BIANCO. -
Al Ministro per i beni e le attività culturali.
- Per sapere - premesso che:
dareiterate notizie di stampa si apprende di una situazione molto grave (secondo l'interrogante oltre il limite) nella gestione della Società Dantesca Italiana, con sede in Firenze, Via dell'Arte della Lana 1 («Corriere della sera», 17.06.06, p.31; «Il Sole 24 Ore», 18.06.06, p.31; «Panorama», 29.06.06, p. 232; «La Stampa» 14.07.06, p.26; ecc.);
tali interventi di stampa nascono dalla pubblicazione di un volume del professor Enrico Malato, in difesa della Società Dantesca Italiana (Roma, Salerno Editrice, 2006), nella quale si offre un'aperta denuncia e ampia documentazione della situazione sopra detta;
tra i fatti denunciati si segnalano episodi che coinvolgono la responsabilità della dirigenza della Società Dantesca quali:
a) sovvertimento dell'impianto storico del sodalizio, previsto dai fondatori (e regolamentato dallo Statuto) con struttura policentrica, articolata in vari «Comitati provinciali», ridotto invece a struttura unica centralizzata a Firenze, al fine di evitare ogni interferenza nel governo esclusivo dell'ente e delle sue risorse;
b) gestione arbitraria della Società, sottratta a ogni verifica assembleare e a ogni possibilità di ricambio del gruppo dirigente, ottenuta attraverso una singolare procedura di elezione delle cariche direttive;
c) discriminazioni tra i soci e scoraggiamento di nuove adesioni sociali allo scopo di escludere presenze ritenute di disturbo alla gestione monocratica o oligarchica dell'ente;
d) violazione dello Statuto nel tentativo di far approvare una nuova carta statutaria mirata a legittimare lo stravolgimento della struttura societaria e la prassi elettiva sopra detta, attuato con procedura illegale, all'insaputa dei soci, portando il nuovo Statuto all'approvazione di un'assemblea straordinaria ignara di ciò che era chiamata ad approvare; con l'aggravante che, in conseguenza di quanto sopra, il nuovo Statuto sarebbe stato approvato da un'esigua minoranza del corpo sociale: con 20 voti favorevoli, sui 301 soci dichiarati, dei quali 8 di membri del consiglio direttivo, che proponeva il nuovo Statuto, 8 di dipendenti e collaboratori esterni della Società, per cui il margine di consenso effettivo è stato di 4 voti su 301 aventi diritto;
e) stravolgimento di ogni regola democratica nel nuovo Statuto, con norme paradossali, come quella che affida alla dirigenza uscente, in occasione del rinnovo delle cariche sociali, la designazione della dirigenza subentrante, o l'altra che stabilisce l'incompatibilità della qualifica di Socio con lo svolgimento di attività «in concorrenza» con quella della Società: per cui proprio gli studiosi di Dante verrebbero assurdamente ad essere esclusi dal sodalizio:
la Società Dantesca Italiana, fondata nel 1888 e costituita in ente morale nel 1901, è un ente a carattere pubblico, istituito con legge dello Stato e sottoposto al controllo del ministero della pubblica istruzione (ora dei beni culturali), confermato agli articoli 4 e 14 dello Statuto vigente (approvato con decreto del C.P.S. del 29 maggio del 1947, n. 645);
la Società Dantesca Italiana è stata fin dall'inizio dotata di cospicui mezzi finanziari di provenienza pubblica;
l'obiettivo fondamentale per cui venne fondata la Società Dantesca, nel 1888, cioè la pubblicazione della «Edizione Nazionale delle Opere di Dante», risulta ben lontana dall'essere raggiunta, a 118 anni dalla fondazione;
il «nuovo Statuto» della Società, portato all'approvazione dell'assemblea dei Soci il 16 marzo e il 16 dicembre 2005, è stato inoltrato per la ratifica alla Prefettura di Firenze, che a tutt'oggi non sembra aver espresso il proprio nullaosta;
la Società Dantesca Italiana rappresenta storicamente la dantologia italiana nel mondo, e la sua immagine rischia di risultare gravemente compromessa dalle vicende sopra ricordate che hanno avuto grande risonanza internazionale -:
se non ritenga necessario avviare un'ispezione presso la sede della Società Dantesca Italiana, per una approfondita verifica della fondatezza dei fatti denunciati e procedere, ove venissero accertati, alla nomina di un Commissario governativo di sicura indipendenza e di alto profilo culturale, ripetendo un'esperienza già attuata fra il 1944 e il 1956, che proceda ad un risanamento della Società e al rispetto rigoroso dello Statuto restituendo alla Società il ruolo di centro vitale di ricerca e di pubblicazione dell'opera di Dante. (4-01545)