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PDL 3786

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 3786



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato DI STANISLAO

Disposizioni concernenti l'istituzione di servizi per l'assistenza psicologica dei cittadini italiani, militari e civili, impiegati nelle missioni internazionali EUPOL Afghanistan e International Security Assistance Force (ISAF)

Presentata il 19 ottobre 2010


      

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Onorevoli Colleghi! — La missione International Security Assistance Force (ISAF) è stata costituita a seguito della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n. 1386 del 20 dicembre 2001 che, come previsto dall'Accordo di Bonn, ha autorizzato la predisposizione di una forza di intervento internazionale con il compito di garantire, nell'area di Kabul, un ambiente sicuro a tutela dell'Autorità provvisoria afghana, guidata da Hamid Karzai, che si è insediata il 22 dicembre 2001, e del personale delle Nazioni Unite presente nel Paese. La missione è iniziata nel gennaio 2002 ed è stata inizialmente svolta dai contingenti di 19 Paesi sotto la guida inglese.
      Il 13 giugno 2002 la Loya Jirga (l'Assemblea tradizionale) ha eletto il Presidente Hamid Karzai alla guida del governo per un periodo di due anni, fino allo svolgimento delle elezioni generali, che si sono tenute il 9 ottobre 2004 e che hanno confermato il Presidente Karzai.
      Successivamente il vertice NATO di Praga del novembre 2002 ha espresso un nuovo concetto militare che stabilisce un approccio globale per la difesa contro il terrorismo e consente alle forze dell'Alleanza di intervenire ovunque i suoi interessi lo richiedano (quindi anche fuori dall'area dei Paesi membri). Anche a seguito di tali determinazioni, il 16 aprile 2003 il Consiglio del Nord-Atlantico (NAC) ha deciso l'assunzione, da parte della NATO, del comando, del coordinamento e della pianificazione dell'operazione ISAF, senza modificarne nome, bandiera e compiti.
 

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La decisione è stata resa operativa l'11 agosto 2003, con l'assunzione della guida della prima missione militare extraeuropea dell'Alleanza atlantica.
      La risoluzione dell'ONU n. 1510 del 13 ottobre 2003, oltre a prevedere l'ulteriore proroga del mandato dell'ISAF, ha, altresì, autorizzato l'espansione delle attività della missione anche al di fuori dell'area di Kabul.
      Lo svolgimento della missione ISAF è articolato in cinque fasi:

          1) la prima fase ha riguardato l'attività di analisi e di preparazione;

          2) la seconda fase ha avuto l'obiettivo di realizzare l'espansione sull'intero territorio afgano, in quattro distinti stage che hanno riguardato in senso antiorario le aree nord, ovest, sud ed est;

          3) la terza fase è volta a realizzare la stabilizzazione del Paese;

          4) la quarta fase riguarda il periodo di transizione;

          5) la quinta fase prevede il rischieramento dei contingenti.

      L'operazione ISAF si configura quindi come un'operazione di peace enforcing.
      La partecipazione italiana, iniziata il 10 gennaio 2002, è inizialmente consistita in un contingente di 450 unità, di cui 400 militari dell'Esercito a Kabul e 50 unità dell'Aeronautica, con compiti di supporto, di stanza a Abu Dhabi (negli Emirati Arabi). L'Italia ha assunto, dal giugno 2005, il compito di coordinare la Forward Support Base (FSB) di Herat e i Provincial Reconstruction Team (PRT) della regione ovest del Paese (che comprende le province di Farah, Badghis e Ghor, oltre a quella omonima di Herat). L'impegno italiano, accresciuto in questa fase da 600 a 2.000 unità, è stato ulteriormente rafforzato anche in vista dell'assunzione del comando dell'ISAF, che è stato ricoperto dall'Italia dal 4 agosto 2005 al 4 maggio 2006.
      Il 2 aprile 2007 il Consiglio supremo di difesa ha fornito concrete indicazioni per un rafforzamento in uomini e in mezzi del contingente militare italiano in Afghanistan, quale attuazione dell'impegno assunto dall'esecutivo in Parlamento, senza mutamenti nel carattere della missione, ma in previsione di una durata non breve e di maggiori pericoli potenziali. L'operazione è stata completata nel giugno successivo con l'arrivo di due velivoli UAV Predator, di cinque elicotteri da combattimento A129 Mangusta e di due plotoni di bersaglieri con otto cingolati Dardo. In seguito, la componente aerea del contingente è stata rafforzata con la dotazione dei velivoli senza pilota Predator (da giugno 2007), da ricognizione e sorveglianza, e degli elicotteri A129 Mangusta (da giugno 2007), per il supporto aereo e successivamente, da dicembre 2008, dei velivoli Tornado (sostituiti dai caccia AMX nel dicembre 2009) per assicurare al contingente nazionale un maggior livello di sicurezza e di protezione.
      Fonti della NATO indicano, al 7 giugno 2010, una presenza effettiva di 3.300 unità. A seguito della nuova strategia per l'Afghanistan annunciata dall'Amministrazione Obama e delle conseguenti decisioni assunte in sede della NATO, il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 3 dicembre 2009, ha deciso di incrementare di 1.000 unità il contingente impegnato in Afghanistan, da attuare con gradualità nel corso del 2010 e con una maggiore incidenza nella seconda parte dell'anno.
      Durante la missione ISAF hanno perso la vita finora 34 militari italiani, di cui 22 in seguito ad attentati o a conflitti armati.
      Il 23 giugno 2010 l'Amministrazione Obama ha annunciato che il generale David Howell Petraeus succederà al generale Stanley McChrystal come comandante delle operazioni militari statunitensi in Afghanistan, in Pakistan, nella penisola Arabica e in alcuni Paesi dell'Africa. Il 18 settembre 2010, in occasione delle elezioni in Afghanistan caratterizzate e precedute da un'ondata di violenze, rapimenti, corruzione, clientelismo e sottomissione della politica a quasi tutti i livelli alla criminalità e ai «signori della guerra», il generale

 

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Patraeus ha affermato che la guerra sarà ancora molto lunga e dura.
      L'Italia, inoltre, invierà presto in Afghanistan tra 100 e 150 militari in più rispetto alle attuali presenze per addestrare i poliziotti e i soldati afghani, come chiesto dal generale americano.
      Dall'ultimo incontro avvenuto tra il Ministro della difesa italiano e il generale Petraeus è emerso che non esiste alcuna exit-strategy dall'Afghanistan, ma obiettivi che possono essere raggiunti non solo con soldati-combat ma anche con addestratori in grado di terminare la transizione e di consegnare al Governo e all'esercito afghani l'intero territorio.
      Attualmente, a nove anni dalla presenza della NATO, con la missione ISAF, la situazione in Afghanistan è peggiorata. In termini di sicurezza, il 2010 è stato l'anno peggiore dalla caduta del regime talebano. Non solo il numero di incidenti è stato maggiore, ma lo spazio e la profondità della rivolta e le guerriglie connesse non aiutano a contrastare la violenza e hanno, altresì, ingrandito enormemente il pericolo di sicurezza. Fino a 1.200 incidenti sono stati registrati nel mese di giugno, il più alto numero di incidenti, in un mese, dal 2002. La corruzione regna sovrana, la produzione di oppio è aumentata di quaranta volte, i proventi della droga rappresentano oltre il 60 per cento dell'economia. L'Afghanistan ha il peggior record delle morti infantili e ha un'aspettativa di vita di 44 anni di età. La missione ISAF è caratterizzata da quotidiani attacchi, attentati, kamikaze e bombe e i decessi di vittime civili, bambini, donne e operatori umanitari sono in costante aumento. Questo è il quadro che i nostri giovani militari e civili hanno di fronte tutti i giorni, in balia di una totale assenza di tempi certi, modi e opportunità del nostro ulteriore coinvolgimento che non vede delineata ancora una exit-strategy.
      In seguito all'ultimo agguato, i nostri militari hanno subìto l'ennesimo trauma che ha scatenato insofferenze e scompiglio, tanto da chiedere al Governo italiano l'introduzione di bombe sugli aerei.
      Risulta pertanto evidente che la missione in Afghanistan, dopo nove anni, vede mutare profondamente lo scenario in termini politici, di sicurezza, di avversità e di raggiungimento degli obiettivi che hanno spinto l'Italia a partecipare.
      Per tali motivi la presente proposta di legge ha la finalità di istituire servizi di assistenza psico-fisica ai nostri militari impegnati nella missione in Afghanistan. In Afghanistan la situazione peggiora di giorno in giorno e nonostante le forti perplessità sulla nostra presenza in quei territori, le condizioni di salute fisiche e soprattutto psicologiche dei nostri quasi 4.000 giovani soldati diventano la priorità, ora più che mai. È necessario un nucleo straordinario di psicologi che segua, assista e sostenga i militari prima, durante e dopo la missione e che diventi un punto di riferimento per i loro familiari.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Finalità).

      1. La presente legge è finalizzata a garantire l'assistenza psicologica dei cittadini italiani, militari e civili, impiegati nelle missioni internazionali EUPOL Afghanistan e International Security Assistance Force (ISAF) sia durante lo svolgimento delle missioni sia al rientro in patria, nonché al supporto morale e psicologico dei loro familiari.
      2. Per le finalità di cui al comma 1 del presente articolo è istituito un nucleo straordinario di psicologi, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 2.

Art. 2.
(Nucleo straordinario di psicologi).

      1. Il Ministero della salute, di concerto con il Ministero della difesa, d'intesa con l'Ordine nazionale dei psicologi, istituisce un nucleo straordinario di psicologi.
      2. Il nucleo straordinario di psicologi:

          a) svolge attività di assistenza e di preparazione psicologica ai cittadini italiani, militari e civili, destinati a partecipare alle missioni internazionali EUPOL Afghanistan e ISAF;

          b) opera presso la struttura sanitaria militare dislocata nel territorio afghano in cui è presente il contingente militare e civile italiano impegnato nelle missioni internazionali EUPOL Afghanistan e ISAF;

          c) svolge attività di sostegno psicologico e morale al personale italiano, militare e civile, durante il suo impiego nelle missioni internazionali EUPOL Afghanistan e ISAF e dopo il rientro in patria, nonché ai familiari del medesimo personale.

 

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      3. Possono altresì beneficiare dell'assistenza del nucleo straordinario di psicologi i familiari dei cittadini italiani, militari e civili, impegnati nelle missioni internazionali EUPOL Afghanistan e ISAF vittime di attentati o di gravi incidenti avvenuti nel territorio afghano.

Art. 3.
(Disposizioni di attuazione).

      1. Il Ministro della difesa, con proprio decreto, stabilisce i criteri e le modalità per l'istituzione del nucleo straordinario di psicologi di cui all'articolo 2.

Art. 4.
(Relazione alle Camere).

      1. Ogni quattro anni il Governo trasmette alle Camere una relazione del Ministro della difesa e del Ministro della salute sullo stato di salute psicologico del personale italiano, militare e civile, impegnato nelle missioni internazionali EUPOL Afghanistan e ISAF.

Art. 5.
(Copertura finanziaria).

      1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge si provvede a carico dei finanziamenti previsti per la copertura nei decreti di proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia.

Art. 6.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.


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