ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00245

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 11
Seduta di annuncio: 296 del 12/01/1994
Firmatari
Primo firmatario:
Gruppo: DEMOCRATICO CRISTIANO
Data firma: 12/01/1994
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994
DEMOCRATICO CRISTIANO 01/12/1994


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

PRESENTATO IL 12/01/1994

La Camera,
premesso:
che in Libano è un paese caratterizzato da un secolare
pluralismo religioso e da una lunga tradizione di libertà;
che il Libano risiede dal quarto secolo l'unica comunità
cristiana in tutto il mondo arabo a cui la Costituzione
garantisce il pieno esercizio dei diritti civili e politici e la
cui amicizia con l'Occidente ha superato, nel corso dei secoli,
prove durissime;
che il territorio libanese è attualmente occupato
militarmente da 40.000 militari siriani, con eccezione di una
regione a sud, peraltro sotto il controllo dell'esercito di
Israele;
che tale presenza militare straniera perdura nonostante
le risoluzioni ONU in senso contrario (520 del 1978);
che le autorità attualmente rappresentanti il Libano non
hanno alcuna legittimità democratica in quanto:
1) il Presidente della Repubblica, Elias Hrawi, è stato
eletto il 25 novembre 1990 da deputati non in condizione di
esprimere liberamente la propria volontà. E' sufficiente
considerare che tale elezione non è avvenuta in Parlamento, bensì
in un albergo sede dei servizi di sicurezza siriani in Libano. Il
Presidente è stato inoltre privato di ogni potere reale dagli
accordi cosiddetti di Taif, anch'essi imposti e non liberamente
accettati dal popolo libanese, facendo mancare in tal modo ogni
garanzia per la comunità cristiana che, tradizionalmente
esprimeva il Presidente della Repubblica;
2) il Parlamento libanese è stato rieletto nel
settembre del 1992 mediante elezioni boicottate, causa l'assoluta
mancanza di garanzie di regolarità, dall'80 per cento dei
Libanesi (cristiani e musulmani) ed anche nei confronti del
piccolo numero di voti espressi non sono mancate violenze e
brogli;
3) il Primo Ministro, Rafic Hariri, proveniendo dalle
due prime autorità ne eredita l'illegittimità. Con il suo operato
sta inoltre dimostrando la fondatezza delle indiscrezioni di
stampa che lo indicano come più attento agli interessi
dell'Arabia Saudita che a quelli del Libano. Giungono infatti
preoccupanti notizie su massicci acquisti immobiliari effettuati
nei territori cristiani in esecuzione a progetti di
islamizzazione;
che ogni libertà civile e politica in Libano appare
pesantemente compromessa. E' di aprile la notizia della chiusura
di un giornale (Nida al Watan) e di una stazione televisiva (la
ICN) perché aveva pubblicato notizie sgradite al governo.
L'accordo di "fraternità e cooperazione massimale" imposto dalla
Siria al Libano nel maggio del 1991, autorizza inoltre i servizi
di sicurezza siriani a operare in Libano contro tutti coloro che
"minacciano l'amicizia tra i due paesi". Di conseguenza sono
sempre più numerosi gli arresti arbitrari a cui seguono violenze
e maltrattamenti. (Secondo i rapporti di Amnesty International la
Siria è uno dei paesi al mondo che più frequentemente ricorre
alla tortura come prassi poliziesca);
che nessun aspetto della vita sociale, culturale politica
libanese sfugge al pesante condizionamento di Damasco, mentre
l'arrivo in Libano di migliaia di lavoratori siriani negli ultimi
due anni (su una popolazione libanese di tre milioni di abitanti)
indica un palese progetto di colonizzazione anche economica;
che la minaccia portata all'esistenza del Libano e della
sua formula di pluralismo politico, religioso e culturale, oltre
ad essere in contrasto con il conclamato diritto di
autodeterminazione dei popoli, lo è anche con gli interessi
dell'Italia, vista la sua posizione nel Mediterraneo e la
complessità dei rapporti con il mondo arabo che, inevitabilmente
soffrirebbero dell'assenza di un elemento di mediazione come il
Libano,
impegna il Governo:
1) a riesaminare il programma di aiuti al Libano, per
evitare che gli stessi possano essere utilizzati più per
consolidare il regime di occupazione che per alleviare i bisogni
della popolazione;
2) ad assicurare alla comunità cristiana del Libano, che
oggi appare la più esposta ai pericoli regionali, un sostegno
almeno morale e diplomatico;
3) a denunciare presso le istanze internazionali (ONU, CEE)
lo stato di occupazione militare del paese, al fine di poter
richiedere il ritiro degli eserciti stranieri dal territorio
libanese ed elezioni libere sotto controllo internazionale.
(1-00245)
Classificazione EUROVOC:
CONCETTUALE:
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE, DIRITTI CIVILI E POLITICI, MINORANZE RELIGIOSE
SIGLA O DENOMINAZIONE:

GEO-POLITICO:

SIRIA, LIBANO