ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11996

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 11
Seduta di annuncio: 152 del 11/03/1993
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO - DESTRA NAZIONALE
Data firma: 11/03/1993


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INDUSTRIA, DEL COMMERCIO E DELL'ARTIGIANATO delegato in data 12/07/1993
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

PRESENTATO IL 11/03/1993

INTERLOCUTORIO IL 12/07/1993

Al Ministro degli affari esteri. - Per conoscere - premesso
che:
risulta essere stata confermata la notizia del singolare
convegno che, come ha scritto il settimanale Italia il 3 febbraio
1993, ebbe luogo il 2 giugno 1992 a bordo dello yacht "Britannia"
di S.M. la Regina di Inghilterra ormeggiato a Civitavecchia e poi
in crociera al largo della costa laziale;
in tale occasione, come si rileva dal contenuto della
interrogazione parlamentare n. 4-11645 del 3 marzo 1993, a bordo
del regio yacht presero posto "rappresentanti della BZW (la ditta
di brokeraggio della Barclay's), della BARING & Co., della S.G.
WARBURG e dai nostri dirigenti dell'ENI, dell'AGIP, da Mario
Draghi del Ministero del tesoro, da Riccardo Gallo dell'IRI,
Giovanni Bazoli dell'AMBROVENETO, Antonio Pedone del CREDIOP e da
alti funzionari della COMIT, delle GENERALI e della Società
AUTOSTRADE";
il 3 marzo scorso, nel corso della audizione del direttore
generale del tesoro, dottor Mario Draghi, presso la Commissione
bilancio della Camera, l'interrogante si è rifatto alla
interpretazione che di quel singolare convegno a bordo dello
yacht di S.M. Britannica, avevano dato la Executive Intelligence
Review e L'Italia, riportandone in sintesi il senso di quanto il
predetto settimanale aveva scritto: "2 giugno 1992: muore il
giudice Falcone. Mentre l'Italia si indigna e scende in piazza,
qualcun altro dà il via alla svendita dello Stato. Prime vittime
"annunciate", i patrimoni industriali e bancari più prestigiosi.
Il nome dell'operazione è privatizzazione. Formula magica
presentata alla collettività come unica cura per risanare la
nostra economia e che, invece, nasconde un business dalle
proporzioni incalcolabili, patti di sangue tra le famiglie più
influenti del capitalismo, dinastie imprenditoriali, banche e
signori della moneta. Accordi e strategie politiche ben precise
con un minimo comun denominatore: scippare agli Stati,
considerati un inutile retaggio del passato e un odioso freno
alla globalizzazione del mercato, la sovranità monetaria.
L'Italia, un'espressione geografica delle lobby, dell'impero
multinazionale angloamericano? E' quanto viene deciso, anzi
ufficialmente sancito il 2 giugno 1992, a bordo del regio yacht
Britannia (che si trova "per caso" nelle nostre acque
territoriali)".
Si legge inoltre, tra l'altro, nel verbale della audizione,
che Mario Draghi affermava che l'interrogante aveva inoltre
citato un episodio che lo riguarda personalmente. Un giornale
aveva descritto quella sua partecipazione come se si trattasse di
parte di una manovra oscura. La storia è molto semplice: si
svolgono molte conferenze in cui si espongono i piani di
privatizzazione; nel caso in questione, stante la fase molto
preliminare, si esponevano le intenzioni, le idee, il pensiero
sulle privatizzazioni di questo o quell'economista o del
direttore generale del tesoro.
Il suo intervento fu pubblico, è stato stampato e può essere
quindi consultato. Dalla sua lettura si evince la sua estrema
cautela nel pronunciarsi prima che il Parlamento e il Governo
avessero espresso le loro opinioni.
Ringraziava l'interrogante di avere parlato di
quell'episodio. Una di queste conferenze era prevista sulla nave
della regina Elisabetta e quindi del governo inglese, come si
sarebbe potuta tenere nella sala di un albergo o in una sala per
congressi. Ricevette l'invito di partecipare al convegno e di
svolgere l'introduzione. Trovando però tale invito un po'
"esotico", chiese l'autorizzazione al ministro dell'epoca, che
non sollevò alcuna obiezione ed anzi lo invitò a parteciparvi.
Pensando che la nave si sarebbe staccata dal molo e che per
una intera giornata di navigazione si sarebbe trovato in contatto
con quelli che potenzialmente sarebbero stati i suoi clienti per
i mandati da dare per le privatizzazioni, chiese che la partenza
della nave fosse ritardata. Così, dopo aver svolto l'introduzione
se ne andò e la nave partì senza di lui. In questo modo evitò, in
maniera assoluta, ogni possibile sospetto di partecipazione o di
commistione con i banchieri d'investimento, con le società a
partecipazione statale, con alcuni di quelli che oggi ricoprono
la carica di ministro e che allora rimasero a bordo della nave.
Ringraziava dunque l'onorevole Parlato di avergli dato la
possibilità di precisare i termini della vicenda. Quanto alla
teoria del complotto, da molte parti si è detto...
L'interrogante chiedeva scusa, ma si tratta di un interesse
delle multinazionali, che non coincideva con il nostro. Dal loro
punto di vista fanno bene, affermava Mario Draghi, direttore
generale del tesoro, mostrava di avere difficoltà a convincersi
di una corretta visione dei drammi del nostro tasso di cambio, da
settembre ad oggi. Aveva pure difficoltà a convincersi del fatto
che esista un complotto internazionale, magari di paesi non
europei, e che il sistema monetario europeo si disgreghi (una
teoria, questa, abbastanza popolare).
Gli riuscì altresì difficile comprendere come il tasso di
cambio di quella che è la quinta o la sesta potenza industriale
del mondo, possa essere influenzato da operatori, tutto sommato
individuali, o da tre, quattro, cinque o anche dieci banche di
investimento, su una arco temporale ormai molto lungo.
Trovava invece più persuasivo sostenere che fossero stati la
nostra situazione debitoria e di finanza pubblica e, prima
ancora, il risultato del referendum danese sul trattato di
Maastricht, con la messa in dubbio del tracciato verso l'unione
economica e monetaria, ad influenzare il nostro tasso di cambio.
L'interrogante dichiarava che la sua tesi però gli pareva
essere stata oggetto di una proposta d'inchiesta parlamentare per
la individuazione degli speculatori che avrebbero costretto la
Banca d'Italia a svalutare e che quindi si trattava di soggetti
fortissimi e non certo di singoli!
Replicando Mario Draghi, direttore generale del tesoro,
affermava che quello dei cambi è un libero mercato. Ci possiamo
chiedere perché il costo della difesa della lira sia stato così
elevato. Per difendere la lira occorreva portare i tassi
d'interesse ai livelli (30, 40 e persino il 500 per cento)
raggiunti da altri paesi. Nel nostro caso portare i tassi
d'interesse a certi livelli significa automaticamente aumentare
il costo del debito pubblico, che da noi ha una media di vita di
due anni; significa dover dire ai cittadini che saranno costretti
a pagare altre tasse per sostenere tali livelli d'interesse: il
che è socialmente, politicamente, economicamente e tecnicamente
difficilmente proponibile.
Ne consegue che l'operatore di mercato ha tratto da tale
situazione la conclusione (è il caso della Gran Bretagna) di un
eccessivo costo della difesa del cambio e quindi ha, come si
dice, speculato contro la lira.
Ebbene, egli trovava più persuasive queste spiegazioni di
quelle di un complotto o di una manovra; né pensava che la
variazione del cambio sia stato un fatto premeditato per
aumentare il profitto di future operazioni di dismissione.
Considerato che da quanto precede le responsabilità della
Gran Bretagna attraverso sia la disponibilità dello yacht di Sua
Maestà la Regina d'Inghilterra, che gli inquietanti incontri che
vi furono organizzati e per quanto altro lo stesso direttore
generale del tesoro ha dichiarato, appaiono atti chiaramente
ostili nei confronti della Nazione italiana, se voglia chiedere
le opportune, immediate, esaurienti spiegazioni all'ambasciatore
del Regno Unito presso la Repubblica italiana, giudicando
l'interrogante gravissimo l'accaduto ed ancor più preoccupante il
seguito che ne è derivato, avuto riguardo alle speculazioni sulla
lira ed allo stesso percorso delle "privatizzazioni", deciso - ed
in che modo! - prima ancora che l'attuale Governo si insediasse
ed il Parlamento delibasse le politiche economica, valutaria e
monetaria e relative alla privatizzazione, già decise invece in
altra sede, e cioè sul suolo inglese tal essendo lo yacht
"Britannia", con la connivenza dei "boiardi" di Stato nei cui
confronti non potrà mancare un approfondimento della vicenda da
parte della magistratura.
(4-11996)
Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
CESSIONE DI BENI, DIRIGENTI DI AZIENDA, IMPRESE, IMPRESE STRANIERE, INDAGINI GIUDIZIARIE, LIRA, NAVI E NATANTI, PARTECIPAZIONI STATALI, PRIVATIZZAZIONI, QUESTIONI MONETARIE E VALUTARIE, RELAZIONI INTERNAZIONALI, SISTEMA MONETARIO BANCARIO E INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA, SOCIETA' MULTINAZIONALI, TASSO DI CAMBIO
SIGLA O DENOMINAZIONE:

GEO-POLITICO:

CONSORZIO DI CREDITO PER LE OPERE PUBBLICHE ( CREDIOP ), ENTE NAZIONALE IDROCARBURI ( ENI ), ISTITUTO PER LA RICOSTRUZIONE INDUSTRIALE ( IRI ), MINISTERO DEL TESORO, SOCIETA' AUTOSTRADE SPA, GRAN BRETAGNA, AGIP, BANCA COMMERCIALE ITALIANA ( COMIT )