ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00008

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 13
Seduta di annuncio: 72 del 10/10/1996
Abbinamenti
Atto 6/00007 abbinato in data 10/10/1996
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: FORZA ITALIA
Data firma: 10/10/1996
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ALLEANZA NAZIONALE 10/10/1996
ALLEANZA NAZIONALE 10/10/1996
ALLEANZA NAZIONALE 10/10/1996
FORZA ITALIA 10/10/1996
FORZA ITALIA 10/10/1996
FORZA ITALIA 10/10/1996
ALLEANZA NAZIONALE 10/10/1996
CCD-CDU 10/10/1996
FORZA ITALIA 10/10/1996
FORZA ITALIA 10/10/1996
ALLEANZA NAZIONALE 10/10/1996
CCD-CDU 10/10/1996
ALLEANZA NAZIONALE 10/10/1996
ALLEANZA NAZIONALE 10/10/1996
FORZA ITALIA 10/10/1996
FORZA ITALIA 10/10/1996
FORZA ITALIA 10/10/1996
FORZA ITALIA 10/10/1996


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
Stato iter:
10/10/1996
Fasi iter:

PRESENTATO IL 10/10/1996

DISCUSSIONE IL 10/10/1996

ABBINAMENTO (ATTO NON CAPOSTIPITE) IL 10/10/1996

DICHIARATO PRECLUSO IL 10/10/1996

ITER CONCLUSO IL 10/10/1996

La Camera dei Deputati,
esaminata la "Nota di aggiornamento al Dpef 97/99",
considerato che:
A) le cinquantadue righe della nota sono la trascrizione
sintetica dell'introduzione alla finanziaria e quindi non hanno
valore esplicativo proprio e non possono costituire la proposta
di aggiornamento prevista all'articolo 118-bis, comma 4 del
regolamento della Camera. Infatti, l'articolo 4.10 del Dpef
escludeva con decisione la possibilità di accelerare i tempi per
la convergenza verso i criteri di Maastricht, fatta salve una
verifica da effettuare in relazione all'andamento della
congiuntura e dei mercati finanziari. Di tale verifica e dei suoi
risultati non vi è menzione nella nota di aggiornamento;
B) l'intervento di 62.500 miliardi, a fronte dei 32.500
previsti a luglio, non consentirà, come invece sostiene la nota,
di portare il rapporto tra indebitamento delle pubbliche
amministrazioni e PIL "in prossimità del 3 per cento": anche
qualora l'importo aggiuntivo di riduzione del fabbisogno si
trasferisse interamente sui conti della pubblica amministrazione,
infatti, si otterrebbe un indebitamento netto della pubblica
amministrazione per il 1997 di 80.955 miliardi pari al 4,1 per
cento del PIL, oltre un terzo superiore al valore previsto dal
trattato di Maastricht;
C) dei 62.500 miliardi sopra considerati, la finanziaria
e il disegno di legge collegato ad oggi definiti sono destinati a
produrre, nella migliore delle ipotesi, effetti per un importo
inferiore al 50 per cento. Infatti: l'articolo 25 del collegato
prevede un contenimento di 2.200 miliardi del fabbisogno Inps per
il '97 da ottenere con provvedimenti da adottare entro il 31/12;
l'articolo 81 analogamente precisa che nuove entrate nette per
4.285 miliardi dovranno essere ottenute con provvedimenti da
adottare entro il 31/12; 1100 miliardi dovranno essere garantiti
dalle deleghe affidate al Governo con gli articoli 63, 64, 65 e
77; cosi pure solo entro il 31/12 andranno adottati provvedimenti
di miglioramento del fabbisogno per ulteriori 25.000 miliardi.
Quindi, ben 32.585 miliardi, il 52,1 per cento del totale, sono
affidati a provvedimenti non ancora in discussione. In relazione
alle sole entrate la percentuale non definita sale a circa il 70
per cento;
D) il numero elevatissimo di deleghe contenuto nel
collegato alla finanziaria, oltre cinquanta, risulta del tutto
esorbitante rispetto ai vincoli di legge e tale da provocare, in
virtù della eterogeneità dei disegni di legge previsti, una
esautorazione di fatto delle prerogative parlamentari attraverso
la sottrazione degli stessi al dibattito, garantita dalle
restrizioni imposte al dibattito dalla sessione di bilancio;
E) la previsione di un miglioramento, seppur debolissimo,
della crescita del PIL per il '97 rispetto a quanto previsto nel
Dpef appare del tutto ingiustificata alla luce dell'andamento
della congiuntura, del livello del cambio e del crollo della
domanda interna, che sarà accentuato dagli annunci fatti di
inasprimento fiscale;
F) l'indicazione, contenuta nel Dpef, di ripartire
l'intervento correttivo secondo la proporzione 1/3 nuove imposte
e 2/3 tagli alle spese è stato palesemente smentito dal contenuto
della finanziaria e dei provvedimenti collegati. Infatti, dei
complessivi 62.500 miliardi 25.000 sono esplicitamente indicati
come nuove imposte, importo equivalente a quello dei "tagli", dal
momento che i rimanenti 12.500 miliardi verranno recuperati con
artifici contabili e operazioni di tesoreria; a ciò bisogna
aggiungere che almeno 7.405 miliardi indicati come diminuzioni di
spesa produrranno, in realtà, nuovi aumenti dell'imposizione.
Inoltre, sulle imposte già definite circa 6.000 miliardi,
contrariamente a quanto preannunciato dal Governo, sono state
posti a carico delle imprese attraverso i cosiddetti
provvedimenti antielusivi. Tale inasprimento della pressione
fiscale, che contraddice clamorosamente le affermazioni fino a
ieri fatte dagli esponenti del Governo, impoverirà
strutturalmente il sistema produttivo ed il mercato interno
italiani, e comporterebbe, nella migliore ma più irrealistica
delle ipotesi, l'ingresso in Europa di un paese in ginocchio;
G) la mancanza da parte del Governo della forza e della
convinzione necessaria ad incidere con misure strutturali sui
principali capitoli della spesa da anni fuori controllo, produrrà
effetti che, similmente a quelli prodotti dalla finanziaria Dini
e dalla manovrina di luglio, sono destinati ad evaporare e non
ripercuotersi sugli esercizi futuri, peggiorando la situazione in
cui il Governo e Parlamento si troveranno ad operare il prossimo
anno;
H) la nota di aggiornamento al Dpef, nel mentre enfatizza
la (falsa, come si è visto) convergenza verso i parametri di
Maastricht e conseguentemente prefigura l'ingresso nella unione
economica monetaria fin dal gennaio 1999, mostra una gravissima
reticenza nei confronti del parametro debito/PIL. Infatti,
l'articolo 104 C del trattato prevede un valore di riferimento
per questo rapporto del 60 per cento, mentre alla fine del '97
tale rapporto per ciò che concerne l'Italia rimarrà
abbondantemente al di sopra del 120 per cento e non mostrerà di
ridursi in misura sufficiente e con ritmo adeguato, condizioni
minime per poter superare il valore stabilito. Le tensioni tra i
Governi e le banche centrali europee cui abbiamo assistito in
questi giorni dimostrano che non vi è alcuna intenzione di fare
sconti a nessuno; tanto più che è evidente che il debito
italiano, in valore assoluto incomparabilmente più rilevante di
quello degli altri paesi con percentuali debito/PIL analoghe,
rappresenta in modo oggettivo una grave minaccia alla stabilità
dell'Euro. In queste condizioni, quindi, i sacrifici che il
Governo vuole imporre ai contribuenti e alle imprese italiane
produrranno gravi danni non compensati dall'ingresso nella unione
economica monetaria,
impegna il Governo:
a ritirare la nota di aggiornamento del Dpef presentata e a
sostituirla con un più adeguato documento in grado di:
1) giustificare il mutamento di orientamento e obiettivi
rispetto a quelli definiti appena dieci settimane fa;
2) definire i lineamenti di interventi che, al contrario
di quelli previsti dalla legge finanziaria e dal disegno di legge
collegato, sappiano produrre i risultati adeguati agli impegni
assunti in relazione all'ingresso nella unione economica
monetaria sul fronte del contenimento del fabbisogno per il 1997
e di una più marcata diminuzione tendenziale del rapporto
debito/PIL;
3) determinare a questo fine:
una riduzione drastica della presenza dello Stato
nell'economia;
una radicale razionalizzazione e riforma dei meccanismi
di spesa;
una nuova definizione della legislazione fiscale che sia
in grado di rilanciare l'economia, anziché deprimerla, e di
produrre una crescita del PIL superiore a quella prevista,
attraverso una diversa modulazione dell'imposizione fiscale
complessiva che oggi penalizza in modo insostenibile la
produzione e attraverso l'incentivazione degli investimenti;
una nuova e più efficace legislazione del lavoro, basata
su una marcata flessibilità della contrattazione svincolata dalle
attuali rigidità dovute alla struttura dei contratti collettivi
nazionali, l'abolizione del monopolio pubblico nel collocamento,
la liberalizzazione e l'incentivazione dei lavori atipici,
l'omologazione tra impiego pubblico e privato;
4) limitare i disegni di legge delegati attualmente
contenuti nel collegato alla finanziaria a quelli pertinenti alla
sessione di bilancio, operando lo stralcio dei numerosi
provvedimenti che non producono immediati effetti finanziari, e
corredando le disposizioni contenute nelle deleghe legislative di
relazioni tecniche che ne chiariscano gli effetti di aumento
delle entrate o riduzione di spesa.
(6-00008)
Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
BILANCIO DELLO STATO, DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO FINANZIARIA, FINANZA PUBBLICA
SIGLA O DENOMINAZIONE:

GEO-POLITICO: