ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04104

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 12
Seduta di annuncio: 71 del 11/10/1994
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: FORZA ITALIA
Data firma: 11/10/1994
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
FORZA ITALIA 10/11/1994
CENTRO CRISTIANO DEMOCRATICO 10/11/1994
FORZA ITALIA 10/11/1994
FORZA ITALIA 10/11/1994


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA
Stato iter:
08/05/1995
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 07/04/1995
MINISTRO - (MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA)
Fasi iter:

PRESENTATO IL 11/10/1994

SOLLECITATO DAL PARLAMENTARE IL 04/04/1995

RISPOSTA DEL GOVERNO IL 07/04/1995

ITER CONCLUSO IL 08/05/1995

Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso:
che gli uffici giudiziari di Reggio Calabria versano, ormai
da anni, in una condizione di acuta sofferenza istituzionale;
che da più parti viene dununciato un uso arrogante ed
illegittimo della funzione giurisdizionale;
che è diffuso il sospetto che, in alcuni casi, più che alla
ricerca della verità per garantire la giustizia si tende al
"killeraggio politico";
che, per esempio, appaiono sintomatici fatti e circostanze
concretizzatisi durante le udienze preliminari del processo del
Centro Direzionale di Reggio Calabria e che di seguito si
descrivono:
1) nel verbale di interrogatorio di Agatino Licandro, ex
sindaco di Reggio Calabria, del 22 luglio 1992, dinnanzi al GIP
dottor Domenico Ielasi, vi è un foglio con il numero 965,
completamente in bianco, firmato dal cancelliere Polistena;
2) nel verbale di interrogatorio dell'ex sindaco
Licandro, del 25 luglio 1992, dinnanzi al GIP dottor Domenico
Ielasi e con l'intervento del PM dottor Roberto Pennisi, vi è
altro foglio in bianco, numerato con il n. 332, firmato "A.
Licandro";
3) addirittura altro foglio di verbale, in bianco,
firmato dallo stesso ex sindaco Agatino Licandro, è pervenuto al
sottoscritto;
4) nell'udienza del 22 ottobre 1993, dinnanzi al
Tribunale di Reggio Calabria l'avvocato Vittorio Virga, del Foro
di Roma, interrogando l'ex sindaco Licandro, solleva il problema
del foglio di verbale firmato in bianco di cui al punto 2),
Licandro riconosce la sua firma ed ammette di aver firmato in
bianco. Nonostante ciò, il Tribunale ritiene che "non vi è alcun
elemento per ritenere che vi siano consumati illeciti, con abuso
di foglio in bianco" ...... e "rigetta l'istanza dell'adozione di
provvedimenti e in particolare della trasmissione degli atti al
PM per una indagine che risulta priva di oggetto";
5) alla udienza del 22 dicembre 1992, davanti al GIP
dottor Ielasi, l'avvocato Vittorio Virga difensore di due
imputati, chiede la parola per illustrare un'istanza in tema di
status libertatis; il GIP non concede la parola sostenendo che un
altro avvocato aveva ampiamente trattato tutto;
a questo punto, l'avvocato Virga chiede ed ottiene che si
desse atto a verbale di udienza che non gli si consentiva di
intervenire e che gli venisse letto il verbale. Il verbale gli
veniva letto. Il giorno successivo chiede copia del verbale, ma
in cancelleria gli veniva risposto che non era pronto in quanto
in udienza erano stati presi solo appunti e che il vero verbale
sarebbe stato compilato nei giorni successivi. Dopo vari
solleciti, l'avvocato Virga ottiene il verbale il 27 successivo
ed ha la sorpresa di leggere ... "l'avvocato Virga chiede la
revoca degli arresti domiciliari per ... "..." a questo punto
l'avvocato Virga rinuncia a parlare ...";
di ciò, con lettera che si allega, l'avvocato Virga informa
il procuratore generale presso la Corte suprema di Cassazione; il
Ministro di grazia e giustizia; il Consiglio superiore della
magistratura; le Camere penali di Reggio Calabria e di Roma.
Ottiene risposta, solamente dalla Camera penale di Roma, che, con
lettera del 22 giugno 1994 inviata al Procuratore generale presso
la Corte suprema di Cassazione, al Ministro di grazia e
giusitizia ed al Consiglio superiore della magistratura,
nell'esprimere "la propria preoccupata protesta per l'accaduto,
formula all'avvocato Virga solidarietà e sollecita quindi gli
uffici destinatari della comunicazione perché ciascuno dia
concreto seguito all'esposto a suo tempo loro inoltrato dal
medesimo l'avvocato Virga";
6) il comitato di Presidenza del Consiglio superiore
della magistratura, con nota del 30 maggio 1994, prot. P
94-10161, a firma del Vice Presidente Galloni, avente ad oggetto
"Situazione degli uffici giudiziari di Reggio Calabria", comunica
alla prima, terza e quarta Commissione referente che il Consiglio
superiore della magistratura, nella seduta del 19 maggio 1994, ha
deliberato di approvare una risoluzione predisposta dal gruppo di
lavoro per gli interventi del Consiglio superiore della
magistratura relativi alle zone più colpite dalla criminalità
organizzata;
in tale risoluzione, il gruppo di lavoro evidenzia, tra
l'altro, che dalle audizioni effettuate l'8 novembre 1993, il 6
dicembre 1993, il 21 dicembre 1993 e il 10 gennaio 1994 con
dirigenti e magistrati emergono "... vicende dalle quali si
evidenziano o possibili profili di incompatibilità ambientale o
l'infondatezza e persino la concertazione di accuse infondate,
volte a diffamare i colleghi, per finalità di vendetta personale
o di potere correntizio", ... che alcuni magistrati "hanno
reagito vivacemente alle accuse denunciando una volontà
persecutoria e calunniosa espressa nei loro confronti in
particolare dal dottor Vincenzo Macrì, attualmente sostituto
procuratore nazionale antimafia applicato alla DDA di Reggio
Calabria. Il Presidente Viola ha pure denunciato un attacco di
falsi pentiti nei suoi confronti, ordito e preordinato dal
medesimo Macrì. Dichiarazioni similari sono state rese dal dottor
Montera";
inoltre, si evidenzia che le audizioni "hanno messo in luce
la scarsa propensione degli interessati ad abbassare il tono
della polemica, che invece si accentua, con riesame "storico" dei
dissensi, che talvolta si cerca di "nobilitare" come contrasti di
linee associative. Non si sfugge all'impressione invece che la
dialettica associativa, essenziale per la vita democratica della
Magistratura, sia vista a Reggio Calabria come uno scontro per il
potere puro e semplice, con tutte le degenerazioni personali e di
gruppo che ne derivano";
nella stessa seduta, il Consiglio superiore della
magistratura ha approvato un ordine del giorno in cui dispone
"d'informare immediatamente i titolari dell'azione disciplinare e
la conseguente trasmissione di tutti gli atti a disposizione
della Commissione Riforma";
che a differenza di quanto sostiene il Tribunale
nell'ordinanza del 22 ottobre 1993, in ordine al verbale di
interrogatorio del 25 luglio 1992, appare lecito e logico pensare
che all'ex sindaco Agatino Licandro i fogli dei verbali siano
stati fatti firmare tutti in bianco e successivamente "riempiti";
che tale tesi è avvalorata dal foglio di cui al punto 3
firmato in bianco, sempre da Licandro, e confermata dal foglio di
cui al punto 1 firmato in bianco dal cancelliere Polistena;
che, in particolare, quanto denunciato dall'avvocato Virga
dimostra, ancora una volta, come siano stati sistematicamente
manipolati i verbali da parte della Magistratura reggina;
che non risulta che i carabinieri presenti agli
interrogatori abbiano eccepito alcunché in ordine alla firma su
fogli in bianco di verbale;
che pare logico sospettare che gli stessi abbiano avuto
precise direttive per far finta di non vedere;
che tali direttive siano da ricondurre a livello di vertice
(il sostituto Macrì non è applicato alla DDA di Reggio Calabria);
che, sulla scorta di quanto esposto è da ritenere che la
magistratura reggina agisca, in un clima da guerra per bande, per
fini politici e non di giustizia;
che il "killeraggio" fra i giudici del Tribunale di Reggio
è evidenziato dal verbale del Consiglio superiore della
magistratura che denuncia, chiaramente, la spregiudicata volontà
di questi magistrati, particolarmente del sostituto Macrì, di
annientare tutti gli avversari sia magistrati che politici
(soprattutto se non di sinistra);
che nello stesso verbale del Consiglio superiore della
magistratura si evidenzia la incompatibilità ambientale che si è
venuta a creare per tutti i magistrati, compreso il Macrì -:
se, a garanzia della giustizia ed a tutela dei cittadini e
dello Stato di diritto, non si ritenga opportuno:
1) inviare ispettori presso il Tribunale di Reggio
Calabria per una verifica in merito ai fatti denunciati e per
l'accertamento di eventuali responsabilità penali e/o civili in
modo da avviare i relativi processi a carico di tutti quei
magistrati che dovessero aver violato la legge;
2) inviare ispettori presso la DIA reggina per verificare
gli strani silenzi dei carabinieri che hanno assistito agli
interrogatori, per capire se hanno avuto delle coperture e per,
eventualmente, avviare gli atti formali conseguenziali;
3) promuovere provvedimenti disclipinari davanti al
Consiglio superiore della magistratura al fine, auspicato dagli
interroganti, di procedere all'immediata sospensione dalle
funzioni di tutti i Magistrati implicati e, comunque, al loro
trasferimento in altra sede anche in attesa di eventuali
procedimenti penali nei loro confronti per i fatti sopra
denunciati e per altri che si dovessero verificare con
l'ispezione;
4) promuovere un procedimento disciplinare davanti al
Consiglio superiore della magistratura al fine, auspicato dagli
interroganti, di procedere alla sospensione immediata del
sostituto Macrì dall'applicazione diretta dei processi fino alla
verifica di fatti e situazioni suesposti e, comunque, al
trasferimento immediato dello stesso ad altra sede per
incompatibilità ambientale come evidenziato dal Consiglio
superiore della magistratura nella seduta del 19 maggio 1994.
(4-04104)
In relazione all'interrogazione in oggetto, si comunica che
per i fatti in essa esposti sono stati svolti approfonditi
accertamenti ispettivi, disposti dal Ministro di Grazia e
Giustizia, al fine di verificare la veridicidà delle accuse mosse
ed individuare, qualora sussistenti, comportamenti posti in
essere da appartenenti alla magistratura reggina di possibile
rilevanza disciplinare.
Da parte sua, il comitato di Presidenza del Consiglio
Superiore della Magistratura, nella seduta del 19/5/94,
deliberava di approvare una risoluzione predisposta dal "gruppo
di lavoro" per gli interventi del C.S.M. relativi alle zone più
colpite dalla criminalità organizzata, nella quale si
evidenziava, fra l'altro, che dalle audizioni di diversi
appartenenti all'ordine giudiziario, nonché dalla documentazione
acquisita, era emerso un clima di aspra polemica e dura
contrapposizione fra magistrati, un fiorire preoccupante di
sospetti, accuse, insinuazioni e contraccuse, tali da rendere
l'atmosfera poco adatta al sereno svolgimento dell'attività
giudiziaria in una sede caratterizzata da una delle più alte
incidenze della criminalità organizzata.
Le audizioni avevano, peraltro, messo in luce la scarsa
propensione degli interessati ad abbassare il tono della
polemica, che invece si accentuava con il riesame "storico" dei
dissensi, che a volte si cercava di "nobilitare" come contrasti
di linee associative.
Le indagini ispettive di cui si è detto in premessa hanno,
determinato il Guardasigilli ad esercitare, con nota del 26
ottobre 1994 diretta al Procuratore generale presso la Suprema
Corte di Cassazione, l'azione disciplinare nei confronti del
dottor Vincenzo Macrì, sostituto procuratore presso la Direzione
Nazionale Antimafia.
Al predetto magistrato sono stati addebitati i seguenti
comportamenti:
1 - essere stato costantemente "presente", o comunque essere
risultato sempre "coinvolto", in una serie di attacchi di stampa
o di iniziative diffamatorie messe in atto in danno del dottor
Giuseppe Viola, già Presidente della Corte di Appello di Reggio
Calabria, ed in particolare:
sollecitato, verosimilmente, la pubblicazione sulla stampa
locale della notizia relativa alla denuncia sporta a carico del
dottor Viola, dalla stesso Macrì, nel corso delle indagini
relative alla costruzione del Palazzo dello Sport in località
Pentimele di Reggio Calabria;
svolto, nel corso della presentazione del libro "La città
dolente: le confessioni di un indagato corrotto", avvenuta a Roma
il 15 giugno 1993, un intervento contenente disinvolte e
diffamatorie valutazioni riferendosi, implicitamente, alla
persona del dottor Viola, e sviluppate con l'abile tecnica "de
relato";
rilasciato al giornalista Iacopino, del quotidiano "Il
Giorno", una grave e sconcertante intervista, pubblicata il 5
ottobre 1993 nel contesto di un servizio dal titolo "Anche la
Calabria ha toghe corrotte alla Curtò", nella quale - tra l'altro
- lasciava intendere che il dottor Viola, sulla base delle accuse
formulate dal collaboratore di giustizia Barreca, era oggetto di
una delle indagini penali finalizzate alla scoperta di magistrati
corrotti. Affermazione, questa, risultata veritiera;
partecipato, nei ripetuti "incontri" con i giornalisti
Flora Volpin e Iuri Pevere - per come emerso dalle registrazioni
di varie conversazioni telefoniche - alla preparazione di un
articolo, apparso sul settimanale "Liberazione" del 6 giugno 1992
a firma dei predetti giornalisti, diffamatorio nei confronti di
diversi magistrati di Reggio Calabria;
2 - avere fatto un uso scorretto della funzione giudiziaria,
ed in particolare:
utilizzato - nella qualità di sostituto delegato dal
Procuratore Nazionale Antimafia relativamente alle indagini
sull'omicidio Ligato - il colloquio con l'imputato Francesco
Quattrone per rivolgere, indebitamente, domande estranee a detto
processo e riguardanti invece il dottor Viola, in dispregio del
disposto dell'articolo 211 del codice di procedura penale;
gestito l'inchiesta giudiziaria sul Palazzo dello Sport in
località Pentimele di Reggio Calabria con l'intento - attese le
gravi anomalie procedurali che la caratterizzano - di coinvolgere
in tutti i modi il dottor Viola in fatti o comportamenti illeciti
attribuiti a tecnici ed amministratori comunali;
suggerito, incoraggiato, o comunque non dissuaso, per come
emerge dalle registrazioni telefoniche, le iniziative del notaio
Pietro Marrapodi, autore di tutta una serie di esposti, denunce,
esternazioni ed interventi in pubblici dibattiti, contro diversi
magistrati reggini;
ritardato - in violazione dell'articolo 11 del codice di
procedura penale - la trasmissione, alla competente Procura della
Repubblica di Messina, degli atti relativi alla dichiarazione di
un collaboratore di giustizia contenenti gravi accuse - risultate
peraltro del tutto infondate - nei confronti del dottor Franco
Pontorieri, Presidente del Tribunale di Reggio Calabria, con
l'intento di poter fornire in giudizio - essendo pendente a suo
carico un procedimento per diffamazione - prove che potessero in
qualche modo giustificare le pesanti accuse ai vertici della
magistratura reggina, disinvoltamente formulate in occasione
della presentazione del libro "La città dolente", ed evitare così
una possibile condanna per il predetto reato.
Va altresì precisato che, con ulteriore nota in data 26
ottobre 1994, il Ministero di Grazia e Giustizia ha richiesto al
Consiglio Superiore della Magistratura il trasferimento del
dottor Macrì dall'attuale ufficio ad altro non requirente,
ricorrendo le condizioni di cui all'articolo 2 del R.D. Lv.
31.05.1946 n. 511.
Per quanto attiene alle osservazioni degli Onorevoli
interroganti circa la sottoscrizione "in bianco" di alcuni
verbali istruttori, gli accertamenti sinora espletati hanno
indotto l'Ispettorato Generale di questo Ministero a ritenere che
i moduli prestampati del G.I.P. sono stati firmati "in bianco"
dall'indagato Agostino Licandro e dall'assistente giudiziario
Polistena per mero errore dell'Ufficio procedente, senza che
sussistano prove che di tali fogli sia stato fatto un uso
anomalo.
Si è potuto inoltre accertare che l'episodio relativo alla
asserita mancata verbalizzazione dell'intervento dell'Avvocato
Vittorio Virga nel corso dell'udienza preliminare tenutasi
dinanzi al dottor Domenico Ielasi, sarebbe comunque da ascrivere
al clima di notevole tensione e confusione che ha caratterizzato
l'udienza stessa, anche in relazione all'operata verbalizzazione
sommaria da parte dell'assistente designato.
Va infine precisato che nessun potere ispettivo compete
all'interrogato Ministero di Grazia e Giustizia nei confronti
della Direzione Investigativa Antimafia.
Il Ministro di grazia e giustizia:
Mancuso.
Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
ISPETTORI, MAGISTRATI, PROCEDIMENTI RELATIVI A MAGISTRATI, PROCURATORI DELLA REPUBBLICA E SOSTITUTI, SOSPENSIONE CAUTELARE, TRASFERIMENTO DI PERSONALE, UFFICI GIUDIZIARI
SIGLA O DENOMINAZIONE:

GEO-POLITICO:

REGGIO DI CALABRIA (REGGIO CALABRIA+ CALABRIA+)