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PDL 1809

XVI LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 1809


PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

GARAGNANI, GIOACCHINO ALFANO, ARACU, BERNARDO, BERTOLINI, BOCCIARDO, CARLUCCI, CENTEMERO, DEL TENNO, DI VIRGILIO, D'IPPOLITO VITALE, TOMMASO FOTI, FUCCI, HOLZMANN, MARINELLO, MAZZUCA, MINASSO, MONDELLO, ANGELA NAPOLI, PAGANO, PAGLIA, PALMIERI, PAROLI, PELINO, PETRENGA, PIANETTA, POLLEDRI, RAISI, ROMELE, SAGLIA, SCANDROGLIO, SOGLIA, STASI, VENTUCCI

Disposizioni per la valorizzazione dell'identità culturale cristiana nella scuola italiana

Presentata il 17 ottobre 2008


      

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Onorevoli Colleghi! - Mai come in questi ultimi tempi l'opinione pubblica italiana si interroga sul proprio futuro in riferimento alla propria identità culturale; la migrazione extra-comunitaria, l'allargamento dell'Unione europea ai Paesi dell'est Europa e il progressivo dilatarsi di un certo fondamentalismo islamico non sufficientemente contrastato dai governi, che solo negli ultimi tempi hanno adottato provvedimenti atti ad arginare l'influenza di questo movimento, chiamano in causa l'Occidente, la sua storia e il suo futuro, strettamente legati alla tradizione cristiana, che ne definisce l'essenza e ne è elemento costituivo.
      In questo contesto, non può non destare preoccupazione quella sorta di relativismo culturale e di nichilismo etico che, in nome di una presunta tolleranza e del rispetto di tradizioni diverse dalle nostre, in realtà rigetta i presupposti della nostra civiltà, omologa tutte le culture in un amalgama indistinto che finisce per penalizzare proprio la nostra storia, il nostro essere italiani ed europei. La scuola è esempio di tutto ciò, come terreno di sperimentazione di un approccio culturale ai temi dell'integrazione che, in nome degli ideali di accoglienza e solidarietà, ha di fatto cancellato nelle giovani generazioni non solo il ricordo del proprio passato, ma anche l'ancoraggio alle proprie radici culturali e spirituali.
      Il fallimento del modello di integrazione delle democrazie nord-europee e l'esperienza di Paesi come l'Olanda, la Danimarca e, in modo diverso, la Francia e la Germania, ove sono aumentate le spinte xenofobe e razziste per effetto di un emergente integralismo islamico che pretende privilegi e diritti senza conseguente assunzione di oneri e, soprattutto, senza il rispetto della legge e delle consuetudini locali, pone per il nostro Paese il problema di una legislazione scolastica che, pur nell'affrontare, in modo graduale e rispettoso dei diritti della persona, il problema dell'integrazione dell'immigrazione comunitaria ed extracomunitaria, sappia anche e soprattutto difendere la tradizione culturale italiana, quale si è manifestata nel corso dei secoli, e proporla, evitando sistematiche denigrazioni o colpevoli dimenticanze, agli studenti di ogni provenienza culturale.
      Questo progetto di legge non intende assolutamente limitare la libertà di insegnamento dei docenti o l'autonomia degli organi collegiali della scuola, ma, partendo dall'assunto che la qualità degli studi e la definizione dei programmi nelle loro linee generali non può non interessare la collettività nazionale e di conseguenza lo Stato, proprio in ragione della funzione pubblica della scuola e dei valori che sono in essa trasmessi, si fa carico di definire alcuni princìpi irrinunciabili per le scuole di ogni ordine e grado, quali quelli summenzionati. Lo sbandamento culturale dell'attuale momento storico e i nuovi e incessanti fenomeni migratori impongono al legislatore di affrontare in termini di confronto con le altre culture, ma con una precisa assunzione di responsabilità, il problema della difesa della nostra identità culturale, oggi pericolosamente messa a repentaglio da una visione ideologica della società che, come si diceva in precedenza, tende a denigrare gli elementi costitutivi della nostra identità e a valorizzare solamente le culture diverse dalla nostra, in un cupio dissolvi che non ha precedenti nella nostra epoca. Basti soltanto citare, in questa sede, la vicenda delle celebrazioni del Natale nelle scuole primarie, tradizionalmente caratterizzate dalla predisposizione del presepe, oggi quasi scomparsa, in parte - occorre riconoscerlo - per una sorta di indifferenza religiosa presente nel nostro Paese come in tutte le realtà del mondo occidentale, ma anche e soprattutto per un orientamento culturale ideologico esistente nei settori più politicizzati del corpo docente, che vedono in queste manifestazioni tradizionali millenarie un'offesa alla laicità dello Stato o agli studenti di cultura e religione diversa. Occorre riflettere sul fatto che nelle nostre classi, sempre più multietniche (sono decine di migliaia gli studenti extracomunitari: nelle scuole primarie delle regioni dell'Italia settentrionale la loro presenza supera in alcuni casi la misura del 30 per cento), i bambini musulmani sono stati invitati a protestare non dalle famiglie, ma spesso da qualche insegnante italiano scarsamente consapevole del suo senso di appartenenza alla nostra collettività.
      È bene ricordare la giusta riflessione dell'editorialista Magdi Allam: «Non deve essere consentito di vivere in Italia a chi non rispetta le leggi italiane, non accetta i valori della società italiana e non aderisce alla comune identità nazionale italiana». Questo concetto deve ovviamente valere per tutti coloro che, provenendo da luoghi diversi e appartenendo a etnie e culture differenti, si trovano ad essere presenti nel nostro Paese.
      Al riguardo è bene ricordare che l'insegnamento della religione cattolica, basato su un'adesione volontaria dello studente, risponde a un'esigenza religiosa importante ed essenziale, ma distinta da quella eminentemente culturale e laica che, con la presente proposta di legge, si vorrebbe introdurre nella legislazione italiana in modo vincolante per tutti.
      La presente iniziativa, nella consapevolezza di quanto sopra, propone pertanto che, nell'ambito dell'autonomia scolastica e fatta salva la libertà di insegnamento dei docenti, sia reso esplicitamente obbligatorio nei programmi scolastici quanto già affermato genericamente nella legge n. 53 del 2003, di riforma della scuola: vale a dire, soprattutto nell'insegnamento della lingua e della letteratura italiana e della storia, l'esigenza di assicurare il preciso riferimento ai capisaldi della nostra tradizione culturale, che si riconnette esplicitamente al Cristianesimo.


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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Al fine di favorire la crescita intellettuale e spirituale delle giovani generazioni, la migliore conoscenza della tradizione culturale della nazione italiana e dell'Europa e la condivisione dei suoi valori fondanti, nella predisposizione e nello svolgimento dei programmi scolastici relativi alle discipline storiche e letterarie nelle scuole di ogni ordine e grado deve essere assunta a riferimento la tradizione culturale giudaico-cristiana, considerata nel suo sviluppo e nella sua influenza storica quale fondamento della tradizione civile, sociale e culturale italiana ed europea.
      2. L'insegnamento facoltativo della religione cattolica, secondo le indicazioni formulate dalle competenti autorità ecclesiastiche e in necessaria conformità ai contenuti dottrinali della medesima, rimane distinto e indipendente rispetto agli inse- gnamenti scolastici obbligatori, i cui programmi sono predisposti e svolti secondo quanto stabilito nel comma 1.
      3. La conoscenza della lingua italiana e degli elementi fondamentali della legislazione della Repubblica costituiscono parte integrante del percorso culturale degli allievi nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado.
      4. Nell'ambito dell'esercizio delle facoltà connesse con l'autonomia scolastica e con la libertà di insegnamento dei docenti e nell'attuazione degli interventi volti all'integrazione dei giovani immigrati e alla promozione del dialogo e del necessario confronto con altre culture, ad ogni livello del sistema educativo di istruzione e formazione è assicurato il rispetto del principio di cui al comma 1.


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