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PDL N. 2955

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 2955



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

GARAGNANI, APREA, CASINI, MAZZUCA, ARACU, BERARDI, CAZZOLA, GHIZZONI, GOISIS, ZAZZERA

Dichiarazione di monumento nazionale e contributo per l'esecuzione dei restauri interni ed esterni della Basilica di San Petronio in Bologna

Presentata il 18 novembre 2009


      

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Onorevoli Colleghi! - La Basilica di San Petronio, per il suo valore architettonico e artistico e per il suo significato storico, è uno dei simboli che più profondamente esprimono l'identità collettiva della città di Bologna, oltre a costituire un monumento insigne per l'intera comunità nazionale. Così scrive il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito della città: «Tra il secolo XII e il secolo XV l'Europa, illuminata e gratificata come in poche altre epoche dall'ideale della verità e dall'ideale della bellezza, simultaneamente fiorisce tutta di quegli imponenti prodigi della fede e dell'arte che sono le cattedrali. Appena una città arriva a una forte e chiara coscienza di sé, della propria maturità civica, della propria virtù realizzatrice - appena arriva ad essere una capitale in senso spirituale, morale, umanistico (prima e più che politico) - erige alta sull'abitato la meraviglia straordinaria del tempio. A questo appuntamento con la storia Bologna non è mancata: edificando la Basilica di San Petronio, esempio insigne del gotico italiano, di una bellezza luminosa, sobria insieme e imponente, ha ottenuto tra i centri urbani della res publica christiana la sua irreversibile promozione e il suo posto onorifico.
      Questo Tempio è nel mondo l'opera che più notifica e rappresenta la città di Bologna, perché è il cuore e il simbolo più espressivo della sua identità. Da quando sulle case dei bolognesi sovrasta e domina questo sacro edificio, Bologna è più certa
 

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di sé e del suo destino, più consapevole dei suoi valori, socialmente più caratterizzata e più viva.
      L'essere riusciti nell'eccezionale impresa della sua costruzione ha rappresentato nella vicenda della città una svolta decisiva e il conseguimento di un traguardo essenziale. Le torri, che simpaticamente contribuiscono ancor oggi al fascino caratteristico della città (ed erano numerosissime prima del generale abbattimento) contrassegnavano le discordie, le fazioni, le lotte fra gruppi. Ogni famiglia, si può dire, aveva la sua perché si sentiva potenzialmente nemica di tutte le altre. La Bologna che succede all'età delle torri, e diventa capace di erigere San Petronio, è invece la Bologna che ha raggiunto finalmente una sostanziale concordia, che sa guardare al bene comune oltrepassando rivalità e particolarismi, che possiede unità di intenti e sa assegnarsi elevati traguardi comuni. Questa Basilica è dunque segno e testimonianza di una città che non ha più voluto essere lacerata, e resta per i bolognesi come persuasiva esortazione all'armonia civile e come auspicio di pace».
      La cattedrale, il palazzo del comune e la torre con la campana dell'arengo sono i monumenti più rappresentativi della civiltà comunale in Italia. Questo stato di cose caratterizza anche Bologna, in una delle simbiosi più strette ed eloquenti. Sulla stessa piazza in cui si affacciano gli antichi palazzi comunali si alza pure, e tutto sovrasta, la facciata della Basilica di San Petronio: «Le torri i cui merli tant'ala di secolo lambe, / E del solenne tempio la solitaria cima» (Carducci, Nella piazza di San Petronio).
      Di fronte alla Basilica è posto il Palazzo del podestà, ricostruzione rinascimentale dell'antico Palatium vetus Communis, con la Torre dell'arengo, e al lato della stessa Basilica si erge il merlato Palazzo dei notai, antica sede di quella singolare corporazione di intellettuali e artigiani della penna che tanta parte ebbe nelle vicende cittadine del Medioevo. Sugli altri due lati della piazza, il Palazzo comunale e il vignolesco Palazzo dei banchi attestano altri momenti e aspetti della storia della città. Proprio su questa piazza (la «Piazza Maggiore»), da sempre centro politico ed economico della città, si stabilì nel 1388 che fosse edificata la Basilica.
      Dietro questa prescrizione, non meno che dietro la decisione stessa di realizzare la Basilica, stava una volontà ben precisa: lo sforzo di far coincidere ideali civili e fede religiosa. Significativa è infatti la motivazione del decreto con cui il comune stabiliva la costruzione della Basilica: lo stato di prosperità e di libertà di cui la città godeva in quel momento veniva attribuito non ai meriti degli uomini, ma alla misericordia divina e all'intercessione del santo patrono. È per conservarne e per aumentarne la protezione che si decide, affermando che la libertà è un dono di Dio, di costruire una bellissima chiesa che gli renda il dovuto onore. In tal modo l'espressione della fede religiosa si univa indissolubilmente con lo spirito civico e con le sue espressioni politiche e culturali in una decisione che in quel momento interpretava bene il sentimento comunitario di un popolo e che si incarnò in una delle più evidenti manifestazioni di fede, di arte, di tensione politica e di autoidentificazione collettiva.
      Per questo, fin dall'inizio, la nuova chiesa venne concepita non come cattedrale della città ma come tempio votivo e civico, e tale è sempre rimasta, divenendo il simbolo più evidente delle tradizioni religiose e civili di Bologna. Anche il finanziamento dei lavori fu assicurato da appositi introiti stabiliti dal comune, oltre che dal flusso delle offerte dei cittadini.
      Per il suo carattere di tempio civico, la Basilica è stata sempre sede di tutte le manifestazioni che investivano il campo della religiosità pubblica e dello spirito cittadino e che avevano carattere di ufficialità e di solennità. Fin dal 1393, infatti, la festa di San Petronio (4 ottobre) ebbe il carattere non solo di solennità liturgica, ma anche di un'occasione in cui i rappresentanti delle comunità del contado, insieme all'omaggio al santo patrono, rendevano testimonianza della loro fedeltà e sudditanza al comune cittadino. Lungo i secoli la Basilica è sempre rimasta, e tale
 

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è tuttora, un luogo privilegiato per le funzioni religiose di carattere pubblico e comunitario, con la partecipazione delle autorità civili. Nella Basilica sono sempre stati accolti i numerosi Papi (undici) e i sovrani (otto) che nel corso dei secoli sono passati per Bologna. Tra gli avvenimenti di importanza storica emergono l'incoronazione imperiale di Carlo V (1530) e le sessioni IX e X del Concilio di Trento (1547).
      Anche alla predicazione che si svolgeva nella Basilica di San Petronio, soprattutto in occasione della quaresima, prendevano parte le autorità civili e i rappresentanti dei vari ordini, corporazioni e magistrature cittadini. Sul pulpito della Basilica salirono i più celebri predicatori della cristianità: San Vincenzo Ferrer, San Bernardino da Siena, San Giovanni da Capistrano, San Giacomo della Marca, e inoltre Girolamo Savonarola, Ugo Bassi e molti altri. In particolare, la predicazione nella Basilica, oltre agli argomenti propri della liturgia e delle problematiche morali, offriva l'opportunità di sviluppare anche temi legati alla figura del Santo patrono e perciò orientati a un ideale politico-religioso profondamente radicato nello spirito pubblico, poiché l'episcopato di San Petronio, in un'epoca di grandi sconvolgimenti quali furono gli ultimi decenni dell'Impero romano d'occidente, non si era limitato alla restaurazione religiosa, estendendosi invece anche a quella della città terrena e cooperando in modo decisivo al suo sviluppo culturale e civile.
      L'attaccamento dei cittadini e dei governanti della città alla Basilica si manifestò nel corso dei secoli attraverso un'azione costante volta a tutelarne i diritti e gli introiti e a difenderne la fisionomia e l'autonomia. Nel giuramento che il gonfaloniere di giustizia e gli anziani prestavano fino al 1796 nelle mani del legato pontificio si menzionava esplicitamente il dovere di difendere, accanto a quelli dell'università di Bologna, i diritti e i privilegi della Basilica di San Petronio. La nuova realtà dello Stato nazionale e unitario, di cui Bologna entrò a far parte nel 1860, era destinata fatalmente ad attenuare quanto restava delle antiche patrie regionali o cittadine, ma la storia sopravvive sempre nel patrimonio culturale e morale di una collettività; anche nel mutato clima sociale e politico, dunque, la Basilica di San Petronio è rimasta il cuore e il simbolo della città. Ed è proprio dal sagrato della Basilica che ogni anno, dal 1588 fino ad oggi, senza interruzioni, l'arcivescovo, durante l'annuale visita dell'immagine della Beata Vergine di San Luca, impartisce la solenne benedizione alla città tutta. Il maestoso tempio, che per la sua origine e per la sua storia è sempre stato strettamente legato alle vicende della città continua e continuerà ad esserlo anche negli anni a venire.
      Costruita tra il 1390 e il 1659, la Basilica di San Petronio rappresenta uno dei più maestosi e significativi esempi di chiesa gotica italiana. Il progetto e la prima realizzazione dell'edificio si devono ad Antonio di Vincenzo (1350-1402). Sotto la direzione di questo geniale architetto si costruirono la facciata e i lati per la lunghezza delle prime due campate. La Basilica ha preso, poi, la sua forma attuale (anche se è rimasto incompiuto il rivestimento della facciata) tra il 1646 e il 1658, quando Girolamo Rainaldi (1570-1655), in pieno periodo barocco, disegnò le eleganti volte della navata maggiore in piena coerenza con lo stile gotico del resto della costruzione. L'interno della basilica, pur nelle proporzioni grandiose (132 metri di lunghezza, 60 metri di larghezza e 44,27 metri di altezza), presenta un aspetto armonico ed equilibrato che stempera, interpretandolo in modo del tutto originale, il verticalismo a volte esasperato caratteristico dell'architettura gotica.
      La facciata, incompiuta, è divisa in due fasce orizzontali: quella inferiore con le specchiature marmoree quattro-cinquecentesche e quella superiore con il materiale laterizio a vista, dove si nota il profilo sfaccettato che doveva essere utilizzato per ancorare il rivestimento decorativo. La parte inferiore è rivestita di pietra d'Istria e di marmo rosso di Verona e vi si aprono tre portali.
 

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      La realizzazione del celebre ornato del portale maggiore - la «porta magna» - fu affidata nel 1425 al senese Jacopo della Quercia (1374-1438). I rilievi del portale narrano il peccato e la redenzione dell'uomo con scene dell'Antico Testamento sui pilastri e del Nuovo Testamento sull'architrave. Nell'arco del lunettone la Madonna con il Bambino, alla cui destra è raffigurato San Petronio, sono entrambi opera di Jacopo della Quercia. L'effigie di Sant'Ambrogio, a sinistra, fu scolpita nel 1510 da Domenico da Varignana, forse impiegando un marmo già sbozzato da Jacopo della Quercia.
      Nella lunetta della porta di sinistra il gruppo centrale, che rappresenta il Cristo risorto e un soldato della guardia, è di Alfonso Lombardi (1497-1537); i due guardiani laterali sono attribuiti a Francesco da Milano, collaboratore del Lombardi, e probabilmente sono stati eseguiti su un modello del maestro.
      Anche la porta di destra appare di linea goticheggiante, pur essendo stata innalzata in pieno secolo XVI, per la necessità irrinunciabile di conformarsi allo stile della preesistente porta centrale e dell'intera Basilica. Nella lunetta, il Cristo deposto dalla Croce e sostenuto da Giuseppe d'Arimatea è opera di Amico Aspertini (1474-1552), la Madonna è del Tribolo, pseudonimo di Niccolò di Raffaello di Niccolò dei Pericoli (1500-1550) e il San Giovanni evangelista è di Ercole Seccadenari.
      L'interno della Basilica si presenta davvero maestoso, con le sue tre ampie navate su cui si aprono profonde cappelle. Notevoli sono il gioco di colori degli intonaci e le vetrate policrome. Nella Cappella maggiore l'altare è sovrastato da una tribuna, frutto di diversi rifacimenti e terminata nel 1673, e si deve all'opera di Francesco Martini (che progettò la grande cupola ottagonale in legno), di Gian Giacomo Monti (cui si deve la costruzione dei quattro arconi in muratura), di Giovan Battista Barberini (autore delle decorazioni in stucco delle figure) e di Paolo Griffoni (autore degli ornati, sempre in stucco). Sopra l'altare, all'interno della tribuna, si trova un monumentale crocifisso ligneo di ignoto autore del secolo XV.
      Nel fondo dell'abside domina il gigantesco affresco che raffigura la Vergine con il Bambino e San Petronio, eseguito nel 1672, su cartoni di Carlo Cignani, da Marcantonio Franceschini e da Luigi Quaini. Il coro è opera di Agostino de' Marchi, il quale vi lavorò tra il 1467 e il 1479. Degni di particolare nota sono i due capistalli, per i loro ricchi intagli e, soprattutto, le tarsie rappresentanti i santi Petronio e Ambrogio, eseguite dal de' Marchi su disegno del celebre pittore Francesco del Cossa. Sulla balconata, ai lati del coro, si trovano due organi, particolarmente importanti: l'organo Lorenzo da Prato (1471), verso la navata destra, e l'organo Malamini (1596), verso la navata sinistra.
      Sul pavimento della navata sinistra è tracciata la linea meridiana realizzata nel 1655 su progetto dell'astronomo Giovanni Domenico Cassini: le sue misure ne fanno la più grande al mondo in luogo coperto (le misure sono: lunghezza 67,72 metri; foro di luce a 27 metri dal suolo, distanza tra i solstizi 56 metri). Il raggio del sole penetra dall'esterno attraverso uno strumento che ha le caratteristiche della camera oscura e che interseca la meridiana alle ore 12.
      Nelle navate laterali si aprono ventidue cappelle, già appartenenti a corporazioni e a famiglie importanti nella vita politica e sociale della città. Esse sottolineano il significato civico della Basilica e custodiscono numerosi capolavori d'arte (ricordiamo tra gli altri le opere di Giovanni da Modena, Lorenzo Costa, Giacomo Francia, Francesco del Cossa, Francesco Mazzola detto il Parmigianino, Gaetano Gandolfi, Francesco Brizio, Alessandro Tiarini, Denys Calvaert, Amico Aspertini, Vincenzo Onofri, Girolamo da Treviso e Luca da Perugia).
      La presente proposta di legge, con il riconoscimento del carattere di monumento nazionale e con la concessione di un contributo per il restauro dell'edificio, intende concorrere alla conservazione e alla valorizzazione dell'insigne opera di
 

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fede e d'arte in occasione del trecentocinquantesimo anniversario del compimento dei plurisecolari lavori della sua costruzione, che terminarono nel 1663 con la copertura della navata maggiore e con la chiusura dell'abside.
      L'articolo 1 dispone, pertanto, che la Basilica di San Petronio in Bologna sia dichiarata monumento nazionale. Tale riconoscimento non è motivato soltanto dal valore architettonico dell'edificio e dai tesori d'arte conservati al suo interno, ma considera anche il significato e la rilevanza degli eventi la cui memoria rimane ad esso legata, tra cui spiccano, come già ricordato, l'incoronazione imperiale di Carlo V (1530) e lo svolgimento delle sessioni IX e X del Concilio di Trento (1547), nonché le funzioni di carattere religioso e civile esercitate in tutta la sua storia da questo tempio civico, testimonianza di ordinata concordia e di armonico coordinamento, nei rispettivi ambiti, tra l'autorità spirituale e il potere civile.
      L'articolo 2 dispone un contributo di complessivi 7.429.000 euro, da erogare al Capitolo della Basilica per l'esecuzione dei lavori di restauro interno ed esterno della medesima Basilica, da realizzare negli anni dal 2010 al 2012. A questo fine, il Capitolo dovrà sottoporre all'approvazione della competente soprintendenza un programma di interventi, integrato da uno specifico piano finanziario, con i relativi progetti esecutivi. Il contributo sarà versato in rate semestrali per un importo annuo complessivamente non superiore a 2.500.000 euro, sulla base dello stato di avanzamento dei lavori e delle spese documentate e certificate. Un'anticipazione di 429.000 euro sarà corrisposta prima dell'inizio dei lavori, allo scopo di consentirne l'avvio, e sarà conteggiata nella liquidazione finale dell'ultimo esercizio.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. La Basilica di San Petronio in Bologna è dichiarata monumento nazionale.

Art. 2.

      1. È concesso un contributo di 7.429.000 euro per l'esecuzione dei lavori di restauro interno ed esterno della Basilica di San Petronio in Bologna, da realizzare negli anni dal 2010 al 2012.
      2. I restauri di cui al comma 1 sono eseguiti sulla base di un programma degli interventi, integrato da uno specifico piano finanziario, e dei relativi progetti esecutivi, presentati dal Capitolo della Basilica di San Petronio e approvati dalla competente soprintendenza.
      3. Il contributo di cui al comma 1 è versato al Capitolo della Basilica di San Petronio in rate semestrali, per un importo complessivamente non superiore a 2.500.000 euro annui, sulla base dello stato di avanzamento dei lavori e delle spese documentate relativi al semestre precedente, certificate dalla competente soprintendenza. Un primo versamento, dell'importo di 429.000 euro, è corrisposto al medesimo Capitolo prima dell'inizio dei lavori ed è conteggiato nella liquidazione finale dell'ultimo esercizio.
      4. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo, pari a 1.679.000 euro per l'anno 2010, a 2.500.000 euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012 e a 750.000 euro per l'anno 2013, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2010-2012, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia

 

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e delle finanze, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
      5. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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