Legislatura: 18Seduta di annuncio: 438 del 03/12/2020
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 03/12/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 03/12/2020
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Partecipanti allo svolgimento/discussione ILLUSTRAZIONE 17/12/2020 EHM YANA CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE INTERVENTO GOVERNO 17/12/2020 SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.) INTERVENTO PARLAMENTARE 17/12/2020 QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO BOLDRINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO EHM YANA CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE ZOFFILI EUGENIO LEGA - SALVINI PREMIER FASSINO PIERO PARTITO DEMOCRATICO PARERE GOVERNO 17/12/2020 SERENI MARINA VICE MINISTRO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.) INTERVENTO PARLAMENTARE 22/12/2020 FASSINO PIERO PARTITO DEMOCRATICO FORMENTINI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER DICHIARAZIONE VOTO 22/12/2020 FORMENTINI PAOLO LEGA - SALVINI PREMIER INTERVENTO PARLAMENTARE 22/12/2020 QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO DICHIARAZIONE GOVERNO 22/12/2020 DI STEFANO MANLIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INT.) INTERVENTO PARLAMENTARE 22/12/2020 EHM YANA CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE
DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 17/12/2020
DISCUSSIONE IL 17/12/2020
ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 17/12/2020
ACCOLTO IL 17/12/2020
PARERE GOVERNO IL 17/12/2020
RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 17/12/2020
DISCUSSIONE IL 22/12/2020
APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 22/12/2020
CONCLUSO IL 22/12/2020
La III Commissione,
premesso che:
il conflitto in Yemen ha avuto inizio nel 2015, quando i ribelli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno deposto il presidente del Paese riconosciuto a livello internazionale, il quale ha successivamente fatto intervenire una coalizione multinazionale, guidata dall'Arabia Saudita, per combattere i ribelli e le truppe ad essi alleate;
il conflitto in atto nello Yemen dura da oltre 5 anni e mezzo e ha causato ormai decine di migliaia di morti; più di 22 milioni di persone (circa l'80 per cento della popolazione yemenita) necessitano di sostegno umanitario; 20 milioni non hanno accesso ad acqua pulita e servizi igienico-sanitari, 18 milioni non ricevono cure di base, 10 milioni di yemeniti soffrono la fame. Inoltre, la pandemia del coronavirus, va ad aggiungersi alla più grave epidemia di colera di sempre in un Paese dove metà degli ospedali sono stati distrutti e i pochi in funzione non hanno mezzi e personale per rispondere ai crescenti bisogni di cure;
ormai da anni, le Nazioni Unite definiscono la situazione in Yemen come la più grave emergenza umanitaria al mondo, ma ciononostante, purtroppo, il piano di risposta delle Nazioni Unite per il 2020, cruciale per alleviare le sofferenze di una popolazione che per l'80 per cento dipende dagli aiuti internazionali, al momento è finanziato solo al 44 per cento;
dal mese di giugno 2018 la coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti è impegnata in un'offensiva per prendere la città di Hodeidah – il porto più importante dello Yemen – che compromette il transito del cibo e degli aiuti umanitari nel Paese;
alcune organizzazioni non governative hanno iniziato a documentare violazioni del diritto internazionale avvenute nel conflitto già a partire dal 2016. Queste violazioni sono state riconosciute internazionalmente da una organizzazione sovranazionale per la prima volta il 28 agosto 2018, nelle conclusioni del gruppo di eminenti esperti indipendenti internazionali istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, secondo cui detti interventi possono costituire crimini di guerra;
a questo rapporto ha fatto seguito, nel settembre 2018, la relazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che ha concluso, per la prima volta, che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen abbiano commesso crimini di guerra;
il 17 settembre 2020, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione (ultima di una lunga serie con le medesime richieste) in materia di export di armamenti in attuazione della Posizione comune 2008/944/PESG che esorta gli Stati membri ad astenersi dal vendere armi e attrezzature militari «all'Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale attiva nel conflitto in Yemen, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto» e «ricorda la decisione presa da alcuni Stati membri di sospendere la concessione di licenze di esportazione di armi alla Turchia» e a «sospendere le esportazioni verso l'Egitto di armi, tecnologie di sorveglianza e altre attrezzature di sicurezza»;
tra il 25 febbraio 2016 e il 14 febbraio 2019 il Parlamento ha invitato, mediante risoluzioni in plenaria, almeno dieci volte il vicepresidente/alto rappresentante ad avviare un processo finalizzato ad un embargo dell'Unione europea sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita, anche per quanto riguarda, nel 2018, altri membri della coalizione a guida saudita nello Yemen;
i più recenti dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) mostrano che l'Unione europea a 28 è il secondo esportatore di armi sia all'Arabia Saudita che agli Emirati arabi uniti (EAU) e che in taluni casi, come riferito dalle organizzazioni non governative, le armi esportate verso tali Paesi sono state utilizzate nello Yemen;
anche le Nazioni Unite hanno preso posizioni sulla sospensione della vendita di armi utilizzabili nel conflitto in Yemen all'Arabia Saudita, visto il riconoscimento a livello internazionale delle violazioni del diritto internazionale umanitario da parte della Arabia Saudita in Yemen a seguito del conflitto in corso;
il Governo italiano ha adottato una sospensione di 18 mesi nell'invio di armi a Riyadh, dopo aver recepito gli indirizzi di una mozione parlamentare del 26 giugno 2019 per il blocco dell'esportazione e del transito di bombe d'aereo e missili verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti; così come Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia e Paesi Bassi. La sospensione è in scadenza a fine anno;
il neo presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden si è impegnato a porre fine al sostegno del suo Paese alla guerra dell'Arabia Saudita nello Yemen, dichiarando, durante la campagna elettorale che «sotto l'amministrazione Biden-Harris, rivaluteremo le nostre relazioni con il Regno [dell'Arabia Saudita], porremo fine al sostegno degli Stati Uniti alla guerra dell'Arabia Saudita nello Yemen e ci assicureremo che l'America non controlli i suoi valori alla porta per vendere armi o comprare petrolio»;
al momento, l'Unione europea sta attuando una serie di embarghi sulle armi, ivi compresi tutti gli embarghi delle Nazioni Unite, in linea con gli obiettivi della Pesc, nei confronti di Paesi come Bielorussia, Repubblica centrafricana, Cina, Iran, Libia, Myanmar, Corea del Nord, Federazione russa, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Venezuela, Yemen e Zimbabwe;
va considerato che i più recenti dati del Sipri mostrano che le esportazioni di armi dall'Unione europea a 28, nel periodo 2015-2019, ammontavano a circa il 26 per cento del totale mondiale, facendo dell'Unione europea a 28 nel suo complesso il secondo maggiore fornitore di armi del mondo dopo gli Stati Uniti (36 per cento) e prima della Russia (21 per cento); che, a norma dell'articolo 346 Tfue, la produzione o il commercio di armi restano prerogativa degli Stati membri;
Oxfam in un recente documento sul dramma del popolo yemenita, ha ribadito che la comunità internazionale deve abbandonare del tutto una logica fondata sul «profitto di guerra», per sposare un dovere umanitario che, se non altro, questa pandemia dovrebbe aver reso più evidente in tutto il mondo,
impegna il Governo:
ad adottare gli atti necessari per estendere la sospensione delle spedizioni di missili e di bombe aeree, concordata nel luglio 2019 e che scadrà all'inizio del 2021, utilizzabili per il conflitto in Yemen, ai Paesi coinvolti direttamente;
a valutare la possibilità di adottare iniziative per estendere tale sospensione anche ad altre tipologie di armamenti; nella guerra in Yemen;
ad operare uno sforzo politico e diplomatico in sede multilaterale per rilanciare il processo politico e raggiungere una risoluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in corso in Yemen, attraverso la promozione di un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite e un intervento immediato per garantire il cessate il fuoco;
a farsi promotore in sede di Consiglio dell'Unione europea, di una forte iniziativa politica volta anche a rafforzare le capacità degli Stati membri di attuare procedure rigorose per monitorare il rispetto degli embarghi sulle armi da parte di tutti gli Stati membri e a rendere pubblici i relativi risultati;
ad adottare iniziative per incrementare il più possibile l'impegno finanziario nel sostenere il Piano di risposta umanitario delle Nazioni Unite alla crisi dello Yemen;
a sostenere, anche nel ruolo di membro eletto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la prosecuzione di indagini efficaci e indipendenti sulle violazioni e sui crimini commessi in Yemen dalle parti in conflitto e a promuovere l'istituzione di un tribunale internazionale indipendente per accertarne e condannarne le responsabilità.
(7-00589) «Quartapelle Procopio, Boldrini».