e che quando ne abbisognano sono costretti, in mancanza di prospettive stabili, a utilizzare personale occasionale molto spesso in «nero» o, nella migliore delle ipotesi, con contratti di lavoro precari e mal retribuiti.
      Anche l'idea del contratto di lavoro a tempo indeterminato in settori caratterizzati dall'alta dinamicità appare quasi una forma di restrizione sia per l'imprenditore che per lo stesso lavoratore, in considerazione del fatto che siamo in presenza di un lavoro di servizio sulle persone dove l'aspetto motivazionale, relazionale e di gradimento cambiano velocemente.
      I settori in argomento sentono l'esigenza non più dilazionabile di un intervento normativo che consideri la necessità di una nuova dinamicità nell'offerta lavorativa.
      Con tale intervento si possono ottenere vantaggi per tutta la filiera, che vanno dall'ottimizzazione e dalla riduzione dei costi all'acquisizione di una nuova flessibilità a vantaggio di imprese e di lavoratori (consideriamo che parliamo per l'80 per cento di lavoro femminile, che in questo modo meglio potrebbe coniugare lavoro e famiglia) nonché ai vari aspetti positivi legati all'orario di lavoro relativi al possibile prolungamento dell'orario di servizio all'interno dei negozi; inoltre è prevista la possibilità di coinvolgere più partner nello spazio di lavoro garantendo in questo modo un'offerta variegata rispondente alla propria clientela.
      La presente proposta di legge si pone come obiettivo l'istituzione di una figura professionale nuova e complementare rispetto a quella già esistente, una figura che, pur in possesso dei requisiti professionali, sia comunque libera di muoversi da un'impresa a un'altra, forte della propria professionalità ma senza il carico di oneri infrastrutturali (un negozio, il mobilio, la cassa eccetera).
      Ciò avrebbe come naturale conseguenza una maggiore specializzazione nei singoli settori delle varie figure professionali (un esperto di taglio, un esperto di colore, uno di trucco permanente eccetera).
 

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      Una riforma in tale senso consentirebbe, inoltre, la riduzione del lavoro «nero», fenomeno molto diffuso in questo ambito e difficilmente perseguibile considerando che è svolto all'interno delle abitazioni, l'aumento della concorrenza tra le aziende e, di conseguenza, l'incremento dell'offerta a favore dell'utente finale.
      In ultimo, la possibilità di poter lavorare in proprio nell'ambito di un'azienda, non in qualità di semplice dipendente, ma di protagonista di se stesso ha dei riflessi motivazionali importantissimi ed è una delle ragioni per chiedere l'istituzione di questa nuova figura che i settori interessati attendono da tempo.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Dopo il comma 6 dell'articolo 2 della legge 17 agosto 2005, n. 174, è inserito il seguente:
      «6-bis. Le imprese esercenti l'attività di acconciatore possono stipulare con altri soggetti in possesso dell'abilitazione professionale di cui all'articolo 3 un contratto di lavoro per mezzo del quale l'affittuario agisce come lavoratore autonomo munito della partita IVA. Tali soggetti possono esercitare l'attività lavorativa unicamente all'interno di locali gestiti dalle imprese del settore dell'acconciatura in possesso dei requisiti previsti dall'articolo 10, comma 2, del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, e successive modificazioni, e dai regolamenti comunali di disciplina del settore che sono, a tale fine, adeguati alle disposizioni del presente comma».

      2. All'articolo 4 della legge 4 gennaio 1990, n. 1, e successive modificazioni, è aggiunto, in fine, il seguente comma:
      «6-bis. Le imprese che svolgono l'attività di estetista possono stipulare con altri soggetti in possesso della qualificazione professionale di cui all'articolo 3 un contratto di lavoro per mezzo del quale l'affittuario agisce come lavoratore autonomo munito della partita IVA. Tali soggetti possono esercitare l'attività lavorativa unicamente all'interno di locali gestiti dalle imprese del settore dell'estetica in possesso dei requisiti previsti dall'articolo 10, comma 2, del decreto-legge

 

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31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, e successive modificazioni, e dai regolamenti comunali di disciplina del settore che sono, a tale fine, adeguati alle disposizioni del presente comma».


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