ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA 6/00027

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 18
Seduta di annuncio: 64 del 16/10/2018
Abbinamenti
Atto 6/00025 abbinato in data 16/10/2018
Atto 6/00026 abbinato in data 16/10/2018
Atto 6/00028 abbinato in data 16/10/2018
Atto 6/00029 abbinato in data 16/10/2018
Firmatari
Primo firmatario: DELRIO GRAZIANO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 16/10/2018
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DE LUCA PIERO PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
BERLINGHIERI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
UNGARO MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
MAURI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
RACITI FAUSTO PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
ROTTA ALESSIA PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018
SENSI FILIPPO PARTITO DEMOCRATICO 16/10/2018


Stato iter:
16/10/2018
Partecipanti allo svolgimento/discussione
PARERE GOVERNO 16/10/2018
Resoconto FRACCARO RICCARDO MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO - (RAPPORTI PARLAMENTO E DEMOCRAZIA)
 
DICHIARAZIONE VOTO 16/10/2018
Resoconto FUSACCHIA ALESSANDRO MISTO-+EUROPA-CENTRO DEMOCRATICO
Resoconto COLUCCI ALESSANDRO MISTO-NOI CON L'ITALIA-USEI
Resoconto BOLDRINI LAURA LIBERI E UGUALI
Resoconto LOLLOBRIGIDA FRANCESCO FRATELLI D'ITALIA
Resoconto GELMINI MARIASTELLA FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Resoconto UNGARO MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto BORGHI CLAUDIO LEGA - SALVINI PREMIER
Resoconto D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE
Resoconto FATUZZO CARLO FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 16/10/2018

NON ACCOLTO IL 16/10/2018

PARERE GOVERNO IL 16/10/2018

DISCUSSIONE IL 16/10/2018

RESPINTO IL 16/10/2018

CONCLUSO IL 16/10/2018

Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00027
presentato da
DELRIO Graziano
testo di
Martedì 16 ottobre 2018, seduta n. 64

   La Camera,
   premesso che:
    nel prossimo Consiglio europeo del 18 ottobre, i Capi di Stato e di Governo esamineranno alcune questioni centrali inerenti l'immigrazione, la sicurezza interna e le relazioni esterne dell'Unione, anche alla luce dei recenti sviluppi;
    l'Europa resta il mercato unico più grande del mondo, la principale potenza commerciale su scala globale, il primo donatore di aiuti umanitari e allo sviluppo; il più vasto territorio guidato da democrazia e stato di diritto. E l'euro è la seconda moneta più utilizzata nell'economia globale. La diplomazia dell'Unione ha un peso reale e contribuisce a rendere il mondo più sicuro e sostenibile; per giocare un ruolo centrale in un mondo sempre più complesso l'Unione europea deve definire una nuova visione del proprio futuro, capace di misurarsi con le sfide della globalizzazione economica, dell'interdipendenza politica, dei mercati aperti, della sostenibilità dello sviluppo, delle disuguaglianze che ancora affliggono il pianeta;
    lo scenario economico nel quale si svolge il Consiglio risulta condizionato da nuove incertezze e rischi. Nel corso del 2018, la ripresa dell'economia internazionale è stata meno omogenea rispetto all'anno scorso, con un indebolimento della domanda mondiale e della crescita del commercio internazionale. La maggior parte degli indicatori congiunturali europei indicano che la crescita avrà ritmi relativamente modesti nei prossimi mesi;
    l'evoluzione del quadro internazionale risente di altri fattori di rischio globale, come la volatilità delle quotazioni del petrolio e l'incertezza relativa alla Brexit. Per quest'ultima, non sembrano essersi verificati progressi significativi sulle questioni più spinose;
    per i prossimi anni, i rischi associati a un deterioramento ulteriore del quadro internazionale restano molto elevati. Le misure protezionistiche attuate dagli Stati Uniti a partire dai primi mesi dell'anno e le contromisure adottate dall'Unione europea e dai Paesi asiatici coinvolti hanno aumentato le tensioni sui mercati internazionali. Sebbene ci siano stati alcuni sviluppi positivi dei negoziati degli Stati Uniti con l'Unione europea e alcuni progressi in ambito Nafta non il Messico e il Canada (l'accordo è stato firmato alla fine di settembre, ma deve ancora essere ratificato dal Congresso), l'incertezza rimane elevata, soprattutto con la Cina;
    in questo quadro il nostro Paese si trova ad affrontare un clima di crescente instabilità i cui riflessi sono evidenziati dall'andamento dello spread, e dall'aumento della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico. Ad aggravare il quadro, si aggiungono le forti tensioni che hanno caratterizzato in questi mesi i rapporti tra l'Esecutivo in carica e le istituzioni europee;
    negli ultimi anni l'Italia è stata in prima fila nella battaglia per la tutela e la promozione dello stato di diritto e delle libertà fondamentali all'interno dell'Unione, la democratizzazione della governance e delle procedure dell'Unione europea e per la modifica sostanziale delle politiche di austerità, riuscendo a ottenere una significativa flessibilità in favore degli investimenti e delle riforme e a invertire il ciclo recessivo della nostra economia;
    il patrimonio prezioso di credibilità politica, internazionale ed europea, del nostro Paese faticosamente ricostruito negli anni precedenti, non può essere dilapidato con inutili tensioni e provocazioni con iniziative scoordinate ed avventurose che stanno isolando l'Italia, anziché rafforzarne il ruolo;
    in questo senso la recente presentazione alle Camere della Nota di aggiornamento al Documento economia e finanze propone un quadro di finanza pubblica imprudente e difficilmente sostenibile, anche perché corredato da strumenti di politica economica finanziati in deficit e ancora non definiti nel dettaglio, che non sembrano in grado di garantire i previsti risultati di crescita, confermato da tutti i previsori internazionali. La Nota di aggiornamento al Def costituisce, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, un'aperta ed inutile sfida alle istituzioni europee ed ai parametri di stabilità e crescita fissati negli ultimi anni;
    le dichiarazioni dei vertici delle Istituzioni europee all'indomani della presentazione della manovra economica preludono, in assenza di modifiche sostanziali del Def, ad una bocciatura dei conti del nostro Paese da parte della Unione europea, che potrebbe realisticamente sfociare in una procedura di infrazione;
   considerato che, quanto alle problematiche inerenti la gestione del fenomeno migratorio:
    a) le conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 non hanno assolutamente tenuto in considerazione le esigenze italiane. Al contrario, l'introduzione del concetto di volontarietà, accettato dal Presidente del Consiglio dei ministri Conte e poi sostenuto, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, irresponsabilmente dal Ministro degli affari esteri Moavero Milanesi, rappresenta un vero e proprio passo indietro rispetto alle decisioni del 2015 che, su iniziativa del Governo italiano, obbligavano a redistribuire i migranti richiedenti asilo in maniera equa e solidale in tutti i Paesi dell'Unione europea in applicazione del principio di solidarietà esplicitamente ad una presa in carico dei migranti. In particolare i Governi del «gruppo di Visegrad», anche di fronte alla minaccia delle sanzioni, si sono rifiutati di adempiere ai loro obblighi e saranno oggi ancor meno indotti ad una reale collaborazione sulla base di adesione volontaria;
    b) la questione cruciale che doveva essere trattata e risolta, punto ineludibile per ogni strategia relativa alla gestione ordinata degli arrivi e cioè il riconoscimento che si tratta di una questione europea, non riconducibile alla responsabilità di singoli Paesi, non è stata di fatto analizzata. Il tema della necessità di procedere ad una revisione del regolamento di Dublino – da cui deriva l'urgenza di un ricollocamento strutturale e solidale di tutti i migranti che giungono nei territori degli Stati membri – non solo non è stato approfondito in occasione del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018, ma è stato addirittura peggiorato, laddove si è stabilito che sarà necessaria l'unanimità per procedere ad una sua revisione, nonostante il diritto dell'Unione europea permetta di decidere a maggioranza qualificata;
    c) al riguardo, il 16 novembre 2017, dopo anni di negoziati, il Parlamento europeo – con il voto contrario del MoVimento 5 Stelle e l'astensione della Lega – aveva approvato una proposta di revisione proprio del regolamento di Dublino e delle politiche relative al diritto di asilo – alla cui elaborazione aveva contribuito fortemente la delegazione italiana – che introduceva finalmente una responsabilità condivisa nella gestione degli arrivi e delle richieste di asilo, anche al fine di evitare per il futuro la situazione venutasi recentemente a creare con la Germania sulla questione del rimpatrio dei migranti di primo approdo in Italia;
    d) le conclusioni del Consiglio europeo di giugno costituiscono, invece, a giudizio dei firmatari al presente atto di indirizzo, una vera e propria vittoria dei Paesi del gruppo di Visegrad, ai quali paradossalmente sembra benevolmente guardare il Governo. Essi hanno raggiunto l'obiettivo di cancellare il sistema del ricollocamento obbligatorio voluto dall'Unione europea e far scomparire l'ipotesi delle sanzioni economiche nei confronti dei Paesi che si rifiutano di accogliere la propria quota di migranti. È rimasto così intatto il principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei Paesi maggiormente esposti alle rotte del Mediterraneo (Italia, Grecia, Spagna e Malta). Ragion per cui la posizione del Governo italiano vicina alle posizioni del gruppo di Visegrad è andata dunque contro gli stessi interessi del nostro Paese;
    e) il 24 luglio 2018 la Commissione europea ha formulato alcune ipotesi per la realizzazione dei centri controllati nell'Unione europea previsti dalle conclusioni dell'ultimo Consiglio europeo, che dovrebbero migliorare il processo di distinzione tra le persone bisognose di protezione internazionale e i migranti irregolari (cosiddetti economici) e saranno oggetto di discussione nella riunione del prossimo Consiglio; allo stesso modo, la Commissione ha proposto di rafforzare la cooperazione in materia di rimpatrio e riammissione con i Paesi terzi;
    f) la scorsa estate, inoltre, è stata caratterizzata da una dura campagna, in particolare da parte del Ministro dell'interno, contro il sistema di accoglienza e solidarietà dei migranti, che ha avuto, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, per obiettivo il tentativo di criminalizzare l'opera delle organizzazioni non governative, sulle quali peraltro non è emerso nulla di penalmente rilevante, e che ha approfondito l'isolamento dell'Italia ed irritato i partner europei. Un crescendo di tensione che ha raggiunto il suo apice in occasione del noto caso della nave Diciotti, tale da indurre il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ad affermare di smetterla di utilizzare il problema dell'immigrazione per ottenere vantaggi politici;
    g) la chiusura dei porti decisa la scorsa estate dal Ministro dell'interno e la politica dei respingimenti delle navi delle Organizzazioni non governative e la conseguente crisi internazionale con i partner europei che ne è scaturita, ha provocato anche tensioni all'interno della compagine governativa non solo tra lo stesso Ministro Salvini ed il responsabile del dicastero dei trasporti, il Ministro Toninelli, sulle attribuzioni e le competenze tra i due Ministeri, ma anche con il Ministro degli esteri Moavero Milanesi che ha recentemente dichiarato: «Tripoli non può essere considerato un porto sicuro». Soprattutto, le inutili provocazioni del caso Diciotti, hanno totalmente isolato l'Italia che si è, di fatto, esclusa dalle recenti iniziative di solidarietà e redistribuzioni automatiche in caso di salvataggi nel Mediterraneo promosse in particolare da Francia, Malta e Spagna;
    h) i dati forniti dalle stesse istituzioni europee in occasione del vertice informale dei Capi di Stato e di Governo del 19 e 20 settembre 2018 a Salisburgo indicano che, grazie a importanti decisioni e misure prese e attuate negli anni scorsi sotto la spinta dei Governi italiani di centrosinistra, l'Italia non è più la principale porta d'ingresso dei migranti in Europa, superata dal sistema di accoglienza di Spagna e Grecia. In Italia, dunque, quando il Governo Conte è entrato in carica, non c'era alcuna emergenza, ma anzi, grazie al lavoro svolto dal Ministro Minniti, nei primi quattro mesi del 2018 sono approdati in Italia circa 9.300 migranti, ossia l'86 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2017;
    i) secondo l'Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite i migranti illegali che hanno attraversato i confini europei sono diminuiti da 1.822.637 (agosto 2015) a 91.267 (agosto 2018). I numeri forniti dalle agenzie internazionali indicano che i flussi maggiori oggi sono sulla rotta orientale dell'Europa, verso la Grecia e quella occidentale verso la Spagna. Le persone che sono giunte via mare in Italia illegalmente nei primi sei mesi di quest'anno sono diminuite da 95.200 (2017) a 18.500 (2018), quest'ultimo dato del tutto indipendente dalla politica del Governo Conte che è entrato in carica nel giugno scorso, ma pienamente ascrivibile alla politica dei Governi di centro-sinistra della scorsa legislatura. Vero è, invece, che si registra un più alto numero di morti e scomparsi in mare da quando, due anni e mezzo fa, le agenzie internazionali hanno iniziato a tenere questi tragici conti;
    l) nel citato vertice informale di Salisburgo, inoltre, è stata avanzata dal Presidente della Commissione europea Juncker la proposta – supportata dai principali Stati europei – di potenziare la Guardia europea di frontiera con 10.000 unità supplementari; è stata, altresì, ribadita l'importanza del rafforzamento della cooperazione con i Paesi di origine e transito nel quadro di un più ampio partenariato, favorendo l'iniziativa per investimenti e occupazione sostenibili in Africa;
    m) la posizione dell'Italia critica nei confronti di tali proposte ha aggravato l'isolamento del nostro Paese nell'ambito dell'Unione europea, tale da indurre il Presidente francese Macron ha minacciare che «I Paesi che non vogliono rafforzare Frontex usciranno da Schengen». Tale affermazione è in sintonia con il testo della proposta legislativa presentata dalla Commissione che, all'articolo 43, prevede che questa ha il potere di inviare uomini della guardia costiera dell'Unione europea in uno Stato e, se questo non coopera, Bruxelles può disporre la sospensione di Schengen;
    n) la linea di intransigente regressione nella gestione del fenomeno dell'immigrazione è confermata, anche sul fronte nazionale, dai recenti provvedimenti che sconfessano la nostra tradizione culturale e giuridica, riducendo i casi di riconoscimento del titolo di soggiorno, eliminando quello per motivi umanitari – così trasformando in irregolari le tante migliaia che finora hanno potuto accedere a tale istituto – e tagliando drasticamente il sistema di accoglienza pubblica degli Sprar, da tutti riconosciuta come la più efficace e trasparente, anche da punto di vista dell'utilizzo delle risorse finanziarie, ed improntata ad un'accoglienza dignitosa e indirizzata all'obiettivo della responsabilità e dell'autonomia degli ospiti, con strumenti per l'integrazione e personale qualificato;
   considerato che, in materia di sicurezza interna:
    a) il Consiglio europeo svoltosi il 28-29 giugno 2018, nelle sue conclusioni, ha richiamato la necessità che l'Europa assuma maggiori responsabilità per la sua stessa sicurezza e rafforzi il proprio ruolo di partner credibile e affidabile nel settore della sicurezza e della difesa nell'ambito di un quadro di iniziative che accrescano la sua autonomia, integrando e rafforzando, nel contempo, le attività della Nato;
    b) nel corso del vertice informale di Salisburgo, un particolare focus è stato dedicato proprio ai temi della sicurezza interna; a seguito delle decisioni del summit di Bratislava di due anni fa che ha individuato i principali temi della cosiddetta Agenda dei leader; infatti, obiettivo dell'Unione europea in questo campo è rafforzare gli sforzi tesi ad assicurare la sicurezza interna, combattere il terrorismo, e garantire una risposta di lungo termine dell'Europa ai pericoli emergenti e futuri, quale parte della nuova Agenda strategica per l'Unione europea da adottare al Consiglio europeo di giugno 2019;
    c) l'Unione europea ha tra i suoi compiti fondamentali quello di proteggere i propri cittadini, salvaguardare l'area di libera circolazione e, in un tempo ed uno scenario mutevoli, essere in grado di rispondere in maniera intelligente a pericoli di natura ibrida, dove la linea di divisione tra sicurezza interna ed esterna è spesso sfumata;
    d) a partire dai progressi compiuti negli scorsi anni per rafforzare la sicurezza collettiva dei cittadini europei si rende necessario assicurare la effettiva attuazione delle decisioni prese, rafforzarle e migliorarle, ma anche estendere le politiche comuni per fronteggiare le sfide nuove, ad esempio nel campo della cybersicurezza e del rafforzamento della resistenza alle minacce chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari, anche alla luce dei recenti attacchi;
    e) per quanto riguarda la lotta al terrorismo, dove la minaccia rimane immediata e dove molti casi sono transnazionali, resta essenziale il ruolo dell'Unione europea. Va sostenuta, a tal proposito, la proposta della Commissione europea di estendere le competenze della procura europea anche ai reati di terrorismo transfrontaliero. Tale organismo, la cui piena operatività è prevista entro la fine del 2020, è un ufficio indipendente dell'Unione europea composto da magistrati aventi la competenza di individuare, perseguire e rinviare a giudizio gli autori di reati a danno del bilancio dell'Unione europea, come la frode, la corruzione o le gravi frodi transfrontaliere in materia di IVA. Il suo ruolo potrà divenire centrale anche nel contrasto ad altre forme gravi di criminalità;
    f) nella cooperazione di polizia, giudiziaria e di intelligence, l'Unione ha compiuto molti passi in avanti, in particolare, nella direzione della integrazione dei sistemi di informazione e sullo scambio di informazioni; è però divenuto estremamente urgente migliorare la interoperabilità dei database degli Stati membri al fine di procedere ulteriormente su questa strada. Lo scambio di intelligence su sospetti e individui radicalizzati attraverso Europol è migliorato nel corso degli ultimi anni in maniera considerevole; gli Stati membri si sono accordati per una legislazione comune contro i foreign fighters; per il contrasto della radicalizzazione, l'Unione europea rappresenta oggi uno dei maggiori canali per lo scambio di informazioni e di best practices;
    g) per quanto riguarda il rafforzamento della sicurezza delle frontiere, emerge che uno dei rari elementi di accordo in chiave di sicurezza interna è da un lato la necessità del contenimento della migrazione illegale, e dall'altro la necessità di rafforzamento delle frontiere esterne, che dovrebbe avvenire sia attraverso una maggiore cooperazione con i Paesi terzi, incentrato sulla lotta contro trafficanti e su un concetto molto ampio di partenariato, sia attraverso il rafforzamento del controllo comune delle frontiere. Negli anni scorsi, sono state concordate e realizzate numerose misure per migliorare tale controllo comune, includendovi anche migliori sistemi di informazione e controllo, come il sistema EES, il sistema Etias, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Ebcg, la «nuova» Frontex). La Commissione ha ora avanzato una proposta tesa a rafforzare ulteriormente la Guardia costiera e di frontiera, proponendo, in particolare, un nuovo corpo con 10.000 operatori entro il 2020 e una estensione del mandato;
    h) contrastare le reti di trafficanti di esseri umani e di contrabbando di migranti deve essere compito comune delle istituzioni europee, anche attraverso una maggiore cooperazione tra le forze di polizia nazionali, oltre ad un rafforzamento del lavoro con i Paesi terzi finalizzato alla cattura e alla condanna dei trafficanti;
    i) per quanto riguarda la capacità di garantire la sicurezza del cyberspazio, è ormai evidente che assicurare un alto livello di sicurezza ai cittadini europei significa andare oltre il controllo delle frontiere fisiche e dello spazio. I cyberattacchi, il cybercrimine e il terrorismo non conoscono infatti frontiere fisiche. Il loro impatto sul mondo reale ha ormai superato una soglia limite, cosicché ogni minaccia di carattere cibernetico e ibrido – sia da parte di singoli individui che da parte di Stati, motivati dal profitto o da obiettivi politici o strategici, pone un chiaro e crescente rischio per la società e l'economia. La risposta europea a tali minacce è stata a lungo troppo lenta, e per prima cosa è necessario monitorarle e controllarle in maniera più continuativa e più solida. In tal senso, sono state avanzate dalla Commissione europea alcune proposte relative alla rapida rimozione dei contenuti on-line di stampo terroristico, sulla cybersicurezza europea, sulle modalità per assicurare elezioni libere e trasparenti, specialmente nel contesto delle prossime elezioni per il Parlamento europeo, contro le campagne di disinformazione e l'utilizzo illegale di dati personali;
    l) altrettanto essenziale risulta approntare misure comuni per prevenire la diffusione di contenuti terroristici on-line e, più in generale, per raggiungere il giusto equilibrio tra il combattere efficacemente la disinformazione e le attività illegali nel cyberspazio e il continuare a garantire diritti fondamentali quali la libertà di espressione; è necessario approntare a livello europeo ogni misura finalizzata ad assicurare la resistenza dei sistemi democratici dell'Unione;
    m) per quanto riguarda la capacità di risposta alle crisi, come hanno anche dimostrato i più diversi eventi meteorologici e catastrofici verificatisi in Europa nel corso dell'ultimo anno, la sicurezza interna dell'Unione dipende anche dalla capacità di fornire una risposta comune adeguata ai disastri naturali e a quelli causati dall'uomo. In occasione dei recenti incendi estivi, l'accresciuto coordinamento e la mutua assistenza hanno dimostrato il valore della solidarietà europea; rimane la necessità non solo di assumere decisioni per prevenire lo specifico evento calamitoso ma anche di affrontare la questione del cambiamento climatico che ne è alla base. Deve essere rafforzata la capacità comune di gestione delle crisi generali e la coerenza e l'effettività dei meccanismi di risposta alle crisi, anche attraverso il buon funzionamento di un meccanismo europeo di protezione civile, unitamente all'adozione di misure adatte a fronteggiare i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali, attraverso strategie adattive;
   considerato che, nel panorama delle relazioni internazionali:
    a) il 23 giugno 2016 la Gran Bretagna ha deciso con un referendum di lasciare l'Unione europea e le trattative della cosiddetta Brexit sono da mesi in fase di stallo, secondo quanto poi si apprende dalle dichiarazioni del capo negoziatore europeo per la «Brexit» Michel Barnier, così come dalle posizioni del Governo britannico, caratterizzate peraltro anche dall'acuirsi di frizioni politiche interne, vi è il rischio che i negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea si concludano senza un preciso accordo tra le due parti, ovvero con il « no deal»;
    b) anche il recente vertice informale di Salisburgo non ha sbloccato le questioni alla base del rallentamento delle trattative, in particolare le problematiche inerenti i confini fra Irlanda del Nord britannica e Repubblica d'Irlanda. I citati contrasti all'interno dello stesso partito conservatore tra le posizioni più inclini alla cosiddetta « soft Brexit» ed una posizione più intransigente contribuiscono alla mancata soluzione a pochi mesi dalla data limite del 29 marzo 2019. La comunità italiana nel Regno Unito consta di oltre 600.000 persone ed è plausibile ritenere che in caso di mancato accordo su quanto sta attualmente accadendo ai cittadini dell'ex colonie britanniche, che si sono visti negare lavoro, cure mediche e altri servizi fondamentali, possa verificarsi anche nei confronti dei nostri connazionali, per cui è perfino spesso difficile documentare gli anni di presenza in Gran Bretagna;
    c) il vertice Asem in programma la prossima settimana è il più rilevante incontro Europa/Asia nel 2018 ed affronterà importanti questioni tra cui quelle finanziarie ed economiche, nonché le questioni internazionali e regionali che richiedono un impegno comune. La positiva intensificazione dei rapporti con i Paesi asiatici aderenti all'Asem è indirizzata alla costruzione di un sistema internazionale maggiormente aperto e cooperativo, basato su regole comuni e finalizzata ad accrescere gli scambi e la cooperazione tra il continente asiatico e l'Europa. Nel corso degli ultimi anni, i partner europei ed asiatici dell'Asem si sono confrontati su importanti temi quali la governance, il multilateralismo effettivo e le sfide globali, tra cui il cambiamento climatico e la cooperazione per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. È interesse del nostro Paese intensificare i rapporti di cooperazione tra l'Asia e l'Europa allo scopo di rafforzare le relazioni con particolare riguardo ai settori del commercio e degli investimenti, nonché in tema di sicurezza, terrorismo, cybersicurezza, migrazione irregolare;
    d) nel corso dell'ultimo anno le relazioni commerciali internazionali hanno attraversato momenti di particolare tensione, che allo stato attuale non sembrano superate. All'innalzamento delle barriere commerciali tra Stati Uniti e Cina, si sono aggiunte in corso di anno misure protezionistiche adottate dagli Usa, in particolare delle importazioni di prodotti dell'acciaio e dell'alluminio;
    e) gli Stati Uniti d'America rappresentano, nel contesto internazionale, il principale partner commerciale per l'Unione europea. Il sistema economico europeo, e in questo contesto, quello italiano, si è trovato ad affrontare problematiche commerciali mai vissute in passato. L'Unione europea ha risposto a tale iniziativa nel quadro delle procedure previste dal Wto, con misure di rebalancing, imponendo, a sua volta, dazi all'importazione su alcuni prodotti simbolo dell’export Usa. Tale situazione, soprattutto per risvolti che può implicare in caso di mancato accordo tra le parti, preoccupa profondamente il mondo delle imprese, che si trovano ad operare in un nuovo, non preventivato e più rischioso scenario commerciale internazionale. A seguito dell'incontro informale tra il Presidente degli Stati Uniti d'America e Juncker, sono stati avviati negoziati fra l'Unione europea e Usa finalizzati a superare le difficoltà insorte. Allo stato attuale nonostante alcune dichiarazioni distensive, le trattative non sembrano ancora aver raggiunto risultati da tutti attesi;
    f) il nuovo scenario commerciale rappresenta un problema prioritario per il nostro Paese, soprattutto in considerazione del rallentamento in atto del nostro export;
   considerato, per quanto attiene alle relazioni esterne:
    a) l'evoluzione della situazione economica internazionale meno favorevole rispetto allo scorso anno suggerisce una più intensa attività di collaborazione economica anche con i Paesi del continente africano, dove, tra l'altro, negli ultimi anni si è registrata un'intensa azione di penetrazione da parte della potenza economica cinese, attraverso massicci investimenti infrastrutturali ed industriali e significativi insediamenti di popolazione. L'Europa non può arretrare nel suo tradizionale ruolo di interlocutore prioritario con particolare riguardo ai Paesi del Nord Africa e, al contrario, deve rafforzare le iniziative già avviate sul fronte dello sviluppo economico e sociale dell'Africa, procedendo ad un significativo incremento delle risorse stanziate per il Fondo Africa;
    b) quanto ai rapporti con la Russia, a fronte di un sostanziale stallo rispetto agli accadimenti che avevano giustificato l'adozione delle sanzioni, e agli eventi recentemente intercorsi, si ribadisce l'esigenza di evitare iniziative unilaterali e velleitarie che rischiano di indebolire le posizioni comuni dell'Unione e di compromettere i rapporti con i partner tradizionali del nostro Paese,

impegna il Governo:

  1) sui temi delle migrazioni:
   a) a sostenere in sede europea le modifiche alle norme del regolamento di Dublino, sulla base della proposta approvata a larga maggioranza dal Parlamento europeo, la quale è fondata sulla redistribuzione permanente e strutturale dei richiedenti asilo e introduce dunque il principio della responsabilità condivisa e solidale, prevedendo – nel rispetto di quanto sancito dall'articolo 80 Tfue – che l'onere di procedere all'esame delle domande di asilo non gravi solo ed esclusivamente sul Paese di primo ingresso, ma riguardi tutti gli Stati membri dell'Unione, sulla base di criteri oggettivi calcolati in relazione al prodotto interno lordo e alla popolazione, stabilendo altresì un meccanismo sanzionatorio, già proposto dall'Italia nel 2016 e fondato su limitazioni all'accesso ai fondi dell'Unione europea, per i Paesi che rifiutino di rispettare tale programma;
    b) ad affiancare la Commissione nell'apertura di un ricorso per inadempimento dinanzi alla Corte di Giustizia dell'Unione europea nei confronti degli Stati membri che non hanno rispettato le decisioni obbligatorie del 2015 sul ricollocamento dei richiedenti asilo;
    c) a sollecitare l'attuazione di un programma europeo di controllo efficace delle frontiere esterne, che implementi gli sforzi per combattere le reti criminali di trafficanti di uomini compiuti dal 2015 ad oggi, rafforzando i poteri e le competenze dell'Agenzia europea della Guardia di frontiera e costiera e incentivando le azioni di dialogo e collaborazione messe in campo dall'Italia con le autorità dei Paesi di origine e di transito, che hanno consentito di ridurre nel 2018 gli sbarchi dell'86 per cento rispetto all'anno precedente;
     d) a sostenere lo sviluppo dei Paesi africani di origine e di transito mediante la previsione di dotazioni finanziarie adeguate, superando così l'asimmetria contributiva che vede poche centinaia di milioni per contenere i flussi sulla rotta mediterranea a fronte di quelli erogati per contenere i flussi sulla rotta balcanica;
    e) a sostenere un maggior coordinamento nelle politiche di accoglienza evitando di utilizzare la pratica della chiusura dei porti come strumento di pressione negoziale e a sostenere la creazione di piattaforme di sbarco regionali (hotspot) gestite a livello europeo, con risorse comunitarie, per procedere alla prima accoglienza ed identificazione dei migranti;
    f) a promuovere e sostenere l'apertura di corridoi umanitari per quanti fuggono da guerre e conflitti; a sostenere tutte le iniziative assunte dall'Unione e dalla comunità internazionale per fermare guerre e conflitti armati e costruire soluzioni politiche fondate su dialogo e negoziato;
    g) a promuovere ogni forma di collaborazione con l'Unhcr, con l'Oim e il Consiglio dei diritti umani dell'Onu, per l'apertura di centri di accoglienza nei Paesi di origine e soprattutto di transito; a promuovere l'adozione di una normativa europea sul diritto di asilo, applicabile in modo omogeneo e uniforme da tutti i Paesi dell'Unione; a sostenere e incentivare programmi nazionali di affidi familiari, con cui dare un focolare e una vita sicura agli stranieri minori non accompagnati;
    h) ad accompagnare politiche coordinate e condivise a livello europeo di rimpatri umanitari volontari dei migranti irregolari;
    i) a promuovere accordi bilaterali tra l'Unione europea e i Paesi africani per l'apertura di canali legali per la gestione dell'immigrazione economica;
   2) sui temi della sicurezza interna:
    a) a favorire la prosecuzione del percorso delle iniziative intraprese in ambito Unione europea al fine di rafforzare il contrasto al terrorismo e alla diffusione dei contenuti terroristici on-line. In particolare: a sollecitare l'adozione di nuove regole per eliminare rapidamente i contenuti terroristici dal web a partire dall'introduzione di un termine vincolante di brevissima durata (un'ora) per la rimozione dei contenuti di stampo terroristico a seguito di un ordine di rimozione emesso dalle autorità nazionali competenti;
    b) a favorire un quadro di cooperazione rafforzata tra prestatori di servizi di hosting, Stati membri ed Europol, per facilitare l'esecuzione degli ordini di rimozione dei messaggi di natura terroristica; a prevedere meccanismi di salvaguardia per garantire che siano colpiti esclusivamente i contenuti terroristici, nonché un meccanismo sanzionatorio per i prestatori di servizi nel caso di mancato rispetto o omissione sistematica degli ordini di rimozione;
    c) a sostenere l'ampliamento dei compiti della Procura europea al fine di includervi la lotta contro i reati di terrorismo transfrontalieri;
    d) ad adottare iniziative per concentrare le competenze in materia di antiriciclaggio in relazione al settore finanziario in seno all'Autorità bancaria europea e a rafforzarne il mandato per garantire una vigilanza efficace e coerente sui rischi di riciclaggio di denaro da parte di tutte le autorità pertinenti e la cooperazione e lo scambio di informazioni tra queste autorità; a rafforzare ogni iniziativa in ambito europeo tesa a migliorare lo scambio di informazioni e la cooperazione tra le autorità antiriciclaggio e quelle prudenziali, favorendo l'adozione da parte delle autorità europee di vigilanza di linee guida per aiutare le autorità di vigilanza prudenziale ad integrare gli aspetti relativi all'antiriciclaggio nei loro diversi strumenti e ad assicurare la convergenza in materia di vigilanza; a sostenere le iniziative tese alla conclusione di un protocollo d'intesa multilaterale sullo scambio di informazioni entro il 10 gennaio 2019 tra le autorità di vigilanza antiriciclaggio;
    e) a promuovere ogni sforzo teso a migliorare la cooperazione a livello europeo per contrastare efficacemente l'estremismo violento, combattere la radicalizzazione, ostacolare le forme di finanziamento al terrorismo, sostenendo in particolare la cooperazione attraverso lo scambio di informazioni tra Stati membri e autorità di polizia, giudiziaria e di intelligence;
    f) a migliorare la interoperabilità dei diversi database, in particolare favorendo la positiva conclusione dei negoziati sull'interoperabilità entro il 2018, al fine di renderla operativa entro il 2020, ovvero di garantire ai fini della sicurezza interna la capacità a livello di Unione di sistemi informatici diversi e sviluppati separatamente di scambiare dati e condividere informazioni;
    g) ad assicurare l'appoggio ad ogni opportuna misura di carattere europeo relativa alla resistenza dei sistemi democratici dell'Unione contro le campagne di disinformazione, gli attacchi informatici e l'utilizzo illegale di dati personali, assicurando ogni forma di contrasto alle attività illegali nel cyberspazio in occasione delle prossime elezioni europee; a sostenere gli sforzi della Commissione per presentare entro dicembre 2018, un piano d'azione per una risposta coordinata dell'Unione europea al problema della disinformazione, comprensivo di mandati appropriati e risorse sufficienti per le pertinenti squadre di comunicazione strategica del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE); a garantire anche attraverso la sua azione in sede europea che sia raggiunto il giusto equilibrio tra una efficace azione di contrasto alla disinformazione e alle attività illegali nel cyberspazio e la tutela dei diritti fondamentali quali la libertà di espressione, il rispetto della vita privata dei cittadini e la tutela dei dati personali, con una attenzione particolare a social network e piattaforme digitali;
    f) a favorire ogni azione che permetta di accelerare i lavori sul meccanismo europeo di protezione civile, assieme alla predisposizione a livello europeo di ulteriori e più efficaci misure atte a fronteggiare i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali, attraverso politiche adattive al cambiamento climatico;
   3) per quanto riguarda il rafforzamento della sicurezza delle frontiere:
    a) a garantire più risorse e una maggiore collaborazione con gli altri Paesi dell'Unione per le operazioni transfrontaliere contro le reti di trafficanti di esseri umani, anche attraverso l'uso degli strumenti informatici e della rete, cosicché la cooperazione sia intensificata e resa più multidisciplinare;
    b) a sostenere la proposta di rafforzamento della Guardia di frontiera e costiera europea, sia in termini di personale impegnato sia in termini di estensione delle responsabilità, in chiave di un ampliamento delle funzioni di carattere più largamente comunitario;
    c) a proseguire nell'attuazione della dichiarazione de La Valletta, in particolare sui rimpatri volontari e assistiti e sulla cooperazione tra Unione europea e Paesi di origine per creare migliori condizioni economiche per diminuire i flussi e scoraggiare traffici illegali;
    d) a proseguire nel sostegno all'iniziativa Onu di stabilizzazione della Libia e nell'attuazione del piano Minniti, questione chiave per ridurre i flussi sulla rotta del Mediterraneo centrale e rafforzare la sicurezza e la stabilità nella regione;
   4) sui temi delle relazioni esterne:
    a) a mantenere una posizione ragionevole e costruttiva, il più possibile incline a un accordo meno penalizzante possibile tra Unione europea e Regno Unito, ovvero per il cosiddetto soft Brexit, adoperandosi nel contempo per difendere le priorità dell'Italia nelle negoziazioni sulla « Brexit», stante il gran numero di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, al fine di assicurare ai nostri connazionali garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto comunitario vigente e nominando infine il responsabile del coordinamento tecnico interministeriale per l’«addio a Londra» a Palazzo Chigi, incarico vacante da mesi;
    b) a mettere in atto misure di emergenza in caso di mancato accordo tra Unione europea e Regno Unito con il fine di proteggere i diritti dei cittadini italiani che rientreranno in Italia, salvaguardare i diritti dei cittadini britannici in Italia, assicurare la circolazione di merci e persone e soprattutto chiedere al Governo britannico reciprocità delle misure, quali la salvaguardia dei diritti acquisiti degli oltre 600 mila cittadini italiani residenti nel Regno Unito;
    c) a sostenere, in ambito dell'Unione europea, la prosecuzione del dialogo e la cooperazione tra l'Asia e l'Europa allo scopo di rafforzare le relazioni tra i due continenti in un'ampia gamma di settori, tra cui il commercio, l'energia, i trasporti e gli investimenti, la connettività, lo sviluppo sostenibile e il clima, le sfide per la sicurezza, come il terrorismo, la non proliferazione, la cybersicurezza, la migrazione irregolare;
    d) a sostenere ogni iniziativa utile alla soluzione dei negoziati in corso tra i rappresentanti delle istituzioni dell'Unione europea e quelli dell'amministrazione Usa al fine di superare le problematiche commerciali insorte tra le due aree nonché ad adoperarsi al fine di rendere effettivi gli accordi informali del luglio 2018, finalizzati all'incremento degli acquisti dagli Usa di prodotti provenienti dai Paesi europei, con particolare riguardo a quelli dell'agricoltura e dell'energia;
    e) a considerare lo sviluppo dell'Africa una priorità della politica dell'Unione europea, dotando di adeguate risorse finanziarie e strumenti operativi l’Africa Plan varato dalla Commissione europea e sollecitando gli Stati membri a incrementare le proprie politiche di cooperazione e aiuto allo sviluppo;
    f) a escludere, quanto ai rapporti con la Russia, ogni iniziativa unilaterale che possa generare l'indebolimento della posizione dell'Unione e compromettere i rapporti con i partner tradizionali del nostro Paese.
(6-00027) «Delrio, De Luca, Berlinghieri, Ungaro, Quartapelle Procopio, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

terrorismo

istituzione dell'Unione europea

asilo politico