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PDL 3779-A-3778-A

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 3779-A
   N. 3778-A



 

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ALLEGATO 2
RELAZIONI DI MINORANZA DELLE COMMISSIONI PERMANENTI

DISEGNO DI LEGGE

N. 3779

presentato dal ministro dell'economia e delle finanze
(TREMONTI)

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013

Presentato il 15 ottobre 2010

e

DISEGNO DI LEGGE

N. 3778

presentato dal ministro dell'economia e delle finanze
(TREMONTI)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)

Presentato il 15 ottobre 2010

(Relatori per la maggioranza:
MARSILIO, per il disegno di legge n. 3779;
MILANESE, per il disegno di legge n. 3778)


NOTA: Relazioni di minoranza presentate nelle Commissioni permanenti sugli stati di previsione del disegno di legge di bilancio e sulle parti del disegno di legge di stabilità di rispettiva competenza.

 

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ALLEGATO 2
RELAZIONI DI MINORANZA DELLE COMMISSIONI PERMANENTI     

 

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RELAZIONI DI MINORANZA PRESENTATE NELLE COMMISSIONI PERMANENTI AI SENSI DELL'ARTICOLO 120, COMMA 3, DEL REGOLAMENTO, SUGLI STATI DI PREVISIONE DEL DISEGNO DI LEGGE DI BILANCIO E SULLE PARTI DEL DISEGNO DI LEGGE DI STABILITÀ DI RISPETTIVA COMPETENZA

INDICE

I COMMISSIONE PERMANENTE Pag.   7
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)
Tabella n. 2 (Economia e finanze, limitatamente alle parti di competenza) Pag.   9
Tabella n. 8 (Interno) Pag. 11
III COMMISSIONE PERMANENTE Pag. 19
(Affari esteri e comunitari)
Tabella n. 6 (Affari esteri) Pag. 21
IV COMMISSIONE PERMANENTE Pag. 29
(Difesa)
Tabella n. 11 (Difesa) Pag. 31
VI COMMISSIONE PERMANENTE Pag. 33
(Finanze)
Tabella n. 1 (Entrata) e Tabella n. 2 (Economia e finanze, limitatamente alle parti di competenza) Pag. 39
VIII COMMISSIONE PERMANENTE Pag. 39
(Ambiente, territorio e lavori pubblici)
Tabella n. 2 (Economia e finanze, limitatamente alle parti di competenza) Pag. 41
Tabella n. 9 (Ambiente e tutela del territorio e del mare, limitatamente alle parti di competenza) Pag. 43
Tabella n. 10 (Infrastrutture e trasporti, limitatamente alle parti di competenza) Pag. 51
 

Pag. 6

IX COMMISSIONE PERMANENTE Pag. 55
(Trasporti)
Tabella n. 3 (Sviluppo economico, limitatamente alle parti di competenza) Pag. 57
Tabella n. 10 (Infrastrutture e trasporti, limitatamente alle parti di competenza) Pag. 63
XI COMMISSIONE PERMANENTE Pag. 71
(Lavoro pubblico e privato)
Tabella n. 2 (Economia e finanze, limitatamente alle parti di competenza) Pag. 73
Tabella n. 4 (Lavoro e politiche sociali, limitatamente alle parti di competenza) Pag. 75
XIII COMMISSIONE PERMANENTE Pag. 83
(Agricoltura)
Tabella n. 12 (Politiche agricole alimentari e forestali) Pag. 85

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I COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

 

Pag. 8

 

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I COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

RELAZIONE    DI    MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 2, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Bressa, Amici, Bordo, D'Antona, Ferrari, Fontanelli, Giachetti, Giovanelli, Lo Moro, Minniti, Naccarato, Pollastrini, Turco Maurizio, Vassallo, Zaccaria


      La I Commissione,

          esaminato per le parti di propria competenza (Presidenza del Consiglio dei ministri) il disegno di legge A.C. 3779 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013» (tabella n. 2) e le parti corrispondenti del disegno di legge A.C. 3778 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)»,

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità è stato formalmente predisposto sulla base della nuova disciplina introdotta dall'articolo 11 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, che ha riformato le procedure di finanza pubblica e ha delineato una nuova configurazione del ciclo della programmazione e degli strumenti di bilancio;

              dopo la trasmissione in gravissimo ritardo dello schema della Decisione di finanza pubblica e senza aver aspettato l'approvazione della risoluzione da parte di un ramo del Parlamento, il Governo ha presentato un disegno di legge sostanzialmente tabellare e di contenuto assai ristretto che non produce effetti sui saldi di finanza pubblica poiché, si legge nella

 

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relazione introduttiva, la manovra per il triennio 2011-2013 è stata effettuata con il decreto-legge n. 78 del 2010;

              nel metodo, ciò costituisce la riproposizione di uno schema consolidato: una manovra per decreto, l'abbandono di qualunque logica programmatoria, lo svuotamento della sessione di bilancio e delle sue regole e, per questa via, l'impossibilità per il Parlamento di discutere e di esercitare il suo ruolo di indirizzo sulla politica economica;

              nel merito, le misure contenute nel decreto, che hanno determinato una correzione dell'indebitamento netto pari a circa 12 miliardi di euro per il 2011 e 25 miliardi di euro per gli anni 2012 e 2013, sono riconducibili prevalentemente (67 per cento) a tagli di spesa nel settore delle Amministrazioni centrali, regionali e locali, nel pubblico impiego e in materia previdenziale;

              è necessario sottolineare che sulla sostenibilità delle misure per le amministrazioni pubbliche e sulla effettiva realizzabilità dei risparmi attesi si riflette l'inadeguatezza di tagli indifferenziati e non selettivi che potrebbero tradursi o in un rallentamento della spesa in conto capitale o in meri slittamenti nel tempo di pagamenti o nella formazione di debiti sommersi e, certamente, nella riduzione della funzionalità della pubblica amministrazione e dei servizi ai cittadini;

              si tratta, in ogni caso, di misure che avranno effetti recessivi e porteranno ad una riduzione del tasso di crescita del PIL pari a 0,5 punti percentuali nel periodo di riferimento 2010-2012;

              poiché nel prossimo biennio sull'attività economica dovrebbe continuare a gravare una dinamica debole dei consumi, frenati dalla stazionarietà del reddito disponibile, la previsione di un tasso di crescita del 2 per cento nel biennio 2012-2013, senza cui sarebbe impossibile conseguire gli obiettivi di finanza pubblica, appare fin troppo ottimistica;

              il Governo sembra non considerare che il riequilibrio duraturo dei conti pubblici passa soprattutto per il rafforzamento del potenziale di crescita dell'economia. L'uscita dalla crisi deve essere un'opportunità per porre le basi per attuare riforme strutturali, a partire da quella del fisco, che accrescano la produttività e la competitività del nostro Paese;

              pur non avendo indicato nella Decisione di finanza pubblica alcun disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica, il Governo sta annunciando, negli incontri con le parti sociali e gli attori economici, la presentazione a fine anno dell'ennesimo decreto riducendo così al minimo il ruolo, il dibattito e la capacità di intervento del Parlamento;

          considerato, in particolare, che:

              in relazione alla tabella n. 2, con riferimento alla Presidenza del Consiglio dei ministri, desta particolare preoccupazione il taglio di 57,2 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate per il 2010 del fondo occorrente per gli interventi del Servizio civile nazionale. Negli ultimi cinque anni il numero delle posizioni finanziate sono diminuite di oltre il 60 per cento. C’è il rischio che l'esperienza quasi quarantennale di servizio civile che raccoglie apprezzamenti anche fuori dall'Italia chiuda e le principali vittime di questa ghigliottina saranno i giovani, le persone e i beni pubblici che beneficiano del loro servizio;

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.
 

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I COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

RELAZIONE    DI    MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero dell'interno per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 8)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Favia e Donadi


      La I Commissione,

          esaminato per le parti di propria competenza lo stato di previsione del Ministero dell'interno (C. 3779 – tabella n. 8) e le parti corrispondenti del disegno di legge C.3778, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)»,

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità tiene conto dello scenario delineato dalla Decisione di finanza pubblica approvata a settembre, in base al quale si prevedono per il 2010 un tasso di crescita del PIL reale dell'1,2 per cento e un deflatore pari all'1,6 per cento;

              la legge di stabilità, introdotta con la legge di riforma del bilancio (articolo 11 della legge n. 196 del 2009), sostituisce da quest'anno la legge finanziaria;

              il suddetto provvedimento, insieme al disegno di legge di bilancio, compone la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2011-2013, esprimendolo sotto un aspetto essenzialmente tabellare;

              gli interventi ammontano a circa 1000 milioni di euro per l'anno 2011, 3.000 milioni per il 2012 e 9.500 milioni per il 2013, da attribuire, essenzialmente,

 

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a rimodulazioni di risorse finanziarie già inserite in bilancio;

              la manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge n. 78 del 2010 e questa deve essere considerata la vera e propria manovra economica cui fare riferimento. Una manovra pesantissima, di «soli e ingentissimi tagli» soprattutto nei confronti degli enti locali e incredibilmente priva di qualsiasi misura a sostegno dello sviluppo economico;

              la manovra contenuta nel citato decreto-legge n. 78 del 2010 ha solo prodotto effetti depressivi sull'economia e l'occupazione;

              l'Istat ha confermato che il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2010 è salito al 9,1 per cento, senza calcolare i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Dopo i 528 mila posti di lavoro distrutti negli ultimi due anni, sono a rischio altri 246 mila posti di lavoro;

              Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l'ammontare dell'evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dall'attuale Governo, il cui cuore è tutto nel blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, nel taglio, come si è detto, dei fondi ai comuni e alle regioni (complessivamente quasi 13 miliardi di euro) e nel rinvio del pensionamento dei cittadini e, secondo le recentissime stime elaborate dal suo centro studi nel mese di settembre 2010, il reddito pro capite in Italia continuerà ad essere «in retromarcia» e con la crisi attuale ha fatto passi indietro tornando ai livelli del 1998;

              è infatti una «Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri Paesi avanzati» quella descritta dal rapporto di autunno del centro studi di Confindustria, che, rinnovando l'allarme per il ritardo nelle riforme, sottolinea alcune questioni cruciali sul fronte dei «ritardi per la modernizzazione»: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l'istruzione; la ricerca e l'innovazione, terreno su cui siamo «in forte svantaggio»; infrastrutture, settore in cui «il Paese ha dissipato la leadership che aveva quaranta anni fa tagliando le risorse e rafforzando il potere di veto dei sempre più numerosi soggetti interessati»; la concorrenza: «le liberalizzazioni da sole aumenterebbero la produttività del 14,1 per cento»;

              l'attuale governo non è in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente tale da aggredire la crisi che attanaglia il nostro Paese;

              il provvedimento al nostro esame contiene una manovra finanziaria inesistente, uno strumento di intervento del tutto inadeguato e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;

              il nostro Paese necessita invece di interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell'attuale governo: stimolando di più la domanda interna, prevedendo nell'immediato una vera manovra di almeno un punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese;

              considerato inoltre che, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della
Commissione:

                  rispetto al totale delle spese finali dell'intero bilancio dello Stato per il 2011, gli stanziamenti del Ministero dell'interno rappresentano il 4,8 per cento (erano il 5,4 per cento secondo il bilancio assestato per il 2010);

                  lo stato di previsione del Ministero dell'interno per il 2011 registra, rispetto al bilancio assestato 2010, una riduzione delle spese pari a 3.349,4 milioni di euro nella quale sono compresi gli effetti della manovra contenuta nel decreto-legge n. 78 del 2010;

 

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                  confrontando, al livello di missioni, le voci del bilancio 2011 rispetto alle medesime relative al bilancio 2010, si evidenziano cospicue riduzioni di stanziamenti, in particolare: in termini assoluti, il decremento della missione n. 7 (Ordine pubblico e sicurezza) (–146,51 milioni di euro), che conferma la tendenza in atto già presente nei precedenti esercizi; il decremento degli stanziamenti relativi alla missione n. 27 (Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti) pari a 194,77 milioni di euro per la parte di competenza; all'interno della missione Immigrazione, si nota soprattutto la flessione (–193,32 milioni) degli stanziamenti per il programma «Garanzia dei diritti e interventi per lo sviluppo della coesione sociale» – l'unico incremento del programma è previsto per il Fondo nazionale per le politiche di asilo, ma solo nel 2013 – come averlo scritto sulla sabbia;

                  tra le riduzioni più odiose si nota il capitolo 2313 Speciale elargizione in favore delle famiglie dei cittadini italiani, dei cittadini stranieri e degli apolidi che abbiano perduto la vita a causa di azioni terroristiche, assegno vitalizio e altre provvidenze, (–44,5 milioni) e il capitolo 2384 Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso (–24,8 milioni); decurtato risulta anche il programma Prevenzione del rischio e soccorso pubblico, che registra un decremento di 80 milioni di euro;

                  preme sottolineare la soppressione degli stanziamenti per le misure urgenti per il contrasto del territorio, la soppressione degli stanziamenti relativi al trattamento accessorio delle forze armate e forze di polizia, la soppressione degli stanziamenti relativi alle nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice;

              le suddette soppressioni sono state disposte in attuazione dell'articolo 1 del decreto-legge n. 78 del 2010, che ha previsto tout court il definanziamento delle leggi di spesa totalmente non utilizzate negli ultimi tre anni, in assenza di valutazioni in ordine ai motivi della mancata utilizzazione dei fondi, che potrebbe essere ascritta a ragioni di diversa natura, senza contare che ciò riveste un'importanza particolare a fronte di leggi che riconoscono diritti soggettivi, come è il caso delle vittime del terrorismo;

              in conseguenza dei tagli e delle riduzioni apportate allo stato di previsione del Ministero dell'interno, in particolare con i decreti-legge n. 112 del 2008 e 78 del 2010, è stato messo in luce dal Centro di responsabilità amministrativa (CRA) che, «in merito alle spese rimodulabili costituite nella quasi totalità da «consumi intermedi», «investimenti» e anche «redditi da lavoro dipendente», le relative dotazioni, per il triennio 2011-2013, risultano ridotte in tale entità da «accentuare notevolmente il già evidente squilibrio tra i costi per l'espletamento dei servizi istituzionali che annualmente si rilevano e le risorse finanziarie disponibili. La presenza di un così evidente squilibrio, in sostanza, rende vano un efficace tentativo di rimodulazione delle dotazioni iniziali che, necessariamente, debbono subire delle sostanziali integrazioni per far fronte alle spese incomprimibili»;

              il Ministero dell'interno ha confermato, come fenomeni di particolare rilievo e criticità propri dell'attuale scenario socioeconomico, quelli già previsti lo scorso anno, tra i quali, in particolare: la criminalità interna e internazionale, nonché i rischi connessi al terrorismo, anche di natura fondamentalista; il fenomeno migratorio, con le sue conseguenze di ordine pubblico (flussi migratori clandestini, traffico di esseri umani, tratta di donne e minori) e le sue implicazioni sociali (convivenza tra culture diverse, da assicurare attraverso un sistema di diritti e valori condivisi); la «sicurezza del territorio» (in particolare urbano), su cui incidono fattori patologici di varia natura, da affrontare con politiche integrate che vedano il pieno coinvolgimento degli enti territoriali; il grave fenomeno degli infortuni sul lavoro;

 

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              considerato dunque che:

                  i tagli e le riduzioni delle dotazioni previsti per il Ministero dell'interno risultano inadeguati all'attuazione dei programmi annunciati ed in totale contraddizione in ordine alle politiche costantemente annunciate dai rappresentanti del Governo;

                  in particolare, le risorse economico-strumentali a concreta disposizione delle forze di polizia non possono che ritenersi lontane ed inadeguate rispetto alle esigenze indicate e che ciò è strettamente connesso con il rispetto e la dignità delle medesime;

          tutto ciò premesso,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.
 

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I COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni)

RELAZIONE    DI    MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero dell'interno per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 8)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Bressa, Amici, Bordo, D'Antona, Ferrari, Fontanelli, Giachetti, Giovanelli, Lo Moro, Minniti, Naccarato, Pollastrini, Turco Maurizio, Vassallo, Zaccaria


      La I Commissione,

          esaminato per le parti di propria competenza lo stato di previsione del Ministero dell'interno (disegno di legge A.C. 3779 – tabella 8) e le parti corrispondenti del disegno di legge A.C. 3778 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)»,

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità è stato formalmente predisposto sulla base della nuova disciplina introdotta dall'articolo 11 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, che ha riformato le procedure di finanza pubblica e ha delineato una nuova configurazione del ciclo della programmazione e degli strumenti di bilancio;

              dopo la trasmissione in gravissimo ritardo dello schema della Decisione di finanza pubblica e senza aver aspettato l'approvazione della risoluzione da parte di un ramo del Parlamento, il Governo ha presentato un disegno di legge sostanzialmente tabellare e di contenuto assai ristretto che non produce effetti sui saldi di finanza pubblica poiché, si legge nella relazione introduttiva, la manovra per il triennio 2011-2013 è stata effettuata con il decreto-legge n. 78 del 2010;

 

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              nel metodo, ciò costituisce la riproposizione di uno schema consolidato: una manovra per decreto, l'abbandono di qualunque logica programmatoria, lo svuotamento della sessione di bilancio e delle sue regole e, per questa via, l'impossibilità per il Parlamento di discutere e di esercitare il suo ruolo di indirizzo sulla politica economica;

              nel merito, le misure contenute nel decreto, che hanno determinato una correzione dell'indebitamento netto pari a circa 12 miliardi di euro per il 2011 e 25 miliardi per gli anni 2012 e 2013, sono riconducibili prevalentemente (67 per cento) a tagli di spesa nel settore delle Amministrazioni centrali, regionali e locali, nel pubblico impiego e in materia previdenziale;

              è necessario sottolineare che sulla sostenibilità delle misure per le amministrazioni pubbliche e sulla effettiva realizzabilità dei risparmi attesi si riflette l'inadeguatezza di tagli indifferenziati e non selettivi che potrebbero tradursi o in un rallentamento della spesa in conto capitale o in meri slittamenti nel tempo di pagamenti o nella formazione di debiti sommersi e, certamente, nella riduzione della funzionalità della pubblica amministrazione e dei servizi ai cittadini;

              si tratta, in ogni caso, di misure che avranno effetti recessivi e porteranno ad una riduzione del tasso di crescita del PIL pari a 0,5 punti percentuali nel periodo di riferimento 2010-2012;

              poiché, nel prossimo biennio sull'attività economica dovrebbe continuare a gravare una dinamica debole dei consumi, frenati dalla stazionarietà del reddito disponibile, la previsione di un tasso di crescita del 2 per cento nel biennio 2012-2013, senza cui sarebbe impossibile conseguire gli obiettivi di finanza pubblica, appare fin troppo ottimistica;

              il Governo sembra non considerare che il riequilibrio duraturo dei conti pubblici passa soprattutto per il rafforzamento del potenziale di crescita dell'economia. L'uscita dalla crisi deve essere un'opportunità per porre le basi per attuare riforme strutturali, a partire da quella del fisco, che accrescano la produttività e la competitività del nostro Paese;

              pur non avendo indicato nella Decisione di finanza pubblica alcun disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica, il Governo sta annunciando, negli incontri con le parti sociali e gli attori economici, la presentazione a fine anno dell'ennesimo decreto riducendo così al minimo il ruolo, il dibattito e la capacità di intervento del Parlamento;

          considerato che, in relazione alla tabella 8, relativa al Ministero dell'interno:

              per quanto riguarda gli enti territoriali, va ricordata la insostenibilità dei tagli di spesa richiesti dal decreto-legge n. 78 del 2010 e dei possibili effetti distorsivi di una applicazione indifferenziata degli stessi. La riduzione dei trasferimenti, se non compensata da altra fonte di finanziamento, potrebbe comportare, già nel 2011, un taglio delle spese non sanitarie di circa l'11 per cento, con una forte concentrazione sulle spese in conto capitale, che potrebbero, pertanto, risultare ulteriormente sacrificate. In alternativa, un ricorso a maggiore indebitamento, renderebbe inefficace la misura, ripercuotendosi negativamente sull'andamento del debito pubblico; sulla sostenibilità delle misure per le amministrazioni locali si riflette, poi, l'inadeguatezza di un meccanismo, come quello del Patto di stabilità interno, che non è in grado, nell'impianto vigente, di tener conto delle differenti caratteristiche di un universo di riferimento molto ampio (oltre 2.200 enti) e con caratteristiche gestionali e strutturali molto differenziate. Un impianto indifferenziato e non selettivo che potrebbe tradursi in un rallentamento della spesa in conto capitale, nella riduzione dei servizi ai cittadini, in rilevanti aumenti tariffari che rischiano di incidere sul potere d'acquisto delle famiglie, e soprattutto di quelle che hanno maggiori oneri di cura per i figli e per gli anziani non autosufficienti;

 

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              si segnala, poi, il decremento degli stanziamenti relativi alla missione n. 27 (Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti) pari a 194,77 milioni per la parte di competenza. All'interno della suddetta missione Immigrazione, si registra soprattutto la flessione (–193,32 milioni) degli stanziamenti per Garanzia dei diritti e interventi per lo sviluppo della coesione sociale (programma 27.2);

              tra le variazioni più significative e deprecabili si segnalano il capitolo 2313 recante Speciale elargizione in favore delle famiglie dei cittadini italiani, dei cittadini stranieri e degli apolidi che abbiano perduto la vita a causa di azioni terroristiche, assegno vitalizio e altre provvidenze (–44,5 milioni) e il capitolo 2384 relativo al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso (–24,8 milioni);

              ancora deprecabile appare il taglio di 15,4 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2010 delle risorse destinate ai programmi di protezione dei collaboratori di giustizia e dei loro familiari (3.3 – cap. 2840);

          considerato, in particolare, che:

              il programma Prevenzione del rischio e soccorso pubblico (8.3) registra un decremento di 80 milioni di euro. In merito a tali tagli, il Centro di responsabilità amministrativa competente segnala che, «l'entità di tali decurtazioni ha accentuato notevolmente il già evidente squilibrio tra i costi per l'espletamento dei servizi istituzionali che annualmente si rilevano e le risorse finanziarie disponibili. La presenza di un così evidente squilibrio, in sostanza, rende vano un efficace tentativo di rimodulazione delle dotazioni iniziali che, necessariamente, debbono subire delle sostanziali integrazioni per far fronte alle spese incomprimibili». Diventa quindi quasi impossibile l'espletamento delle funzioni e suona come una beffa la prevista assunzione nel 2011 di 1000 vigili del fuoco che non avrebbero i mezzi per svolgere il servizio. Anche per i programmi Organizzazione e gestione del sistema nazionale di difesa civile nonché per il programma Attuazione da parte delle Prefetture-Uffici territoriali del Governo del Ministero dell'Interno sul territorio, i Centri di responsabilità amministrativa competenti dichiarano la stessa impossibilità allo svolgimento delle loro funzioni con le risorse assegnategli;

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.

 

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III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri e comunitari)

 

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III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri e comunitari)

RELAZIONE    DI    MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 6)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Tempestini, Fassino, Maran, Pistelli, Barbi, Narducci, Porta, Losacco, Corsini


      La III Commissione,

          esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità per il 2011) e il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013;

          esaminata la tabella n. 6, recante lo stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013;

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità è stato formalmente predisposto sulla base della nuova disciplina introdotta dall'articolo 11 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, che ha riformato le procedure di finanza pubblica e ha delineato una nuova configurazione del ciclo della programmazione e degli strumenti di bilancio;

              dopo la trasmissione in gravissimo ritardo dello schema della Decisione di finanza pubblica e senza aver aspettato l'approvazione della risoluzione da parte di un ramo del Parlamento, il Governo ha presentato un disegno di legge sostanzialmente tabellare e di contenuto assai ristretto che non produce effetti sui saldi di finanza pubblica poiché, come si evince nella relazione introduttiva, la manovra

 

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per il triennio 2011-2013 è stata effettuata con il decreto-legge n. 78 del 2010;

              nel metodo ciò costituisce la riproposizione di uno schema consolidato: una manovra per decreto, l'abbandono di qualunque logica programmatoria, lo svuotamento della sessione di bilancio e delle sue regole e, per questa via, l'impossibilità per il Parlamento di discutere e di esercitare il suo ruolo di indirizzo sulla politica economica;

              nel merito, le misure contenute nel decreto-legge, che hanno determinato una correzione dell'indebitamento netto pari a circa 12 miliardi per il 2011 e 25 miliardi per gli anni 2012 e 2013, sono riconducibili prevalentemente (67 per cento) a tagli di spesa nel settore delle Amministrazioni centrali, regionali e locali, nel pubblico impiego e in materia previdenziale;

              è necessario sottolineare che sulla sostenibilità delle misure per le amministrazioni pubbliche e sulla effettiva realizzabilità dei risparmi attesi si riflette l'inadeguatezza di tagli indifferenziati e non selettivi che potrebbero tradursi o in un rallentamento della spesa in conto capitale o in meri slittamenti nel tempo di pagamenti o nella formazione di debiti sommersi e, certamente, nella riduzione della funzionalità della Pubblica Amministrazione e dei servizi ai cittadini;

              si tratta, in ogni caso, di misure che avranno effetti recessivi e porteranno ad una riduzione del tasso di crescita del PIL pari a 0,5 punti percentuali nel periodo di riferimento 2010-2012;

              poiché nel prossimo biennio sull'attività economica dovrebbe continuare a gravare una dinamica debole dei consumi, frenati dalla stazionarietà del reddito disponibile, la previsione di un tasso di crescita del 2 per cento nel biennio 2012-2013, senza cui sarebbe impossibile conseguire gli obiettivi di finanza pubblica, appare fin troppo ottimistica;

              il Governo sembra non considerare che il riequilibrio duraturo dei conti pubblici passa soprattutto per il rafforzamento del potenziale di crescita dell'economia. L'uscita dalla crisi deve essere un'opportunità per porre le basi per attuare riforme strutturali, a partire da quella del fisco, che accrescano la produttività e la competitività del nostro Paese;

              pur non avendo indicato nella Decisione di finanza pubblica alcun disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica, il Governo sta annunciando, negli incontri con le parti sociali e gli attori economici, la presentazione a fine anno dell'ennesimo decreto-legge riducendo così al minimo il ruolo, il dibattito e la capacità di intervento del Parlamento;

          e per i profili di propria competenza, premesso che,

              l'incidenza del bilancio del Ministero degli affari esteri sul bilancio complessivo dello Stato continua ad essere, al pari dello scorso anno, pari al solo 0,4 per cento, confermando la scarsa incidenza di questo Ministero e l'inadeguato investimento sulla proiezione internazionale dell'Italia;

              la percentuale dello 0,4 per cento, peraltro, rimane invariata solamente a causa della generale riduzione complessiva del bilancio statale, pari ad una riduzione di 7 miliardi, registrandosi per il Ministero degli affari esteri una riduzione di risorse in termini nominali pari a 203 milioni rispetto al bilancio assestato del 2010;

              gravissima e preoccupante è stata l'ulteriore contrazione dei fondi destinati in Tabella C alla legge n. 49 del 1987, per la quale rispetto alla legge finanziaria del 2010, si registra un decremento di 147,8 milioni di euro con uno stanziamento pari a soli 179 milioni di euro per l'anno 2011 che al netto di impegni pregressi e spese di gestione, scende al di sotto dei 100 milioni. L'attuale legge di stabilità sancisce di fatto la quasi impossibilità di finanziare nuovi progetti di sviluppo e decreta la fine della cooperazione allo sviluppo italiana;

              nonostante nel mese di giugno fosse stato accolto dal Governo un ordine del giorno, con il quale si impegnava a

 

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preservare la cooperazione da ulteriori tagli futuri che rischiavano di comprometterne definitivamente l'esistenza, con la legge di stabilità ora all'esame della commissione gli stanziamenti a favore della legge n. 49 del 1987 giungono a livelli così bassi – valutati in termini nominali – mai raggiunti in precedenza, neppure negli anni dei grandi sacrifici sostenuti dall'Italia per entrare nell'euro;

              la legge di stabilità attualmente all'esame conferma inoltre lo squilibrio già presente da anni tra le risorse destinate a favore della cooperazione bilaterale – nettamente minoritarie – e quelle destinate al canale multilaterale, comprensivo di finanziamenti destinati in favore di iniziative comunitarie, contributi obbligatori ad organizzazioni internazionali delle quali l'Italia fa parte e finanziamenti a favore di banche e fondi di sviluppo, senza alcuna correzione del trend;

              anche per quanto riguarda il programma «Italiani nel mondo e politiche migratorie» si registra un decremento di 14 milioni di euro, rispetto al bilancio dello scorso anno, con uno stanziamento pari a soli 59,216 milioni di euro per l'anno 2011 e un dimezzamento delle risorse complessivamente destinate a questo settore nell'ultimo triennio;

              altrettanto grave e preoccupante è il taglio apportato ai contributi erogati dal Ministero degli affari esteri alla Società Dante Alighieri, che per l'anno in corso sono pari quasi al 53,5 per cento del complessivo bilancio della Società medesima, e che rischiano di compromettere il funzionamento di questo istituto, che costituisce uno dei fiori all'occhiello nella promozione della lingua italiana nel mondo;

              nella relazione tecnica, nella parte degli accantonamenti previsti nella Tabella A per il Ministero degli affari esteri, si fa riferimento ad accantonamenti in favore della futura ratifica di un accordo di cooperazione in materia doganale con la Bielorussia, mentre non vengono minimamente menzionate due possibili ratifiche – per le quali vi sono progetti di legge giacenti in Parlamento – ossia il Trattato di Oslo, in materia di cluster bombs, e l'approvazione della legge sulla stabilizzazione del versamento della quota annuale al Fondo globale per la malaria, la tubercolosi, l'AIDS e le altre pandemie, che ne consentirebbe il finanziamento attraverso la Tabella C;

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.

 

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III COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari esteri e comunitari)

RELAZIONE    DI    MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 6)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

del deputato Evangelisti


      La III Commissione,

          esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge recante Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità per il 2011) e il disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013;

          esaminata la tabella n. 6, recante lo stato di previsione del Ministero degli affari esteri per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013;

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità tiene conto dello scenario delineato dalla decisione di finanza pubblica approvata a settembre, in base al quale si prevedono per il 2010 un tasso di crescita del PIL reale dell'1,2 per cento e un deflatore pari all'1,6 per cento;

              la legge di stabilità, introdotta con la legge di riforma del bilancio (articolo 11 della legge n. 196 del 2009), sostituisce da quest'anno la legge finanziaria;

              il suddetto provvedimento, insieme al disegno di legge di bilancio, compone la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2011-2013, esprimendolo sotto un aspetto essenzialmente tabellare;

 

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              gli interventi ammontano a circa 1000 milioni per l'anno 2011, 3.000 milioni per il 2012 e 9.500 milioni per il 2013, da attribuire, essenzialmente, a rimodulazioni di risorse finanziarie già inserite in bilancio;

              la manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge n. 78 del 2010 e questa deve essere considerata la vera e propria manovra economica cui fare riferimento. Una manovra pesantissima, di «soli e ingentissimi tagli», soprattutto nei confronti degli enti locali e incredibilmente priva di qualsiasi misura a sostegno dello sviluppo economico;

              la manovra contenuta nel citato decreto-legge n. 78 del 2010 ha solo prodotto effetti depressivi sull'economia e l'occupazione;

              l'Istat ha confermato che il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2010 è salito al 9,1 per cento, senza calcolare i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Dopo i 528 mila posti di lavoro distrutti negli ultimi due anni, sono a rischio altri 246 mila posti di lavoro;

              Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l'ammontare dell'evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dall'attuale Governo il cui cuore è tutto nel blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, nel taglio, come si è detto, dei fondi ai comuni e alle regioni (complessivamente quasi 13 miliardi di euro) e nel rinvio del pensionamento dei cittadini e secondo le recentissime stime elaborate dal suo Centro studi nel mese di settembre 2010, il reddito pro capite in Italia continuerà a essere «in retromarcia» e con la crisi attuale ha fatto passi indietro tornando ai livelli del 1998;

              è infatti una «Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri Paesi avanzati» quella descritta dal Rapporto di autunno del Centro studi di Confindustria, che, rinnovando l'allarme per il ritardo nelle riforme, sottolinea alcune questioni cruciali sul fronte dei «ritardi per la modernizzazione»: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l'istruzione; la ricerca e l'innovazione, terreno su cui siamo «in forte svantaggio»; infrastrutture, settore in cui «il Paese ha dissipato la leadership che aveva quaranta anni fa tagliando le risorse e rafforzando il potere di veto dei sempre più numerosi soggetti interessati»; la concorrenza: «le liberalizzazioni da sole aumenterebbero la produttività del 14,1 per cento»;

              l'attuale Governo non è in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente tale da aggredire la crisi che attanaglia il nostro Paese;

              il provvedimento al nostro esame contiene una manovra finanziaria inesistente, uno strumento di intervento del tutto inadeguato e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;

              il nostro Paese necessita invece di interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell'attuale Governo stimolando di più la domanda interna, prevedendo nell'immediato una vera manovra di almeno un punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese;

              considerato inoltre che, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della Commissione, vanno rilevate alcune, pesanti criticità, evidenziate tra l'altro anche dal relatore e dal rappresentante del Governo, e cioè l'incidenza dell'importo destinato al Ministero degli affari esteri sul totale delle spese finali del bilancio dello Stato è ormai giunto allo 0,4 per cento, una percentuale assai esigua, inaccettabile, che pone a serio rischio la credibilità e dignità dell'Italia nel contesto e nelle relazioni internazionali;

              gli stanziamenti di competenza iscritti nello stato di previsione del Ministero

 

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degli affari esteri a legislazione vigente per il 2011 fanno registrare, rispetto alle previsioni assestate per il 2010, una diminuzione complessiva di 203,1 milioni di euro, risultante da un decremento di 200,2 milioni di euro nella parte corrente, e di 2,9 milioni di euro nel conto capitale;

              per quanto riguarda le risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo si deve registrare purtroppo un'altra forte, non congrua e incoerente riduzione degli stanziamenti. In particolare, nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri, i 18 capitoli della «cooperazione a dono» hanno registrato, rispetto alla legge finanziaria 2010, una riduzione di 147,8 milioni, assestandosi a 179 milioni previsti per il 2011 e i successivi anni del triennio, malgrado le rassicurazioni del Governo e gli impegni internazionali assunti;

              i tagli al programma Italiani nel mondo ammontano al 20 per cento con un decremento di 14 milioni, risultando così più che dimezzati nell'ultimo triennio, con l'aggravante che non sono previste risorse aggiuntive per il rinnovo degli organi dei Comites, procrastinato con una forzatura lo scorso anno a seguito della presentazione di un ordine del giorno in tal senso;

              le risorse previste dalla Tabella A risultano inadeguate per la copertura finanziaria relativa alla ratifica di trattati e accordi internazionali già siglati;

              le risorse previste, invece, dalla Tabella B evidenziano l'inadeguatezza degli stanziamenti per garantire la realizzazione dei necessari interventi di manutenzione e messa in sicurezza del patrimonio all'estero;

              ancor più critica e incomprensibile appare l'insussistenza di stanziamenti per le missioni internazionali, attualmente allocate al capitolo 3004 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per quello che appare un beffardo impegno di spesa di soli 4,3 milioni di euro;

              lo stanziamento risibile di 50 milioni collegato agli impegni relativi al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio fa il paio, in termini di caduta di immagine del nostro Paese nel consesso mondiale, con il costante ritardo nel versamento delle quote a noi spettanti per il finanziamento di organismi internazionali come la Banca mondiale, per esempio;

          in ragione di quanto su esposto,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.

 

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IV COMMISSIONE PERMANENTE
(Difesa)

 

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IV COMMISSIONE PERMANENTE
(Difesa)

RELAZIONE    DI    MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero della difesa per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 11)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Rugghia, Recchia, Villecco Calipari, Garofani


      La IV Commissione,

          esaminata la tabella n. 11, relativa allo stato di previsione del Ministero della difesa per il 2011 e per il triennio 2011-2013, nonché, per quanto di competenza, le connesse parti del disegno di legge di stabilità per l'anno 2011;

          tenuto conto che:

              è confermata una riduzione di 320,4 milioni di euro per le spese di esercizio (meno 18,2 per cento rispetto al 2010);

              è previsto un incremento di 266,3 milioni di euro per investimenti sui sistemi d'arma (più 8,4 per cento rispetto al 2010);

              per effetto di tali variazioni le risorse per la funzione difesa che nel 2010 sono risultate pari a 14.295 milioni di euro raggiungono i 14.327,6 milioni di euro con un incremento di 32,6 milioni di euro in valore assoluto pari allo 0,2 per cento in percentuale, senza, per altro, che a un tale incremento corrispondano significativi effetti positivi per l'efficienza del nostro strumento militare;

          considerato che:

              il modesto incremento risulta come il combinato disposto di tagli consistenti alle spese per l'esercizio coperti dalle maggiori

 

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risorse che si intende impiegare per sostenere i programmi di armamento;

              per quanto riguarda i tagli all'Esercizio la stessa «Nota aggiuntiva» del Ministro della difesa che accompagna i documenti finanziari critica le conseguenze derivanti dalle minori risorse disponibili sostenendo che senza interventi correttivi «la prontezza operativa dello strumento militare rimarrà al livello minimo necessario per far fronte agli impegni internazionali, con il rischio di veder aumentare le criticità che la caratterizzano»;

              siamo di fronte a tagli lineari che rappresentano un rischio, a nostro avviso, da evitare;

              i documenti finanziari confermano anche il taglio di 304 milioni di euro sui fondi per il reclutamento e «sostanziano il rischio potenziale di un blocco generalizzato dei reclutamenti e delle progressioni dei volontari nel servizio permanente con la perdita di qualificate professionalità e un forte impatto negativo sulle capacità dello strumento operativo»;

              l'eventuale sospensione del reclutamento metterebbe in crisi non solo la scelta della sospensione del servizio di leva obbligatorio, ma comporterebbe anche l'impossibilità di far transitare nel servizio permanente (cioè con un contratto a tempo indeterminato), soldati trattenuti in servizio a tempo determinato dopo 5-7 anni di impiego operativo sul territorio nazionale e anche fuori area;

              per garantire la piena efficienza del nostro strumento militare è necessario a nostro avviso recuperare risorse pari ad almeno 600 milioni di euro da destinare all'Esercizio e al reclutamento;

              le maggiori risorse per investimenti sui sistemi d'arma si riferiscono in parte a programmi sui quali non si è ancora espresso il Parlamento e non vengono tenute in alcuna considerazione le conclusioni cui è giunta la Commissione Difesa con l'indagine conoscitiva sul procurement militare che hanno richiamato all'unanimità la necessità di poter disporre di un quadro di insieme che definisca il modello di difesa italiano, nonché quella di corredare ciascun programma di investimento di informazioni che al momento mancano;

              si continuano in sostanza a presentare progetti per l'approvvigionamento o la riconfigurazione dei sistemi d'arma, lasciando assolutamente indefinita la conclusione della discussione sulla definizione del Nuovo Modello di Difesa, avviata nella seduta congiunta presso le Commissioni Difesa di Camera e Senato con l'audizione del Ministro della difesa del 20 gennaio 2010, che non ha più avuto seguito;

              in questo quadro diventa impossibile assumersi la responsabilità di investire centinaia di milioni di euro sui sistemi d'arma senza poter disporre delle necessarie informazioni,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.
 

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VI COMMISSIONE PERMANENTE
(Finanze)

 

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VI COMMISSIONE PERMANENTE
(Finanze)

RELAZIONE    DI    MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 e del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 1 e Tabella n. 2, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Messina e Barbato


      La VI Commissione,

          esaminati, per le parti di propria competenza, il disegno di legge C. 3779, «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013» (tabelle n. 1 e n. 2) e le parti corrispondenti del disegno di legge C. 3778, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)»;

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità tiene conto dello scenario delineato dallo schema della Decisione di finanza pubblica presentato a settembre, in base al quale si prevedono per il 2010 un tasso di crescita del PIL reale dell'1,2 per cento e un valore del deflatore del PIL pari all'1,6 per cento;

              la legge di stabilità, introdotta dall'articolo 11 della legge n. 196 del 2009, di riforma del bilancio, sostituisce da quest'anno la legge finanziaria;

              il suddetto provvedimento, insieme al disegno di legge di bilancio, compone la manovra triennale di finanza pubblica e,

 

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in particolare, dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2011-2013, esprimendolo in forma essenzialmente tabellare;

              gli interventi ammontano a circa 1.000 milioni per l'anno 2011, 3.000 milioni per il 2012 e 9.500 milioni per il 2013, da attribuire, essenzialmente, a rimodulazioni di risorse finanziarie già inserite in bilancio;

              la manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge n. 78 del 2010, che deve essere considerato la vera e propria manovra economica cui fare riferimento: si tratta di una manovra pesantissima, costituita esclusivamente da ingentissimi tagli, sopratutto nei confronti degli enti locali, e incredibilmente priva di qualsiasi misura a sostegno dello sviluppo economico;

              la manovra contenuta nel citato decreto-legge n. 78 del 2010 ha prodotto solo effetti depressivi sull'economia e l'occupazione;

              l'ISTAT ha confermato che il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2010 è salito al 9,1 per cento, senza calcolare i lavoratori in cassa integrazione guadagni: dopo i 528.000 posti di lavoro distrutti negli ultimi due anni, sono a rischio altri 246.000 posti di lavoro;

              la Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l'ammontare dell'evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dall'attuale Governo, il cui elemento fondamentale risiede tutto nel blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, nel taglio dei fondi ai comuni e alle regioni (complessivamente quasi 13 miliardi di euro) e nel rinvio delle date di pensionamento dei lavoratori;

              secondo le recentissime stime elaborate dal Centro studi di Confindustria nel mese di settembre 2010, il reddito pro capite in Italia continuerà ad essere in diminuzione e con la crisi attuale ha fatto numerosi passi indietro, tornando ai livelli del 1998;

              è infatti una «Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri Paesi avanzati» quella descritta dal rapporto di autunno del Centro studi di Confindustria, che, rinnovando l'allarme per il ritardo nelle riforme, sottolinea alcune questioni cruciali sul fronte dei ritardi per la modernizzazione: la semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l'istruzione; la ricerca e l'innovazione, terreno su cui l'Italia è «in forte svantaggio»; le infrastrutture, settore in cui «il Paese ha dissipato la leadership che aveva quaranta anni fa tagliando le risorse e rafforzando il potere di veto dei sempre più numerosi soggetti interessati»; la concorrenza (»le liberalizzazioni da sole aumenterebbero la produttività del 14,1 per cento»);

              l'attuale Governo non è in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente, tale da aggredire la crisi che attanaglia il Paese;

              i provvedimenti in esame delineano una manovra finanziaria inesistente, uno strumento di intervento del tutto inadeguato e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;

              il Paese necessita invece di interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell'attuale Governo, stimolando di più la domanda interna, prevedendo nell'immediato una vera manovra di almeno un punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda e delle piccole imprese;

          considerato inoltre, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della Commissione, che:

              la pressione fiscale per il 2010 è prevista in misura pari al 42,8 per cento del PIL, a fronte del picco del 43,2 per

 

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cento registratosi nello scorso anno, per poi ridursi leggermente al 42,4 per cento nel 2011, e quindi risalire al 42,6 per cento nel 2012;

              nel 2000 le entrate complessive dello Stato rappresentavano il 45,4 per cento del PIL, mentre nel 2009 questa percentuale era salita al 47,2 per cento;

              l'incremento delle entrate dello Stato non è stato determinato da un incremento omogeneo delle diverse fonti di gettito: infatti le imposte dirette sono cresciute nel periodo del 33 per cento, le imposte indirette sono diminuite del 2,3 per cento, con una riduzione più accentuata nel 2008 e nel 2009, ed i contributi sociali sono cresciuti addirittura del 46,6 per cento;

              in altre parole, è aumentata di molto la pressione fiscale sul fattore lavoro, ed in particolare su quello dipendente, contribuendo alla riduzione della competitività del sistema produttivo;

              il calo delle imposte indirette può essere attribuito solo in minima parte alla crisi, mentre è invece per lo più da collegare all'espandersi delle attività in nero ed a meccanismi elusivi se non truffaldini, come quelli, per quanto concerne l'IVA, delle società «carosello» o delle società «cartiere» create al solo scopo di emettere fatture false;

              sebbene si preveda una sostanziale stabilità delle entrate (resta costante la pressione tributaria e si riducono leggermente i contributi sociali, in buona parte per il congelamento delle retribuzioni pubbliche), in realtà, le entrate vanno peggio di quanto si poteva prevedere a giugno: tale peggioramento ha vanificato un quarto della correzione effettuata con la manovra (che valeva 0,8 punti percentuali di PIL l'anno), in quanto, nei primi sei mesi dell'anno, le entrate tributarie sono calate del 3,5 per cento;

              tale riduzione di circa 3 miliardi di entrate appare molto preoccupante, soprattutto ove si consideri che la manovra adottata dal Governo in primavera contava sulla possibilità di recuperare più di 8 miliardi di evasione fiscale da qui al 2012;

              la crescita del Paese viene inoltre frenata dal fenomeno del sommerso, che, secondo un recente rapporto del Centro studi di Confindustria, è bruscamente accelerato nel 2009, superando il 20 per cento del PIL (oltre il 27 per cento se non si considera la Pubblica Amministrazione, e senza tenere conto che tale percentuale raggiunge al Sud un valore doppio): tale dato porta l'ammontare dell'evasione fiscale su valori molto superiori ai 125 miliardi stimati dal Centro studi di Confindustria lo scorso giugno, ed anche la stima della pressione fiscale effettiva è rivista in crescita, ad un livello ben sopra il 54 per cento nel 2009, più del 51,4 per cento stimato dal Centro studi di Confindustria lo scorso giugno e del 43,2 per cento della «pressione apparente contenuta nei documenti ufficiali»;

              nella situazione attuale i costi dell'evasione fiscale e della corruzione divengono ancor più insopportabili: in particolare, il 30 per cento della base imponibile dell'IVA viene regolarmente evaso, per oltre 30 miliardi di euro l'anno, cifra che sale vertiginosamente ad oltre 100 miliardi se si aggiunge l'evasione di altre imposte come l'IRPEF o l'IRAP;

              in tale contesto, rappresenta una costosa anomalia per l'Erario il meccanismo del Prelievo erariale unico (PREU) applicabile, ai sensi dell'articolo 39, comma 13, del decreto-legge n. 269 del 2003, ai proventi delle società concessionarie relativamente agli apparecchi di gioco collegati in rete;

              secondo il Governatore della Banca d'Italia «l'evasione fiscale è un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga e riduce le risorse alle politiche sociali»;

              fra il 2000 e il 2010 i lavoratori italiani hanno perso – secondo l'IRES, il Centro studi della CGIL – 5.453 euro in termini di potere d'acquisto, in parte a causa di un livello di inflazione più elevato

 

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di quanto previsto e conteggiato in sede di rinnovo dei contratti di lavoro (3.384 euro), ed in parte in ragione della mancata restituzione del «fiscal drag», che ha comportato per ogni lavoratore un prelievo aggiuntivo medio di 2.000 euro, dovuto al progressivo aumento delle aliquote sui redditi per effetto dell'aumento del costo della vita;

              in totale, nei dieci anni presi a riferimento, la perdita del potere di acquisto sulla somma di tutte le retribuzioni ha raggiunto la quota di 44 miliardi, che sono stati sottratti alle famiglie, diminuendo la domanda interna, riducendo i consumi e alimentando la crisi;

              di fronte a questa incontestabile situazione, appare prioritaria la necessità di predisporre urgentemente un riequilibrio del carico tributario, per ridurre la pressione fiscale sui redditi da lavoro, sulle pensioni e sugli investimenti delle piccole e medie imprese, misure che sono invece totalmente assenti nel decreto- legge n. 78 del 2010 e nel disegno di legge di stabilità in esame;

              sarebbe dunque necessario integrare il contenuto della manovra estiva attuata con il decreto-legge n. 78 del 2010, nonché quello della legge di stabilità, nei seguenti termini:

                  prevedere un'addizionale del 7,5 per cento sui capitali regolarizzati tramite lo scudo fiscale;

                  ripristinare le norme di contrasto all'evasione fiscale introdotte dal Governo Prodi;

                  recuperare con decorrenza immediata le somme dovute dai contribuenti che hanno aderito ai condoni fiscali 2003-2004 e che non hanno pagato buona parte delle rate da loro dovute, secondo quanto già da tempo denunciato dalla Corte dei conti;

                  tassare con aliquota del 20 per cento le plusvalenze finanziarie speculative, con l'esclusione dei rendimenti dei titoli di Stato;

                  ridurre la quota di deducibilità per le sofferenze creditizie;

                  aumentare le detrazioni per carichi familiari;

                  alleggerire il carico IRPEF sui redditi bassi e medi da lavoro e da pensione, diminuendo l'imposta sulle tredicesime, nonché operando sul meccanismo delle detrazioni;

                  ridurre, per le piccole e medie imprese, il peso del costo del lavoro sul calcolo dell'imponibile IRAP;

                  prevedere il pagamento dell'IVA al momento in cui si incassa effettivamente il corrispettivo della cessione di beni o di servizi e non in anticipo;

                  prevedere forme di agevolazione fiscale per favorire la capitalizzazione delle piccole e medie imprese, nonché defiscalizzare parzialmente gli utili reinvestiti da parte delle stesse PMI;

                  introdurre un meccanismo di determinazione sintetica del reddito delle persone fisiche e delle società di capitale minori (nuovo redditometro a riscossione immediata), a rettifica delle dichiarazioni pregresse, nonché prevedere misure di contrasto all'elusione fiscale realizzata tramite società di comodo;

                  eliminare il Prelievo erariale unico, riconducendo la tassazione delle società concessionarie dei giochi al regime fiscale ordinario previsto per la generalità delle società, ed inserire il mancato collegamento degli apparecchi di gioco alla rete telematica tra le fattispecie di evasione per le quali l'articolo 5 del decreto legislativo n. 74 del 2000 prevede la reclusione da uno a tre anni,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.
 

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(Ambiente, territorio e lavori pubblici)

 

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DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 2, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Mariani, Realacci, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola


      La VIII Commissione,

          esaminata, per le parti di competenza, la tabella n. 2, recante lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze e le connesse parti del disegno di legge di stabilità, e in particolare, gli stanziamenti relativi alla Protezione civile e alle calamità naturali che insistono in tale stato di previsione;

          premesso che:

              i due programmi di interesse dell'VIII Commissione, relativi alla missione 8 (Soccorso civile) e, in particolare, il programma 8.4 (Interventi per pubbliche calamità) e il programma 8.5 (Protezione civile) inseriti nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze hanno, nel bilancio di previsione 2011, una dotazione complessiva di 2.023,7 milioni di euro, con una riduzione di 196,7 milioni di euro rispetto all'assestato 2010 (pari all'8,9 per cento);

              il Programma 8.4 (Interventi per pubbliche calamità), ha una dotazione di 128,6 milioni di euro, invariata rispetto all'assestato 2010 sia nel quantum sia nelle voci di spesa;

 

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              il taglio operato nella missione riguarda integralmente il Programma 8.5 (Protezione civile), che ha una dotazione complessiva pari a 1.895,0 milioni di euro, con una riduzione di 196,7 milioni di euro rispetto al dato assestato 2010 (pari al 9,4 per cento);

              parte di tali fondi (25,1 milioni di euro) sono destinati ai capitoli 2179 e 2184 (il 2179 è un capitolo di nuova istituzione) per le spese di funzionamento del Dipartimento della protezione civile, con una dotazione complessiva di 25,1 milioni di euro;

              il capitolo 7439, nell'ambito della stesso programma, prevede un nuovo stanziamento di 30 milioni di euro per il «Fondo per l'emergenza rifiuti in Campania» previsto dall'articolo 7, commi 6 e 18, del decreto-legge n. 195 del 2009;

              il capitolo 7443 «Somme da assegnare alla Presidenza del Consiglio dei ministri per oneri derivanti dalla concessione di contributi per l'ammortamento di mutui contratti dalle regioni a seguito di eventi calamitosi», con 752,2 milioni di euro, registra un incremento di 9,1 milioni di euro rispetto al dato assestato 2010;

              il capitolo 7446, molto importante, perché comprende le risorse per coprire le spese per le ricorrenti emergenze relative alle varie calamità, ha 159,6 milioni di euro, e registra una riduzione dello stanziamento di 420 milioni di euro rispetto all'assestato 2010 (-72,5 per cento in termini percentuali!);

              mentre lo stanziamento del capitolo 7447 concernente il «Fondo relativo agli investimenti del Dipartimento della Protezione civile», con 391,3 milioni di euro, resta invariato rispetto alle previsioni assestate 2010;

              nessun incremento è previsto per il capitolo 7449, che dispone risorse per interventi infrastrutturali connessi alla riduzione del rischio sismico: vi sono solo 33,1 milioni di euro, una somma invariata rispetto alle previsioni assestate 2010;

              solo il capitolo 7459 recante il «Fondo per la prevenzione del rischio sismico», istituito in applicazione dell'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 39 del 2009 (a seguito del sisma in Abruzzo), ha 145,1 milioni di euro, con un incremento di 101,1 milioni di euro, in considerazione dell'aumentata previsione di spesa relativa all'articolo 11 del decreto-legge n. 39;

              il capitolo 7462, che prevede «Somme da erogare per interventi di ricostruzione e altre misure a favore della popolazione colpita dal sisma dell'aprile 2009 in Abruzzo» ha 350 milioni di euro (+90 milioni rispetto al dato assestato), che potrebbero rivelarsi tuttavia insufficienti a compensare gli ingenti danni del sisma del 2009, che stanno ancora emergendo.

      Nelle tabelle della legge di stabilità gli stanziamenti relativi alla protezione civile all'interno del Ministero dell'economia e delle finanze per complessivi circa 119,7 milioni di euro per il 2011, rimangono invariati nei due anni successivi, nonostante si vadano configurando crescenti emergenze;

              parimenti, in tabella E della legge di stabilità, gli stanziamenti relativi alle calamità e alla protezione civile (missione 8 – Soccorso civile), per complessivi 691,2 milioni di euro per il 2011, 421,7 milioni di euro per il 2012 e 391,7 milioni di euro per il 2013 risultano pressoché invariati nel triennio,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.
 

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Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 9, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Mariani, Realacci, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola


      La VIII Commissione,

          esaminata, per le parti di competenza, la tabella n. 9, recante lo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;

          considerato che:

              lo stanziamento complessivo di competenza iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il 2011 risulta ridotto in maniera considerevole passando da uno stanziamento assestato di 746,6 milioni a soli 513,9 milioni di euro (–232,7 milioni), con una riduzione in termini percentuali pari al 31,2 per cento;

              si contrae ulteriormente anche la capacità di spesa del Ministero che passa da un coefficiente valutato pari al 61,4 per cento ad un altro valutato pari al 50 per cento;

          valutato che:

              gli stanziamenti più penalizzati sono quelli attribuiti alla missione 18,

 

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(Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente) che registrano una diminuzione di 212,9 milioni di euro (pari a –35,2 per cento) rispetto alle previsioni assestate 2010;

              la missione 18 contiene i programmi più importanti di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e corrisponde al cosiddetto eco bilancio che rappresenta la parte più importante degli stanziamenti disposti per la tutela dell'ambiente nell'ambito delle politiche di bilancio dello Stato;

              in particolare subiscono riduzione di stanziamenti i seguenti programmi:

                  1) il Programma 18.3, Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento, le cui risorse sono pari a 29,4 milioni di euro, con una riduzione di 42,3 milioni di euro rispetto al dato assestato 2010 (–59 per cento). Il capitolo 8405, il più importante del programma perché reca interventi per il disinquinamento e per il miglioramento della qualità dell'aria, subisce una riduzione di oltre 35 milioni di euro, passando da una previsione assestata per il 2010 di 53 milioni di euro ad uno stanziamento di soli 17,7 milioni di euro (pari al 60 per cento dello stanziamento complessivo del programma);

                  2) il programma 18.5, Sviluppo sostenibile, le cui risorse sono pari a 68,9 milioni di euro, con una riduzione rispetto al dato assestato di 27 milioni di euro (–28,2 per cento). All'interno di tale programma c’è il fondo per l'efficientamento energetico e per la produzione di energie rinnovabili, in particolare quella solare termodinamica che viene ridotto di 9 milioni di euro;

                  3) il programma 18.12, Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche, la cui dotazione è pari a 164,3 milioni di euro, con una variazione negativa di 81,1 milioni di euro (pari al 33 per cento). In particolare sono ridotti gli stanziamenti per gli interventi per la tutela del rischio idrogeologico e relative misure di salvaguardia la cui dotazione passa da oltre 40 milioni di euro a 31 milioni di euro; sono ridotte di 9 milioni di euro le dotazioni per la costruzione, sistemazione, riparazione e manutenzione di opere idrauliche e per interventi di sistemazione del suolo, nonché per l'apprestamento dei materiali e per le necessità più urgenti in caso di pubbliche calamità. La maggior parte della consistente riduzione degli stanziamenti del programma è dovuta all'azzeramento della dotazione del capitolo 7509 «Finanziamento di interventi urgenti di perimetrazione e messa in sicurezza, bonifica, disinquinamento e ripristino ambientale» (la cui dotazione nel bilancio assestato 2010 era pari a 40,1 milioni di euro), a seguito del venir meno della relativa autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 867, della legge 296 del 2006 (legge finanziaria 2007) relativa ai canali portuali di grande navigazione della Laguna di Venezia-Porto Marghera, nonché per gli interventi di risanamento del polo chimico Laghi di Mantova;

                  4) il programma 18.13, Tutela e conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodiversità e dell'ecosistema marino, la cui dotazione ammonta a 88,9 milioni di euro e registra una riduzione di 43,8 milioni di euro (–33 per cento) rispetto all'assestato 2010. In particolare subisce una consistente riduzione lo stanziamento non obbligatorio per gli Enti parco che passa da 63 milioni a 7 milioni. Sono diminuite anche le risorse per la protezione dell'ambiente marino dagli inquinamenti e per la gestione e promozione delle riserve marine, per un importo di oltre 10 milioni di euro;

          preso atto che:

              a fronte di tali consistenti contenimenti di spesa, appare molto grave che, come riferito nel corso dell'audizione svolta presso la Commissione ambiente il 20 ottobre scorso dal Ministro per l'ambiente, non si sia ancora provveduto ad istituire il capitolo di spesa per la rassegnazione sul proprio bilancio di previsione delle consistenti risorse, pari a 900 milioni

 

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di euro, che la legge finanziaria 2010, all'articolo 2, comma 240, ha destinato ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico, al fine della loro piena utilizzazione;

              gli stanziamenti per la tutela dell'ambiente considerati nella loro totalità e corrispondenti alle risorse previste per l'intera Missione 18 più le risorse del programma 17.3, Ricerca e innovazione in materia ambientale, hanno subìto una drastica riduzione passando da oltre 2,3 miliardi di euro erogati nel 2008 a soli 764 milioni di euro allocati nel bilancio di previsione 2011 (–67,5 per cento),

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.

 

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(Ambiente, territorio e lavori pubblici)

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DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 9, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Piffari e Scilipoti


      La VIII Commissione,

          esaminato per le parti di propria competenza, il disegno di legge di bilancio per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (C. 3779) e il disegno di legge recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)» (C. 3778);

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità tiene conto dello scenario delineato dalla Decisione di finanza pubblica approvata a settembre, in base al quale si prevedono per il 2010 un tasso di crescita del PIL reale dell'1,2 per cento e un deflatore pari all'1,6 per cento;

              la legge di stabilità, introdotta con la legge di riforma del bilancio (articolo 11 della legge n. 196 del 2009), sostituisce da quest'anno la legge finanziaria;

              il suddetto provvedimento, insieme al disegno di legge di bilancio, compone la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2011-2013,

 

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esprimendolo sotto un aspetto essenzialmente tabellare;

              gli interventi ammontano a circa 1000 milioni di euro per l'anno 2011, 3.000 milioni per il 2012 e 9.500 milioni per il 2013, da attribuire, essenzialmente, a rimodulazioni di risorse finanziarie già inserite in bilancio;

              la manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge n. 78 del 2010 e questa deve essere considerata la vera e propria manovra economica cui fare riferimento. Una manovra pesantissima, di «soli e ingentissimi tagli» soprattutto nei confronti degli enti locali e incredibilmente priva di qualsiasi misura a sostegno dello sviluppo economico;

              la manovra contenuta nel citato decreto-legge n. 78 del 2010 ha solo prodotto effetti depressivi sull'economia e l'occupazione;

              l'Istat ha confermato che il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2010 è salito al 9,1 per cento, senza calcolare i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Dopo i 528 mila posti di lavoro distrutti negli ultimi due anni, sono a rischio altri 246 mila posti di lavoro;

              Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l'ammontare dell'evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dall'attuale Governo, il cui cuore è tutto nel blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, nel taglio, come si è detto, dei fondi ai comuni e alle regioni (complessivamente quasi 13 miliardi di euro) e nel rinvio del pensionamento dei cittadini e secondo le recentissime stime elaborate dal suo centro studi nel mese di settembre 2010, il reddito pro capite in Italia continuerà ad essere «in retromarcia» e con la crisi attuale ha fatto passi indietro tornando ai livelli del 1998;

              è infatti una «Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri Paesi avanzati» quella descritta dal rapporto di autunno del Centro studi di Confindustria, che, rinnovando l'allarme per il ritardo nelle riforme, sottolinea alcune questioni cruciali sul fronte dei «ritardi per la modernizzazione»: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l'istruzione; la ricerca e l'innovazione, terreno su cui siamo «in forte svantaggio»; infrastrutture, settore in cui «il Paese ha dissipato la leadership che aveva quaranta anni fa tagliando le risorse e rafforzando il potere di veto dei sempre più numerosi soggetti interessati»; la concorrenza: «le liberalizzazioni da sole aumenterebbero la produttività del 14,1 per cento»;

              l'attuale Governo non è in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente tale da aggredire la crisi che attanaglia il nostro Paese;

              il provvedimento al nostro esame contiene una manovra finanziaria inesistente, uno strumento di intervento del tutto inadeguato e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;

              il nostro Paese necessita invece di interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell'attuale Governo: stimolando di più la domanda interna, prevedendo nell'immediato una vera manovra di almeno un punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese;

          considerato inoltre che, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della Commissione ambiente:

              risulta evidente la situazione drammatica in cui si trova il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al quale vengono sottratte ingenti risorse finanziarie, ben oltre il taglio del 10 per cento imposto nella manovra della scorsa estate, con il decreto-legge n. 78 del 2010. Lo stesso Ministro Prestigiacomo, nel corso della audizione svoltasi il 20 ottobre

 

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presso la Commissione ambiente della Camera, ha segnalato la sua preoccupazione al riguardo, auspicando un reintegro delle risorse, specie quelle relative al dissesto idrogeologico;

              la legge finanziaria 2010, all'articolo 2, comma 240, ha destinato 900 milioni di euro ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico. Nel corso della medesima suddetta audizione, il Ministro per l'ambiente ha riferito di aver chiesto al Ministro dell'economia e delle finanze l'istituzione del relativo capitolo di spesa, ma di non aver ancora avuto risposta;

              le risorse destinate ai parchi e alle aree marine protette sono ormai praticamente azzerati. Sempre nel corso della suindicata audizione alla Camera, il Ministro Prestigiacomo ha dichiarato: «I 29 milioni di euro previsti in tabella dalla legge di stabilità non bastano nemmeno a pagare le bollette, oltre agli stipendi del personale dei parchi nazionali. In dettaglio, va puntualizzato che, con questa somma, dovremmo assicurare non soltanto il funzionamento dei 24 parchi nazionali esistenti, ma anche quello di 14 Riserve naturali dello Stato, del Parco tecnologico ed archeologico delle colline metallifere grossetane, del Parco museo delle miniere dell'Amiata, del Parco museo minerario delle miniere di zolfo delle Marche, e dovremmo far fronte alle spese per l'adesione alla Convenzione Internazionale di Rio de Janeiro sulla Biodiversità, alla Convenzione di Bonn e alla Convenzione sul Commercio Internazionale di Flora e Fauna minacciate di estinzione (CITES)». E ancora: «Se non intervengono subito misure correttive, promesse nel corso dell'ultimo Consiglio dei ministri ma ancora non attuate, non resterà altro da fare che chiudere almeno la metà dei Parchi oggi esistenti, disperdendo un inestimabile serbatoio di conoscenze ed esperienze che il mondo ci invidia e che sono motore economico di aree talora depresse e forma di tutela della natura che oltretutto attira turisti con relativo giro d'affari»;

              l'esame dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente per il 2011 indica uno stanziamento complessivo di competenza pari a 513,9 milioni di euro, con una drastica e insostenibile riduzione rispetto al dato assestato 2010, di 232,7 milioni di euro pari a –31,2 per cento;

              per la missione a cui sono assegnate la gran parte delle risorse a disposizione del Ministero, ossia la missione 18 relativa allo «Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente» vengono previste risorse pari a circa 391 milioni di euro, con una diminuzione di circa 213 milioni, pari a –35,2 per cento);

              va sottolineato che le risorse allocate nella suddetta missione 18 non sono però concentrate nel solo Ministero dell'ambiente, ma concorrono a tale missione anche i Ministeri dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico, e quello delle politiche agricole alimentari e forestali. Se si analizza nella sua serie storica dal 2008 al 2013, il totale delle risorse finanziarie assegnate per la Missione 18 «Sviluppo sostenibile e tutela dei territorio e dell'ambiente» interamente considerata (ossia non limitatamente alle sole risorse del Ministero dell'ambiente) ricaviamo dati allarmanti nella loro insostenibilità: se nel 2008 venivano assegnati 2.234,7 milioni di euro, il bilancio di previsione 2011 in esame assegna a detta missione 682,9 milioni di euro nel 2011, che si riducono ulteriormente a 664,4 milioni nel 2013;

              il programma «Prevenzione e riduzione integrata dell'inquinamento», le cui risorse ammontano a 29,4 milioni di euro, viene ridotto di 42,3 milioni di euro – ossia del 59 per cento – rispetto al dato assestato 2010;

              il programma «Sviluppo sostenibile», le cui spese preventivate risultano pari a circa 69 milioni di euro, registrano una ennesima riduzione di 27 milioni di euro, pari a –28,2 per cento;

              il programma «Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche»

 

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dispone risorse di competenza pari a 164,3 milioni di euro, con una riduzione di oltre 81 milioni di euro, pari a –33 per cento. I capitoli interessati al suddetto taglio riguardano: 1) il servizio idrico integrato, il risparmio idrico e il riuso delle acque reflue; 2) rischio idrogeologico; 3) manutenzione di opere idrauliche e per interventi di sistemazione del suolo; il piano straordinario di completamento dei sistemi di collettamento e depurazione, il programma nazionale di bonifica dei siti inquinati, i contratti di programma relativi al ciclo di gestione dei rifiuti, l'attuazione del protocollo di Kyoto;

              per il programma «Tutela e conservazione della fauna e della flora, salvaguardia della biodiversità e dell'ecosistema marino» vengono stanziate risorse pari a circa 89 milioni di euro, registrando una riduzione di 43,8 milioni di euro (–33 per cento) rispetto alle previsioni assestate 2010;

              il programma «Coordinamento generale, comunicazione ambientale» prevede risorse per 25,6 milioni di euro. Rispetto al dato assestato 2010 si registra una riduzione di 18,4 milioni di euro (– 41,8 per cento);

              il programma «Ricerca in materia ambientale», prevede uno stanziamento di competenza pari a 82 milioni di euro, con una riduzione di 8,3 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2010 (pari a –9,2 per cento,

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IN SENSO CONTRARIO.
 

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Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 10, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Mariani, Realacci, Benamati, Bocci, Braga, Bratti, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola


      La VIII Commissione,

          esaminata, per le parti di competenza, la tabella 10, recante lo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;

          premesso che:

              la missione 14 (Infrastrutture pubbliche e logistica) e la missione 19 (Casa e assetto urbanistico) – reca previsioni di spesa per complessivi 2.809,3 milioni di euro, con un decremento, rispetto alle previsioni assestate 2010, di 229,9 milioni di euro, pari al 7,6 per cento; in particolare la missione Casa e assetto urbanistico subisce una decurtazione che raggiunge, in termini percentuali, quasi il 34 per cento;

              il taglio effettuato dal Governo è particolarmente grave, con pesanti ricadute sugli investimenti pubblici e sul sistema economico; la maggior parte dello stanziamento di competenza per il 2011 è infatti rappresentato da spese in conto capitale, le quali costituiscono il 95,8 per cento (pari a 2.690,7 milioni di euro) del

 

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totale dello stanziamento complessivo delle missioni 14 (Infrastrutture pubbliche e logistica) e 19 (Casa e assetto urbanistico);

              se si confronta la serie storica dal 2008 al 2011 degli stanziamenti previsti per le missioni 14 e 19 che costituiscono la parte principale della politica infrastrutturale di competenza dell'VIII Commissione, emerge che dopo il 2009, le risorse disponibili si sono ridotte drasticamente; la variazione più consistente è proprio quella prevista per il 2011: lo stanziamento complessivo previsto dalla manovra in esame per il 2011 sconta una riduzione di oltre 2 miliardi di euro rispetto al dato assestato 2010 (–38,7 per cento); la missione «Casa e assetto urbanistico» passa da uno stanziamento di 2.176 milioni di euro nel 2009 a 238 milioni di euro nel bilancio di previsione 2011 al nostro esame;

              l'effettiva capacità di spesa del Ministero, rispetto alle previsioni assestate 2010, non è migliorata: non è aumentato in misura apprezzabile il livello delle spese effettuato rispetto ai precedenti esercizi finanziari, né è cresciuto il volume dei pagamenti: il tasso di realizzazione della spesa delle due missioni congiuntamente considerate, è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2010 (48,8 per cento);

              la missione 14 (Infrastrutture pubbliche e logistica) con circa 2.570,7 milioni di euro, nella tabella 10, registra una diminuzione di 107,5 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2010 (pari al 4 per cento), una variazione contenuta; nell'ambito di tale missione l'88,3 per cento delle risorse è concentrato nel programma 14.10 (Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche calamità) con 2.270,4 milioni di euro;

              se si considera però la previsione triennale, e, in particolare, anche gli stanziamenti del programma 14.8 (Opere pubbliche e infrastrutture) inseriti nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) appare evidente un vero e proprio crollo della previsione 2011 rispetto al dato assestato (–88,4 per cento), che si ripercuote sullo stanziamento totale dell'intera missione, che registra una diminuzione di quasi 2 miliardi di euro (pari al 41,4 per cento), quasi interamente dovuta alla riduzione del capitolo 7464 «Somma da erogare per interventi in materia di edilizia sanitaria pubblica», per 1.884,3 milioni di euro;

              ma anche altri importanti programmi subiscono tagli incisivi: il programma 14.5 (Sistemi idrici, idraulici ed elettrici), che ha solo 29,9 milioni di euro di risorse, si riduce di 14,4 milioni di euro rispetto all'assestato 2010;

              il programma 14.10 (Opere strategiche, edilizia statale e interventi per calamità) – che rappresenta la maggior parte degli stanziamenti di competenza – e che riguarda le spese per investimenti collocate sul capitolo 7060 «Fondo da ripartire per la progettazione e la realizzazione delle opere strategiche di preminente interesse nazionale nonché per opere di captazione ed adduzione di risorse idriche» – registra, rispetto al dato assestato, un modesto incremento di 45,7 milioni di euro, pari al 2,7 per cento in termini percentuali;

              l'altra missione di interesse della VIII Commissione, su cui sono concentrati i principali interventi del Ministero, la missione 19 (Casa e assetto urbanistico), ha 238,6 milioni di euro, attribuiti ad un unico programma 19.2 (Politiche abitative, urbane e territoriali); tale missione ha subito una riduzione consistente negli stanziamenti di competenza rispetto al dato assestato 2010 (–122,4 milioni di euro rispetto al 2010, pari al 34 per cento);

              se si considerano anche gli stanziamenti del programma 19.1 (edilizia abitativa e politiche territoriali) collocati nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) – unitamente al programma 19.2, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, prima considerato, appare evidente che, mentre lo stanziamento complessivo della missione

 

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presso il MEF rimane pressoché invariato nel triennio rispetto al dato assestato 2010, la quota collocata nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti mostra un trend decrescente, non compensato dall'incremento della dotazione del programma 19.1 presso il Ministero dell'economia e delle finanze, in particolare per il 2011, per cui si determina una diminuzione dello stanziamento totale dell'intera missione – Casa e assetto urbanistico – pari a 65 milioni di euro (equivalente, in termini percentuali, al 13 per cento);

              occorre notare che le risorse assegnate al programma 19.1 presso il MEF ammontano a 197,5 milioni di euro (+ 57,5 milioni di euro rispetto al dato assestato 2010) ma la maggior parte degli stanziamenti (il 90 per cento del totale) sono concentrati nel capitolo 7817 con 177 milioni di euro, destinato alla concessione di contributi anche sotto forma di crediti d'imposta, alle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo, risorse però sufficienti «solo» a coprire gli oneri quantificati dal «vecchio» decreto 39 del 2009, che si sono rivelati ben più elevati nei mesi successivi;

          considerato che il programma 19.2 (Politiche abitative, urbane e territoriali), nell'arco di pochi mesi, subisce una decurtazione del 34 per cento, e che tale programma comprende capitoli di vitale importanza per le politiche abitative, tra cui, in particolare: il capitolo 1690, con soli 33,5 milioni di euro, per il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione; il capitolo 7437, relativo a Programmi di edilizia sperimentale agevolata in locazione a canone concertato con 41,3 milioni di euro; il capitolo 7440, recante il Fondo per l'attuazione del Piano nazionale di edilizia abitativa, che evidenzia uno stanziamento irrilevante, per soli 4,1 milioni di euro;

              nella tabella C della legge di stabilità, la parte di competenza dell'VIII Commissione è limitata alla sola missione 19 (Casa e assetto urbanistico), con 33,55 milioni di euro per il 2011, 33,9 milioni di euro per il 2012 e 14,3 milioni di euro per il 2013 (capitolo 1690, programma: Politiche abitative, urbane e territoriali); la totalità degli stanziamenti indicati è prevista per il rifinanziamento del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione di cui all'articolo 11, comma 1, della legge n. 431 del 1998; la riduzione di tale capitolo 1690 è motivata con l'applicazione dell'articolo 14, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2010 che prevede una riduzione delle risorse alle regioni a statuto ordinario;

          sottolineato che:

              il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, istituito dall'articolo 11 della legge 431 del 1998, è il principale strumento previsto dalla normativa nazionale in materia di agevolazioni alle locazioni, in quanto le sue risorse sono utilizzate per la concessione di contributi integrativi a favore dei conduttori appartenenti alle fasce di reddito più basse per il pagamento dei canoni di locazione, e per questo la dotazione del Fondo dovrebbe essere integrata ogni anno dalla legge finanziaria; mentre le singole regioni ed i comuni – che hanno subito tagli ingenti ai trasferimenti, con la manovra disposta dal decreto-legge n. 78 del 2010 – dovrebbero mettere a disposizione ulteriori risorse;

              se si considera la serie storica degli stanziamenti disposti dalle leggi finanziarie negli anni dal 2001 al 2010, relativi al cosiddetto «Fondo affitti» emerge che tale fondo, che aveva una «dote» di oltre 335 milioni nel 2001, si è ridotto nel 2010, a meno della metà, con poco più di 143 milioni di euro; la legge di stabilità 2011, alla tabella C ci dice che il Fondo affitti avrà, nel 2011, un quarto delle risorse del 2010, 33,55 milioni di euro! Secondo le previsioni, non andrà meglio nel 2012: 33,9 milioni di euro! Per il 2013 lo stanziamento del relativo capitolo «crolla» a 14,3 milioni di euro,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.

 

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(Trasporti, poste e telecomunicazioni)

 

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(Trasporti, poste e telecomunicazioni)

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DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 3, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Meta, Velo, Lovelli, Fiano, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Martino Pierdomenico, Merlo Giorgio, Tullo


      La IX Commissione,

          esaminata, per le parti di competenza, la tabella n. 3, recante lo stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;

      considerato che:

          l'assenza di una adeguata politica delle telecomunicazioni per un rilancio di tale settore strategico evidenzia il totale disinteresse del Governo condannando l'industria delle telecomunicazioni italiana ad un ruolo sempre più marginale;

          il rilancio del settore strategico delle telecomunicazioni e l'innovazione e modernizzazione della rete di telecomunicazioni italiana, una infrastruttura di fondamentale importanza per l'Italia, sono potenti fattori di crescita della produttività e di sviluppo di ogni altro settore dell'economia, ovvero di competitività complessiva del Paese;

          sono del tutto assenti strategie che consentano al Paese di assicurare il rispetto degli obiettivi contenuti nell'Agenda Digitale europea, che prevedono tra 10 anni, nel 2020, tutti i cittadini europei

 

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connessi a 30 Mbps e almeno la metà delle famiglie connesse a 100 Mbps;

          non viene assicurata agli italiani in tempi ragionevoli una rete NGN capillare ed efficiente né sono delineate le linee guida e gli obiettivi per un Piano strategico nazionale per il rilancio dell'industria e delle infrastrutture di telecomunicazioni che assicurino all'Italia la presenza e l'operatività della principale impresa nazionale di telecomunicazioni;

      preso atto che:

          il nuovo contratto di programma con Poste Italiane per il 2009-2011 è ancora in fase di predisposizione e nelle more continua a trovare applicazione ancora il contratto 2006-2008, che, come stabilisce l'articolo 15, resta efficace fino all'entrata in vigore del contratto 2009-2011;

          nell'aprile 2010 un decreto interministeriale ha sospeso le tariffe agevolate per la spedizione dei prodotti editoriali per l'esaurimento dei fondi disponibili, senza alcuna preventiva consultazione delle categorie interessate; tale sospensione ha determinato un maggior costo medio di spedizione dei prodotti editoriali in abbonamento distribuiti da Poste italiane pari al 120 per cento; da notizie di stampa risulta firmato un decreto che prevede un incremento di tali tariffe in misura pari al 38 per cento in media l'anno per il periodo 1o settembre 2010-31 agosto 2011 e un incremento ulteriore, pari al 17 per cento, in media, della tariffa applicata dal 1o settembre 2010 a partire dal 1o settembre 2011;

          a decorrere dal 1o gennaio 2011 in Italia ci sarà l'apertura completa del mercato postale ed è necessario garantire risorse congrue per assicurare il servizio universale:

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.
 

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Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 3, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

del deputato Monai


      La IX Commissione,

          esaminata, per le parti di competenza, la tabella n. 3 recante lo stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità tiene conto dello scenario delineato dalla Decisione di finanza pubblica approvata a settembre, in base al quale si prevedono per il 2010 un tasso di crescita del PIL reale dell'1,2 per cento e un deflatore pari all'1,6 per cento;

              la legge di stabilità, introdotta con la legge di riforma del bilancio (articolo 11 della legge n. 196 del 2009), sostituisce da quest'anno la legge finanziaria;

              il suddetto provvedimento, insieme al disegno di legge di bilancio, compone la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2011-2013, esprimendolo sotto un aspetto essenzialmente tabellare;

 

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              gli interventi ammontano a circa 1000 milioni di euro per l'anno 2011, 3.000 milioni per il 2012 e 9.500 milioni per il 2013, da attribuire, essenzialmente, a rimodulazioni di risorse finanziarie già inserite in bilancio;

              la manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge n. 78 del 2010 e questa deve essere considerata la vera e propria manovra economica cui fare riferimento. Una manovra pesantissima, di «soli e ingentissimi tagli» soprattutto nei confronti degli enti locali e incredibilmente priva di qualsiasi misura a sostegno dello sviluppo economico;

              la manovra contenuta nel citato decreto-legge n. 78 del 2010 ha solo prodotto effetti depressivi sull'economia e l'occupazione;

              l'Istat ha confermato che il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2010 è salito al 9,1 per cento, senza calcolare i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Dopo i 528 mila posti di lavoro distrutti negli ultimi due anni, sono a rischio altri 246 mila posti di lavoro;

              Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l'ammontare dell'evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dall'attuale Governo il cui cuore è tutto nel blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, nel taglio, come si è detto, dei fondi ai comuni e alle regioni (complessivamente quasi 13 miliardi di euro) e nel rinvio del pensionamento dei cittadini e secondo le recentissime stime elaborate dal suo centro studi nel mese di settembre 2010, il reddito pro capite in Italia continuerà ad essere «in retromarcia» e con la crisi attuale ha fatto passi indietro tornando ai livelli del 1998;

              è infatti una «Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri paesi avanzati» quella descritta dal rapporto di autunno del Centro studi di Confindustria, che, rinnovando l'allarme per il ritardo nelle riforme, sottolinea alcune questioni cruciali sul fronte dei «ritardi per la modernizzazione»: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l'istruzione; la ricerca e l'innovazione, terreno su cui siamo «in forte svantaggio»; infrastrutture, settore in cui «il Paese ha dissipato la leadership che aveva quaranta anni fa tagliando le risorse e rafforzando il potere di veto dei sempre più numerosi soggetti interessati»; la concorrenza: «le liberalizzazioni da sole aumenterebbero la produttività del 14,1 per cento»;

              l'attuale Governo non è in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente, tale da aggredire la crisi che attanaglia il nostro Paese;

              il provvedimento al nostro esame contiene una manovra finanziaria inesistente, uno strumento di intervento del tutto inadeguato e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;

              il nostro Paese necessita invece di interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell'attuale Governo: stimolando di più la domanda interna, prevedendo nell'immediato una vera manovra di almeno un punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese;

              considerato inoltre che, per quanto concerne, in particolare, gli aspetti all'attenzione della Commissione:

                  lo stanziamento di competenza relativo alla missione «Comunicazioni» nell'ambito dello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico per il 2011 (tabella 3), reca previsioni di spesa per complessivi 130,7 milioni di euro (1,2 milioni di euro per la parte in conto capitale, 129,5 milioni di euro per la parte corrente) con un decremento, rispetto alle previsioni assestate 2010, di 21,5 milioni di

 

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euro, mentre lo stanziamento di competenza relativo alla missione «Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente» reca previsioni di spesa per un totale di 1 milione di euro (0,1 milioni di euro per parte capitale, 0,9 milioni di euro per la parte corrente), con una riduzione, rispetto alle previsioni assestate 2010, di 0,5 milioni di euro;

      per le ragioni illustrate in premessa,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.

 

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(Trasporti, poste e telecomunicazioni)

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Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 10, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Meta, Velo, Lovelli, Fiano, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Gasbarra, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Martino Pierdomenico, Merlo Giorgio, Tullo


      La IX Commissione,

          esaminata, per le parti di competenza, la tabella n. 10, recante lo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;

          premesso che:

              una adeguata politica dei trasporti, delle infrastrutture e della mobilità rappresenta un potente fattore di crescita della produttività e di sviluppo di ogni altro settore dell'economia, ovvero di competitività complessiva del Paese;

              il DPEF 2007-2011 e la legge finanziaria 2007 (legge n. 296 del 2006, articolo 1, commi 863-866) hanno disposto, con il Quadro strategico nazionale (QSN) 2007-2013, un indirizzo di programmazione unitaria delle risorse della politica di coesione e di sviluppo – fondi strutturali, quote di cofinanziamento nazionale e risorse aggiuntive nazionali – che, a partire dal 2007, nell'ambito della manovra economica, ha composto in un quadro unitario le risorse comunitarie e quelle aggiuntive nazionali per le aree del Mezzogiorno e del Centro Nord; le risorse

 

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assegnate per tale periodo di programmazione erano riservate, per una quota non inferiore al 30 per cento, al finanziamento di infrastrutture e servizi di trasporto di rilievo strategico nelle regioni meridionali;

              a partire dal decreto-legge n.112 del 2008 e con i successivi provvedimenti anticrisi il Governo ha avviato un'incisiva riprogrammazione, riallocazione e rimodulazione delle risorse del Fondo aree sottoutilizzate, anche per la quota di competenza regionale; non si è realizzata, di contro, l'annunciata concentrazione di risorse FAS su interventi di rilevanza strategica nazionale, quali i corridoi transeuropei intermodali di trasporto;

              nel contratto di servizio 2009-2014, relativo al trasporto ferroviario di passeggeri a media e lunga percorrenza, emerge un'offerta in termini di servizi ferroviari, frequenza, copertura territoriale, qualità e tariffazione nella quale l'esigenza di assicurare l'equilibrio tra costi e ricavi per l'impresa ferroviaria prevale sulla volontà di garantire un servizio universale e sulle importanti azioni da intraprendere per il miglioramento dell'efficienza. Le risorse finanziarie pubbliche pari a 239 milioni di euro per il 2009, 252 milioni per il 2010 e 242 milioni per il 2011 consentono di finanziare volumi di produzione del servizio decrescenti nel triennio a fronte di un aumento tariffario medio del 6,5 per cento per il 2010; dal contratto risulta che il sistema di trasporto ferroviario a media e lunga percorrenza ha subito tagli significativi all'orario di servizio; risultano fortemente ridotti i collegamenti in aree periferiche e prive di alternative modali quali la linea Jonica, mentre risultano rinforzate alcune direttrici, quali la Firenze-Roma, già sufficientemente servite; non esistono collegamenti diurni tra la Puglia e il Piemonte;

          considerato che:

              gli strumenti di politica economica adottati dal Governo incidono in misura rilevante sul servizio di trasporto e sulle infrastrutture connesse con una consistente riduzione dei trasferimenti operata con il decreto-legge n.78 del 2010, che ha ridotto del 15 per cento il budget destinato al trasporto pubblico locale, penalizzando in particolare il trasporto ferroviario regionale con un taglio pari a circa 1200 milioni di euro; si riducono drasticamente così servizi essenziali per i cittadini, e contestualmente si aumenta il costo della mobilità sia con l'incremento delle tariffe autostradali sia con l'introduzione di nuovi pedaggi;

              con la legge di stabilità 2011 le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 5, dettano le modalità applicative dell'articolo 14, comma 2 del decreto-legge n. 78 del 2010, che prevede una riduzione delle risorse statali attribuite alle regioni a statuto ordinario rispettivamente nella misura di 4.000 milioni di euro per l'anno 2011 e 4.500 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012;

              al comma 5 dell'articolo 1, della legge di stabilità al nostro esame, si prevede che, fatti salvi i diversi criteri e modalità stabiliti dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome, per l'anno 2011, su richiesta delle singole regioni, il Cipe possa stabilire che, in luogo della riduzione dei trasferimenti relativi al trasporto pubblico ed all'edilizia sanitaria pubblica, siano ridotti i trasferimenti attribuiti alla singola regione interessata, relativi alla quota destinata alla programmazione regionale del Fondo per le aree sottoutilizzate, inclusi quelli derivanti dalla rimodulazione disposta ai sensi della tabella E;

              nella relazione tecnica al provvedimento, si sottolinea che l'intervento in questione si configura come compensazione di tagli di risorse comunque spettanti alle singole regioni interessate; pertanto la citata operazione non produrrebbe effetti ai fini dei saldi di finanza pubblica; assai rilevanti, invece, sono gli effetti sulla programmazione relativa al quadro strategico nazionale: i tagli e le preallocazioni sul FAS, la più dinamica e

 

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importante risorsa del QSN, perché rifinanziata ogni anno e perché destinata a garantire l'effettiva «addizionalità» delle politiche di coesione, non solo non hanno una funzione anticiclica nel contrastare la crisi, ma propongono una «dramatic choice» tra una decurtazione di risorse destinate a funzioni essenziali delle regioni, e l'ennesimo, sistematico definanziamento dei fondi FAS destinati alla politica regionale unitaria;

              da una parte, con il decreto-legge n.78 del 2010, e la netta riduzione delle risorse per il trasporto pubblico locale, si sottraggono risorse essenziali alla vita quotidiana dei cittadini, in particolare di quelli che ogni giorno vivono il disagio e i costi della distanza tra l'abitazione e il luogo di lavoro o di studio; dall'altra, con la legge di stabilità, si compromettono «l'unità delle regole e degli obiettivi» e l'impianto unitario del QSN, funzionale all'esigenza di rendere massima la capacità di intervento e l'efficacia dell'impatto delle politiche di coesione, in particolare di quelle destinate alla realizzazione di infrastrutture essenziali di trasporto nei luoghi a più elevata perifericità;

              nelle politiche del Governo sono del tutto assenti le necessarie misure di sostegno economico ai pendolari: secondo i dati CENSIS, i pendolari in Italia sono oltre 13 milioni (pari al 22,2 per cento della popolazione residente); di questi il 14,8 per cento – circa due milioni di persone – utilizza normalmente il treno, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi, per spostarsi in ambito locale e metropolitano;

              gli utenti dei servizi di trasporto pubblico locale, in gran parte, rappresentano quella fascia di cittadinanza che più delle altre risente degli effetti della crisi economica; nella manovra 2011 non è prevista alcuna agevolazione fiscale per l'acquisto di abbonamenti mensili ed annuali ai servizi di trasporto pubblico urbano e ferroviario;

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO

              e, in alternativa alle politiche anticicliche dell'ultimo biennio, «neutrali» sotto il profilo dell'equilibrio di bilancio, ma molto onerose perché in aperta competizione con le politiche di sviluppo delle aree arretrate già concordate con l'unione europea, a nostro giudizio,

SI PROPONE

              di sostituire il taglio al trasporto pubblico locale, disposto dal Governo con l'articolo 14 commi 1 e 2 del decreto-legge 78 del 2010, con il ripristino delle disposizioni già previste dalla finanziaria 2008 (legge n.244 del 2007) che garantivano la continuità nella corresponsione, per gli anni dal 2008 al 2010, delle risorse per il finanziamento delle funzioni regionali relative alla programmazione e amministrazione dei servizi ferroviari in concessione a Trenitalia di interesse regionale e locale. Le stesse norme prevedevano la sostituzione di tali risorse, a decorrere dal 2011, con l'adeguamento della compartecipazione al gettito dell'accisa sul gasolio per autotrazione;

              di contenere il costo del trasporto pubblico che grava sulle famiglie mediante la detrazione dall'imposta lorda ai fini IRPEF, per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2010, per l'acquisto di ciascun abbonamento ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale ed interregionale, nella misura del 19 per cento per un importo di spesa massimo di 250 euro. Si prevede che tale detrazione sia riconosciuta anche se la relativa spesa è stata sostenuta nell'interesse di familiari fiscalmente a carico del contribuente;

              di garantire risorse crescenti nel triennio per il contratto di servizio del trasporto ferroviario di passeggeri a media e lunga percorrenza da erogare all'impresa ferroviaria a condizione che garantisca servizi di utilità sociale adeguati ai migliori servizi presenti in ambito europeo in termini di frequenza, copertura territoriale, qualità e tariffazione; si propone inoltre di

 

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modificare in modo radicale le agevolazioni tariffarie ad oggi vigenti eliminando quelle obsolete e discriminatorie;

              di disporre sufficienti misure per il riequilibrio modale del trasporto merci, tenuto conto che il trasporto ferroviario di merci può vantare il più alto valore in termini di compatibilità ambientale sia nei confronti del trasporto aereo, sia del trasporto su gomma, rispetto al quale registra un 77 per cento in meno di emissione di gas serra e un 77 per cento in meno di emissione di anidride carbonica.

 

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IX COMMISSIONE PERMANENTE
(Trasporti, poste e telecomunicazioni)

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DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 10, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

del deputato Monai


      La IX Commissione:

          esaminata, per le parti di competenza, la tabella n. 10 recante lo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 e le connesse parti del disegno di legge di stabilità;

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità tiene conto dello scenario delineato dalla Decisione di finanza pubblica approvata a settembre, in base al quale si prevedono per il 2010 un tasso di crescita del PIL reale dell'1,2 per cento e un deflatore pari all'1,6 per cento;

              la legge di stabilità, introdotta con la legge di riforma del bilancio (articolo 11 della legge n. 196 del 2009), sostituisce da quest'anno la legge finanziaria;

              il suddetto provvedimento, insieme al disegno di legge di bilancio, compone la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso

 

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nel bilancio pluriennale 2011-2013, esprimendolo sotto un aspetto essenzialmente tabellare;

              gli interventi ammontano a circa 1000 milioni per l'anno 2011, 3.000 milioni per il 2012 e 9.500 milioni per il 2013, da attribuire, essenzialmente, a rimodulazioni di risorse finanziarie già inserite in bilancio;

              la manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge n. 78 del 2010 e questa deve essere considerata la vera e propria manovra economica cui fare riferimento. Una manovra pesantissima, di «soli e ingentissimi tagli» soprattutto nei confronti degli enti locali e incredibilmente priva di qualsiasi misura a sostegno dello sviluppo economico;

              la manovra contenuta nel citato decreto-legge n.78 del 2010 ha solo prodotto effetti depressivi sull'economia e l'occupazione;

              l'Istat ha confermato che il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2010 è salito al 9,1 per cento, senza calcolare i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Dopo i 528 mila posti di lavoro distrutti negli ultimi due anni, sono a rischio altri 246 mila posti di lavoro;

              Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l'ammontare dell'evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dall'attuale Governo il cui cuore è tutto nel blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, nel taglio, come si è detto, dei fondi ai comuni e alle regioni (complessivamente quasi 13 miliardi di euro) e nel rinvio del pensionamento dei cittadini e secondo le recentissime stime elaborate dal suo centro studi nel mese di settembre 2010, il reddito pro capite in Italia continuerà ad essere «in retromarcia» e con la crisi attuale ha fatto passi indietro tornando ai livelli del 1998;

              è infatti una «Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri Paesi avanzati» quella descritta dal rapporto di autunno del Centro studi di Confindustria, che, rinnovando l'allarme per il ritardo nelle riforme, sottolinea alcune questioni cruciali sul fronte dei «ritardi per la modernizzazione»: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l'istruzione; la ricerca e l'innovazione, terreno su cui siamo «in forte svantaggio»; infrastrutture, settore in cui «il Paese ha dissipato la leadership che aveva quaranta anni fa tagliando le risorse e rafforzando il potere di veto dei sempre più numerosi soggetti interessati»; la concorrenza: «le liberalizzazioni da sole aumenterebbero la produttività del 14,1 per cento»;

              l'attuale Governo non è in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente tale da aggredire la crisi che attanaglia il nostro Paese;

              il provvedimento al nostro esame contiene una manovra finanziaria inesistente, uno strumento di intervento del tutto inadeguato e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;

              il nostro Paese necessita invece di interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell'attuale Governo: stimolando di più la domanda interna, prevedendo nell'immediato una vera manovra di almeno un punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese;

          considerato inoltre che, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della Commissione:

              secondo la graduatoria del World Economic Forum, l'Italia si posiziona nel 2010 al 73o posto su 133 Paesi per la qualità del sistema infrastrutturale di trasporto. L'infrastrutturazione, oltre che, dalle minori risorse investite, è stata penalizzata anche dalle procedure che ritardano la realizzazione delle opere pubbliche.

 

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Occorrono dai 3.483 ai 4.173 giorni a seconda che il loro valore sia inferiore o superiore ai 50 milioni di euro. Il recupero del divario infrastrutturale italiano passa necessariamente per l'aumento della spesa pubblica destinata agli investimenti. Negli ultimi quindici anni è stata inferiore alla media dei Paesi europei: il 2,2 per cento del PIL nel 1995-1999, contro il 2,5 per cento nella UE a 27 Paesi, il 2,3 per cento del PIL nel 2000-2004 contro il 2,4 per cento e il 2,3 per cento del PIL nel 2005-2009 contro il 2,6 per cento. La Spagna nel 2005-2009 ha speso il 3,9 per cento del PIL e l'Irlanda il 4,3 per cento;

          con la manovra finanziaria approvata la scorsa estate l'attuale Governo non ha fatto niente che potesse recuperare il gap sopra descritto. In particolare:

              non ha adottato efficaci politiche pubbliche volte a recupero del divario infrastrutturale nel nostro Paese;

              non ha evitato di perpetrare ulteriori tagli alle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, cui sono state sottratte sino ad oggi 27 miliardi di euro, mantenendo fermo per le risorse residuate il principio della ripartizione territoriale del Fondo per le aree sottoutilizzate, che prevede che almeno l'85 per cento delle risorse sia destinato alle aree sottoutilizzate del Mezzogiorno, elemento imprescindibile per la realizzazione di una politica di coesione;

              non ha confermato l'obiettivo programmatico di destinare almeno il 45 per cento della spesa complessiva nazionale in conto capitale al Mezzogiorno, quota necessaria per avviare un processo di riequilibrio delle dotazione di infrastrutture dell'area;

              non ha ripristinato le risorse recentemente ridotte dalle delibere CIPE per la realizzazione delle opere infrastrutturali del Mezzogiorno. In questi giorni le Commissioni ambiente della Camera dei deputati e la Commissione infrastrutture e trasporti del Senato, peraltro, sono state chiamate a trattare talune delibere assolutamente deplorevoli i cui contenuti dovrebbero essere completamente messi in discussione. La delibera n. 83 provvede a ridurre l'ammontare di risorse destinate nel triennio ad alcuni interventi nel Mezzogiorno. Essa prevede riduzioni, per il completamento dell'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria, macrolotto 3, parte 4, di 145 milioni; per l'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria, galleria Fossino e Laino Borgo, di 33 milioni; per la Strada Statale 106 «Ionica», megalotto 3, primo stralcio, di 263 milioni; per la metropolitana di Napoli, linea 6, di 35 milioni; per gli schemi idrici del Mezzogiorno, di 60 milioni; per opere minori e interventi finalizzati al supporto dei servizi di trasporto, di 363 milioni. La delibera n. 103 prevede che, in base al quadro aggiornato, l'ammontare delle risorse destinate alla voce «Opere medio piccole nel Mezzogiorno» sia ridimensionato da 801 a 438 milioni di euro. La delibera n. 121 prevede che alla voce «Adeguamento rete ferroviaria meridionale, partecipazione delle ferrovie ad interventi a terra Ponte sullo Stretto», venga ridotta di 218 milioni, passando da 588 a 370;

              non ha stanziato adeguati finanziamenti per il potenziamento ed il rilancio del trasporto ferroviario regionale, interregionale e locale su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo alle aree del Mezzogiorno;

              non ha ripristinato le risorse stanziate dal precedente Governo Prodi, durante la XV legislatura, a favore del trasporto pubblico locale e di massa, reperendo adeguate risorse finalizzate all'acquisto di nuovi treni per pendolari, per il servizio pubblico locale, per il rinnovo dei contratti di servizio e per gli investimenti necessari a garantire la sicurezza ed il rinnovamento del parco mezzi ferroviario, nel quadro di una equilibrata distribuzione tra i vari ambiti territoriali del Paese. Si rammenta al riguardo che con la manovra economica della scorsa estate è stato previsto un taglio di circa 3,5 miliardi di euro per il trasporto pubblico locale in Italia;

 

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              ha tagliato le risorse nel settore della mobilità, delle infrastrutture pubbliche e della logistica. Nell'ambito del disegno di conversione in legge del decreto-legge n. 78 del 2010, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, infatti, è stata prevista una importante riduzione delle seguenti missioni di spesa dei Ministeri, contenute nell'Allegato I. Alla voce «Ministero dell'economia e delle finanze», la riduzione relativa alla missione «Diritto alla mobilità» di 231.800.000 euro per il 2011, di 280.432.000 euro per il 2012 e di 233.432.000 euro per il 2013, e la riduzione relativa alla missione «Infrastrutture pubbliche e logistica» di 79.581.000 euro per il 2011 e di 180.000.000 euro per il 2012. Alla voce «Ministero delle infrastrutture e dei trasporti», la riduzione relativa alla missione «Diritto alla mobilità» di 10.742.000 euro per il 2011, di 10.450.000 euro per il 2012 e di 11.398.000 euro per il 2013, e la riduzione relativa alla missione «Infrastrutture pubbliche e logistica», di 17.965.000 euro per il 2011, di 12.714.000 per il 2012 e di 12.648.000 per il 2013;

          considerato ancora che:

              sebbene il disegno di legge di stabilità rechi, al comma 5, una disposizione che prevede la possibilità per le regioni di chiedere al CIPE che non si proceda alla riduzione dei trasferimenti di risorse per il trasporto pubblico e l'edilizia sanitaria, quale prevista dall'articolo 14 del decreto legge n. 78 del 2010 e a tal fine, il CIPE potrà stabilire che la predetta riduzione operi sulle risorse destinate al programmazione regionale del Fondo per le aree sottoutilizzate, detta disposizione non appare ancora sufficiente a sanare tutti gli innumerevoli tagli che l'attuale Governo ha adottato dall'inizio della XVI Legislatura e con la manovra economica approvata la scorsa estate a discapito del trasporto pubblico locale;

              avendo riguardo al bilancio di previsione 2011 si rileva inoltre che mentre il dato relativo alle missioni di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (tabella n. 13), nel bilancio di previsione assestato per il 2010, recava stanziamenti complessivi pari a 3.875,4 milioni di euro in conto competenza e a 4.946,2 milioni di euro in conto cassa. Il disegno di legge di bilancio propone ora una riduzione di 171,7 milioni di euro in termini di competenza e una riduzione di 636,8 milioni di euro in termini di cassa. Relativamente alla missione 13 – Diritto alla mobilità si riscontra una riduzione rispetto alle previsioni assestate 2010, di ben 178,4 milioni di euro. La missione 17 – Ricerca e innovazione viene sostanzialmente dimezzata con una riduzione di 2,5 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2010;

          per le ragioni illustrate in premessa;

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.
 

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(Lavoro pubblico e privato)

 

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(Lavoro pubblico e privato)

RELAZIONE    DI    MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 2, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Damiano, Berretta, Bellanova, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru


      La XI Commissione,

          esaminate per le parti di propria competenza il disegno di legge n. 3779 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e bilancio pluriennale per il triennio 2011-2013 (tabella n. 2)»;

          premesso che:

              nella tabella n. 2 per le parti di interesse della XI Commissione, nell'ambito della missione 24 «Diritti sociali, politiche sociali e della famiglia» il programma 27 denominato «Sostegno alla famiglia» a fronte di una previsione assestata 2010 pari a 185,29 milioni di euro presenta un decremento di 132 milioni di euro per cui la previsione per il 2011 è pari a 52,47 milioni di euro. Inoltre per il 2012 è prevista una spesa pari a 52,54 milioni di euro, mentre per il 2013 è previsto un importo pari a 31,39 milioni di euro;

              per quanto riguarda il programma 24.8 denominato «Promozione e garanzia dei diritti e delle pari opportunità» continua il taglio operato già nel bilancio di previsione dell'anno passato. Infatti, a fronte di una previsione 2010 pari a 18,73

 

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milioni di euro, presenta un decremento di 5,93 milioni di euro, per cui la previsione per il 2011 è pari a 12,80 milioni di euro. Analoga spesa è prevista per gli anni 2012-2013;

              nell'ambito della la missione 26 «Politiche per il Lavoro», il programma 26.2 denominato «Infortuni su lavoro» presenta una previsione assestata per l'anno 2010 pari a 5,83 milioni di euro e non sono previsti aumenti di risorse per il triennio 2011-2013,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.
 

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(Lavoro pubblico e privato)

RELAZIONE    DI    MINORANZA

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DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 4, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Damiano, Berretta, Bellanova, Bobba, Boccuzzi, Codurelli, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru


      La XI Commissione,

          esaminate per le parti di propria competenza il disegno di legge A.C. 3779 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013» (tabella n. 4) e le parti corrispondenti del disegno di legge A.C. 3778 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)»,

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità è stato formalmente predisposto sulla base della nuova disciplina introdotta dall'articolo 11 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, che ha riformato le procedure di finanza pubblica e ha delineato una nuova configurazione del ciclo della programmazione e degli strumenti di bilancio;

              dopo la trasmissione in gravissimo ritardo dello schema della Decisione di finanza pubblica e senza aver aspettato l'approvazione della risoluzione da parte di un ramo del Parlamento, il Governo ha presentato un disegno di legge sostanzialmente tabellare e di contenuto assai ristretto che non produce effetti sui saldi di finanza pubblica poiché, si legge nella

 

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relazione introduttiva, la manovra per il triennio 2011-2013 è stata effettuata con il decreto-legge 78 del 2010;

              nel metodo, ciò costituisce la riproposizione di uno schema consolidato: una manovra per decreto, l'abbandono di qualunque logica programmatoria, lo svuotamento della sessione di bilancio e delle sue regole e, per questa via, l'impossibilità per il Parlamento di discutere e di esercitare il suo ruolo di indirizzo sulla politica economica;

              nel merito, le misure contenute nel decreto, che hanno determinato una, correzione dell'indebitamento netto pari a circa 12 miliardi per il 2011 e 25 miliardi per gli anni 2012 e 2013, sono riconducibile prevalentemente (67 per cento) a tagli di spesa nel settore delle Amministrazioni centrali, regionali e locali, nel pubblico impiego e in materia previdenziale;

              è necessario sottolineare che sulla sostenibilità delle misure per le amministrazioni pubbliche e sulla effettiva realizzabilità dei risparmi attesi si riflette l'inadeguatezza di tagli indifferenziati e non selettivi che potrebbero tradursi o in un rallentamento della spesa in conto capitale o in meri slittamenti nel tempo di pagamenti o nella formazione di debiti sommersi e, certamente, nella riduzione della funzionalità della pubblica amministrazione e dei servizi ai cittadini;

              si tratta, in ogni caso, di misure che avranno effetti recessivi e porteranno ad una riduzione del tasso di crescita del PIL pari a 0,5 punti percentuali nel periodo di riferimento 2010-2012;

              poiché nel prossimo biennio sull'attività economica dovrebbe continuare a gravare una dinamica debole dei consumi, frenati dalla stazionarietà del reddito disponibile, la previsione di un tasso di crescita del 2 per cento nel biennio 2012-2013, senza cui sarebbe impossibile conseguire gli obiettivi di finanza pubblica, appare fin troppo ottimistica;

              il Governo sembra non considerare che il riequilibrio duraturo dei conti pubblici passa soprattutto per il rafforzamento del potenziale di crescita dell'economia. L'uscita dalla crisi deve essere un'opportunità per porre le basi per attuare riforme strutturali, a partire da quella del fisco, che accrescano la produttività e la competitività del nostro Paese;

              pur non avendo indicato nella Decisione di finanza pubblica alcun disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica, il Governo sta annunciando, negli incontri con le parti sociali e gli attori economici, la presentazione a fine anno dell'ennesimo decreto riducendo così al minimo il ruolo, il dibattito e la capacità di intervento del Parlamento;

          considerato che:

              il decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica contiene misure in materia pensionistica estremamente penalizzanti per i lavoratori;

              per reperire risorse, infatti, si è tornati ad agire sulle pensioni: pur avendo avuto rassicurazioni dal presidente dell'INPS Mastropasqua proprio alla Camera il 27 aprile 2010 che i fondi pensione sono in attivo di ben 9 miliardi e 700 milioni di euro;

              una modifica particolarmente rilevante è quella relativa all'introduzione delle finestre cosiddette «di scorrimento», che si applica a tutti i regimi pensionistici, e introduce il nuovo principio di accesso al trattamento di quiescenza un anno dopo dal compimento dei requisiti;

              le finestre di scorrimento si applicano anche a coloro che maturano i 40 anni di contribuzione, mentre ai lavoratori parasubordinati si applicano le finestre di scorrimento previste per i lavoratori autonomi (vale a dire non 12 ma 18 mesi dal momento del conseguimento dei requisiti) così come per le pensioni conseguite con la totalizzazione;

 

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              alcune norme del medesimo decreto, inoltre, sono state pensate solo ed esclusivamente contro le donne. Infatti, per impedire alle lavoratrici pubbliche di andare in pensione prima, scegliendo di dimettersi volontariamente e di trasferire la propria posizione assicurativa all'INPS ai sensi dell'articolo 1, primo comma, della legge 7 febbraio 1979, n. 29, il Governo ha ritenuto, a decorrere dal 1o luglio 2010, di rendere onerose per tutti (lavoratrici e lavoratori), tali ricongiunzioni, fino ad ora completamente gratuite;

              da ultimo non vi è alcuna salvaguardia per coloro che sono autorizzati alla prosecuzione volontaria del versamento dei contributi ed è la prima volta che non è stata prevista tale clausola di garanzia. Le riforme del 1992 e del 1995 e le successive modificazioni avevano sempre cristallizzato i requisiti per tutti coloro che si trovavano in possesso di autorizzazione alla prosecuzione volontaria per il versamento dei contributi;

              senza che vi sia stata alcuna condivisione con le parti sociali, il Governo, inoltre, sempre con il decreto citato, ha introdotto l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne del pubblico impiego a 65 anni a partire già dall'anno in corso, modificando una precedente previsione, contenuta nel decreto-legge n. 78 del 2009 che ne differiva l'entrata in vigore;

              tale disposizione non ha nulla di egualitario se si pensa la totale mancanza di politiche di conciliazione tra i tempi di lavoro e i tempi di cura che grava sulle spalle delle donne, oltre alla completa assenza di strumenti di sostegno alla maternità;

              recentemente si è appreso che è impossibile per i lavoratori precari accedere via web al tipo di pensione che si stanno costruendo al fine di «evitare sommosse popolari», come ha recentemente dichiarato il presidente dell'INPS, Mastropasqua;

              il Center for research on pensions and welfare policies ha preparato una tabella dalla quale si evince che un lavoratore precario che inizi a versare i contributi intorno ai trent'anni, riceverebbe al compimento dei sessant'anni una pensione pari a 4.695 euro lordi l'anno, vale a dire 361 euro lordi per tredici mensilità;

              osservato che:

              per quanto riguarda la legge di stabilità i commi da 2 a 4 dell'articolo 1 prevedono meramente il trasferimento di risorse dovuti dallo Stato all'Inps in materia previdenziale;

              non è contenuto nulla di quanto espresso in premessa, né per quanto riguarda il miglioramento della condizione delle lavoratrici, in materia previdenziale, né tantomeno per quanto riguarda risposte adeguate alle aspettative dei lavoratori atipici e precari al fine di garantire loro una pensione dignitosa;

              nella tabella n. 4 per le parti di interesse della XI Commissione, si segnala, tra l'altro nel macroaggregato 1.9 «Interventi», specificatamente, il cap. 3892, «Fondo per il diritto al lavoro dei disabili» a fronte di una previsione assestata di 42 milioni di euro presenta un decremento di 30,24 milioni di euro, per cui la previsione 2011 è pari 11,76 milioni di euro, 11,79 milioni di euro per il 2012 e di 2,73 milioni di euro per il 2013;

              nella medesima tabella la missione 25, «Politiche previdenziali», ed il particolare il programma 25.3 «Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali» presenta un decremento di 3.733,47 milioni di euro con una previsione assetata per il 2011 di 50.156,35 milioni a fronte di una previsione per il 2011 pari a 53.889,82;

              nel macroaggregato 1.3 «Investimenti», in particolare il capitolo 7206 recante «Fondo sociale per l'occupazione e la formazione», a fronte di una previsione assestata 2010 pari a 3.226,32 milioni di euro, presenta un decremento di 2.340,04 milioni di euro con la conseguente previsione per il 2011 pari a 886,28 milioni di euro. Per gli anni 2012-2013 è

 

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previsto uno stanziamento pari a 627,38 milioni di euro;

              nell'ambito della missione 24 «Diritti sociali, politiche sociali e della famiglia» per quanto riguarda il programma 24.2 denominato «Terzo settore: associazionismo, volontariato, ONLUS e formazioni sociali» si evidenzia che la previsione assestata 2010, pari a 14,32 milioni di euro, viene proposto un decremento di 12,50 milioni di euro. In particolare il cap. 5242 recante «Fondo per il volontariato e contributi alle associazioni sociali» che aveva uno stanziamento nelle previsioni assestate 2010 pari a 9,46 milioni di euro viene ridotto dello stesso importo, vale a dire viene completamente azzerato. Analoga operazione avviene per il cap. 5246 recante «Fondo per l'associazionismo sociale», con una dotazione di 2,61 milioni di euro nelle previsioni assestate 2010,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.
 

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(Lavoro pubblico e privato)

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DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 4, limitatamente alle parti di competenza)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Paladini e Porcino


      La XI Commissione,

          esaminato per le parti di propria competenza lo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le parti corrispondenti del disegno di legge A.C. 3778 recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011)»;

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità tiene conto dello scenario delineato dalla Decisione di finanza pubblica approvata a settembre, in base al quale si prevedono per il 2010 un tasso di crescita del PIL reale dell'1,2 per cento e un deflatore pari all'1,6 per cento;

              la legge di stabilità, introdotta con la legge di riforma del bilancio (articolo 11 della legge n. 196 del 2009), sostituisce da quest'anno la legge finanziaria;

              il suddetto provvedimento, insieme al disegno di legge di bilancio, compone la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2011-2013, esprimendolo sotto un aspetto essenzialmente tabellare;

              gli interventi ammontano a circa 1000 milioni per l'anno 2011, 3.000 milioni per il 2012 e 9.500 milioni per il 2013, da attribuire, essenzialmente, a rimodulazioni

 

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di risorse finanziarie già inserite in bilancio;

              la manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge n. 78 del 2010 e questa deve essere considerata la vera e propria manovra economica cui fare riferimento. Una manovra pesantissima, di «soli e ingentissimi tagli» soprattutto nei confronti degli enti locali e incredibilmente priva di qualsiasi misura a sostegno dello sviluppo economico;

              Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l'ammontare dell'evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dall'attuale Governo, il cui cuore è tutto nel blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, nel taglio dei fondi ai comuni e alle regioni (complessivamente quasi 13 miliardi di euro) e nel rinvio del pensionamento dei cittadini. Secondo le recentissime stime elaborate dal centro studi di Confindustria, nel mese di settembre 2010, il reddito pro capite in Italia continuerà ad essere «in retromarcia» e con la crisi attuale è ritornato ai livelli del 1998;

              è infatti una «Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri Paesi avanzati» quella descritta dal rapporto di autunno del centro studi di Confindustria, che, rinnovando l'allarme per il ritardo nelle riforme, sottolinea alcune questioni cruciali sul fronte dei «ritardi per la modernizzazione»: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l'istruzione; la ricerca e l'innovazione, terreno su cui siamo «in forte svantaggio»; la concorrenza: «le liberalizzazioni da sole aumenterebbero la produttività del 14,1 per cento»;

              l'attuale Governo non è in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente tale da aggredire la crisi che attanaglia il nostro Paese;

              il provvedimento al nostro esame contiene una manovra finanziaria inesistente, uno strumento di intervento del tutto inadeguato e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;

              il nostro Paese necessita invece di interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell'attuale Governo: stimolando di più la domanda interna, prevedendo nell'immediato una vera manovra di almeno un punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese;

              considerato inoltre che, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della XI Commissione:

              la manovra contenuta nel decreto-legge n. 78 del 2010 sta producendo e continuerà a produrre solo effetti depressivi sull'economia e sull'occupazione;

              l'Istat ha confermato che il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre del 2010 è salito all'8,5 per cento, in aumento dell'1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009, senza calcolare i lavoratori in cassa integrazione guadagni;

              stanno diventando una terribile realtà le stime sulla disoccupazione fatte dall'OCSE nel suo rapporto di fine 2009, secondo le quali in Italia, nell'ultima fase del 2010, la disoccupazioni arriverà al 10,5 per cento, il che significa che in alcune aree del Paese, specie nel mezzogiorno, si toccheranno punte di disoccupazione vicine al 30 per cento della popolazione attiva, con la regione Campania in testa all'orribile classifica;

              i dati sul tasso di disoccupazione «reale», se possibile, sono ancora peggiori delle previsione OCSE, in quanto si attestano all'11,5 per cento nel secondo trimestre del 2010, come ha di recente confermato la Banca d'Italia nel suo Bollettino economico e di cui si è fatto beffa in maniera deplorevole il Ministro del lavoro e delle politiche sociali;

 

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              dopo i 528 mila posti di lavoro distrutti negli ultimi due anni, sono così a rischio altri 246 mila posti di lavoro. I più svantaggiati sono sempre i giovani, le donne, le basse professionalità, gli immigrati, oltre ai lavoratori con contratti temporanei o atipici, i lavoratori del mezzogiorno, come si è già detto, e coloro che hanno già perso un'occupazione;

              la situazione dei giovani è drammatica, perché oltre un giovane su quattro in Italia è disoccupato. Nel secondo trimestre del 2010 l'Istat segnala che il tasso di disoccupazione dei giovani, con una età di 15-24 anni, raggiunge il 27,9 per cento;

              dal primo trimestre del 2009, e nonostante un incremento del numero di occupati, il tasso di occupazione degli stranieri continua a ridursi, posizionandosi al 63,6 per cento, rispetto al 65,2 per cento nel secondo trimestre 2009;

              altri gravi problemi ai conti pubblici e al buon andamento della pubblica amministrazione stanno producendo alcune innovazioni introdotte dal Governo, con il decreto n. 78, sul pubblico impiego. Su tutti va segnalata la corsa al pensionamento, in particolare nella scuola, negli enti pubblici e tra i magistrati, per evitare la rateizzazione fino a tre anni della buonuscita. La misura adottata non porterà alcun beneficio perché gli effetti del maggior risparmio in termini di retribuzioni, verranno del tutto annullati da una maggiore crescita della spesa pensionistica a causa dell'esodo massiccio;

              è del 18 ottobre 2010, l'allarme lanciato dal vice-presidente del Consiglio superiore della magistratura, alla presenza del Ministro della giustizia per «una situazione di assoluta urgenza». Il numero dei magistrati che, avendo maturato il massimo dell'età pensionabile, non intendono vedersi rateizzata la corresponsione della buonuscita, è di circa 350 unità; parte non trascurabile di costoro lasceranno improvvisamente scoperta la direzione di molti uffici giudiziari. Si tratta di un ulteriore colpo al funzionamento della macchina giudiziaria che andrebbe assolutamente impedito, perché le scoperture, che sono già troppe, paralizzino tribunali e procure;

              a fronte di tutto ciò le previsioni di spesa in termini di competenza dello stato di previsione Ministero del lavoro e delle politiche sociali nell'esercizio finanziario 2011 risultano complessivamente pari a euro 80.140.203.747 (di cui 79.204.532.415 per spese correnti e 935.671.332 per spese in conto capitale);

              vi è una riduzione delle risorse complessive a disposizione del Ministero, in quanto il bilancio 2010 stanziava 81.621.773.328 euro, mentre le previsioni assestate prevedevano 84.279.583.822 euro. Per il 2012 e 2013 sono previste spese per, rispettivamente, 81.125.764.190 euro e 81.905.293.193 euro;

              nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali le principali missioni riguardanti il settore del lavoro e della previdenza sociale sono:

                  1) Politiche previdenziali. Nell'ambito di questa missione, il programma «Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali», assorbe sostanzialmente gran parte delle risorse della suddetta missione. Il bilancio per il 2011 riduce di 3.676 milioni di euro le risorse rispetto alle previsioni assestate 2010;

                  2) Politiche per il lavoro. Il bilancio per il 2011 riduce di 559 milioni di euro le risorse rispetto alle previsioni assestate 2010, portando la dotazione complessiva della missione da 5.231,44 milioni di euro a 4.672,17 milioni di euro;

                  3) Diritti sociali, politiche sociali e famiglia. La missione prevede solo un lievissimo incremento di circa 146 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate 2010, passando da 25.016,30 milioni di euro a 25.162,59 milioni di euro;

                  4) Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti. Nell'ambito di questa missione, il programma denominato «Flussi migratori per motivi di lavoro e politiche di integrazione sociale delle persone

 

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immigrate» assorbe interamente le esigui risorse della suddetta missione. Il bilancio per il 2011 riduce di 14,56 milioni di euro le risorse rispetto alle previsioni assestate 2010, portando la dotazione complessiva della missione da 16,32 milioni di euro a soli 1,79 milioni di euro;

              si evidenza la riduzione del «Fondo per il diritto al lavoro dei disabili», le cui risorse sono ridotte del 72 per cento nel 2011, e del 93,5 per cento nel 2013;

              inoltre viene, di fatto, eliminato il programma relativo al «Terzo settore: associazionismo, volontariato, ONLUS e formazioni sociali», la cui dotazione viene ridotta dell'87,3 per cento rispetto al 2010 e viene cancellato il «Fondo per il volontariato e contributi alle associazioni sociali»;

              per le ragioni illustrate in premessa,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.
 

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XIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Agricoltura)

 

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XIII COMMISSIONE PERMANENTE
(Agricoltura)

RELAZIONE    DI    MINORANZA

sui

DISEGNI DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (3779)

Stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013
(Tabella n. 12)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2011) (3778)

dei deputati
Di Giuseppe e Rota


      La XIII Commissione,

          esaminato il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013 (C. 3779), con riferimento allo stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (tabella n. 12) e le connesse parti del disegno di legge di stabilità per il 2011 (C. 3778),

          premesso che:

              il disegno di legge di stabilità tiene conto dello scenario delineato dalla Decisione di finanza pubblica approvata a settembre, in base al quale si prevedono per il 2010 un tasso di crescita del PIL reale dell'1,2 per cento e un deflatore pari all'1,6 per cento;

              la legge di stabilità, introdotta con la legge di riforma del bilancio (articolo 11 della legge n. 196 del 2009), sostituisce da quest'anno la legge finanziaria;

              il suddetto provvedimento, insieme al disegno di legge di bilancio, compone la manovra triennale di finanza pubblica e, in particolare, dispone il quadro di riferimento finanziario per il periodo compreso nel bilancio pluriennale 2011-2013, esprimendolo sotto un aspetto essenzialmente tabellare;

              gli interventi ammontano a circa 1.000 milioni per l'anno 2011, 3.000 milioni

 

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per il 2012 e 9.500 milioni per il 2013, da attribuire, essenzialmente, a rimodulazioni di risorse finanziarie già inserite in bilancio;

              la manovra economico-finanziaria per il prossimo triennio, per un valore di circa 25 miliardi di euro, di fatto, è stata anticipata con il decreto-legge n. 78 del 2010 e questa deve essere considerata la vera e propria manovra economica cui fare riferimento: una manovra pesantissima, di «soli e ingentissimi tagli» soprattutto nei confronti degli enti locali e incredibilmente priva di qualsiasi misura a sostegno dello sviluppo economico;

              la manovra contenuta nel citato decreto-legge n. 78 del 2010 ha solo prodotto effetti depressivi sull'economia e l'occupazione;

              l'ISTAT ha confermato che il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2010 è salito al 9,1 per cento, senza calcolare i lavoratori in cassa integrazione guadagni. Dopo i 528 mila posti di lavoro distrutti negli ultimi due anni, sono a rischio altri 246 mila posti di lavoro;

              Confindustria ha calcolato in 124 miliardi di euro l'ammontare dell'evasione fiscale, una cifra che risulta 5 volte superiore alla manovra correttiva impostata dall'attuale Governo, il cui cuore è tutto nel blocco delle retribuzioni del pubblico impiego, nel taglio, come si è detto, dei fondi ai comuni e alle regioni (complessivamente quasi 13 miliardi di euro) e nel rinvio del pensionamento dei cittadini; secondo le recentissime stime elaborate dal suo Centro studi nel mese di settembre 2010, il reddito pro capite in Italia continuerà ad essere «in retromarcia» e con la crisi attuale ha fatto passi indietro tornando ai livelli del 1998;

              è infatti una «Italia più povera, in assoluto e ancor più in rapporto agli altri Paesi avanzati» quella descritta dal rapporto di autunno del Centro studi di Confindustria, che, rinnovando l'allarme per il ritardo nelle riforme, sottolinea alcune questioni cruciali sul fronte dei «ritardi per la modernizzazione»: semplicità e chiarezza delle regole per le imprese (a partire dalla riforma della pubblica amministrazione); il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori; l'istruzione; la ricerca e l'innovazione, terreno su cui siamo «in forte svantaggio»; infrastrutture, settore in cui «il Paese ha dissipato la leadership che aveva quaranta anni fa tagliando le risorse e rafforzando il potere di veto dei sempre più numerosi soggetti interessati»; la concorrenza: «le liberalizzazioni da sole aumenterebbero la produttività del 14,1 per cento»;

              l'attuale Governo non è in grado di proporre una politica economica anticiclica convincente tale da aggredire la crisi che attanaglia il nostro Paese;

              i provvedimenti in esame contengono una manovra finanziaria inesistente, uno strumento di intervento del tutto inadeguato e insufficiente, che fa semplicemente da ponte tra ciò che non si è voluto fare prima e ciò che non si sa o non si vuole fare dopo;

              il nostro Paese necessita invece di interventi che correggano la politica economica e la politica fiscale dell'attuale Governo: stimolando di più la domanda interna, prevedendo nell'immediato una vera manovra di almeno un punto di PIL che vada a sostegno dei redditi, della domanda, e delle piccole imprese;

          considerato inoltre, per quanto concerne in particolare gli aspetti all'attenzione della Commissione agricoltura, che:

              i provvedimenti in esame ricalcano quanto già deciso a luglio, con il decreto legge 31 maggio 2010, n. 78;

              risulta evidente la situazione drammatica in cui si trova il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, al quale vengono tagliate ingenti risorse finanziarie;

              nel disegno di legge di stabilità si conferma la disattenzione verso i problemi degli agricoltori: anche il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha

 

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dichiarato, in vari comunicati stampa, che dall'approvazione della legge di stabilità la situazione per il comparto agricoltura è diventata drammatica;

              le risorse che la legge di bilancio per il 2010 prevedeva di attribuire allo stato di previsione del Ministero per l'esercizio 2011 erano pari a 1.438,4 milioni di euro. Con la legge di assestamento gli stanziamenti di competenza sono stati fissati in 1.538,1 milioni di euro. Rispetto all'assestamento 2010 il documento di bilancio in esame per il 2011 registra una diminuzione degli stanziamenti di ben 217,3 milioni di euro;

              nello stato di previsione del dicastero agricolo le risorse sono assorbite per la gran parte dalla missione 9 – Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca, alla quale vengono assegnati 690,310 milioni di euro (720,190 milioni di euro nel disegno di legge di bilancio 2010), che rappresentano il 52,3 per cento (51,9 per cento nell'esercizio 2010) dell'intera dotazione della tabella n. 12;

              la tabella n. 12 prevede spese di parte corrente pari a 971,6 milioni di euro (1.021,6 per il 2010) e spese in conto capitale pari a 349,2 milioni di euro (364,9 milioni di euro nel passato esercizio), in tal modo ulteriormente procedendo verso una composizione della spesa che vede la prevalenza delle prime sugli stanziamenti per investimenti; tale composizione si è profilata a decorrere dall'esercizio 2009 dopo un biennio nel quale le risorse attribuite alle spese per investimento erano risultate preponderanti;

          in particolare, le previsioni delle spese per il 2011 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ammontano:

              per la missione 7 – Ordine pubblico e sicurezza, a 176,6 milioni di euro, con una riduzione pari a 1,6 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate per l'anno 2010;

              per la missione 9 – Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca, a 690,3 milioni di euro, con una riduzione pari a 181,4 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate per l'anno 2010;

              per la missione 33 – Fondi da ripartire, a 52,3 milioni di euro, con una diminuzione pari a 24,5 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate per l'anno 2010;

              nel disegno di legge di bilancio per il 2011 (A.C. 3779) è presente, in allegato a ciascuno stato di previsione, un apposito Allegato 1, recante il «Prospetto delle autorizzazioni di spesa per programmi», che espone le autorizzazioni di spesa previste a legislazione vigente che sono state rimodulate dal disegno di legge di bilancio. Nell'allegato 1 allo stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, risultano le seguenti variazioni degli stanziamenti di spesa previsti a legislazione vigente:

              nell'ambito della missione Agricoltura, nel programma Politiche europee ed internazionali nel settore agricolo e della pesca:

                  la soppressione degli stanziamenti per le spese per il contributo al Comitato nazionale italiano della FAO, pari a 40.400 euro per gli anni 2011, 2012 e 2013 (articolo 1 della legge n. 481 del 1973);

                  la soppressione degli stanziamenti per l'integrazione del contributo ordinario a favore del Comitato nazionale per il collegamento fra il Governo italiano e la FAO, pari a 107.734 euro per gli anni 2011, 2012 e 2013;

                  la riduzione delle spese per l'attuazione del terzo piano nazionale della pesca marittima, credito peschereccio e riconversione delle unità adibite alla pesca con reti pari a 380.000 euro per gli anni 2011 e 2012 e 180.000 euro per l'anno 2013;

                  la riduzione delle spese per l'orientamento e modernizzazione del settore della pesca e dell'acquacoltura, pari a

 

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553.024 euro per gli anni 2011 e 2012 e 351.158 per l'anno 2013;

              nel programma Sviluppo e sostenibilità del settore agricolo, agroindustriale e mezzi tecnici di produzione, della medesima missione:

                  la soppressione degli stanziamenti per l'orientamento e modernizzazione del settore forestale pari a 274.618 euro per gli anni 2011, 2012 e 2013;

                  la soppressione degli stanziamenti per l'orientamento e modernizzazione del settore agricolo pari a 1739.556 euro per gli anni 2011, 2012 e 2013;

                  la soppressione degli stanziamenti per il consorzio anagrafe animale pari a 521.507 euro per gli anni 2011, 2012 e 2013; la previsione di uno stanziamento per i trasferimenti alle imprese pari a 65.040 euro per gli anni 2011, 2012 e 2013; – la riduzione degli stanziamenti per i contributi all'UNIRE pari a 222.263 euro per gli anni 2011, 2012 e 2013;

              nel programma Sviluppo delle filiere agroalimentari, tutela e valorizzazione delle produzioni di qualità e tipiche è prevista una riduzione di uno stanziamento per i trasferimenti alle imprese pari a 145.000 euro per gli anni 2011, 2012 e 2013;

              nell'ambito della missione Soccorso civile, programma Interventi per soccorsi, è prevista una riduzione degli stanziamenti per il contrasto agli incendi boschivi di 506.270 euro per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013.

          per tutto quanto sopra premesso,

DELIBERA DI RIFERIRE
IN SENSO CONTRARIO.


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