ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00058

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 144 del 19/03/2019
Abbinamenti
Atto 6/00056 abbinato in data 19/03/2019
Atto 6/00060 abbinato in data 19/03/2019
Atto 6/00062 abbinato in data 19/03/2019
Atto 6/00064 abbinato in data 19/03/2019
Firmatari
Primo firmatario: DELRIO GRAZIANO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 19/03/2019
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
DE LUCA PIERO PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
SCALFAROTTO IVAN PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
DE MARIA ANDREA PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
FASSINO PIERO PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
GUERINI LORENZO PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
LA MARCA FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
MINNITI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
MAURI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
RACITI FAUSTO PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
ROTTA ALESSIA PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019
SENSI FILIPPO PARTITO DEMOCRATICO 19/03/2019


Stato iter:
19/03/2019
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO GOVERNO 19/03/2019
Resoconto CONTE GIUSEPPE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 19/03/2019
Resoconto FUSACCHIA ALESSANDRO MISTO-+EUROPA-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto LORENZIN BEATRICE MISTO-CIVICA POPOLARE-AP-PSI-AREA CIVICA
Resoconto TONDO RENZO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto FORNARO FEDERICO LIBERI E UGUALI
Resoconto DELMASTRO DELLE VEDOVE ANDREA FRATELLI D'ITALIA
Resoconto BERGAMINI DEBORAH FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto SCALFAROTTO IVAN PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto ZOFFILI EUGENIO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto SCERRA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 19/03/2019
Resoconto FRACCARO RICCARDO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (RAPPORTI PARLAMENTO E DEMOCRAZIA)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/03/2019

DISCUSSIONE IL 19/03/2019

NON ACCOLTO IL 19/03/2019

PARERE GOVERNO IL 19/03/2019

RESPINTO IL 19/03/2019

CONCLUSO IL 19/03/2019

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00058
presentato da
DELRIO Graziano
testo di
Martedì 19 marzo 2019, seduta n. 144

   La Camera,
   premesso che:
    alla fine del 2013 il Governo cinese ha lanciato la «Belt and Road Initiative» (BRI), un programma di investimenti infrastrutturali che punta a sviluppare la connettività e la Collaborazione tra la Cina e almeno altri 70 Paesi localizzati in un'area che rappresenta un terzo del PIL mondiale, racchiudendo almeno il 70 per cento della popolazione e con oltre il 75 per cento delle riserve energetiche globali;
    l'obiettivo principale della Belt and Road Initiative è quello di creare un grande spazio economico eurasiatico integrato, mediante l'apertura di due corridoi infrastrutturali fra Estremo Oriente e continente europeo, uno terrestre, Silk Road Economie Belt, e uno marittimo, Maritime Silk Road. In aggiunta alle due vie, marittima e terrestre, il Governo cinese a gennaio 2018 ha annunciato l'intenzione di realizzare una Via della Seta Polare, che si dovrebbe sviluppare lungo tre rotte attraverso l'Artico: un passaggio a nord-est in Russia, uno centrale e uno a nord-ovest in Canada;
    secondo la Cina al momento hanno formalmente aderito, firmando il Memorandum di intesa, 67 Paesi. Le stime di investimento variano tra i mille e gli 8 mila miliardi di dollari, il Paese maggiormente coinvolto è il Pakistan, con cantieri per 60 miliardi;
    il Presidente del Consiglio dei ministri Conte ha dichiarato che prossimamente l'Italia potrebbe sottoscrivere un memorandum di intesa – Memorandum of Understanding (MOU) – per sostenere la Belt and Road Initiative, durante la visita del presidente Xi Jinping in Italia il 21 marzo 2019;
    il sostegno all'iniziativa italiana, in linea di principio, appare condivisibile: anche il precedente Governo aveva manifestato il proprio interesse verso la BRI e le opportunità dischiuse da questo grande progetto infrastrutturale e, nel maggio 2017, l'allora Presidente del Consiglio dei ministri Gentiloni aveva partecipato a Pechino al primo Belt & Road Initiative Forum; con il nuovo Esecutivo, tuttavia, il negoziato ha subito una ingiustificata e insensati accelerazione, che pone il nostro Paese per l'ennesima volta, nei contesti internazionali in una posizione di «isolamento» rispetto ai nostri naturali e storici alleati. Il Memorandum of Understanding infatti è un accordo che non ha valore legale vincolante, ma che, proprio per questa ragione – non impegnando direttamente in alcun modo le parti in materia su specifici progetti volti ad aumentare le relazioni commerciali e gli investimenti bilaterali e multilaterali – assume soprattutto un'enorme e sostanzialmente – esclusiva valenza geopolitica e di influenza sul quadro delle alleanze strategiche del nostro Paese;
    nell'elenco dei Paesi membri dell'Unione europea che sono entrati a far parte ufficiale della Belt & Road Initiative attraverso la firma di un apposito Memorandum of Understanding non ci sono infatti Germania, Francia, Spagna, Olanda, Belgio ed altri Paesi membri dell'Europa occidentale e settentrionale. Nemmeno il Regno Unito, che ne sta uscendo. Per non parlare degli Stati Uniti, che sono notoriamente contrari al progetto e che hanno invitato, per voce del Sottosegretario di Stato a «prestare attenzione» all'accordo che ci accingiamo a firmare;
    hanno invece firmato Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia paesi che appartengono alla cosiddetta «periferia» dell'unione, guidati da Governi, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, autoritari e antieuropeisti, come Budapest, oppure in gravi difficoltà economiche come Atene, che ha ceduto ai cinesi il controllo del Pireo. L'Italia, segnerebbe l'ennesimo passo in direzione antieruropeista e a favore del cosiddetto «Blocco di Visegrad», essendo per di più il primo dei Paesi del G7 e la più grande economia in Europa a firmare un accordo del genere con la Cina;
    non ci si può permettere il lusso di operare da soli una scelta così strategica. Non ha senso sottolineare che si deve esportare di più in Cina, se poi non si considera insieme agli altri l'architettura entro cui gli scambi con la Cina devono avere luogo;
    la Commissione europea ha consegnato al Consiglio europeo e al Parlamento europeo, anche in vista del vertice Europa-Cina che si terrà il 9 aprile 2019 una comunicazione, nella quale esprime forti perplessità e preoccupazioni sul modus operandi delle pratiche commerciali cinese che rischia di mettere in crisi i valori dell'Unione europea difatti, secondo la Commissione, la crescita del potere cinese, la pervasività della sua penetrazione in alcune economie, comprese quelle europee, il mancato rispetto di norme base del diritto internazionale, «mette a rischio» non solo il mercato unico dell'Unione europea ma «gli stessi valori, economici e sociali, dell'Unione», almeno se questa non sarà in grado di farsi rispettare maggiormente da Pechino. E chiede infatti al Consiglio europeo di adottare dieci azioni concrete e un'analisi dettagliata dei problemi che esistono fra Governo cinese e Bruxelles. Ormai la Cina è divenuta, oltre che un partner, un «avversario sistemico che ha modelli di governance» diversi da quelli comunemente accettati in sede internazionale. Modelli che obbligano il Vecchio Continente a «difendere i propri principi e valori». E le istituzioni europee chiedono appunto di difenderli «restando uniti» l'opposto del comportamento italiano;
    difatti, lo squilibrio nei rapporti tra un singolo Stato e la grande potenza economica, che è la Cina di oggi, può bastare da solo a destabilizzare l'intera area ed è per questo che va ribadito che l'accordo debba portare ad un atto che vada, da una parte, l'Unione europea e, dall'altra, la Cina, due «potenze» e due aree commerciali che collaborano;

    bisogna gettarsi alle spalle una visione delle relazioni internazionali imperniate esclusivamente in trattative commerciali e forse il modello sociale dei diritti e del rispetto dell'ambiente lotta ai cambiamenti climatici, quale condizione per una prospettiva dinamica delle relazioni c condizione per uno sviluppo economico stabile e pacifico;
    nonostante la Cina abbia sempre sostenuto di non avere ingerenza negli affari interni dei Paesi partner-nei fatti, così come scrive la Commissione europea, la sua «influenza» si riflette spesso in azioni degli alleati, come ad esempio, nel 2017, quando la Grecia ha bloccato una risoluzione europea alle Nazioni Unite critica nei confronti dei diritti umani in Cina;
    la legittima e auspicabile collaborazione con la Cina, un mercato che resta tra i più interessanti al mondo per le imprese italiane, richiede che tra le due parti sussista un rapporto di reciproco rispetto. Gravissimo a tal proposito è stato il segnale dato dall'Italia il 5 marzo 2019 a Bruxelles con l'astensione, unica insieme a quella del Regno Unito, dal voto finale sul nuovo meccanismo europeo per il monitoraggio degli investimenti esteri, che permetterà all'Unione europea di proteggersi dagli investimenti predatori, anche da parte cinese. Il voto di astensione italiano non ha impedito all'unione di adottare ugualmente il regolamento, ma il segnale dato al Governo cinese e al resto dei partner europei – rispetto a uno strumento che era stato proposto proprio dall'Italia, con il precedente Governo, insieme con Francia e Germania a tutela e protezione delle imprese a più alto valore strategico – è stato oggettivamente quello di una presa di posizione politica favorevole agli interessi cinesi. Una inversione a 180 gradi rispetto alla politica precedente di grande attenzione al rapporto con la Cina, ma ferma nella tutela dei nostri interessi nazionali che qui sembrano passati in secondo ordine; si ricorda la ferma posizione italiana in sede europea rispetto alla concessione a Pechino dello status di economia di mercato, che non impedì comunque di rafforzare la collaborazione con la Repubblica Popolare Cinese con le numerosissime visite di esponenti del precedente Governo, la firma e i lavori preparatori di numerosissimi accordi commerciali, la partecipazione dell'Italia a molte importanti fiere e manifestazioni come ospite d'onore;
    sebbene il Memorandum of Understanding non sia tecnicamente un trattato internazionale ha per tutte queste ragioni implicazioni tali che meriterebbero la discussione e l'espressione del parlamento in merito;
    venendo nel merito più tecnico del Memorandum of Understanding per quanto è dato al momento sapere, fermo restando la sua natura giuridica non vincolante e dunque la naturale possibilità che la bozza di accordo possa essere – come di fatti è – assai meno pregnante dal punto di vista economico e commerciale di altri accordi sottoscritti, resta il fatto che non ci sono precisi rimandi, per lo meno pubblici, alle regole di ingaggio, ma la bozza spazia da «Dialogo sulle politiche, Trasporti, logistica e infrastrutture, Rimuovere ogni ostacolo al commercio e agli investimenti, Collaborazione finanziaria, Connettività tra persone e Cooperazione allo sviluppo nel rispetto dell'ambiente», senza entrare mai nel merito di quali saranno gli «obblighi e i doveri» delle due parti;
    resta il fatto che con questo Memorandum of Understanding si accettano le modalità con cui la Belt and Road Initiative (BRT) viene portata avanti e si stabilisce un «coordinamento» per consentirne l'implementazione anche in Italia. A tal proposito, appare opportuno ricordare che alcune di queste modalità sono state oggetto di osservazioni da parte dei paesi dell'Unione europea che, in una mossa praticamente senza precedenti, nel giugno 2018, hanno tutti firmato, tranne l'Ungheria, una lettera a Pechino evidenziando questi problemi;
    da notizie a mezzo stampa, sembra che siano in tutto 50 gli accordi in fase di negoziazione in queste ore fra Italia e Cina. 29 quelli fra enti pubblici e ministeri italiani e le controparti cinesi e coinvolgono quasi tutti i possibili campi di collaborazione. Comprendono accordi fra le due dogane, il reciproco riconoscimento delle patenti di guida, scambi universitari e accordi fra fondazioni, intese su ricerca spaziale, televisione (anche la Rai è coinvolta), informazione. 21 invece, le intese al momento in fase di contrattazione con le imprese private o partecipate dell'Italia e quelle cinesi, che coinvolgono la Cdp, la Snam, Sace, Enel, Terna, Fincantieri, i due maggiori gruppi bancari italiani, Unicredit e Intesa Sanpaolo, Danieli, l'Eni che dovrebbe siglare con Bank of China un accordo di cooperazione finanziaria per attività esplorative sul territorio cinese, Italgas, le autorità portuali di Genova e Trieste, le Fs, che si candidano a trasportare le merci che escono dal Pireo sino al cuore dell'Europa. Condivisibile la possibile opportunità economica, ma, date le condizioni geopolitiche nel quale si firmeranno tali accordi e le tempistiche così gratuitamente celeri, in questo momento prevalgono i rischi di una contaminazione affrettata e dunque non del tutto valutabile, del controllo da parte cinese sul nostro intero sistema Paese. Sussiste inoltre la preoccupazione che la firma del Memorandum of Understanding rappresenti il «prezzo» di questi accordi commerciali e che l'Italia non sia più a questo punto in grado di recedere dalla firma del Memorandum of Understanding e dai pesantissimi effetti geopolitici che ne deriveranno, per non correre il rischio che gli accordi commerciali favorevoli alle nostre imprese siano a questo punto compromessi o addirittura revocati;
    dal punto di vista degli investimenti sulle infrastrutture interne, quali in ultimo la TAV, il Governo «gialloverde» ha mostrato segni di estrema contraddittorietà e confusione chiedendo di avvalersi di innumerevoli studi costo/benefici e invece su questo accordo si muove ora in fretta e senza l'indispensabile lavoro di approfondimento;
    in una nota è il Ministero dello sviluppo economico è stato dichiarato che il Memorandum of Understanding «non comprende alcun accordo inerente la tecnologia del 5G», lo spettro che il passo verso anche questo settore possa essere breve, è una paura sentita soprattutto per le implicazioni che questo settore ha su sicurezza e intelligence,

impegna il Governo

   1) a proseguire nello sforzo cominciato con i Governi Renzi e Gentiloni per lo sviluppo delle relazioni commerciali con la Cina, anche nell'ambito della Belt and Road Initiative, sospendendo tuttavia la firma del Memorandum of Understanding prevista nel corso dell'imminente visita di Stato del Presidente Xi Jinping;
   2) a valutare approfonditamente tutte le implicazioni e le conseguenze di una firma in un momento successivo – in particolare per ciò che riguarda il sistema delle nostre alleanze internazionali, della tutela del sistema produttivo e del know-how italiano e di non procedere in tal senso senza una specifica e preventiva deliberazione parlamentare.
(6-00058) «Delrio, Quartapelle Procopio, De Luca, Scalfarotto, De Maria, Fassino, Guerini, La Marca, Minniti, Berlinghieri, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

accordo commerciale

firma di accordo

diritti umani