ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/21229

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 11
Seduta di annuncio: 294 del 11/01/1994
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO - DESTRA NAZIONALE
Data firma: 11/01/1994
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO - DESTRA NAZIONALE 01/11/1994


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INDUSTRIA, DEL COMMERCIO E DELL'ARTIGIANATO
  • MINISTERO PER IL RIORDINAMENTO DELLE PARTECIPAZIONI STATALI
  • MINISTERO DEL TESORO
  • MINISTERO DEL COMMERCIO CON L'ESTERO
  • MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

PRESENTATO IL 11/01/1994

Ai Ministri dell'industria, commercio e artigianato e
incaricato per le funzioni connesse al riordinamento delle
partecipazioni statali, del tesoro, del commercio con l'estero e
di grazia e giustizia. - Per conoscere - premesso che:
si è appreso il 23 dicembre 1993 che il Nuovo Pignone sta
per essere - anche formalmente dismesso - tra non poche
perplessità, nella misura del 49 per cento delle azioni alla
General Electric (25 per cento), alla Dresser (12 per cento),
alla Ingersoll (20 per cento) per 1.100 milioni di lire;
nei giorni precedenti era stata sottoscritta a Roma una
convenzione della durata di tredici anni e mezzo tra il consorzio
Nuovo Pignone-SNAM Progetti e TRAGAZ ed il GAZPROM - l'ente di
Stato russo per il gas - per un valore di 3.400 miliardi
relativamente alla fornitura di materiali ed apparecchiature al
GAZPROM e la cui restituzione sarebbe assicurata da garanzia
legata all'acquisto di gas naturale da parte della SNAM;
veniva assunto che ciò avrebbe "rivalutato" (ma non si
conosceva per nulla la base di partenza) il prezzo di vendita del
Nuovo Pignone per il quale erano in gara quattro concorrenti -
manco a dirlo tutti stranieri - e cioè la GEC-ALSTHOM,
l'ABB-ATLAS, la DRESSER-INGERSOLL RAND, la GENERAL ELECTRIC,
insieme ad un gruppo di banche italiane;
appare scarsamente credibile quanto veniva assunto da un
comunicato ENI, secondo il quale "l'accordo darà un importante
contributo allo sviluppo dell'occupazione in Italia, coinvolgendo
nelle forniture anche molte aziende italiane della piccola e
media industria" mentre - si assumeva ancora - parte delle
apparecchiature sarebbero prodotte dal Nuovo Pignone in
collaborazione con aziende russe nell'ambito del programma di
riconversione dell'industria bellica ex sovietica;
i dirigenti del Nuovo Pignone due giorni dopo la predetta
notizia avevano fatto pubblicare sui quotidiani una nota di
diverso tenore nella quale si leggeva: "La privatizzazione del
Nuovo Pignone sembra ormai alle battute conclusive e gravi
preoccupazioni desta ognuna delle ipotesi di cessione fra le
quali ci si appresta a scegliere.
I dirigenti del Nuovo Pignone, pur condividendo la necessità
del processo di privatizzazione instaurato nel Paese, denunciano
nel caso specifico la improvvisazione e le superficialità con cui
questa è stata disposta dal Governo precedente e portata avanti
da quello attuale.
Ancora una volta non ci si preoccupa del destino della
Società né del depauperamento tecnologico del Paese, pur di
mostrare al mondo un qualche risultato sulla tanto decantata via
della privatizzazione delle imprese di Stato.
Ci hanno detto che l'acquirente del Nuovo Pignone sarà
straniero e concorrente, perché non si è fatto avanti nessun
altro, ma ci hanno anche detto che "piano industriale"
salvaguarderà l'integrità e lo sviluppo dell'Azienda: peccato che
il "piano industriale" debba poi fare i conti con le leggi del
mercato che, chi ha disposto l'operazione, ignora o vuole
ignorare. Inoltre, si può parlare di salvaguardia quando
l'attività industriale è alimentata da legami tecnologici che
possono variare o addirittura essere cancellati, se certi
delicati equilibri vengono a mancare?
Ci hanno anche detto che il Nuovo Pignone non è "strategico":
guarda caso, il recentissimo accordo con la Russia per la
fornitura all'Italia di quantitativi aggiuntivi di gas naturale
per i prossimi venti anni, che secondo ENI costituisce "un
ulteriore rafforzamento della collaborazione industriale e
tecnologica fra il Gruppo ENI e la Federazione Russa", vede il
Nuovo Pignone protagonista determinante con le sue forniture di
macchinari ed apparecchiature.
Ci hanno detto infine che hanno bisogno di soldi e per questo
hanno messo in vendita i pezzi migliori: così noi pagheremo il
conto per non aver dato accesso alle lottizzazioni dei partiti,
per aver investito nella ricerca, per le corrette scelte
tecnologiche e strategiche, per aver, insomma, costruito una
Società che ora è contesa da colossi internazionali che si
vogliono appropriare del suo patrimonio industriale e del suo
mercato.
I Dirigenti del Nuovo Pignone, dopo aver tentato a lungo con
spirito fattivo e collaborativo di prospettare schemi di
privatizzazione che fossero in grado di garantire il futuro di
una Società che genera ricchezza da venti anni, si dissociano
dalla linea invece intrapresa e perseguita finora dal Governo,
che dovrà assumersi la piena responsabilità delle conseguenze che
ne deriveranno per il Nuovo Pignone e per il Paese" -:
quale sia l'avviso del Governo in ordine alle puntuali
preoccupazioni espresse dai suddetti dirigenti del Nuovo Pignone
in vista della ora conclusiva ma non ancora formalizzata
dismissione;
quale fosse il prezzo base d'asta prima dell'accordo con la
GAZPROM ed in che misura esso sia stato incrementato dopo
l'accordo:
chi abbia valutato il Nuovo Pignone;
come mai si intenda cedere a cuor leggero a stranieri,
senza ritenere che la sua produttività debba rientrare nel quadro
di uno straccio di politica industriale nazionale, una azienda
come il Nuovo Pignone;
come sia stato calcolato che l'accordo con la GAZPROM
consentirà "un importante contributo allo sviluppo
dell'occupazione in Italia" ed in quale misura ciò avverrebbe;
quali siano le "molte piccole e medie aziende industriali
italiane" che verranno coinvolte;
quali lavorazioni, per quali importi e per quali ore di
lavoro saranno effettuate dal Nuovo Pignone nell'ambito sia
dell'accordo con la Russia che nelle clausole di garanzia apposte
in sede di espletamento della gara;
se in sede di formale vendite del Nuovo Pignone verranno
stipulati patti che garantiscano davvero quanto precede in
relazione alla occupazione sia del Nuovo Pignone che delle
piccole e medie industrie, con formali riserve di lavorazione in
favore dell'azienda e di quelle altre, piccole e medie, per
prevenire e sconfiggere la logica perversa delle multinazionali
acquirenti e del mercato che, come è noto, tendono a privilegiare
produzioni ed acquisti laddove possono essere spuntati costi più
contenuti, anche se con l'assoluta indifferenza nei confronti dei
diritti sociali dei lavoratori;
se sia vero che il flottante esistente sul mercato sia pari
all'11 per cento del capitale e che le banche coinvolte -
Cariplo, Monte dei Paschi, Cassa di Risparmio di Firenze, Comit,
BNL, Ambroveneto - singolarmente avranno dal 2 al 4 per cento del
pacchetto azionario, con la conseguenza che o attraverso il
lancio dell'OPA o attraverso operazioni di acquisizione occulta
di azioni esistenti sul mercato, o ancora - dopo i quattro anni
previsti al massimo per la detenzione delle azioni da parte delle
banche - la maggioranza del capitale del Nuovo Pignone finirà
nelle mani straniere con effetti direttamente devastanti sulla
autonomia e sulla forza produttiva, dirigenziale ed occupazionale
della società:
se sia vero che gli acquirenti operino in analoghi segmenti
produttivi con la concreta eventualità che essi vogliano operare
in funzione esclusiva - e perché altrimenti? - dei loro interessi
di mercato, sbaragliando le potenzialità ed il mercato del Nuovo
Pignone o comunque rendendolo subalterno alla politica produttiva
e di mercato dei loro insediamenti principali;
se sia esatto che interventi al medesimo segmento
produttivo ci siano aziende italiane del gruppo FINMECCANICA le
cui offerte di acquisto, di entità enaloga vennero
inspiegabilmente respinte nel passato recente, e quali ne furono
i motivi;
come si pensi che il mantenimento della quota del 20 per
cento dell'azienda nelle mani ENI possa garantire davvero
alcunché visto anche lo scarso valore dei patti "parasociali" e
delle "clausole di garanzia", in mancanza di una appropriata
fideiussione, a fronte dell'altrui possesso di quote
maggioritarie con la possibilità ed il diritto conseguente di
compiere discrezionalmente le scelte ritenute opportune;
se sia noto che le ricerche svolte ed in corso, il possesso
dei brevetti industriali, l'alta tecnologia dell'azienda, i
sofisticati macchinari, la sua presenza consolidata sui mercati
(sino all'ultimo menzionato accordo con la Russia) e con il
portafoglio ordini di 5.000 miliardi!, rendano davvero irrisorio
il prezzo di vendita del 49 per cento come gli interroganti
ritengono, e per quali concreti e dettagliati motivi sia invece
infondato il loro avviso a parere del Governo;
se la Procura della Repubblica di Firenze e di Roma e la
Corte dei conti abbiano avviato accertamenti in ordine alla
legittimità dell'operazione anche avuto riguardo alla necessità
di tutela di interessi strategici nazionali, e dello stesso
pubblico erario ed in caso affermativo in quale fase si trovino
le indagini.
(4-21229)
Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
ACCORDI E CONVENZIONI, ASTA PUBBLICA, CESSIONE DI BENI, GAS NATURALI, IMPRESE STRANIERE, INDUSTRIA METALMECCANICA, PARTECIPAZIONI STATALI, PRIVATIZZAZIONI
SIGLA O DENOMINAZIONE:

GEO-POLITICO:

ENTE NAZIONALE IDROCARBURI ( ENI ), RUSSIA, SNAM, NUOVO PIGNONE, GENERAL ELECTRIC