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PDL 3727

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 3727



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

CENTEMERO, DI BIAGIO

Istituzione dell'Anagrafe dei ricercatori italiani all'estero

Presentata il 23 settembre 2010


      

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Onorevoli Colleghi! — L'Italia vanta un numero notevole di ricercatori altamente specializzati in diversi settori che rappresentano un fiore all'occhiello per il nostro Paese e il cui lavoro costituisce un prezioso apporto per il progresso scientifico e culturale e per lo sviluppo dell'economia nazionale.
      In molti casi, però, gli scienziati italiani sono costretti ad accettare opportunità lavorative provenienti da Paesi stranieri, dove riescono a trovare più adeguati e sicuri sbocchi per la propria carriera, depauperando così il nostro Paese in un settore vitale. In Italia, infatti, il settore della ricerca, che deve essere considerato strategico nello sviluppo di un Paese, soffre di una cronica mancanza di fondi e di una precarietà dei posti di lavoro, che determinano appunto la cosiddetta «fuga di cervelli» italiani all'estero.
      Gli studi effettuati in materia evidenziano che molti connazionali lavorano nelle strutture di ricerca di Paesi stranieri, per la maggior parte negli Stati Uniti d'America, in Gran Bretagna, in Germania e in Francia, ma anche in America latina, in Corea e in Sudafrica. I settori in cui operano i ricercatori italiani vanno dalla medicina, alla fisica, alle neuroscienze, alle biotecnologie e alle nanotecnologie, ma anche alla cultura, all'informatica e all'ingegneria.
      Dai dati forniti dal Ministero degli affari esteri, l'Italia è il fanalino di coda tra i Paesi più avanzati per le spese dedicate alla ricerca e allo sviluppo. Infatti, nel nostro Paese gli investimenti in ricerca sono fermi da anni all'1 per cento circa del prodotto interno lordo (PIL) mentre in area OCSE complessivamente la spesa in ricerca e in sviluppo arriva a circa
 

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il 5 per cento del PIL. Certo esistono in Italia centri di eccellenza, tra cui l'Istituto Mario Negri di Milano nella ricerca biomedica, il Politecnico di Torino nell'ambito delle nanotecnologie e il dipartimento di tecnologia dei polimeri dell'università Federico II di Napoli nel campo delle biotecnologie. Realtà all'avanguardia che, però, spesso restano delle «cattedrali nel deserto».
      La cosiddetta «fuga di cervelli», al di là della perdita delle risorse umane, determina un considerevole danno all'economia nazionale, anche tenendo conto del fatto che il Paese non ottiene alcun ritorno economico per ogni laureato, per la cui formazione si spendono notevoli risorse pubbliche, che decide di andare a lavorare all'estero.
      Un'altra grave conseguenza è quella dell'assenza di un flusso inverso di ricercatori stranieri nel nostro Paese, legata alla scarsa competitività e appetibilità del nostro sistema di ricerca. In Italia, infatti, si registrano le remunerazioni più basse rispetto al resto dell'Europa.
      Ciò che deve far riflettere è, però, il duplice aspetto della cosiddetta «fuga di cervelli» che, se da un lato penalizza l'economia italiana, dall'altro mette in evidenza le ottime capacità e potenzialità dei ricercatori italiani formatisi nelle università del nostro Paese, il cui operato è riconosciuto ed apprezzato a livello internazionale.
      L'esperienza di lavoro all'estero costituisce comunque un'acquisizione di competenze ed esperienze che potrebbero essere molto utili.
      Dunque, è indispensabile concentrare l'attenzione verso il settore della ricerca affinché l'Italia non resti tagliata fuori dai processi di sviluppo: nell'era della globalizzazione è importante, per il progresso scientifico e tecnologico, un interscambio di esperienze e di idee, oltre alla possibilità di poter reinserirsi produttivamente nel proprio Paese.
      È utile ricordare, altresì, che anche a livello europeo tra gli obiettivi principali rientra quello della valorizzazione e della promozione della ricerca: la raccomandazione della Commissione europea 2005/251/CE, dell'11 marzo 2005, riguardante la Carta europea dei ricercatori e un codice di condotta per l'assunzione dei ricercatori, reca, infatti, alcuni princìpi generali e i requisiti (tra cui la libertà di ricerca, i princìpi etici, la responsabilità professionale, la diffusione e la responsabilità nei confronti dell'opinione pubblica), che specificano il ruolo e i diritti dei ricercatori, dei datori di lavoro e dei finanziatori.
      Il documento evidenzia l'obiettivo dell'Unione europea di valorizzare e di promuovere la ricerca, quale importante pilastro per la crescita economica e occupazionale del Paese, attraverso una responsabilizzazione reciproca dei soggetti interessati.
      È auspicabile che i princìpi contenuti nella Carta europea dei ricercatori trovino effettiva applicazione, così da favorire la diffusione e la condivisione delle conoscenze, nonché lo sviluppo professionale dei ricercatori.
      La presente proposta di legge ha come obiettivo principale quello di creare una rete di scambio che funga da collegamento tra gli scienziati italiani che lavorano nel nostro Paese e quelli operanti all'estero, attraverso la creazione di una banca dati telematica: l'Anagrafe dei ricercatori italiani all'estero.
      Funzione della banca dati è quella di far conoscere e valorizzare, attraverso la raccolta di dati relativi ai ricercatori italiani sparsi nel mondo, l'attività dei ricercatori e permettere il collegamento tra gli scienziati italiani residenti in patria e quelli operanti all'estero, nonché il collegamento tra questi ultimi e le università e le aziende italiane.
      L'istituzione dell'anagrafe dei ricercatori italiani all'estero è stata auspicata anche nel corso della recente Conferenza dei ricercatori italiani svoltasi a Houston (Texas).
      Attualmente esistono diversi database pubblicamente accessibili ma, nella maggioranza dei casi, si tratta di raccolte non curate soggette a scarsi controlli di consistenza e di veridicità dei dati.
 

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      Anche il Ministero degli affari esteri contribuisce in diversi modi per aiutare la ricerca italiana come, ad esempio, attraverso la creazione di una banca dati su internet, DAVINCI, creata sul sito del Ministero stesso e composta con dati volontariamente inseriti dai partecipanti, che raccoglie informazioni sulle attività, sugli interessi e sulle competenze delle comunità dei ricercatori italiani operanti all'estero: attualmente la banca dati raccoglie notizie su oltre 1.550 ricercatori sparsi nel mondo.
      La presente proposta di legge si compone di tre articoli: l'articolo 1 istituisce l'Anagrafe dei ricercatori italiani all'estero, consistente in una banca dati telematica, realizzata attraverso un collegamento sul sito web del Consiglio nazionale delle ricerche, sotto la vigilanza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, d'intesa con il Ministero degli affari esteri, mentre l'articolo 2 ne delinea il funzionamento. Infine, l'articolo 3 reca la copertura finanziaria.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Istituzione dell'Anagrafe dei ricercatori italiani all'estero).

      1. È istituita, presso il Consiglio nazionale delle ricerche, l'Anagrafe digitale pubblica dei ricercatori italiani all'estero, di seguito denominata «Anagrafe».
      2. L'Anagrafe è costituita da una banca dati telematica per la gestione dei dati identificativi dei ricercatori italiani operanti all'estero ed è liberamente accessibile da parte dei soggetti interessati attraverso un collegamento sul sito web del Consiglio nazionale delle ricerche.
      3. L'inserimento dei ricercatori italiani all'estero nell'Anagrafe è effettuato su base volontaria e su esplicita richiesta degli interessati.
      4. L'Anagrafe è aggiornata semestralmente dagli organi competenti del Consiglio nazionale delle ricerche, ai quali è affidata la gestione diretta della medesima Anagrafe, sotto la vigilanza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, d'intesa con il Ministero degli affari esteri.

Art. 2.
(Funzionamento dell'anagrafe).

      1. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca adotta, con proprio decreto, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il regolamento contenente la disciplina del funzionamento e delle modalità di accesso all'Anagrafe, nonché della conservazione dei dati personali ivi contenuti, nel rispetto di quanto previsto dal capo I del titolo I della parte

 

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II del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

      1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, valutato in 2 milioni di euro per l'anno 2010 e in 1,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2010-2012, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2010, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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