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PDL 3411

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 3411



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato DI STANISLAO

Istituzione di una Commissione parlamentare per le iniziative contro l'esclusione sociale e la povertà

Presentata il 20 aprile 2010


      

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Onorevoli Colleghi! — La lotta alla povertà e all'esclusione sociale è uno degli impegni fondamentali dell'Unione europea e dei suoi Stati membri. Circa 84 milioni di persone nella nostra ricca Europa vivono in povertà e hanno difficoltà a soddisfare i bisogni di base. La situazione è aggravata dalla crisi economica, che potrebbe avere ripercussioni sociali di lungo termine. L'Unione europea ha fatto della lotta alla povertà una priorità e ha proclamato il 2010 anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, al fine di sensibilizzare governi e cittadini su questa dura realtà.
      Il diritto a «vivere dignitosamente» è riconosciuto come diritto fondamentale dall'Unione europea, eppure un cittadino europeo su sei vive in condizioni di povertà.
      Visto che le politiche sociali, e in particolare la ridistribuzione della ricchezza, spettano principalmente ai governi nazionali, le azioni di lotta contro la povertà che l'Europa mette in campo in occasione dell'Anno europeo vanno in due direzioni: avvicinare le comunità emarginate (una serie di azioni mira a raggiungere le persone che vivono in povertà o in condizioni di esclusione sociale per spiegare quali sono i loro diritti e quali possibilità hanno per costruire un cammino di uscita dall'esclusione) e sensibilizzare l'opinione pubblica (altre iniziative saranno indirizzate in particolare agli studenti e ai mezzi di comunicazione per far comprendere le problematiche complesse della povertà e per creare legami tra i soggetti emarginati e le rispettive comunità).
 

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      «La povertà e l'emarginazione sociale sono presenti anche in Europa. La povertà e l'esclusione di un individuo contribuiscono alla povertà della società intera. Di conseguenza, la forza dell'Europa risiede nel potenziale dei singoli individui». Sono questi gli assunti che, nel mese di marzo del 2000 a Lisbona, in occasione dell'avvio della strategia per la crescita e l'occupazione, hanno convinto i leader dell'Unione europea a imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà entro il 2010.
      Successivamente, il 22 ottobre 2008 il Parlamento e il Consiglio dell'Unione europea, con la decisione n. 1098/2008/CE hanno designato il 2010 Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale sulla base dell'Agenda sociale 2005-2010 della Commissione europea. Con il documento quadro strategico sulle «Priorità e orientamenti per le attività dell'Anno Europeo 2010» la Commissione europea ha dato attuazione a tale decisione, chiamando ciascuno Stato membro a elaborare il proprio programma nazionale, da sottoporre alla valutazione e all'approvazione della stessa Commissione. Il Programma nazionale dell'Italia, elaborato dall'allora Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, prevede l'aggiornamento della strategia di lotta alla povertà nel contesto dell'attuale situazione economico-sociale del Paese e del nuovo indirizzo delle politiche sociali del Governo. Il Rapporto strategico nazionale 2008-2010 contro la povertà e il Libro Bianco sul futuro del modello sociale hanno posto l'accento sulle leve della partecipazione sociale, della responsabilità, diffusa di tutta la comunità nella prevenzione e nel contrasto alla povertà, nonché dell'attivazione dei processi di inclusione attiva.
      In questa cornice si inserisce la progettazione nazionale dell'Anno europeo, nella consapevolezza della necessità di uno sforzo integrato e di lungo periodo che prevede il coinvolgimento di tutti i livelli di governance: gli operatori delle politiche di settore, gli attori economici e la società civile. Nel Programma nazionale 2010 l'Italia si è impegnata a raggiungere una serie di obiettivi attraverso iniziative, campagne e progetti e la consultazione della società civile e delle parti interessate. Nel Programma sono inoltre riportati una serie di step per ogni mese dell'anno e un bilancio indicativo di risorse destinate al finanziamento del medesimo Programma per il 2010, pari a 1.500.000 euro, tenuto conto anche della quota di finanziamento a carico della Commissione europea e delle risorse a carico del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
      Nel Programma sono stati individuati quali obiettivi strategici: 1) il riconoscimento del diritto delle persone che vivono in condizione di povertà e di esclusione sociale a condurre una vita dignitosa e a svolgere un ruolo attivo nella società; 2) la responsabilità condivisa e la partecipazione nella realizzazione delle politiche di inclusione sociale attraverso l'impegno di tutti, soggetti pubblici e privati, nelle azioni di contrasto alla povertà e all'emarginazione; 3) il rafforzamento dei fattori di coesione sociale attraverso la sensibilizzazione della collettività rispetto ai vantaggi derivanti dalla riduzione delle situazioni di povertà e di esclusione sociale.
      Nel settembre 2000, durante il Vertice del Millennio delle Nazioni Unite, 189 Capi di Stato e di Governo, di Paesi ricchi e poveri, condivisero una visione del mondo senza povertà e adottarono la Dichiarazione del Millennio. Con essa si impegnarono a raggiungere, entro il 2015, otto obiettivi concreti e misurabili (tra i quali: combattere la fame, la disparità tra i sessi, la mortalità infantile, l'HIV/AIDS e, al contempo, migliorare l'accesso ai servizi pubblici essenziali, quali l'istruzione e la salute). L'Italia ha una grande responsabilità, poiché in sede di organizzazione delle Nazioni Unite ha assunto l'impegno di destinare entro il 2015 lo 0,7 per cento del proprio prodotto interno lordo (PIL) all'aiuto pubblico allo sviluppo. Quest'impegno è stato successivamente confermato in diverse sedi internazionali e all'interno dell'Unione europea. Dopo dieci anni dalla Dichiarazione
 

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del Millennio, alcuni dei Paesi più poveri dell'Africa hanno raggiunto obiettivi intermedi e se continueranno così riusciranno a raggiungere gli obiettivi del Millennio entro il 2015. È preoccupante constatare che i Paesi che sono più indietro sono proprio quelli che avrebbero le risorse per essere in prima linea nella lotta alla povertà. Molti dei Paesi più ricchi, tra cui l'Italia, infatti, non stanno rispettando i propri impegni soprattutto in termini di efficacia degli aiuti e di regole commerciali. L'Italia è decisamente indietro e risulta essere il fanalino di coda tra i Paesi europei. Il nostro Paese si è impegnato a destinare lo 0,7 per cento del PIL all'aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2015, ma dall'ultimo rapporto dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico emerge che è fermo allo 0,19 per cento del PIL, mentre avrebbe dovuto essere pari allo 0,51 per cento.
      Serve, pertanto, una seria pianificazione volta a un aumento progressivo delle risorse.
      Inoltre l'Italia si è impegnata a rispettare la Dichiarazione di Parigi, con la quale si è riconosciuto ai Paesi poveri un ruolo di guida nell'elaborazione dei programmi e delle politiche di sviluppo, garantendo che le risorse per lo sviluppo ad essi destinate siano utilizzate per programmi di lotta alla povertà, di promozione della salute e di tutela dell'ambiente.
      A settembre 2010 si terrà a New York il Summit delle Nazioni Unite sugli obiettivi del Millennio. A dieci anni dalla firma della Dichiarazione del Millennio e a cinque anni dalla data di scadenza per il raggiungimento degli otto obiettivi, il Summit sarà un'importante occasione che riunirà tutti i leader mondiali impegnati nella lotta alla povertà. Sarà il momento per valutare i progressi fatti nel raggiungimento degli obiettivi del Millennio e per definire cosa ha funzionato in questi dieci anni e cosa deve essere invece migliorato; i risultati raggiunti non sono, infatti, ancora soddisfacenti. Dovrà essere predisposta una nuova strategia capace di mettere in atto un «final push» nel percorso di avvicinamento agli obiettivi del Millennio, accelerando le azioni che fino al 2015 dovranno portare a rimuovere quegli ostacoli che fino a oggi non hanno permesso di mantenere fede agli impegni presi in sede internazionale.
      Da un'analisi effettuata dal portale «Famigliaonline» denominata «Famiglia e povertà: un confronto italiano ed europeo» emergono alcune tipicità del nostro Paese in relazione al rapporto esistente tra la composizione delle famiglie e il livello di esposizione alla povertà relativa e assoluta. Innanzitutto, l'Italia si qualifica come uno tra i Paesi in Europa con la maggiore incidenza di famiglie a rischio povertà, superata solo dalla Romania e non per tutte le fattispecie considerate. Ad esempio, nel caso di famiglie con due figli minori, l'esposizione al rischio di povertà è meno evidente in Romania rispetto al nostro Paese che, per questa tipologia familiare, si colloca in testa alla graduatoria di comparazione tra competitor europei. In Italia per la famiglia si spende direttamente solo il 5,7 per cento delle risorse destinate alle politiche di welfare. Nell'Europa a 15 la media arriva al 10,2 per cento ed è pari a quasi il doppio con il 13,4 per cento del Regno Unito e con il 12 per cento della Svezia, ma anche la Repubblica Ceca, l'ultima entrata dell'Unione europea, ha una componente di spesa per la famiglia superiore all'11 per cento.
      È evidente che il divario rispetto agli altri Paesi europei è molto elevato e aumenta di anno in anno. Mentre negli altri Paesi ci sono seri e concreti interventi in favore della famiglia, ad esempio in Francia con politiche in materia di assegni o di servizi gratuiti per le famiglie con figli, in Germania con forti detrazioni fiscali e con il quoziente familiare garantito dalla stessa Costituzione, in Polonia con un welfare più attento ai giovani e alle madri che lavorano e in Spagna con più servizi all'infanzia, in Italia gli interventi sono davvero pochi e con risorse inadeguate.
      Ripartire dalle famiglie e dalle nuove generazioni è indispensabile per garantire un futuro all'Italia.
 

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      La presente proposta di legge ha come obiettivo l'istituzione di una Commissione parlamentare per le iniziative contro l'esclusione sociale e la povertà in Italia, con compiti di indirizzo e di controllo sulla concreta attuazione degli accordi internazionali e del Programma nazionale 2010, nonché di elaborazione del Programma nazionale contro la povertà e le disuguaglianze, per assicurare un equilibrio tra politiche economiche e sociali e strategie mirate in favore di categorie e di persone in condizioni di particolare vulnerabilità nell'interesse della coesione sociale ed economica.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Istituzione e compiti della Commissione parlamentare per le iniziative contro l'esclusione sociale e la povertà).

      1. È istituita la Commissione parlamentare per le iniziative contro l'esclusione sociale e la povertà, di seguito denominata «Commissione», con compiti di indirizzo e di controllo sull'attuazione degli accordi e delle politiche dell'Unione europea e internazionali stipulati in materia e in particolare:

          a) dell'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale (2010);

          b) dalla Campagna del Millennio promossa dall'Organizzazione delle Nazioni Unite;

          c) della Dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti, adottata il 2 maggio 2005, di seguito denominate «Dichiarazione di Parigi».

      2. La Commissione è composta da dieci deputati e da dieci senatori nominati, rispettivamente, dal Presidente della Camera dei deputati e dal Presidente del Senato della Repubblica in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo.
      3. La Commissione elegge al suo interno un presidente, due vicepresidenti e due segretari.
      4. La Commissione, per l'attuazione dei compiti di cui alla presente legge:

          a) collabora con gli osservatori, con le associazioni e con gli enti che operano nel settore della povertà e dell'esclusione sociale usufruendo di informazioni, dati e

 

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documenti in possesso dei medesimi soggetti;

          b) promuovere la realizzazione di iniziative contro l'esclusione sociale e la povertà da parte di organizzazioni governative, associazioni attive nel settore sociale ed enti locali.

      5. La Commissione riferisce alle Camere, con cadenza semestrale, i risultati della propria attività.

Art. 2.
(Compiti).

      1. La Commissione, in particolare, ha il compito di verificare e di monitorare il raggiungimento dei seguenti obiettivi inseriti nel Programma nazionale per il 2010 Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale elaborato dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali:

          a) il riconoscimento del diritto delle persone che vivono in condizione di povertà e di esclusione sociale a condurre una vita dignitosa e a svolgere un ruolo attivo nella società;

          b) la responsabilità condivisa e la partecipazione nella realizzazione delle politiche di inclusione sociale attraverso l'impegno dei soggetti pubblici e privati nelle azioni per il contrasto della povertà e dell'emarginazione;

          c) il rafforzamento dei fattori di coesione sociale attraverso la sensibilizzazione della collettività rispetto ai vantaggi derivanti dalla riduzione delle situazioni di povertà e di esclusione sociale.

      2. La Commissione ha inoltre il compito di verificare e di monitorare le iniziative e i progetti finalizzati:

          a) a garantire che entro l'anno 2015 lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo italiano sia destinato all'aiuto pubblico allo sviluppo, in conformità e quanto previsto dal Vertice del Millennio delle Nazioni

 

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Unite tenuto a New York dal 6 all'8 settembre 2000;

          b) riconoscere ai Paesi poveri un ruolo di guida nell'elaborazione dei programmi e delle politiche di sviluppo, garantendo che le risorse per lo sviluppo ad essi destinate siano utilizzate per la realizzazione di interventi di lotta alla povertà e di promozione della salute e di tutela dell'ambiente.

Art. 3.
(Comitato).

      1. Per l'attuazione dei compiti di cui alla presente legge la Commissione è assistita da un comitato, i cui componenti sono nominati dai membri stessi della Commissione tra personalità operanti nei settori della lotta all'esclusione sociale e alla povertà.
      2. Il Comitato, in particolare, predispone il Programma nazionale contro la povertà e le disuguaglianze di cui all'articolo 4.

Art. 4.
(Programma nazionale contro la povertà e le disuguaglianze).

      1. Il Programma nazionale contro la povertà e le disuguaglianze, predisposto dal Comitato di cui all'articolo 3, in conformità agli accordi e alle politiche dell'Unione europea e internazionali per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, ha le seguenti finalità:

          a) individuare le politiche e le misure di sostegno destinate alle categorie sociali più a rischio, tra cui i bambini, i giovani, le famiglie, le donne, le persone anziane, gli immigrati e le minoranze etniche, i detenuti, i disoccupati e le vittime di abusi;

          b) individuare le misure per garantire la qualità dell'occupazione e il sostegno sociale ed economico;

 

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          c) assicurare la coerenza e la complementarità con le azioni dell'Unione europea per combattere la discriminazione e per promuovere la parità tra uomini e donne e i diritti fondamentali, nonché con le azioni in materia di istruzione e formazione, cultura e dialogo interculturale, gioventù, cittadinanza, immigrazione e ricerca;

          d) sensibilizzare l'opinione pubblica sulla situazione delle persone in condizione di povertà, prestando particolare attenzione alle persone a rischio, e contribuire a garantire loro i diritti sociali, economici e culturali, nonché un adeguato sostegno economico e servizi sociali efficienti;

          e) aumentare la partecipazione pubblica alle politiche di inclusione sociale.

Art. 5.
(Copertura finanziaria).

      Le spese necessarie per il finanziamento della Commissione, pari a 100.000 euro per l'anno 2010 e a 150.000 euro annui a decorrere all'anno 2011, sono suddivise in parti uguali tra la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica e sono poste a carico dei rispettivi bilanci interni.


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