ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/05704

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 550 del 17/11/2011
Firmatari
Primo firmatario: BELLANOVA TERESA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 14/11/2011


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA SALUTE delegato in data 14/11/2011
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 17/11/2011

Atto Camera

Interrogazione a risposta in Commissione 5-05704
presentata da
TERESA BELLANOVA
giovedì 17 novembre 2011, seduta n.550

BELLANOVA. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:

in data odierna la Gazzetta del Mezzogiorno riporta la notizia secondo la quale gli esami ematochimici di routine, vale a dire quelli maggiormente richiesti dai pazienti, nella regione Puglia sembrerebbero costare meno se fatti a pagamento piuttosto che prescritti sul ricettario del Servizio sanitario nazionale per effetto delle prescrizioni datate 17 luglio 2011, vale a dire da quando il Governo ha introdotto i 10 euro fissi per ricetta a carico delle regioni cosiddette poco virtuose, tra le quali la regione Puglia;

dall'articolo di stampa si legge che «eseguire esami clinici presso un laboratorio analisi di una struttura Asl non sempre costa di meno se il medico li ha prescritti sulla ricetta rosa, quella del Servizio Sanitario Nazionale, e quindi col versamento di un ticket che nel caso della Regione Puglia è pari a 46,15 euro, anziché sulla classica ricetta bianca per prestazioni a totale carico del richiedente»;

potrebbe, dunque, accadere che la prescrizione di esami di routine, suddivisi su due ricette, otto prestazioni per ognuna, costino complessivamente 62,30 euro contro un importo complessivo di 42,71 euro se prescritti, invece, su una ricetta bianca. Stesso discorso vale per alcuni esami di diagnostica che, se fatti a pagamento, risultano costare meno;

il cittadino, non essendo informato, si ritrova, in questo modo, a pagare costi superiori rispetto a quelli che potrebbe sostenere se si rivolgesse alle strutture private;

il servizio di informazione certamente non può essere in capo al medico di famiglia che pur stabilendo un rapporto fiduciario col paziente non potrebbe, per questione di professionalità ed etica, fare sistematicamente i conti delle prescrizioni apportate. C'è da sottolineare, inoltre, che in questo caso sarebbe finanche opportuno che l'informazione non fosse data dal medico, anche per un'ipotesi di conflitto di interesse, vale a dire che nella fattispecie la successiva domanda alla quale il professionista sarebbe sottoposto, da parte del paziente, potrebbe essere in quale struttura svolgere le prestazioni;

sarebbe di buon senso che le Asl di competenza strutturassero, invece, una campagna informativa capillare, come già si fa per le vaccinazioni o per la diagnostica di prevenzione, o che la diffusione di questa informazione fosse in capo alle strutture pubbliche e private, deputate a svolgere le analisi ematochimiche o di diagnostica strumentale, con la conseguente possibilità di scelta da parte del cittadino;

il Servizio sanitario nazionale nella sua funzione deve garantire l'assistenza sanitaria a tutti i cittadini; attraverso lo stesso viene data attuazione all'articolo 32 della Costituzione italiana che sancisce il diritto alla salute di tutti gli individui. Il meccanismo descritto dalla stampa mette a repentaglio il sistema pubblico sanitario, poiché si rischia, in questo modo di svuotarlo a vantaggio di quello privato -:

come il Ministro interrogato, in virtù di quanto sopra esposto, ritenga opportuno intervenire, con ogni iniziativa di competenza, per impedire il depotenziamento del sistema sanitario pubblico che nella sua funzione deve tutelare il cittadino.(5-05704)